Rassegna del 17/10/2017

FABI 17/10/2017 Mf 11 Fabi, rinnovi a Messina, Ragusa e Catania ... 1 3.50.00 17/10/2017 Sicilia Catania 25 Eletto il nuovo direttivo provinciale Fabi ... 2 4.04.00 SCENARIO BANCHE 17/10/2017 Avvenire 9 Riconferma in vista per Ignazio Visco ... 3 3.15.00 17/10/2017 Corriere della Sera 23 I trucchi dei manager Etruria - Fondi e compravendite fittizie I Fubini Federico - 4 4.38.00 trucchi dei manager Etruria Sarzanini Fiorenza 17/10/2017 Corriere della Sera 33 Banco Bpm sceglie il socio assicurativo (e il titolo sale) Massaro Fabrizio 5 4.52.00 17/10/2017 Corriere della Sera 33 La Lente - Crediti a rischio, per S&P's effetti su Italia, Grecia e Stringa Giovanni 6 4.53.00 Portogallo 17/10/2017 Corriere della Sera 35 La svolta di Chiantibanca, valuta l'adesione alla holding Iccrea ... 7 4.59.00 17/10/2017 Corriere Fiorentino 9 ChiantiBanca, altro cambio di rotta Addio ai trentini: «Meglio Ognibene Silvia 8 4.47.00 Iccrea» 17/10/2017 Eco di Bergamo 8 Le Bcc rassicurano le Pmi «La riforma non ci cambierà» E.con 9 5.05.00 17/10/2017 Foglio 3 Editoriali - Spegnere il generatore automatico di caos ... 10 5.27.00 17/10/2017 Foglio Inserto 3 La patetica commissione sulle banche di una politica che non Cirino Pomicino Paolo 11 5.47.00 parla di finanza 17/10/2017 Giornale 20 ChiantiBanca cambia squadra Il cda punta sulla holding Iccrea Conti Camilla 12 1.58.00 17/10/2017 La Verita' 9 Aboliscono i contanti: ecco chi ci guadagna - La strisciata diventa Baldini Gianluca 13 5.33.00 obbligatoria Ci guadagnano solo Stato e banche 17/10/2017 Libero Quotidiano 23 Anche Banco Bpm nei sogni del re americano dei mercati Sunseri Nino 14 2.29.00 17/10/2017 Messaggero 19 Banche, gli stress test slittano a marzo Dimito Rosario 15 2.01.00 17/10/2017 Messaggero 19 S&P, le norme sulle sofferenze sono dirette a istituti italiani ... 16 2.04.00 17/10/2017 Messaggero 20 Banco Bpm, la Cattolica in prima fila sulle polizze r.dim 17 2.11.00 17/10/2017 Messaggero 21 Chianti Banca La Bcc va verso l'adesione al gruppo Iccrea ... 18 2.16.00 17/10/2017 Messaggero 21 Carige, l'aumento al via il 21 novembre r.dim 19 2.17.00 17/10/2017 Mf 8 Il Parlamento Europeo affila le armi: ecco perché la Nouy non può Ninfole Francesco 20 3.31.00 imporre quelle norme - I dubbi della Ue sulla stretta Bce 17/10/2017 Mf 8 La risposta di Danièle Nouy è una pezza peggiore del buco De Mattia Angelo 21 3.31.00 17/10/2017 Mf 9 Sga, il Tesoro chiama a raccolta le banche - Sga, il Tesoro chiama Gualtieri Luca 22 3.38.00 le banche 17/10/2017 Mf 10 Pop Sondrio, vale 100 mln il primo deal tra banche sane - Sondrio- Gerosa Francesca 23 3.42.00 Cr Cento vale 100 mln 17/10/2017 Mf 11 Banco Bpm, oggi il cda sceglie tra Cattolica e la francese Covea - Bodini Oscar 24 3.52.00 Banco Bpm decide sulle polizze 17/10/2017 Mf 18 Visco-bis come riconoscimento a Bankitalia De Mattia Angelo 25 4.24.00 17/10/2017 Mf 19 Il caso - doBank accelera con portafoglio Mps Testi Valerio 26 4.28.00 17/10/2017 Nazione Toscana 5 ChiantiBanca volta le spalle a Trento «Con Iccrea, più vicini al ... 27 5.40.00 Umbria e Liguria territorio» 17/10/2017 Nazione Toscana 5 Banca Etruria Gli ultimi giorni Poi inizia l'era Ubi ... 28 5.40.00 Umbria e Liguria 17/10/2017 Repubblica 24 Standard&Poor's alle banche italiane "L'effetto Draghi non sarà Pagni Luca 29 6.04.00 eterno" 17/10/2017 Repubblica 37 Mps in Borsa, il prezzo è un rebus Greco Andrea 30 6.07.00 17/10/2017 Repubblica Bari 2 La Tercas fu saccheggiata e i baresi pagarono il conto - Il Cassano Antonello 31 4.55.00 saccheggio Tercas e la tattica di Pop Bari sul mercato azioni per seicento milioni 17/10/2017 Repubblica Firenze 9 Il cda ha deciso ChiantiBanca cambia rotta e punta su Iccrea - Bologni Maurizio 32 5.27.00 ChiantiBanca inverte la rotta 17/10/2017 Repubblica Firenze 9 Bcc, tempo di dimagrire si temono tagli pesanti ... 33 5.27.00 17/10/2017 Repubblica Genova 3 Carige, la Fondazione allo 0,3% cerca nuovi alleati Minella Massimo 34 5.27.00 17/10/2017 Repubblica Torino 9 Camelot, occhi (e soldi) inglesi su Torino ste.p. 35 6.01.00 17/10/2017 Sole 24 Ore 12 Oggi la mozione del M5S anti-Bankitalia, governo verso la Colombo Davide 36 1.47.00 conferma di Visco 17/10/2017 Sole 24 Ore 28 Brevi Dalla Finanza - Carimi. Crediti a imprese per 300 milioni ... 37 2.04.00 17/10/2017 Sole 24 Ore 28 Nel consorzio dell'aumento di Carige entra anche Festa Carlo 38 1.59.00 17/10/2017 Sole 24 Ore 28 Banco Bpm sceglie il partner assicurativo: Cattolica in pole - L.G. 39 2.01.00 Banco Bpm sceglie il partner assicurativo 17/10/2017 Sole 24 Ore 29 Riassetto ChiantiBanca: la scelta sul gruppo Iccrea R.Fi. 40 2.29.00 17/10/2017 Sole 24 Ore 29 Parterre - La migrazione di Proverbio da Accenture a Intesa Ma.Fe. 41 2.36.00 17/10/2017 Sole 24 Ore 30 La girandola dei revisori nelle banche Usa Franceschi Andrea 42 2.41.00 17/10/2017 Sole 24 Ore 30 PayPal supera in Borsa American Express e tallona le «bigbanks» Valsania Marco 43 2.43.00 17/10/2017 Stampa 2 Rinviata la nomina del Governatore ... 44 3.08.00 WEB 16/10/2017 FORMICHE.NET 1 Popolare Vicenza e Veneto Banca, cosa cambierà con la ... 45 0.15.00 decisione di sui clienti in difficoltà - Formiche.net Mf 17-ott-2017

Fabi, rinnovi a Messina, Ragusa e Catania art Rinnovo delle segreterie provinciali per Fabi Messina, Fabi Ragusa e Fabi Catania. Le strutture territoriali siciliane del primo sindacato dei bancari hanno eletto i nuovi vertici la scorsa settimana durante i rispettivi congressi provinciali che hanno visto la partecipazione del segretario generale Lando Maria Sileoni, il quale ha ricordato le sfide del sindacato per il prossimo futuro. «Bisogna vigilare affinché le banche siano gestite bene nell ' interesse di lavoratori e clientela», ha affermato. Nella segreteria provinciale della Fabi di Ragusa sono risultati eletti: Giovanni Di Gennaro (coordinatore), Paolina Corallo, Guglielmo Ciavorella, Carmelo Allibrio, Celina D'Asta, Carmelo Rustico, Luigi Piccitto. Per la Fabi di Messina sono stati eletti: Massimo Pellegrino (coordinatore), Giuseppe Lo Nostro (coordinatore aggiunto), Giuseppe Restucci, Stefano Musumeci, Mariagrazia Maiorana, Sonia Merlino, Giovanni Bonfiglio, Massimo Romagnolo, Piero Briuglia, Nunzio Timmoneri, Francesco Andaloro, Giovanni Sciabà, Vincenzo Ferraro, Tobia Rinaldo. Per la Fabi di Catania, infine, sono stati eletti: Cetty Di Benedetto (coordinatrice), Andrea Corvisieri, Antonio Gaetano Russo, Antonio Visco, Serafino America, Rosa Cantaro, Antonio Caputo, Giovanni Corsaro, Irene Faro, Massimo Ferrari, Antonio Oliven, Pietro Permisi, Pietro Santangelo, Giuseppe Tomaselli, Claudio Tosto, Sergio Zagami.

FABI 1 Sicilia Catania 17-ott-2017

Eletto il nuovo direttivo provinciale Fabi art Il XII Congresso Provinciale della FABI di Catania, alla presenza del segretario generale FABI Lando Maria Sileoni e del sindaco Enzo Bianco e con oltre 250 tra delegati e osservatori, ha confermato Cetty Di Benedetto quale coordinatrice della FABI catanese. Sono risultati eletti Andrea Corviseri Ardesia, segretario amministrativo, Antonio Gaetano Russo e Antonio Visco, segretari organizzativi. Inoltre la segreteria provinciale risulta composta da: America Serafino (Findomestic), Cantaro Rosa (Riscossione Sicilia) Caputo Antonio ( spa), Corsaro Giovanni (Montepaschi), Faro Irene (Montepaschi), Ferrari Massimo (Unicredit spa), Oliveri Antonio (Banca Agricola Popolare di Ragusa), Pennisi Pietro (), Santangelo Pietro Gaetano (Unicredit spa), Tomaselli Giuseppe (Banco BPM), Tosto Claudio (Intesa SanPaolo), Zagami Sergio (Banca Nazionale Lavoro).

FABI 2 Avvenire 17-ott-2017

Riconferma in vista per Ignazio Visco art Nel Cdm di ieri «non si è parlato» del tema del rinnovo della carica di Governatore della Banca d'Italia Probabile quindi che la questione sarà sul tavolo della prossima riunione, a ridosso della scadenza del primo mandato di Ignazio Visco, dato finora in pole position per succedere a se stesso. II clima di non belligeranza globale che sembra aleggiare in questi mesi di pre-voto sembra favorire una soluzione che non provochi spaccature troppo profonde. La nomina del governatore prevede il via libera attraverso un decreto del presidente della Repubblica, dopo la nomina del governo e sentito il parere del Consiglio superiore di Via Nazionale. Negli ultimi tempi non sono mancati gli apprezzamenti e la difesa dell'operato di Visco da parte di rappresentanti dell'esecutivo, cosa che lascia presupporre un cammino già segnato. E oggi alla Camera la mozione di M5S alla Camera contro la sua conferma dovrebbe andare al voto con un esito scontato.

SCENARIO BANCHE 3 Corriere della Sera 17-ott-2017

I trucchi dei manager Etruria - Fondi e compravendite fittizie I trucchi dei manager art Etruria

Ville, appartamenti, vigneti, negozi. Ma anche rimesse, stalle, pascoli. E il tesoro dei manager accusati di aver «spolpato» Banca Etruria. Un lungo elenco di beni di consiglieri di amministrazione, sindaci e revisori citati in giudizio davanti al tribunale civile di Roma da Giuseppe Santoni, il liquidatore che ha chiesto e ottenuto lo stato d'insolvenza dell'Istituto di credito aretino. II commissario quantifica in 520 milioni di euro il danno subito da risparmiatori e creditori. Ma alcuni dirigenti avrebbero già messo in piedi strutture patrimoniali per provare a proteggersi dall'azione di responsabilità. Il fondo di Berni e il mutuo di Boschi Tra loro l'ex vicepresidente Alfredo Berni e l'ex direttore generale Luca Bronchi. Mentre l'altro ex vicepresidente Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario Maria Elena, non sembra aver preso particolari misure difensive. Boschi — che ha numerose altre proprietà — ha comunque acceso un mutuo da 130 mila euro con Monte dei Paschi, nell'aprile 2016, presentando come ipoteca un immobile valutato 260 mila euro: affare concluso quando era già stato multato da Consob proprio per il suo ruolo in Etruria. Altri amministratori avrebbero invece pianificato curiose operazioni di vendita che durano decenni, transazioni creative che sembrano fatte apposta per sfuggire ai controlli. Molte di queste azioni sono scattate pochi mesi dopo il decreto del governo che ne decretava il fallimento. Per questo, dopo la scelta di Santoni di costituirsi parte civile nel processo per bancarotta che si sta celebrando ad Arezzo, si sta adesso valutando l'opportunità di chiedere il sequestro cautelativo, misura che servirebbe a garantirsi l'effettivo versamento tempestivo degli indennizzi in caso di condanna. Bronchi si è mostrato il più accorto fra gli amministratori aretini, visto che ha costituito un fondo patrimoniale in tempi apparentemente non sospetti: due anni prima del fallimento della Banca (che però versava già in serie difficoltà). La sua struttura, dati i tempi, appare oggi la meno aggredibile dai creditori. Meno tempestivo e dunque oggi più vulnerabile si rivela Berni, titolare di beni in provincia di Arezzo e di Pesaro, tutti confluiti in un fondo patrimoniale costituito solo il 2 marzo 2015: tre mesi e mezzo dopo il crac di Etruria. Pascoli e case da Arezzo a Laterina I componenti dell'ultimo Cda mostrano di avere tutti un consistente patrimonio personale. Rosi possiede due appartamenti a Loro Ciuffenna, uno dei paesi più belli della provincia aretina, e ben 23 terreni, oltre a una casa e un negozio a San Giovanni Valdarno. Due appartamenti e due esercizi commerciali figurano nel patrimonio del suo vice Alfredo Berni che possiede numerosi ettari di bosco e coltiva ulivi. I beni di Boschi risultano tutti a Laterina e la lista comprende due negozi, un appartamento, un monolocale, la villa di famiglia e sei terreni. Fornasari risulta proprietario di immobili e terreni ma soltanto in minima percentuale rispetto ai familiari, anche se questo non lo mette a riparo da eventuali pignoramenti. Discorso simile per l'ex direttore generale Luca Bronchi, titolare di una villa da 13 vani e due terreni tra cui un uliveto. Ben più consistente il patrimonio dei due consiglieri Carlo Catanossi e Margherita Gatti. Mentre il primo conta su due ville a Gualdo Tadino, oltre ad appartamenti e negozi, l'altra possiede svariate case a Perugia. Lunga lista anche per Paolo Cerini e Claudio Salini, titolare di numerose aziende con appalti in tutto il mondo. La compravendita del commercialista Particolare è il caso di Luciano Nataloni, commercialista fiorentino finito sotto inchiesta per aver ottenuto fidi in conflitto d'interessi: sedeva in consiglio dell'Etruria e allo stesso tempo godeva di generose linee di credito della banca. Nataloni è al centro di una curiosa vicenda che si snoda fra i1 1981 e il marzo 2015. È infatti allora, quattro mesi dopo il fallimento di Banca Etruria, che il commercialista è oggetto di una domanda giudiziale di adempimento dopo 34 anni. In altri termini, qualcuno avrebbe chiesto al giudice di obbligarlo a vendere un immobile per il quale Nataloni stesso avrebbe intascato la caparra nel 1981: contro di lui scatta un atto legale tardivo, ma il cui effetto è di togliere l'immobile alla disponibilità di Nataloni e dunque, potenzialmente, schermarlo in vista di eventuali azioni di responsabilità per il crac di Etruria. Per quanto riguarda l'ex presidente Lorenzo Rosi — sedeva al vertice dell'ultimo Cda prima del commissariamento deciso da Bankitalia — andranno analizzate alcune permute di beni fra Arezzo e Grosseto. Lo schermo imperfetto e i tempi della giustizia Con il caso dell'Etruria, come in quello delle banche venete, il ruolo dei fondi patrimoniali diventa centrale. Un fondo patrimoniale è un «trust» che un titolare può cointestare alla moglie e ai figli minorenni, pur conservandone la disponibilità. Strutture del genere sono usate in tutto il mondo per

SCENARIO BANCHE 4 proteggere i patrimoni degli amministratori. In Italia la legge permette comunque di aggredire sia immobili intestati a terzi che fondi patrimoniali di cui siano comproprietari i familiari di una persona oggetto di un'azione di responsabilità. «Quegli atti non proteggono i beni in maniera impermeabile perché sono revocabili», spiega l'avvocato Antonella Lillo, uno dei maggiori esperti in diritto bancario in Italia. Eppure proprio i fondi patrimoniali producono un effetto quasi altrettanto prezioso, visto il ritmo della giustizia italiana: fanno guadagnare tempo. Per scardinare un fondo patrimoniale servono almeno sei mesi, ricorda Lillo, ma dopo gli appelli possono passare anche più di quattro anni. A maggior ragione è decisivo il momento in cui quei fondi vengono creati. L'ex amministratore di una banca fallita che lo fa molti anni dopo il matrimonio o la nascita dei figli solleva già il sospetto che stia compiendo un atto che crea un danno ai creditori. Difficile per lui proteggersi davvero in quel modo. BANCAROTTA Nell'ordinamento giuridico italiano, la bancarotta è un reato connesso con il fallimento e può essere semplice (cagionata da imprudenza) o fraudolenta (frode diretta ad aggravare l'insolvenza e a violare le legittime aspettative dei creditori). Nel caso del crac Etruria, i reati sono di bancarotta fraudolenta e colposa.

SCENARIO BANCHE 5 Corriere della Sera 17-ott-2017

Banco Bpm sceglie il socio assicurativo (e il titolo sale) art Banco Bpm si appresta oggi a scegliere il nuovo partner nella bancassicurazione, una partita che vale circa i miliardo di euro. Il consiglio presieduto da Carlo Fratta Pasini e guidato dal ceo Giuseppe Castagna questa mattina si riunisce a Bergamo per valutare le due offerte ancora in gara per subentrare ai partner uscenti Aviva e Unipol per la parte assicurativa ex . Si tratta delle offerte di Covéa, il gruppo francese che ha già in essere un accordo di bancassurance con la rete ex Bpm fino al 2030, e di Cattolica, la cooperativa assicurativa di Verona guidata da Alberto Minali che ha perso la sua banca di riferimento — la Popolare di Vicenza — e pochi giorni fa ha visto entrare il fondo Berkshire Hathaway di Warren Buffett al 9% nel capitale. Già oggi la banca — che in estate ha già fatto cassa cedendo Aletti Gestielle per 700 milioni — potrebbe comunicare il nome del soggetto con cui avviare la due diligence. Non conterà solo la struttura della bancassurance ma anche il prezzo offerto e la quota di capitale da rilevare, che per Banco Bpm può arrivare anche all'80%. Su queste attese ieri il titolo è stato il migliore di Piazza Affari con un netto +3,76% a +3,14 euro. Entrambi i contendenti hanno carte da giocare: Covéa è un partner già rodato e che conosce la banca; Cattolica dal canto suo si sarebbe detta disponibile a mettere sul piatto di più per avviare la collaborazione con il terzo gruppo bancario italiano. L'arrivo di Buffett nella coop veronese potrebbe inoltre preludere a un interesse per un investimento azionario nella banca, anche se non direttamente collegata a questa operazione visto che Castagna ha escluso che la componente azionaria faccia parte dell'accordo. Resta intanto da risolvere il nodo Unipol per lasciare la jv nel ramo Vita. La partita è in mano a un arbitro, la società di revisione Bdo. Unipol valorizza la bancassurance zoo milioni, per Banco Bpm vale la metà.

SCENARIO BANCHE 6 Corriere della Sera 17-ott-2017

La Lente - Crediti a rischio, per S&P's effetti su Italia, Grecia e Portogallo art Anche l'agenzia di rating Standard e Poor's dice la sua sulla stretta Bce per i crediti deteriorati. E a riguardo accomuna Italia, Portogallo e Grecia. Gli effetti dell'addendum sui «non performing loans» (Npl) proposto dalla Bce «si sentiranno in particolare sulle banche in Italia, Portogallo e Grecia», ha scritto l'agenzia di rating in un rapporto, spiegando che questi Paesi sono gravati da «quote ampie» di Npl «senza coperture», mentre i rispettivi sistemi bancari sono stati caratterizzati da «procedure di insolvenza e sistemi giudiziari poco efficaci». In Italia, ha sottolineato SeP's, «prevediamo che le banche diventeranno sempre meno disposte ad erogare credito alle aziende». Tuttavia, l'agenzia ha precisato anche di «aspettarsi» che i tre Paesi «continuino a compiere progressi nell'affrontare i livelli di Npl». Ma non ci sono solo i passi della Vigilanza Bce a tenere banco in Italia. Da Francoforte è attesa — prima o poi — la fine del piano di stimoli monetari, il cosiddetto «quantitative easing» (Qe). Il numero uno degli industriali, Vincenzo Boccia, ha così consigliato alle imprese di prepararsi. «Quando finirà il Qe è evidente che i tassi aumenteranno e quindi dobbiamo prepararci», ha detto il presidente di Confindustria. «Non è un aspetto marginale, c'è tempo, ci si può preparare, evitiamo che diventi un trauma», ha precisato.

SCENARIO BANCHE 7 Corriere della Sera 17-ott-2017

La svolta di Chiantibanca, valuta l'adesione alla holding Iccrea art La banca di credito cooperativo ChiantiBanca sceglie di aderire al gruppo Iccrea completando così la trasformazione iniziata la scorsa primavera. Quando l'assemblea bocciò a sorpresa la lista per il consiglio capitana dall'ex presidente Lorenzo Bini Smaghi che aveva proposto l'adesione all'aggregazione promossa dalla trentina Cassa Centrale Banca. Ieri il consiglio presieduto da Cristiano lacopozzi (a sinistra nella foto) ha deliberato invece «di valutare l'adesione al costituendo gruppo cooperativo promosso da Iccrea». Per il cda il gruppo Iccrea è quello «più vicino alla tradizione di ChiantiBanca e delle Bcc che questa ha nel tempo incorporato, oltre che come quello più rispondente al modello di impresa bancaria cui ChiantiBanca, anche nei rapporti con il mondo cooperativo e con le altre Bcc del territorio toscano, si e' sempre ispirata». II cda, che convocherà l'assemblea per l'adesione ad Iccrea in «tempi rapidi», auspica anche che si possa arrivare successivamente a un unico gruppo bancario per le bcc italiane.

SCENARIO BANCHE 8 Corriere Fiorentino 17-ott-2017

ChiantiBanca, altro cambio di rotta Addio ai trentini: «Meglio Iccrea» art ChiantiBanca, si ricambia. Forse. La telenovela bancaria di San Casciano ha registrato ieri una nuova puntata: il Consiglio di amministrazione, presieduto dal presidente Cristiano Iacopozzi (nella foto), ha deliberato di «valutare l'adesione al costituendo gruppo bancario cooperativo promosso da Iccrea», che ha sede a Roma. Se dalla valutazione si passasse alla decisione, finirebbero in un nulla di fatto le determinazioni assunte da due assemblee dei soci (quella del dicembre 2016 e quella del maggio 2017) che avevano dato 11 via libera alla proposta di aderire al «gruppo trentino» di Cassa Centrale, indicato come preferibile dal Cda allora presieduto da Lorenzo Bini Smaghi. In meno di due anni, ChiantiBanca è passata dall'ipotesi di uscire dal credito cooperativo trasformandosi in spa (come ha fatto la banca di Cambiano) all'adesione alla holding «alternativa» a trazione trentina, per poi adesso indicare l'adesione al gruppo targato Iccrea come obiettivo. I soci saranno chiamati ad esprimersi, ancora una volta, in un'altra assemblea entro la fine dell'anno: la data sarà stabilita molto rapidamente, probabilmente già nel prossimo Cda, anche perché Bankitalia ha chiesto che per l'inizio di gennaio le due holding siano in grado di presentarle la lista completa delle banche aderenti. Secondo il Consiglio attualmente in carica, il gruppo Iccrea è «quello più vicino alla tradizione di ChiantiBanca e delle Bcc che ha nel tempo incorporato, oltre che quello più rispondente al modello di impresa bancaria cui ChiantiBanca, anche nei rapporti con il mondo cooperativo e con le altre Bcc del territorio toscano, si è sempre ispirata». Tutto deciso, quindi? Non proprio. Anche perché non si possono fare i conti senza l'oste, che in questo caso veste i panni di Cassa Centrale. Da Trento non arrivano commenti ufficiali, ma l'aria che tira è piuttosto chiara: in ambienti vicini all'istituto si fa notare che ad oggi non c'è nessuna comunicazione formale del cambio di rotta, ci sono soltanto gli impegni presi e fin qui ribaditi da ChiantiBanca con Cassa Centrale. A partire dai due bond subordinati, dal valore di io milioni di euro ciascuno, che i trentini hanno emesso per irrobustire il patrimonio della banca di San Casciano. Allo stato attuale, a Trento si ritiene che ChiantiBanca faccia parte a pieno titolo del loro gruppo, dopo aver sottoscritto impegni precisi, e si fa notare che, laddove il «ripensamento» venisse ufficializzato, Cassa Centrale è pronta a cautelarsi e a tutelare i propri diritti e interessi. Come dire che il ritorno di Chiantißanca nella casa delle Bcc non sarà gratis. E che probabilmente per accogliere il figliol prodigo di San Casciano la Federazione dovrà mettere mano al portafogli. A meno che non si concretizzi un'ipotesi che circola con insistenza nelle ultime ore ai piani alti di ChiantiBanca: pur andando con Iccrea, l'istituto sarebbe pronto a sottoscrivere comunque l'aumento di capitale di Cassa Centrale. Un paio di milioni di euro per evitare i ferri corti.

SCENARIO BANCHE 9 Eco di Bergamo 17-ott-2017

Le Bcc rassicurano le Pmi «La riforma non ci cambierà» art Le Bcc orobiche e Imprese e territorio a confronto. Obiettivo dichiarato: capire come cambieràilmondo del credito cooperativo bergamasco dopo il l luglio 2018 quando diventerà operativa la riforma ed entrerà in gioco Iccrea (il gruppo bancario nazionale a cui hanno aderito anche i sei istituti bergamaschi) ma soprattutto, quale sarà il rapporto delle «nuove» banche con le piccole imprese. Il timore, nemmeno tanto nascosto, è che il processo di aggregazione si accompagni ad una riduzione degli affidamenti. Il vertice, ieri mattina nella sede di Confcooperative. Presenti il presidente della Bcc di Treviglio (Giovanni Grazioh), della Bergamo e Valli (Duillio Baggi), della Oglio e Serio (Battista De Paoli), quello della Caravaggio (Giorgio Merigo insieme al vice Carlo Mangoni), il vice vicario della Bergamasca e Orobica (Gualtiero Baresi). Assente la Bcc di Mozzanica. Dall'altra parte del tavolo i vertici delle dieci associazioni che rappresentano le Pmi «Non condivido tutto questo entusiamo sulle aggregazioni - ha sottolineato provocatoriamente Paolo Agnelli (Confimi) - perchè l'esperienza degli ultimi tempi ci dice che più le banche sono grandi più piccole diventano le possibilità di accesso al credito per le Pmi». Dal fronte bancario è arrivata la rassicurazione unanime che «nulla cambierà nel rapporto con le imprese bergamasche» rimarcando la natura mutualistica del credito cooperativo. Ma è apparso chiaro a tutti, di fronte alle spiegazioni di Carlo Napoleoni vice direttore generale di Iccrea Holding, che se da un lato entrare a far parte di un grande gruppo darà modo alle Bcc di fornire servizi più qualificati, dall'altra introdurrà una stretta sulle regole da rispettare per far quadrare i bilanci, prima fra tutte quelle imposte dalla Bce. Achiedersi se il modello cooperativo reggerà l'urto del cambiamento che sta investendo il sistema bancario italiano con l'«arrivo dei fondi esteri nel capitale delle grandi banche, anche quelle ex popolari», Battista De Paoli. «Una banca esiste se è capace di raccogliere capitali» ha ricordato a tutti il presidente confermando che le verifiche per valutare possibili «nozze» della sua banca con la Bcc del Basso Sebino «sono in atto». «Se un'unione ci sarà, sarà un'unione alla pari», ha precisato. Alla fine le proposte operative esplicitate da Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative: l'apertura di un tavolo di confronto permanente con l'intero sistemadelcredito; l'individuazione di un fondo territoriale perle nuove aziende innovative con le nuove regole europee per il venture capital (Euveca); l'organizzazione di un'Academy che organizzi corsi di formazione per far crescere la cultura finanziaria delle piccole imprese e, nel contempo, la conoscenza della Pmi da parte di chi sta dietro lo sportello della banca.

SCENARIO BANCHE 10 Foglio 17-ott-2017

Editoriali - Spegnere il generatore automatico di caos art I movimenti anti establishment hanno dimostrato di sapere aggiungere al dibattito, soprattutto in ambito economico, un ingrediente inutile ai fini del progresso generale: l'incertezza. L'incertezza è un elemento del quale non si sente il bisogno dal momento che se ne trova in abbondanza a ogni latitudine: dall'ascesa del partito nazionalista austriaco, all'impasse referendaria catalana, alla Brexit. In Italia il Movimento 5 stelle, a parte non avere disinnescato l'idea di chiamare un referendum consultivo (perciò inefficace in concreto) per uscire dall'euro, continua a rappresentare un generatore automatico di caos. Una mozione presentata ieri alla Camera, oggi in votazione, punta a impegnare il governo a non rinnovare il mandato del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco che scade a novembre per presunto deficit della Vigilanza durante la crisi finanziaria negli ultimi dieci anni. Un j'accuse speculare alle petizioni, che hanno lo stesso intento, promosse, tra gli altri, da Elio Lannutti e Ferdinando Imposimato. Un'opposizione del genere pare controproducente. L'operato di Banca d'Italia è criticabile, anche Jens Weidmann della Bundesbank viene attaccato in Germania, ma nessuno ne chiede la testa. Eliminare ora il governatore che fu nominato nell'ottobre 2011, agli sgoccioli del governo Berlusconi, verrebbe interp retato come un segnale di discontinuità immotivato, mentre aumenta il rischio politico per via di elezioni dall'esito incerto. E' con Visco che sono state contenute le crisi del settore, ora in convalescenza. Il governo, che persegue la linea continuista del Quirinale, dice di non avere discusso ieri in Cdm la conferma per altri sei anni, forse arriverà in settimana. Sarebbe un altro argine al "partito dell'incertezza".

SCENARIO BANCHE 11 Foglio Inserto 17-ott-2017

La patetica commissione sulle banche di una politica che non parla di finanza art Al direttore - Questa strana e, per certi aspetti modesta, legislatura rischia di chiudersi con una sorta di pantomima grazie alla istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario italiano. Senza mancare di rispetto al Parlamento, cosa mai può rappresentare una commissione di questo tipo che in poco tempo dovrebbe ripetere il lavoro che la magistratura sta facendo da oltre un anno? Non solo i poco più di 4 mesi a disposizione della commissione la dice tutta sulla sua inutilità in ordine alla emersione di alcune responsabilità parti delle quali, peraltro, sono state già individuate da molte procure e dai commissariamenti attuati dalla banca d'Italia ma è la stessa definizione dei suoi compiti che ne garantisce la modestia della sua funzione. E' vero che accanto alla gestione di alcune banche e della stessa vigilanza (compiti, ripetiamo, che stanno già facendo i magistrati) la commissione dovrebbe verificare "gli effetti della crisi finanziaria globale sul sistema bancario italiano" e la relativa "adeguatezza della disciplina legislativa nazionale ed europea sul sistema bancario e finanziario nonché sul sistema di vigilanza", funzioni che sembrano allargare il perimetro dell'attività della commissione. Ma se fossimo irriverenti dovremmo dire che questo Parlamento ha preso lucciole per lanterne. Non ci permettiamo di farlo,naturalmente, ma sottovoce vorremmo dire che il Parlamento della Repubblica non coglie il vero nodo dinanzi al quale l'Italia e l'Europa si trovano. Infatti nel testo istitutivo nella sostanza si parla solo della correttezza della gestione e della Vigilanza, cioè se vi sono state "falle" colpose o dolose in questi compiti e, poi, di sbieco si parla di adeguatezza legislativa sul sistema bancario. Tutte cose marginali per un Parlamento che non può ripetere ciò che fa la magistratura mentre, al contrario, il suo compito precipuo sarebbe quella di comprendere gli effetti della finanziarizzazione sul terreno della economia reale e su quello sociale. Per dirla in maniera brutale e comprensibile anche per i non addetti ai lavori, cosa mai ha rappresentato, in particolare nell'occidente, l'egemonia della finanza e la sua mutazione genetica che l'ha trasformata da infrastruttura al servizio della produzione di beni e servizi in una industria a se stante? Questa sarebbe dovuta essere la domanda alla quale una commissione parlamentare di inchiesta avrebbe dovuto rispondere. Finanche il fondo monetario internazionale, il vero guardiano dell'esistente, comincia a parlare di salari troppo bassi (uno dei fattori della produzione maggiormente compressi) mentre il nostro Cottarelli va anche un po' oltre avendo detto in una intervista che c'è una ripartizione della ricchezza troppo squilibrata in favore del capitale. Naturalmente anche molti premi Nobel hanno gettato l'allarme da tempo sul prevalere della finanza, tema sul quale da anni insistiamo spesso anche coli punte ossessive vedendo ciò che forse altri non vogliono vedere. Se questo nodo della finanziarizzazione è vero, l'attenzione allora del Parlamento dovrebbe essere orientata sui mercati finanziari, sulle loro eccessive libertà di utilizzare il processo di deregolamentazione per garantirsi profitti irragionevoli, sulla disponibilità di utilizzare il circuito bancario retail per trasferire nelle mani di inesperti risparmiatori prodotti finanziari "ingegnerizzati" che dovrebbero essere acquistati solo da investitori istituzionali, sulla diffusione disastrosa dei cosiddetti derivati che secondo le più autorevoli stime hanno raggiunto il valore di circa 600 mila miliardi di dollari e cioè 10 volte il pil mondiale. E per finire spesso i sottostanti di questi derivati sono le materie prime che rappresentano la vita del mondo e la cui finanziarizzazione le ha sottratte, sul terreno dei prezzi, al tradizionale rapporto tra domanda e offerta. Per non parlare poi delle sanzioni pecuniarie inflitte alle grandi banche d'affari con multe inferiori a ciò che hanno guadagnato con alcuni illeciti senza peraltro mai subire una interdizione anche transitoria per la loro attività. E quel che abbiamo sinora detto è solo una piccola parte della distorsione della finanziarizzazione della economia e del suo improprio potere, distorsioni possibili solo con questo tipo di mercati finanziari che stanno producendo da tempo effetti devastanti sulle società nazionali dell'occidente nelle quali crescono disuguaglianze sempre più intollerabili grazie a grandi ricchezze elitarie e altrettante grandi povertà di massa. Un Parlamento autorevole, insomma, si sarebbe dovuto porre il problema di come favorire con politiche fiscali e normative l'uso produttivo del capitale rispetto alla diffusivita del suo uso finanziario così come la sollecitazione impropria ed improvvida degli orientamenti della Bce e della sua vigilanza sta alimentando quel mercato dei "non performing loans"(Npl) che rappresentano un trasferimento di ricchezza finanziaria dalle banche ai fondi speculativi penalizzando imprese e famiglie che sarebbero pronte a riscattare i propri debiti bancari con gli stessi sconti con cui vengono ceduti i crediti bancari ai fondi speculativi.

SCENARIO BANCHE 12 Insomma se dovessimo utilizzare i termini dei vecchi professori di liceo dovremmo dire con rispetto che il Parlamento con quella istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta è uscito fuori tema guardando ancora una volta al dito invece che alla luna e non potrà essere l'esperienza del presidente Casini a riempire quel vuoto che sta dietro alla istituzione di quella commissione voluta più per piccoli ragionamenti politici che non produrranno alcun effetto che non per una visione strategica su quella che più volte abbiamo definito la peste del XXI secolo.

SCENARIO BANCHE 13 Giornale 17-ott-2017

ChiantiBanca cambia squadra Il cda punta sulla holding Iccrea art I soci di ChiantiBanca dovranno approvare l'adesione a Iccrea. Ieri il consiglio di amministrazione ha infatti dato il via libera al ribaltone già annunciato dopo l'assemblea della scorsa primavera che bocciò a sorpresa la lista per il cda capitanata dall'ex presidente Lorenzo Bini Smaghi, che aveva proposto di schierarsi con la trentina Cassa Centrale Banca. Il nuovo board della più grande Bcc di Toscana (con una taglia simile a quella di una media Popolare) oggi presieduta da Cristiano Iacopozzi ha cambiato squadra reputando il gruppo Iccrea «come quello più vicino alla tradizione di ChiantiBanca e delle Bcc che questa ha nel tempo incorporato, oltre che come quello più rispondente al modello di impresa bancaria cui ChiantiBanca, anche nei rapporti con il mondo cooperativo e con le altre Bcc del territorio toscano, si è sempre ispirata». L'assemblea verrà convocata in «tempi rapidi», si legge in una nota della banca che negli ultimi mesi è diventata la più corteggiata del credito cooperativo. II motivo? Le 317 banche di credito cooperativo devono decidere entro giugno 2018 da che parte stare: con la holding romana Iccrea o con la Cassa Centrale trentina. Attorno alla nascita dei due poli aggreganti del sistema previsti dalla riforma delle Bcc si è scatenata una serrata campagna acquisti per reclutare il maggior numero possibile di future socie-controllate. Finora le adesioni hanno evidenziato un totale di 160 banche aderenti a Iccrea e 101 a Cassa Centrale che dovranno poi essere confermate dalla firma del patto di coesione. Con Bini Smaghi l'istituto toscano aveva scelto la Cassa trentina ma ora inverte la marcia. Nonostante sedici soci storici abbiano inviato a lacopozzi una lettera minacciando un'azione di responsabilità. Secondo i sedici soci, scegliere Iccrea favorirebbe le altre Bcc toscane di Federcasse che avrebbero un concorrente in meno sul territorio e la Federazione toscana delle Bcc che continuerebbe a beneficiare della quota associativa a suo favore. La stessa holding trentina è pronta a una causa milionaria. Perché la pre-adesione decisa nell'assemblea di maggio aveva fatto arrivare nelle casse della banca senese 20 milioni sotto forma di prestito subordinato da restituire con interessi del 2,7%. Iccrea si sarebbe ora dichiarata disponibile ad accollarsi la restituzione del prestito ai trentini e metterci sopra un altro pacchetto di euro, si parla di 10 milioni, che andrebbero a ChiantiBanca.

SCENARIO BANCHE 14 La Verita' 17-ott-2017

Aboliscono i contanti: ecco chi ci guadagna - La strisciata diventa obbligatoria Ci art guadagnano solo Stato e banche

Una strisciata e passa la paura. Così il cumenda, interpretato dal compianto Guido Nicheli in una miriade di cinepanettoni, avrebbe indicato la classica strisciata della carta di credito o del bancomat. Eppure, se ci si ferma a pensare, ogni volta che si compie quel semplice gesto c'è una catena di aziende che si arricchisce. Tutti operatori che trarranno ancora più beneficio dalla norma che verrà inserita nella prossima legge di bilancio che - a partire dal gennaio 2018 - prevede una sanzione di 3o euro ogni volta che un esercente non accetterà un pagamento tramite bancomat o carta di credito. Il provvedimento era già stato inserito nella Inge di Stabilità del 2016, adesso diventerà operativo. Questa legge arricchirà le tasche di tre grandi categorie: le aziende produttrici delle «macchinette., ovvero i Pos (Point of sale, «Punto di vendita• in inglese) dove si passano le carte di pagamento; le banche che gestiscono le transazioni e i circuiti di pagamento. Senza considerare che i pagamenti digitali annullano i pagamenu in nero a beneficio dello Stato, che aumenta di conseguenza gli introiti erariali. I dati sul settore dei Pos sono pochissimi, anche se si tratta di un mare pieno di pesci. Secondo i dati della Banca d'Italia elaborati da Ingenito, una dei massimi produttori di Pos al mondo (oltre il 70% del mercato nel Belpaese), in Italia nel 2016 c'erano 647 banche (quasi la totalità) che gestivano le transazioni legate ai pagamenti. Un numero in lieve diminuzione (-6%) rispetto alle 685 del 2015. Un fenomeno dovuto ad alcune operazione di fusione e acquisizione nel settore degli istituti di credito. Solo tra il 2015 e il 2016, quindi prima che la nuova norma sui Pos entrasse in vigore, il totale delle transazioni è aumentato da 174,7 miliardi di euro a 198,3. Oltre agli istituti di credito ci sono poi i circuiti di pagamento a cui le banche devono legarsi. Gli operatori in questo caso sono cinque: Pagobancomat, Visa, Mastercard, Diners e American Express. In più c'è il circuito giapponese Jcb, molto poco diffuso nel nostro Paese. In più ci sono i produttori di Pos. Come spiega alla Verità Ernesto Ghidinelli, responsabile dell'area Finanza e credito di Confcommercio imprese per l'Italia, i produttori sono pochissimi: si stima che al mondo non siano più di una ventina, con la francese Ingenico che ha la gran parte del mercato. Un po' come succede con Apple e Samsung nel caso dei telefonini. C'è poi il complesso tema delle commissioni. Ne esistono due tipi: quella interbancaria, cioè che un istituto deve a un altro per la transazione, e quella di gestione, cioè che l'esercente deve pagare per ogni operazione. Nel primo caso il decreto che recepisce la direttiva dell'Ue sui servizi di pagamento nel mercato interno (la Psd 2 - Payment Services Directive) che ha tagliato le commissioni interbancarie. Per i pagamenti tramite carta di debito e prepagata questa commissione non può essere superiore allo 0,2% del valore dell'operazione. Per le operazioni tramite carta di credito, invece, non pud essere maggiore dello 0,3% del valore dell'acquisto. Per i costi di gestione la situazione è meno regolamentata. Come spiega alla Verità Paolo Ferri, membro della giunta esecutiva di Confcommercio imprese per l'Italia con delega al credito, «le commissioni per il bancomat oscillano tra una media dello 0,40 e dello 0,80%. Quelle per la carta di credito tra l'1 e 1'1,30% nel caso di Visa e Mastercard, valori che salgono tra 1'1,5 e 2%, con punte fino al 3%, per American Express e Diners». Come sottolinea Ferri, «con questa nuova norma a guadagnarci saranno le banche, non certo l'utente finale. Di certo saliranno le transazioni e questo porterà più soldi agli istituti di credito», spiega. «Non è detto invece che aumenteranno vistosamente il numero di Pos instanati», dice. «L'Italia è già uno dei Paesi con il maggior numero di punti, con oltre 2 milioni di Pos.. In effetti, secondo i dati Bankitalia, nel 2016 il numero di terminali sul territorio era di 2,125 milioni, in aumento del 21% rispetto agli 1,76 milioni del 2015. Fatto sta che il business del Pos fa gola a molti, in primis al governo e ai suoi amici. Sarà anche un caso, ma tra le società che godranno di questa norma c'è sicuramente anche il gruppo Bassilichi, azienda specializzata in pagamenti digitali che vede nel cda Marco Carrai, storico braccio destro del segretario del Pd, Matteo Renzi. Senza considerare che Leonardo Bassilichi, amministratore delegato dell'omonima azienda, potrebbe essere uno dei candidati al Comune di Firenze nel 2019, quando scadrà il mandato di Dario Nardella. A tutto questo si deve aggiungere l'aumento dell'Iva che arriverebbe nelle casse dello Stato: se prima per le piccole transazioni si tendeva a non pagare le imposte, ora con i pagamenti digitali le entrate erariali dovrebbe crescere. La transazione impone tracciabilità e di conseguenza tende a ridurre il nero e l'evasione. E non di pofare co. Sebbene sia difficile

SCENARIO BANCHE 15 una stima precisa, il sito Lavocebtfo nel 2015 si era messo a fare due conti. Quando il pd propose il limite di spesa in contanti a 500 euro gli economisti calcolarono che nelle casse dello Stato sarebbero entrati tra gli u e i 24 miliardi in più di Iva. Una previsione calcolata considerando che 12,5 milioni di famiglie italiane (la metà del totale) si mettano a utilizzare in modo massivo le carte di pagamento. Con l'obbligo dei Pos sul lato degli esercenti è difificile quantificare il gettito Iva, certamente qualche miliardo. Esattamente cid che il governo cerca nel tentativo disperato di far quadrare i conti del bilancio pubblico

SCENARIO BANCHE 16 Libero Quotidiano 17-ott-2017

Anche Banco Bpm nei sogni del re americano dei mercati art La Borsa crede davvero che Warren Buffett, dopo aver fatto tappa a Verona sbarchi a Milano. E' questo almeno quello che emerge dall'andamento del titolo di Banco-Bpm che ieri ha guadagnato il 3,76 a 3,14 euro. Un movimento tanto più significativo considerando la flemma delle altre banche: Ubi (+0,98%) e (+0,49%). Invariato UniCredit e in lieve rialzo (+0,21%) Intesa. La speranza della Borsa nasce da un dubbio. Perchè l'uomo d'affari più famoso del mondo ha acqustato il 9% di Cattolica Assicurazioni? Certo l'operazione alla Borsa è piaciuta moltissimo. Ieri il titolo ha chiuso a 9,29 euro con un rialzo del 2,3% che porta fl miglioramento al 30% dal giorno dell'arrivo di Buffett. Il dubbio però resta: perchè Buffett ha speso 116 milioni per Cattolica? Bisogna tener presente che l'assicurazione veronese è una cooperativa e quindi funziona il voto capitano. Il pacchetto di Buffett dispone di una sola preferenza. Inoltre ci sono alcune clausole statutarie che potrebbero bloccarlo. Per esempio l'obbligo peri soci di essere battezzati. Regole antiche ma all'occorrenza utilizzabili. Resta la domanda: perchè Buffett è andato a Verona? La Borsa si è data alcune risposte. La più immediata è anche la più ovvia: ha comprato ad un prezzo che considera basso. Appena il titolo sale (e in parte l'ha già fatto) vende. Prospettiva possibile ma contraria alla filosofia dell' oracolo di Omaha che invece preferisce gli investimenti di lungo termine. La seconda ipotesi parla di una possibile Opa che porterebbe Cattolica totalmente dentro Berkshire Hathaway, fl fondo di Buffett. Ma anche qui il dubbio: che cosa se ne fa di una media compagnia assicurativa italiana un gestore che ha 80 miliardi di patrimonio e un portafoglio in cui svettano Apple e Coca Cola? Non resta che la terza ipotesi, la più ardita ancorchè fantasiosa in questa fase: utilizzare Cattolica per mettere un piede in BancoBpm. Oggi infatti il consiglio della banca discute dell'alleanza nelle polizze dopo la rottura con Unipol. I candidati più gettonati sono i francesi di Covea e la stessa Cattolica. La scelta della compagnia veronese oltre a vendere contratti d'assicurazione servirebbe a stabilizzare l'azionariato della banca. Attualmente il primo socio di Banco-Bpm è il Fondo Invesco con il 3,1%. L'accordo di bancassurance potrebbe servire a mettere Cattolica in un nocciolo duro di azionisti di riferimento. Se Buffett crede davvero nella ripresa della banche italiane questo potrebbe essere un approccio non invasivo. Attraverso Cattolica mettere un piede in una delle grandi banche italiane e stare a vedere. Ipotesi suggestiva. La Borsa un pò di crede e molto ci spera.

SCENARIO BANCHE 17 Messaggero 17-ott-2017

Banche, gli stress test slittano a marzo art Slittamento in vista per il quinto esercizio degli stress test sulle principali banche dell'Unione europea. L'avvio della prova da sforzo basata su scenari base e avverso, previsto a gennaio 2018 potrebbe essere rinviato di qualche mese: Bce e banche centrali nazionali che sono in regia con il coordinamento deWEba, sarebbero orientati a farlo partire in marzo. Si ricordi che quello chiuso una settimana fa era uno stress test marginale perché riguardava solo i tassi di interesse, questo invece, sarà complessivo, come i quattro precedenti. La proroga avrebbe fondamenti tecnici. Dal nuovo anno partiranno i nuovi principali contabili internazionali Ifrs 9 che rivoluzioneranno la gestione del rischio e gli accantonamenti, quest'ultimi interessati anche dal recente addendum della Vigilanza europea tendente a obbligare la svalutazione al 100% dei crediti dubbi entro due anni se in bianco ed entro sette anni se garantiti. Questa accelerazione ha alimentato la tensione tra banche italiane appoggiate da Bankitalia, Tesoro, presidente del Parlamento europeo, altri esponenti degli organismi di Bruxelles e Daniéle Nouy, presidente del Supervisory board. Gli istituti dovranno adeguarsi all'applicazione delle norme contabili sulle quali esercitarsi nelle simulazioni di reazioni a situazioni di stress: per questa concomitanza si rende opportune rinviaredi un paio di mesi l'inizio della verifica. Lo stress test non determina subito un impatto sulle svalutazioni ma fornisce indicazioni che confluiranno nello srep, il processo di valutazione dei rischi effettuati dalla Bce. Nei precedenti esercizi da sforzo - quello del luglio 2016 fu superato da Intesa Sp, Unicredit, Banco, Ubi Banca e non da Mps erano previste simulazioni su un calo del Pil nel 2016-2018, forte haircut dei titoli di stato, crollo dei pi rcci degli immobili. L'esercizio dovrebbe riguardare 70 grandi istituti. Nel corso delle interlocuzioni in corso, le squadre miste della Vigilanza unica (joint supervisory team) avrebbero comunicato agli istituti vigilati la necessità di procrastinare l'inizio di questi test da sforzo. Cè troppa carne sul fuoco e comunque sarebbero state le grandi banche europee a prendere il pallino in mano sensibilizzando banche centrali nazionali e Eurotower di non creare un corto circuito. C'è da dire che sin dalla scorsa estate la Federazione bancaria europea presieduta da Giovanni Sabatini aveva mosso i primi passi per evitare l'ingorgo a gennaio 2018. Nelle ultime settimane, poi i chief risk officer delle prime dieci grandi banche europee, tra cui Intesa Sanpaolo, avrebbero assunto un'iniziativa collegiale di lobbing sulle Autorità centrali nazionali e sulla Vigilanza unica. E a loro si sarebbero aggiunte le società di revisione contabileche dovrannovalidare I bilanci con le nuove regale. PERDITE I principi Ifrs 9 cambiano le modalitádi rappresentazione nei bilanci delle attività finanziarie, come crediti e titoli, compresi quelli di Stato. I cannbiarnenti riguarderanno le modalità di calcolo delle rettifiche con la necessità di rilevare tempestivamente le perdite, senza aspettare il verificarsi di specifici eventi. L'effetto economico dell'applicazione può essere graduale prevedendo un periodo transitorio di cinque anni. Perle banche italiane gli effetti più rilevanti saranno quelli derivanti dal nuovo modello di riconoscimento delle perdite di valore (e, dunque, degli accantonamenti) sui crediti alla clientela. Dopo il vertice trai capi dei rischi delle banche europee svoltosi a Francoforte in luglio, per settembre erano attesi i primi template, cioè modelli sui quali si sarebbero svolte le esercitazioni. Invece, finora non sarebbe arrivato perché i tempi si stanno allungando. Oltre all'avvento dei principi contabili, dal nuovo anno cambieranno i coefficienti di probabilità di default (PD) e le percentuali di accantonamento. Queste modifiche fanno sì che invece di percentuali fisse, vengano introdotte soglie differenziate.

SCENARIO BANCHE 18 Messaggero 17-ott-2017

S&P, le norme sulle sofferenze sono dirette a istituti italiani art Gli effetti dell'addendum sugli Npl proposto dalla Bce «si sentiranno in particolare sulle banche operanti in Italia, Portogallo e Grecia». Lo scrive 'agenzia di rating SeP in un rapporto, spiegando che questi Paesi sono gravati da «quote ampie" di Npl «senza coperture, mentre i rispettivi sistemi bancari sono stati caratterizzati da «procedure di insolvenza e sistemi giudiziari poco efficaci». E in Italia, sottolinea SeP, «prevediamo che le banche diventeranno sempre meno disposte ad erogare credito alle aziende». Ma l'agenzia precisa anche di «aspettarsi» che questi Paesi «continuino a compiere progressi nell'affrontare i livelli di Npl». In generale SeP, ritiene che «le conseguenze a breve termine» per gli istituti dell'Eurozona «saranno limitate» perché gli accantonamenti si applicano -solo alle esposizioni di nuova classificazione come Npl» a partire da gennaio 2015.

SCENARIO BANCHE 19 Messaggero 17-ott-2017

Banco Bpm, la Cattolica in prima fila sulle polizze art Scatto di Cattolica Assicurazione che balza in pole position per diventare partner assicurativo di Banco Bpm. Salvo colpi di scena, l'assicurazione veronese dovrebbe spuntare l'esclusiva per finalizzare l'accordo, subordinato a una serie di condizioni, tra cui lo scioglimento della partnership con Unipol. Dopo la vendita di Aletti Gestielle ad Anima per 700 milioni puliti, il ceo Giuseppe Castagna è a un passo dal secondo colpo grosso consecutivo destinato a un ulteriore rafforzamento patrimoniale ma anche a chiudere un'alleanza di bancassicurazione con una forte valenza territoriale. Stamane al cda in programma a Bergamo, il banchiere, secondo quanto risulta al Messaggero, dovrebbe portare la ridefinizione degli accordi nelle polizze in Popolare Vita, da cui sta uscendo Unipol - è in corso un arbitrato sul prezzo del 50% - e in Avipop, dove invece è stato raggiunto l'accordo economico (in cambio del 50 più un'azione, il Banco ha versato 252 milioni). Ieri fmo a tarda sera gli advisor della terza banca italiana Kpmg e Carlo Pavesi avrebbero proseguito le trattative con Cattolica, assistita da Ubs. In Cattolica nei giorni scorsi, è entrato Warren Buffett tramite Berkshire Hathaway con il 9%. L'altro pretendente è Covea affiancata da Hsbc. Covea è partner con 1'81% di Bipiemme Vita, controllante di Bipiemme Assicurazione, presieduta da Mauro Paoloni, vicepresidente vicario di Banco Bpm e per questo sponsor dei francesi. RETE IN 8 DIVISIONI Al board odierno, oltre alle polizze e a un'informativa sugli npl con la conferma della tabella di marcia, dovrebbe essere varata la riorganizzazione commerciale con la nascita di otto divisione (invece di cinque) e di 45 aree. Il negoziato con Cattolica sarebbe in fase più avanzata e alla fine dovrebbe spuntarla l'assicurazione guidata da Alberto Minali che, tra l'altro, sarebbe fortemente appoggiata dal presidente di Banco Bpm, Carlo Fratta Panini. Uno dei passaggi salienti sarà costituito dalla disponibilità a subordinare l'avvio della due diligence in Popolare vita, all'esito dell'arbitrato con Unipol che, sino al termine del braccio di ferro, vieta la verifica nei conti. Cattolica avrebbe già dato l'assenso. Durante l'esclusiva dovrebbero essere puntualizzati alcuni dettagli. Cattolica potrebbe acquisire fino all'80% delle due società dando vita a un'alleanza di durata 15 anni dal 2018: l'investimento potrebbe anche superare 1,2 miliardi. L'accordo prevede commissioni del 7,5% e penali in caso di mancato raggiungimento dei target. Sarebbe tuttavia escluso l'investimento azionario nel capitale del Banco Bpm. La febbre per l'imminente deal ha messo le ali al titolo Banco Bpm che ieri in Borsa ha chiuso a 3,14 euro, in crescita del 3,7%.

SCENARIO BANCHE 20 Messaggero 17-ott-2017

Chianti Banca La Bcc va verso l'adesione al gruppo Iccrea art Il cda di ChiantiBanca ha deliberato di valutare l'adesione al costituendo gruppo bancario cooperativo promosso da Iccrea Banca. Il consiglio reputa, infatti, «tale gruppo come quello più vicino alla tradizione di ChiantiBanca e delle Bcc che questa ha nel tempo incorporato, oltre che come quello più rispondente al modello di impresa bancaria cui ChiantiBanca, anche nei rapporti con il mondo cooperativo e con le altre Bcc del territorio toscano, si è sempre ispirata».

SCENARIO BANCHE 21 Messaggero 17-ott-2017

Carige, l'aumento al via il 21 novembre art Partirà il 21 novembre l'aumento di capitale di Carige. Sarà fino a 560 milioni ed è uno dei tasselli-chiave della manovra di rafforzamento voluta da Bce e comprendente, oltre alla liability management andata in porto, la vendita degli npl, la cessione di asset, tra cui l'immobile di Milano in corso Vittorio Emanuele: quest'ultima operazione va ai tempi supplementari per il testa-a-testa tra i due finalisti Antirion sgr e Effegi, un family office di Londra con capitali arabi. Nelle ultime ore Paolo Fiorentino avrebbe definito con le banche del consorzio la deadline della ricapitalizzazione sul mercato. A e Deutsche , che hanno il ruolo di global coordinator, negli ultimi giorni si sarebbe aggiunta Barclays, in veste di co-global coordinator. Con i banchieri degli istituti esteri. ieri sarebbe stato fatto il punto in vista del rush finale, il cui esito dipenderà dal via libera della Consob al prospetto. Salvo intoppi, l'aumento dovrebbe partire martedì 21 novembre per concludersi giovedì 7 dicembre. C'è grande attesa sul prezzo delle nuove azioni sul quale andrà calcolato uno sconto sul terp, che è il prezzo teorico dei titoli ex stacco dei diritti. Lo sconto potrebbe aggirarsi tra il 30-40%. L'operazione sarà di 560 milioni, senza considerare i 60 della conversione dei bond perché cosi consentiva la delibera assembleare. Entro venerdì Fiorentino che sta portando efficacemente avanti il turnaround di Carige, dovrà formalizzare la vendita di Milano scegliendo tra uno dei due finalisti a un prezzo che potrebbe attestarsi vicina ll0 milioni.

SCENARIO BANCHE 22 Mf 17-ott-2017

Il Parlamento Europeo affila le armi: ecco perché la Nouy non può imporre quelle art norme - I dubbi della Ue sulla stretta Bce

La risposta di Danièle Nouy, numero uno della Vigilanza Bce, alle osservazioni di Anonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, non ha dissipato i dubbi in Europa riguardo alla legittimità dell'addendum alle linee guida sui crediti deteriorati di Francoforte. La materia solleva perplessità anche sul merito delle proposte Bce (ora in consultazione), ma in prima battuta si stanno analizzando le problematiche di metodo: prima di ogni considerazione economica occorre capire fin dove si possono estendere i poteri delle autorità tecniche (come la Bce) rispetto a quelle democratiche. Gli uffici giuridici europei sono al lavoro. Fonti parlamentari ricordano in tal senso che c'è già una giurisprudenza che si è espressa sui limiti dei tecnici. Nel 2010 la Corte di Giustizia Ue (pur respingendo un ricorso della Germania riguardo a una comunicazione della Commissione) aveva chiarito che l'annullamento è possibile per qualsiasi provvedimento adottato dalle istituzioni «che miri a produrre effetti giuridici» senza passare dal normale processo legislativo. In caso di cambiamento del quadro normativo, la Corte Ue pub quindi annullare il provvedimento tecnico (come comunicazioni o linee guida) e chiedere di intervenire con una proposta legislativa, che richiede l'approvazione di Consiglio e Parlamento. Una situazione simile potrebbe riguardare la Bce, che ha poteri sul secondo pilastro (ovvero sui requisiti individuali per banca), ma non su quelli di primo pilastro (ovvero validi per tutti e definiti dalla regolamentazione europea). La Bce è convinta di aver agito solo sul secondo pilastro e quindi di essere rimasta nei confini del mandato. Ma secondo alcuni giuristi potrebbe essere caduta anche nell'ambito del primo pilastro. Uno dei punti nodali è l'ambito di applicazione: Francoforte ha previsto svalutazioni integrali non solo per i nuovi crediti deteriorati (a partire dal 2018) che nascono da nuovi prestiti, ma anche su quelli che emergono da prestiti già erogati. Coi la Bce avrebbe modificato la regolamentazione esistente in modo retroattivo, con una manovra che sarebbe concessa soltanto ai legislatori e non a un organismo tecnico. II tema va oltre le polemiche nazionali. Non a caso sono arrivate proteste anche da parlamentari e banche del Nord Europa, che guardano alle conseguenze di medio-lungo termine dell'addendum. La Bce è intervenuta sui non-performing loans, ma in futuro potrebbe farlo in modo retroattivo su derivati e titoli illiquidi. Non appare una prospettiva imminente, vista la priorità che la Vigilanza ha sempre dato al tema dei crediti deteriorati, mettendo in secondo piano i rischi della finanza speculativa. Ma se passasse la linea giuridica dell'addendum, anche i Paesi del Nord Europa si ritroverebbero potenzialmente esposti a linee guida varate da una dozzina di supervisori (senza valutazioni di organi democratici). L'addendum avrà ricadute significative a livello giuridico. Al centro della discussione ci sono i poteri dei tecnici (che vogliono definire linee guida e standard) e il ruolo della politica (che rivendica il potere di cambiare la legislazione). «Rimango profondamente preoccupato per il fatto che obbligazioni aggiuntive specifiche, che potrebbero essere in contrasto con le disposizioni legislative, possano essere imposte agli enti controllati senza coinvolgere adeguatamente i co- legislatori nel processo decisionale», ha commentato Tajani in seguito alla risposta di Danièle Nouy. Già in passato la Vigilanza Bce è stata chiamata a fare retromarcia e sempre in tema di secondo pilastro: Francoforte aveva inizialmente avallato una versione stringente dei requisiti Srep, che avrebbe innalzato le richieste di capitale e le soglie che le banche devono raggiungere per poter distribuire cedole (secondo la disciplina nota come Maximum distributable amount o Mda). L'Ue ha fermato la manovra della Vigilanza, separando le richieste di secondo pilastro in requisito vero e proprio e «guidance», con quest'ultima non più vincolante ed eliminata dalle soglie Mda.

SCENARIO BANCHE 23 Mf 17-ott-2017

La risposta di Danièle Nouy è una pezza peggiore del buco art Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha ragione di essere insoddisfatto della risposta data dalla presidente del Supervisory Board della Vigilanza unica, Danièle Nouy, alla lettera con la quale egli aveva manifestato gravi preoccupazioni per l'Addendum sulla gestione dei prestiti deteriorati. In effetti, il riscontro preliminarmente afferma che, con l'Addendum, non sono stati introdotti nuovi obblighi, il che è valido solo formalmente, poiché il meccanismo del comply or explain è sostanzialmente un invito ad adeguarsi, insomma, un obbligo indiretto. Quanto al merito, la signora Nouy sposta maldestramente l'argomento sul terreno che ritiene di esserle più favorevole affermando che la Vigilanza non ha violato alcuna regola, dal momento che essa è tenuta a prevenire la vulnerabilita degli istituti dovuta all'ammontare dei prestiti deteriorati. Invece, qui non si tratta di negare questa competenza, ma tale attribuzione non può affatto coprire tutto. E il modo in cui con l'Addendum viene esercitato che è oggetto di critiche diffuse, nonché dei forti dubbi di Tajani che, con l'esercizio del potere stesso, si sia invaso il campo della colegislazione, della quale sono protagonisti il Parlamento, la Commissione e il Consiglio, e che è, dunque, preclusa alla Bce, le cui disposizioni non possono non avere un carattere subordinato alla legislazione. Il rilevare, poi, nella risposta, che si tratta di un progetto di disposizioni sottoposte a consultazione pubblica come se si trattasse di una diminuzione di responsabilità è un altro maldestro argomento, tanto più che solo a marzo scorso erano state emanate al riguardo altre disposizioni e che si prevede un ritorno sull'argomento, da parte della Bce, nella prossima primavera, mentre, a completamento della pluralità delle fonti normative la stessa Commissione si è riservata per il prossimo aprile di intervenire in materia. L'intervento, pera, sembrerebbe, stando agli annunci, più realistico e più rispettoso dei limiti di un'attività amministrativa. Si porrà, comunque, un problema di coordinamento, se non si vuole alimentare la Babele normativa. Per di più, ancora non è chiaro se le disposizioni aggiuntive di madame Nouy riguardino solo i nuovi prestiti ovvero si debbano applicare anche agli stock. Comunque, è stato sufficiente che si avviasse la suddetta consultazione pubblica e sulle cronache sono subito comparse le notizie dei diversi fondi internazionali che si fanno avanti, in Italia, per poter vedersi assegnata la dismissione della massa di prestiti deteriorati, realizzando coli uno straordinario affare. Questo deve essere l'esito finale dell'Addendum? Nell'apodittica risposta del Supervisory Board nulla di concreto e di seriamente valutabile si dice, purtroppo, a proposito del più volte denunciato squilibrio tra il rigorismo estremo nel trattamento, da parte della Vigilanza, dei prestiti deteriorati e il comportamento che essa tiene nei riguardi di derivati e titoli illiquidi: una questione a proposito della quale si debbono pretendere dati analitici e informazioni articolate, non essendo più possibile continuare ad ascoltare affermazioni generalgeneriche con le quali la stessa Vigilanza afferma di essere imparziale, senza produrre un'adeguata dimostrazione su questo delicato argomento. La lettera della signora Nouy, presentata come risposta a Tajani ma che tale è solo nominalisticamente, è stata di fatto avallata dal presidente della Bce, Mario Draghi. A questo punto, la corresponsabilizzazione della Bce, che ha in tema di Vigilanza il potere della dissenting opinion, è evidente e bisognerà tenerne conto anche perché non si potrà ripetere che la Bce è estranea alla decisioni della Vigilanza accentrata. In ogni caso bisognerà che il Parlamento europeo convochi la signora Nouy perché, con l'avallo del Direttivo della Bce, risponda puntualmente e dettagliatamente alle richieste di chiarimenti e ai pesanti dubbi sollevati dal presidente Tajani. Sarebbe gravissimo che, per il desiderio di somma tranquillità di alcuni burocrati, si dovesse andare a incidere su questo processo di positivo smaltimento con misure cervellofiche, di rigorismo forsennato e di dubbia legittimità.

SCENARIO BANCHE 24 Mf 17-ott-2017

Sga, il Tesoro chiama a raccolta le banche - Sga, il Tesoro chiama le banche art Mentre la due diligence sui portafogli procede a ritmi serrati, il Tesoro sta definendo il piano per la gestione dei 17,7 miliardi di euro di crediti deteriorati in pancia alle due banche venete. Il decreto attuativo per il trasferimento dei portafogli alla Società Gestione Attività (Sga) è atteso per la fine di novembre, dunque con quasi due mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia iniziale. Nel frattempo, scartata l'ipotesi di dotare di licenza bancaria la società guidata da Marina Natale e presieduta dal funzionario del Tesoro Alessandro Rivera, lo stesso ministero starebbe definendo un piano focalizzato sull'alleanza con due o tre banche. Gli istituti potrebbero agire dietro mandato di Sga sulla base di regole di ingaggio definite o per tipologia di operazione o per natura di portafoglio. A questa soluzione si è arrivati per risolvere un problema di non poco conto. Con il trasferimento degli stock a fine novembre, Sga si troverà a gestire circa 9 miliardi di unlikely-to-pay, cioè di crediti che pur non essendo più in bonis non sono ancora scivolati in default. E buona prassi dell'attività bancaria evitare il deterioramento di queste esposizioni e fare il possibile per riportarle in bonis, incoraggiando il turnaround industriale e finanziario. Passaggi che richiedono perb l'immissione di nuova finanza, cosa che le liquidazioni coatte amministrative non possono più fare e che Sga, da intermediario finanziario ex 106, pub effettuare soltanto in misura limitata. Come detto, l'ipotesi di dotare di licenza bancaria la società napoletana guidata da Marina Natale è stata presa in considerazione dal Tesoro ma, al termine di un'attenta analisi, è stata giudicata di difficile attuazione. Sia per la complessità dell'iter autorizzativo con Bankitalia che per la necessità di dotare il veicolo di sufficiente capitale. Meglio insomma affidarsi direttamente a soggetti bancari che eseguano per conto di Sga operazioni di natura strettamente bancaria, quali ad esempio erogazioni di nuova finanza, ristrutturazioni o rinnovi di affidamenti. Tutto risolto quindi? Non proprio. Resta da capire quale sarà il trattamento dei contratti di credito vivi: è molto improbabile che le banche ne assumano la proprietà ma è difficile immaginare in questo ruolo Sga, che banca non è. Al momento insomma non c'è ancora una soluzione tecnica sul tavolo ed è possibile che i tecnici del Tesoro ci lavorino nelle prossime settimane. Nel frattempo procede la due diligence che proprio in queste settimane stanno conducendo Intesa Sanpaolo (destinatario dei soli asset in bonis), Tesoro e le due ex banche in liquidazione coatta amministrativa. Le strutture sul campo starebbero recuperando parte del ritardo accumulato nel mese di agosto, quando Roma ha tergiversato sulle nomine. Ci si aspetta pertanto di rispettare la scadenza del 15 novembre come termine del complessori da uno degli incontri periodici per monitorare lo stato di avanzamento lavori sarebbero emersi segnali incoraggianti. «La situazione è migliore rispetto alle nostre aspettative iniziali», spiega una fonte lasciando intendere che tutto sta procedendo come da programma. Come detto, la due diligence servirà per definire il perimetro del salvataggio con una particolare attenzione per il portafoglio crediti delle due banche liquidate. Gli accordi presi prevedono infatti che gli asset che non dovessero risultare in bonis tornino dalla Ca' de Sass alle vecchie banche fino a un massimo di 6,3 miliardi. Non solo; Intesa potrà trasferire, entro tre anni, anche i crediti ritenuti ad alto rischio sui quali ci sarà una garanzia statale fino a 4 miliardi. (riproduzione riservata)

SCENARIO BANCHE 25 Mf 17-ott-2017

Pop Sondrio, vale 100 mln il primo deal tra banche sane - Sondrio-Cr Cento vale art 100 mln

Con una mossa a sorpresa, sabato 14 ottobre la Banca popolare di Sondrio ha annunciato la sigla di una lettera di intenti con la Fondazione Cassa di risparmio di Cento per l'acquisto del 51% di Cari Cento, in un'operazione mista cash e azioni. In una fase successiva, l'istituto acquisirà la totalità delle azioni ancora in mano alla Fondazione, circa il 16%, e agli altri privati (33%). Cari Cento opera in Romagna con 49 sportelli, 85 mila clienti e 2,8 miliardi di euro di attivo, con un Ceti del 12,4% e un npe ratio del 13,5% (15,8% la Banca Popolare di Sondrio). Si tratta di un indubbio salto di qualità nel consolidamento del settore in Italia perché il deal non nasce dall'esigenza di un salvataggio ma un matrimonio tra due istituti sani. Non sono noti i termini esatti dell'operazione, ma secondo alcune fonti la valutazione della banca sarebbe pari a 100 milioni, vale a dire 0,54 volte il multiplo prezzo/capitale tangibile, leggermente a sconto rispetto ai multipli della Popolare di Sondrio (0,61 volte il prezzo/capitale tangibile). Cr Cento ha un Rote sostanzialmente a break-even; per raggiungere la neutralità dal punto di vista della creazione del valore sarebbe necessario aumentare l'utile a circa 12 milioni, riducendo la base costi del 30% circa, a detta degli analisti di Equita. Con un ammontare di esposizioni non performanti, in termini relativi, inferiore alla Sondrio, Cassa Cento ha una copertura delle npe senza stralci del 33% che richiederebbe un aggiustamento di 30 milioni per allinearsi agli standard di mercato con un impatto negativo di 2 punti sul Cetl, sempre secondo i calcoli della sim. In termini strategici, «Popolare di Sondrio avrebbe potuto acquistare a zero una realtà leggermente più grande per dimensione, ma simile per posizionamento geografico, come Cr Ferrara, a un prezzo nullo e con costi di ristrutturazione già spesati, a valle del salvataggio della banca», osservano gli analisti di Equita. In base alle loro stime, «ipotizzando un deal 5050 carta-cash. una valutazione di Cr Cento di 100 milioni e 20% di sinergie da costo, il deal è sostanzialmente neutro sui multipli della Sondrio: stima di Rote 2019 da 4,8 a 4,9% e sul Cet1 all'11 %», precisano alla sim. Post deal, «secondo noi la Fondazione controllerebbe il 2% della banca; il deal potrebbe fornire un read-across di medio termine in base al quale la Banca popolare di Sondrio si prepara alla creazione di un mini nocciolo duro di azionisti in vista della trasformazione in spa, che resta ancora vincolata alla decisione della Corte Costituzionale. Sul titolo (che ha chiuso la seduta di ieri in rialzo dell'1,3%, ndr) manteniamo un rating hold e un target price a 3,8 euro», conclude lo studio di Equita.

SCENARIO BANCHE 26 Mf 17-ott-2017

Banco Bpm, oggi il cda sceglie tra Cattolica e la francese Covea - Banco Bpm art decide sulle polizze

Banco Bpm riunisce stamattina il cda per esaminare le proposte di Covea e di Cattolica Assicurazioni sul fronte della bancassurance. Quelle della compagnia veronese guidata da Alberto Minali e del gruppo mutualistico francese sono le uniche due offerte che hanno superato gli step di selezione per arrivare alla short list. Coadiuvato dall'advisory di Kpmg e dello studio legale Gatti Pavesi Bianchi, il cda dovrebbe assegnare a uno dei due pretendenti un periodo di trattative in esclusiva in vista della decisione finale sul nuovo partner nella bancassicurazione, attesa entro fine anno. Individuare un nuovo alleato sul fronte assicurativo si è reso necessario in seguito ai mancati rinnovi degli accordi che legavano Banco Bpm a UnipolSai e Aviva. La compagnia che supererà l'ultimo scoglio avrà il 51% della futura joint venture (ma la partecipazione potrebbe salire fino a circa 1'80%), per un accordo di 10 anni prorogabile per altri 5. Entrambi i candidati vantano rapporti radicati nel tempo con le due anime dell'istituto: Covea è infatti da anni partner di Bpm nella jv BpmVita e i vertici del guappo parigino hanno più volte manifestato all'amministratore delegato Giuseppe Castagna l'intenzione di consolidare ulteriormente la loro presenza in Italia: mentre Cattolica in passato aveva stretto un accordo commerciale con la Banca Popolare di Verona, poi saltato. Il legame anche geografico potrebbe però tornare d'attualità ora, alla luce della rottura della partnership tra Cattolica e Popolare Vicenza in seguito alla liquidazione coatta ammnistrativa che ha condotto l'ex popolare berica nel perimetro di Intesa Sanpaolo. Cattolica è alla ricerca di una rete capillare per distribuire i suoi prodotti e gli sportelli di Banco Bpm rappresenterebbero una soluzione gradita. Da segnalare che alcuni fondi hanno smentito seccamente che l'ingresso del finanziere statunitense Warren Buffett nel capitale di Cattolica (con quasi il 10%) possa far propendere Banco Bpm a scegliere come partner l'assicurazione veronese a scapito di Covea. Tomando al cda di stamattina, la riunione si svolgerà a Bergamo, lontano cioè da Milano e Verona, dove sono basati i due istituti che costituiscono l'ossatura del gruppo Banco Bpm. In realtà, i vertici di Piazza Meda già nei mesi scorsi avevano tenuto riunioni consigliarl prima a Lucca e poi a Lodi con l'obiettivo di manifestare la vicinanza ad alcuni territori di riferimento per la banca. La scelta di tenere il vertice nella città orobica è dunque la continuazione di quel proposito. Sul fronte borsistico, infine, c'è da segnalare che ieri a Piazza Affari si sono messi in luce sia Banco Bpm che Cattolica: il titolo dell'istituto lombardo-veneto ha terminato infatti le contrattazioni in rialzo del 3,76% a 3,14 euro per azione, mentre il titolo dell'assicurazione veronese ha chiuso la seduta sul listino milanese con un guadagno del 2,03% a quota 9,29 euro.

SCENARIO BANCHE 27 Mf 17-ott-2017

Visco-bis come riconoscimento a Bankitalia art Se in questi giorni cruciali si attiverà e concluderà l'iter per la nomina del governatore della Banca d'Italia, confermando nella carica Ignazio Visco, si sarà finalmente presa una decisione che su queste colonne da lungo tempo abbiamo auspicato, sottolineando, altresì, la necessità di una tempestiva decisione per esigenze di stabilità e continuità. Alla fine sarà prevalsa una linea responsabile, valida, che avrà anzitutto concordato di escludere alcune candidature apparse chiaramente campate in aria o comunque, in qualche caso, insostenibili, anzitutto per conflitti di interesse o per la provenienza dell'autocandidato. In altri casi si è ritrovato qualche personaggio di cui si parla per qualsiasi carica istituzionale eventualmente disponibile perché prossimamente vacante e che ora qualcuno, più per malizia che per effettiva conoscenza dei fatti, sostiene che per compensazione o per una sorta di misum restaurativa, potrà essergli offerta una carica nel collegio di vertice della Consob. Ma torniamo all'ipotizzata conferma dell' attuale governatore per altri sei anni. Con tale decisione, se si attuerà come si ritiene, si prenderà atto del lavoro da lui svolto in una delle fasi più difficili della vita della Banca d'Italia anche perché più difficile della storia del Paese - che induce a mutare i parametri dei successi e degli insuccessi, dei giudizi e delle critiche - nonché dell'impegno dimostrato, del prestigio interno e internazionale di cui Visco gode, del suo rispetto per l'accountability. A questo riguardo egli è pronto a chiarire, come spesso ha detto, nella Commissione parlamentare di inchiesta qualsiasi passaggio di competenza della Banca d'Italia nella gestione delle crisi bancarie che ha suscitato tante reazioni, spesso innescate da ciò che subito può emergere dalle diverse vicende senza conoscerle a fondo e per tutti i profili giuridici e finanziari, le prerogative dei diversi organi coinvolti e i limiti oggettivi esistenti. Alla Commissione, che ha poteri di Autorità giudiziaria, potranno essere date molte delucidazioni e non è escluso che, stanti i suddetti poteri, potranno essere prodotti informazioni e dati coperti da segreto d'ufficio (se non anche da quello istruttorio) che presenteranno situazioni diverse da quelle frettolosamente iinate con una sorta di pregiudizi stato in ogni caso decisamente opportuno sganciare il procedimento di nomina da qualsiasi tentativo o rischio di una trattazione, assolutamente impropria, in seno alla predetta Commissione, cosa ben chiara al presidente Pierferdinando Casini che ha subito ritenuto questo uno dei rischi da evitare. In ogni caso, il contributo che la Banca d'Italia potrà dare all'opera non facile cui la Commissione è chiamata in un tempo assai breve è rilevante. Non mancherà la dialettica, anche aspra, ma è importante che essa si concentri su fatti, documenti, norme; che le critiche, qualora si manifestino, riguardino sempre quanto relazionato e al quale siano in grado di contmdedun : sotto questo aspetto la presidenza Casini è una garanzia. Su un altro versante, il contributo che Via Nazionale, e Visco anzitutto, hanno dato alla politica monetaria della Bce è stato rilevante e tale continuerà a essere nella linea della grande autorevolezza in questo campo di questo istituto che da solo, quando aveva pieni poteri nel governo della moneta, all'epoca del governatorato di Antonio Fazio seppe negli anni 90 sconfiggere l'inflazione e le relative aspettative. Inizierà ora una fase nuova in cui si porrà il problema di rafforzare ancora la Vigilanza e fare leva su una più robusta comunicazione istituzionale. Molto dipenderà dai rapporti con la Vigilanza accentrata che, per le decisioni che adotta e per come viene gestita suscitando continue e diffuse critiche, rende la cosa non facile. Il fatto che Bankitalia possa segnalare i suoi 80 anni di controlli e l'esperienza formatasi al riguardo vorrà pur dire qualcosa ai neofiti di Francoforte. Intanto, proseguirà il rafforzamento nell'organizzazione interna e negli organici che sono la vera ricchezza dell'Istituzione, spesso additata come l'Ena italiana. Se la conferma ci sarà, ciò dovrà essere ritenuto anche un atto di fiducia nella Banca e ovviamente, in chi la governa e in chi vi lavora, donde l'esigenza continua di ben meritare del Paese (utilizzando quest'ultima espressione cara a un altro governatore, Paolo Baffi).

SCENARIO BANCHE 28 Mf 17-ott-2017

Il caso - doBank accelera con portafoglio Mps art Titolo doBank +6,2% a 13,56 euro, su cui Banca Akros ieri ha alzato il prezzo obiettivo da 12,5 a 13,5 euro, anche sull'ipotesi che nei giorni scorsi sia stata definito il gruppo di special servicer che gestiranno la cartolarizzazione dell'intero portafoglio da 26,1 miliardi di euro di sofferenze del Montepaschi. In particolare il 50% dei crediti deteriorati dovrebbe restare in capo alla piattaforma Sirio, gestita da Quaestio-Cerved, mentre a doBank dovrebbe andare un 30%, mentre il restante 20% sarebbe ripartito su più operatori. Akros ha migliorato la stima di flussi 2018 e di eps rettificato 2019 (da 0,86 a 0,99 euro). Riguardo a Cerved, l'importo assegnato alla piattaforma gestita da QuaestioCerved sarebbe superiore alle attese di Equita (13 miliardi rispetto a 9) «e questo porterebbe un impatto positivo sulla nostra valutazione a bassa singola cifra», commenta la sim. Su Cerved il prezzo obiettivo è di 10,5 euro.

SCENARIO BANCHE 29 Nazione Toscana Umbria e Liguria 17-ott-2017

ChiantiBanca volta le spalle a Trento «Con Iccrea, più vicini al territorio» art CHIANTIBANCA sceglie di rimanere vicino al suo territorio di origine. Pur non abbandonando storia, cultura e tradizione della cooperazione, il Cda dell'istituto ha scelto ieri di andare verso il gruppo bancario Iccrea, per continuare — dal punto di vista industriale — un processo di rafforzamento e crescita nei territori. Consentendo così a ChiantiBanca di rimanere istituto leader del movimento del credito cooperativo. Una decisione che, di fatto, segue le indicazioni, seppur indirette, arrivate dall'ultima assemblea della banca. Che, votando l'attuale dirigenza, ha lanciato — poco prima della scorsa estate — un chiaro segnale sulla volontà di non lasciar partire la banca verso il Trentino. La proposta Iccrea è stata giudicata dal Cda più vicina alla tradizione ed al modello d'impresa di ChiantiBanca. Il Consiglio d'Amministrazione, presieduto da Cristiano Iacopozzi, ha esaminato lo stato del percorso di adesione al gruppo bancario cooperativo, che tutte le Bcc sono chiamate a completare entro la fine del pro ssimo anno, come stabilito dalla legge di riforma e dalle disposizioni del Testo Unico Bancario. Il Consiglio ha deliberato di valutare l'adesione al costituendo gruppo bancario cooperativo promosso da Iccrea Banca spa.. Il consiglio ha infatti reputato questo gruppo come quello più vicino alla tradizione di ChiantiBanca e delle Bcc che questa ha, nel corso del tempo incorporato. Oltre che quello più rispondente al modello d'impresa bancaria cui ChiantiBanca, anche nei rapporti con il mondo cooperativo e con le altre Bcc del territorio toscano, si è sempre ispirata. Il Cda ha espresso anche la convinzione che, relativamente alla strategia industriale, questa scelta vada nella direzione di un pieno e più forte ruolo di ChiantiBanca nel sistema di credito cooperativo toscano, al fine di una valorizzazione del suo ruolo a beneficio dei propri soci, clienti e dipendenti. Rafforzando la sua posizione di banca di riferimento del territorio. In tempi rapidi, verosimilmente entro l'anno in corso, il Consiglio di amministrazione convocherà l'assemblea dei soci perché possa validamente esprimersi sull'adesione al gruppo che, all'esito delle necessarie valutazioni, risulterà quello più coerente con le prospettive strategiche di ChiantiBanca. «IL CONSIGLIO di amministrazione di ChiantiBanca - dice una nota della Banca - auspica che le Bcc italiane non siano chiamate solo a scegliere tra due o più gruppi bancari cooperativi, ma possano contribuire alla creazione di un unico gruppo destinato ad accoglierle tutte». Tutto questo nell'attesa che l'assemblea dei soci si esprima, confermando la scelta di ieri del Cda di mantenere ChiantiBanca ben presente e radicata al proprio territorio d'origine.

SCENARIO BANCHE 30 Nazione Toscana Umbria e Liguria 17-ott-2017

Banca Etruria Gli ultimi giorni Poi inizia l'era Ubi art E' ormai agli ultimi metri la strada che porterà la vecchia Banca Etruria nelle braccia di Ubi. La fusione per incorporazione di quella che adesso si chiama (ma solo provvisoriamente) Banca Tirrenica, sarà completata, stando al programma che è stato presentato nei giorni scorsi da presidente e amministratore delegato entro novembre. Ad Arezzo restera una direzione.

SCENARIO BANCHE 31 Repubblica 17-ott-2017

Standard&Poor's alle banche italiane "L'effetto Draghi non sarà eterno" art Non è proprio come ai tempi in cui una bocciatura da parte delle agenzie di rating faceva crollare Piazza Affari e aumentare gli spread. Fino a quando è alzato lo scudo della Bce, non si corre il pericolo. Ma il monito lanciato ieri da Standarde Poor's sulle nuove regole per far fronte ai Npl, i crediti deteriorati delle banche non è di quelli che si possono sottovalutare. Cosa ha detto SeP? Che gli effetti delle proposte Bce «si sentiranno in particolare sulle banche operanti in Italia, Portogallo e Grecia». Che questi Paesi sono gravati da «quote ampie» di Npl «senza coperture», mentre i rispettivi sistemi bancari sono stati caratterizzati da «procedure di insolvenza e sistemi giudiziari poco efficaci». In Italia si prevede che «le banche diventeranno sempre meno disposte ad erogare credito alle aziende». Un monito da non sottovalutare. Per i suoi possibili effetti sul sistema economico e perché contiene un implicito avvertimento: la protezione eretta da Draghi non durerà per sempre.

SCENARIO BANCHE 32 Repubblica 17-ott-2017

Mps in Borsa, il prezzo è un rebus art La Consob ha chiesto integrazioni al prospetto che consentirà al Monte dei Paschi nazionalizzato di rientrare in Borsa dopo 10 mesi. Il prospetto, corposo e dettagliato «come se si trattasse di un collocamento azionario», racconta un consulente, è stato ritenuto miglioratile dalla Commissione su alcuni punti, specie nel collegamento tra i due negozi sottostanti l'operazione: la "transazione", con cui i vecchi obbligazionisti coinvolti nelle perdite ( burden sharing) rinunciano al diritto di rivalersi, e "l'offerta pubblica di scambio" con cui i loro bond diventeranno azioni della banca. È un'operazione inedita in Italia, come raro è stato l'intervallo di sospensione da Piazza Affari. Per questo la Consob, peraltro in scadenza del vertice guidato da Giuseppe Vegas, va coi piedi di piombo. Se le nuove informazioni arriveranno, come si presume, oggi, la Commissione potrebbe riesaminarle, e venerdì autorizzare il prospetto Mps: lasciando il fine settimana per i ritocchi e lunedì 23 come data di riavvio della quotazione. Un altro motivo per fare le cose bene è la particolare turbolenza che si prepara quando Mps tornerà in Borsa: perché il prezzo non sarà per niente vicino agli 8,65 euro a cui la perizia di Pwc mesi fa ha valorizzato le azioni senesi da assegnare ai vecchi obbligazionisti. E nemmeno al valore scontato del 25% che il Tesoro si era concesso, pari a 6,49 euro. Diversi segnali basati sugli scambi fuori mercato, sull'asta delle polizze anti default della banca, o sui prezzi dei nuovi bond Mps, convergono sull'area di 4,3 euro per azione, pari a circa 0,46 volte il patrimonio tangibile.È il multiplo di Borsa a cui trattano anche le rivali, come Ubi e Banco Bpm. Ma è un prezzo che se si formerà porterebbe una minusvalenza teorica da 2,1 miliardi di euro per la mano pubblica, che avrà investito 4,35 miliardi in tutto per avere fino al 68% del capitale ( dopo il ristoro previsto per i bond subordinati del largo pubblico, che appena trasformati in azioni saranno scambiabili tramite il Tesoro con altri bond Mps a basso rischio e scadenza tra sei mesi ). Non tutti ne avranno diritto però: nella bozza di prospetto ci sarebbe un rischio di riparto massimo del 25%, ma realisticamente del 10%. Anche gli investitori istituzionali in bond subordinati coinvolti nelle perdite, pari a circa 3 miliardi di euro detratti gli 1,5 miliardi dei "piccoli" che saranno ristorati con titoli senior, esordiranno nel ruolo di azionisti con una perdita secca stimata al 50%, circa 1,5 miliardi. Molti di loro, però, hanno comprato i vecchi subordinati a prezzi stracciati. Comunque lunedì si attende una giornata di turbolenza, per un'azione chiamata a trovare un prezzo in base al rapporto tra domanda e offerta, ma corretto dai variegati comportamenti e interessi di una compagine azionaria assortita. «Lunedì sarà l'inferno», riassume un operatore. Come si comporterà il mercato di nuovo alle prese con il marchio senese? Gli addetti ai lavori si attendono qualche settimana di volatilità e un mercato multiforme. Molti ex obbligazionisti - l'ad Marco Morelli nella presentazione londinese agli investitori ha stimato un 10% circa del capitale - potrebbero scaricare in Borsa le azioni, peché scottati o perché i loro fondi non prevedono la classe azionaria; altri venditori ci saranno tra chi comprò i bond sotto i 70/ 100, e con l'azione oltre 4,5 euro ha convenienza a vendere. Qualche piccolo socio, del passato o di quelli imbarcati tramite bond, potrebbe avere la tentazione di vendere, mentre l'azione "balla". Sull'altro versante, quello dei potenziali acquirenti, ci sarà il supporto di qualche hedge fund che punta su impetuosi rimbalzi, o dei fondi indicizzati costretti a reinserire Mps nei panieri. La speranza, per tutti i soci, è che una banca ripulita da 28 miliardi di crediti in malora che non ha più Npl ( per ora ), sappia poi trovare multipli più alti, che consentano al Tesoro di uscire senza danni, e agli altri di rifarsi degli scotti passati.

SCENARIO BANCHE 33 Repubblica Bari 17-ott-2017

La Tercas fu saccheggiata e i baresi pagarono il conto - Il saccheggio Tercas e la art tattica di Pop Bari sul mercato azioni per seicento milioni

Lo spolpamento della banca Tercas e la massiccia operazione di vendita di azioni della . Due eventi distanti tra loro sia dal punto di vista cronologico che geografico, considerata l'area di influenza delle due banche, i cui destini però a partire dal 2013 si sono sempre più incrociati. L'ultima prova di questo legame arriva dal tribunale civile dell'Aquila che ha condannato l'ex direttore di Tercas, Claudio Di Gennaro, a pagare 176 milioni di euro, e l'ex dg Antonio Di Matteo a rifondere altri 192 milioni. Entrambi i risarcimenti sono destinati proprio alla Banca Popolare di Bari che aveva rilevato l'istituto di credito abruzzese tra il 2013 e il 2014, salvandolo dal fallimento. Ma per comprendere meglio questa vicenda e i riflessi che ha avuto sui destini della Bpb bisogna tornare indietro negli anni quando i due dirigenti ora condannati facevano il bello e il cattivo tempo in Tercas. È il periodo tra il 2005 e il 2011 quello in cui la bancaviene progressivamente spolpata anche attraverso un lunghissimo elenco di fidi concessi ad aziende amiche, secondo il tribunale, senza «alcuna analisi dei dati patrimoniali e finanziari del cliente». Tra le imprese che hanno tratto vantaggio da questo sistema c'è pure il gruppo De Gennaro. Secondo la sentenza «le società facenti parte del gruppo sono state beneficiarie di numerosi affidamenti generatori di crediti rilevanti passati in sofferenza e quindi fortemente svalutati a seguito di infruttuosi tentativi di recupero. In particolare le società del gruppo Eurologistica srl, Eurouno Re srl e Pozzovivo srl hanno ottenuto il 26 giugno 2009 affidamenti di 8 milioni di euro con ipoteca su terreni non edificabili e in assenza di finalità d'impiego. La Interporto Regionale di Puglia spa, altra società del gruppo, consegue il 16 ottobre 2010 un mutuo chirografario di 2 milioni garantito da fideiussione di altra partecipata già sovraindebitata. La stessa società ottiene il 14 maggio 2010 un finanziamento bullet di 5 milioni». La condotta dei dirigenti porta la banca a bruciare più di 200 milioni di euro. Non a caso quando tra il 2013 e i12014 la Bpb rileva Tercas, con la benedizione di Banca d'Italia, l'istituto abruzzese è sull'orlo del fallimento. Per questo è stata la stessa Bpb a promuovere l'azione legale poi andata in porto nel tribunale dell'Aquila. E così si torna a Bari. È a ottobre del 2013 che la Popolare si prende Tercas. Un'operazione effettuata solo in parte grazie al sostegno del Fondo interbancario finanziato da tutte le banche nazionali. Il resto però è coperto dalla Bpb. Non è un caso se già nel 2013 la Popolare avvia un aumento di capitale per un controvalore di circa 243 milioni di euro. L'anno dopo il cda della banca delibera un altro aumento di capitale per un importo complessivo di 300 milioni. Stessa storia anche nel 2015 quando però l'aumento di capitale si ferma a 50 milioni di euro. «L'aumento di capitale in sé — spiega un analista — non è un problema, anzi è la via più pulita per fare investimenti, il problema è il modo in cui viene fatto». A fine 2013 i soci della banca superavano di poco quota 60 mila. Due anni dopo erano diventati circa 70 mila. Gran parte di loro ha acquistato i titoli quando questi valevano fino a 9, 53 euro per azione. Ma i tentativi di rivendere i titoli da parte di migliaia di azionisti negli ultimi anni si è rilevato vano. Nel frattempo il prezzo per azioni è sceso: nel 2016 un titolo valeva 7, 50 euro. Ora che la Popolare è quotata sul mercato secondario Hi-Mtf (un modo per provare a far incontrare più facilmente domanda e offerta ) il prezzo per azione è sceso al livello minimo di 6,60 euro e può calare ancora. «Quelle azioni — prosegue l'analista che affronta i problemi dei correntisti — sono state vendute anche a risparmiatori che non avevano le competenze per comprendere la complessità finanziaria dei titoli che stavano acquistando». E vero, la banca ha chiuso il 2016 in utile per 5,2 milioni di euro, come fatto notare nella risposta del ministero dell'Economia e delle Finanze a un'interrogazione presentata dal deputato Giovanni Paglia. Lo stesso Mef fa pure notare che a giugno di quest'anno il gruppo «presenta indici di patrimonializzazione superiori ai vigenti limiti regolamentari» e che gli accertamenti di Bankitalia riguardo l'acquisizione di Tercas e le perdite in bilancio non hanno evidenziato profili di rilievo sanzionatorio. «Buone notizie per i correntisti — dice l'analista, riprendendo una battaglia delle associazioni dei consumatori — ma irrilevanti per migliaia di azionisti che purtroppo non riescono a vendere i loro titoli».

SCENARIO BANCHE 34 Repubblica Firenze 17-ott-2017

Il cda ha deciso ChiantiBanca cambia rotta e punta su Iccrea - ChiantiBanca art inverte la rotta

LA SCELTA è ufficiale. ChiantiBanca targata Cristiano Iacopozzi (nella foto), il presidente che a maggio ha rovesciato Lorenzo Bini Smaghi, rovescerà anche le decisioni delle assemblee degli oltre 20mila soci di dicembre 2016 e maggio 2017: porterà l'istituto in braccio alla Holding romana di Iccrea invece che alla trentina Cassa Centrale Banca, come era stato deciso. O meglio: questa è la proposta che sarà sottoposta ad una nuova assemblea, entro la fine dell'anno, da un cda nel quale siedono alcuni amministratori che fino ad un anno fa, e anche meno, avevano sostenuto la pista Cassa Centrale votata quasi all'unanimità a dicembre 2016. E allora, perché la capriola? L'inversione di marcia era già nel programma elettorale della lista Iacopozzi. Ed era sostenuta dalla Federazione regionale delle Bcc contro il presidente uscente Lorenzo Bini Smaghi, in carica da appena un anno, che si proponeva di rompere i ponti con le passate amministrazioni - cui Bankitalia e Procura attribuiscono credito facile e deteriorato, due episodi di falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza - ma anche di voltare le spalle al mondo Iccrea, giudicato ridondante di personale, inefficiente e costoso. Il cda di Iacopozzi ha invece lavorato su un dossier che arriva a conclusioni opposte e sostiene la maggiore solidità patrimoniale, e non solo, di Iccrea rispetto a Cassa Centrale Banca se il Gruppo Bancario Iccrea è già dal 2014 vigilato da Bce, e come tale ha già superato due stress test e ispezioni su governance e altri temi, Cassa Centrale Banca è sottoposta alla sola vigilanza di Banca d'Italia e deve ancora affrontare il severo esame europeo. I romani, secondo il dossier riferito al 2015, avrebbero migliori parametri rispetto ai trentini quanto a totale attivo per dipendente ( 25,6 milioni contro 7,6 ) , crediti verso la clientela per dipendente ( 7 milioni contro 0,7 ), credito verso banche per dipendente ( 10,6 milioni contro 2,2 ), margine di intermediazione per dipendente (0,4 milioni contro 0,1 ). Il cda di ChiantiBanca, auspicando che alla fine del percorso di aggregazione si crei un unico gruppo delle bcc, spiega la scelta Iccrea anche perché più vicina alla sua «tradizione», «più rispondente al suo modello di impresa bancaria anche nei rapporti con il mondo cooperativo e con le altre bcc», più in linea con «un modello di strategia industriale» che va «in direzione di un pieno e forte ruolo di ChiantiBanca nel sistema di credito cooperativo toscano, al fine di valorizzare il suo ruolo a beneficio dei propri soci, clienti e dipendenti, rafforzando la sua posizione di banca di riferimento del territorio toscano». Questi stessi argomenti sono usati da chi, al contrario, auspica l'ingresso in Cassa Centrale Banca, che eviterebbe sovrapposizioni con le altre bcc quasi tutte in Iccrea, conseguenti chiusura di sportelli e sacrifici di personale, facendo di ChiantiBanca l'unica potente articolazione toscana del gruppo trentino in concorrenza con le altre bcc. I soci che sostengono questa soluzione sono pronti a dar battaglia alla prossima assemblea. Ma le minacce maggiori per l'attuale governance sembrano poter arrivare dalla capogruppo trentina che ha concesso a ChiantiBanca 20 milioni di prestito obbligazionario ( Iccrea assicurerebbe a San Casciano 30 milioni per permetterle di rientrare dal prestito ), vanta impegni scritti dai fiorentini e minaccia cause milionarie per i danni provocati dal voltafaccia.

SCENARIO BANCHE 35 Repubblica Firenze 17-ott-2017

Bcc, tempo di dimagrire si temono tagli pesanti art NEGLI ultimi anni, mentre le altre banche razionalizzavano, chiudevano sportelli e si alleggerivano di dipendenti, le banche di credito cooperativo toscane continuavano ad ingrassare e mantenevano una copertura del credito deteriorata più bassa. Ora la vigilanza imporrà lo snellimento, per rientrare nei severi parametri europei. «Rischia di essere un massacro», teme il sindacato

SCENARIO BANCHE 36 Repubblica Genova 17-ott-2017

Carige, la Fondazione allo 0,3% cerca nuovi alleati art Si erano tanto amati, per due anni e forse più. Ora però si son lasciati e tutti quanti ricordano come fu. In futuro, infatti, dentro al capitale di , la Fondazione e l'azionista di riferimento, la "Malacalza Investimenti", prenderanno strade diverse. Fine della collaborazione, insomma fra la Fondazione e la holding che controlla il 17,6% del capitale della banca. La scorsa settimana Malacalza ha comunicato che il prossimo anno terminerà il patto di sindacato con la Fondazione. Niente di particolarmente sconvolgente, intendiamoci. Il patto nel 2018 arriverà dopo un triennio alla sua naturale scadenza. Avrebbe potuto essere rinnovato come no. E Malacalza ha scelto questa seconda strada. L'avrebbe probabilmente suggerita anche la Fondazione, visto che nel frattempo la sua quota di capitale nella banca è scesa dall'1,5 allo 0,3% e a quel punto si sarebbe arrivata a una decisione consensuale. La holding della famiglia genovese ha invece anticipato i tempi e, dopo aver informato il presidente della Fondazione Paolo Momigliano, ha comunicato la sua decisione. «Non possiamo che essere grati alla famiglia Malacalza per il suo impegno nella banca» spiega Momigliano che però altro non vuole aggiungere altro. Certo, fa un po' specie vedere la Fondazione, che all'epoca della gestione Repetto controllava un esorbitante 46% della banca, scendere fin quasi a sparire. Proprio quella fondazione che, in virtù dell'accordo con Malacalza, aveva ceduto le sue azioni alla famiglia, facendola diventare il nuovo azionista di riferimento di Carige. Allora, per sancire quell'operazione, si era stabilito che il legame fra i due soggetti sarebbe rimasto forte, al di là delle quote percentuali, e che si sarebbe tradotto in un patto di sindacato e nell'ingresso di un rappresentante della Fondazione nel consiglio di amministrazione all'interno della squadra indicata dall'azionista di riferimento (ora infatti siede nel cda Luciano Pasquale ). Altri tempi. D'altra parte, alla vigilia di un nuovo aumento che avrebbe comportato un altro esborso, la Fondazione aveva già scelto di diluirsi ulteriormente, concretizzando l'operazione a luglio. E ora, che cosa succederà con il suo 0,3% di Banca Carige? L'ipotesi più probabile è che la Fondazione valuti altre prospettive, nel senso di nuovi soggetti con cui allearsi, "sindacando" la propria quota. Il soggetto a cui si guarda potrebbe essere quel mondo delle fondazioni già azioniste della banca. Si vedrà. Il tema non è al momento così stringente come invece l'attività della Fondazione, tornata a pieno titolo soggetto erogatore. Ieri il consiglio di amministrazione guidato da Momigliano ha approvato il documento programmatico 2018, in cui si conferma la cifra di un milione di euro per le erogazioni sul territorio. Una cifra analoga a quella dell'anno in corso. Non cambiano i settori di intervento, dalla cultura fino al sociale, con la Fondazione che si conferma ormai come uno dei pochi soggetti realmente sensibili alle richieste di un territorio che, dalla mano pubblica, riceve sempre meno, nonostante il numero crescente delle richieste e delle istanze. Proprio per questo, nel 2018 andrà a rafforzarsi il legame con la Compagnia di San Paolo, già da tempo e di gran lunga principale soggetto erogatore della Liguria. Una comunione di interessi e di attenzione che dovrebbe strutturarsi, come per il 2017, su una condivisione delle linee di erogazione per evitare sovrapposizioni.

SCENARIO BANCHE 37 Repubblica Torino 17-ott-2017

Camelot, occhi (e soldi) inglesi su Torino art IL FONDO d'investimento britannico Camelot ha messo gli occhi su Torino. Obiettivo: sondare la possibilità di costruire una residenza per studenti universitari da 400-500 posti letto. La scintilla è scattata dieci giorni fa ad Exporeal, la fiera del mercato immobiliare di Monaco di Baviera, grazie a una missione dell'assessore comunale al Commercio Alberto Sacco e della dirigente Paola Virano. In quel contesto la Città ha utilizzato la nuova mappa di tutte le aree di Torino che potrebbero essere interessanti per eventuali investitori. La cartina individua poco più di 40 aree, selezionate dopo un'attenta analisi della città in base alla possibilità di attrarre attività assai diverse tra loro, dal biomedicale all'aerospazio, passando appunto anche per l'edilizia universitaria. È uno degli strumenti più importanti tra quelli messi a punto da "Open for business", il progetto con il quale Palazzo Civico intende rilanciare l'economia cittadina, stilato in collaborazione con l'Unione industriale, gli atenei, la Camera di commercio e il Centro estero per l'internazionalizzazione del Piemonte. Oltre alla mappatura delle possibilità offerte da Torino, l'iniziativa messa in campo dalla sindaca Chiara Appendino mira anche a ridurre la burocrazia, soprattutto per le piccole realtà che intendono insediarsi in città. La terza sfida riguarda invece le startup: "Open for business" sta raccogliendo gli elementi per poter creare un ecosistema favorevole alla nascita o all'arrivo di aziende tecnologiche appena nate.

SCENARIO BANCHE 38 Sole 24 Ore 17-ott-2017

Oggi la mozione del M5S anti-Bankitalia, governo verso la conferma di Visco art Ieri il Consiglio dei ministri non ha affrontato il tema del rinnovo della carica di Governatore della Banca d'Italia ma il conto alla rovescia è ormai partito. E corre verso la conferma, per un secondo mandato di sei anni, di Ignazio Visco. L'ultimo "scoglio" sulla strada del Governo si dovrebbe superare oggi con l'atteso voto a Montecitorio della mozione presentata dal M5S in cui si impegna l'Esecutivo «in sede di deliberazione sulla proposta di nomina perla carica di Governatore della Banca d'Italia, valutate le circostanze e le relative responsabilità, ad escludere l'ipotesi di proporre la conferma del Governatore in carica». Un'altra mozione, il cui contenuto è analogo a quello dei Cinque Stelle, è stata presentata dalla Lega. Perentrambe arriverà certamente il no della maggioranza ma anche di Forza Italia. «È una mozione sbagliata nel metodo e nel merito - ha dichiarato al Sole24Ore il capogruppo Renato Brunetta - e noi voteremo contro. Ricordo soltanto in questa circostanza che Ignazio Visco è stato nominato quando eravamo noi al Governo». Voterà contro anche il Pd, nonostante il silenzio assoluto del fronte renziano, che non ha mai nascosto il suo giudizio negativo sulla guida della Banca d'Italia negli ultimi anni della legislatura,gli stessi in cui sisono resi necessari i diversi interventi pubblici per affrontare le crisi di singoli istituti. Per i centristi ieri s'è espresso Ernesto Auci (Ala) nel corso della discussione generale sulla mozione dei Pentastellati: «Le accuse che il M5S lancia al Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, sono generiche e del tutto errate». Nella procedura di nomina del Governatore della Banca d'Italia non è previsto un pronunciamento del Parlamento, cosa che invece avviene perla scelta dei vertici di altre Authority. Anche per questo il no alla mozione M5S è scontato. Il mandato del numero uno di palazzo Koch ha una durata di sei anni, rinnovabile una sola volta, dopo la riforma della fine del 2005. Stesse regole valgono per i diversi membri del Direttorio. La sua nomina prevede il via libera attraverso un decreto del presidente della Repubblica (Dpr) dopo una deliberazione del Governo e sentito il parere del Consiglio superiore di Via Nazionale. Negli ultimi tempi non sono mancati gli apprezzamenti e la difesa dell'operato del Governatore da parte di rappresentanti dell'Esecutivo e delle istituzione, cosa che lascia presupporre un cammino già segnato e individuato ormai da tempo. Resta da capire se il Consiglio dei ministri utile perla delibera si terrà entro la settimanao se, invece, arriverà lasettimana prossima. Il mandato del Governatore scade a fine mese e l'orientamento è quello di rispettare rigorosamente i termini. Ignazio Visco parteciperà la settimana prossima alla riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea che dovrà decidere l'avvio della fase di graduale normalizzazione dellapolitica monetaria messa in campo negli ultimi anni per evitare il rischio deflazione e aiutare la crescita con il quantitative easing, la forwardguidance e i tassi di interesse ai minimi storici.

SCENARIO BANCHE 39 Sole 24 Ore 17-ott-2017

Brevi Dalla Finanza - Carimi. Crediti a imprese per 300 milioni art Credimi - piattaforma di finanziamento digitale alle imprese che rende liquido il capitale circolante con tempi e costi contenuti - rinnova e incrementa l'accordo con i 4 fondi di gestione del risparmio che hanno sottoscritto il portafoglio di crediti commerciali originati per un valore di 72,5 milioni di euro. Credimi potrà nei prossimi mesi erogare finanziamenti alle imprese fino a 300 milioni di euro.

SCENARIO BANCHE 40 Sole 24 Ore 17-ott-2017

Nel consorzio dell'aumento di Carige entra anche Barclays art Si allarga il consorzio di garanzia dell'aumento di capitale del gruppo bancario genovese Carige. Secondo le indiscrezioni la banca britannica Barclays dovrebbe infatti entrare nel consorzio, posizionandosi subito sotto le due capogruppo del pool, cioè e Credit Suisse. La tabella di marcia è segnata. Proprio il consorzio avrà un ruolo fondamentale nel garantire la riuscita del rafforzamento patrimoniale da un miliardo. Lme, ormai in porto, dovrebbe generare tra 200 e 260 milioni. Altri 200-250 milioni dovrebbero arrivare dalle cessioni. Infine, se tutto procederà secondo attese, al termine della conversione partirà l'aumento da 560 milioni garantito dal consorzio. C'è da dire che regna un cauto ottimismo. Tuttavia la manovra resta ancora complessa: le tre le gambe su cui si basa l'architettura (aumento di capitale, conversione dei bond subordinati in titoli senior e vendita di attività) sono necessarie. Dato per scontato che Lme ormai può dirsi fatto, restano le altre due gambe da concretizzarsi. Se anche una sola delle due operazioni non si realizzasse, si potrebbero concretizzare altre misure tra cui interventi da parte dell'Autorità di vigilanza. Detto questo il bicchiere può essere visto mezzo pieno, dopo l'esito dell'Lme in termini di adesioni. I risultati preliminari dell'operazione di liability management exercise inducono la banca a prevedere che le assemblee degli obbligazionisti (che si terranno il 21 ottobre) raggiungeranno il quorum necessario per approvare le modifiche proposte. Nel dettaglio, al 12 ottobre scorso, le adesioni allo scambio sono state pari a 147,5 milioni (il 92,19% dell'ammontare in circolazione) per il bond Tien, 99,4 milioni (99,4%) per il lower Tier2 giugno 2018, 50 milioni (100%) per lower Tier2 settembre 2020 e 158,348 milioni (79,17%) per il lower Tier2 dicembre 2020. Due dei nodi, all'esame del consorzio, restano l'esito positivo del processo di deconsolidamento dei crediti in sofferenza e la vendita degli asset. Su quest'ultimo fronte la cessione dell'immobile di corso Vittorio Emanuele aMilano sembra imminente e vede in campo il gruppo napoletano Colella (abbigliamento Alcott), Antirion Sgr più un altro soggetto. Non bisogna dimenticare che le banche del consorzio guarderanno con attenzione, in vista dell'aumento, anche al feedback degli investitori. I nuovi investitori saranno parecchi, visto che l'aumento sarà iperdiluitivo. E proprio su quest'ultimo fronte c'è da segnalare una nuova variabile. Lo sguardo, negli ultimi giorni, va sulle regole sui crediti problematici proposte dalla Bce, che potrebbero pesare sulle banche italiane, tra le quali anche Carige. I grandi investitori istituzionali anglosassoni e americani, assai sensibili a notizie di questo tipo, starebbero monitorando la situazione per comprendere meglio le opportunitàe illivello di rischiodell'investimento. C'è da dire che Carige alla fine varrà un multiplo di 0,25 come «tangible book value» rispetto ai 0,45-0,50 di istituti come ad esempio Bper: quindi con un potenziale «upside» per gli investitori.

SCENARIO BANCHE 41 Sole 24 Ore 17-ott-2017

Banco Bpm sceglie il partner assicurativo: Cattolica in pole - Banco Bpm sceglie art il partner assicurativo

Banco Bpm ha chiuso la seduta di ieri in rialzo del 3,76% a 3,148 euro segnando una delle migliori performance del listino milanese. Complice l'attesa per il consiglio di amministrazione previsto per oggi. Un board che, con ogni probabilità, andrà a individuare quale sarà il partner con il quale la banca andrà a trattare in esclusiva per definire il nuovo accordo di bancassurance, unavolta chiusi i rapporti con Aviva e con UnipolSai. Sul tavolo del consiglio di amministrazione l'advisor Kmpg porterà due offerte: da un lato quella di Cattolica e dall'altro quella di Covéa. Con la prima però che, nelle ultime ore, pare aver preso il sopravvento sulla seconda. L'ultima parola spetterà in ogni caso al cda Gli aspetti dirimenti sono sostanzialmente due: i termini fmanziari e le prospettive industriali. Dal punto di vista economico le offerte oscillerebbero attorno agli 800 milioni. La cifra potrebbe essere anche più rotonda nel caso in cui sul piatto venga messo l'8o% della joint venture, ipotesi che sarebbe stata cavalcata da Cattolica. Quanto agli aspetti industriali, e la valenza strategica sarebbe il fattore cruciale attorno a cui si sarebbe concentrata l'attenzione dei vertici dell'istituto, Cattolica metterebbe sul piatto tutta la propria competenza in materia di potenziale distributivo. Ma non solo. In una recente intervista al quotidianoL'Arena, il ceodella comp agnia,Alberto Minali, ha sottolineato che nei giorni scorsi ha di fatto presentato alla banca un proposta migliorativa rispetto alla prima offerta Una proposta di cui, come dice lo stesso ceo, «Banco Bpm non può non tenere conto». E questo non solo per ragioni finanziarie ma anche per «ragioni di of fi nità industriali, culturali e di crescita». II mercato stesso sembra scommettere che alla fme la spunterà II gruppo assicurativo con sede a Verona. E questo perché vede nella compagine azionaria di Cattolica un appeal ulteriore. Recentemente Warren Buffet ha fatto il proprio ingresso nell'azionariato di Cattolica con una quota del 9% rilevata da Popolare Vicenza in liquidazione. Prima di ciò, però, la compagnia assicurativa ha stretto degli accordi con la Berkshire Hathaway dell'oracolo di Omaha relativamente a una partnership tecnica nell'ambito della riassic urazione. Tassello chiave per poter servire al meglio il tessuto economic o del Veneto e della Lombardia fatto di tante piccole medie imprese. Tutto questo insieme di fattori ha spinto Piazza Affari a pensare che la partita sia ormai chiusa a favore di Cattolica. L'ultima parola, però, come detto spetta al cda di Banco Bpm previsto per oggi. Ecco perchè al momento si può parlare solo di una posizione di vantaggio del gruppo guidato da Minali. Riguardo alla tabella di marc ia, s e domani il board sceglierà il futuro partner a quel punto inizierà una trattativa in esclusiva per definire il perimetro dell'accordo che durerà per i prossimi ns anni. Cattolica, come detto da Minali, punta molto su questa intesa mala defmizione della partnership è legata doppio filo con il divorzio dai precedenti alleati. In quest'ottica non va dimenticato che la valutazione di Popolare Vita, la joint venture di Banco Bpm con UnipolSai, è in mano a un arbitro che non si esprimerà prima di fme novembre.

SCENARIO BANCHE 42 Sole 24 Ore 17-ott-2017

Riassetto ChiantiBanca: la scelta sul gruppo Iccrea art La banca di credito cooperativo ChiantiBanca sceglie di aderire al gruppo Iccrea completando così il ribaltone già annunciato dopo l'assemblea di bilancio della scorsa primavera che bocciò a sorpresa la lista per il consiglio di amministrazione capitanato dall'ex presidente Lorenzo Bini Smaghi che aveva proposto l'adesione al gruppo bancario promosso dalla trentina Cassa Centrale Banca. Ieri il cda guidato dal presidente Cristiano Iacopozzi - si legge in una nota - ha invece «deliberato di valutare l'adesione al costituendo gruppo bancario cooperativo promosso da Iccrea Banca». Una scelta motivata dal fatto che il cda reputa il gruppo Iccrea «come quello più vicino alla tradizione di ChiantiBanca e delle Bcc che questa ha nel tempo incorporato, oltre che come quello più rispondente al modello di impresa bancaria cui ChiantiBanca, anche nei rapporti con il mondo cooperativo e con le altre Bcc del territorio toscano, si è sempre ispirata». Il cda di Chianti Banca, che convocherà l'assemblea per l'adesione ad Iccrea in "tempi rapidi", auspica anche che si possa arrivare successivamente ad un unico gruppo bancario per le bcc italiane.

SCENARIO BANCHE 43 Sole 24 Ore 17-ott-2017

Parterre - La migrazione di Proverbio da Accenture a Intesa art Squadra che vince non si cambia, si dice in ambito sportivo. Carlo Messina non la pensa esattamente così, dal momento che si prepara se non a cambiare per lo meno a ritoccare il team cheguiderà insieme a lui Intesa Sanpaolo nei prossimi anni, quando ci sarà da applicare il nuovo piano d'impresa atteso a febbraio. Se ne saprà di più nelle prossime settimane, ma intanto nelgruppo si profila un ingresso di peso: è quello di Massimo Proverbio, che dopo 30 anni in Accenture dove era diventato Senior managing director si prepara a migrare verso Ca de'Sass. La sua casella dentro al nuovo organigramma di Intesa Sanpaolo - tutto in fase di revisione - sarebbe in fase di definizione, ma vista la sua competenza accumulata in passato nell'industria del banking dovrebbe avere un ruolo apicale dentro ai processi di digitalizzazione del gruppo. Intanto nei giorni scorsi Accenture ha annunciato la nomina di Mauro Macchi a financial services lead per la regione Italia, Europa Centrale e Grecia.

SCENARIO BANCHE 44 Sole 24 Ore 17-ott-2017

La girandola dei revisori nelle banche Usa art Goldman Sachs, Citigroup, Morgan Stanley e Wells Fargo. Figurano anche i nomi di questi colossi della grande finanza americana nell'elenco delle società che devono adeguarsi ai nuovi requisiti Ue in tema di revisione dei conti. La riforma comunitaria, una delle tante iniziative prese in sede comunitaria dopo la crisi finanziaria, è entrata ufficialmente in vigore lo scorso anno. Due i cardini su cui si basa: le aziende non possono servirsi dello stesso revisore per oltre 20 annieogni 10 anni bisogna fare un appalto per la gestione del servizio. Le norme siapplicano non solo alle società quotate europee ma anche a società estere che operano in settori di pubblico interesse.In questo profilo rientrano le controllate europee dei big della grande finanza Usa. Un settore in cui spesso i rapporti con chi certifica i bilanci sono consolidati da decenni come nel caso di Godman Sahs che si serve di Pwc dal 1926. L'obbligo a mattersi in regola farà scattare una girandola di nuovi contratti milionari nel settore della revisione contabile. Chi non è in regola deve cambiare il revisore anche solo per le attività in territorio europeo. Ma è possibile che, per ammortizzare i costi di un nuovo appalto, in molti decidano di affidarsi a un nuovo revisore per tutte le attività. Il che significa contratti da parecchi zeri. Una torta ricca che prevedibilmente scatenerà gli appetiti dei quattro colossi che dominano il mercato della consulenza contabile (Pwc, Deloitte, Ernst e Young e Kpmg) che faranno di tutto per assicurarsi la fetta più sostanziosa. Aumentare la concorrenza nel settore d'altronde era uno degli obiettivi dichiarati della riforma comunitaria e pare che sia stato centrato. Non si può dire lo stesso dell'altro obiettivo dei legislatori: garantire un ventaglio di scelta più ampio alle aziende. Il settore infatti continua ad essere dominato dai quattro colossi. Soprattutto quando si tratta digrandi società quotate. Secondo una stima dell'associazione di categoria britannica ICAEW alla fine del 2014 Pwc, Deloitte, Ernst e Young e Kpmg avevano in mano l'eattività di revisione dei b ilanci del 95% delle 500 maggiori società quotate al mondo per capitalizzazione. Un oligopolio che difficilmente potrà essere messo in discussione nei prossimi anni. Anche perchè solo pochisoggetti in questi anni si sono potuti permettere di fare gli investimenti che i 4 big hanno fatto in questi anni in tema di analisi dei dati. Improbabile insomma che nuovi competitor entrino nel mercato. Molto può probabile che si assista a una rotazione dei contratti. Questo almeno è ciò che sièvisto in Europa da quando le nuove norme sono entrate in vigore oltre un anno fa.

SCENARIO BANCHE 45 Sole 24 Ore 17-ott-2017

PayPal supera in Borsa American Express e tallona le «bigbanks» art Per PayPal i suoi sistemi di pagamento digitali hanno pagato un «dividendo» davvero straordinario quest'anno: la società, forte di una corsa del 75% in Borsa da gennaio, ha superato di slancio una blasonata rivale quale American Express dall'alto di una capitalizzazione di mercato di 83 miliardi di dollari. E si trova a un passo dalla markert cap di marchi di Wall Street del calibro di Morgan Stanley e Goldman Sachs, per l'esattezza divisa da una manciata rispettivamente di seiedieci miliardi. Un exploit difficile da immaginare due anni or sono, quando valeva la metà e venne scorporata da eBay. Un'operazione concepita certo per sfruttare il suo potenziale di crescita, ma realizzata tra non poco scetticismo in un campo che appariva sempre più affollato da nuovi oltre che tradizionali concorrenti - compresigiganti hi-tech quali Apple e Amazon. Dubbi che appaiono essere evaporati, almeno per il momento: nei giorni scorsi gli analisti di Morgan Stanley hanno concluso che PayPal è tra i pochi grandi gruppi «in grado di offrire crescita delle entrate vicine al 20% e significative opportunità di rialzi». PayPal non nasconde le ambizioni: nella sua più recente incarnazione, da semplice sistema di pagamenti su Internet ha ormai conquistato spazio nelle transazioni «mobili» e lanciato progetti di nuove piattaforme tecnologiche, con un occhio particolare al commercio elettronico globale. È reduce da investimenti di oltre un miliardo per rilevare imprese specializzate in un ventaglio di servizi finanziari, quali i trasferimenti cross-border, i prestiti a piccole società e i versamenti per le bollette. Qualche cautela, tuttavia, resta nelle pieghe di Wall Street c'è chi afferma come a simili valutazioni PayPal sia adesso costretta a non commettere alcun errore, a non scontrarsi con alcun ostacolo sulla sua strada di sviluppo. Tra le inquietudini, la sua nuova scommessa sui prestiti che, in assenza di partnership, potrebbero esporla al contrario delle più dirette concorrenti a futuri rischi di default. Ad oggi - gli ultimi conti trimestrali sono in arrivo giovedì - la sua valutazione azionaria viaggia a multipli di 30 volte gli utili previsti per il prossimo anno, surclassando nettamente American Express - ferma attorno a 15 - come pure MasterCard a 29 e Visa a 27. Ironia della sorte vuole che a guidare l'espansione di PayPal sia stato e sia Dan Schulman, ex top executive di American Express.

SCENARIO BANCHE 46 Stampa 17-ott-2017

Rinviata la nomina del Governatore art Ieri il Consiglio dei ministri non ha affrontato il rinnovo del Governatore della Banca d'Italia. La questione sarà sul tavolo del prossimo Cdm, a ridosso della scadenza del mandato di Ignazio Visco (foto), finora in pole position per succedere a se stesso. Il mandato ha una durata di sei anni, rinnovabile una sola volta, dopo la riforma della fine del 2005. La nomina prevede il via libera con decreto del presidente della Repubblica dopo la decisione del governo e sentito il parere del Consiglio superiore di Via nazionale.

SCENARIO BANCHE 47 FORMICHE.NET 16-ott-2017

Popolare Vicenza e Veneto Banca, cosa cambierà con la decisione di Intesa art Sanpaolo sui clienti in difficoltà - Formiche.net

Un plafond di 100 milioni di euro per i clienti in maggiori difficoltà di Popolare Vicenza e Veneto Banca, i due istituti di credito in corso di acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo. I NUMERI La cifra, messa a disposizione da Ca de’ Sass, sarà distribuita in più tranche nell’arco di 5 anni a chi aveva messo i propri risparmi nelle casse delle due ex popolari e che ha al momento un reddito annuo lordo non superiore a 30 mila euro e un patrimonio mobiliare fino a 15 mila euro. Ogni cliente può ricevere al massimo 15 mila euro e deve presentare domanda di adesione dal 1 marzo al 31 maggio 2018. COSA DICE LA FABI. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, giudica “positivamente” la mossa della banca guidata dall’amministratore delegato Carlo Messina. “Si tratta del primo gruppo bancario che si fa carico dell’intera situazione – evidenzia -. Ma questo plafond non basta: occorre studiare anche delle altre forme innovative, per esempio proporre azioni della banca, in modo che sia risarcito il maggior numero di persone possibile”. Secondo Sileoni, infatti, “il problema non è tanto quanto viene risarcito a ciascuno ma recuperare il rapporto con la clientela. Lì c’è gente che ha investito i risparmi di una vita, persone perbene, che sono andate non in un grande gruppo ma nella banca locale. Per questo, a mio avviso, occorre risarcire il più possibile”. Certo, aggiunge il segretario generale della Fabi, “distribuire azioni ai clienti non è semplice a livello di normativa e bisogna studiare una modalità apposita ma è una strada per raggiungere più persone”. IL COMMENTO DI FIRST-CISL Sottolinea invece un altro aspetto Giulio Romani, segretario generale First Cisl. “Intesa Sanpaolo – spiega – non era obbligata a far nulla, nessuno si aspettava questo gesto. E’ un segnale importante soprattutto perché accompagnato da alcune parole rilevanti di Messina che ha parlato di inaccettabilità di alcuni comportamenti passati”. Quindi – è il ragionamento di Romani – “speriamo che l’operato di Messina non si esaurisca solo con la filantropia. L’ad di Intesa Sanpaolo può fare molto nella federazione bancaria cui è iscritto e potrebbe essere determinante per un cambio di passo perché le banche vigilino su se stesse. Ricordo che presidente dell’Abi è stato Giuseppe Mussari e vicepresidente Giovanni Berneschi”. L’auspicio del segretario First Cisl è che Palazzo Altieri “non dica più che le banche sono aziende in concorrenza tra di loro e che non è il sistema che deve vigilare su se stesso”. Il plafond, conclude Romani, “è un bellissimo gesto ma mi auguro che i comportamenti siano conseguenti”. La storia del banchiere Giovanni Bazoli in 100 foto (alcune sorprendenti)

Look tricolore per Maria Elena Boschi alla festa per i 10 anni del Pd. Foto #|#http://formiche.net/2017/10/16/intesa-sanpaolo-parere-dei-sindacati-sul-denaro-ai-clienti-difficolta-delle-ex- venete/

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