Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113 Studio di Impatto ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – (VI)

CAPITOLO 0

Introduzione

Capitolo 0 - Introduzione 0 - 1 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113 Studio di Impatto ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

Sommario

1 Introduzione ...... 3

2 Localizzazione dell’intervento ...... 5

3 Metodologia adottata ed obiettivi dello studio ...... 6

3.1 Obiettivi dello studio ...... 7

Allegati - Corografia - Ortofoto - Estratto Carta Tecnica Regionale - Estratto catastale

Capitolo 0 - Introduzione 0 - 2 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113 Studio di Impatto ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

1 Introduzione

La Società Futura S.r.l. è stata legittimata all’esercizio dell’impianto in oggetto, sito in via Lungochiampo n. 113 a Montebello Vicentino, con provvedimento della Provincia di n.186/Suolo Rifiuti/2011 del 29/12/2011, prot. 90240.

A seguito dell’espletamento della procedura di verifica di assoggettabilità alla V.I.A., con provvedimento n.44/Suolo Rifiuti/2012 del 21/03/2012, prot. 23262, sono state integrate le operazioni D13, D14 e D15 esclusivamente per i rifiuti identificati con codice C.E.R. 20.03.01 e 20.03.07 (rifiuti da raccolta urbana).

Successivamente, con provvedimento n.198/Suolo Rifiuti/2013 del 23/12/2013, prot. 93241, che annulla e sostituisce il precedente provvedimento n.44/2012, l’elenco dei rifiuti conferibili all’impianto è stato integrato con rifiuti costituiti da R.A.E.E. (inclusi rifiuti pericolosi), per i quali è consentita la sola operazione di messa in riserva (R13).

A seguito di una ulteriore procedura di verifica di assoggettabilità alla V.I.A., relativa all’installazione di due linee destinate al trattamento di rifiuti per la produzione di C.D.R./C.S.S., la Società ha ottenuto l’integrazione di tali attività di recupero (R3) con provvedimento autorizzato con Deliberazione del Commissario Straordinario della Provincia di Vicenza n.145 del 19/08/2014. A seguito della conclusione del collaudo della linea per la produzione di C.D.R./C.S.S., che ha comportato piccole variazioni impiantistiche in corso di collaudo, lo stabilimento ha ottenuto una nuova autorizzazione, che annulla e sostituisce la precedente, con provvedimento n. 148/2015 del registro Acqua Suolo Rifiuti, del 28 agosto 2015 (prot. 58168).

Attualmente la Società è quindi autorizzata ad effettuare le attività di deposito preliminare (D15), ricondizionamento preliminare (D14), messa in riserva (R13), selezione e cernita (R12) e recupero (R3) di rifiuti speciali.

La vigente autorizzazione concede la possibilità di gestire i seguenti quantitativi di rifiuti:

. quantitativo massimo di rifiuti non pericolosi stoccabili in impianto (comprensivo di rifiuti in ingresso, rifiuti oggetto di selezione e rifiuti prodotti dall'impianto) pari a 990 tonnellate;

. quantitativo massimo di rifiuti sottoposti a trattamento (operazioni R12 – R3 - D14) pari a 96 tonnellate/giorno (24.000 tonnellate/anno);

. quantitativo massimo di rifiuti accettabili all'impianto (operazioni R13 – D15 - R12 – R3 – D14) pari a 120 tonnellate/giorno (30.000 tonnellate/anno);

Capitolo 0 - Introduzione 0 - 3 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113 Studio di Impatto ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

La presente richiesta, per cui si prevede l’assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale, comporta l’aumento del quantitativo massimo giornaliero di rifiuti accettabili all’impianto e sottoposti a trattamento, per un valore pari a 300 ton/giorno (90.000 ton/anno), di cui non più di 74 ton/giorno destinate alla produzione di CDR/CSS.

Si richiede inoltre autorizzazione alla stoccaggio nella porzione di capannone attualmente utilizzata unicamente per lo stoccaggio delle M.P.S., denominata settore C, per un totale di 2500 ton, restando invariato il quantitativo di 990 ton stoccabili presso i settori A e B, secondo quanto già autorizzato.

Non si prevede alcuna modifica ai trattamenti già autorizzati né il trattamento di codici CER diversi da quanto autorizzato.

Non si prevede, inoltre, di apportare alcuna modifica agli impianti esistenti, se non l’inserimento di un lettore ottico finalizzato a migliorare le capacità di selezione del materiale sulla linea di selezione manuale e riduzione volumetrica, aumentando la possibilità di recupero dei prodotti in uscita.

Capitolo 0 - Introduzione 0 - 4 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113 Studio di Impatto ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

2 Localizzazione dell’intervento

L’area dell’impianto di recupero ricade nella porzione settentrionale del Comune di Montebello Vicentino, circa 700 metri a sud del confine con in destra idrografica del torrente . La zona risulta identificata all'interno della Carta Tecnica della Regione del , Elemento n.125092, scala 1:5000, denominato "Montebello Vicentino".

L’impianto è localizzato all’interno di un capannone che si sviluppa su una superficie di circa 5400 m² ed è catastalmente identificata nel Comune di Montebello Vicentino al foglio 3° mappale n. 1538 in via Lungo Chiampo n. 113/A. L’accesso all’area avviene utilizzando una strada laterale della Strada Provinciale n.31.

Nel P.R.G. vigente ricade in z.t.o. D1 – produttiva di completamento e rientra in parte nell’ambito della fascia di rispetto prevista dalla Legge 431/1985.

Figura 1. Localizzazione dell’intervento in esame.

Localizzazione intervento Provincia Vicenza Comune Montebello Vicentino Comuni interessati dagli impatti Montebello Vicentino

Capitolo 0 - Introduzione 0 - 5 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113 Studio di Impatto ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

3 Metodologia adottata ed obiettivi dello studio

I contenuti del presente studio si conformano alla vigente normativa, così come definito dall’art. 22 del D.Lgs 152/2006 così come modificato dal D.Lgs. 4/2008. Si riporta in particolare la struttura utilizzata per il caso in esame.

. Quadro di riferimento normativo e programmatico. Riporta l'analisi delle relazioni esistenti tra il progetto e i diversi strumenti pianificatori. In tale contesto si pongono in evidenza sia i rapporti di coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti suddetti, sia le eventuali interferenze o disarmonie. Tale quadro di riferimento non tratta l'aderenza "formale" dell'intervento agli strumenti di piano ma viene finalizzato a verificarne la compatibilità con le linee strategiche generali di pianificazione del territorio espresse dai disposti amministrativi diversamente competenti e ordinati, inoltre richiama il quadro normativo di riferimento in relazione agli ambiti legislativi coinvolti dal progetto.

. Quadro di riferimento progettuale. Descrive i principali elementi costitutivi dell'intervento. Tali elementi fanno riferimento principalmente al processo di ottimizzazione progettuale, ovvero ai condizionamenti e vincoli al progetto, alle alternative considerate, alle motivazioni delle scelte intraprese ed al grado di copertura della domanda. Lo scopo della descrizione consiste nell’individuare le caratteristiche fondamentali dell’intervento, evidenziandone gli elementi potenzialmente interferenti con l'ambiente. Viene altresì presentata una descrizione delle possibili alternative, compresa l’alternativa “zero”.

. Quadro di riferimento ambientale. Vengono caratterizzate le varie componenti con cui l'intervento interferisce attraverso l'utilizzo di dati funzionali a strutturare il relativo quadro conoscitivo. In tal modo è possibile pervenire all'individuazione delle singole componenti ambientali interessate dal progetto, alla configurazione del quadro ambientale complessivo e quindi alla successiva stima degli impatti ed alla definizione delle misure mitigative. Sono quindi definiti i probabili impatti rilevanti del progetto proposto sull’ambiente, dovuti: o all’esistenza del progetto stesso; o all’utilizzazione delle risorse naturali; o all’emissione di inquinanti, alla creazione di sostanze nocive e allo smaltimenti dei rifiuti.

Vengono infine descritte le misure previste per evitare, ridurre e se possibile compensare rilevanti impatti negativi del progetto sull’ambiente.

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3.1 Obiettivi dello studio

Lo scopo della valutazione di impatto ambientale dovrebbe essere la scelta di un’opera o di un’azione di impatto minimo allocato in un sito ottimale. Nella realtà l’obiettivo di uno studio d’impatto può essere differente data la peculiarità dell’intervento e l’ambiente dove esso si inserisce.

Si possono così elencare una serie di obiettivi possibili (Vismara, 1992): . scelta dell’opera di impatto minimo tra più di un progetto e più di un sito (allocazione e scelta ottimale); . scelta dell’opera di impatto minimo tra più di un progetto per un solo sito (scelta ottima di progetto); . scelta tra un solo progetto e più di un sito (allocazione ottima); . giudizio di ammissibilità ambientale di un solo progetto per un solo sito (migliorabilità del progetto); . giudizio dell’accettabilità ambientale di un’opera già realizzata e allocata o di cui sia stata già decisa la realizzazione o allocazione (migliorabilità dell’opera)

Nel caso in esame, trattandosi di un progetto per il quale è già stata individuata l’allocazione, gli obiettivi dello studio, così come previsto dall’ALLEGATO VII del D.Lgs. 152/2006 (Contenuti dello Studio di impatto ambientale di cui all'art. 22), consistono nel fornire gli elementi utili a descrivere i seguenti aspetti:

- Componenti dell'ambiente potenzialmente soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare riferimento alla popolazione, alla fauna e alla flora, al suolo, all'acqua, all'aria, ai fattori climatici, ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico, nonché il patrimonio agroalimentare, al paesaggio e all'interazione tra questi vari fattori.

- Probabili impatti rilevanti del progetto proposto sull'ambiente:

- dovuti all'esistenza del progetto;

- dovuti all'utilizzazione delle risorse naturali;

- dovuti all'emissione di inquinanti, alla creazione di sostanze nocive e allo smaltimento dei rifiuti; nonché la descrizione da parte del proponente dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli impatti sull'ambiente.

- Misure previste per evitare, ridurre e, se possibile, compensare rilevanti impatti negativi del progetto sull'ambiente.

- Elementi culturali e paesaggistici eventualmente presenti, dell'impatto su di essi delle trasformazioni proposte e delle misure di mitigazione e compensazione necessarie.

Capitolo 0 - Introduzione 0 - 7

Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

CAPITOLO 1

Quadro di riferimento normativo e programmatico

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 1 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

Sommario

1 Introduzione ...... 4

2 Normativa di riferimento ...... 4

2.1 D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii...... 4

2.2 D.M. 5 Febbraio 1998 ...... 6

2.3 Legge Regionale 3/2000 ...... 6

2.4 Legge Regionale 20/2007 ...... 8

2.5 D.G.R.V. n. 2966 del 26 Settembre 2006 ...... 8

2.6 D.C.R.V. n. 30 del 29 Aprile 2015 ...... 8

3 Strumenti di pianificazione e uso del territorio ...... 10

3.1 Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) ...... 10

3.2 Piano Regionale per la gestione dei rifiuti urbani e speciali ...... 12

3.3 Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) ...... 14

3.4 Piano Tutela delle Acque ...... 15

3.5 Carta Archeologica del Veneto ...... 16

3.6 Rete Natura 2000 ...... 18

3.7 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) ...... 20

3.7.1 Principi generali ...... 20

3.7.2 Indicazioni sulla gestione dei rifiuti ...... 22

3.8 Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti urbani ...... 22

3.9 Piano di Assetto del Territorio Intercomunale dei Comuni di , Montebello, Montorso e Zermeghedo (P.A.T.I.) ...... 23

3.10 Piano di Interventi del Comune di Montebello Vicentino (P.I.) ...... 25

3.11 Piano Regolatore Generale del Comune di Montebello Vicentino ...... 26

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 2 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

3.12 Zonizzazione acustica del Comune di Montebello ...... 28

4 Analisi conclusiva ...... 29

Allegati 1. Estratto PTRC Tav.1 – Difesa del suolo e degli insediamenti 2. Estratto PTRC Tav.2 – Ambiti naturalistici-ambientali e paesaggistici di livello regionale 3. Estratto PTRC Tav.4 – Sistema insediativo ed infrastrutturale storico ed archeologico 4. Estratto PTRC Tav.10 – Valenze storico, culturali e paesaggistico- ambientali 5. Estratto PAI Tav. 53 – Carta della pericolosità idraulica 6. Estratto PTCP Tav.1 – Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale 7. Estratto PTCP Tav.2 – Carta della fragilità 8. Estratto PTCP Tav.3 – Carta del sistema ambientale 9. Estratto PTCP Tav.4 – Sistema insediativo-infrastrutturale 10. Estratto PATI Tav.1 – Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale 11. Estratto PATI Tav.2 – Carta delle invarianti 12. Estratto PATI Tav.3 – Carta delle fragilità 13. Estratto PATI Tav.4 – Carta della trasformabilità 14. Estratto PRG 15. Estratto Zonizzazione acustica Comune di Montebello

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 3 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

1 Introduzione

Nel presente capitolo vengono analizzati gli strumenti vigenti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale che hanno attinenza con l’intervento in oggetto, individuando gli aspetti rilevanti ai fini del progetto e verificando la coerenza dello stesso rispetto a tali strumenti.

L’analisi degli strumenti pianificatori viene effettuata allo scopo di determinare le principali opzioni di sviluppo, trasformazione e salvaguardia previste dalle autorità competenti per il territorio nell’ambito del quale si inserisce l'intervento in oggetto. In tal senso il quadro fornito è finalizzato a verificare la compatibilità dell'intervento con le linee di pianificazione e programmazione territoriale espresse dai disposti amministrativi diversamente competenti e ordinati.

2 Normativa di riferimento

Nel presente paragrafo vengono individuate la principali normative di riferimento.

Per quanto riguarda l’attività di recupero rifiuti vanno tenuti in considerazione:

- D.Lgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale” e ss.mm.ii.;

- Decreto del Ministero dell’Ambiente, D.M. 5 febbraio 1998, “Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22”;

- Legge Regionale 3/2000 "Nuove norme in materia di gestione dei rifiuti";

- Legge Regionale 20/2007 “Disposizioni di riordino e semplificazione normativa – collegamento alla Legge Finanziaria 2006 in materia di difesa del suolo, lavori pubblici e ambiente”;

- Delibera di Giunta Regionale n. 2966 del 26/09/2006 “Individuazione degli elaborati tecnici da allegare alla domanda di approvazione del progetto”;

- Deliberazione del Consiglio Regionale 30/2015, “Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e speciali”.

2.1 D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.

Dal 29 aprile 2006, data di entrata in vigore del Dlgs 3 aprile 2006, n. 152 (recante "Norme in materia ambientale"), la normativa nazionale sulla tutela dell'ambiente ha subito una profonda trasformazione.

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Il D.lgs. 152/2006 (cd. "Codice ambientale") infatti ha riscritto le regole su valutazione di impatto ambientale, difesa del suolo e tutela delle acque, gestione dei rifiuti, riduzione dell'inquinamento atmosferico e risarcimento dei danni ambientali, abrogando la maggior parte dei previgenti provvedimenti del settore.

Il Titolo Primo della Parte Quarta, relativa alla disciplina della gestione dei rifiuti in generale, è una “rivisitazione” del corrispondente Titolo D.lgs. n. 22/1997 che, senza alterarne la struttura, lo ripropone con una serie di modifiche ed integrazioni per lo più finalizzate (nell’ambito della delega) a:

a) risolvere alcuni problemi e difficoltà di applicazione, ad iniziare dalle incertezze sulla linea di confine tra rifiuti e non;

b) semplificare, ove possibile, adempimenti e procedure;

c) aumentare le opportunità e la praticabilità del recupero;

d) riadeguare la normativa nazionale agli indirizzi comunitari, anche in esito alle decisioni della Corte di Giustizia;

e) coordinare la disciplina generale con le discipline “specifiche, particolari o complementari” intervenute per determinati rifiuti.

Il D.Lgs. 152/2006 è stato successivamente modificato dal D.lgs. 4/2008 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”.

In particolare, l’art. 208 del D.Lgs. 152/2006 (Autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e di recupero di rifiuti) enuncia le procedure amministrative volte ad ottenere l’autorizzazione legittimante l’attività per impianti che effettuano attività di smaltimento e recupero dei rifiuti.

A corollario del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. sono da ricordare i decreti ministeriali e i decreti legislativi di attuazione previsti dal D.lgs. 22/97 (decreto Ronchi) e ancora validi dopo la riforma apportata da cd. “Testo Unico Ambientale”, in particolare:

- Il D.M. 1 aprile 1998, n. 145, relativo al formulario di identificazione per il trasporto dei rifiuti;

- Il D.M. 1 aprile 1998, n. 148, relativo ai registri di carico e scarico;

- Il D.M. 28 aprile 1998, n. 406, relativo all'albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti;

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- Il D.Lgs. 25 luglio 2005, N. 151 relativo alle apparecchiature elettriche ed elettroniche;

Vanno inoltre ricordate le norme tecniche e regolamentari destinate ad essere sostituite ma che temporaneamente mantengono la loro efficacia. In particolare è rimasta in vigore la deliberazione interministeriale 27 luglio 1984, per le parti compatibili con la nuova normativa e non ancora oggetto di nuova regolamentazione (art. 265, comma 1 del D. Lgs. N. 152/06).

Devono essere infine considerate le norme vigenti che riguardano la classificazione e la codifica dei rifiuti conformemente al "CER 2002", ossia la Direttiva Ministeriale 09/04/02: Indicazione per la corretta e piena applicazione del Regolamento comunitario N. 2557/2001 (Elenco dei rifiuti).

2.2 D.M. 5 Febbraio 1998

In attuazione di quanto previsto dagli artt. 31 e 33 del D.Lgs. 22/97 e ss.mm., il decreto prevede, tra i principi generali di cui all’art. 1, che “le attività, i procedimenti e i metodi di recupero di ogni singola tipologia di rifiuto, devono rispettare la normativa vigente in materia di tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente” e stabilisce che le procedure semplificate si applicano esclusivamente alle operazioni di recupero specificate e ai rifiuti individuati dai rispettivi codici CER e descritti negli allegati.

L’allegato 1 del decreto riporta le norme tecniche generali per il recupero di materiali dai rifiuti non pericolosi; l’allegato 2 contiene le norme tecniche per l’utilizzazione dei rifiuti non pericolosi come combustibile o come altro mezzo per produrre energia mentre l’allegato 3 definisce le modalità di esecuzione del test di cessione.

In particolare, l’allegato 2, sub allegato 1 riporta al punto 1 le caratteristiche del combustibile ottenuto da rifiuti (CDR), corrispondenti a quanto previsto dalla norma UNI 9903-1 per l’RDF (Refuse- derived fuel) di qualità normale. Si specificano, tra le altre cose, il Potere Calorifico minimo, l’umidità di massa massima e le concentrazioni di metalli massime consentite.

2.3 Legge Regionale 3/2000

L'azione della Regione del Veneto con l'approvazione della Legge Regionale 21 gennaio 2000, n. 3, "Nuove norme in materia di gestione dei rifiuti" e l'adozione di numerosi provvedimenti regolamentari si è protratta nel disciplinare i vari aspetti della gestione dei rifiuti sia urbani che speciali, termine per indicare i rifiuti prodotti da attività svolte professionalmente; si è cercato, in sostanza, di venire incontro alle esigenze di chiarezza e organicità più volte rappresentate da tutti gli operatori, sia pubblici che privati, ma anche dal semplice cittadino, realizzando di fatto un "Testo Unico" della disciplina regionale, che ha abrogato, nel contempo, le diverse disposizioni normative pre-vigenti.

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La L.R. n. 3/2000 ha adeguato la legislazione regionale a quella nazionale sopravvenuta ed al contempo ne costituisce il complessivo riordino. In particolare, come si legge all’art. 1, comma 2, la legge disciplina:

a) l’esercizio delle funzioni regionali in materia di organizzazione e gestione dei rifiuti, anche mediante la delega alle province di specifiche attribuzioni;

b) le procedure per l’adozione e l’aggiornamento dei piani di gestione dei rifiuti;

c) le procedure per l’approvazione dei progetti di impianti di recupero e di smaltimento;

d) le procedure per il rilascio ed il rinnovo delle autorizzazioni all’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero.

Più in dettaglio, gli obiettivi perseguiti sono poi così elencati all’art. 2, comma 1:

a) valorizzazione della capacità di proposta e di autodeterminazione degli enti locali tramite il loro coinvolgimento nell’aggiornamento e adozione dei piani regionali di gestione;

b) riduzione alla fonte della quantità e della pericolosità dei rifiuti prodotti;

c) incentivazione del recupero dai rifiuti di materiali riutilizzabili;

d) incentivazione dell’utilizzazione dei rifiuti successivamente alle operazioni di recupero di cui alla lett. c), come combustibile o come altro mezzo per produrre energia;

e) progressiva riduzione delle discariche come sistema ordinario di smaltimento;

f) autosufficienza regionale per lo smaltimento dei rifiuti urbani ed assimilati, anche mediante la riduzione dei rifiuti da avviare ad operazioni di smaltimento.

Con gli artt. 4, 6 e 7 è stato complessivamente rivisto il riparto delle competenze amministrative, rispettivamente, tra regione, province e comuni (mentre l’art. 5 prevede la costituzione presso l’ARPAV dell’osservatorio regionale sui rifiuti). Detti articoli, quindi, sostituiscono, per il settore dei rifiuti, la ripartizione di compiti già prevista dagli artt. 4, 5 e 6 della L.R. n. 33/1985.

Per quanto riguarda i comuni, le competenze agli stessi attribuite essenzialmente concernono l’organizzazione in forma associata della raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani ed assimilati, nonché la relativa disciplina attraverso appositi regolamenti. Esula da tale contesto solo la competenza relativa alla approvazione dei progetti di bonifica dei siti inquinati, esclusi quelli di interesse nazionale.

Per quanto invece riguarda le competenze di regione e province, nel rinviare, rispettivamente, agli artt. 4 e 6 per una completa ricognizione delle stesse, si evidenziano nel seguito alcuni aspetti

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meritevoli di particolare attenzione, relativi procedure autorizzative sugli impianti e sulle attività di smaltimento e di recupero di rifiuti.

Il particolare le competenze delle province descritte all’art. 4 consistono in: omissis….

b) approvazione dei progetti, e loro eventuali modifiche, relativi a:

omissis…

3) impianti per il recupero di rifiuti speciali, individuati all’allegato C al decreto legislativo n. 22/1997, ad eccezione di quelli di cui all’articolo 4, comma 1, lettera f), numero 2;

c) rilascio delle autorizzazioni all’esercizio degli impianti di smaltimento e recupero di rifiuti; omissis…

2.4 Legge Regionale 20/2007

Con la legge 20/2007 “Disposizioni di riordino e semplificazione normativa – collegamento alla Legge Finanziaria 2006 in materia di difesa del suolo, lavori pubblici e ambiente” la Regione Veneto all’art. 18 Art. 18 (Disposizioni transitorie in materia ambientale, a seguito dell’entrata in vigore del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” e successive modificazioni) ha disposto che, fino all’entrata in vigore della legge regionale di riordino della disciplina di tutela ambientale, la Regione, le province ed i comuni esercitano le competenze amministrative in materia di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati di cui agli articoli 4, 6 e 7 della legge regionale 21 gennaio 2000, n. 3 “Nuove norme in materia di gestione dei rifiuti” e successive modificazioni, nonché le competenze amministrative in materia di tutela dell’atmosfera e delle acque di cui agli articoli 4, 5 e 6 della legge regionale 16 aprile 1985, n. 33 “Norme per la tutela dell’ambiente” e successive modificazioni.

2.5 D.G.R.V. n. 2966 del 26 Settembre 2006

In attuazione di quanto previsto dall’art. 22, comma 3, della L. R. n. 3/2000, i documenti di cui all’Allegato A e all’Allegato B, della D.G.R.V. n. 2966 del 26.09.2006 denominati rispettivamente “Elenco elaborati tecnici da allegare alla domanda di approvazione del progetto e di realizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti” ed “Elenco elaborati tecnici da allegare alla domanda di approvazione del progetto e di realizzazione degli impianti di discarica”, definiscono gli elaborati tecnici necessari per la presentazione di un impianto di recupero o smaltimento di rifiuti.

2.6 D.C.R.V. n. 30 del 29 Aprile 2015

In attuazione di quanto previsto dal D.Lgs. 152/2006 e dalla L.R. 3/2000, la Regione Veneto si è dotata di un “Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e speciali”, entrato in vigore l’1 giugno 2015 a

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seguito della pubblicazione nel BUR. Si rimanda al paragrafo 3.2 del presente elaborato per una descrizione dettagliata degli obiettivi di tale piano e l’individuazione dei vincoli pianificatori posti dallo stesso.

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3 Strumenti di pianificazione e uso del territorio

In questo paragrafo vengono analizzati gli strumenti di programmazione che a vari livelli interessano l’area in cui si inserisce il progetto analizzato.

In particolare verranno analizzati:

- Il Piano Territoriale Regionale di Coordinamenti (PTRC);

- Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani e Speciali;

- Piano di Assetto Idrogeologico (PAI);

- Piano Tutela delle Acque della Regione Veneto;

- Carta Archeologica del Veneto;

- Rete Natura 2000

- Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP);

- Il Piano Provinciale per la gestione rifiuti urbani;

- Piano di Assetto del Territorio Intercomunale dei Comuni di Gambellara, Montebello, Montorso e Zermeghedo (P.A.T.I.);

- Piano Regolatore Generale del Comune di Montebello Vicentino;

- Zonizzazione acustica del Comune di Montebello Vicentino.

3.1 Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC)

Con deliberazione n. 2587 del 7 agosto 2007 la Giunta Regionale del Veneto ha adottato il Documento Preliminare del PTRC come previsto dall'art. 25, comma 1, della L.R. 11/2004.

Il nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento si pone come quadro di riferimento generale, costituendo uno strumento articolato per direttive, su cui impostare in modo coordinato la pianificazione territoriale dei prossimi anni, in raccordo con la pluralità delle azioni locali.

Ad oggi risulta vigente il PTRC, adottato dalla Giunta Regionale il 23 dicembre 1986 e approvato con provvedimento del Consiglio Regionale n. 250 del 13 dicembre 1991, che provvede, con riferimento esclusivo alle competenze regionali e nel rispetto di quelle nazionali, a:

- indicare le zone e i beni da destinare a particolare disciplina ai fini della difesa del suolo e della sistemazione idrogeologica, della tutela delle risorse naturali, della salvaguardia e

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dell'eventuale ripristino degli ambienti fisici, storici e monumentali, della prevenzione e difesa dall'inquinamento, prescrivendo gli usi espressamente vietati e quelli compatibili con le esigenze di tutela nonché le eventuali modalità di attuazione dei rispettivi interventi;

- individuare le aree del territorio provinciale nelle quali può essere articolato il Piano Territoriale Provinciale;

- indicare, anche in rapporto alla mobilità regionale, i sistemi dei servizi, delle infrastrutture, dei parchi e delle riserve naturali e delle altre opere pubbliche nonché le fasce e le zone di tutela relative ai fiumi, ai canali, ai laghi e alle coste;

- indicare il complesso delle direttive, sulla cui base redigere i piani di settore e i piani di area di livello regionale e gli strumenti urbanistici di livello inferiore;

determinare il complesso di prescrizioni e vincoli automaticamente prevalenti nei confronti dei piani di settore di livello regionale e degli strumenti urbanistici di livello inferiore.

Tale Piano articola le proposte che riguardano il “fattore ambiente” in quattro grandi sottoinsiemi:

- il sistema dell’ambiente che costituisce, con il complesso delle prescrizioni e dei vincoli, il quadro delle aree di più rigida tutela del territorio regionale, in cui sono compresi le aree ed i beni sottoposti a diversi gradi di protezione e i relativi provvedimenti di incentivazione e sviluppo, accanto a quelli per il territorio agricolo di cui si considerano, in questo contesto, gli aspetti che formano parte integrante del sistema ambientale;

- il sistema insediativo, nel quale vengono trattate le questioni attinenti all’armatura urbana ed i servizi (generali ed alla persona), alle politiche della casa, alla forma urbana, agli standard urbanistici;

- il sistema produttivo, nel quale vengono definite le modalità per la regolazione degli insediamenti produttivi, per la riorganizzazione di quelli esistenti e per le eventuali e /o necessarie rilocalizzazioni; sono inoltre trattati i problemi dei settori terziario e turistico con linee ed indirizzi per il loro sviluppo o migliore organizzazione;

- il sistema delle relazioni nel quale trovano coerenza i diversi programmi e deliberazioni nazionali e regionali relativi al trasporto e alle comunicazioni e vengono formulate direttive per il riordino delle reti.

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Una prima variante parziale al PTRC vigente, con attribuzione della valenza paesaggistica del PTRC adottato con DGR 372/2009, è stata adottata con D.G.R. n° 427 del 10/04/2013 e pubblicata nel Bollettino Ufficiale n°39 del 3 maggio 2013.

In sintesi la variante al PTRC riguarda:

- l’attribuzione della valenza paesaggistica;

- l’aggiornamento dei contenuti territoriali.

Gli approfondimenti territoriali riguardano, la Città e il sistema metropolitano delle reti urbane; il sistema relazionale, la mobilità e la logistica relative alle dinamiche generate dai corridoi europei che attraversano il territorio regionale; la Difesa del Suolo con particolare riferimento alle problematiche derivanti dal rischio idraulico e dal rischio sismico.

3.2 Piano Regionale per la gestione dei rifiuti urbani e speciali

Come anticipato al paragrafo 2.6, in merito alla normativa di riferimento, il Piano Regionale di Gestione dei rifiuti urbani e speciali è predisposto in attuazione dell’articolo 199 del D.lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. e degli articoli 10 e 11 della L.R. 3/2000. Tale strumento di pianificazione

Gli obiettivi di tale Piano, secondo quanto riportato all’art. 4, sono i seguenti:

- limitare la produzione di rifiuti nonché la loro pericolosità;

- promuovere la sensibilizzazione, la formazione, la conoscenza e la ricerca nel campo dei rifiuti;

- garantire il rispetto della gerarchia dei rifiuti, favorendo la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e subordinatamente altre forme di recupero, quali ad esempio il recupero dell’energia;

- minimizzare il ricorso alla discarica;

- definire i criteri di individuazione, da parte delle Provincie, delle aeree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, conformemente alla pianificazione territoriale;

- definire il fabbisogno gestionale di recupero e smaltimento dei rifiuti, rispettando il principio di prossimità e valorizzando al massimo gli impianti già esistenti.

L’allegato A al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti si compone di 5 elaborati:

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- L’elaborato A contiene la normativa di Piano, con le disposizioni e gli obblighi da parte dei gestori degli impianti di trattamento e recupero di rifiuti;

- L’elaborato B si riferisce ai rifiuti urbani e contiene l’analisi dello stato di fatto, l’analisi dei fabbisogni impiantistici, le azioni previste dal pianto, il monitoraggio e le fonti dei dati;

- L’elaborato C si riferisce ai rifiuti speciali e contiene l’analisi dello stato di fatto, gli scenari di gestione, le azioni previste dal pianto, il monitoraggio e le fonti dei dati;

- L’elaborato D che riporta programmi e linee guida, definendo i criteri per la definizione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti, il programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica, il programma regionale di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, il programma per la riduzione della produzione di rifiuti, il programma per la decontaminazione, raccolta e smaltimento di apparecchi contenti policlorobifenili (PCB), i principali poli di produzione di rifiuti speciali;

- L’elaborato E che contiene il piano per la bonifica delle aree inquinate

Per quanto riguarda la localizzazione dell’impianto oggetto del presente elaborato, si fa riferimento a quanto specificato nell’elaborato D che individua le zone non idonee all’attività di smaltimento e recupero di rifiuti. I criteri specificati in tale Piano permettono di individuare le aree sottoposte a vincolo assoluto e le aree con raccomandazioni.

I vincoli da considerare possono distinguersi in:

 Vincolo paesaggistico;

 Vincolo idrogeologico;

 Vincolo storico ed archeologico;

 Vincoli ambientali;

 Altri vincoli.

Fermo restando tutti i vincoli sopra elencati, per cui il Piano rimanda agli specifici strumenti di pianificazione che verranno considerati in questo elaborato, si fa riferimento alla voce “altri vincoli”, contiene le prescrizioni introdotte dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti.

In particolare, il paragrafo 1.3.7.2 fa riferimento alla “distanza minima dalle abitazioni ed edifici pubblici” che, al fine di prevenire situazioni di compromissione della sicurezza delle abitazioni o grave disagio per gli abitanti, definisce una distanza minima tra:

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 L’area ove vengono effettivamente svolte le operazioni di recupero o smaltimento;

 Gli edifici pubblici e le abitazioni, anche singole, purché stabilmente occupate (esclusa l’eventuale abitazione del custode dell’impianto stesso).

Tale distanza minima è fissata in 100 m per impianti di produzione di CDR ed impianti di selezione e recupero in genere.

Vista l’introduzione di tale vincolo ostativo per la realizzazione di nuovi impianti, sono stati chiesti chiarimenti all’ufficio ambiente della Provincia di Vicenza, non essendo definito nel Piano quale fosse l’applicabilità di tali vincoli ad impianti esistenti, se fosse limitante anche per la richiesta di aumento delle potenzialità dell’impianto esistente, come previsto dal presente progetto.

La risposta è pervenuta tramite una nota di chiarimento, inoltrata a tutte le provincie dalla Regione Veneto, in merito alle norme tecniche di attuazione del Piano Regionale di gestione dei rifiuti urbani e speciali ed alle prescrizioni riguardanti la “Distanza minima dalle abitazioni ed edifici pubblici” (par. 1.3.7.2. Elaborato D).

Si riporta quanto contenuta nella risposta della Regione, datata 16 settembre 2015, con protocollo 371117, in merito a tale aspetto problematico per numerose imprese operanti nel settore rifiuti:

“Si precisa che la sostanzialità di una modifica si concretizza, secondo la lettura del comma 3 dell’art. 16, al verificarsi di entrambe le condizioni, ovverosia, quando si ha un aumento della capacità complessiva di trattamento annua e un aumento annuo dei quantitativi di rifiuti pericolosi trattati. Va da sé, che l’esistenza di una sola delle due circostanze non conferisce sostanzialità alla modifica proposta.”

Alla luce di tale chiarimento, in considerazione della richiesta della ditta Futura s.r.l. di aumento dei quantitativi di rifiuti non pericolosi, urbani e speciali, in ingresso e sottoposti a trattamento presso lo stabilimento di Montebello, ossia un aumento della capacità annua, si evince la non sostanzialità della domanda e quindi la non necessità del rispetto della distanza di 100 m da abitazioni.

3.3 Piano di Assetto Idrogeologico (PAI)

Il Progetto di Piano per l’Assetto Idrogeologico del bacino del fiume Adige, predisposto ai sensi dell'art. 1, comma 1, della L. 267/98, e della L. 365/2000, rappresenta attualmente il recepimento delle conoscenze sulla sicurezza idraulica e geologica acquisite dalla Segreteria Tecnica dell’Autorità di Bacino e dagli altri Enti competenti in merito all'identificazione delle zone esposte a pericolo.

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Dal punto di vista idrografico, la zona interessata dall’intervento, ricade all’interno del bacino nazionale dell’Adige ed in particolare nell’ambito del sottobacino del fiume Chiampo, che rappresenta l’elemento di separazione rispetto al bacino del Brenta-Bacchiglione.

Il Piano Stralcio per l’assetto Idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchiglione e le corrispondenti misure di salvaguardia sono stati deliberati dal Comitato Istituzionale n° 3 del 09/11/2012 e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n° 280 del 30/11/2012 e successivamente rivisto e aggiornato, dopo la data di adozione, con dei Decreti Segretariali che hanno rivisto le Zone di Attenzione. Il particolare l’area interessata dalla stabilimento è stata aggiornata dal decreto secretariale n° 2015 del 30/07/2013. Con riferimento a questi aggiornamenti del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Bacino idrografico del Brenta-Bacchiglione, l’area in esame ricade in una zona classificata come “zona di attenzione idraulica”.

Secondo quanto previsto dalle Norme Tecniche del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta – Bacchiglione, si definiscono “zone di attenzione le porzioni di territorio ove vi sono informazioni di possibili situazioni di dissesto a cui non è ancora stata associata alcuna classe di pericolosità e che sono individuate in cartografia con apposito tematismo”, come specificato all’art.5, comma 1. Le stesse Norme Tecniche, all’art. 8, specificano quali siano le disposizioni comuni per le aree soggette a pericolosità idraulica, geologica, valanghiva e per le zone di attenzione. Il comma 3 dell’art. 8 indica quali siano i divieti imposti in tali aree.

L’intervento in progetto non ricade tra i divieti imposti in quanto non comporta alcuna variazione morfologica al territorio, né scavi.

3.4 Piano Tutela delle Acque

La Regione Veneto ha approvato il Piano di Tutela delle Acque (PTA) con deliberazione del Consiglio Regionale n.107 del 5 novembre 2009; esso costituisce uno specifico piano di settore, ai sensi dell’art. 121 del D.Lgs 152/2006, e dispone gli interventi volti a garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale di cui agli artt. 76 e 77 del D.Lgs 152/2006 e contiene le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico.

Il PTA comprende i seguenti tre documenti:

a) Sintesi degli aspetti conoscitivi: riassume la base conoscitiva e i suoi successivi aggiornamenti e comprende l’analisi delle criticità per le acque superficiali e sotterranee, per bacino idrografico e idrogeologico.

b) Indirizzi di Piano: contiene l’individuazione degli obiettivi di qualità e le azioni previste per raggiungerli: la designazione delle aree sensibili, delle zone vulnerabili da nitrati e da prodotti

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fitosanitari, delle zone soggette a degrado del suolo e desertificazione; le misure relative agli scarichi; le misure in materia di riqualificazione fluviale.

c) Norme Tecniche di Attuazione: contengono misure di base per il conseguimento degli obiettivi di qualità distinguibili nelle seguenti macroazioni:

1) Misure di tutela qualitativa: disciplina degli scarichi.

2) Misure per le aree a specifica tutela: zone vulnerabili da nitrati e fitosanitari, aree sensibili, aree di salvaguardia acque destinate al consumo umano, aree di pertinenza dei corpi idrici.

3) Misure di tutela quantitativa e di risparmio idrico.

4) Misure per la gestione delle acque di pioggia e di dilavamento.

L’art. 39 delle Norme Tecniche di Attuazione prevede una particolare disciplina per la gestione delle acque meteoriche di dilavamento. Nel caso in questione l’attività svolta dalla Ditta rientra tra quelle previste all’allegato F delle predette norme tecniche. La Ditta ha presentato un Piano di adeguamento, in ottemperanza a quanto previsto dal piano di Tutela delle Acque, che dovrà ottenere l’autorizzazione allo scarico entro il 31/12/2018, termine prorogato secondo la Deliberazione del Consiglio Regionale n.1534 del 03/11/2015.

3.5 Carta Archeologica del Veneto

La "Carta Archeologica del Veneto" costituisce la raccolta dei dati disponibili per quanto riguarda il patrimonio archeologico veneto. Con questo strumento si intende mettere a disposizione un archivio di dati che possa essere d'aiuto a coloro che intendono effettuare ricerche di interesse archeologico, nonché fornire uno strumento utile alla conoscenza dei siti e delle aree archeologiche ma anche dei musei e delle raccolte archeologiche. La Carta è il risultato della collaborazione tra la Regione Veneto, la Soprintendenza Archeologica per il Veneto e l'Università di Padova, da cui è nata la georeferenziazione di ritrovamenti archeologici su una carta al 25.000. I ritrovamenti delle varie epoche vengono contraddistinti da colori differenti e da numeri progressivi che rinviano ad una scheda più dettagliata.

Per l'area in esame è stata verificata la scheda 334 - Montebello Vicentino. Dall'analisi della stessa è stato riscontrato che il perimetro dell'area non rientra e non influisce nelle zone di interesse.

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Figura 1. Stralcio del F.49 della Carta Archeologica del Veneto; in evidenza l’area in cui ricade l’impianto.

Figura 2. Dettaglio della tavoletta 334 – Montebello Vicentino, in evidenza l'area in cui ricade l’impianto.

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3.6 Rete Natura 2000

In Italia, il Ministero dell’Ambiente ha avviato il progetto BIOITALY (Biotopes Inventory of ) per aggiornare e completare le conoscenze sull’ambiente naturale ed in particolar modo sui biotopi e gli habitat naturali e seminaturali presenti nel territorio nazionale, ed ha individuato i proposti Siti di Importanza Comunitaria (SIC) cui la Direttiva Habitat (CEE/92/43) si riferisce.

A livello legislativo l’Italia ha recepito e dato attuazione alla Direttiva Habitat (CEE/92/43), attraverso il D.P.R. n° 357 del 8 settembre 1997. In tale regolamento si riprendono i concetti e le definizioni già enunciati all’interno della direttiva europea e viene inoltre espressa la necessità di tenere in considerazione, nella pianificazione e programmazione territoriale, la valenza naturalistico-ambientale dei SIC (art. 5, comma1).

Con il D.M. del Ministero dell’Ambiente del 3 aprile 2000, sono state designate le Zone di Protezione Speciale e i Siti di Importanza Comunitaria. Di successiva emanazione è il decreto 3 settembre 2002 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, che tratta le linee guida per la gestione dei siti Natura 2000.

Infine, il DPR 357/1997 è stato sostituito dal Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” pubblicato nella G.U. n. 124 del 30-5-2003.

La Regione Veneto ha aderito al programma BIOITALY con delibera n. 1148 del 14 marzo 1995, designando le Zone di Protezione Speciali e segnalando i Siti di Importanza Comunitaria, mentre con la delibera n. 1662 del 22 giugno 2001 approva le disposizioni della normativa comunitaria e statale in ordine ai siti di importanza comunitaria e alle zone di protezione speciale.

Con le DGRV n. 448 del 21.2.2003 e n. 449 del 21.2.2003 vengono accorpati alcuni siti e riperimetrati altri; nel testo e nelle cartografie presentati nelle pagine seguenti si è tenuto conto di queste nuove indicazioni normative.

In esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee del 20 marzo 2003, causa C-378/01 e a conclusione della fase di ricognizione e verifica dei dati effettuata nell’ambito del progetto di cui alla DGRV n. 4360 del 30.12.2003, il provvedimento DPGRV n. 241 del 18 maggio 2005, approva la revisione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) che compongono la Rete Natura del Veneto. Tale provvedimento è stato pubblicato nel B.U.R. n. 56 del 7 giugno 2005.

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Con la DGRV n. 3173 del 10.10.2006 “Nuove disposizioni relative all'attuazione della direttiva comunitaria 92/43/CEE e D.P.R. 357/1997. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative” la Regione Veneto ha regolamentato la materia ed in particolare, nell’allegato A, fornisce schematicamente l’iter corretto da seguire.

Con la D.G.R.V. n. 4059 del 11.12.2007 “Rete ecologica europea Natura 2000. Istituzione di nuove Zone di Protezione Speciale, individuazione di nuovi Siti di Importanza Comunitaria e modifiche ai siti esistenti in ottemperanza degli obblighi derivanti dall’applicazione delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE” la Regione Veneto ha istituito nuovi siti SIC/ZPS ridefinendo anche il perimetro di alcuni

già esistenti. Figura 3. Inquadramento dell’area interessata dall’intervento in esame rispetto ai siti della rete Natura 2000.

Il progetto in esame non ricade all’interno dei siti di importanza comunitaria appartenenti alla Rete Natura 2000.

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Come mostrato in figura 3, i siti SIC/ZPS, più vicini all’area d’intervento sono i seguenti:

- IT3220037 “Colli Berici” (SIC), ubicato a circa 5 km in direzione est;

- IT3220038 “Torrente Valdiezza” (SIC), ubicato a circa 9 km in direzione nord-est.

3.7 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.)

3.7.1 Principi generali

Il PTCP della Provincia di Vicenza adottato con D.G.P. n. 40 del 20/05/2010 e approvato con Deliberazione di Giunta della Regione Veneto n° 708 del 02/05/2012, costituisce un contributo alla peculiare cultura della pianificazione della Regione Veneta che interpreta l'obiettivo della sostenibilità dello sviluppo attraverso la valorizzazione delle molteplici identità del proprio territorio. Il Piano si è posto innanzitutto il problema del riconoscimento della ricchezza e della varietà dei giacimenti identitari del proprio territorio, come strumenti per progettare un futuro che tragga nuove fonti di ricchezza durevole e di benessere proprio dalla valorizzazione integrata di questi giacimenti.

I giacimenti patrimoniali che il PTCP ha posto alla base del proprio progetto di futuro sono molti:

- un patrimonio ambientale;

- un patrimonio territoriale che ha sedimentato nella lunga storia delle civilizzazioni;

- un patrimonio antropico denso di potenzialità.

Il secondo passaggio compiuto dal PTCP è stato la costruzione di uno scenario strategico che si propone, oltre alla mitigazione delle criticità ambientali e territoriali, soprattutto la valorizzazione integrata delle diverse identità ambientali, territoriali e antropiche, riconnettendole in un "progetto di territorio" unitario, fondato sulle seguenti linee:

- la valorizzazione e la diversificazione dei distretti produttivi, elevandone la qualità ambientale e l'efficienza delle relazioni territoriali, in primo luogo la mobilità di persone e merci e la riqualificazione urbana per le nuove funzioni produttive, terziarie e di servizio;

- la valorizzazione del sistema economico, mettendo in valore le risorse territoriali non ancora valorizzate: in particolare le risorse del territorio aperto della provincia e delle sue economie potenziali, incentrate in particolare sulla filiera agricoltura-ambiente-turismo- cultura;

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- la valorizzazione del patrimonio ambientale, del paesaggio del territorio rurale, dei sistemi insediativi storici, dei beni materiali della cultura.

Il progetto territoriale si è inoltre articolato in quattro sistemi funzionali che trattano temi rilevanti che mettono in relazione gli Ambienti Insediativi nel del sistema provincia", essi sono:

- il sistema funzionale "ambiente" che definisce le funzioni ecologiche di ogni parte del territorio (in primo luogo delle aree protette) e le relazioni necessarie per il funzionamento ottimale della "rete ecologica Provinciale"; rete che connette, attraverso i "corridoi ecologici" le varie parti dei sistemi montani, collinari, pedecollinari e di pianura;

- il sistema funzionale "mobilità" che definisce le funzioni da attribuire alle diverse infrastrutture (viabilità stradale, autostradale, svincoli, ferrovie, stazioni, sentieristica, percorsi escursionistici, piste ciclabili) per razionalizzare e ottimizzazione i flussi di traffico dei grandi sistemi di comunicazione e per dotare i sistemi territoriali locali delle infrastrutture necessarie alla loro valorizzazione;

- il sistema funzionale produttivo che affronta in modo integrato i diversi insediamenti produttivi per l'ottimizzazione della qualità ambientale, insediativa, logistica del distretto, nel contesto della sua evoluzione produttiva e sociale.

- il sistema funzionale "Patrimonio" che promuove le relazioni territoriali per integrare diverse modalità produttive e fruitive del patrimonio ambientale, culturale, storico- archeologico, turistico, agroalimentare.

Il progetto di adeguamento del PTCP al PTRC adottato dove al centro si pone la revisione della normativa di attuazione, per facilitare l’interazione tra i diversi livelli interistituzionali di pianificazione. Rispetto al piano precedentemente adottato con deliberazioni consiliari (nn. 72088/77 del 19 dicembre 2006 e nn 72088/78 del 20 dicembre 2006 e successivamente modificato con la deliberazione consiliare nn. 19784/33 del 10 aprile 2007), l’aggiornamento al PTRC si pone come quadro di riferimento generale e non intende rappresentare un ulteriore livello di normazione gerarchica e vincolante, quanto invece costituire uno strumento articolato per direttive, su cui impostare in modo coordinato la pianificazione territoriale dei prossimi anni, in raccordo con la pluralità delle azioni locali.

Le modifiche alla normativa e agli elaborati sono state previste per tenere conto delle indicazioni su contenuti e aspetti del PTRC e soprattutto per introdurre strumenti e modalità che favoriscano una più efficace collaborazione tra i piani ai diversi livelli. ( e dunque agevolare gli enti subordinati).

Le nuove linee guida seguono le finalità dello schema di sviluppo dello spazio Europeo:

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- lo sviluppo territoriale sostenibile, equilibrato e policentrico, con particolare riferimento alle aree rurali; nuovo rapporto di partenariato fra città e campagna;

- la parità di accesso alle infrastrutture e alle conoscenze, migliorando i collegamenti alle reti di trasporto per una migliore accessibilità, condizione irrinunciabile per lo sviluppo policentrico; la diffusione della innovazione e della conoscenza;

- l’uso attento dei beni naturali e culturali, intesi come potenziali fattori di sviluppo, con particolare riferimento ad un’efficiente gestione delle risorse idriche e alla “gestione creativa” del patrimonio culturale e del paesaggio.

3.7.2 Indicazioni sulla gestione dei rifiuti

Nell’ambito sopra esposto, vengono sviluppate anche le line guida per la a gestione dei rifiuti. Il PTCP, nel promuovere la gestione integrata dei residui e dei rifiuti si uniforma agli obiettivi indicati dalla normativa settoriale in materia di tutela dell’ambiente dall’eventuale inquinamento derivante da attività di gestione di rifiuti (di cui alla parte IV del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.) al fine di assicurare un'elevata protezione dell'ambiente e controlli efficaci, tenendo conto della specificità dei rifiuti pericolosi, nonché al fine di preservare le risorse naturali.

Il PTCP rinvia al Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti Urbani, i cui contenuti sono stati aggiornati con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 2526/8 del 07.03.2002, prendendone atto degli obiettivi e prescrizioni. In tale contesto la Provincia promuove azioni differenziate, che prevedano sia indicazioni e prescrizioni finalizzate alla massima prevenzione, che impostazioni metodologiche e concettuali che incidano sulla “cultura” legata alla produzione ed alla gestione dei residui derivanti da tutte le attività antropiche.

3.8 Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti urbani

La pianificazione della gestione dei rifiuti urbani viene attuata tramite un piano regionale che si articola in sette piani provinciali di iniziativa delle province. Si segnala in particolare come, in linea di principio:

. “le Province predispongono i piani provinciali di gestione dei rifiuti urbani relativi ai territori di propria competenza con l’obbligo di assicurare nei suddetti ambiti l’autosufficienza dello smaltimento dei rifiuti urbani”, però “fatto salvo quanto stabilito all’articolo 10, comma 1, lettera g)” (art. 8, comma 2), ossia fatto salvo il fatto che compete alla regione, nel “proprio” piano “stabilire la tipologia e la quantità degli impianti per l’incenerimento, con recupero

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energetico, dei rifiuti urbani e per l’utilizzazione principale degli stessi come combustibile o altro mezzo per produrre energia da realizzare nella regione”;

. gli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti urbani corrispondono al territorio provinciale (art. 8, comma 1), salvo:

- per l’incenerimento e l’utilizzazione dei rifiuti come combustibile, per i quali l’ambito territoriale ottimale è l’intero territorio regionale (art. 10, comma 1, lett. g)),

- la facoltà attribuita alla Provincia di individuare, proprio predisponendo il piano, ambiti territoriali ottimali di livello subprovinciale (art. 8, comma 3, lett. c));

- peraltro fino all’approvazione (non alla sola adozione) dei piani provinciali, i bacini di utenza previsti dal PRSU approvato con deliberazione del consiglio regionale n. 785 del 28 ottobre 1988 fungono da ambiti territoriali ottimali (art. 8, comma 5);

- fino all’approvazione del piano regionale di gestione dei rifiuti urbani (o dei singoli piani provinciali) si continuano ad applicare le disposizioni contenute nel PRSU vigente (art. 58, comma 2).

Per quanto concerne la pianificazione il vigente Piano Rifiuti Urbani della Provincia di Vicenza, classifica i rifiuti urbani in “frazione secca recuperabile”, “frazione organica recuperabile” e “frazione secca non recuperabile”.

La frazione secca recuperabile, costituita da plastica, vetro, carta e cartone, metalli etc. è avviata a recupero presso impianti a ciò destinati, d’iniziativa pubblica o privata (nella stragrande maggioranza). In molti casi i gestori di questi impianti effettuano anche la raccolta presso gli ecocentri o a livello domiciliare. La scelta del gestore e dell’impianto cui destinare queste frazioni viene gestita per lo più a livello comunale e non a livello di bacino.

Poiché si tratta di materiali con rilevanza economica, per i quali la richiesta di recupero è pienamente soddisfatta dagli impianti esistenti e non soggetti alla pianificazione pubblica, l’attuale piano provinciale non ritiene di approfondire le caratteristiche di ciascun impianto di recupero, le tipologie di frazioni e le quantità lavorate.

3.9 Piano di Assetto del Territorio Intercomunale dei Comuni di Gambellara, Montebello, Montorso e Zermeghedo (P.A.T.I.)

Il Piano di Assetto del Territorio Intercomunale (PATI) dei Comuni di Montebello Vicentino, Gambellara, e Zermeghedo, elaborato con la procedura concertata attivata ai sensi dell’art. 16

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 23 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

della L.R. n. 11/2004 tra i Comuni, la Regione Veneto e la Provincia di Vicenza, è stato approvato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 37 del 18 gennaio 2011

Gli obiettivi generali che il P.A.T.I. intende perseguire, coerentemente ai contenuti indicati nel Documento Preliminare e nella Piattaforma programmatica affinate in sede di concertazione ai sensi dell’art. 5 L.R. 11/2004 sono: a) uso sostenibile del territorio b) risanamento del territorio c) interventi di riqualificazione degli ambiti produttivi d) promozione di un’area produttiva e) incentivi all’utilizzo di procedure per la gestione ambientale e sociale f) qualificazione della mobilità g) tutela dell’ambiente h) limitazione del consumo di territorio agricolo di

All’interno di zone ad urbanizzazione consolidata (prevalentemente produttiva), il P.A.T.I. ha individuato alcune opere incongrue con l'ambiente circostante per le quali è necessario programmare azioni volte alla loro eliminazione e/o mitigazione.

Con riferimento all’art. 29 delle NTA, si afferma che il P.I. recepisce ed integra la ricognizione delle opere incongrue individuate dal PATI, predisponendo apposita disciplina nel rispetto delle seguenti direttive:

a) l'eliminazione dell'opera incongrua con ripristino ambientale dell'ambito interessato comporta la creazione di un credito edilizio da utilizzarsi in conformità ai principi stabiliti dal P.A.T.I., anche in ATO diversi da quello ove insiste l'opera incongrua, purchè nel rispetto delle indicazioni del P.A.T.I.;

b) l'eliminazione dell'opera incongrua con adeguamento morfologico-funzionale al contesto insediativo esistente o previsto dal P.A.T.I. nello stesso ambito, sono disciplinate dal P.I. in modo puntuale e sono assoggettate a convenzionamento.

Si riporta di seguito l’elenco delle opere ritenute “incongrue”, evidenziando che l’attività in esame si svolge in un edificio contraddistinto dal n.8 e denominato “Crestani – Trattamento rifiuti”. Questa identificazione deve essere verificata poiché la planimetria della Tav.4 e le Norme Tecniche non risultano coerenti fra di loro in quanto l’attuale proprietario e l’attività presente nell’area non coincidono.

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 24 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

Tabella 1. Estratto da PATI – art.29.

Nel caso in cui fosse un errore grafico quello presente in Tav.4 e si ritenesse corretto quanto riportato nella tabella al n.9, per l’attività insediata nel complesso ex-Pellizzari il PATI prevederebbe il trasferimento della stessa in altra zona produttiva. Al momento attuale non sono però ancora stati intrapresi gli accordi tra le Amministrazioni Comunali interessate per la definizione delle aree destinate ad accogliere le aziende trasferite.

3.10 Piano di Interventi del Comune di Montebello Vicentino (P.I.)

Il Piano di Interventi del Comune di Montebello Vicentino, redatto in ottemperanza dell’art. 17 della L.R. 11/2004, è stato adottato con D.C.C. n°14 del 23/05/2012 ed approvato. Una prima variante a tale piano è stata successivamente adottata, ai sensi dell’art. 18 della Legge Regionale 11/2004, con D.C.C. n°2 del 29/01/2014, apportando alcuni aggiornamenti al precedente piano.

Il piano è STATO ADOTTATO, ed è in attesa di approvazione. Valgono pertanto le norme di salvaguardia.

Secondo quanto previsto dall’art. 3 delle Norme Tecniche Operative del P.I., in revisione gennaio 2014, “prima dell’adeguamento completo del previgente PRG alle specifiche disposizioni del PATI, sono ammessi gli interventi che risulteranno compatibili con le prescrizioni e i vincoli precisati nelle NT del PATI”.

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L’area in esame viene classificata dal P.I. come zona D1 – Zona produttiva di completamento, i cui vincoli vengono definiti dall’art. 25 delle NTO. Si tratta di zone totalmente o parzialmente occupate da insediamenti produttivi, artigianali o commerciali.Secondo quanto specificato al comma 4 dell’art.25, l’ampliamento e la modifica delle attività produttive deve avvenire nel rispetto del Regolamento Ambientale per l’insediamento e l’esercizio delle attività produttive, approvato dal Consiglio Comunale.

Lo stabilimento è interessato dalla presenza di vincolo “Corsi d’acqua” secondo quanto indicato dal D.Lgs. 42 del 2004, art. 142, lettera c. Ulteriori chiarimenti relativi alla presenza di vincoli vengono forniti dall’art. 39 delle NTO “Vincoli e Tutele” che al punto 2.4., vincolo paesaggistico – corsi d’acqua, specifica che gli interventi ammessi dalla disciplina di zona sugli immobili interessati, sono subordinati al parere favorevole da parte delle Autorità preposte.

Inoltre l’area è classificata come “Area esondabile o a ristagno Idrico (C)” in quanto, secondo quanto specificato al punto 2.6.3 dell’art. 44 delle NTO, ricade nella fascia a 150 m dal fiume Chiampo. Pertanto gli interventi ammessi dalla disciplina di zona del PI devono risultare compatibili con le situazioni di pericolosità evidenziate dal piano per la tutela del Rischio Idrogeologico del bacino Brenta Bacchiglione, da altri strumenti di pianificazione nonché dallo Studio di Compatibilità idraulica allegato al PATI.

3.11 Piano Regolatore Generale del Comune di Montebello Vicentino

Nel territorio comunale di Montebello Vicentino è vigente la variante parziale al P.R.G. 02/2005 (comma III art. 50 L.R. 61/85) approvata con D.G.R.V. n.267 del 02/02/1999.

L'area interessata dallo studio appartiene alla zona classificata dal P.R.G come destinata ad attività produttive e commerciali, nel dettaglio essa ricade in Z.T.O. “D1 – Produttiva di Completamento”.

L'area è inoltre soggetta al vincolo idrogeologico interseca, anche se marginalmente, la Fascia di rispetto prevista dalla L.431/85, per quanto riguarda il fiume Chiampo.

Si riportano di seguito alcuni estratti delle Norme Tecniche di Attuazione riguardanti la zona interessata dall’intervento:

 ZONA “D1” - PRODUTTIVA DI COMPLETAMENTO

1) Sono zone totalmente o parzialmente occupate da insediamenti produttivi, artigianali e commerciali.

2.1) In tali zone è ammesso l’insediamento di: industrie, depositi, magazzini, attività artigianali e commerciali all’ingrosso e in generale Medie Strutture così come definite dalla vigente Legislazione in tema di commercio (L.R. 37/1999), e particolari destinazioni commerciali incompatibili con la residenza.

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 26 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

……omissis…..

5.1) All’interno delle zone produttive individuate dal P.R.G. è vietato il nuovo insediamento e l’ampliamento di concerie e di attività connesse con la lavorazione della pelle, inclusi gli impianti di recupero di rifiuti organici e scarti di lavorazione, con le specifiche più avanti riportate, e quelle di cui alla parte I del Decreto del Ministro della Sanità in data 5/9/1994 pubblicato nel Supplemento della Gazzetta Ufficiale n° 156 del 10/12/994 relativamente ai sottoriportati punti della lettera B: - 100 - Rifiuti solidi e liquami - depositi ed impianti di depurazione, trattamento; - 101 - Rifiuti tossici e nocivi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915, ed alla deliberazione del Comitato interministeriale del 27 luglio 1984 e successive

modificazioni - trattamento, lavorazione, deposito,

……omissis…..

5.5) Per tutte le attività esistenti e già insediate vengono consentite in generale il trasferimento di tutto il ciclo produttivo e l’esecuzione di opere di trasformazione e di ammodernamento dello stesso finalizzate o, comunque, tali da garantire il soddisfacimento di un BILANCIO AMBIENTALE positivo: intendendosi per quest’ultimo variazioni che non comportino un peggioramento qualitativo e/o quantitativo degli impatti ambientali in essere, la valutazione delle soluzioni proposte deve necessariamente essere autorizzata da Enti sovraordinati ed individuati in via gerarchica nell’Amministrazione Provinciale e nell’A.R.P.A.V. Per le finalità di cui al precedente capoverso, e per la valutario ne delle soluzioni proposte,l’Amministrazione Comunale si avvale dei pareri degli Enti competenti e del supporto tecnico dell’A.R.P.A.V.

……omissis…..

 VINCOLI FORESTALI, AMBIENTALI E PAESAGGISTICI

1) In tali zone gli interventi sono subordinati al nulla osta ai sensi della legge 29/6/1939 n° 1497, 431/85 e a quanto stabilito dal P.T.R.C.

2) Nell’esecuzione delle opere si dovranno rispettare le caratteristiche strutturali, ornamentali, tipologiche e dei materiali locali.

Sono fatte salve le disposizioni relative ai vincoli di cui alla legge 1089/39.

 VINCOLO IDROGEOLOGICO E MAGISTRATO ACQUE

5) Per gli edifici esistenti in tale zona sono ammessi esclusivamente gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di restauro e di risanamento conservativo cosi come definiti dall’art. 31 della legge 5/8/1978 n° 457 e quelli previsti dalle presenti Norme, previa autorizzazione del Magistrato alle acque.1

1 Estratto dalla Norme Tecniche di Attuazione del P.R.G.

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3.12 Zonizzazione acustica del Comune di Montebello

Con deliberazione di Consiglio Comunale n. 24 del 23 maggio 2002, il Comune di Montebello Vicentino ha approvato il Piano di Classificazione Acustica del territorio comunale, in recepimento delle normative sia statali che regionali che disciplinano la materia.

La zonizzazione acustica del Comune di Montebello, individua come lo stabilimento sorga in area classificata in classe VI, “aree esclusivamente industriali”. Tale classe prevede dei valori limite di 70 dB(A) sia nel periodo diurno (06.00 – 22.00) che notturno (22.00 – 06.00).

Il DPCM 1/2/91 e il successivo DPCM 14/11/97 definiscono per ciascuna zona i valori massimi di rumorosità ambientale, suddividendo la giornata in due periodi, diurno e notturno, a cui vengono assegnati valori limite di immissione, di emissione (misurati in prossimità della sorgente sonora) e di qualità diversificati, come riportato in Tab.1.

La suddivisione in classi tiene conto delle destinazione d’uso delle diverse aree in relazione a quanto previsto nel PRG Comunale e della presenza di strutture ed edifici in cui si svolgono attività sensibili al rumore. In particolare, la classe I comprende gli ambiti di massima tutela, quali scuole, ospedali, case di riposo; la classe II individua tutte le zone residenziali e le zone paesaggistiche e naturali; la classe III comprende le vie principali di attraversamento del territorio comunale e le zone di intensa attività umana, prevedendo la presenza di attività compatibili con le aree residenziali; la classe IV individua arterie di traffico ed elevata intensità; la classe V comprende zone a prevalente utilizzo industriale; la classe VI include le zone esclusivamente industriali.

Valori limite assoluti di Valori limite di CLASSI DI DESTINAZIONE D’USO DEL Valori di qualità immissione emissione TERRITORIO Diurno Notturno Diurno Notturno Diurno Notturno 6÷22 22÷6 6÷22 22÷6 6÷22 22÷6 I - Aree particolarmente protette 50 40 45 35 47 37 II - Aree prevalentemente residenziali 55 45 50 40 52 42 III – Aree di tipo misto 60 50 55 45 57 47 IV – Aree di intensa attività umana 65 55 60 50 62 52 V – Aree prevalentemente industriali 70 60 65 55 67 57 VI – Aree esclusivamente industriali 70 70 65 65 70 70

Tabella 2. Valori limite di immissione, emissione e qualità per le diverse zone (DPCM 14/11/97).

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 28 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

4 Analisi conclusiva

Si riporta qui in seguito una tabella riepilogativa delle zonizzazioni determinate dagli strumenti di pianificazione e di settore sopra descritti per quanto riguarda l’area in cui ricade l’intervento in esame.

Strumento di Pianificazione o Tavola di riferimento Zonizzazione di piano di Settore

Tav. 1: Difesa del Suolo e degli Fascia di ricarica degli acquiferi insediamenti

Tav. 2: Ambiti naturalistico-ambientali Nessuna zonizzazione e paesaggistici di livello regionale

Tav. 3: Integrità del territorio agricolo Ambiti con buona integrità Piano Territoriale Regionale di Tav. 4: Sistema insediativo ed Coordinamento (P.T.R.C.) Nessuna zonizzazione infrastrutturale storico e archeologico

Tav. 6: Schema della viabilità primaria Corridoio plurimodale – itinerari regionali ed interregionali

Tav. 10: Valenze storico, culturali e Nessuna zonizzazione paesaggistiche ambientali

Piano Regionale di Gestione Limiti sulle distanze dalle dei Rifiuti abitazioni per nuovi impianti o modifiche sostanziali ad impianti esistenti. L’aumento della capacità annua di rifiuti non pericolosi non viene considerata come modifica sostanziale

Piano di Assetto Idrogeologico Carta della Pericolosità idraulica – Zona di attenzione idraulica. Tavola 53 Intervento compatibile poiché non comporta modifiche morfologiche del territorio

Carta Archeologica del Veneto Scheda 334. MONTEBELLO VI.:

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 29 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

Strumento di Pianificazione o Tavola di riferimento Zonizzazione di piano di Settore l'area non rientra e non influisce nei siti riportati

Tavola 1 Carta dei vincoli e della Nessuna Zonizzazione pianificazione territoriale

Tavola 2 Carta delle fragilità Area R1 – Rischio allagamento (Piano provinciale di protezione Piano Territoriale di civile) Coordinamento Provinciale (P.T.C.P) Tavola 3 Carta del sistema ambientale Nessuna Zonizzazione

Tavola 4 Sistema insediativi Aree produttive non ampliabili infrastrutturale Ambiti per la pianificazione coordinata fra più comuni Parzialmente sottoposta ad art. Tav. 1 - Carta dei vincoli e della 142, lett. c) del D.lgs. n. 42/2004 pianificazione superiore (ex L. 431/1985 – Galasso) - fascia di rispetto di 150 m dal torrente Chiampo

Tav. 2 - Carta delle invarianti Nessuna Zonizzazione Aree esondabili e ristagno idrico – Piano di Assetto del Territorio Tav. 3 - Carta delle fragilità all'interno del perimetro C Intercomunale (PATI) dei Area di urbanizzazione Comuni di Montebello Tav. 4 - Carta della trasformabilità consolidata (prevalentemente Vicentino, Gambellara, produttiva). Montorso Vicentino e Il capannone dove è insediata Zermeghedo. l’attività in esame è definito tra le “opere incongrue”. Non è stata al momento definita da parte dei Comuni un’area per la ricollocazione di questa attività.

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 30 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali, sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Proponente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 – Arcugnano (VI)

Strumento di Pianificazione o Tavola di riferimento Zonizzazione di piano di Settore D1 – Zona produttiva di Piano di Interventi completamento Vincolo “Corsi d’Acqua” “Area esondabile o a ristagno idrico”

Piano Regolatore Generale del Tavola 13.1.2 Z.T.O. “D1 – Zona Produttiva di Comune di Montebello completamento - Fascia di

Vicentino rispetto L. 431/85

Zonizzazione Acustica Tav.: Classificazione acustica del Classe VI – Aree esclusivamente territorio industriali

Tabella 3. Riepilogo delle zonizzazioni determinate dagli strumenti di pianificazione e di settore.

Capitolo 1 – Quadro di riferimento normativo e programmatico 1 - 31

Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CAPITOLO 2

Quadro di riferimento progettuale

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 1 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Sommario

1 Finalità e contenuti del quadro di riferimento progettuale ...... 4

2 Riferimenti autorizzativi ...... 4

2.1 Lay-out attuale ...... 14

2.1.1 Settore A ...... 14

2.1.2 Settore B ...... 19

3 Proposta di integrazione e modifica del lay-out attuale ...... 37

3.1 Nuovo layout dell’impianto ...... 37

3.1.1 Settore A ...... 37

3.1.2 Settore B ...... 38

3.1.3 Settore C...... 38

3.2 Quantitativi di progetto ...... 39

3.3 Descrizione della struttura edilizia ...... 40

3.4 Impiantistica di nuova installazione ...... 42

3.4.1 Impianto antincendio ...... 42

3.5 Produzione di rumore ...... 43

3.6 Gestione delle acque interne all’impianto ...... 43

3.7 Gestione delle acque esterne all’impianto ...... 44

3.7.1 Premessa ...... 44

3.7.2 Rete acque meteoriche (coperture) ...... 45

3.7.3 Rete acque meteoriche (piazzali) ...... 45

3.7.4 Rete acque nere ...... 47

3.7.5 Adeguamenti previsti ...... 47

3.8 Analisi delle alternative ...... 48

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 2 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

3.8.1 Misure per prevenire la domanda ...... 48

3.8.2 Alternative di localizzazione ...... 49

3.8.3 Alternativa “zero” ...... 49

3.9 Sostenibilità economica dell’intervento e cronoprogramma ...... 49

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 3 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

1 Finalità e contenuti del quadro di riferimento progettuale

Il quadro di riferimento progettuale descrive l’attività svolta nell’ambito dell’impianto autorizzato ed illustra le proposte di integrazione e modifica richieste dal proponente.

Viene fornito un quadro il più possibile esaustivo, nell’ambito del dettaglio disponibile, degli elementi utili per le previsioni delle interferenze tra azioni di progetto e comparti ambientali e per l’individuazione delle eventuali azioni di mitigazione e/o compensazione degli impatti prevedibili.

2 Riferimenti autorizzativi

L'impianto di gestione rifiuti in oggetto è stato autorizzato nella configurazione impiantistica e gestionale attuale con provvedimento n. 148 del 28/08/2015 (prot. n. 58168), rilasciato dalla Provincia di Vicenza. L'attuale autorizzazione concede la possibilità di gestire i seguenti quantitativi di rifiuti:

 quantitativo massimo di rifiuti non pericolosi stoccabili in impianto (comprensivo di rifiuti in ingresso, rifiuti oggetto di selezione e rifiuti prodotti dall'impianto) pari a 990 tonnellate;

 quantitativo massimo di rifiuti sottoposti a trattamento (operazioni R12 – R3 - D14) pari a 96 tonnellate/giorno (24.000 tonnellate/anno);

 quantitativo massimo di rifiuti accettabili all'impianto (operazioni R13 – D15 - R12 – R3 – D14) pari a 120 tonnellate/giorno (30.000 tonnellate/anno);

I rifiuti accettabili all'impianto, le operazioni consentite e le caratteristiche delle materie prime e dei rifiuti in uscita sono riassunti nella tabella sotto riportata. CODIFICA E GESTIONE DEL C.E.R. DESCRIZIONE OPERAZIONI NOTE MATERIALE IN USCITA

Messa in riserva. Rifiuti plastici - CER 02.01.04

R13 Messa in riserva con rifiuti della medesima tipologia (ex D.M. Plastica e gomma – CER 19.12.04 Rifiuti plastici (ad esclusione 02.01.04 5.2.98) degli imballaggi). Messa in riserva e successiva selezione (per eliminazione Rifiuti plastici - CER 02.01.04 R13 / R12 impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica. Segatura, trucioli, residui di Segatura, trucioli, residui di taglio, taglio, legno, pannelli di legno, pannelli di truciolare e R13 Messa in riserva. 03.01.05 truciolare e piallacci diversi piallacci diversi da quelli di cui alla da quelli di cui alla voce voce 03.01.04* – CER 03.01.05

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 4 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CODIFICA E GESTIONE DEL C.E.R. DESCRIZIONE OPERAZIONI NOTE MATERIALE IN USCITA 03.01.04*. Messa in riserva con rifiuti della Previa verifica di non medesima tipologia (ex D.M. Rifiuti di legno – CER 19.12.07. pericolosità. 5.2.98) Segatura, trucioli, residui di taglio, Messa in riserva e successiva legno, pannelli di truciolare e selezione (per eliminazione R13 / R12 piallacci diversi da quelli di cui alla impurità) con eventuale riduzione voce 03.01.04* – CER 03.01.05 volumetrica. Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Cuoio conciato (scarti, Cuoio conciato (scarti, cascami, cascami, ritagli, polveri di 04.01.08 R13 Messa in riserva. ritagli, polveri di lucidatura) lucidatura) contenenti contenenti cromo – CER 04.01.08 cromo. Rifiuti delle operazioni di Rifiuti delle operazioni di confezionamento e finitura 04.01.09 R13 Messa in riserva. confezionamento e finitura (compreso materiale abrasivo di scarto) – CER 04.01.09. Rifiuti non specificati Rifiuti non specificati altrimenti 04.01.99 altrimenti (riferito a R13 Messa in riserva (riferito a materiale abrasivo di materiale abrasivo di scarto). scarto) – CER 04.01.99 Rifiuti di materiali compositi Rifiuti di materiali compositi (fibre 04.02.09 (fibre impregnate, R13 Messa in riserva. impregnate, elastomeri, plastomeri) elastomeri, plastomeri). – CER 04.02.09 Rifiuti da fibre tessili Rifiuti da fibre tessili lavorate – 04.02.22 R13 Messa in riserva. lavorate CER 04.02.22. Messa in riserva. Rifiuti plastici - CER 07.02.13 Messa in riserva con rifiuti della R13 medesima tipologia (ex D.M. Plastica e gomma – CER 19.12.04 5.2.98) Messa in riserva e successiva selezione (per eliminazione Rifiuti plastici - CER 07.02.13 R13 / R12 07.02.13 Rifiuti plastici impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica. Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX Toner per stampa esauriti, diversi da quelli di cui alla Toner per stampa esauriti, diversi 08.03.18 voce 08.03.17*. R13 Messa in riserva da quelli di cui alla voce 08.03.17* Previa verifica di non - CER 08.03.18 pericolosità. Limatura e trucioli di materiali Messa in riserva. plastici - CER 12.01.05 Limatura e trucioli di 12.01.05 R13 Messa in riserva con rifiuti della materiali plastici medesima tipologia (ex D.M. Plastica e gomma – CER 19.12.04 5.2.98)

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 5 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CODIFICA E GESTIONE DEL C.E.R. DESCRIZIONE OPERAZIONI NOTE MATERIALE IN USCITA Messa in riserva e successiva Limatura e trucioli di materiali selezione (per eliminazione R13 / R12 plastici - CER 12.01.05 impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica. Imballaggi in carta e cartone - Messa in riserva CER 15.01.01. R13 Messa in riserva con rifiuti della medesima tipologia (ex D.M. Carta e cartone – CER 19.12.01 5.2.98) Messa in riserva e successiva 15.01.01 Imballaggi in carta e cartone selezione (per eliminazione Imballaggi in carta e cartone - R13 / R12 impurità) con eventuale riduzione CER 15.01.01. volumetrica. M.P.S. per l’industria cartaria Messa in riserva con cernita e R13 / R12 / R3 conformi alle norme UNI-EN 643 selezione per produzione M.P.S. Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Messa in riserva con rifiuti della R13 medesima tipologia (ex D.M. Plastica e gomma – CER 19.12.04 5.2.98) Messa in riserva in settore dedicato Imballaggi in plastica - CER per successivo avvio a piattaforme 19.12.04 Co.Re.Pla. Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Messa in riserva e successiva Imballaggi in plastica - CER selezione (per eliminazione R13 / R12 15.01.02 impurità) con eventuale riduzione 15.01.02 Imballaggi in plastica Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica. Cernita (per eliminazione impurità) con eventuale riduzione volumetrica. Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX Imballaggi in legno – CER Messa in riserva 15.01.03 R13 Messa in riserva con rifiuti della medesima tipologia (ex D.M. Rifiuti di legno – CER 19.12.07. 15.01.03 Imballaggi in legno 5.2.98) Messa in riserva e successiva Imballaggi in legno – CER selezione (per eliminazione R13 / R12 15.01.03 impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica. Imballaggi metallici - CER Messa in riserva 15.01.04 15.01.04 Imballaggi metallici R13 Messa in riserva con rifiuti della Metalli ferrosi – CER 19.12.02 medesima tipologia (ex D.M. Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 5.2.98)

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 6 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CODIFICA E GESTIONE DEL C.E.R. DESCRIZIONE OPERAZIONI NOTE MATERIALE IN USCITA Messa in riserva e successiva Metalli ferrosi – CER 19.12.02 selezione (per eliminazione R13 / R12 Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica. Imballaggi in materiali compositi – R13 Messa in riserva. CER 15.01.05. Carta e cartone – CER 19.12.01 Metalli ferrosi – CER 19.12.02 Messa in riserva e successiva Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 selezione (per eliminazione Plastica e gomma – CER 19.12.04 R13 / R12 impurità) con eventuale riduzione Rifiuti in vetro – CER 19.12.05. Imballaggi in materiali 15.01.05 volumetrica. Rifiuti di legno – CER 19.12.07. compositi Prodotti tessili – CER 19.12.08. Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX(1) Imballaggi in materiali misti – R13 Messa in riserva CER 15.01.06 Messa in riserva in settore dedicato Plastica e gomma – CER 19.12.02 per successivo avvio a piattaforme Altri rifiuti – CER 19.12.XX(1) Co.Re.Pla. Metalli ferrosi – CER 19.12.02 Messa in riserva e successiva Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 R13 / R12 Imballaggi in materiali misti. selezione per separazione frazioni Plastica e gomma – CER 19.12.04 Inteso limitatamente a rifiuti recuperabili con eventuale Rifiuti in vetro – CER 19.12.05. costituiti da imballaggi in 15.01.06 riduzione volumetrica. Rifiuti di legno – CER 19.12.07. materiali misti e non Prodotti tessili – CER 19.12.08. attribuibile a miscugli di Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) rifiuti diversi. Messa in riserva con cernita e/o M.P.S. per l’industria cartaria selezione per produzione di M.P.S. conformi alle norme UNI-EN 643

Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva R13 / R12 / R3 o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX Assorbenti, materiali filtranti, stracci ed indumenti protettivi R13 Messa in riserva diversi da quelli di cui alla voce Assorbenti, materiali 15.02.02* - CER 15.02.03. filtranti, stracci ed indumenti Carta e cartone – CER 19.12.01 protettivi diversi da quelli di Metalli ferrosi – CER 19.12.02 15.02.03 cui alla voce 15.02.02*. Messa in riserva e successiva Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 Previa verifica di non selezione frazioni recuperabili con Plastica e gomma – CER 19.12.04 R13 / R12 pericolosità. eventuale riduzione volumetrica. Rifiuti in vetro – CER 19.12.05. Rifiuti di legno – CER 19.12.07. Prodotti tessili – CER 19.12.08. Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1)

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 7 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CODIFICA E GESTIONE DEL C.E.R. DESCRIZIONE OPERAZIONI NOTE MATERIALE IN USCITA Pneumatici fuori uso - CER R13 Messa in riserva 16.01.03 Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva 16.01.03 Pneumatici fuori uso o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX Messa in riserva Metalli ferrosi – CER 16.01.17.

16.01.17 Metalli ferrosi R13 Messa in riserva con rifiuti della medesima tipologia (ex D.M. Metalli ferrosi – CER 19.12.02 5.2.98) Messa in riserva Rifiuti plastici - CER 16.01.19 Messa in riserva con rifiuti della R13 medesima tipologia (ex D.M. Plastica e gomma – CER 19.12.04 5.2.98) Messa in riserva e successiva selezione (per eliminazione Rifiuti plastici - CER 16.01.19 R13 / R12 16.01.19 Plastica impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica. Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX Componenti non specificati R13 Messa in riserva altrimenti – CER 16.01.22 Componenti non specificati Messa in riserva e successiva Metalli ferrosi – CER 19.12.02 16.01.22 altrimenti selezione frazioni recuperabili con Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 R13 / R12 eventuale riduzione volumetrica. Plastica e gomma – CER 19.12.04 Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle Apparecchiature fuori uso, diverse voci da 16.02.09* a da quelle di cui alle voci da 16.02.14 R13 Messa in riserva 16.02.13*. 16.02.09* a 16.02.13* - CER Previa verifica di non 16.02.14. pericolosità. Componenti rimossi da Componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi R13 Messa in riserva apparecchiature fuori uso, da quelle di cui alla voce 16.02.15* diversi da quelle di cui alla - CER 16.02.16. 16.02.16 voce 16.02.15*. Messa in riserva e successiva Metalli ferrosi – CER 19.12.02 Previa verifica di non selezione frazioni recuperabili con Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 R13 / R12 pericolosità. eventuale riduzione volumetrica. Plastica e gomma – CER 19.12.04 Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Messa in riserva Legno – CER 17.02.01 Messa in riserva con rifiuti della R13 medesima tipologia (ex D.M. Rifiuti di legno – CER 19.12.07 17.02.01 Legno 5.2.98) Messa in riserva e successiva Legno – CER 17.02.01 R13 / R12 selezione (per eliminazione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 8 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CODIFICA E GESTIONE DEL C.E.R. DESCRIZIONE OPERAZIONI NOTE MATERIALE IN USCITA impurità) con eventuale riduzione volumetrica. Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX Messa in riserva Rifiuti plastici - CER 17.02.03 R13 Messa in riserva con rifiuti della Plastica e gomma – CER 19.12.04 medesima tipologia (ex D.M. 5.2.98) Messa in riserva e successiva selezione (per eliminazione Rifiuti plastici - CER 17.02.03 R13 / R12 impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) 17.02.03 Plastica volumetrica. Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX 17.04.05 Ferro e acciaio. R13 Messa in riserva Ferro e acciaio - CER 17.04.05 Materiali isolanti diversi da quelli Materiali isolanti diversi da R13 Messa in riserva di cui alle voci 17.06.01* e quelli di cui alle voci 17.06.03*. 17.06.04 17.06.01* e 17.06.03*. Messa in riserva e successiva Carta e cartone – CER 19.12.01 Previa verifica di non selezione frazioni recuperabili con R13 / R12 Plastica e gomma – CER 19.12.04 pericolosità. eventuale riduzione volumetrica. Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1)

Materiali da costruzione a base di gesso diversi da Materiali da costruzione a base di quelli di cui alla voce 17.08.02 R13 Messa in riserva gesso diversi da quelli di cui alla 17.08.01*. voce 17.08.01* - CER 17.08.02. Previa verifica di non pericolosità. Rifiuti misti dell’attività di Rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, R13 Messa in riserva costruzione e demolizione, non diversi da quelli di cui alla pericolosi, - CER 17.09.04. 17.09.04 voce 17.09.01*; 17.09.02*; Messa in riserva e successiva Metalli ferrosi – CER 19.12.02 17.09.03*. selezione frazioni recuperabili con Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 R13 / R12 Previa verifica di non eventuale riduzione volumetrica. Plastica e gomma – CER 19.12.04 pericolosità. Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1)

R13 Messa in riserva. Carta e cartone - CER 19.12.01

M.P.S. per l’industria cartaria Messa in riserva con cernita e/o R13 / R3 rispondenti alle norme UNI-EN selezione per produzione di M.P.S. 643 19.12.01 Carta e cartone. Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 9 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CODIFICA E GESTIONE DEL C.E.R. DESCRIZIONE OPERAZIONI NOTE MATERIALE IN USCITA

R13 Messa in riserva Plastica e gomma - CER 19.12.04

Messa in riserva e successiva R13 / R12 selezione frazioni recuperabili con Plastica e gomma - CER 19.12.04 eventuale riduzione volumetrica. 19.12.04 Plastica e gomma. Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX Legno diverso da quello di cui alla voce 19.12.06*. 19.12.07 R13 Messa in riserva Rifiuti di legno – CER 19.12.07 Previa verifica di non pericolosità. Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento R13 Messa in riserva meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19.12.11* - CER 19.12.12. Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento Riduzione volumetrica per meccanico dei rifiuti, diversi da successivo avvio a recupero. Altri rifiuti (compresi quelli di cui alla voce 19.12.11* - materiali misti) prodotti dal CER 19.12.12. trattamento meccanico dei Carta e cartone – CER 19.12.01 19.12.12 rifiuti, diversi da quelli di cui R12 Metalli ferrosi – CER 19.12.02 alla voce 19.12.11*. Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 Previa verifica di non Separazione frazioni recuperabili Plastica e gomma – CER 19.12.04 pericolosità. con eventuale riduzione volumetrica Rifiuti in vetro – CER 19.12.05 Rifiuti di legno – CER 19.12.07 Prodotti tessili – CER 19.12.08 Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX Messa in riserva Carta e cartone - CER 20.01.01. R13 Messa in riserva con rifiuti della Carta e cartone – CER 19.12.01 medesima tipologia (ex D.M. 5.2.98) Messa in riserva e successiva selezione (per eliminazione Carta e cartone - CER 20.01.01 20.01.01 Carta e cartone. R13 / R12 impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica. M.P.S. per l’industria cartaria Messa in riserva con cernita e R13 / R12 / R3 conformi alle norme UNI-EN 643 selezione per produzione M.P.S. Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Messa in riserva Abbigliamento – CER 20.01.10 20.01.10 Abbigliamento R13 Messa in riserva con rifiuti della Prodotti tessili – CER 19.12.08 medesima tipologia (ex D.M. 5.2.98)

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 10 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CODIFICA E GESTIONE DEL C.E.R. DESCRIZIONE OPERAZIONI NOTE MATERIALE IN USCITA Apparecchiature fuori uso, Apparecchiature fuori uso, 20.01.23* contenenti R13 Messa in riserva contenenti clorofluorocarburi – clorofluorocarburi CER 20.01.23*. Apparecchiature elettriche Apparecchiature elettriche ed ed elettroniche fuori uso, elettroniche fuori uso, diverse da diverse da quelle di cui alla quelle di cui alla voce 20.01.21* - 20.01.35* R13 Messa in riserva voce 20.01.21* e 20.01.23*, CER 20.01.23*, contenenti contenenti componenti componenti pericolose – CER pericolose. 20.01.35*. Apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, Apparecchiature elettriche ed diverse da quelle di cui alla elettroniche fuori uso, diverse da 20.01.36 R13 Messa in riserva voce 20.01.21*. quelle di cui alla voce 20.01.21* - Previa verifica di non CER 20.01.36 pericolosità. Messa in riserva Legno – CER 20.01.38 R13 Messa in riserva con rifiuti della Legno, diverso da quello di Rifiuti di legno – CER 19.12.07 cui alla voce 20.01.37*. medesima tipologia (ex D.M. 5.2.98) 20.01.38 Previa verifica di non Messa in riserva e successiva selezione (per eliminazione Legno – CER 20.01.38 pericolosità. R13 / R12 impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica.

Messa in riserva con rifiuti della R13 Plastica e gomma – CER 19.12.04 medesima tipologia (ex D.M. 5.2.98) 20.01.39 Plastica. Messa in riserva in settore dedicato Plastica e gomma – CER 19.12.04 per successivo avvio a piattaforme Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Co.Re.Pla. R13 / R12 Messa in riserva e successiva selezione (per eliminazione Plastica - CER 20.01.39

impurità) con eventuale riduzione Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) volumetrica. Messa in riserva Metallo - CER 20.01.40 20.01.40 Metallo. R13 Messa in riserva con rifiuti della Metalli ferrosi – CER 19.12.02 medesima tipologia (ex D.M. 5.2.98) Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 Rifiuti urbani indifferenziati – R13 Messa in riserva CER 20.03.01 Carta e cartone – CER 19.12.01 Metalli ferrosi – CER 19.12.02 Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 Messa in riserva e successiva Plastica e gomma – CER 19.12.04 R13 / R12 selezione frazioni recuperabili con Rifiuti in vetro – CER 19.12.05 eventuale riduzione volumetrica. 20.03.01 Rifiuti urbani indifferenziati Rifiuti di legno – CER 19.12.07 Prodotti tessili – CER 19.12.08 Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Rifiuti urbani indifferenziati – D15 Deposito preliminare CER 20.03.01 Deposito preliminare e successiva Rifiuti urbani indifferenziati – D15/ D14 separazione (decantazione e CER 20.03.01 filtrazione meccanica) della Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1)

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 11 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CODIFICA E GESTIONE DEL C.E.R. DESCRIZIONE OPERAZIONI NOTE MATERIALE IN USCITA frazione solida dalla rimanente frazione liquida. Rifiuti combustibili – CER 19.12.10 Messa in riserva con successiva o rifiuti selezionati selezione finalizzata al recupero per R13 / R12 / R3 CER 19.12.04 la produzione di CDR/CSS (CER CER 19.12.12 19.12.10) CER 19.12.XX Residui della pulizia stradale. CER R13 Messa in riserva 20.03.03 Messa in riserva e successiva Residui della pulizia stradale – separazione (decantazione e CER 20.03.03 (Frazione solida) R13 / R12 filtrazione meccanica) della Altri rifiuti – CER 16.10.XX / CER frazione solida dalla rimanente 19.12.XX (1) frazione liquida 20.03.03 Residui della pulizia stradale Deposito preliminare e successiva Residui della pulizia stradale – separazione (decantazione e CER 20.03.03 (Frazione solida) D15 / D14 filtrazione meccanica) della Altri rifiuti – CER 16.10.XX / CER frazione solida dalla rimanente 19.12.XX (1) frazione liquida. Residui della pulizia stradale. CER D15 Deposito preliminare 20.03.03 Rifiuti ingombranti – CER R13 Messa in riserva 20.03.07 Carta e cartone – CER 19.12.01 Metalli ferrosi – CER 19.12.02 Metalli non ferrosi – CER 19.12.03 Messa in riserva e successiva Plastica e gomma – CER 19.12.04 R13 / R12 selezione frazioni recuperabili con Rifiuti in vetro – CER 19.12.05 eventuale riduzione volumetrica. 20.03.07 Rifiuti ingombranti Rifiuti di legno – CER 19.12.07 Prodotti tessili – CER 19.12.08 Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1) Rifiuti ingombranti – CER D15 Deposito preliminare 20.03.07 Rifiuti ingombranti – CER D14 Ricondizionamento preliminare 20.03.07 Altri rifiuti - CER 19.12.XX (1)

Nota Con l’indicazione “Altri rifiuti – CER 19.12.XX” si intendono i rifiuti residui prodotti dalle operazioni di trattamento meccanico di rifiuti in ingresso all’impianto in oggetto, da destinare a recupero o a smaltimento. Qualora non sia possibile individuare un codice C.E.R. ricompreso all’interno delle voci 19.12.xx, potrà essere attribuito un codice C.E.R. diverso, ritenuto più appropriato per identificare il rifiuto.

Tabella 1. Allegato al provvedimento n. 148/2015 del registro Acqua/Suolo/Rifiuti del 28/08/2015

Costituisce parte integrante della vigente autorizzazione all’esercizio dell’impianto anche l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera rilasciata dalla Provincia di Vicenza ed avente le caratteristiche riassunte nella tabella di seguito riportata.

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Camini Quota (m) Portata 1(Nm³/h) Parametro Limiti

1 13.30 11.000 Polveri 20 mg/Nm³ 2 14.00 65.000 Polveri 10 mg/Nm³

Tabella 2. Emissioni in atmosfera autorizzate ( 1 ammesso con un range di variabilità di ±20%).

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2.1 Lay-out attuale

La realizzazione dell’intervento non richiede modifiche impiantistiche, pertanto le linee di seguito descritte non subiranno alcuna alterazione rispetto alla configurazione esistente, costituita da 4 linee, 2 delle quali localizzate nel “settore A” e le 2 restanti nel “settore B”.

2.1.1 Settore A

2.1.1.1. Linea di selezione manuale e riduzione volumetrica

Nell’impianto è utilizzata una piattaforma di selezione sopraelevata compartimentata da una cabina (piattaforma chiusa) dotata di adeguati sistemi di illuminazione e ventilazione.

Il materiale da sottoporre a selezione transita sul nastro di trasporto ai cui lati sono disposte le postazioni di cernita attrezzate con tramogge e canali di caduta per la raccolta dei vari materiali. I canali di caduta sono collegati ad aperture sul pavimento della piattaforma che permettono lo scarico e la raccolta a terra dei materiali selezionati. La piattaforma di selezione è infatti sostenuta da setti che dividono anche i comparti riservati ai differenti materiali; lo spazio libero tra i setti è dimensionato in modo da permettere l’inserimento e l’estrazione di container scarrabili o comunque da consentire la movimentazione dei materiali recuperati (raccolti a terra) mediante mezzo meccanico.

Foto 1. Linea di selezione e riduzione volumetrica.

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Sono presenti otto postazioni di selezione per consentire un’ampia differenziazione dei materiali recuperati, fermo restando che le postazioni possono essere occupate da personale in modo discontinuo, in relazione alla tipologia dei materiali da selezionare e del tipo di selezione adottata. In particolare, gli operatori possono separare, dal flusso di materiali indirizzati dal nastro, eventuali componenti non desiderate, oppure raccogliere le componenti corrispondenti alle classi merceologiche che si vogliono recuperare come frazione riciclabile. Il materiale non raccolto viene trasferito sul nastro trasportatore posizionato all’esterno della cabina di selezione, prima della caduta del materiale nell’area “2d”.

La velocità del nastro di alimentazione e sollevamento e la velocità del nastro di attraversamento della cabina di selezione sono regolabili per adeguarle alle esigenze degli addetti alla selezione. La differenza tra la velocità del nastro di alimentazione (più lento) e quello di cernita (più veloce) offre la possibilità di distribuire in maniera adeguata il materiale sul nastro, facilitando così le operazioni di selezione. Le velocità dei trasportatori sono correlate tra loro ed a loro volta vengono definite sia in base alle caratteristiche del materiale da selezionare che al numero di operatori impiegati, oltre che in funzione delle caratteristiche qualitative richieste al prodotto in uscita.

I rifiuti in ingresso a tale linea sono inviati tramite un dosatore, ossia un dispositivo destinato al dosaggio dei rifiuti in ingresso alla linea che consente l’apertura e lo svuotamento dei sacchi in plastica, in modo da automatizzare tale lavorazione senza l’intervento degli operatori e garantendo un flusso omogeno dei rifiuti.

La presenza di un vaglio rotante permette di eseguire una prima selezione del materiale su base dimensionale, consentendo di sottoporre a selezione un’ampia tipologia di rifiuti. Il vaglio rotante è progettato per selezionare i rifiuti tramite passaggio dentro un cilindro formato da lamiere forate, con la caduta delle parti fini nella tramoggia sotto il vaglio e raccolta della parti voluminose alla fine del vaglio. Il corpo vagliante è costruito da due testate cilindriche munite di piste di rotolamento alle quali è collegata la struttura del corpo vagliante opportunamente rinforzata sulle quali vengono imbullonate le lamiere forate. La cappottatura che avvolge il dispositivo assicura il contenimento delle polveri all’interno del vaglio stesso.

In un primo stadio è possibile separare il materiale caratterizzato da dimensioni inferiori a 60 mm, nel secondo stadio il sottovaglio ha invece dimensioni inferiori a 250 mm. I flussi in uscita da questa fase vengono distinti in un sopravvaglio ed in un sottovaglio.

La linea di sopravvaglio proveniente dal vaglio a tamburo sarà interessata da un flusso omogeneo di materiale di dimensione superiore a circa 400 mm, costituito in particolare da cartone destinato alla produzione di materia prima secondaria e imballaggi in plastica di grandi dimensioni.

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La seconda linea di sottovaglio uscente dal vaglio a tamburo è destinata ad un flusso materiale con pezzatura inferiore ai 400 mm. Nel caso di lavorazione di materiali cartacei, il flusso di materiale cartaceo in uscita dal sottovaglio viene definito “decartonato”. Il materiale così ottenuto, inviato alla cabina di cernita, può essere controllato con maggior facilità da parte degli operatori.

2.1.1.2. Linea di triturazione-selezione

La linea è concepita prevalentemente per il trattamento del rifiuto urbano “secco non riciclabile” e di taluni rifiuti tra quelli autorizzati, al fine di separarne la frazione leggera ricca di componenti ad elevato potere calorifico e quindi valorizzabile dal punto di vista energetico, previa riduzione volumetrica.

La linea di trattamento è costituita dalle componenti di seguito descritte.

 Trituratore lento di tipo “primario” con separatore magnetico.

Si tratta di un trituratore a rotazione lenta (30 giri/minuto) con pettine di contrasto e griglia di controllo della pezzatura del rifiuto triturato in grado di ridurre il rifiuto alimentato ad una pezzatura inferiore a 300 mm. I denti del rotore, costruiti in acciaio antiusura, frantumano il rifiuto attraverso i denti del pettine di contrasto e il rifiuto triturato viene scaricato attraverso la griglia che ha anche una funzione di post-triturazione grazie a speciali denti, di cui è dotata, che si innestano direttamente tra il pettine ed il rotore. La griglia ha una conformazione tale da mantenere in ricircolo il rifiuto che, dopo la triturazione, presenta dimensioni maggiori delle sue maglie; il rifiuto triturato attraversa la griglia e viene scaricato dal trituratore soltanto se è stato ridotto a dimensioni inferiori all’apertura delle sue maglie (300 mm), diversamente, permane nella camera di triturazione fino a quando, ripetutamente trattato, non raggiunge la pezzatura desiderata. Il sistema consente di espellere i corpi non triturabili mediante l’apertura automatica del pettine di contrasto, al fine di evitare danni alla camera di triturazione e fermi macchina. Al di sopra del nastro di trasporto del materiale triturato è collocato un separatore magnetico per la captazione del ferro, del tipo autopulente a nastro con magnete permanente. La triturazione del materiale favorisce la liberazione della frazione ferrosa che viene captata dal magnete, trascinata dal nastro del separatore.

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Foto 2. Il trituratore utilizzato

2.1.1.3. Pressatura

Nell’impianto è utilizzata una pressa imballatrice alimentata da un trasportatore di sollevamento infossato per consentire l’imballaggio delle frazioni preselezionate, in vista del loro conferimento diretto agli impianti di riciclaggio e/o smaltimento e delle diverse frazioni di materiali riciclabili ottenute dalla selezione manuale.

Le balle in uscita dalla pressa (di sezione pari a 1150×1200 mm e lunghezza 1100÷2200 mm) vengono scaricate e posizionate per l’accumulo temporaneo.

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Foto 4. Panoramica dell’impianto: sullo sfondo nastro trasportatore pressa imballatrice.

2.1.1.4. Impianto di aspirazione ed abbattimento emissioni aeriformi

Data la tipologia dei rifiuti trattati, in particolare la frazione secca, è possibile che durante la lavorazione, ed in particolare durante il processo di triturazione, si disperdano polveri inquinanti. Allo scopo di prevenire la dispersione di particolato nell’ambiente di lavoro, con pregiudizio soprattutto per la salute dei lavoratori, i punti critici sono presidiati da appositi dispositivi localizzati in prossimità della sorgente dell’emissione. In particolare:

 una feritoia aspirante in corrispondenza dei tre lati della tramoggia di carico del trituratore, con portata volumetrica di 6.500 m³/h;

 una cappetta aspirante sovrastante il punto di scarico del trituratore sul nastro, con portata volumetrica di 1.500 m³/h;

 una cuffia aspirante superiormente alla zona di scarico del nastro, con portata volumetrica di 3.000 m³/h.

I dispositivi di aspirazione sono raccordati in un unico collettore centralizzato afferente ad un filtro a maniche. Ogni presa di aspirazione è munita di saracinesca regolabile per la taratura (bilanciamento) delle singole portate. Il filtro a maniche è del tipo “pulse jet” con pulizia pneumatica in

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controcorrente delle maniche, con ventilatore accoppiato a valle (filtro in aspirazione) per preservare le pale del ventilatore da fenomeni di erosione ad opera delle polveri aspirate. Questa tipologia di filtro trova normalmente applicazione per separare polveri medie, fini ed impalpabili, con elevata efficienza di filtrazione (99%) ed una pulizia delle maniche automatica con funzionamento continuo.

Dopo il trattamento di filtrazione, l’aria viene immessa nell’atmosfera attraverso un camino, così nell’autorizzazione citata in

Quota (m) Portata 1(Nm³/h) Parametro Limiti Camini 1 13.30 11.000 Polveri 20 mg/Nm³ 2 14.00 65.000 Polveri 10 mg/Nm³

Tabella 2.

2.1.2 Settore B

Il Settore B è dedicato al trattamento dei rifiuti provenienti dalla pre-selezione dei rifiuti urbani, destinati alla produzione di Combustibile da Rifiuto (C.D.R./C.S.S.). In particolare, in questo settore si effettua l’operazione R3, riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche). Nel caso specifico questa attività è finalizzata alla produzione di C.D.R./C.S.S., a partire dai rifiuti classificati con i codici CER di seguito riportati in tabella 3.

Le aree di stoccaggio, denominate “12” e “13”, sono poste rispettivamente a sinistra ed a destra dell’area di manovra adiacente al portone di accesso. I rifiuti in ingresso sono poi movimentati mediante macchina caricatrice su due nastri che li conducono a lavorazione.

I rifiuti prodotti dalla selezione in uscita dalle linee di trattamento sono poi stoccati nelle aree “14” e “15”, dislocate nella parte opposta del capannone.

Si riporta di seguito l’elenco dei CER che si prevede di trattare nell’ambito del settore B, che corrisponde all’elenco riportato nel D.M. 5 febbraio 1998 relativamente alla produzione di C.D.R./C.S.S..

Tabella 3. Codici CER previsti nel Settore B.

07 RIFIUTI DEI PROCESSI CHIMICI ORGANICI

07.02 rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso (PFFU) di plastiche, gomme sintetiche e fibre artificiali

07.02.13 rifiuti plastici

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15 RIFIUTI DI IMBALLAGGIO, ASSORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI PROTETTIVI (NON SPECIFICATI ALTRIMENTI)

15.01 imballaggi (compresi i rifiuti urbani di imballaggio oggetto di raccolta differenziata)

15.01.01 Imballaggi in carta e cartone

15.01.02 imballaggi in plastica

15.01.03 imballaggi in legno

15.01.05 imballaggi in materiali compositi

15.01.06 imballaggi in materiali misti

16 RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NELL'ELENCO

16.01 veicoli fuori uso appartenenti a diversi modi di trasporto (comprese le macchine mobili non stradali) e rifiuti prodotti dallo smantellamento di veicoli fuori uso e dalla manutenzione di veicoli (tranne 13, 14, 16 06 e 16 08)

16.01.03 Pneumatici fuori uso

16.01.19 plastica

17 RIFIUTI DELLE OPERAZIONI DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE (COMPRESO IL TERRENO PROVENIENTE DA SITI CONTAMINATI)

17.02 legno, vetro e plastica

17.02.01 legno

17.02.03 plastica

19 RIFIUTI PRODOTTI DA IMPIANTI DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI, IMPIANTI DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE FUORI SITO, NONCHÉ DALLA POTABILIZZAZIONE DELL'ACQUA E DALLA SUA PREPARAZIONE PER USO INDUSTRIALE

19.12 rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti (ad esempio selezione, triturazione, compattazione, riduzione in pellet) non specificati altrimenti

19.12.01 Carta e cartone

19.12.04 plastica e gomma

19.12.12 altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19 12 11

20 RIFIUTI URBANI (RIFIUTI DOMESTICI E ASSIMILABILI PRODOTTI DA ATTIVITÀ COMMERCIALI E INDUSTRIALI NONCHÉ DALLE ISTITUZIONI) INCLUSI I RIFIUTI DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA

20.03 altri rifiuti urbani

20.03.01 rifiuti urbani non differenziati

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Le operazioni si svolgono lungo due linee di trattamento che, per chiarezza espositiva, saranno definite “Linea 1” e “Linea 2”, caratterizzate da una serie di specifiche operazioni finalizzate ad eseguire operazioni di recupero di tipo R3 – Recupero finalizzato alla produzione di C.D.R./C.S.S. (D.Lgs 152/2006, allegato C). Pur trattando rifiuti caratterizzati dai medesimi codici CER, la linea 2 è dedicata ai materiali che hanno già subito un trattamento post-primario presso impianti terzi e dunque necessitano di un numero inferiore di operazioni per la loro raffinatura.

Figura 1. Vista tridimensionale dell’impianto dislocato nel Settore B.

I flussi che interessano le due linee sono comunicanti per consentire di ottimizzare il trattamento. La velocità dei nastri di trasporto viene gestita con particolare attenzione, in funzione delle caratteristiche dei rifiuti in ingresso, per poter ottenere un rifiuto di elevata qualità in termini di potere calorifico e di umidità. Si riporta di seguito il diagramma di flusso delle due linee di trattamento.

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La logica di funzionamento dell’impianto è riportata nel diagramma a blocchi riportato di seguito, nel quale si riportano i segmenti dei vari flussi di materiale e le operazioni unitarie previste.

Figura 2. Diagramma di flusso dell’impianto di trattamento per la produzione di CDR/CSS.

2.1.2.1. Linea 1

1.A – Ricezione dei rifiuti, selezione e cernita del materiale da trattare

L’attività consiste nel complesso delle operazioni necessarie a predisporre i rifiuti in modo idoneo alle successive operazioni. Questa attività viene svolta da uno o più operatori mediante controllo visivo nell’ambito dell’area “13”.

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1.B – Carico su tramoggia

Il materiale, dopo essere stato sottoposto a cernita, viene caricato con mezzo meccanico su una tramoggia che consente di regolarizzare il flusso sul nastro di trasporto.

1.C – Trasporto con nastro

Il trasporto avviene con nastro trasportatore con tappeto in gomma nera dotato di tramoggia di carico e gambe di sostegno. Principali caratteristiche:

- larghezza: 1.200 mm;

- lunghezza: 12.000 mm;

- potenza: 5,5 kW.

1.D - Triturazione primaria

In questa fase il materiale da trattare viene ridotto di dimensioni mediante un trituratore PREMAC monoalbero dotato di spintore e griglia fronte rotore, con placchette triangolari sporgenti; queste, ruotando contro una lama fissa, eseguono una prima lacerazione dei materiali portandolo ad una pezzatura massima di circa 200x300 mm.

La produttività della macchina è variabile da 4000 a 6000 kg/h, in funzione del volume di materiale e dell’usura degli organi di taglio. Principali caratteristiche:

- tramoggia: 1.500 x 2.000 x h 1100 mm;

- dimensioni camera di taglio: 1.300 x 2.000 mm;

- potenza installata: n.°1 motore da 160 kW;

- griglia da 200 mm;

- altezza basamento: 2.200 mm.

1.E – Estrazione materiale triturato

Il materiale sottoposto a triturazione viene movimentato da un nastro trasportatore con tappeto in gomma nera. Il telaio, realizzato in lamiera elettrosaldata, permette di ottenere una struttura rigida e al tempo stesso leggera. Il tappeto/nastro, in gomma scorre sul piano del telaio. Il movimento del tappeto avviene mediante un gruppo motoriduttore ad azionamento elettrico da 5,5 kW. Il nastro è dotato di un sostegno costruito in tubolare elettrosaldato regolabile in altezza.

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Principali caratteristiche:

- larghezza utile: 1.200 mm;

- lunghezza: 8.000 mm;

- altezza sponde: 250 mm;

- altezza da terra: 1.200 mm;

- potenza installata: 5,5 kW.

1.F – Separazione ferrosi

La separazione dei materiali ferrosi avviene mediante un separatore del tipo “over-belt”, realizzato in trafilato d’acciaio 160 x 20mm, che permette di ottenere una struttura rigida e al tempo stesso leggera. Il sistema è fornito da un nastro in gomma ad anello chiuso con 3 tele con facchini e da un campo magnetico permanente inesauribile e installato all’interno del separatore. Il separatore viene montato trasversalmente al nastro di estrazione del trituratore e grazie al campo magnetico installato al suo interno, vengono estratti i metalli. Il nastro/tappeto viene mosso da un motoriduttore da 1,5 kW ad una velocità di 105 m/min.

Principali caratteristiche:

. Piastra ad elevato hc Potenza: 500 G

. larghezza:600 mm;

. lunghezza:950mm

. altezza: 200 mm;

. potenza installata: 3 kW.

1.G - Cernita del materiale pesante tramite vaglio a dischi

Il materiale triturato viene condotto sopra un vaglio a dischi verticali. Dei rulli rotanti sono posti a passo circa 300 mm e mediante dei dischi a loro saldati, fanno avanzare il materiale. Per effetto della gravità il materiale leggero di dimensioni superiori a 200x200 mm viene separato da quello pesante con pezzatura inferiore a 150 mm. Il materiale leggero e di dimensioni superiori a 200x200 mm avanza sopra i dischi ed entra nel nastro di trasporto verso il raffinatore; il materiale pesante e di pezzatura inferiore a 150 mm cade in un nastro sottostante e trasportato in cabina aeraulica.

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Foto 3. Vaglio a dischi della tipologia prevista nell’impianto in progetto.

Le operazioni appena descritte non necessitano dell’intervento manuale di operatori.

Principali caratteristiche:

- larghezza utile: 1.300 mm;

- lunghezza: 6.000 mm;

- altezza sponde: 300 mm;

- altezza da terra: 1.100 mm;

- potenza installata: 7,5 kW.

1.H – Estrazione materiale sottovaglio

Il materiale estratto dal sottovaglio viene trasportato mediante un nastro trasportatore con tappeto in gomma nera. Il telaio, realizzato in lamiera elettrosaldata, permette di ottenere una struttura rigida e al tempo stesso leggera. Il tappeto/nastro, in gomma scorre sul piano del telaio. Il movimento del tappeto avviene mediante un gruppo motoriduttore ad azionamento elettrico da 5,5 kW. Il nastro è dotato di un sostegno costruito in tubolare elettrosaldato regolabile in altezza.

Principali caratteristiche:

- larghezza utile: 1.200 mm;

- lunghezza: 8.000 mm;

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- altezza sponde: 250 mm;

- altezza da terra: 1.200 mm;

- potenza installata: 5,5 kW.

1.I - Cernita automatica dei materiali ferrosi dai non ferrosi mediante cabina aeraulica

Questa attrezzatura esegue la divisione del materiale in uscita dal trituratore senza l’ausilio di operatori. Dei soffi d’aria appositamente collocati lungo le traiettorie di caduta del materiale spostano le parti leggere e voluminose nel nastro carico verso il raffinatore. Per effetto della gravità, il materiale pesante viene raccolto nella canala vibrante e sottoposto ad un processo di separazione dei metalli mediante separatore “over-belt”.

Le parti leggere e voluminose, attraverso due nastri trasportatori, vanno a confluire nella linea 2 per essere sottoposti a raffinazione.

Foto 4. Materiale leggero e voluminoso in uscita dalla cabina aeraulica ed inviato al raffinatore.

Principali caratteristiche:

- larghezza utile cabina: 3.500 mm;

- lunghezza: 6.000 mm;

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- altezza soffitto: 3.000 mm;

- potenza nastro trasportatore: 3 kW.

Il trasporto avviene mediante nastri aventi le medesime caratteristiche di quello descritto al punto 1.E.

1.L – Stoccaggio rifiuti da selezione

Dopo aver subito i trattamenti descritti ai punti precedenti, i rifiuti vengono stoccati nell’area “14”, in attesa di essere trasportati in altro impianto idoneo al loro ricevimento.

Foto 5. Rifiuti da selezione in uscita dalla linea 1.

2.1.2.2. Linea 2

2.A - Selezione e cernita del materiale da trattare

L’attività consiste nel complesso delle operazioni necessarie a predisporre i rifiuti in modo idoneo alle successive operazioni. Questa attività viene svolta da uno o più operatori mediante controllo visivo nell’ambito dell’area “12”.

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2.B – Nastri di trasporto

Il materiale caratterizzato da una pezzatura inferiore a 150 mm, viene caricato su un tramoggia e trasportato nel raffinatore mediante un nastro trasportatore con tappeto in gomma nera.

Questo nastro riceve anche il flusso di materiale leggero e voluminoso proveniente dalla linea 1 e separato mediante la cabina aeraulica.

Il telaio, realizzato in lamiera elettrosaldata, permette di ottenere una struttura rigida e al tempo stesso leggera. Il tappeto/nastro, in gomma scorre sul piano del telaio. Il movimento del tappeto avviene mediante un gruppo motoriduttore ad azionamento elettrico da 5.5 kW. Il nastro è dotato di un sostegno costruito in tubolare elettrosaldato regolabile in altezza.

Principali caratteristiche:

- larghezza utile: 1.200 mm;

- lunghezza: 8.000 mm;

- altezza sponde: 250 mm;

- altezza da terra: 1.200 mm;

- potenza installata: 5,5 kW.

I nastri di trasporto posti a valle sono contraddistinti dalle medesime caratteristiche tecniche, a meno di differente lunghezza.

2.C – Separazione ferrosi

La separazione dei materiali ferrosi avviene mediante un separatore del tipo “over-belt”, realizzato in trafilato d’acciaio 160 x 20mm, che permette di ottenere una struttura rigida e al tempo stesso leggera. Il sistema è fornito da un nastro in gomma ad anello chiuso con 3 tele con facchini e da un campo magnetico permanente inesauribile e installato all’interno del separatore. Il separatore viene montato trasversalmente al nastro di estrazione del trituratore e grazie al campo magnetico installato al suo interno, vengono estratti i metalli. Il nastro/tappeto viene mosso da un motoriduttore da 1,5 kW ad una velocità di 105 m/min.

Principali caratteristiche:

. Piastra ad elevato hc Potenza: 500 gauss

. larghezza:600 mm;

. lunghezza:950mm

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. altezza: 200 mm;

. potenza installata: 3 kW.

2.D - Raffinatura CDR/CSS

Mediante il raffinatore G.S.2500, il materiale proveniente dalla triturazione primaria (vaglio a dischi ), quello cernito all’interno della cabina aeraulica e quello proveniente dal nastro di carico della linea 2, vengono raffinati e portati in pezzatura di 30 mm.

Si tratta di una macchina monoalbero con spintore radiale e placchette sporgenti, in configurazione tale da eseguire l’azione di taglio contro la griglia. Il materiale si riduce inoltre grazie alle controlame fisse.

I vari processi subiti dal materiale all’interno dell’impianto, specialmente la fase di raffinatura, sottraggono umidità, aumentando la resa energetica in fase di combustione.

Principali caratteristiche:

- larghezza bocca di carico: 1.500 mm;

- lunghezza: 2.500 mm;

- altezza: 1.400 mm;

- potenza installata: 200 kW.

2.E – Separatore a nastro over-belt

La separazione dei materiali ferrosi avviene mediante un separatore del tipo “over-belt”, realizzato in trafilato d’acciaio 160x20, che permette di ottenere una struttura rigida e al tempo stesso leggera. Il sistema è fornito da un nastro in gomma ad anello chiuso con 3 tele con facchini e da un campo magnetico permanente inesauribile e installato all’interno del separatore. Il separatore over-belt, viene montato trasversalmente al nastro di estrazione del trituratore e grazie al campo magnetico installato al suo interno, vengono estratti i metalli. Il nastro/tappeto viene mosso da un motoriduttore da 1.5 kW ad una velocità di 105 m/min.

Principali caratteristiche:

. Piastra ad elevato hc Potenza: 500 gauss

. larghezza:600 mm;

. lunghezza:950mm

. altezza: 200 mm;

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. potenza installata: 3 kW.

2.F - Separatore ad induzione per metalli non ferrosi

Il telaio del separatore è costruito in robusta lamiera pressopiegata, in acciaio inox amagnetico La struttura è dotata di una carenatura sempre in acciaio inox amagnetico. Il separatore è dotato di un nastro in gomma che viaggia ad una velocità massima di 105 m/min ed è azionato da un motore da 2.2 kW. Il rullo magnetico è mosso da un motore da 4 kW. Il rotore ha un diametro di 410 mm e sostenuto con un albero passante calettato e sostituibile. All’interno di questo tamburo viene alloggiato uno speciale magnete al neodimio che, ruotando ad alto numero di giri, crea delle “correnti parassite” che provocano la separazione dei materiali non ferrosi dai ferrosi.

Principali caratteristiche:

- larghezza: 780 mm;

- lunghezza: 2.160 mm;

- altezza da terra: 1.100 mm;

- peso: 700 kg.

2.G – Stoccaggio rifiuti da selezione

Dopo aver subito i trattamenti descritti ai punti precedenti, i rifiuti vengono stoccati nell’area “15”, in attesa di essere trasportati in altro impianto idoneo al loro ricevimento.

2.1.2.3. Caratteristiche del rifiuto in uscita

Nonostante quanto già descritto in precedenza illustri i trattamenti subiti dai rifiuti in ingresso nelle linee 1 e 2 del settore B, si vuole ulteriormente sottolineare le differenze sostanziali esistenti tra il rifiuto in ingresso ed in uscita.

Il trattamento dei rifiuti, finalizzato alla produzione di CDR/CSS, imporrà l’utilizzo di rifiuti in ingresso con caratteristiche tali da garantire un rifiuto in uscita con basso contenuto di umidità e ridotta presenza di metalli. Al termine del trattamento sarà quindi previsto un protocollo di campionamenti atti a verificare il rispetto dei parametri previsti dal DM 05/02/1998 per il CDR in uscita, riportati in Tabella 4.

Se saranno rispettati i parametri previsti dalla normativa vigente, sarà possibile classificare il rifiuto con il codice CER 19 12 10. In caso contrario, ad esso verrà associato il codice 19 12 12, trattandosi comunque di un rifiuto che ha subito trattamenti tali da poter essere usato comunque come

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combustibile per il recupero di energia, grazie alla ridotta pezzatura, al basso contenuto di metalli e al ridotto contenuto di umidità.

Tabella 4. Proprietà del CDR, come previsto dal D.M. 5 febbraio 1998.

La composizione dei rifiuti in input sarà valutata in funzione delle condizioni meteorologiche (che influenzano il contenuto d’acqua dei materiali), della qualità e della composizione chimica ai fini dell’ottenimento di un rifiuto in output conforme alle aspettative. Per fare ciò sarà prevista una procedura per il controllo e il campionamento dei rifiuti in ingresso, dell’efficacia del trattamento e del rifiuto in uscita.

Il non raggiungimento delle prestazioni richieste per produrre CDR/CSS andrà a discapito dell’azienda, che pertanto prenderà tutte le precauzioni e gli accorgimenti necessari per poter ottenere un output classificabile come 19 12 10, visto il valore aggiunto di tale codice CER, anche sotto il profilo economico.

2.1.2.4. Impianto di aspirazione e filtrazione polveri

L’impianto di aspirazione è composto da:

- un collettore orizzontale, realizzato in lamiera zincata con diametri a scalare e giunzioni “a collare”, o diametro principale: 950 mm; o sviluppo complessivo: 45 m; o velocità del flusso d’aria: 25,5 m/s.

- n.4 calate verticali dal collettore principale, realizzate in lamiera zincata con giunzioni “a collare”, poste in corrispondenza di: o trituratore (diametro condotta: 480 mm);

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o separatore ad induzione (diametro condotta: 300 mm); o cabina aeraulica (diametro condotta: 300 mm); o raffinatore GS 2500 (diametro condotta: 480 mm). È prevista una predisposizione per un ulteriore futuro punto di aspirazione. L’impianto è inoltre provvisto di un rilevatore di scintille con relativa serranda, nonché di un dispositivo di spegnimento.

Figura 3. Planimetria impianto di aspirazione.

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ID Descrizione Diametro Portata di progetto A Predisposizione per futura aspirazione (non funzionante) 450 mm 15.000 m³/h B Aspirazione macinatore 480 mm 15.000m³/h C Aspirazione separatore 300 mm 5.000m³/h D Aspirazione separatore aeraulico 300 mm 5.000m³/h E Aspirazione raffinatore GS 2500 480 mm 15.000m³/h 230 Ventilatore da 90 kW 240 Filtro a maniche Figura 4. Assonometria con disposizione principali componenti impianto di aspirazione e relative caratteristiche dimensionali.

L’impianto di filtrazione è costituito da un filtro a maniche del tipo a lavaggio in controcorrente mediante impulsi d’aria compressa, essenzialmente composto da:

- corpo filtro o camera di trattamento aria polverosa, realizzata con panelli in lamiera zincata modulari adeguatamente strutturati e rinforzati, assemblati tra loro mediante fissaggio meccanico a bulloni con interposta guarnizione di tenuta;

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- plenum di aria pulita modulare, realizzato con pannelli del tipo descritto al punto precedente, dotato di portelloni superiori a tenuta per effettuare l’ispezione e la manutenzione delle maniche filtranti, completo di parapetto di sicurezza e scala alla marinara di accesso;

- sistema pneumatico per la pulizia delle maniche, costituito dal serbatoio di accumulo dell’aria compressa, completo di carpenterie di sostegno, elettrovalvole ad apertura rapida opportunamente dimensionate per l’invio dell’aria compressa di lavaggio, fascio tubiero con ugelli di sparo in corrispondenza di ogni manica, interamente smontabili mediante raccordi rapidi a tre pezzi, quadretto elettronico di comando frequenza e durata impulsi aria compressa;

- tramoggia tronco-piramidale realizzata con pannelli del tipo descritto ai punti precedenti, adeguatamente rinforzata per raccogliere le polveri separate dal filtro, completa di gambe di sostegno realizzate in acciaio zincato;

- sistema antincendio costituito da tubo con diametro 2”, completo di ugelli di lancio sprinkler, posto all’interno del plenum aria pulita.

Tabella 5. Principali caratteristiche dell’impianto di filtrazione.

Dimensioni 13.090x2.400x9.200 mm Portata d’aria in trattamento 40.000 m³/h Capacità di trattamento del filtro 65.000 m³/h Rapporto di filtrazione previsto 1,12 m/min Superficie filtrante sviluppata 964,5 m² Tipologia di maniche filtranti Feltro agugliato in polipropilene 550g/m² antistatico Numero delle maniche 832 Diametro della manica 123 mm Altezza della manica 3000 mm Superficie filtrante totale Velocità di filtrazione 1,12 m/min Temperatura massima di esercizio Ambiente

Perdita di carico al filtro 80 mm H2O Portata aria 65.000 m³/h

Pressione totale 320 mmH2O Potenza installata 90 kW Potenza assorbita 82 kW

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Rumorosità 75 dB(A) a bocca libera Velocità di rotazione 1.036 giri/minuto Tensione di alimentazione 380 Volt / 50 Hz

L’impianto è quindi completato con:

- una coclea longitudinale per l’estrazione delle polveri, installata sulla parete inferiore della tramoggia

- una valvola rotativa stellare per lo scarico in continuo delle polveri

- una camera di calma in ingresso aria sporca, per consentire la decantazione delle polveri trasportate ed una corretta diffusione dell’aria da filtrare su tutta l’estensione della camera contenente le maniche filtranti;

- portine antiscoppio in acciaio inox, certificate ATEX;

- un ventilatore centrifugo a semplice aspirazione con girante a pale rovesce, montata su chiocciola in lamiera di acciaio al carbonio con trasmissione meccanica mediante cinghie trapezoidali accoppiate a pulegge a gole;

- un camino di espulsione in atmosfera, realizzato in lamiera zincata, composto da tubi dritti con giunzioni ad anelli, tramoggia di raccordo al ventilatore, presa campioni a norma ed espulsione del tipo a “cielo aperto”;

- un quadro elettrico generale;

- un impianto di rilevazione scintille dimensionato per la linea di aspirazione.

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Figura 5. Assonometria con evidenziato l’impianto di aspirazione e filtrazione.

Foto 6. Viste dell’impianto di filtrazione. Si noti la cabina insonorizzata per la riduzione del rumore prodotto dall’impianto pneumatico.

A seguito dei monitoraggi periodici effettuati sulle emissione in uscita dal camino n. 2, in uscita dall’abbattitore, è emerso che le concentrazioni di polveri emesse rispettano i limiti autorizzati ma le

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portate in uscita risultano inferiori al valore autorizzato tanto da non rispettare il limite di tolleranza di ± 20%.

Una revisione attenta delle portate aspirate dai diversi punti di captazione, situati nel settore B, ha evidenziato il rispetto delle portate stimate nella tabella allegata a Figura 4, ove la somma delle portate captate lungo le linee di trattamento, allo stato di fatto, è pari a 40'000 m³/h (in punto di captazione A non è operativo), a fronte dei 65'000 m³/h attualmente autorizzati, corrispondenti alla massima capacità di trattamento del filtro a maniche. Risulta quindi necessario rettificare la portata autorizzata relativa alle emissioni dal camino 2, in modo da allineare l’autorizzazione con il reale funzionamento dell’impianto si aspirazione.

3 Proposta di integrazione e modifica del lay-out attuale

In considerazione della richiesta del mercato, della propria organizzazione aziendale e della possibilità di ottimizzare l’utilizzo delle linee esistenti che attualmente stanno lavorando al di sotto della loro potenzialità, la Ditta richiedente ha la necessità di utilizzare ad un’ulteriore porzione dello stabilimento, attualmente esistente ma utilizzata unicamente per il deposito delle M.P.S., per predisporre gli spazi necessari ad un aumento della capacità dell’impianto e dei conseguenti flussi di materiale movimentato e volumi di materiale stoccabile.

3.1 Nuovo layout dell’impianto

Il nuovo layout prevede che il trattamento dei rifiuti avvenga all’interno del capannone industriale nei due settori fisicamente separati, già denominati “settore A” e “settore B”, come autorizzato allo stato attuale.

Lo stoccaggio dei rifiuti in ingresso ed in uscita dalle diverse linee di trattamento, potrà avvenire nella porzione del capannone attualmente utilizzata solo per lo stoccaggio delle MPS, individuata di seguito come “settore C”.

3.1.1 Settore A

Nel settore A viene svolta l’attività attualmente autorizzata, mantenendo sostanzialmente inalterato il layout attuale. Le attività svolte all’interno di questo settore sono di seguito riportate.

- R3 – Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche). Nel caso specifico questa attività è autorizzata e svolta solo per i codici 15.01.06; 19.12.01; 20.01.01.

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- R12 – scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni da R1 a R11.

- R13 - messa in riserva di rifiuti per sottoporli eventualmente a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12.

- D14 - Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D13.

- D15 - Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti).

3.1.2 Settore B

Anche nel settore B viene svolta l’attività attualmente autorizzata, senza apportare alcuna modifica al layout attuale. I rifiuti in uscita dai trattamenti previsti nel settore B verranno stoccati dove attualmente autorizzato ed eventualmente destinati al settore C al fine di effettuare i campionamenti per i controlli necessari per l’ottenimento del codice 19 12 10 (CDR) o di Combustibile Solido Secondario (CSS).

L’attività svolta in tale settore sarà quindi relativa alle attività R3 ed R12, destinate rispettivamente alla produzione di C.D.R./C.S.S. o 19.12.12 e 19.12.04., nel caso in cui non vengano raggiunti i parametri caratteristici per classificare il rifiuto come 19.12.10.

3.1.3 Settore C

Tale settore, situato nella porzione nord del capannone, verrà destinato allo stoccaggio dei rifiuti e delle materie prime secondarie, in base alle necessità legate alla gestione dei flussi di materiali in ingresso ed in uscita dallo stabilimento e dalle singole linee di trattamento e recupero.

In particolare, nel caso di ingresso di rifiuti da sottoporre a deposito e trattamento superiori alle capacità giornaliere degli impianti, il settore C potrà fungere da area di deposito temporaneo dei materiali in ingresso. Lo stesso accadrà nel caso di fermi impianto e manutenzioni straordinarie che interferiscano con la gestione dei flussi di materiali sottoposti a trattamento.

Inoltre, tale settore permetterà un eventuale stoccaggio dei rifiuti in uscita dalle linee di trattamento, in attesa della spedizioni degli stessi.

La necessità di ulteriori superfici e di un maggiore volume massimo di materiali stoccabili è inoltre connesso alle modalità di campionamento dei rifiuti in uscita dal settore B, al fine di garantire il rispetto dei parametri necessari per la classificazione dei rifiuti a C.D.R./C.S.S..

La superficie del settore C verrà opportunamente compartimentata con New Jersey, in modo da creare diverse piazzole di stoccaggio e garantire la tracciabilità di ciascun flusso. La suddivisione in piazzole

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verrà definita in modo dinamico, a seconda delle necessità, garantendo l’aggiornamento puntuale dello stato di fatto nei documenti di controllo di gestione interni.

Verrà comunque garantito il rispetto dei quantitativi massimi di stoccaggio richiesti per tale settore, pari a 2500 ton.

Tale settore non presenterà quindi specifiche componenti impiantistiche ma verrà predisposto con i necessari presidi antincendio, per cui si rimanda all’apposito paragrafo.

3.1.3.1. Movimentazione interna dei materiali

La movimentazione interna dei materiali tra i vari settori, A, B e C, avverrà con mezzi idonei. In Tabella 6 si riporta una dettagliata gestione dei flussi interni dei materiali in input che posso, eventualmente, venire stoccati nel settore C a seconda delle esigenze, prima di essere inviati agli specifici settori di destinazione in funzione del trattamento previsto per gli stessi. In Tabella 7 vengono invece riportati i flussi in output, nel caso in cui il materiale in uscita dalle diverse linee di trattamento venga temporaneamente stoccato nel settore C prima della spedizione.

Tabella 6. Movimentazione dei flussi di rifiuti in input.

Provenienza materiale Destinazione materiale Piazzola di destinazione

Settore C Settore B 12 - 13

Settore C Settore A 1a

Settore C Settore A 1b - 3

Tabella 7. Movimentazione dei rifiuti in output dati processi di trattamento.

Provenienza materiale Piazzola di Provenienza Destinazione materiale

Settore B Piazzola 15 Settore C

Settore A 1b – 2a – 2b – 2d – 3 - MPS Settore C

Si sottolinea, come già detto in precedenza, che non vengono specificate le denominazioni delle piazzole nel settore C, in quanto la loro definizione e perimetrazione verrà definita in fase operativa.

3.2 Quantitativi di progetto

A seguito della richiesta in oggetto, i nuovi dati di potenzialità impiantistica verranno incrementati rispetto a quanto autorizzato, come di seguito definito. Questo richiederà l’estensione dell’orario

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diurno di lavoro a due turni di 8 ore anziché un unico turno, sfruttando appieno la potenzialità di entrambi i settori che attualmente lavorano al di sotto della loro capacità.

 Quantitativo massimo di rifiuti stoccabili in impianto (comprensivo di rifiuti in ingresso, rifiuti oggetto di selezione e rifiuti prodotti dall'impianto) pari a 3490 tonnellate di cui 990 ton nei settori A e B, come già autorizzato, ed ulteriori 2'500 ton destinate al settore C.

 Quantitativo massimo di rifiuti accettabili all'impianto (sottoposti ad operazioni R13 – D15 - R12 – R3 – D14) e potenzialmente sottoposti a trattamento (operazioni R12 – R3 – D14) pari a 300 ton/giorno (90’000 ton/anno).

I quantitativi richiesti permetteranno l’utilizzo contemporaneo delle linee presenti nei settori A e B, che attualmente devono lavorare in modo alternato per non superare i limiti di trattamento autorizzati. In particolare l’estensione dell’attuale turno di 8 ore, a due turni di 8 ore, per un totale di 16, permetterà di supportare l’attuale richiesta del mercato.

3.3 Descrizione della struttura edilizia

La nuova area di stoccaggio corrisponde ad un settore attualmente utilizzato per lo stoccaggio di MPS e fisicamente separato da quello occupato dall’attività autorizzata.

Il capannone è realizzato con elementi prefabbricati di dimensioni 8.20 x 28.00 m tamponati. Le fondazioni sono realizzate in c.a. in opera.

Si riportano di seguito i principali dati dimensionali della struttura:

- Lunghezza (tampone esterno): 120.95 m;

- Larghezza (tampone esterno): 50.10 m;

- Altezza (intradosso copertura): 9.75 m;

- Superficie coperta lorda: 5’400 m2

. Settore A 2’800 m2;

. Settore B 1’200 m2;

. Settore C 1'200 m2;

. Officina 200 m2.

- Volume: 52'1650 m3;

- Interasse laterale e centrale dei pilastri: 8.20 x 28.00 m.

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Gli elementi strutturali portanti sono costituti da 48 pilastri laterali e di testata prefabbricati in c.a. vibrato di sezione 60 x 60 cm, 12 pilastri reggi pannello prefabbricati in c.a. vibrato di sezione 50 x 60 cm, architravi di testata in c.a. vibrato con sezione a “L” 50 x 75 cm e architravi centrali di sezione a “T rovescia” di sezione 90 x 110 cm, destinati al sostegno della copertura.

La copertura è formata da “copponi” in c.a. precompresso H 45 cm, poggianti sulle architravi a “T rovescia”.

Il tamponamento esterno è costituito da pannelli prefabbricati in c.a. vibrato, di spessore 20 cm, tipo sandwich ad asse orizzontale, alleggeriti con polistirolo espanso, posti in opera esternamente ai pilastri, esternamente lisci ed internamente finiti a staggia.

Sui tre lati esterni del capannone sono presenti superfici finestrate vetrate tipo U-GLASS armati ad elementi accostati in opera, con telaio superiore e inferiore zincato fissato alla struttura, aventi un’altezza pari a 2.40 m. Sulla finestratura sono ricavate porzioni apribili di 240 mq.

Il capannone è dotato di n. 8 portoni di accesso di luce 800 x 500 cm ciascuno, mentre un ulteriore portone di luce 500 x 500 cm è situato sul lato ovest.

La pavimentazione del capannone industriale è costituita da massetto in c.a. con finiture superficiali al quarzo.

Sul lato sud del capannone sono presenti i locali di servizio, anch’essi realizzati in elementi prefabbricati: al pano terra:

- I servizi igienici per il personale (quattro W.C. e una doccia con antibagno);

- Lo spogliatoio;

- Un ripostiglio;

- Un locale officina manutenzione; al piano mezzanino:

- Un ufficio amministrativo;

- I servizi igienici per il personale impiegato (un W.C. con antibagno); al piano primo:

- Un secondo ufficio amministrativo;

- I servizi igienici per il personale impiegato (un W.C. con antibagno);

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- Un locale magazzino.

3.4 Impiantistica di nuova installazione

Come già specificato, l’aumento delle quantità autorizzate in ingresso e sottoposte a trattamento non richiede alcuna modifica impiantistica rispetto all’attuale lay-out dello stabilimento.

Si prevede di ampliare l’area di stoccaggio dei rifiuti e del materiale in uscita dai trattamenti (M.P.S., C.D.R.) predisponendo la porzione di capannone esistente, denominata settore C, con la necessaria impiantistica a norma, in relazione all’attività di stoccaggio che si prevede di svolgere.

3.4.1 Impianto antincendio

È prevista l’installazione dei necessari adeguamenti dell’impianto antincendio a servizio del Settore C, integrando le recenti predisposizioni relative al settore B.

Si prevede di modificare il sistema esistente di rilevazione automatica per l’attivazione dell’impianto di spegnimento a schiuma e di invio del segnale di allarme all’agenzia di vigilanza ed alla proprietà. Questo impianto è in grado di rilevare l’allarme anche nel caso di incendio che interessi l’impianto di aspirazione e filtrazione. Per integrare il sistema al settore C si prevede quindi di modificare ed adeguare il collettore valvole esistente per permettere l’installazione della nuova valvola.

Nel dettaglio, l’implementazione del sistema antincendio prevede la realizzazione di una nuova valvola a diluvio dell’impianto “schiuma ad espansione” già esistente, in modo da prevedere la possibilità di intervento sui nuovi volumi coinvolti nelle lavorazioni, senza la contemporaneità di intervento con altri impianti antincendio esistenti (valvola a diluvio esistente, idranti, naspi,…).

La tipologia di impianto antincendio prevista, impianto schiuma ad alta espansione, permette di agire in modo attivo al controllo e l’estinzione di incendi che non possono essere affrontati con altri mezzi (estintori, lance idriche,…), a causa dell’elevato grado di propagazione e/o estensione raggiunti. Tale sistema prevede un rapido soffocamento dell’incendio grazie al riempimento dell’intero volume del locale interessato dall’eventuale incendio con schiuma ad alta espansione che va a saturare l’ambiente.

Il passaggio delle tubazioni dal gruppo di controllo ed allarme a diluvio al settore C è previsto all’esterno dello stabile, sulla parte superiore della parete laterale con opportuno passaggio all’interno dello stabile. Le tubazioni installate all’interno del locale oggetto di protezione saranno smantellate. Saranno forniti e posati 5 nuovi generatori schiuma a.e. con opportune reti antipiccione.

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 42 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

3.5 Produzione di rumore

La rumorosità misurata all’interno del capannone, con appositi rilievi fonometrici in corrispondenza dei portoni, nella situazione di pieno funzionamento degli impianti di trattamento è pari a 78.5 dB(A) nel settore A, ed 81.9 dB(A) e 87,6 dB(A) nel settore B, rispettivamente nei portoni lato ovest e lato est.

Tali valori sono stati misurati in modo cautelativo con la concomitanza di tutte le sorgenti sopra sonore, come riportato in dettaglio nella relazione previsionale di impatto acustico.

La rumorosità prodotta dall’impianto di aspirazione e filtrazione, nella situazione più gravosa di “bocca libera” è pari a 78.7 dB(A).

Considerata l’invarianza impiantistica e delle lavorazioni, la misure effettuate ante operam rispecchiano con esattezza l’entità delle emissioni sonore, che sono però state integrate in un periodo di 16 ore, anziché 8, pari all’intero periodo diurno.

La valutazione ante operam ha rilevato che tra i recettori sensibili individuati, alcuni sono disturbati da livelli di pressione superiori a quelli previsti dal piano di classificazione acustica, con tutta probabilità a causa della loro vicinanza alla sede stradale.

La valutazione post-operam, che porta ad incrementare l’intervallo temporale di utilizzo degli impianti, riporta un clima acustico sostanzialmente analogo a quello attuale, confermando il rispetto del valore limite differenziale per il periodo diurno.

3.6 Gestione delle acque interne all’impianto

All’interno del Settore C il sistema di raccolta di eventuali colaticci o dei fluidi utilizzati per l’estinzione incendi sarà costituito da un canale grigliato che si svilupperà lungo l’asse centrale del capannone e recapiterà gli eventuali liquidi provenienti dall’attività di recupero ad una condotta; questa recapiterà i fluidi in una vasca a tenuta con volume pari a 2 m³. Tale sistema sarà analogo a quello già predisposto nel settore B.

All’interno del Settore A sono presenti due canali grigliati che sono stati recentemente sostituiti da pozzetti in calcestruzzo armato muniti di griglia in ghisa sferoidale, opportunamente dimensionati in modo da sopportare i sovraccarichi dei mezzi meccanici utilizzati. La quota di fondo pozzetto, inferiore rispetto a quella di scorrimento della condotta, è tale da garantire l’accumulo dei rifiuti sul fondo, senza compromettere il deflusso lungo la condotta, consentendo in tal modo la periodica pulizia dello stesso. In questo caso sono presenti due vasche a tenuta per la raccolta dei fluidi, ciascuna di volume pari a 2 m³.

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 43 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

3.7 Gestione delle acque esterne all’impianto

3.7.1 Premessa

Allo stato attuale la Società “Futura S.r.l.” e la Società Futura Leaf (che ha acquisito l’azienda “U.N.O. - Umwelt Nord Ost S.r.l.”) con sede in Montebello Vicentino, via Lungochiampo n.113/A, titolari di due distinti impianti debitamente autorizzati allo smaltimento e recupero di rifiuti speciali, gestiscono in promiscuità il piazzale antistante l’impianto esaminato nella presente relazione.

La gestione delle acque che interessano le coperture degli edifici e il piazzale promiscuo è organizzata ricorrendo a tre reti idrauliche separate: . rete acque meteoriche provenienti dalla copertura dei fabbricati; . rete acque meteoriche scolanti dalle aree pavimentate esterne; . rete acque nere.

rio Rodegotto

Figura 6. Foto aerea dell’area; in evidenza l’estensione approssimativa dell’area interessata dai due impianti di gestione rifiuti.

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 44

Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

3.7.2 Rete acque meteoriche (coperture)

Le acque meteoriche provenienti dalle coperture dei fabbricati sono raccolte da un sistema di pluviali e condotte ad una rete fognaria a gravità, realizzata con tubazioni in calcestruzzo e PVC con diametro variabile da 200 a 500 mm, dimensionate in relazione ai contributi di pioggia affluenti.

Esse vengono poi smaltite mediante 4 pozzi disperdenti; qualora i pozzi non dovessero assicurare la necessaria capacità di drenaggio in relazione a prolungate e/o intense precipitazioni, le acque eccedenti vengono raccolte in una vasca di emergenza dotata di pompe di sollevamento per lo scarico nel vicino rio Rodegotto.

I pluviali del fabbricato occupato dalla Ditta Futura Leaf S.r.l., sono collettati direttamente allo scarico nel rio Rodegotto; per prevenire riflussi dal corso d’acquea, lo sbocco è munito di valvola di non ritorno.

Gli scarichi nel rio Rodegotto sono stati autorizzati dall’Ufficio del Genio Civile di Vicenza (prot. n 7863 del 23/03/1993).

3.7.3 Rete acque meteoriche (piazzali)

Il piazzale, adibito a movimentazione mezzi di trasporto rifiuti, è impermeabilizzato con massetto in calcestruzzo armato sagomato in modo idoneo a far defluire le acque meteoriche alla rete dedicata.

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 45 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Foto 7. Una porzione del piazzale esterno dell’impianto. Le acque meteoriche che scolano dalle aree pavimentate esterne vengono captate da caditoie e canalette grigliate e recapitate ad una vasca a tenuta idraulica con volume utile netto pari a 45 m³, dimensionata per l’accumulo delle acque di prima pioggia; il volume di invaso è definito con riferimento ai primi 5 mm di precipitazione che interessano le superfici pavimentate esterne.

L’adduzione dell’acqua alla vasca avviene attraverso una valvola con attuatore controllato da un regolatore di livello installato nella vasca stessa; al raggiungimento del livello massimo, il regolatore chiude automaticamente la valvola di adduzione alla vasca e, di conseguenza, le acque eccedenti tracimano attraverso un collettore nella rete di smaltimento acque bianche a dispersione.

A vasca svuotata, il regolatore di livello ripristina la posizione normale della valvola. L’estrazione dell’acqua raccolta nella vasca di prima pioggia avviene mediante una pompa sommergibile installata nella vasca stessa afferente all’impianto di depurazione chimico-fisico; tale impianto è costituito da una stazione di dosaggio reagenti coagulanti/flocculanti a pH controllato, di un apposito comparto di reazione, seguito da un sedimentatore lamellare per la separazione dei fanghi, che vengono disidratati con sacchi-filtro.

L’intero piazzale è dotato di un’autorizzazione allo scarico per le acque di prima pioggia in rete fognaria, dopo aver subito il trattamento chimico/fisico. L’autorizzazione è stata rilasciata dal gestore Medio Chiampo S.p.A. alla Ditta Ecosistema; quest’ultima è stata acquisita dalla società U.N.O. S.r.l., ed acquisita ora dalla società Futura Leaf. Futura S.r.l. ha stipulato con Futura Leaf S.r.l. un contratto di gestione/usufrutto delle aree in comune e dei dispositivi di raccolta e trattamento delle acque.

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 46 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

3.7.4 Rete acque nere

Le acque nere provenienti dai servizi igienici, scaricate attraverso appositi sifoni “Firenze”, vengono inviate, con una rete fognante separata, alla fognatura pubblica che serve la zona industriale di Montebello Vicentino.

3.7.5 Adeguamenti previsti

In ottemperanza a quanto previsto dal Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Veneto, Futura S.r.l. ed Futura Leaf S.r.l. hanno presentato un piano di adeguamento delle reti che dovrà ottenere l’autorizzazione allo scarico entro il 31/12/2018, termine prorogato secondo la Deliberazione del Consiglio Regionale n. 1534 del 03/11/2015. Gli interventi di adeguamento al momento non risultano ancora realizzati.

Rete acque meteoriche (coperture) Per quanto riguarda le acque meteoriche interessanti la copertura del fabbricato occupato dalla Ditta Futura Leaf S.r.l., non si prevedono adeguamenti rispetto allo stato di fatto in quanto si ritiene che non possano esservi presenti sostanze pericolose provenienti da camini o punti di emissione appartenenti al medesimo insediamento o dal materiale di cui è costituito il tetto stesso. Eventuali verifiche analitiche potranno essere effettuate dal titolare entro i termini necessari per poter allestire eventuali sistemi di trattamento necessari a rispettare i limiti del corpo recettore in cui esse recapitano ed ottenere l’autorizzazione allo scarico entro il 31.12.2018.

Per quanto riguarda le acque meteoriche interessanti la copertura del fabbricato occupato dalla Ditta Futura S.r.l., si ritiene che allo stato attuale sussistano le medesime condizioni descritte per le coperture del fabbricato della Ditta Futura Leaf S.r.l. e pertanto il titolare intende adottare la medesima procedura.

Rete acque meteoriche (piazzali) Per quanto riguarda la rete di raccolta delle acque meteoriche derivanti dal dilavamento del piazzale, si provvederà a modificare l’attuale regolazione, impedendo lo scarico nei pozzi disperdenti.

In particolare, le acque di prima pioggia (primi 5 mm di precipitazione che interessano le superfici pavimentate esterne) verranno raccolte nella vasca esistente e, al termine della precipitazione, inviate all’attuale impianto di trattamento chimico-fisico.

A valle dell’impianto di trattamento sarà predisposto un pozzetto per consentire il campionamento e la successiva analisi delle acque di scarico, prima dell’immissione nella rete fognaria gestita dalla Società Medio Chiampo S.p.A., secondo quanto previsto dall’autorizzazione in essere.

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Le acque eccedenti la prima pioggia saranno recapitate in corso d’acqua superficiale (rio Rodegotto), predisponendo un pozzetto di campionamento prima dello scarico; tale scarico dovrà essere autorizzato dalla Provincia per quanto riguarda gli aspetti qualitativi e dal Genio Civile dal punto di vista quantitativo, al fine di escludere il verificarsi di problematiche di tipo idraulico nel corso d’acqua.

A tal proposito sarà cura delle parti individuare il soggetto che presenterà entro i termini utili la domanda di autorizzazione e che, di conseguenza, si assumerà gli obblighi previsti dalle vigenti normative in materia.

A differenza di quanto accade attualmente, le acque di “seconda pioggia” non saranno destinate ad infiltrazione.

Si prevede di mantenere l’attuale sistema per la raccolta, il sollevamento e lo scarico in situazioni di emergenza delle acque di “seconda pioggia” e di quelle provenienti dalla copertura del fabbricato della Ditta Futura S.r.l..

3.8 Analisi delle alternative

L’analisi delle alternative ha lo scopo di individuare le possibili soluzioni diverse da quella di progetto e di confrontarne i potenziali impatti con quelli determinati dall’intervento proposto.

Le tipologie di alternative che possono essere prese in considerazione nell’ambito dello studio sono riassunte di seguito:

 Aumento delle capacità di trattamento dell’impianto esistente;

 Nuovo impianto;

 Opzione zero

3.8.1 Misure per prevenire la domanda

La richiesta di trattamento e recupero di rifiuti è connessa, oltre che all’andamento economico e alla crescita demografica, anche alla capacità della società di effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti, oltre che a recuperare e riutilizzare i materiali.

L’auspicabile ripresa del settore manifatturiero ed industriale in genere porterà ad un incremento della domanda di trattamento e recupero dei rifiuti.

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 48 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Difficile risulta fare previsioni a lungo termine sull’andamento demografico, mentre già da tempo è in atto la sensibilizzazione della società al recupero, riutilizzo, rigenerazione dei materiali, oltre che alla differenziazione dei rifiuti, in modo da ridurre lo smaltimento degli stessi.

3.8.2 Alternative di localizzazione

Tali alternative sono definibili in base:

 alla conoscenza dell’ambiente;

 alla individuazione delle aree più densamente abitate ed industrializzate, servite da idonee infrastrutture viarie;

 ai limiti rappresentati da aree critiche e sensibili.

Le alternative di localizzazione riguardano solo le aree in cui è permessa l’attività di trattamento e recupero di rifiuti in relazione agli strumenti urbanistici.

L’alternativa di localizzazione non è qui presa in considerazione, in quanto, nel rispetto dei vincoli esposti nei capitoli precedenti, si ritiene preferibile proseguire l’attività in un’area già interessata dall’attività, localizzata in posizione favorevole rispetto ad infrastrutture viarie.

3.8.3 Alternativa “zero”

In considerazione della richiesta crescenti di recupero di rifiuti, e la possibilità delle linee esistenti di produrre Combustibile da Rifiuto, riducendo la necessità di smaltimento dei rifiuti, e dell’innegabile ricerca del vantaggio economico, l’alternativa di non realizzare il progetto riduce inevitabilmente gli impatti sull’ambiente, ma richiederebbe a sua volte l’alternativa di aprire nuovi impianti di recupero in altre zone ancora non interessata da questa attività, creando una serie di disagi che, nell’attuale assetto del territorio interessato, sono stati assorbiti dall’ambiente.

3.9 Sostenibilità economica dell’intervento e cronoprogramma

Come descritto in modo dettagliato nella presente relazione, l’incremento delle capacità di trattamento dell’impianto non prevede particolati adeguamenti impiantistici che richiedano importanti investimenti economici. Si ricorda infatti che le uniche modifiche previste sono:

 l’adeguamento del sistema antincendio del settore C;

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 l’inserimento di un lettore ottico e di alcuni nastri accessori al funzionamento dello stesso nel settore A – linea di riduzione manuale e volumetrica.

L’investimento per tali interventi è stimato in € 200'000, somma che verrà messa a disposizione dalla società stessa, senza il ricorso a finanziamenti esterni.

La possibilità di raddoppiare il periodo di lavoro, in due turni da 16 ore, richiederà un incremento del personale per un totale di circa 12 addetti. Si prevede che i costi della manodopera si supporteranno grazie all’incremento di materiale sottoposto a trattamento e recupero.

Per quanto riguarda la stima dei tempi di intervento, gli adeguamenti richiederanno indicativamente 1 mese, per la messa a norma dell’impianto antincendio del settore C, mentre l’installazione del lettore ottico potrà concludersi in due giornate lavorative.

Capitolo 2 – Quadro di riferimento progettuale 2 - 50 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

CAPITOLO 3

Quadro di riferimento ambientale

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 1 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Sommario

1 Introduzione e metodologia ...... 5

1.1 Componenti ambientali ...... 5

1.2 Metodologia utilizzata per la stima degli impatti ...... 7

1.3 Assegnazione dei pesi ...... 7

1.4 Assegnazione delle magnitudines ...... 8

2 Descrizione dell’ambiente e stima degli impatti ...... 9

2.1 Atmosfera e qualità dell’aria ...... 9

2.1.1 Considerazioni generali ...... 9

2.1.2 Termometria ...... 9

2.1.3 Pluviometria ...... 12

2.1.4 Anemometria ...... 14

2.1.5 Umidità ...... 16

2.1.6 Stima degli impatti ...... 17

2.1.7 Principali inquinanti atmosferici ...... 18

2.1.8 Biossido di zolfo, Monossido di carbonio, Biossido di azoto, Ozono, PM 10 ...... 19

2.1.9 Rilevamenti locali ...... 21

2.1.10 Impatti prevedibili ...... 28

2.2 Ambiente Idrico ...... 29

2.2.1 Acque superficiali ...... 29

2.2.2 Acque sotterranee ...... 32

2.2.3 Impatti prevedibili ...... 36

2.3 Suolo e Sottosuolo ...... 37

2.3.1 Inquadramento geologico e morfologico ...... 37

2.3.2 Impatti prevedibili ...... 37

2.4 Flora, fauna ed ecosistemi ...... 37

2.4.1 Impatti prevedibili ...... 38

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 2 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

2.5 Popolazione ...... 39

2.5.1 Rumore e vibrazioni ...... 39

2.5.2 Impatti prevedibili ...... 40

2.5.3 Impatti prevedibili ...... 47

2.5.4 Radiazioni ionizzanti, non ionizzanti e luminose ...... 48

Radiazioni ionizzanti ...... 48

Radiazioni non ionizzanti ...... 50

Radiazioni luminose ...... 53

2.5.5 Impatti prevedibili ...... 54

2.5.6 Viabilità e traffico ...... 55

Situazione viabilistica ...... 55

Descrizione della situazione attuale del traffico in prossimità del sito ...... 56

2.5.7 Valutazione degli impatti in prossimità del sito ...... 56

Valutazione delle condizioni di progetto a scala Provinciale ...... 57

2.5.8 Impatti prevedibili a livello locale e provinciale ...... 58

2.5.9 Gestione delle risorse ...... 58

Considerazioni generali ...... 58

2.5.10 Impatti prevedibili ...... 61

2.5.11 Aspetti socio-economici ...... 62

La situazione economica nazionale ...... 62

La situazione economica della Provincia di Vicenza ...... 64

2.5.12 Impatti prevedibili ...... 66

2.6 Paesaggio ...... 67

2.6.1 Impatti prevedibili ...... 68

3 Sintesi degli impatti ...... 69

4 Misure di mitigazione ...... 73

4.1 Introduzione ...... 73

4.2 Mitigazioni ...... 74

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 3 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

4.2.1 Traffico ...... 74

4.2.2 Rumore ...... 74

4.2.3 Qualità dell’aria ...... 75

4 Bibliografia ...... 76

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 4 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

1 Introduzione e metodologia

Nel presente capitolo vengono descritte le caratteristiche e i livelli di qualità ambientale nell’area in cui ricade l’intervento oggetto dello studio, vengono stimati gli impatti indotti dall’attività sul sistema ambientale ed infine individuate le misure di mitigazione e monitoraggio. Le valutazioni dei singoli impatti non tengono conto delle misure di mitigazione; l’effetto di tali misure verrà valutato mediante l’eventuale attività di monitoraggio.

1.1 Componenti ambientali

Con riferimento a quanto previsto dall’Allegato VII (Contenuti dello Studio di impatto ambientale di cui all’art. 22 del D.Lgs 152/2006), si riporta una descrizione delle “componenti ambientali potenzialmente soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare riferimento alla popolazione, alla fauna e alla flora, al suolo, all’acqua, all’aria, ai fattori climatici, ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico ed archeologico, nonché il patrimonio agroalimentare, al paesaggio ed all’interazione tra questi vari fattori”.

Nel caso in esame, si sono prese in considerazione le componenti ambientali di seguito elencate, analizzandole con diverso grado di dettaglio in base alle specifiche caratteristiche ed alle informazioni disponibili.

- Atmosfera: caratterizzazione meteoclimatica dell'area con particolare riguardo al regime dei parametri convenzionali che ne definiscono lo stato fisico e le caratteristiche qualitative.

- Ambiente idrico: aspetti riguardanti i corpi idrici superficiali e le condizioni di sicurezza idraulica del territorio; tematiche relative alle acque sotterranee.

- Suolo e sottosuolo: uso del suolo, caratteristiche geologiche e stratigrafiche dell’area.

- Flora e Fauna: formazioni vegetali maggiormente significative; associazioni animali tipiche.

- Popolazione: aspetti riguardanti i livelli di rumorosità e degli agenti fisici quali radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, le caratteristiche delle infrastrutture stradali di collegamento con l’area in esame, gli aspetti legati al trattamento dei rifiuti ed i riflessi occupazionali.

- Paesaggio: contiene l’analisi delle caratteristiche generali dell’area in cui si inserisce l’intervento analizzato, con particolare riguardo agli aspetti visivi e descrittivi oltre che al patrimonio architettonico ed artistico.

Si riportano di seguito nel dettaglio le componenti; per ognuna di esse sono stati poi definiti degli indicatori significativi.

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COMPONENTE AMBIENTALE INDICATORE

1.1-Clima dell’area. 1-Atmosfera

2.1- Qualità dell’aria

2.1-Acque superficiali. Considera il regime idraulico dei corsi d’acqua nell’area in cui ricade l’intervento. 2-Ambiente idrico

2.2-Acque sotterranee. Considera il regime e la qualità delle acque di falda.

3.1-Suolo e sottosuolo. Considera le caratteristiche pedologiche e l’influenza del substrato sui processi biotici. 3-Suolo e sottosuolo 3.2-Sottosuolo. Considera le caratteristiche geologiche e stratigrafiche dell’area e l’utilizzo di georisorse.

4.1-Flora. Considera l’assetto ed il valore della comunità vegetale. 4-Flora e Fauna 4.2-Fauna. Considera l’assetto della comunità animale.

5.1-Rumore. Considera il clima acustico dell’area interessata dall’intervento

5.2 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti

5.3-Viabilità e traffico. Considera le condizioni viabilistiche e di 5-Popolazione traffico dell’area interessata dall’intervento e a scala provinciale

5.4. Gestione delle risorse

5.5- Aspetti economici ed occupazionali

6.1-Indicatore visivo e descrittivo. Considera l'effetto sullo skyline, sull'osservazione a breve, media e lunga distanza.

6-Paesaggio 6.2-Patrimonio. Considera il patrimonio architettonico e culturale dell’area. Tabella 1. Componenti ambientali ed indicatori utilizzati nell’analisi.

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1.2 Metodologia utilizzata per la stima degli impatti

Tra le molteplici metodologie disponibili, viene scelta quella delle matrici, che rappresenta un valido sistema di determinazione delle relazioni causa-effetto tra i fattori o azioni di progetto e l’insieme delle caratteristiche ambientali.

Attraverso una matrice di dimensioni m×n si stabiliscono le relazioni tra le attività di progetto (fattori perturbativi), disposti nelle n colonne, e le componenti ambientali su cui si ipotizza l’impatto, posizionati nelle m righe. Le matrici utilizzate sono: matrice delle magnitudines, matrice dei pesi e matrice prodotto.

L’intervento esaminato è valutato con riferimento alla sola fase di esercizio, dal momento che non sono previste modifiche impiantistiche ne’ interventi esterni ai capannoni esistenti. Le attività connesse alla realizzazione dell’intervento sono ritenute trascurabili in termini di pressioni sull’ambiente, essendo del tutto confrontabili con l’ordinaria attività attualmente svolta per la gestione e la manutenzione dell’impianto.

MACRO-FASE DESCRIZIONE ATTIVITÀ

FASE DI ESERCIZIO Trattamento di rifiuti Tabella 2. Suddivisione dell’intervento in macro-fasi.

1.3 Assegnazione dei pesi

I pesi sono stati attribuiti ripartendo un totale di 1000 fra le componenti ambientali (disposte nelle righe) e lo stesso totale fra le componenti progettuali (da leggere in corrispondenza delle colonne), in funzione dell’importanza relativa attribuita alla specifica voce rispetto alle altre. Nel caso in esame l’unica componente progettuale considerata corrisponde alla fase di esercizio, pertanto il peso è attribuito completamente a questa unica fase.

I pesi che sono stati ripartiti fra righe e colonne vengono quindi moltiplicati per ottenere la matrice dei pesi, i cui elementi stanno a significare l’importanza relativa dell’interazione fra la singola azione impattante e la singola componente ambientale.

La matrice i cui elementi sono dati dal prodotto delle celle corrispondenti appartenenti alle precedenti matrici rappresenta l’effetto, positivo o negativo, più o meno ampliato in funzione del peso assegnatogli, delle diverse interazioni.

La distribuzione dei pesi attribuiti alle componenti ambientali è stata definita mediante il confronto tra le conoscenze professionali ed i giudizi personali dei componenti del gruppo di lavoro.

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1.4 Assegnazione delle magnitudines

La magnitudo è assunta positiva a seconda dell’influenza, più o meno positiva, della singola azione nei confronti del comparto ambientale elementare; è nulla se non vi è correlazione; è negativa se è negativa la conseguenza ambientale prodotta dall’interazione di una azione con un comparto.

Nel caso specifico, sono stati assegnati valori numerici compresi tra –2 e +2, come specificato nella tabella seguente.

LIVELLI DI VARIAZIONE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI MAGNITUDO Positivo: l’azione impattante provoca una modificazione che comporta un +2 netto miglioramento della qualità di un indicatore

Positivo medio: l’azione impattante provoca una modificazione che comporta un miglioramento di media intensità della qualità di un +1 indicatore

Trascurabile: l’azione impattante provoca delle alterazioni che rientrano 0 nella variabilità naturale che caratterizza la componente considerata

Negativo medio: l’azione impattante provoca un degrado della componente, ma di bassa intensità tale da non indurre modificazioni -1 significative al funzionamento del sistema

Negativo: l’azione impattante provoca delle modificazioni che implicano un tempo prolungato per il recupero delle funzioni iniziali e il ripristino -2 delle condizioni fisiologiche Tabella 3. Livelli di variazione delle magnitudines.

Per facilitare la lettura delle tabelle di sintesi, si è adottato una scala cromatica, basata sul livello d’impatto, come di seguito specificato. Positivo +2 Positivo medio +1 Trascurabile 0 Negativo Basso -1 Negativo -2 Tabella 4. Scala cromatica rappresentativa dei livelli d’impatto.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 8 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

2 Descrizione dell’ambiente e stima degli impatti

2.1 Atmosfera e qualità dell’aria

2.1.1 Considerazioni generali

Il clima della provincia di Vicenza, come quello di tutto il Veneto, pur rientrando nella tipologia mediterranea, presenta peculiarità proprie, dovute principalmente alla concomitanza sul territorio di tre importanti fattori: - l’azione mitigatrice delle acque mediterranee; - l’effetto orografico della catena alpina; - la continentalità dell’area.

In ogni caso mancano alcune delle caratteristiche tipicamente mediterranee quali l’inverno mite e la siccità estiva; in particolare l’assenza di periodi di siccità prolungata è da attribuire ai frequenti temporali di tipo termoconvettivo che si verificano nelle stagioni più calde.

Nell’area in esame il clima è di tipo temperato freddo di montagna a regime sub-oceanico, caratterizzato da estati miti e piovose, inverni freddi e semi-asciutti; il manto nevoso supera raramente i 50 cm di spessore, perdurando anche per 5 mesi nei siti meno esposti al sole. Il regime pluviometrico risente delle correnti umide adriatiche che influiscono in modo non trascurabile sui massimi di precipitazione.

2.1.2 Termometria

A scala provinciale la distribuzioni dei valori medi annuali delle temperature massime e minime, calcolate per il periodo di riferimento 1961-1990 e per il periodo 1992-2001 (dati ARPAV) sono riportate nelle figure seguenti.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 9 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 1: Distribuzioni dei valori medi annui della temperatura massima calcolati per il periodo di riferimento 1961-1990 e per il periodo 1992-2001; in evidenza l’area interessata dallo studio.

Figura 2: distribuzioni dei valori medi annui della temperatura minima calcolati per il periodo di riferimento 1961-1990 e per il periodo 1992-2001.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 10 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Nella zona in esame la media delle temperature massime calcolate sia per il trentennio 1961-1990 è di circa 16-18 °C, mentre nel periodo 1992-2001 è di circa 18-20 °C. Le temperature minime su base annua mostrano una variazione da circa 6-8 °C nel periodo 1961-1999 a circa 8-10 °nel periodo 1993- 2001.

Per valutare le temperature che caratterizzano l’area in esame si è fatto riferimento ai dati registrati dalle stazioni della reta ARPAV situate nei Comuni di e Chiampo.

I dati, calcolati come media delle medie mensili relativamente al periodo 1994 – 2014 per la stazione di Brendola, riportano una temperatura minima variabile tra 0,1°C a gennaio e 17,4°C a luglio, mentre i valori massimi variano tra 7,4°C a gennaio e 31,4°C a luglio.

Per quanto riguarda la stazione di Chiampo, il periodo di riferimento va dal 2007 al 2014. Le medie mensili delle minime variano tra 1,2°C e 18,8°C rispettivamente nei mesi di gennaio e luglio, mentre i valori massimi variano tra 7,4°C di gennaio e 30,1°C di luglio.

Figura 3: Andamento dei valori medi mensili della temperatura minima media e massima, registrati presso la stazione della rete ARPAV di Brendola, relativi al periodo 1994 – 2014.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 11 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 4: Andamento dei valori medi mensili della temperatura minima media e massima, registrati presso la stazione della rete ARPAV di Chiampo, relativi al periodo 2007 – 2014.

2.1.3 Pluviometria

A scala provinciale la distribuzione delle intensità di pioggia è rappresentata nelle figure seguenti, in cui si può notare che l’andamento delle precipitazioni medie annuali è sostanzialmente crescente in direzione SE-NW. Nel territorio in esame la precipitazione media annua è compresa tra 900 e 1000 mm (dati ARPAV).

Figura 5. Distribuzioni delle precipitazioni medie annuali per il periodo 1961-1990 e per il periodo 1992-2001.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 12 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Dati più recenti si riferiscono ai valori misurati presso le stazioni pluviometriche della rete ARPAV più prossime al sito di intervento, ossia le stazioni di Brendola e Chiampo. I dati riportati in Figura 6 mostrano come per entrambe le stazioni il mese di novembre sia risultato il più piovoso, nonostante la netta differenza tra i valori medi di pioggia pari a circa 138 mm per la stazione di Brendola e quasi 230 mm per la stazione di Chiampo. In generale, i valori medi registrati tra il 2007 e il 2014 risultano maggiori durante tutto l’anno per la stazione di Chiampo, anche se è importante sottolineare il diverso periodo considerato. Calcolando le medie mensili per la stazione di Brendola, tra il 2007 e il 2014, in modo da rendere il dato confrontabile con quello di Chiampo, si nota un lieve innalzamento delle altezze di pioggia nei mesi autunnali ed invernali, che diventa significativo nel mese di novembre, che raggiunge un valore di circa 173 mm di pioggia.

La media delle precipitazioni cumulate annue è pari a circa 1100 mm nella stazione di Brendola, mediando le registrazioni del periodo 1994 -2014, e a circa 1500 mm nella stazione di Chiampo, considerando il periodo 2007 – 2014.

Figura 6: Andamento dei valori mensili delle altezze di pioggia cumulate, del numero di giorni piovosi, registrati presso la stazione della rete ARPAV di Brendola, relativi al periodo 1994 – 2014. Sono inoltre riportati anche i valori medi mensili delle altezze di pioggia cumulate relativamente al periodo 2007 – 2014, per valutare la piovosità particolarmente intensa degli ultimi anni.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 13 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 7: Andamento dei valori mensili delle altezze di pioggia cumulate, del numero di giorni piovosi, registrati presso la stazione della rete ARPAV di Chiampo, relativi al periodo 2007 – 2014.

2.1.4 Anemometria

La direzione prevalente dei venti e la velocità degli stessi sono state ottenute grazie ai dati disponibile relativamente alla stazione della rete ARPAV di Chiampo, unica a fornire dati anemometrici in prossimità del sito di interesse. I dati disponibile, da cui sono stati ottenuti i valori medi mensili, si riferiscono al periodo gennaio 2007 – giugno 2015.

Il grafico in Figura 8 riporta la direzione prevalente del vento, indicando per ciascuna direzione quale sia la percentuale di permanenza di ciascuna direzione nel periodo considerato. Durante tutti l’anno la direzione risulta essere Ovest – NordOvest, per il 70% del periodo considerato. Per il restante 25% del periodo di analisi, i venti soffiano in direzione Ovest.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 14 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 8: Direzione prevalente dei venti, registrata presso la stazione della rete ARPAV di Chiampo, a 10 m. I valori riportati si riferiscono alla % di mesi di permanenza di ciascuna direzione, relativamente al periodo gennaio 2007 – luglio 2015.

Le velocità medie mensili del vento, valutate come medie dei valori misurati a 10 m di altezza relativi al periodo gennaio 2007 – luglio 2015, risultano piuttosto contenute e comprese tra 0,6 e 1.25 m/s, con valori medi massimi tra febbraio ed aprile e valori medi minimi tra settembre e novembre.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 15 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 9: Velocità media mensile dei venti, registrata presso la stazione della rete ARPAV di Chiampo, a 10 m. I valori riportati si riferiscono al periodo gennaio 2007 – luglio 2015.

2.1.5 Umidità

L’analisi dei valori medi mensili di umidità registrati presso le stazioni di Brendola, nel periodo 1994 – 2014, e di Chiampo, nel periodo 2007 – 2014, evidenziano una variazioni stagionale più accentuata per il valori medi minimi di umidità, che tendono a diminuire sensibilmente in primavera ed estate, e un comportamento più costante dei valori medi massimi mensili.

I valori di umidità media massimi risultano più elevati nella stazione di Brendola, dove si supera il 90% per 10 mesi all’anno, mentre nella stazione di Chiampo il 90% viene superato unicamente nel mese di novembre. I valori medi minimi, che variano tra 38 e 60%, risultano paragonabile nelle due stazioni.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 16 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 10: Umidità media mensile valutata come media dei valori minimi, media dei valori medi e media dei valori massimi, registrati presso la stazione della rete ARPAV di Brendola nel periodo 1994 - 2014.

Figura 11: Umidità media mensile valutata come media dei valori minimi, media dei valori medi e media dei valori massimi, registrati presso la stazione della rete ARPAV di Chiampo nel periodo 2007 - 2014.

2.1.6 Stima degli impatti

Si ritiene trascurabile l’influenza dell’attività di trattamento e recupero di rifiuti sulle caratteristiche climatiche dell’area, intese come regime termometrico, pluviometrico ed anemometrico.

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2.1.7 Principali inquinanti atmosferici

L’inquinamento atmosferico è il fenomeno di alterazione della normale composizione chimica dell’aria, dovuto alla presenza di sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni di salubrità dell’aria. Queste modificazioni pertanto possono costituire pericolo per la salute dell’uomo, compromettere le attività ricreative e gli altri usi dell’ambiente, alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi, nonché i beni materiali pubblici e privati.

Le sostanze alteranti sono i cosiddetti agenti inquinanti, che possono avere natura particellare, come

le polveri (PM o Particulate Matter), o gassosa come il biossido di zolfo SO2, il monossido di carbonio

CO, gli ossidi di azoto NOX ed i composti organici volatili COV. Tra le attività antropiche con rilascio di inquinanti in atmosfera si annoverano: le combustioni in genere (dai motori a scoppio degli autoveicoli alle centrali termoelettriche), le lavorazioni meccaniche (es. le laminazioni), i processi di evaporazione (es. le verniciature) ed i processi chimici.

L'ARPAV è l'ente preposto al monitoraggio della qualità dell'aria e alla verifica del rispetto dei limiti di legge. Tale attività avviene grazie ad una serie di stazioni fisse della rete di monitoraggio e mediante campagne con laboratori mobili.

LIMITI DI LEGGE

La normativa di riferimento in materia di qualità dell’aria, che ha abrogato le norme precedentemente in vigore, è il D.Lgs.155/2010. Tale decreto regolamenta i livelli in aria ambiente di biossido di zolfo

(SO2), biossido di azoto (NO2), ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), particolato (PM10 e

PM2.5), piombo (Pb) benzene (C6H6), oltre alle concentrazioni di ozono (O3) e ai livelli nel particolato PM10 di cadmio (Cd), nichel (Ni), arsenico (As) e benzo(a)pirene (BaP).

I valori di concentrazione limite stabiliti dalla normativa per ciascun inquinante sono riportati in Tabella 5.

Tabella 5. Valori di concentrazione limite per gli inquinanti atmosferici, secondo quanto stabilito dal D.Lgs. 55/2010.

Inquinante Nome limite Indicatore statistico Valore Livello limite per la protezione della Media annuale e Media invernale 20 μg/m3 vegetazione Superamento per 3h consecutive del Soglia di allarme 500 μg/m3 valore soglia 350 μg/m3 SO2 Limite orario per la protezione della Media 1h da non superare più di 21 volte per salute umana anno civile 125 μg/m3 Limite di 24h per la protezione della Media 24h da non superare più di 3 volte per salute umana anno civile Livello critico per la protezione della Media annuale 30 μg/m3 NOx vegetazione Superamento per 3h consecutive del Soglia di allarme 400 μg/m3 NO2 valore di soglia

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 18 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

200 μg/m3 Limite orario per la protezione della Media 1h da non superare più di 18 volte per salute umana anno civile Limite annuale per la protezione Media annuale 40 μg/m3 della salute umana 50μg/m3 Limite di 24h per la protezione della Media 24h da non superare più di 35 volte per salute umana anno civile PM10 Limite annuale per la protezione Media annuale 40 μg/m3 della salute umana Limite per la protezione della salute 25 μg/m3 Media annuale PM2,5 umana (al 1° gennaio 2015) Limite per la protezione della salute Max giornaliero della media mobile 10 μg/m3 CO umana 8h Limite annuale per la protezione Media annuale 0,5 μg/m3 Pb della salute umana BaP Valore obiettivo Media annuale 1,0 μg/m3 Limite annuale per la protezione Media annuale 5,0 μg/m3 C6H6 della salute umana Soglia di informazione Superamento del valore orario 180 μg/m3 Soglia di allarme Superamento del valore orario 240 μg/m3 Obiettivo a lungo termine per la Max giornaliero della media mobile 120 μg/m3 protezione della salute umana 8h 120 μg/m3 Valore obiettivo per la protezione Max giornaliero della media mobile O3 da non superare più di 25 giorni della salute umana 8h all'anno come media su 3 anni Valore obiettivo per la protezione ATO40, calcolato sulla base dei 18000 μg/m3 della vegetazione valori orari da maggio a luglio da calcolare come media su 5 anni Obiettivo a lungo termine per la ATO40, calcolato sulla base dei 6000 μg/m3*h protezione della vegetazione valori orari da maggio a luglio Ni Valore obiettivo Media annuale 20,0 ng/m3 As Valore obiettivo Media annuale 6,0 ng/m3 Cd Valore obiettivo Media annuale 5,0 ng/m3

Per avere un riferimento sulla qualità dell’aria all’interno della Provincia si è fatto riferimento ai seguenti documenti: - ARPAV. Relazione regionale sulla qualità dell’aria 2014; - ARPAV. I monitoraggi della qualità dell’aria nell’area della concia – Anno 2013 e anno 2014 - ARPAV. Il monitoraggio della qualità dell’aria effettuato dalle stazioni fisse Provincia di Vincenza – Anno 2013- 2014

2.1.8 Biossido di zolfo, Monossido di carbonio, Biossido di azoto, Ozono, PM 10

Nel 2014, a livello regionale, per il biossido di zolfo (SO2) non vi sono stati superamenti della soglia di allarme di 500 µg/m³, né superamenti del valore limite orario (350 µg/m³) e del valore limite giornaliero (125 µg/m³).

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 19 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Il biossido di zolfo si conferma un inquinante primario non critico; ciò è stato determinato in gran parte grazie alle sostanziali modifiche dei combustibili avvenute negli ultimi decenni (da gasolio a metano, oltre alla riduzione del tenore di zolfo in tutti i combustibili, in particolare nei combustibili diesel).

Analogamente non destano preoccupazione le concentrazioni di monossido di carbonio (CO) rilevate a livello regionale: in tutti i punti di campionamento non ci sono stati superamenti del limite di 10 mg/m³, calcolato come valore massimo giornaliero su medie mobili di 8 ore.

Rivolgendo l’attenzione agli inquinanti secondari (NO2 e O3) si evidenziano invece dei superamenti dei valori limite e obiettivo e delle soglie.

Per quanto riguarda il biossido di azoto, considerando le stazioni di fondo si può osservare che il valore limite annuale (40 µg/m³) non viene superato. Il valore medio più elevato è stato registrato a Padova- Arcella e a Vicenza-San Felice, con 39 µg/m³.

Si rileva comunque che il numero di stazioni che hanno presentato dei superamenti si è ridotto da sole due stazioni, rispetto alle 4 registrate nel 2012.

Le concentrazioni medie annuali più basse sono state registrate in alcune stazioni di fondo rurale.

Per il biossido di azoto si è verificato che nessuna delle stazioni ha oltrepassato il numero dei superamenti del valore limite orario di 200 µg/m³, restando sempre al di sotto dei 18 superamenti annui previsti dalla normativa. Inoltre, non è mai stato oltrepassato il valore di soglia di allarme di 400 µg/m³.

L’analisi dei dati di ozono parte dall’esame delle informazioni sui superamenti della soglia di allarme (240 µg/m³), definita come il livello oltre il quale vi è un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata (D.Lgs. 155/2010, art.2, comma 1). Si segnala che non sono stati registrati superamenti della soglia di allarme nel corso del 2014.

La soglia di informazione (180 µg/m³) viene definita come il livello oltre il quale vi è un rischio per la salute umana, in caso di esposizione di breve durata e per alcuni gruppi particolarmente sensibili della popolazione. Diversi superamenti della soglia di informazione si registrano in 20 stazioni di fondo. Le due centraline con il numero più elevato di superamenti sono Cima Ekar (49 rispetto alle 117 del 2012) e Boscochiesanuova (33 rispetto alle 81 del 2012). Si osserva un numero di superamenti piuttosto elevato rispetto alla media regionale a PD-Mandria (67) e a San Bonifacio (52). I superamenti sono molto contenuti nel bellunese, nel veneziano e nel rodigino.

Per quanto riguarda le stazioni di fondo che misurano i livelli di PM10, solo 8 stazioni su 19 rispettano i 35 giorni di superamento del valore limite giornaliero. Tra esse tre sono ubicate nella provincia di Belluno, al di fuori della zona pianeggiante padana, una in provincia di Verona (Boscochiesanuova), due in provincia di Rovigo (RO-Borsea, Badia Polesine), una in provincia di Treviso (Conegliano) e una in provincia di Vicenza ().

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 20 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Per quanto riguarda le stazioni di traffico e industriali, tutte le centraline hanno oltrepassato il valore limite, registrando un numero di superamenti tra i 43 di VR Borgo Milano e i 66 di VE - Malcontenta. Come per gli anni precedenti, questo indicatore della qualità dell’aria resta probabilmente il più critico tra quelli normati, nonostante sia stato rilevato una riduzione del numero di superamenti verificatisi durante il 2014.

2.1.9 Rilevamenti locali

Il monitoraggio della qualità dell’aria nell’area della concia (Comuni di , Chiampo, Montebello Vicentino, Montorso, e Zermeghedo) viene effettuato dall’ARPAV, già da alcuni anni, utilizzando stazioni fisse, una stazione rilocabile e una serie di campionatori passivi distribuiti, in vari periodi dell’anno, in tutto il territorio interessato. Si riportano di seguito i risultati, di maggior interesse con riferimento all’ambito analizzato ed alle finalità del presente studio, delle campagne di monitoraggio, fatte nel corso del 2013 e del 2014. I composti oggetto di misura sono legati alle particolari problematiche della zona.

Con riferimento all’Idrogeno Solforato (H2S), l’Organizzazione Mondiale per la Sanità fissa un valore guida per la concentrazione in aria dell’Idrogeno Solforato, 150 µg/m³ come media su 24 ore. Durante i monitoraggi condotto con il mezzo mobile nell’arco del 2014, non è mai stato superato tale valore guida, confermando lo stesso risultato degli ultimi anni.

La massima media giornaliera è stata registrata presso Zermeghedo (92 µg/m³).

In riferimento alla zona di interesse, presso la stazione fissa di Montebello Vicentino sono risultati prevalere i giorni con concentrazione media superiore a 7 µg/m³, e la concentrazione massima oraria registrata nel 2014 è di 182 µg/m³.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 21 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 12. Mappa dei siti monitorati con le stazioni fisse e la stazione rilocabile. In evidenza l’area interessata dall’intervento in esame.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 22 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 13. Risultati storici dei monitoraggi di Idrogeno Solforato (H2S) nella stazione di Montebello Vicentino, aggiornati al 2013.

Nell’arco del 2013 sono stati misurati 12 ore di superamento del valore limite di media oraria di 100μg/m3, limite previsto dal DPR 322/1971 già abrogato dalla Legge n. 35 del 4 aprile 2012. Tale limite, valido in passato, non è pertanto riportato in figura 13 ma risulta comunque un parametro di confronto dei dati rilevati.

In figura 14 si riportano i valori medi, relativi a 20 giorni di monitoraggio, registrati negli ultimi 5 anni presso Agugliano, considerato un punto di ricaduta per le emissioni di H2S.

In figura 15 si riportano invece le concentrazioni misurate presso diversi punti del territorio comunale di Montebello, per sei diversi periodi di esposizioni relativi all’anno 2014. Da tale grafico si vede la forte stagionalità che caratterizza tale concentrazione.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 23 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 14. Risultati storici dei monitoraggi di Idrogeno Solforato (H2S) nella stazione di Montebello Vicentino. Serie storiche delle medie dei punti di ricaduta in c. Agugliana. Le medie si riferiscono sempre a 20 giorni all’anno. Dati aggiornati al 2014.

Figura 15. Montebello Vicentino: concentrazione di acido solforico misurata in diversi punti, durante 6 periodi di esposizioni relativi al 2014.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 24 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Il Toluene rappresenta l’altro inquinante tipico dell’area della concia. A differenza dell’Idrogeno Solforato non viene monitorato dalla stazione fissa di Montebello Vicentino ma solamente da quella di Chiampo. Nel corso del 2013 sono stati effettuati dei campionamenti passivi nei diversi comuni dell’area della concia, tra cui anche il Comune di Montebello Vicentino.

Da tali campionamenti passivi risulta che circa tre quarti dei punti monitorati sono stati interessati nel 2013 da una concentrazione compresa tra 2 e 10 μg/m3, come media complessiva delle sei esposizioni. Il 18% misura concentrazioni medie comprese tra 10 e 40 μg/m3 mentre il 4% è caratterizzata da concentrazioni medie tra 40 e 100 μg/m3. Le zone che hanno registrato concentrazioni più elevate sono situate nei Comuni di Arzignano, Montorso e Zermeghedo. La zona di Montebello Vicentino non risulta invece tra quelle che hanno registrato valori elevati. Dati analoghi, rilevati nel 2014, confermano la localizzazione dei punti di criticità registrati nel 2013.

Figura 16. Valori storici dal 2002 al 2013 di concentrazione di Toluene, nei punti “caldi”, in prossimità di zone industriali dove si effettua attività di concia o attività collegate.

Dopo il toluene, i due composti organici volatili (COV) la cui presenza è più frequente nei siti monitorati sono il butile acetato e l’etile acetato.

Dall’esito dei monitoraggi svoltisi nel 2014 è emerso come il butile acetato si presenta in 28 siti con una concentrazione media delle sei esposizioni compresa tra 2 e 10 μg/m3 e in 4 siti con una

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 25 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

concentrazione compresa tra 10 e 40 μg/m3. L’etile acetato è invece risultato presente con una concentrazione media tra 2 e 10 μg/m3 in 19 siti e in tre siti con una concentrazione tra 10 e 40 μg/m3.

Anche in questo caso i punti critici per la concentrazione dei COV sono stati registrati presso i comuni di Arzignano, Montorso e Zermeghedo, mentre le concentrazioni risultano contenute nei punti di misura situati nel comune di Montebello Vicentino, come si può rilevare dalla figura 17.

Figura 17. Valori storici dal 2002 al 2013 di concentrazione media dei COV, misurata in alcuni punti “caldi”, in prossimità di zone industriali dove si effettua attività di concia o attività collegate

Si riportano infine le concentrazioni di Biossido di Azoto (NO2) registrate presso la stazione di Montebello Vicentino e riportate nella relazione di ARPAV relativa allo stato dell’aria nel 2013 nella Provincia di Vicenza. Da quanto rilevato risulta che non ci siano stati superamenti né del limite massimo orario né della madia annuale. I grafici in Figura 18 ed in Figura 19 riportano rispettivamente il valore massimo orario misurato nell’arco dell’anno e la media annuale, dal 1998 al 2013.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 26 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Figura 18. Valori massimi orari di NO2, registrati presso la stazione di Montebello Vicentino, tra il 1998 ed il 2013.

Figura 19. Valori medi annuali di NO2, registrati presso la stazione di Montebello Vicentino, tra il 1998 ed il 2013.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 27 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

2.1.10 Impatti prevedibili

In caso di positiva accettazione della richiesta di modifica dell’autorizzazione, gli impatti prevedibili sull’atmosfera riguardano unicamente la fase di esercizio.

Si prevede che l’aumento delle capacità di recupero e trattamento dell’impianto, a seguito di un incremento del periodo di lavoro, non provochi un incremento delle portate di polveri emesse dalle lavorazioni, ma ne incrementi la permanenza temporale. I sistemi di trattamento esistenti, costituiti dalle migliori tecnologie disponibili, garantiscono il rispetto dei parametri inquinanti emessi in atmosfera.

Camino Quota (m) Portata (Nm³/h) Inquinanti Concentrazione

1 13.30 11.000 polveri 20 mg/Nm³

2 14.00 65.000 polveri 10 mg/Nm³

Si richiede però, fermo restando le concentrazioni di polveri emesse, di ridurre la portata oraria del camino 2, abbassandola a 40.000 Nm³/h, in considerazione della non necessità di mettere in funzione uno dei punti di aspirazione opzionali. Pertanto, di prevede di ridurre i quantitativi orari di emissione, fermo restando l’aumento temporale di funzionamento delle linea che causerà un incremento contenuto delle emissioni in atmosfera.

L'ambito geografico in cui è ipotizzabile il manifestarsi dell'impatto sulla qualità dell'aria ricalca sostanzialmente l’area industriale all’interno della quale si colloca l’impianto in esame. L’area interessata dalle emissioni prolungate temporalmente da 8 a 16 ore, coincide sostanzialmente con quella attuale.

Allo stato attuale la zona in esame risulta essere ad alta densità emissiva a causa della presenza di vie di comunicazioni stradali. Le misurazioni disponibili non evidenziano particolari criticità, ad esclusione dell’inquinamento da polveri, che riguarda tuttavia gran parte del territorio antropizzato e risparmia solo i comuni montani.

L'effetto è da ritenersi negativo medio e reversibile, in quanto dipendente dell’effettivo svolgimento dall’attività dell’impianto.

Una valutazione dell’aumento dell’impatto può essere effettuata valutando l’entità dei Nm3 emessi annualmente allo stato di fatto ed allo stato di progetto.

 Stato di fatto (8h lavorative per 250 giorni lavorativi all’anno):

65'000 Nm3 *8 h/giorno * 250 giorni/anno = 130'000'000 Nm3/anno

 Stato di progetto (16h lavorative per 300 gioni/anno):

40'000 Nm3 *16 h/giorno * 300 giorni/anno = 192'000'000 Nm3/anno

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 28 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Si nota come, grazie al contenimento delle portate emesse, nonostante la presenza di due turni giornalieri anziché uno, e l’aumento dei giorni lavorativi annuali, l’incremento dei Nm3 emessi annualmente è pari a meno del 50% delle emissioni attuali

2.2 Ambiente Idrico

2.2.1 Acque superficiali

L’area di intervento è interessata dalla presenza del torrente Chiampo che scorre ad est dell’insediamento produttivo, mentre il lato ovest dell’area industriale e delimitata dal rio Rodegotto. Tali corsi d’acqua fanno parte del sistema idrografico Chiampo – Alpone, costituito dai corsi d’acqua Chiampo, Aldegà, Tramigna ed Alpone, i cui bacini interessano le provincie di Vicenza e Verona.

Il torrente Chiampo sorge dai monti Lessini, ed in particolare nel monte Gramolon, alla quota di 1'808 m s.l.m. e raggiunge il fondovalle attraversando i Comuni di , S. Pietro Mussolino, Chiampo ed Arzignano, dove si presenta come un fiume pensile. Tale torrente riceve l’apporto del rio Rodegotto e del torrente Alpone rispettivamente nei pressi del Comune di Montebello e a monte dell’abitato di San Bonifacio. Il torrente Chiampo confluisce quindi nel torrente Alpone in corrispondenza del ponte della Rezzina. Lo sviluppo complessivo del Chiampo è di 44 km su cui insiste un bacino idrografico di circa 115.7 km2.

Il torrente Chiampo ha un tipico carattere torrentizio, che alterna piene brevi e violente, a prolungati periodi di magra, soprattutto nel tratto in cui scorre su materassi alluvionali dell’alta pianura.

Tale corso d’acqua è caratterizzato da un deflusso su letto pensile, tanto che gli argini sovrastano il territorio circostante con un’altezza che raggiunge i 6 – 8 m.

L’area circostante ha invece un andamento caratterizzato da lievi dislivelli che risultano soggetti ad alluvioni nel caso di esondazione del torrente, principalmente a causa della scarsa consistenza degli argini e della presenza di restringimenti di sezione.

ARPA è l’ente individuato per il monitoraggio e la classificazione delle acque superficiali, conformemente a quanto previsto dalla Direttiva Europea 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque), recepita con il Decreto Legislativo n. 152 del 2006 abrogando il D.Lgs. 152/99.

Per quanto riguarda lo stato dei fiumi, vengono monitorati diversi macro-descrittori che permettono di classificare il corso d’acqua attraverso l’indicatore LIM, oltre a definire alcuni elementi relativi alla qualità Biologica, Ecologica e Chimica.

I dati di seguito riportati fanno riferimento al rapporto sullo stato delle acque superficiali, redatto da ARPAV relativamente all’anno 2013, non essendo disponibili dati più recenti.

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In Tabella 6 sono riportati i risultati dell’indice LIMeco, rilevati nelle stazioni di campionamento della rete ARPAV, appartenenti al bacino del fiume Adige e situate in prossimità del sito d’interesse, in corrispondenza del Torrente Chiampo e del Rio Rodegotto.

In Figura 20 sono riportate le stazioni di monitoraggio appartenenti al bacino del fiume Adige, si cui ricadono il torrente Chiampo ed il Rio Rodegoto. In particolare sono riportati gli esiti delle classificazioni di ciascuna stazione rispetto all’indice LIMeco ed allo stato chimico dei punti campionati.

I valori rilevati per i singoli parametri che concorrono alla definizione dell’indice LIMeco, nelle stazioni situate in corrispondenza del sito d’interesse, e a valle dello stesso, sono riportati in Tabella 6.

Tabella 6. Estratto della tabella relativa all’indice LIMeco del bacino del fiume Adige, 2013 (ARPAV)

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale Figura 20 Stazioni di monitoraggio dell’indice LIMeco e dello stato chimico del bacino del fiume Adige (ARPAV,3 - 30 2013). Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

Tabella 7. Monitoraggio delle sostanze prioritarie nel bacino del fiume Adige (ARPAV). Nel riquadro rosso sono evidenziate le stazioni di monitoraggio poste in prossimità ed a valle del sito di intervento.

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 31 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

I macro- descrittori che definiscono l’indice LIMeco e i parametri chimici monitorati rilevano che i corsi d’acqua in prossimità dello stabilimento, nello specifico i punti di campionamento 619 Torrente Chiampo e 468 Rio Rodegotto, sono classificati entrambi come Buoni rispetto ad entrambi gli indicatori.

Per quanto riguarda gli elementi di qualità biologica rilevati nel bacino del fiume Adige e nelle diverse aste fluviali che lo compongono, è emerso che sia il torrente Chiampo che il Rio Rodegoto sono caratterizzati da parametri tali da classificare con buon, ed iin alcuni casi elevati, gli aspetto relativo alla qualità biologica (Tabella 7).

Tabella 8 Valutazione complessiva ottenuta dagli indicatori di qualità biologica nel bacino del fiume Adige (ARPAV 2013)

2.2.2 Acque sotterranee

Il sistema di acquiferi che caratterizza l’area in esame è costituito da acquiferi in roccia e da acquiferi alluvionali.

Il primo sistema è interessato da formazioni sedimentarie Cretacee e Terziarie, associate a complessi vulcanici composti da colate basaltiche e rocca vulcaniche, presenti in entrambi i versanti della valle del Chiampo. Tale complesso vulcanico è caratterizzato da permeabilità generalmente molto basse, soprattutto in corrispondenza della coltre di alterazione superficiale argillosa. Pertanto gli acquiferi presenti in questo complesso assumono scarsa importanza.

Il sistema degli acquiferi alluvionali interessa gli acquiferi freatici di sub-alveo presenti nel fondo valle del torrente Chiampo. Essi sono caratterizzati da depositi alluvionali costituiti principalmente da ghiaie e sabbie con spessori variabili in funzione della morfologia e del substrato roccioso. Tali strati possono raggiungere spessori anche superiori a 100 m e presentano percentuali di materiali fini comprese tra il 5 e il 15 %. La presenza di tali stratificazioni permette la formazione di un acquifero che costituisce la falda freatica di sub-alveo. Tale falda è in stretta connessione con i corsi d’acqua, che concorrono ad alimentarla insieme ad alcuni paleo alvei sepolti.

Ogni valutazione sul chimismo delle acque sotterranee non può prescindere da un esame dell’impatto che le attività produttive, ivi insediatesi da almeno cinquant’anni, hanno avuto sulla qualità dei corpi idrici superficiali.

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Sin dalla fine degli anni ‘90 gli scarichi delle attività produttive, sicuramente non depurati come ai livelli attuali, hanno avuto come recapito finale i torrenti, le rogge e quindi i fiumi principali.

Da questi corpi idrici, molto spesso in equilibrio con gli acquiferi sotterranei, sono stati facilmente trasferiti in falda tutti quei composti di tipo conservativo che sono caratterizzati da buona solubilità e da elevata stabilità chimica: cromo esavalente, cloruri, solfati, nitrati etc.

Dagli ultimi mesi del 2000, con l’attivazione del collettore interconsortile ARICA, gli effluenti finali vengono trasferiti al depuratore di Medio Chiampo S.p.A., sito a Montebello Vicentino a sud della autostrada A4, e quindi a valle della zona di ricarica degli acquiferi sotterranei.

Il notevole carico inquinante rilasciato nel sottosuolo dai corsi d’acqua è stato ulteriormente appesantito da alcuni episodi di contaminazione di origine puntuale.

Secondo quanto previsto dal D.Lgs. 30/2009, “Attuazione della direttiva 2006/118/CE relativa alla protezione delle acque sotterranee dell’inquinamento e dal deterioramento”, il monitoraggio delle acque sotterranee avviene secondo specifici criteri qualitativi e quantitativi, il cui esito è una classificazione delle acque sotterranee stesse che possono risultare buone o scadenti.

Lo stato dei corpi idrici sotterranei regionali è controllato attraverso due specifiche reti di monitoraggio controllate periodicamente da ARPAV. Nel 2014 il monitoraggio quantitativo ha interessato 224 punti, mentre quello qualitativo 282, 175 dei quali (pari al 62%) non presentano alcun superamento degli standard numerici definiti dal D.Lgs. 30/2009 e sono stati classificati buona, mentre i restanti 107 (pari al 38%) mostrano almeno un superamento dei parametri e sono stati classificati con qualità scadente.

Lo stato chimico delle acque sotterranee viene stabilito conformemente a quanto definito dalle direttive 2000/60/CE e 2006/118/CE, in relazione alle concentrazioni limite definite a livello europeo per nitrati e pesticidi, mentre per altri inquinanti spetta agli stati membri la definizione dei valori di soglia. I valori soglia adottati dall’Italia sono definiti nell’allegato 3, tabella 3, del D.Lgs. 30/2009.

L’esito del monitoraggio della qualità chimica delle acque sotterranee a livello regionale è riportato in Figura 21.

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Figura 21 Qualità chimica dei punti appartenenti alla rete di monitoraggio ARPAV, 2014. (Fonte ARPAV)

Il maggior numero dei superamenti dei valori soglia è dovuto alla presenza di inquinanti inorganici (81 superamenti, 67 dei quali imputabili allo ione ammonio), e all’arsenico (29 superamenti), prevalentemente di origine naturale. Le contaminazioni di origine antropica sono dovute a composti organo-alogenati (30 superamenti) e nitrati (9). Le altre categorie che hanno portato alla classificazione di stato scadente sono i pesticidi (2) e i clorobenzeni (1).

Osservando in Figura 21 la distribuzione dei superamenti nel territorio regionale si osserva una chiara distinzione tra le tipologie di inquinanti presenti a monte ed a valle del limite delle risorgive: nell’acquifero indifferenziato di altra pianura la scarsa qualità è dovuta principalmente ai nitrati, pesticidi e composti organo alogenati; negli acquiferi differenziati di media e bassa pianura a sostanze inorganiche e metalli.

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Figura 22. Superamenti degli standard numerici del D.Lgs. 30/2009 per gruppo di inquinanti, 2014 (Fonte ARPAV).

Esiste un punto di monitoraggio sito in Comune di Montebello Vicentino, in corrispondenza di un acquifero confinato alla profondità di 100 m, identificato dal codice 464. Lo stato complessivo di tale punto di monitoraggio è classificato come scadente, a causa del superamento dei composti organici volatili, ed in particolare i PCE. Risultano invece rispettati i limiti di nitrati, pesticidi, metalli, inquinanti inorganici, composti organici aromatici, cloro-benzeni.

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2.2.3 Impatti prevedibili

Considerato l’assetto idrografico della zona e la situazione idrogeologica, oltre che le modalità di gestione delle acque all’interno del capannone e nell’ambito dei piazzali esterni1, si può ragionevolmente affermare che non sono prevedibili impatti dell’attività nei confronti della componente ambientale analizzata.

Eventi eccezionali sono rappresentati dall’esondazione del rio Rodegotto, le cui acque possono interessare parte della zona industriale in cui ricade l’impianto in esame. Nel caso specifico, si sottolinea che sono presenti delle opere di regimazione lungo il corso d’acqua a protezione del capannone in cui è insediata l’attività di recupero rifiuti. L’impianto è inoltre dotato di una procedura di emergenza per scongiurare che eventuali acque fuoriuscite dal rio possano venire a contatto con i rifiuti stoccati all’interno del capannone.

L’intervento in esame non è comunque tale da comportare modifiche apprezzabili rispetto alla situazione attuale.

1 Per maggiori dettagli si rimanda al Quadro di riferimento Progettuale.

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2.3 Suolo e Sottosuolo

2.3.1 Inquadramento geologico e morfologico

L’area oggetto di studio interessa la parte meridionale dei monti Lessini, nelle Prealpi Venete. Si tratta di un altipiano che si abbassa di quota spostando verso meridione, fino a congiungersi con la pianura. Le valli che lo solcano si piegano a ventaglio verso la pianura. Tra queste valli è presente la valle del Chiampo.

A scala regionale la morfologia della zona è rappresentata dalle dorsali e dalle valli che ricalcano l’andamento delle principali linee tettoniche. La porzione orientale della Lessinia, che contiene anche la Val di Chiampo, presenta infatti incisioni vallive con direzioni prossime alla linea tettonica Schio – Vicenza (NNO - SSE).

A scala locale, l’area di intervento è situata in un’area sub pianeggiante di fondovalle, in un piano debolmente inclinato verso Sud, Sud – Ovest, caratterizzato da una morfologia piuttosto uniforme.

Il substrato roccioso nell’area di studio è costituito da lave basaltiche del Cretaceo e del Miocene, sormontati da basalti e da una coltre di depositi alluvionali continentali, come rilevato da dati bibliografici.

La realizzazione dell’intervento non prevede alcuna alterazione della componente suolo e sottosuolo, non prevedendo la realizzazione di nuove infrastrutture, l’esecuzione di scavi o un’ulteriore occupazione del suolo.

Non si è ritenuto pertanto necessario approfondire le tematiche inerenti le componente in esame.

2.3.2 Impatti prevedibili

Alla luce di quanto affermato in precedenza, l’impatto dell’intervento analizzato rispetto alla componente in esame è da ritenersi trascurabile.

2.4 Flora, fauna ed ecosistemi

L’area in cui ricade il sito d’intervento ricade in un ambito ad uso esclusivamente industriale compreso tra il torrente Chiampo e il torrente Rodegotto. Pertanto in prossimità del sito è presente il sistema d’alveo e ripariale e il biotopo delle colture e delle alberate.

Il biotipo delle colture e delle alberate è caratterizzato dalle coltivazioni di mais e soia, oltre ad alcune aree destinate a vigneto e alle coltivazioni invernali ad orzo.

Le siepi rappresentano il più diffuso relitto di vegetazione forestale, avente un’importante funzione biologica sia vegetale che animale. Le siepi consentono infatti di conservare alcune specie quasi

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scomparse, favorendone la riproduzione, oltre a favorire la lotta biologica ad alcuni parassiti. Le tipologie vegetative tipiche sono il Salice bianco, il Pioppo nero, l’Acero campestre e il Platano. Lo strato erbaceo è caratterizzato da una vegetazione a prativa con presenza di specie quali l’Ortica rossa.

Per quanto riguarda le componente faunistica, l’assenza di acqua nei torrenti e nei fossati per lunghi periodi dell’anno è limitante per lo sviluppo di specie animali. Inoltre la maggior parte delle aree circostanti sono interessate da colture, impedendo lo sviluppo naturale ed indisturbato della fauna.

Le numerose siepi presenti garantiscono la presenza di rettili quali la lucertola, l’orbettino e il ramarro, mammiferi, tra cui talpe, ricci e donnole.

L’Avifauna è costituita di specie permanenti e specie stagionali. I passeri e i merli si trovano durante tutto l’anno; la gazza, il verdone e il canapino vengono a nidificare in queste zone; lo scricciolo, il pettirosso, il tordo e la rondine sono tra le specie stagionali, che vengono a svernare.

La realizzazione dell’intervento non prevede alcuna alterazione della flora e fauna, non prevedendo la realizzazione di nuove infrastrutture o un’ulteriore occupazione del suolo che possa interferire ulteriormente con le componenti in esame.

Non si è ritenuto pertanto necessario approfondire le tematiche inerenti la componente in esame.

2.4.1 Impatti prevedibili

Non sono prevedibili impatti significativi rispetto alla situazione attuale, dato che, non viene apportata alcuna modifica all’impianto tale da ridurre l’estensione di habitat o da provocare un maggior disturbo dell’avifauna.

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2.5 Popolazione

Si valutano di seguito gli effetti della realizzazione del progetto sulla popolazione, suddividendoli in:

 Rumore e vibrazioni;

 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti;

 Viabilità e traffico, sia in prossimità del sito di intervento che a livello provinciale;

 Gestione delle risorse;

 Aspetti socio-economici.

2.5.1 Rumore e vibrazioni

L’amministrazione Comunale di Montebello, adempiendo a quanto previsto dalla legge quadro 447/95 e ss.mm.ii. ha effettuato la classificazione acustica del territorio comunale, secondo la classificazione presente nel D.P.C.M. del 14 Novembre 1997.

In particolare l’area di intervento ricade in classe VI, area esclusivamente industriale. Rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

Le aree esterne alla zona VI, rientrano invece nella ambito della classe III, “aree di tipo misto”. Nella classe III, rientrano le “aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali e uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; oppure aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici”.

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Figura 23. Estratto dal Piano di zonizzazione acustica del Comune di Montebello.

2.5.2 Impatti prevedibili

Per valutare i possibili impatti indotti dall’intervento in esame, è stata svolta un’apposita campagna di rilievo fonometrico e successivamente un’analisi numerica per valutare il clima acustico prevedibile a seguito del funzionamento dell’impianto.

Le sorgenti sonore che caratterizzano il clima acustico dei luoghi sono essenzialmente:

1) Strada provinciale S.P. n. 31 “Valdichiampo” via Lungochiampo, a cui si attribuisce in fase di modellazione (secondo standard NMPB Routes 96) con programma di simulazione con codice di calcolo previsionale, un livello di potenza sonora così definito:

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- Ante operam 90.28 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 830 veicoli leggeri/ora e 145 veicoli pesanti/ora); i dati di traffico sono frutto di rilievo effettuato contestualmente alle misure fonometriche;

- Post operam 90.39 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 830 veicoli leggeri/ora e 150 veicoli pesanti/ora, incremento generato dai nuovi mezzi pesanti in accesso/recesso allo stabilimento);

2) Strada comunale via Vigazzolo – ramo esterno, a cui si attribuisce in fase di modellazione (secondo standard NMPB Routes 96) con programma di simulazione con codice di calcolo previsionale, un livello di potenza sonora così definito:

- Ante operam 80.83 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 180 veicoli leggeri/ora e 21 veicoli pesanti/ora); i dati di traffico sono frutto di rilievo effettuato contestualmente alle misure fonometriche;

- Post operam come sopra, nessuna variazione. Intervallo di integrazione intero periodo di riferimento.

3) Strada comunale via Vigazzolo – ramo interno nord, a cui si attribuisce in fase di modellazione (secondo standard NMPB Routes 96) con programma di simulazione con codice di calcolo previsionale, un livello di potenza sonora così definito:

- Ante operam 75.73 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 27 veicoli leggeri/ora e di 7 veicoli pesanti/ora); i dati di traffico sono frutto di rilievo effettuato contestualmente alle misure fonometriche;

- Post operam come sopra, nessuna variazione. Intervallo di integrazione intero periodo di riferimento.

4) Strada comunale via Vigazzolo – ramo interno sud, a cui si attribuisce in fase di modellazione (secondo standard NMPB Routes 96) con programma di simulazione con codice di calcolo previsionale, un livello di potenza sonora così definito:

- Ante operam 74.34 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 24 veicoli leggeri/ora e di 5 veicoli pesanti/ora); i dati di traffico sono frutto di rilievo effettuato contestualmente alle misure fonometriche;

- Post operam come sopra, nessuna variazione. Intervallo di integrazione intero periodo di riferimento.

5) Strada comunale via Vigazzolo – ramo collegamento asse esterno con asse interno, a cui si attribuisce in fase di modellazione (secondo standard NMPB Routes 96) con programma di simulazione con codice di calcolo previsionale, un livello di potenza sonora così definito:

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 41 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

- Ante operam 78.10 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 51 veicoli leggeri/ora e di 12 veicoli pesanti/ora); i dati di traffico sono frutto di rilievo effettuato contestualmente alle misure fonometriche;

- Post operam come sopra, nessuna variazione. Intervallo di integrazione intero periodo di riferimento.

6) Strada comunale via della Concia, a cui si attribuisce in fase di modellazione (secondo standard NMPB Routes 96) con programma di simulazione con codice di calcolo previsionale, un livello di potenza sonora così definito:

- Ante operam 76.78 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 29 veicoli leggeri/ora e di 9 veicoli pesanti/ora); i dati di traffico sono frutto di rilievo effettuato contestualmente alle misure fonometriche;

- Post operam come sopra, nessuna variazione. Intervallo di integrazione intero periodo di riferimento.

7) Strada di accesso proprietà – via Lungochiampo (accesso allo stabilimento “Futura s.r.l.” e ad altri stabilimenti produttivi), a cui si attribuisce in fase di modellazione (secondo standard NMPB Routes 96) con programma di simulazione con codice di calcolo previsionale, un livello di potenza sonora così definito:

- Ante operam 77.13 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 18 mezzi leggeri/giorno e 10 mezzi pesanti/giorno – i dati di traffico sono frutto di rilievo effettuato contestualmente alle misure fonometriche);

- Post operam 78.85 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 18 veicoli leggeri/ora e 15 veicoli pesanti/ora, incremento generato dai nuovi mezzi pesanti in accesso/recesso allo stabilimento).

8) Flussi veicolari, leggeri e pesanti, di accesso/recesso allo stabilimento “Futura s.r.l.”, a cui si attribuisce in fase di modellazione (secondo standard NMPB Routes 96) con programma di simulazione con codice di calcolo previsionale, un livello di potenza sonora così definito:

- Ante operam 74.7 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 4 mezzi leggeri/ora e 5 mezzi pesanti/ora);

- Post operam 77.17 dB(A) nel periodo diurno 06.00-22.00 (corrispondente al transito medio di 4 veicoli leggeri/ora e 10 veicoli pesanti/ora, incremento generato dai nuovi mezzi pesanti in accesso/recesso allo stabilimento).

9) Attività di stabilimento ordinarie (settore A e B)

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- Ante operam settore A emissioni generate dalle attrezzature e dalle macchine per la movimentazione e trattamento dei materiali interne allo stabilimento, zona lavorazioni attuali – settore A.

Trituratore per metalli “Terminator 220”

Il livello di pressione sonora misurato in loco e individuato a circa cinque metri di distanza risulta pari a 83.6 dB(A).

Movimentazione materiali con pinza-polipo su escavatore FIAT-Hitachi ex 215

Il livello di pressione sonora misurato in loco e individuato a circa sei metri di distanza risulta pari a 79.1 dB(A).

Cabina di selezione

Il livello di pressione sonora misurato in loco e individuato a circa cinque metri di distanza dalla parte dell’attrezzatura ove risultano collocati i motori elettrici risulta pari a 62.1 dB(A).

Movimentazione materiali con carrello elevatore Linde H80D

Il livello di pressione sonora misurato in loco e individuato mediamente a sette metri di distanza con il carrello in movimento risulta pari a 74.4 dB(A).

Pressa “Macpresse 110.E.RIV.”

Il livello di pressione sonora misurato in loco e individuato mediamente a quattro metri di distanza di pressatura dei materiali (punto più rumoroso) risulta pari a 79.9 dB(A).

Movimentazione materiali con pinza-polipo su escavatore Solmec S60

Il livello di pressione sonora misurato in loco e individuato a circa quattro metri di distanza durante il normale utilizzo lavorativo risulta pari a 82.1 dB(A).

Per valutare la quota parte del rumore emesso, che partecipa alla creazione del clima acustico ambientale esterno, è stata misurata la potenza sonora durante lo svolgimento del ciclo produttivo autorizzato, con la concomitanza di tutte le sorgenti sopra elencate, che è risultata pari a 78.5 dB(A).

E’ evidente che le concomitanza dell’emissione di tutte le sorgenti sopra elencate è nella giornata lavorativa tipica assai rara.

All’esterno l’emissione sonora si trasmette essenzialmente attraverso i portoni e la lunga finestratura superiore, posta in fregio al cornicione dell’edificio, protetta da serramenti, che, a favore di sicurezza, ipotizziamo non abbiano alcun poter

Capitolo 3 – Quadro di riferimento ambientale 3 - 43 Impianto di recupero rifiuti urbani e speciali sito in Montebello Vicentino, via Lungochiampo 113/A Studio di Impatto Ambientale e contestuale richiesta di modifica dell’autorizzazione all’esercizio Richiedente: FUTURA S.r.l. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Via Volta 1/3/5 Arcugnano (VI)

fonoisolante. Pertanto al fine della modellazione, si simula che il rumore generato durante lo svolgimento delle ordinarie lavorazioni sia portato verso l’esterno dalle seguenti superfici (corrispondenti ai fori dei serramenti): n. 4 portoni, ciascuno della superficie di 8.0x5.0 metri quadrati di superficie (livello di potenza sonora lato ovest 98.00 dB(A) e lato est 81.50 dB(A)); n. 2 finestrature ciascuna della superficie pari a 2.0x60.00 metri quadrati (livello di potenza sonora lato ovest 103.00 dB(A) e lato est 86.50 dB(A). Per semplicità, essendo alcune sorgenti mobili all’interno della stabilimento, si suppone che le emissioni sopra descritta avvengano in maniera simmetrica, con riferimento a valori intermedi: portoni LW= 95 dB(A), finestrature LW=99.50 dB(A).

- Post operam settore A Come sopra, a variare è soltanto l’intervallo di integrazione che si allunga a 16 ore (non più 8 ore), corrispondendo così all’intero periodo diurno.

- Ante operam settore B Per la zona di stabilimento nuove lavorazioni – settore B, è entrato in funzione il nuovo impianto di trattamento rifiuti per l’ottenimento di CDR (combustibile derivato da rifiuti). All’esterno l’emissione sonora si trasmette essenzialmente attraverso i portoni e la lunga finestratura superiore, posta in fregio al cornicione dell’edificio, protetta da serramenti, che, a favore di sicurezza, ipotizziamo non abbiano alcun poter fonoisolante. Vista l’assenza di documentazione in materia di emissioni rumorose generato dal particolare impianto, si è nuovamente provveduto ad effettuare un rilievo fonometrico in corrispondenza dei portoni durante il funzionamento a pieno regime dell’impianto, ottenendo quanto di seguito.

I portoni hanno entrambi dimensioni di 40 m2, e quindi per essi si ha che sul lato ovest, ad un livello di pressione sonora rilevato 81.9 dB(A), corrisponde un livello di potenza sonora LW=97.9 dB(A); sul lato est ad un livello di pressione sonora rilevato 87.6 dB(A), corrisponde un livello di potenza sonora LW=103.6 dB(A).

Per attribuire la potenza sonora emessa dalle finestrature, si consideri cautelativamente che le emissioni sonore corrispondano identicamente a quelle rilevate in corrispondenza dei portoni. Le finestrature hanno una superficie di circa 56 m2, per cui si ottiene che sul lato ovest, ad un livello di pressione sonora rilevato 81.9 dB(A), corrisponde un livello di potenza sonora LW=99.3 dB(A); sul lato est, ad un livello di pressione sonora rilevato 87.6 dB(A), corrisponde un livello di potenza sonora LW=105.1 dB(A).

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- Post operam settore B Come sopra, a variare è soltanto l’intervallo di integrazione che si allunga a 16 ore (non più 8 ore), corrispondendo così all’intero periodo diurno.

10) Impianto di aspirazione e filtrazione polveri

- Ante operam dal rilievo effettuato con l’attrezzatura in funzione a pieno regime si è ottenuto un valore di potenza sonora di 78.7 dB(A). Considerando la sorgente come puntiforme, la potenza può essere calcolata come Lw=Lp+10log(S)=100.7 dB(A), con S superficie emisferica di raggio R=5m. L’intervallo di integrazione sull’intero periodo diurno è di 8 ore.

- Post operam Come sopra, a variare è soltanto l’intervallo di integrazione che si allunga a 16 ore (non più 8 ore), corrispondendo così all’intero periodo diurno.

La simulazione del clima acustico eseguita con idoneo codice di calcolo ha permesso di effettuare una sorta di validazione delle misure effettuate con strumentazione. In particolare si riportano gli esiti delle simulazioni allo stato di fatto e allo stato di progetto.

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Figura 24. Ricostruzione del livello di rumore nello stato di fatto, ottenuto mediante modellazione matematica calibrata con misure fonometriche in sito.

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Figura 25. Ricostruzione del livello di rumore nello stato di progetto, ottenuto mediante modellazione matematica calibrata con misure fonometriche in sito.

2.5.3 Impatti prevedibili

L’incremento delle potenzialità dell’impianto e il relativo passaggio da uno a due turni lavorativi, non comporterà un aumento rilevante delle emissioni di rumore, andando però ad estendere tali emissioni per le 16 ore della fascia diurna 6 – 22.

Sulla base di quanto analizzato, si ritiene che l’impatto dell’intervento esaminato sia “negativo medio”, in considerazione non tanto del superamento di limiti normativi, quanto di emissioni che si prolungano su un intervallo temporale maggiore rispetto alla situazione attuale.

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2.5.4 Radiazioni ionizzanti, non ionizzanti e luminose

Radiazioni ionizzanti

Le radiazioni ionizzanti sono particelle ed onde elettromagnetiche dotate di elevato contenuto energetico, in grado di rompere i legami atomici del corpo urtato e caricare elettricamente atomi e molecole neutri ionizzandoli.

Le radiazioni ionizzanti possono provenire da sorgenti naturali o artificiali. Le principali sorgenti di radioattive di tipo naturale sono:

- Raggi cosmici emessi dalle reazioni nucleari stellari. L’intensità dipende principalmente dall’altitudine (l’aumento di altitudine rispetto il livello del mare è il contributo più significativo all’aumento sulla Terra dell’intensità all’esposizione di raggi cosmici);

- Radioisotopi cosmogenici prodotti dall’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera;

- Radioisotopi primordiali sono presenti fin dalla formazione della Terra nell’aria, nell’acqua, nel suolo e quindi nei cibi e nei materiali da costruzione. Si tratta dell’Uranio-238, dell’Uranio-235 e del Torio-232, che decadono in radionuclidi a loro volta instabili fino alla generazione del Piombo stabile. Tra di essi è rilevante il Radon-222, gas nobile radioattivo, che fuoriesce continuamente dalla matrice di partenza, in modo particolare dal terreno e da alcuni materiali da costruzione disperdendosi nell’atmosfera ma accumulandosi in ambienti confinati; in caso di esposizioni elevate rappresenta un rischio sanitario per l’essere umano.

La radioattività artificiale è invece causata dalle presenza di atomi eccitati a causa di intervento esterno, che nel tornare allo stato fondamentale emette radiazioni ionizzanti.

Le principali sorgenti artificiale sono:

- elementi radioattivi entrati in atmosfera a seguito di esperimenti atomici, cessati nella metà degli anni ’70 (Sr-90, Pu-240, Pu-239, Pu-238);

- emissioni dell’industria dell’energia nucleare e attività di ricerca;

- residui dell’incidente di Chernobyl o altri incidenti (Cs-137, Cs-134, ...) in alcune regioni d’Europa;

- l’irradiazione medica a fini diagnostici e terapici (I-131, I-125, Tc-99m, Tl-201, Sr-89, Ga-67, In-111, ...).

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Il piano di controllo regionale della radioattività ambientale per l’anno 2006 prevedeva anche il monitoraggio di alcuni radioisotopi artificiali (Iodio-131, Cesio-137, Tecnezio-99m,…) tramite l’analisi di campioni di fanghi e reflui prelevati dai depuratori urbani con specifiche caratteristiche, ossia, servire almeno 50.000 abitanti equivalenti, almeno un depuratore analizzato per provincia, tutti i depuratori che servono ospedali con medicine nucleari e quelli in che scaricano in un corpo idrico recettore significativo.

Le acque reflue vengono prevalevate dopo la depurazione e i fanghi dopo i vari trattamenti, prima dell’eliminazione, in modo da rilevare le eventuali immissioni di radioattività nell’ambiente.

Le maggiori concentrazioni di isotopi radioattivi sono state rilevate presso depuratori interessati da attività ospedaliere a seguito di specifici trattamenti diagnostico/terapeutici.

La Regione Veneto (attraverso l’attuale Direzione Regionale per la Prevenzione) ha promosso dal 1996, in collaborazione con ARPAV, una serie di monitoraggi del radon, per l’individuazione di aree a rischio nel territorio regionale e la messa in essere di interventi di prevenzione e controllo.

Figura 26 Mappa delle aree a rischio Radon in Veneto (ARPAV)

La mappa rappresenta la prima mappatura delle aree a rischio radon in Veneto: la Regione ha definito aree a rischio quelle in cui almeno il 10% delle abitazioni è stimato superare il livello di riferimento di 200 Bq/m3, inteso in termini di concentrazione media annua (DGRV n. 79/2002).

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Radiazioni non ionizzanti

Le radiazioni non ionizzanti sono forme di radiazioni elettromagnetiche, comunemente chiamate campi elettromagnetici che, al contrario delle radiazioni ionizzanti, non possiedono l’energia sufficiente per modificare le componenti della materia e degli esseri viventi (atomi, molecole).

Le radiazioni non ionizzanti possono essere suddivise in:

- campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse (ELF);

- radiofrequenze (RF);

- microonde (MO);

- infrarosso (IR);

- luce visibile.

L’inquinamento elettromagnetico è causato da radiazioni non ionizzanti che possono essere classificate come radiazioni ad alta o a bassa frequenza. Le principali radiazioni ad alta frequenza provengono da impianti fissi per telecomunicazioni, impianti radio-televisivi, stazioni radio-base, ponti radio e telefoni cellulari. Le principali sorgenti che generano campi magnetici a bassa frequenza sono le linee di distribuzione della corrente elettrica e gli elettrodomestici.

L’ARPAV è l'organo preposto al controllo dell'inquinamento elettromagnetico sul territorio regionale (LR 32/96).

L’attività di controllo è finalizzata sia a garantire che l’impatto ambientale delle sorgenti -elettrodotti, impianti di telecomunicazione, ecc.- sia compatibile con quanto previsto dalla normativa, sia a verificare complessivamente lo "stato" dell’ambiente rispetto all’inquinamento elettromagnetico.

Consultando il sito dell’ARPA Veneto è possibili visualizzare in tempo reale le sorgenti di campi elettromagnetici ad alta frequenza costituite dalle stazioni radio base per telefonia mobile attive nel Veneto e comunicate alla Provincia di competenza ai sensi della L.R. 29/93. E’ quindi possibile visualizzare la scheda contenente le informazioni relative all’impianto e alle antenne che vi sono installate.

ARPAV effettua il monitoraggio in continuo del campo elettromagnetico emesso dagli impianti di telecomunicazione con particolare riferimento alle Stazioni Radio Base. Questa attività rientra nell’ambito del progetto rete di monitoraggio dei campi elettromagnetici a radiofrequenza promosso dal Ministero delle Comunicazioni, e integrato da iniziative delle amministrazioni comunali e provinciali. I dati sono rilevati attraverso centraline mobili che vengono posizionate nei punti di interesse per durate variabili; orientativamente la durata della campagna di monitoraggio varia da una settimana ad un mese o più. I dati si riferiscono al valore medio orario e al valore massimo orario

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registrati per ogni ora nell’arco delle giornate precedenti e validati. Alla fine di ciascuna campagna vengono emessi dei bollettini riassuntivi.

Si riportano di seguito i risultati di alcune campagne di misura in prossimità dell’area oggetto d’intervento.

I parametri misurati durante le campagne di misura sono di seguito descritti:

- Media mobile su 6 minuti: è la media dei valori misurati negli ultimi 6 minuti, aggiornata ogni minuto con l’ultimo dato rilevato.

- Media oraria: è la media di tutte le medie mobili su 6 minuti calcolata nell’ora di riferimento.

- Massimo orario: è la media mobile su 6 minuti che, nell’arco dell’ora di riferimento, ha assunto valore più elevato.

- Media della campagna di monitoraggio: è la media di tutte le medie orarie calcolate nell’intero periodo di monitoraggio.

- Massimo della campagna di monitoraggio: è la media mobile su sei minuti che, nell’arco della campagna di monitoraggio, ha assunto il valore più elevato.

- Valore attenzione/obiettivo di qualità: valore che non deve essere superato negli ambienti adibiti a permanenze prolungate per la protezione da possibili effetti a lungo termine e obiettivo da conseguire per la minimizzazione delle esposizioni, con riferimento a possibili effetti a lungo termine.

Il dipartimento Provinciale di Vicenza ha eseguito una serie di monitoraggi dei campi elettromagnetici in Comune di Montebello Vicentino, in via Brembo, a circa 2 km di distanza dallo stabilimento di Futura S.r.l.. Uno dei monitoraggi si è svolto nel marzo 2009, mentre un ulteriore monitoraggio si riferisce all’aprile 2014

Si riporta di seguito l’esito del monitoraggio relativo al periodo 2 – 24 marzo 2009. Il grafico mostra, in ascissa, il periodo di rilevamento e, in ordinata, la media ed il massimo orari del campo elettrico in V/m; sull’asse delle ordinate è evidenziato anche il valore di attenzione/obiettivo di qualità di 6 V/m previsto dalla normativa vigente.

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Figura 27 Monitoraggio del campo elettromagnetico in prossimità del sito di interesse, marzo 2009 (ARPAV)

Un monitoraggio più recente risale al 2014, quando in dipartimento Provinciale ARPAV di Vicenza, ha effettuato un’ulteriore serie di misure, sempre in via Brenta, non lontano dal precedente punto di monitoraggio. Le misure si sono protratte tra il 2 ed il 16 aprile 2014. Il grafico mostra, in ascissa, il periodo di rilevamento e, in ordinata, la media oraria e giornaliera del campo elettrico (V/m) e la soglia di riferimento prevista dalla normativa vigente, come indicato nella legenda sotto il grafico stesso.

Figura 28 Monitoraggio del campo elettromagnetico in prossimità del sito di interesse, aprile 2014 (ARPAV)

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Radiazioni luminose

L’inquinamento luminoso è costituito da ogni forma di irradiazione di luce artificiale al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, in particolare modo verso la volta celeste, ed è riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale come indicatore dell’alterazione della condizione naturale, con conseguenze non trascurabili per gli ecosistemi vegetali (es. riduzione della fotosintesi clorofilliana), animali (es. disorientamento delle specie migratorie) nonché per la salute umana. All’origine del fenomeno vi è il flusso luminoso disperso proveniente dalle diverse attività di origine antropica a causa sia di apparati inefficienti che di carenza di progettazione. In particolare, almeno il 25-30% dell’energia elettrica degli impianti di illuminazione pubblica viene diffusa verso il cielo, una quota ancora maggiore è quella di gestione privata. La riduzione di questi consumi contribuirebbe al risparmio energetico e alla riduzione delle relative emissioni.

Le principali sorgenti alla base dell’inquinamento luminoso sono gli impianti di illuminazione pubblici, privati, stradali, di monumenti e opere, di complessi commerciali, di fari, insegne pubblicitarie e vetrine.

Come indicatore dell’inquinamento luminoso, secondo le informazioni reperite in letteratura e riferite in modo omogeneo e completo all’intero territorio nazionale, si utilizza la brillanza (o luminanza) relativa del cielo notturno. Con questo indicatore è possibile quantificare il grado di inquinamento luminoso dell’atmosfera e valutare gli effetti sugli ecosistemi e il degrado della visibilità stellare.

Figura 29 Andamento della luminanza in Veneto (ARPAV)

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Il valore soglia per la valutazione dello stato attuale dell'indicatore è pari al 10% del livello di brillanza artificiale rispetto a quella naturale per il territorio Veneto.

Si noti che l’intero territorio della regione Veneto risulta avere livelli di brillanza artificiale superiori al 33% di quella naturale, e pertanto è da considerarsi molto inquinato.

Dal confronto con i dati pregressi risalenti al 1971 si può notare che la situazione al 1998 è alquanto peggiorata; anche il modello previsionale al 2025, non prevede un miglioramento dell’indicatore. Tuttavia, dal 2009 in Veneto, è in vigore una nuova normativa sul tema dell'inquinamento luminoso, la L.R. 17/2009, che se applicata correttamente su tutto il territorio regionale, può avere effetti positivi sul miglioramento del trend.

Nella mappa della brillanza viene rappresentato il rapporto tra la luminosità artificiale del cielo e quella naturale media allo zenith (rapporto dei rispettivi valori di luminanza, espressa come flusso luminoso (in candele) per unità di angolo solido di cielo per unità di area di rivelatore). Al colore nero corrisponde una luminanza artificiale inferiore al 11% di quella naturale, ovverosia un aumento della luminanza totale inferiore al 11%, al blu tra l’11% e il 33%, al verde tra il 33 e il 100%, al giallo tra il 100% e il 300%, all’arancio tra il 300% e il 900%, al rosso oltre il 900%.

2.5.5 Impatti prevedibili

L’intervento non comporta la presenza di radiazioni ionizzanti o non ionizzanti, pertanto tale impatto può considerarsi del tutto trascurabile. Altrettando può dirsi per le radiazioni luminose, non essendo previste modifica sugli impianti di illuminazione esterni.

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2.5.6 Viabilità e traffico

Situazione viabilistica

La situazione del traffico presa come riferimento riguarda la S.P. 31 “Val di Chiampo”, che probabilmente rappresenta l’infrastruttura maggiormente interessata dal traffico prodotto dall’attività in esame.

I dati sono ricavati dal Progetto “SIRSE” (Sistema Informativo per la Rete Stradale Extraurbana) svolto dalla Provincia di Vicenza e riguardano il monitoraggio del traffico nel periodo 2000-2008. Questi costituiscono il riferimento al momento più aggiornato. Di seguito si riporta integralmente la scheda relativa alla sezione di controllo alla progressiva 3+207, circa 1,5 km a nord rispetto al sito dove ricade l’impianto in esame.

Figura 30. Dati di rilevamento del traffico lungo la SP 31 “Valdichiampo”.

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Le rilevazioni disponibili mostrano una generale diminuzione del traffico diurno medio, che nel 2008 ha registrato valori inferiori rispetto a tutti gli anni per i quali è disponibile una misurazione.

È interessante notare inoltre la composizione veicolare, che vede negli ultimi anni incrementare la percentuale di autovetture rispetto ai veicoli commerciali.

L’andamento dei livelli di traffico rispecchia la situazione congiunturale in cui versa l’economia da qualche anno ed è prevedibile che dati più aggiornati evidenzino ancor di più il saldo negativo.

Descrizione della situazione attuale del traffico in prossimità del sito

La valutazione dello stato attuale è stata effettuata tramite apposito monitoraggio dei flussi di traffico, riportato in dettaglio nell’apposita relazione allegata alla documentazione progettuale.

Tale monitoraggio è stato svolto in data 15 giugno 2015, dalle ore 7.30 alle ore 19.30 e ha riguardato la S.P. 31 e l’accesso di via Lungo Chiampo e tutte le manovre di svolta in prossimità dell’intersezione.

Grazie a tale rilievi, è stato possibile determinare le attuali condizioni di deflusso lungo la S.P. 31 nei pressi dell’accesso all’impianto. Innanzitutto è stato stabilito a quale classe di infrastrutture fossero afferenti le due vie. Secondo le definizioni riportate nell’Highway Capacity Manual i tratti in esame appartengono alla seconda classe e pertanto il livello di servizio deve essere determinato tramite il metodo del tempo di ritardo, che risulta essere 83,19%, corrispondente ad un livello di servizio D.

2.5.7 Valutazione degli impatti in prossimità del sito

A seguito dell’aumento di produzione dell’impianto è possibile prevedere dei flussi di traffico nelle pertinenze stradali prossime all’impianto stesso (intersezione a T e S.P. 31).

A tale proposito si fanno le seguenti ipotesi:

1. Generazione di nuovo traffico veicolare di tipo pesante costituito da 80 mezzi al giorno (40 in ingresso e 40 in uscita), ipotesi cautelativa poiché 80 movimenti corrisponderanno al totale afflusso all’impianto e non al solo incremento.

2. Distribuzione nella S.P. 31 di tale nuova componente di traffico al 50% da e verso est e al 50% da e verso ovest.

In relazione a tali ipotesi vengono ripetute le valutazioni necessarie alla definizione del nuovo livello di servizio che interessa l’intersezione stradale.

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In seguito all’immissione nella rete del traffico indotto dall’aumento della capacità dell’impianto di trattamento e recupero di rifiuti, si ottiene un livello di servizio di poco superiore, pari ad 83,38%, sempre corrispondente ad un livello di servizio D.

Valutazione delle condizioni di progetto a scala Provinciale

L’eventuale autorizzazione ad incrementare la capacità di trattamento e stoccaggio porterà, come detto, ad un aumento dei mezzi in ingresso ed uscita dallo stabilimento di trattamento e recupero rifiuti. Occorre però fare una distinzione degli effetti a carattere locale, in prossimità del sito di Montebello Vicentino, e su scala Provinciale.

L’aumento la capacità dell’impianto permetterà infatti di convogliare verso l’impianto di Montebello Vicentino il trattamento di rifiuti, principalmente urbani, prodotti nella zona di Vicenza e nei comuni periferici al capoluogo di Provincia. In particolare in Tabella 9 si riportano le destinazioni originarie di alcuni rifiuti, valutando la differenza di tragitto nel caso in cui convergano su Montebello Vicentino. Come si nota dalla tabella la nuova destinazione permetterà di ridurre molte delle tratte di movimentazione dei rifiuti inviati al trattamento.

Tabella 9 Destinazioni originario di alcuni flussi si rifiuti convogliati verso l’impianto di Montebello Vicentino

Provenienza Precedente Distanza Nuova Distanza Riduzione destinazione [km] destinazione [km] percorso [km]

Grumolo delle Schio 45 km Montebello 30 km 15 km Abbadesse Vicentino

Chiampo 55 km Montebello 14 km 41 km Vicentino

Colli Berici Grumolo delle 25 km Montebello 20 km 5 km Abbadesse Vicentino

Dueville Sant’Urbano 77 km Montebello 32 km 45 km Vicentino

Bassano Sant’Urbano 100 km Montebello 64 km 36 km Vicentino

Se si va a stimare la riduzione delle distanze percorse, pari mediamente a 28 km per ciascun mezzo.

Risulta quindi importante suddividere gli effetti a scala locale dal bilancio globale sul traffico, che a parità di rifiuti trattati vedrà ridursi i tragitti di trasporto.

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2.5.8 Impatti prevedibili a livello locale e provinciale

A seguito della richiesta in oggetto, i nuovi dati di potenzialità impiantistica porteranno ad un aumento dei flussi in ingresso ed in uscita dallo stabilimento.

Le considerazioni effettuate nell’apposita relazione mettono in risalto la presenza, allo stato attuale, di una buona risposta da parte dell’intersezione esistente alla domanda di mobilità dell’area mentre, per l’infrastruttura S.P. 31, il livello di servizio soffre moderatamente dell’elevato carico veicolare, generando un impatto “negativo medio”.

Considerando il traffico generato a scala provinciale, la possibilità di inviare i rifiuti a trattamento in uno stabilimento prossimo alle aree di produzione e di raccolta dei rifiuti urbani e speciali va ad influire positivamente sul traffico globale Provinciale, come positivi sono gli effetti di riduzione di emissioni in atmosfera commesse alla riduzione dei tragitti di percorrenza. Tale riduzione del traffico avrà quindi un impatto “positivo medio”.

2.5.9 Gestione delle risorse

Considerazioni generali

Relativamente alla gestione delle risorse, intesa in particolare come gestione della “risorsa rifiuto”, si ritiene opportuno riportare alcune considerazioni che forniscono un buon inquadramento della situazione attuale e delle dinamiche in atto2.

Nel 2012, pur diminuendo il rifiuto totale, la gestione dei rifiuti urbani conserva in Veneto le sue peculiari caratteristiche di eccellenza, riconducibili alla massimizzazione del recupero a fronte del ricorso sempre più marginale alla discarica. La crisi economica rilevata nel 2012, ha determinato una contrazione anche delle raccolte differenziate

È importante rilevare come frazioni storicamente avviate alla discarica, quali ingombranti, spazzamento e secco residuo (RUR), da qualche anno vengano destinate ad impianti di recupero di materia in percentuale sempre maggiore, rappresentando nel 2012 un quantitativo che supera le 105.000 tonnellate (5% del rifiuto urbano totale).

Il quantitativo di rifiuti avviati agli impianti di trattamento meccanico-biologico (produzione di CDR/CSS e di biostabilizzato), passaggio propedeutico alla successiva valorizzazione energetica (R1), è sostanzialmente stabile (-0,1% rispetto al 2011) e corrisponde al 17% del rifiuto urbano prodotto.

2 Tratto da ARPAV - “PRODUZIONE E GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI NEL VENETO - Anno 2012”.

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Aumenta dell’11% circa rispetto all’anno precedente il rifiuto avviato direttamente ad incenerimento (9% del rifiuto urbano totale). Infine rilevante è la diminuzione complessiva, intorno al 25%, dei quantitativi smaltiti direttamente in discarica.

Figura 31. Destinazione dei rifiuti urbani nel Veneto rispetto al totale di rifiuto prodotto – Anno 2012 (fonte. ARPAV – Osservatorio Regionale Rifiuti).

Le 621 mila t di frazioni secche riciclabili (carta, vetro e imballaggi in plastica e metallo) intercettate nel 2012 sono state interamente avviate a impianti di selezione e valorizzazione presenti nel territorio regionale per la produzione di materie prime seconde. Si tratta di circa 40 impianti principali a cui si aggiungono circa 150 impianti di piccole dimensioni. Queste frazioni sono poi impiegate nelle numerose cartiere, vetrerie, industrie di produzione di film plastico e fibre sintetiche, fonderie, presenti nel Veneto. L’intera filiera del recupero raggiunge efficienze elevate: in media le percentuali di recupero variano dal 92%della plastica al 99%degli imballaggi in metallo.

Le ulteriori 110 mila t di rifiuti differenziati rappresentati dalle altre frazioni recuperabili quali RAEE, tessili, legno e rottami metallici hanno trovato destino negli impianti di recupero dedicati, di cui in particolare una trentina destinata alla valorizzazione delle componenti dei rifiuti elettrici ed elettronici.

Negli ultimi anni sta avendo notevole sviluppo il recupero di materia da frazioni storicamente avviate alla discarica, in linea con quanto previsto dalla normativa comunitaria e nazionale. I quantitativi avviati a recupero sono pari a oltre 50 mila t di ingombranti, 30 mila t di spazzamento e 15 mila t di

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RUR (Rifiuto Urbano Residuo). Tali quantità sono destinate ad aumentare progressivamente nei prossimi anni.

Il recupero di materia da queste frazioni nel 2012 ha coinvolto circa 25 impianti relativamente agli ingombranti e 6 impianti (di cui 1 esclusivamente dedicato a tali tipologie di rifiuto) per quanto riguarda spazzamento stradale e spiaggiato.

Nel 2012 il rifiuto secco non riciclabile avviato a trattamento meccanico-biologico, finalizzato alla produzione di CDR e alla riduzione dei quantitativi da smaltire in discarica, è pari a 377 mila t, circa il 17% del RU totale, da cui sono state prodotte 138 mila t di CDR.

Nel 2012 sono state avviate direttamente a incenerimento 201 mila t di rifiuto urbano, quasi l’11% in più rispetto al 2011. Sono 3 gli impianti attivi presenti in Veneto, dislocati a Fusina (VE), Schio (VI) e Padova, per una potenzialità complessiva di poco inferiore alle 1.000 t/g.

Nel 2012 140 mila t di rifiuto urbano sono state smaltite direttamente in 11 discariche, di cui 9 per rifiuti non pericolosi “ex 1^ categoria” 2 “ex 2B”. Queste ultime hanno ricevuto dai Comuni veneti una piccola quota di ingombranti e spazzamento. Il quantitativo totale avviato a smaltimento corrisponde al 25% in meno rispetto all’anno precedente. L’andamento dello smaltimento in discarica dal 2002 al 2012 evidenzia una diminuzione complessiva del 60% (-82% considerando i soli rifiuti urbani), in linea con le finalità e gli obblighi previsti dalla recente normativa.

Nel trend di decrescita dei rifiuti smaltiti nelle discariche dedicate ai rifiuti urbani si nota dal 2010 un incremento della frazione definita “altro” ovvero di rifiuti speciali di diversa origine e provenienza. Tale andamento, strettamente legato alla forte riduzione dei rifiuti urbani dovuta alla crisi, è attribuibile a scelte economiche effettuate dai gestori, consistenti nell’abbassamento delle tariffe di conferimento e all’ampliamento delle tipologie di rifiuti speciali ammessi.

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Figura 32. Andamento dello smaltimento nel periodo 2002-2012 (Fonte ARPAV – Osservatorio Regionale Rifiuti).

2.5.10 Impatti prevedibili

I vantaggi connessi al trattamento meccanico dei rifiuti in ingresso consiste principalmente nei seguenti aspetti: - separazione e parziale recupero dei materiali (inerti, metalli, carta, plastica, vetro, legno, tessili,..); - riduzione dei quantitativi e dei volumi dei materiali da inviare in discarica; - stabilizzazione del materiale; - ottimizzazione dei successivi trattamenti; - riduzione delle dimensioni del materiale mediante triturazione e conseguente riduzione dei volumi del materiale; - miglioramento delle caratteristiche di combustibilità (riduzione dell’umidità e del contenuto di inerti, innalzamento del potere calorifico,…); - produzione di Combustibili Derivanti da Rifiuti (CDR) a seguito della verifica di compatibilità delle caratteristiche del rifiuto prodotto.

I Combustibili Derivati dai Rifiuti, noti come CDR/CSS, sono una gamma di combustibili ricavati dal trattamento di rifiuti urbani e rifiuti speciali non pericolosi. Le frazioni comunemente utilizzate per produrre combustibile da rifiuto sono:

- la frazione secca, separata con sistemi meccanici, dei rifiuti urbani indifferenziati;

- gli scarti provenienti dalla selezione dei rifiuti da raccolta differenziata, cioè la parte non destinata al recupero di materia.

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Il D.M. 5/2/98 prevede che, per la classificazione come CDR/CSS il combustibile risponda a precisi requisiti. In particolare il Potere Calorifico Inferiore minimo deve essere almeno 15.000 kJ/kg, l’umidità massima del 25%, il rispetto di alcuni parametri relativi alla composizione chimica (Presenza di cloro, zolfo, ceneri, Piombo, Cromo, Rame, Manganese, Nichel, Arsenico, Cadmio e Mercurio).

La produzione di CDR risulta vantaggiosa per l’ambiente in quanto permette l’eliminazione delle sostanze pericolose e consente di ottenere un combustibile con un buon potere calorifico, e il conseguente recupero di energia termica e/o elettrica.

Il CDR viene utilizzato principalmente in cementifici e inceneritori, ma tale combustibile trova impiego anche in centrali termoelettriche, impianti per la produzione della calce, impianti siderurgici, impianti di gassificazione e centrali termiche per il teleriscaldamento.

Si evidenzia come, gli inceneritori che utilizzano CDR/CSS hanno rendimenti termici migliori, rispetto agli utilizzatori di RSU, grazie al minor contenuto di inquinanti, frazione inerte e umidità.

Le modifiche proposte all’impianto si rivolgono comunque nella direzione prospettata dalla vigente pianificazione, nonché dalla vigente normativa nazionale e regionale in materia, che puntano a raggiungere gli obiettivi individuati, come:

- ridurre la produzione dei rifiuti urbani,

- favorire prioritariamente il recupero di materia a tutti i livelli,

- incentivare il recupero di energia,

- minimizzare il ricorso alla discarica.

La realizzazione dell’intervento avrà quindi un impatto “positivo medio” sulla gestione delle risorse.

2.5.11 Aspetti socio-economici

La situazione economica nazionale

La situazione economica nazionale degli ultimi 4 anni è stata caratterizzata da una forte recessione economica che ha afflitto il Paese, che ha visto il collasso di numerose attività industriali ed artigianali, facendo aumentare il tasso di disoccupazione in tutto il territorio nazionale.

Secondo i dati resi noti da Confindustria, in un rapporto di settembre 2015, l’anno 2015 segna i primi progressi per l’economia Italiana, dopo il periodo negativa che ha segnato il periodo tra l’estate del 2011 e l’autunno del 2014, recessione che si è verificata poco dopo quella più breve ma più intensa, verificatasi tra il 2008 ed il 2009.

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La revisione dei conti ha evidenziato un PIL nazionale in aumento, con un ritmo annualizzato dell’1,4%, rimanendo comunque inferiore dell’8,9% nei confronti del massimo pre-crisi e del 4,7% rispetto al precedente picco /secondo trimestre del 2011) ed è pari a quello del primo trimestre del 2000. Tali dati evidenziano una strada di recupero lenta.

L’andamento del PIL tra il 2007 ed il 2015, con la proiezione per il 2016, sono riportati in figura ______, in cui si vede la lieve ripresa a partire dall’inizio del 2015.

Figura 33 PIL nazionale tra il 2007 ed il 2016 (fonte: Confindustria)

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SI riporta inoltre l’andamento del tasso di disoccupazione nazionale, confrontato con l’analogo dato rilevato in Francia e Spagna, tra gennaio 2007 e aprile 2015 (dati Eurostat). In corrispondenza dell’ultimo mese rilevato, la disoccupazione è scesa al 12,4%, dopo un picco si 13% raggiunto nel novembre 2014. Nonostante si sia rilevato un lieve calo di tale dato, si vede un trend progressivamente crescente dal 2007 ad oggi.

Figura 34 Andamento del tasso di disoccupazione tra il 2007 ed il 2014 in Italia, Francia e Spagna (dati Eurostat)

Si nota inoltre come i valori di disoccupazione in Italia siano comparabili con i dati registrati in Francia, nonostante il tasso di crescita dei vicini d’Oltralpe sia più contenuto. Una situazione particolarmente drammatica ha invece interessato la Spagna tra il 2008 ed il 2013, quando il tasso di disoccupazione ha toccato il 26,3%. Tra il maggio 2013 e l’aprile 2015 tale valore si è ridotto riportandosi al 22,7%.

La situazione economica della Provincia di Vicenza

Per valutare gli effetti della crisi che interessato l’intero territorio nazionale, a scala Provinciale, sono stati considerati i dati resi disponibili da Confindustria Vicenza in merito al numero di occupati e alla percentuale di disoccupazione nel vicentino.

I dati disponibili si riferiscono al periodo 2006 – 2014, quindi non si rilevano ancora gli effetti della timida crescita che ha avuto avvio dall’inizio del 2015.

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In Figura 36 si vede come il numero di occupati nella Provincia di Vicenza ha visto un trend fortemente negativo tra il 2012 ed il 2014, passando da 384'000 a circa 358'000 lavoratori.

Figura 35 Andamento dell’occupazione nella Provincia di Vicenza tra il 2006 ed il 2014 (elaborazione dati Confindustria Vicenza)

Di conseguenza si intuisce come il tasso di disoccupazione vada aumentando nell’analogo periodo 2012 – 2014, passando dal 4,6% al 7,3 % (Figura 37). Si nota però come il trend di aumento del tasso di disoccupazione nella Provincia di Vicenza abbia un tasso di aumento più accentuato tra il 2012 ed il 2013, e mentre l’incremento sia più contenuto tra il 2013 ed il 2014. Si sottolinea come il tasso di disoccupazione della Provincia di Vicenza risulti nettamente inferiore ai dati registrati a livello nazionale, attualmente intorno al 12%.

Ciò è dovuto al fatto che il tessuto industriale del Vicentino è caratterizzato da piccole e medie imprese, che hanno risentito in maniera ridotta rispetto alle grandi multinazionali della crisi che ha afflitto l’Europa intera.

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Figura 36 Tasso di disoccupazione nella Provincia di Vicenza tra il 2006 ed il 2014 (elaborazione dati Confindustria Vicenza)

Secondo quanto riportato da uno studio condotto dal Polo Scientifico Didattico “Studi d’impresa” dell’Università di Verona, sede di Vicenza, a Vicenza molte imprese hanno reagito con dinamismo e successo alle difficoltà diversificando i mercati. La tenuta dell’export ha aiutato l’economia a ridurre gli effetti della crisi, è ciò risulta evidente se si considera che il rapporto import/export Vicentino è passato da circa il 71% del 1991 al 57% nel 2010, rispetto ad un 83% ed 84% che hanno caratterizzato complessivamente il Veneto negli stessi anni.

2.5.12 Impatti prevedibili

La ditta Futura S.r.l. ha dimostrato di attuare una politica vincente e delle scelte operative che hanno permesso di non risentire pesantemente della crisi. Nel momento in cui la crisi per le aziende del Vicentino ha mostrato i suoi segni, riducendone fortemente l’attività, la società ha allargato i suoi orizzonti al trattamento e recupero dei rifiuti urbani, in modo da garantire il proseguo dell’attività a pieno regime. Inoltre nel 2014 è stata installata una nuova linea per il recupero dei rifiuti al fine di produrre Combustibile da Rifiuto. Tale incremento delle tipologie di trattamento ha portato, già nel 2014 all’incremento del personale, mostrando segnali in controtendenza rispetto all’andamento del mercato.

Qualora venga autorizzato l’aumento della potenzialità di trattamento e recupero dell’impianto Futura di Montebello, l’azienda prevede di estendere l’orario di lavoro, attualmente di un turno giornaliero di

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8 ore, a due turni diurni di 8 ore ciascuno, per un totale di 16 ore. L’incremento dell’orario di attività richiederà un aumento degli operatori impiegati, suddivisi secondo quando di seguito indicato:

 7 operatori impiegati nel settore A;

 2 operatori impiegati nel settore B;

 3 operatori destinati alla logistica e gestione dei magazzini.

Si prevede quindi l’occupazione di 12 nuovi addetti, che verranno adeguatamente formati per lo svolgimento delle attività a cui verranno destinati.

L’aspetto dell’incremento occupazionale risulta di grande rilievo in relazione alla situazione contingente, afflitta da un diffuso problema di disoccupazione, sia a livello nazionale che locale. Si può quindi stimare un impatto “positivo medio”

2.6 Paesaggio

Il sito è compreso tra il corso del Chiampo e quello del suo affluente di destra, rio Rodegotto, nel tratto che questo lambisce la base orientale del rilievo collinare che domina Montebello. Le quote del tratto di pianura alluvionale in esame si aggirano attorno a 60 metri.

La Val Chiampo è caratterizzata in generale da attività e industrie appartenenti al settore conciario; questo territorio è infatti parte integrante del “distretto della concia” e costituisce uno dei “sistemi pedemontani a pettine” organizzati lungo le strade provinciali che si innestano sulla S.S. n.11.

I caratteri orografici, le tracce storiche e il disegno di suolo in questa zona, sono stati spesso eliminati dall’ordine sovrimposto dalle infrastrutture e da insediamenti di carattere produttivo e commerciale che si configurano spesso come “piastre” di dimensione variabile che nel tempo hanno occupato anche quelle aree interstiziali tra le infrastrutture, disegnando un nuovo paesaggio che risponde a logiche insediative dettate da criteri di accessibilità e visibilità.

Il sistema residenziale è sorto generalmente ai piedi dei rilievi con l’espansione dei nuclei edificati originari, saldandosi nel tempo con le aree produttive; lungo la S.P.n.31 si è creata così una piccola conurbazione lineare dovuta alla progressiva occupazione degli spazi lasciati liberi tra le aree edificate.

L’analisi della matrice insediativa, in particolare delle aree produttive, dimostra uno sfruttamento territoriale poco attento alla capacità di carico ambientale e alla qualità degli abitati.

Lungo la S.P. n.31 sono inoltre riconoscibili delle criticità ricorrenti che caratterizzano questa tipologia insediativa riassumibili in:

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- spinta all’uso edilizio intensivo del territorio con incremento delle superfici a destinazione sia produttiva che residenziale;

- mancanza di “gerarchia” tra i diversi materiali urbani che costituiscono questo ambito (infrastrutture, manufatti commerciali e produttivi, residenza, spazio aperto), all’origine di forme di interferenza tra usi diversi;

- scarsa qualità degli spazi pubblici in genere e per le aree produttive;

- forme di congestione da traffico e problemi sulla viabilità esistente, gravata da carichi veicolari di mezzi sia leggeri che pesanti, da frequenti intersezioni con la viabilità trasversale legate alla mancata razionalizzazione degli accessi carrabili delle attività presenti lungo gli assi stradali esistenti.

Figura 37. Foto aerea degli insediamenti industriali presenti nel territorio di Montebello Vicentino.

2.6.1 Impatti prevedibili

Non sono prevedibili impatti sulla componente paesaggio, in quanto il progetto non include alcuna modifica esterna al capannone destinato all’attività di recupero rifiuti.

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3 Sintesi degli impatti

L’interazione tra le alternative e le diverse componenti ambientali è valutata per mezzo di indici numerici (magnitudines) i cui valori sono compresi tra –2 e +2. Per semplificare la comprensione, a ciascun valore è attribuito anche un codice di colore, come specificato nella tabella seguente. LIVELLI DI VARIAZIONE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI MAGNITUDO Positivo +2 Positivo medio +1 Trascurabile 0 Negativo medio -1 Negativo -2 Tabella 10. Livelli di variazione delle magnitudines.

Di seguito sono riportate le matrici di sintesi delle stime effettuate, ed in particolare la matrice dei pesi associati alle singole componenti ambientali, la tabella di sintesi delle magnitudines attribuite e la matrice degli impatti.

Le righe di tali matrici riportano le componenti ambientali ed i relativi indicatori utilizzati per l’analisi.

I pesi attribuiti alle diverse componenti ambientali sono di seguito riportati.

Figura 38. Grafico riassuntivo dei pesi associati alle componenti ambientali.

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Dalle analisi svolte risulta che la componenti interessate dagli impatti mediamente negativi è l’atmosfera, in considerazione dell’aumento delle emissioni in atmosfera. Si evidenza comunque che a questo impatto negativo consegue un impatto positivo dal punto di vista della gestione delle risorse ed economico-occupazionale.

MATRICE COMPLESSIVA DEI PESI

ESERCIZIO

rifiui urbani especiali urbani rifiui Trattamentoerecupero di

COMPONENTI AMBIENTALI INDICATORI 1000 85 clima 85000 ATMOSFERA 170 85 qualità dell'aria 85000 95 acque superficiali 95000 AMBIENTE IDRICO 180 85 acque sotterranee 85000 60 suolo 60000 SUOLO,SOTTOSUOLO 120 60 sottosuolo 60000 60 flora 60000 FLORA, FAUNA 120 60 fauna 60000 40 rumore 40000 35 radiazioni ionizzanti, non ionizzanti e luminose 35000 40 viabilità e traffico a scala locale 40000 POPOLAZIONE 260 40 viabilità e traffico a scala provinciale 40000 55 gestione delle risorse 55000 50 aspetti socio-economici 40000 75 indicatore visivo/descrittivo 75000 PAESAGGIO 150 75 patrimonio 75000

Tabella 11. Matrice di sintesi dei pesi associati agli indicatori.

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MATRICE COMPLESSIVA DELLE MAGNITUDINES

ESERCIZIO

rifiui urbani especiali urbani rifiui Trattamentoerecupero di

COMPONENTI AMBIENTALI INDICATORI clima 0 ATMOSFERA qualità dell'aria -1 acque superficiali 0 AMBIENTE IDRICO acque sotterranee 0 suolo 0 SUOLO,SOTTOSUOLO sottosuolo 0 flora 0 FLORA, FAUNA fauna 0 rumore -1 radiazioni ionizzanti, non ionizzanti e luminose 0 aspetti socio-economici -1 POPOLAZIONE indicatore visivo/descrittivo 1 patrimonio 1 aspetti socio-economici 1 indicatore visivo/descrittivo 0 PAESAGGIO patrimonio 0

Tabella 12. Matrice di sintesi delle magnitudines.

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MATRICE PRODOTTO – MATRICE DEGLI IMPATTI

ESERCIZIO

rifiui urbani especiali urbani rifiui Trattamentoerecupero di

COMPONENTI AMBIENTALI INDICATORI clima 0 ATMOSFERA qualità dell'aria -85000 acque superficiali 0 AMBIENTE IDRICO acque sotterranee 0 suolo 0 SUOLO,SOTTOSUOLO sottosuolo 0 flora 0 FLORA, FAUNA fauna 0 rumore -40000 radiazioni ionizzanti, non ionizzanti e luminose 0 aspetti socio-economici -40000 POPOLAZIONE indicatore visivo/descrittivo 40000 patrimonio 55000 aspetti socio-economici 40000 indicatore visivo/descrittivo 0 PAESAGGIO patrimonio 0 Tabella 13. Matrice di sintesi degli impatti.

GRAFICO COMPLESSIVO DEGLI IMPATTI

10,00%

9,00%

8,00%

7,00%

6,00%

5,00%

4,00%

3,00% ATMOSFERA

2,00% AMBIENTE IDRICO

1,00% SUOLO,SOTTOSUOLO

0,00% FLORA E FAUNA 1 -1,00% POPOLAZIONE

-2,00% PAESAGGIO

-3,00%

-4,00%

-5,00%

-6,00%

-7,00%

-8,00%

-9,00%

-10,00%

Tabella 14. Grafico di sintesi degli impatti.

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Dalle valutazioni effettuate emerge come le componenti ambientali maggiormente impattate siano:

 atmosfera, con un particolare riferimento alla qualità dell’aria;

 popolazione, per un lieve incremento del traffico veicolare in prossimità del sito di intervento;

Tali giudizi negativi, connessi alla realizzazione del progetto di incremento delle capacità di trattamento dell’impianto, sono da intendersi temporanei e comunque si mantengono nei valori rilevabili allo stato attuale in relazione alla presenza dell’attività esistente.

Tali aspetti mediamente negativi vengono però compensati da aspetti positivi rispetto alla componente popolazione, grazie a:

 la possibilità di migliorare la gestione delle risorse attraverso il recupero della materia e/o la combustione;

 gli effetti socio-economici positivi legati ad un aumento del personale e degli addetti impiegati.

Inoltre, l’effetto negativo sulla viabilità a scala locale viene compensato una riduzione del traffico veicolare a scala Provinciale.

4 Misure di mitigazione

4.1 Introduzione

L’azzeramento di ogni emissione o disagio derivante da attività impattanti sul territorio non è tecnologicamente e forse nemmeno economicamente perseguibile; gli effetti negativi devono quindi venire limitati attraverso opportune azioni di mitigazione degli impatti, e la predisposizione di tali opere deve aver luogo in maniera che risultino vantaggiose per l’ambiente, inteso come componenti naturali che antropiche.

Si definisce “mitigazione” tutto ciò che va ad attenuare gli effetti generabili dall’implementazione di azioni, ma anche di impatti derivanti da attività insediate in un territorio. Le misure di mitigazione sono quelle che mirano ad abbattere quanto più possibile gli effetti negativi sull’ambiente e, più in generale, sulla vita delle persone. Tutto ciò che va a risarcire il territorio per gli impatti che non è possibile mitigare e/o ridurre.

Sulla base dei possibili impatti potenziali che la realizzazione del progetto comporterà sulle componenti ambientali, è possibile prevedere una serie di interventi volti a contenere tali perturbazioni.

Tali interventi possono essere principalmente di due tipi:

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- tecnico-progettuali: cioè gli accorgimenti tecnici in fase di lavorazione che consentono di mitigare gli impatti sulle componenti ambientali;

- organizzativi-strutturali: sono quei provvedimenti operativi, relativi alla tempistica dei lavori ed all’organizzazione degli stessi che consentono di ridurre gli impatti sulle componenti ambientali, come ad esempio la suddivisione dell’opera in più fasi lavorative, o la scelta di operare determinati interventi nei periodi più adatti o di minor vulnerabilità per le diverse componenti ambientali.

In considerazione della tipologia degli impatti prevedibili e della durata temporale ridota delle interferenze, non sono previste misure di compensazione.

4.2 Mitigazioni

Si riassumono nel presente capitolo le misure di mitigazione e le compensazioni che si sono evidenziate di volta in volta nell’analisi degli impatti di ciascuna componente.

Una prima mitigazione sta nel fatto che un potenziamento di un impianto esistente risulta molto meno impattate rispetto alla possibilità di realizzare un nuovo impianto, sia in considerazione della fase realizzativa che dell’occupazione di suolo e dell’utilizzo di risorse.

4.2.1 Traffico

Per fare in modo di limitare il traffico in ingresso presso lo stabilimento sarà possibile gestire i flussi di mezzi, dando priorità ai mezzi di trasporto di rifiuti urbani che non possono essere programmati, e programmando invece gli arrivi dei rifiuti speciali in fasce orarie diverse.

Saranno inoltre previste specifiche aree di sosta e di manovra all’interno dello stabilimento, in modo annullare qualunque possibilità di attesa all’esterno dello stabilimento stesso in caso di arrivo concomitante di più mezzi. Tali aree di sosta verranno individuate in prossimità del parcheggio destinato alle auto, concordando opportunamente con gli enti di controllo la localizzazione delle stesse.

4.2.2 Rumore

Per contenere l’impatto connesso alle emissioni sonore, si è previsto di far corrispondere i turni di lavoro unicamente al periodo diurno, interrompendo qualunque attività tra le 22 e le 6 del giorni successivo.

Si sottolinea inoltre come tutte le attività, al di fuori del trasporto veicolare, avvengono all’interno di capannoni che permettono di contenere il rumore prodotto dagli impianti.

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Inoltre, al fine di mitigare e ridurre l’impatto sulla popolazione connesso al rumore, si prevede di concentrare il traffico dei mezzi nella fascia oraria compresa tra le 7 e le 17.30.

4.2.3 Qualità dell’aria

L’impatto indotto dal progetto sulla qualità dell’aria, connesso al prolungarsi dell’attività di trattamento dei rifiuti, verrà parzialmente contenuto a seguito della richiesta di ridurre le portate autorizzate relativamente al camino n. 2, portandole da 65'000 m3/h a 40'000 m3/h, ferme restando le concentrazioni autorizzate.

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www.provincia.vicenza.it

www.comune.montebello.vi.it

www.regione.veneto.it

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