Comune di San Paolo d’Argon Provincia di

VARIANTE al Piano di Governo del Territorio REDAZIONE/AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI PIANO UNITAMENTE ALL’AGGIORNAMENTO/INTEGRAZIONE/MODIFICAZIONE DEL PIANO DEI SERVIZI E DEL PIANO DELLE REGOLE.

Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano

rapporto ambientale 02

a cura di Gianluca Della Mea

autorità procedente Sergio Assi autorità competente Carlo Lizzola

2018_giugno

Comune di San Paolo d’Argon (BG) VARIANTE al Piano di Governo del Territorio PGT – Valutazione Ambientale Strategica VAS: Rapporto Ambientale a cura di Gianluca Della Mea

perché il mondo in cui viviamo non l’abbiamo avuto in eredità dai nostri padri, l’abbiamo in prestito dai nostri figli.

Comune di San Paolo d’Argon (BG) VARIANTE al Piano di Governo del Territorio PGT – Valutazione Ambientale Strategica VAS: Rapporto Ambientale a cura di Gianluca Della Mea

INDICE

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0. PREMESSE

0.1 LA "NUOVA" URBANISTICA ED IL SIGNIFICATO DEL PERCORSO DI VALUTAZIONE

0.2 QUADRO NORMATIVO DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

0.3 VAS, FUNZIONE E CONTENUTI

0.4 STRUTTURA METODOLOGICA E FASI DELLA VAS

1. IL PROGRAMMA DI LAVORO PER LA VAS DELLA VARIANTE DI PIANO: REDAZIONE/AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI PIANO UNITAMENTE ALL’AGGIORNAMENTO/INTEGRAZIONE/MODIFICAZIONE DEL PIANO DEI SERVIZI E DEL PIANO DELLE REGOLE.

1.1 LA VAS NEL PROCESSO DI DEFINIZIONE DELLA VARIANTE AL PGT DI SAN PAOLO D’ARGON

1.2 FASI METODOLOGICHE E PROCEDURALI DELLA VAS

1.3 I MONITORAGGI DEL DDP E VAS

2. I CRITERI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

3. OBIETTIVI E CRITERI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DI AUSILIO ALLE SCELTE DI PIANO

3.1 IL SET DI OBIETTIVI DI PIANO

3.2 OBIETTIVI DI QUALIFICAZIONE URBANISTICA

3.3 OBIETTIVI DI QUALIFICAZIONE INFRASTRUTTURALE

3.4 OBIETTIVI DI QUALIFICAZIONE PAESISTICO-AMBIENTALE

4. GLI OBIETTIVI STRATEGICI TERRITORIALI DELLA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA

4.1 L’EVOLUZIONE DELLA LEGGE REGIONALE N°12/05 E LA LEGGE REGIONALE 31/2014 SUL “CONSUMO DI SUOLO”

4.2 IL PTR DELLA REGIONE LOMBARDIA E I SUOI PIANI COORDINATI

4.3 IL PTCP DELLA PROVINCIA DI BERGAMO E L’ATTUALE STATO EVOLUTIVO

4.3.1. LINEE GUIDA PER IL DIMENSIONAMENTO E L’INDIVIDUAZIONE DEGLI SVILUPPI INSEDIATIVI - AGGIORNAMENTO 2014

4.3.2. LE MODIFICHE DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE RELATIVO AD AREE RICADENTI IN AMBITI NORMATI DAGLI ARTT. 54 E 66 DELLE NTA - RETE ECOLOGICA PROVINCIALE - RETE VERDE PROVINCIALE (REP-RVP)

4.3.3. L’ ADEGUAMENTO DEL PTCP CON L’INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI AGRICOLI STRATEGICI

4.3.4. L’ACCORDO DI PROGRAMMA “ARCO VERDE” PER UN’INFRASTRUTTURA ECOLOGICA DI LIVELLO PROVINCIALE

4.4 IL PLIS DELLE VALLI D’ARGON

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4.5 IL SET DEI RAPPORTI AMBIENTALI A LIVELLO REGIONALE [VAS DEL PTR E SIVAS]

4.6 IL SET DEI RAPPORTI AMBIENTALI A LIVELLO PROVINCIALE

4.7 PDAA DELLA PROVINCIA DI BERGAMO - IL PIANO D'AZIONE AMBIENTALE È UNA "AGENDA", UN PROGRAMMA CHE CONTIENE GLI OBIETTIVI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO.

4.8 LA GRANDE BERGAMO: L’IDEA UNA RETE PER LA CONDIVISIONE DEI PROGRAMMI RIMASTA INATTUATA

4.9 I VINCOLI AEROPORTUALI: LE INTERRELAZIONI TRA GRANDE INFRASTRUTTURA E TERRITORIO

5. OBIETTIVI E STRATEGIE DELL’AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI PIANO UNITAMENTE ALL’AGGIORNAMENTO / INTEGRAZIONE / MODIFICAZIONE DEL PIANO DEI SERVIZI E DEL PIANO DELLE REGOLE.

5.1 LO STATO DI ATTUAZIONE DEL PGT

5.1.1. IL PUNTO DI PARTENZA: I “MONITORAGGI” DEL PIANO

5.1.2. IL MONITORAGGIO DEL DOCUMENTO DI PIANO

5.1.3. IL MONITORAGGIO VAS

5.2 L’AVVIO DEL PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DELLA VARIANTE PGT

5.3 IL DOCUMENTO DI INDIRIZZO

5.4 LA DIAGNOSTICA SOCIALE

5.4.1. ECONOMIA 5.4.2. DEMOGRAFIA

5.5 DATI TERRITORIALI

5.6 LA PARTECIPAZIONE E LA PROCEDURA VAS

5.6.1. ARTICOLAZIONE DEL PROCESSO DI FORMAZIONE DEL PIANO

5.6.2. L’AVVIO DELLE PROCEDURE DI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

6. CONTENUTI DELLA PROPOSTA DI VARIANTE E GLI INDIRIZZI AMBIENTALI DEL PIANO

7. LE ALTERNATIVE DI PIANO

8. CRITICITÀ, OPPORTUNITÀ, STRATEGIE E INTERVENTI IN RAPPORTO AGLI OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE PROVINCIALE E AGLI ORIENTAMENTI INIZIALI DI PIANO

9. IMPLEMENTAZIONE DEL SISTEMA DI MONITORAGGIO

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0. PREMESSE

Nota di lettura: il presente documento si inserisce in un percorso di aggiornamento delle conoscenze in materia ambientale e dei programmi di governo del territorio già assunti dall’A.C. in occasione della formazione del vigente Piano di Governo del Territorio. Tenendo presente questo contesto il documento raccoglie e sintetizza in modo organico, ma non enciclopedico, sia gli studi che hanno aggiornato il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (RSA 2015) sia gli studi di settore e gli elementi di indirizzo programmatico sinora resi espliciti. In particolare si segnala che, laddove è risultato pleonastico ripetere l’illustrazione di taluni temi, viene indicato il rimando al contenuto del RSA 2015, laddove invece ciò si è rivelato imprescindibile i contenuti del medesimo sono stati integralmente uniti al corpo testuale del presente documento.

0.1 LA "NUOVA" URBANISTICA ED IL SIGNIFICATO DEL PERCORSO DI VALUTAZIONE Una lettura attenta del nuovo approccio dato dalla Legge lombarda di governo del territorio fa scaturire il convincimento che diverso deve essere il modo di leggere i fenomeni “urbani” e nuovo – soprattutto- deve essere il corollario delle risposte che devono essere fornite dagli strumenti pianificatori. Risposte che troveranno forme articolate per la loro espressione, non più solo indicazioni normative, ma programmatiche, legate soprattutto alla dimostrazione dei risultati perseguiti o ancora da perseguire. E’ in tal senso che l’art. 4 comma 2 della legge per il governo del territorio precisa come il Documento di Piano, in quanto atto che elabora gli obiettivi strategici e le politiche di sviluppo del territorio comunale, deve essere sottoposto a Valutazione ambientale strategica (VAS), di cui alla Direttiva 2001/42/CEE, con la finalità di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, tenendo conto anche della caratterizzazione paesaggistica dei luoghi. La predisposizione del PGT richiede quindi un significativo cambiamento nell’approccio culturale e nell’uso delle tecniche disciplinari di elaborazione dei Piani, in quanto il processo di valutazione della sostenibilità deve integrarsi nel processo pianificatorio fin dal suo inizio, diventarne parte integrante, rappresentarne un decisivo fattore di governance e di legittimazione delle scelte. Nella fase di impostazione del Documento di Piano il processo di VAS contribuisce sostanzialmente all’elaborazione del quadro ricognitivo e conoscitivo, attraverso le analisi preliminari di sostenibilità agli orientamenti pianificatori che il Documento di Piano va assumendo. La fase di elaborazione del Documento di Piano deve altresì sviluppare un legame continuo e sinergico tra scelte di pianificazione e processo di VAS. In particolare la VAS deve assicurare che obiettivi, politiche ed azioni vengano declinati mediante l’individuazione ed il confronto tra ragionevoli alternative al fine di determinare la stima degli effetti ambientali di ciascuna di esse e selezionare le scelte da operare. La VAS deve inoltre garantire anche attraverso analisi ambientali di dettaglio, la coerenza interna delle relazioni tra obiettivi dichiarati, politiche di intervento individuate ed azioni da perseguire per attuare tali politiche e raggiungere gli obiettivi prefissati, nonché la coerenza esterna di obiettivi, politiche ed azioni con il quadro programmatorio di scala più vasta e quello conoscitivo del territorio comunale. Nella fase di elaborazione del Documento di Piano, come ulteriore risultato dell’approccio integrato tra processo di pianificazione e valutazione ambientale, deve essere progettato il sistema di monitoraggio: elemento fondamentale di valutazione, nel tempo, degli effetti sul territorio derivanti dall’attuazione delle politiche e delle azioni esplicitate dal Documento di Piano. La definizione del Documento di Piano viene accompagnata dal “Rapporto ambientale” in cui sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del Piano potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del

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Piano. Il “Rapporto ambientale” in particolare deve descrivere gli indicatori ambientali di riferimento ed il sistema di monitoraggio previsto. Contiene inoltre la “Sintesi non tecnica”, che deve permettere a tutti i cittadini di avere un quadro informativo completo e trasparente delle scelte pianificatorie operate e del percorso seguito per arrivare alla definizione del Documento di Piano. Lo schema metodologico proposto è caratterizzato da un processo continuo e aperto che incrementa la base di conoscenza delle proprie componenti attraverso la partecipazione di istituzioni, soggetti competenti, cittadini ed organizzazioni volontarie, ed è applicato con un principio di circolarità, vale a dire che il monitoraggio dei risultati presuppone la possibilità/necessità di rivederne le azioni qualora ci si discosti nel tempo dagli obiettivi di sostenibilità che hanno supportato l’approvazione del Documento di Piano.

0.2 QUADRO NORMATIVO DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Negli anni ’70 a livello comunitario prende forma la possibilità di emanare una Direttiva specifica concernente la valutazione di piani, politiche e programmi. Nel 1973 il Primo Programma di Azione Ambientale evidenzia la necessità di ricorrere ad una valutazione ambientale estesa ai piani, così da prevenire i danni ambientali non con la valutazione d‘impatto delle opere ma già a monte nel processo di pianificazione. Solo nel 1987 il Quarto Programma di Azione Ambientale s‘impegna formalmente ad estendere la procedura di valutazione di impatto ambientale anche alle politiche e ai piani. Nel 1992 nella Direttiva 92/43/ CE concernente “la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica” è prevista esplicitamente una valutazione ambientale di piani e progetti che presentino significativi impatti, anche indiretti e cumulativi, sugli habitat salvaguardati dalla Direttiva. Nel 1993 la Commissione Europea formula un rapporto riguardante la possibile efficacia di una specifica Direttiva sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), evidenziando la rilevanza delle decisioni prese a livello superiore rispetto a quello progettuale. Nel 1995 viene iniziata la stesura della Direttiva e la conseguente proposta viene adottata dalla Commissione Europea il 4 dicembre 1996. Tre anni dopo, l’ attesa Direttiva 2001/42/CE, concernente la “valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente” viene emanata. La situazione normativa in Italia presenta poche Regioni dotate di specifici provvedimenti normativi in materia di VAS e le esperienze esistenti non sono ancora state adeguatamente analizzate, comparate e sistematizzate, pertanto una visione consolidata e condivisa delle caratteristiche della VAS non si è ancora formata. Infatti l’attenzione attribuita alla VAS ha cominciato ad affermarsi solo negli ultimi tempi, e comunque con orientamenti spesso diversificati.

È da rimarcare la recente approvazione dei provvedimenti attuativi e specificativi del Decreto Legislativo del 3/4/06 n. 152 recante “Norme in materia ambientale” (noto come Testo Unico Ambientale), di attuazione della delega conferita al Governo per il "riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale" con L 308/04. Il provvedimento ha l’obiettivo di semplificare, razionalizzare, coordinare e rendere più chiara la legislazione ambientale nei diversi settori. Per qual che qui interessa, in particolare è trattata la procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS) dei piani e programmi di intervento sul territorio, i quali sono definiti dall’art.5 comma 1) lettera d) del Decreto come tutti gli atti e provvedimenti di pianificazione e di programmazione comunque denominati previsti da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative adottati o approvati da autorità statali, regionali o locali, compresi quelli cofinanziati dalla Comunità europea, nonché le loro modifiche; salvi i casi in cui le norme di settore vigenti dispongano altrimenti, la valutazione ambientale strategica viene eseguita, prima dell’approvazione, sui piani e programmi adottati oppure, ove non sia previsto un atto formale di adozione, sulle proposte di piani o programmi giunte al grado di elaborazione necessario e sufficiente per la loro presentazione per l’approvazione

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A livello regionale, nell’ambito dei procedimenti di elaborazione ed approvazione dei piani e programmi, la VAS è prevista anche all’interno della legge per il Governo del territorio LR 12/05, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente. La VAS è esplicitamente trattata nell’art.4 della legge citata e al Documento di Piano viene assegnato il compito di delineare gli obiettivi della pianificazione comunale, e di fissarne i limiti dimensionali. La novità importante è che tra i criteri dimensionali, tra i fabbisogni di una comunità, vengano inseriti anche quelli connessi alla garanzia di adeguate condizioni di sostenibilità. La stessa Direzione Generale Territorio e Urbanistica ha emanato nel dicembre 2005 gli Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi, funzionali a fissare i riferimenti operativi e metodologici della VAS. A seguito dell’entrata in vigore, il 31 luglio 2007, della parte seconda del D.Lgs 152/2006 relativo alla Procedure per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e per l’Autorizzazione Ambientale Integrata (IPPC), nel dicembre 2007 la Regione Lombardia ha emanato la DGR n.8/6420 Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e programmi – VAS, che compie una sistematizzazione dei contenuti dei precedenti atti deliberativi e un allineamento con il quadro normativo nazionale. Inoltre la successiva DGR n.9/761/2010, che costituisce altresì il recepimento delle modifiche in materia di valutazione ambientale apportate al d.lgs. 152/2006 dal d.lgs. 128/2010.

Il Documento di Piano, che tra i tre atti del PGT è quello soggetto sia a VAS che a verifica di compatibilità rispetto al PTCP, diventa di fatto il punto di riferimento e di snodo tra la pianificazione comunale e quella di area vasta. Una efficace articolazione degli aspetti quantitativi e di sostenibilità nel Documento di Piano permette di creare un valido riferimento ed una guida per lo sviluppo degli altri due atti del PGT, il Piano dei Servizi e il Piano delle Regole, e della pianificazione attuativa e di settore. Permette inoltre di evidenziare i temi che hanno rilevanza sovralocale e che devono essere dal comune segnalati nei tavoli interistituzionali agli enti competenti territoriali o di settore.

A seguito delle integrazioni normative del 2012 la Valutazione Ambientale Strategica, in taluni casi di rilievo, viene estesa anche ai contenuti del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole.

0.3 VAS, FUNZIONE E CONTENUTI La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è definita, nel Manuale UE1, come il processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte -politiche, piani o iniziative nell'ambito di programmi ai fini di garantire che tali conseguenze siano incluse a tutti gli effetti e affrontate in modo adeguato fin dalle prime fasi del processo decisionale, sullo stesso piano delle considerazioni di ordine economico e sociale In tal modo la tematica ambientale ha assunto un valore primario e un carattere di assoluta trasversalità nei diversi settori oggetto dei piani di sviluppo attuativi delle politiche comunitarie e con il preciso intento di definire strategie settoriali e territoriali capaci di promuovere uno sviluppo realmente sostenibile. La VAS si inserisce all'interno del sistema dinamico di programmazione-valutazione degli interventi e la finalità è quindi quella di verificare la rispondenza dei Piani di Sviluppo e dei Programmi Operativi con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, tenendo conto degli effettivi vincoli ambientali e della diretta incidenza dei piani sulla qualità dell'ambiente.

La funzione principale della VAS è quella di valutare anticipatamente le conseguenze ambientali delle decisioni di tipo strategico. Più che politiche, piani e programmi in se stessi, riguarda i processi per la loro formazione ed in questo differisce in modo sostanziale dalla valutazione ambientale dei progetti.

1 Commissione Europea, DGXI Ambiente (1998), Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi di Fondi Strutturali dell’Unione Europea

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In questa ottica si può considerare pertanto come uno strumento di aiuto alla decisione, ossia un DSS (Decision Support System), più che di un processo decisionale in se stesso. La VAS può quindi essere vista anche come uno strumento per integrare in modo sistematico le considerazioni ambientali nello sviluppo di politiche, piani e programmi, ossia per rafforzare le istituzioni e indirizzarle verso una politica di sviluppo sostenibile. La valutazione a livello strategico riguarda più i concetti e le idee che le attività e i manufatti, ed è fortemente interconnessa con le tradizioni ed i meccanismi locali che caratterizzano il processo di decisione. L’aggettivo "strategico" applicato alla valutazione ambientale solleva differenti interpretazioni a seconda della posizione nella piramide delle decisioni in cui la valutazione viene collocata.

La VAS si caratterizza come un processo iterativo finalizzato a conseguire una migliore qualità ambientale delle decisioni e delle soluzioni attraverso la valutazione comparata delle compatibilità ambientali delle diverse opzioni d’intervento oltre a consentire un miglioramento della definizione dei problemi strategici in condizioni di elevata incertezza. Questa risponde all’impossibilità di esaurire a scala progettuale l’insieme delle valutazioni sui criteri localizzativi e dimensionali dei singoli progetti e delle comparazioni tra alternative, rappresenta quindi uno strumento importante per diffondere gli approcci finalizzati a conseguire la sostenibilità ambientale degli interventi oltre ad essere utile per promuovere e generalizzare comportamenti virtuosi nella pianificazione e nella programmazione. Estendere la valutazione ambientale alle scelte strategiche che si trovano a monte della fase progettuale aiuta certamente a risolvere determinati problemi e rende inoltre più snella e veloce la valutazione ambientale dei singoli progetti. In questo modo si può utilizzare nella fase di scoping della valutazione ambientale del progetto tutti i dati e le informazioni acquisite in precedenza.

0.4 STRUTTURA METODOLOGICA E FASI DELLA VAS Le metodologie generali che vengono normalmente utilizzate per la valutazione ambientale dei progetti possono, in linea di principio, essere utilizzate anche per la valutazione delle decisioni strategiche, anche se sono indispensabili specifici adattamenti per tenere conto delle differenze e pertanto non è ipotizzabile una semplice trasposizione metodologica. Una VAS deve infatti porre particolare attenzione ad identificare le dimensioni e la significatività degli impatti a livello di dettaglio appropriato, a stimolare l'integrazione delle conclusioni della VAS nelle decisioni relative a politiche, piani e programmi, e ad assicurare che il grado di incertezza sia sempre sotto controllo in ogni momento del processo di valutazione. I metodi per perseguire questi obiettivi in parte già esistono, ma in molti casi ulteriore lavoro può essere necessario per adattarli all'uso nella VAS. La VAS non è solo elemento valutativo, ma si integra nel piano e ne diventa elemento costruttivo, gestionale e di monitoraggio. È importante sottolineare come i processi decisionali politici siano fluidi e continui, e quindi la VAS, per essere efficace ed influente, deve intervenire al momento giusto del processo decisionale. Occorre quindi certamente approfondire gli aspetti tecnico- scientifici, ma senza fare del rigore un fine a se stesso con il rischio di perdere il momento giusto, e ricordando che la VAS è uno strumento e non il fine ultimo. Negli ultimi tempi sempre di più l‘attenzione si è spostata quindi dalla ricerca della metodologia perfetta alla comprensione del percorso decisionale per ottenere risultati che siano prima di tutto efficaci. La VAS permette di giungere ad un processo in cui il piano viene sviluppato basandosi su di un più ampio set di prospettive, obiettivi e costrizioni, rispetto a quelli inizialmente identificati dal proponente. Questo rappresenta uno strumento di supporto sia per il proponente che per il decisore: inserendo la VAS nel processo lineare “proponente-obiettivi-decisori-piano“, si giunge infatti ad una impostazione che prevede il ricorso a continui feedback sull’intero processo. La VAS deve essere intesa dunque più come uno strumento di aiuto alla formulazione del piano, che non un elaborato tecnico autonomo. La preparazione del documento, ossia del rapporto finale è la conseguenza del percorso di VAS che si è espletato. Tale rapporto dovrebbe essere visto soprattutto come una testimonianza, del processo utilizzato e dei contenuti che ne sono scaturiti, resa disponibile per future revisioni.

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Il rapporto finale di VAS deve essere un documento conciso, con indicazioni chiare sui seguenti argomenti: ▪ la proposta ed il contesto politico e pianificatorio di riferimento, ▪ le alternative possibili, ▪ le loro conseguenze ambientali e la loro comparazione, ▪ le difficoltà incontrate nella valutazione e le incertezze dei risultati, ▪ le raccomandazioni per l’attuazione della proposta, ordinate secondo una scala di priorità, le indicazioni per gli approfondimenti e per il monitoraggio dopo che la decisione è stata presa. Relativamente al processo di pianificazione, appaiono estremamente importanti i seguenti elementi: ▪ la VAS deve essere inserita nei punti strategici del processo decisionale, se si vuole che sia efficace per il processo; ▪ si deve iniziarne l’applicazione fin dalle prime fasi e deve accompagnare tutto il processo decisionale; ▪ la VAS ha tra i suoi fini principali quello di mostrare le conseguenze delle azioni previste, dando pertanto importanti informazione ai decisori.

In una situazione ottimale la VAS deve potere intervenire fin dalle prime fasi del percorso di pianificazione, quando si delineano le prime opzioni strategiche alternative sulla base della prefigurazione di uno o più scenari futuri. Proprio sulla comparazione tra alternative si possono meglio esplicare le potenzialità della valutazione strategica. Le prime applicazioni della VAS dovrebbero dunque anticipare la formulazione del disegno di piano. Si tratta di quella fase della VAS che in gergo tecnico viene denominata appunto come valutazione “ex ante”.

Nella prassi applicativa, tuttavia, accade spesso che le prime applicazioni di valutazione siano avviate quando il piano ha già una sua configurazione di base, e quindi la VAS viene applicata ad una fase che si potrebbe definire più “tattica“ che strategica. Si tratta comunque di un‘applicazione che può essere di grande aiuto per il decisore e che può, almeno in parte, portare a ripensare o meglio affinare alcune delle decisioni prese a monte. L’applicazione in questa fase, che viene denominata in gergo tecnico valutazione “in itinere“, svolge comunque un importante compito di suggerire azioni correttive per meglio definire il disegno del piano, e di proporre misure di mitigazione e compensazione da inserire nel piano per garantirsi un‘applicazione successiva, fase di attuazione e gestione, oppure in piani di settore o in altri strumenti programmatori o a livello progettuale.

In una situazione ideale il processo di pianificazione dovrebbe assumere la forma di un ciclo continuo e, come si accennava, inserire la VAS in corrispondenza del momento di avvio di un nuovo percorso di aggiornamento del piano costituisce ovviamente la situazione più favorevole per massimizzarne i possibili effetti. Tuttavia, in un ciclo continuo l‘importante è introdurre la VAS, qualsiasi sia il punto di ingresso, affinché possa mostrare al più presto i benefici della sua applicazione In particolare nelle Linee Guida per la valutazione ambientale di piani e programmi, pubblicate nell‘ottobre 2004 nell’ambito del progetto europeo ENPLAN2, vengono definite quattro fasi principali: ▪ Fase 0 - Preparazione ▪ Fase 1 - Orientamento ed impostazione Conferenza di valutazione ▪ Fase 2 - Elaborazione e redazione Conferenza di valutazione ▪ Fase 3 - adozione/approvazione ▪ Fase 4 - Attuazione e gestione

Queste fasi sono comuni al processo di pianificazione e a quello di valutazione, per una piena integrazione della dimensione ambientale nella pianificazione e programmazione che implica un evidente cambiamento rispetto alla concezione derivata dalla applicazione della Valutazione di Impatto Ambientale dei progetti. Tali Linee Guida sottolineano come questo cambiamento sia

2 Progetto ENPLAN (2004), Linee guida per la valutazione di piani e programmi

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soprattutto nell’integrazione della dimensione ambientale nel piano a partire dalla fase di impostazione del piano stesso fino alla sua attuazione e revisione. Ciò comporta che l‘integrazione debba essere continua e che si sviluppi durante tutte le sopra citate quattro fasi principali del ciclo di vita di un piano. L’elaborazione dei contenuti di ciascuna fase è coerentemente integrata con la Valutazione Ambientale, a prescindere dalle articolazioni procedurali e dalle scelte metodologiche operate dalle norme e dalla prassi operativa delle amministrazioni. La figura riportata qui sotto, esplica la concatenazione delle fasi che costituisce la struttura logica del percorso valutativo proposto dalle Linee Guida. Il “filo” rappresenta la correlazione e continuità tra i due processi, di analisi/elaborazioni del piano e operazioni di Valutazione Ambientale, e la stretta integrazione necessaria all’orientamento verso la sostenibilità ambientale. Da ciò ne deriva che le attività del processo di valutazione non possono essere separate e distinte da quelle inerenti il processo di piano. La validità dell’integrazione è anche legata alla capacità di dialogo tra progettisti di piano e valutatori ambientali e alla rispettiva capacità di calarsi nelle reciproche tematiche, aspetti che in realtà dovrebbero essere già presenti nei processi pianificatori di qualità.

SEQUENZA TEMPORALE DEL RAPPORTO TRA PROCESSO DI PIANO E PROCESSO DI VALUTAZIONE (fonte: Direzione Generale Territorio e Urbanistica, Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi, dicembre 2005)

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Altro riferimento metodologico cui si è attinto per l’aggiornamento del processo di valutazione ambientale, è il recente Manuale denominato “Linee guida recanti ‘Elementi per l’aggiornamento delle norme tecniche in materia di valutazione ambientale’ e ‘Indicazioni operative a supporto della valutazione e redazione dei documenti della VAS’, elaborate dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)3. Si è in particolare applicato quanto contenuto nel Cap. 3.1 FINALITÀ ed i particolare il paragrafo (par.3.5) “i contenuti del Rapporto preliminare” e si cercherà di applicare in progress anche quanto sviluppato al (par. 3.6) “i contenuti del Rapporto ambientale”. Per quanto attiene il primo paragrafo surricordato in particolare si sono riprese le indicazioni per: a) Descrizione: i. del percorso di valutazione ambientale che si intende attuare in relazione al quadro normativo di riferimento ii. delle modalità di integrazione tra le attività di pianificazione e quelle di valutazione ambientale iii. delle attività e modalità di partecipazione. Motivazione per cui si decide l’applicazione della VAS al P/P. Elenco dei soggetti con competenze ambientali in consultazione. b) Informazioni generali sul P/P Indicazione della normativa che prevede la redazione del P/P definendo gli obiettivi a cui il P/P deve fare riferimento. Indicazione delle finalità del P/P ovvero le motivazioni che determinano la predisposizione del P/P. Indicazione dell’orizzonte temporale di vita del P/P previsto dalle norme o stimato. Indicazione preliminare degli obiettivi generali del P/P, delle strategie che con il P/P si intendono attuare per il raggiungimento degli obiettivi, delle azioni previste dal P/P. Indicazione degli strumenti e delle modalità di attuazione del P/P. c) Inquadramento normativo e pianificatorio Con riferimento agli aspetti ambientali interessati, indicazione della normativa ambientale pertinente al P/P, alle diverse scale territoriali ed incluse le politiche e le strategie: Individuazione e descrizione del quadro pianificatorio e programmatico, inclusi i documenti a carattere programmatico, pertinente al P/P, sovra e sotto ordinato, territoriale e settoriale, al fine di descrivere come il P/P si pone rispetto agli indirizzi di sviluppo dell’ambito territoriale interessato. d) Obiettivi generali di sostenibilità ambientale Individuazione degli obiettivi generali di sostenibilità ambientale pertinenti al P/P, desunti dalla normativa ambientale e dalla pianificazione/programmazione. e) Ambito di influenza territoriale Identificazione dell’ambito territoriale in cui possono manifestarsi gli impatti ambientali del P/P, che non coincide necessariamente con l’ambito geografico o amministrativo di riferimento del P/P e può essere anche interregionale o transfrontaliero. Il grado di definizione dell’ambito territoriale dipende dalle caratteristiche del P/P, in particolare dal dettaglio delle azioni e della loro localizzazione. Tale ambito deve comprendere, in ogni caso, tutte le aree potenzialmente interessate dagli impatti del P/P, sulla base di una stima conservativa. f) Aspetti ambientali interessati Identificazione degli aspetti ambientali potenzialmente interessati dalle azioni del P/P in riferimento agli aspetti riportati nell’Allegato VI lett. f)4 alla Parte II del D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii e ai settori produttivi

3 E’ il primo manuale che introduce una proposta di norme tecniche per la VAS, ancora mai elaborate a livello nazionale 4 Lettera f) dell’Allegato VI alla Parte II del D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. “…la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio...”. Vedere anche quanto riportato nell’Art. 5, comma 1, lett. c) del D.Lgs 152/06 e ss.mm.ii.”

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(agricoltura, silvicoltura caccia e pesca, attività estrattive, attività manifatturiere, energia, gestione delle acque e dei rifiuti, costruzioni, commerciale, energetico, turistico, trasporti, delle telecomunicazioni)5. g) Caratterizzazione dell’ambito d’influenza territoriale La caratterizzazione deve prendere in considerazione in particolare6: i. Rete Natura 2000 e sistemi di tutela e/o vincoli ambientali, culturali e paesaggistici presenti nell’ambito d’influenza territoriale; ii. elementi ambientali connessi con situazioni di rischio antropogenico, naturale e per la salute umana; iii. aree sensibili e vulnerabili, in considerazione delle speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale, dei livelli di qualità ambientale, dei valori limite, dell’utilizzo intensivo del suolo; iv. aree di particolare valore ambientale comprese le produzioni agricole di particolare qualità e tipicità. Individuazione di un primo set di indicatori finalizzato a descrivere le caratteristiche ambientali e territoriali più significative. Gli indicatori devono essere opportunamente selezionati tenendo conto della scala di analisi, della loro rappresentatività rispetto al fenomeno che si vuole descrivere, del loro aggiornamento. h) Obiettivi ambientali specifici Individuazione preliminare degli obiettivi ambientali specifici per il P/P che derivano dagli obiettivi generali di sostenibilità ambientale i) Possibili impatti ambientali Identificazione preliminare dei possibili impatti ambientali con riferimento agli aspetti ambientali interessati dal P/P e alle caratteristiche del territorio interessato. Indicazione dei metodi e strumenti che saranno utilizzati per la stima qualitativa e/o quantitativa degli impatti ambientali. j) Valutazione d’incidenza k) Impostazione dell’analisi delle alternative Individuazione delle principali alternative che saranno considerate e delle modalità con cui saranno valutate. l) Proposta di indice del Rapporto Ambientale. m) Impostazione del sistema di monitoraggio ambientale Informazioni preliminari sui contenuti e prime indicazioni sulle modalità di attuazione del piano di monitoraggio, tenendo in considerazione quanto previsto nel paragrafo 3.7 del Manuale

Per quanto invece attiene il secondo paragrafo surricordato in particolare si sono riprese le indicazioni per:

3.6 IL RAPPORTO AMBIENTALE 3.6.1 Informazioni Generali 1. Il rapporto ambientale costituisce parte integrante del piano o del programma e ne accompagna l'intero processo di elaborazione ed approvazione.12 2. Le diverse fasi della valutazione, alle quali si riferiscono i contenuti del Rapporto ambientale, possono essere ripercorse più volte, anche in modo non sequenziale, con livelli di approfondimento crescenti. 3. Le indicazioni seguenti specificano i

5 Selezione dalla classificazione delle attività produttive ISTAT, ATECO 2007. 6 Con riferimento agli Allegati I e VI alla Parte II del D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.

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contenuti del Rapporto ambientale tenendo conto di quanto stabilito nell’art. 13 comma 4 e nell’Allegato VI alla Parte II del D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.. 3.6.2 Contenuti del Rapporto ambientale Di seguito si riportano le informazioni da fornire con il Rapporto ambientale 1. Descrizione della fase preliminare di cui all’art. 13 commi 1 e 2 del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii.: indicazione dei soggetti competenti in materia ambientale consultati; sintesi delle osservazioni pervenute e descrizione della modalità con cui sono state prese in considerazione. 2. Informazioni generali sul P/P e sulla VAS: a) Per le informazioni generali del P/P riportare i contenuti indicati al punto 3.5.2 lettera b) delle presenti norme. b) Indicazioni su: ambito geografico o amministrativo di riferimento del P/P, Autorità procedente, Autorità competente, proponente, soggetto che predispone il Rapporto Ambientale, motivazioni per cui si decide l’applicazione della VAS al P/P, altre informazioni utili per inquadrare il P/P. c) Descrizione dell’iter per la elaborazione del P/P (aspetti procedurali, attività tecniche, incontri) con riferimento a quanto già svolto e a quanto si prevede per le fasi future e illustrazione delle modalità di integrazione tra le attività di pianificazione e quelle di valutazione ambientale. d) Descrizione delle modalità di svolgimento del processo di partecipazione del pubblico e dei soggetti coinvolti nelle fasi di elaborazione e di valutazione ambientale del P/P; sintesi dei risultati che ne sono scaturiti. e) Risorse finanziarie coinvolte. f) Strumenti e modalità di attuazione del P/P. 3. Descrizione degli obiettivi e delle azioni del P/P: a) Obiettivi del P/P, strategie che il P/P intende attuare per il raggiungimento degli obiettivi e azioni previste. b) La descrizione delle azioni dipende dal loro grado di definizione/dettaglio e comunque deve consentire di valutare la significatività degli impatti. Per P/P strategici deve essere indicata almeno la tipologia delle azioni, per P/P attuativi e/o riferiti a una dimensione territoriale locale, la descrizione deve essere maggiormente dettagliata. In ogni caso è importante indicare gli strumenti e le modalità di attuazione del P/P soprattutto nei casi di basso livello di definizione/dettaglio delle azioni. In particolare per P/P strategici che non indicano specifiche azioni di dettaglio possono essere considerati anche criteri di premialità finalizzati a indirizzare le azioni dei piani attuativi. 4. Caratterizzazione dello stato dell’ambiente, dei beni culturali e paesaggistici: a) Ambito di influenza territoriale: vedere quanto riportato al punto 3.5.2 lett. e) delle presenti norme. Tale ambito di influenza territoriale potrebbe subire variazioni rispetto a quello definito nel Rapporto preliminare in seguito al maggiore livello di dettaglio delle azioni del p/p e agli esiti della consultazione della fase preliminare. b) Aspetti e problemi ambientali: relativamente agli aspetti ambientali, vedere quanto riportato al punto 3.5.2 lett. f) delle presenti norme. Nella identificazione degli aspetti e dei problemi ambientali, si deve tenere conto degli esiti della fase preliminare e si deve verificare se, in seguito al maggiore livello di dettaglio delle azioni, alla possibile variazione del contesto ambientale di riferimento e agli esiti della consultazione, si sono verificate le seguenti condizioni: a) alcuni aspetti ambientali e/o settori individuati nella fase precedente, risultano essere non più interessati; b) alcuni aspetti ambientali e/o settori non individuati nella fase precedente, risultano essere interessati. c) Descrizione e analisi dello stato dell’ambiente: con riferimento agli aspetti ambientali interessati e all’ambito di influenza territoriale (vedere lett. a del comma 4 del presente articolo), la caratterizzazione ambientale deve prendere in considerazione in particolare: i. elementi naturali di particolare valore ambientale (individuati in base a rilevanza biologica e ruolo ecosistemico, diversificazione e complessità delle biocenosi, naturalità, rarità, disponibilità per la fruizione); Rete Natura 2000 ii. elementi antropici di particolare valore (individuati in base a rilevanza sociale ed economica, valore d’uso, tipicità e/o valore storico, testimoniale ed estetico-culturale, qualità e tipicità delle produzioni agricole) iii. sistemi di tutela e/o vincoli ambientali e paesaggistici iv. elementi di pericolosità, ossia la potenzialità di danneggiare le componenti ambientali e/o l’integrità della vita, ed elementi connessi con situazioni di rischio antropogenico, naturale e per la salute umana v. elementi sensibili e vulnerabili, a causa delle speciali caratteristiche naturali e del valore culturale, del superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite, dell’utilizzo intensivo del suolo. Per la misura della vulnerabilità fare riferimento al par. 3.8 punto. 3.8.3 delle presenti norme. Nel caso di piani attuativi o comunque con elevato livello di dettaglio delle azioni per la caratterizzazione fare riferimento al capitolo 4 delle presenti norme. La caratterizzazione deve approfondire, rispetto a quanto definito nel Rapporto preliminare, la descrizione delle condizioni di criticità e delle particolari emergenze ambientali presenti nel territorio

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interessato. La caratterizzazione può tenere in considerazione anche analisi, rapporti e documentazione tecnica già prodotta, a scala di studio adeguata e possibilmente aggiornata. In relazione all’utilizzo di indicatori per la caratterizzazione ambientale, vedere quanto riportato al punto 3.5.2 lettera g) delle presenti norme. d) Scenari previsionali: l’evoluzione probabile dello stato dell’ambiente, con e senza l’attuazione del P/P (alternativa zero), deve prevedere la descrizione e l’analisi di scenari differenti in termini di ipotesi di sviluppo ambientale, sociale, economico, tecnologico, tenendo in considerazione gli orizzonti temporali finali ed intermedi del P/P. e) Descrizione delle eventuali difficoltà e/o lacune informative che hanno condizionato le analisi effettuate e di come sono state gestite. 5. Analisi di coerenza esterna: a) Individuazione degli obiettivi di protezione ambientale pertinenti desunti dalle normative, dai riferimenti in tema di sostenibilità stabiliti ai diversi livelli e dal quadro programmatico e pianificatorio pertinente al P/P: vedere quanto riportato al punto 3.5.2 lettere c) e d) delle presenti norme. b) Confronto tra gli obiettivi del P/P e gli obiettivi di protezione ambientale pertinenti, evidenziando potenziali coerenze o incoerenze. Indicazione sulle modalità di gestione delle situazioni di incoerenza. c) Definizione degli obiettivi ambientali specifici per il P/P, determinati sulla base dell’analisi di coerenza e in relazione alle caratteristiche ambientali e territoriali dell‘area interessata dal P/P (vedi comma 4 lett. c). Gli obiettivi ambientali specifici del P/P devono essere rappresentati da indicatori. d) Relazione con altri P/P: analisi dei rapporti con i P/P pertinenti, -inclusi documenti a carattere programmatico- sovra e sotto ordinati e di pari livello, territoriali e di settore, attraverso un confronto tra gli obiettivi/azioni del P/P e gli indirizzi/previsioni di altri P/P, tenendo come riferimento gli obiettivi ambientali del P/P. Tale analisi deve evidenziare eventuali sinergie o conflitti, indicare le modalità di gestione dei conflitti al fine di valutare come il P/P si inserisce nelle strategie di sviluppo del territorio interessato. I risultati dell’analisi devono essere presi in considerazione nell’ambito dell’elaborazione del P/P. 6. Coerenza tra obiettivi e azioni del P/P Individuazione e descrizione delle sinergie tra il sistema degli obiettivi ambientali specifici e il sistema delle azioni del P/P al fine di valutare e orientare i contenuti del P/P in base a criteri di sostenibilità. Individuazione di eventuali contraddizioni/incoerenze all'interno del P/P rispetto al raggiungimento degli obiettivi ambientali specifici, descrizione di come tali contraddizioni sono affrontate. 7. Alternative di P/P Individuazione delle ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell'ambito d’influenza del P/P. Le alternative devono essere descritte in modo comparabile. A seconda delle diverse tipologie di P/P, le alternative da considerare possono essere strategiche, attuative, di localizzazione, tecnologiche. L’eventuale assenza delle alternative di P/P deve essere adeguatamente motivata. 8. Analisi degli impatti ambientali. Tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei contenuti e del livello di dettaglio del P/P (art 13 comma 4 del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.), gli impatti ambientali, già identificati e ritenuti pertinenti nel Rapporto preliminare (vedere quanto riportato al punto 3.5.2 lettera i) delle presenti norme), devono in questa fase essere approfonditi ed eventualmente modificati, anche in relazione ai possibili sviluppi della proposta di P/P. La conoscenza più approfondita del contesto ambientale e il maggiore dettaglio delle azioni di p/p rispetto alla fase preliminare, devono consentire di identificare, descrivere e stimare qualitativamente e/o quantitativamente gli impatti più significativi. A seconda del livello di dettaglio e della tipologia di P/P, la descrizione delle azioni (vedere comma 3 lett. b) deve consentire di identificare, descrivere e stimare gli impatti di ciascuna azione rispetto alle componenti ambientali interessate. Rispetto alla fase preliminare, le azioni, per quanto possibile, devono essere dimensionate e contestualizzate territorialmente e temporalmente. Le condizioni di criticità e le particolari emergenze ambientali individuate nell’ambito d’influenza territoriale del P/P (vedi comma 4 lett. c), devono essere tenute in particolare considerazione in fase di valutazione. L’analisi degli impatti disaggregata per singolo aspetto ambientale e per singola azione deve essere riaggregata organicamente per l’intero contesto ambientale interessato dal P/P al fine di consentire una valutazione complessiva degli impatti ambientali del P/P. Tale processo di valutazione degli impatti ambientali significativi delle azioni proposte può determinare una modifica o rimodulazione delle azioni previste, laddove le stesse non siano compatibili con gli obiettivi di sostenibilità del P/P, ovvero producano impatti rilevanti negativi

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anche a carico di un solo aspetto ambientale. L’identificazione di eventuali nuove azioni può portare alla definizione di nuove soluzioni che costituiscono vere e proprie alternative aggiuntive rispetto a quelle già individuate in prima analisi. La valutazione degli impatti ambientali del P/P deve avvalersi di indicatori. Tali indicatori devono essere opportunamente selezionati in base alla scala di analisi, alla loro rappresentatività rispetto al fenomeno che si vuole descrivere, al loro aggiornamento. 9. Valutazione delle Alternative di P/P Le ragionevoli alternative che possono adottarsi devono essere individuate in funzione degli obiettivi e dell'ambito d’influenza del P/P. Le alternative devono essere adeguatamente descritte e valutate in modo comparabile tramite l’uso di appropriate metodologie scientificamente riconosciute, che tengano conto anche degli impatti ambientali. Devono inoltre essere descritte le ragioni della scelta delle alternative individuate, indicando come è stata effettuata la valutazione. La comparazione delle alternative deve tener conto dell’evoluzione probabile dello stato dell’ambiente con l’attuazione del P/P (scenari previsionali). Si deve prevedere la descrizione e l’analisi di scenari differenti in termini di ipotesi di sviluppo ambientale, sociale, economico, tecnologico, tenendo in considerazione gli orizzonti temporali finali ed intermedi del P/P. Deve essere valutata anche l’alternativa zero. 10. Elementi dello studio per la valutazione di incidenza Per tutti i P/P che possono avere impatti sui siti Natura 2000, riportare uno studio, secondo i contenuti di cui all’Allegato G del D.P.R. n. 357 del 1997, per individuare e valutare gli impatti che il P/P può avere sui siti. Per P/P di area vasta e senza localizzazione delle azioni, la caratterizzazione dei siti Natura 2000 può essere effettuata considerando raggruppamenti dei siti stessi per unità omogenee e le loro relazioni funzionali ed ecologiche. E’ possibile adottare differenti criteri di raggruppamento riconducibili alla normativa nazionale o comunitaria (es. macrocategorie di riferimento degli habitat, unità biogeografiche). Le indicazioni relative alla caratterizzazione dei siti e alla possibile incidenza delle azioni previste nel P/P devono essere tenute in considerazione nelle specifiche Valutazioni di Incidenza che devono essere effettuate per gli strumenti attuativi e i progetti derivanti dalle azioni previste dal P/P. 11. Mitigazioni e compensazioni ambientali Individuazione, a valle dell’analisi degli impatti, di adeguate misure per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali impatti negativi sull'ambiente derivanti dell'attuazione del P/P. Il livello di dettaglio delle misure di mitigazione/compensazione dipende dal livello di dettaglio del P/P; in particolare per piani attuativi e/o riferiti a una dimensione territoriale locale, le misure devono essere non solo definite tipologicamente, ma anche descritte e localizzate sul territorio. Nel caso in cui le stesse misure di mitigazione/compensazione possano causare impatti negativi sull’ambiente, devono essere anch’essi identificati, descritti e valutati. 12. Sintesi non tecnica La sintesi non tecnica, destinata all'informazione del pubblico, deve illustrare i contenuti principali del Rapporto Ambientale con terminologia chiara e comprensibile per il pubblico.

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1. IL PROGRAMMA DI LAVORO PER LA VAS DELLA VARIANTE DI PIANO: REDAZIONE/AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI PIANO UNITAMENTE ALL’AGGIORNAMENTO/INTEGRAZIONE/MODIFICAZIONE DEL PIANO DEI SERVIZI E DEL PIANO DELLE REGOLE.

1.1 LA VAS NEL PROCESSO DI DEFINIZIONE DELLA VARIANTE AL PGT DI SAN PAOLO D’ARGON Nello schema riportato nella pagina seguente si sono ripresi i contenuti procedurali e contenutistici definiti dalla DGR del dicembre 2007 (si veda pag.25 del BURL 2° Suppl.Straordinario al n.4 – 24 gennaio 2008). In carattere rosso i contributi che saranno sviluppati per quanto attiene gli aspetti di valutazione ambientale. I contributi del gruppo di lavoro VAS si concludono alla fase 3 di adozione e approvazione della Variante di Piano.

SCHEMA GENERALE dei rapporti tra i processi di formulazione del DdP e di valutazione ambientale

FASE DEL DDP PROCESSO DI DdP VALUTAZIONE AMBIENTALE VAS P0. 1 Pubblicazione avviso di avvio del procedimento Fase 0 P0. 2 Incarico per la stesura del DdP A0. 1 Incarico per la redazione del rapporto ambientale Preparazione P0. 3 Esame proposte pervenute A0. 2 Individuazione autorità competente per la VAS elaborazione del documento programmatico P1. 1 Orientamenti iniziali del DdP A1. 1 Integrazione della dimensione ambientale nel DdP (PGT) P1. 2 Definizione schema operativo A1. 2 Definizione schema operativo per la VAS e mappatura per lo svolgimento del processo e Fase 1 dei soggetti competenti in materia ambientale e del processo mappatura dei soggetti e delle del pubblico coinvolto Orientamento autorità ambientali coinvolte P1. 3 Identificazione dei dati e A1. 3 Verifica della presenza di Siti Rete Natura 2000 delle informazioni a disposizione (SIC e ZPS) dell’ente sul territorio e ambiente Conferenza Avvio del confronto di valutazione A2. 1 Definizione dell’ambito di influenza (scoping) e P2. 1 Determinazione obiettivi definizione della portata delle informazioni da includere nel generali rapporto ambientale P2. 2 Costruzione dello scenario di A2. 2 Analisi di coerenza esterna riferimento e di DdP A2. 3 Stima degli effetti ambientali attesi Fase 2 P2. 3 Definizione obiettivi specifici, A2. 4 Valutazione delle alternative di p/p Elaborazione e costruzione di alternative/scenari di A2. 5 Analisi di coerenza interna redazione sviluppo e definizione delle azioni da A2. 6 Progettazione del sistema di monitoraggio mettere in campo per attuarli A2. 7 Studio di incidenza delle scelte di piano sui siti di Rete Natura 2000 (se previsto) P2. 4 Proposta di Documento di A2.8 Proposta di Rapporto ambientale e sintesi non tecnica piano Deposito della proposta di DdP (PGT), del Rapporto Ambientale e dello studio di incidenza (se previsto) Valutazione della proposta di DdP e del Rapporto Ambientale Conferenza di valutazione PARERE MOTIVATO predisposto dall’autorità competente per la VAS d’intesa con l’autorità procedente 3. 1 Adozione: il Consiglio Comunale adotta: PGT (DdP, Piano dei Servizi e Piano delle Regole), Rapporto Ambientale, Dichiarazione di sintesi Fase 3 3. 2 Deposito, pubblicazione e invio alla Provincia Adozione approvazione 3. 3 Raccolta osservazioni 3. 4 Controdeduzioni alle osservazioni presentate Dichiarazione di sintesi finale a seguito di analisi di sostenibilità

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1.2 FASI METODOLOGICHE E PROCEDURALI DELLA VAS

All’interno del contesto normativo, metodologico, di funzioni e di obiettivi ai quali la VAS deve rispondere, come tracciato in premessa, nelle pagine seguenti si da conto delle fasi che strutturano il processo di valutazione della redigendo variante di PGT.

È da segnalare come l’articolazione per fasi non sia necessariamente lineare e sequenziale; nella valutazione ambientale strategica saranno opportuni ed efficaci i momenti di parziale contestualità tra le diverse fasi, in una sorta di processo a spirale di andata, ritorno e verifica interna che complessivamente alimenta il processo di valutazione del piano e di ausilio nella sua formulazione.

La conferenza di valutazione è stata collocata in ragione del processo di avanzamento dei contenuti dell’aggiornamento del DOCUMENTO DI PIANO, che sta sviluppando gli obiettivi e le strategie generali, nonché delle correlate AGGIORNAMENTO/INTEGRAZIONE/MODIFICAZIONE DEL PIANO DEI SERVIZI E DEL PIANO DELLE REGOLE.

In continuità con la positiva esperienza del processo VAS attivato e concluso in occasione dell’approvazione del vigente PGT, si ritiene preferibile avviare il confronto in sede di conferenza portando già una valutazione di tali orientamenti iniziali e la definizione dell’ambito di influenza del piano stesso, in modo da rendere più operativa la conferenza stessa e procedere ad un confronto non solo sugli aspetti di metodo ma anche sui contenuti di merito del piano.

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Di seguito vengono descritti i contenuti delle fasi individuate. Il quadrato colorato in corrispondenza delle fasi si riferisce alla presente collocazione delle sezioni di lavoro nei rapporti in progress che verranno formulati.

Criteri generali di sostenibilità ambientale

La definizione dei criteri generali di sostenibilità ambientale è funzionale a stabilire il panel di riferimento per la valutazione degli obiettivi di piano dal punto di vista ambientale.

Obiettivi e criteri di sostenibilità ambientale di ausilio alle scelte di piano

In questa sezione si segnala un possibile sistema di obiettivi e di criteri, funzionale a orientare le scelte di piano in direzione di uno sviluppo sostenibile, in cui si consegue una sostenibilità sociale, economica e ambientale.

Prima analisi di sostenibilità degli orientamenti iniziali di piano e di coerenza esterna L’analisi di sostenibilità degli orientamenti iniziali del piano consiste in una preliminare valutazione complessiva dell’incidenza degli orientamenti iniziali di piano sulla sostenibilità ambientale; l’analisi della coerenza esterna è funzionale a valutare quanto gli orientamenti di piano siano coerenti con lo scenario programmatico di sostenibilità di livello sovralocale. In questa fase si riportano le prime valutazioni di sostenibilità ambientale in ordine alle opzioni manifestate dal piano.

Definizione dell’ambito di influenza, individuazione orientamenti iniziali e obiettivi di piano La fase è funzionale alla definizione della portata delle informazioni da includere nel rapporto ambientale e alla individuazione degli orientamenti iniziali e degli obiettivi di piano, così come desumibili dalla documentazione a disposizione.

Verifica ed eventuale integrazione del quadro conoscitivo del DdP

Il quadro conoscitivo del DdP è funzionale a rappresentare i caratteri delle componenti ambientale e territoriale, al fine di individuare le principali criticità e opportunità che il contesto manifesta, le quali contribuiscono a definire i criteri di compatibilità ambientale delle scelte di piano. In questa fase si procede ad una verifica del quadro conoscitivo predisposto dagli estensori del piano, segnalando eventuali necessità di integrazione se si dovessero ravvisare elementi di particolare criticità, anche espressi attraverso il processo partecipativo.

Analisi di coerenza interna, progettazione sistema di monitoraggio

L’analisi di coerenza interna è funzionale a valutare quanto gli obiettivi manifestati dal piano trovino riscontro nelle azioni puntuali (localizzative e regolamentative) dallo stesso definite. La progettazione del sistema di monitoraggio definirà fattori e indicatori di valutazione dell’attuazione del piano e della loro incidenza sulle condizioni ambientali.

Matrice di confronto Politiche e azioni di piano vs. Obiettivi e criteri di sostenibilità ambientale In questa fase si compie il confronto tra gli obiettivi e i criteri di sostenibilità specifici assunti in ragione delle problematiche ambientali della realtà comunale e le politiche e le azioni che il piano ha definito; vengono valutate le possibili interazioni (positive, negative, incerte) ed espressa una valutazione degli effetti attesi.

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Schede tematiche di approfondimento e indirizzo sugli aspetti di criticità ambientale del piano La fase è funzionale a esplicitare, per le interazioni negative tra scelte di piano e obiettivi di sostenibilità, le problematiche principali emerse, e ad fornire indicazioni e suggerimenti in relazione ad eventuali possibili misure e/o interventi di mitigazione/compensazione degli effetti piuttosto che di ri- formulazione delle scelte di piano.

Valutazione finale di sostenibilità ambientale e Rapporto Ambientale

In questa fase conclusiva viene elaborata una valutazione finale della sostenibilità delle scelte di piano e viene redatto il Rapporto Ambientale.

1.3 I MONITORAGGI DEL DDP E VAS Il tutto prenderà spunto da una valutazione degli esiti/effetti riconducibili all’attuazione del vigente PGT sia per quanto attiene il monitoraggio del Documento di Piano, sia per il monitoraggio consegnato dalla precedente procedura di Valutazione Ambientale Strategica.

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2. I CRITERI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Al fine di procedere alla valutazione degli obiettivi e degli orientamenti iniziali che il piano esprimerà, è necessario definire il set di criteri di sostenibilità ambientale attraverso i quali è possibile valutare il livello di sostenibilità delle scelte di piano sulle componenti ambientali. Il riferimento più accreditato per la scelta di tali criteri è il Manuale per la valutazione ambientale redatto dalla Unione Europea7, che individua 10 criteri di sviluppo sostenibile.

10 criteri di sostenibilità dal Manuale UE 1 Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili L’impiego di fonti non rinnovabili, quali i combustibili fossili, i giacimenti minerari e gli aggregati, riduce le risorse disponibili per le future generazioni. Uno dei principi di base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso di tali risorse, rispettando tassi di sfruttamento che non pregiudichino le possibilità riservate alle generazioni future. Lo stesso principio deve applicarsi anche a elementi geologici, ecologici e paesaggistici unici nel loro genere e insostituibili, che forniscono un contributo sotto il profilo della produttività, della biodiversità, delle conoscenze scientifiche e della cultura (cfr. anche i criteri nn. 4, 5 e 6). 2 Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione Quando si utilizzano risorse rinnovabili in attività di produzione primaria come la silvicoltura, l’agricoltura e la pesca, ogni sistema presenta un rendimento massimo sostenibile superato il quale le risorse cominciano a degradarsi. Quando l’atmosfera, i fiumi, gli estuari e i mari vengono usati come “serbatoi” per i materiali di scarto, essi sono trattati anche come fonti rinnovabili, nel senso che si conta sulle loro naturali capacità di autorecupero: nel caso in cui si sovraccarichino tali capacità, si assisterà al degrado delle risorse sul lungo periodo. Occorre pertanto fissarsi l’obiettivo di utilizzare le risorse rinnovabili ad un ritmo tale che esse siano in grado di rigenerarsi naturalmente, garantendo così il mantenimento o anche l’aumento delle riserve disponibili per le generazioni future. 3 Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosi/inquinanti In molte situazioni è possibile utilizzare sostanze meno dannose per l’ambiente ed evitare o ridurre la produzione di rifiuti, in particolare quelli pericolosi. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l’utilizzo di materie che producano l’impatto ambientale meno dannoso possibile e la minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei processi, digestione dei rifiuti e di riduzione dell’inquinamento. 4 Conservare e migliorare la stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi In questo contesto il principio fondamentale è mantenere e arricchire le riserve e la qualità delle risorse del patrimonio naturale affinché le generazioni attuali e future possano goderne e trarne beneficio. Tra le risorse del patrimonio naturale si annoverano la flora e la fauna, le caratteristiche geologiche e fisiografiche, le bellezze naturali e in generale altre risorse ambientali a carattere ricreativo. Del patrimonio naturale fanno dunque parte la topografia, gli habitat, la flora e la fauna selvatiche e i paesaggi, nonché le combinazioni e le interazioni tra di essi e il potenziale ricreativo che presentano; non vanno infine dimenticate le strette relazioni con il patrimonio culturale (cfr. il criterio n. 6). 5 Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche Il suolo e le risorse idriche sono fonti naturali rinnovabili essenziali per la salute e il benessere umani, ma che possono subire perdite dovute all’estrazione o all’erosione o, ancora, all’inquinamento. Il principio fondamentale cui attenersi è pertanto la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già degradate. 6 Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali Il patrimonio storico e culturale è costituito da risorse finite che, una volta distrutte o danneggiate, non possono più essere sostituite. Come accade per le fonti non rinnovabili, i principi che ispirano il concetto di sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un determinato periodo o aspetto, che forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura di una zona. L’elenco annovera edifici di valore storico e culturale, altre strutture o monumenti di qualsiasi epoca, reperti archeologici non ancora riportati alla luce, architettura di esterni (paesaggi, parchi e giardini) e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità (teatri, ecc.). Anche stili di vita, usi e lingue tradizionali costituiscono un patrimonio

7 op.cit.

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storico e culturale che può essere opportuno preservare. 7 Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale Nell’ambito di questo lavoro, per qualità dell’ambiente locale si intende la qualità dell’aria, il rumore, l’impatto visivo e altri elementi estetici generali. La qualità dell’ambiente locale assume la massima importanza nelle zone e nei luoghi residenziali, teatro di buon parte delle attività ricreative e lavorative. La qualità dell'ambiente locale può subire drastici cambiamenti a seguito delle mutate condizioni del traffico, delle attività industriali, di attività di costruzione o minerarie, del proliferare di nuovi edifici e infrastrutture e di un generale incremento delle attività, ad esempio quelle turistiche. E' inoltre possibile dare un forte impulso ad un ambiente locale danneggiato con l’introduzione di un nuovo sviluppo (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell’uso e delle emissioni di sostanze inquinanti). 8 Protezione dell’atmosfera Una delle principali forze trainanti dell’emergere di uno sviluppo sostenibile è consistita nei dati che dimostrano l’esistenza di problemi globali e regionali causati dalle emissioni nell’atmosfera. Le connessioni tra emissioni derivanti dalla combustione, piogge acide e acidificazione dei suoli e delle acque, come pure tra clorofluocarburi (CFC). distruzione dello strato di ozono ed effetti sulla salute umana sono stati individuati negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta . Successivamente è stato individuato il nesso tra anidride carbonica e altri gas serra e cambiamenti climatici. Si tratta di impatti a lungo termine e pervasivi. che costituiscono una grave minaccia per le generazioni future (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell’uso e delle emissioni di sostanze inquinanti). 9 Sensibilizzare alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale La partecipazione di tutti i partner economici per raggiungere lo sviluppo sostenibile è un elemento basilare dei principi fissati alla conferenza di Rio per l’Ambiente e lo Sviluppo (1992). Per realizzare uno sviluppo sostenibile diventa fondamentale sensibilizzare ai temi e alle opzioni disponibili; elementi altrettanto cruciali sono le informazioni, l’istruzione e la formazione in materia di gestione ambientale. Tale obiettivo può raggiungersi attraverso la divulgazione dei risultati della ricerca, inserendo programmi in materia ambientale a livello di formazione professionale, nelle scuole nelle università o nei programmi di istruzione per adulti e creando reti all’interno di settori e raggruppamenti economici. Va infine ricordata l’importanza di accedere alle informazioni in campo ambientale dal proprio domicilio e da luoghi ricreativi. 10 Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile La dichiarazione di Rio stabilisce tra i fondamenti dello sviluppo sostenibile, che il pubblico e le parti interessate vengano coinvolte nelle decisioni che riguardano i loro interessi. Il meccanismo principale è la consultazione pubblica nella fase di controllo dello sviluppo, ed in particolare il coinvolgimento di terzi nella valutazione ambientale. Il concetto di sviluppo sostenibile prevede inoltre un coinvolgimento più ampio del pubblico nell’elaborazione e nell’attuazione di proposte di sviluppo, che dovrebbe consentire di far emergere un maggiore senso della proprietà e della condivisione delle responsabilità.

Come affermato dallo stesso Manuale, tali criteri possono essere contestualizzati alle specificità amministrative e territoriali della realtà locale in cui si opera e alla tipologia di strumento di pianificazione. In questo senso, all’interno di questa VAS del Documento di Piano del PGT, si è optato per ri-declinare tali criteri in direzione di una maggiore pertinenza rispetto ai contenuti procedurali e di merito che potrà assumere il Documento di Piano e le Variazioni del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole che dovessero rilevare sotto il profilo ambientale. Stante la caratteristiche territoriali della regione urbana all’interno della quale si colloca il territorio di San Paolo d’Argon; nella griglia seguente sono quindi riportati tali criteri, che assumono i principi di riferimento di quelli del Manuale UE.

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CRITERI SPECIFICI DI SOSTENIBILITÀ A Tutela della qualità del suolo B Minimizzazione del consumo di suolo C Maggiore efficienza nel consumo e produzione dell’energia D Contenimento della produzione di rifiuti E Tutela e potenziamento delle aree naturalistiche F Tutela e potenziamento dei corridoi ecologici urbani ed extraurbani G Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi H Tutela e valorizzazione dei beni storici e architettonici I Tutela degli ambiti paesistici J Contenimento emissioni in atmosfera K Contenimento inquinamento acustico L Contenimento esposizione ai campi elettromagnetici M Recupero equilibrio tra aree edificate e spazi aperti N Protezione della salute e del benessere dei cittadini

3. OBIETTIVI E CRITERI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DI AUSILIO ALLE SCELTE DI PIANO

Alla luce delle considerazioni riferite nelle sezioni precedenti ed in ragione della fertile funzione che la VAS può assumere, in questo contesto specifico e coerentemente al quadro metodologico di riferimento, nel porsi come strumento di ausilio alla determinazione delle scelte di piano, attraverso una funzione di

- supporto al Documento di Piano nella sistematizzazione e razionalizzazione del processo: problematiche ► obiettivi generali ► obiettivi specifici ► azioni8 - integrazione e verifica del sistema degli obiettivi di piano,

in questa sezione si riprende e conferma il panel di obiettivi e di criteri che hanno informato il percorso VAS del vigente PGT, funzionale a orientare le scelte di piano in direzione di una loro maggiore sostenibilità ambientale, intesa nella sua accezione più larga, che riguarda la componente sociale, economica ed ecologica.

8 Il processo delineato è quello metodologicamente più opportuno, dal punto di vista tecnico come dal punto di vista politico-amministrativo, in qualsiasi processo di pianificazione. Comunemente, - gli obiettivi generali esprimono le finalità di riferimento verso cui sono dirette le attività di pianificazione; rappresentano una meta da raggiungere e sono espressi in forma ideale e generale - gli obiettivi specifici esprimono le finalità intermedie orientate al raggiungimento degli obiettivi generali; sono possibilmente da formulare in modo da essere quantificabili e misurabili - le azioni esprimono percorsi e/o metodi di azione definiti in dettaglio, funzionali a determinare le decisioni e le scelte operative

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3.1 IL SET DI OBIETTIVI DI PIANO Ai fini di ben cogliere gli elementi di monitoraggio ambientale VAS del vigente PGT, introdotti nel precedente Capitolo 1.4.4 si ricorda come era articolato il Quadro degli obiettivi, vale a dire su tre sistemi strutturanti i temi sviluppati poi del Documento di Piano: → obiettivi di qualificazione urbanistica → obiettivi di qualificazione infrastrutturale → obiettivi di qualificazione paesistico-ambientale

3.2 OBIETTIVI DI QUALIFICAZIONE URBANISTICA Gli obiettivi di qualificazione urbanistica sono funzionali a migliorare le condizioni di fruizione, le funzioni e lo stato fisico dei tessuti urbani della città consolidata, all’interno della quale esistono comparti e occasioni di trasformazione la cui ri-progettazione può determinare e accompagnare un diffuso innalzamento della qualità urbana. In prima istanza, le politiche urbanistiche e gli interventi di trasformazione potranno perseguire: → il recupero di aree industriali e residenziali dismesse o sottoutilizzate → la de-localizzazione in aree più idonee delle attività produttive insediate in aree centrali e poco compatibili con le funzioni residenziali al contorno → il recupero e l’ammodernamento di fabbricati fatiscenti → l’adeguamento dell’offerta di sosta e di parcheggi → l’adeguamento della dotazione di spazi a verde attrezzato e il miglioramento del loro livello di fruizione → lo sviluppo dell’offerta commerciale delle aree urbane centrali, complementarmente a processi di qualificazione del contesto urbano → la realizzazione, anche attraverso la compartecipazione di capitale privato, di aree e strutture da dedicare a servizi pubblici e di uso collettivo.

3.3 OBIETTIVI DI QUALIFICAZIONE INFRASTRUTTURALE Gli obiettivi di qualificazione infrastrutturale sono orientati a migliorare sia la funzionalità della rete stradale come fattore di supporto delle relazioni operative e legate agli spostamenti sistematici, sia la qualità dello spazio stradale come elemento di relazione sociale. In questo senso le politiche urbanistiche e gli interventi di trasformazione potranno:

→ mettere a sistema in un quadro organico di coerenze reciproche la mobilità comunale con quella di rilievo sovralocale, adeguando il quadro della mobilità di San Paolo d’Argon agli esiti delle rilevanti trasformazioni infrastrutturali in corso nell’ambito di riferimento d’area vasta (nuova SS42 e interporto di Montello) → individuare una differenziazione funzionale e gerarchica della rete stradale, al fine di procedere ad interventi selettivi e organici di ri-organizzazione degli elementi della circolazione → individuare le criticità viabilistiche in essere, al fine di predisporre interventi selettivi di fluidificazione della circolazione (interventi regolamentativi e sullo spazio fisico) → intervenire sulle situazioni a rischio di incidentalità, attraverso interventi di messa in sicurezza degli utenti deboli della strada (pedoni e ciclisti) e di moderazione del traffico → dare continuità ai percorsi e alle connessioni ciclo-pedonali con i luoghi centrali urbani e con gli elementi attrattori (scuole, campo sportivo, servizi di uso collettivo, ..) → individuare la localizzazione e la tipologia dell’eventuale sviluppo della rete viaria atto a scaricare i tessuti urbani dal traffico passivo di attraversamento e dalla commistione di traffici incongrui → qualificare in modo diffuso la rete stradale in quanto componente centrale dello spazio pubblico urbano e quindi come supporto delle relazioni sociali

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3.4 OBIETTIVI DI QUALIFICAZIONE PAESISTICO-AMBIENTALE Gli obiettivi di qualificazione paesistica e ambientale sono funzionali a definire: • all’interno del tessuto urbanizzato, le politiche per un miglioramento dei fattori di percezione degli elementi di centralità e qualità urbana, in grado di dare maggiore identità alla comunità locale; • all’esterno del tessuto urbanizzato, le politiche atte a salvaguardare e rafforzare la funzionalità delle componenti fisico-ambientali e di lettura del paesaggio collinare e degli elementi lineari di valore (Seniga, Zerra, etc).

In questo senso gli obiettivi prevalenti potranno essere:

→ individuare i criteri di indirizzo progettuale e di valutazione attraverso cui aumentare il livello di sostenibilità ambientale degli interventi di trasformazione (infrastrutturale e insediativa), e le loro forme di mitigazione e compensazione → incrementare la connessione e la fruibilità di spazi a verde attrezzato → recuperare il rapporto fruitivo, anche di tipo ludico e ricreativo, con gli spazi agricoli e la fascia collinare → salvaguardare e valorizzare la rete irrigua minore e gli altri elementi compositivi dello spazio aperto → definire la rete di mobilità lenta di connessione tra tessuti urbani e spazi aperti → qualificare, anche attraverso un ridisegno dei tessuti edilizi interessati, i margini urbani, ovvero il rapporto tra nuclei insediati e campagna, tra tessuti urbani e spazi aperti → valorizzare la funzionalità e la fruizione degli elementi di valore paesistico-ambientale → individuare le opportune sinergie tra le politiche urbanistiche e le politiche ambientali in modo da aumentare l’efficienza delle trasformazioni urbane e territoriali sui fattori energetici, di ciclo della materia (ad es. trattamento dei rifiuti) e igienico-sanitari (inquinamento delle acque, del suolo, atmosferico, acustico, luminoso ..)

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4. GLI OBIETTIVI STRATEGICI TERRITORIALI DELLA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA

4.1 L’EVOLUZIONE DELLA LEGGE REGIONALE N°12/05 E LA LEGGE REGIONALE 31/2014 SUL “CONSUMO DI SUOLO” Va evidenziato che, rispetto all’epoca dell’avvio della VAS del vigente PGT, molto è cambiato nell’approccio e nella sensibilità del legislatore regionale che da un lato ha in primis esteso il campo di applicazione della Valutazione Ambientale Strategica anche a particolari ambiti del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole e, da ultimo, introdotto esplicitamente norme applicative per contrastare il consumo di suolo: la LR31/2014 poi modificata e parzialmente integrata dalla LR16/2017.

Senza dilungarsi sugli aspetti normativi (peraltro fortemente dibattuti soprattutto per gli effetti nella fase cd “transitoria) si pone l’accento sul principio dichiarato all’art.1 punto1 della LR31/2014, cioè la volontà di dettare “…disposizioni affinché gli strumenti di governo del territorio, nel rispetto dei criteri di sostenibilità e di minimizzazione del consumo di suolo, orientino gli interventi edilizi prioritariamente verso le aree già urbanizzate, degradate o dismesse ai sensi dell’art. 1 della l.r. 12/2005, sottoutilizzate da riqualificare o rigenerare, anche al fine di promuovere e non compromettere l’ambiente, il paesaggio, nonché l’attività agricola…”.

La suaccennata e in buona parte controversa “fase transitoria”, normata dall’art.5 della legge, in sintesi definisce i contorni che la portata delle Varianti ai PGT devono osservare in attesa della declinazione delle soglie di consumo di suolo regionale e provinciale.

La posizione regionale sul tema è stata recentemente espressa dalla Circolare del DG Territorio in data 24.03.2015 da cui si estrapolano i passaggi salienti per la nostra procedura di Variante: “Il comma 4 dell’art. 5 restringe le possibilità per i Comuni di approvare “varianti del PGT e piani attuativi in variante al PGT” durante il periodo di adeguamento alla legge, scandito nei tre commi precedenti. Dal momento che la norma esordisce richiamando l’adeguamento finale, ossia quello che dovrà concretizzarsi nel PGT, l’operatività delle restrizioni è da considerare immediata, a far tempo cioè dall’entrata in vigore della L.R. 31, dunque non condizionata da altri adempimenti. Peraltro, tali restrizioni, più avanti meglio precisate, non interessano tutte le articolazioni del PGT, bensì il solo documento di piano e all’interno di questo unicamente le “previsioni di trasformazione”, non anche, ad esempio, gli obiettivi di sviluppo. …. Restano pertanto estranee alla disciplina restrittiva in esame le varianti al piano dei servizi e al piano delle regole, a condizione che le stesse non abbiano incidenza sulle previsioni urbanistiche del documento di piano.

L’auspicio è che anche nei livelli pianificatori che competono alla Regione, in prima battuta, ed a cascata alla Provincia, si definiscano chiari criteri applicabili alla pianificazione comunale.

4.1.1. IL NUOVO CONETTO DI INVARIANZA IDRAULICA - LA LEGGE REGIONALE 4/2016 E IL SUO REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE Al fine di perseguire l’invarianza idraulica e idrologica delle trasformazioni d’uso del suolo e di conseguire, tramite la separazione e gestione locale delle acque meteoriche a monte dei ricettori, la riduzione quantitativa dei deflussi, il progressivo riequilibrio del regime idrologico e idraulico e la conseguente attenuazione del rischio idraulico, nonché la riduzione dell’impatto inquinante sui corpi idrici ricettori tramite la separazione e la gestione locale delle acque meteoriche non esposte ad emissioni e scarichi inquinanti, il presente regolamento definisce, in attuazione dell’articolo 58 bis della legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 (Legge per il governo del territorio), criteri e metodi per il rispetto del principio dell’invarianza idraulica e idrologica e, in particolare, disciplina l’applicazione dei principi di invarianza idraulica e idrologica agli interventi di cui all’articolo 58 bis, comma 2, della l.r. 12/2005,

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con le specificità di cui all’articolo 3, nonché i criteri e i metodi per la disciplina, nei regolamenti edilizi, delle modalità per il conseguimento dell’invarianza idraulica e idrologica, ai sensi dell’articolo 58 bis, comma 4, della l.r. 12/2005. Il Regolamento definisce, altresì: a) ambiti territoriali di applicazione differenziati in funzione del livello di criticità idraulica dei bacini dei corsi d'acqua ricettori, ai sensi dell’articolo 7; b) il valore massimo della portata meteorica scaricabile nei ricettori per il rispetto del principio dell'invarianza idraulica e idrologica nei diversi ambiti territoriali individuati, ai sensi dell’articolo 8; c) modalità di integrazione tra pianificazione urbanistica comunale e previsioni del piano d'ambito di cui all'articolo 48, comma 2, lettera b), della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26 (Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche), nonché tra le disposizioni del presente regolamento e la normativa in materia di scarichi di cui all'articolo 52, comma 1, della stessa l.r. 26/2003, al fine del conseguimento degli obiettivi di invarianza idraulica e idrologica, ai sensi degli articoli 8, comma 5, e 14; d) misure differenziate per le aree di nuova edificazione e per quelle già edificate, anche ai fini dell'individuazione delle infrastrutture pubbliche di cui al piano dei servizi, ai sensi degli articoli 3, 9 e 14; e) indicazioni tecniche costruttive ed esempi di buone pratiche di gestione delle acque meteoriche in ambito urbano, ai sensi dell’articolo 5 e dell’allegato L; f) meccanismi di incentivazione edilizia e urbanistica, attraverso i quali i comuni possono promuovere l'applicazione dei principi della invarianza idraulica o idrologica, nonché del drenaggio urbano sostenibile, ai sensi dell’articolo 15; g) la possibilità, per i comuni, di prevedere la monetizzazione come alternativa alla diretta realizzazione per gli interventi di cui all’articolo 3 previsti in ambiti urbani caratterizzati da particolari condizioni urbanistiche o idrogeologiche, in ragione delle quali sia dimostrata l'impossibilità a ottemperare ai principi di invarianza direttamente nelle aree oggetto d'intervento, ai sensi dell’articolo 16.

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Il regolamento suddivide il territorio regionale in tre classi di cirticità idraulica: Alta, Media e Bassa, come riportato nella cartografia

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sottostante.

Il Comune di San Paolo d’Argon ricade nei Comuni ad alta criticità.

4.2 Il PTR della Regione Lombardia e i suoi piani coordinati La Regione ha da oltre un anno avviato la revisione del Piano Territoriale di Coordinamento (PTR). Sebbene non ancora approvato dal Consiglio Regionale il percorso VAS avviato in parallelo ha già consentito di apprezzare i macro obiettivi ad esso sottesi Appare quindi interessante che, nell’ambito di un percorso di VAS locale che si affaccia oggi nel panorama delle “promozioni territoriali”, vengano riprese, conosciute criticamente e valutate anche le elaborazioni più recenti afferenti la scala territoriale regionale.

A tale fine si estrapolano nel presente documento solo gli aspetti più importanti ed affini allo scopo valutativo che il ricco compendio di studi e indicazioni del PTR contiene9: In primis si coglie come venga assunto che “Il PTR, attraverso la dichiarazione di obiettivi specifici, propone un “progetto” da condividere per il territorio, e restituisce l'immagine della regione che si vuole costruire, la Lombardia del futuro. Il ruolo del PTR è quello di costituire il principale quadro di riferimento per le scelte territoriali degli Enti Locali e dei diversi attori coinvolti, così da garantire la

9 Per la dettagliata analisi delle correlazioni con il territorio di Albano Sant’Alessandro contenute nel vigente PTR si rimanda invece al Cap 4 del Documento di Scoping 2008 del vigente PGT che analiticamente li ha descritte.

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complessiva coerenza e sostenibilità delle azioni di ciascuno e soprattutto la valorizzazione di ogni contributo nel migliorare la competitività, la qualità di vita dei cittadini e la bellezza della Lombardia.

Anziché essere, dunque, uno strumento di pianificazione gerarchicamente sovraordinato, il PTR, nella concezione della l.r. 12/05, costituisce cornice di riferimento interattivo e di raccordo per la pianificazione locale con la quale si pone in costante rapporto dialettico (ad esempio cfr art.13, comma 3). I contenuti programmatici dichiarati per costruire il nuovo PTR intendono: ▪ definire la soglia di regionale di consumo di suolo ed i criteri sottesi; ▪ fornire una nuova rappresentazione strutturale del territorio; ▪ individuare le invarianti strutturali; ▪ riconoscere gli ambiti territoriali omogenei; ▪ costruire una matrice interpretativa dei luoghi; Di seguito un quadro sinottico della “riorganizzazione degli obiettivi del PTR” promossa dalla Regione Lombardia:

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Ad oggi il nuovo PTR è solo annunciato e si riportano di seguito alcuni elementi resi noti dall’Assessorato Regionale al Territorio che anticipano i criteri su cui opereranno le scelte programmatiche:

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Nei primi 5 anni il PTR: •introduce una soglia riduzione del consumo di suolo •avvia il confronto con le Province e a cascata con i Comuni per l’adeguamento dei piani sottordinati •orienta le trasformazioni del suolo libero anche attraverso i CRITERI PER LA PIANIFICAZIONE sovralocale e locale e l’incentivazione della RIGENERAZIONE, in modo da - evitare lo spreco di suolo, soprattutto di quello a maggiore valenza agricola e paesistico- ambientale; - perseguire l’efficienza del sistema insediativo •imposta il MONITORAGGIO affinché la raccolta dei dati avvenga in maniera condivisa con i Comuni e le Province, e sia finalizzata a monitorare uniformemente il fenomeno del consumo di suolo tramite l’Osservatorio regionale e tramite il popolamento di indicatori omogenei per la scala provinciale e quella comunale, tale da innescare un processo circolare PTR-PTCP-PGT Nei primi 5 anni il PGT: definisce il proprio fabbisogno insediativo sulla base della metodologia indicata dal PTR avvia il confronto con la Provincia in riferimento all’ambito territoriale omogeneo in cui ricade; redige la Carta di consumo di suolo in cui il Comune rileva i seguenti INDICATORI:

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A ciò si aggiunge una chiara promozione della rigenerazione come obiettivo per la valorizzazione di territori e ambiti urbani:

Rigenerazione territoriale e urbana - obiettivi

•Contribuire al contenimento del consumo di suolo, •Aumentare la dotazione di verde urbano (pubblico, ambientale, agricolo) •Accrescere la qualità dello spazio pubblico. •Ridurre i consumi energetici del patrimonio edilizio esistente con particolare riferimento a quello pubblico. •Sviluppare programmi di inclusione sociale nei campi della: 1. Edilizia abitativa sociale 2. Offerta scolastica e formativa 3. Occupazione giovanile

Rigenerazione territoriale e urbana – strumenti

Strumenti per la rigenerazione urbana e il riciclo • Piani Territoriali Regionali di rigenerazione – PTRAr • Programmi operativi di rigenerazione d’area vasta • contenuti specifici del DdP anche in base alla Carta del consumo di suolo • Programmi operativi di rigenerazione urbana corredati da uno schema urbanistico e da un programma economico e finanziario di fattibilità

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In parallelo alla revisione del PTR la Regione ha in corso la definizione di una serie di altri piani/programmi settoriali:

PRMT Programma Regionale della Mobilità e dei Trasporti PPSSC Programma Pluriennale per lo Sviluppo del Settore Commerciale POR Programma Operativo Regionale 2014-2020 PSR Programma di Sviluppo Rurale PRIM Programma Regionale Integrato per la Mitigazione dei Rischi PRGR Programma Regionale Gestione dei Rifiuti e Bonifica delle aree

4.2.1 Integrazione del PTR ai sensi della L.R. 31/2014

L'Integrazione del Piano Territoriale Regionale (PTR) costituisce il primo adempimento per l'attuazione della Legge regionale n. 31 del 28 novembre 2014 “Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato”, con cui Regione Lombardia ha introdotto un sistema di norme finalizzate a perseguire, mediante la pianificazione multiscalare - regionale, provinciale e comunale - le politiche in materia di consumo di suolo e rigenerazione urbana, con lo scopo di concretizzare sul territorio il traguardo previsto dalla Commissione europea di giungere entro il 2050 a una occupazione netta di terreno pari a zero. Con d.g.r. n. 6095 del 29 dicembre 2016, in considerazione dei contributi pervenuti rispetto alla proposta di Integrazione del Piano Territoriale Regionale (PTR) pubblicata nel febbraio 2016, la Giunta regionale ha approvato gli elaborati dell'Integrazione del PTR ai sensi della l.r. n. 31 del 28 novembre 2014, e li ha trasmessi al Consiglio regionale per l'adozione. Con D.c.r. n. 1523 del 23 maggio 2017 il Consiglio regionale ha adottato l’Integrazione del PTR ai sensi della l.r. 31 del 2014 sul consumo di suolo. Ad oggi il documento, che stato pubblicato per le osservazioni, non è stato ancora approvato dal Consiglio Regionale.

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4.2.2 Piano Territoriale Paesistico Regionale

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale vigente è stato approvato con DCR del 6 marzo 2001, n. 7/197 Con questo strumento, la Regione Lombardia ha inteso perseguire la tutela e la valorizzazione paesistica dell’intero territorio regionale, mediante la conservazione dei caratteri che definiscono l’identità e la leggibilità dei paesaggi del territorio lombardo, il miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli interventi di trasformazione del territorio e la diffusione della consapevolezza dei valori paesistici e la loro fruizione da parte dei cittadini. Con la DGR 6447 del 16 gennaio 2008 e dicembre 2008 n. 8837, la Giunta regionale ha proceduto all’aggiornamento del Piano Territoriale Paesistico, in quanto ai sensi della LR 12/2005, il Piano Territoriale Regionale (PTR) ha anche natura ed effetti di Piano Territoriale Paesaggistico. Oggi il Piano Paesaggistico Regionale è in fase di revisione, essendo stato messo a disposizione, ai fini della VAS il 17.08.2017.

Il Piano Paesaggistico Regionale ha duplice natura: 1. quadro di riferimento per la costruzione del Piano del Paesaggio Lombardo; 2. strumento di disciplina paesaggistica attiva del territorio.

Il Piano Paesaggistico Regionale in quanto quadro di riferimento è esteso all’intero territorio regionale; in quanto strumento di salvaguardia e disciplina del territorio è potenzialmente esteso all’intero territorio, ma opera effettivamente là dove e fino a quando non siano vigenti atti a valenza paesaggistica di maggiore definizione Gli obiettivi generali del Piano Paesaggistico Regionale si possono così riassumere: ▪ conservazione delle preesistenze e dei relativi contesti e loro tutela nei confronti dei nuovi interventi; ▪ miglioramento della qualità paesaggistica degli interventi di trasformazione del territorio e aumento della consapevolezza dei valori e della loro fruizione da parte dei cittadini.

Unità tipologica di paesaggio Il territorio regionale è suddiviso in 6 grandi fasce longitudinali corrispondenti alle grandi articolazioni dei rilievi, che partendo dalla bassa pianura a nord del Po, si svolgono attraverso l’alta pianura, la collina, la fascia prealpina fino alla catena alpina. Entro queste fasce sono identificati i caratteri tipologici del paesaggio lombardo. Come evidenziato in Tavola A del PPR il Comune di Besana in Brianza si colloca nell’Ambito geografico della Brianza, in particolare nella fascia dell’Alta Pianura caratterizzata dai ripiani diluviali e dell’alta pianura asciutta.

Indirizzi di tutela Gli Indirizzi di Tutela del PPR prescrivono, per gli insediamenti nei paesaggi dei ripiani diluviali e dell’alta pianura asciutta, che vengano tutelate le residue aree di natura e la continuità degli spazi aperti. Vanno riabilitati i complessi monumentali (ville, chiese parrocchiali, antiche strutture difensive) che spesso si configurano come fulcri ordinatori di un intero agglomerato. Gli aspetti particolari e i relativi indirizzi di tutela che caratterizzano queste unità tipologiche di paesaggio sono legati a: ▪ il suolo e le acque; Devono essere previste adeguate operazioni di salvaguardia dell'intero sistema dell'idrografia superficiale e sotterranea; gli interventi di riqualificazione e/o valorizzazione territoriale e paesistica devono essere indirizzati al mantenimento dei solchi e delle piccole depressioni determinate dallo scorrimento dei corsi d'acqua minori che, con la loro vegetazione di ripa, sono in grado di variare l'andamento abbastanza uniforme della pianura terrazzata. ▪ gli insediamenti storici Vanno previsti criteri di organicità e coerenza da applicare negli interventi di recupero delle antiche corti, infatti, l'estrema parcellizzazione proprietaria degli immobili può dare luogo a interventi isolati fortemente dissonanti con le caratteristiche proprie del contesto. Gli interventi di riorganizzazione o

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riqualificazione territoriale devono, inoltre, evitare l'accerchiamento e “l’annegamento” di tali nuclei e abitati nel magma delle urbanizzazioni recenti, anche tramite un'adeguata e mirata pianificazione del sistema degli spazi pubblici e del verde. ▪ le brughiere Occorre salvaguardarle nella loro residuale integrità e impedirne l'aggressione ed erosione dei margini, favorendone, per esempio, la loro riforestazione e, comunque, difendendoli da interventi di trasformazione o di urbanizzazione che possano comprometterne l'estensione e l'equilibrio.

4.2.3 Variante al Piano Paesaggistico regionale

La Giunta regionale ha dato avvio al procedimento di approvazione della variante finalizzata alla revisione del Piano Territoriale Regionale (PTR), comprensivo di Piano Paesaggistico Regionale (PPR), e alla relativa Valutazione Ambientale Strategica (VAS), con la D.g.r. n. 937 del 14 novembre 2013. Con D.g.r. n. 2131 dell'11 luglio 2014 la Giunta regionale ha approvato il documento preliminare di revisione e il rapporto preliminare di VAS. Con D.g.r. 4306 del 6 novembre 2015 la Giunta regionale ha preso atto del “Percorso di revisione del Piano Territoriale Regionale (PTR) e Variante al Piano Paesaggistico Regionale (PPR)“. Il documento traccia gli elementi principali della variante e prosegue l’iter della VAS. Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato nel 2010 dal Consiglio regionale, come previsto dall'art. 19, comma 1, della l.r. n. 12 del 2005, Legge per il governo del territorio, ha natura ed effetti di piano paesaggistico. Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR), sezione specifica del PTR, è lo strumento attraverso il quale Regione Lombardia persegue gli obiettivi di tutela e valorizzazione del paesaggio in linea con la Convenzione europea del paesaggio, interessando la totalità del territorio, che è soggetto a tutela o indirizzi per la migliore gestione del paesaggio. Il PPR ha una duplice natura: di quadro di riferimento ed indirizzo e di strumento di disciplina paesaggistica. Esso fornisce indirizzi e regole che devono essere declinate e articolate su tutto il territorio lombardo attraverso i diversi strumenti di pianificazione territoriale, in coerenza con l'impostazione sussidiaria di Regione Lombardia. Gli studi e gli approfondimenti condotti, direttamente connessi alla variante al Piano o affrontati nell’ambito dello sviluppo delle prime attività dell’Osservatorio per la Qualità del Paesaggio , hanno messo in evidenza l’esigenza di perfezionare e meglio raccordare, in relazione agli obiettivi di tutela, conservazione, valorizzazione, i contenuti del Piano vigente agli obiettivi del D.Lgs. n.42/2004. Oggi, ai fini di un migliore sviluppo del Piano la Regione, Lombardia ha ritenuto necessario operare modifiche ed aggiornamenti di carattere generale con riferimento all’assetto e alla forma del Piano, e un allineamento ed una migliore coerenza delle scelte di sviluppo territoriale e di governo urbano, derivanti dagli indirizzi del PTR, con gli obiettivi di qualità’ del paesaggio e del suo migliore utilizzo individuati dal PPR.

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4.3 IL PTCP DELLA PROVINCIA DI BERGAMO E L’ATTUALE STATO EVOLUTIVO Posto che l’attuale livello pianificatorio provinciale in vigore conferma quanto già assunto in sede di formazione del vigente PGT, si ritiene utile fornire oltre a fuochi tematici dello stesso anche una carrellata delle principali azioni di aggiornamento integrazione e modifica oggi avviate e rese note dalla Provincia.

Il vigente PTCP della Provincia di Bergamo, all’interno delle “linee guida per il dimensionamento e l’individuazione degli sviluppi insediativi, per la verifica dell’impatto ambientale e della riqualificazione architettonica ed urbanistica degli interventi di trasformazione territoriale ed edilizia” di cui all’art. 16, comma 1, lett. e) delle NdA, individua alcuni obiettivi specifici e strategie ai quali fare riferimento nella formulazione delle prime ipotesi di definizione delle strategie del Documento di Piano del PGT di San Paolo d’Argon. Essi sono come di seguito sintetizzabili: ▪ contenimento della domanda di mobilità puntando quindi ad una distribuzione equilibrata tra posti di lavoro e residenza ▪ organizzare i nuovi insediamenti tenendo in considerazione le esigenze di accessibilità dell’attuale sistema dei trasporti (rete stradale,trasporto pubblico) ▪ perseguire la compattezza degli insediamenti ▪ garantire l’accessibilità al trasporto collettivo ▪ ridurre l’esposizione degli abitanti al rumore e all’inquinamento da traffico ▪ valorizzazione dei sistemi a rete verdi, riqualificazione del sistema delle cave A loro volta, le grandi strategie vengono declinate in otto azioni puntuali, ulteriormente raffinate in distinte sottoazioni: 1.a – salvaguardia della risorsa “suolo agricolo” 1.b – contenimento delle trasformazioni e del consumo di suolo 2.a – difesa dal rischio idrogeologico ed idraulico 2.b – miglioramento della qualità dell’aria 2.c – tutela della qualità delle acque superficiali e sotterranee 3.a – rete con valenza ambientale-paesistica e sistema di contiguità del verde 3.b – varietà e diversità biologica delle aree 4.a – tutela e riqualificazione del paesaggio esistente 4.b – riqualificazione di ambiti degradati e di frangia 4.c – qualificazione dei nuovi interventi 5.a – tutela del patrimonio architettonico di interesse storico, artistico, culturale ed ambientale 6.a - grado di cooperazione intercomunale e integrazione servizi 6.b - contenimento spostamenti e uso del trasporto pubblico 6.c - percorsi ciclo-pedonali casa-lavoro-servizi 6.d – accessibilità alle aree di interscambio modale 7.a – compattazione tessuto insediativo, ricostituzione forma urbana, evitare aree/complessi produttivi isolati 7.b – sviluppi insediativi rapportati agli effettivi fabbisogni, priorità recupero dell’esistente, centri storici e aree degradate 7.c – adeguato mix funzionale residenza, commercio e servizi 8.a – recupero del patrimonio dismesso, riutilizzo di complessi e aree produttive esistenti, compatibilità con altre funzioni

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Tali strategie divengono il primo punto di riferimento per la valutazione ambientale strategica del Documento di Piano, anche in termini di coerenza esterna.

Si riportano per estratto alcune più significative riguardanti il territorio di San Paolo d’Argon:

TAV. E2 – Paesaggio e Ambiente

TAV. E4 – Organizzazione del territorio e sistemi insediativi

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TAV. E5 – Paesaggio e Ambiente

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TAV. E5 – Centri e nuclei storici – Elementi storico architettonici

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TAV. E3 – Infrastrutture per la mobilità

Inoltre il territorio del comune di San Paolo d’Argon è largamente ricompreso nella tavola ricognitiva del PTCP denominata “Delimitazione aree doc valcalepio ed IGT”.

Il preannunciato carnet evolutivo di piani e programmi oggi palese è così riassumibile:

4.3.1. LINEE GUIDA PER IL DIMENSIONAMENTO E L’INDIVIDUAZIONE DEGLI SVILUPPI INSEDIATIVI - AGGIORNAMENTO 2014 Gli articoli 14 e 16 delle NdA del PTCP individuano le “LINEE GUIDA” quali strumenti di attuazione specifici del Piano Territoriale aventi valore di “direttiva”. Come tali esse indicano “finalità e modalità operative da osservarsi nella pianificazione alla scala subprovinciale e comunale…” dalle quali “gli strumenti urbanistici di carattere subprovinciale o locale possono discostarsi motivatamente”.

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Al fine di garantire alle Linee Guida contenuti e indirizzi adeguati alle esigenze di coordinare i contenuti dei PGT con le direttive del PTCP, salvaguardando nel contempo il principio dell’autonomia comunale in materia di pianificazione, la stesura delle Linee Guida è stata il più possibile basata su elementi che possano garantire un oggettivo e adeguato rapporto con la realtà delle specifiche situazioni territoriali e socio economiche locali, proponendo indicazioni che si configurino come proposte ragionevoli e “convincenti”. L’art 27 comma 4 delle NdA del PTCP, relativo alla valutazione di compatibilità degli strumenti urbanistici comunali, in materia di “direttive”, e quindi anche in ordine alle Linee Guida, così precisa: “Nel caso di scostamento motivato da elementi aventi valore di direttiva le motivazioni saranno oggetto di valutazione congiunta”, tra Comune e Provincia. L’adeguamento delle “Linee Guida per il dimensionamento e l’individuazione degli sviluppi insediativi, per la verifica dell’impatto ambientale e della qualificazione architettonica degli interventi di trasformazione territoriale ed edilizia” costituiscono un primo chiaro esempio degli elementi che possono essere fatti rientrare all’interno della verifica di compatibilità, così come definita dal 1° comma dell’art. 18 della LR 12/2005. Ovviamente esse andranno poi traguardate con i nuovi criteri di individuazione della soglia provinciale di consumo di suolo, ancora da definirsi.

4.3.2. LE MODIFICHE DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE RELATIVO AD AREE RICADENTI IN AMBITI NORMATI DAGLI ARTT. 54 E 66 DELLE NTA - RETE ECOLOGICA PROVINCIALE - RETE VERDE PROVINCIALE (REP-RVP) La Provincia ha adottata una variante al PTCP per il MACROTEMA 2, con contestuale presa d’atto degli studi sul territorio provinciale per descrivere e delineare il quadro di riferimento normativo per la Rete Ecologica Provinciale - Rete Verde Provinciale (REP-RVP). Lo studio per la Rete Ecologica Provinciale - Rete Verde Provinciale sviluppa i contenuti e gli indirizzi previsti dal PTCP, NdA art. 17, 74 e 75 e tav E5.5. La cornice normativa per la Rete Ecologica Provinciale è rappresentata dalla Rete Ecologica Regionale (DGR 30.12.2009 N. VIII/10962). Il riferimento normativo per la Rete Verde Provinciale è il Piano Territoriale Regionale-Piano Paesaggistico, con particolare riferimento all’art.24 della Normativa che ne definisce i contenuti anche in rapporto con gli altri strumenti di governo del territorio. I contenuti qui sviluppati fanno riferimento alla cospicua dotazione di studi e analisi confluite nel Documento Preliminare della rete ecologica provinciale (presa d’atto della G.P. 559 del 23.10.2008). Il disegno di Rete Ecologica Provinciale, tav 1a, ha ripreso gli elementi di primo livello della Rete Ecologica Regionale-RER (Rete Natura 2000, aree protette, aree prioritarie per la biodiversità in pianura e Oltrepò, corridoi primari, gangli primari, varchi);

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in appoggio a tale disegno la rete ecologica provinciale riconosce un primo livello associabile al primo livello regionale quale elemento strutturante l’assetto ecosistemico del territorio provinciale. La tav 0 restituisce il disegno della RER e evidenzia le modificazioni/integrazioni di dettaglio introdotte con il disegno provinciale. In termini generali sul primo livello RER, confermati corridoi e varchi, si è operata una definizione di maggiore dettaglio, proprio del livello provinciale, con due categorie di intervento: - riprendere e ridefinire il disegno in corrispondenza degli abitati - articolare il disegno di rete di primo livello nella fascia pedemontana e di alta pianura Per le reti di primo livello, sia regionale sia provinciale, il quadro dispositivo è quello definito dalla RER. E’ stato ritenuto opportuno elevare il primo livello provinciale al primo livello RER. Muovendo dal disegno della rete di secondo livello RER, la Rete Ecologica Provinciale (REP) identifica una rete di secondo livello in appoggio al primo livello “strutturante”. Le disposizioni per il secondo livello fanno riferimento a quanto definito per la Tav 1b rispetto agli elementi funzionali e qualitativi-prestazionali della rete ecologica. La tav 1b definisce quindi un disegno di rete volto a farne emergere gli aspetti funzionali e a favorire la declinazione alla scala locale di politiche e misure di qualificazione e potenziamento. In tal senso vengono esplicitati gli elementi di raccordo con la normativa del PTCP, gli indirizzi di qualificazione e ingredienti per opzioni attuative percorribili con riferimento alla gestione degli strumenti abilitativi edilizi di livello comunale e gli strumenti di governo territoriale (comunale e intercomunale). La tav 2 rappresenta il disegno di Rete Verde Provinciale (RVP); il quadro dispositivo di riferimento è rappresentato dal Piano Territoriale Regionale, art. 24 (del quale il disegno di RVP rappresenta l’articolazione integrata con programmi di fruizione sostenibile del territorio) e dal Piano Paesaggistico-Tracciati base paesistici. La RVP contiene la rete della mobilità dolce esistente, i percorsi di fruizione paesistica ex art.70 del PTCP, i percorsi di valore storico e naturalistico, i corridoi di connessione da valorizzare, gli elementi di valore storico e territoriale. Per la Rete Verde valgono le disposizioni del vigente Piano Paesaggistico Regionale e le disposizioni di cui al titolo II del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale; l’apparato analitico descrittivo e le componenti interpretative di emersione dei valori paesaggistici contenute negli studi per la REP-RVP rappresentano elementi di ausilio per i processi di valutazione connessi con l’approvazione di strumenti di trasformazione urbanistica ed edilizia. Le 11 schede, riferiti ai quadranti definiti nella RER, contengono gli approfondimenti analitico-descrittivi delle componenti ecologico- ambientali propri del livello provinciale; le schede sono integrate anche degli aspetti storico-paesaggistici con riferimento ai contenuti della rete verde provinciale. Pur non contenendo espliciti indirizzi normativi, le schede si pongono quali elementi di riferimento per le procedure di

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valutazione ambientale e paesaggistica propria degli strumenti di pianificazione e di programmazione territoriale. Il territorio di San Paolo d’Argon è inserito nelle Schede n° 7 e n°9.

4.3.3. L’ ADEGUAMENTO DEL PTCP CON L’INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI AGRICOLI STRATEGICI Nel merito dei contenuti dell’adeguamento proposto si rappresenta che: - sono state censite le aree selezionando “Contesti Geografici” ed “Areali Strategici”, in essi ricomprendendo anche i territori DOP IGT etc, come ad esempio il perimetro della Zona del Valcalepio Doc che ha confini ben precisi definiti da protocolli specifici;

- San Paolo d’Argon è inserito nella “Regione Agraria 7 – Colline del Medio Cherio”;

- La normativa prevede che i PGT individuino e perimetrino alla scala di maggior dettaglio rispetto a quella provinciale, gli specifici areali non indicati dal PTCP, ma presenti nel territorio comunale, ma che risultino destinati alle attività agricole di interesse strategico, nonché, sulla base di studi agronomici, le aree che per carattere e vocazione possano essere destinate a tali attività.

Non risulta ad oggi completato l’iter di approvazione della variante.

4.3.4. L’ACCORDO DI PROGRAMMA “ARCO VERDE” PER UNA INFRASTRUTTURA ECOLOGICA DI LIVELLO PROVINCIALE il territorio comunale è interessato dal progetto provinciale che intende promuovere la riconnessione ecologica e naturalistica di un ampio arco territoriale che si propone di tessere con continuità le trame verdi e le reti di collegamento faunistico e naturalistico tra il fiume Adda e l’.

Il progetto è ormai stato presentato e approvato nelle sedi provinciali, si tratterà ora di far convergere finanziamenti per la sua attuazione concreta. In tal caso, oltre che coordinare le previsioni urbanistiche, il comune di San Paolo d’Argon potrà beneficiare di ulteriori miglioramenti del suo equipaggiamento naturalistico- ambientale e paesaggistico.

4.3.5. L’AVVIO DEL PROCEDIMENTO DI REVISIONE DEL PTCP A SEGUITO DELLA LR 31/2014 E DEL DLGS 56/2014 Lo Statuto della Provincia di Bergamo, approvato il 5 marzo 2015, prevede all’art. 6 l’istituzione delle “Zone Omogenee” che sono poi riprese all’art. 5, c. 2, lett. d) e c. 3, lett. a) e all’art. 39, c. 1 e all’art. 42, c. 1.

A tal proposito si rileva che ai sensi del testo unico enti locali - TUEL (c. 2, art. 6 (Statuti comunali e provinciali) lo Statuto può stabilire i criteri generali in materia di

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organizzazione dell'ente, le forme di collaborazione fra comuni e province, della partecipazione popolare, del decentramento e che la lettera d) del c. 2 art. 42 (Attribuzioni dei consigli) chiarisce peraltro che tra le competenze del Consiglio provinciale figurano gli atti relativi alla istituzione, compiti e norme sul funzionamento degli organismi di decentramento e di partecipazione.

Il Decreto del Presidente della Provincia di Bergamo n. 48 del 24/03/2016, “Individuazione delle zone omogenee”, individua tuttavia dette Zone Omogenee ai sensi del precitato art. 6 dello Statuto provinciale ma anche in riferimento al comma 57 della legge 56/2014: mentre è noto che in realtà questa disposizione è riferita unicamente alle “province montane” (per la Lombardia Sondrio) e alle “Città Metropolitane” (per la Lombardia: Milano) e sempre sulla base di specifica “intesa con la Regione”.

Vale la pena di precisare che per le altre province, invece, la disposizione di riferimento della stessa legge 56/2014 è l’art. 1, comma 89 c he prevede che “lo Stato e le regioni, secondo le rispettive competenze, attribuiscono le funzioni provinciali diverse da quelle di cui al comma 85, in attuazione dell’articolo 118 della Costituzione, nonché al fine di conseguire le seguenti finalità: individuazione dell’ambito territoriale ottimale di esercizio per ciascuna funzione; efficacia nello svolgimento delle funzioni fondamentali da parte dei comuni e delle unioni di comuni; sussistenza di riconosciute esigenze unitarie; adozione di forme di avvalimento e deleghe di esercizio tra gli enti territoriali coinvolti nel processo di riordino, mediante intese o convenzioni. Sono altresì valorizzate forme di esercizio associato di funzioni da parte di più enti locali, nonché le autonomie funzionali.

In ambito regionale, l’indicazione in via sperimentale di “zone omogenee eventualmente individuate negli Statuti provinciali” è stata prevista dall’ art. 7, comma 1, della Legge Regionale 8 luglio 2015 , n. 19 “Riforma del sistema delle autonomie della Regione e disposizioni per il riconoscimento della specificità dei territori montani in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56.”.

Ma detta indicazione è prevista “in accordo con la Regione” e nell’ambito dei tavoli istituzionali di confronto instituiti dal medesimo art. 7 in ogni provincia

E’ inoltre ivi previsto che “II tavolo può altresì considerare, in via sperimentale, le zone omogenee quali ambiti territoriali ottimali per l'esercizio di specifiche funzioni, conferite o confermate dalla Regione alle province, con il concorso di comuni, forme associative intercomunali o comunità montane”.

In questa sede è utile infine rilevare che il già citato Decreto del Presidente della Provincia di Bergamo n. 48 del 24/03/2016 cita al punto 4 del dispositivo uno “schema d’intesa con Regione Lombardia”, ai sensi dell’art. 1, della legge 56/2014” che non risulta essere stato sottoposto a Regione Lombardia così come non risulta effettuata la ivi prevista (punto 6) “trasmissione del decreto a Regione Lombardia”.

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Quanto al percorso regionale, va precisato che con DGR 4879 del 7 marzo 2016 “Costituzione dei tavoli istituzionali di confronto ai sensi dell’art. 7 della legge regionale 8 luglio 2015, n. 19 e dell’art. 1, comma 2, legge regionale 12 ottobre 2015, n. 32” si è provveduto ad avviare la procedura di attivazione di detti Tavoli in ciascun territorio provinciale.

Per il territorio bergamasco, l’istituzione del Tavolo di confronto è avvenuta nella sessione di insediamento dell’11 aprile 2016 presso l’UTR Bergamo, alla quale hanno preso parte sia il Presidente della Provincia che il Sindaco del Capoluogo. In questo contesto è avvenuta l’illustrazione degli orientamenti dei partecipanti al Tavolo rispetto alle proposte regionali di riordino territoriale nonché dei processi autonomamente avviati in sede locale in materia.

Quindi, in attuazione a quanto previsto dall’art. 6 dello Statuto, la Provincia di Bergamo con decreto n. 48 del 24 marzo 2016, ha individuato all’interno del territorio provinciale 11 zone omogenee, articolate come da documento allegato 1 ed ha identificato nell’Assemblea dei Sindaci dei comuni facenti parte di ciascuna Zona l’organismo di coordinamento.

Si rileva il carattere sperimentale della suddetta articolazione territoriale nella logica di promuovere forme di governo territoriale che possano sviluppare una dimensione della intercomunalità non solo attraverso la promozione delle gestioni associate dei servizi, ma fornendo una risposta istituzionale al tema della coesione economico-sociale e dello sviluppo dei territori costituiti da enti tra loro omogenei per identità culturali e caratteristiche socio economiche. In tal senso la zona omogenea diviene il perimetro all’interno della quale sperimentare l’associazionismo tra comuni nell’ottica di promuovere e diffondere lo sviluppo e l’innovazione dell’intero territorio provinciale.

Il ruolo della Provincia quale nuovo ente di Area Vasta si configura nel coordinamento e nella promozione di un sistema integrato di interventi e servizi, utile a far emergere e valorizzare tutte le risorse esistenti, un’agenzia di servizio e di sviluppo governata dagli enti locali capace a sua volta di mettersi in rete e far mettere in rete amministrazioni locali con altre realtà pubbliche e private, anche ad un livello interprovinciale.

Indirizzi generali per il funzionamento e l’organizzazione delle assemblee dei sindaci/zone omogenee

Finalità

Attraverso l’individuazione delle zone omogenee la Provincia di Bergamo intende: - promuovere l’efficace coordinamento delle politiche pubbliche relative allo svolgimento delle funzioni dei comuni ai fini di un'ottimale organizzazione dei servizi sul territorio anche attraverso il rafforzamento di gestioni associate di servizi, unioni dei comuni, fusioni;

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- favorire la compartecipazione delle amministrazioni locali alle scelte di indirizzo che l’ente di area vasta esplica nell’ambito delle funzioni fondamentali così come definite dalla L. 56/2014 e delle funzioni non fondamentali ad esso delegate quali: pianificazione territoriale provinciale di coordinamento e tutela e valorizzazione dell'ambiente pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale e costruzione e gestione delle strade provinciali programmazione provinciale della rete scolastica raccolta ed elaborazione di dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali; gestione dell'edilizia scolastica controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale protezione civile formazione professionale, politiche del lavoro, centri per l’impiego e attività produttive politiche sociali, associazionismo e volontariato turismo, cultura e sport vigilanza ittico-venatoria - promuovere, anche mediante la stipula di protocolli di intesa, progetti e reti di partenariato sovra comunali e tra soggetti pubblici e privati per la realizzazione di iniziative finalizzate allo sviluppo e all’innovazione del territorio; - favorire il raccordo tra i servizi anche attraverso protocolli di intesa tra zone omogenee attigue o tra zone omogenee interprovinciali.

Composizione e organismi di coordinamento

Sono organismi di coordinamento delle zone omogenee: l’Assemblea e il Coordinatore. L’Assemblea dei Sindaci dei Comuni è presieduta da un Coordinatore individuato nel Sindaco del Comune con maggior popolazione legale, ovvero dal Presidente della Comunità Montana o dell’Associazione di Comuni laddove il territorio della Zona omogenea coincida in toto, ovvero in modo prevalente, con il territorio della stessa Comunità Montana o Associazione di Comuni; ai lavori dell’Assemblea prende parte il Presidente della Provincia o un suo delegato; L’Assemblea è composta dai Sindaci dei comuni il cui territorio sia compreso nella zona omogenea di riferimento. Possono partecipare all’Assemblea, in funzione delle materie specifiche individuate nell’ordine del giorno, assessori e/o consiglieri delegati dal sindaco. Al fine di consentire una efficace partecipazione e condivisione dei comuni al governo della Provincia di Bergamo, l’Assemblea può esercitare funzioni consultive o propositive nei confronti degli organi dell’ente di area vasta attraverso la formulazione di pareri con i voti dei sindaci dei comuni che rappresentano la metà più uno dei comuni appartenenti la zona e la metà più uno della popolazione complessiva della zona.

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Il Coordinatore rappresenta la zona nei rapporti con gli altri enti pubblici e con i privati e promuove la partecipazione dei soggetti pubblici e privati alla definizione di piani, programmi e progetti a rilevanza zonale. La Provincia di Bergamo esercita il coordinamento delle assemblee dei sindaci/zone omogenee attraverso la convocazione di un Tavolo dei Coordinatori. In seno al Tavolo dei Coordinatori sono esaminate le questioni di interesse generale riguardanti le ricadute sulle zone derivanti dall’esercizio delle funzioni e dei servizi di competenza della Provincia di Bergamo, nonché le problematiche legate all’esercizio delle funzioni e dei servizi gestiti nell’ambito delle zone medesime. Per ciascuna zona omogenea possono essere costituiti tavoli tematici composti da funzionari dei comuni interessati il cui coordinamento è assunto dal dirigente apicale dell’ente Coordinatore. Il comune di San Paolo d’Argon è inserito nella Zona 2 – Laghi Bergamaschi, comprendente i seguenti comuni: , , , , , , , , Castro, , , , , , , , , , , , Grone, , , , , , Predore, , , , San Paolo d'Argon, , , , , , , , , , , .

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4.4 IL PLIS DELLE VALLI D’ARGON

Il P.L.I.S. delle Valli d’Argon è ubicato in posizione quasi baricentrica rispetto al territorio della provincia di Bergamo. Sono interessati, in maniera parziale, i territori amministrativi dei comuni di Albano Sant’Alessandro, Cenate Sotto, San Paolo d’Argon e Torre dè Roveri siti nella provincia di Bergamo. La denominazione “Valli d’Argon” è stata attribuita evidenziando il Monte d’Argon che è elemento fisico e toponomastico caratterizzante il territorio del Parco. La particolare collocazione prossima agli abitati e, in generale, nell’area più densamente abitata della provincia, la vicinanza al capoluogo, il processo di conurbazione e l’intensa urbanizzazione est-ovest tipica della fascia pedemontana della Lombardia, fanno assumere al Parco un ruolo ancor più importante sia dal punto di vista della fruibilità sia di quello legato alla conservazione del territorio. Il carattere “sovraccomunale” è, nel caso in esame, ben affermato da una potenzialità fruitiva del Parco, che si estende oltre gli abitanti dei territori amministrativi interessati. Gli abitanti dei territori interessati dal Parco sono al 31 dicembre 2003 pari a 16.730 unità, numero che conferma l’alta potenzialità di fruizione dell’area e contemporaneamente il ruolo strategico del Parco.

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La particolare forma a “ventaglio” con valli che si aprono in direzioni diverse e il paesaggio caratterizzato da una serie di dolci colline intervallate da valli più o meno ampie, introducono un tema importante nell’approccio ambientale al territorio: i corridoi ecologici. Il tema del corridoio ecologico, ormai diffuso anche nella pianificazione locale, è un carattere primario dei P.L.I.S. ed è, nel contesto in esame, ben connotato. Infatti, tale ruolo di collegamento fra aree ricche di fauna e di flora, rappresentate dai rilievi collinari e dalle incisioni fluviali, e le aree periurbane e di pianura maggiormente antropizzate e povere di biodiversità costituisce uno degli obiettivi del Parco. La presenza vicina dell’Oasi della Valpredina del WWF in comune di Cenate Sopra (BG) è un ulteriore elemento di ricchezza naturalistica che favorisce la diffusione entro l’ambito in esame e gli ambiti urbanizzati al contorno di flora e fauna endemica. Tale ricucitura biologica del sistema collinare è altresì favorita dal reticolo idrografico che si estende verso la pianura alimentando il bacino del torrente Zerra. La valle Sarradesca, dalla quale trova origine il torrente Zerra, la valle di Albano e la valle del Rio Seniga che

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divide i territori di San Paolo d’Argon e di Cenate Sotto sono le principali aste fluviali di un reticolo idrografico ben più complesso e ricco. Un carattere comune di questi torrenti è la loro natura di corsi d’acqua, che trovano origine appunto nelle incisioni collinari e il loro carattere impetuoso limitato solo in caso di forti piogge.

Gli studi del PLIS, cui si rimanda per ampiezza conoscitiva, forniscono anche interessanti elementi di base sul Quadro naturalistico e ambientale in ordine a: Il clima e i dati bioclimatici [Dati della STAZIONE METEO DI , TRESCORE BALNEARIO E CENATE SOPRA e dell’Istituto Sperimentale di Cerealicoltura di Bergamo ()]; LA VEGETAZIONE; FAUNA;

E’ inoltre importante segnalare come gli studi del PLIS tengono a evidenziare che l’individuazione della perimetrazione del P.L.I.S. di un’area non assegna in maniera automatica un grado di giudizio negativo per il territorio “esterno” al Parco, ma anzi si è coscienti che la tutela e la valorizzazione del Parco delle Valli d’Argon abbiano i loro presupposti nella tutela delle aree di contorno altrettanto significative e integranti del paesaggio.

Sono infine declinati i prioritari interventi che il PLIS si propone di attivare: “L’area perimetrata, presenta diversi ambiti ricchi di naturalità e di storia, che si prestano ad una valorizzazione sensibile e attenta al paesaggio. Anche il sistema della materia storica, costituito prevalentemente di ville e giardini, da edifici rurali e da percorsi di collegamento si presta ad essere valorizzato attraverso iniziative tese alla conservazione e al recupero della materia originaria e mediante la divulgazione di quei processi storici, sociali ed economici, che hanno definito il paesaggio”…“In particolare il programma di intervento prevede una serie di progetti tesi a conservare e recuperare il paesaggio agrario, riqualificando quei caratteri connotativi dell’ambiente e stimolando un nuovo rapporto fra uomo e territorio collinare fondamentale per un vero rilancio del sistema pedemontano”. Fra i progetti previsti si possono individuare i seguenti tesi a: 1. promuovere l’area mediante pubblicazioni e seminari finalizzati a far conoscere i contenuti e le emergenze del Parco; 2. recuperare e valorizzare il sistema viario costituito da sentieri, mulattiere e strade mediante la riscoperta di antichi tracciati, nonché la riqualificazione paesistica dei punti panoramici presenti lungo tali vie; 3. rilanciare una fruibilità dei boschi e delle valli anche attraverso nuovi percorsi, luoghi di sosta e di godimento panoramico, che esaltino le caratteristiche naturali e la presenza delle numerose emergenze architettoniche; 4. valorizzare le attività agricole presenti, incentivando colture tradizionali e compatibili con il paesaggio, anche mediante la verifica attenta delle reali necessità produttive; 5. uniformare gli interventi edilizi comuni sul territorio quali ad esempio recinzioni, interventi sull’alveo dei corsi d’acqua mediante l’adozione di un “manuale degli interventi” con tecniche attente all’ambiente naturale; 6. promuovere una serie di studi naturalistici e approfondimenti di carattere storico-sociale al fine di evidenziare le potenzialità dell’area e diffondere i contenuti scientifici; 7. promuovere le attività turistiche e di servizio compatibili con l’ambiente e individuare le modalità e le strategie di valorizzazione delle diverse attività sportive quali trekking, mountain bike ed equitazione;

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8. attivare tutte le iniziative di studio promozionali e pubblicitarie del P.L.I.S. al fine di rilanciare le attività alberghiere ed economiche legate alle vacanze e al tempo libero, nonché le attività agricole compatibili per la conservazione del territorio; 9. riqualificazione dei coni panoramici di cui l’area è ricca, mediante l’interramento di linee tecnologiche aeree, l’asportazione e la razionalizzazione dei pali relativi alla segnaletica, alla pubblicità, ecc. La riqualificazione sarà attenta anche nei confronti dell’inquinamento luminoso notturno, prodotto dall’eccessivo carico di luci artificiali; 10. recuperare quelle parti di paesaggio degradate da nuovi interventi non intonate all’ambiente, mediante progetti indirizzati a recuperare il continuum paesistico collinare. Nella sezione di monitoraggio ambientale si dà conto dei programmi attuati dal PLIS nel corso di vigenza del PGT.

4.5 IL SET DEI RAPPORTI AMBIENTALI A LIVELLO REGIONALE [VAS DEL PTR E SIVAS] Nel presente documento preliminare di orientamento si ritiene utile segnalare il set di procedure, documenti e rapporti a sfondo ambientale attivati alle diverse scale territoriali e interessanti il comune di San Paolo d’Argon. Il primo insieme complesso di informazioni e indirizzi è espresso dal Rapporto Ambientale del Processo di VAS del nuovo Piano Territoriale Regionale (v. precedente capitolo 3.3) Il Rapporto contiene una articolata gamma di criteri ambientali integrati (per i contenuti si rimanda ai documenti integrali) In allegato al Rapporto Ambientale del PTR (Allegato VII) vengono elencati una serie di indicatori di monitoraggio di certo interesse. Allo stesso tempo la Regione Lombardia ha allestito un vero e proprio Sistema Informativo sulle procedure ambientali di facile e aperta consultazione attraverso il web (il SIVAS) che rappresenta utile strumento per la contestualizzazione spazio- temporale dell’avanzamento analitico descrittivo sotto il profilo ambientali dei territori comunali. Ad esso ci si avvarrà per ogni affondo tematico di tale livello,

4.6 IL SET DEI RAPPORTI AMBIENTALI A LIVELLO PROVINCIALE Il secondo insieme complesso di informazioni e indirizzi riguarda la scala provinciale ed in particolare la preziosa esperienza dei Rapporti Ambientali avanzati dalla Provincia di Bergamo con il percorso di Agenda 21 locale ed i Piani di Azione connessi. La Provincia di Bergamo, profondamente consapevole dell’importanza di questo mandato, ha avviato ormai da diversi anni il proprio percorso di Agenda 21 provinciale, sancito dall’approvazione della Carta di Aalborg da parte della Giunta Provinciale nel giugno 2001 e dall’adesione alla Campagna delle Città Europee Sostenibili. Nel corso di questi ultimi anni, l’Agenda 21 Locale della Provincia di Bergamo ha prodotto numerosi risultati: l’avvio del Forum Provinciale (2002), la redazione della prima “Relazione sullo Stato dell’Ambiente ed aspetti sanitari correlati nella Provincia di Bergamo” (2003), la sperimentazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP – 2003/2004), la costruzione partecipata e condivisa del Piano d’azione Ambientale (2005), l’avvio dei gruppi di lavoro tematici interni al Forum Provinciale (2003 e 2005), il sistematico coinvolgimento degli attori locali e sostegno alle iniziative di A21L presenti sul territorio. Alcune di queste attività sono

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state possibili grazie al cofinanziamento ottenuto dal progetto “Le azioni per la sostenibilità in Provincia di Bergamo” da parte del Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio. Successivamente vengono presentati il primo, secondo terzo e quarto (per ora ultimo) aggiornamenti della “Relazione sullo Stato dell’Ambiente ed aspetti sanitari correlati nella Provincia di Bergamo”, realizzati da due a otto anni di distanza dalla sua pubblicazione e sempre in collaborazione con l’ASL di Bergamo che ne ha approfondito gli aspetti sanitari. Questo lavoro nasce dalla consapevolezza dell’importanza che ricopre il monitoraggio continuo dello stato dell’ambiente e dell’efficacia delle azioni intraprese per la sua tutela e protezione. L’aggiornamento ha riguardato principalmente quei fattori di rischio che erano stati individuati come critici e necessari di un approfondimento ovvero: 1. Inquinamento atmosferico, soprattutto da traffico veicolare (PM10) ed effetti sulla salute: mortalità e ricoveri per patologia respiratoria, soprattutto nei bersagli più sensibili (bambini, anziani). Viene confermato, se pur con un leggero trend in miglioramento, l’effetto negativo sullo stato di salute della popolazione esposta e più a rischio, ai principali inquinanti da traffico veicolare. 2. Qualità dell’acqua (potabile, sotterranee e di falda, acque superficiali, di balneazione): a. i controlli evidenziano una sostanziale tenuta della qualità dell’acqua potabile in provincia di Bergamo; b. un miglioramento delle acque superficiali dal punto di vista microbiologico, confermato, anche se indirettamente, da una riduzione delle malattie infettive a trasmissione oro-fecale; c. uno stato ancora non ottimale per le acque di balneazione, anche se viene confermato il graduale miglioramento in questi ultimi quattro, cinque anni; d. preoccupano invece, anche se ora sotto controllo ed in via di graduale riduzione, episodi localizzati di microinquinamento chimico delle acque di falda, ricorrenti nell’area della bassa pianura bergamasca (Carbamazepina prima, Dimetridazolo più recentemente). 3. I controlli sugli alimenti confermano che la sicurezza alimentare è garantita e che esiste invece ancora un problema di scorretta alimentazione, come stile di vita non propriamente salutare. 4. Si è completata, come promesso, la mappatura del gas RADON in provincia di Bergamo, mappatura che ha evidenziato come i risultati delle misure, siano coerenti con le caratteristiche geomorfologiche del territorio e con i risultati delle misure pregresse: i valori più elevati,sono risultati proprio nelle province di Bergamo (così come nel resto della Lombardia a Brescia, Lecco, Sondrio e Varese) a conferma della validità della nostra scelta prioritaria dell’intervento. Per la nostra provincia le aree con i valori maggiori sono situate nelle aree montane. 5. Si è avviato un monitoraggio degli incidenti stradali, in particolare di quelli mortali, che confermano come il problema del traffico veicolare non sia limitato solo alla questione degli effetti sanitari legati all’inquinamento dell’aria: molte ancora le vittime sulle strade (feriti, invalidi, morti) anche se un discreto miglioramento si è registrato negli ultimi due anni.

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4.7 PDAA DELLA PROVINCIA DI BERGAMO - IL PIANO D'AZIONE AMBIENTALE È UNA "AGENDA", UN PROGRAMMA CHE CONTIENE GLI OBIETTIVI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO.

Tale documento contiene le azioni specifiche da porre in campo per il raggiungimento di tali obiettivi e i tempi di attuazione. Il PdAA individua inoltre gli attori locali coinvolti nella realizzazione delle specifiche azioni, le risorse disponibili e necessarie al raggiungimento degli obiettivi prefissati, la tempistica di riferimento. Contribuiscono alla formazione del Piano d'azione ambientale gli elementi rilevanti emersi dalla Relazione sullo stato dell'ambiente e i contributi che giungono dal Forum e dai relativi Gruppi di lavoro tematici.

La Provincia di Bergamo ha presentato il proprio Piano d'azione ambientale nel corso del Forum del 29 giugno 2005, occasione per un ulteriore momento di confronto finalizzato alla definizione del documento. Il PdAA rappresenta un elemento fondamentale nella strategia della Provincia per la sostenibilità poiché individua, per ogni tematica rilevante contenuta nella Relazione sullo Stato dell'Ambiente, alcuni possibili obiettivi di miglioramento e le azioni necessarie per il loro raggiungimento. Per inquadrare correttamente il significato e gli obiettivi del Piano d'azione ambientale, è importante considerare che, a differenza di altri piani di settore di competenza della Provincia, esso non costituisce un atto di pianificazione previsto dalla normativa e dotato di natura cogente, ma rappresenta un documento di indirizzo strategico, formulato su base volontaria e finalizzato all'individuazione di obiettivi e azioni che la Provincia si impegna a realizzare nel corso del tempo e grazie all'attiva collaborazione degli altri attori istituzionali, economici e sociali bergamaschi. Sulla base dei contenuti del Piano d'Azione Ambientale, la Provincia si impegna pertanto a sviluppare specifici programmi di attività finalizzati alla realizzazione degli obiettivi previsti secondo il livello di priorità indicato nel Piano stesso. Il PdAA è stato formalmente adottato con delibera n. 689 del 24 novembre 2005 dalla Giunta provinciale che ne ha approvato il testo definitivo. Oggi la Provincia di Bergamo è impegnata nell'attuazione e monitoraggio delle azioni contenute nel PdAA attraverso attività e programmi dedicati.

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Il monitoraggio Il Piano di Azione è sottoposto a monitoraggio il che ha permesso di definire sinora un primo documento (ottobre 2006) che ha valutato lo stato di attuazione e gli effetti relativi, attraverso una matrice di indicatori. Con Il quarto e, ad oggi, ultimo rapporto (dicembre 2014) sono stati aggiornato i precedenti report (secondo e terzo) e sono stati definiti nuovi obbiettivi di miglioramento e le relative azioni necessarie. A seguito di verifiche sulle attività e sui progetti realizzati, in corso e futuri da parte dei settori provinciali interessati, dalle quali sono derivati i due documenti di monitoraggio, è emersa la necessità di aggiornare il Piano d'azione ambientale provinciale, apportando alcune parziali modifiche e inserendo le nuove azioni avviate negli ultimi 8 anni.

Si sintetizzano i principali item del monitoraggio che hanno determinato l’aggiornamento del Piano di Azione (2008) e che trovano contenuti anche nel territorio di San Paolo d’Argon:

ARIA ACQUA SUOLO E SOTTOSUOLO RIFIUTI ENERGIA NATURA E BIODIVERSITÀ RUMORE CAMPI ELETTROMAGNETICI RADIAZIONI IONIZZANTI MOBILITÀ SOSTENIBILE INIZIATIVE TRASVERSALI

La Provincia ha allestito un sito interattivo di consultazione di cui si fornisce un link per una più agevole lettura: htpp://sit.provincia.bergamo.it/sitera3/ot/scheda/pdaa.asp

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4.8 LA GRANDE BERGAMO: L’IDEA UNA RETE PER LA CONDIVISIONE DEI PROGRAMMI RIMASTA INATTUATA

La provincia di Bergamo I comuni della Grande Bergamo

Il Comune di San Paolo d’Argon ha partecipato con convinzione e ruolo attivo al progetto della cosiddetta “Grande Bergamo”, avviato in tempi contestuali alla formazione del vigente PGT (2008).

All'interno di una logica di ampio respiro, non solo di scala territoriale locale, che si muoveva il progetto della Grande Bergamo: processo avviato in grado di sviluppare azioni di confronto e definizione di scelte a scala territoriale mirate a dare compiuta attivazione a strategie e scenari riguardanti i Comuni partecipanti, con particolare riferimento a tematiche riguardanti:

- le infrastrutture di trasporto (pubblico e privato); - gli insediamenti di funzioni territorialmente rilevanti; - le scelte ambientali di ampio respiro.

A circa 7 anni di distanza da quell’incipit, fortemente e propositivamente raccolto anche dal Comune di San Paolo d’Argon, si deve purtroppo constatare che nessuno dei grandi temi e progetti preconizzati per saldare fattivamente la collaborazione tra i quasi 40 Comuni interessati si è effettivamente concretizzato.

Questa osservazione che ha semplicemente il carattere di annotazione dei fatti, non vuole entrare nella disamina dei motivi di tale situazione, segnala però la difficoltà ben presente nel dar attuazione a progetti collaborativi tra enti che dovrebbe far riflettere in un percorso di VAS (come questo) che affronta temi legati a scelte territoriali non confinate spesso nei limiti amministrativi di un singolo Comune.

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4.9 I VINCOLI AEROPORTUALI: LE INTERRELAZIONI TRA GRANDE INFRASTRUTTURA E TERRITORIO

Un elemento non trascurabile nelle valutazioni ambientali legate alle strategie di sviluppo del territorio comunale è quello che intercetta il tema del rapporto e delle interrelazioni tra usi sociali, costruzione del paesaggio e dell’ambiente con la grande infrastruttura dello scalo aeroportuale di , l’ “Aeroporto Internazionale Caravaggio”, le cui rotte determinano per San Paolo d’Argon vincoli sia per la minimizzazione degli ostacoli alla navigazione, sia per la riduzione dei pericoli, di vario genere e classificazione, correlati alle modalità di uso del suolo (ad esempio specchiature attrattive di avi fauna, etc.).

In particolare si deve far riferimento alle Linee Guida di ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) relative alle fonti attrattive di fauna selvatica in zone limitrofe agli aeroporti ed alle relative rotte. Esse impongo attente valutazioni sin dalla progettazione preliminare di artefatti che possano per certi versi rappresentare fonti di attenzione per il traffico aereo.

Questo tema sta assumendo sempre più rilievo anche per il correlato incremento dell’attività aeroportuale registrato negli ultimi anni.

In particolare le mappe di vincolo, previste dall’art. n. 707 del Codice della Navigazione, costituiscono lo strumento operativo essenziale per evitare la realizzazione di nuove edificazioni in contrasto con le superfici degli ostacoli alla navigazione aerea descritte nel cap. n. 4 del Regolamento per la Costruzione e l’Esercizio degli Aeroporti, emanato da ENAC. hanno i seguenti riferimenti:

MAPPE DI VINCOLO Aeroporto di Bergamo – Orio al Serio Con riferimento alle seguenti note ENAC: prot. n. 0034982/AOC/DIRGEN del 31/05/2007 prot. n. 0022164/DIRGEN/CAP del 30/03/2010.

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5. PRIMI OBIETTIVI E STRATEGIE DELL’AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI PIANO UNITAMENTE ALL’AGGIORNAMENTO / INTEGRAZIONE / MODIFICAZIONE DEL PIANO DEI SERVIZI E DEL PIANO DELLE REGOLE.

5.1 LO STATO DI ATTUAZIONE DEL PGT

5.1.1. IL PUNTO DI PARTENZA: I “MONITORAGGI” DEL PIANO Il comune di San Paolo d’Argon (BG) è dotato degli atti costituenti il Piano di Governo del Territorio (PGT), approvato definitivamente con deliberazione di Consiglio Comunale n. 15 del 3 GIUGNO 2010, esecutiva ai sensi di legge, e pubblicato sul BURL – serie inserzioni e concorsi n. 39 in data 29 SETTEMBRE 2010 e, pertanto, vigente ed efficace da tale data. Come detto al precedente punto 1.4.3 il vigente nuovo Piano di Governo del Territorio per San Paolo d’Argon è stato impostato ed approvato tenendo ben presente gli aspetti legati alla verifica in progress del suo stato di attuazione e dei possibili effetti ambientali che ne sono correlati. Pertanto, prima di approcciare gli elementi è stato sviluppato un articolato lavoro conoscitivo volto a dare oggettivi contenuti ai due monitoraggi di cui si era dotato il Piano: il primo sull’effettivo grado di efficacia delle previsioni contenute nel PGT, il secondo legato a far emergere gli aspetti ambientali.

5.1.2. IL MONITORAGGIO DEL DOCUMENTO DI PIANO L'ATTUAZIONE DEL PGT VIGENTE L'attuazione degli Ambiti di trasformazione previsti dal Documento di Piano ha riguardato la destinazione produttiva (attuazione del 29% - Ambiti D, in attesa di convenzionamento, e Ambito E completato). Nessuno degli Ambiti residenziali è stato avviato. In termini di consumo di suolo sono stati utilizzati mq 62.892 pari al 30% della quantità prevista. Nella tabella che segue gli interventi attuati o in corso di attuazione sono evidenziati in giallo:

Ambiti di Sup. territoriale SLP residenziale SC produttivo mq trasformazione (mq) lorda mq

A1 46.056 25.000

A2 88.878 36.000 B 22.507 9.100 D 36.121 12.000

E 26.708 3.000 Totale previsti 220.270 34.100 51.000

Totale attuato 62.829 0 15.000

L'attuazione degli Interventi Specifici, previsti dal Piano delle Regole, è stata mediamente attorno al 18% (26% per la residenza, 15% per il terziario

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commerciale, 11% per il produttivo) con un consumo di suolo di mq 40.275 pari al 17% della previsione. Nella tabella che segue gli interventi attuati o in corso di attuazione sono evidenziati in giallo:

Interventi Sup. territoriale SLP residenza SLP commerciale SC produttivo mq SC agricolo mq specifici (mq) lorda mq terziario

1 11.871 0 3.000 3.000

2 7.313 0 600

3 3.148 300 4a -4b 4.028 1.000

5 5.765 2.000 6 4.545 500 1.000 7 7.611 3.000

8 7.672 2.700 9 4.317 3.000

10 5.259 1.580 11 7.033 2.000

12 6.675 1.800 13 3.678 0 2.000

14 10.391 0 4.000 15 10.828 380

16 6.347 1.200 17 4.174 900

18 2.601 1.150

19 8.176 3.450 20 14.488 5.000

21 16.878 5.150 22 7.517 2.500

23 7.654 2.600 24a 21.388 6.000

24b 17.356 8.000 25 4.967 750

26 2.742 400

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27 1.208 1.200

28 11.592 5.000 29* 1.522

30 4.141 2.485 31 10.832 4.500 32* 121

33* 97

Totale previsto 243.935 26.580 30.300 21.885 3.380 Totale attuato 40.275 6.980 4.500 2.485 0

La tavola seguente illustra la geografia dello stato di attuazione sopra descritto quantitativamente:

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Analogamente nella Tavola che segue viene illustrato il medesimo lavoro di aggiornamento e ricognizione del Sistema Ambientale che dà conto di nuovi elementi, tra tutti la nuova arteria di grande viabilità denominata “Variante alla ex SS42”, ora realizzata insieme con le sue fasce di compensazione ambientale.

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5.1.3. IL MONITORAGGIO VAS Seguendo la metodologia definita nel Rapporto Ambientale della VAS del vigente PGT sono state raccolte, analizzate e sistematizzate le informazioni funzionali ad esprimere i valori degli indicatori ambientali a suo tempo prescelti. Si rende quindi la seguente tabella che fornisce un quadro organico della situazione registrata Va accompagnata la lettura con una breve considerazione sollecitata dalla valutazione del precedente monitoraggio del Documento di Piano: i vari fattori esogeni (perdurante crisi finanziaria, blocco del mercato immobiliare soprattutto residenziale) hanno contribuito a rendere quasi nulle le trasformazioni urbanistiche di iniziativa privata dispiegate dal DdP. Ciò da un lato ha indebolito l’asset strategico preconizzato, dall’altro renderà evidente come gli effetti che si registreranno sul lato ambientale, ben poco avranno come concausa elementi legati alle scelte insediative del DdP. Si deve aggiungere che gli elementi di concreta novità realizzative derivano infatti da opere pubbliche (in primis la realizzazione ed apertura dell’infrastruttura viaria della Variante SS42).

A - VERIFICA TARGET AMBIENTALI del R.A. Cap. 10.4 – “Gli obiettivi di sostenibilità ambientale generali e locali”

TARGET AMBIENTALI SCOSTAMENTO POSITIVO SCOSTAMENTO SCOSTAMENTO NEGATIVO NULLO 1. componente aria e cambiamenti climatici: 1.1 - incrementare l’uso di Nuove installazioni di: fonti rinnovabili A) pannelli fotovoltaici: - Edifici Pubblici (scuole Medie, Elementari, Cimitero, Edifici ERS) - da parte dei privati B) pompe di calore in Nuovo Municipio 1.2 - ridurre le emissioni A) Avviato Progetto Calore di inquinanti atmosferici in edifici comunali: - installazione Caldaie a condensazione in Scuole Medie, Elementari, Impianti sportivi; B) In Corso la realizzazione di Impianto distribuzione gas metano per veicoli + convenzione (AdP Comune di Parma) C) Sottoscritto Protocollo “Aria Bene Comune” (v. apposito paragrafo) 2. componente rumore 2.1 - ridurre il livello di Apertura nuova Variante inquinamento acustico SS42 e riduzione traffico e rumori su via Nazionale ed

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ambiti limitrofi 3. risorsa suolo e sottosuolo, idrogeologica 3.1 - protezione del suolo Ricostruzione sponda via S. dai rischi idrogeologici Benedetto per contenimento esondazioni 3.2 - ridurre il consumo di Vedi dati su suolo attuazione DdP 3.3 - evitare nuovi Vedi relazione insediamenti residenziali attuazione DdP e produttivi di notevoli dimensioni 3.4 - proteggere la falda Avviati programmi di I programmi avviati da inquinamenti - Controllo sistema daranno benefici scarichi reflui civili apprezzabili più in là - Controllo nel tempo sversamenti Le analisi H2O sono agricoli comunque costantemente monitorate 3.5 - migliorare la qualità Attuate azioni del Contratto dell’acqua superficiale e di Fiume (SENIGA): riqualificare il sistema - Realizzazione idrico minore Impianto di fitodepurazione; Indicatore: - ritorno microfauna lungo il corso del torrente 3.6 - bonifica e recupero attivati circa n.50 interventi dei siti inquinati di bonifica da parte dei privati (smaltimento rifiuti / aminato) 4. natura, biodiversità e verde pubblico: 4.1 - tutelare le specie Riconosciuta l’OASI rare e vulnerabili e faunistica del Seniga arrestare la perdita di biodiversità 4.2 - confermare e Programmazione di vari sviluppare il PLIS Valli progetti in corso di d’Argon attuazione 4.3 - ampliamento e Nuovo parco lineare del miglioramento della Seniga in accordo con Soc. funzionalità del verde Bonduelle Spa pubblico 5. radiazioni 5.1 - migliorare la salute La specifica disciplina del umana anche attraverso PGT ha introdotto la riduzione del rischio capillarmente soluzioni radon negli ambienti tecniche nelle nuove abitativi e di lavoro costruzioni atte a neutralizzare il fenomeno 5.2 - riduzione Approvazione PRIC e sue dell’inquinamento fasi di attuazione per stralci luminoso sulla rete di Illuminazione Pubblica 5.3 - controllare e X

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contenere i rischi connessi ai campi elettromagnetici 6. esigenze abitative, economiche e sociali 6.1 - soddisfare la X domanda abitativa legata alla crescita demografica locale 6.2 - disporre di luoghi Realizzazione e apertura gradevoli e di qualità nuovo Oratorio; dove sia favorita Attuazione Recupero l’integrazione e l’identità funzionale ex Monastero S. sociale Benedetto 6.3 - favorire le attività Avviati programmi per “rete economiche locali commerciale/agrituristica” nel PLIS; Nuove attività in ex Monastero S.Benedetto;

6.4 - graduale e moderato Vedi dati demografici incremento della [Contributo prof. Carra] popolazione residente 6.5 - favorire il recupero La valutazione non è di volumi dismessi e nei esaustiva , ma la centri storici sensibilità e la l’ampliamento di quelli conoscenza dei siti esistenti rende evidente una situazione da migliorare sia qualitativamente sia come numero di interventi organici nei centri di antica formazione 6.6 - incentivare interventi Avvio AT – D di riqualificazione e Standard qualità completamento per Scuola/Municipio migliorare la qualità dei servizi d’area. 6.7 - Favorire la X riconversione e il trasferimento di aree produttive in contrasto con l’edilizia residenziale 7. industrie a rischio di incidente rilevante 7.1 - riduzione dei fattori Piano Comparto E (AT): di rischio diminuzione fattori di rischio per diminuzione quantità materiali trattati; pianificazione del rischio e adozione nuove tecnologie di sicurezza 8. consumi energetici e sottoservizi 8.1 - ridurre i consumi Attuazione del PAES energetici 8.2 - promuovere l’utilizzo SI – vedi Allegato RE -

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di energie rinnovabili e PAES favorire il ricorso alla bioedilizia nell’utilizzo di forme e materiali del costruito 8.3 - calibrare i nuovi SI insediamenti tenendo conto delle effettive potenzialità dei sottoservizi 9. rifiuti 9.1 - ridurre la produzione SI Realizzazione Casetta Acqua contributo alla limitazione dell’uso di bottiglie in plastica e loro conseguente smaltimento quale rifiuto 9.2 - migliorare SI l’efficienza della raccolta Raffronto annualità differenziata precedenti 10. mobilità e infrastrutture 10.1 - ridurre i volumi di SI – Apertura VARIANTE traffico di attraversamento SS42 10.2 - incrementare la Sì (nuove ciclopiste pedonalità e ciclabilità realizzate, ad es Seniga) (mobilità dolce) 10.3- aumentare la fluidità X del traffico 11. paesaggio 11.1 - salvaguardare e Demolizione “Casotto” e valorizzare i beni storici, interventi di ricostruzione del culturali, paesistici e paesaggio naturale; ambientali presenti Recupero architettonico dell’ex Monastero; Interventi PLIS e sponde del Seniga 12. agricoltura e foreste 12.1 - favorire lo sviluppo X delle attività agricole esistenti 12.2 - evitare di edificare SI in zone con vocazione agricola e/o forestale 12.3 - favorire lo sviluppo SI – programma di rete di attività agrituristiche e agrituristica nel PLIS di bed and breakfast ecosostenibili

B - INDICATORI AMBIENTALI SPECIFICI – CAP 11.2. RAPPORTO AMBIENTALE “Indicatori da monitorare per le varie componenti ambientali”

Indicatori Obiettivo Misurazioni Tempistiche verificate Componente Aria e Clima

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Riduzione emissioni Verifica dati giornalieri della Come previsto dal Piano Ozono (O3) inquinanti centralina ARPA d’Azione Regionale Riduzione emissioni Verifica dati giornalieri della Come previsto dal Piano Biossido di azoto (NO2) inquinanti centralina ARPA d’Azione Regionale Riduzione emissioni Verifica dati giornalieri della Come previsto dal Piano Ossido di carbonio (CO) inquinanti centralina ARPA d’Azione Regionale Riduzione emissioni Verifica dati giornalieri della Come previsto dal Piano Biossido di zolfo (SO2) inquinanti centralina ARPA d’Azione Regionale Riduzione emissioni Verifica dati giornalieri della Come previsto dal Piano Particolato fine (PM10) inquinanti centralina ARPA d’Azione Regionale Riduzione emissioni mq si superifci di elementi di Amianto inquinanti amianto rimossi/esistenti Annuale Componente Rumore

Campagne annuali o in Classi acustiche - Incidenza territoriale concomitanza nuovi (m2 di superficie ) Riduzione rumore Misure fonometriche insediamenti/ristrutturazioni Componente suolo sottosuolo e idrogeologia Parametri indicati da ARPA, Qualità dei corpi idrici superficiali e Miglioramento qualità Comune e ASL per bonifiche Secondo periodicità stabiliti sotterranei e qualità acqua potabile componente siti e monitoraggi pozzi da Enti disposte dai piani di disposte dai piani di Qualità dei terreni Bonifica suolo sottosuolo caratterizzazione caratterizzazione Componente Biodiversità uno step intermedio al 2° Estensione aree protette Aumento della biodiversità ha di superficie anno di validità del DdP uno step intermedio al 2° Estensione della rete ecologica Aumento della biodiversità ha di superficie anno di validità del DdP Estensione aree a verde pubblico Miglioramento fruibilità n° fruitori/eventi annuale con agg PdS Componente radiazioni individuare superamenti limiti e adottare in base a specifica Campi elettrici e magnetici contromisure Campagne di misurazione programmazione comunale Campagne di misurazione (Lux notturni impattanti) e verifiche a conclusione di pose di impianti Inquinamento luminoso riduzione illuminotecnici. annuale Sistema forestale Carte tematiche storiche uno step intermedio al 2° Estensione e qualità dei boschi Migliorare qualità bosco Rilievo sul territorio anno di validità del DdP Componente consumi energetici Diminuzione inquinamento m2 pannelli fotovoltaici, Estensione sorgenti energetiche da fonti energetiche non solari; n° edifici con uno step intermedio al 2° alternative rinnovabili impianti geotermici anno di validità del DdP Aumento edifici con certificazione Riduzione consumi n° edifici con certificazione uno step intermedio al 2° energetica classe A e B energetici energetica classe A e B anno di validità del DdP

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uno step intermedio al 2° andamento consumi in edifci anno di validità del DdP in Riduzione consumi pubblici, residente e attività sinergia con i gestori Consumi gas, energia elettrica, acqua energetici produttive servizi Paesaggio Confronti fotografici- simulazioni; Carta delle Occlusione di top views, cannocchiali sensibilità ambientali e del scenografici, di punti a maggiore Miglioramento percezione aesaggio percepito; al momento delle singole ampiezza e profondità visiva paesaggio Autorizzazioni paesistiche trasformazioni Mobilità uno step intermedio al 2° anno di validità del DdP in Miglioramento qualità Indagini sul traffico e sinergia con i gestori Flussi di traffico mobilità tendenze servizi parcheggi Miglioramento servizi n° posti auto annuale Miglioramento qualità Aree a traffico limitato urbana e vivibilità n° aree istituite annuale miglioramento qualità Estensione rete ciclabile ambientale km di piste realizzate annuale Rifiuti m3 rifiuti totali prodotti; m3 rifiuti differenziati/ Produzione e smaltimento rifiuti Riduzione rifiuti prodotti annuale

C – IL PROTOCOLLO “PROGETTO ARIA BENE COMUNE” Nel monitoraggio ambientale trova posto di eccellenza un’iniziativa coordinata tra i Comuni di San Paolo d’Argon, di Montello e n° 6 Aziende produttrici di medio grande dimensione ubicate nei territori comunali volta a dare maggior attenzione al tema della qualità dell’aria e della consapevolezza del suo stato di salubrità come momento di informazione collettiva e di compartecipazione allo sforzo di mantenere e se possibile migliorarne le condizioni di qualità. Questo accordo collaborativo nato “dal basso”, dalle comunità locali e dalle Aziende locali. L’obiettivo del miglioramento della qualità dell’aria e' processo lento e complesso che necessita del coinvolgimento di tutte le entità del territorio nelle sue diverse articolazioni: amministrazioni, realtà produttive e commerciali e cittadini. La ricchezza di un territorio è determinata dall'insieme, o per meglio dire, dalla somma di diverse componenti che sintetizzando si possono così definire: economica, ambientale, culturale e sociale e che a garantire la prosperità di un territorio è la società intera che si deve mobilitare, cosciente che l'interdipendenza e la sinergia tra le diverse realtà territoriali sono gli indicatori che ne determinano la reale prosperità. La consapevolezza che al benessere della collettività debbano concorrere tutte le forze di un territorio, attraverso un virtuoso lavoro di rete e che questo territorio non è possibile identificarlo con i confini di un paese hanno spinto le amministrazioni locali di Montello e San Paolo d’Argon a definire il progetto "ARIA BENE COMUNE". detto progetto è stato illustrato nel suo contenuto durante l’incontro pubblico presso la sede dell’Abbazia benedettina in San Paolo d’Argon ed allegato al presente Protocollo. Il medesimo progetto ha l’obiettivo di valutare la qualità

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dell'aria nelle aree urbane dei territori coinvolti nel progetto tenendo in considerazione tutte le fonti di possibile compromissione derivanti da attività industriali, traffico veicolare, impianti termici e attività agricole anche dei territori circostanti. I territori interessati dal progetto “ARIA BENE COMUNE“ sono caratterizzati dalla presenza di numerose attività industriali, da importanti strade di scorrimento, da numerosi impianti termici domestici derivanti dalla elevata urbanizzazione, da impianti a servizio di attività produttive ed attività agricole residuali che compromettono la qualità dell’aria. Il progetto “ARIA BENE COMUNE” estende il suo percorso di analisi al più ampio contesto territoriale a contorno dei territori comunali di Montello e San Paolo d’Argon nel quale si collocano altre attività ed importanti insediamenti produttivi che possono influire nel processo di indagine e di valutazione del progetto. La complessità delle questioni concernenti la tutela del territorio predispongono, dunque, ad iniziative che richiedono in modo responsabile l’impegno congiunto di soggetti pubblici e privati.

LE FINALITA’ DEL PROTOCOLLO Il protocollo rappresenta uno strumento di intesa capace di orientare ed esercitare una forte attenzione al tema della sostenibilità dello sviluppo territoriale ed è il risultato di una complessa attività di concertazione tra Enti locali interessati ed imprese del territorio che predispone ad un atteggiamento sensibile e responsabile per assicurare lo sviluppo del territorio nell’interesse pubblico ed ambientale. Attraverso detto protocollo i protagonisti dello stesso intendono condividere, promuovere e sostenere economicamente il progetto denominato “ARIA BENE COMUNE” e promuovere un sistema di possibili azioni per offrire un armonico e sostenibile sviluppo del territorio. In tal senso il protocollo intende anche coniugare l’interesse pubblico ambientale con le esigenze dello sviluppo industriale e la libera iniziativa imprenditoriale. Le parti si riservano la possibilità di concordare e definire ulteriori azioni da mettere in campo a seguito dei risultati conseguiti dall’attuazione del predetto progetto “ARIA BENE COMUNE”.

LA GEOGRAFIA DEL PROTOCOLLO L’area di indagine interessante il progetto “ARIA BENE COMUNE” comprende i territori di Montello e di San Paolo d’Argon. La dimensione geografica del progetto non può prescindere dal possibile stato di influenza delle realtà produttive presenti nei vicini territorio che possono, comunque, caratterizzare la qualità dell’aria.

MODIFICAZIONI E INTEGRAZIONI Eventuali modifiche, aggiornamenti o integrazioni del presente Protocollo e dei relativi allegati saranno sottoposti all’approvazione dei rispettivi organi di governo locale dei due Comuni di concerto con le aziende che sottoscrivono il medesimo.

DURATA E VALIDITA’ DEL PROTICOLLO Il protocollo d’intesa, sottoscritto a metà del mese di Agosto 2015, ha validità un anno, salvo rinnovo.

L'INFORMAZIONE E LA COMUNICAZIONE

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l Comuni di Montello e di San Paolo d’Argon e le Aziende che sottoscrivono il Protocollo s’impegnano a favorire e promuovere tutte le azioni utili ad assicurare la diffusione delle informazioni relative al progetto “ARIA BENE COMUNE” ed a provocare l’interesse di altri possibili soggetti pubblici e privati per la definizione di scenari territoriali più ampi. Al fine di garantire la massima e significativa conoscenza del Protocollo le parti concordano sull’opportunità di dare notizia dell’iniziativa purché sia garantita la riservatezza commerciale ed industriale, ivi compresa la proprietà intellettuale. Si applicano le disposizioni di legge concernenti la libertà di accesso alle informazioni in materia ambientale.

Complessivamente si ravvisa un trend positivo, supportato anche per effetto di politiche e programmi pubblici che hanno inciso, anche se con limitate risorse, sui punti nevralgici del quadro ambientale, questi ultimi evidentemente prescelti con buona accortezza nella fase di impostazione del PGT e del Rapporto Ambientale VAS.

5.2 L’AVVIO DEL PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DELLA VARIANTE PGT Il Comune di San Paolo d’Argon, con delibera di G.C. n. 137 del 26 novembre 2014 recante come oggetto: “Legge regionale 11 marzo 2005 e s.m.i. Redazione/aggiornamento del Documento di Piano unitamente all’aggiornamento/integrazione del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole. Avvio procedimento”, ha avviato il procedimento di revisione, aggiornamento e redazione degli atti del Piano del Governo del Territorio (PGT) in sintonia con gli indirizzi strategici desunti dal programma amministrativo. Di tale avvio è stato resa consueta informazione e sono quindi state raccolte le prime istanze di partecipazione dei cittadini singoli od organizzati (vedi successivo paragrafo). L’avvio del procedimento non è stato mero atto formale, ma –in ossequio alla consuetudine già praticata in occasione della formazione del vigente PGT- ha concretamente orientato gli sforzi dell’A.C. verso la costruzione di un progetto di Piano volto a garantire informazione, partecipazione nell’ottica di un equilibrato e consapevole governo del territorio.

Analisi dei suggerimenti e delle proposte presentate nella fase di avvio da cittadini singoli od organizzati: le prime istanze di partecipazione sono state complessivamente n°55 di varia natura e consistenza, esse sono elencate e sintetizzate nella tabella seguente:

N° N° prot. E data LOCALIZZAZIONE SINTESI CONTENUTI ISTANZA progre ssivo 1 N. 718 DEL 26/01/2015 IS 24a Frazionamento dell’intervento specifico tra le due nuove proprietà Modifica delle destinazioni d’uso, a da commerciale a misto residenziale Un rimando al piano attuativo per i servizi da insediare Determinazione delle modalità di

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realizzazione della nuova strada Individuazione di nuovi interventi di mitigazione ambientale (vedi istanza 27) 2 N. 2564 DEL 04/04/2013 via Bergamo 34 – IS 13 Stralcio dell’intervento specifico 13 e mapp. 2089 sub.1-2 nuova destinazione d’uso R4 – mapp. 2090 residenziale esistente. 3 N. 6445 DEL 17/08/2012 via Girardello angolo via Cambio di destinazione d’uso, da zona Nazionale, mapp. 2719 agricola a zona residenziale. (vedi istanza 9) 4 N. 3654 DEL 15/05/2013 via Cacciatori delle Alpi, via Cambio di destinazione d’uso, da zona degli Alpini agricola a zona residenziale. mapp. 3694, 3695 (vedi istanza 43) 5 N. 6526 DEL 20/09/2013 via Camozzi Cambio di destinazione d’uso, da verde di mapp. 9 rispetto a zona produttiva/artigianale. 6 N. 2262 DEL 04/04/2014 loc. Cascina Portico Cambio di destinazione d’uso, da zona mapp. 5247, 2625, 1799 agricola a zona residenziale. 7 N. 2879 DEL 24/04/2014 Ambito A2 - Lediberg Chiarimenti sull’intervento Lediberg (vedi istanze 10-17) 8 N. 3533 DEL 19/05/2014 via Maccarani Cambio di destinazione d’uso, da zona mapp. 465, 4971, 4973 agricola a zona residenziale. (vedi istanza 11) 9 N. 8186 DEL 04/11/2014 via Girardello angolo via Cambio di destinazione d’uso, da zona Nazionale, mapp. 2719 agricola a zona residenziale. (vedi istanza 3) 10 N. 8517 DEL 13/11/2014 Ambito A2 - Lediberg Chiarimenti sull’intervento Lediberg (vedi istanze 7-17) 11 N. 9081 DEL 02/12/2014 via Maccarani Cambio di destinazione d’uso, da zona mapp. 465, 4971, 4973 agricola a zona residenziale. (vedi istanza 8) 12 N. 9712 DEL 23/12/2014 via Portico Cambio di destinazione d’uso, da zona mapp. 5460, 5462 agricola a zona residenziale.

13 N. 0182 DEL 09/01/2015 mapp. 3140, 3141, 707 Inserimento di una nuova area residenziale.

14 N. 0183 DEL 09/01/2015 via Rocca Modifica alle NTA, stralcio del Permesso mapp. 4793 di costruire convenzionato. 15 N. 0270 DEL 12/01/2015 mapp. 272 - Indicazione con la lettera “P” degli edifici posti all’interno dell’area; - Possibilità di demolizione e ricostruzione dei fabbricati; - Spostamento dell’edificio adibito a deposito e ampliamento volumetrico. 16 N. 0272 DEL 12/01/2015 via Montello 4 Cambio di destinazione d’uso, da zona mapp. 1579 produttiva a zona residenziale.

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17 N. 0296 DEL 12/01/2015 mapp. 4419 Ripristino della precedente destinazione AT Lediberg d’uso come area agricola. (vedi istanze 7-10) 18 N. 0313 DEL 13/01/2015 IS 18 - Riconferma della destinazione d’uso artigianale - Incremento della volumetria 19 N. 0347 DEL 14/01/2015 via S. Alessandro Demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti attualmente utilizzati come depositi e cambio di destinazione d’uso in residenziale.

20 N. 0355 DEL 14/01/2015 via Volta 19 - Possibilità di cambio di mapp. 512 destinazione d’uso da produttivo a commerciale per nuova MSV; - Possibilità di destinare parte dell’immobile esistente a centro culturale; - Trasferimento della capacità edificatoria residua su un'altra area di proprietà (ma. 4042, via Nazionale 67). 21 N. 0360 DEL 14/01/2015 via Dante Alighieri 11 Deroga nel calcolo della SLP per poter effettuare un sopralazo dell’edificio. 22 N. 0362 DEL 14/01/2015 via S. Lorenzo, IS 22 Cambio di destinazione d’uso in area mapp. 805 verde di rispetto. (vedi istanza 23) 23 N. 0363 DEL 14/01/2015 via S. Lorenzo, IS 22 Cambio di destinazione d’uso in area mapp. 1335, 3279 agricola di pianura. (vedi istanza 22) 24 N. 0367 DEL 14/01/2015 IS 4b – Cascina Bettola Nuova valutazione urbanistica in modo da tav. Centri Storici rendere maggiormente fattibile l’intervento in modo indipendente tra i due comparti. (vedi istanza 25) 25 N. 0368 DEL 14/01/2015 IS 4a – Cascina Bettola Nuova valutazione urbanistica in modo da tav. Centri Storici rendere maggiormente fattibile l’intervento in modo indipendente tra i due comparti. (vedi istanza 24) 26 N. 0369 DEL 14/01/2015 via Trento, via Bergamo - Incremento volumetrico; - Spostamento di un tratto del rio Seniga; - Revisione dei vincoli e delle fasce di rispetto relative al RIM; - Insediamento di una nuove Media Struttura di Vendita 27 N. 0433 DEL 16/01/2015 mapp. 151, 263, 958, 980 - Frazionamento dell’intervento IS 24 specifico tra le due nuove

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proprietà; - Nuova funzione residenziale per il nuovo comparto 24a; - Un rimando al piano attuativo per i servizi da insediare e per le opere di mitigazione ambientale; - Altre…. (vedi istanza 1) 28 N. 0434 DEL 16/01/2015 via Cacciatori delle Alpi 15 Modifica alle NTA, aumentare la mapp. 5532 possibilità di ampliamento al 20-25% della SLP 29 N. 0435 DEL 16/01/2015 via A. Moro - Stralciare l’intervento specifico mapp. 1399, 4418 28; IS 28 - Escludere la realizzazione del via Baracca proseguimento di via Moro; mapp. 254, 3209 - Per la seconda area, cambio di destinazione d’uso in zona produttiva. 30 N. 0446 DEL 16/01/2015 mapp. 4422 Stralcio dell’area di proprietà dall’ambito AT A2 di trasformazione A2 con inserimento nel sistema ambientale

31 N. 0451 DEL 16/01/2015 via Bergamo, via Volta - Possibilità di inserimento nel mapp. 4915, 5210, 5211, PIP di attività commerciali di 4912, 4913, 4922, 4923, media e piccola struttura di 5442, 5443, 5444 vendita, attività terziarie, servizi e residenze; - Adeguamento dei parametri edificatori; 32 N. 0456 DEL 16/01/2015 via Portico, via Amellina Possibilità di ampliamento dell’attività florovivaistica.

33 N. 0458 DEL 16/01/2015 mapp. 2300, 1203, 1393, - Riduzione della superficie 2760, 5491, 5492, 5493 territoriale stralciando la AMBITO B proprietà Bellotti Mangili - Riduzione dell’indice di sfruttamento territoriale e conseguente riduzione dei servizi. 34 N. 0459 DEL 16/01/2015 via Sant’Alessandro Cambio di destinazione d’uso da area agricola a residenziale, terziario o commerciale.

35 N. 0471 DEL 19/01/2015 mapp. 4692 disponibilità a cessione di area al comune via A. Moro in cambio di una non meglio specificata valorizzazione della parte residua 36 N. 0472 DEL 19/01/2015 NON LOCALIZZABILE possibilità di insediamento alberghiero nell'area IS 14

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37 N. 0473 DEL 19/01/2015 via Baracca 19 Completamento degli oneri a carico della AT E Erregierre; Eliminazione del perimetro del Comparto E; Trasferimento delle zone B e C all’interno dell’ambito P1 senza vincoli sugli edifici da realizzare; Trasferimento di una parte dell’ambito A4 all’interno dell’ambito P1; Modifica della fascia verde di rispetto e possibilità di realizzazione di una strada privata interna; Formazione di una cortina di alberi verso il laghetto comunale e verso la SS42; Modifica all’andamento della recinzione dello stabilimento (vedi istanza 39) 38 N. 0486 DEL 19/01/2015 PII “Il Casotto” Possibilità di utilizzare i volumi edilizi dei via dei Benedettini sottotetti generati nell’ambito 3 del PII per essere destinati ad una funzione residenziale pertinente quella esistente.

39 N. 0487 DEL 19/01/2015 AT E, AT D Riduzione delle fasce di rispetto A3 a 10 m lungo il perimetro dell’attuale ambito. (vedi istanza 37) 40 N. 0725 DEL 26/01/2015 via Volta 15 Cambio di destinazione d’uso da artigianale a commerciale.

41 N.1015 DEL 04/02/2014 via Baracca Eliminazione intervento specifico 21 e IS 21 destinazioni produttiva dell’area. (vedi istanza 45) 42 N. 1410 DEL 16/02/2015 loc. San Lorenzo Inserimento dell’area nell’ambito di mapp. 4515, 5231, 5446, trasformazione D - produttivo 5448 43 N. 1425 DEL 17/02/2015 via Cacciatori delle Alpi, via Possibilità di realizzazione di un edificio degli Alpini residenziale di circa 700 mc in zona mapp. 3694, 3695 agricola in cambio della cessione gratuita di un area da destinare a verde pubblico. (vedi istanza 4) 44 N. 1545 DEL 19/02/2015 via Cavallina Cambio di destinazione d’uso da zona mapp. 3118 agricola ad area residenziale (circa 3300 mq). 45 N. 1587 DEL 20/02/2015 via Baracca Modifiche all’Intervento Specifico 21: mapp. 320, 323, 325, 324 - Eliminazione dell’IS ed IS 21 individuazione dell’area come “produttivo esistente” soggetta a permesso di costruire convenzionato;

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- Modifica alla perimetrazione del comparto e riduzione delle aree per servizi da cedere. (vedi istanza 37) 46 N. 1588 DEL 20/02/2015 loc. Belline Modifica alle NTA, possibilità di costruire mapp. 1830, 1836, 1837, in zona agricola ripostigli o piccoli ricoveri 1839 per attrezzi. 47 N. 1811 DEL 26/02/2015 via Papa Giovanni XXIII, via Realizzazione su un area di proprietà Locatelli comunale di un parcheggio pubblico e mapp. 1675 privato di circa 700 mq. 48 N. 3102 DEL 09/04/2015 via Lioni Cambio di destinazione d’uso, da P1 mapp. 363 produttivo esistente a C2 commerciale e via Camozzi produttivo. mapp. 4350 49 N 3127 DEL 10/04/2015 mapp. 4042 Aumento della superficie alberghiera di IS 2 ulteriori 2500 mq di SLP oltre i 600 mq previsti. 50 N. 3170 DEL 13/04/2015 mapp. 5500 Aumento della superficie dell’IS 23 IS 23 51 N. 3349 DEL 20/04/2015 mapp. 5569, 2733, 5570, 640, Individuazione dell’edificio come “Edificio 5570 residenziale esistente nel sistema Cascina Belline o Cassina ambientale” e possibilità di un ulteriore Canova aumento della slp con spostamento del sedime. 52 N.3718 DEL 29/04/2015 Ambiti di trasformazione A1 - Eventuale eliminazione degli ambiti A1- A2 A2 con mantenimento dello stato attuale garantendo la possibilità di ristrutturazioni e ampliamenti. 53 N.4036 DEL 08/05/2015 Osservazione n.18 Annullamento della precedente richiesta di ampliamento della volumetria. 54 N.4039 DEL 05/05/2015 Non localizzabile Modifica alle NTA. Possibilità di realizzare strutture accessorie seminterrate. 55 N.41399 DEL 12/05/2015 Ambiti A2 e B Ambito A richiesta trasferimento diritti edificatori Ambito B riduzione degli oneri economici a carico dell'operatore

Tutte le istanze localizzabili sul territorio sono state poi individuate e cartografate nella mappa che si riporta qua sotto:

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5.3 IL DOCUMENTO DI INDIRIZZO L’A.C. ha ritenuto opportuno, nella fase di avvio delle elaborazioni della revisione del PGT, di sviluppare degli indirizzi di carattere politico-amministrativo e delle indicazioni a carattere tecnico, sull'impostazione da dare alla nuova strumentazione di governo del territorio, tenendo in debito conto da un lato le Linee Programmatiche dell’Amministrazione Comunale, dall'altro sia i principi che sottendono ad un corretto sviluppo urbanistico ed a una giusta modalità di governo del territorio, sia le politiche territoriali che possono corrispondere alle aspettative ed ai fabbisogni espressi dalla comunità di San Paolo d’Argon.

La rassegna dei pronunciamenti politico-amministrativi, collezionabile attraverso l’analisi delle delibere assunte dall’avvio del procedimento di revisione sino all’approvazione/presa d’atto della relazione programmatica del luglio 2015, mette in evidenza che la procedura inerente la redazione del documento di piano in scadenza di validità tenendo conto: ▪ della necessità di sviluppare una politica del territorio che sappia trasformare la scarsità delle risorse pubbliche e private in investimenti strategici per promuovere migliori condizioni di sostenibilità economica, sociale e ambientale; ▪ della crisi economica che affligge il Paese che suggerisce di rivedere alcune previsioni del PGT nel rispetto della complessiva originaria impostazione cercando di mettere al centro delle trasformazioni le ragioni del lavoro e dell’occupazione; ▪ della necessità di avviare un processo di recupero e di rigenerazione delle aree produttive dismesse anche in chiave ecologica ed ambientale; ▪ della necessità di ridefinire le aree inerenti il compendio interportuale; ▪ delle istanze pervenute in questi anni da parte di privati e di quelle pervenute durante il percorso di avvio della procedura connessa con la predetta proposta di avvio di revisione/integrazione modificazione del PGT.

Il documento ha inteso quindi definire i criteri fondamentali, gli indirizzi e le prime fondamentali linee metodologiche da porre alla base del processo di formazione del PGT. In sunto si estraggono qui gli elementi essenziali del documento a cui si rimanda per completezza di approfondimento:

“LA VARIANTE PREVEDE LA REDAZIONE DEL NUOVO DOCUMENTO DI PIANO E LE VARIANTI AL PIANO DELLE REGOLE ED AL PIANO DEI SERVIZI”

Il nuovo Documento di Piano conferma gli obiettivi e le strategie delineate dal Documento di Piano vigente sviluppando le seguenti tematiche: ▪ adeguamento delle previsioni insediative alla mutata situazione economica ed immobiliare; ▪ variazione delle previsioni a scala sovraccomunale (eliminazione dell'Interporto); ▪ obiettivo prioritario di mantenere e sviluppare il tessuto produttivo ed i livelli occupazionali che caratterizzano il territorio; ▪ attenzione al contenimento del consumo del suolo ed alla tutela e valorizzazione delle aree agricole.

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La LR 31/2014 introduce disposizioni per la riduzione del consumo del suolo in Lombardia, che a seguito dell'adeguamento del PTR (regionale) e del PTCP (provinciale), renderanno obbligatorio l'adeguamento dei PGT. In attesa di tali adempimenti sovraccomunali la legge stabilisce un periodo transitorio durante il quale sono possibili solo le varianti ai PGT i cui contenuti sono definiti dall'articolo 5: ▪ gli ambiti di trasformazione dei Documento di Piano vigente sono prorogati per 30 mesi decorrenti dal dicembre 2014) salva la possibilità di introdurre modalità attuative che ne incentivino l'attuazione; ▪ sono ammesse le varianti al Piano dei Servizi ed al Piano delle Regole, anche con incremento delle possibilità edificatorie, purché all'interno degli ambiti urbani consolidati vigenti; ▪ è preclusa la possibilità di varianti su aree esterne i ambiti urbani consolidati vigenti che comportino il consumo di aree agricole o di tutela.

LE PROPOSTE PER GLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE Preso atto delle disposizioni della LR 31/2014 la variante intende proporre per gli Ambiti di Trasformazione un doppio regime: ▪ l'applicazione della norma transitoria di salvaguardia delle previsioni vigenti per un periodo di 30 mesi prevista dalla LR 13/14 con l'attuazione degli interventi applicando le modalità ed i parametri previsti dal PGT vigente; ▪ la facoltà di applicare lo scenario alternativo delineato dal Documento di Piano aggiornato che, tenuto conto delle proposte pervenute, introduce modalità attuative che ne incentivino l'attuazione.

Gli Ambiti D ed E sono stati attuati: l'adeguamento del Documento di Piano riguarda gli Ambiti A1 - A2 e B e prevede: AMBITI A1 - A2: gli Ambiti A1 ed A2 sono stralciati dal Documento di Piano ed inseriti nel Piano delle Regole. Ambito A1: riclassificazione dell'attuale stabilimento Lediberg in una specifica zona produttiva con possibilità di interventi anche in ampliamento in modo da garantire, compatibilmente agli insediamenti residenziali esistenti all'intorno, lo sviluppo e la flessibilità necessari ad un insediamento produttivo di primario interesse economico ed occupazionale. Ambito A2: (mq 88.000 attualmente ad uso agricolo sulla quale era previsto il nuovo stabilimento Lediberg), è ricondotta al sistema ambientale e mantenuto alla funzione agricola. AMBITO B ORA AMBITO A): le modifiche hanno l'obiettivo di incentivare l'attuazione dell'intervento tenuto conto dell'attuale situazione economica e immobiliare: sono previsti la riduzione della capacità edificatoria, l'individuazione di aree destinate a verde privato e la diminuzione del corredo economico per opere esterne al comparto. La dotazione di servizi, esclusi i parcheggi, sarà monetizzata. AMBITI URBANI CONSOLIDATI La perimetrazione degli ambiti urbani consolidati è da aggiornare inserendo gli interventi nel frattempo attuati e le nuove infrastrutture viarie (Statale 42). Si apporteranno inoltre piccole rettifiche puntuali per adeguare la perimetrazione allo stato dei luoghi SISTEMA AMBIENTALE IL PGT deve recepire a livello comunale il progetto Arco Verde promosso dalla Provincia di Bergamo e finalizzato alla creazione di una fascia di continuità

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ecologica, che colleghi, a livello dell'alta pianura Bergamasca, i corsi dei fiumi Adda, Brembo, Serio e Oglio. Va inoltre recepita l'oasi ambientale prevista dal piano faunistico provinciale del Seniga ed i contenuti e gli interventi previsti dallo "Studio idrogeologico, idraulico ed ambientale a scala di sottobacino dei Torrenti Zerra e Seniga".

LE PROPOSTE PER GLI INTERVENTI SPECIFICI Gli interventi specifici attuati (9, 10, 12, 14, 17*, 22, 28, 30 e 31) sono riclassificati in base alla destinazione d'uso nelle zone consolidate. Per quanto riguarda gli altri Interventi Specifici (articolo 17 della Piano delle Regole) si propongono le seguenti modifiche:

IS1 Modifica negli usi ammessi introducendo la MSV

IS 2 incremento dei parametri edificatori per la destinazione alberghiera in atto e introduce un uso ammesso Terziario innalzando l’altezza da m. 10,00 a m. 13,50 IS 4 da rivedere separando i due comparti. Per il comparto 4B (edifici esistenti) si propone l'attuazione tramite intervento diretto non prevedendo quindi la monetizzazione e/o la cessione delle aree per servizi. Considerata inoltre la difficoltà nell'attuazione degli interventi di recupero nei centri storici si propone in generale per tali interventi la riduzione degli oneri e l'individuazione di forme di incentivazione anche economica. E' inoltre da valutare l'introduzione di incentivi economici per favorire la collocazione di quote di edilizia in affitto a prezzo calmierato e/o a riscatto. IS 7 Viene incrementata la Sc da 3000 a 4000 e la dotazione di parcheggi da 500 a 750. Inserendo anche la prestazione di nuovi servizi eco-ambientali

IS 9 Nel tessuto urbano consolidato viene individuato un nuovo Intervento Specifico con funzioni residenziali in ambito R2 con indicazione di cessione di arre per urbanizzazione primaria e secondaria

IS 10 Nel tessuto urbano consolidato viene individuato un nuovo Intervento Specifico con funzioni residenziali in ambito R2 con indicazione di cessione di arre per urbanizzazione primaria e secondaria IS 11 Lieve incremento dei parametri urbanistici (+ 400 mq di Slp) e si rimuove l’obbligo di convenzionamento

Ex IS 13 riclassificazione in zona R4 residenziale

IS 13 Nel tessuto urbano consolidato viene individuato un nuovo Intervento Specifico con funzioni residenziali in ambito R3 con indicazione di cessione di arre per urbanizzazione primaria e secondaria IS 14 Viene previsto un nuovo intervento su area libera quindi dovranno essere adottate le misure compensative in termini di consumo di suolo

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IS 15 modifica dei parametri edificatori e delle prescrizioni specifiche dell'IS 15 anche al fine di incentivare lo sviluppo di attività agrituristiche. Viene previsto per la stalla la possibilità di realizzare strutture fuori terra con limitazioni dimensionali e cautele per l'inserimento paesaggistico in un contesto collinare. L’intervento è subordinato alla riqualificazione ambientale e paesaggistica ed al riordino dell’intera area dell’azienda agricola con rimozione di attrezzature agricole, tettoie, costruzioni precarie, ecc. esistenti ad eccezione del solo fabbricato principale che viene confermato nella sua attuale consistenza. Ex IS 18 tenuto conto della conferma dell''area produttiva Lediberg (ex AdT 1) è confermato alla destinazione produttiva in atto IS 18 Viene trascritto in IS lo Sportello Unico Attività Produttive con integrazione capacità edificatorie e introdotta la destinazione d’uso MSV e correlata introduzione di servizi eco-ambientali di compensazione Ex IS 19 si propone di eliminare l'intervento specifico e di riclassificare l'area in zona C1 commerciale prevedendo la collocazione di una MSV non alimentare IS 19 Area Interporto viene prevista una trasformazione per usi terziario, produttivo, servizi per la mobilità, parcheggi privati con la prestazione di servizi pubblici da definire in sede attuativa sulla base delle attività insediate; tutela del tracciato storico di via Filzi e Servizi eco-ambientali realizzazione di connessioni ecologiche del sistema ambientale lungo il torrente Zerra con il parco del Seniga; compensazione ambientale attraverso nuove formazioni boschive e di mitigazioni lungo il tracciato in rilevato della SS42 e nelle aree residuali lungo lo Zerra; IS 22 l'area con destinazione produttiva è sensibilmente ridotta e riclassificata, per la parte limitrofa agli insediamenti residenziali esistenti, in zona R4 residenziale soggetta a PdC convenzionato. L'area rimanente è riclassificata a verde privato con funzione di filtro alberato. IS 21 si propone la riduzione dell'IS 21 che, nella parte residua, viene ricondotto a zona P1 riprendendo i limiti già previsti dal vecchio PRG Le aree stralciate sono ricondotte alla destinazione agricola. IS 23 stralcio dal perimetro dell'IS della parte per servizi che viene accorpata alla chiesa con destinazione servizi religiosi; conferma del piano attuativo residenziale inclusa una quota da definire di edilizia convenzionata. IS 24 si propone la riclassificazione dell'area dell'attuale IS 24 suddividendola in tre comparti: il primo produttivo (corrispondente all'attuale attività produttiva), il secondo viene mantenuto commerciale (con MSV già prevista), il terzo con destinazione terziaria con una ridotta quota residenziale. L'attuazione avverrà tramite piani attuativi (o permessi convenzionati) con prevalente monetizzazione delle aree per servizi. La collocazione dell'area non è idonea a nuovi insediamenti prevalentemente residenziali. E' confermata la previsione della nuova strada con una fascia a verde privato a tutela della residenza esistente.

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IS 27 si propone una ridefinizione del suo perimetro per ampliare la superficie da riqualificare con innalzamento dei parametri urbanistici a fronte di un mix funzionale più articolato (residenza e commercio) rispetto alla monofunzione prevista in precedenza.

IS 28 si propone di eliminare l'intervento specifico e di riclassificare l'area in zona C1 commerciale riprendendo le delimitazioni del vecchio PRG. E' prevista la riduzione della profondità della barriera alberata e la collocazione di una MSV non alimentare. L'attuazione avverrà tramite piano attuativo o permesso di costruire convenzionato confermando la previsione del prolungamento della via Moro.

COMMERCIO: LE MEDIE STRUTTURE DI VENDITA A seguito dell'esame delle richieste pervenute si propone l'inserimento delle seguenti medie strutture di vendita:

MSV non alimentare via Volta (ex PIP richiesta n. 20)

MSV non alimentare via Volta (ex PIP richiesta n. 40))

MSV non alimentare via Trento - ex CRA1 (Harley Davidson) con incremento della già prevista capacità edificatoria aggiuntiva da mq 1700 a mq 2500 di SLP previa variante al piano attuativo vigente (articolo 21 NTA del vigente Piano delle Regole)

MSV non alimentare via Moro ex IS 28

E' inoltre da inserire la possibilità di inserire nuove medie strutture di vendita (fra i 150 ed 1500 mq di superficie di vendita) nelle zone produttive collocate sulle principali direttrici viarie (ex Statale 42, via Bergamo e via S.Lorenzo).

ZONA A6 AGRICOLA INTENSIVA Si propone una riclassificazione di parte della zona A6 (Agronomia) in zona A1 agricola di pianura stralciando le aree attualmente occupate dall'allevamento avicolo.

EX INTERPORTO La scelta sovraccomunale di eliminare l'Interporto, la cui area interessa solo marginalmente il territorio comunale, rende necessaria la ridestinazione urbanistica delle aree stralciate. La scelta è da valutare anche tramite uno studio ambientale relativo al sistema del torrente Zerra e alle sue connessioni con il più ampio progetto Arco Verde. E' da valutare anche l'eventuale opportunità di cessione delle aree pubbliche presenti nell'area. Si propone la formazione di un'area a filtro verde (privato) con la funzione di presidio ambientale alberato verso Nord con la eventuale possibilità di collocare, sulle aree residuali, strutture destinate ad attività terziarie, produttive e di ricerca inerenti il settore ambientale.

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MODIFICHE ED INTEGRAZIONI ALLE NORME TECNICHE

articolo modifica

DdP nuovo introduzione di nuovo articolo relativo al regime transitorio di cui all'articolo 5 della LR 31/2014 (proroga previsioni Ambiti di Trasformazioni) prevedendo un doppio regime: − la possibilità, stabilita dalle disposizioni regionali, di attuare gli Ambiti di trasformazione con le modalità ed i contenuti previsti dal vigente PGT; − la facoltà, in alternativa, di attuare l'intervento come previsto nell'aggiornamento del documento di piano volto a favorire l'attuazione degli interventi DdP 6 destinazioni d'uso - inserire fra le destinazioni ammesse nella zona produttiva il commercio all'ingrosso. DdP 4 definizioni - inserire che per data di adozione del PGT si intende il 15 dicembre 2009

DdP 4 definizioni - adeguare le modalità di conteggio della SLP per quanto riguarda gli spazi seminterrati negli edifici esistenti (ante 5 dicembre 2009) in modo da favorire gli interventi di ristrutturazione e/o ampliamento del patrimonio edilizio meno recente PdR 33 Strutture accessorie temporanee nelle zone A ammettere la realizzazione delle strutture accessorie nelle zone A1, A2 ed A4; la realizzazione non è ammessa nella zona A3 (Boschiva), nelle zone soggette a vincolo paesaggistico e nelle zone con fattibilità geologica 4 e nelle fasce di rispetto dei corsi d'acqua e del reticolo idrico minore PdR 31 Edifici con altre destinazioni esistenti nel sistema ambientale - − inserire esclusione dal cambio d'uso per gli edifici realizzati in forza della LEGGE REGIONALE 7 giugno 1980, n. 93 − inserire, con esclusione degli edifici isolati di valore storico e architettonico di cui all'articolo 4, la possibilità di accorpamento degli edifici fermo restando il limite della superficie coperta esistente alla data di adozione del PGT (15 dicembre 2009) maggiorata del 10% − inserire, con esclusione degli edifici isolati di valore storico e architettonico di cui all'articolo 4, la possibilità di traslazione del fabbricato fino alle distanze minime fra fabbricati e (10 m) e dai confini (5 m) a condizione che la traslazione comporti un miglioramento dal punto di vista paesaggistico; − inserire limitazioni per conversione residenziale di fabbricati di grande volume (capannoni, allevamenti, ecc.) esistenti realizzati prima dell'entrata in vigore della LEGGE REGIONALE 7 giugno 1980, n. 93

PdR nuovo vincoli aeroportuali

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PdS indicare la dotazione di servizi per il commercio all'ingrosso

MODIFICHE PUNTUALI E RETTIFICHE

attribuzione lettera R a fabbricato esistente nel sistema ambientale (presa d'atto a seguito pratica edilizia di cambio d'uso già rilasciata)

riclassificazione di fascia di verde di rispetto A4 in zona A5 aree verdi per la mitigazione ambientale (area tra ERREGIERRE e SS42)

via Portico - via Amellina (richiesta 33) ammettere per il fabbricato esistente nel sistema ambientale l'attività di commercio all'ingrosso per una quota non superiore al 50% della SLP esistente

CARTA DEI VINCOLI Inserimento dei vincoli aeroportuali (ENAV) in corso di definizione.

AREE PER SERVIZI Le aree stralciate per servizi che erano abbinate dal PGT vigente agli Ambiti di Trasformazione (ora aggiornati) sono confermate alla destinazione pubblica e verranno attuate con la procedura ordinaria.

5.4 LA DIAGNOSTICA SOCIALE L’obiettivo di fornire durante il processo di piano del governo del territorio studi ed elaborazioni di base, relativi al quadro complessivo dei fenomeni socio- economici, risponde all’esigenza di supportare le scelte amministrative attraverso la restituzione di un’immagine di «sfondo» della comunità di riferimento. La conoscenza degli aspetti demografici e socioeconomici del Comune costituisce, in questo senso, un elemento essenziale per la realizzazione di un buon Piano di governo del territorio. Lo studio urbanistico si arricchisce così dell’apporto di un insieme di saperi e approcci che consentono uno sguardo integrato sulle dinamiche di sviluppo territoriale. Attraverso il binomio “trasformazioni/persistenze” cercheremo di leggere alcuni dei fenomeni più rilevanti della comunità locale, che in questa prima fase poggeranno principalmente sulle variabili demografiche. C’è un nesso inestricabile tra il formarsi dei confini e l’insediamento di una popolazione. A tal riguardo il teamwork che si occupa della Revisione del PGT è stato integrato da una specifica professionalità che ha espresso uno studio articolato sull’attuale situazione sociale, economica e produttiva del territorio insieme con uno sguardo evolutivo ed alle potenzialità da rintracciare. Ad esso si rimanda integralmente dando però pochi spunti, ma significativi, nel presente paragrafo.

5.4.1. ECONOMIA Il lavoro a San Paolo d’Argon - Evoluzione della struttura produttiva Dall’analisi di alcuni dati strutturali è possibile leggere lo sviluppo di medio-lungo periodo del tessuto produttivo di San Paolo sullo sfondo del territorio coincidente con la circoscrizione per l’impiego di Trescore - una delle dieci che ricade nella

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provincia di Bergamo - e che comprende, oltre al nostro, i comuni di: Berzo san Fermo, Bianzano, Borgo di Terzo, Carobbio degli Angeli, Casazza, Cenate sopra, Cenate sotto, , Entratico, Gaverina terme, Gorlago, Grone, Luzzana, Monasterolo del castello, Montello, Ranzanico, Spinone al lago, Trescore balneario, Vigano san martino e Zandobbio. Un primo sguardo ci permette di cogliere il rapporto tra tessuto produttivo, popolazione residente e territorio. Dalla tabella è possibile derivare i seguenti aspetti: ▪ nel corso dei 30 anni si registra una continua crescita della struttura produttiva per tutti i livelli territoriali considerati. ▪ L’aumento più significativo riguarda San Paolo. ▪ Il rapporto tra tessuto produttivo e abitante nel manifatturiero risulta più marcato per San Paolo rispetto a circoscrizione e provincia, anche se l’evoluzione nel tempo dà segno meno. ▪ l’evoluzione del consumo del territorio è particolarmente significativo per San Paolo rispetto alla circoscrizione e alla Provincia Crisi economica e occupazione La situazione di crisi economica attuale ci suggerisce di integrare il percorso tradizionale di descrizione dei fatti che, a partire dall’analisi dell’offerta e della domanda di lavoro nel mercato locale, interpreti la struttura del sistema produttivo. Cercheremo pertanto di dire qualcosa sulla situazione congiunturale dell’occupazione. Vi sono in circolazione interpretazioni piuttosto significative della situazione economica attuale. Non certo improntate all’ottimismo. Nel corso del 2013 il ciclo economico internazionale aveva messo in luce tendenze al miglioramento nelle economie avanzate mentre per i paesi emergenti i diffusi crolli del tasso di cambio, indotti da movimenti di capitali tornati a privilegiare le economie avanzate, hanno determinato un quadro di instabilità, di incertezza e, in definitiva, di riduzione della domanda. Per l’economia italiana l’ultimo ciclo economico (il tredicesimo del dopoguerra) ha raggiunto il punto di minimo a maggio 2013; la caduta del PIL si è arrestata nel terzo trimestre e per il quarto è stata registrata una modestissima variazione positiva, senza effetti di trascinamento. Il consuntivo del 2014 propone risultati economici complessivamente insoddisfacenti: l’anno era iniziato sotto buoni auspici tanto che sembrava di aver avvistato la famosa luce in fondo al tunnel, vale a dire la fine della recessione se non proprio l’inizio della ripresa. Ma nel corso dell’anno si sono moltiplicati segnali deludenti, soprattutto sul fronte della domanda interna: l’economia non ha girato al ritmo atteso tanto che ormai la variazione del PIL italiano viene consuntivata come negativa (attorno al -0,4. Sul finire dell’anno si sono riaffacciati alcuni segnali (di nuovo) positivi. Da segnalare in particolare il buon andamento delle esportazioni (+6,3% la dinamica tendenziale a dicembre) e della bilancia commerciale. Per il 2015 tutti gli organismi che si esercitano nelle previsioni stimano una variazione positiva del PIL: per l’Italia si va dal +0,2/0,4 degli organismi internazionali (Oecd, Fmi) al +2,1 del Centro Studi Confindustria. Abbiamo già riportato i dati congiunturali disponibili per la provincia di Bergamo con riferimento al quarto trimestre 2014. Qualche indicatore positivo non può far velo ai dati strutturali che attestano l’impatto di una crisi di durata inusitata e per questo sempre più incisiva. Con un PIL inchiodato ai medesimi livelli dell’anno precedente non ci si possono aspettare risultati particolarmente positivi con riferimento al mercato del lavoro locale. I dati disponibili, di fonte amministrativa, relativi pertanto al lavoro dipendente e

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parasubordinato, evidenziano, per gli ultimi mesi del 2014, il proseguire dell’inversione di tendenza registrata nel trimestre precedente rispetto alle prospettive di miglioramento che erano emerse ad inizio anno. Questi andamenti riflettono senz’altro la congiuntura e le valutazioni prospettiche delle imprese in termini di recupero di produzione e di redditività ma incorporano pure, in proporzioni ovviamente non facili da stabilire, diversi effetti dovuti agli interventi normativi. Significativi in particolare sono risultati da un lato il “decreto Poletti” del 20 marzo (convertito con la l. 78/2014 del 16 maggio), per gli effetti sulla facilitazione delle assunzioni con contratti a tempo determinato e delle relative proroghe, dall’altro l’iter per la legge di stabilità 2015 (approvata il 23 dicembre, l. 190/2014), per gli effetti annuncio legati agli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato che, in molti casi, soprattutto verso la fine dell’anno, hanno determinato il loro rinvio al 2015. Di rilievo sono stati pure gli effetti della l. 92/2012 a proposito dell’indennità di mobilità, la cui durata a partire dal 1.1.2015 è scesa da 36 a 24 mesi per gli over 50enni e da 24 a 18 mesi per i quarantenni. Ciò ha determinato nel quarto trimestre una crescita delle cessazioni di contratti a tempo indeterminato a causa dell’anticipo di licenziamenti collettivi comunque già programmati. Gli interventi per il sostegno al reddito dei disoccupati, ridisegnati dalla l. 92/2012 e nel 2014 entrati a pieno regime, si sono confermati di grande rilievo. All’inizio di quest’anno (2015) si sono generate molte aspettative positive, legate anche a un contesto internazionale in cui i segnali che promettono il bel tempo ( quantitative easing, svalutazione dell’euro, riduzione dei costi energetici) possono forse consolidarsi nonostante l’inasprirsi di fortissime tensioni geopolitiche (Ucraina, Libia e Siria, Grecia). E’ dunque particolarmente interessante seguire da vicino le dinamiche congiunturali del mercato del lavoro che, in definitiva, è il giudice finale della bontà (o meno) della fase congiunturale. Da quando Istat, conformandosi a prescrizioni europee, ha iniziato a diffondere dati mensili sui principali aggregati del mercato del lavoro, ogni mese ascoltiamo commenti sui numeri di occupati e disoccupati che cercano, ricorrendo a supposizioni più o meno plausibili o ardite, di spiegare le variazioni congiunturali di brevissimo periodo. In realtà, i dati mensili resi disponibili dall’Istat si limitano a pochissimi indicatori e nulla ci dicono sulle dinamiche settoriali, contrattuali o orarie che possano giustificarne o spiegarne le variazioni. Per questo, e per la natura campionaria della fonte, è elevatissimo il rischio di gioire (inutilmente) un mese per il miglioramento e di soffrire (altrettanto inutilmente) quello successivo per il peggioramento, scambiando per trend piccole oscillazioni statistiche del tutto compatibili con gli inevitabili problemi di misura. Per evitare spiegazioni congiunturali di dubbia tenuta, è sempre opportuno analizzare i dati mensili collocandoli in una più consistente prospettiva temporale. Gli annunci del Governo sulla crescita dei contratti a tempo indeterminato di gennaio e febbraio 2015 lasciavano intravedere la primavera dell’occupazione. Il Presidente del Consiglio e il Ministro del lavoro parlavano di crescita di nuovi contratti a tempo indeterminato a due cifre, con ben 79 mila nuovi contratti stabili. Il dato ufficiale pubblicato dall’Istat sull’occupazione italiana a febbraio 2015 ha gelato le aspettative. A febbraio in Italia sono stati distrutti 44 mila posti di lavoro, la disoccupazione è aumenta ed è tornata al 12,7 percento, il livello che aveva a dicembre 2014. La disoccupazione giovanile è risalita al 42,6 percento, lasciando l’Italia in quel gruppo di Paese del sud Europa dove il tasso di disoccupazione giovanile è di 3 o 4 volte superiore alla media nazionale. Come si conciliano le due cose? L’aumento dei nuovi assunti a tempo indeterminato, annunciato dal Governo a marzo, è una buona notizia. Significa che un crescente numero di persone sta uscendo dalla precarietà. Il governo, nelle

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settimane passate, non ci aveva però comunicato il numero di cessazioni di posti di lavoro e nemmeno se i nuovi posti di lavoro erano stabilizzazione di rapporti di lavoro esistenti. Se un lavoratore precario viene stabilizzato dobbiamo rallegrarci, ma ai fini delle statistiche sul numero assoluto di occupati il dato è irrilevante. Ciò sembra essere quello che è avvenuto in Italia. Rimanendo quindi al dato totale, per valutare l’entità della perdita occupazionale (circa un milione di occupati in meno tra il primo semestre 2008 e la fine del 2014) è utile il confronto – con i dati disponibili fino al terzo trimestre 2014 – con la dinamica delle unità di lavoro, vale a dire con il dato sull’input di lavoro utilizzato per la contabilità nazionale. Ciò che emerge è una caduta ben più consistente: oltre un milione di unità di lavoro in meno tra il 2008 e il 2010 e un’ulteriore perdita di 700mila unità tra il 2011 e il 2013, cosicché la quantità effettiva di lavoro utilizzato nel sistema risulta a fine 2014 nettamente inferiore a quella del 2003-2004. Il trend degli occupati è dunque molto meno negativo di quello osservato sulle unità di lavoro perché fornisce un’informazione “sulle teste” che, per definizione, non dà peso alle diverse pratiche di labour hoarding (cassa integrazione, passaggi a part time, riduzione dell’orario di lavoro) attivate dalle imprese e agevolate dal sistema politico per ridurre l’impatto della crisi sui livelli occupazionali. Il nuovo contratto a tutele crescenti è entrato in vigore il 7 marzo 2015. I dati diffusi dall’Istat si riferiscono al febbraio 2015. L’effetto del nuovo contratto non può quindi essere nelle statistiche del lavoro appena pubblicate. Dovremmo aspettare l’inchiesta di Marzo e di Aprile. Tuttavia, la decontribuzione per i nuovi assunti era già in vigore a gennaio e a febbraio 2015. I dati diffusi dal Governo sui nuovi posti di lavoro stabili lasciano pensare che le imprese ne abbiano beneficiato in modo massiccio. Tuttavia, dopo i dati dell’Istat, sembra che l’impatto sull’occupazione totale, sia per ora modesto o irrilevante. Dobbiamo quindi aspettare. La primavera dell’occupazione è in arrivo? È quello che ci auguriamo. Intanto possiamo constatare come il saldo occupazionale d’area per il nostro comune è positivo; è vero che i dati si riferiscono a fine 2011 ma resta sempre un fatto positivo per il territorio comunale. I Bilanci delle imprese Arriviamo ora a un’analisi più specificatamente economica delle imprese, attraverso l’analisi dei bilanci. La fonte utilizzata ci consente un quadro delle stesse, a partire dall’aggregato di quelle con sede legale nel Comune, oppure che vi svolgono l’attività preponderante: 88 nel primo caso, 108 nel secondo. L’elenco è largamente sovrapponibile. Risulta interessante considerare quanto viene movimentato complessivamente in termini economici. Le variabili più importanti da prendere in considerazione ai nostri fini sono quelli riportati nella tabella che segue.

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5.4.2. DEMOGRAFIA L’identità del Comune Così come nella vita di un individuo possiamo scorgere degli elementi strutturanti la sua personalità, così all’interno una comunità possiamo individuare relazioni di interdipendenza complesse che nel loro agire ne determinano l’identità. Tali relazioni riguardano in particolare lo scambio quotidiano di prodotti, di servizi e di tempo di lavoro; le attività messe in campo stabiliscono una incessante trasformazione sull’organizzazione dello spazio di vita quotidiana, così che abitare San Paolo risulta il precipitato instabile ma caratteristico delle persone che vi risiedono. Sotto questa luce risulta interessante calcolare l’intensità con cui si presentano i fattori d’identità; ciò è possibile a partire dall’enumerazione delle persone che sono nate e ancora risiedono a San Paolo; tale persistenza definisce in una certa misura il grado di radicamento della comunità. Occorre qui però una digressione metodologica sulle fonti. A differenza di quanto accaduto in fase di redazione del PGT, in questa fase non ci è stato permesso di accedere ai dati “grezzi” di anagrafe, gli unici che avrebbero consentito di sviluppare questa parte analitica. Pertanto qui riprendiamo in maniera sintetica i dati del 2008. Ebbene, come mostra la figura n° 10 il 34 per cento dei residenti in comune vive in paese dalla nascita (e l’ 1% vi è tornato).

La misura più significativa di ciò che abbiamo denominato grado di radicamento, va sicuramente ricercata nei rapporti tra generazioni. Si mette su casa, si curano proprietà, nella prospettiva fondamentale di trasmettere questo patrimonio ai propri figli; tutto questo anche a dispetto di una manifesta inefficienza economica della scelta; quello che importa è la sicurezza della trasmissione ereditaria. Allora quanto più questa catena tra generazioni si allunga, tanto più sarà improbabile registrare discontinuità, con il risultato di ispessire i legami tra individui e ambiente di vita, habitat.

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L’immagine (figura 11) che ci restituisce l’accostamento tra numeri di residenti per classe d’età e la quota di vita trascorsa nel comune di ciascuna coorte risulta molto interessante.

I 509 residenti in età compresa tra 40 e 44 anni mediamente annoverano il 50 per cento del proprio tempo di vita trascorso a San Paolo. Un intervallo significativamente inferiore al 60-74 % dei ventenni e all’ 90-95 % dei bambini sotto i 10 anni. Dunque i 350 bambini in età compresa tra 5 e 9 anni e i 313 ancora più piccoli detengono il record di residenza relativa in paese; ciò significa che il loro vissuto ed il paesaggio interiore conseguente è segnato in maniera più significativa dai riferimenti quotidiani: attraversare le strade, frequentare alcuni luoghi, la scuola, la passeggiata sulle colline, il monastero, la chiesa, il campo di calcio, la palestra … I cittadini stranieri A fianco di queste considerazioni vogliamo sottolineare ciò che è sotto gli occhi di tutti e determina il fattore d’innovazione demografica delle nostre comunità attuali: la presenza degli stranieri. Intanto sappiamo che questa è articolata in residenti, cittadini con permessi di soggiorno ed irregolari; bene, solo il dato dei primi ci porta alla forbice rappresentata nella figura n. 12 che segue, dove viene riproposto l’andamento demografico

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La presenza di cittadini stranieri è molto significativa, pari a poco meno del 15 per cento. Quello che però va sottolineato è l’estrema varietà delle comunità non italiane, rappresentata nel grafico che segue.

Figura 13. Stranieri per paese d'origine

Tipologia delle famiglie Procederemo ora nell’analisi, assumendo come categorie di osservazione il numero dei componenti, la loro età, il genere, le relazioni generazionali e quanto necessario e sufficiente per individuarne delle tipologie che consentano di leggere e cercare di interpretare la domanda di abitazioni, ma anche di servizi che da queste provengono:

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l’anziano può così diventare solo, la coppia potrebbe interrompere la sua situazione e generare più persone che vivono sole o con uno o più figli singolarmente a carico, e così via. Le possibilità analitiche rispetto alla tipologia di nuclei familiari sono molto vaste. Qui si privilegia una suddivisione in tre gruppi di età, giovani, adulti e anziani, attraverso le soglie anagrafiche di 35 e 64 anni; in altri termini considereremo giovani gli individui sotto i 35 anni e le famiglie il cui intestatario (maschio o femmina non fa differenza) risulta sotto tale soglia; in modo corrispettivo parleremo di anziani per le persone e gli intestatari di nuclei familiari che abbiano compiuto i 64 anni di età. Le famiglie potranno essere unipersonali, pluripersonali o in altra condizione; queste seconde a loro volte vengono suddivise in coppie con figli, senza figli, padre solo con figli e madre sola con figli; le altre situazioni registrano famiglie la cui composizione non è nucleare, cioè aggregata intorno al rapporto genitori- figli, ma vede la compresenza di altre figure parentali (cugini, zii, conviventi …). Queste classificazioni vengono poi incrociate in una matrice che considera il numero dei componenti (1,2,3,4,5,6, 7 o più), restituendo così l’informazione sull’estensione delle famiglie. L’elaborazione dei dati estratti direttamente dal database anagrafico del Comune nel gennaio del 2008 (l’aggiornamento non è stato possibile) consente una lettura dettagliata della situazione familiare che viene riassunta nella tabella n° 8 che riporta i dati in valore percentuale. In tal modo possiamo farci una immagine d’insieme dei 5.500 cittadini amministrati; questi vivono in poco più di 2.000 famiglie.

Proiezione demografica Le proiezioni effettuate in questa prima fase, che attende l’esplicitazione delle scelte amministrative, sono derivate da due ipotesi: 1. Popolazione “chiusa”: vengono considerati solo i livelli di natimortalità, trascurando i movimenti migratori; tale ipotesi non è realistica ma assume un valore comparativo. 2. Popolazione aperta: si considerano sia le variabili di natalità, fecondità, mortalità che di flussi migratori così come si sono manifestate negli ultimi anni, postulando un comportamento analogo per i successivi. Nessuno dei risultati delle due ipotesi ha un valore definitivo, ma vengono sottoposte al semplice scopo di rendere visibili le scelte sottostanti al modello e rendere plausibile la scelta obiettivo che verrà esplicitata dagli amministratori. La proiezione demografica da noi effettuate (vedi figura n. 15) all’orizzonte temporale dell’anno 2.023, danno valori della popolazione residente compresi tra 5.653 e 6.009; rispettivamente nell’ipotesi di popolazione chiusa e di popolazione aperta.

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5.5 DATI TERRITORIALI A corredo del PGT sono stati previsti i seguenti affondi tematici che, ora debitamente aggiornati nella prima fase di elaborazione della Variante 1, hanno fornito un aggiornato e selettivo profilo del territorio: ▪ lo studio socio economico ▪ lo studio geologico ▪ lo studio della mobilità e della sosta ▪ lo studio paesistico ▪ lo studio agronomico ▪ lo studio del sistema idrico ▪ lo studio delle reti tecnologiche e dei servizi a rete ▪ lo studio e l’azzonamento acustico ▪ la definizione dei campi elettromagnetici e degli ambiti ERIR

Soglie evolutive del tessuto insediativi Si riportano alcune interessanti rappresentazioni dell’abitato di San Paolo d’Argon nelle diverse soglie temporali. E’ evidente il progressivo aumento del consumo di suolo, più evidente nella soglia degli anni ’80.

1853 1935

1980 1968

Uso del Suolo

Individuazione dei “pieni”, aree urbanizzate (ivi comprese quelle libere, ma destinate a scopi edificatori) e dei “vuoti” aree libere

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PIENI VUOTI

Paesaggio: orientamenti iniziali Un primo approccio al territorio di San Paolo d’Argon evidenzia quella crescita urbana che ha caratterizzato molte comunità del sistema collinare a est di Bergamo. Ad un primo nucleo antico spesso in ambito pedecollinare attestato lungo una via di comunicazione importante, si è nel secondo dopoguerra del secolo scorso assistiti ad una espansione nelle aree pianeggianti più favorevoli ad essere trasformate a seguito degli interventi di bonifica e regimazione dei corsi d’acqua avvenute negli ultimi secoli. Tale processo di crescita, iniziato nella seconda metà del secolo scorso, ha visto anche il formarsi di aree produttive ex- novo dovute all’incapacità del tessuto storico di accogliere sistemi produttivi sempre più complessi ed esigenti. Ecco pertanto la campagna caratterizzata sino a metà del novecento dai soli filari di gelsi e da alcune grandi cascine, scomparire sotto una conurbazione accompagnata da una rete viaria sempre più articolata e complessa. Lo stato del territorio attuale mostra quindi una tripartizione diffusa nei contesti simili che vede il sistema collinare a nord praticamente intatto rispetto al paesaggio storico ottocentesco, con forti connotati naturali; una fascia fortemente edificata con quartieri residenziali e produttivi ben definiti e un’ultima fascia a sud, sempre più compromessa, costituita dai reliquati dell’antica area agricola pianeggiante definita a mezzogiorno dalla strada provinciale. Questa schematica tripartizione del territorio, collina, territorio urbanizzato e campagna, storicamente influenzata dalle infrastrutture stradali e in particolare dalla SS 42, introduce una serie di molteplici temi a scala territoriale quali, ad esempio, le relazioni visive e fisiche fra i diversi paesaggi, il tema della “soglia”; la continuità della componente naturale fra sistemi della pianura e l’ambito collinare, e il

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sistema delle connessioni ambientali (vedi ad esempio il rio Seniga); il rapporto fra la campagna e la città, fra “vuoto” e “pieno”, fra spazi abbandonati e spazi del vissuto quotidiano; la qualità paesaggistica ai “margini” e nelle aree relitte dell’ampia area costruita e la ricomposizione del paesaggio percepito sia in ambito urbano sia in quello extra-urbano dovuto al futuro declassamento di alcune strade importanti e alle nuove infrastrutture di prossima realizzazione. L’analisi del paesaggio, come espressione culturale, è connotata da una nuova attenzione sia ai fenomeni legati alla naturalità sia a quelli della percezione, cioè dell’esperienza del vivere un determinato territorio. I componenti naturali e fisici dialogano con quelli “estetici” e simbolici, introducendo chiavi di lettura del territorio scarsamente affrontate nel passato. Tale prima fase di conoscenza del territorio è alla base della valutazione dei grandi temi sopraesposti e delle conseguenti soluzioni urbanistiche da introdurre alla ricerca di relazioni sempre più equilibrate.

5.5.1 - IL PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE (PTPR) Lo strumento principale per l’analisi del paesaggio, delle sue potenzialità e delle sue problematiche in Regione Lombardia è il PTR del quale è parte integrante il Piano Paesistico Regionale PPR che ne costituisce sezione specifica. L’analisi della cartografia allegata al PTR permette di identificare il contesto paesaggistico e territoriale nel quale si trova l’insediamento produttivo in esame. Il Comune di San Paolo d’argon si trova nell’ambito geografico della pianura bergamasca e interessa l’unità tipologica di paesaggio della fascia collinare. Le colline che si elevano subito sopra l’alta pianura e le ondulazioni moreniche costituiscono un importante benché ristretto ambito del paesaggio lombardo. Esse hanno anzitutto un elevato grado di visibilità, in quanto sono i primi scenari che appaiono a chi percorra le importanti direttrici, stradali o ferroviarie, pedemontane. Formate da rocce carbonatiche, rappresentano morfologicamente il primo gradino della sezione montagnosa della Lombardia. I loro ammanti boschivi sono esigui (ma oggi c’è dappertutto una ripresa del bosco); sono invece occupate, soprattutto nelle pendici esposte a sud, da campi terrazzati, dove si coltiva il vigneto. Sono dominate dalla piccola proprietà e dalla proprietà cittadina organizzata in poderi un tempo condotti a mezzadria. A ciò si collegano le case sparse e i borghi situati ai loro piedi. Specie in vicinanza delle città di Bergamo e Brescia il paesaggio collinare appare tutto segnato dal gusto urbano, con orti, giardini, ville della borghesia che si è annessa i territori collinari a partire dalla fine del secolo scorso. Un altro assalto hanno subito negli ultimi decenni, sebbene esso sia stato relativamente ben contenuto, almeno nella collina di Bergamo e Brescia. L’industria si è inserita anche qui, occupando ogni spazio possibile, intorno ai centri abitati, trascinando con sè tutti gli elementi che caratterizzano il paesaggio metropolitano. Gravi danni ha inferto al paesaggio l’attività estrattiva, che sfrutta le formazioni calcaree di questi primi rialzi prealpini sia per l’industria del cemento sia per quella del marmo: grandi cave si aprono sia nelle colline bergamasche sia soprattutto in quelle bresciane, dove ci sono i materiali migliori: esse sono visibili a grande distanza e appaiono come ferite non facili da rimarginare in tempi brevi.

Paesaggi delle colline pedemontane: Riguarda la fascia collinare esterna ai processi di deiezione glaciale: il monte di Brianza e il colle di Montevecchia, le colline di frangia bergamasca (, Monte Canto, Val Calepio), le colline bresciane. Rispetto a quello prealpino

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questo paesaggio si qualifica sia per la morfologia del rilievo, con le sue discontinuità e disarticolazioni (alcune colline affiorano isolate nella pianura), sia per le sue formazioni geologiche terziarie, sia infine per la scarsa incidenza che vi ha il fattore altitudinale (le quote non superano le poche centinaia di metri) nella costruzione del paesaggio antropico. Questo è segnato dalla lunga, persistente occupazione dell’uomo, dalle peculiarità delle sistemazioni agrarie, dalla fitta suddivisione poderale, dalla presenza delle legnose accanto ai seminativi. Attualmente l’uso tradizionale del suolo a fini agricoli assume aspetti residuali e particolari legati soprattutto all’orto o al piccolo podere retto con lavoro part-time. Case sparse e nuclei sono affiancati da zone residenziali di recente edificazione con tipologie a villino e da aree industriali e commerciali che si considerano come appendici dell’urbanizzazione dell’alta pianura. Ricche vi sono le preesistenze storiche, dalle chiese e dai santuari alle ville signorili, ai vecchi borghi.

Indirizzi di tutela (paesaggi delle colline pedemontane). Per la sua relativa maggiore elevazione e per la maggiore asperità dei versanti, ancora abbondantemente boscati, questo ambiente risulta meno compromesso di quello spiccatamente morenico. In molti casi si rinvengono ‘isole’ di antico insediamento straordinariamente esenti da contaminazioni (Campsirago, Figina sul monte di Brianza; Odiago e Sant’Egidio di Fontanella sul Monte Canto…). Deve essere perpetuata la loro integrità, contenendo l’edificazione diffusa. Ogni intervento va sottoposto a dettagliata verifica di compatibilità in rapporto alle peculiarità della naturalità residua. Il fronte pedemontano: Il fondale a settentrione dell’ambito collinare lombardo è composto da una successione di rilievi, un vero e proprio gradino naturale che introduce all’ambiente prealpino. È visibile, in buone condizioni di tempo, da tutta la pianura formandone la naturale ‘cornice’. Parrebbe superfluo accennare alla sua importanza come elemento fondativi del paesaggio, ma occorre farlo in quanto possibili episodi di contaminazione (realizzazione di strade e impianti) ne possono seriamente pregiudicare l’integrità di lettura. Nel suo ruolo di grande scenario naturale va sottoposto a specifica attenzione ricucendo meticolosamente le ferite - già evidenti, specie nella Brianza (Pusiano, Barro) e nel Bresciano (Botticino) - e valorizzandolo come polmone naturale sul quale indirizzare la pressante domanda di verde delle città che stanno alle sue falde (Varese, Como, Lecco, Bergamo, Brescia).

5.5.2 - PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE PTCP In base alle caratteristiche del territorio il PTCP individua diverse unità di paesaggio. L’area del comune di Montello si trova nell’unità n° 23 – “Cintura urbanizzata di Bergamo” al confine con l’unità n° 21 – “Bassa Val Cavallina” come indicato in Figura 6.9.8. L’unità ambientale è delimitata a nord dai colli di Bergamo comprendendo la conurbazione che si estende fino all’abitato di , a sud dal comune di , dal tracciato autostradale fino a e dagli insediamenti limitrofi che si spingono fino a Costa di Mezzate, a ovest dal corso del fiume Brembo, e ad est dal fiume Serio. Sostanzialmente comprende il tessuto densamente urbanizzato che è sorto, senza soluzione di continuità, lungo i principali assi di scorrimento che avanzano verso la Valle Seriana e verso la pianura.

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La città infatti si è andata saldando con l’hinterland, proiettandosi lungo le vie storiche o le nuove direttrici viarie dando vita a nuovi continui urbani e a tipici paesaggi di frangia. Su di essi si esercitano continui e profondi processi di trasformazione che tendono a colmare o restringere sempre più gli spazi rurali con edificazioni residenziali, industriali e servizi. Parallelamente si alterano o si annullano le strutture territoriali storiche e la loro percepibilità; inesorabilmente viene meno anche la funzione percettiva del paesaggio, la fruizione panoramica delle vicine Prealpi e dei paesaggi impostati sui conoidi che digradano verso la pianura. La periferia occidentale sorge ai piedi dell’impianto pedecollinare saldandosi con l’alta pianura asciutta delle colture estensive. Il substrato è costituito da terreni drenati di ghiaia a matrice sabbiosa, analoghi per morfogenesi al limitrofo contesto dell’Isola. L’ambito esige particolare attenzione per la prossimità di caratteri vegetazionali e colturali tipici dell’ambiente collinare bergamasco con un paesaggio tipico delle colture legnose agrarie di integrazione con il contesto ambientale o a prevalente coltura viticola e colture agrozootecniche estensive. I verdi versanti collinari con i borghi sorti ai piedi, infatti, costituiscono un fondale di notevole valore paesistico e conferiscono un carattere di particolare valenza naturalistica visibile da tutta la zona pianeggiante. Le espansioni sorte negli ultimi decenni in questa parte di pianura, però sono avvenute in maniera massiccia togliendo al tessuto dei borghi la loro conforme “misura” storica e la loro tipica connotazione in rapporto al contesto rurale. La matrice naturale residua è caratterizzata da poche aree agricole; negli ambiti adiacenti a Stezzano e Azzano il paesaggio agricolo si presenta privo di particolari connotazioni. L’area tra e Stezzano, e intorno a , è invece caratterizzata, nelle residue aree interstiziali, da una più ricca dotazione arborea e dalla presenza di acque; stessa caratterizzazione, anche se in tema minore, nella fascia a sud di e Lallio. Nell’alta pianura, fino a prima del secondo dopoguerra, l’immagine territoriale prevalente era quella di una disseminazione di nuclei rurali piuttosto modesti, nonostante la presenza dell’autostrada Milano-Bergamo e Milano-Brescia inaugurate nel 1927 e 1931, se si eccettua la particolare configurazione monumentale di Stezzano con le sue ville e palazzi ancora rilevabili. La costruzione del campo di aviazione di Orio al Serio ha costituito una barriera invalicabile allo sviluppo urbano oltre questo limite. In tutti i centri le trasformazioni hanno in genere cancellato i caratteri originari e le strutture planimetriche leggibili possono indurre a supporre l’esistenza di valori che nella realtà demolizioni rifacimenti e sostituzioni hanno compromesso. La zona orientale, più distante dalle propaggini urbane di Bergamo, poggia sul livello del pianalto ferrettizzato; questo paesaggio sorge ai piedi dell’impianto collinare che connota la Bassa Val Cavallina, e complessivamente presenta i caratteri di densità e di confusione insediativa tipici degli odierni assetti metropolitani. Analogamente il continuum urbano che si estende fino a Nembro, in direzione della Valle Seriana, riassume un processo di crescita urbana legata alla logica dello sviluppo produttivo. Sostanzialmente la fascia di territorio che circonda il capoluogo di Bergamo risulta divisa in settori dal sistema infrastrutturale radiocentrico focalizzato sulla città di Bergamo (le linee ferroviari, le arterie stradali da e per Lecco, Milano, e Crema) che hanno subito gradualmente la perdita dei connotati naturali ed agrari in quanto compromessi dalle espansioni residenziali e industriali.

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Tra le poche aree libere superstiti di un certo interesse permane quella attraversata dai corsi d’acqua Morlana e Morla, essendo equipaggiata ancora da una ricca dotazione arborea con funzione di separazione e filtro visivo, e le aree a ridosso del corso del fiume Serio nel tratto compreso dall’unità, in quanto in stretta relazione funzionale con il fiume essendo connotate dalle presenze naturalistiche del contesto fluviale. Elementi fondamentali per la percezione anche dinamica dei connotati d’ambito sono il percorso autostradale e la strada di collegamento - Montello che fiancheggia i versanti collinari adiacenti. A livello paesaggistico è interessante valutare i contenuti della tavola E5.4.I del PTCP “Ambiti ed elementi di rilevanza paesistica” che si riporta in stralcio nella Figura 6.9.9., in essa sono evidenti: ▪ paesaggio montano e collinare debolmente antropizzato di relazione con gli insediamenti di versante e fondovalle: pascoli montani e versanti boscati con interposte aree prative, edificazione scarsa, sentieri e strade; ▪ paesaggio montano, collinare e pedecollinare antropizzato di relazione con gli insediamenti di versante e fondovalle: ambiti terrazzati a seminativo, vigneti, prati e prati-pascoli; ▪ paesaggio delle colture agrarie intensive con modeste connotazioni arboree, irrigue e fondiarie con presenza di edilizia sparsa. Entrando più nel dettaglio, rileva la presenza dei seguenti paesaggi: ▪ ambiti prevalentemente boscati e/o con presenza di vegetazione in stadi evolutivi forestali; filari alberati; siepi; ▪ contesti colturali degli ambiti collinari e dei versanti vallivi caratterizzati da trasformazioni morfologiche rilevanti e con presenza diffusa di insediamenti sparsi, edilizia di valore storico e viabilità minore; terrazzamenti; ronchi; ciglioni; vigneti; ▪ ambiti prevalentemente pianeggianti di raccordo fra gli insediamenti e i versanti collinari caratterizzati dalla presenza di insediamenti sparsi e da edificazione recente; ▪ ambiti agrari della pianura con diffusa presenza di reticolo irriguo naturale e/o artificiale di superficie, presenze arboree; siepi; filari; strutture edilizie di preminente valore storico-culturale; ▪ ambiti della pianura con scarsa connotazione fortemente modificati dalla presenza diffusa di insediamenti e/o con presenza di arredo vegetazionale sovente degradato o compromesso ▪ ambiti urbanizzati e/o prevalentemente urbanizzati.

5.5.3 - RETE ECOLOGICA REGIONALE La relazione di sintesi del progetto di rete ecologica regionale inserisce l’impianto di trattamento e recupero dei rifiuti della ditta Montello S.p.A. nel settore 111 “Alto Oglio”. L’Alto Oglio, importantissimo settore di connessione tra la pianura padana e la fascia pedemontana, si colloca nell’area di pianura situata tra la città di Bergamo (a ovest) e il lago d’Iseo (a est) che comprende aree di elevato pregio naturalistico. A Sud si estende invece fino ad incontrare l’Area prioritaria Mont’Orfano, rilievo collinare isolato rispetto alla circostante matrice agricola, particolarmente importante per la sua posizione in un’area vera strategica di connessione ecologica nella pianura lombarda. La fascia collinare comprende aree boscate di pregio, tra le quali l’Area prioritaria Monte Alto, cresta di natura calcarea caratterizzata da vasti boschi di latifoglie e ridotte radure erbose, l’area vinicola della Franciacorta e un settore

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delle Torbiere d’Iseo, zona umida di importanza internazionale (sito Ramsar), particolarmente significativa per l’avifauna acquatica nidificante e migratoria e per l’entomofauna, in particolare gli Odonati (alcune specie hanno qui una delle poche stazioni di presenza in territorio lombardo). Il settore comprende inoltre il tratto settentrionale del fiume Oglio, compreso nel Parco dell’Oglio Nord. La restante parte del settore è permeata da una fitta matrice urbana e da una rete di infrastrutture lineari che creano grosse difficoltà al mantenimento della continuità ecologica (autostrada A4 MIVE, rete ferroviaria BG-BS). La seguente Figura 2.13 mostra uno stralcio della cartografia relativa al settore 111 della RER dove si osserva che l’impianto oggetto di VIA è compreso tra due aree caratterizzate da elementi di secondo livello: a nord costituito dal PLIS delle Valli d’Argon e a sud dal paesaggio collinare debolmente antropizzato con versanti boscati e aree prative che rappresenta un contesto di elevata naturalità. Questi elementi costituiscono ambiti complementari di permeabilità ecologica in ambito planiziale in appoggio alle Aree prioritarie per la biodiversità.

5.5.4 - RETE ECOLOGICA PROVINCIALE La rete ecologica provinciale è stata definita dal PTCP della Provincia di Bergamo ed è rappresentata cartograficamente nella Tavola E5.5 ad esso allegata e riportata in stralcio in Figura 6.9.12. Essa si basa su una serie di indirizzi condivisi: ▪ l’espansione e l’ampliamento di superfici forestali e naturali, da considerare come bacini di naturalità; ▪ la connessione delle superfici classificate come sorgente di naturalità, per mezzo di corridoi, elementi puntiformi di connessione e di supporto, mettendo in relazione funzionale e dinamica il settore collinare con quello di pianura; ▪ la realizzazione di corridoi ecologici di connessione tre le aree protette; ▪ il riconoscimento e la valorizzazione della rete provinciale dei corsi d’acqua principali e minori, individuati nell’allegato tavola E5.4 in relazione agli ambiti naturali di pertinenza e al paesaggio agrario circostante; Il territorio di Circostante l’area occupata dalla ditta Montello S.p.A. è interessato da due elementi della rete ecologica provinciale: ▪ a sud, in corrispondenza del monte Tomenone: ambiti a maggiore valenza naturalistica e paesistica appartenente a un nodo di primo livello; ▪ a ovest e a nord: un’area agricola strategica di connessione, protezione e conservazione appartenente a un nodo di secondo livello.

5.5.5 – ECOSISTEMI e OASI del SENIGA La complessa interazione di fattori biotici e abiotici nell’ambito dell’intera biosfera porta all’individuazione di diversi “sistemi”, intesi come entità in grado di interagire in equilibrio dinamico, che per le loro caratteristiche peculiari risultano facilmente individuabili e discriminabili. Il concetto di ecosistema assume quindi un maggior significato dinamico a scapito di un concetto spaziale. Quindi si può affermare che l’intera biosfera assuma il ruolo di grande ecosistema dinamico in rapporto con altre entità ecosistemiche minori come ad esempio un oceano, un prato, o un tronco d’albero morto in un bosco anch’essi individuabili come specifiche entità caratterizzate da rapporti di scambio di energie.

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Con queste considerazioni, nella fase di indagine di inquadramento ambientale, diversi possono essere gli ambiti che, per le loro specifiche peculiarità individuate, potrebbero essere considerati e analizzati come singoli ecosistemi. Si possono citare: gli ambiti urbanizzati; ecosistemi urbani in questo caso rappresentati dagli insediamenti dei singoli comuni o dalle frazioni quali Montello, Costa di Mezzate, S. Paolo d’Argon, etc. Altri ambiti ben rappresentati sono rappresentati dalle aree boscate in corrispondenza del Monte di Albano e del M. Tomenone. A loro volta tali “ecosistemi” contribuiscono a formare un “sistema maggiore”, quale può essere considerato l’intero comprensorio costituito dai primi avamposti collinari tra le valli Seriana e l’inizio della Valle Cavallina più ad est. Tra gli ecosistemi precedentemente citati alcuni possiedono certamente caratteristiche peculiari, altri comuni ad ambiti territoriali poco distanti; comunque tutti questi risultano parti di un’entità certamente ben più ampia e complessa quale può essere considerato il comprensorio pedecollinare lombardo. Tra gli habitat considerati gli ambienti boscati mesoigrofili e gli ambiti agricoli appaiono quelli posti nelle immediate vicinanze dell’impianto in esame sebbene non coinvolti. Un particolare metodo di analisi del paesaggio si basa sull’approccio di studio seguito dall’ecologia applicata per cui il paesaggio è definibile come “sistema complesso di ecosistemi”, in cui si integrano gli eventi della natura e le azioni della cultura umana. Secondo Ingegnoli (1992) “Il paesaggio è un sistema di ecosistemi”. In questa ottica il paesaggio viene considerato come un insieme di ecosistemi con le relazioni e interazioni che intercorrono tra di essi.

L’Oasi del Seniga Recentemente un particolare biotopo dell’asta del Seniga, nel territorio di San Paolo d’Argon, è stato riconosciuto come Oasi naturalistica da parte del Piano Faunistico Provinciale, approvato con dcp. n.79 del 10 luglio 2013. Nel piano sono stati specificati gli standard di protezione di aree di elevato interesse faunistico quali le Zone di protezione lungo le rotte di migrazione e i valichi montani, secondo quanto previsto dalla legge regionale, e rivedendo la perimetrazione di alcune Oasi di protezione e delle Zone di ripopolamento e cattura. Sono state predisposte le schede descrittive per ogni singolo Istituto di gestione (ATC e CA) e di protezione (Oasi di protezione, ZRC), nelle quali sono state inserite, oltre all’estensione territoriale e all’indicazione dei comuni interessati, anche le vocazioni e potenzialità faunistiche del territorio e le eventuali emergenze faunistiche, oltre naturalmente all’individuazione cartografica di dettaglio.

La scheda riporta i seguenti dati:

Istituto Faunistico OP Rio Seniga Superficie totale (Ha) 933,07 Superficie territorio agro‐silvopastorale (Ha) 415,15 Comuni appartenenti all’ambito S. Paolo d'Argon, Gorlago, Montello, Trescore Balneraio, Zandobbio, Entratico, Ce nate Sotto, Cenate Sopra. Caratteristiche ambientali L’OP si estende nelle aree circostanti il fiume Cherio sino a Montello. La principalecaratteristica dell’OP è la prevalenza di zone umide che affiancano il Cherio ed i suoi affluenti, tra questi, il Rio Seniga.

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L’OP nelle aree contigue alle zone umide è caratterizzata da una tratta di flora ripariale (carex e phragmites) e da prati polifiti sfalciati, incolti produttivi e bosco di sostituzione antropica con prevalenza di robinia e platano ibrido in formazIoni lineari a siepe. Vocazioni e potenzialità faunistiche del territorio: L’OP presenta caratteristiche accomunate da un’unica zona umida che unisce linearmente il bacino Cherio alla OP Lago d'Endine. L’OP manifesta una spiccata vocazionalità per molte specie ornitiche acquatiche, tra le quali gli anatidi, i rallidi, e gli ardeidi. I prati sfalciati circostanti le zone umide e le aree coltivate ad agricoltura tradizionale presentano ambienti favorevoli alla riproduzione della lepre, del fagiano e di molte specie di passeriformi legate agli ambienti rurali periurbani. Emergenze faunistiche E’ segnalata la presenza costante di silvidi legati alle macrofite di ripa.

5.5. 6 CARATTERI GEOLOGICI E MORFOLOGICI Il territorio comunale di San Paolo d’Argon si colloca al margine pedemontano delle Prealpi orobiche, nell’area compresa tra la val Seriana e la val Cavallina. In generale, l’area collinare che si estende tra Scanzo e è il limite naturale di una stretta fascia di alta pianura formatasi, nel corso dei secoli, tra il fiume Serio e il Cherio. Sono colline non molto alte ed incise da un reticolo idrografico ramificato e dall’andamento contorto, che crea, con una serie di torrenti, alcune piccole valli minori. Ad un primo sguardo d’insieme, il territorio comunale di S. Paolo d'Argon può dunque essere utilmente suddiviso in alcuni grandi “ambiti geografici” che ne determinano le caratteristiche ambientali, essendosi riscontrata una buona concordanza tra caratteri geografici, geologici e morfologici.

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All’interno del quadro naturale è stato innanzi tutto identificato il luogo e l’attuale estensione della principale area urbanizzata, cresciuta intorno al nucleo antico di S. Paolo d'Argon. Il centro storico, e oggi l’abitato principale, è collocato in posizione favorevole, sia per la dolce morfologia sia per la buona esposizione, al margine di una successione di conche che si aprono sul versante meridionale dei Colli d'Argon, proprio in corrispondenza dello snodo tra la pianura fluvioglaciale e l'ambito più prettamente “vallivo” riferito al torrente Seniga. La pianura fluvioglaciale occupa la porzione meridionale del territorio comunale, allo sbocco della valle del Seniga e a sud del paese, fino a ridosso della lunga dorsale del Monte Tomenone e del solco vallivo del torrente Zerra. Si ricorda poi lo stretto fondovalle del Torrente Seniga, che costituisce ancora uno degli ambiti naturalisticamente più interessanti dell’intero territorio comunale. Il fondovalle del Seniga è rilevante sia dal punto di vista morfologico, sia geologico. Il tratto intermedio del corso d'acqua, che grosso modo inizia al confine nord-orientale del Comune di S. Paolo d'Argon, scorre all'interno della vasta e densa urbanizzazione del paese, con tratti perfettamente rettilinei ed altri fortemente antropizzati; nel lungo tratto terminale l'alveo mantiene, nonostante le sicure “manomissioni” a cui nei secoli è stato sottoposto, ancora una più o meno continua bordura vegetale e una blanda sinuosità che richiama l'antico, originario assetto. Più “marginale” rispetto al territorio comunale, ma non meno importante è il Torrente Zerra, che si muove meandreggiando verso Montello. I versanti collinari rappresentano una porzione tra le più caratteristiche del territorio di S. Paolo d'Argon: essi costituiscono una dorsale dalla sommità arrotondata che dal Monte S. Giorgio prosegue fino alla Madonna d'Argon e quindi, dirigendosi decisamente verso nord, fino alle Bocche del Gavarno. I versanti sono mediamente acclivi, in alcuni punti decisamente ripidi; il substrato roccioso, costituito essenzialmente da calcari e calcari marnosi è sottoposto ad una sottile coltre eluviale che lo lascia scoprire in corrispondenza degli intagli stradali, a causa di azioni antropiche o dove l’acclività è maggiore. Le testate di valle, in quanto elemento di sfondo della struttura morfologica di una valle, rappresentano un fondamentale riferimento visivo in quanto elementi conclusivi della valle stessa. In corrispondenza della lunga fascia di raccordo pedecollinare, che presenta caratteri intermedi tra le zone adiacenti, i depositi fini, colluviali, danno origine ad una morfologia morbida e mediamente poco acclive, che solo raramente lascia intravedere il sottostante substrato roccioso, con alternanze di conche dolci, di dossi arrotondati e di vere e proprie vallette incise. Si vuole infine ricordare il reticolo idrografico minore, tanto importante sia nello studio di un territorio, sia nel dare qualità al territorio stesso. Elementi morfologici importanti, anche per il riflesso che essi hanno avuto nell’organizzazione del territorio, sono le culminazioni, perno visivo e riferimento all’osservazione da lontano, ma anche le principali selle che, deprimendo il crinale, hanno favorito e permesso il passaggio tra ambiti geografici diversi. Le linee di spartiacque, che coincidono in gran parte con i crinali più significativi ed evidenti, contribuiscono anch’esse, oltre a definire i bacini idrografici, ad indicare ambiti di appartenenza geografica, locale o sovralocale, a circoscrivere le vallate, a delimitare verso l’alto i versanti, a definire i fondali che hanno accompagnato lo sviluppo della comunità di S. Paolo d'Argon e che ancora costituiscono l'elemento fondamentale del paesaggio.

5.5.7 - AGGIORNAMENTO DELLA COMPONENTE SISMICA DELLO STUDIOGEOLOGICO COMUNALE

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il Comune di San Paolo d'Argon è dotato di studio geologico di supporto alla pianificazione territoriale, redatto coerentemente con le disposizioni tecniche e normative stabilite dalla L.R. 41/97 e dalle relative d.g.r. applicative ed approvato in tal senso dai competenti Uffici Regionali. La legge regionale 11 marzo 2005, n.12 “Legge per il governo del territorio” ha abrogato la precedente l.r. 24 novembre 1997 n° 41 e le relative d.g.r. applicative: le d.g.r. n. 5/36147 del 18 maggio 1993, n. 6/37918 del 6 agosto 1998 e n.7/6645 del 29 ottobre 2001, che hanno costituito, prima del 2005, gli indirizzi tecnici per gli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici generali dei comuni. La Regione Lombardia, in ottemperanza all’art. 57 della L.R. 12/2005, ha approvato, con D.G.R. n. 8/1566 del 22/12/2005 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del piano di governo del territorio, in attuazione dell’art. 57 della l.r. 11 marzo 2005, n. 12”, le nuove linee guida per la prevenzione del rischio idrogeologico attraverso una pianificazione territoriale compatibile con l’assetto geologico, geomorfologico e con le condizioni di sismicità del territorio a scala comunale, a loro volta aggiornate con d.g.r. n. 7374 del 2008. I criteri contenuti nella D.G.R. perfezionano le precedenti direttive in materia, dettate dalle citate deliberazioni della Giunta Regionale e puntualizzano, in particolare, gli aspetti del rischio sismico, a seguito della nuova classificazione sismica del territorio nazionale secondo l’O.P.C.M. 3274 e secondo il d.m. 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni”. Antecedentemente al 1998 il territorio comunale di San Paolo d'Argon (Bg), non era classificato come comune “sismico”, le successive revisioni operate dal G.d.L., nel 1998, ha inserito il territorio comunale in sismicità III; la recente O.P.C.M. 3274, ha confermato le revisioni, classificando il territorio comunale di San Paolo d'Argon in Zona Sismica 3:

In base alla Classe Sismica del territorio comunale vengono attribuiti valori dell’accelerazione sismica attesa, secondo quanto riportato nella seguente tabella:

La d.g.r. 8/1566 del 22/12/2005 e la successiva 7374/2008 stabiliscono che tutti i Comuni “sono tenuti ad aggiornare i propri studi geologici ai sensi della direttiva, relativamente alla componente sismica (in linea con le disposizioni nazionali introdotte dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, da cui scaturiscono le nuove classificazioni sismiche del territorio su base comunale). A seguito di ciò gli studi geologici di accompagnamento al PGT si proposero quindi quale aggiornamento dello Studio Geologico precedentemente redatto ai

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sensi della L.R. 41/97, relativamente alla componente sismica del territorio comunale di San Paolo d'Argon, in ottemperanza alle nuove norme vigenti; è stata inoltre aggiornata la Carta dei Vincoli, recependo lo studio del reticolo idrografico minore. Le cartografie prodotte a corredo della relazione di PGT a suo tempo apporvato erano le seguenti: · Tav. 1 Carta dei Vincoli Scala 1:5000 · Tav. 2 Carta di Sintesi Scala 1:5000 · Tav. 3 Carta di Fattibilità geologica per le azioni di piano Scala 1:5000 · Tav. 4 Carta di pericolosità sismica 1°livello Scala 1: 5000 · Tav. 5 Carta di pericolosità sismica 2° livello Scala 1:2500 Oltre alla raccolta dei dati geotecnici è stato anche possibile effettuare indagini dirette in sito, utilizzando metodologie geofisiche. In particolare è stata realizzata una linea sismica a rifrazione, da cui è stato possibile ricostruire una sezione bidimensionale che esprime l'andamento delle Vs30 richieste dalla normativa. La definizione delle Vs30 (velocità media nei primi 30 m di sottosuolo) e il metodo con il quale si sono determinate (il più raffinato e l'unico veramente esaustivo tra quelli normalmente utilizzati), rappresentano i parametri fondamentali di ingresso per le determinazioni del fattore di amplificazione secondo i diversi scenari. Per la ricostruzione della sezioni stratigrafiche del territorio comunale, come già ricordato, si è fatto riferimento ai dati forniti dall’Amministrazione Comunale, relativi a numerose indagini geotecniche eseguite sul territorio, a supporto della realizzazione di opere edilizie. Se dal punto di vista topografico/morfologico, la situazione risulta abbastanza semplice, per necessità di sintesi si è dovuta operare una ulteriore semplificazione nell’individuazione delle tipologie morfologiche da inquadrare secondo gli scenari di pericolosità sismica locale. Sono state riconosciute zone di ciglio di scarpata/terrazzo e zone di creste rocciose/cocuzzolo con morfologie appuntite/arrotondate, così come individuato nella Carta della Pericolosità Sismica Locale, il cui impatto con l'abitato e le strutture antropiche risulta piuttosto modesto. Gli scenari litologici rappresentano invece un grado di maggiore complessità: l'ambito urbanizzato comunale poggia infatti su un substrato variamente organizzato che a partire dai settori di raccordo con il fianco collinare si caratterizzano per litologie eluvio-colluviali con argille e limi con poca sabbia , per poi variare verso sud a litologie fluvioglaciali argilloso-ghiaiose, con la frazione ghiaiosa maggiormente diffusa. Localmente tali litologie si possono trovare in condizioni scadenti o comunque, per ciò che attiene alle litologie ghiaiose, scarsamente addensate. Dalle sezioni stratigrafiche/geotecniche ricavate e dalle relative correlazioni empiriche per la stima dei parametri geofisici, è stato ricavato il parametro Vs30 (velocità media nei primi 30 m di sottosuolo), variabile da 360 a circa 800 m/s e colloca i terreni in categoria tra B e D dei suoli di fondazione secondo la distinzione indicata dal O.P.C.M. 3274/03. In ragione di tali evidenze si può ritenere che i terreni di sottofondo del territorio comunale di San Paolo d'Argon sia classificabili, dal punto di vista sismico, come terreni: Classe Descrizione A Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi caratterizzati da valori di Vs30 superiori a 800 m/s, comprendenti eventuali strati di alterazione superficiale di spessore massimo pari a 5 m. B Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento

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delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs30, compresi fra 360 m/s e 800 m/s (Nspt>50 o coesione non drenata >250 kPa). C Depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate o di argille di media consistenza, con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori di Vs30 compresi fra 180 e 360 m/s (15800 m/s. In generale il fenomeno dell’amplificazione sismica diventa più accentuato passando dalla classe A alla classe E. Sulla base delle informazioni raccolte, il territorio comunale di San Paolo d'Argon è classificabile cautelativamente secondo tre diverse categorie: Classe C e D per alcuni settori del fondovalle e per la fascia pedemontana; Classe B per la rimanente porzione del territorio. Naturalmente tale classificazione è puramente indicativa e dovrà essere verificata puntualmente in corrispondenza di ogni situazione operativa.

5.5.8 - CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA QUALITATIVA DEI TERRENI L'analisi dei dati geotecnici e geofisici disponibili ha permesso di suddividere i depositi superficiali che ricadono nel territorio comunale in unità definite e di distinguere, al loro interno, litofacies omogenee dal punto di vista litologico. E' stato dunque possibile associare, sia pure in modo qualitativo, alcuni parametri geotecnici indicativi alle diverse litofacies operando una distinzione in 3 ambiti di seguito descritti: Depositi di versante – depositi eluvio/colluviali Si tratta di depositi costituiti da limi, argille e limi sabbiosi con matrice da sabbiosa a limoso sabbiosa, a comportamento coesivo. Sono distribuiti lungo la fascia di raccordo tra i rilievi e le prime propaggini del fondovalle pianeggiante, partendo dalla zona del Monastero Benedettino, comprendendo la zona alta dell'abitato comunale, fino al settore occidentale dove si sviluppa fino a livello della strada provinciale. In generale possono essere ritenuti terreni di discreta qualità geotecnica, con valori di modulo elastico intermedi, anche se localmente possono presentare caratteristiche mediocri. Anche per tali sedimenti sono possibili correlazioni con i dati stratigrafici/geofisici, sulla base di trincee esplorative, scassi stradali, scavi per fondazioni e indagini geotecniche in sito. Tali depositi, che poggiano alla base su ammassi rocciosi, sono caratterizzati per lo più da debole spessore, inferiore ai 10 m per i depositi di versante ed inferiori ai 5 m per i depositi eluviali. Depositi alluvionali I depositi in questione vengono considerati una particolare categoria, caratterizzata da litotipi prevalentemente fini con matrice ghiaiosa, caratterizzati da scadenti proprietà geotecniche, coesione intermedia e modulo elastico medio-basso. I depositi descritti sono diffusi nelle aree comprese tra località Cassinetto, la sinistra idrografica dello Zerra e la zona del paleoalveo del Seniga e sono il frutto di una dinamica deposizionale complessa scaturita dall'interdigitarsi delle aree di deposizione dei due torrenti. Alla luce dei dati raccolti si è ritenuto

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indispensabile istituire una categoria a se che possa distinguere tali livelli e la loro distribuzione areale con conseguenti riflessi nella classificazione dei suoli dal punto di vista sismico. Per tali livelli si è adottata una classificazione del suolo corrispondente alla categoria D. Depositi alluvionali/detritici I depositi superficiali, riferibili alle alluvioni presenti sul territorio comunale rappresentano una modesta porzione delle coltri terrigene quaternarie complessivamente individuabili sul territorio comunale; sono pertanto stati associati, anche per analogia nelle caratteristiche granulometriche e geotecniche, ai depositi detritici e di conoide. Sono terreni con componente clastica variabile, spesso prevalente e una matrice a tessitura limosa e sabbiosa e, solo subordinatamente, argillosa. Si tratta di sedimenti dotati di buone proprietà meccaniche, dove in alcuni tratti la componente ghiaiosa è dominante. Sulla base delle indagini geotecniche disponibili è stato possibile procedere ad una correlazione con i dati geofisici attribuendo valori elevati sia per le Vs superficiali (mediamente attorno a 400 m/s), che per le Vs30 (comprese tra 530 e 740 m/s), tali da comportare l’attribuzione di tali terreni alla classe B dei suoli di fondazione, quella più elevata nell’ambito dei terreni non rocciosi. Aree con ammassi rocciosi affioranti o sub affioranti Le aree in questione sono caratterizzate da tipologie di suoli di fondazione compresi tra A e B. Il substrato presenta ammassi rocciosi localmente affioranti o sub-affioranti, obliterati da una copertura costituita da suoli di alterazione, coltri eluviali variamente organizzate e formazioni detritiche. Le interferenze con l'urbanizzato sono assai modeste, limitandosi alla fascia a nord del Monastero benedettino lungo la dorsale tra Località Casotto e Madonna d'Argon.

5.5.9 - I BENI GEOLOGICI ED AMBIENTALI Alcune brevi annotazioni sono relative alla qualità ambientale del territorio comunale di S. Paolo d'Argon, sia per quanto riguarda gli aspetti geologici, geomorfologici ed idrografici che gli aspetti paesistici; infatti, dalle numerose escursioni eseguite, da precedenti indagini e lavori eseguiti in loco, si è rilevato come l’intero territorio comunale possieda una residua valenza ambientale nel suo complesso, nella scansione e nella stretta interrelazione tra le diverse “componenti” geografiche che in esso si sono riconosciute e che sono state più sopra descritte. Oltre alle maggiori evidenze, tanti sono i dettagli che meriterebbero una considerazione e una valorizzazione, quando non addirittura una salvaguardia. E' tuttavia da riconoscere una recente sensibilità da parte del Comune di S. Paolo d'Argon nel voler tutelare e valorizzare alcune porzioni del proprio territorio, mediante il recupero di aree collinari, nella istituzione di un Parco Locale di Interesse Sovracomunale e nel progetto di valorizzazione del torrente Seniga. Si ricorda nuovamente il suggestivo crinale dei Colli d'Argon, che fanno da sfondo alla densa area urbanizzata di S. Paolo con ampie aree boscate e morfologie che a tratti si fanno dolci e morbide, soprattutto in corrispondenza dei promontori che si staccano dal crinale principale e si affacciano sulla sottostante pianura. Il crinale si sviluppa, con evidenti ondulazioni, in direzione ovest – est per poi piegare a nord e congiungersi alle Bocche del Gavarno, con visuali ampie sui territori circostanti, a sua volta visibile da lontano, a caratterizzare le ultime propaggini collinari prima dello sbocco nella pianura aperta. I due principali corsi d'acqua, la Zerra e il Seniga, formano ancora ambienti che conservano, pur nella dilagante urbanizzazione, un certo grado di naturalità, dal quale si può efficacemente partire per un recupero più ampio degli alvei e delle aree

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limitrofe, che certamente meritano significative attenzioni e che costituiscono le indispensabili relazioni tra i diversi ambiti geografici e naturali. Tutto ciò deve essere considerato nel pensare lo “sviluppo” urbanistico del territorio comunale, come devono essere salvaguardate le viste all’esterno, i “cannocchiali” visivi, le panoramiche, da e verso il territorio di S. Paolo d'Argon.

5.5.10 - IL QUADRO DEL DISSESTO CON LEGENDA UNIFORMATA PAI In merito al Quadro del dissesto con legenda uniformata PAI si vuole qui soltanto segnalare che lo stesso non è stato modificato rispetto alla situazione vigente, definita sulla base di verifiche ed osservazioni al quadro del dissesto originario di cui alla nota e alla relativa tavola grafica prodotte dal sottoscritto nel novembre 2002, approvate dalla Regione Lombardia e riportate nel SIT regionale (“quadro del dissesto aggiornato”). Si ricorda che la situazione più gravosa è quella riconosciuta in corrispondenza del torrente Zerra, definito “ad elevato rischio idrogeologico”.

5.5.11 LE ANALISI AMBIENTALI LOCALI

Una prima ricognizione, orientata alla restituzione di un profilo empirico di monitoraggio ambientale, ha consentito di collezionare ed elencare le principali analisi ambientali commissionate dal Comune di San Paolo d’Argon nel periodo ultraventennale dal 1984 ad oggi. Esse sono raggruppate nella sottostante tabella descrittiva impostata in ordine cronologico.

anno titolo 1984 Indagine scarichi idrici industriali 1990 Schede di insediamento 1992 Indagine scarichi idrici industriali 1996 Relazione qualità aria 1996 Indagine emissioni 1997 Verifica DPR 175 RGR 1998 D.L. 32/98 1998 R.G.R. - D.P.R. 175/88 + Progetto ristrutturazione edifici 1998 Note parere Consorzio Zerra 1999 Relazione qualità aria 1999 L.R. 25/81 1999 Parere Piazzalunga per inst. Inceneritore ACS DOBFAR COME EURO D - Prove tratt. Acque ref. Con impianto UF ditta HAR 2000 ERREGIERRE S.P.A. COME EURO D - Realizz. imp. Tratt. Acque. -Domanda conc. Edilizia 2000 ERREGIERRE S.P.A. 2000 Note RGR - Progetto imp. Tratt. Acque e imp. Termodistruz. SOV 2001 Piano comunale di Protezione Civile 2001 Verifica periodica scarichi ins. Produttivi vari 2002 Precisazioni su parere Comune per N. Fondal 2002 Parere su studio imp. Amb.le gasdotto Italcementi 2002 Chiarimenti su contenuto tecnico DGR 25047 NUOVA FONDAL 2003 Nota per pianificazione urbanistica ind.a rischio inc.rilevante 2003 Emissioni NOX N. Fondal + lettera a Comune 2003 Note + sopralluoghi

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2003 Parere rinnovo aut. scarico Erregierre 2003 Documenti vari e planimetrie interporto di BG-MONTELLO Individuazione zone pubblica fognatura e zone vicino a corpi idrici 2003 sup.li 2003 Verifica rischio chimico aree interessate da ERREGIERRE + DOC. VARI 2003 Relazione bonifica acustica e sicurezza scuole medie inferiori 2003 Nulla Osta idraulico + documenti vari 2004 Note + sopralluoghi 2004 Rumore esterno Bonduelle 2004 Nota progetto betonaggio BMB Protocollo d'Intesa per Bonduelle + risposta prov. Bergamo a 2004 domanda aut. Scarico 2004 contenuti studio Bonduelle 2004 Verifica scarichi produttivi 2004 Verifica tempi di riverbero palestra L. LOTTO + agg.to Progetto ampliamento BONDUELLE - Relazione aspetti ambientali e 2005 Sintesi non tecnica + note integrative 2005 Nota aree telefonia mobile 2005 Note + sopralluoghi 2005 Rilevamento rumore esterno Bonduelle - Maggio e Settembre 2006 Note + sopralluoghi 2006 Nota a segnalazioni di molestie olfattive 2006 Relazione tecnica adeguatezza aree impianti ecologici RGR 2006 Lettera Prov. BG per avvio procedimento aut scarico SENIGA 2006 Rischio incidende Rilevante R.I.R. ditta ALLBEL 2007 Sopralluoghi ditte vari 2007 Comunicazione a Provincia in merito a ERIR 2007 Lettera Erregierre e Toora per prescrizioni AIA 2008 Censimento presenza di amianto in strutture e luoghi

2015_ Un’organica e recente raccolta di informazioni ambientali è stata condotta e rilasciata nel 2015 dalla Società EST nell’ambito della ricerca a supporto della proposta di integrazione dell’impianto di trattamento rifiuti della Montello SpA di seguito si riportano i dati di interesse significativi per lo stato dell’ambiente di San Paolo d’Argon.

2015_16 Sono altresì da segnalare attività di analisi e raccolta dati in corso di completamento, i cui dati –ora non disponibili- si presume possano essere completati e resi pubblici entro la fase di convocazione della 1° Conferenza di Valutazione VAS della Variante di PGT recentemente avviata. Esse riguardano: A. ANALISI SULLA MOBILITA’, TRAFFICO e FLUSSI con particolare riferimento a sezioni urbane lungo la ex SS42 (via Nazionale); B. INDAGINE ANALITICO COMPARATIVA sul fenomeno RADON in aggiornamento e ampliamento di quella a suo tempo condotta e richiamata nel presente Rapporto. il Quadro di Riferimento Ambientale è così articolato nelle seguenti componenti ambientali considerate:

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clima; traffico e viabilità; atmosfera – qualità dell’aria; sottosuolo; suolo; sistema idrico superficiale; sistema idrico sotterraneo; ambiente biotico; paesaggio ed ecosistemi; evidenze storico – artistiche; salute pubblica; valutazione previsionale di impatto acustico; inquadramento socio-economico.

2016_ Le indagini svolte e concluse nel 2016 nell’ambito del Protocollo ARIA BENE COMUNE promosso dai Comuni di San Paolo d’Argon e Montello (v. capitolo Aria

2016_17 l’Amministrazione Comunale ha elaborato lo studio per “l’INDIVIDUAZIONE RETICOLO IDRICO MINORE [RiM] - AGGIORNAMENTO ai sensi della l.r. 16 marzo 2016 n. 4 e della d.g.r. 23 Ottobre 2015 n. 4229 e annesso REGOLAMENTO di POLIZIA IDRAULICA”. La legge regionale 16 marzo 2016 n. 4, inoltre, ha ulteriormente fornito indicazioni in merito alle attività e alla gestione della polizia idraulica e alla manutenzione dei corsi d’acqua (v. Capo III “Polizia idraulica”, artt. 8 – 18, Capo IV “Manutenzione diffusa del territorio, dei corsi d’acqua e delle opere di difesa del suolo”, artt. 19 – 25). Nella d.g.r. n. 4229/2015 è pubblicato l’elenco dei corsi d’acqua appartenenti al “Reticolo Idrico Principale” (all. A), di competenza della regione Lombardia, l’elenco dei corsi d’acqua di competenza dell'Agenzia Interregionale del Fiume Po (all. B) e l’elenco dei canali di bonifica gestiti dai Consorzi di Bonifica (all. C). La delibera citata (all. D) esplicita i criteri per l’esercizio da parte dei Comuni dell’attività di Polizia Idraulica relativa al “reticolo idrico minore”, costituito dai corsi d’acqua (fontanili, torrenti, vallette, rivi, ecc.) che non rientrano negli elenchi dei corsi d’acqua regionali e consortili; con l’allegato E precisa, inoltre, quali corsi d’acqua debbano essere inseriti nel reticolo idrico minore e le modalità per individuare le relative fasce di rispetto; essa, inoltre, riconosce le competenze dell'Agenzia Interregionale del Fiume Po su alcuni tratti del reticolo idrico regionale, conferma le competenze di polizia idraulica ai Consorzi di bonifica nell’ambito del proprio reticolo idrico (consortile) e fornisce una nuova tabella per la determinazione dei canoni di polizia idraulica (all. F), suddivisi per singole categorie. La d.g.r. infine stabilisce per i Comuni l’obbligo di presentare agli Uffici Territoriali della Regione Lombardia, un elaborato tecnico costituito da una parte cartografica, con l’indicazione del reticolo idraulico e delle relative fasce di rispetto e da una parte normativa, con l’indicazione delle attività vietate o soggette ad autorizzazione all’interno delle fasce di rispetto. Su tale studio è tenuto ad esprimere un parere tecnico vincolante il dirigente dell’Ufficio Territoriale Regionale competente per territorio. Successivamente il Comune provvede al recepimento dello studio nello strumento urbanistico. La

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gestione dei corsi d’acqua, unitamente al coordinamento delle innumerevoli attività ad essi connessi, quindi, rappresenta oggi per l’Amministrazione Comunale un momento di fondamentale importanza per gli effetti prodotti in termini di gestione del territorio e tutela paesaggistico-ambientale. La capacità di intervenire con efficienza e precisione sulla rete idrografica risiede evidentemente nell’ente pubblico che meglio conosce, per storia e geografia la distribuzione e l’evoluzione dei corpi idrici superficiali: è infatti nell’ottica di snellire gli adempimenti burocratici e per gestire al meglio il territorio che la Regione Lombardia ha emanato le delibere in argomento. Il lavoro di aggiornamento sin qui svolto è ora per l’Amministrazione Comunale di San Paolo d’Argon un ottimo strumento di gestione del reticolo idrico minore di propria competenza, ulteriormente migliorativo rispetto alla precedente versione del 2009. Si vuole solo ricordare che la sovrapposizione tra le mappe catastali e l’assetto attuale rappresentato dalle basi topografiche aerofotogrammetriche, a loro volta aggiornate e non sempre confrontabili alle diverse soglie temporali, non è certamente agevole né da considerarsi univoca e definitiva qualora condotta – come il caso presente – a scala territoriale: la si consideri dunque indicativa e rappresentativa di una situazione che – qualora necessario – dovrà essere puntualmente verificata caso per caso, con le modalità e gli strumenti che si ritenessero più adeguati10.

5.5.12 ATMOSFERA-CLIMA

Per questo tema il Rapporto Ambientale ha integrato i dati già disponibili e qui esposti beneficiando delle banche dati pubbliche “open source”, per quanto aggiornate. In particolare si farà riferimento alle seguenti fonti informative: ˗ il sito web di ARPA (v. punto 5.5.13) dedicato alla rete regionale di monitoraggio meteorologico gestita dall’Agenzia, dal quale possono essere reperiti dati e informazioni più aggiornati in relazione alle stazioni di rilevamento prossime al Comune di Albano Sant’Alessandro (sezione ‘Meteo ARPA Lombardia’); ˗ il sito web di ARPA dedicato alla rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria gestita dall’Agenzia, dal quale possono essere reperiti: la relazione annuale sulla qualità dell’aria in Provincia di Bergamo e le risultanze delle simulazioni modellistiche finalizzate a restituire una stima delle concentrazioni di PM10, NO2 e O3 (nella stagione estiva) nei Comuni lombardi (sezione ‘Qualità dell’aria’ – aggiornamento 2013). ˗ il sito web dell’INventario EMissioni ARia (INEMAR) - aggiornamento al 2015.

5.5.13 INQUADRAMENTO CLIMATICO Per l’analisi climatica dell’area in esame sono stati reperiti dati storici della stazione dell’Aeroporto di Orio al Serio, nonché dati relativi alle stazioni di Bergamo Garibaldi, Bergamo S. Giorgio e Stezzano tratti dal sito ARPA Lombardia (Tabella 6.1.1 e Figura 6.1.1). Valutata la distanza tra le centraline sopra menzionate e il territorio in esame e considerata l’uniformità territoriale, i dati raccolti sono stati reputati significativi

10 Estratto dalla Relazione tecnia del Documento di polizia Idraulica redatto dallo Studio Associato Hattusas di Dr. Geol. Fabio Plebani, Dr. Geol. Andrea Gritti, Dr. Nat. Marcello Mutti

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per la definizione climatica dell’area studiata. Per quanto concerne i dati utilizzati per analizzare lo stato della qualità dell’aria si rimanda al successivo cap. 6.3.

Nelle seguenti tabelle sono riportati i dati relativi alle stazioni sopra richiamate:

QUOTA (m STAZIONE s.l.m.) DATI PLUVIOMETRICI DATI TERMOMETRICI DATI ANEMOLOGICI

Stezzano 211 dal 1951 al 2001 dal 1951 al 2001 dal 1998 al 2008 Bergamo Garibaldi 249 dal 1995 al 2001 dal 1995 al 2001 dal 1994 al 2001 Bergamo S. Giorgio 249 dal 1995 al 2001 dal 1993 al 2001 dal 1994 al 2001

Orio al Serio 237 dal 1961 al 1990 dal 1961 al 1990 -

Tabella 6.1.1 -stazioni e relativi periodi di rilevamento dei dati meteorologici.

5.5.14 - REGIME PLUVIOMETRICO Secondo i dati storici raccolti, le precipitazioni medie annue nell’area in esame sono comprese tra le isoiete di 1.400 mm e 1.100 mm di pioggia (dati riferiti al periodo 1961- 1990 tratti dal sito internet: http://www.scia.sinanet.apat.it). I dati relativi alle precipitazioni delle stazioni considerate riportati in Tabella 6.1.2 confermano quanto sopra esposto. Un’eccezione è rappresentata dalle precipitazioni registrate presso la centralina di Bergamo S. Giorgio che si attestano su livelli inferiori (616,4 mm annui).

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Dal confronto grafico (Figura 6.1.1) dei dati rilevati nelle stazioni meteorologiche si evidenziano periodi piovosi tardo primaverili (maggio-giugno) e autunnali con massime assolute in ottobre con valori che variano da 79,1 mm (Bergamo S. Giorgio) a 141,3 mm (Stezzano, 1995-2001). I minimi di precipitazione si riscontrano, invece, nel periodo autunnale ed evidenziano un minimo assoluto per il mese di febbraio (da 11,5 mm a 64 mm). Fanno eccezione i dati relativi alla stazione di Orio al Serio che hanno registrato i livelli massimi di pioggia nei mesi di agosto e maggio, mentre i minimi si riscontrano nel mese di dicembre. Questa differenza potrebbe essere dovuta alla disomogeneità del periodo di rilevamento delle precipitazioni, che nella centralina di Orio al Serio si conclude nel 1990, mentre per le altre stazioni si protrae fino al 2001. Confrontando i dati più recenti si notano dei picchi di precipitazione (Stezzano) che possono essere spiegati con un aumento della piovosità negli ultimi anni.

Bergamo S. Bergamo Orio al Serio Giorgio(1995- Garibaldi Stezzano Stezzano (1961-1990) 2001) (1995-2001) (1951-2001) (1995-2001) Mese mm mm mm mm mm Gennaio 37,1 58,8 69,4 84,0 71,9 Febbraio 11,5 17,5 60,3 28,3 60,5 Marzo 46,9 63,4 77,7 69,1 83,0 Aprile 57,3 77,5 93,5 92,4 88,0 Maggio 55,7 75,8 114,4 99,5 129,5 Giugno 70,2 97,2 122,8 146,9 110,3 Luglio 39,3 67,3 103,2 66,9 110,1 Agosto 51,8 77,3 119,4 117,7 133,4 Settembre 64,0 95,7 109,3 122,2 96,0 Ottobre 79,1 126,8 133,8 141,3 112,1 Novembre 62,6 119,5 106,5 121,9 110,6 Dicembre 40,9 67,6 68,3 80,5 56,0 Totale 616,4 944,4 1178,6 1170,7 1161,4 Tabella 6.1.2 - medie mensili delle precipitazioni in mm per le stazioni di Bergamo S. Giorgio, Bergamo Garibaldi, Stezzano e Orio al Serio.

Bergamo S. Bergamo Stezzano Stezzano Orio al Serio Giorgio (1993- Garibaldi (1951-2001) (1995-2001) (1961-1990) 2001) (1995-2001) Mese °C °C °C °C °C Gennaio 5,2 4,4 2,2 3,7 1,8 Febbraio 7,1 6,5 4,2 5,9 4,0 Marzo 11,0 10,3 8,2 9,1 7,6 Aprile 13,9 13,6 11,8 12,6 11,4 Maggio 19,4 19,0 16,5 18,2 15,8 Giugno 22,6 22,3 20,3 21,1 19,7 Luglio 25,1 24,7 22,8 23,2 22,3 Agosto 25,2 24,4 22,3 23,4 21,6 Settembre 19,8 18,2 18,7 18,6 18,5 Ottobre 15,4 15,2 13,5 14,6 13,3 Novembre 9,0 8,6 7,4 7,9 7,1 Dicembre 5,4 5,5 3,2 3,8 2,6

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Media annua 14,9 14,4 12,6 13,5 12,1 Tabella 6.1.3 - dati termici relativi alle stazioni di Bergamo S. Giorgio, Bergamo Garibaldi, Stezzano e Orio al Serio.

5.5.15 - DIREZIONE DEI VENTI Per quanto riguarda la direzione e la provenienza dei venti si fa riferimento ai dati rilevati nelle due stazioni di Bergamo (Tabella 6.1.4, Figura 6.1.8, Tabella 6.1.5 e Figura 6.1.79) e a quella di Stezzano (Tabella 6.1.6, Figura 6.1.810). Per quest’ultima centralina sono stati considerati i dati relativi al decennio 1998-2008. La presenza di rilievi collinari e montuosi a nord della pianura bergamasca e il

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gradiente altimetrico della Pianura Padana da NW a SE verso il mare Adriatico favoriscono l’instaurarsi, nelle giornate serene, di leggere brezze locali. I venti notturni da NE portano aria asciutta dalla catena Alpina, attenuando la presenza di nebbie nell’alta pianura. I venti da SW, nella stagione estiva, sviluppano sui versanti meridionali delle Prealpi Bergamasche forti temporali che esercitano un effetto di “pulizia” dell’atmosfera. Nei mesi invernali, invece, producono l’effetto di far convergere le nebbie ai piedi dei colli di Bergamo, intensificando l’accumulo di inquinanti. Come evidenziato dai dati analizzati, i venti prevalenti risultano provenire dalla direzione NE.

5.5.16 - TRAFFICO E VIABILITA’ Il Comune è localizzato nella porzione orientale della provincia di Bergamo e si inserisce in un ampio comprensorio collinare e pianeggiante, compreso tra i fiumi Cherio a est e Serio a ovest. I centri abitati, oltre al nucleo di San Paolo d’Argon, maggiormente prossimi sono: - il centro abitato del Comune di Montello che dista ca. 150 m a sud-est; - il paese di Gorlago posto a ca. 1.5 km a est; - gli abitati di Costa di Mezzate e Bagnatica che distano rispettivamente ca. 900 e 800 m a sud; - il centro abitato di Albano Sant’Alessandro ubicato ca. 800 m a nord-ovest. La viabilità dell’area in esame si struttura intorno alla S.P. ex S.S. n. 42 di Valle Cavallina e allo snodo tra la S.P. 91, che collega la Valle Calepio con il capoluogo, e la S. P. 89. Oltre a queste direttrici di traffico principale esiste una rete viabilistica locale, a carattere urbano, che innerva il territorio edificato e che consente i collegamenti con la viabilità di interesse sovraccomunale e con i centri urbani presenti nell’area. Nell’area vasta valutata il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale prevede delle varianti per le direttrici delle Valli Bergamasche e in particolare: • la nuova direttrice della Val Calepio: Variante alla S.P. n. 91, • la direttrice della Val Cavallina: Variante alla S.S. n. 42.

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Gli interventi infrastrutturali sulla rete viaria primaria sono orientati principalmente a un’offerta efficace ed efficiente della dotazione della stessa, ottenuta mediante un tracciato stradale fortemente articolato e interconnesso sul territorio, esteso specialmente verso quei centri urbani, che presentano maggiori flussi di mobilità o rilevanti criticità nei livelli di traffico veicolare e di sicurezza stradale. Nel seguito vengono descritti gli interventi previsti dal Piano, che nel frattempo sono stati attivati e parzialmente completati, come indicato nelle descrizioni. • Variante alla S.P. n. 91. Oltre al già realizzato collegamento stradale in nuova sede con variante alla S.P. n. 91 la cui direttrice diparte dallo svincolo del Cassinone di Seriate (asse interurbano di Bergamo) e prosegue fino a , si prevede, in prosecuzione, il terzo ed ultimo lotto fino a congiungersi alla nuova S.S. 469 in Comune di Capriolo, passando sul ponte autostradale del fiume Oglio (Figura 6.2.3). Il nuovo tracciato stradale è stato infatti suddiviso in 3 lotti: - primo lotto: variante da Seriate a Costa di Mezzate, che diparte dallo svincolo del Cassinone, corre a sud di , Bagnatica e Costa di Mezzate, fino alla connessione con la S.P. n. 89 (già completato ed in funzione); - secondo lotto: da Costa di Mezzate a Chiuduno, che parte dalla S.P. n. 89 e si connette con la Variante di Grumello già realizzata (già completato ed in funzione); - terzo lotto: da Grumello a Capriolo, che ha inizio dalla variante di Grumello, S.P. 85, e si connette con la nuova S.S. 469 in Comune di Capriolo (oggetto di accordo di programma, ma non ancora realizzato). • Variante alla S.S. n. 42. È previsto un nuovo asse stradale di collegamento tra la S.S. 671 e la S.S. 42 per la Val Cavallina. La S.S. n. 42 è stata in parte declassata a strada provinciale. Il tratto che interessa più direttamente il territorio argonese è il primo lotto, da Albano S. Alessandro a Trescore Balneario, che costituisce un primo stralcio della variante lungo la Valle Cavallina e che risultava indispensabile per l’accessibilità all’Interporto di Montello (anche se il programma appare oggi defintivamente abbandonato). Il tratto in sede nuova si connette alla S.S. n. 42 a Cenate e alla S.P. n. 89 a Trescore. I lavori sono stati ultimati nel 2014 e l’arteria viaria è utilizzata declassando ed alleggerendo il traffico sul vecchio sedime che attraversa il nucleo abitato di San Paolo d’Argon. Nell’Ottobre 2014 sono stati effettuati rilievi di traffico da parte dell Ufficio strade della Provincia di Bergamo che hanno riportato i dati di flussi nelle varie direttrici della vecchia SP ex SS 42 (centro abitato di San Paolo d’Argon) e della nuova Variante alla es SS 42. I dati che si riportano per estratto evidenziano i benefici apportati al centro abitato dalla apertura della nuova variante:

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Sezioni di rilevamento sulla SP ex SS 42 :

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Provincia di Bergamo Ufficio Catasto Strade SEZIONE 2 ex SS 42 km 30+800 Comune di Albano S. Alessandro (verso confine sud-ovest con San Paolo d’Argon) lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì sabato domenica TOTALE TGM* 1 360 322 780 750 386 464 470 3.532 505 direzione 2 6.227 6.343 5.818 5.634 6.565 6.199 4.704 41.490 5.927 Bergamo 3 191 185 147 160 157 59 7 906 129 T 6.778 6.850 6.745 6.544 7.108 6.722 5.181 45.928 6.561 1 331 292 322 377 310 293 235 2.160 309 direzione 2 5.705 5.901 5.819 5.795 6.149 5.820 4.349 39.538 5.648 Lovere 3 123 141 126 129 113 71 14 717 102 T 6.159 6.334 6.267 6.301 6.572 6.184 4.598 42.415 6.059 1 691 614 1.102 1.127 696 757 705 5.692 813 2 11.932 12.244 11.637 11.429 12.714 12.019 9.053 81.028 11.575 TOTALE 3 314 326 273 289 270 130 21 1.623 232 T 12.937 13.184 13.012 12.845 13.680 12.906 9.779 88.343 12.620 1 Motocicli Legenda 2 Autovetture e Veicoli Commerciali Leggeri

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3 Mezzi pesanti di lunghezza superiore a ml. 7,50 T Totale * riferito al periodo di rilevazione

Provincia di Bergamo - Ufficio Catasto Strade SEZIONE 5

SPex SS 42 km 33+700 Comune di Cenate Sotto (confine nord est con San Paolo d’Argon)

lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì sabato domenica TOTALE TGM* 1 284 217 221 249 271 221 160 1.623 232 direzione 2 5.866 6.221 6.180 6.192 6.595 6.135 4.593 41.782 5.969 Bergamo 3 234 260 241 258 235 106 28 1.362 195 T 6.384 6.698 6.642 6.699 7.101 6.462 4.781 44.767 6.395 1 236 265 268 264 276 229 178 1.716 245 direzione 2 5.138 5.172 4.552 5.156 5.841 5.335 3.544 34.738 4.963 Lovere 3 198 221 170 222 208 72 12 1.103 158 T 5.572 5.658 4.990 5.642 6.325 5.636 3.734 37.557 5.365 1 520 482 489 513 547 450 338 3.339 477 2 11.004 11.393 10.732 11.348 12.436 11.470 8.137 76.520 10.931 TOTALE 3 432 481 411 480 443 178 40 2.465 352 T 11.956 12.356 11.632 12.341 13.426 12.098 8.515 82.324 11.761 1 Motocicli 2 Autovetture e Veicoli Commerciali Leggeri Legenda 3 Mezzi pesanti di lunghezza superiore a ml. 7,50 T Totale * riferito al periodo di rilevazione

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Sezioni di rilevamento sulla nuova Variante ex SS 42 :

SEZIONE 3 via San Lorenzo Comune di San Paolo D'Argon

lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì sabato domenica TOTALE TGM* 1 100 126 368 232 133 83 48 1.090 156 direzione 2 3.217 3.372 3.037 3.153 3.436 2.905 1.862 20.982 2.997 Variante 3 66 86 74 70 78 13 2 389 56 T 3.383 3.584 3.479 3.455 3.647 3.001 1.912 22.461 3.209 1 113 128 174 137 124 118 108 902 129 direzione ex 2 3.211 3.389 3.285 3.260 3.557 2.983 1.954 21.639 3.091 SS 42 3 97 125 110 105 117 41 7 602 86 T 3.421 3.642 3.569 3.502 3.798 3.142 2.069 23.143 3.306

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1 213 254 542 369 257 201 156 1.992 285 2 6.428 6.761 6.322 6.413 6.993 5.888 3.816 42.621 6.089 TOTALE 3 163 211 184 175 195 54 9 991 142 T 6.804 7.226 7.048 6.957 7.445 6.143 3.981 41.623 6.515 1 Motocicli 2 Autovetture e Veicoli Commerciali Leggeri Legenda 3 Mezzi pesanti di lunghezza superiore a ml. 7,50 T Totale * riferito al periodo di rilevazione

SEZIONE 4

SS 42 Variante di Trescore km 32+700 Comune di Cenate Sotto

lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì sabato domenica TOTALE TGM* 1 482 836 567 392 411 426 243 3.357 480 direzione 2 11.133 10.759 10.885 11.805 12.104 10.363 9.119 76.168 10.881 Bergamo 3 1.167 1.078 1.072 1.152 1.145 214 29 5.857 837 T 12.782 12.673 12.524 13.349 13.660 11.003 9.391 85.382 12.197 1 402 610 733 402 378 692 516 3.733 533 direzione 2 11.016 11.120 11.514 12.142 12.664 11.079 8.554 78.089 11.156 Lovere 3 1.047 1.072 1.155 1.225 1.248 266 37 6.050 864 T 12.465 12.802 13.402 13.769 14.290 12.037 9.107 87.872 12.553 1 884 1.446 1.300 794 789 1.118 759 7.090 1.013 2 22.149 21.879 22.399 23.947 24.768 21.442 17.673 154.257 22.037 TOTALE 3 2.214 2.150 2.227 2.377 2.393 480 66 11.907 1.701 T 25.247 25.475 25.926 27.118 27.950 23.040 18.498 173.254 24.751 1 Motocicli 2 Autovetture e Veicoli Commerciali Leggeri Legenda 3 Mezzi pesanti di lunghezza superiore a ml. 7,50 T Totale * riferito al periodo di rilevazione

5.5.17 - LA MOBILITÀ E LE INFRASTRUTTURE

BANCHE DATI DI RIFERIMENTO In primis si sono analizzati le banche dati esistenti, nonché i contenuti progettuali dei Piani e Progetti riguardanti il sistema della mobilità (studi esistenti, proposte, priorità e tempi di Piani Settoriali, di eventuali Programmi di interventi su ZTL e sul sistema di regolamentazione della sosta residenziale e non), con il preciso scopo di individuare le indagini ricognitive da organizzare sulle varie componenti delle problematiche di traffico per creare banche dati aggiornate e complete, e per definire il Quadro Diagnostico e comprendere i "Fenomeni". In secondo luogo, si è definito il programma di indagine e si sono svolti, in periodi tipo e significativi, i rilievi programmati di comune accordo con l’Amministrazione Comunale. Questa fase di studio ha riguardato l’aggiornamento dei dati sulla mobilità, con rilievi dei flussi di traffico, rilievi sulla sosta, e l’analisi delle banche

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dati esistenti riguardanti l’ambiente e la sicurezza stradale. Le Banche Dati raccolte sono state organizzate in un Sistema Informativo della Mobilità (SIM), dove dovranno afferire anche gli altri dati esistenti di rilevanza per una pianificazione integrata, comprendenti dati urbanistici, sull’inquinamento, e sull’incidentalità. Il programma di indagine è stato definito sulla base di una serie di sopralluoghi e di alcuni incontri tecnici, che hanno consentito di affinare e verificare con i Responsabili degli Uffici Tecnici del Comune determinate scelte relative alle strade, o agli incroci, o alle zone da “esplorare” con rilievi specifici. Questo approccio ha consentito di individuare le radiali di accesso a San Paolo e gli incroci in cui effettuare i diversi tipi di rilievi di traffico, l’area a cui estendere le indagini sull’offerta e sulla domanda di sosta. In particolare le indagini hanno consentito di raccogliere informazioni su sistema di circolazione, di controllo e di regolamentazione del traffico, flussi i traffico lungo le principali radiali di accesso alla Città, flussi di traffico ai principali incroci, offerta e controllo della sosta, occupazione di parcheggi in Comune di San Paolo d’Argon, livelli di congestione e velocità commerciale del traffico. I conteggi classificati su strade e dei movimenti di svolta agli incroci sono stati effettuati in due sezioni e in 27 incroci . Su strada i conteggi classificati sono stati effettuati in corrispondenza di 2 sezioni localizzate in corrispondenza della SS 42 e della SP 91. Il rilievo è stato effettuato per entrambe le direzioni di marcia e per l’intera fascia oraria diurna 7.00-20.00. I conteggi delle manovre di svolta sono stati effettuati in corrispondenza di 27 incroci, localizzati sulla rete stradale principale; il rilievo è stato effettuato per tutte le manovre consentite nella fascia oraria di punta del mattino 7.30- 9.30 e nella fascia oraria di punta della sera 17.00-19.00, per un totale di 4 ore, e hanno disaggregato i flussi in due componenti: veicoli leggeri (autovetture più veicoli commerciali leggeri) e veicoli pesanti (veicoli commerciali pesanti, con rimorchio, articolati e snodati). Gli incroci presi in considerazione sono: I1) Via Bergamo (SP 91) – Via Volta I2) Via Bergamo (SP 91) – Via Camozzi I3) Via Bergamo (SP 91) – Via Baracca I4) Via Bergamo (SP 91) – Via San Lorenzo I5) Via Nazionale (SS 42) – Via Camozzi I6) Via Nazionale (SS 42) – Via Cavallina I7) Via Nazionale (SS 42) – Via Baracca I8) Via Nazionale (SS 42) – Via delle Piante I9) Via Nazionale (SS 42) – Via Papa Giovanni XXIII I10) Via Nazionale (SS 42) – Via del Convento I11) Via Nazionale (SS 42) – Via Leonardo da Vinci I12) Via Nazionale (SS 42) – Via San Lorenzo I13) Via Nazionale (SS 42) – Via San Pietro alle Passere I14) Via degli Orzati – Via Cavallina – Via del Caravaggio I15) Via delle Piante – Via Cucchi – Via Medaglie d’Oro I16) Via Papa Giovanni XXIII – Via Medaglie d’Oro – Via Locatelli I17) Via del Convento – Via Locatelli I18) Via delle Piante - Via del Caravaggio I19) Via Donizetti – Via delle Piante – Via Marconi I20) Via Papa Giovanni XXIII – Via Abate Salvioni I21) Via Papa Giovanni XXIII – Via Marconi I22) Via del Convento – Viale della Rimembranza I23) Via del Convento – Via dei Benedettini I24) Via dei Benedettini – Via Colleoni

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I25) Via Colleoni – Via Battisti I26) Via Colleoni – Via Pascoli I27) Via dei Benedettini – Via della Breda

Lo studio sul traffico ha effettuato rilievi sul sistema dei parcheggi. L'indagine ha riguardato l’Area Centrale di San Paolo d’Argon e la zona esterna gravitante su Via Sarnico, e si è proposta di definire per ogni zona l'offerta di parcheggio strada per strada, la disposizione degli stalli e il tipo di regolamentazione. Il rilievo del numero di auto in sosta, che consente, una volta confrontato con il numero di posti - auto disponibili, di calcolare i coefficienti di occupazione del sistema dei parcheggi, ha riguardato le fasce orarie diurne 8.30-9.30, 11.00-12.00, 16.00-17.00, 18.00-19.00, e la fascia oraria notturna di un giorno feriale, e la fascia oraria 10.30-11.30 del Sabato.

PRINCIPALI RISULTATI DELLE INDAGINI Assetto della viabilità urbana Oltre alla viabilità extra comunale (SS 42 e SP 91) la rete urbana primaria collega le due statali in zona industriale, mentre la rete urbana secondaria è collocata a Nord della SS 42 al servizio del Centro. In quest’ultima si individuano nello schema portante Via Cucchi, Via del Caravaggio, Via Cavallina, Via delle Piante, Via Medaglie d’Oro, Via Salvioni, Via Marconi, Via Giovanni XXIII, Via del Convento, Via Locatelli, Via dei Benedettini, Via della Rimembranza, Via Colleoni e Via Leonardo da Vinci. L’unico provvedimento di regolamentazione del traffico riguarda Via Donizetti. La regolamentazione semaforica è presente lungo la SS 42. Volumi di traffico Al fine di ricostruire i flussi di traffico allo stato di fatto, sono state effettuate indagini lungo la viabilità primaria con funzioni territoriali o con funzioni urbane, nelle fasce orarie di punta del mattino e della sera di un giorno feriale tipo, nel 2007. I rilievi hanno interessato 27 incroci e i risultati conseguiti hanno consentito di ricostruire il flussogramma dei traffici attuali. Nelle ore di punta, lungo la SS 42 si raggiungono flussi di circa 2.400 veicoli/ora bidirezionali, lungo la SP 91 si determinano sulla tratta in oggetto flussi bidirezionali abbastanza uniformi, che raggiungono anche i 1.600 veicoli/ora. Si determinano nelle fasce orarie di punta quote di veicoli commerciali leggeri oscillanti intorno al 10% e per i veicoli commerciali pesanti si determinano quote variabili tra il 9%-10% al mattino e il 5%- 6% alla sera. Sulla viabilità urbana si riscontrano flussi orari bidirezionali che raramente superano i 200 veicoli/ora, con valori che mediamente si attestano sui 100-150 veicoli orari bidirezionali. Nell’ambito del PGTU sono state analizzate le banche dati sull’incidentalità del periodo 2000 - 2007. Il trend è chiaramente irregolare per tutto il periodo, con l’aggravante che l’ultimo dato del 2007 evidenzia un incremento dei fenomeni del 28% rispetto al 2000, primo anno di confronto. L’obiettivo imposto dalle normative europee (-40% dei fenomeni rispetto al 2000), si colloca a circa 30 eventi/anno nel 2010: nel 2007 sono stati rilevati 69 eventi. L’analisi della mappatura sul territorio dei fenomeni evidenzia una forte concentrazione di sinistri lungo la SS 42, la SP 91 e in corrispondenza dei loro incroci con la viabilità urbana. Tutti i dati disaggregati (per strada, per movimento di svolta, per mezzora, per tipo di veicolo) rilevati sul campo sono riportati nella Relazione Tecnica trasmessa all’Amministrazione Comunale nell’Ottobre del 2007. E’ evidente che una analoga ripetizione della metodica potrebbe ora, ad entrata in esercizio avvenuta della Variante alla ex SS42, fornire dati più incoraggianti di

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dettaglio a quelli già registrati dai rilievi di carattere generale effettuati dalla Provincia a fine 2014 (e qui precedentemente indicati). Così in effetti è stato fatto e l’A.C. ha commissionato un studio specifico i cui esiti sono descritti nel successivo paragrafo “EFFETTI DELLA VARIANTE ALLA SS42 E PROSPETTIVE PER LA VIA NAZIONALE” cui si rimanda.

Offerta di sosta Il rilievo è stato effettuato per le singole tratte stradali distinguendo il tipo di regolamentazione e la disposizione degli stalli. Per rendere più agevole l'interpretazione dei dati, i risultati dei rilievi sono stati successivamente aggregati secondo zone di limitate dimensioni. Nell'Area Centrale di San Paolo d’Argon è stata rilevata una offerta di sosta complessiva su suolo pubblico pari a circa 1.710 posti - auto. Circa 1.470 posti - auto (l’86% del totale) non sono regolamentati, circa 75 posti - auto sono a disco orario (il 4% del totale), e circa 165 posti - auto (il 10% del totale) sono riservati (Enti Pubblici, handicappati, residenti ecc.). Non sono presenti parcheggi a pagamento. Buona parte dei parcheggi a disco orario si trovano nella Zona 5 che gravita su Via Colleoni, mentre una buona parte dei parcheggi riservati si concentrano nelle Zone 1 e 2 che gravitano rispettivamente su Via Caravaggio e su Via Medaglie d’Oro. Le zone dotate invece di maggiore capacità di parcheggi sono la zona 5 (circa 350 posti – auto), la zona 6 gravitante su Via Leonardo da Vinci (circa 275 posti – auto), la zona 2 (circa 255 posti – auto), e la zona 1 (circa 225 posti – auto). Occupazione dei parcheggi Analizzando i risultati dei rilievi sull’occupazione dei parcheggi, effettuati in 4 diverse fasce orarie diurne, nella fascia oraria notturna di un giorno feriale tipo autunnale, e un Sabato mattina, emerge una situazione decisamente soddisfacente in tutte le zone prese in considerazione dal momento che i coefficienti di occupazione (auto in sosta/posti – auto disponibili) risultano ampiamente inferiori a 1 in tutte le fasce orarie prese in considerazione. A livello complessivo di tutta l’area di indagine, la fascia oraria più carica in assoluto è tra le 16.00 e le 17.00, quando si raggiunge comunque un coefficiente medio complessivo del tutto ottimale pari a 0,41. A livello di singole zone le situazioni più cariche riguardano per quasi tutto il giorno la zona 7 gravitante su Via Volta; peraltro anche in questa zona i coefficienti di occupazione restano ampiamente sotto all’unità (al massimo si raggiunge il valore di 0,71) per tutto il giorno. Nelle altre zone si hanno coefficienti di occupazione compresi tra 0,16 e 0,67. Durante la notte l’occupazione complessiva si abbassa: infatti, è stata rilevata la presenza su suolo pubblico di circa 390 auto (contro un massimo di circa 635 auto nella fascia oraria diurna più carica), equivalenti ad un coefficiente medio di occupazione di 0,25. Il coefficiente notturno medio di zona più elevato riguarda la zona 3 gravitante su Viale Rimembranza (0,60). Il Sabato mattina l’occupazione resta bassa: infatti, è stata rilevata la presenza su suolo pubblico di circa 485 auto (contro il massimo di circa 635 auto della fascia oraria diurna più carica), equivalenti ad un coefficiente medio di occupazione di 0,31. Il coefficiente medio di zona più elevato riguarda la zona 8 gravitante su Via Baracca (0,61). Tutti i dati disaggregati sull’occupazione di parcheggio (per zona, per strada, per fascia oraria) rilevati sul campo sono riportati nella Relazione Tecnica trasmessa all’Amministrazione Comunale nell’Ottobre del 2007. Incidentalità Con la banca dati disponibile è possibile effettuare una analisi in sede storica dal 2000 al 2007. I dati evidenziano un trend dell’incidentalità molto altalenante, che non evidenzia passaggi particolarmente incoraggianti, con un dato 2007 che risulta superiore del 28% rispetto a quello del 2000. L’analisi particolareggiata della

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banca dati consente di ricostruire una mappatura degli incidenti che fornisce indicazioni estremamente chiare. Le strade che si segnalano per pericolosità possono essere suddivise in due gruppi: il primo che comprende le strade caratterizzate da un numero in assoluto elevato di fenomeni lungo il loro sviluppo, il secondo che comprende le strade che pur non presentando un numero elevato di incidenti lungo il loro sviluppo, sono caratterizzate da una sequenza continua di incroci pericolosamente incidentati. Infine i dati evidenziano un terzo gruppo rappresentato dagli incroci e dalle piazze con il maggior numero in assoluto di incidenti. Nel primo gruppo (strade con il maggior numero di incidenti), i dati evidenziano, in ordine decrescente, oltre alla SS 42 e alla SP 91, a livello urbano Via Baracca, Via San Lorenzo, Via Papa Giovanni XXIII, Via del Convento e Via Colleoni. Nel secondo gruppo (strade con sequenza elevata di incroci incidentati) i dati evidenziano ancora la SS 42 e la SP 91. Per il terzo gruppo (incroci) i dati forniscono indicazioni ancora più chiare sui nodi più pericolosi: tutti i principali incroci di SS 42 e di SP 91. Sistema Ciclabile L’Amministrazione Comunale ha già avviato in questi anni una politica fortemente orientata verso la mobilità ciclabile. Ciò ha consentito di avviare la realizzazione di una prima serie di percorsi cicloviari, da cui il PGTU è partito per creare un progetto di rete a cui fare riferimento per gli interventi futuri.

PROBLEMATICHE EMERGENTI E NUOVE SOLUZIONI La comprensione e l’interpretazione dei risultati delle indagini, nonché l’analisi di alcuni fenomeni in sede storica, forniscono alcune indicazioni chiarissime circa le criticità emergenti. Il primo elemento importante riguarda il ruolo di Via Nazionale (SS 42) e di Via Bergamo (SP 91). La realizzazione delle loro Varianti (nei tratti più correlati al territorio argonese) ha già consentito di ottenere riduzioni di traffico significative sulle tratte di strade territoriali primarie che interessano più direttamente il Comune, di prevedere il declassamento delle stesse strade, e conseguentemente di ipotizzare per San Paolo d’Argon scenari completamente nuovi ed estremamente stimolanti, che possono prevedere il recupero ad un ruolo urbano delle suddette strade, con occasioni potenzialmente estremamente importanti di recupero urbanistico di aree oggi non propriamente di pregio. Anche gli interventi programmati che riguardano la rete forte del trasporto pubblico possono contribuire a contenere i flussi di traffico privato. Anche il problema del traffico pesante (già esistente ed eventualmente acuito dalla realizzazione dell’Interporto di Bergamo/Montello, che oggi però pare definitivamente abbandonata) può considerarsi risolto in modo convincente, facendolo gravitare completamente sulla Variante alla SS 42. Il secondo dato che merita attenzione riguarda l’incidentalità, la cui banca dati fornisce indicazioni chiare. I dati evidenziano un trend dell’incidentalità molto altalenante, che evidenzia ancora di recente picchi nel numero di fenomeni nell’arco di un anno, con un dato 2007 che risulta superiore del 28% rispetto a quello del 2000. Inoltre l’analisi particolareggiata della banca dati consente di ricostruire una mappatura degli incidenti che fornisce indicazioni estremamente chiare su quali sono le strade e gli incroci più pericolosi: nel primo gruppo (strade con il maggior numero di incidenti), i dati evidenziano, oltre alla ex SS 42 e alla SP 91, a livello urbano Via Baracca, Via San Lorenzo, Via Papa Giovanni XXIII, Via del Convento e Via Colleoni, mentre tra gli incroci si segnalano tutti i principali incroci di ex SS 42 e di SP 91. Il terzo elemento riguarda l’assetto di Via Cucchi, strada gerarchicamente importante per il Centro di San Paolo d’Argon. All’inizio delle analisi e degli studi

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Via Cucchi era a doppio senso di marcia, con evidenti problematiche sia per il traffico che in alcuni tratti aveva grosse difficoltà ad incrociarsi, sia per la mobilità ciclabile, peraltro attratta da un percorso ciclabile. Il Piano evidenziò le criticità, l’Amministrazione Comunale peraltro aveva già avviato un progetto di riqualifica, che venne discusso e condiviso per dare soluzione immediata e prioritaria ad una delle criticità emergenti. Il quarto elemento riguarda la politica di moderazione del traffico. L’Amministrazione Comunale ha già avviato in passato importanti progetti in questo settore, dimostrando di credere fortemente in questa nuova tecnica di progettazione delle strade. E’ opportuno proseguire il cammino e completare il percorso estendendo questi interventi ad altre strade e altri incroci che per ragioni di sicurezza e/o di riqualifica necessitano questo trattamento. Il quinto dato riguarda alcune lievi sofferenze molto locali del sistema dei parcheggi. I dati evidenziano da un lato che a livello complessivo di macro zona non esistono sofferenze, e dall’altro che alcune strade invece presentano situazioni di totale saturazione che vanno affrontate e risolte. Il sesto ed ultimo elemento riguarda il sistema ciclabile. Anche in questo settore l’Amministrazione Comunale ha già effettuato in passato la scelta di fondo: l’utilizzo alternativo della bicicletta per la mobilità urbana è di fondamentale importanza, per cui va incentivato con tutti gli strumenti disponibili. In questo senso il PGTU intende innanzitutto definire l’elemento indispensabile per perseguire una forte politica delle due ruote e in generale a favore della mobilità dolce: il sistema in rete delle ciclopiste.

EFFETTI DELLA VARIANTE ALLA SS42 E PROSPETTIVE PER LA VIA NAZIONALE Nell’Ottobre 2015 è stato completato uno studio volto a fornire dati e valutazioni ragguagliati sulla nuova situazione infrastrutturale e viabilistica determinatasi a seguito del completamento del lotto Albano-Trescore della Variante alla ex SS42. Lo Studio è disponibile in forma integrale agli atti comunali. Interessa nello specifico la via Nazionale e comprende indagini sul campo per quantificare e caratterizzare il suo traffico, analisi comparate con i traffici delle precedenti indagini effettuate dal Comune nell’ambito del PGTU, interpretazione dei dati per comprendere i fenomeni e la loro dinamica, calcolo e valutazione degli effetti indotti dalla apertura della Variante, e individuazione dei possibili scenari futuri di Via Nazionale in Comune di San Paolo d’Argon (tratto compreso tra Albano e Cenate), fino alla definizione di un possibile Piano Particolareggiato in grado di descrivere gli interventi più opportuni per ridefinire il ruolo della strada.

CONFRONTI IN SEDE STORICA L’esistenza della banca dati precedente (2007), descritta nel paragrafo precedente, insieme alla scelta di ripetere i rilievi del 2015 in alcune delle sezioni già indagate in passato, consente di effettuare alcuni confronti veramente utili in quanto le indicazioni che si ricavano forniscono l’entità degli effetti indotti su Via Nazionale e Via Bergamo dalla apertura della Variante, al lordo delle variazioni derivanti dalla dinamica naturale della mobilità in questi ultimi 7 anni. I dati di confronto per Via Nazionale evidenziano: 1) ORA DI PUNTA DEL MATTINO i) L’incrocio I8 era interessato da circa 2.370 veicoli in ingresso distribuiti per il 58% su Via Nazionale Ovest (1.375 veicoli), il 39% su Via Nazionale Est (930 veicoli), e il restante 3% su Via delle Piante (65 veicoli) (Figura 5.1.1); ii) l’incrocio I10 era interessato da circa 2.055 veicoli in ingresso distribuiti per il 50% su Via Nazionale Ovest (1.025 veicoli), il 45% su Via Nazionale Est (930 veicoli), il restante 5% su Via del Convento (100 veicoli) (trascurabili i veicoli di

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Via Nullo) (Figura 5.1.2); 2) ORA DI PUNTA DEL POMERIGGIO L’incrocio I8 era interessato da circa 1.960 veicoli in ingresso distribuiti per il 54% su Via Nazionale Ovest (1.055 veicoli), il 44% su Via Nazionale Est (855 veicoli), e il restante 2% su Via delle Piante (50 veicoli) (Figura 5.1.3); ii) l’incrocio I10 è interessato da circa 1.800 veicoli in ingresso distribuiti per il 50% su Via Nazionale Ovest (910 veicoli), il 41% su Via Nazionale Est (730 veicoli), l’8% su Via del Convento (145 veicoli) (i restanti 15 veicoli circa (1%) interessano Via Nullo) (Figura 5.1.4).

2007

2015

Dal confronto con i dati del 2015 emerge che nell’ora di punta del mattino, in 7 anni il traffico è diminuito di circa il 50% nell’incrocio I8 di Via delle Piante e di circa il 40% nell’incrocio I10 di Via del Convento (Figura 5.1.5), mentre nell’ora di punta del pomeriggio (Figura 5.1.6) il traffico è diminuito di circa il 40% nell’incrocio I8 di Via delle Piante e di circa il 25% nell’incrocio I10 di Via del Convento. Se il confronto si limita a Via Nazionale si ricava che nell’ora di punta del mattino, in 7 anni il traffico è diminuito di circa il 55% nell’incrocio I8 di Via delle Piante e di circa il 45% nell’incrocio I10 di Via del Convento (Figura 5.1.5), mentre nell’ora di punta del pomeriggio il traffico è diminuito di circa il 45% nell’incrocio I8 di Via delle Piante e di circa il 30% nell’incrocio I10 di Via del Convento (Figura 5.1.6).

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Se questi confronti vengono effettuati per gli incroci di Via Bergamo, i dati evidenziano: 1) ORA DI PUNTA DEL MATTINO i) L’incrocio I3 di Via Baracca era interessato da circa 1.625 veicoli in ingresso distribuiti per il 49% su Via Bergamo Ovest (800 veicoli), il 47% su Via Bergamo Est (768 veicoli), e il restante 4% su Via Baracca (56 veicoli) (Figura 5.1.7); 2) ORA DI PUNTA DEL POMERIGGIO i) Lo stesso incrocio I3 era interessato ancora da circa 1.625 veicoli in ingresso distribuiti per il 53% su Via Bergamo Est (860 veicoli), il 38% su Via Bergamo Ovest (615 veicoli), e il restante 9% su Via Baracca (150 veicoli) (Figura 5.1.8).

Ora di punta mattino Ora di punta pomeriggio

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INDICAZIONI STRATEGICHE A conclusione di queste prime analisi ci si permette di effettuare alcune riflessioni: 1) i traffici di Via Nazionale sono diminuiti in modo molto consistente, cioè di valori anche superiori rispetto a quelli evidenziati dalle analisi che vanno da un minimo del 25% ad un massimo del 55%, in quanto questi valori hanno “fagocitato”, impedendo di apprezzarne l’entità, gli incrementi di traffico dovuti al trend naturale della mobilità. Secondo le esperienze verificate in casi similari, tenendo conto sia degli incrementi dei primi anni (dal 2007 al 2011), sia le riduzioni dovute alla crisi di questi ultimi anni, è possibile immaginare che, in assenza della nuova Variante, i traffici sarebbero cresciuti mediamente del 5% (dato che avremmo potuto rilevare appena prima dell’apertura della Variante), e quindi le riduzioni sarebbero risultate ancora maggiori (presumibilmente da un minimo del 30% ad un massimo del 60%); 2) la struttura Origine/Destinazione dei traffici che ancora transitano lungo Via Nazionale è quanto mai eloquente e suggestiva: nell’ora di punta del mattino il traffico improprio di attraversamento del Comune varia tra il 40 e il 50%, mentre nell’ora di punta del pomeriggio questa stessa componente varia tra il 35 e il 40%. Questi valori fanno intendere che esistono spazi di manovra ancora molto interessanti nei confronti di ulteriori possibili benefici attesi, cioè la riduzione di traffico conseguita fino ad oggi è da intendersi come solo fisiologica, ma se si pianifica in modo lungimirante e illuminato è possibile trasferire gradualmente altre importanti quote di traffico appartenenti alla componente impropria di attraversamento; 3) la struttura Origine/Destinazione dei traffici che invece transitano lungo Via Bergamo risente molto meno degli effetti della Variante (almeno nella sezione ad Est di Via Baracca): infatti in entrambe le ore di punta della giornata il traffico improprio di attraversamento del Comune resta elevato e varia tra il 65 e l’80%. Questi valori fanno intendere che per il momento non esistono spazi per ridefinire il ruolo di Via Bergamo, in quanto da un lato non c’è stata riduzione dei flussi (anzi nell’ora di punta del pomeriggio sono aumentati significativamente), e dall’altro la quota di attraversamento è veramente molto prevalente, come lo era in Via Nazionale prima della Variante; 4) è evidente che in questa fase si presenta una grande occasione. L’occasione consiste nella possibilità di sfruttare le condizioni che si sono create grazie alla riduzione consistente dei traffici di Via Nazionale per declassare la strada sotto l’aspetto viabilistico, riqualificarla sotto l’aspetto urbanistico e ambientale, e riconvertirla ad un ruolo urbano per trasformarla da pericolosa e invadente barriera quale è stata fino ad oggi, ad elemento di cerniera urbanistica per ricucire due parti ugualmente consistenti del Comune. D’altra parte la pianificazione sia a livello provinciale (Figura 6.1.1), sia a livello locale (il Piano specifico di settore (PGTU) per San Paolo d’Argon (Figure 6.1.2- 6.1.3), il PGT per Cenate di Sotto (Figura 6.1.4)), si è già esposta ampiamente in questi anni; 5) se si sposa concretamente questa strategia andando al di là delle intenzioni, operando se si sposa concretamente questa strategia

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andando al di là delle intenzioni, operando scelte progettuali e approvando impegni di spesa, l’Amministrazione Comunale ha il dovere di riconsegnare ai Cittadini una strada diversa, urbana, più vivibile, più adatta alla mobilità dolce che al traffico veicolare, sede di vita sociale e aggregazione, con ampi spazi funzionalmente riconvertiti e sottratti alle auto; 6) 6) in caso contrario non è difficile immaginare uno scenario problematico e temibile, in cui la presenza di spazi inutilmente troppo ampi non potrà che portare a disordini e anarchie funzionali, aumenti consistenti della velocità del traffico, crescita incontrollata della pericolosità potenziale della strada. Non si ritiene questo profilo accettabile per questa strada, e soprattutto per le attese che ha creato in tutti questi anni il progetto della Variante, che da parte sua ha richiamato una quantità massiccia di risorse il cui impegno verrebbe colpevolmente vanificato dalle indifferenze nella gestione del territorio

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CONCLUSIONI Per ottenere i risultati auspicati è opportuno ripensare a Via Nazionale come “strada sistema”, in cui gli standard di pregio ambientale e della sicurezza prevalgano decisamente rispetto a quelli viabilistici: può fare sistema una progettazione stradale secondo i criteri della moderazione del traffico, accompagnati da una forte componente di arredo che deve farsi carico di riqualificare esteticamente la strada. Gli incroci di gerarchia principale sono da organizzare con piccole rotatorie urbane e sono Via delle Piante, Via Papa Giovanni XXIII, Via del Convento e Via

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della Breda; la strada lungo tutto il suo sviluppo deve trasmettere un messaggio forte di declassamento viabilistico che può essere raggiunto riducendo il suo calibro a favore di uno spartitraffico centrale sormontabile di materiale diverso rispetto all’asfalto e dell’inserimento di un percorso ciclabile da prevedere lungo il ciglio Nord del tratto di Via Nazionale posto a Est dell’incrocio con Via Leonardo da Vinci (a Ovest di questo incrocio il percorso ciclabile esiste già, sul ciglio Sud, avrebbe però necessità di essere riqualificato nella pavimentazione). In corrispondenza degli altri incroci, visto che Via Nazionale deve essere recuperata alla convivenza urbana, si possono prevedere assetti in regime di normali precedenze, lasciando ovunque la possibilità di svoltare a sinistra. Diversa è la situazione di Via Bergamo. Su questa strada le riduzioni di traffico sono meno significative, la quota di traffico di attraversamento è molto elevata (circa l’80% al mattino e circa il 60% il pomeriggio), e i suoi livelli di traffico risultano superiori a quelli della tratta più centrale di Via Nazionale. Già il PGTU vigente fece scelte chiare che si confermano: Via Nazionale deve diventare una strada urbana, Via Bergamo può restare una strada al servizio degli insediamenti artigianali e commerciali per soddisfare anche questo tipo di traffico generato da Via Baracca, Via Camozzi, Via Volta, pur nell’ambito di un progetto di riqualifica viabilistica che si proponga di definire un calibro costante della strada, un riordino funzionale degli spazi, e la creazione di spazi ciclopedonali adeguati, allo scopo di aumentare i livelli di sicurezza della strada.

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5,5,18 - ATMOSFERA – QUALITA’ DELL’ARIA

INQUADRAMENTO GENERALE Negli ultimi anni il quadro normativo nazionale si è fortemente evoluto sulla base delle direttive comunitarie e ha introdotto il concetto di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e della qualità dell’aria al fine di garantire non solo la tutela della salute della popolazione, ma anche la protezione degli ecosistemi. La legislazione italiana, costruita sulla base della cosiddetta direttiva europea madre (Direttiva 96/62/CE recepita dal D. Lgs. 351/99), individua nelle Regioni le autorità competenti in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria. Il decreto ministeriale n. 60 del 02/04/2002 (e s.m.i. i.e. D.Lgs. 13.08.2010 n. 155 ha aggiunto il valore limite del Pm 2.5 di 25 μg/m3 nell’anno civile) prevede l’introduzione dei nuovi valori limite (Tabella 6.3.1) per il biossido di zolfo, biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle, il piombo, il benzene e il monossido di carbonio.

Valori limite (μg/m3)

protezione salute umana media oraria: 350 μg/m3 da non superare più di 24 volte/anno media giornaliera: 125 μg/m3 da (biossido di non superare più di 3 volte/anno SO2 zolfo) protezione ecosistemi

media annuale: 20 μg/m3

media invernale: 20 μg/m3 protezione salute umana (biossido di media oraria: 200 μg/m3da non NO2 azoto) superare più di 18 volte/anno media annuale: 40 μg/m3 protezione ecosistemi NOx(ossidi di azoto) media annuale: 30 μg/m3 protezione salute umana media giornaliera: 50 μg/m3 da non PM10 superare più di 35 volte/anno media annuale: 40 μg/m3 protezione salute umana Pb media annuale: 0,5 μg/m3 protezione salute umana CO media massima 8 ore: 10 mg/m3 protezione salute umana C6H6 (benzene) media annuale: 5 μg/m3

RETE DI MONITORAGGIO La valutazione della qualità dell’aria nel territorio regionale è condotta mediante le stazioni fisse dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente integrate con i mezzi mobili, le campagne con campionatori passivi, i modelli matematici di dispersione e le stime obiettive fornite dall’inventario comunale delle emissioni INEMAR (INventario EMissioni ARia). Le stazioni si differenziano in base alla zona in cui sono ubicate e al tipo di fonte d’inquinamento:

Tipo di Fonte traffico: se la fonte principale di inquinamento è costituita dal traffico; industriale: se la fonte principale di inquinamento è costituita dall’industria;

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fondo: misura il livello di inquinamento determinatodall’insieme delle sorgenti di emissione non localizzatenelle immediate vicinanze della stazione; può essereindifferentemente in area urbana, suburbana o rurale.

Tipo di Zona urbana: centro urbano di consistenza rilevante per le emissioni atmosferiche, con più di 3.000-5.000 abitanti; suburbana: periferia di una città o area urbanizzata residenziale posta fuori dall’area urbana principale; rurale: all’esterno di una città, ad una distanza di almeno 3 km; un piccolo centro urbano con meno di 3.000 - 5.000 abitanti è da ritenersi tale.

SITUAZIONE A LIVELLO PROVINCIALE Di seguito viene illustrata la situazione provinciale di Bergamo sulla base dei dati forniti dall’inventario regionale delle emissioni atmosferiche INEMAR relativo all’anno 2008 (ARPA LOMBARDIA – Regione Lombardia (2011), INEMAR, Inventario Emissioni in Atmosfera: emissioni in Regione Lombardia nell'anno 2008 – dati per revisione pubblica. ARPA Lombardia Settore Aria e Agenti Fisici; Regione Lombardia DG Qualità dell'Ambiente, Energia e Reti, (http://www.inemar.eu/xwiki/bin/view/Inemar/HomeLombardia) e dal “Rapporto sulla Qualità dell’Aria di Bergamo e Provincia – Anno 2010” (http://ita.arpalombardia.it/ITA/qaria/doc_RelazAnnualiProv.asp).

Zona A – Agglomerato di Bergamo Secondo la zonizzazione del territorio della Regione Lombardia (D.G.R. 30.11.2011, n. 2605) il comune di San Paolo d’Argon rientra nella Zona A – Agglomerato di Bergamo. I comuni limitrofi ricadenti nell’area vasta appartengono alla Zona A – Agglomerato di Bergamo e alla Zona A2 – Pianura ad elevata urbanizzazione. Il comune di Carobbio degli Angeli rientra invece nella zona di montagna – C (C1 – area prealpina e appenninica). L’ Agglomerato di Bergamo è un’area caratterizzata da: C. popolazione superiore a 250.000 abitanti oppure inferiore a 250.000 abitanti e densità di popolazione per km2 superiore a 3.000 abitanti; D. più elevata densità di emissioni di PM10 primario, NOX e COV; E. situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica caratterizzata da alta pressione); F. alta densità abitativa, di attività industriali e di traffico. Dall’analisi dei dati sopra citati emerge una situazione provinciale del tutto analoga a quella regionale per quanto concerne le fonti che contribuiscono maggiormente alle emissioni di sostanze inquinanti: il trasporto su strada e le combustioni, sia industriali che non industriali, costituiscono le principali fonti per gran parte degli inquinanti, causando complessivamente buona parte delle emissioni di NOX (84%), CO (76%), CO2 (74%), CO2eq (65%), PM2.5 (78%), PM10 (74%) e PTS (74%). Non esiste necessariamente una correlazione tra gli inquinanti in atmosfera e le emissioni generate su una determinata porzione del territorio. I dati di emissione ricavati dall’INEMAR, pur fornendo indicazioni utili circa la presenza e il peso di fonti emissive, non sono sufficienti per definire la qualità dell’aria in un determinato punto del territorio. Tale risultato può essere ottenuto solo con misurazioni dirette della concentrazione degli inquinanti presenti eseguite da una rete di monitoraggio. Di seguito si riportano i trend dei vari inquinanti analizzati all’interno del “Rapporto sulla Qualità dell’Aria di Bergamo e Provincia – Anno 2010” (Figura 6.3.4, Figura 6.3.5).

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SITUAZIONE A LIVELLO LOCALE Come anzidetto, all’interno della suddivisione territoriale (zonizzazione) della Regione Lombardia, il comune di San Paolo d’Argon si colloca nella zona di tipo A, definita come zona dell’Agglomerato di Bergamo. Per l’analisi della componente aria, sono stati valutati i fattori di emissione relativi all’anno 2008 in comune di San Paolo d’Argon (www.ambiente.regione.lombardia.it /inemar/inemar home.htm).

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San Paolo d’Argon

Figura 6.3.6 - Contributi percentuali delle fonti emissive nel comune di San Paolo d’Argon

La qualità dell’aria in Regione Lombardia è costantemente monitorata da una rete fissa, costituita da 154 stazioni distribuite in funzione della densità abitativa territoriale e della tipologia di territorio. Nella Provincia di Bergamo la rete pubblica di monitoraggio, gestita dal Dipartimento ARPA di Bergamo, è costituita da n°12 stazioni fisse, n°1 postazione mobile e n°3 campionatori gravimetrici per il PM10. Di seguito (Tabella 6.3.2) si riportano i dati relativi all’anno 2010 misurati dalla sottorete provinciale di Bergamo.

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In aggiunta al monitoraggio condotto tramite rete fissa, la qualità dell’aria viene valutata anche svolgendo campagne di misura dell’inquinamento atmosferico mediante laboratori mobili. Per quanto concerne l’area in esame, ARPA – Dipartimento di Bergamo ha condotto 2 campagne mobili, una in comune di San Paolo d’Argon (06/03/2003 – 16/03/2003) e una più recente in comune di (11/11/2011 – 04/12/2011). In Figura 6.3.7 è riportata l’ubicazione dei laboratori mobili utilizzati nelle due campagne: G. comune di San Paolo d’Argon → in prossimità della S.P. n. 91 a circa 50 m dal rondò di innesto della S.S. n. 42;

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H. comune di Bolgare → presso il parcheggio pubblico di Via Dante. I laboratori mobili hanno rilevato Biossido di Zolfo (SO2), Monossido di Carbonio (CO), Particolato Fine (PM10) e Ozono (O3). Il laboratorio posto in comune di Bolgare ha inoltre rilevato gli Ossidi di Azoto (NOx, NO e NO2), mentre quello posizionato a San Paolo d’Argon ha misurato anche Polveri totali sospese (PTS), Benzene, Toluene e Xilene.

Le fonti responsabili della produzione di sostanze inquinanti sono di varia natura: tra quelle strettamente legate alle attività umane, la principale è il traffico veicolare, cui seguono i processi di combustione, industriale e residenziale, responsabili delle emissioni dei principali inquinanti, ovvero biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2) e polveri sottili (PM10 e PM2.5). Le emissioni dipendono inoltre da più fattori, quali: il profilo socio-economico dell'area (numerosità, dimensione, tipologia di attività produttive presenti, densità abitativa), le caratteristiche viabilistiche e di mobilità, le condizioni di uso del suolo e del territorio. Per quanto concerne le caratteristiche di traffico, il territorio comunale è interessato da una sua elevata presenza (dovuta principalmente alla strada ex SS42 del Tonale e della Mendola); Il profilo socio-economico del comune è per una buona parte caratterizzato da una forte componente industriale. Stante le peculiarità del sistema dei trasporti e produttivo sopra evidenziate, il comune di San Paolo d’Argon è interessato dal piano di risanamento atmosferico provinciale, in quanto è ricompreso nella “Zona Critica” individuata dalla Provincia di Bergamo. Nelle Tabella 1 sono riportati, rispettivamente, i valori limite e i dati desunti dai rapporti di qualità dell’aria di ARPA Lombardia.

VALORE LIMITE PERIODO DI ORARIO PER LA MARGINE DI INQUINANTE MEDIAZIONE PROTEZIONE DELLA TOLLERANZA SALUTE UMANA

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CO Media massima 10 mg/m3 6 mg/m3 (valore ridotto giornaliera su 8 ore ogni 12 mesi, per raggiungere il valore limite al 01/01/2010) NO2 1 ora 200 μg/m3 (da non 100 μg/m3 (valore ridotto superare più di 18 volte ogni 12 mesi, per per anno civile) raggiungere il valore limite al 01/01/2010) NO2 Anno civile 40 μg/m3 20 μg/m3 (valore ridotto ogni 12 mesi, per raggiungere il valore limite al 01/01/2010) Tabella 1: Valori limite e soglie di allarme [ARPA Lombardia]

LE INDAGINI SVOLTE E CONCLUSE NEL 2016 NELL’AMBITO DEL PROTOCOLLO ARIA BENE COMUNE

Si sono censite le principali fonti di emissioni presenti nel bacino e stima delle immissioni provenienti da aree confinanti. E’ stata effettuata una Stima delle ricadute nell’ambito di un Monitoraggio ambientale ad hoc.

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I dati risultanti sono così riassumibili:

DATI EMISSIVI TERRITORIO INCIDENZA PER ABITANTI

DATI EMISSIVI TERRITORIO INCIDENZA PER SUPERFICIE

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DATI EMISSIVI PROVINCIA DI BERGAMO PER SETTORE PRODUTTIVO

DATI EMISSIVI COMUNE PER SETTORE PRODUTTIVO

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RICADUTE DA TRAFFICO 1

RICADUTE DA TRAFFICO 2

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RICADUTE DA TRAFFICO 3

RICADUTE INDUSTRIALI 1

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RICADUTE INDUSTRIALI 2

RICADUTE INDUSTRIALI 3

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RICADUTE INDUSTRIALI 4

PUNTI DI MISURA

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METEO RIASSUNTO

ANDAMENTI POLVERI ESTATE

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ANDAMENTI POLVERI INVERNO

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ANDAMENTI OSSIDI DI AZOTO ESTATE

ANDAMENTI OSSIDI DI AZOTO INVERNO

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ANDAMENTI OZONO ESTATE

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5.5.19 - SUOLO

INQUADRAMENTO GENERALE - PEDOLOGIA DELLE AREE I dati e la cartografia inerenti alla pedologia sono stati estratti dalla pubblicazione E.R.S.A.L. “I suoli della Pianura Bergamasca sinistra Serio” nell’ambito del “Progetto Carta Pedologica della Lombardia” del 1998. Il territorio è interessato da unità cartografiche appartenenti a diverse unità di paesaggio. SISTEMA L: piana fluvioglaciale e fluviale costituente il Livello Fondamentale della Pianura (L.F.d.P.), formatasi per colmamento alluvionale durante l’ultima glaciazione (“wurmiana). SOTTOSISTEMA LG: ampie conoidi ghiaiose a morfologia sub-pianeggiante o leggermente convessa, costituite da materiali fluvioglaciali grossolani non alterati, comprese tra le superfici rilevate (rilievi montuosi, apparati morenici e terrazzi antichi) e il limite superiore della fascia delle risorgive (“Alta pianura ghiaiosa”). La pendenza è sempre debole e il suolo è prevalentemente utilizzato a seminativo. UNITA’ DI PAESAGGIO LG1: Superficie rappresentativa modale dell’alta pianura ghiaiosa, a morfologia subpianeggiante e con evidenti tracce di paleoidrografia a canali intrecciati (braided). In prossimità dei principali solchi vallivi la morfologia è caratterizzata da ampie ondulazioni. SOTTOUNITA’ DI PAESAGGIO LG1.2: Aree appartenenti al conoide del Fiume Cherio, con pietrosità superficiale comune. UNITA’ CARTOGRAFICA CDA4 (con): fase a minor profondità, meno grossolana in superficie e più scheletrica in superficie dei suoli CDA. Suoli mod. o poco profondi, limitati da orizzonti sabbioso – ghiaiosi calcarei, tessitura mod. fine in sup. (0-50 cm), mod. grossolana in prof. (50-75 cm), con ghiaia grande frequente in sup., abbondante in prof., neutri in sup., subalcalini in prof., TSB alto, CSC bassa, drenaggio buono. Class. U.S.D.A. Tipic Hapludalfs fine loamy, mixed, mesic. Class. FAO: Haplic Luvisols. E’ in corrispondenza di tale unità che si sviluppa la quasi totalità dell’insediamento della Montello S.p.a. SISTEMA PV: fondovalle montani di origine alluvionale, comprendenti le superfici di raccordo (di origine colluviale) con i versanti limitrofi, in cui trovano ampia diffusione le colture agrarie. Uso del suolo prato stabile, seminativo e vigneto. UNITA’ DI PAESAGGIO PV3: superfici pedemontane di raccordo con l’alta pianura, corrispondenti alle principali fasce colluviali di piede versante. Hanno pendenze basse o moderate e sono soggette a modellamento antropico. I versanti sono spesso ciglionati e si raccordano anche con le superfici dei terrazzi intermedi (RI1). SOTTOUNITA DI PAESAGGIO PV3.1: Superfici a pendenza moderatamente elevata con pietrosità superficiale moderata. UNITA’ CARTOGRAFICA NNZ1 (con): suoli profondi, su roccia coerente, tessitura mod. fine in sup. (0-110cm), media in prof. (110-140cm), con ghiaia grande, comune in sup.(0-60cm), frequente in prof. (60-140cm), molto calcarei, neutri in sup., subalcalini in prof., TSB alto, CSC alta in sup. (0-30cm), media in prof. (30- 140cm), drenaggio buono. Class. U.S.D.A.: Typic Eutrochrepts fine loamy, mixed, mesic. Class. FAO: Calcaric Cambisols.

5.5.20 - IDROGRAFIA SUPERFICIALE Nel territorio comunale di San Paolo d’Argon il torrente Seniga insieme con la Roggia Borgogna-Zerra rappresentano la principale linea di scorrimento delle acque superficiali.

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Essa riceve più a nord, nel Comune di Albano S. Alessandro, le acque della Roggia Borgogna (derivazione del fiume Serio) e a sua volta subisce una derivazione nel comune di Costa di Mezzate da parte dello Scolmatore del torrente Zerra che si rigetta nuovamente nel Serio. Nel tratto compreso fra le due derivazioni (e quindi anche nel tratto compreso nel territorio comunale) viene denominato Roggia Borgogna. Il percorso originario del torrente marcatamente tortuoso, è stato negli anni modificato dall’intervento antropico. Il suo andamento planimetrico non è uniforme, ma appare caratterizzato da cambi di direzione improvvisi, spesso dovuti ad arginature o alla presenza di ostacoli naturali. Il primo tratto, tra la località Tribulina e Torre dé Roveri, si imposta lungo il piano assiale di una sinclinale e ha prevalentemente direzione E-O; tra Albano S. Alessandro e Montello mantiene una direzione prevalentemente NW- SE, per poi assumere orientazione NE-SW e N-S nel comune di Costa di Mezzate. In passato, prima dell’esecuzione delle opere previste dal progetto di regimazione idraulica fra i comuni di Albano S. Alessandro e Costa di Mezzate ad opera della Regione Lombardia, diversi settori lungo il corso del torrente erano soggetti a frequenti fenomeni erosivi ed esondativi, le cui cause erano da imputare al tragitto tortuoso del corso d’acqua, alla presenza di numerosi detriti in alveo e a sezioni inadeguate a smaltire la portata di massima piena. Le opere di sistemazione idraulica realizzate dalla Regione Lombardia per riportare a condizioni di sicurezza i tratti di fiume a rischio, hanno interessato il tratto a valle del centro abitato, verso il comune di Costa di Mezzate; essi hanno portato fra l’altro alla rettifica, riprofilatura (a sezione di deflusso trapezia) e arginatura di alcuni tratti del corso d’acqua e nel contempo sono state ripristinate le difese spondali in destra e sinistra orografica, lesionate per erosione al piede e scalzamento ad opera delle acque. La Roggia Seniga raccoglie le acque di una vasta area tra la costa di Brugalette ed il monte Zuccone, apportando un consistente incremento nella portata di piena. Il tema è stato recentemente trattato in modo organico dall’ARPA Lombardia – Dipartimento di Bergamo che ha rilasciato nel settembre 2013 il RAPPORTO sullo STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI. Ad esso si rimanda per completezza di informazione e illustrazione delle metodologie utilizzate per la ricerca dei dati e l’analisi. Si estrapolano gli elementi descrittivi della sezione territoriale che compete al Comune di San Paolo d’Argon. Il reticolo idrografico nella zona in esame è costituito dal torrente Zerra e dal Rio Seniga. Lo Zerra nasce da una piccola valle (Sarradesca) poco a monte di quest’area in comune di Scanzorosciate (loc. Negrone), la percorre con andamento nord-ovest sudest e riceve acquea da un suo tributario di sinistra proveniente dalla valle di Albano. Il Torrente Zerra, sempre in territorio di Albano, riceve le acque della Roggia Borgogna. Le acque della Roggia Borgogna sono derivate dal Fiume Serio all’altezza di Villa di Serio con una portata massima di 3,5 mc/sec; prosegue poi verso sud-est attraversando i paesi di Scanzorosciate e Albano S. Alessandro. Successivamente nello Zerra si immettono le acque del Seniga all’altezza del confine comunale tra San Paolo d’argon e Montello per poi procedere in direzione di Costa e . Il Rio Seniga nasce da una piccola valle a monte in territorio di Cenate Sotto. Non sono disponibili dati relativi a questo corso d’acqua, si possono considerare i valori campionati appena a monte della presa della roggia nel Fiume Serio.

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I valori di EBI risultano decisamente datati e risalgono al 1987 e ponevano queste acque in classe V (ambiente fortemente inquinato), con presenza di Oligocheti (Tubificidae), Ditteri (Chironomidi) e Gasteropodi del genere Physa. Dati più recenti rimandano allo studio relativo alla Carta delle vocazioni ittiche (2001); il tratto considerato dalla quale viene derivata l’acqua ha evidenziato una stabilità di tali valori. In mancanza di dati, nel mese di luglio 2005 è stato effettuato un campionamento, con metodologia IBE, a valle dell’impianto in oggetto, al fine di verificare in modo speditivo le condizioni qualitative di questo corso d’acqua. I dati di analisi rimandano ad acque in classe IV colore arancio (ambiente molto inquinato o comunque molto alterato). Tali dati confermano in linea di massima le condizioni rilevate precedentemente. Il rio Seniga nel tratto che corre in territorio di San Paolo d’Argon è stato oggetto di un ormai duraturo processo di riqualificazione sia spondale, sia fitodepurativo che consente di affermare il progressivo raggiungimento di importanti effetti benefici e di miglioramento della qualità ambientale in termini complessivi.

Fitodepurazione Il Comune di San Paolo d’Argon ha da tempo promosso un esperimento pilota per la realizzazione di un impianto di fitodepurazione, collocato lungo il letto del torrente Seniga, in aree esterne all’abitato, adottando tale scelta nella convinzione che possa trattarsi di una misura di elevata efficacia ambientale. L’impianto si Infatti l’inquinamento delle risorse idriche rappresenta uno dei principali problemi ambientali connessi con l’attività agricola. Le sostanze inquinanti sono rappresentate principalmente da: nitrati, fosfati, residui di pesticidi, particelle minerali insolubili; in occasione delle precipitazioni vengono rimosse dal suolo e convogliate ai corsi d’acqua dai deflussi superficiali e subsuperficiali. Le cause del consistente rilascio di tali inquinanti sono da identificare in eccessive applicazioni di fertilizzanti, usi non ottimali rispetto ai cicli delle piante, lavorazioni del terreno e pratiche irrigue non appropriate. Il trasporto degli inquinanti è legato al moto dell’acqua. Per le sostanze debolmente assorbite alle particelle del suolo, quali i nitrati, sono implicati principalmente i fenomeni di trasporto in soluzione per ruscellamento superficiale o percolazione profonda. Per le sostanze fortemente assorbite (composti del fosforo) prevalgono invece i processi di erosione e sedimentazione. Gli effetti principali di tali forme di inquinamento sono individuabili in: Eutrofizzazione delle acque; Interramento di canali, fossi, serbatoi ed intasamento di prese e filtri; Interferenza con gli usi potabili e ricreativi delle risorse idriche. Le siepi ed i filari lungo il reticolo idrografico esercitano una forte azione depurante dei deflussi e costituiscono una misura efficace per il trattenimento, l’assimilazione e la rimozione dei nutrienti dilavati dai terreni agricoli: per questa ragione queste formazioni vegetali vengono anche denominate "fasce tampone boscate". Le specie legnose attivano infatti una serie di meccanismi sinergici a protezione dagli inquinanti: la lettiera, gli apparati superficiali e le specie vegetali del sottobosco fungono da filtro meccanico immobilizzando le macromolecole adsorbite alle particelle di terreno trasportate dal ruscellamento superficiale; il capillizio radicale consente l’assorbimento dei nitrati e dei solfati anche negli strati di terreno più profondi e avviano i processi di metabolici di immagazzinamento nei tessuti. La vegetazione contribuisce inoltre indirettamente alla degradazione dei nitrati, creando un microclima ottimale per i processi operati dai batteri denitrificanti. L’efficacia di abbattimento degli inquinanti è correlata, tra l’altro, ai ritmi di accrescimento delle specie vegetali e alle

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caratteristiche dimensionali delle siepi: la sperimentazione condotta in Veneto (progetto LIFE99/ENV/IT/000083 “Impiego di fasce tampone boscate in ambiente agricolo” ) ha accertato che la riduzione maggiore delle concentrazioni di inquinanti ha luogo nei primi 5metri. A questo proposito le fonti bibliografiche consultate riferiscono che fasce tampone della larghezza di 5m e della lunghezza di 100m se correttamente progettate possono captare 126Kg/Ha/anno di azoto disciolto. La vegetazione arborea risulta essere più efficace nella rimozione dei nitrati rispetto a quella erbacea. La fitodepurazione comprende anche sofisticate tecniche di realizzazione di aree umide costruite con finalità di trattamento dei reflui civili o industriali . I principali obiettivi di tali tecniche di intervento sono: il miglioramento della qualità dell’acqua attraverso processi di assimilazione e trasformazione dei nutrienti e di altri inquinanti; l’attenuazione dei picchi di piena e lo stoccaggio delle acque; l’aumento del valore naturalistico del sito attraverso: o - la produzione fotosintetica o - la produzione di vita animale o - l’aumento della biodiversità o - l’esportazione verso ecosistemi adiacenti; l’utilizzo con valenza sociale per: o usi paesaggistici o usi ricreativi o usi commerciali o usi didattici; la ricarica della falda.

IL TAVOLO TECNICO ZERRA E SENIGA

Nel 2017 si è avviato uno studio sul bacino idrografico dello Zerra e Seniga condotto con Regione Lombardia (UTR), Consorzio di Bonifica della media Pianura Bergamasca e i Comuni interessati. In sintesi si indicano i punti salienti dello studio: ANALISI CONDOTTA - Riepilogo - DOCUMENTI A Relazione generale idrologica e idraulica B Risultati della modellazione bidimensionale C Schede descrittive dei manufatti di attraversamento D Schede descrittive degli scarichi rilevati E Schede descrittive delle sezioni trasversali ELABORATI GRAFICI Tav.1 Inquadramento territoriale e perimetrazione delle aree storiche di esondazione Tav.2 Planimetria generale degli interventi di progetto Tav.3 Lotto 1 - Bacini di laminazione sul t. Zerra Tav4 Lotto 2 - Bacini di laminazione sul t. Seniga Tav.5 Lotto 3 - Adeguamento del t. Valle Albano Tav.6 Lotto 4 - Perimetrazione delle aree di pericolosità idraulica

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5.5.21 - BIOCLIMA Secondo la classificazione bioclimatica (Tomaselli, 1973), l’area indagata si inserisce nella “Regione mesaxerica”, “Sottoregione ipomesaxerica” tipa A. Nella Sottoregione ipomesaxerica la curva termica è sempre positiva la temperatura media del mese più freddo risulta compresa tra 0 e 10 °C. Le precipitazioni evidenziano uno sdoppiamento primaverile e autunnale con minimi invernali ma che non portano ad una vera e propria stagione secca. Con tale bioclima la vegetazione naturale potenziale è rappresentata, come in tutta l’area Padana, da formazioni forestali di latifoglie decidue mesofile dominate da Querce; nello specifico del “tipo climatico A” da Roverella (Quercus pubescens). Queste cenosi sono sostituite da formazioni arboree o arbustive ripariali a Pioppi (Populus alba, P. nigra) e Salici (Salix sp. pl.) lungo il corso dei fiumi, e da formazioni forestali ad Ontano nero (Alnus glutinosa) nelle zone con drenaggio difficoltoso. A queste entità si aggiungono altri elementi quali Acer campestre e A. pseudoplatanus, Ulmus minor, Fraxinus excelsior e Prunus avium che con Farnia e Rovere rappresentano il massimo grado di sviluppo della vegetazione che naturalmente si instaurerebbe in tutto il territorio, se cessassero le azioni di disturbo antropico (vegetazione climacica).

5.5.22- LA FAUNA

TERIOFAUNA Materiali e metodi

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L’indagine è stata svolta utilizzando metodologie consone al rilevamento della classe sistematica indagata; in tal senso si è operato mediante: sopralluoghi sul terreno volti a ricavare informazioni dirette sulle specie presenti nell’area; ricerca di fonti bibliografiche specializzate, relative alla situazione locale e al contesto geografico regionale in particolare l’Atlante dei Mammiferi della Lombardia. Elenco sistematico In tabella 6.8.1 si riporta un elenco di specie presenti e/o potenziali desunte sia da sopralluoghi che da dati bibliografici inerenti lo status distributivo dei Mammiferi. Per la classificazione si è seguito la “Checklist delle specie della fauna d’Italia” VERTEBRATA, a cura di Minelli, Ruffo, La Posta (Calderini, 1993). Considerazioni Il popolamento di Mammiferi segnalato può essere considerato tipico per quest’area caratterizzata da diverse tipologie ambientali orientate verso una significativa antropizzazione. Per quanto riguarda il popolamento microteriologico, maggiormente rappresentato, va considerato come sia le diverse tipologie agricole che l’espansione progressiva delle attività produttive in genere, abbia portato ad una graduale diminuzione della diversità biologica a favore di quelle specie particolarmente adattabili e commensali dell’uomo. Va ricordato come la progressiva messa a coltura, con seminativi a rotazione, delle aree pianeggianti e la pratica di arature profonde ha limitato e limita sicuramente la presenza di specie quali Microtus savi e soprattutto Talpa europaea, favorendo nel contempo specie a maggiore valenza ecologica quali Apodemus sylvaticus. La presenza di aree prative a sfalcio, al contrario può sicuramente favorire e salvaguardare le specie sopra considerate soprattutto in quegli ambiti ecotonali che si riscontrano quando il prato lambisce direttamente il limite delle aree boscate; in questo caso la potenzialità può aumentare anche per Erinaceus europaeus e Sorex araneus; analoghe considerazioni valgono per le residue macchie e per le siepi presenti nelle aree agricole. La presenza di discreti ambiti boscati può favorire una buona distribuzione di specie quali Clethrionomys glareolus, favorendo inoltre, negli ambiti con presenza di vegetazione arborea matura, la presenza Myoxis glis e Sciurus vulgaris. Circa i Muridi, scontata la commensalità del Topino delle case (Mus domesticus), sicuramente più complessa può rivelarsi la distribuzione del Ratto nero (Rattus rattus) e del Surmolotto (Rattus norvegicus), legata in questo caso oltre alla presenza di diverse cascine distribuite nelle zone collinari, soprattutto allo Zerra che attraversa l’area indagata. Lo stato delle popolazioni di Chirotteri dell’area è noto sulla base di dati di bibliografia; le specie segnalate rappresentano entità in parte ben distribuite ma di sicuro interesse; va inoltre ricordata l’estrema sensibilità di questo taxa (Chiroptera) ad ogni tipo di inquinamento. Per quanto riguarda i mustelidi, solo la Donnola potrebbe sicuramente essere ben rappresentata in considerazione della buona ecletticità in fatto di habitat; per Volpe, Tasso e Faina, la distribuzione appare sicuramente legata alle aree boscate residue in ambito collinare e al più alle fasce ecotonali in prossimità delle abitazioni rurali. La presenza di Lepre comune risulta sicuramente condizionata da fattori antropici

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(rilascio e prelievo a scopo venatorio). Gli ungulati segnalati si possono rinvenire negli ambiti collinari degli abitati di Albano e S. Paolo d’Argon, in continuità con le aree collinari e montane della Valle cavallina, ricche di tali presenze. All’interno del popolamento teriologico considerato occorre evidenziare come in base al D.G.R. 20 aprile 2001 n.7/4345 “Programma regionale per gli interventi di conservazione e gestione della fauna selvatica nelle aree protette”, ad alcune specie risultino attribuiti livelli di priorità significativi (sup. o uguali a 8). Tra queste, alcune risultano inoltre inserite negli allegati II e IV della direttiva 92/43 CEE, del 21 maggio 1992 (Direttiva Habitat).11

ORNITOFAUNA Materiali e metodi Negli studi degli ambienti terrestri, l’ornitofauna rappresenta uno degli "indicatori ecologici" più comunemente utilizzati. Nell’ambito dell’avifauna che frequenta un’area durante il ciclo annuale, comprendente quindi le specie sedentarie, migratrici ed estive; quelle nidificanti costituiscono, per il loro legame con gli habitat riproduttivi disponibili, un patrimonio naturalistico in grado di fornire dati significativi circa le condizioni complessive dell’ecosistema. L’attenzione principale è stata rivolta quindi al popolamento ornitico potenzialmente nidificante comparato con l’attuale stato dell’ambiente. Base dell’indagine è stata l’analisi bibliografica della situazione locale rifacendosi all’Atlante degli Uccelli nidificanti in Lombardia analizzato per aree corrispondenti ad una tavoletta 1:25.000 IGM, integrata con successive verifiche sul campo, mediante opportuni sopralluoghi. Allo scopo di caratterizzare meglio lo stato del patrimonio ornitologico locale, si sono inoltre relazionate le diverse presenze di specie con i rispettivi ambienti di nidificazione, secondo la seguente suddivisione: specie di zone boscate; specie di ambienti agricoli e rurali con siepi e alberi in filari. A queste suddivisioni si considera una ulteriore categoria di tipo ecoetologico “specie ubiquitarie”, a indicare un gruppo di specie ad alta valenza ecologica, adattate a occupare svariati ambienti riproduttivi. Elenco sistematico In Tabella 6.8.2 vengono elencate le specie censite o segnalate come nidificanti nell’area oggetto di studio. Per la sistematica è stata seguita la classificazione proposta da Minelli, Ruffo e La Posta “Check-list delle specie della fauna italiana” (Calderini, 1993). Per ogni specie rilevata è stata individuata la fenologia, ossia il modo di apparire e occupare l’area di studio nel corso del ciclo annuale, rifacendosi alle seguenti definizioni standardizzate in campo ornitologico: MS = Migratrice Svernante (presente soltanto nel corso della migrazione e in inverno) MP = Migratrice Parziale (presente in tutto il corso dell'anno, in parte con popolazioni migratrici; si intende anche nidificante) ML = Migratrice su Lunga distanza (presente esclusivamente nei periodi di migrazione)

11 [vedi la relativa tabella riportata nell’apposito capitolo del Rapporto Stato Ambiente – RSA 2015]

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MN = Migratrice Nidificante (presente soltanto nel corso della migrazione e in periodo di nidificazione) NR = Nidificante Residente (presente in tutto il corso dell'anno, con popolazioni non soggette a migrazioni) EO = Estivante occasionale (migratrice occasionalmente presente nel periodo riproduttivo, ma non nidificante) Se presente in periodo di nidificazione, una specie può risultare quindi: nidificante regolare: qualora presente con popolazioni che si riproducono regolarmente nidificante irregolare: qualora presente con coppie rarefatte che si riproducono irregolarmente nidificante possibile: qualora presente nel periodo propizio alla riproduzione e negli habitat adeguati, ma senza che si siano finora raccolte prove certe di nidificazione nidificazione reintrodotta: qualora presente con popolazioni riproduttive in seguito a operazioni di reintroduzione estivante: qualora osservata nel periodo riproduttivo, ma senza alcun indizio di nidificazione Considerazioni Dall'analisi del popolamento emerge come siano state considerate potenzialmente nidificanti nell’area 52 specie di cui 12 non Passeriformi; tra questi, poco meno della metà finito il periodo riproduttivo, fa ritorno nei quartieri di svernamento. Al contrario l’altra parte risulta sedentaria nell’area o al più effettua erratismi locali durante il periodo invernale e viene integrata con entità provenienti da nord. Vengono di seguito elencate le diverse specie secondo le loro principali (potenziali per questa zona) preferenze ambientali − Specie di ambienti boschivi mesofili/termofili: Cuculo, Colombaccio, Scricciolo, Pettirosso, Usignolo di fiume, Prispolone, Zigolo giallo, Capinera, Codibugnolo, Rigogolo, Tortora, Assiolo, Succiacapre, Upupa, Torcicollo, Usignolo, Canapino, Luì piccolo, Pigliamosche, Stiaccino, Sterpazzolina, Bigia padovana, Luì bianco, Luì verde, Cinciarella, Picchio muratore, Ghiandaia, − Specie degli ambienti rurali: Quaglia, Fagiano comune, Civetta, Allodola, Rondine, Ballerina bianca, Ballerina gialla, Calandro, Codirosso, Saltimpalo, Averla piccola, Averla capirossa, Passera mattugia. − Specie ubiquitarie: Tortora dal collare orientale, Rondone, Balestruccio, Merlo, Cinciallegra, Cornacchia grigia, Storno, Passera d'Italia, Fringuello, Verzellino, Verdone, Cardellino. Conclusioni Analizzando l’elenco delle specie note come nidificanti o potenzialmente nidificanti nell’area oggetto di indagine, e la loro diffusione a livello regionale, è possibile desumere le seguenti considerazioni: nella zona di studio è presente un popolamento ornitico determinato nella sua composizione specifica dalle attuali condizioni territoriali, caratteristiche da una significativa pressione antropica. Il valore della ricchezza specifica, in considerazione dell’area indagata appare comunque significativa; tale buona potenzialità appare legata sicuramente alla buona variabilità complessiva degli habitat presenti nell’area; si alternano infatti ambiti boscati e coltivi in zona collinare ad aree agricole pianeggianti.

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E` presente inoltre un discreto numero di specie degli ambienti boscati sia termofili che mesofili a testimonianza di una buona ricettività; alcune delle specie risultano discretamente esigenti dal punto di vista ecologico. Rimane comunque significativa la presenza di un buon numero di specie caratteristica di ambienti ad alto determinismo antropico. Da ultimo rimane da segnalare come nel popolamento ornitico considerato sempre in base al DGR 20 aprile 2001 n.7/4345 “Programma regionale per gli interventi di conservazione e gestione della fauna selvatica nelle aree protette”, a diverse specie risultino attribuiti livelli di priorità significativi (sup. o uguali a 8). Tra queste quattro risultano inoltre inserite nell’allegato I della direttiva 79/409 CEE, del 2 aprile 1979 (Direttiva Uccelli)12.

ERPETOFAUNA Introduzione Si riportano in allegato alcuni dati di segnalazione inerenti la presenza di anfibi e rettili nell’area considerata. L’elenco potenziale elaborato, risulta per lo più dedotto dall’esame critico di dati di archivio e di letteratura quali l’atlante degli anfibi e dei rettili della Lombardia (2004) e da contatti diretti durante le ricerche e i sopralluoghi. Considerazioni L’elenco proposto descrive in modo realistico le condizione delle presenze nella zona di questi taxa, grazie a dati e segnalazioni; quindi le specie dell’Erpetofauna nel popolamento considerato appaiono sicuramente rappresentative della zona, confortate inoltre da avvistamenti diretti. In base alle condizioni ecologiche dell’ambiente considerato, il popolamento nel suo complesso appare comunque significativo per la presenza di discreto numero di specie delle classi considerate anche se non presenta entità di particolare rilievo. Le entità segnalate appaiono comunque rappresentative dei rispettivi taxa per le caratteristiche e le condizioni ecologiche delle tipologie di ambienti presenti nell’area considerata . Il popolamento erpetologico potenziale mette in evidenza come a buona parte delle specie considerate risultino attribuiti livelli di priorità significativi (sup. o uguali a 8) cfr. DGR 20 aprile 2001 n.7/4345 “Programma regionale per gli interventi di conservazione e gestione della fauna selvatica nelle aree protette”. Tra queste ben otto risultano inserite nell’allegato IV della direttiva 92/43 CEE, del 21 maggio 1992 (Direttiva Habitat). Per la fauna anfibia poi occorre ricordare come la L.R. 33/77 “Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica” prescriva particolari indirizzi di protezione e gestione per questo taxa.13

5.5.23 - CICLO RIFIUTI La gestione dei rifiuti solidi urbani è da tempo organizzata con il sistema della raccolta differenziata. I risultati sono ampiamente soddisfacenti e costantemente monitorati. Si riportano i dati pubblicati sul sito del Comune di San Paolo d’Argon, ovvero la tabella riassuntiva dei dati della Raccolta Rifiuti 2013.

12 [vedi la relativa tabella riportata nell’apposito capitolo del Rapporto Stato Ambiente – RSA 2015] 13 [vedi la relativa tabella riportata nell’apposito capitolo del Rapporto Stato Ambiente – RSA 2015]

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Si segnala come, pur a fronte di un incremento della produzione complessiva di rifiuti il dato percentuale di Raccolta differenziata sia attestata attorno al 75%. A ciò si aggiunge la componente di recupero di Energia che percentualmente si attesta quasi al 15% per un recupero complessivo che supera il 90%.

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5.5.24 - RISORSA IDRICA E CICLO ACQUE Il Ciclo delle Acque è da oltre 7 anni gestito dalla società UNIACQUE SpA. Essa espleta la funzione di soggetto gestore ed autorizzatore soprattutto per quanto concerne gli allacciamenti di utenze alla rete acquedottistica (residenziale e non), nonchè l’immissione in fognatura di scarichi non residenziali. Comparto acque superficiali Il territorio del comune di San Paolo d’Argon è caratterizzato dalla presenza di numerosi corsi d’acqua di natura torrentizia che vanno a costituire un reticolo idrico minore particolarmente articolato (torrente Zerra, rio Seniga). Non sono disponibili dati di monitoraggio della qualità delle acque superficiali, data l’assenza di San Paolo d’Argon dall’elenco di Comuni tenuti a controlli periodici dalla Regione Lombardia. È tuttavia possibile fornire un quadro qualitativo della gestione dei corpi idrici superficiali, evidenziando le caratteristiche del sistema degli scarichi idrici. Le acque reflue delle fognature comunali sono raccolte da una rete di collegamento lunga circa 20 km che le convoglia all’impianto di depurazione Qualità acque potabili I dati forniti dal soggetto gestore del dicembre 2014, e consultabili dal sito web dell’azienda erogatrice del servizio, rilevano i seguenti parametri:

5.5.25 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO AMIANTO

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Nel 2012 è stata condotta in Lombardia una analisi , anche su base fotointerpretativa, del fenomeno che ha portato ad elaborare una Sintesi a livello comunale dei dati della mappatura delle coperture in cemento-amianto realizzata su 2062 Kmq di territorio.

Il dato che interessa S. Paolo d’Argon è così espresso:

N° coperture Superficie coperture (m2) Sintesi variazioni Stima cemento- % area % % amianto urb. 1 2 3 4 Tot 1 2 3 4 Tot variato fot./var. residuo mapp. (m3)

100,0% 76 15 6 6 103 68.098 25.374 7.348 7.393 108.213 37,1% 18,3% 2.270

Legenda

% area mapp. Percentuale della superficie comunale coperta dalla mappatura realizzata nel 2007 Percentuale della superficie urbanizzata comunale % area urb. mapp. (fonte: uso del suolo DUSAF 1.1) coperta dalla mappatura realizzata nel 2007 Coperture in cemento-amianto che non hanno subito variazioni nel periodo dal 2007 1 al 2012 2 Coperture in cemento-amianto che sono state rimosse nel periodo dal 2007 al 2012 Coperture in cemento-amianto che sono state rimosse nel periodo dal 2007 al 2012 3 e sulle nuove coperture sono stati installati pannelli fotovoltaici Coperture in cemento-amianto che sono state rimosse nel periodo dal 2007 al 2012 4 perché gli edifici su cui si trovavano sono stati demoliti Percentuale delle coperture in cemento-amianto rimosse % variato (somma delle classi 2, 3 e 4) nel periodo dal 2007 al 2012 Percentuale delle coperture in cemento-amianto che sono state rimosse nel periodo dal 2007 al 2012 e sulle nuove coperture sono stati installati pannelli % fot./var. fotovoltaici. La percentuale è riferita alla totalità dei casi di variazione (classi 2, 3 e 4) Stima cemento-amianto Stima dei volumi (m3) di coperture in cemento amianto residue nel 2012 (cioè non residuo (m3) rimosse)

5.5. 26 - ZONIZZAZIONE ACUSTICA Esiste Piano di Zonizzazione approvato che dovrà essere aggiornato in relazione alle innovazioni introdotte dal Piano di Governo del Territorio.

5.5.27 - INDUSTRIE A RISCHIO E’ attualmente censita una sola industria a rischio rilevante di incidente: la Ditta RGR. La scheda di valutazione tecnica presentata da RGR prevede, come incidente più grave, un rilascio di acido cloridrico che potrebbe causare danni irreversibili ad una distanza di 220 metri dal confine dello stabilimento. La frequenza di accadimento attesa è piuttosto alta (8.8 x10 exp-4). In base al DM 9 maggio 2001 l’insediamento è compatibile solo con aree di classe D,E, F come definite dal decreto stesso. L’argomento è sviluppato in dettaglio nel documento (ERIR) che è in corso di preparazione da parte dei consulenti

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ambientali del Comune di San Paolo d’Argon anche per adeguarsi all’evoluzione normativa che potrebbe variare spostando leggermente le valutazioni. E’ importante anticipare questo aspetto perché introduce un vincolo non trascurabile per le superfici interessate. Già in sede di Rapporto Ambientale del vigente PGT (2008) è risultato utile e necessario integrare la mappatura delle industrie a rischio con l’individuazione di quelle poste in altri comuni confinanti, ma ai limiti del territorio comunale di San Paolo d’Argon al fine di valutarne le interferenze con l’uso dei suoli. a - Analisi territoriale. Determinazione delle categorie territoriali. La ditta Erregierre S.p.A. è ubicata nella zona industriale posta a sud della Strada Statale 42 del Tonale, ad una distanza di circa 1 Km dal centro del paese. Sui lati nord e ovest si trovano altre attività produttive, mentre a sud e a est si trovano attività agricole a cultura intensiva (serre). Da questo punto di vista generale l’ubicazione dello stabilimento non è delle peggiori, in quanto, pur operando in una zona urbanizzata, non ci sono edifici residenziali nelle immediate vicinanze e nemmeno luoghi particolarmente sensibili come ospedali, scuole, luoghi di spettacolo, ecc. Ovviamente si tratta di distanze relative, ma spesso in Lombardia, la commistione tra attività produttive pericolose e residenze è molto più marcata. In base alla tabella 1 dell’allegato al DM 9 maggio 2001, che contiene i criteri guida per l’applicazione del decreto stesso, l’area circostante lo stabilimento per una distanza anche superiore a quella interessata da eventuali incidenti può essere classificata come di CATEGORIA E, che è definita come segue: 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia inferiore a 0,5 m3/m2. 2. Insediamenti industriali, artigianali, agricoli, e zootecnici. Elementi territoriali vulnerabili. Nella planimetria allegata allo Studio ERIR nella versione aggiornata (cui si rimanda per completezza) è riportata l’area da considerare a rischio ai fini della pianificazione urbanistica. Nella definizione della superficie si è considerato il confine dello stabilimento in quanto l’analisi di rischio non individua uno specifico punto in cui potrebbe verificarsi l’incidente, ma l’intero stabilimento. Gli insediamenti rientranti nell’area di rischio sono quasi tutti occupati da attività produttive. Secondo l’elenco già fornito nell’ambito del Piano di Emergenza Provinciale, le attività con il relativo numero di addetti sono le seguenti:

n. Denominazione 2009 Indirizzo Addetti attuale

R1 Frigorobica trasporti (edificio n. 01) Via Baracca 10 E DB Support srl ITALTRANS SPA 34

R2 Edificio non occupato (edificio n. 02) Via Baracca 0 G.B. TRASPORTI SPA 34

R3 Edificio non occupato (edificio n. 03) Via Baracca 0 GRUPPO UNIESSE 38 SPA

R4 MCV Machning (edificio n. 04) Via baracca 10 components of valves srl OMVA SRL 28

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R5 LVF (edificio n. 05) Via baracca 70 STARLINE SPA 30

R6 Laboratorio cinese (edificio n. nd) 30 Laboratorio cinese

R7 Impresa edile Beretta in (edificio n. nd) 0 Fallimento idem

R8 Verniciatura Ravasio (edificio n. nd) 10 idem

R9 Tubiplast (edificio n. nd) 5 idem

R10 Ceramica + (edificio n. nd) 5 idem

R11 LVF (edificio n. 11) Via Baracca VALSI 51

R12 CERMOR laboratori e (edificio n. nd) 30 residenze) idem

R13 LVF (edificio n. 58) Via Baracca 20 SERIO Spa 20

R14 (edificio n. 06)

R15 (edificio n. 12)

R16 (edificio n. 14)

R17 (edificio n. nd)

Oltre agli elementi di vulnerabilità associabili alla presenza di persone in luoghi fissi, l’allegato tecnico al D.M. del 9 Maggio 2001, prevede esplicitamente di tenere conto della presenza di infrastrutture di trasporto. Tra gli elementi territoriali vulnerabili va quindi considerata la nuova strada (variante della SS42) che passa a poche decine di metri dal confine aziendale, ed è interessata per alcune centinaia di metri dalle possibili emissioni pericolose. Certamente meno trafficata, ma degna di rilievo, è anche la Via Francesco Baracca che negli orari di inizio e fine lavoro potrebbe registrare un certo affollamento in quanto serve l’area industriale. La classificazione delle aree occupate dalla viabilità, mentre è richiamata tra gli elementi territoriali da prendere in considerazione, non è poi esplicitamente ripresa nelle classi del DM 09/05/01. Un riferimento potrebbe essere rintracciato nelle classi B o C in base al presupposto che in determinati momenti, per effetto di code, o cambio turno per le attività produttive, potrebbe verificarsi la situazione del punto 5 “Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio”. Più esplicita da questo punto di vista è la delibera della D.G.R. del 10.02.2004 n. 7/19794 che colloca le strade statali ad alto transito veicolare in classe D. Con questa classificazione anche l’area della viabilità è quindi compatibile con gli incidenti ipotizzati.

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Elementi ambientali vulnerabili. Le ipotesi di incidente previste ed in particolare l’incidente che potrebbe avere conseguenze sull’esterno, si riferisce alla dispersione di una sostanza tossica e precisamente Acido cloridrico. L’Acido cloridrico è una sostanza pericolosa allo stato gassoso in quanto è fortemente irritante e corrosiva. Oltre al danno alle persone, che è oggetto principale della valutazione, potrebbe dar luogo ad effetti secondari come corrosione di strutture metalliche o di natura litologica (marmi, cemento armato, ecc.). Tuttavia nelle ipotesi formulate si ritiene che queste possibilità siano alquanto remote sia per la durata degli eventi sia per le concentrazioni possibili. L’Acido cloridrico, inoltre, non è un composto bioaccumulabile o con caratteristiche tossicologiche tali da poter dar origine a danni a lungo termine. In conclusione si ritiene che gli incidenti ipotizzati non siano tali da causare significativi danni all’ambiente oltre a quelli ipotizzati a carico delle persone. Nell’area interessata dalla possibile ricaduta non esistono comunque beni censiti in base alle norme di tutela dei beni artistici o ambientali, considerati al punto 6.1.2 dell’allegato tecnico al decreto in esame. b - Compatibilità territoriale La verifica della compatibilità territoriale è fatta in base alle tabelle del Decreto ministeriale. Questo metodo prevede la verifica attraverso una matrice che ha in ordinate la frequenza dell’evento e in ascisse la relativa gravità. Ad ogni combinazione di frequenza e gravità corrispondono una o più categorie territoriali. Il metodo proposto dalla D.G.R. n. 7/19794 del 10/12/04, che ha introdotto il parametro ISG (Indice di Sicurezza Gestore), che rappresenta l’affidabilità generale del Gestore, al momento non è applicabile per mancanza delle informazioni necessarie e per incertezza normativa. La compatibilità ambientale è verificata con i criteri del paragrafo 6.3 tab.3a del DM 9/5/01 in quanto il presente documento è di supporto alla predisposizione di varianti agli strumenti urbanistici. Si ricorda che la tabella 3b si utilizza per il rilascio di concessioni o autorizzazioni edilizie nelle aree in esame “in assenza di variante urbanistica”. Gli scenari di riferimento più gravi possono essere cosi riassunto: Top event 9 (evento n 15) Reazione incontrollata del monocloroacetil cloruro con acqua durante il trasporto di un fusto all’interno dello stabilimento. Conseguenze attese: Rilascio di acido cloridrico gassoso Frequenza di accadimento: 4 x 10 exp – 5 Distanze di danno: Elevata letalità (LC 50) - corrispondente alla concentrazione di 3950 mg/mc Non viene mai raggiunta. Lesioni irreversibili (IDLH) Corrispondente alla concentrazione di 76 mg/mc. Fino a 137 metri dal punto di origine corrispondenti a 126 metri oltre il confine di stabilimento. Sulla base del confronto tra le condizioni qui riassunte e la tab 3a l’impianto risulta compatibile sia con la categoria territoriale E che D e C. Top event 11 (evento n 25) Rottura fusto durante la movimentazione di tiofenolo. Conseguenze attese: Rilascio di tiofenolo. Frequenza di accadimento: 1,5 x 10 exp – 4 Distanze di danno. Elevata letalità (LC 50) - Corrispondente alla concentrazione di 140 mg/mc 15 metri con classe F2 interessa l’area esterna per 9,5 metri. Lesioni irreversibili (IDLH) - Corrispondente alla concentrazione di 14 mg/mc. Fino a 97 metri dal punto di origine corrispondenti a 90 metri oltre il confine dello stabilimento.

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Nelle aree interessate da questo incidente, sulla base della tab 3a, l’impianto risulta compatibile con le categorie territoriali C, D, E, F. La piccola area interessata da rischio di elevata letalità risulta compatibile solo con le categorie E ed F. Di fatto questo vincolo non ha effetti pratici in quanto l’are esterna riguarda una piccola fascia della carreggiata di via Baracca. Rimane ancora il problema della attribuzione della categoria territoriale alle strade, tuttavia con i nuovi scenari anche l’area occupata dalla viabilità risulta compatibile con l’attività dello stabilimento. In base all’analisi delle conseguenze degli incidenti ipotizzati di configurano quindi due fasce da sottoporre a vincoli specifici: Una prima fascia che si estende per 9,5 metri dai confini dello stabilimento sulla via Baracca che potrà ospitare solo insediamenti compatibili con la classe E, che si ricorda sono: CATEGORIA E ▪ Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia inferiore a 0,5 m3/m2. ▪ Insediamenti industriali, artigianali, agricoli, e zootecnici. Una seconda fascia di 126 metri dai confini dello stabilimento che potrà ospitare solo insediamenti compatibili con la classe territoriale C. La categoria C è così definita: ▪ Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1,5 e 1 m3/m2. ▪ Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (fino a 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, fino a 1000 al chiuso; di qualunque dimensione se la frequentazione è al massimo settimanale). ▪ Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri fino a 1000 persone/giorno). In conclusione, in base ai parametri stabiliti dal DM 09/05/2001, nelle condizioni attuali l’azienda risulta compatibile con il territorio circostante e consente anche lo sviluppo dell’urbanizzazione nelle aree limitrofe nei termini sopra indicati. c - Delimitazione aree da sottoporre a specifica regolamentazione. La delimitazione delle aree è fatta tracciando una linea a 126 metri dal confine di stabilimento per quanto riguarda il rischio legato alla dispersione di acido cloridrico. Per quanto riguarda invece la rottura del fusto di Tiofenolo si è ripresa la planimetria allegata alla scheda di Valutazione tecnica in quanto in questo caso l’interessamento dell’esterno può avvenire solo in una zona ben delimitata (in prossimità del cancello d’ingresso); l’eventuale incidente in altre zone dello stabilimento non avrebbe conseguenze cosi gravi all’esterno del sito. Da un punto di vista di merito si può osservare che, al momento, tutta l’area interessata dalle conseguenze di un eventuale incidente risulta compatibile con lo stato di fatto del territorio. Infatti sul lato oltre via Baracca, sono presenti quasi esclusivamente attività produttive, mentre sul lato opposto ci sono campi coltivati o serre e attività connesse. Con la categoria territoriale C di fatto è possibile la presenza di una ampia tipologia di insediamenti e pertanto la presenza dell’insediamento ERREGIERRE SPA non dovrebbe costituire un vincolo di rilievo per l’eventuale modifica delle destinazioni urbanistica delle aree limitrofe. Un altro aspetto da mettere a fuoco è la questione della viabilità in quanto un tratto della futura SS42 in direzione Trescore ricade nell’area con rischio di danni irreversibili (IDLH). Considerando il fatto che l’eventuale danno si verificherebbe dopo una esposizione di circa 30 minuti, si ritiene che il rischio possa essere

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drasticamente ridotto, se non eliminato, con una opportuna segnaletica stradale che avvisi gli automobilisti in caso di incidente.

Si riporta di seguito la tavola grafica riportante i nuovi perimetri delle fasce di rischio sopra indicati:

5.5.28 - INDAGINE SUL RADON Il Comune di San Paolo d’Argon (BG), nell’ambito della redazione del Piano di Governo del Territorio valutava l’opportunità di effettuare una campagna di

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valutazione della concentrazione di Radon su di un campione, significativo sotto il profilo della distribuzione geografica e geologica, di abitazioni del Comune, al fine di ottenere indicazioni in merito ed eventualmente sensibilizzare la popolazione su tale problematica. L’esigenza degli Amministratori fa riferimento ad una serie di Circolari della Regione Lombardia tra cui la 103/SAN del 18.04.91 "Rischio Radon - interventi di sorveglianza negli ambienti di vita e di lavoro". Tali Circolari a loro volta sono in linea con le Raccomandazioni internazionali della Commissione della Comunità Europea (CCE) che si basano sulla necessità di ridurre al minimo la dose assorbita dalla popolazione. Queste Raccomandazioni sono state recepite dal D.Lgs. 241 del 26 maggio 2000, che diventava integralmente applicabile al termine del regime transitorio in data 28.02.2002. La concentrazione del Radon nell’atmosfera dipende da numerosi fattori: la concentrazione del 238U e del 226Ra nel suolo, le caratteristiche geologiche del sito, le condizioni climatiche. Il rilascio del Radon dal suolo nell’atmosfera è influenzato, in particolare, dalla permeabilità e dalla granulosità del suolo e dai gradienti di diffusione derivanti dalle variazioni della pressione atmosferica. All’interno degli edifici la presenza di Radon dipende da una serie di fattori: la concentrazione del Radon presente nel gas che fuoriesce dal suolo, la tipologia edilizia, il contenuto di Radon nelle acque impiegate negli usi domestici e l’emanazione di Radon dai materiali da costruzione. Il gas penetra negli edifici attraverso le strutture mediante processi di trasporto e diffusione: le principali vie di ingresso sono rappresentate dalla permeabilità delle fondazioni, dall’esistenza di fessure e dagli scarichi degli impianti tecnologici. I parametri che influenzano il processo di trasporto del Radon attraverso gli strati dei materiali sono il coefficiente di diffusione e la porosità; tale processo dipende anche da fattori ambientali quali l’umidità, la pressione e la temperatura. Una caduta di pressione all’interno di un edificio può dare luogo ad un incremento dell’esalazione del Radon dai materiali durante il periodo in cui si verifica l’evento. Studi a livello internazionale hanno evidenziato che il suolo rappresenta la più importante sorgente di Radon all’interno degli edifici. I materiali edilizi costituiscono una sorgente significativa solo nel caso di particolari materiali caratterizzati da un elevato contenuto di 226Ra e da un’elevata permeabilità (ad esempio i tufi). Le acque per uso domestico forniscono un contributo significativo solo quando provengono da pozzi profondi situati in aree ad elevato livello di radioattività. a - Modalità di rilevamento e risultati dell'indagine Nel caso in esame gli elettreti ad alta sensibilità sono stati preferiti ai monitori a carbone attivo in quanto offrono una discreta sensibilità ed una migliore affidabilità; inoltre il risultato non viene influenzato da fattori ambientali quali temperatura ed umidità. L’elettreta è un disco di teflon caricato elettricamente che mantiene un potenziale elettrostatico stabile; una volta accoppiato con la propria camera di contenimento costituisce un sistema integrato per misure di Radon che opera sul principio della camera ad ionizzazione. Esistono vari tipi di camere, che unite ad elettreti di alta o bassa sensibilità offrono una gamma di combinazioni in grado di ottimizzare tutte le esigenze operative, in relazione alla presunta concentrazione ed al tempo di misura. Il sistema si basa sull’uso di un voltmetro digitale per misurare la variazione di potenziale indotta su di un elettreta dalla raccolta degli ioni prodotti dalle radiazioni. Quando l’elettreta è posto in una camera contenente un certo volume di aria, raccoglie gli ioni prodotti dal decadimento del Radon ed il potenziale elettrostatico si riduce in modo proporzionale alla radioattività presente nella camera. Misurando la perdita di potenziale durante un certo intervallo di tempo e utilizzando

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appropriati fattori di calibrazione si determina la concentrazione media del Radon nella camera e quindi nell’ambiente. DESCRIZIONE DEI LOCALI E DELLE ATTIVITÀ. I locali interessati dall’indagine appartengono a vari edifici, destinati ad uso privato o pubblico, distribuiti sull’intero territorio del Comune, scelti interessando diverse tipologie costruttive di edifici e valutando la formazione geologica presente nel sottosuolo, dedotta dalla “Carta geologica provinciale” alla scala 1:50000. Trattandosi di una campagna di misure finalizzate alla verifica della possibile presenza della problematica Radon, le postazioni, all’interno degli edifici, scelti con i criteri sopra esposti, sono state selezionate tra quelle ipoteticamente più problematiche, andando a privilegiare locali ubicati a contatto con il suolo (con e senza vespaio per confrontare i risultati), di scarso utilizzo da parte degli abitanti (cantine, locali di deposito, taverne, ecc.) e quindi con minore possibilità di essere sottoposte a periodici e costanti ricambi d’aria. La posizione degli edifici indagati è rappresentata sulla planimetria allegata alla presente relazione; vengono pure allegate le schede descrittive delle singole postazioni di misura con riportate le caratteristiche strutturali ed impiantistiche dei locali, che risultano essere indispensabili per una valutazione corretta di quanto rilevato. Trattandosi di una indagine conoscitiva preliminare finalizzata a fornire indicazioni sulla possibile presenza o meno di Radon, si è preferito utilizzare monitori contenenti eletteti ad alta sensibilità del tipo E-PERM prodotti dalla RAD ELEC Inc. in configurazione SST, per ottenere una risposta adeguata con tempi di esposizione piuttosto brevi (una settimana). Sono state identificate dodici postazioni di misura; in ognuna di queste postazioni è stato attivato un dosimetro, tranne in una postazione dove ne sono stati messi due affiancati al fine di verificare la bontà del sistema di taratura e lettura (test di verifica). Le camere di rilevazione sistemate in punti significativi ad una altezza di 1,5 metri dal suolo, sono state attivate il giorno 03 giugno 2008 tra le ore 0830 - 1125 e ritirate il giorno 10 giugno 2008 tra le ore 0925 - 1240. b - Analisi dei risultati e conclusioni I risultati della campagna di misura sono riassunti nella seguente tabella:

La valutazione del fondo radiometrico presente in ogni postazione di misura, effettuata con scintillometro Saphimo Steel SPP2NF matr. n° 2570 fornito di un rivelatore allo ioduro di sodio adatto per misure ad impulsi con sensibilità tra 5 e 15000 particelle/sec, non ha evidenziato valori discordanti dal normale fondo

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radiometrico naturale, tali da poter influenzare la misura della concentrazione di Radon. I valori della concentrazione di Radon rilevati sono risultati soddisfacenti ed in ogni caso inferiori, considerato anche il valore dell’errore percentuale associato ed il periodo di misura (nella stagione più calda è facilitata l’emanazione di Radon dal suolo), del valore massimo raccomandato pari 400 Bq/m3 come livello da prendere in considerazione per opere di risanamento o comunque in costruzioni già esistenti. Considerata inoltre la distribuzione geografica degli edifici indagati si può, con un certo margine di attendibilità, affermare che nel territorio del Comune di San Paolo d’Argon, la problematica Radon sia riconducibile alla normalità, con valori accettabili e presumibilmente riconfermati anche da indagini integrate nell’intero ciclo annuale delle stagioni, come raccomandato dalla legislazione attuale. In merito ai due punti, in cui il valore è risultato essere decisamente diverso dalla media rilevata, si constata come questi coincidano con gli unici due locali che presentavano vie di collegamento con il sottosuolo (piletta di scarico acque nel locale n° 01 e vecchio pozzo ardesiano nel locale n° 03), ottenendo così una conferma delle ipotesi letterarie e della bontà del sistema di misure utilizzato.

INDAGINI TERRITORIALI_ MONITORAGGIO DIFFUSO_OTTOBRE 2015 Come detto il Comune di San Paolo d’Argon ha recentemente avviato una campagna di misurazione diffusa e capillare su tutto il territorio comunale, sia INDOOR, sia OUTDOOR con l’obiettivo di creare un rete di capisaldi di monitoraggio del fenomeno. Di seguito si sono selezionati i dati salienti, forniti all’ ASL competente, e la mappatura di sintesi dei punti di misurazione (I/O).

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5.5.29 - CAMPI ELETTROMAGNETICI E TERRITORIO a- Ricognizione degli impianti di telecomunicazioni e di linee per il trasporto dell’energia elettrica; In relazione alle sorgenti fisse di campi elettromagnetici che generano campi ad “alta frequenza” l’indagine è consistita nella verifica con i tecnici dell’Ufficio Tecnico della presenza sul territorio di impianti di telecomunicazioni (stazioni radio-base, impianti radiotelevisivi). Dalle informazioni messe a disposizione degli Uffici è stato possibile accertare che

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attualmente è presente un impianto fisso per le telecomunicazioni della Società Wind Telecomunicazioni S.p.A. sito in Via Lioni. Tale impianto è stato autorizzato con Autorizzazione n° 3 del 21.07.2006. In relazione alle sorgenti fisse di campi elettromagnetici che generano campi a “ bassa frequenza” l’indagine è consistita nella verifica dell’eventuale presenza sul territorio di linee di distribuzione della corrente elettrica (elettrodotti). Si ricorda che le tensioni di esercizio delle linee elettriche in Italia sono 15 e 60 kV per la bassa e media tensione, 132, 220, 380 kV per l’alta tensione. Le linee con tensione minore o uguale a 132 kV sono utilizzate per la distribuzione di energia elettrica verso l’utenza, mentre le alte tensioni servono per il trasporto dalle centrali alla distribuzione. Dalle informazioni messe a disposizione dagli Uffici e/o reperite dal Gestore della Rete di Trasmissione è stato possibile accertare che, sul territorio comunale di San Paolo D’Argon sono presenti le seguenti linee: Italgen S.p.A. Linea Villa di Serio/Gorlago in doppia Terna a 132 kV (facente parte dell’elettrodotto Villa di Serio/Rezzato) tratta sostegno n° 20 fino al sostegno n° 29 : distanza di prima approssimazione 24 mt per ciascun lato a partire dall’asse della linea - Linea Villa di Serio- Palazzolo S/O a 45 kV tratta sostegno n° 66 fino al sostegno n° 83: distanza di prima approssimazione 7 mt per ciascun lato a partire dall’asse della linea Terna S.P.A. Linea: 132 kV Gorlago-Montello – tratta sostegno n° 5 fino al sostegno n° 9;

Linea: 132 kV Gorlago-Seriate - tratta sostegno n° 23 fino al sostegno n° 31;

Linea n° 622 Gorlago- Cenate 132 kV - distanza di prima approssimazione 16 mt per ciascun lato a partire dall’asse della linea. b - I risultati delle indagini condotte sul territorio; Impianti fissi per telecomunicazioni

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L’indagine condotta evidenzia come i valori di campo elettrico e magnetico riscontrati in prossimità delle abitazioni siano ampiamente conformi ai valori di attenzione e agli obiettivi di qualità previsti dal D.P.C.M. 08/07/03, pari rispettivamente a 6 V/m e pari a 0,016 A/m.

Elettrodotti

I valori riscontrati nel corso delle indagini hanno evidenziato un trend costante in tutti e tre i casi. Dalla valutazione effettuata si evidenzia come i valori di induzione magnetica a basse frequenze non evidenziano, superamenti dei valori di 3 µT.

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5.5.30 – STUDIO TERRITORIALE AGRONOMICO

Per i motivi indicati negli orientamenti iniziali, la Variante in esame ha approcciato il tema del consumo di suolo e di valorizzazione dei terreni liberi di carattere agricolo in modo non formale, ma cercando di analizzare sia le diverse qualità agronomiche, sia il fenomeno economico aziendale, sia le prospettive di valorizzazione, mantenimento, depauperamento conseguenti alle analisi condotte. E’ stato quindi sviluppato uno studio specialistico, denominato STUDIO TERRITORIALE AGRONOMICO, depositato agli atti comunali, che fornisce un supporto aggiornatissimo per le scelte emancipate di carattere urbanistico. Esso è così articolato: INQUADRAMENTO TERRITORIALE E CLIMATOLOGIA ANALISI DEL SISTEMA VEGETAZIONALE ANALISI DEL SISTEMA PEDOLOGICO DI SAN PAOLO D’ARGON DATI CAMERA DI COMMERCIO DI BERGAMO DATI SIARL AZIENDE AGRICOLE e IMPRENDITORI AGRICOLI PROFESSIONALI TAVOLE CARTOGRAFICHE COLLEGATE ALLA PRESENTE RELAZIONE ANALISI DEI PIANI DI LIVELLO SOVRACOMUNALE VALORIZZAZIONE ED IMPORTANZA DELLE AZIENDE AGRICOLE CON IL MANTENIMENTO E GARANZIA DELLE AREE AGRICOLE STRATEGICHE

E’ quindi reso esplicito che Il terreno di San Paolo d’Argon è predominato da suoli mediamente fertili, con coltivazioni sia arboree e sia erbacee. Le colture agricole sono in genere costituite da seminativi e coltivazioni orticole in tunnels protettivi nella pianura, mentre vigneti, oliveti e bosco nell’area della collina. L’attività agricola del comune di San Paolo d’Argon rappresenta una piccola percentuale nell’economia globale del comune, ma in questi ultimi anni sta assumendo una particolare importanza per l’effetto del mantenimento del territorio, soprattutto in ambito collinare e pedecollinare. Si descrive un breve inquadramento territoriale e climatico che determina poi le tipologia di coltivazioni nel territorio comunale.

Le caratteristiche chimiche medie dei terreni sono le seguenti14: Fosforo assimilabile: minimo 35, media ponderale 55, massimo 172 Potassio scambiabile: minimo 116, media ponderale 160, massimo 204 Ph: minimo 6,9; media ponderale 7,0; massimo 7,1.15

I DATI ISTAT DELL’ULTIMO CENSIMENTO AGRICOLO 2010 Per quanto riguarda l’orientamento dell’uso del suolo secondo l’ultimo censimento annata 2010, l’agricoltura della provincia di Bergamo ricopre in termini occupazionali una bassa percentuale di popolazione attiva. Per contro, il settore agricolo e la salvaguardia del territorio rivestono uno spazio strategico in quanto attorno al comparto primario ruotano tutta l’industria di trasformazione agroalimentare provinciale, gran parte dell’economia delle zone svantaggiate e l’intero sistema socio-economico delle zone rurali. La superficie totale della provincia di Bergamo, estesa per 272.286 ettari, è interessata per il 78,5% dal comparto agro-forestale. Di questo, circa 78.280 ettari

14 Il contenuto della “terra fine” è rappresentato in ppm (parti per milione) 15 dati disponibili da Provincia di Bergamo, settore Agricoltura

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sono ricoperti da boschi, mentre la restante parte rappresenta la Superficie Agraria Utilizzata (SAU). Di questa, il 64% è occupato dalle foraggere permanenti, mentre il 32% è occupato da seminativi e l’1,6% delle produzioni arboree, vite, fruttiferi ed oliveti. Nel comparto cerealicolo spicca per produzione il mais, con prevalenza della coltura destinata all’insilamento; buone le produzioni dei cereali autunno-vernini, con una flessione, rispetto agli anni passati, della superficie destinata ad orzo, a vantaggio del frumento. Il comune di San Paolo d’Argon rispecchia l’andamento statistico della Provincia di Bergamo, con particolare propensione anche alla coltivazione viticolo e foraggera.

DATI SIARL IN COMUNE DI SAN PAOLO D’ARGON ANNO 2015 Il Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombardia (SIARL) contiene i dati delle aziende che, a qualsiasi titolo e su base volontaria, fanno richiesta di agevolazioni, contributi, domande varie di finanziamento, beneficiando anche di fondi pubblici europei. Ad oggi tutte le aziende agricole sono catalogate all’interno di tale database; dunque risultano molto realistici e molto vicini alla totalità delle aziende agricole presenti sul territorio. In tale database sono inserite le “aziende attive”, quelle aziende che rappresentano la realtà socio economica del territorio.

L’elaborato tecnico del riassunto delle informazioni viene denominato “Fascicolo aziendale” che riporta le seguenti informazioni: • ragione sociale dell’azienda agricola • numero partita iva, codice fiscale e numero registro delle imprese di iscrizione alla • Camera di Commercio di Bergamo • numero del codice allevix dell’allevamento • mappali catastali coltivati dall’azienda agricola • tipologia di coltura attuata Per quanto riguarda il territorio del comune di San Paolo d’ Argon, emergono le seguenti informazioni relative all’inquadramento del settore agricolo: • Le aziende agricole che possiedono il fascicolo aziendale sono 30. • I titolari che rivestono la qualifica di imprenditori agricoli sono 27. • La dimensione media delle aziende agricole condotte da imprenditori agricoli è di 3,5 ettari.

Tutte le aziende vitivinicole possiedono una cantina per la vinificazione, oltre che consegnare anche alla Cantina Sociale Bergamasca ubicata proprio nel territorio comunale.

Una buona parte del territorio è occupata da bosco in cui sono presenti in particolar modo essenze di castagno, robinia pseudoacacia, aceri, betulle, vite, aceri, salici e prunus spp.

L’indirizzo produttivo prevalente è il vitivinicolo (20%), orticolo (20%)e foraggero (20%) , seguono seminativi (25%) e bosco (15%). Sono presenti molti boschi nella parte nord del Comune che garantiscono la qualità e la tenuta della collina.

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La modalità di conduzione dei fondi è in economia diretta con la collaborazione di manodopera a livello familiare. La maggior parte dei terreni condotti dalle aziende agricole sono dunque gestiti direttamente dai titolari di azienda.

Nel territorio della collina non sono presenti allevamenti di particolare rilevanza economica. Nella parte invece sud-est del territorio ci sono allevamenti zootecnici di rilevanza economica.

Tutte le aziende agricole presenti effettuano come attività principale la coltivazione dei terreni.

Tutte le aziende hanno la piena possibilità e potenzialità di diversificare l’attività agricola con attività biologica, attività agrituristica, fattorie didattiche e tutte quelle attività previste nell’ambito della complementarietà in agricoltura.

L’adozione di pratiche agricole a basso impatto ambientale come coltivazioni biologiche e fattorie didattiche sono da preferire rispetto agli allevamenti intensivi.

IMPRENDITORI AGRICOLI PROFESSIONALI (IAP) di SAN PAOLO D’ARGON16 A livello provinciale esiste la figura di Imprenditore Agricolo Professionale (IAP). L’albo contiene i dati delle aziende condotte da persone che dedicano almeno il 50% del proprio tempo e ricevano almeno il 50% del proprio reddito dall’attività agricola condotta. La normativa di riferimento per l’attribuzione della qualifica di IAP è il D.Lgs n. 99 del 29/03/2004.

TAVOLE CARTOGRAFICHE COLLEGATE ALLO STUDIO AGRONOMICO Sono tre tavole progettuali aggiornate all’ottobre 2015: - TAVOLA n.1 rappresenta l’ubicazione territoriale delle AZIENDE AGRICOLE rientranti negli elenchi SIARL. Sono indicate tutte le aziende agricole attive e che possiedono il “fascicolo aziendale” regionale; sono aziende agricole attive, creano occupazione sul territorio, garantiscono la tenuta ed il mantenimento del territorio stesso, favoriscono il mantenimento della “cultura” agricola in un comune molto sviluppato nei settori secondario e terziario.

16 anno 2015

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- TAVOLA n.2 rappresenta l’indicazione grafica delle AREE AGRICOLE DA VALORIZZARE per lo svolgimento dell’attività agricola. Rappresenta la potenzialità agricola rimasta e della quale si auspica una sua valorizzazione, mantenimento, sostegno e importanza. Per la suddivisione, giudizio e classificazione di tali aree sono state considerate le informazioni delle cartografie del PTCP provinciale e dell’ERSAF Regionale. Il PTCP definisce le aree “strategiche” a livello generale, ossia quelle aree che a livello provinciale sono ad alta attitudine produttiva, classificando e soffermandosi però solamente su alcune parti del territorio e tralasciando altri aspetti che in un’analisi comunale sono invece da considerare. Con l’analisi approfondita di questa indagine agronomica si ha modo di soffermarci per determinare una valutazione agricola completa e puntuale che permetta di valorizzare in maniera dettagliata tutti gli spazi agricoli rimasti.

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Ciò con lo scopo di evitare l’ulteriore consumo di suolo, anche ai sensi delle nuove normative vigenti regionali, che mirano alla salvaguardia e mantenimento del suolo agricolo La cartografia dei suoli ERSAF ha determinato una base importante per le valutazione di cui sopra, dimostrando che il terreno agricolo rimasto gode ancora di una fertilità, ottime caratteristiche fisiche e chimiche del suolo agrario a oggi coltivato.

Nello specifico, con la Tavola n. 2 sono state individuate 7 aree agricole potenziali che dovranno essere mantenute, salvaguardate e soprattutto valorizzate.

Area n. 1: AREA COLLINARE BOSCATA Rappresenta le aree agricole collinari boscate, in cui la coltura presente predominante, il bosco garantisce un ampio mantenimento della collina d’Argon.

Area n. 2: AREA COLLINARE COLTIVATA Rappresenta la fascia tra il bosco e l’urbanizzato del comune. Le colture prevalenti presenti sono prato, vigneto e oliveto. E’ ubicata nella parte nord del territorio comunale prettamente a confine con l’abitato; assume un’importanza fondamentale per il mantenimento e la salvaguardia dell’ambiente e dell’erosione collinare; deve essere mantenuta e coltivata perché solo con la coltivazione agricola si garantiscono quegli aspetti territoriali ed ambientali che poi ne giova l’intero territorio. Nello specifico il mantenimento dei vigneti, degli oliveti e dei prati coltivati garantiscono una tenuta ottima del territorio e la sua cura.

Area n. 3: AREA COLLINARE AGRICOLA FRAMMENTATA Rappresenta la fascia di territorio a nord-ovest rispetto all’abitato. In tale area sono presenti attività agricole “frammentate” ad attività del settore secondario e terziario. In tale area le coltivazioni presenti sono seminativi e vigneti; trattasi un posizionamento misto frammentato che incide nell’attività agricola ma che non rappresenta una vera potenzialità agricola in quanto si trova imminente al contesto urbano presente nelle vicinanze.

Area n. 4: AREA AGRICOLA SPECIALIZZATA PER COLTURE ORTICOLE / FLORICOLE IN COLTIVAZIONE PROTETTA Rappresenta quella fascia di territorio agricolo fortemente produttivo per unità di superficie; le colture presenti sono principalmente ortaggi in serra e floricole in serra. Tra gli ortaggi sono presenti le colture destinate al confezionamento fresco come insalatina, valerianella, spinacino, lattughino, ecc. Tra le colture floricole sono presenti i ciclamini, le viole, le stelle di natale, le primule; in alcuni casi anche piante annuali per ambienti abitativi interni. In tali aree l’agricoltura deve essere mantenuta e valorizzata per le aziende agricole presenti, oltre che garantire il rispetto dell’ambiente mediante l’uso di tecniche agricole a basso impatto ambientale, garantisce opportunità di lavora a molti addetti.

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Area n. 5: AREA AGRICOLA DI PIANURA PER COLTIVAZIONI FORAGGERE In tali aree la coltura presente in predominanza è il prato per la produzione di foraggio con produzione di buon fieno per l’alimentazione degli animali. Trattasi di terreni mediamente fertili, con ottima struttura e tessitura del terreno, con proprietà chimiche e fisiche favorevoli alla coltivazione. La fertilità di tali aree è anche supportata dalla cartografia ERSAL che stabilisce e classifica tale territorio nella seguente modalità: suoli poco profondi, limitati da orizzonti fortemente argillosi e massivi, tessitura moderatamente fine in superficie (0-30 cm); fine in profondità (30-70 cm); con ghiaia media comune in superficie (0-50 cm) frequente in profondità (50-70 cm) subacidi in superficie e neutri in profondità; TSB alto, C.S.C. media in superficie (0-30 cm), C.S.C. alta in profondità (30-70 cm); drenaggio mediocre.

Area n. 6: AREA AGRICOLA DI PIANURA PER COLTIVAZIONI SPECIALIZZATE VITICOLE In tali aree la coltura presente è il vigneto e l’attività agricola è da mantenere in quanto sono coltivate da aziende agricole vitali che producono qualità legata al territorio agricolo. La fertilità di tali aree è anche supportata dalla cartografia ERSAL che stabilisce e classifica tale territorio nella seguente modalità: suoli poco profondi, limitati da orizzonti fortemente argillosi e massivi, tessitura moderatamente fine in superficie (0-30 cm); fine in profondità (30-70 cm); con ghiaia media comune in superficie (0-50 cm) frequente in profondità (50-70 cm) subacidi in superficie e neutri in profondità; TSB alto, C.S.C. media in superficie (0-30 cm), C.S.C. alta in profondità (30-70 cm); drenaggio mediocre.

Area n. 7: AREA AGRICOLA DI PIANURA PER COLTIVAZIONI SPECIALIZZATE A SEMINATIVI Tali aree sono coltivate a seminativi, ossia quella serie di coltivazioni inseriti all’interno di una rotazione agraria utile alla gestione corretta del territorio coltivato. Tali aree sono gestite da imprenditori agricoli che utilizzano le produzioni della terra per l’alimentazione degli animali allevati. Per tali aree è di fondamentale importanza il mantenimento assoluto dell’attività agricola perché, oltre ad essere ubicate in area dedicata allo sviluppo agricolo, possiedono tutte quelle caratteristiche chimiche e fisiche ottimali per la gestione agricola del suolo. La fertilità di tali aree è anche supportata dalla cartografia ERSAL che stabilisce e classifica tale territorio nella seguente modalità: suoli poco profondi, limitati da orizzonti fortemente argillosi e massivi, tessitura moderatamente fine in superficie (0-30 cm); fine in profondità (30-70 cm); con ghiaia media comune in superficie (0-50 cm) frequente in profondità (50-70 cm) subacidi in superficie e neutri in profondità; TSB alto, C.S.C. media in superficie (0-30 cm), C.S.C. alta in profondità (30-70 cm); drenaggio mediocre.

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- TAVOLA n.3 rappresenta le COLTIVAZIONI PRESENTI nel territorio comunale.

INDIRIZZI

A - VALORIZZAZIONE ED IMPORTANZA DELLE AZIENDE AGRICOLE PER LA MANUTENZIONE DEL TERRITORIO Il territorio in generale viene mantenuto in sicurezza grazie anche alla presenza ed al lavoro dell’agricoltore. Solamente mantenendo tale figura professionale si garantisce la fruibilità del territorio da parte di tutta la popolazione e nel contempo una giusta salvaguardia. Le aree agricole di alto valore agrario rappresentano quel territorio fondamentale per il mantenimento della vitalità e sicurezza dell’abitato. Riguardano quelle aree la cui collocazione svolge la funzione di salvaguardia territoriale e proprio per l’importanza della loro ubicazione. E’ sempre più importante avviare altresì la collaborazione tra Enti coordinata su piani nazionali ed europei.

B – VALORIZZAZIONE DEI TERRAZZAMENTI NEL TERRITORIO DELLA COLLINA

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I terrazzamenti ubicati in comune di San Paolo d’Argon rappresentano una particolare peculiarità della collina e del territorio. Infatti storicamente il terrazzamento costituisce una particolare modalità tipica di sistemazione dei territori collinari e montani rivolta ad aumentare la superficie coltivabile, incrementare la stabilità dei versanti per riduzione dell’erosione, controllare il deflusso delle acque e garantire nel contempo la possibilità di una coltivazione redditizia del suolo. Le modalità di costruzione del passato prevedevano la costituzione di muri di sostegno la cui funzionalità risultava essere legata ad un contenimento del terreno faticosamente riportato dal fondovalle. Essendo la qualità del vino influenzata dall’esposizione, deve essere posta la massima cura nell’orientamento dei muri e dei terrazzamenti in generale verso esposizione confacente.

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5.6 LA PARTECIPAZIONE E LA PROCEDURA VAS Nell’ottica della partecipazione concreta ogni passaggio ed avanzamento nel processo di formazione del PGT viene pubblicizzato con avvisi e pubblicazione sul sito web del Comune. Il Documento programmatico di indirizzo di cui al precedente Capitolo 5.3 è consultabile nel sito del Comune al seguente indirizzo: www.comune.sanpaolodargon.bg.it. Il documento programmatico è integralmente pubblicato ed affisso all’albo pretorio è può essere consultato durante gli orari di apertura al pubblico degli uffici comunali.

5.6.1 ARTICOLAZIONE DEL PROCESSO DI FORMAZIONE DEL PIANO

FASE 0 - 1: PREPARAZIONE E ORIENTAMENTO L’esame delle proposte raccolte A seguito dell’avviso di avvio del procedimento il Comune ha raccolto le richieste, le proposte ed i contributi di cittadini, associazioni, enti; come illustrato al precedente Capitolo 5.2, le richieste sono state ordinate per tematiche e per localizzazione individuando gli argomenti emergenti di cui tenere conto nello sviluppo del lavoro. L’individuazione dei soggetti da coinvolgere nell’iter del PGT- VAS (Valutazione Ambientale Strategica) I meccanismi di partecipazione per la redazione del PGT prevedono due momenti di confronto: • Le Conferenze di valutazione a cui sono invitati gli enti territorialmente interessati e i soggetti competenti in materia ambientale (Regione, Provincia, ARPA, ASL, Comuni confinanti, Soprintendenza, ecc.). Il primo documento: gli orientamenti iniziali Il primo documento contiene in forma sintetica: • le linee programmatiche dell’Amministrazione; • l’inquadramento territoriale ed una prima valutazione urbanistica, ambientale e socio economica del territorio comunale; • la sintesi delle scelte di carattere sovraccomunale con particolare riferimento al PTCP; • la raccolta dei vincoli; • la raccolta delle scelte e dei progetti già definiti ed in corso di attuazione; • la valutazione delle richieste pervenute; • il programma di lavoro delle analisi conoscitive. La prima conferenza di valutazione (VAS) Avvio del confronto con gli enti territorialmente interessati e i soggetti competenti in materia ambientale (Regione, Provincia, ARPA, ASL, Comuni confinanti, Soprintendenza, ecc.).

FASE 2: ELABORAZIONE E REDAZIONE La redazione della Variante al Documento Di Piano Definito il quadro conoscitivo e raccolte le istanze ed i contributi degli enti e dei cittadini si procede alla redazione del “Documento di Piano” che definisce i contenuti strutturali del PGT in particolare per quanto riguarda le aree di trasformazione. Il documento di piano conterrà gli elaborati grafici che individuano i contenuti di cui all’articolo 8 della LR 12/2005. La redazione della Variante al Piano delle regole ed al Piano dei servizi

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A seguito della definizione del documento di piano si procederà alla elaborazione del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole così come definiti dagli articoli 9 e 10 della LR 12/2005. Deposito della proposta del Documento di Piano (PGT) e del Rapporto Ambientale (VAS) Dopo la presa d’atto da parte della Giunta comunale della proposta di PGT, gli atti sono trasmessi: • alle parti sociali ed economiche che si esprimono entro 30 giorni • agli enti e i soggetti competenti in materia ambientale che fanno parte della Conferenza di valutazione, che si esprimono nell’ambito della Conferenza di valutazione. La seconda conferenza di valutazione (VAS) La seconda Conferenza di valutazione ha lo scopo di valutare la proposta di Documento di Piano e Rapporto Ambientale e di esaminare i pareri pervenuti. La formulazione del parere motivato L’autorità competente per la VAS formula il parere motivato, che può essere condizionato all’adozione di modifiche ed integrazioni della proposta del Documento di Piano valutato. La dichiarazione di sintesi Viene redatta la dichiarazione di sintesi che riporta i contenuti essenziali del PGT nella forma più semplice e chiara possibile e dà ragione delle modifiche apportate a seguito dei contributi e delle osservazioni.

FASE 3: ADOZIONE E APPROVAZIONE L’adozione e l’approvazione Il PGT viene presentato al Consiglio comunale per l’adozione. A seguito dell’adozione il PGT viene pubblicato ed inviato in Provincia per la verifica di compatibilità con il PTCP, all’ASL e all’ARPA nonché ai soggetti interessati che hanno partecipato alle consultazioni IL PGT viene pubblicato per 30 giorni e per i 30 giorni successivi è possibile per i cittadini presentare le osservazioni. A seguito della controdeduzione alle osservazioni e della redazione di una dichiarazione finale di sintesi che dà ragione delle eventuali ulteriori modifiche derivanti dalla controdeduzione alle osservazioni il PGT viene definitivamente approvato e diventa vigente dopo la pubblicazione sul BURL.

FASE 4: ATTUAZIONE, GESTIONE E MONITORAGGIO IL PGT si configura come uno strumento in divenire che necessita di un monitoraggio, a cadenza annuale, del suo stato di attuazione allo scopo di apportare, se necessario, aggiornamenti e modifiche.

5.6.2 L’AVVIO DELLE PROCEDURE DI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA la delibera della Giunta Comunale n.79 del 26.08.2015, recante “Piano di Governo del Territorio (PGT) – REDAZIONE / AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI PIANO UNITAMENTE ALL’AGGIORNAMENTO/ INTEGRAZIONE/ MODIFICAZIONE DEL PIANO DEI SERVIZI E DEL PIANO DELLE REGOLE. Avvio procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Nomina Autorità Procedente e Competente. Indirizzi per l’attivazione e disciplina della “Modalità di consultazione, comunicazione e informazione”, ha dato innesco al percorso di valutazione. Con tale atto la Giunta nominava quale: -AUTORITÀ PROCEDENTE PER LA V.A.S il Responsabile del Settore Tecnico del comune di San Paolo d’Argon, Assi geom. Sergio;

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-AUTORITÀ COMPETENTE PER LA V.A.S il geom. Lizzola Carlo, già Responsabile dell’Area Tecnica Urbanistica Territorio del comune di Stezzano, all’uopo autorizzato dall’amministrazione di appartenenza;

La successiva determinazione dell’Autorità procedente, d’intesa con l’Autorità competente, datata 5 settembre 2015, rendeva noto che con predetta deliberazione si è data avvio alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e si definivano le modalità di attivazione, la disciplina della “Modalità di consultazione, comunicazione e informazione” e la individuazione dei soggetti coinvolti. I soggetti competenti in materia ambientale e gli enti territorialmente competenti da invitare alla conferenza di verifica e valutazione per la VAS sono:

AUTORITÀ CON COMPETENZA IN MATERIA AMBIENTALE ▪ ARPA Lombardia - Dipartimento di Bergamo – [email protected]; ▪ ASL Bergamo - Dipartimento di Trescore Balneario – [email protected] ; [email protected]; ▪ PLIS delle Valli d’Argon [email protected] ▪ Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Lombardia - Corso Magenta, 24 - Palazzo Litta – 20123 Milano – mbac-sr- [email protected] ▪ Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Lombardia – [email protected] ▪ Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia – mbac-sar- [email protected]

ENTI ISTITUZIONALI TERRITORIALMENTE INTERESSATI ▪ REGIONE LOMBARDIA Direzione Generale Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo Palazzo Lombardia, Piazza Città di Lombardia, 1 - 20124 Milano, [email protected] ▪ Direzione Generale Agricoltura, Palazzo Lombardia, Piazza Città di Lombardia, 1 - 20124 Milano, [email protected] ▪ Direzione Generale Attività Produttive, Ricerca e Innovazione, Palazzo Lombardia, Piazza Città di Lombardia, 1 - 20124 Milano, [email protected] ▪ Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile, Palazzo Lombardia, Piazza Città di Lombardia, 1 - 20124 Milano, [email protected] ▪ Direzione Generale Commercio Turismo e Terziario- Palazzo Lombardia - Piazza Città di Lombardia, 1 - 20124 Milano, [email protected] ▪ Direzione Generale Infrastrutture e Mobilità, Palazzo Lombardia, Piazza Città di Lombardia, 1 - 20124 Milano, infrastrutture e [email protected] ▪ Sede Territoriale di Bergamo, Via XX Settembre, 18/a, 24122 Bergamo, [email protected] ▪ PROVINCIA DI BERGAMO [email protected] ▪ Direzione settore Agricoltura ed Expo – Via Fratelli Calvi, 10 – 24122 Bergamo ▪ Direzione settore Sicurezza sul territorio, Caccia e Pesca – Via Fratelli Calvi, 10 – 24100 Bergamo ▪ Direzione settore Ambiente, Via Camozzi, 95 – 24121 Bergamo

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▪ Direzione settore Tutela risorse naturali, Via Camozzi, 95 – 24121 Bergamo ▪ Direzione settore Edilizia e Patrimonio, Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Trasporti – Via G. Sora, 4 – 24122 Bergamo Direzione settore Viabilità - Via G. Sora, 4 – 24122 Bergamo ▪ Direzione Turismo, Cultura, Sport e Attività produttive – Via Borgo Santa Caterina,19 - 24124 Bergamo

COMUNI confinanti e vicini : ▪ Albano Sant Alessandro: [email protected] ▪ Cenate Sotto: [email protected] ▪ Gorlago: [email protected] ▪ Montello: [email protected] ▪ Scanzorosciate: [email protected] ▪ Torre de Roveri: [email protected] ▪ Trescore Balneario: [email protected] ▪ Unione dei Colli : [email protected]

ALTRI SOGGETTI: ▪ AUTORITÀ DI BACINO DEL FIUME PO, Via Garibaldi, 75 - 43100 [email protected] ▪ AIPO [email protected] ▪ Corpo Forestale dello Stato - Stazione di Trescore Balneario [email protected] ▪ Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca – via S. Antonino, 7/a - Bergamo [email protected] ▪ Uniacque – Via Malpaga, 22 – 24050 (Bg) [email protected] ▪ Valcavallina Servizi – Piazza Salvo d’Acquisto, 80 – 24069 Trescore Balneario (Bg) [email protected] ▪ Osservatorio Astronomico delle Prealpi Orobiche comune di , presso il comune di Aviatico [email protected] ▪ Enel Distribuzione spa [email protected] ▪ Terna spa rete italia spa [email protected] ▪ Italgen spa [email protected] ▪ Telecom Italia spa [email protected] ▪ Servizi Comunali – Via Roma, 63 – 24067 Sarnico (Bg) [email protected] ▪ A2a Brescia [email protected] ▪ A.N.A.S. SPA [email protected] ▪ Enac - Ente nazionale per l'aviazione civile [email protected] ▪ ENAV - Ente Nazionale per l'Assistenza al Volo

Modalità di funzionamento ▪ Conferenza di valutazione prima seduta ▪ Conferenza di valutazione seduta finale.

PUBBLICO ED IL PUBBLICO INTERESSATO una o più persona fisiche o giuridiche, secondo la normativa vigente, e le loro associazioni, organizzazioni o gruppi di tali persone ovvero il pubblico che subisce o può subire gli effetti delle procedure decisionali in materia ambientale o che ha un interesse in tali procedure; a questo fine sono tali le organizzazioni non governative che promuovono la protezione dell’ambiente e che soddisfano i requisiti previsti dalla normativa

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statale vigente, nonché le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

Popolazione di San Paolo d’Argon Associazioni di San Paolo d’Argon (si rimanda ad allegato B bis alla succitata Determina dell’Autorità Procedente) Parrocchie Istituto comprensivo Commissioni Comunali Commissione del Paesaggio comunale Ordine degli Ingegneri Ordine degli Architetti Ordine dei Geologi Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati Collegio Provinciale dei Geometri Legambiente della Provincia di Bergamo – Via Ghislanzoni 37, 24122 Bergamo Italia Nostra della Provincia di Bergamo – Via Ghislanzoni 37, 24122 Bergamo WWF della Provincia di Bergamo – Via Lussana 2 – 24069 Cenate Sopra CISL – Via Carnovali, 88/a – 24126 Bergamo CGIL – Via Garibaldi, 3 – 24122 Bergamo UIL – Via S. Bernardino, 72/e – 24122 Bergamo forze politiche rappresentate in Consiglio Comunale o che abbiano partecipato alle ultime consultazioni elettorali comunali: Alveare Vivi San Paolo Lega Nord Padania CNA – Va Sant’Antonino, 3 – 24100 Bergamo Associazione artigiani – Via Torretta, 12 – 24125 Bergamo Ascom – Via Borgo Palazzo, 137 – 24125 Bergamo Confesercenti – Via Guido Galli, 8 – 24126 Bergamo Confcooperative – Via Serassi, 7 – 24125 Bergamo Confindustria – Via Camozzi, 70 – 24121 Bergamo Coldiretti – Via Mangili 21 – 24125 Bergamo Unione Provinciale Agricoltori – Via Rovelli, 21 – 24125 Bergamo Confederazione Italiana Agricoltori – Via Camozzi, 119 – 24121 Bergamo ANCE – Via Partigiani, 8 – 24121 Bergamo

DEFINIZIONE DELLE MODALITÀ DI CONSULTAZIONE, COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE

COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE caratterizzano il processo decisionale partecipato e sono volte ad informare i soggetti, anche non istituzionali, interessati alla decisione per consentirne l’espressione dei diversi punti di vista.

L’AUTORITÀ PROCEDENTE relativamente alla fase di comunicazione e informazione provvede a: informare circa la messa a disposizione del pubblico del documento di scooping del rapporto Ambientale della relativa sintesi non tecnica, informare circa il parere motivato espresso dall’AUTORITÀ COMPETENTE per la VAS, d’intesa con l’autorità procedente e la proposta del PIANO; mettere a disposizione la dichiarazione di sintesi; informare circa le misure adottate in merito al monitoraggio.

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Nella Consultazione l’autorità procedente, d’intesa con l’autorità competente per la VAS, richiede pareri e contributi a soggetti competenti in materia ambientale; tali momenti intervengono durante: la fase di orientamento e impostazione; la fase di elaborazione e redazione anche al fine di definire i contenuti del futuro Rapporto Ambientale (scoping); prima della fase di adozione/approvazione; al momento della pubblicazione della proposta del Documento di Piano e del Rapporto Ambientale. L’identificazione di soggetti competenti in materia ambientale e degli enti territorialmente interessati, l’individuazione del pubblico e del pubblico interessato da coinvolgere sono altrettante componenti delle attività di impostazione del Documento di Piano assumendo prioritariamente gli indirizzi forniti dalla Giunta Comunale con l’atto di avvio ed indirizzo connesso con la procedura VAS.

Modalità di Comunicazione e informazione Nella fase di impostazione sono previsti: - incontro con i rappresentanti indicati nell’allegato B bis - incontro con il mondo economico e parti sociali - incontro pubblico di conclusione del PGT/VAS - Pubblicazione atti del procedimento ed informazioni all’albo pretorio on – line comunale; sul sito web comunale all’indirizzo www.comune.sanpaolodargon.bg.it - AMMINISTRAZIONE TRASPARENTE – “Pianificazione e governo del territorio”; sul sito web SIVAS della Regione Lombardia all’indirizzo www.cartografia.regione.lombardia.it/sivas.

PARTI SOCIALI ED ECONOMICHE ART. 13, COMMA 3 DELLA L.R. 12/2005

PARTI SOCIALI sindacati: CISL – Via Carnovali, 88/a – 24126 Bergamo CGIL – Via Garibaldi, 3 – 24122 Bergamo UIL – Via S. Bernardino, 72/e – 24122 Bergamo forze politiche rappresentate in Consiglio Comunale o che abbiano partecipato alle ultime consultazioni elettorali comunali: Alveare Vivi San Paolo Lega Nord Padania

PARTI ECONOMICHE CNA – Va Sant’Antonino, 3 – 24100 Bergamo Associazione artigiani – Via Torretta, 12 – 24125 Bergamo Ascom – Via Borgo Palazzo, 137 – 24125 Bergamo Confesercenti – Via Guido Galli, 8 – 24126 Bergamo Confcooperative – Via Serassi, 7 – 24125 Bergamo Confindustria – Via Camozzi, 70 – 24121 Bergamo Coldiretti – Via Mangili 21 – 24125 Bergamo Unione Provinciale Agricoltori – Via Rovelli, 21 – 24125 Bergamo Confederazione Italiana Agricoltori – Via Camozzi, 119 – 24121 Bergamo

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ANCE – Via Partigiani, 8 – 24121 Bergamo La 1° Conferenza di Valutazione - VAS

In data 24/09/2015 si è svolta la prima conferenza di valutazione VAS che ha seguito gli obiettivi declinati nel percorso metodologico in precedenza ricordato. In particolare oggetto della conferenza è stata la illustrazione del Documento di Scoping de del nuovo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente aggiornato ad hoc (RSA 2015). Per i contenuti specifici della Conferenza si rimanda integralmente all’allegato Verbale. I contributi resi dagli enti partecipanti sono stati utilmente valutati nel lavoro di costruzione del presente Rapporto Ambientale. In particolare ci si riferisce al contributo reso direttamente in conferenza dal rappresentante di ASL (dott. Poiatti) sul tema RADON cui viene dedicato un intero studio di dettaglio locale, a quello di ARPA sul tema delle banche dati di riferimento per il sistema di monitoraggio, a quello della Provincia di Bergamo circa le previsioni sulla rete ecologica ed alle informazioni di riferimento alla scala provinciale, del Consorzio di Bonifica, di Italgen SpA, di SNAM SpA, di TERNA SpA (sui temi dei campi elettromagnetici) e del Ministero dei Beni Culturali (in particolare per la sezione archeologica).

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6. CONTENUTI DELLA PROPOSTA DI VARIANTE E GLI INDIRIZZI AMBIENTALI DEL PIANO

La variante prevede la redazione del nuovo Documento di Piano e le varianti al Piano delle Regole ed al Piano dei Servizi. Il nuovo Documento di Piano conferma gli obiettivi e le strategie delineate dal Documento di Piano vigente sviluppando le seguenti tematiche: − adeguamento delle previsioni insediative alla mutata situazione economica ed immobiliare; − variazione delle previsioni a scala sovraccomunale (eliminazione dell'Interporto); − obiettivo prioritario di mantenere e sviluppare il tessuto produttivo ed i livelli occupazionali che caratterizzano il territorio; − attenzione al contenimento del consumo del suolo ed alla tutela e valorizzazione delle aree agricole.

La LR 31/2014 e s..m.i. introduce disposizioni per la riduzione del consumo del suolo in Lombardia, che a seguito dell'adeguamento del PTR (regionale) e del PTCP (provinciale), renderanno obbligatorio l'adeguamento dei PGT. In attesa di tali adempimenti sovraccomunali la legge, come recentemente integrata, stabilisce un periodo transitorio durante il quale IL comune può assumere un provvedimento di proroga della validità del documento di piano Sono ammesse le varianti a tutti i tre documenti del Piano di Governo del Territorio, Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole, anche con incremento delle possibilità edificatorie, purché venga dimostrato un bilancio di consumo di suolo pari a zero o negativo (riduzione del consumo di suolo)

A - VARIANTI PROPOSTE AL DOCUMENTO DI PIANO

GLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE

Preso atto delle disposizioni della LR 31/2014 l’Amministrazione comunale di San Paolo d’Argon ha da un lato assunto la proroga della validità del documento di piano con delibera del Consiglio Comunale n°11 del 02/05/2018, dall’altro promosso la presente variante con la quale intende proporre una rivisitazione in riduzione degli Ambiti di Trasformazione del Documento di Piano che da n°4 passano a n° 2, rispettando il principio del bilancio di consumo di suolo inferiore a zero (riduzione).

I due residuali Ambiti di trasformazione confermati dal DdP sono:

L’AMBITO B (RINOMINATO A): L'Ambito è modificato con la finalità di incentivare l'attuazione dell'intervento, ma anche il recupero di compensazioni ambientali e servizi ecosistemici. Le modifiche riguardano infatti:

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la ridefinizione dei parametri urbanistici con - riduzione della capacità edificatoria da mq 7.900 di SLP a mq 4.000; - riduzione della superficie territoriale con la porzione stralciata dall'Ambito (mq 8.633) che viene riclassificata nel sistema ambientale nella zona A2 "agricola di collina"). - introduzione di obblighi di realizzazione di servizi ecoambientali diretti e indiretti come la barriera verde privata e un budget economico da reinvestire in servizi ecosistemici del programma per l’ambiente dell’A.C. (PASA)

Ambito A mq 15.746 Via dei Benedettini modalità d’intervento piano attuativo destinazioni d’uso residenza parametri edificatori superficie lorda di pavimento mq 4.000 superficie coperta mq 3.500; altezza massima m 8,50 verde privato 40% Sf aree per servizi dotazione di servizi come prevista dall'articolo 19 delle NTA del Piano dei Servizi con monetizzazione della dotazione eccedente le aree pubblici cedute (verde pubblico e parcheggi) prescrizioni e barriera verde privata mq 1.300 compensazioni eco verde di uso pubblico mq 1.600 ambientali e corredo dotazione di parcheggi pubblici da localizzare (mq 7 per economico abitante teorico) corredo economico aggiuntivo €. 400.000,00

AMBITO E (ora RINOMINATO “B”) L'Ambito E del vigente PGT è stato parzialmente attuato: il piano attuativo è stato approvato con delib. CC n. 31 del 28 settembre 2011. in alternativa alla previsione del Piano delle Regole (che conferma il piano attuativo vigente - Convenzione del 18 dicembre 2012 rep. n. 66404 raccolta n. 45064) il Documento di Piano identifica l'Ambito B dove, su iniziativa dell’operatore, è ammessa, tramite variante al Piano attuativo vigente, la riperimetrazione dell'area riclassificando l’area interna al perimetro ERIR (ora in parte compresa nel piano attuativo vigente) quale zona P1 produttiva per la quale si applicheranno i parametri edificatori e le destinazioni d'uso previste dal Piano delle Regole Viene implementata la dotazione per verde alberato privato (da circa mq. 10.000 a circa 15.000). Viene precisato che la possibilità di uno sviluppo produttivo dell’area è strettamente condizionato dalla compatibilità con i contenuti dell’ERIR vigente e non potrà aggravare le aree di rischio oggi definite Vengono poi previsti gli obblighi di attuare interventi per servizi ecosistemici da collocare sul territorio comunale.

Ambito B mq 18.523 Erregierre

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modalità d’intervento in alternativa alla previsione del Piano delle Regole (che conferma il piano attuativo vigente - Convenzione del 18 dicembre 2012 rep. n. 66404 raccolta n. 45064) il Documento di Piano identifica l'Ambito B dove, su iniziativa dell’operatore, è ammessa, tramite variante al Piano attuativo vigente, la riperimetrazione dell'area riclassificando l’area interna al perimetro ERIR (ora in parte compresa nel piano attuativo vigente) quale zona P1 produttiva per la quale si applicheranno i parametri edificatori e le destinazioni d'uso previste dal Piano delle Regole destinazioni d’uso produttiva esterna al perimetro definito dall'Elaborato tecnico Rischio Incidenti Rilevanti (ERIR): servizi, accessori e attività produttive che non aumentano il rischio ambientale parametri edificatori nuove costruzioni con superficie coperta massima di mq 3.000, altezza massima m 11,50 aree per servizi monetizzazione della dotazione di aree per servizi servizi eco-ambientali interventi per servizi collocati nell’ambito del territorio comunale prescrizioni la convenzione della variante al piano attuativo dovrà confermare gli obblighi (cessione aree) derivanti dalla Convenzione del 18 dicembre 2012 rep. n. 66404 raccolta n. 45064

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Gli ambiti di trasformazione non più previsti sono:

AMBITO D (in corso di Attuazione e ricondotto al Piano delle regole (art 19 Piani attuativi in coso) il piano attuativo è stato approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 1 del 29/1/2014, convenzione da stipulare. − L’art 19 del PdR precisa che, fermi restando gli obblighi già previsti dal Piano Attuativo approvato è facoltà dell'operatore richiedere variante al piano attuativo come di seguito specificato: − destinazioni d’uso produttiva parametri edificatori superficie coperta mq 12.000 altezza massima m 9,00 all’estradosso della copertura aree per servizi cessione gratuita delle aree PL* (mq 7.254 + mq 3.860) destinate a verde pubblico; parcheggi pubblici da localizzare mq 1.200; verde pubblico localizzato mq 2.400; la posizione dell'accesso da via S.Lorenzo è indicativa;

AMBITI A1 - A2 (VENGONO SOPPRESSI) Gli Ambiti A1 ed A2 prevedevano la ricollocazione dell'insediamento produttivo della Ledibeg (che rappresenta anche dal punto di vista occupazionale, uno dei punti di forza dell’economia locale) in una nuova area agricola a sud posta riconvertendo l'attuale sede alla funzione residenziale. L'azienda, che nel frattempo è stata ridefinita dal punto di vista societario, chiede ora, di mantenere l'attuale sede e nel frattempo, i proprietari delle aree (imprenditori agricoli) su cui l'attività industriale doveva trasferirsi chiedono il mantenimento della funzione agricola. Il nuovo Documento di Piano riclassifica l'area che corrispondeva all'Ambito A1, sede dell'attuale stabilimento Lediberg, nella zona “P” produttiva consolidata con possibilità di interventi anche in ampliamento in modo da garantire, compatibilmente agli insediamenti residenziali esistenti all'intorno, lo sviluppo e la flessibilità necessari all'insediamento produttivo di primario interesse economico ed occupazionale. L'Ambito A2 (mq 88.878) viene invece ricondotto al sistema ambientale e riclassificato nella zona A4 riconoscendone la funzione produttiva agricola incrementando sensibilmente il corridoio verde di separazione fra le zone produttive a sud e le zone residenziali a nord e di connessione con il parco del Seniga. Con l'eliminazione dell'Ambito A1 la capacità insediativa teorica diminuisce di 563 abitanti teorici (pari a 40 mq di SLP netta del 10% di altre funzioni).

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DIMENSIONI URBANISTICHE del DdP

La capacità insediativa del Documento di Piano diminuisce da 205 abitanti teorici (pari a 40 mq di SLP netta del 10% di altre funzioni) a 100 (riduzione di 105 abitanti teorici).

SLP abitanti Ambiti Sup. servizi residenzi SLP SC servizi totale teorici di territoria non ale terziario produtti localizza servizi SLP trasform le localizza lorda (mq) vo mq ti mq mq netta 40 azione (mq) ti mq mq mq B (ora 3.000 100 A) 13.872 4.000 0 3.000

In termini complessivi, come si valuterà anche nel paragrafo seguente sul Consumo di Suolo, è evidente che la manovra quantitativa della Variante attenua in modo significativo le previsioni più “impattanti” già previste dal vigente PGT ed alle quali corrispondevano set di indirizzi di tutela molto forti per il riequilibrio ambientale. Va rimarcato che l’armatura portante del sistema dei servizi, anche ambientali, che il Piano vigente dispiega non va però dissipata o smantellata in quanto la

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stessa corrisponde a una visione dello sviluppo territoriale sostenibile da mantenere e perseguire nel tempo con continuità.

Inoltre con la presente variante, per gli Ambiti di Trasformazione, viene introdotta una misura legata alla realizzazione e/o la monetizzazione di “servizi eco- ambientali” (barriere alberate, opere di sistemazione idrogeologica, oneri per servizi eco-ambientali, ecc.) così come previsto dal Programma delle Azioni Sostenibili per l'Ambiente (PASA) con il preciso intento di contribuire con le trasformazioni al miglioramento delle dotazioni ecologiche del territorio comunale.

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B - VARIANTI PROPOSTE AL PIANO DELLE REGOLE

INTERVENTI CON PRESCRIZIONI SPECIFICHE – art 20 Nta

Gli interventi con prescrizioni specifiche previsti dal PGT vigente ed attuati (8, 10, 12, 17, 30 e 31) sono riclassificati in base alla destinazione d'uso nelle zone consolidate. I seguenti Interventi con prescrizioni specifiche sono riclassificati in altre zone: 9, 13, 14, 18, 19, 21, 22, 28. Gli interventi specifici nuovi riguardano aree già oggetto di permesso di costruire convenzionato di cui all'art. 11 delle NTA del PGT: in tali aree le destinazioni d'uso, i parametri edificatori e la dotazione di servizi non subiscono sostanziali variazioni e la riclassificazione quali Interventi Specifici ha la sola finalità di semplificare la normativa ma non incide su alcun parametro urbanistico. I nuovi interventi specifici – o con modifiche sostanziali - sono i seguenti:

IS 18 Il nuovo IPS 18 disciplina un’area già ricompresa nel CRA 1 con destinazione terziario commerciale dove è previsto un incremento della capacità edificatoria da mq 1.700 a mq 3.200. Intervento soggetto a permesso di costruire convenzionato. Vengono prescritti servizi eco-ambientali per interventi per servizi collocati nell’ambito del territorio comunale da calcolare su mq 1.500 di SLP- IS19 Il nuovo IPS 19 interessa l’area compresa nell'ex Interporto - ora eliminato- e prevede la sua attuazione mediante Piano attuativo / Accordo di programma / Programma Integrato di Intervento; il mix di destinazione previsto è terziario, produttivo, servizi per la mobilità, parcheggi privati;. La superficie territoriale è di circa mq 38.912 ed i parametri edificatori indicati sono: SC mq 5.000; altezza massima m 11,50 misurati all'estradosso della copertura; è prescritta la tutela del tracciato storico di via Filzi sono prescritti servizi eco-ambientali consistenti nella realizzazione di connessioni ecologiche del sistema ambientale lungo il torrente Zerra con il parco del Seniga; compensazione ambientale attraverso nuove formazioni boschive e di mitigazioni lungo il tracciato in rilevato della SS42 e nelle aree residuali lungo lo Zerra. Stante il livello non di dettaglio della proposta e la sua rilevanza in termini dimensionali si propone che i procedimenti attuativi vengano comunque assoggettati a verifica di esclusione dalla VAS IS21 Il nuovo IPS21 si attua con PCC e interessa un ambito del Nucleo di antica Formazione, ex art 13, posto vicino alla chiesetta di San Giuseppe NON rileva ai fini ambientali Destinazione residenziale - nuovo fabbricato di mq 450 di SLP con altezza di m 6,00, disposto ortogonalmente

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all’andamento della strada in sostituzione dei fabbricati accessori esistenti (tettoie, autorimessa, ecc.) da demolire – intervento soggetto a permesso di costruire convenzionato. assunzione degli oneri per il restauro primario della chiesa di S. Giuseppe da scomputare dagli oneri di urbanizzazione secondaria. IS 28 Il nuovo IPS28 rinumera l’ex IPS32, riguardante un ambito in centro storico, senza modificarlo IS 29 Il nuovo IPS29 rinumera l’ex IPS32, modifica parzialmente le previsioni con la possibilità di ampliamento pari a mq 400 di slp; prevista la monetizzazione di aree per servizi; l’intervento dovrà coniugarsi attentamente con la valorizzazione del paesaggio in cui si colloca. IS 30 Il nuovo IPS 30, di St pari a mq 1.664, è assoggettato a permesso di costruire convenzionato, ma applica i medesimi parametri di zona R2 – è prevista la cessione di aree per parcheggi - (meglio se alberati) IS 31 Il nuovo IPS 31, di superficie pari a mq 5.984 è assoggettato a permesso di costruire convenzionato con destinazioni a Terziario/commerciale (MSV) SC max mq 1.000 h max m. 9,00 sono prescritti Servizi eco-ambientali quali una barriera alberata mq 2.643; e la realizzazione di interventi di sistemazione idraulica e idrogeologica relativi al Reticolo idrico Minore.

Per quanto riguarda gli altri Interventi Specifici, già previsti dal vigente PGT, sono previste le seguenti modifiche non sostanziali:

IS 1 confermato senza modifiche IS 2 incremento dei parametri edificatori per la destinazione alberghiera in atto da mq 600 a mq 1.000 di SLP con altezza massima di m 13,50. IS 3 confermato senza modifiche IS 4 Nel PGT vigente è formato da due comparti a) di nuova costruzione e b) che riguarda un fabbricato storico esistente. IL comparto b) è eliminato e l'area riclassificata nella zona R1 centro storico per la quale si applicano le disposizioni dell'articolo 12 delle NTA del Piano delle Regole. L'intervento specifico è quindi ridotto al solo comparto a) ridenominato IS 4 per il quale vengono confermati i parametri edificatori e la dotazione di servizi già prevista dal PGT vigente. L'intervento è attuato tramite permesso di costruire convenzionato. IS 5 confermato senza modifiche IS 6 confermato senza modifiche IS 7 confermato senza modifiche IS 8* eliminato perché attuato

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IS 9* eliminato riclassificato in altra zona IS 10* eliminato perché attuato IS 11 confermato senza modifiche IS 12* eliminato riclassificato in altra zona IS 13* eliminato riclassificato in altra zona IS 14* eliminato riclassificato in altra zona IS 15 modifica dei parametri edificatori e delle prescrizioni specifiche dell'IS 15 prevedendo per la stalla la possibilità di realizzare strutture parzialmente fuori terra con limitazioni dimensionali e cautele per l'inserimento paesaggistico in un contesto collinare – prevista la riqualificazione ambientale e paesaggistica dell’intera area oggi degradata da presenza di tettorie e manufatti precari IS 16 Confermato senza modifiche IS 17* eliminato riclassificato in altra zona IS 18* eliminato riclassificato in altra zona IS 19* eliminato riclassificato in altra zona IS 20 confermato senza modifiche IS 21* eliminato parte riclassificato in zona P1 e parte ricondotto al sistema ambientale IS 22* eliminato: parte dell'area è stata riclassificata in zona R4 e parte ricondotta al sistema ambientale IS 23 stralcio dal perimetro dell'IS della parte per servizi che viene accorpata alla chiesa con destinazione servizi religiosi; conferma del piano attuativo residenziale confermando la capacità edificatoria di mq 1.800 di SLP con destinazione residenziale e con la facoltà di realizzare ulteriori 800 mq di SLP con destinazione a residenza sociale. L'intervento, come già previsto sarà attuato tramite piano attuativo. La dotazione di servizi come prevista dall'articolo 19 delle NTA del Piano dei Servizi è da monetizzare IS 24 (ex 24 a) l'intervento specifico è ridefinito come segue: − destinazioni d’uso: terziario (60% min) - residenza (40% max) − parametri edificatori: SLP max pari a mq 3.600 (in luogo dei precedenti mq 3.000) di cui minimo mq 2.000 terziaria; altezza massima m 9,00 all’estradosso della copertura − elementi qualitativi ed aree per servizi: sono previsti servizi eco-ambientali per la formazione di area verde privata di separazione fra la zona residenziale e la zona produttiva (circa mq 3.000); formazione di nuovo accesso privato all'area A6 a nord con partecipazione economica delle zone P1 e A6 limitrofe;

IS 24b* eliminato riclassificato in altra zona IS 25 confermato senza rilevanti modifiche: la St si riduce da mq 4967 a mq 3004 mantenendo i parametri edificatori – non viene più previsto l’ampliamento, ma un intervento autonomo – obbligo

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di collocare una barriera alberata (servizi ecoambientali) IS 26 confermato senza rilevanti modifiche: aggiunta la destinazione commerciale alla residenza IS 27 confermato con ampliamento della Superficie territoriale e definendo il tetto di Sla max pari a mq 2500 compreso l’esistente IS 28* eliminato riclassificato in altra zona IS 29* eliminato riclassificato in altra zona IS 30* eliminato riclassificato in altra zona IS 31* eliminato riclassificato in altra zona IS 32 Rinumerato IS 33 Rinumerato

In sintesi finale la manovra operata dalla Variante in revisione del Piano delle Regole è più orientata alla semplificazione, senza indurre nuove importanti trasformazioni. Nel complesso appare un bilancio positivo delle azioni di variante se visto in particolare secondo una lettura strategica di incentivare le operazioni virtuose di intervento sul Tessuto Urbano Consolidato, sull’edilizia esistente e sulla riqualificazione delle reti verdi e dei servizi anche di minima, ma pur importante, dimensione. Anche per taluni interventi del Piano delle Regole va evidenziata con positività l’introduzione delle prestazioni per servizi eco-ambientali.

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Nella Tavola seguente vengono evidenziate le variazioni introdotte per gli ambiti soggetti a previsioni insediative del PGT (sia Ambiti di Trasformazione AT del DdP sia Interventi Specifici IS):

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C - VARIANTI PROPOSTE AL PIANO DEI SERVIZI

DOTAZIONE DI SERVIZI La dotazione complessiva di servizi si incrementa rispetto al PGT vigente di mq 59.000 circa (da mq 317.055 a mq 380.000 circa)

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L’incremento di dotazione di Servizi di per sé è dato positivo sotto il profilo del bilanciamento delle trasformazioni che in ogni caso la Variante orienta molto più fortemente sul costruito rispetto al vigente PGT.

Vanno però segnalate precise attenzioni rispetto, ad esempio, alla qualità della progettazione del sistema dei servizi in particolare quelli che più “occupano” suolo naturale.

In primis ci si sofferma sulla integrazione (quantitativamente notevole) del sistema dei parcheggi che potrebbero derivare dalla definizione (demandata ai successivi Piani Attuati o permessi di costruire convenzionati) di nuova previsione: ad una lettura più attente si vede che la maggior parte dell’incremento della dotazione riguarda la variazione della previsione sull’ambito ex interportuale. In questo caso si dovranno adottare importanti misure compensative di ambientamento paesaggistico, sviluppando un vero progetto particolareggiato.

Va poi considerato che la Variante introduce un forte innalzamento delle previsioni per servizi a Verde (Parchi e Giardini) pari a circa 44.000 mq, un valore che si amplifica se considera che, come si legge nel dettaglio, molte di queste superfici sono esito della coincidente eliminazione di previsioni edificatorie operata dalla Variante proposta: quindi assumono un doppio beneficio ambientale.

Altra e ben più rilevante novità introdotta dalla variante al Piano dei Servizi è la INTRODUZIONE DEI SERVIZI ECO-AMBIENTALI previsti dall’art 18 delle NTA che così li disciplina: Sono servizi eco-ambientali le azioni, materiali o immateriali, che contribuiscono al miglioramento dell'ambiente nelle sue componenti (aria, acqua, suolo, clima, rumore, vegetazione, fauna, energia, ecc.). I servizi eco-ambientali sono individuati e programmati dall'Amministrazione Comunale attraverso il "Programma delle Azioni Sostenibili per l'Ambiente" (PASA) che definisce le azioni, le mitigazioni, le compensazioni, attuabili da soggetti pubblici e/o privati, necessarie per migliorare la qualità ambientale e per garantire la sostenibilità degli interventi di trasformazione del territorio. Detto programma coordina i progetti e le iniziative promosse da soggetti pubblici e/o privati e definisce gli interventi e/o la misura economica minima da corrispondere al Comune a sostegno delle azioni da esso direttamente attuate. Il "Programma delle Azioni Sostenibili per l'Ambiente" integra il Piano dei Servizi, è approvato dal Consiglio Comunale ed è sempre aggiornabile anche per effetto degli esiti del piano di monitoraggio previsto dalla Valutazione Ambientale Strategica (VAS). È una previsione molto innovativa e rilevante sotto il profilo del concreto raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale del Piano.

7. LE ALTERNATIVE DI PIANO

La Valutazione Ambientale Strategica per sua connotazione disciplinare e metodologica si prefigge di confrontare situazioni di scenari differenti per lo sviluppo di un ambito territoriale; a tal fine è bene che sussistano, all’interno del Piano o vengano esplicitati, degli scenari alternativi.

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Il primo scenario alternativo è costituito dalla previsione di PGT vigente che, per le ragioni sinora espresse e per gli approfondimenti evolutivi condotti, si ritiene di minor valore ambientale, oltre che obsoleta per le sole parti oggetto di variante, L’opzione zero, ricondotta sempre agli ambiti di variante, non appare praticabile in una logica di vera sostenibiltà ambientale strategica anche se alcuni importanti stralci di previsioni edificatorie in trasformazione sono assimilabili quantitatiamente ad un’opzione zero: l’accortezza della proposta di Variante è stata quella di non indebolire le strategie sul sistema dei servizi e sulle politiche di miglioramento ambientale e di qualità della vita declinate dal PGT vigente. L’opzione di Variante si configura quindi come terza ipotesi raffrontabile con differenti alternative.

8. CRITICITÀ, OPPORTUNITÀ, STRATEGIE E INTERVENTI IN RAPPORTO AGLI OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE PROVINCIALE E AGLI ORIENTAMENTI INIZIALI DI PIANO

VERIFICA DI COERENZA ESTERNA Per la verifica di coerenza esterna si è fatto riferimento al PTR ed al PTCP della Provincia di Bergamo. Si è ritenuto ridondante richiamare il Piano di Indirizzo forestale della Provincia di Bergamo, che sarà già oggetto di considerazione nell’ambito della redazione della “carta del paesaggio”. Attraverso l’analisi di coerenza esterna si verifica la congruità dell’impostazione generale del Piano (Obiettivi ed azioni) rispetto agli obiettivi di sostenibilità di Piani sovraordinati e le possibili sinergie con gli stessi e con gli altri strumenti di pianificazione e programmazione vigenti sul territorio di riferimento. Si sono considerati: il PTR (in formazione), il PTCP approvato, ma non adeguato alla L.R. 12/2005. Si è costruito un sistema matriciale di confronto degli obiettivi (mediante un semplice file excel) che sarà a disposizione dell’Ufficio di piano e che verrà aggiornato in base alle azioni di attuazione del Piano di governo. Il sistema di verifica incrociata di coerenza si basa su un sistema qualitativo che prevede gradi di interazione: Debole, Medio, Forte; L’attuale fase di formazione del PTR e di adeguamento del PTCP non permettono di avere valutazioni quantitativi, che potrebbero invece essere introdotte dopo il completamento della fase istruttoria di tali strumenti di carattere territoriale. L’introduzione di valori o di soglie quantitative nei due strumenti territoriali permetterebbe una maggiore oggettivazione dell’indicazione valoriale. L’impostazione del file excel è utile per la fase di partecipazione, all’interno della quale si possono rivedere le classificazioni delle interazioni qualitative, facendo partecipare i convenuti alla decisione in merito al giudizio sul piano. La verifica di coerenza esterna è un modo pratico-operativo per leggere in modo trasversale gli atti di Pianificazione/Programmazione del territorio comunale, tenendo conto dello scenario allargato (Regione, Provincia) e degli specifici strumenti di programmazione locale; è un buon metodo per creare all’interno dell’Amministrazione e con i soggetti esterni, forme di lettura integrata delle azioni, valutandone il grado di collaborazione. Viene di seguito presentato un estratto del confronto tra macrobiettivi del Piano e macrobiettivi previsti dal PTR, con evidenziata l’intensità dell’interazione

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tra gli uni e gli altri. Il livello delle interazioni tra macrobiettivi dei due piani è buono.

Le seguenti tabelle intendono rappresentare una prima riflessione circa le criticità, le opportunità, le strategie e, laddove ipotizzabili, gli interventi che il Documento di Piano può porre in essere sia in riferimento agli obiettivi generali espressi dalla pianificazione provinciale sia in riferimento ad alcune criticità rilevate. Le tabelle, in questa fase di valutazione preliminare, non intendono porsi come esaustive ma rappresentano un primo approccio volto a valutare la coerenza esterna degli orientamenti iniziali del Documento di Piano. In particolare, i tre sistemi di riferimento (insediativo, mobilità e ambientale) vengono declinati considerando i grandi scenari della pianificazione regionale e provinciale, fornendo una prima valutazione circa le criticità→opportunità→strategie alle quali il processo di elaborazione del Documento di Piano dovrebbe fare riferimento. Il tutto all’interno della sequenza temporale del rapporto tra processo di piano e processo di valutazione espressamente previsto nella VAS.

VERIFICHE COERENZE ESTERNE (PTR)

Tabella 8: Confronto macrobiettivi di Piano e macrobiettivi PTR MACROBIETTIVI PTR Rafforzare la competitività dei territori (capacità di Proteggere e valorizzare una regione di Riequilibrare il le risorse della migliorare la territorio della Regione Lombardia (risorse produttività relativa (sviluppo di un sistema ambientali, dei fattori di policentrico di nuove paesaggistiche, produzione, relazioni tra i sistemi economiche, culturali e aumentando in città-campagna) sociali) maniera contestuale la qualità di vita dei cittadini) Potenziamento delle connessioni territoriali- MEDIA FORTE FORTE urbane e delle bio-

diversità MACROBIETTIVI PGT MACROBIETTIVI

Miglioramento della qualità del tessuto MEDIA MEDIA MEDIA urbano

Riqualificazione degli FORTE DEBOLE DEBOLE ambiti produttivi

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VERIFICHE COERENZE ESTERNE (PTCP)

Sistema di Obiettivi del Criticità Opportunità Strategie Interventi Obiettivi e riferimento PTCP di orientamenti Bergamo iniziali del DdP Sistema 4b Non adeguata Definizione di un Organizzare i contenere il insediativo Riqualificazione definizione dei confine bene nuovi consumo del di ambiti margini urbani, identificabile tra insediamenti territorio e degradati e di soprattutto verso “ambito urbano” tenendo in promuovere la frangia il monte. e “ambito rurale”. considerazione riqualificazione Sfrangiatura Miglioramento le esigenze di dell’abitato della qualità accessibilità dell’esistente urbana dell’attuale I complessiva e del sistema dei Tutela degli ambiti paesaggio. trasporti (rete paesistici Valorizzazione stradale, L degli spazi aperti trasporto Contenimento di margine. pubblico) esposizione a campi elettromagnetici M migliorare la qualità del tessuto edificato esistente attraverso il recupero degli edifici inutilizzati e sottoutilizzati e l’ampliamento degli edifici esistenti, il completamento delle aree intercluse, la definizione di nuovi margini del tessuto edificato.

4c Banalizzazione Definizione di una Definire delle miglioramento del Qualificazione (anche in chiave nuova qualità linee guida sulle tessuto edificato dei nuovi monofunzionale) urbana, caratteristiche integrandolo con la interventi degli interventi possibilmente degli interventi. parte a monte di via edilizi residenziali polifunzionale. Valutare le Nazionale più recenti. Organizzazione capacità L Scarsa attenzione dei nuovi dell’attuale rete Contenimento alle capacità di insediamento in stradale e del esposizione a campi carico della rete rapporto alle sistema dei elettromagnetici infrastrutturale. esigenze di trasporti di far O Mancanza di accessibilità del fronte al nuovo Organizzare i nuovi dialogo tra le sistema dei carico insediamenti diverse porzioni trasporti. insediativo (residenziale / del centro abitato Raccordo tra le previsto. commerciale) tenendo realizzate in diverse parti del Riorganizzare il in considerazione le epoche diverse. “sistema urbano” sistema dei esigenze di Mancanza di di San Paolo trasporti per accessibilità centralità urbana. d’Argon anche una sua dell’attuale sistema dei mediante la maggiore trasporti (rete riorganizzazione efficienza stradale, trasporto degli spazi di (sistema pubblico) relazione pubblici ampliato al e privati. bacino lacustre)

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Sistema di Obiettivi del Criticità Opportunità Strategie Interventi Obiettivi e riferimento PTCP di orientamenti Bergamo iniziali del DdP 5a valorizzazione del Definizione di Creazione i H Tutela del patrimonio percorsi turistici “pacchetti Tutela e valorizzazione patrimonio architettonico tematici dedicati turistici” dei beni storici e architettonico di pubblico e privato al patrimonio integrati a livello architettonici interesse storico, e del patrimonio architettonico (ex. di bacino I nuclei storici artistico, ambientale. Monatero) e lacustre. costituiscono una culturale e ambientale (ex. Inserimento componente ambientale recupero antiche delle specificità essenziale dell’identità percorrenze verso locali in circuiti culturale del luogo: il l’entroterra più ampi. piano dovrà prevedere montano) Valorizzare le la loro tutela e nel presenze contempo incentivarne architettoniche la riqualificazione anche attraverso regole attraverso la urbanistiche semplici. riqualificazione degli spazi pubblici vicini. Riqualificazione delle aree verdi di margine all’abitato.

6a Garantire un Valorizzazione Grado di sistema integrato dei sistemi a Il nuovo piano dovrà cooperazione di servizi, anche di rete verdi. prevedere il intercomunale e tipo Creazione di un completamento della integrazione promozionale. sistema di rete di percorsi ciclo- servizi Valorizzazione fruizione pedonali fra le diverse delle percorrenze turistica parti ed i diversi ciclo-pedonali e intercomunale. ambienti del territorio integrare le Costruzione comunale e fra i servizi connessioni con i della rete pubblici (parchi, territori a monte ecologica scuole, impianti interprovinciale sportivi, ecc.) sulla quale garantendo il transito progettare protetto a pedoni e futuri interventi ciclisti. di Si privilegerà l’utilizzo riqualificazione di percorsi esistenti, ambientale in valorizzando i tracciati chiave turistica storici e quelli che e naturalistica interessano zone di (ex. rapporti tra rilievo ambientale, e la aree protette realizzazione di esistenti –PLIS- e connessioni che nuove). integrino in un sistema i percorsi esistenti.

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Sistema di Obiettivi del Criticità Opportunità Strategie Interventi Obiettivi e riferimento PTCP di orientamenti Bergamo iniziali del DdP 7a Sfrangiatura di Garantire una Perseguire la I Compattazione diversi settori forma urbana compattezza Tutela degli ambiti tessuto dell’aggregato coerente, in grado degli paesistici insediativo, urbano, di valorizzare le insediamenti. M ricostruzione specialmente nei specificità storico- Perseguire una Recupero equilibrio tra forma urbana, punti di contatto culturali esistenti maggiore aree edificate e spazi evitare tra quartieri sorti e, al contempo, di qualità nella aperti aree/complessi in epoche diverse. fungere da filtro progettazione P produttivi isolati Scarsa attenzione nei confronti delle architettonica e Perseguire la alla forma urbana aree rurali degli spazi di compattezza degli nella scelta delle relazione. insediamenti. tipologie edilizie e Migliorare la loro qualità del Il piano dovrà localizzazione. paesaggio. incentivare la riqualificazione ambientale delle zone produttive esistenti meno ordinate (es. lungo via Bergamo).

7b Eccessiva Definire in modo Limitare il H Sviluppi eterogeneità chiaro la forma consumo di Tutela e valorizzazione insediativi dell’urbanizzato dell’abitato. suolo favorendo dei beni storici e rapportati agli Tutelare il recupero architettonici effettivi bisogni, maggiormente le dell’esistente. I priorità recupero zone di monte in Recuperare Tutela degli ambiti dell’esistente, quanto serbatoio comparti urbani paesistici centri storici e di naturalità. degradati. M aree degradate Recupero equilibrio tra aree edificate e spazi aperti

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Sistema di Obiettivi del Criticità Opportunità Strategie Interventi Obiettivi e riferimento PTCP di orientamenti Bergamo iniziali del DdP 7c Prevalenza di aree Riqualificare le Rafforzare il N Il piano dovrà Adeguato mix a singola periferie sistema degli prevedere adeguate funzionale destinazione riequilibrando la spazi pubblici. misure per residenza, funzionale, presenza di servizi Riqualificare il riqualificare, commercio e specialmente in rispetto al centro sistema degli incentivare e servizi aree periferiche. storico. spazi pubblici rafforzare il sistema Inadeguata Riorganizzare il tra i nuclei distributivo di vicinato presenza di servizi sistema antichi e il per il suo in area periferica. dell’accessibilità tessuto fondamentale ruolo degli spazi connettivo più urbanistico di motore semicentrali e/o recente . delle relazioni e delle periferici riqualificazioni dello attraverso spazio urbano, l’ulteriore attraverso la diffusione dei semplificazione percorsi normativa. ciclopedonali Organizzare i nuovi insediamenti (residenziale / commerciale) tenendo in considerazione le esigenze di accessibilità dell’attuale sistema dei trasporti (rete stradale, trasporto pubblico) 8a Presenza di Riqualificare i Definizione di un N Recupero del volumetrie settori degradati mix di funzioni Protezione della salute patrimonio dismesse che dell’abitato che favorisca la e del benessere dei dismesso, determinano attraverso il distribuzione di cittadini contenimento riutilizzo di aspetti di degrado recupero del servizi in modo della domanda di complessi e aree urbano patrimonio più possibile mobilità puntando produttive architettonico omogeneo su quindi ad una esistenti, non più utilizzato. ampi settori distribuzione compatibilità con Riqualificazione dell’abitato. equilibrata tra posti di altre funzioni degli spazi di lavoro e residenza relazione tra O tessuto urbano Organizzare i nuovi consolidato e insediamenti nuove (residenziale / realizzazioni commerciale) tenendo in considerazione le esigenze di accessibilità dell’attuale sistema dei trasporti (rete stradale, trasporto pubblico)

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Sistema di Obiettivi del Criticità Opportunità Strategie Interventi Obiettivi e riferimento PTCP di orientamenti Bergamo iniziali del DdP Sistema 6b Eccessivi tempi di Riorganizzazione Garantire La prevista della Contenimento collegamento e degli attestamenti l’accessibilità al realizzazione del spostamenti e mancanza di della rete trasporto nuovo tracciato della mobilità uso del trasporto sinergia tra i trasporto collettivo. Statale 42 modificherà pubblico trasporti pubblici pubblico (luoghi Valorizzare la radicalmente l’assetto provinciali nuovi) stazione viabilistico: la via Garantire un ferroviaria di Nazionale si sistema di Montello e trasformerà in strada trasporti su potenziare il urbana ponendo così gomma/ferro a servizio anche in fine alla attuale livello di bacino. chiave separazione fra gli “turistico”. insediamenti a nord Garantire della via Nazionale e interscambio quelli a sud. modale tra i Il nuovo piano vettori ferro, dovrà prevedere gomma e la il mobilità dolce. completamento Organizzare un sistema della della rete di mobilità dolce percorsi ciclo- sfruttando la pedonali fra le viabilità diverse parti ed i secondaria e le diversi ambienti antiche del territorio percorrenze. comunale e fra i Definire un servizi pubblici sistema di Si privilegerà greenways l’utilizzo di percorsi esistenti, valorizzando i tracciati storici e quelli che interessano zone di rilievo ambientale, e la realizzazione di connessioni che integrino in un sistema i percorsi esistenti.

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Sistema di Obiettivi del Criticità Opportunità Strategie Interventi Obiettivi e riferimento PTCP di orientamenti Bergamo iniziali del DdP 6c connettere le Attuazione della Contenimento J Percorsi ciclo- aree residenziali rete ciclabile della domanda Contenimento delle pedonali casa- con le zone a provinciale (rete di mobilità emissioni in atmosfera lavoro-servizi maggiore dei laghi) puntando quindi K concentrazione di e sua ad una Contenimento servizi e attività interconnessione distribuzione inquinamento acustico produttive. con una rete di equilibrata tra N percorrenze posti di lavoro e Protezione della salute all’interno del residenza e del benessere dei centro abitato. cittadini contenimento Valorizzazione della domanda di delle attestazioni mobilità puntando esterne (terminali quindi ad una linee su gomma, distribuzione stazione equilibrata tra posti di ferroviaria di lavoro e residenza Montello) R Ridurre l’esposizione degli abitanti al rumore e all’inquinamento da traffico 6d Viabilità: limitata J Accessibilità alle accessibilità Contenimento delle aree di sprattutto dal emissioni in atmosfera interscambio bacino N modale bergamasco. Protezione della salute Consistente e del benessere dei traffico di cittadini contenimento attraversamento della domanda di mobilità puntando quindi ad una distribuzione equilibrata tra posti di lavoro e residenza Q Garantire l’accessibilità al trasporto collettivo

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Sistema 1a Eccessivo consumo Valorizzazione delle Costruzione della Connessioni A ambientale Salvaguardia di suolo a seguito attività agricole rete ecologica della rete tutelare gli elementi della risorsa degli interventi di residue. locale (rete di ecologica che strutturano il suolo agricolo urbanizzazione. Mantenimento secondo e terzo paesaggio agrario Scarsa attenzione varchi per rete livello agganciata (filari, corsi d’acqua, all’importanza ecologica. al serbatoio di percorsi storici) della risorsa suolo naturalità dato evitando ulteriori (non riproducibile). dal monte e dai erosioni in versanti collinari particolare per il quadrante est. F Tutela e potenziamento dei corridoi ecologici urbani ed extraurbani 1b Eccessivo consumo Individuare Favorire il riuso B Contenimento di suolo a seguito tipologie dei volumi Minimizzazione del delle degli interventi di insediative che dismessi. consumo di suolo trasformazioni e urbanizzazione. garantiscano un Garantire indici del consumo di Scarsa attenzione minore consumo di di occupazione suolo all’importanza suolo. fondiaria ridotti della risorsa suolo Disincentivare la in funzione del (non riproducibile). permeabilizzazione recupero di suoli dei suoli. a funzioni ecologiche 2a Urbanizzazione in Limitare Favorire i nuovi Difesa dal aree a forte l’urbanizzazione in insediamenti in rischio acclività. area collinare aree prive di idrogeologico ed limitazioni idraulico connesse a fattori geologici e idrogeologici. Salvaguardia delle vallette. Potenziamento della rete ecologica

2b L’eccessivo Ridurre C Miglioramento congestionamento l’esposizione Maggiore efficienza della qualità da traffico degli abitanti al del consumo e dell’aria veicolare produce rumore e produzione criticità sulla all’inquinamento dell’energia qualità dell’aria, da traffico J disturbi sonori, Contenimento ecc.. emissioni in Verifica dell’entità atmosfera delle emissioni a livello di insediamenti civili e industriali 2c Scarsa conoscenza Ridefinizione di G Tutela della dell’entità dei livelli di attenzione Miglioramento della qualità delle prelievi idrici dal per la risorsa acqua qualità delle acque acque suolo e dal anche attraverso superficiali e superficiali e sottosuolo l’utilizzo delle contenimento dei sotterranee acque meteoriche consumi

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3a La discontinuità Garantire la Qualificazione Rete dei F Rete con valenza della rete del verde connessione tra i del margine percorsi ciclo- Tutela e ambientale- all’interno diversi sistemi del mediante la pedonali e potenziamento dei paesistica e dell’abitato verde a livello definizione del storico- corridoi ecologici sistema di urbano. sistema del naturalistici urbani ed contiguità del verde. extraurbani verde Miglioramento K dell’attrattività Contenimento (anche a fini inquinamento turistici) acustico dell’ambiente e S del paesaggio. Valorizzazione dei sistemi a rete verdi 3b migliorabile Valorizzazione del Attuazione del Miglioramento F Varietà e attenzione al patrimonio PLIS Valli d’Argon forestale Tutela e diversità patrimonio naturalistico potenziamento dei biologica delle naturalistico. attraverso corridoi ecologici aree interventi di urbani ed riqualificazione di extraurbani ambienti degradati S e mediante Valorizzazione dei l’istituzione di sistemi a rete verdi forme di tutela (ex. PLIS) 4a Scarsa Censimento delle creare un E Tutela e considerazione dei presenza rapporto di Tutela e riqualificazione valori paesaggistici paesistiche di continuità potenziamento delle del paesaggio nella pianificazione rilevanza e loro a ambientale con il aree naturalistiche esistente e sviluppo sistema all’interno monte. F urbanistico. di un programma Valorizzazione Tutela e Degrado del complessivo ri degli elementi potenziamento dei paesaggio in riqualificazione e di paesaggistici corridoi ecologici seguito rivitalizzazione. collinari. urbani ed all’abbandono Previsione di una Recupero extraurbani delle attività modalità di manufatti storici. L agricole fruizione dei luoghi Sperimentazione Contenimento tradizionali. finalizzata a attività esposizione a campi Compromissione di enfatizzare la tradizionali per il elettromagnetici alcune emergenze ricchezza storico- recupero di M paesistiche in culturale e ambiti paesistici Recupero equilibrio seguito paesistico- significativi. tra aree edificate e all’urbanizzazione. ambientale di San spazi aperti Paolo d’Argon,

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VERIFICA DI COERENZA INTERNA

VERIFICHE COERENZE INTERNE: LE AZIONI DI PIANO - PROPOSTE E LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI DEI NUOVI SCENARI PREVISTI DALLA VARIANTE 1 PGT

In termini complessivi è evidente che la manovra quantitativa della Variante attenua in modo significativo le previsioni più “impattanti” già previste dal vigente PGT ed alle quali corrispondevano set di indirizzi di tutela molto forti per il riequilibrio ambientale.

Va rimarcato che l’armatura portante del sistema dei servizi, anche ambientali, che il Piano vigente dispiega non va però dissipata o smantellata in quanto la stessa corrisponde a una visione dello sviluppo territoriale sostenibile da mantenere e perseguire nel tempo con continuità.

In sintesi finale la manovra operata dalla Variante in revisione del Piano delle Regole è più orientata alla semplificazione, senza indurre nuove importanti trasformazioni. Nel complesso appare un bilancio positivo delle azioni di variante se visto in particolare secondo una lettura strategica di incentivare le operazioni virtuose di intervento sul Tessuto Urbano Consolidato, sull’edilizia esistente e sulla riqualificazione delle reti verdi e dei servizi anche di minima, ma pur importante, dimensione.

L’incremento di dotazione di Servizi di per sé è dato positivo sotto il profilo del bilanciamento delle trasformazioni che in ogni caso la Variante orienta molto più fortemente sul costruito rispetto al vigente PGT.

Vanno però segnalate precise attenzioni rispetto, ad esempio, alla qualità della progettazione del sistema dei servizi in particolare quelli che più “occupano” suolo naturale.

In primis ci si sofferma sulla integrazione (quantitativamente notevole) del sistema dei parcheggi che potrebbero derivare dalla definizione (demandata ai successivi Piani Attuati o permessi di costruire convenzionati) di nuova previsione: ad una lettura più attente si vede che la maggior parte dell’incremento della dotazione riguarda la variazione della previsione sull’ambito ex interportuale. In questo caso si dovranno adottare importanti misure compensative di ambientamento paesaggistico, sviluppando un vero progetto particolareggiato.

Va poi considerato che la Variante introduce un forte innalzamento delle previsioni per servizi a Verde (Parchi e Giardini) pari a circa 44.000 mq, un valore che si amplifica se considera che, come si legge nel dettaglio, molte di queste superfici sono esito della coincidente eliminazione di previsioni edificatorie operata dalla Variante proposta: quindi assumono un doppio beneficio ambientale.

CONSUMO DEL SUOLO

La variante determina la seguente variazione – IN DIMINUZIONE - di consumo del suolo per nuova edificazione:

stralcio Ambito A2 - mq 88.878 riduzione Ambito B - mq 6.451 variazioni del consumo di suolo in Ambiti del Tessuto Urbano - mq 41.897 Consolidato diminuzione di consumo del suolo - mq 137.226

In generale, le tavole del consumo di suolo costituenti la Variante di PGT dimostrano sia cartograficamente sia quantitativamente il seguente raffronto tra situazione da PGT vigente e proposta di VARIANTE:

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PGT VIGENTE VARIANTE territorio comunale 5.246.701 5.246.701 suolo libero 2.811.433 2.948.659 suolo consumabile 337.885 124.925 suolo consumato 2.097.383 2.173.117 consumato + consumabile 2.435.268 2.298.042

CAPACITA INSEDIATIVA

La capacità insediativa residenziale passa dai 767 abitanti teorici previsti dal vigente PGT a 100 abitanti teorici (Ambito A) che, se si considera il 90% per presenza di funzioni compatibili con la residenza, scendono a 90. Per quanto riguarda gli Interventi Specifici previsti dal Piano delle Regole il bilancio tra previsione di PGT vigente e previsione di VARIANTE è così riassumibile:

IS PREVISTI DAL PGT VIGENTE ATTUATI Interventi specifici (numero Sup. SLP SLP SC SC da PGT territoriale residenza commerciale produttivo agricolo vigente) (mq) lorda mq terziario mq mq 10 5.259 1.580

12 6.675 1.800

29* 1.522

30 4.141 2.485

31 10.832 4.500

33* 97

Totale attuato 28.526 3.380 4.500 2.485 0

La Variante elimina i seguenti IS previsti dal PGT vigente) IS PREVISI DAL PGT VIGENTE ELIMINATI DALLA VARIANTE Interventi specifici (numero Sup. SLP SLP SC SC da PGT territoriale residenza commerciale produttivo agricolo vigente) (mq) lorda mq terziario mq mq 9 4.317 3.000

13 3.678 0 2.000

14 10.391 0 4.000

18 2.601 1.150

19 8.176 3.450

21 16.878 5.150

22 7.517 2.500

24b 17.356 8.000

28 11.592 5.000 Totale eliminato 82.506 4.600 14.000 15.650 0 ______221

Totale IS previsto dal PGT vigente 243.935 26.580 30.300 21.885 3.380 Totale IS attuato più eliminato dalla Variante 111.032 7.980 18.500 18.135 0 IS differenza 132. 903 18.600 11.800 3.750 3.380

RESIDENZA SLP mq abitanti teorici IS previsti dal PGT vigente 26.580 598

IS attuati 3.380 76 IS eliminati 4.600 104 IS riconfermati 18.600 419 IS nuovi introdotti dalla variante 5.938 134

IS previsti dalla variante (confermati + 24.538 552 nuovi)

Gli Interventi Specifici previsti dalla Variante determinano complessivamente una SLP lorda di mq 24.538 x 0,90/40 = 552 abitanti teorici.

La capacità insediativa del PGT, per quanto riguarda gli Ambiti di Trasformazione e gli Interventi Specifici e fermo restando le altre zone che non sono variate, diminuisce rispetto al PGT vigente a complessivi 642 abitanti teorici (90 in Ambiti di Trasformazione e 552 in Interventi specifici).

TESSUTO URBANO CONSOLIDATO

Altro tema oggetto di revisione proposto dalla Variante riguarda una ricentratura del concetto di TUC e del suo perimetro. Il fatto che in esso possano ricomprendersi ambiti intercettati dalla realizzazione di grandi infrastrutture, che determinano di fatto il consolidamento dell’assetto territoriale, non ipotizzando possibilità di trasformazioni espansive di grande e nuovo impianto (tipicamente gli Ambiti di trasformazione), ma neppure la promozione di usi agricoli veri e propri. In altri casi -anche con il supporto degli studi agronomici di dettaglio – sono state escluse dal perimetro originario del TUC alcuni ambiti di preminente carattere agricolo.

Il tutto viene descritto nella seguente Tavola di raffronto.

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ANALISI DELLE NUOVE PREVISIONI DEL DOCUMENTO DI PIANO

La seguente sezione del Rapporto Ambientale è destinata a segnalare i caratteri e le componenti ambientali dei singoli Ambiti di Trasformazione del Documento di Piano oggetto di variazione (ovviamente non sono presenti gli AT stralciati integralmente);

Ambito A mq 15.746 Via dei Benedettini modalità d’intervento piano attuativo destinazioni d’uso residenza parametri edificatori superficie lorda di pavimento mq 4.000 superficie coperta mq 3.500; altezza massima m 8,50 verde privato 40% Sf aree per servizi dotazione di servizi come prevista dall'articolo 19 delle NTA del Piano dei Servizi con monetizzazione della dotazione eccedente le aree pubblici cedute (verde pubblico e parcheggi) prescrizioni e barriera verde privata mq 1.300 compensazioni eco verde di uso pubblico mq 1.600 ambientali e corredo dotazione di parcheggi pubblici da localizzare (mq 7 per economico abitante teorico) corredo economico aggiuntivo €. 400.000,00 elementi qualitativi ed aree per servizi ◼ Elementi di positività sotto il profilo ambientale si riscontrano nella ridefinizione dei parametri urbanistici con ◼ riduzione della capacità edificatoria da mq 7.900 di SLP a mq 4.000; ◼ riduzione della superficie territoriale con la porzione stralciata dall'Ambito (mq 8.633) che viene riclassificata nel sistema ambientale nella zona A2 "agricola di collina"). ◼ introduzione di obblighi di realizzazione di servizi ecoambientali diretti e indiretti come la barriera verde privata e un budget economico da reinvestire in servizi ecosistemici del programma per l’ambiente dell’A.C. (PASA)

Ambito B mq 18.523 Erregierre modalità d’intervento in alternativa alla previsione del Piano delle Regole (che conferma il piano attuativo vigente - Convenzione del 18 dicembre 2012 rep. n. 66404 raccolta n. 45064) il Documento di Piano identifica l'Ambito B dove, su iniziativa dell’operatore, è ammessa, tramite variante al Piano attuativo vigente, la riperimetrazione dell'area riclassificando l’area interna al perimetro ERIR (ora in parte compresa nel piano attuativo vigente) quale zona P1 produttiva per la quale si applicheranno i parametri edificatori e le destinazioni d'uso previste dal Piano delle Regole destinazioni d’uso produttiva esterna al perimetro definito dall'Elaborato tecnico Rischio Incidenti Rilevanti (ERIR): servizi, accessori e attività produttive che non aumentano il rischio ambientale ______224 parametri edificatori nuove costruzioni con superficie coperta massima di mq 3.000, altezza massima m 11,50 aree per servizi monetizzazione della dotazione di aree per servizi servizi eco-ambientali interventi per servizi collocati nell’ambito del territorio comunale prescrizioni la convenzione della variante al piano attuativo dovrà confermare gli obblighi (cessione aree) derivanti dalla Convenzione del 18 dicembre 2012 rep. n. 66404 raccolta n. 45064 elementi qualitativi ed aree per servizi ◼ miglioramento della sicurezza e della compatibilità dell’insediamento produttivo; ◼ barriera alberata privata mq 15.496 ◼ interventi per servizi ecosistemici da collocare nel territorio comunale

VERIFICA DI COERENZE INTERNE: GLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE GENERALI E LOCALI E LA VERIFICA DEL LORO RISPETTO DA PARTE DELLE AZIONI DI PIANO

Uno dei compiti attribuiti dalla Direttiva 2001/42/CE concernente la VAS dei Piani è quello della necessità di riferirsi agli obiettivi minimi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o nazionale come uno dei altri modi di valutare un Piano nella sua coerenza esterna. Si vuole cioè verificare fino a che punto le scelte di Piano aiutino o meno a raggiungere obiettivi generali e obiettivi locali. Tramite la costruzione di una matrice appositamente costruita verrà valutato se le previsioni di azioni del Piano sono funzionali (positive), neutrali (con segno uguale) o contrarie (negative) al raggiungimento di tali obiettivi di sostenibilità.

Tra i principali obiettivi globali e locali proposti da: - VI Programma di Azione comunitario per l’Ambiente 2002-2010 - gli Aalborg 10 Commitments - 2004, - - le normative nazionali e regionali su aria-acqua-suolo e sottosuolorifiuti - (D.Lgs. 152/2006, - - L.R.26/2003, D.G.R.L. 5290/2007),su natura e biodiversità (L.394/91 e - D.P.R. 357/97), - - beni culturali e del paesaggio (D.Lgs.42/2004) radiazioni (L.36/2001), - rumore D.Lgs. 194/2005), - energia (D.Lgs. 192/95) - gli obiettivi fissati dall’amministrazione comunale sono stati focalizzati per questa verifica, già in sede di formazione del vigente PGT e qui confermati, i seguenti tematismi, considerati principali e organizzati per tematiche già esaminate nella Parte precedente ricognitiva del Rapporto Ambientale: 1. componente aria e cambiamenti climatici: - incrementare l’uso di fonti rinnovabili - ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici 2. componente rumore - ridurre il livello di inquinamento acustico 3. risorsa suolo e sottosuolo, idrogeologica - protezione del suolo dai rischi idrogeologici - ridurre il consumo di suolo - evitare nuovi insediamenti residenziali e produttivi di notevoli dimensioni - proteggere la falda da inquinamenti - migliorare la qualità dell’acqua superficiale e riqualificare il sistema idrico minore - bonifica e recupero dei siti inquinati 4. natura, biodiversità e verde pubblico: - tutelare le specie rare e vulnerabili e arrestare la perdita di biodiversità - confermare e sviluppare il PLIS Valli d’Argon ______225

- ampliamento e miglioramento della funzionalità del verde pubblico 5. radiazioni - migliorare la salute umana anche attraverso la riduzione del rischio radon negli ambienti - abitativi e di lavoro - riduzione dell’inquinamento luminoso - controllare e contenere i rischi connessi ai campi elettromagnetici 6. esigenze abitative, economiche e sociali - soddisfare la domanda abitativa legata alla crescita demografica locale - disporre di luoghi gradevoli e di qualità dove sia favorita l’integrazione e l’identità sociale - favorire le attività economiche locali - graduale e moderato incremento della popolazione residente - favorire il recupero di volumi dismessi e nei centri storici l’ampliamento di quelli esistenti - incentivare interventi di riqualificazione e completamento per migliorare la qualità dei servizi d’area. - Favorire la riconversione e il trasferimento di aree produttive in contrasto con l’edilizia residenziale 7. industrie a rischio di incidente rilevante - riduzione dei fattori di rischio 8. consumi energetici e sottoservizi - ridurre i consumi energetici - promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili e favorire il ricorso alla bioedilizia nell’utilizzo di forme e materiali del costruito - calibrare i nuovi insediamenti tenendo conto delle effettive potenzialità dei sottoservizi 9. rifiuti - ridurre la produzione - migliorare l’efficienza della raccolta differenziata 10. mobilità e infrastrutture - ridurre i volumi di traffico di attraversamento - incrementare la pedonalità e ciclabilità (mobilità dolce) - aumentare la fluidità del traffico 11. paesaggio - salvaguardare e valorizzare i beni storici, culturali, paesistici e ambientali presenti 12. agricoltura e foreste - favorire lo sviluppo delle attività agricole esistenti - evitare di edificare in zone con vocazione agricola e/o forestale - favorire lo sviluppo di attività agrituristiche e di bed and breakfast ecosostenibili

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BILANCIO VALUTATIVO

Il Bilancio valutativo verrà ricondotto alle tabelle di sintesi successive: - la prima [A] raggruppa tutti gli Ambiti di Trasformazione (AT) del Documento di Piano oggetto di variazione e li analizza attraverso 27 item di verifica che declinano le 12 tematiche precedentemente descritte; - la seconda [B] analizza tutti i punti di variante operati nel Piano delle Regole e ne dà un giudizio sintetico di miglioramento, peggioramento o invarianza rispetto al vigente PdR;

TABELLA [A]

OBIETTIVI GLOBALI E LOCALI DI SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE Il Bilancio Complessivo: Tabella di sintesi degli Ambiti di Trasformazione Oggetto di proposta di VARIANTE1.33 La valutazione ha come riferimento gli scostamenti rispetto alla previsione vigente B E (ora (ora AMBITI DI TRASFORMAZIONE A) B)

OBIETTIVI PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE 1 RIDURRE CONSUMO SUOLO SI SI 2 CONTENERE NUOVI INSEDIAMENTI SI SI 3 PROTEZ. RISCHIO IDROGEOL.OGICO SI NN 4 RECUPERO EDIFICI ED AREE DISMESSE NN NN 5 BONIFICA SITI DISMESSI NN NN 6 PROTEZIONE FALDA NN NN 7 RIQUALIFICA ACQUE SUPERFICIALI NN NN 8 TUTELA SPECI RARE E BIODIVERSITA’ NN NN 9 MIGLIORAMENTO VERDE PUBBLICO SI SI 10 OFFERTA ABITATIVA=CRESCITA LOCALE SI NN 11 INCREMENTO HOUSING SOCIALE NN NN 12 INNOVAZIONE ATTIVITA’ LOCALI NN SI 13 MIGLIORARE SERVIZI D’AREA SI SI 14 NO AREE PROD. IN RESIDENZE NN NN 15 RIDURRE EMISSIONI ATMOSFERA SI NN 17 RIDURRE INQUIN.ACUSTICO SI NN 18 INQUINAMENTO VISIVO NN NN 19 RISCHIO RADON NN NN 20 INQUINAMENTO LUMINOSO NN NN 21 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO. NN NN 22 RISCHI NN SI 23 USO FONTI RINNOVABILI NN NN 24 RIDURRE CONSUMI ENERGETICI SI NN 25 RIDURRE RIFIUTI SI NN 26 MIGLIORARE RACCOLTA DIFFERENZIATA NN NN 27 SUPERFICIE FORESTATA NN SI SI Variazione positiva NO Variazione negativa NN Nessuna variazione

TABELLA [B] I nuovi interventi specifici sono i seguenti:

INTERVENTO DESCRIZIONE GIUDIZIO AMBIENTALE ______227

IS 16 nuovo intervento su aree libera MIGLIORAMENTO (RINUM.) di circa mq 6.350 con una L’intervento ricade nel Tessuto capacità edificatoria di mq Urbano Consolidato (TUC), 1.200 di SLP, destinazione comunque per perseguire un residenziale, cessione delle aree obiettivo di miglioramento e realizzazione di un parcheggio ambientale sarà necessario pubblico accompagnare la cessione delle aree per il Parco con la sua effettiva realizzazione IS 31 nuovo intervento su area libera MIGLIORAMENTO (RINUM.) di mq 5.984 con capacità L’intervento ricade nel Tessuto edificatoria di mq 1.000, Urbano Consolidato (TUC), destinazione terziaria, dotazione comunque per perseguire un economica aggiuntiva per obiettivo di miglioramento opere di tutela idrogeologica del ambientale sarà necessario territorio ben calibrare la dotazione aggiuntiva con la realizzazione effettiva delle opere di tutela idrogeologica previste La realizzazione dei Servizi eco- ambientale prescritti è condizione imprescindibile di sostenibilità. IS 18 Il nuovo IPS 18 disciplina un’area MIGLIORAMENTO (RINUM.) già ricompresa nel CRA 1 con A condizione che il Piano destinazione terziario Attuativo preveda proporzionali commerciale dove è previsto un incrementi delle prestazioni incremento della capacità pubbliche derivanti dal parziale edificatoria da mq 1.700 a mq incremento introdotto dalla 3.200. Intervento soggetto a Variante e la concreta permesso di costruire attuazione dei Servizi Eco- convenzionato. ambientali Vengono prescritti servizi eco- ambientali per interventi per servizi collocati nell’ambito del territorio comunale da calcolare su mq 1.500 di SLP- IS 19 Il nuovo IPS 19 interessa l’area MIGLIORAMENTO (RINUM.) compresa nell'ex Interporto -ora L’intervento ricade nel Tessuto eliminato- e prevede la sua Urbano Consolidato (TUC), attuazione mediante Piano comunque per perseguire un attuativo / Accordo di obiettivo di miglioramento programma / Programma ambientale sarà necessario Integrato di Intervento; accompagnare la previsione il mix di destinazione previsto è con l’identificazione di uno terziario, produttivo, servizi per la strumento attuativo intermedio mobilità, parcheggi privati;. (Piano Particolareggiato, La superficie territoriale è di circa Programma Integrato di mq 38.912 ed i parametri Intervento, Accordo di edificatori indicati sono: Programma, Intesa, etc) SC mq 5.000; corredato da uno studio altezza massima m 11,50 misurati preliminare particolareggiato all'estradosso della copertura; del sistema paesaggistico e è prescritta la tutela del delle compensazioni ambientali tracciato storico di via Filzi Decisiva ai fini della sostenibilità sono prescritti servizi eco- ambientale, sarà la concreta ambientali consistenti nella attuazione dei Servizi Eco- realizzazione di connessioni ambientali.

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ecologiche del sistema Stante il livello non di dettaglio ambientale lungo il torrente Zerra della proposta e la sua con il parco del Seniga; rilevanza in termini dimensionali compensazione ambientale si propone che i procedimenti attraverso nuove formazioni attuativi vengano comunque boschive e di mitigazioni lungo il assoggettati a verifica di tracciato in rilevato della SS42 e esclusione dalla VAS nelle aree residuali lungo lo Zerra. IS 21 Il nuovo IPS21 si attua con PCC e MIGLIORAMENTO (RINUM.) interessa un ambito del Nucleo L’intervento oltre al riordino del di antica Formazione, ex art 13, tessuto edificato esistente posto vicino alla chiesetta di San consentirà di concretizzare il Giuseppe NON rileva ai fini restauro primario della chiesa di ambientali San Giuseppe (opera di Destinazione residenziale - nuovo urbanizzazione secondaria) fabbricato di mq 450 di SLP con altezza di m 6,00, disposto ortogonalmente all’andamento della strada in sostituzione dei fabbricati accessori esistenti (tettoie, autorimessa, ecc.) da demolire – intervento soggetto a permesso di costruire convenzionato. assunzione degli oneri per il restauro primario della chiesa di S. Giuseppe da scomputare dagli oneri di urbanizzazione secondaria.

INTERVENTI già previsti dal vigente PdR ma oggetto di variazione

INTERVENTO DESCRIZIONE GIUDIZIO AMBIENTALE IS 2 incremento dei parametri LIEVE PEGGIORAMENTO edificatori per la destinazione Da bilanciare con la previsione alberghiera in atto da mq 600 a di prescrizioni specifiche per mq 1.000 di SLP con altezza adottare interventi migliorativi massima di m 13,50 sull’accessibilità e mobilità IS 4 Nel PGT vigente è formato da MIGLIORAMENTO due comparti a) di nuova L’intervento ricade nel Tessuto costruzione e b) che riguarda un Urbano Consolidato (TUC), fabbricato storico esistente. comunque per perseguire un IL comparto b) è eliminato e obiettivo di miglioramento l'area riclassificata nella zona R1 ambientale sarà necessario centro storico per la quale si accompagnare il applicano le disposizioni convenzionamento con dell'articolo 12 delle NTA del concrete e correlate opere di Piano delle Regole. miglioramento del sistema L'intervento specifico è quindi paesaggistico ed ambientali ridotto al solo comparto a) ridenominato IS 4 per il quale vengono confermati i parametri edificatori e la dotazione di servizi già prevista dal PGT vigente. L'intervento è attuato tramite permesso di costruire convenzionato. IS 15 modifica dei parametri MIGLIORAMENTO

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edificatori e delle prescrizioni Viene prescritta la specifiche dell'IS 15 prevedendo riqualificazione ambientale e per la stalla la possibilità di paesaggistica dell’intorno realizzare strutture parzialmente rimuovendo una serie di fuori terra con limitazioni costruzioni precarie non di dimensionali e cautele per qualità l'inserimento paesaggistico in un contesto collinare IS 22 eliminato: parte dell'area è stata MIGLIORAMENTO riclassificata in zona R4 e parte ricondotta al sistema ambientale IS 21 eliminato parte riclassificato in MIGLIORAMENTO zona P1 e parte ricondotto al sistema ambientale IS 23 stralcio dal perimetro dell'IS della MIGLIORAMENTO parte per servizi che viene A condizione che la prevista accorpata alla chiesa con monetizzazioni sia destinazione servizi religiosi; effettivamente strumentale alla conferma del piano attuativo realizzazione di servizi pur residenziale confermando la localizzati in altro ambito capacità edificatoria di mq 1.800 di SLP con destinazione residenziale e con la facoltà di realizzare ulteriori 800 mq di SLP con destinazione a residenza sociale. L'intervento, come già previsto sarà attuato tramite piano attuativo. La dotazione di servizi come prevista dall'articolo 19 delle NTA del Piano dei Servizi è da monetizzare IS 24 l'intervento specifico è ridefinito MIGLIORAMENTO come segue: A condizione che gli aspetti di − l'area ad est già edificata è accessibilità mobilità e sosta stralciata dall'IS e trovino in fase attuativa un riclassificata in zona C1 puntuale approfondimento (commerciale MSV); esecutivo e che si dia concreta − la zona produttiva esistente attuazione ai servizi eco- più interna è stralciata dall'IS ambientali prescritti è riclassificata nella zona P1; − l'IS 24 è ridotto alla porzione già edificata su via Sarnico destinata a terziario (minimo 60%) e residenziale (massimo 40%) con una capacità edificatoria di mq 3.600 di SLP di cui almeno 2.000 mq terziari. − L'area libera compresa fra la zona produttiva e la parte edificata da destinare terziario e residenza ha funzione di filtro verde di separazione fra le residenze esistenti e la zona produttiva esistente: l'area sarà

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comunque a verde privato. − La dotazione di servizi come prevista dall'articolo 19 delle NTA del Piano dei Servizi è da monetizzare. − E' prevista la formazione di un accesso veicolare privato alla zona A6 esistente: IS 29 Il nuovo IPS29 rinumera l’ex MIGLIORAMENTO IPS32, modifica parzialmente le A condizione che la prevista previsioni con la possibilità di monetizzazione sia ampliamento pari a mq 400 di effettivamente strumentale alla slp; realizzazione di servizi pur localizzati in altro ambito IS 30 Il nuovo IPS 30, di St pari a mq MIGLIORAMENTO 1.664, è assoggettato a A condizione che la prevista permesso di costruire monetizzazione sia convenzionato, ma applica i effettivamente strumentale alla medesimi parametri di zona R2 – realizzazione di servizi pur è prevista la cessione di aree localizzati in altro ambito per parcheggi - (meglio se alberati)

In ultimo si segnala che è stata condotta una specifica verifica da parte degli specialisti incaricati dalla revisione del Piano di Zonizzazione Acustica sulla compatibilità delle modifiche introdotte dalla proposta di Variante. Tale verifica puntuale ha dato esito positivo e le nuove scelte sono state considerate pertinenti con la classificazione acustica del territorio di San Paolo d’Argon.

9. IMPLEMENTAZIONE DEL SISTEMA DI MONITORAGGIO

Il Piano di Monitoraggio Ambientale del vigente PGT mira a definire le modalità per : − la verifica degli effetti ambientali riferibili all’attuazione del programma; − la verifica del grado di conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati nel Rapporto Ambientale; − l’individuazione tempestiva degli effetti ambientali imprevisti; − l’adozione di opportune misure correttive in grado di fornire indicazioni per una eventuale rimodulazione dei contenuti e delle azioni previste nel programma; − l’informazione delle autorità con competenza ambientale e del pubblico sui risultati periodici del monitoraggio del programma attraverso l’attività di reporting. Nella definizione delle attività di monitoraggio sono state considerate le seguenti componenti: − obiettivi di programma ed effetti da monitorare; − fonti conoscitive esistenti e database informativi a cui attingere per la costruzione degli indicatori; − modalità di raccolta, elaborazione e presentazione dei dati; − soggetti responsabili per le varie attività di monitoraggio; − programmazione spazio-temporale delle attività di monitoraggio.

Durante l’attuazione del programma, il responsabile del monitoraggio sorveglierà l’esecuzione del piano di monitoraggio, informandone l’autorità di programmazione ed evidenziando eventuali scostamenti significativi. L’autorità di programmazione sarà tenuta alla definizione delle misure correttive per garantire il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale del programma e per eliminare e/o mitigare eventuali effetti ambientali negativi derivanti dall’attuazione del programma o dalla realizzazione degli interventi finanziati.

Il programma di monitoraggio è quindi già stato avviato e questa fase ne dà conto. Con esso si vogliono raggiungere le seguenti finalità, rapportate alle attività di attuazione, di aggiornamento, di comunicazione e coinvolgimento:

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▪ costruire nel tempo un sistema di lettura dell’evoluzione dello stato del territorio (vuole avere il carattere di dinamicità, cioè rendere possibile la restituzione dell’evoluzione del territorio nelle sue componenti principali, più sopra identificate); ▪ verificare periodicamente il corretto dimensionamento del piano rispetto all’evoluzione dei fabbisogni e lo stato di attuazione delle indicazioni del piano: la presente finalità si raggiunge avendo raggiunto la precedente, ed attivando forme di ascolto della popolazione; ▪ valutare il grado di efficacia degli obiettivi di piano sia in ordine al contesto territoriale sia in ordine al contesto locale; ▪ definire un sistema di indicatori territoriali di riferimento per il comune monitoraggio ambientale; ▪ definizione del sistema di retroazione finalizzato ad apportare misure correttive al programma; ▪ definizione del crono-programma e delle modalità di reporting.

Alla luce delle valutazioni effettuate verrà periodicamente redatto un rapporto di monitoraggio ambientale che darà conto delle prestazioni del programma, rapportandole anche alle previsioni effettuate. Tale rapporto avrà la duplice funzione di informare i soggetti interessati ed il pubblico in generale sulle ricadute ambientali che la programmazione sta generando, ed inoltre di fornire al decisore uno strumento in grado di individuare tempestivamente gli effetti negativi imprevisti e dunque di consentire l’adozione delle opportune misure correttive. All’interno delle procedure di attuazione e gestione del Piano verrà dunque previsto un momento di verifica dell’andamento del programma che, anche alla luce del rapporto di monitoraggio ambientale, consentirà di influenzare la successiva attuazione delle misure. Lo schema logico del programma di monitoraggio ambientale prevede un processo ciclico, infatti le misure correttive eventualmente apportate alla luce del rapporto di monitoraggio ambientale influenzeranno la successiva attuazione e di conseguenza, l’elaborazione dei dati e delle informazioni raccolte in relazione alle prestazioni ambientali consentirà di dare conto delle performance del programma nel successivo rapporto di monitoraggio ambientale. Nel momento attuale si sono considerati tutti gli indicatori del sistema di monitoraggio identificati per la verifica di coerenza interna, da calcolati e tabellati (v. precedente capitolo 5). Dall’effettiva sperimentazione si potranno trarre utili suggerimenti per migliorare l’attuale sistema di monitoraggio. Si ritiene necessario il coinvolgimento diretto e operativo dell’ARPA provinciale nelle attività concrete di monitoraggio sia per il supporto informativo in grado di essere attivato, sia per la certificazione della metodica e in finale dei risultati connessi.

Il sistema di monitoraggio La Variante conferma Il programma di monitoraggio del vigente PGT. Esso vuole raggiungere le seguenti finalità, rapportate alle attività di attuazione, di aggiornamento, di comunicazione e coinvolgimento: ▪ costruire nel tempo un sistema di lettura dell’evoluzione dello stato del territorio (vuole avere il carattere di dinamicità, cioè rendere possibile la restituzione dell’evoluzione del territorio nelle sue componenti principali, più sopra identificate); ▪ verificare periodicamente il corretto dimensionamento del piano rispetto all’evoluzione dei fabbisogni e lo stato di attuazione delle indicazioni del piano: la presente finalità si raggiunge avendo raggiunto la precedente, ed attivando forme di ascolto della popolazione; ▪ valutare il grado di efficacia degli obiettivi di piano sia in ordine al contesto territoriale sia in ordine al contesto locale; ▪ definire un sistema di indicatori territoriali di riferimento per il comune.

Per raggiungere tutte le finalità precedenti occorre definire un protocollo interno all’ufficio tecnico ed appoggiarsi al Diario di valutazione, onde avere materiale ed indicazioni per la stesura del Rapporto periodico. Il sistema di monitoraggio sarà costruito pertanto da: ƒ basi informative; ƒ indicatori, ƒ criteri; ƒ procedure, tenendo presenti: la struttura dell’ufficio di piano, le relazioni con gli altri settori dell’Amministrazione e con gli enti esterni, il sistema dei soggetti (che si è richiamato come sostanziale e va costruito all’inizio della procedura di monitoraggio). Nel momento attuale si possono considerare indicatori primari del sistema di monitoraggio quelli identificati per la verifica di coerenza interna, meglio sintetizzati nella tabella del seguente punto, da calcolare e tabellare per ogni azione di piano in attuazione. ______232

Per tale finalità andrà impostato un database topografico di Piano e di VAS all’interno del quale l’ufficio tecnico può addizionare la conoscenza che si matura sulle trasformazioni del territorio generate dal piano e sulle modalità attuative, anche di dettaglio. Per una migliore efficacia dell’attività di monitoraggio si confida inoltre: ƒ nell’attivazione di un processo impostato sul modello di Agenda XXI Locale per la costruzione condivisa di un sistema di dati locali che consenta, in breve tempo, di disporre di criteri di giudizio oggettivi sulle risorse ambientali in gioco; ƒ nella costante verifica dell’efficacia delle azioni in relazione agli Indirizzi Ambientali del Piano di cui al Capitolo 8 del presente documento; ƒ nella costante verifica dell’efficacia delle azioni in relazione agli Elementi di Coerenza Esterna ed Interna rilevati al Capitolo 8 del presente documento; ƒ nella costante verifica dell’efficacia delle azioni in relazione agli Obiettivi di sostenibilità ambientale generali e locali indicati al Capitolo 8 del presente documento; ƒ nella possibilità di allocare nel territorio del Comune di San Paolo d’Argon, attraverso i meccanismi di compensazione/concertazione da attivarsi in occasione della valutazione di proposte di Piani Attuativi, di una centralina di rilevamento in grado di fornire dati locali direttamente acquisibili e gestibili dall’Ufficio Tecnico.

Indicatori da monitorare per le varie componenti ambientali Nell’ambito della valutazione degli impatti che le azioni di Piano possono esercitare sul territorio, in relazione al conseguimento degli obiettivi che il Piano stesso si pone, la scelta degli indicatori ambientali riveste un importante significato esplicativo per la quantificazione degli impatti. Per “indicatore” si intende un parametro o un valore derivato che è in grado di fornire notizie in forma sintetica circa un fenomeno ambientale, e possiede un valore che oltrepassa le proprietà stesse direttamente associate. E’ un dato espresso in una specifica scala di misura che, posti determinati obiettivi, aiuta a valutare a che punto si è, in quale direzione si sta andando e quanto si è distanti dal punto di arrivo. La costruzione del quadro di indicatori basati su solide argomentazioni teoriche, efficaci nell’orientare i processi decisionali e capaci di restituire un concreto quadro di valutazione nei monitoraggi, è diventato uno dei compiti principali della ricerca in tema di sostenibilità. Come afferma l’Osservatorio sulle Città Sostenibili “gli indicatori sono necessari per saldare la conoscenza con la scelta politica, tramite quell’atto cruciale che è la valutazione delle prestazioni, in termini di sostenibilità dei sistemi che vanno governati e delle azioni di governo”. Prefigurano un significato sintetico e rispondono al bisogno di ridurre al minimo il numero di variabili da considerare per valutare il fenomeno, semplificando altresì il processo di comunicazione dei risultati. Nello specifico gli indicatori permettono di: • descrivere la quantità e la qualità dei fenomeni; • descrivere le azioni che determinano modificazioni significative sull’ecosistema e sulle condizioni socio- economiche; • evidenziare le azioni finalizzate alla compensazione, al miglioramento ed alla correzione delle situazioni di criticità. Il progetto di monitoraggio dovrà prevedere il rilevamento dei dati allo stato iniziale ed a un momento futuro definito in accordo con l’Amministrazione comunale. Dal periodico aggiornamento degli stessi si potrà desumere se e quanto saranno raggiunti gli obiettivi del Piano, e nell’eventualità di eccessivo scostamento dai valori attesi, sarà opportuno innescare azioni correttive. Di seguito si presenta uno schema di riferimento degli indicatori proposti in relazione alla tipologia ricondotta allo schema DPRIS : D: forze determinanti (attività per bisogni individuali, sociali, economici…) P: pressioni (da forze, attività e comportamenti umani) S: stato (qualità) I: impatti (cambiamenti significativi) R: risposte (azioni di governo)

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