Ranieri primo marchese di Monferrato

a cura di ROBERTO MAESTRI, RINALDO MERLONE, ALDO A. SETTIA Premessa Dal conte Guglielmo, l030, i discendenti di Guglielmo I dotano padre di Aleramo, il monastero di Santa Giustina di Sezza- Ricostruire le vicende delle origini del di cui la presente rappresenta un primo al marchese Guglielmo IV dio in memoria dei loro antenati ma an- Marchesato di Monferrato rappresenta stimolo per conoscere la genesi di uno che di Liutprando re dei Longobardi, e in un’impresa estremamente complessa, Stato protagonista della storia europea suffragio dell’anima di Rodolfo re. Prova ma se è impossibile stabilire una data in per oltre sette secoli. Il compito di rico- 1. Guglielmo I conte ne sia che nel 924 Guglielmo I interviene cui il Monferrato assume le caratteristi- struire le vicende che da Aleramo - cui nel accanto a Lamberto, arcivescovo di Mila- che di uno “Stato” viceversa abbiamo una 967 era stato assegnato il territorio della Il conte Guglielmo I è il capostipite del- no, e ai conti Giselberto e Sansone pres- certezza: l’aleramico Ranieri fu il primo “marca aleramica” - giungono a Ranieri è la stirpe aleramica, che vive secondo la so Rodolfo II re d’Italia e di Borgogna, a ad essere citato, in un documento del 23 affidato ai due maggiori esperti della ma- legge salica. Nella dotazione al monaste- favore del vescovo di Piacenza. marzo 1111, come Raynerius de Montefer- teria: Rinaldo Merlone e Aldo A. Settia cui ro di Grazzano (ora Grazzano Badoglio, Guglielmo I è ricordato come defunto rato Marchio possiamo quindi affermare va il mio ringraziamento per la disponibi- provincia di Asti) risalente all’agosto nell’atto di fondazione del monastero di che con lui abbia inizio la lunga storia dei lità dimostrata unitamente a Paolo Mas- 961, egli viene espressamente designato Grazzano (961); probabilmente era morto Marchesi di Monferrato. Il Circolo Cultu- sobrio, presidente del Club di Papillon. e identificato come “comes” e padre di tra il 924 e il 933. Nei secoli successivi rale I Marchesi del Monferrato ha inteso Nella Bibliografia sono indicati i testi Aleramo. Possiede sicuramente altri beni il nome Guglielmo viene costantemente quindi promuovere una serie di iniziative fondamentali di riferimento, inoltre, nell’ltalia nord-occidentale, in quanto ripreso nella stirpe aleramica e in parti- dedicate al IX Centenario di Ranieri pri- materiali e riferimenti per i necessari l’imperatore Ottone I nel 967 conferma a colar modo tra i marchesi di Monferrato mo marchese di Monferrato (1111-2011) approfondimenti sono disponibili sul suo figlio Aleramo i possessi a lui spet- e di . iniziative che si svilupperanno attraverso sito internet del Circolo Culturale “I tanti sia per eredità dei genitori sia a se- l’intero 2011 attraverso l’organizzazione di Marchesi del Monferrato” all’indirizzo guito di acquisti. 2. Aleramo conte e marchese incontri e la realizzazione di pubblicazioni www.marchesimonferrato.com. La storia politica di Guglielmo I trova Roberto Maestri inizio in un celebre passo dei Gesta Be- Suo figlio Aleramo è documentato tra gli rengarii imperatoris, ove si narra che fra anni 933 e 967; la sua vita si sviluppa in l’888-889 Guglielmo - insieme con Ansca- tre fasi, che coincidono con l’avvicendar- rio, originario della Borgogna divenuto si di tre regni. Il primo documento in cui poi marchese di Ivrea -, è disceso in Ita- si fa riferimento alla sua persona risale al lia dal regno franco con “trecento armati 933: in quella circostanza i re Ugo e Lo- scelti e abili” in aiuto a Guido di Spoleto in lotta contro Berengario I. Il discenden- te di Anscario - Berengario d’Ivrea - che raggiunge la dignità regale col nome di Berengario II attorno al 961, concede poi in sposa ad Aleramo la figlia Gerberga, elevando il genero a dignità marchiona- le. Liutprando di Cremona riferisce a sua volta che nel 921 diversi dignitari si era- no nuovamente ribellati a Berengario I, rivolgendosi a Rodolfo II in Borgogna. È assai probabile che Guglielmo I fosse tra quei “potenti d’Italia”, che si erano sollevati. Egli era infatti strettamente legato a re Rodolfo II, tanto che l’impe- ratrice Adelaide, figlia di Rodolfo II, nel Cavalieri dell’Italia Settentrionale, XII – inizio XIII secolo 967 intercede presso Ottone I a favore di Tomba di Aleramo, Aleramo figlio di Guglielmo; inoltre, nel Abbazia di Grazzano Badoglio da e dota il monastero di Grazzano - ora nonché a numerosi dignitari. Muore di lì del presule di Acqui dalla consacrazione Grazzano Badoglio -, affinché i monaci a poco e, secondo la tradizione, viene se- dell’abate di Spigno e il fatto che preghino per lui e per il figlio defunto polto presso il monastero di Grazzano da a quell’epoca non fosse ancora sottopo- Guglielmo II. In quella circostanza, Alera- lui fondato. sta alla giurisdizione vescovile, inducono mo stabilisce stretti collegamenti con la a pensare che il conte Gaidaldo non di- chiesa torinese, anziché con quella ver- 3. Il marchese Guglielmo III pendesse dal vescovo. Né per questo si cellese, nei cui confini diocesani il mona- figlio di Oddone deve ritenere che Gaidaldo ostacolasse stero si trova. L’abate doveva infatti venir la stirpe aleramica nel radicare il proprio eletto dai monaci, ma poi essere consa- potere nel territorio e comitato acquese. Mosaico sulla tomba di Aleramo crato dal presule di Torino; ogni anno, Era infatti anche vero che Spigno si tro- tario concedono al conte Aleramo, defi- in occasione della festa di san Giovanni vava sull’antica strada romana che con- nito un loro “fedele”, la curtis di Auriola, Battista, i monaci dovevano offrire due duceva fino a Vado, come documentato nel comitato di Vercelli. Due anni dopo, candele alla chiesa torinese; inoltre, del- anche dal cippo miliare di Ponti: era dun- il conte ottiene la corte di Forum di dirit- le due carte di dotazione redatte, una era que un punto strategico, facilmente ac- to regio, ubicata nei pressi del Tanaro, e destinata al monastero, l’altra al vescovo cessibile e assai agevole per raggiungere la villa di Runco con tutti gli arimanni in di Torino. Intanto, Ottone I di Germania, la costa ligure. essa dimoranti. Nel 945, il conte Alera- eliminato rapidamente l’avversario Be- Il monastero di Spigno si trovava al cen- mo è a Pavia; nel 948 a Lucca, al seguito rengario II, mette fine al regno d’Italia tro del quadrilatero delimitato grosso dei due re: nonostante che già si stesse indipendente e di conseguenza avvengo- Abbazia di San Quintino, Spigno modo dalle corti ottoniane di Cortemi- preparando la nomina di re Berengario no alcuni cambiamenti di vertice. Pure in lia, , Dego e Mioglia e “in nostris II, Aleramo risulta ancor sempre, alme- questa delicata circostanza, Aleramo, no- I suoi discendenti concentrano i loro propris rebus”. Per provvedere alla dota- no formalmente, schierato con i conti e nostante che fosse il genero del re scon- interessi nel comitato acquese. Nella zione, gli Aleramici donano centodieci marchesi rimasti fedeli a Lotario. fitto, non viene rimosso né privato dei “carta offersionis” del 991, redatta in Vi- iugeri di terreno, posti attorno all’edificio Quasi contemporaneamente Aleramo suoi beni. Anzi, il 23 marzo 967, l’impera- sone, il marchese Anselmo I di Aleramo monastico, altri centotrenta massarici di- non incontra difficoltà ad adattarsi alla tore, mentre soggiorna in Roma, gli con- - accompagnato dalla moglie Gisla figlia slocati in numerose località dei comitati politica di Berengario II, il quale, su se- cede sedici corti, ubicate in desertis locis, dell’obertengo Adalberto - da una parte, di Acqui e Alba. A sud di Spigno donano gnalazione della figlia Gerberga, tra il 958 tra i fiumi Tanaro e Orba e fino al mare. Guglielmo III e Riprando - figli del - de la corte di Piana Crixia, di cento iugeri e 961 gli assegna la dignità marchionale Contemporaneamente gli conferma tut- funto Oddone - dall’altra, istituiscono il con castello e cappella, e alcuni mansi e il diritto di creare, su tutte le sue pro- te le proprietà collocate in Monferrato e monastero benedettino di Spigno (comi- in Dego e Pareto. Trasmettono inoltre prietà, dei mercati, escludendo da essi nei comitati di Acqui, Savona, Asti, Tori- tato e diocesi di ) in onore l’abbazia di San Mauro di Pulcherada sul gli ufficiali pubblici. Contestualmente, no, Vercelli, Parma, Cremona e Bergamo. del Salvatore, di San Tommaso apostolo Po (San Mauro Torinese) devastata da gli concede in sposa la sua stessa figlia. Tutto ciò avviene grazie alla mediazione e di San Quintino martire con l’intento di “mali homines”, con annessi il castello Nel 961, Aleramo - che aveva probabil- di Adelaide, moglie dell’imperatore e fi- onorare la memoria del fu Oddone. e varie cappelle, e l’abbazia di Visiovalle mente raggiunto i cinquat’anni - è infatti glia di Rodolfo II, re di Borgogna e d’Ita- Nel fondare il monastero di Spigno, la (Giusvalla, diocesi di Acqui), dedicata al indicato padre di Anselmo, di Oddone e lia, con il quale si era schierato il padre stirpe aleramica esige la presenza in Vi- Salvatore ma distrutta “a perfida Sarace- del fu Guglielmo, e contemporaneamen- di Aleramo. Adelaide era stata inoltre la sone di Gaidaldo, “commes istius com- norum gente”, con tutti i relativi posses- te risulta sposato in seconde nozze con prima moglie di re Lotario, presso la cui mitatu Aquensis de sub cuius iudiciaria” si. I beni di quest’ultima si trovavano nel Gerberga, la figlia di re Berengario II, la corte Aleramo aveva soggiornato tra il gli Aleramici si trovano. A questo conte comitato di Acqui. cui età si aggirava attorno ai vent’anni. 933 e il 948. Sia Guglielmo I sia Aleramo - figlio del fu Ingone, di origine longobar- L’atteggiamento di cautela verso il ve- La nuova moglie viene pertanto indica- avevano dunque saputo cogliere le occa- da e ancora presente nel 1017 - essi ricor- scovo di Acqui - escluso nel 991 dalla ta come “maternia” del fu Guglielmo, di sioni opportune per aderire ai partiti dei rono probabilmente forse per un mero consacrazione dell’abate - viene meno di Anselmo e di Oddone. Dal matrimonio vari re, che si erano avvicendati sul trono atto formale necessario soprattutto per lì a poco: in un anno tra il 991\1002 i mar- tra Aleramo e Gerberga non risulta docu- italico. Il marchese Aleramo viene citato deporre e registrare la dichiarazione di chesi Guglielmo e Riprando, disponendo mentata discendenza. l’ultima volta nell’aprile 967, quando, a volontà della contessa Gisla, che vive se- infatti di cospicui beni anche nella città Nell’agosto 961, Aleramo, insieme con Ravenna, presenzia a un placito accan- condo la legge longobarda e non secon- di Acqui, donano alla chiesa del luogo Gerberga e con i figli di primo letto, fon- to all’imperatore e a papa Giovanni XIII, do quella degli Aleramici. L’esclusione la loro “porcionem de castro et turre li- gneam” sul monte Alberto di Acqui in- che la stirpe di Aleramo aveva donato al seguivano poi verso Acqui, e la mo III, in opposizione ai cugini Oberto e sieme con quaranta iugeri di terreno, un monastero benedettino di Fruttuaria (co- rete viaria pedemontana. Anselmo II, abbandona infatti la politica iugero di prato, appezzamenti di boschi mitato e diocesi di Ivrea) tra l’anno 1000 Dal matrimonio del cugino Anselmo I di alleanza con il potere imperiale, che e vigne, nel circondario, e altro terreno e 1014: trattasi delle terre “iuxta mare”, con Gisla erano nati Anselmo II, Oberto aveva caratterizzato, per più di un secolo, ancora, fuori della città. Alla chiesa ac- ossia in Celle Ligure, in Bergeggi (Insu- I e Ugo (chierico); due dei figli riprendo- la linea seguita da tutti gli Aleramici, per quese trasmettono pure le loro porzioni la regia) e in Serritium, luogo di difficile no i nomi della stirpe obertenga e hanno intervenire apertamente nelle lotte poli- di beni posseduti nei pressi di Visone, identificazione. Celle era collegata con discendenza. Anselmo I risulta defunto tiche che nel 1016 scoppiano nell’ltalia cioè in Monticello e Lavandara. Questa l’entroterra acquese attraverso il valico nell’anno 999. Anche i discendenti di An- settentrionale. Alla resistenza armata donazione si presenta alquanto genero- del Giovo e quindi con Mioglia, Spigno e selmo II interagiscono nell’area geografi- contro la politica imperiale, rappresen- sa, paragonabile forse a quelle effettuate con l’antica “Aemilia Scauri”. Anche Vado ca tra Acqui e Savona: da lui discendono tata dal vescovo Leone di Vercelli, aderi- dagli Aleramici ai monasteri di Grazzano e Savona erano comunicanti direttamen- i marchesi del Bosco - concentrati per scono dunque Guglielmo III che assume e di Spigno. Nel territorio costiero i di- te con l’entroterra, da dove le strade pro- lo più attorno all’abbazia cistercense di un ruolo importante, il conte Uberto il scendenti di Guglielmo I sembrano aver Santa Croce di Tiglieto fondata nel 1127 Rosso, il marchese Olderico Manfredi di coronato il loro potere sia sotto l’aspetto - i marchesi di Ponzone e i marchesi di Torino, i figli di Arduino e altri avversari giurisdizionale e politico-amministrativo Albisola. Dall’altro ramo di Anselmo II, di Enrico II. L’accanimento maggiore non – esercizio di poteri di comando, di coer- discende Bonifacio del Vasto, da cui a è però tanto fra l’imperatore e i suoi av- cizione, di esazione – sia sotto l’aspetto sua volta i marchesi di Savona, di Ceva, versari, quanto fra Leone e i medesimi. patrimoniale (967) - e quindi dall’eserci- di Clavesana e Albenga, i marchesi del Accanto al vescovo di Vercelli militano zio di poteri di comando, di coercizione, Carretto e di Finale. invece i marchesi aleramici Oberto e An- di esazione - sia sotto l’aspetto giuri- I figli di Oberto I operano soprattutto selmo, cugini di Guglielmo III, i quali aiu- sdizionale e politico-amministrativo so- in Sezzadio, luogo definito e indicato tano Leone ad espugnare Santhià, dove prattutto nel territorio costiero. All’inizio più tardi come villa e circondato da un è impegnato militarmente Guglielmo III. del secolo XI la stirpe aleramica è infatti bosco, tanto che la discendenza viene È proprio la resistenza “dei valorosi politicamente ben radicata nel comitato denominata de Seciago. Uno di questi, soldati di Guglielmo [III]” a impedire Abbazia di Santa Giustina, Sezzadio ligure, tanto che si è supposto che il ter- Guido I ricopre l’incarico di “signifer re- a Leone e agli alleati del vescovo di ri- ritorio di Vado-Savona, posseduto dagli gius” (1037). I figli di Oberto II, fratello conquistare, nonostante quindici giorni Aleramici fin dalla fine del X secolo, fos- di Guido I, rimangono legati a Sezzadio di assedio, la fortezza imperiale di Orba se una circoscrizione comitale “di testa”, e al castello di famiglia: Guido II rico- (cascina Torre, presso ), la cui che successivamente si tenderà ad iden- pre la carica di “vexillifer regis” (1092). occupazione aveva determinato un’osti- tificare e denominare come “marchia”. Il ramo di Sazzadio si estingue all’inizio lità sempre più aperta verso l’imperato- Il 22 febbraio 1004 - nel terzo anno del del XII secolo e su quell’area subentrano re. Per vendicarsi dell’attacco di Leone regno di Arduino - i marchesi Guglielmo il comune di e i marchesi di e dei suoi consorziati, Guglielmo III sac- III - antenato dei marchesi di Monferrato Monferrato. cheggia e incendia la sede vescovile di - e Oberto I, tra loro cugini, con accanto Fino ai primi anni dell’XI secolo i figli e Vercelli. Guglielmo III e Olderico Manfre- sei giudici di palazzo e cinque vassalli, nipoti di Aleramo avevano dunque man- di marciano poi congiuntamente contro tengono un placito in Vado su una que- tenuto in comunione sia il patrimonio Leone, ma, non potendo vincere le forze stione sorta tra il vescovo Giovanni e gli sia la gestione del potere marchionale; imperiali, il marchese di Torino consiglia abitanti del castello di Noli. Nel giudizio questa unione di interessi patrimoniali e segretamente Leone di togliere l’assedio viene favorito il vescovo di Vado. Gugliel- amministrativi non sembra aver impedito da Orba, mentre Guglielmo III, d’accor- mo III e Riprando, insieme con il cugino ai due rampi di assumere atteggiamen- do con Manfredi, avrebbe incendiato il Ugo chierico, la madre Gisla e il fratello, ti politici contrapposti. In quegli stessi castello. Leone accetta il compromesso, all’inizio dell’XI secolo operano patrimo- anni, mentre infatti i figli del marchese giacché le sue milizie, prese da un “gran- nialmente nel comitato di Savona, dove Anselmo I risultano schierati nel partiti- dissimo terrore di Guglielmo III”, non vo- possedevano dei beni immobili. Nel di- to filoimperiale, i figli di Oddone milita- levano più combattere. La lotta attorno a ploma dell’imperatore Enrico II (1014), Altra veduta dell’Abbazia no nel partito opposto. Dopo la morte di Orba termina così con un compromesso: vengono infatti confermati i possessi di Santa Giustina re Arduino (1014), il marchese Gugliel- “Guglielmo [III], sopraggiungendo insie- I possessi dei Marchesi di Monferrato nel secolo XII

Le località indicate in verde sono citate nei documenti relativi al marchese Ranie- ri, quelle indicate in rosso sono menzio- nate nei diplomi di Federico I del 1164 me con Olderico Manfredi, libera i suoi matrimonio erano nati Odilo - detto an- re del monastero e della canonica di S. Agledo (Allein) ora già vedova. Ella pro- soldati e incendia il castello”, mentre le che Guido -, e Richilda; Gualderada, che Antonino. fessa la legge salica come gli Aleramici truppe di Leone si ritirano dalla batta- possedeva dei beni nel comitato di Mo- e interviene in quell’anno con i figli Gu- glia! Nel 1026 - due anni dopo la morte dena. Nei Miracula sancti Bononii abba- 4. Il marchese Ottone glielmo Inforsato - morto probabilmente di Enrico II e l’ascesa al trono di Corra- tis Locediensis si ricorda infine la moglie e suo figlio Guglielmo IV tra il 1100 e il 1122 - e Ranieri in favore do II - Olderico Manfredi sembra ricon- di Guglielmo III, la contessa Waza, che, della canonica di S. Eusebio di Vercelli ciliato con l’impero. Non altrettanto può Il marchese Guglielmo III lascia un altro cui dona dei beni in Masazza e Cornale. dirsi del marchese Guglielmo III, il quale, figlio di nome Ottone (Oddone II), che Nulla più si tramanda di questo Gugliel- proprio in quell’anno, compare nuova- riprende il nome del nonno. In una do- mo Inforsato. mente in lotta contro l’impero. Wipone, nazione da parte di Olderico e sua mo- Rinaldo Merlone nei Gesta Chuonradi imperatoris, narra glie Giulitta del 20 ottobre 1040, in favore infatti che l’imperatore Corrado II, di- del monastero di S. Silano in Romagna- sceso in Italia, dopo la Pasqua del 1026 no, presenzia Ottone, individuato come Ranieri attacca gli alleati di Pavia - dove si era “marchio et comes soprascripti comita- coalizzata l’opposizione - e in particolare tus et marchio Monteferadensis”. A parti- 1. I legami familiari Guglielmo III, il marchese Adelberto co- re da quel momento, il ramo ottoniano o gnato di Manfredi e gli altri potenti limi- oddoniano della stirpe aleramica si con- Ranieri, primo marchese a essere uffi- trofi. Dopo aver infierito contro diverse traddistingue con il titolo marchionale di cialmente designato con il predicato “di fortificazioni, l’imperatore mette fine alla Abbazia di Lucedio Monferrato. Ottone non compare però in Monferrato” fu il secondo figlio del mar- lotta, distruggendo il castello di Orba, altri documenti diviene un po’ comples- chese Guglielmo (III) detto “di Raven- fatto probabilmente ricostruire dopo il scortata da soldati, si reca a pregare sul- so, anche se non impossibile, stabilire na” e della sua seconda moglie Otta de 1016 dallo stesso Guglielmo III. la tomba di san Bononio, abate di San come avvenga il collegamento genealo- Aglendo; fratelli di Ranieri furono Enrico Nel frattempo i legami tra i marchesi Michele e San Genuario di Lucedio (Ver- gico tra lui e la sua discendenza. detto “il Balbo”, nato dalla prima moglie, Guglielmo III e Olderico Manfredi si era- celli). In quella circostanza avviene un Fatto singolare è che nel 1059 un Gugliel- e Guglielmo (IV) detto “Inforzato”, en- no rafforzati ulteriormente: in un atto di evento straordinario a favore di un pove- mo marchese - che si può identificare trambi morti prima del 1126. Non cono- vendita, compiuto in Torino nel 1031 dal ro semiparalizzato che tiene tra le mani con Guglielmo IV figlio di Ottone, cioè il sciamo l’anno di nascita, ma doveva aver marchese di Torino e da sua moglie Berta un figlioletto e per il quale la contessa nipote diretto del Guglielmo III che sen- raggiunto la maggiore età poco prima a favore del monastero di San Solutore, non prova grande compassione. L’avve- tenzia al placito del 1004 - promette ai del 1100 quando, insieme con il fratello si riscontra infatti la sottoscrizione del nimento giudicato miracoloso dovette cittadini di Savona di non entrare nel ca- Guglielmo e con la madre ormai vedova, marchese Guglielmo III, accanto a quella accadere tra il 1026 (30 agosto), quando stello di Savona né di richiedere l’alber- donava in memoria del padre alla cano- dei marchesi obertenghi Adalberto e Opi- muore Bononio, e l’inizio del 1042, anno garia; lo stesso privilegio viene rinnovato nica di S. Eusebio di Vercelli terre poste zone, fratelli di Berta. Di lì a poco (1042), attorno al quale anche il marchese Gu- nel 1085. In quella circostanza i marche- in Cornale e in Matasco (presso Camino il marchese Enrico, figlio di Guglielmo glielmo III risulta già morto. Quest’ul- si di Monferrato risultano dunque riti- Monferrato) nonché un mulino natante III, sposa Adelaide, la figlia di Olderi- timo infatti si era spento prima del 29 rarsi dall’area ligure per lasciare spazio sul Po. co Manfredi. La tradizione storiografica gennaio 1042, alla cui data il marchese alla nascita del comune ma soprattut- Forse già prima del 1108 Ranieri sposò aleramica vuole ancora vedere il mar- Enrico, ricordato espressamente come to ai cugini dell’area anselmiana. I loro Gisella (o Gisla) figlia di Guglielmo di chese Guglielmo III impegnato nel 1027 figlio del fu Guglielmo [III] marchese, fa interessi politici e patrimoniali senbra- Borgogna, il cui fratello, Guido, divenne a favore del monastero di S. Maria della una donazione alla chiesa di Torino in- no concentrarsi momentaneamente sul in seguito papa con il nome di Callisto Rocca (detto anche di S. Maria di Rocca sieme con Adelaide, sua moglie. Basso Monferrato. Il 15 settembre 1095, II; Gisella, vedova del conte Umberto II delle Donne), posto nel territorio di Ca- Dal matrimonio tra Enrico e Adelaide, Guglielmo IV, insieme coi suoi congiunti, di Savoia, era già madre del futuro conte mino Monferrato (comitato e diocesi di figlia del marchese di Torino, non vi è di- concede una carta liberalitatis alla chiesa di Savoia Amedeo III, e di Adelaide che Vercelli). È probabile che, oltre al fratel- scendenza. I due coniugi agiscono con- di S. Stefano di Allain. Da un documento sposò in seguito il re di Francia Luigi VI. lo Riprando, Guglielmo III avesse avuto giuntamente il 29 gennaio 1042 in favo- del 28 dicembre 1100, si evince che Gu- Si trattò dunque di un matrimonio con il due sorelle: Otta, che aveva sposato Od- re della chiesa di Torino, donando delle glielmo IV, qui soprannominato“marchio quale i marchesi di Monferrato contrae- done, signore di Sarmatorio, Manzano e decime in Val Susa e nuovamente il 20 de Ravenna”, era stato forse sposato con vano parentela con la più prestigiosa e Monfalcone (presso Cherasco), dal cui maggio 1043 e il 13 giugno 1044 in favo- la contessa Otta figlia del fu Tebaldo di potente aristocrazia d’Europa. Dall’unione nacquero quattro femmine e luglio dello stesso anno, in luoghi molto 3. L’esercizio del potere politico e a , ma fra coloro un maschio, Guglielmo (V), che succes- vicini alle terre di Ranieri: prima a Paci- che li sottoscrivono troviamo persone se al padre divenendo un dei più celebri liano (ossia S. Germano presso Casale Siamo nel periodo in cui vanno perfezio- provenienti, oltre che da tali località, marchesi di Monferrato; tre delle figlie, a Monferrato) e poi nella corte regia di Ber- nando la loro organizzazione e crescendo anche da Camino, , Oden- loro volta, contrassero nozze con impor- goglio (oggi Alessandria). Enrico V in un di potenza i comuni cittadini, con i quali gum (già presso Tonco), Genzano (pres- tanti personaggi: Giovanna andò sposa anno non precisato (ma certo prima della inevitabilmente il marchese di Monferra- so S. Salvatore Monferrato), Ponzano, S. nel 1127 al conte di Fiandra Guglielmo sua morte avvenuta nel 1125) concesse a to intrattiene rapporti ora amichevoli ora Giorgio, Moncalvo, , , Cliton, Matilde al marchese Alberto di Ranieri la supremazia su “ possessi, beni conflittuali. La donazione del 1100 alla Villa del Foro, nonché da Barone e Ro- Parodi e la terza (di cui non si conosce il e dignità dei figli di Ardizzone”, cioè dei canonica di Vercelli certo indirettamente mano Canavese. nome) a Guido conte di Biandrate; rima- suoi cugini nati dallo zio Ardizzone (I), fra- sottintende relazioni politiche con questa Se dunque i principali centri di potere ne però il dubbio che quest’ultima sia in tello di suo padre Guglielmo (III). I motivi città. Il 10 ottobre 1113 Ranieri, soggior- si trovassero nelle terre a cavaliere del realtà Giovanna che, rimasta presto vedo- della concessione non vengono espressi, nando in Asti, dona al locale monastero Po, gli interessi del nostro marchese si va, si sia sposata una seconda volta, nel sembra in ogni caso che per il momento dei SS. Secondo e Giovanni Battista, di- spingevano in Canavese e oltre il Tanaro qual caso le figlie non sarebbero che tre. Ranieri non abbia fatto valere tali diritti, pendente da S. Benigno di Fruttuaria, la e l’Orba, dove si incontravano e si scon- L’ultima, di nome Alasia, divenne monaca come mostra il buon accordo che conti- sua parte del lago detto Lagnicino, posto travano con quelli degli altri rami della e fu badessa del monastero di S. Maria di nuò ad esistere con i suoi consanguinei. tra Solero e Felizzano; in quel momento dinastia aleramica e, come si è visto, dei Rocca delle Donne. egli era evidentemente in pace con quel comuni cittadini che tendevano ad affer- comune, ma lo troviamo in urto con esso mare la loro egemonia in quelle zone. 2. Al seguito dell’imperatore nel 1123 quando mette in fuga l’esercito astigiano. 4. I rapporti con gli enti religiosi Nell’ultima fase del conflitto, noto come Nel 1135 gli abitanti di , im- lotta per le investiture, che oppose a lun- pegnandosi a difendere Genova e Pavia, Abbiamo già visto lo spirito religioso go il papa e gli imperatori tedeschi, Ranie- richiedono di non essere obbligati a dimostrato in più occasioni da Ranieri ri pur rimanendo costantemente fedele al combattere contro i marchesi Ranieri e con le donazioni fatte alla canonica di partito imperiale riuscì, nello stesso tem- Anselmo del Bosco che interessi, eviden- Vercelli e al monastero di Asti; un segno po, a non compromettersi nelle violenze temente, potevano ad essi contrapporsi. più preciso della particolare cura che esercitate contro il papa Pasquale II dal- Rapporti alternativamente amichevoli e gli Aleramici mostravano per l’organiz- l’imperatore Enrico V. Incontriamo il no- conflittuali Ranieri ebbe infatti con Ge- zazione ecclesiastica dei loro territori stro marchese al suo seguito nel corso di nova prestandole prima servizi a Montal- è data dal gesto compiuto nel 1111 da entrambe le discese in Italia: il 23 marzo Lo scempio del corpo di Nicanore (Duomo, do Bormida e sottraendole poi il castel- Ranieri e dal suo consanguineo Oberto 1111, in specie, a Sutri, sulla strada verso - prima metà secolo XII) lo di Parodi. i quali, definendosi “imbevuti di spirito Roma, sottoscrive come testimone, insie- Il predicato stesso “di Monferrato” attri- divino”, affidarono in via provvisoria ai me con il vescovo di Vercelli, il marchese buito a Ranieri indica che egli fu il quar- canonici di S. Evasio di Casale la chiesa Manfredo di Romagnano e i conti Alberto to successore di Aleramo nel dominio di S. Martino di Genzano, presso S. Sal- di Biandrate e Guido di Canavese, il di- delle terre possedute in diocesi di Ver- vatore, perché vi ristabilissero la regola- ploma concesso da Enrico V al comune di celli a cavallo del Po. I pochi documenti rità del culto. Torino. E’ appunto in questo documento noti mostrano che egli risiedeva a Trino L’iniziativa più importante presa in que- che egli viene per la prima volta contrad- sto campo da Ranieri e dalla sua fami- distinto dall’espressione “de Monteferra- glia consiste nella fondazione del mo- to”. Ranieri accompagna di nuovo Enrico nastero dinastico di S. Maria di Lucedio nel corso della seconda discesa in Italia che fu il secondo dell’ordine cistercense come documentano le sue sottoscrizioni sorto in Italia e destinato a durare nei (con i cugini Bonifacio del Vasto e Ansel- secoli. A Trino il 4 gennaio 1126 Ranieri mo del Bosco) ad atti avvenuti in Reggio con i cugini Ardizzone e Bernardo, do- Emilia l’8 aprile 1116, e poi durante il sog- Abramo che combatte contro i quattro re (Duo- Cavalieri del XII secolo (Museo archeologico, tarono il nuovo monastero, situato “nel giorno che l’imperatore fece, tra giugno e mo, Casale Monferrato - prima metà secolo XII) Castello Visconteo, Pavia) luogo di Lucedio presso il fiume Lampo- ro”, di due grandi appezzamenti di terra, Il nome Ranieri, sino allora estraneo Bibliografia essenziale possessi che vennero integrati da altra alla tradizione aleramica, proveniva pro- cospicua donazione fatta dal castello di babilmente dalla famiglia materna e fu Dal conte Guglielmo, padre di Aleramo, Mombello il 28 marzo 1133 insieme con portato in seguito dal figlio minore di al marchese Guglielmo IV H. Bresslau, Jahrbücher des deutschen Reichs unter Konrad II., I, Leip- la moglie, il figlio Guglielmo e il cugino Guglielmo (V), nipote quindi del nostro zig 1879, pp. 381, 390; C. Desimoni, Sulle marche d’Italia e sulle loro Ardizzone. marchese, morto in giovane età in Orien- diramazioni in marchesati, in “Atti della Società Ligure di Storia pa- te; forse per questo il nome non ebbe se- tria”, s. 3 a, XXVIII (1896), pp. 20, 233 s.; F. Gabotto, Gli Aleramici 5. La fine guito nel ramo principale della dinastia. fino alla metà del secolo XII, in “Rivista di storia, arte, archeologia Aldo A. Settia per la provincia di Alessandria”, XXVIII (1919), pp. 14 s.; L. Us- Scena di duello Non conosciamo con certezza la data di seglio, 1 marchesi di Monferrato in Italia ed in Oriente durante i secoli (Museo Leone, Vercelli morte di Ranieri: doveva essere ancora È interessante notare che nel 1156 Gu- XII e XIII, a cura di C. Patrucco, I, Casale Monferrato 1926 (Bi- - metà secolo XII) vivo nel gennaio del 1135 quando gli glielmo il Vecchio, marchese di Monfer- blioteca della Società storica subalpina, C), pp. 17-26, 38 s.; F. Cognasso, Ricerche sulle origini aleramiche, in “Atti della Accademia abitanti di Novi Ligure promettono di rato, definisce Aleramo “primaevo an- delle scienze di Torino”, II, Classe di scienze morali, storiche e non offendere le sue terre, ma non più tecessore nostro in marchia”: il termine filologiche, 92 (1957-58), pp. 33-37, 48;ID., Aleramo, in Dizionario il 24 maggio di quello stesso anno allor- “marchia” è oramai riferito al “marchesa- biografico degli Italiani, 2, Roma 1960, p. 157 s.; E. Hlawitschka, ché Ardizzone (II) sottomise la sua parte to” in contrapposizione forse anche agli Franken, Alemannen, Bayern und Burgunder in Oberitalien (774-962), di Felizzano al comune di Asti in odio al altri territori aleramici. A questo pro- Freiburg im Breisgau 1960, pp. 84, 117, 119, 187, 291; R. Merlo- cugino Guglielmo (V) il quale era quindi posito va ricordato che il radicamento ne, Gli Aleramici. Una dinastia dalle strutture pubbliche ai nuovi orien- già succeduto al padre. politico e patrimoniale della stirpe ale- tamenti territoriali (secoli IX-XI), Torino, 1995 (Deputazione subal- Alla sua morte questi avrebbe infatti ramica nei territori di Acqui e Savona, pina di storia patria, CCXII), pp. 350; ID., Nuove forme di potere nel secolo XI. Il “signifer regius” di stirpe marchionale inquadrato nella “militia preteso la soggezione feudale dei beni nonché nell’area definita Monferrato regni”, in “Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Il duello (Duomo, di Ardizzone, prevista a suo tempo dalla insieme con l’esercizio di poteri speci- Evo e Archivio Muratoriano”, 101(1997-1998), pp. 123-158; ID., Casale Monferrato concessione di Enrico V, provocandone fici avevano contribuito alla denomina- Aleramo tra storia e mito, in Troubadours, minnesänger, troubaires, a prima metà secolo XII) l’indignata reazione, la decisione di sot- zione di una “marchia” aleramica. Il ter- cura di I. Bologna (Atti del Convegno di studi. Nizza Monfer- toporsi ad Asti, e la perdurante inimici- mine, nella sua accezione specifica, era rato, Auditorium della Trinità, 26-28 ottobre 1996), Asti 1998, zia fra i due rami della famiglia. Abbia- comparso la prima volta nel 1014 e suc- pp. 243-258; ID., Monasteri, chiese e santi nei territori appartenenti agli mo la certezza della sua morte soltanto cessivamente nel 1162 ma limitatamen- Aleramici (secoli X e XI), in “De strata francigena. Studi e ricerche il 3 marzo 1141 quando papa Innocenzo te alla “marchia Saonensis” e quindi nel sulle vie di pellegrinaggio del medioevo. Annuario del Centro studi romei”, IX\1 (2001), pp. 79-95; ID., La discendenza aleramica II, confermando i possessi di S. Maria di significato di comitato: ma nel 1156 nel “qu[e] dicitur de Seciago” (secoli XI-XII). I marchesi di Sezzadio, signiferi Lucedio, ricorda le donazioni del mar- Basso Monferrato si stava avviando una del regno italico, in “Bollettino storico-bibliografico subalpino”, chese Ranieri “di illustre memoria”. nuova realtà politico-istituzionale. XCIX (2001), pp. 405-444; ID., Guglielmo [I], Guglielmo [III], in Di- zionario biografico degli italiani, vol. 60, Roma, Istituto della Enci- clopedia italiana, 2003, pp. 748-751.

Ranieri F. Savio, Studi storici sul marchese Guglielmo III di Monferrato ed i suoi figli, con documenti inediti, Roma-Torino-Firenze 1885, pp. 13-26; F. Gabotto, Gli Aleramici fino alla metà del secolo XII, I, Le origini alerami- che. La linea di Oddone, in “Rivista di storia, arte e archeologia per la provincia di Alessandria”, XXVIII (1919), pp. 25-30; L. Usse- glio, I marchesi di Monferrato in Italia ed in Oriente durante i secoli XII e XIII, a cura di C. Patrucco, Casale Monferrato 1926, pp. 120-133 Diploma concesso da e 142-144; A.A. Settia, S. Maria di Lucedio e l’identità dinastica dei Enrico V al comune di marchesi di Monferrato, in L’abbazia di Lucedio e l’ordine cistercense nel- Torino (trascrizione con- l’Italia occidentale nei secoli XII e XIII. Atti del terzo congresso storico servata presso l’Archivio vercellese (Vercelli, 24-26 ottobre 1997), Vercelli 1999, pp. 45-57 Storico della Città di Fanti dell’Italia settentrionale, XII secolo Fanti dell’Italia settentrionale, XIII secolo (da integrare con Carte astigiane del secolo XIV, 1300-1308, a cura di P. Dacquino, Asti 1983, doc. 135, pp. 238-239). Torino) Guglielmo I (-888?-924-) conte

Aleramo I (-933?-967-) conte e marchese

Oddone I Guglielmo II (-961-) marchese (+ ante 916) Anselmo I di Savoia (-961-991-) marchese Guglielmo III Riprando sposa Gisla, figlia dell’obertengo (-991-1031) conte e marchese (-991-1002/14-) marchese Adalberto sposa Waza

Oddone II Enrico I Oberto I (-1040-) sposa Adelaide di Torino (-1004-1030) conte e marchese

Guglielmo IV Guido I Oberto II (-1059+ ante 1100) Anselmo I di Savoia (-1030-1037) signifer regius (-1030+ante 1061) (-961-991-) marchese marchese sposa Adele, figlia dell’obertengo RANIERI marchese Azzo MARCHESE Guglielmo marchesi di DI MONFERRATO Inforsado Sezzadio (-1100-1135-) (-1101/1122) Anselmo III Ugo II

Guglielmo V Welfo o Guelfo Azzone Anselmo Aleramo II (-1133-1191) Ottone o Tete Anselmo IV Manfredo (1122- ante 1135) vescovo del Bosco (-1064) marchese signore di Albisola di Acqui sposa Berta, figlia di Adelaide del Vasto e poi di Olderico Manfredi II sposa Vercelli malgravio di Torino 1. Ruggero I marchesi marchesi di conte di Sicilia del Bosco Ponzone Bonifacio del Vasto 2. Baldovino I (-1054-1130) marchese re di Gerusalemme

i marchesi del monferrato via gandolfi, 25 - 15121 alessandria - - cell 3332192322 - fax 0131039982 - [email protected] - www. marchesimonferrato.com