ALBERTOCLAY REGAZZONI GIACOMETTI ...... IlIl geniocoraggio che del si pilota,manifesta la generosità attraverso dell’uomo l’arte

Testi di Pino Allievi, Nicola Nenci, Cristiano Chiavegato, Cesare De Agostini, Piero , e Alessia Giorgetti Regazzoni

Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... Introduzione

Il mito non si misura in numero di vittorie. È un fatto secondario. Il mito è qual- cosa che va oltre, si addentra tra le pieghe della mente per poi insinuarsi furti- vamente fra i battiti del cuore. Preferisce l’inconscio, non si basa su cifre e dati logici, scontati. Clay Regazzoni è stato un mito e lo è ancora, perché i miti annul- lano il tempo. Chi non l’ha conosciuto e magari neppure vissuto, resta affascinato vedendolo e ascoltandolo nelle interviste di una televisione ancora in bianco e nero, in quanto le sue parole trasmettono messaggi sempre attuali. Le espressioni del viso sono spesso ironiche e provocatorie, ma trasfondono una fiducia che la gente percepisce con favore, in un mondo votato, più che mai, a una giustificata diffidenza nei confronti dei «venditori del niente». Con Clay potevi litigare per una notte, ti inviava fax carichi di disapprovazione. Poi capivi che era tutto «chiuso» in quell’ambito e non c’erano né acrimonia né astio: non era una persona facile, come non lo sono tutti coloro che hanno qual- cosa da dire; il suo carisma nasceva da una base culturale, da modalità diverse di confrontarsi e affrontare i problemi. Anche a costo di pagarne personalmente le conseguenze. Ci sono campioni che dividono. Regazzoni, invece, ha sempre unito col suo can- dore e la sua solarità. Era amato persino dai rivali che batteva, cosa rara in un ambiente in cui l’ego prevale sui sentimenti e diventa una barriera oltre la quale è difficile spingersi. Senza queste doti, Clay non sarebbe riuscito a costruirsi l’esistenza «dopo». Identica alla prima, ma con diversi obiettivi, che coinvol- gevano anche i più deboli, scelta singolare per un uomo come lui, che era stato simbolo di uno sport esclusivo e poco propenso a guardare quello che accadeva a un metro dal podio. Svizzero di nascita, italiano di origini e adozione, Regazzoni è stato amato ovun- que corresse perché i gran premi erano una metafora del suo modo di affrontare la vita: con serietà, impegno, grinta ma anche con un lieve sorriso di compiaci- mento, perché alla fine svolgeva un lavoro che era la sua passione e lo sapeva, ne godeva, era un esempio per chi non aveva avuto il coraggio di lasciare tutto per inseguire la propria vocazione. Simpatico e istrione. Un anacoreta della velocità che è passato lasciando un segno profondo. Ma anche beffardo al punto che po- trebbe tornare da un momento all’altro.

Pino Allievi

A pagina I: L’espressivo ritratto di un giovane Clay.

A sinistra: Clay Regazzoni raggiante sul podio al GP di Germania, Nürburgring, 1974.

III Clay Regazzoni ...... Biografia

Clay (Gian Claudio) Regazzoni nasce a Lu- scuderia Martinelli e Sonvico. Intanto, fra gano il 5 settembre 1939; il padre Pio è sin- una gara e l’altra, trova il tempo di sposare daco del comune di e titolare di un’av- la graziosa Mariapia. Alla fine della stagione viata carrozzeria a dove Clay, sigla un contratto con la per la F3. Il 5 dopo aver frequentato le scuole a , gennaio 1967 nasce la figlia Alessia. Durante va a lavorare. Intanto è già forte in lui la pas- il 1967 partecipa alla Temporada sione per le corse. e al Campionato europeo di F3. Il 28 aprile Solo nel 1963, però, dà inizio all’attività ago- 1968 nasce il figlio Gian Maria e Clay coglie nistica, partecipando a diverse prove del la sua prima vittoria in F3. Durante tutto Campionato svizzero con una Austin Sprite. l’anno corre con la Tecno sia in F3 che in F2. Nel 1964 si cimenta in prove di Campionato Il 31 dicembre 1968 firma un contratto con la Clay sereno e nazionale con una Morris Cooper. Nel 1965 Ferrari per il 1969 per le gare di F2. Gli scar- sorridente pronto ad affrontare la nuova acquista una di Formula 3 che si risultati che dà la Ferrari lo inducono a stagione con la BRM, poco dopo sostituirà con una . tornare alla Tecno. Nel 1970 Clay conquista GP d’Argentina, Buenos Aires, 1973. Nel 1966 corre in F3 con la Brabham della il titolo di campione europeo di F2.

IV Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ......

Un’annata veramente trionfale. È anche Nel 1978 passa alla Shadow ma anche con l’anno in cui debutta in Formula 1 con la Fer- questa vettura non si può certo lottare per rari classificandosi al quarto posto. Alterna la vittoria e il suo miglior risultato sarà le gare di F2 con quelle di F1 dove, al suo un quinto posto in Brasile. Con l’inizio del quarto gran premio (quello d’Italia a Mon- 1979 a Regazzoni si presenta nuovamente za), ottiene la sua prima vittoria con la ros- un’occasione eccezionale. È ingaggiato da sa vettura n. 4 di Maranello. Alla fine della Frank Williams che vede in lui il pilota ca- stagione (pur con soli sette gran premi di- pace di regalare la prima vittoria alla sua sputati) è terzo nella classifica del Campio- monoposto. E infatti Regazzoni vince il GP nato del mondo. Lo stesso anno partecipa d’Inghilterra e ottiene tutta una serie di ri- alla 24 Ore di Le Mans con una S sultati positivi: sarà quinto nel Campionato Sport Prototipo. Ormai Regazzoni è una del mondo. Nel 1980 torna alla Ensign, ma stella nel firmamento automobilistico e, a purtroppo questo è l’anno del suo definiti- partire dal 1971, si dedicherà quasi esclusi- vo addio alle gare. Il 30 marzo 1980 a Long vamente alla F1. Nel 1971 vince la Corsa dei Beach (California), al cinquantunesimo giro, Campioni a (Gran Bretagna) dopo aver imboccato la Shoreline Drive a ma nel Mondiale ottiene solo tre terzi e un 250 km all’ora, Clay cerca di frenare ma sesto posto, mentre con i Prototipi vince la sotto il piede c’è il vuoto. L’impatto contro il 9 Ore di . Nel Mondiale si classifi- muro di cemento gli è fatale ai fini della sua ca al settimo posto. Anche il 1972 è avaro carriera e si ritrova paraplegico. Dopo 132 di risultati e alla fine è sesto nel Campio- partecipazioni al Mondiale dove ha ottenuto nato mondiale di F1. Fra i Prototipi vince la cinque vittorie, 13 secondi posti, 10 terzi po- 1000 km di Monza e la 9 Ore di Kyalami. Nel sti e tutta una serie di piazzamenti, e dopo 1973 passa alla BRM. Due sesti posti sono aver realizzato per ben 15 volte il giro più le sue migliori prestazioni. Nel 1974 ritorna veloce in gara, Regazzoni deve dare l’addio alla Ferrari. Sarà l’anno in cui sfiora il titolo alla Formula 1. mondiale. Una sola vittoria (il GP di Germa- Dopo aver trascorso quattro anni negli nia) ma tutta una serie di risultati positivi ospedali e aver subito più di 60 ore di inter- lo portano a lottare per il titolo. Alla vigilia venti chirurgici si seppe con certezza che dell’ultima gara della stagione, Regazzoni e Clay non avrebbe più camminato. Clay co- Fittipaldi sono al comando alla pari e tut- mincia allora a sviluppare i sistemi di guida to si decide nel GP degli USA. Purtroppo manuale e prosegue a correre. Prende par- la vettura di Clay non è al meglio e dà via te più volte alla Parigi-Dakar, corre in kart, libera a Fittipaldi che ottiene un quarto sulle vetture d’epoca, e diventa uno speciali- posto sufficiente a soffiare il titolo al pilota sta dei grandi raid. elvetico. Scompare tragicamente il 15 dicembre 2006 Nel 1975 Clay è ancora con la Ferrari, ottie- in un incidente d’auto sull’autostrada A1 non ne nuovamente ottimi risultati (vince il GP lontano da Parma. d’Italia) e si classifica al quinto posto nel Mondiale. Posizione che ripete anche l’an- no successivo (1976) dove vince il GP degli USA. E qui si chiude definitivamente il ca- pitolo Regazzoni-Ferrari. Nel 1977 Clay passa alla Ensign, vettu- ra con la quale ottiene due più che ottimi quinti posti. Per la prima volta partecipa alla 500 Miglia di Indianapolis con una McLaren; è costretto al ritiro dopo 25 giri ma sarà un’esperienza indimenticabile.

V

Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... Clay Regazzoni e la sua terra

di Nicola Nenci*

A sinistra: Clay sulla De Tomaso davanti alla sede della scuderia Martinelli e Sonvico Racing Team, Lugano, 1965.

In questa pagina: Clay vicino alla Brabham prestatagli da Moser a Montlhéry (Francia), 1965. Clay Regazzoni ......

Clay con Silvio Moser Clay Regazzoni conservava un rapporto a fianco dell’Austin forte con la sua terra, nonostante il trasfe- Sprite modificata artigianalmente con rimento a Monte Carlo e una militanza in la quale disputò la Ferrari che ne aveva fatto, praticamente, corsa in salita Freiburg - Schauinsland un pilota italiano «aggiunto». Parliamo del (Germania), 1963. rapporto con il , la sua casa di Luga-

In basso: no, il lavoro nella carrozzeria di Mendrisio, Clay nella carrozzeria il legame affettivo con la sua nazione e con Regazzoni, gestita dal padre a Mendrisio, un piccolo mondo antico che a volte (anche) 1964. lo invidiava. Come si dice? Nemo propheta in patria. Ma qui c’era di più: venti chilometri più a sud, passato il confine con l’Italia, era un idolo. Laggiù lungo lo stivale, per via del suo «matrimonio» con la Ferrari, ma anche per i suoi tratti latini, era portato in palmo Debuttò nel 1963 con un’Austin Sprite alla di mano, celebrato sugli striscioni, esaltato quale suo fratello Reno modificò il musetto nelle trasmissioni televisive, ospite nei pro- per renderlo più aerodinamico, più aggres- grammi di varietà, idolatrato dal pubblico. sivo. Partecipò a diverse gare in Svizzera e Clay, nonostante il nome anglofono, l’italia- a Monza per poi passare, nel novembre del- no. Da questa parte del confine, in Ticino, lo stesso anno, alla Mini Cooper S, con la tutto un po’ più freddo. O forse tutto più quale corse anche nel 1964. moderato, più soffocato. Nel 1965 comperò da Mario Casoni una De Gian Claudio venne alla luce così in fretta Tomaso, ma appena la provò sull’Aerodro- che volevano chiamarlo Furio. Invece, pro- mo di Modena la macchina risultò poco per- prio la mamma fu incuriosita da un nome formante e mai come quel giorno pensò di che vide su un giornale, Jean Claude. Gian restare carrozziere per tutta la vita. Claudio, italianizzato. O ticinizzato. Poco dopo, però, gli venne offerta una cosa Per la famiglia era Gian Claudio. Quello che imprevedibile: Silvio Moser gli propose di da ragazzino imparava a guidare nell’of- correre la Temporada argentina con la sua ficina di Mendrisio, spostando le auto sul vecchia Brabham. Senza di lui non avreb- piazzale, per prendere confidenza con vo- be mai potuto rompere la «barriera del so- lante, freno e frizione. Che si forgiava sot- gno», sarebbe rimasto cioè uno dei tanti ra- to un’educazione forte, ricca di valori e di gazzi che cominciano a correre, ma che poi ordine morale, con un richiamo alla fede. devono smettere per mancanza di mezzi. Tutte caratteristiche che gli sarebbero ser- L’aveva conosciuto un giovedì sera al risto- vite, sì, per fare il pilota di successo, questo rante «Galleria» di Lugano, luogo e giorno è indubbio, ma che sarebbero saltate fuori erano fissi per gli appassionati di automobi- come un extra boost (sì, insomma: una po- lismo. Era la sede del SAR (Schweizerische tenza speciale) negli anni sulla carrozzella, Automobil Rennsport), un club scuderia come propellente per rendere esplosiva (sì, che aveva ramificazioni in tutta la Svizzera. esplosiva) anche la sua seconda vita. Clay e Silvio simpatizzarono e divennero inseparabili. Un’amicizia sincera e profon- da nacque tra loro. Entrambi con una gran voglia di correre. Il venerdì, e qualche volta persino il giovedì, Clay lasciava la carroz- zeria e partiva con lui. Non chiedeva alcun permesso. Il padre impazziva, ma lui parti- va ugualmente. Nello stesso anno frequentò il corso di pi- lotaggio a Montlhéry (Francia) al volante della Brabham prestatagli da Moser e fu giudicato il migliore di oltre 200 allievi. L’amicizia con Silvio facilitò Clay nell’avvio della sua carriera di pilota. I due ticinesi

VIII Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ......

Il Martinelli e Sonvico Racing Team al GP di Zolder (Belgio), 1965.

In basso: Clay sulla Tecno F2 al GP Lotteria, Monza, 1968.

entrarono nel Martinelli e Sonvico Racing non è esagerato. Si chiamava Esposauto, Team (così chiamato dai nomi dei due fon- nel quartiere fieristico di Lugano. Bienna- datori Amilcare Martinelli e Aldo Sonvico). le, ogni anno dispari: tra quei padiglioni si Nel 1965 e 1966 Clay conquistò qualche accendeva la magia delle corse. Perché le buon piazzamento ed ebbe molti incidenti, amicizie di Clay nei box gli consentivano di ma riuscì comunque a mettere in luce una avere praticamente tutte le vetture di For- notevole personalità, che gli valse l’ingaggio mula 1 che avevano corso in stagione, oltre come pilota ufficiale della Tecno, scuderia che i piloti in carne ed ossa, ospiti nel salot- dei fratelli Luciano e Gianfranco Pederzani tino del padiglione centrale a disposizione di Bologna. dei tifosi. Entravi lì, e ti sentivi nel paddock In Ticino fu protagonista di situazioni im- di un GP: Villeneuve, Peterson, Cévert, Laf- portanti anche senza il volante in mano. Nel fite, Piquet, Patrese, De Cesaris, Nannini, 1973, per esempio, aprì un pub a Pregasso- Surer, Alboreto che giravano tra la gente e na. Il Clay’s Pub. Un locale in puro stile in- Clay che faceva gli onori di casa. Un anno glese, pieno di fotografie, tra cui una gigan- fece realizzare dalla Jeb’s, la sua marca di tografia della BRM che guidava quell’anno caschi, una replica fedelissima per bambini e una gomma gigante di Formula 1 che dava proprio per Esposauto: un antesignano del il benvenuto. L’inaugurazione fu in grande marketing. stile grazie alla presenza di Mike Hailwo- Poi nel 2000 Clay venne nominato sportivo od, leggenda anche del motociclismo, quale ticinese del secolo. Queste le sue parole: «È ospite d’onore. un premio che mi emoziona. Ho preso tanti Ma la più bella derapata in controsterzo per premi, ma quelli che ti dà la tua terra e i la sua città, Regazzoni la fece organizzando tuoi amici ticinesi sono per me molto im- una mostra di auto che definire «mitica» portanti».

* Nicola Nenci Giornalista de «La Provincia di Como».

IX

Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... La svolta di una carriera straordinaria

di Pino Allievi*

A sinistra: Clay sulla T2, GP di Francia, Le Castellet, 1976.

In questa pagina: Clay al GP d’Italia, Monza, 1975. Clay Regazzoni ......

La Ensign n. 14 Sono le dieci di mattina e la cappa di afa che conduce Clay avvolge Lugano è insopportabile. Ma sul verso il drammatico appuntamento con terrazzo all’ultimo piano della sua abitazio- il suo destino, Long ne tra il lago e la montagna, spira ogni tanto Beach (USA), 1980. una leggera brezza che fa stare meglio. Be- viamo qualcosa di fresco che lui prende dal frigorifero:

«Tutto quello che faccio, è come se lo fa- cessi per la prima volta. Vedo casa mia in un altro modo, per esempio, non mi ero mai accorto degli scalini per scen- dere in garage, che adesso sono un osta- colo: la vita cambia in fretta». finita. Un attimo, forse due. Con una rea- zione interiore che è stata violentissima: Un attimo dopo siamo nella sua stanza, o nel «Sono stato io a dirmi che ero pazzo a pen- suo ufficio, o nel suo monolocale all’interno sare certe cose, che non aveva alcun senso. dell’abitazione, difficile dare una definizione Proprio quel pensiero negativo mi ha fatto precisa. Mi mostra le lettere che ha rice- scattare la molla della ripresa». Adesso è vuto, altre gliele consegno io, dopo che lui consapevole, non rassegnato: «Prima o poi stesso mi aveva chiesto di mettergliele da qualcuno mi rimetterà in piedi», dice con parte, quando ancora si trovava nell’ospe- un mezzo sorriso. Non vede l’ora di ripren- dale di Long Beach in California. Ridiamo dere i contatti con le persone a lui più care e dei contenuti, della foto in bikini di una tizia di regalarsi un periodo di completo riposo, tedesca, mai vista prima, che gli ha man- dopo mesi di stress. Mi chiede di Jacques dato auguri molto… calorosi. Ci sono poi i Laffite, di Jean-Pierre Jabouille, di Enzo messaggi di persone qualsiasi che gli fanno Ferrari e tanti altri che gli sono stati vicini; coraggio e lo invitano a cene, convegni, in- parla nuovamente di corse ma senza alcun contri, per festeggiare il ritorno alla norma- astio per quanto è successo: lità. Perché alla fine è così: la parentesi delle corse si è chiusa, inutile tornarci sopra il- «Ho discusso dell’incidente con Morris ludendosi, ma Clay è sempre Clay, con una Nunn, il fondatore della Ensign, si è rot- notevole statura morale, una personalità un to il pedale del freno, certo non doveva pochino ingombrante, la sensibilità di saper rompersi ma i cedimenti fanno parte trasmettere agli altri frammenti credibili di della natura delle corse, non ne faccio speranza. una colpa a nessuno. È andata così e Mi mostra il disegno che rappresenta i basta». «nuovi» comandi per guidare la sua Jaguar e mi illustra come il sistema funzionerà an- Nessun rancore, la sua condizione gli fa su- che sulle altre sue auto. Squilla il telefono: perare qualsiasi sentimento di rivincita con Mario Poltronieri lo sollecita ad accettare la chicchessia. proposta di commentare i gran premi per la Rai. «Cosa ne dici?». Gli rispondo che deve È pieno inverno quando, dalla redazione di farlo, sapendo che è quello che vorrebbe lui. Catania della «Gazzetta dello Sport», mi È tornato da pochi giorni dal Paraplegi- giunge la notizia che un tale avvocato Do- kerzentrum di Basilea, dove pensava che nati, catanese, ha parlato a lungo con Clay ci sarebbe stato il miracolo del recupero spiegandogli di aver subìto un trauma spi- della mobilità, salvo poi scoprire che inve- nale simile al suo per un incidente stradale, ce gli avevano insegnato a comportarsi da trovando poi un angelo custode che lo ha paraplegico, ossia da persona che non può rimesso in piedi consentendogli di cam- più usare le gambe ma che può comunque minare. Incredibile ma vero. Comincio a continuare a fare tutto, adeguandosi. Lui pensare ai soliti ciarlatani che s’inventano si è adeguato solo in apparenza. Dentro casi miracolosi e, alla resa dei fatti, si rive- si è macerato e ha anche pensato di farla lano colossali prese in giro. Ma l’avvocato

XII Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... Donati è una persona seria e stimata, ci di correre, con Regazzoni. Clay sta al gioco sono le prove della sua disabilità, c’è la di- delle somiglianze, anche se sa che poi non mostrazione, ora, della sua ripresa. Clay sono tante. Beppe gli piace, benché gli rico- prende le debite informazioni e parte per nosca un tratto di indisciplina che lui non Washington, dove il professor Kao lo opera ha mai avuto. Scorre il vino, scorrono le ore, quasi immediatamente. È un intervento di scorrono ricordi e propositi su basi vacue, microchirurgia che dura ben 17 ore! Sem- promesse di appuntamenti che non saran- bra qualcosa di fantascientifico mentre no mai mantenute. È sempre così in quelle Regazzoni me lo racconta al telefono, spie- serate. Ma ad un certo punto Clay comin- gandomi che i risultati dovrebbero vedersi cia a raccontare di aver preso contatti con nel giro di qualche settimana. Intanto mi alcuni ragazzi paraplegici dopo incidenti in dice che alloggia in una suite del Watergate auto e in moto: Hotel, stanza 202. Ed eccomi da lui, all’improvviso, con una «Pensano che sia tutto finito, li ho con- telefonata che gli faccio a sorpresa dall’a- vinti che li riporterò in pista, li farò eroporto di Washington. È felice di rive- correre. Ho parlato con la Federazione dermi e mi attende per la cena, visto che italiana perché si organizzino gare per sono già le 18.00. Prendo un taxi, sosta in persone con disabilità. Adesso ho più albergo per lasciare la valigia e fare una tempo di una volta e mi diverto a fare doccia, poi un altro taxi per il Watergate, queste cose, mi dà una mano Giaco- che è un complesso a due passi dal Con- mo Tansini con altre persone che sono gresso, davanti a un viale di ciliegi in fiore. spinte dalla voglia di rendere l’esistenza Salgo nella suite e vengo accolto da un caos meno scomoda a chi è messo come me». totale. L’appartamento è un gioioso bruli- care di amici ticinesi che conosco da anni. C’è euforia, bicchieri di vino bianco gelato che ruotano vorticosamente. Clay è a let- to, allegro e felice dell’incontro. Gli porgo i giornali dall’Italia, due parole sull’Inter che ha appena giocato. Come va? Lui per tutta risposta toglie il lenzuolo e mi mostra come riesca ad alzare le gambe, alternati- vamente, di una quarantina di centimetri, muovendo le dita dei piedi: «Sono tutti ot- timisti, i medici. Io sono qui, quasi da spet- tatore, a vedere cosa succede». Quando Mariapia scola gli spaghetti e sco- della il ragù, tutti invitano Clay a venire a E improvvisamente tutti ammutoliscono, tavola con le sue gambe. Da un lato lo aiuta perché è comparso un Regazzoni che nes- Pablo Foletti, il cantore delle sue gesta alla suno conosceva. Prima Clay ha regalato agli televisione della Svizzera italiana, dall’al- amici quello che desideravano ascoltare: tro la moglie. Regazzoni muove lentamen- aneddoti, storie di donne della Formula 1, te le gambe, un passo dopo l’altro, sino ad duelli in pista. Poi ha cominciato a dare, e a arrivare al tavolo che è a qualche metro. E dire, quello che gli stava più a cuore. parte un grande applauso come quando ta- Sono le 2.00 e qualche minuto quando si gliava per primo il traguardo. Ma questo è deve ripartire e lo sciagurato amico che un «altro» traguardo. mi aveva accompagnato in auto da Milano intanto se l’è squagliata con la scusa che Notte fonda, credo sia febbraio. Ci tro- la mattina dopo aveva un appuntamento viamo a una cena a Codogno, tra Milano molto presto. È calata una nebbia pazze- e Piacenza, invitati da un club di amici di sca, non mi resta che accettare il passaggio Clay prova la sua Ferrari Daytona Beppe Gabbiani, giovane speranza dell’au- che mi offre Regazzoni su una Bmw serie attrezzata per tomobilismo italiano con alcuni punti di 3 che romba come se fosse pronta per una la guida manuale, Monza, 1981. contatto, nel carattere sereno e nel modo gara. I primi chilometri sono a velocità

XIII Clay Regazzoni ......

Clay corre verso il podio scortato dai carabinieri al GP d’Italia, Monza, 1975.

In basso: Clay posa per una foto accanto a un poliziotto, San Paolo, Brasile, 1973.

ridottissima. Mi rendo conto che non ero sorpasso. Non oso guardare a che velocità più salito su un’auto con lui da quando ave- stiamo andando, non riesco neanche a chiu- va avuto l’incidente. «Si è redento», mi dico, dere gli occhi. Lo supplico di mollarmi dove pensando a luoghi come Rio de Janeiro, du- crede, tornerò a piedi nella notte, ma vivo. rante le giornate del gran premio, tornando Lui sorride: «Guarda, nella nebbia meno ci da un ristorante e attraversando le zone di stai e meglio è!». E in un attimo siamo alla Copacabana, Ipanema e Leblon, senza mai barriera di Milano. Poco dopo sono a casa: fermarsi ai semafori, tirando dritto spe- «Beh, mica avrai avuto paura, lo sai come cialmente col rosso. Cose che non mi fanno guido…». dormire, quando ogni tanto mi tornano alla mente. Altra serata allegra a Bologna, quando an- Eccoci all’autostrada, casello, biglietto e diamo a cena al Diana, sotto i portici, ri- via. Visibilità prossima allo zero, ma Clay storante di grande tradizione e importanti accelera, accelera, accelera. Superiamo frequentazioni. Siamo in tre, ci accomodia- un camion a destra, poi via sulla corsia di mo. Subito dopo, accanto a noi, compaiono altre tre o quattro persone, tra cui Panatta, che è fresco di ritiro dalle scene del tennis. Baci, abbracci, la felicità di ritrovarsi. Unia- mo i tavoli e comincia uno show, fra Clay e Adriano, che non dimenticherò mai. Uno mette a nudo il bello e il brutto della For- mula 1, l’altro del mondo del tennis, con rac- conti di donne famose coinvolte in diversi flirt, di hotel, teatri di avventure boccacce- sche, di viaggi da film di Vanzina, ovvero lo sport visto da un’altra (diciamo così) ango- lazione. Si tirano le solite 2.00, ho con me la borsa da viaggio, avrei dovuto prendere

XIV Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ......

Finale di gara al GP un treno per Milano alle 9.00. Regazzoni, di Gran Bretagna che gentile come al solito, mi offre un passag- lo vedrà conquistare la prima vittoria per gio: «Dai, vieni con me, tra un’ora e mezza la Williams, 1979. sei a casa…». Lo ringrazio, m’invento un ap- puntamento a Bologna per la mattina dopo e trovo subito una camera al Carlton.

«Sai che non mi sono quasi reso conto di aver vinto? Mi è parsa, sulle prime, una cosa normale. Poi stamattina, sve- gliandomi, ho capito che era accaduto qualcosa di straordinario. Sì, con Ferra- ri avevo parlato subito dopo la gara ed era raggiante, così come suo figlio Piero che era a Monza e al quale sono affezio- «Ma sai che sul podio ho dovuto bere nato. Ma adesso, accidenti, ho il mondo una bibita a base di succhi di frutta? che mi sta chiamando al telefono, vedo Una roba schifosa. Non avevo conside- le immagini in televisione, i titoli sui rato che l’alcol fosse bandito a causa giornali…». degli sponsor dell’Arabia Saudita. Non concepisco le vittorie senza lo champa- È il 7 settembre 1970. Regazzoni il giorno gne. Però poi, la sera, si è brindato come prima ha vinto il Gran Premio d’Italia, i si deve…». viali dove passavano le macchine da corsa sono stati invasi dai tifosi impazziti, mai ac- Fu quello il suo ultimo successo prima del caduto negli anni precedenti. Tutti sotto il buio. O prima di un nuovo inizio. podio ad acclamare Clay che dopo sole tre gare di Formula 1 è già sul gradino più alto. * Pino Allievi Tra lui e la Ferrari scoppia un amore vi- Editorialista de «La Gazzetta dello Sport» e scerale. vede in Clay il pilota opinionista della Rai per la Formula 1. Con disposto a tutto, anche a qualche rischio Regazzoni ha seguito per anni i gran premi in di troppo, che può esaltare le sue macchi- ogni angolo del mondo. Vincitore del Premio di ne. Regazzoni vede in Ferrari il massimo giornalismo « Ferrari», è autore di diversi punto di riferimento della sua avventura libri di carattere automobilistico. agonistica. I due parlano molto, scher- zano, litigano, legano. Quando in Ferrari, su consiglio di Clay, approda , l’ingegner Mauro Forghieri, direttore tec- nico, precisa subito che la messa a punto della macchina, con consigli sempre molto mirati, la fa Regazzoni. Ed è un dolore per tutti quando il Mondiale sfugge di mano a Clay all’ultima gara della stagione 1974: improvvisamente la Ferrari non tiene più la strada, è un mistero mai chiarito. Ma Regazzoni non è solo Ferrari. Pas- sa alla Williams e, a 40 anni, regala alla squadra britannica la sua prima vittoria in Formula 1 sul circuito di Silverstone, dove nel 1950 cominciò il Mondiale. Un trionfo, un tripudio ai tempi in cui la Williams era sponsorizzata da un gruppo di aziende arabe, tra cui una società di costruzioni edili di proprietà del padre del tristemente (poi) famoso Osama Bin Laden.

XV

Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... Dietro un grande pilota, un grande uomo

di Cristiano Chiavegato*

A sinistra: Presentazione della Ferrari 312 T sulla pista di Fiorano. Al volante della monoposto siede Niki Lauda, 1976.

In questa pagina: Clay con Niki Lauda ed . Clay Regazzoni ......

Clay sulla Ferrari 312 B, GP Italia, Monza, 1971.

Ricordo il giorno dell’esordio di Regazzoni e mi piacerebbe continuare in questa in Formula 1. Era il 21 giugno 1970, circuito maniera. Il mio sogno sarebbe di vincere di Zandvoort, in Olanda. Non ero presente. a Monza. Lauda potrebbe conquistare il Lo avevo conosciuto a Maranello qualche titolo mondiale e io il gradino più alto del tempo prima e seguii la sua bella prova, podio. Sarebbe fantastico». commentata in televisione da un giovane Mario Poltronieri. Si piazzò quarto nella Un sogno profetico, perché Regazzoni s’im- gara vinta da , risultato ottimo pose nel Gran Premio d’Italia e il campione per un debuttante, in una corsa con 20 par- austriaco conquistò il primo dei suoi tre ti- tecipanti. Ma la prima volta che parlai con toli mondiali. Clay nel corso della carriera Clay fu per un altro evento molto speciale. dimostrò molte doti. Sul piano umano sim- Il 24 agosto 1975, a Digione, in un inedito patia e lealtà, su quello agonistico coraggio Gran Premio della Svizzera, non valido per e determinazione. Qualità dichiarate da il Mondiale, il ticinese vinse con le maniere tutte le persone che lo hanno conosciuto: forti, partendo dalla terza posizione nello compagni di squadra, avversari, direttori schieramento. sportivi e costruttori. Il grande , Lo intervistai subito dopo la festa sul podio: con lui alla Ferrari per tre stagioni, mi ha confessato: «Sinceramente – mi disse – avrei prefe- rito vincere un gran premio di campio- «Saliva in macchina e andava forte. Su- nato. Mi accontento di questo ‘piccolo’ bito. Nel 1970 a Monza la corsa fu mol- della Svizzera con la speranza che sia to combattuta, ma alla fine Regazzoni di buon auspicio per i prossimi a Mon- prevalse su tutti, compreso Stewart che za e in America. Sinora ho avuto troppa era campione in carica. L’atmosfera nel sfortuna e avevo bisogno di un successo circuito era triste per l’incidente mor- che mi tirasse su il morale. Quante volte, tale avvenuto a Rindt nelle prove. L’af- nelle gare che ho disputato, sono stato fermazione di Clay con la mitica 312B in testa o nelle prime posizioni e poi non ricreò anche l’entusiasmo nell’ambiente sono arrivato al traguardo? La Formula 1 ancora frastornato dal luttuoso evento è diventata una scienza esatta: non si ar- del giorno precedente». riva primi se non ci sono tutte le compo- nenti necessarie. Basta una banalità, un rimase impressionato dal piccolo particolare tecnico per ‘andare talento del pilota svizzero. Lo scozzese mi ko’. Purtroppo il pilota conta pochino, è ha raccontato un episodio avvenuto nel la macchina che vince. Ma qui è andata 1972:

XVIII Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ......

Clay percorre la «Come uomo sono stato bene con lui, non è poco. Perché spesso e volentieri corsia dei box con aveva un buon senso dell’umorismo, mi ci sono dei piloti forti che pretendono uno scooter dando un passaggio a Giulio divertiva. Una bella persona. Ma in pi- che la macchina venga adattata alle Borsari, il suo fedele sta era un duro. Al Nuerburgring io gui- loro caratteristiche. Non sempre è pos- capo meccanico. davo la Tyrrell, lui la Ferrari. Il motore sibile. Dovrebbero capire che a volte è A sinistra: della sua monoposto era leggermente necessario fare il contrario. Regazzoni, Clay con Mauro Forghieri al Paul superiore e ogni volta che cercavo di invece, cercava di prendere tutto quello Ricard, Le Castellet superarlo mi sfuggiva. Io ero ancora in che poteva dall’auto sia in Formula 1 sia (Francia), 1971. lizza per il titolo, ma rimasi senza freni e guidando i Prototipi. Alcuni grandi pilo- lui mi accompagnò fuori pista alla curva ti non hanno fatto quello che avrebbero Hatzenbach nell’ultimo giro. Finii sulle potuto perché non erano così. Di quelli barriere. Ero molto arrabbiato, ma in ce ne sono anche oggi». seguito la rabbia divenne amicizia. Clay, un grande uomo, affascinante, una figu- Pietro Corradini, meccanico, fu assunto alla ra positiva per lo sport». Ferrari nello stesso anno in cui Regazzoni debuttò con la Rossa. Lo ha conosciuto mol- L’ingegner Mauro Forghieri è stato il di- to bene, anche perché Clay non si compor- rettore tecnico della Casa di Maranello per tava con gli uomini della squadra come certi quattro dei sei anni in cui Regazzoni ha cor- colleghi, che tenevano le distanze: so con la Ferrari. E lo ha conosciuto molto bene, sotto tutti gli aspetti:

«Clay – mi ha spiegato – era l’emblema di un uomo che sapeva apprezzare tutto quello che la vita gli poteva offrire. Devo dire che spesso antepose il suo modo di comportarsi nel privato a quello che riguardava la sua attività di professio- nista. Non riusciva sempre a separare le due cose. Ma fu un ottimo pilota, un grande pilota. Soprattutto sapeva ade- guarsi alle vetture che gli davamo, il che

«Lui era in Squadra Corse, io all’inizio mi occupavo dei motori, in particolare delle vetture Sport. Nel 1975 lavoran- do sui telai andai proprio nel suo team con Giulio Borsari come capo. Clay era uno di noi, un po’ guascone, uno al qua- le piaceva vivere. Era di compagnia, si stava bene insieme. Amava scherza- re, appena alzava la visiera del casco diventava un uomo normale. Era riu- scito a quei tempi a coinvolgere anche Lauda, che prima pensava soltanto alle macchine. Secondo me e secondo i dati che i tecnici riuscivano ad accumulare, era velocissimo. Più di quanto alla fine non abbia raccolto a livello di risultati. A volte è stato anche sfortunato perché nella lotta ‘ruota a ruota’ non si tira- va indietro. Si divertiva pure in pista. Non era uno di quei piloti che vogliono

XIX Clay Regazzoni ...... fare gli ingegneri. Per noi è stato indi- menticabile, un compagno di merende, coinvolgeva tutti, c’erano anche e Jacques Laffite, si lavorava, si correva e ci si divertiva».

Niki Lauda, considerato da molti un com- puter della pista, dedicato, meticoloso sino all’eccesso, ha ammesso di aver imparato tanto da Regazzoni:

«A Clay, che era un compagno di squa- dra competitivo e molto veloce, devo rifletteva il suo carattere, non tirava mai una cosa importante: mi ha insegnato a su il piede dall’acceleratore. Suscitava vivere, a capire che lo sport, è vero, ri- grande entusiasmo. Purtroppo, perse chiede dedizione. Ma che non è l’unica per colpa nostra il Mondiale del 1974. Ul- cosa per la quale valga la pena vivere. tima gara a Watkins Glen (Stati Uniti), Ci sono anche i sentimenti, l’allegria, Regazzoni era in testa alla classifica alla la spensieratezza. E lui era maestro in pari con Emerson Fittipaldi. Fu incredi- pista per la sua passione, quella ce la bile, Clay partì dietro al brasiliano ma metteva tutta, e fuori perché sapeva co- riuscì a superarlo. Poi ebbe un problema gliere i momenti giusti per alleggerire la alle sospensioni posteriori e il pilota del- pressione e distrarsi». la McLaren, quarto al traguardo, vinse il titolo. Era stato proprio Regazzoni a Luca Cordero di Montezemolo fu direttore consigliare a Ferrari di ingaggiare il gio- sportivo della Ferrari dal 1973 al 1977 e vis- vane Niki Lauda con il quale aveva corso se in prima persona il secondo periodo nel in BRM l’anno precedente. Il Commen- quale Regazzoni gareggiò per il Cavallino, datore voleva prendere il francese Jean- compagno di squadra proprio di Lauda. Pierre Jarier, ma Clay fu convincente. Dopo è stata storia: l’austriaco era un «Di Clay – ha dichiarato – ho solo bei ri- martello e Regazzoni rimase convinto cordi. Mi sembrava quasi uno svizzero che noi avessimo favorito Niki. Ma fu- napoletano. Estroverso, generoso, con rono i risultati a parlare. Lui ce la mise una grande facilità nei rapporti. Una sempre tutta e lasciò la squadra delu- persona simpatica e coraggiosa. In pista so. Alla fine però rimanemmo amici.

In alto: Clay con Luca Cordero di Montezemolo e Niki Lauda, 1974.

Con Niki Lauda in una pausa durante le prove del GP di Monaco, Monte Carlo, 1976.

XX Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... Posso raccontare un aneddoto che lo alimentava in lui una passione straor- riguarda. Un giorno eravamo da Enzo dinaria. Il suo merito più grande, a mio Ferrari e giunse la notizia che il Gover- avviso, è stato proprio quello di essere no stava decidendo sui limiti di veloci- riuscito nell’impresa di rendere accessi- tà. La segreteria si attivò per avere un bile, a una persona disabile, l’ambiente appuntamento a Roma e ci dissero che dei motori, due universi che sino a quel potevamo incontrare il Primo Ministro, momento apparivano distanti. E poi, Giulio Andreotti, alle 15.00. Era quasi era un uomo allegro, mai triste, capace mezzogiorno. Clay mi disse: ti porto io. di affrontare i problemi come una sfida Salimmo su una Ferrari e percorremmo continua, ma in modo sereno. In un cer- l’autostrada da Maranello a Roma in un to senso posso affermare che Clay sia lampo, arrivando in tempo per l’appun- stato un pioniere, un uomo che ha spa- tamento. Io però avevo i capelli dritti... lancato porte che sembravano impossi- era veramente un pilota straordinario». bili da aprire».

Ma il personaggio Regazzoni ha presentato Con Clay Regazzoni ebbi ancora un contat- anche altri volti, quelli forse più veri e uma- to, la sera di quel tragico 15 dicembre 2006. ni. Basta leggere quello che ci ha detto Luca Mi trovavo a Maranello per una cena di Pancalli, ex atleta, Presidente del Comitato Natale. Non sapevo nulla. Mi telefonarono Italiano Paralimpico, divenuto disabile nel dal mio giornale e mi chiesero di andare a 1981 per una caduta da cavallo mentre pra- Parma per scrivere un articolo su quanto ticava il pentathlon moderno: era successo. Arrivai all’Ospedale Maggio- re che era quasi notte. In giro nessuno. Gli amici che lo aspettavano per la riunione del Club Italia si erano già ritirati, affranti, nei loro alberghi. Cercai delle indicazioni, vidi un cartello che segnalava il reparto «ana- tomia patologica». Accanto c’era la camera ardente... una tristezza infinita.

* Cristiano Chiavegato Giornalista professionista. Inviato del quotidiano «La Stampa», ha seguito nei circuiti di tutto il mondo più di 500 gran premi di Formula 1 «Conobbi Clay, dopo il suo incidente tra- e scritto diversi libri sull’automobilismo. mite un amico comune, Stefano Ventu- rini. Insieme fondammo la Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Paten- ti Speciali per offrire nuove opportunità ai ragazzi disabili che volevano cimen- tarsi nella guida ad alto livello e Clay, come suo solito, si tuffò in quell’avven- tura con passione. Era una persona au- tentica, verace e, allo stesso tempo, un po’ a sorpresa per quanto mi avevano raccontato, pignola, professionale, con un modo di fare decisamente svizzero e meticoloso. Da lui ho imparato molto e sento di dovergli molto. Il fatto di poter- Clay con Enzo si impegnare nella disabilità senza ab- Ferrari a Maranello, in compagnia dei bandonare il mondo dell’automobilismo, veterani dei gran che gli apparteneva totalmente e verso premi guidati da Maria Teresa de Filippis. il quale nutriva un amore profondo,

XXI

Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... La vena segreta del cuore

di Cesare De Agostini*

A sinistra: L’intenso sguardo del pilota.

In questa pagina: I resti della Ensign di Regazzoni, rimasto incastrato fra il muretto e le gomme di sbarramento dopo il drammatico incidente, Long Beach (USA), 1980. Clay Regazzoni ......

Clay insieme a Cesare Clay Regazzoni fu il protagonista di un De Agostini, al lavoro tempo votato al mito della velocità pura, per la stesura della sua prima biografia, confortata da una tecnica che stava rag- Lugano, 1983. giungendo risultati prodigiosi. Era il tempo dei piloti-cavalieri, arrembanti nelle prate- rie dei 300 all’ora. Era anche il tempo dei «piloti sciamani» per i quali correre su una pista o su una strada voleva dire uscire dal normale e far- si inghiottire dallo straordinario. Nato come Gian Claudio, vissuti i primi anni come Clyde, diventò infine Clay. Nome breve, veloce, senza complicazioni, adatto a un viso come il suo, da antico greco. articolo, un «numero unico», un libro? Ecco Il 30 marzo 1980, a Long Beach, era in corsa sì, un libro. Il suo libro. in una gara del Mondiale di Formula 1. Alla Al Paraplegiker, in un lungo corridoio con fine di un lungo rettilineo, arrivò in vista di le pareti color aragosta, una porta grigia e una curva da 60, 70 chilometri all’ora. An- pesante portava austeramente un numero, dava a 280. Il piede destro passò velocis- il 204. Al di là, in una camera tutta per sé, simo dall’acceleratore al freno e non trovò c’era lui con addosso tutto il suo passato di nulla. Vuoto, aria, spazio inutile... il pedale campione. non c’era più. La sua Ensign urtò dapprima Ma un dubbio rallentava la determinazione un’auto ferma nella via di fuga, poi una pila e persino la voglia di bussare a quella porta. di gomme, quindi un muretto in cemento e Ci voleva coraggio per affrontarlo e quello infine una rete metallica. non era l’ambiente migliore. Sentì un dolore acutissimo scivolargli sulla Le tre lettere del «204» – il 2, lo zero, il 4 – schiena. Giù giù, là dove il sediolo di plasti- continuavano a essere immobili e severe, ca premeva senza sosta; e poi su su, fino a quasi una sfida per chi volesse oltrepassarle. insidiare il collo. Ne uscì vivo, ma un bef- Il momento di indecisione fu lungo. fardo destino gli cancellò ogni orizzonte, gli Bisognava bussare, girare la maniglia, apri- cambiò perfino il senso della vita: le gambe re la pesante porta, metterlo a fuoco e quin- non erano più capaci di reggerlo. Diventò di guardarlo fisso negli occhi. Ma poi c’era il come un tronco d’albero che riesce a vive- saluto, che doveva essere il più convincente re soltanto per un centimetro di corteccia possibile. attraverso la quale passa, quasi miracolo- Dargli la mano o no? Come si fa a stringere samente, un minimo di linfa. la mano a un uomo inchiodato a una sedia a rotelle? Un braccio che si alza, l’altro che si Un ospedale statunitense si prese cura di abbassa. E poi? lui, poi venne trasferito nella sua Svizzera, Dopo qualche secondo, sotto una spinta ti- al Paraplegikerzentrum di Basilea, dove chi mida e indecisa, accompagnata dal più esile ha riportato gravi lesioni alla colonna verte- dei respiri, la porta si aprì. Un «ciao» risuo- brale cerca di curarsi. nò, eliminando impacci e imbarazzi. Fu un errore. Con nociva ostinazione, lo Non c’era bisogno di guardarlo negli occhi sottoponevano a una ginnastica sbagliata. e superarne la barriera, non si doveva met- Cercavano di convincerlo che tra cammina- terlo a suo agio, scuoterlo, farlo parlare, tut- re e non camminare c’era solo una linea sot- to veniva spontaneo. Avanzò sulla sedia con tile, quasi un capello, come un fiume visto naturalezza, sembrava che da un momento da diecimila metri. all’altro si alzasse e cominciasse a cammi- Fu un succedersi di giorni con uno scorre- nare disinvolto ed elastico, come il mondo re, una profondità e un orizzonte oscuri e lo conosceva. strani, sui quali dominava l’attesa. Ma di Le prime parole, il primo alito nostalgico, che cosa? non fu per i bolidi e nemmeno per le piste Gli restò il ricordarsi e il raccontarsi nel e neppure per la velocità. Fu per i campi da modo più vero e compatto possibile. Un tennis, per la lunga rete trasversale sulla

XXIV Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... quale la palla ogni tanto andava a sbatte- gran premio: calarsi gli occhialoni sul viso. re, per i colpi di racchetta precisi e potenti, I successivi caschi integrali, con il loro ab- per gli scatti che le gambe gli consentiva- bassare e alzare la visiera, non gli procura- no: «Pensa – disse – fare una bella partita vano alcun effetto emotivo. a tennis!». Invece, quel calare gli occhialoni, quell’ag- Guardò nel vuoto qualche secondo, poi ab- giustarseli tra la fronte e gli occhi, era qua- bassò la testa, si osservò le cosce, le ginoc- si una magia capace di cambiarlo, di farlo chia e i piedi: «Vedi, è stato il destino... ma preda di una speciale vibrazione. Diventava perché proprio a me?». Di seguito: rigido, distaccato, polare. Quasi un robot. «Ma sì, un robot» precisò. Le labbra assun- «Una volta sembravo un ragazzo come sero la forma particolare di quando era un tanti altri. Ma dentro cominciava a far- po’ sorpreso, un po’ meravigliato. Grazie a si strada una vena segreta anche a me quel robot, non aveva mai pensato ai rischi stesso, che mi spinse verso una strada affrontati in quarantatré anni, non li esor- con una possibilità su mille di riuscire. cizzava, né li rifiutava. Anche se per gli altri, Credo che questa vena segreta si possa gente ammalata di normalità, erano assurdi. chiamare cuore». Maggio 1965. Ci fu un giorno speciale a Mo- naco, la Monaco del principe Ranieri. Dal Le parole avevano preso la consistenza chia- 1929, ogni anno una gara su un percorso roscura di un pensiero, di un rammarico. cittadino che era ed è tuttora illogico, zeppo Le sue ciglia incorniciavano palpebre e oc- di capricci stradali. Tendente più al sadismo chi assieme a tutto ciò che, nel profondo, automobilistico che a un normale tracciato sostava dentro di lui. di gara. Ma era la voce a colpire. Capace di dondo- Clay lo scoprì quando ancora era un giova- larsi, di imporsi e subito dopo di ricadere in nissimo pilota dalle speranze immancabil- mille risonanze, forse rubate – chissà – ai mente belle, al volante di una piccola mono- 300 all’ora, per lui del tutto familiari. posto di Formula 3. L’impressionante Fu una sorpresa questo riesumare il ten- Cominciarono le prove e la gente vide subi- incidente di Regazzoni nelle prove di nis come sport nostalgico. Ma non aveva to un certo Regazzoni (sconosciuto allora) qualificazione del GP altro? Passò subito all’automobilismo, co- avventarsi sul circuito. Pericolo evidente, di Monaco (Formula 3), dal quale uscirà minciando col dire di essere stato custode rischio estremo, vita persa. Difatti, alla va- miracolosamente di un rigido rituale che lo accompagnava riante del porto, perse il controllo, dirigen- incolume, Monte Carlo, 1968. sempre prima di scattare al «via» di ogni dosi contro il guard rail e al di là il mare.

XXV Clay Regazzoni ......

XXVI Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... Il musetto della monoposto s’infilò sotto e La strada, la pista erano diventate qualcosa non si fermò. Ancora un centimetro e la te- di sfumato che si perde all’orizzonte. Sfu- sta del pilota sarebbe stata tagliata di net- mato, ma non impossibile. Dai gran premi to. Troppo alta per passare sotto. Una pri- di Formula 1 impensabili, era passato a mi- ma fotografia non mente, si vedono uomo e surarsi nei grandi rally, nelle infinite mara- macchina al di qua dell’ostacolo. tone con i camion da gara (la Parigi-Dakar, Ma non mente nemmeno un’altra, scattata per esempio) e persino nei kart. un secondo dopo: è evidente che la stessa Continuava a essere visto come un eroe che testa, lo stesso casco, le stesse spalle erano viveva di estri, di regole tutte sue e di un passate dall’altra parte. carisma naturale che lo rappresentava. Per «Ma io non ricordo di essermi abbassato... il profilo, il carattere, la condotta, il modo Fu comunque un incidente di irruenza.» di vivere giorno dopo giorno; per il sorriso, Anni dopo tentò l’avventura della 500 Mi- per gli scatti d’impazienza, per il suo stesso glia di Indianapolis. Solo quattro curve e destino poteva essere identificato proprio quattro rettilinei. La media sul giro supe- come un eroe moderno. Spavaldo, incisivo, rava i 300 all’ora. A un tratto la macchina si affascinante. mise a volare: «La velocità era tale – sotto- lineò – che non avevi il tempo di accorgerti Passare in pochi metri da quasi 300 a zero di nulla». chilometri all’ora era stata un’esperienza Atterrò incolume e già dopo pochi minuti oltre ogni limite, costata otto mesi al Para- un medico gli posava lo stetoscopio sul to- plegiker, cinque operazioni e oltre 60 ore race: il suo cuore batteva più piano di quan- di anestesia. Tuttavia si reinserì nel giorno do aveva fatto la visita di controllo per es- dopo giorno, pronto a esplorare un’altra sere ammesso a correre sulla grande pista faccia della vita. americana. Un cuore indifferente, staccato Accettare gli inviti che arrivavano a valan- dai nervi, dalla paura, da tutto. Non ci vole- ga, recuperare gli amici, reinserirsi nel caos vano credere. che il vivere impone, muoversi con disinvol- I giorni di colloqui faccia a faccia si susse- tura. Era un ritrovare se stesso, mentre tut- guivano. Solo così fu possibile scavare den- to ai suoi occhi stava diventando una vera e tro di lui, provocarlo, farlo scendere nella propria sfida. zona più intima del suo io. E così il Regaz- «Dovevo rompere il ghiaccio», ricordò. zoni simpatico, estroverso, guascone, poco La prima uscita pubblica avvenne a Bas- a poco sbiadì all’orizzonte, lasciando il po- sano del Grappa, in Italia, il 30 novembre sto al Clay riflessivo, concentrato, obbligato 1980. Si presentava il libro Cisitalia, l’auto- – forse per la prima volta – a fare i conti con mobile più prestigiosa nel dopoguerra ita- se stesso. liano. Un volume nato da un’idea dell’amico Fu in quelle ore che parlò della delusione Nino Balestra, documentato e appassiona- per il modo con il quale la Ferrari l’aveva to scrittore di auto d’epoca. scaricato alla fine del 1976; che sottolineò Al cospetto di un uditorio numeroso e at- l’incredibile comportamento di Frank Wil- tento, Clay esordì così: «Scusate, mi alzerei liams, al quale aveva dato, nel 1979, la prima in piedi, ma non posso». vittoria senza ricevere nemmeno un grazie; che raccontò come il general manager del- la Formula 1, , nel giro di A sinistra: un mese, gli avesse dimezzato la proposta GP del Sudafrica, la BRM di Clay d’ingaggio per averlo alla Brabham dopo un prende fuoco dopo accordo verbale già raggiunto. una collisione con la Surtees di Hailwood «Non accetto, io sono un professionista.» e la Ferrari di Ickx. Poi divenne una di quelle rare creature che Clay privo di sensi è salvato da Hailwood paiono essere venute al mondo pronte non che si getta nel rogo, solo a subire ma anche a testimoniare la Kyalami, 1973. reazione che si deve avere davanti a una A destra: diminuzione feroce come quella che non Rally Londra-Messico su Mercedes, 1995. consente più l’uso delle gambe.

XXVII Clay Regazzoni ......

Clay percorre 15.000 km al volante di un grosso Iveco 110, Parigi-Dakar, 1986.

In basso: Il camion Tatra T815 durante il rally di Tunisia, 1988.

Lungo battimani. Ritornato il silenzio, si Stava emergendo il Gian Claudio Regazzo- riudì la sua voce inconfondibile. Diceva di ni, il giovane degli inizi, che a poco a poco essere diventato un protagonista per uno era diventato Clyde. Quindi Clay, pronun- strano gioco del destino. ciato con la «a». E infine Clay ma intonato come Clei. Nome senza frontiere. «Non si può eludere il richiamo della vita – sottolineò – ogni giorno, molti Era logico che un uomo così si ribellasse handicappati si rivolgono a me per sa- alla sedia per disabili. Era inevitabile che pere come comportarsi, a chi rivolger- si interessasse ai gravi problemi di chi non si, se c’è speranza. Ma purtroppo non può più camminare. Era inevitabile che esiste una strada in grado di condurre pensasse di metterli al volante e i più ido- alla fabbrica dei miracoli.» nei, addirittura, su una pista. Dopo varie «lezioni», scelse sette ragazzi e Stava emergendo un uomo forte al punto di li allineò sull’autodromo di Monza, poche riuscire a riprendere il senso del passato, ore prima che si svolgesse il Gran Premio il controllo del presente e la speranza nel d’Italia. Anfiteatro migliore non esisteva. In futuro. testa ai sette c’era lui, il Clay considerato da tutti come svizzero-italiano, che non aveva esitato a mettere in gioco nome e destino. Prima del «via», il briefing, come lo chiama- no, fu semplice e chiaro: «Ragazzi – disse – non dobbiamo dimostrare niente a nessuno. Al volante siamo uomini come gli altri». Naturalmente scattò subito in testa, segui- to dai ragazzi che aveva preparato. Fu uno straordinario show, inedito in Italia. Rifece amicizia con i motori, con le ruote, con i volanti, con i caschi e le tute ignifughe. Raggiunse un armistizio con i dottori e un «patto» globale con le sue gambe.

XXVIII Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ......

A destra: La sfida era cominciata, ora bisognava por- Clay sulla Lancia tarla al limite. Aurelia B20 (in coppia con Cesare Pensò a qualcosa che aveva il carattere De Agostini) alla dell’assoluto, il rally più famoso al mondo: Mille Miglia, 1985. l’«impossibile» Parigi-Dakar, l’imprevisto allo stato puro, l’ultima vera avventura a

In basso: motore dei nostri tempi. Clay presso Furono ventidue giorni in cui la somma dei l’autodromo romano di Vallelunga, sede chilometri percorsi alla guida del camion della scuola per piloti Iveco 110 numero 627 era stata equivalente disabili, con l’Alfa Romeo 1.3 TI con a 50 gran premi. comandi di guida Tre settimane in cui visse il respiro, il ven- al volante, 1984. to, il sole del deserto, mescolati al caldo torrido del giorno e all’incredibile freddo gara che riuniva campioni, mezzi campio- della notte. ni, gentlemen e autisti della domenica. Non si trattava di una corsa di velocità ma di «Mentre vai – notò – soffri, imprechi e regolarità, diciamo, un po’ spinta. ti convinci di essere coinvolto in qual- Ai vari controlli, la gente lo riconosceva, si cosa di impossibile, di irrazionale. Co- avvicinava alla sua macchina e la bloccava munque, da vinto o da vincitore, il mio applaudendo, lanciando urla di incoraggia- scopo era arrivare a Dakar, in gara o mento, battendo forte i pugni sul tettuccio. fuori gara.» Tanta gente era ammassata ai bordi della strada; uomini, donne, vecchi, bambini. Ma Capace di sintesi, con due parole centrò il c’erano anche i gruppi organizzati di spor- senso ultimo di quei pazzi giorni: immensi- tivi che agitavano bandiere e striscioni, tà e inquietudine. inalberando cartelli che esprimevano una Era evidente che stesse scrivendo, pagi- grande passione. na dopo pagina, il nuovo albo d’oro di una «Sul passo della Futa, lo sguardo mi cadde seconda carriera automobilistica, estesa a su uno di quei cartelli. Portava disegnato ogni mezzo con quattro ruote e un motore, un cuore e due parole: ‘Grazie, Clay’». dai camion ai kart. Rimaneva un rammarico, quello di non * Cesare De Agostini aver potuto disputare la Mille Miglia nella Giornalista e scrittore, è considerato sua versione originale. il maggior conoscitore di Tazio Nuvolari. «Non ho mai smesso di sognare quei 1600 Nel 1983 ha vinto il «Bancarella sport» chilometri percorsi a tutta velocità sulle e il «Premio CONI». strade di mezza Italia. Non ho fatto in tem- po, sono nato troppo tardi.» Più volte partì da Brescia per arrivare a Brescia dopo aver raggiunto Roma. Si trat- tava della rievocazione storica della mitica

XXIX

Clay Regazzoni ......

Doppia pagina Bibliografia essenziale passione per la velocità affianca fin da subi- precedente: De Agostini, Cesare, E la corsa continua, Sper- to la straordinaria capacità imprenditoria- Clay su Ferrari 312 T2, Monte Carlo, ling & Kupfer, Milano, 1988. le: ha vinto il Trofeo della Montagna (1963- 1976. De Agostini, Cesare, Regazzoni. È sempre que- 1964) e si è piazzato secondo in quello di stione di cuore, Giorgio Nada Editore, Vimodrone, velocità su pista (1964). Ha gareggiato anche 2011. in Formula 2 con la Ferrari «Dino». È stato Hilton, Christopher, Regga: the Extraordinary pilota ufficiale fino al 1970, ma ha smesso Two Lives of Clay Regazzoni, Haynes Publishing, completamente soltanto nel 1983. Sparkford, Somerset (UK), 2008. Regazzoni, Clay – De Agostini, Cesare, È que- Corradini, Pietro (n. 1947), storico capo mec- stione di cuore, Sperling & Kupfer, Milano, 1982. canico della Ferrari, per la quale ha comin- ciato a lavorare nel 1970. Filmografia «Destin: Clay Regazzoni», film-documentario Ecclestone, Bernie (n. Ipswich, 1930), pi- realizzato da Antoine Bordier, TSR 1997. lota e imprenditore britannico. Nel 1974 è stato tra i fondatori della FOCA (Formula Sitografia One Constructors Association) e della FOA www.clayregazzoni.com (Formula One Management), società che ac- www.clubclayregazzoni.it quisiscono e gestiscono i diritti televisivi del www.irp.ch Campionato di Formula 1.

Ensign, scuderia britannica di Formula 1 Per saperne di più fondata da Morris Nunn nel 1973.

Ferrari, Enzo, (Modena, 1898-1988), fonda- Andretti, Mario (n. Montona, 1940), pilota tore nel 1929 a Modena della prestigiosa automobilistico statunitense di origini italia- . Per la formidabile car- ne. Nel 1969 si è aggiudicato la 500 Miglia riera ha ricevuto numerose onorificenze di Indianapolis e l’anno dopo, in Formula 1 fra cui nel 1952 la nomina di Cavaliere del con la March, ha tagliato per la prima volta lavoro e nel 1979 di Cavaliere di Gran Croce il traguardo in Spagna arrivando terzo. Nel della Repubblica italiana. 1978 ha conquistato il Mondiale di Formula 1. Fittipaldi, Emerson (n. San Paolo del Brasi- Borsari, Giulio (Montale, 1925-2013), mec- le, 1946), pilota automobilistico brasiliano, canico di Maserati e Ferrari, fondatore e campione del mondo di Formula 1 nel 1972 presidente del Club Meccanici Anziani di (su Lotus) e nel 1974 (su McLaren). Nel 1989 Formula 1. Dal 1974 al 1976 ha guidato la ha vinto la 500 Miglia di Indianapolis e il squadra addetta all’assistenza della mono- Campionato di formula Indy. posto di Clay Regazzoni. Foletti, Pablo (Lugano, 1937-1998), giornali- Brabham, scuderia di Formula 1 fondata nel sta, telecronista e scrittore dell’automobili- 1962 dall’ex campione del mondo (1959 e smo. È stato uno dei fondatori di Esposauto. 1960) Jack Brabham e dal tecnico Ron Tau- ranac. Si è imposta in quattro edizioni del Forghieri, Mauro (n. Modena, 1935), inge- Campionato mondiale di Formula 1 (1966, gnere italiano, progettista di auto di For- 1967, 1981, 1983). mula 1, direttore tecnico della scuderia Fer- rari dal 1962 al 1971 e dal 1973 al 1984. Sotto BRM, , team inglese di la sua guida il Cavallino conquistò quattro Formula 1. Ha vinto 17 gran premi ed è stato titoli mondiali piloti. Campione del Mondo Costruttori nel 1962. Gabbiani, Giuseppe (detto Beppe, n. Piacen- Casoni, Mario (n. Finale Ligure, 1939), pre- za, 1957), pilota automobilistico italiano, ha sidente delle Piccole industrie italiane e vi- gareggiato anche in Formula 1 nelle stagioni cepresidente di Confindustria. Alla grande 1978, 1979 e 1981.

XXXII Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ......

Hailwood, Mike (Oxford, 1940-Birmingham, anni dal 1967 al 1971. È stato uno dei fonda- 1981), soprannominato «Mike the Bike» per tori di Esposauto. la sua eccezionale predisposizione alla gui- da di motoveicoli, è considerato uno dei più Nunn, Morris (n. 1938), ingegnere britanni- grandi campioni di motociclismo di tutti i co, fondatore e proprietario negli anni Set- tempi. Fra il 1961 e il 1967 è stato nove volte tanta della Ensign, scuderia di Formula 1. campione del mondo di motociclismo. In se- guito si è affermato anche in campo automo- Pancalli, Luca (n. Roma, 1964), pentatleta, bilistico, diventando uno dei pochi sportivi nuotatore, dirigente sportivo e politico ita- in grado di competere nelle serie maggiori liano. Dopo un grave incidente durante una sia su motoveicoli sia su autoveicoli. gara di equitazione (1981) che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, ha continuato a prati- Ickx, Jacky (n. Bruxelles, 1945), formato- care sport ad altissimo livello, partecipando si nel motociclismo, ha corso in Formula 1 a quattro edizioni dei Giochi Paralimpici e dal 1966 al 1979, conquistando otto vittorie, vincendo otto ori, sei argenti e un bronzo. 13 pole position, 14 giri veloci e quattro hat trick. Vicecampione del mondo nel 1969 su Poltronieri, Mario (Milano, 1929-2017), gior- Brabham e nel 1970 con la Ferrari, è con- nalista, pilota automobilistico e telecronista siderato uno dei migliori piloti di sempre a sportivo, è stato per quasi 25 anni la voce non aver vinto il titolo mondiale. della Formula 1 sulla RAI.

Jabouille, Jean-Pierre (n. Parigi, 1942), pi- Rindt, Jochen (Magonza, 1942-Monza, 1970), lota automobilistico francese, ha vinto due pilota automobilistico austriaco, campio- gran premi di Formula 1 nel 1979 e nel 1980, ne del mondo di Formula 1 nel 1970, unico è stato campione europeo di Formula 2 nel corridore a cui sia stato assegnato il titolo 1976. È conosciuto anche per essere stato mondiale dopo la morte. il primo pilota a portare alla vittoria la Re- nault F1 (1977). Stewart, Jackie (n. Milton, Fife, 1939), pilo- ta automobilistico britannico, vincitore del Jarier, Jean-Pierre (n. Charenton-le-Pont, Campionato mondiale conduttori di Formu- 1946), pilota automobilistico francese di For- la 1 negli anni 1969, 1971 e 1973. mula 1, campione europeo di Formula 2 nel 1973. Le migliori occasioni di vittoria le ebbe Tyrrell, scuderia di Formula 1 fondata alla però con la Lotus, quando nel 1978 fu chia- fine degli anni Sessanta da Ken Tyrrell. Ha mato a sostituire , morto vinto 24 gran premi e nel 1971 il Campionato dopo l’incidente al Gran Premio d’Italia. mondiale costruttori; in questo stesso anno il suo pilota Jackie Stewart ottiene anche Laffite, Jacques (n. Parigi, 1943), pilota au- il titolo piloti. Quasi sull’orlo del fallimen- tomobilistico francese, campione europeo to dopo un lungo declino conclusosi con la di Formula 3 nel 1973 e di Formula 2 nel stagione 1998, è stata rilevata dalla British 1975. Ha fatto il suo esordio in Formula 1 nel America Racing. 1974 e vi è rimasto fino al 1986 (ottenendo in tutto sei vittorie), anno in cui si è dovuto Williams, Frank (n. Southshields, 1942), ritirare a causa di un grave incidente. At- pilota automobilistico britannico, si è affer- tualmente fa il commentatore sportivo per mato in seguito come costruttore di auto la televisione francese. sportive, fondando una scuderia (Williams Grand Prix Engineering Limited) che ha Moser, Silvio (Zurigo, 1941-Locarno, 1974), esordito in Formula 1 nel 1973, aggiudican- pilota svizzero di fama internazionale. In- dosi per nove volte il Campionato mondiale dimenticabile la stagione del 1967 grazie costruttori. alle vittorie alla Temporada argentina e al Campionato europeo di Formula 3. Fu Fonti: www.treccani.it, www.sapere.it il primo ticinese a conquistare punti nel Campionato mondiale di Formula 1 negli

XXXIII XXXIV Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... Clay Regazzoni: il ricordo di un campione

«Clay? Che bella persona! È stato con noi, «Un tipo fantastico, era bello stare con Clay in due riprese, per sei anni, lasciando un sia in pista sia fuori dalle piste: trasmetteva incancellabile ricordo. La sua scomparsa è sempre ottimismo, serenità. E non si arren- stata un enorme dolore, perché Regazzoni deva mai, anche quando le cose non anda- era uno di noi, della famiglia. Mio papà lo vano per il meglio. In pista sapeva esaltare, richiamò nel 1973 poichè lo stimava moltis- perché era inarrendevole, coraggioso. Non simo e gli piaceva quel suo modo disincan- aveva paura di niente, dopo incidenti spa- tato di concepire le corse, tipico dei piloti di ventosi impiegava un attimo a ritrovare il una volta, quelli dei suoi anni, in cui corag- sorriso. Il fatto che parlasse la nostra stes- gio, spavalderia e bravura erano all’ordine sa lingua e fosse comunicativo, ci facilitò del giorno. Clay, poi, era molto socievole e le cose, specialmente quando si trattava di con mio padre discuteva di tutto, dal calcio mettere a punto le macchine. Clay, nei test, alle donne. Come dimenticare che fu lui a andava facilmente al limite e questo ci per- caldeggiare l’ingaggio di Niki Lauda? Fu metteva di scoprire subito i punti deboli, ma un gesto di lealtà, anche se poi da compagni anche quelli forti, di ogni vettura. Era otti- di squadra si confrontarono senza esclusio- mo nella messa a punto, ovviamente, ed era ne di colpi. E a proposito del Mondiale che un grande lavoratore. Il ricordo più bello? Regazzoni perse nel 1974, devo ribadire che La vittoria a Monza nel 1970, con la folla non ci fu alcuna congiura ma solo circostan- che invase la pista e noi, ai box, ad abbrac- ze sfortunate legate a scelte di assetti e altri ciarci.» dettagli tecnici. Con me, Clay ebbe rapporti splendidi, improntati all’amicizia con un Mauro Forghieri tocco di cameratismo. Grandissimo pilota, Nato a Modena nel 1935, ha dedicato grandissimo uomo.» la propria vita all’automobilismo. Ingegnere, progettista di auto di Formula 1, direttore A sinistra: Piero Ferrari tecnico della scuderia Ferrari per diversi Clay vincitore sul podio nella Corsa Nato a Castelvetro di Modena nel 1945, anni, sotto la sua direzione il Cavallino ha dei Campioni, imprenditore e dirigente sportivo, conquistato quattro titoli mondiali piloti. Brands Hatch (Gran Bretagna), 1971. è l’unico figlio vivente di Enzo Ferrari.

In alto a sinistra: Con Enzo Ferrari.

In alto a destra: Con Mauro Forghieri.

XXXV

Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... Mio padre Gian Claudio, per tutti Clay

di Alessia Giorgetti Regazzoni*

A sinistra: Regazzoni con la famiglia, sulla terrazza della casa di Cassarate - Lugano, 1970.

In questa pagina: Clay tiene per mano il figlio Gian Maria, 1970. Clay Regazzoni ......

Clay sul mitico Velosolex con la famiglia al completo, Cassarate - Lugano, 1970.

Tutti hanno conosciuto Clay ma Clay era la ha donato speranza a chi pensava che un versione pubblica di papà. Io, invece, voglio handicap impedisse una normale vita quo- parlarvi di Gian Claudio, in gran parte ri- tidiana. masto all’ombra di Clay ma che per me e la mia famiglia era più importante. Se Clay era il playboy del paddock, Gian Claudio era l’uomo di famiglia, il marito, Se Clay era l’uomo mondano, Gian Claudio il papà. Lontano, ma sempre vicino. Gian era l’uomo di fede plasmato dall’educazio- Claudio è stato sempre presente. Se avevo ne severa dei suoi genitori. La fede che lo un problema, lui c’era. Se avevo un contrat- aveva guidato nella seconda parte della sua tempo, una difficoltà, lui mi aiutava con vita, quella da paraplegico, e che gli ave- quel suo ottimismo che tendeva a guardare va suggerito una morale: «Se è capitato a oltre; ma anche con la sua durezza e la sua me, è perché sono un uomo famoso e posso meticolosità ci ha insegnato a non arren- essere di esempio al mondo dei disabili». derci mai, a impegnarci per realizzare i no- Il concetto di integrazione per lui era una stri sogni. Ci insegnava a vivere nella sem- priorità. Con la sua grinta, ha fatto capire a plicità, a essere contenti delle piccole cose molte persone in sedia a rotelle che avreb- perché nelle piccole cose trovi la serenità. bero potuto avere una seconda chance nel- la vita. Vedere un paraplegico che affronta Clay firmava i contratti. Gian Claudio non corse proibitive come la Parigi-Dakar ti dà aveva mai voluto un manager, e si fidava automaticamente un segnale di forza, ti fa ciecamente della mamma per amministra- venire voglia di lottare. re i suoi guadagni, ma anche per l’educa- zione dei figli e per il buon andamento della L’incidente di Long Beach non ferma l’uo- casa. Ci insegnava a non aver paura, per- mo Gian Claudio e nemmeno il pilota Clay, ché diceva che la paura è fatta di niente. anzi gli offre la possibilità di aprire un nuo- La parola «problema» per lui non esisteva: vo affascinante capitolo della sua vita. Il per lui i problemi erano solo piccoli ostaco- suo spirito indomito e senza paura di nien- li da risolvere. Mio fratello e io sapevamo te e di nessuno gli permette di superare che avrebbe assecondato le richieste più il trauma psicologico, oltre a quello fisico. impensabili anche se la sua ultima frase sa- Senza mai piangersi addosso, senza esse- rebbe comunque stata: «chiedete alla mam- re considerato un caso umano. S’impone ma». In tal senso c’è un curioso aneddoto, nuovamente e ulteriormente come «perso- accaduto durante l’estate del 1980: mentre na» di fronte a tutti. In questa nuova veste il papà si trovava al Paraplegikerzentrum

XXXVIII Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... di Basilea per la rieducazione, Gian Maria Questo è il nostro Gian Claudio, che ripo- e io eravamo in vacanza studio nella Sviz- sa non a Hollywood o a Monte Carlo, ma zera francese. Lì abbiamo avuto l’occasio- nel cimitero di Porza, sopra Lugano. Il suo ne di fare un giro sul lago Lemano a bordo porto tranquillo, là dove tutto, anche la di un piccolo aereo Piper, solo che serviva passione per le auto nel cortile di casa, era l’autorizzazione dei genitori. Dall’ufficio del cominciato. direttore chiamai Basilea, ma invece di ri- spondere papà, prese la chiamata la mam- E, last but not least, grazie a Clay, o a Gian ma e cominciò a urlare, chiedendoci come Claudio, fate voi. Per il quale continuiamo mai avesse potuto venirci in mente quell’i- la sua battaglia con la raccolta di fondi per dea. Ma sapendo, in cuore mio, che papà aiutare la ricerca sulla paraplegia. Il cuore sarebbe stato d’accordo (perché un’occa- e l’anima, il motore trainante è sempre la sione di questo genere non ti si presentava mia cara mamma. tutti i giorni) dissi al direttore che eravamo autorizzati a quella gita! Di tutta la scuola * Alessia Giorgetti Regazzoni partimmo solo noi due! Figlia di Clay

Clay era quello che si era trasferito a Mon- te Carlo per motivi fiscali, ma Gian Claudio era quello che aveva la sua patria nel cuore, che si commuoveva sentendo l’inno svizze- ro o che faceva il tifo per un atleta o una squadra rossocrociata.

Clay era stato protagonista di un addio burrascoso con la Ferrari, ma poi Gian Claudio aveva curato un dolce scambio di corrispondenza con il Commendator Fer- rari per trasmettergli riconoscenza e gra- titudine.

Clay e Gian Claudio, purtroppo, divisi anche nell’epilogo: così coraggioso a 300 all’ora Clay, e morto in uno stupido incidente a 80 all’ora Gian Claudio.

Con i figli Alessia e Gian Maria, Cassarate - Lugano, 1970.

XXXIX Clay Regazzoni ......

XL Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ...... Clay Regazzoni Memorial Room

Quando, il giorno prima di morire, mio pa- vado al ristorante con un amico capita dre acquistò un terreno nel quartiere di ancora che il cameriere prenda gli or- Pregassona a Lugano, certo non avremmo dini da chi mi accompagna. È una cosa immaginato la creazione di un Memorial che non sopporto. Una sottocultura Room in suo ricordo. Mia mamma ben che è tempo di cambiare perché se uno presto pensò che non sarebbe stato male non cammina non vuol dire che non allestire, proprio in quel luogo, una stan- pensa, anzi, spesso pensa anche meglio za dove raccogliere vetture, fotografie, e di più. Non parliamo poi della que- caschi, trofei e oggetti appartenuti alla stione ‘barriere architettoniche’ che è sua carriera automobilistica. Il Memorial soprattutto una carenza culturale». Room sarebbe diventato in seguito il ponte tra il ricordo di Clay e l’idea che lo aveva accompagnato nella seconda parte di vita. La lotta a favore dei paraplegici, la preven- zione per avere meno incidenti sulle stra- de, la certezza che una vita non finisce nel momento in cui ci si trova su una sedia a rotelle. Una attività che lo aveva assorbito e che aveva portato avanti con la grinta e la spettacolarità che tutti i suoi tifosi e gli appassionati gli riconoscevano al volante di una Formula 1. Lo stesso entusiasmo, lo stesso coraggio, la stessa voglia di vivere, la stessa positività, la stessa allegria per una buona causa. I ricordi, dicevamo. Innanzitutto c’è la Ferrari 312 B3, quella con cui papà diven- Ricordo i primi corsi con vetture adattate ne vicecampione del mondo nel 1974. Ce la con comandi speciali. La gioia negli occhi consegnò un collezionista svizzero: pensa- quando raccontava l’entusiasmo dei suoi va che qui potesse stare molto meglio che allievi. Il Memorial Room è quello che ci a casa sua! Poi c’è la Tecno con cui vinse il consente di proseguire quella battaglia Campionato europeo di Formula 2 nel 1970. tramite un lavoro di divulgazione, di pre- E le tre sue vetture preferite adattate con venzione e di raccolta fondi. Lavoriamo in i comandi al volante: una Ferrari Daytona, collaborazione con istituti scolastici e varie una Ferrari F40 e una Mustang con cui associazioni. Con la certezza, confermata girava in città oppure nelle rievocazioni e dall’esperienza, che una lezione ai ragazzi nelle manifestazioni di vario titolo. Ci sono sulla sicurezza stradale e sul mondo della le fotografie. Tante. Tutte corredate di di- paraplegia, tenuta nel Memorial Room, ha dascalia, alcune familiari. Sulle pareti le tutto un altro impatto sui giovani, rispetto gigantografie che raccontano cosa è stato a quanto potrebbe averne tra le quattro Clay per gli appassionati. Il salto al Nür- mura di un’aula. Mi ricorderò sempre quel- burgring con la B3, durante il Gran Premio

A sinistra: lo che diceva mio papà: di Germania del 1974 che vinse, e poi una Una selezione dei foto bellissima: lui, dopo aver vinto il GP molti trofei conquistati da Clay Regazzoni «Lo Stato dovrebbe educare le gene- d’Italia del 1975, che corre a piedi verso il nell’intensa carriera. razioni più giovani, bisogna insegnare podio, senza casco, sorridente, mentre una

A destra: il rispetto degli altri e i princìpi impor- folla entusiasta lo insegue come la scia di Un’immagine tanti fin dall’asilo, per fare dei bambini una cometa. Ci sono i trofei, anche quello del Memorial Room di Lugano. di oggi dei bravi adulti di domani. Se da vincitore che il compagno Jackie Ickx

XLI Clay Regazzoni ...... Liberare le persone dalla sedia a rotelle era il sogno di Clay e insieme a mia mamma abbiamo voluto fortemente dare continui- tà a questo suo progetto di aiuto e sostegno alla paraplegia iniziato oltre trent’anni fa. Il Clay Regazzoni Memorial Room è un’i- niziativa senza scopo di lucro finalizzata a sostenere la ricerca scientifica e l’assisten- za delle persone paraplegiche attraverso il «Club Clay Regazzoni – Aiutiamo la Para- plegia» (unica associazione autorizzata da mio papà nata nel 1994) e la «Fondazione Internazionale per la Ricerca in Paraple- gia – IRP» di Ginevra di cui mio papà è sta- gli regalò dopo che gli aveva ceduto una to cofondatore nel 1995 e successivamente vittoria. Mi viene da sorridere pensando membro di comitato. che Clay un giorno era saltato fuori con una idea bizzarra: far fondere dal gran- Infine chiudo dicendo che il Memorial de scultore César tutti i trofei che aveva Room per me è indubbiamente un posto e farne uno solo gigante. Dove lo avrem- speciale, dove respiro aria di casa. Forse mo messo? Poi ci sono i caschi. Il primo è anche per quella gigantografia di papà sor- quello della Tecno con la visierina rossa ridente, che sembra seduto sul divano di sulla quale spicca la croce elvetica. Il se- casa dove mi raccontava le sue avventure condo è leggermente più personalizzato e mi insegnava a essere sempre positiva ed è forse il più importante perché lo in- e ad affrontare il futuro con entusiasmo. dossava la prima volta che vinse a Monza Sempre in controsterzo. nel 1970. Poi i caschi integrali. Mio papà fu uno degli ultimi piloti ad adottare il casco integrale perché calare gli occhiali prima della partenza era un gesto al quale si era affezionato.

Con le visite che organizziamo al Memorial Room cerchiamo di avvicinare i visitatori alla dimensione umana dello sport moto- ristico, di generare interesse e curiosità verso l’esperienza di papà, di rendere con- sapevoli dell’importanza dell’attenzione alla sicurezza stradale e di illustrare dati e informazioni relativi alla paraplegia in generale. Alessia Giorgetti Regazzoni Il materiale audiovisivo disponibile attra- Prenotazioni e visite: verso un monitor in sala permette di sin- Tel.: +41 91 972 68 33 tetizzare e armonizzare la comunicazione E-mail: [email protected] dei concetti e dei valori determinanti nella www.clayregazzoni.com vita sportiva di Clay. In alto: Le coppe e i trofei Nei nostri incontri con le scolaresche pos- di Clay custoditi nel siamo avvalerci di preziose collaborazioni Memorial Room. come quella di Alvaro Franchini, rappre- Tre generazioni alla sentante della Polizia Cantonale (educazio- guida del Memorial Room: la moglie ne alla sicurezza stradale), e di Giampaolo Mariapia, la figlia Donghi, rappresentante del gruppo InSu- Alessia con la piccola Sofia e Gian Maria. perAbili (sensibilizzazione alla paraplegia).

XLII Il coraggio del pilota, la generosità dell’uomo ......

Clay pronto per una nuova sfida con la Ensign, 1977.

Citazioni parte numerica e retrocopertina Ringraziamenti La ricerca e la selezione delle citazioni che corre- Si ringraziano per le immagini messe cortesemente dano la parte numerica e il retrocopertina sono a disposizione: state curate da Pino Allievi e Alessia Giorgetti - Archivio de «La Stampa», Torino. Regazzoni. - Mariapia Regazzoni, Lugano.

Crediti fotografici Note parte numerica e retrocopertina I testi non impegnano la BPS (SUISSE) e rispec- © LiveGP: retrocopertina. chiano il pensiero degli autori. © Actualfoto: p. 38 (colori). © Archivio Famiglia Regazzoni: p. 20 (b/n). BPS (SUISSE) rimane a disposizione dei deten- © Collezione Adriano Cimarosti: p. 30 (b/n). tori dei diritti delle immagini i cui proprietari © Getty Images: p. 8 (colori), p. 20 (colori). non sono stati individuati o reperiti, al fine di © Olympia: p. 13 (b/n). assolvere gli obblighi previsti dalla normativa © Rainer W. Schlegelmilch: pp. 4-5. vigente. © Roger Swan: p. 8 (b/n). © Studio Ercole Colombo: pp. 13 (colori), 14 (colori e b/n), 30 (colori).

Crediti fotografici parte culturale dedicata a Clay Regazzoni © Actualfoto: pp. XIX (con G. Borsari), XXVI. © Collezione Adriano Cimarosti: p. XXII. © DPPI, Paris: p. I. © Foto Moisio: p. XXXV (con M. Forghieri). © Getty Images: p. XXV. © Gianni Vescovi: pp. XXX-XXXI. © Loris Di Girolamo: p. XL. © PCE Vaduz: p. XXXIV. © Roger Benoit: p. XIV (Clay in Brasile). © Studio Ercole Colombo: pp. IV, X-XIII, XV, XVIII, XX (con N. Lauda), XLIII.

Le restanti fotografie sono state fornite dall’Archivio Famiglia Regazzoni.

XLIII Clay Regazzoni ......

A CURA DI Andrea Romano in collaborazione con Lucas Häfliger

EDITING Alessandra Dolci

PROGETTO GRAFICO Petra Häfliger Lucasdesign, Giubiasco