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LA RETE ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI LATINA

PROGRAMMA RETE ECOLOGICA MONTI – RIO SANTA CROCE – PROMONTORIO DI GIANOLA & PROGETTO PILOTA RETE ECOLOGICA PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO – , AURUNCI E LEPINI

RELAZIONE TECNICA CONCLUSIVA

A CURA DI MICHELE GIUNTI, ALESSANDRO PIAZZI E ANTONIO FORTE

ottobre 2009

Foreste & Biomasse Srl, Latina

NEMO Srl, Firenze Studio Associato di Piazzi & Cozzolino, Anzio

Dirigente responsabile della Provincia di Latina: dott.ssa Nicoletta Valle Ufficio Tecnico provinciale: Arch. Enrico Sorabella, Arch. Marina Chiota, Arch. Giovanni Casciaro, Arch. Pasqualina Costanza Buono e Rita Calabresi.

Gruppo di Lavoro: dott. For. Michele Giunti (coordinamento tecnico-scientifico) Biol. Alessandro Piazzi dott. For. Antonio Forte Biol. Cristina Castelli dott. Nat. Francesca Surbera dott. Nat. Barbara Lastrucci dott. For. Linda Colligiani Arch. Giacomo Cozzolino Sig. Ferdinando Corbi dott. Nat. Silvio d’Alessio

Si ringrazia Corrado Battisti per i preziosi consigli forniti all’impostazione metodologica e Sergio Zerunian per gli aspetti relativi alle problematiche dei corsi d’acqua del territorio provinciale.

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina - Sommario

1. PREMESSA ...... 5 2. DEFINIZIONE DELL’AREA DI STUDIO ...... 8 3. RACCOLTA E SISTEMAZIONE DEI DATI E DELLE CONOSCENZE ACQUISITE ...... 10 3.1 FONTI DOCUMENTARIE EDITE ...... 10 3.2 FONTI DOCUMENTARIE INEDITE ...... 21 4. VALUTAZIONE DEL LIVELLO DELLE CONOSCENZE ...... 25 4.1 FAUNA ...... 25 4.1.1 Pesci ...... 25 4.1.2 Anfibi ...... 27 4.1.3 Rettili ...... 29 4.1.4 Uccelli ...... 32 4.1.5 Mammiferi ...... 44 4.2 INVERTEBRATI ...... 54 4.2.1 Molluschi ...... 54 4.2.2 Crostacei ...... 54 4.2.3 Insetti ...... 55 4.3 FLORA ...... 71 4.4 HABITAT ...... 75 5. USO DEL SUOLO ...... 77 5.1 CARTA DELL’USO DEL SUOLO ...... 77 5.2 CARATTERIZZAZIONE A SCALA PROVINCIALE ...... 80 5.3 APPROFONDIMENTI DELL’USO DEL SUOLO SU AREE CAMPIONE ...... 82 5.3.1 Promontorio del Circeo ...... 82 5.3.2 Piana di ...... 85 5.3.3 Promontorio di Gianola ...... 88 5.3.4 ...... 90 5.3.5 Monti Aurunci ...... 94 6. REALIZZAZIONE DEL GEODATABASE DEI DATI NATURALISTICI (SPECIE E HABITAT) 99 6.1.1 Database segnalazioni ...... 99 6.1.2 Database degli elementi di attenzione ...... 101 7. DISTRIBUZIONE REALE DI SPECIE E HABITAT ...... 120 8. FISIONOMIA DELLA VEGETAZIONE FORESTALE ...... 169 9. VEGETAZIONE POTENZIALE ...... 172 9.1 APPROFONDIMENTI RIGUARDO ALLA VEGETAZIONE POTENAZIALE SU AREE CAMPIONE ...... 173 9.1.1 Promontorio del Circeo ...... 173 9.1.2 Piana di Fondi ...... 175 9.1.3 Promontorio di Gianola ...... 176 9.1.4 Monti Lepini ...... 178 9.1.5 Monti Aurunci ...... 179 10. INDIVIDUAZIONE DELLE SPECIE TARGET ...... 181 11. CARATTERIZZAZIONE DEI CORSI D’ACQUA ...... 207 11.1 METODOLOGIA UTILIZZATA ...... 207 11.1.1 Metodologia di elaborazione ...... 211 11.2 RISULTATI ...... 214 12. MODELLI DI IDONEITÀ AMBIENTALE E STRUTTURA DELLE RETI ECOLOGICHE ...... 244

12.1 MODELLI DI IDONEITÀ AMBIENTALE ...... 244 Pagina3 12.2 STRUTTURA DELLA RETE ECOLOGICA ...... 247

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Sommario

12.2.1 Rete Ecologica Forestale ...... 249 13. CRITICITÀ REALI ...... 252 14. CRITICITÀ POTENZIALI ...... 257 15. OBIETTIVI, STRATEGIE E AZIONI ...... 261 15.1 GLI OBIETTIVI DI CONSERVAZIONE ...... 262 15.2 INDIVIDUAZIONE DELLE STRATEGIE ...... 278 15.2.1 Ambienti forestali ...... 278 15.2.2 Ambienti agricoli ...... 303 15.2.3 Zone umide ...... 308 16. STUDI DI FATTIBILITÀ ...... 318 17. COMUNICAZIONE E MEDIAZIONE SOCIALE ...... 319 18. BIBLIOGRAFIA ...... 320

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Premessa

1. PREMESSA

Attualmente, almeno in Europa, una delle principali significativo per alcune di queste (es. riccio, piccoli minacce alla conservazione della biodiversità e alla roditori, istrice, puzzola, tasso, varie specie di rettili sopravvivenza di specie in pericolo di estinzione, e anfibi). sia a livello locale che globale, è rappresentata dal processo di frammentazione degli habitat naturali e semi-naturali. Tale processo, che si attua principalmente mediante il consumo di suolo con opere di infrastrutturazione o edificazione, non ha conosciuto sosta dal dopoguerra ad oggi e, al contrario, appare negli ultimi anni in forte incremento. Le conseguenze per le specie animali, vegetali e per gli habitat naturali sono gravissime perché oltre ad una riduzione via via crescente del numero degli Figura 1 - Uno scoiattolo ucciso dal traffico individui o della superficie occupata nelle aree veicolare. Pur essendo nel resto del , questa specie risulta estinta nella Provincia di direttamente coinvolte dalle trasformazioni, si Latina dagli anni ’80 del secolo scorso, proprio per assiste ad un processo di isolamento delle la scarsa idoneità e l’isolamento degli ecosistemi forestali. popolazioni residue che vedono così sempre più ridotte le possibilità di scambio genetico, necessario Le specie sensibili alla frammentazione mostrano per la loro evoluzione e per l’adattamento al difficoltà a disperdersi attraverso aree non idonee proprio ambiente. In molti casi poi la dal punto di vista ecologico. Per mantenere vitali le frammentazione degli habitat naturali o semi- popolazioni di specie sensibili di una regione deve naturali si traduce in un danno immediato alle essere attuata un’adeguata pianificazione alla scala specie qualora impedisca a queste di poter svolgere di paesaggio. In questo senso, appare opportuno completamente il ciclo vitale. Costituiscono chiari evidenziare la necessità che la pianificazione di esempi di quanto appena detto le molte opere ambiti territoriali funzionali alle dinamiche e al idrauliche, quali ad esempio briglie e paratoie, che mantenimento delle vitalità di molte specie sensibili non permettono alla grande maggioranza dei pesci utilizzi il concetto di connettività a scala di di spostarsi liberamente nel corso d’acqua. Per paesaggio più che quello di corridoio tra specifici alcune specie, che necessitano di habitat diversi nei siti. vari periodi dell’anno, questo si traduce quasi La scarsa connettività, che condiziona oggi ampi sempre nella loro scomparsa dai corsi d’acqua settori del territorio provinciale di Latina, ha origini alterati. Analogamente, le infrastrutture viarie oltre lontane e caratterizza anche ambiti che solo in a costituire una barriera, più o meno impermeabile, apparenza non sembrano essere interessati dal al libero passaggio degli animali costituisce anche problema. Pagina5 un fattore di mortalità diretta che può essere molto

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Premessa

frammentazione e ai disturbi a scala di paesaggio  multiscalari, rapportate a differenti scale geografiche in relazioni alle necessità delle specie prese a riferimento;  multiobiettivo, ovvero avere obiettivi multipli di conservazione per distinguerli dagli Action plans dedicate a singoli componenti ambientali;  multidisciplinari, per relazionarsi con le

discipline ecologiche, urbanistiche e socio- Figura 2 – Disegno anonimo del 1704 raffigurante Fondi e la campagna circostante. Si noti la fitta reti economiche di siepi caratterizzante il tessuto agricolo e, in contrapposizione, la pressoché assenza di  dinamiche, per adattarsi ai cambiamenti vegetazione forestale sui rilievi degli Ausoni- ambientali che possono intervenire su Aurunci. ampie scale temporali in modo da Basti pensare alle superfici forestali che coprono assicurare che le popolazioni possono quasi completamente le pendici montuose e rispondere ad essi in modo adattativo collinari della Catena del Volsci (Monti Lepini,  qualificate, definite con priorità oggettive Ausoni e Aurunci) ma che da un punto di vista e con una qualificazione degli ambiti in qualitativo molto spesso risultano fortemente funzione degli obiettivi scelti. degradate da secoli di sfruttamento, incendi e pascolo. Per molte specie di flora e fauna tipica La presente relazione illustra i lavori di redazione degli habitat forestali maturi, tali boschi non delle reti ecologiche della Provincia di Latina con costituiscono ambienti idonei e sono perciò relegate particolare riferimento ai seguenti ambiti ad ambiti ristretti di carattere relittuale o sono del geografici, così come definiti in sede di tutto scomparse. convenzione: “Monti Aurunci – Rio Santa Croce – La pianificazione di rete ecologica si pone dunque Promontorio di Gianola” e “Parco Nazionale del l’obiettivo, sotto uno stretto profilo di Circeo – Monti Ausoni, Aurunci e Lepini”. conservazione della natura, di mantenere o La metodologia adottata si compone di 16 fasi, non ripristinare un adeguato grado di connettività fra tutte in stretta successione cronologica, descritte popolazioni biologiche in paesaggi frammentati, ognuna in un capitolo della presente relazione. con ricadute anche su livelli superiori di organizzazione della biodiversità e sui processi Le fasi sono le seguenti: ecologici in generale (Battisti, 2004). 1- Definizione dell’area di indagine Le reti ecologiche dovrebbero pertanto essere 2- Sistemazione della raccolta dati/delle (Reggiani et al., 2001): conoscenze acquisite  multispecifiche, definite per un gruppo 3- Valutazione del livello delle conoscenze

eterogeneo di specie sensibili alla 4- Uso del Suolo Pagina6

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Premessa

5- Realizzazione del Geodatabase dei dati F. Struttura della rete ecologica per le specie naturalistici (specie e habitat) focali di ambito forestale 6- Distribuzione reale di specie e habitat G. Carta delle criticità reali 7- Fisionomia della vegetazione forestale H. Carta delle criticità potenziali 8- Vegetazione potenziale 9- Individuazione delle specie target In formato cartaceo e digitale (shape files e 10- Modelli di idoneità ambientale e pdf): struttura della rete ecologica. 11- Caratterizzazione dei corsi d’acqua 1. Carta delle strategie: Ambito Forestale 12- Criticità reali (scala 1:75.000) 13- Criticità potenziali 2. Carta delle strategie: Ambito Agricolo 14- Individuazione degli obiettivi, delle (scala 1:75.000) strategie e delle azioni 3. Carta delle strategie: Ambito delle Zone 15- Studio di fattibilità di almeno 2 umide (scala 1:75.000) interventi di riqualificazione di aree di 4. Studio di di fattibilità: Intervento di collegamento funzionale Riqualificazione del Fiume Sisto-Ninfa 16- Comunicazione e mediazione sociale (scala 1:10.000) 5. Studio di di fattibilità: Intervento di Allegato alla presente relazione viene riportato Riqualificazione del Fiume anche il seguente elenco di tavole. (scala 1:5.000) In formato digitale (shape files e pdf) elaborate 6. Studio di di fattibilità: Intervento di tutte in scala 1:10.000 e restituite in scala 1:75.000 Riqualificazione dei Canali di Bonifica per facilità di lettura: della Pianura Pontina (scala 1:12.000) A. Uso del Suolo 7. Studio di di fattibilità: Intervento di B. Mappe di distribuzione reale di specie e Riqualificazione dei Canali della Piana di habitat Fondi (scala 1:7.500) C. Fisionomia della vegetazione forestale 8. Studio di di fattibilità: Intervento di D. Vegetazione potenziale Riqualificazione del Rio S.Croce (scala E. Screening dei corsi d’acqua: stato e 1:5.000) pressione antropica

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Definizione dell’area di studio

2. DEFINIZIONE DELL’AREA DI STUDIO

La definizione dell’area di studio costituisce tessuto connettivo in termini ecologico-funzionali. chiaramente il primo passo del lavoro perché, se da E’ stato pertanto deciso di estendere l’area di un lato appare ovvio che l’ambito analizzato analisi, almeno per alcune componenti, a comprenda interamente i siti in oggetto della comprendere anche i versanti nord-orientali nel Provincia di Latina, meno ovvio è decidere se (e di territorio provinciale di Roma e . quanto) potrebbe essere utile estendere il campo Complessivamente l’area indagata si estende per d’indagine. 2.864 kmq di cui 1.828 kmq in Provincia di Latina, Nel nostro caso i confini amministrativi che 266 Kmq in quella di Roma e 773 kmq in quella di separano a nord-est la Provincia di Latina da quella Frosinone. Non ricadono nell’area di studio il di Roma e Frosinone corrono grosso modo sugli settore più settentrionale della Provincia di Latina spartiacque delle tre principali catene montuose che (zona di Aprilia) e quello più meridionale (zona di costituiscono i Monti del Volsci (Lepini, Ausoni e Minturno e gravitanti sul bacino del Aurunci). Appare pertanto evidente che limitare ). l’attenzione ai versanti sud-occidentali delle tre catene montuose possa condurre ad un grossolano errore di valutazione delle effettive potenzialità del

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Definizione dell’area di studio

Figura 3 – Inquadramento dell’area di studio (in rosso) e del confine provinciale (in blu)

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati

3. RACCOLTA E SISTEMAZIONE DEI DATI E DELLE CONOSCENZE ACQUISITE

La raccolta delle informazioni edite e inedite utili a Complessivamente sono stati raccolti oltre 24 mila caratterizzare il territorio in esame da un punto di dati relativi a specie e oltre cinquecento relativi ad vista ecologico costituisce una delle fasi più habitat. Le informazioni riguardanti altri aspetti di importanti dell’intero lavoro, perché propedeutica natura ambientale (es. uso del suolo, dati sulla rispetto a tutte le fasi successive e, in particolare, qualità delle acque interne, dati sulla distribuzione alla quella interente la scelta delle specie “focali” degli elementi vegetazionali lineari, censimento (target) che saranno utilizzate per valutare l’attuale delle opere idrauliche) sicuramente utili in fase di stato di connessione ecologica del territorio e verso redazione del progetto, sono state affrontate cui dovranno essere intraprese le azioni per ridurne separatamente. la frammentazione. Relativamente alle specie di fauna, la fase di Il lavoro svolto è stato molto complesso perché le raccolta ha interessato tutti i Vertebrati. Per gli conoscenze naturalistiche di un territorio così vasto Invertebrati, così come per tutte le specie di flora, presentano spesso caratteristiche di notevole sono stati raccolti dati relativamente alle specie di disomogeneità (spaziale, temporale, di scala di interesse comunitario (ai sensi della Direttiva analisi, ecc.) che impone un’attenta analisi critica di 92/43/CEE, Allegato II) e a quelle incluse in Liste ogni dato e della sua fonte. Rosse o endemiche a scala regionale. Nei casi di In questo lavoro, il contributo di alcuni esperti disponibilità di banche dati georeferenziate già locali nelle varie discipline è stato fondamentale. disponibili (es. GIS-NATURA, Formulari Inoltre molti dei dati archiviati provengono da fonti Ministeriali dei siti Natura 2000), l’archiviazione di inedite che gli esperti hanno contribuito a Invertebrati e flora è stata estesa anche a tutte le raccogliere e a mettere a disposizione. altre specie. Per questa prima e impegnativa fase di lavoro, i dati Relativamente agli habitat, sono stati raccolti dati raccolti e archiviati sono stati essenzialmente quelli esclusivamente per quelli di interesse comunitario relativi alla presenza di specie e habitat. (ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, Allegato I).

3.1 FONTI DOCUMENTARIE EDITE

Per quanto concerne i dati editi, le fonti nell’archivio. In alcuni casi infatti i dati contenuti documentarie consultate sono oltre 160; in nei vari lavori non riportavano informazioni bibliografia si riporta l’elenco completo. Preme relative ad una precisa localizzazione spaziale, ma sottolineare che non tutte le pubblicazioni riportanti venivano citati in forma aggregata come risultato di dati e/o informazioni relative a specie o habitat particolari elaborazioni. Sono risultate altresì non presenti nel territorio analizzato hanno poi dato utili informazioni relative a segnalazioni di specie origine a dati (records) realmente confluiti di Uccelli con una fenologia diversa da quella di Pagina10

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati nidificante e svernante (in questo caso sono (reticolato UTM), ma nella maggior parte dei casi confluite nell’archivio solo quelle derivanti da al dato è associata anche una informazione relativa precedenti archivi georeferenziati). E’ questo, ad alla località (più o meno dettagliata). Per 411 esempio, il caso delle molte pubblicazioni records tale informazione è stata utilizzata per riguardanti popolazioni migratrici studiate nel migliorare la precisione del dato, associando Parco Nazionale del Circeo. Altre pubblicazioni l’informazione alle coordinate geografiche risultano inoltre datate e, in alcuni casi, le puntiformi del toponimo IGM. Sempre segnalazioni relative ad ambiti geografici definiti relativamente agli aspetti faunistici, e in particolare vengono riprese da altre pubblicazioni più recenti agli uccelli, altre preziose informazioni provengono confermando il dato di presenza o evidenziando una dai dati raccolti per le IBA nell’ambito del progetto estinzione. In questi casi si è preferito quasi sempre Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla riportare solo il dato più recente. base della rete delle Important Bird Areas (Brunner Di tutte le informazioni edite alcune sono risultate et al., 2005) sempre contenuto all’interno del GIS- particolarmente utili ai fini del lavoro e meritano NATURA. In questo caso i records raccolti per le 3 pertanto di essere evidenziate. IBA presenti nell’area di studio (Monti Lepini, A scala provinciale moltissimi dati provengono Monti Ausoni e Aurunci, Parco Nazionale del dall’archivio GIS NATURA realizzato dal Circeo) sono risultati 164 che si vanno ad Ministero dell'Ambiente e della Tutela del aggiungere ai precedenti due archivi. Preme Territorio con il contributo del Politecnico di evidenziare come già l’accorpamento dell’archivio Milano e della DPN Direzione per la Protezione Ckmap-MITO e IBA generi, per alcune specie, una della Natura. Questo geodabase, si compone a sua parziale ridondanza di informazioni determinata dal volta di diversi archivi (quasi sempre atlanti fatto che le due fonti sono riferite a entità poligonali distributivi con dati qualitativi) relativi a flora, differenti (celle quadrate la prima, areali la fauna e habitat. seconda) in gran parte sovrapposte. L’archivio IBA, Per gli aspetti faunistici i due principali archivi sebbene geograficamente meno di dettaglio, utilizzati dal presente lavoro sono stati Ckmap contiene informazioni aggiuntive e più recenti sulla (Ruffo S., Stoch F. [eds.], 2005) per tutta la fauna stima numerica delle popolazioni presenti. terrestre e delle acque interne ad esclusione della Per gli aspetti floristici l’archivio presente in GIS Classe degli Uccelli, e Ckmap-MITO (Fornasari et NATURA è Ckmap-flora da cui sono stati estratti al., 2002) per gli Uccelli, che hanno fornito 128 dati puntiformi relativi a specie di flora di complessivamente 6.661 records (5.362 da Ckmap interesse conservazionistico. e 1.299 da Ckmap MITO). Entrambi gli archivi sono riferiti a celle quadrate di 10 km di lato Pagina11 Pagina11

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati

Figura 4 – Copertura dei dati derivanti da Ckmap-fauna

Figura 5 - Copertura dei dati derivanti da Ckmap-MITO

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Figura 6 – Copertura dei dati derivanti da progeto IBA

Figura 7 – Copertura dei dati derivanti da Ckmap-flora

Una grande mole di dati (1.840 records) proviene riferito alla tavoletta IGM 10x10 km. La dall’Atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio disponibilità del suddetto atlante in un archivio

(Boano et al., 1995) che fornisce il dato qualitativo elettronico ha consentito, mediante una ulteriore Pagina13 di presenza (come nidificanti) delle diverse specie, passaggio che permettesse di associare in modo

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati univo ogni singolo record ad una sola geometria, di determinata dalla disponibilità dell’Atlante già in trasferire l’intero archivio nel nostro geodatabase. formato elettronico. L’Atlante riporta anche una In questo caso, molte informazioni raccolte sono Lista Rossa degli uccelli nidificanti nel Lazio che è andate a sovrapporsi (seppur in modo stata utilizzata, nell’ambito del presente lavoro, geograficamente non coincidente, visto che i come parametro di selezione delle specie che reticolati UTM e IGM sono differenti) alle altre già compongono gli elementi della Lista di Attenzione acquisite. La scelta di non scartarle a priori è stata (vedi Capitolo 6).

Figura 8 – Copertura dei dati derivanti dall’Atlante degli Uccelli nidificanti nel Lazio (Boano et al. 1995)

A scala regionale sono stati considerati anche le Sempre a scala regionale è il lavoro di Bologna et informazioni (sebbene non confluite nell’archivio al. (2000) sugli Anfibi e Rettili del Lazio che perché pubblicate alla fine del presente progetto) riporta un atlante distributivo delle specie su maglia derivanti da lavori dedicati a singole specie o quadrata UTM di 10 km di lato. Tale lavoro viene gruppi di specie: rapaci diurni (Aradis et al., 2009), poi ripreso e aggiornato da Sindaco et al. (2006) cormorano svernante e ardeidi nidificanti (Angelici nell’Atlante degli Anfibi e Rettili di Italia, in et al., 2009), limicoli nidificanti (Biondi et al., grandissima parte confluito in Ckmap. Inoltre 2009), coturnice (Sorace et al., 2009), nibbio bruno moltissimi dati relativi alla distribuzione (Guerrieri et al., 2009), poiana (Guerrieri et al., dell’Erpetofauna sono stati acquisti da altre fonti Pagina14 Pagina14 2009). disponibili ad un ottimo livello di dettaglio

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati geografico (dati inediti e pubblicazioni questo caso l’unità di campionamento è la tavoletta specialistiche). Per questo motivo è stato deciso di IGM suddivisa in quarti di 5x5 km e il dato non informatizzare il lavoro di Bologna et al. associato per ogni specie è semiquantitativo (viene proprio per evitare una inutile ridondanza di indicata la media degli individui avvistati per ogni informazioni. Tale lavoro è stato comunque punto d’ascolto). Sebbene la disponibilità di questo consultato in fase di verifica delle informazioni lavoro fosse solo cartacea si è ritenuto importante, raccolte e perché contenente la Lista Rossa degli per 30 specie di queste, informatizzare e geo- Anfibi e Rettili del Lazio. riferire i dati contenuti. Nella scelta delle specie si è preferito concentrare l’attenzione nei confronti di A scala sub-regionale è invece il lavoro di Biondi et quelle che presentano popolazioni perlopiù al. (1999) relativo all’Atlante degli uccelli presenti sedentarie, molte delle quali legate agli habitat in inverno lungo la fascia costiera del Lazio, redatto forestali, più utili nell’ambito del presente lavoro. con dati raccolti nelle stagioni invernali 1992-95. In Complessivamente i records archiviati sono 372.

Figura 9 – Copertura dei dati derivanti dall’Atlante degli uccelli presenti in inverno lungo la fascia costiera del Lazio (Biondi et al., 1999)

Per tutti i siti Natura 2000 (SIC e ZPS) interni records relativamente alla presenza (in molti casi è all’area di studio (vedi elenco alla pagina seguente) disponibile anche una stima numerica) nei diversi sono stati recuperati dal sito del Ministero siti di specie di interesse comunitario o di altre dell’Ambiente i dati relativi ai Formulari Standard specie ritenute importanti. Natura 2000. Da questo archivio provengono 741 Pagina15 Pagina15

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Tabella 1 – Elenco siti Natura 2000 presenti in Provincia di Latina Numero SITI NATURA 2000 di segnalazioni_ IT6030041 e Pian della Faggeta 39 IT6030042 Alta Valle del Torrente Rio 3 IT6030043 Monti Lepini 42 IT6040001 Grotta degli Ausi 6 IT6040002 Ninfa (ambienti acquatici) 7 IT6040003 Laghi Gricilli 30 IT6040005 Sugherete di S. Vito e Valle Marina 20 IT6040006 Monti Ausoni meridionali 32 IT6040007 Monte Leano 17 IT6040008 Canali in disuso della bonifica Pontina 11 IT6040009 Monte S. Angelo 17 IT6040010 31 IT6040011 Lago Lungo 11 IT6040012 Laghi Fogliano, Monaci, Caprolace e Pantani dell'Inferno 39 IT6040013 Lago di Sabaudia 31 IT6040014 Foresta Demaniale del Circeo 31 IT6040015 Parco Nazionale del Circeo 86 IT6040016 Promontorio del Circeo (Quarto Caldo) 18 IT6040017 Promontorio del Circeo (Quarto Freddo) 19 IT6040018 Dune del Circeo 10 IT6040021 Costa rocciosa tra Sperlonga e GaetaDuna di Capratica 5 IT6040022 Costa rocciosa tra Sperlonga e 15 IT6040023 Promontorio Gianola e Monte di Scauri 20 IT6040024 Rio S. Croce 9 IT6040026 (area sommitale) 17 IT6040027 Monte Redentore (versante sud) 24 IT6040028 Forcelle di Campello e di Fraile 13 IT604004 Bosco di Polverino 8 IT6040043 Monti Ausoni e Aurunci 49 IT6050021 Monte Caccume 15 IT6050022 Grotta di 7 IT6050023 Fiume Amaseno (alto corso) 8 IT6050024 Monte Calvo e Monte Calvilli 13 IT6050025 Bosco Selvapiana di Amaseno 5 IT6050026 Parete del Monte Fammera 14 IT6050028 Forcelle di Campello e di Fraile 7 Pagina16

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Figura 10 – Copertura dei dati derivanti dai Formulari delle Schede Natura 2000

Sempre in riferimento alla rete Natura 2000 è stato Un progetto molto utile, sebbene riferito ad un consultato il recente testo edito dalla Regione Lazio ambito geografico più ristretto, è quello che ha (Calvario et al., 2008) relativo agli habitat e specie interessato la teriofauna dei Monti Lepini (Amori et di interesse comunitario nel Lazio. Sebbene a al., 2002). Anche in questo caso la disponibilità del livello di mappe distributive il volume riporti i dati lavoro era solo cartacea, ma data l’importanza delle già presenti nell’archivio ministeriale informazioni contenute si è deciso di informatizzare sopramenzionato, per ogni habitat e specie viene e georeferenziare tutte le mappe distributive riportato anche un commento aggiornato alla presenti. L’unità di campionamento è risultata situazione attuale, utile laddove fossero conosciute sempre la tavoletta IGM suddivisa in quarti di 5x5 dagli Autori modifiche intercorse negli anni km. In questo caso è stato informatizzato il solo successivi dalla pubblicazione delle schede. Per dato di presenza. questo motivo il lavoro è stato utilizzato in fase di verifica per alcune segnalazioni contenute nell’archivio. Pagina17 Pagina17

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Figura 11 – Copertura dei dati derivanti da Amori et al. (2002) “I Mammiferi dei Monti Lepini”

I Monti Lepini risulta sicuramente il territorio più L. (2006) riportante la distribuzione sulla Catena studiato e conosciuto anche per altre Classi di dei Volsci di 4 specie di rilevante interesse Vertebrati. In particolare gli Uccelli, grazie ecologico e conservazionistico: Salamandrina all’Atlante ornitologico (Corsetti, 1989) e gli Anfibi terdigitata, Triturus carnifex, Triturus italicus e e Rettili (Corsetti, 1994), entrambi riferiti a Triturus vulgaris. Per ognuna di queste sono state tavolette IGM suddivise in quarti di 5x5 km. informatizzate tutte le stazioni di presenza riportate L’atlante degli uccelli ha fornito 219 records su in mappe distributive. Complessivamente sono stati specie di interesse, quello degli Anfibi e Rettili 217 archiviati 217 records. che sono stati informatizzati. Relativamente agli Anfibi nel comprensorio del Sempre sui Lepini, è stata consultata l’opera a Parco degli Aurunci, tutte le informazioni raccolte carattere divulgativo “Lepini: anima selvaggia del anche grazie a fonti inedite, sono state verificate Lazio” (Corsetti, 2006), per alcuni aggiornamenti con una recente pubblicazione di Romano et al. sulla presenza di alcune specie. (2007). Relativamente alle orchidee dei Lepini, è stato Relativamente ai Pesci, le informazioni più inserito nell’archivio l’atlante distributivo (Corsetti numerose derivano dalla Carta ittica dei bacini & Nardi, 1994), dopo il consueto lavoro di campione del Fiume Amaseno e del Lago di Fondi informatizzazione che ha fornito ben 446 records. (Zerunian & Leone, 1996).

Relativamente agli Anfibi Urodeli, molto Per quanto riguarda il Parco Nazionale del Circeo, Pagina18 interessante è risultata la pubblicazione di Corsetti che comprende un’ampia fascia di litorale del

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati comprensorio analizzato, le fonti documentarie  Biondi M., Pastorino A., 1986 - edite consultate sono molte anche se probabilmente Osservazioni sugli uccelli del Parco non abbastanza a caratterizzare in modo esauriente Nazionale del Circeo. Atti Convegno e sufficientemente dettagliato la distribuzione delle "Aspetti faunistici e problematiche diverse specie. zoologiche del Parco Nazionale del Relativamente ai soli Vertebrati terrestri, tutte le Circeo". - Atti Conv. "Aspetti faunistici e informazioni derivanti dai lavori editi prima del problematiche zoologiche del Parco 2000 sono state riassunte e criticamente valutate da Nazionale del Circeo". Sabaudia, 1984. M Montemaggiori (2000, relazione inedita) che A.F., P. N. Circeo: 157-168. elabora delle check list per tutti i gruppi  Biondi M., Pastorino A., Vigna Taglianti tassonomici analizzati (Anfibi, Rettili, Uccelli e A., 1989 - L'avifauna nidificante del Parco Mammiferi) che sono state tutte informatizzate Nazionale del Circeo. - M.A.F., P. N. (304 records). Questo lavoro è risultato Circeo, Monografia n. 1, 66 pp. particolarmente utile anche per evidenziare,  Carpaneto G.M., 1986- Osservazioni nonostante la consistente mole di studi presi in preliminari sugli Anfibi e sui Rettili del considerazione, le diverse lacune conoscitive Parco Nazionale del Circeo (Amphibia e relativamente alla presenza, consistenza e Reptilia). Atti Convegno “Aspetti distribuzione di alcune specie. faunistici e problematiche zoologiche nel Di seguito si riporta l’elenco dei principali studi, ai Parco Nazionale del Circeo”. Ministero fini del presente lavoro, presi in esame da delle Agricoltura e delle Foreste e Parco Montemaggiori tra quelli relativi al solo PNC: Nazionale del Circeo. Sabaudia 1986: 145-  Allavena S., 1975 - Importanza 155. ornitologica dei Laghi Pontini e del Parco  Cascianelli D., Saracino U., 1981 - Nazionale del Circeo. - Atti del V Simp. Nidificazione del Cavaliere d'Italia Naz. Conserv. Natura. Cacucci, Bari: 335- Himantopus himantopus 381. (Recurvirostridae) e del Cuculo dal ciuffo  Allavena S., 1977 - Gli uccelli del Parco Clamator glandarius (Cuculidae) nella Nazionale del Circeo. - M.A.F., Collana Pianura Pontina -Lazio - con riferimento al verde, 49, 144 pp. loro status nel Parco Nazionale del Circeo.  Barbieri A., Gilli F., Negri A., 1988 - - Atti I° Conv. Ital. Orn., Aulla: 45. Avvistamento di Gazza marina Alca torda  Contoli L., 1986 – Sulla diversità dei nel Parco Nazionale del Circeo. - Picus 14: sistemi trofici “Strigiformi” – 149-150. “Mammiferi” nel Parco del Circeo e le  Biondi M., 1985 - Aspetti faunistici del relative valutazioni ambientali. Atti Parco Nazionale del Circeo. - Quad. del Convegno “Aspetti faunistici e Parco, M.A.F., Sabaudia, 6, 47 pp. problematiche zoologiche del P.N. del Pagina19 Pagina19 Circeo”. Sabaudia:169-181.

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 Corbi F., 1996 - I risultati dei censimenti Successivamente al lavoro di Montemaggiori sono invernali degli uccelli acquatici nei laghi stati svolte alcune indagini confluite in del Parco Nazionale del Circeo (1981- pubblicazioni edite dal Parco Nazionale. Tra quelle 1995). Elementi per la gestione. - Atti ritenute più utili per il presente lavoro citiamo Conf. “Studi e ricerche sui laghi costieri Amori et al. (2005) sugli Insettivori e sui Roditori, del Parco Nazionale del Circeo”. Fogliano, Mastrobuoni et al. (2003, 2005) sui Chirotteri, 1995: 145-162. Ragni (2005) alcune specie “significative” di  Guerrieri G., Biondi M., Pietrelli L, 1989 - Mammiferi, Zerunian (2005) sulle emergenze Svernamento di Aquila di mare, Haliaeetus faunistiche, Zerunian (2006, ed.) sull’ittiofauna, albicilla, nella fascia costiera del Parco Zilli et al. (2005) sulle comunità di Lepidotteri Nazionale del Circeo (Italia centrale). - notturni. L’analisi di queste fonti ha portato Riv. Ital. Orn., 59 (3-4): 299-302. all’archiviazione di 182 records.  Tornielli A., 1983 - Gli uccelli del Parco Sebbene non confluiti nell’archivio georeferenziato, Nazionale del Circeo. - Gli Uccelli d'Italia. molto interessanti risultano i dati raccolti da Gaiba 1: 3-23. 2: 79-107. 3: 189-210.4: 252-273. e Mastrobuoni (2009) sulla distribuzione degli  Trotta M., 1999 - Primi dati sulla selezione strigiformi nel Parco Nazionale. dell'Habitat dei Limicoli nel Parco Relativamente agli aspetti floristici e vegetazionali Nazionale del Circeo - Avocetta, 23: 177. le informazioni edite più rilevanti provengono dai  Vigna Taglianti A., 1986. Considerazioni lavori di Prola (1985) sulle orchidee, Padula (1985), generali sull’importanza zoologica del Anzalone et al. (1997), Anzalone (1998), Filesi et Parco Nazionale del Circeo. Atti al. (1998), Frondoni e Iberite (1998), Lattanzi Convegno “Aspetti faunistici e (2005) sulle emergenze floristiche, Blasi (2005) sul problematiche zoologiche nel Parco paesaggio vegetale, Iberite (2005) sulle praterie Nazionale del Circeo”. Ministero delle alofile e gli ambienti lagunari. Agricoltura e delle Foreste e Parco Per quanto riguarda il Parco degli Aurunci alcune Nazionale del Circeo. Sabaudia 1986: 183- informazioni (188 records) relative alla presenza di 196. specie di fauna vertebrata e invertebrata  Zerunian S. (ed), 1996 – Studi e ricerche provengono da Corsetti (2002). sui laghi costieri del Parco Nazionale del Relativamente agli habitat, le informazioni edite Circeo. – Min. Politiche Agricole. risultano molto più scarse e provengono Gestione ex ASFD, 166 pp. essenzialmente da due fonti: formulari standard del  Zerunian S., Reichegger I., 1997 - Ministero per i siti Natura 2000, e GIS Natura che Checklist dei Vertebrati del Parco riporta la localizzazione puntiforme dei soli habitat Nazionale del Circeo (aspetti preliminari) prioritari derivanti dal Progetto di “Censimento e ipotesi di reintroduzioni - Suppl. Ric. degli Habitat prioritari” condotto dalla Società Biol. Selvaggina, XXVII: 867-872 Botanica Italiana tra il 1993 e il 2001. Un Pagina20 Pagina20 aggiornamento dell’elenco degli habitat presenti

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati all’interno della ZPS “Parco Nazionale del Circeo” Il numero dei records archiviati è 156 per quelli a è presente in Zerunian (ed., 2005) e per tutti i copertura areale e 80 per quelli puntiformi. SIC/ZPS del Lazio in Calvario et al (eds, 2008).

Figura 12 – Copertura dei dati derivanti dalle Formulari delle Schede Natura 2000 e dal Censimento degli Habitat prioritari (Società Botanica Italiana, 2001)

3.2 FONTI DOCUMENTARIE INEDITE

Molte dei dati archiviati derivano da materiale progetto confluiscono tutti i dati raccolti in 9 anni attualmente inedito e sono in gran parte il frutto di (2000-2008) di censimenti standardizzati con la studi approfonditi o progetti di monitoraggio attuati metodologia MITO (stazione d’ascolto di 10 minuti a varia scala sul territorio regionale del Lazio o su in cui vengono registrati tutti i contatti con gli ambiti più ristretti (es. siti Natura 2000, aree individui presenti differenziando quelli entro e oltre protette, zone umide, ecc.). 100 metri di distanza dal rilevatore). I dati raccolti e Per numero e qualità dei dati (accuratezza informatizzati vengono utilizzati per rappresentare geografica, importanza ecologica delle specie la distribuzione delle specie nei diversi quadranti trattate, ecc.) il progetto che più di ogni altro ha UTM della regione (atlante qualitativo) e, contribuito ad arricchire il geodabase è stato quello utilizzando i dati di frequenza, per effettuare le

del “Nuovo Atlante degli Uccelli nidificanti nel stime quantitative delle popolazioni appartenenti Pagina21 Lazio” (in preparazione per la stampa). In questo alle specie più comuni. Nell’ambito del presente

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati lavoro è stato importato l’archivio già trasferimento, ecc.). Complessivamente i dati informatizzato riferito ad ogni stazione puntiforme confluiti nel presente archivio risultano 7.589. (420 in tutto) senza tuttavia avere la disponibilità del dato quantitativo del rilevamento (es. numero di individui censiti) e dell’attività manifestata (esemplare in canto, osservato, in volo di

Figura 13 – Copertura dei dati derivanti dal Nuovo Atlante degli Uccelli nidificanti nel Lazio (in fase di pubblicazione)

Un altro importante archivio è quello degli uccelli della zona umida derivanti dallo strato informativo acquatici svernanti nelle zone umide della territoriale della reticolo idrografico del SIT Provincia di Latina, censite con regolarità a partire provinciale. Nei casi in cui i dati si riferissero ad dagli anni ’80 del secolo scorso (si veda ad es. aste fluviali (es. canali della bonifica pontina) sono Focardi et al., 1986; Corbi, 1996; Arcà et al., 1997; stati creati dei buffer (denominati areali buffer) a Serra et al., 1997; Brunelli et al., 1998; Baccetti et partire da queste. Oltre ai suddetti dati, sono al., 2002; Brunelli et al., 2004; Brunelli et al., 2006; conflitti nell’archivio (stavolta in forma di punti) Brunelli et al., 2009) durante il monitoraggio di 256 records relativi ad alcuni uccelli acquatici metà gennaio previsto dal protocollo Wetlands svernanti nelle aree della bonifica pontina non International per tutto il Paleartico. L’archivio ricadenti nel precedente archivio. informatizzato conta 2.533 records ognuno dei quali associato a un areale corrispondente ai confini Pagina22 Pagina22

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Figura 14 – Copertura dei deti derivanti dai censimenti invernali degli uccelli acquatici

Un discreto numero di dati inediti proviene anche IT6040006, IT6040023, IT6040002 e IT6040009. dagli elaborati dei Piani di Gestione realizzati per Complessivamente sono stati archiviati 1.236 10 siti Natura 2000 della Provincia di Latina. I siti records, relativi a presenza e in alcuni casi in questione sono: IT6030043, IT6040043, distribuzione dettagliata di specie di flora e fauna, IT6040008, IT6040003, IT6040010, IT6040004, mentre per gli habitat i records assommano a 272. Pagina23 Pagina23

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Figura 15 – Copertura dei dati derivanti dai Piani di Gestione realizzati per alcuni siti della rete Natura 2000.

Dati inediti relativi a distribuzione puntiforme di altre ancora) provengono da studi personali messi a numerose specie faunistiche (Anfibi, Rettili, disposizione dagli esperti coinvolti, per un totale di Chirotteri, lupo, Uccelli Passeriformi catturati per 330 records archiviati. un progetto di Inanellamento a scopo scientifico, e

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4. VALUTAZIONE DEL LIVELLO DELLE CONOSCENZE

4.1 FAUNA

4.1.1 Pesci Sulla base di 419 segnalazioni. la fauna ittica particolare significato in quanto estremamente dell’area di studio è costituita da 52 specie di cui, sensibile ai fenomeni di frammentazione che tuttavia, 23 appartengono all’ittiofauna marina che interessano tutti i corsi d’acqua presenti, dovuti solo occasionalmente e/o temporaneamente risulta essenzialmente alla scarsa qualità delle acque, degli presente all’interno dei laghi costieri della piana alvei e della vegetazione riparia. Assolutamente pontina o di quella di Fondi. Le specie delle acque dannose per la sopravvivenza delle popolazioni interne risultano pertanto 29, di cui 9 da considerare ittiche sono le opere idrauliche che impediscono alloctone o trasferite da altri distretti di origine (es. un’adeguata mobilità lungo il corso d’acqua, quali padano). Molte delle 20 specie autoctone risultano briglie, dighe o chiuse. Altrettanto deleteri sono le minacciate e meritevoli di particolare attenzione, immissioni a scopo di ripopolamento di ittico di alcune possono essere ormai considerate estinte materiale non autoctono, soprattutto quando questo localmente o del tutto dalla provincia di Latina (es. risulta costituito da specie estranee al corso d’acqua luccio). Nell’ambito del presente lavoro, naturale. sicuramente la fauna ittica d’acqua dolce assume un

Tabella 2 – Elenco specie ittiche Autoctono N. Nome scientifico Nome italiano Gruppo ecologico dell’area di segnalazioni studio Lampetra planeri Lampreda di ruscello Stenoalina dulcicola Si 11 Anguilla anguilla Anguilla Migratrice catadrome Si 31 Alosa fallax Alosa Migratrice facoltativa Si 1 Sardina pilchardus Sardina Marina occasionale Si 4 Engraulis encrasicolus Alice Marina occasionale Si 4 Alburnus alburnus alborella Alborella Residente No 2 Barbus plebejus Barbo Residente Si 5 Carassius auratus Carassio dorato Residente No 26 Chondrostoma soetta Savetta Residente No 1 Cyprinus carpio Carpa Residente No 26 Leuciscus cephalus Cavedano Residente Si 6 Rutilus erythrophthalmus Triotto Residente No 2 Rutilus rubilio Rovella Residente Si 44 Si

Scardinius erythrophthalmus Scardola Residente 2 Pagina25 Tinca tinca Tinca Residente Si 4

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Autoctono N. Nome scientifico Nome italiano Gruppo ecologico dell’area di segnalazioni studio Cobitis taenia bilineata Cobite Residente Si 11 Esox lucius Luccio Residente Si 1 Salmo (trutta) macrostigma Trota macrostigma Residente Si 6 Salmo (trutta) trutta Trota fario Residente Si 3 Belone belone Aguglia Marina occasionale Si 1 Aphanius fasciatus Nono Residente Si 7 Gambusia holbrooki Gambusia Residente No 26 Atherina boyeri Latterino Residente Si 26 Gasterosteus aculeatus Spinarello Residente Si 3 Nerophis ophidion Pesce ago sottile Marina occasionale Si 1 Syngnathus abaster Pese ago di rio Residente Si 5 Marina Si Dicentrarchus labrax Spigola colonizzatrice 4 temporanea Epinephelus marginatus Cernia bruna Marina occasionale Si 2 Lepomis gibbosus Persico sole Residente No 26 Trachinotus ovatus Leccia stella Marina occasionale Si 4 Diplodus annularis Sparaglione Marina occasionale Si 4 Diplodus puntazzo Sarago pizzuto Marina occasionale Si 4 Diplodus sargus sargus Sarago maggiore Marina occasionale Si 4 Diplodus vulgaris Sarago testa nera Marina occasionale Si 2 Sarpa salpa Salpa Marina occasionale Si 4 Marine colonizzatrici Si Sparus auratus Orata 4 temporanee Spicara flexuosa Menola Marina occasionale Si 2 Mullus barbatus Triglia di fango Marina occasionale Si 3 Marina Si Chelon labrosus Muggine labbrone colonizzatrice 4 temporanea Marina Si Liza aurata Muggine dorato colonizzatrice 4 temporanea Marina Si Liza ramada Muggine calamita colonizzatrice 25 temporanea Marina Si Liza saliens Muggine musino colonizzatrice 4 temporanea Marina Si Mugil cephalus Cefalo colonizzatrice 25 temporanea Symphodus roissali Tordo verde Marina occasionale Si 1 Si Salaria fluviatilis Cagnetta Residente 4 Pagina26 Salaria pavo Bavosa pavone Residente Si 4

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Autoctono N. Nome scientifico Nome italiano Gruppo ecologico dell’area di segnalazioni studio Gobius niger jozo Ghiozo nero Residente Si 4 Gobius paganellus Ghiozzo paganello Marina occasionale Si 4 Knipowitschia panizzae Ghiozzetto di laguna Residente No 7 Padogobius martensii Ghiozzo padano Residente No 2 Gobius nigricans Ghiozzo di ruscello Residente Si 5 Solea solea Sogliola Marina occasionale Si 4

4.1.2 Anfibi La Classe degli Anfibi è caratterizzata da un buon Nell’area indagata risultano presenti 12 specie per numero specie interessanti per valutare lo qualità un numero complessivo di segnalazioni pari a 902. ecologica di ecosistemi, alcune delle quali Questa Classe di vertebrati è indissolubilmente particolarmente adatte come indicatrici di legata all’acqua, almeno per una parte del suo ciclo frammentazione e degrado degli habitat. Diversi vitale. Questo implica che le esigenze ecologiche studi hanno dimostrato che, oltre che da fattori per gli anfibi sono più stringenti e alcuni fattori operanti a scala globale (come il calo dell'ozono ambientali (presenza e qualità dell’acqua) possono nella stratosfera), la maggior parte degli Anfibi essere limitanti, anche solo in alcuni periodi la cui risulta minacciata anche da numerose altre cause di durata dipende dalla specie trattata. Gli Anfibi sono alterazione ambientale: la bonifica delle zone presenti e distribuiti più o meno su tutto il territorio acquatiche, la deforestazione, l'inquinamento e provinciale. In generale i dati mostrano una l'immissione di una lunga serie di prodotti chimici distribuzione omogenea tra Lepini, Ausoni e (fertilizzanti, antiparassitari, ecc.), la diffusione di Aurunci molto più rarefatta per le zone umide del specie alloctone (es. gambero rosso della Luisiana). Lago di Fondi e del Parco Nazionale del Circeo. In Italia sono presenti 40 specie appartenenti a 2 Ordini.

Tabella 3 – Elenco specie di Anfibi N. Nome scientifico Nome italiano segnalazioni Salamandra salamandra Salamandra pezzata 1 Salamandrina terdigitata Salamandrina dagli occhiali 139 Triturus carnifex Tritone crestato italiano 188 Triturus italicus Tritone italiano 141 Triturus vulgaris Tritone punteggiato 107 Bombina pachypus Ululone appenninico 27

Bufo bufo Rospo comune 60 Pagina27 Bufo viridis Rospo smeraldino 16

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N. Nome scientifico Nome italiano segnalazioni Hyla intermedia Raganella italiana 54 Rana dalmatina Rana dalmatina 16 Rana italica Rana appenninica 83 Rana di Lessonae / Rana Kl esculenta - Rana bergeri /Rana kl hispanica Rana verde 70

4.1.2.1 Urodeli Nell’area di studio è segnalata la presenza di 5 Il Tritone punteggiato (Triturus vulgaris) sembra la specie appartenenti a questo Ordine, anche se per specie meno legata all’acqua verso cui si dirige quanto concerne la salamandra pezzata principalmente nel periodo riproduttivo; si riscontra (Salamandra salamandra) l’unica segnalazione si in un ampio spettro di habitat; alcuni studi hanno riferisce a un dato del 1970 per il Parco Nazionale dimostrato che quando si trova in simpatria con del Circeo e meriterebbe perciò una riconferma. Triturus carnifex occupa le parti del bacino meno Numerosissime invece le segnalazioni di profonde e con abbondante vegetazione. Ben salamandrina dagli occhiali (Salamandrina distribuita tra Lepini, Ausoni e Aurunci. terdigitata), specie endemica italiana e legata agli Il Tritone italiano (Triturus italicus) è considerata ecosistemi forestali meglio conservati. La specie una specie termofila almeno nella zona laziale del sembra ben distribuita sulla dorsale dei Monti suo areale; colonizza svariate tipologie ambientali Lepini, Ausoni e Aurunci e potrebbe fornire sia naturali che artificiali. Raramente lo si rinviene indicazioni su alcune variabili ecologiche legate in acque debolmente correnti; in bacini d’acqua alla sua presenza. perenni lo si può trovare tutti i mesi dell’anno. E’ Il Tritone crestato (Triturus carnifex) può essere distribuito principalmente tra i Monti Ausoni e trovato nelle seguenti tipologie di bacini: stagni, Aurunci, segnalato anche in pochi siti sui Lepini. pozze astatiche, piccoli corsi d’acqua o anse di Sul Monte Redentore (Aurunci) esiste una delle fiumi, canali di irrigazione, cisterne, pozzi di pietra, poche stazioni in Italia dove sono presenti tutte e tre fontanili e sorgenti. Grazie anche a studi recenti è le specie. La loro distribuzione in provincia può possibile indicare con precisione le stazioni in cui è essere interpretata sia tramite gli effetti della presente; la troviamo ben distribuita sui Monti competizione interspecifica che tramite differenti Lepini, Ausoni e Aurunci. esigenze ecologiche intrinseche ad ogni specie.

4.1.2.2 Anuri Nell’area di studio è segnalata la presenza di 7 Per il Parco del Circeo i soli dati presenti sono degli specie appartenenti a questo ordine. anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Il resto delle

Per l’ululone appenninico (Bombina pachypus) i segnalazioni si concentra sui Monti Lepini. Pagina28 dati sono pochi e richiederebbero ulteriori indagini.

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Il Rospo smeraldino (Bufo viridis) rispetto al rospo La rana appenninica (Rana italica) è una specie comune (Bufo bufo) frequenta ambienti più umidi e endemica dell'Appennino, dalla Liguria centrale caldi. La specie è particolarmente sensibile ai alla Calabria. Si trova per lo più presso ruscelli processi di frammentazione degli habitat a causa freddi in collina o in montagna e in zone boscose, dell’abitudine di ritornare al sito produttivo, a volte ma pure in grotte umide, lavatoi, abbeveratoi o percorrendo anche diversi km. Durante questi lungo i corsi dei fiumi dove resta sempre nei pressi spostamenti molti individui riproduttori vengono dell'acqua e se allarmata si tuffa subito. Durante uccisi sulle strade. l'inverno molti individui vanno ad ibernarsi sotto le Anche la raganella (Hyla arborea) è una specie radici degli alberi. La sua distribuzione in provincia sensibile ai processi di frammentazione in quanto è ampia, ma frammentata. Molto probabilmente strettamente legata, al di fuori del periodo risente della permanenza dell’acqua durante tutto riproduttivo, alla vegetazione arbustiva e arborea. l’anno. Poco si conosce sul suo stato di La sua distribuzione in provincia è abbastanza conservazione. Specie interessante, cosi come la articolata la troviamo nella parte Nord dei Monti Rana dalmatina (sebbene meno comune Lepini, sui Monti Ausoni, sui Monti Aurunci, nel dell’italica) perché strettamente legata ad habitat Parco Nazionale del Circeo e nell’area del Parco forestali. Naturale della Riviera di Ulisse.

4.1.3 Rettili Le specie di Rettili presenti nell’area di studio caspica e Testudo marginata), per un totale di 637 risultano 21, di cui due alloctone (Mauremys segnalazioni.

Tabella 4 – Elenco specie di Rettili N. Nome scientifico Nome italiano segnalazioni Mauremys caspica Mauremide caspica 1 Emys orbicularis Testuggine palustre europea 34 Trachemys scripta Testuggine palustre dalle guance rosse 3 Testudo hermanni Testuggine di Hermann 22 Testudo marginata Testuggine marginata 1 Caretta caretta Tartaruga caretta 2 Hemidactylus turcicus Geco verrucoso 27 Tarentola mauritanica Geco comune 26 Anguis fragilis Orbettino 37 Lacerta bilineata Ramarro 43

Podarcis muralis Lucertola muraiola 38 Pagina29 Podarcis sicula Lucertola campestre 43

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Chalcides chalcides Luscengola 62 Hierophis viridiflavus Biacco 78 Coronella austriaca Columbro liscio 13 Coronella girondica Columbro di Riccioli 6 Zamenis longissima Saettone comune 53 Elaphe quatuorlineata Cervone 39 Natrix natrix Natrice dal collare 62 Natrix tessellata Natrice tassellata 21 Vipera aspis Vipera comune 26

Le condizioni climatiche e soprattutto gli ambienti sorgenti, di stagni e di specchi d’acqua. Spesso gli carsici abbondantemente disponibili in tutte le aree argini divenuti «ecologicamente» maturi nel corso montuose della provincia determinano una relativa di decenni sono stati sostituiti da sterili opere in abbondanza delle popolazioni di gran parte di cemento, che non solo pregiudicano la queste specie. Anche la disponibilità zone umide, sopravvivenza delle colonie esistenti, ma purtroppo oggi sempre più a carattere relittuale, distruggono anche le basi vitali indispensabili a consente la presenza delle specie tipicamente futuri popolamenti. acquatiche come la testuggine d’acqua dolce (Emys La testuggine palustre ha una distribuzione orbicularis) la natrice dal collare (Natrix natrix) e disomogenea e frammentata, tipica caratteristica di la natrice tassellata (Natrix tessellata) una specie minacciata. Essendo un animale molto Nonostante questa presunta relativa abbondanza, la sensibile al deterioramento del proprio habitat, può distribuzione di gran parte delle specie non appare essere considerata a tutti gli effetti un "indicatore adeguatamente conosciuta. I dati risultano poco biologico". aggiornati e appaiono disomogenei o addirittura Mentre nel passato veniva cacciata dall'uomo per scarsi per alcune specie. scopi alimentari, oggi è principalmente minacciata Aree particolarmente dense di segnalazioni dalla scomparsa/degrado del suo habitat naturale. sembrano essere quelle situate nella parte Risente del progressivo inquinamento delle acque, settentrionale della provincia a cavallo tra la in particolare dell'immissione negli ambienti pianura e i Monti Lepini, ad est del Parco dei Monti acquatici di sostanze tossiche quali i pesticidi e Aurunci, tra Parco dei Monti Ausoni e il Lago di diserbanti. Altra rilevante minaccia è costituita Fondi e, in parte, anche nell’area del Parco dallo sfalcio sistematico della vegetazione ripariale Nazionale del Circeo. Queste considerazioni effettuata con mezzi meccanici che uccide o ferisce tuttavia, potrebbero risentire della mancanza di gli esemplari adulti e ne distrugge i nidi. La si trova studi e ricerche nelle altre aree. in stagni, fossati, paludi, fiumi e canali, in zone Per la distribuzione nella pianura pontina di quelle ricche di vegetazione acquatica e dove la corrente specie maggiormente legate agli ambienti acquatici dell’acqua è più lenta e il fondale fangoso. È potrebbero esistere fattori limitanti come la possibile trovarla anche in ambienti artificiali quali Pagina30 Pagina30 scomparsa e l’inquinamento di piccoli pozzi, canali di irrigazione, laghetti nei parchi cittadini e

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati in ogni habitat favorevole. Da evidenziare la La luscengola (Chalcides chalcides) è presente competizione con la specie alloctona Trachemys nelle zone erbose e umide e nei cespuglieti più scripta. freschi della macchia mediterranea. La sua presenza Le testuggine di Hermann (Testudo hermanni) trova in provincia è limitata al Parco Nazionale del rifugio e nutrimento nelle dune sabbiose costiere Circeo, al Parco Naturale dei Monti Aurunci, al ricche di vegetazione, nelle pinete costiere di pini Parco dei Monti Ausoni e Lago di Fondi. Da mediterranei con sottobosco di arbusti mediterranei, indagare la presenza in altre aree. nella vegetazione bassa cespugliosa della gariga, L’habitat elettivo dal cervone (Elaphe negli arbusti della macchia mediterranea e nel quatuorlineata), specie di notevole interesse sottobosco delle leccete e delle sugherete. Alcuni conservazionisitico, è la macchia mediterranea dal gruppi sono presenti nei querceti di roverelle e in livello del mare fino agli 1000 m. Predilige il alcuni boschi misti di querce e carpini, di frassini e limitare di boschi, i boschi radi e soleggiati o in pioppi bianchi. La sua presenza nella provincia è genere i luoghi con vegetazione sparsa, le macìe, i rara e limitata ad alcune aree e necessita di ulteriori muretti a secco e gli edifici abbandonati. Ama gli indagini; sembra ancora presente nel Parco ambienti caldi e umidi. È una specie in progressivo Nazionale del Circeo e nel Parco Regionale della declino per la scomparsa degli habitat in cui vive. Riviera di Ulisse. La cause della sua limitata La specie risulta presente nel Parco Nazionale del distribuzione sono da attribuire ad una Circeo e nel Parco Regionale degli Aurunci. La degradazione e frammentazione del suo habitat. carenza di segnalazioni su questa specie può L’orbettino (Anguis fragilis) vive negli ambienti e derivare anche dalla mancanza di studi e dalla nei substrati più diversi, che vanno dal terreno difficoltà di riconoscimento. torboso ai suoli delle praterie aride calcaree. E' La natrice tassellata (Natrix tesselleta) è segnalata presente nelle zone non troppo umide di paludi e nel Parco Nazionale del Circeo e sul Lago di Fondi. rive, nei boschi moderatamente soleggiati, nelle Recentemente segnalata nel Parco Regionale della radure, ai margini delle aree boscate, nei cespugli e Riviera di Ulisse. Questa specie è strettamente nelle siepi naturali, nei prati falciati solo legata all’acqua. Solo raramente colonizza ambienti saltuariamente, nei pascoli estensivi, nei vigneti, tra che non si trovino nelle sue immediate vicinanze. le alte erbe. Nonostante questa ampia valenza Predilige in particolare i corsi d’acqua a flusso lento ecologica si dimostra vulnerabile a fattori di o le acque ferme, ma può essere rinvenuta anche frammentazione e, tra questi, gli incendi giocano un lungo fiumi e torrenti più freddi e a flusso rapido. Il ruolo non secondario. Si rivela importante la pericolo maggiore che minaccia la natrice tassellata salvaguardia di corridoi (zone incolte, le siepi, le viene dalla progressiva distruzione dei suoi habitat strisce marginali dei campi, i tratti di rive, le e, in particolare, dalla gestione della vegetazione scarpate delle ferrovie, ecc) di collegamento tra i ripariale. Da indagare la sua presenza nelle altre vari ambienti che frequenta, così da conservare una aree. sorta di rete di percorsi sul territorio che permetta Il colubro liscio (Coronella austriaca) e il colubro Pagina31 Pagina31 un interscambio tra le popolazioni. di Riccioli (Coronella girondica) risultano specie

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati particolarmente esigenti e per questo piuttosto rare Molto più comuni risultano invece il geco non solo a scala provinciale. In molti casi una verrucoso (Hemidactylus turcicus), il geco comune condizione essenziale alla loro sopravvivenza è la (Tarentola mauritanica), la lucertola campestre presenza di una consistente popolazione di lucertole (Podarcis sicula), la lucertola muraiola (Podarcis quale fonte di cibo. La carenza di segnalazioni su muralis) entrambi presenti anche in contesti queste specie può derivare anche dalla mancanza di fortementne antropizzati, il biacco (Hierophis studi e dalla difficoltà di riconoscimento. Da viridiflavus) particolarmente legato alle varie forme indagare la loro presenza nelle altre aree. di macchia mediterranea. Il saettone (Zamenis La vipera comune (Vipera aspis) è il più comune longissima) invece appare più esigente, viperide italiano, vive in luoghi freschi ed assolati, prediligendo aree con presenza di vegetazione prediligendo ambienti poveri di vegetazione, prati, forestale alternata a macchie, incolti, pietraie, corsi pascoli e soprattutto pietraie. I suoi habitat naturali d’acqua. sono dunque vari e comprendono i boschi aperti, rocciosi e termofili, le frane e i ghiaioni.

4.1.4 Uccelli La Classe degli Uccelli è senza dubbio quella che, Tornielli 1983), tutti i lavori nonostante mettano in rispetto agli altri Vertebrati, presenta il maggior risalto una conoscenza di base dell'avifauna, sono livello di informazione sia come quantità di dati comunque insufficienti per quanto riguarda le (omogeneità della distribuzione delle segnalazioni) problematiche di altro tipo: etologiche, eco- che come qualità (stime quantitative delle etologiche, in parte fenologiche, corologiche, popolazioni e disponibilità di dati recenti). Tuttavia biologiche, fisiologiche. anche questo gruppo faunistico presenta lacune Le stesse liste di uccelli presentano comunque, conoscitive che tendono ad emergere man mano si dopo oltre 10 anni dalla pubblicazione, tutta una amplia la scala di indagine. serie di carenze e difetti di carattere generale, anche Le ricerche ornitologiche svolte finora in ambito sulla presenza o meno delle specie osservate, come provinciale mostrano una buona serie di lavori solo per esempio nei passeriformi. per alcune aree principali. L’unico lavoro che ha Sempre a livello provinciale il quadro delle fatto il punto della situazione generale risale al conoscenze si amplia e si aggiorna con i risultati del 1996 (Cascianelli et al.) in cui sono presentati un Monitoraggio dell’avifauna nidificante (in fase di elenco di specie e il rispettivo status fenologico. Si preparazione per la stampa) effettuato tra il 2000 al dispone poi di una buona conoscenza per quanto 2008. riguarda i Laghi Pontini e Parco Nazionale del Per quanto riguarda le specie, solo alcune specie o Circeo, Monti Lepini, Monti Aurunci, area costiera, gruppi sono state sufficientemente studiate in questi e Arcipelago Pontino (Allavena 1977, Biondi Mr. et ultimi anni: la berta maggiore (Corbi et alii 2005), alii. 1989, Biondi Ms. et alii. 1999, Corsetti 1988, il cormorano (Corbi 1989, 1995) il Falco pellegrino Pagina32 2006, 2007, Messineo et alii. 2001, Moltoni 1968, (Schenk et al. 1981), il gabbiano reale (Corbi et alii.

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2001, 2005), ed i picchi delle foreste planiziali estivanti, 157 svernanti. Chiaramente molte delle (Bernoni e Ianiello 1989), poco altro per le altre specie possono essere presenti sul territorio sia specie. durante il periodo della nidificazione che durante il Tra i gruppi meglio studiati e di cui si dispone di periodo di svernamento, anche con popolazioni una buona serie di dati ci sono le specie acquatiche distinte (come avviene spesso per alcune specie svernanti (anatre e folaga), all’inizio (anni ’70 del migratorie). Delle 233 specie ritenute presenti, 132 secolo scorso) i dati riguardavano soprattutto i sono presenti anche durante i periodi migratori. Laghi Pontini (Allavena 1975,1976), in periodo tra Complessivamente le segnalazioni disponibili l’altro in cui la consistenza dell'avifauna svernante nell’archivio risultano 15.115. per motivi venatori era piuttosto insignificante, fino alla buona conoscenza attuale di tutte le zone umide provinciali, derivate da una serie di lavori a carattere regionale (Corbi 1996, Brunelli et alii 1998, 2004, 2006). Altri dati sono riferiti solo per l’area provinciale più importante, il Parco Nazionale del Circeo (Biondi et alii. 1989), mentre per altre aree i dati più recenti sono riferiti agli studi svolti per l’elaborazione dei vari piani di gestione delle ZPS e SIC provinciali, questi ultimi per quanto aggiornati appaiono alquanto insufficienti da un punto di vista sia qualitativo sia quantitativo. Dall’esame delle fonti edite ed inedite consultate emerge che l’avifauna comprendente le sole specie che si considerano nidificanti (compreso quelle estivanti) e/o svernanti, escludendo invece le sole specie migratrici1, sono 233. Di queste, 143 risultano nidificanti, 11 nidificanti incerte, 2

1 L’esclusione delle specie presenti esclusivamente in migrazione è motivata dall’esigenza di concentrare l’attenzione su quelle maggiormente sensibili al processo di frammentazione, da intendersi in questo specifico caso soprattutto come attività antropica che genera barriere fisiche alla libera circolazione dei flussi genici tra diverse aree di un determinato territorio, piuttosto che perdita/degrado di habitat. In questo senso, le popolazioni di specie migratorie appaiono meno Pagina33 sensibili ai suddetti effetti.

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Tabella 5 – Elenco delle specie di Uccelli Nome scintifico Nome italiano N. Segnalazioni x fenologia Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot Gavia arctica Strolaga mezzana 7 7 Gavia immer Strolaga maggiore 2 2 Gavia stellata Strolaga minore 5 1 6 Tachybaptus ruficollis Tuffetto 33 143 2 178 Podiceps auritus Svasso cornuto 5 5 Podiceps cristatus Svasso maggiore 4 113 117 Podiceps grisegena Svasso collorosso 3 3 Podiceps nigricollis Svasso piccolo 69 69 Calonectris diomedea Berta maggiore 1 1 1 3 Puffinus yelkouan Berta minore 1 1 2 Morus bassanus Sula 1 1 Phalacrocorax carbo Cormorano 155 1 156 Phalacrocorax aristotelis Marangone dal ciuffo 1 1 Botaurus stellaris Tarabuso 18 1 19 Ixobrychus minutus Tarabusino 23 1 24 Nycticorax nycticorax Nitticora 7 3 15 2 27 Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto 2 1 4 7 Bubulcus ibis Airone guardabuoi 61 61 Casmerodius albus Airone bianco maggiore 95 95 Egretta garzetta Garzetta 10 126 8 144 Ardea cinerea Airone cenerino 1 150 1 152 Ardea purpurea Airone rosso 7 3 10 Ciconia ciconia Cicogna bianca 5 5 Ciconia nigra Cicogna nera 1 1 2 Plegadis falcinellus Mignattaio 6 1 7 Platalea leucorodia Spatola 12 12 Phoenicopterus roseus Fenicottero rosa 18 18 Phoeniconaias minor Fenicottero minore 1 1 Anser albifrons Oca lombardella 7 7 Anser anser Oca selvatica 28 28 Anser fabalis Oca granaiola 3 3 Tadorna tadorna Volpoca 2 1 23 26 Aix galericulata Anatra mandarina 2 2 Anas acuta Codone 51 51 Anas clypeata Mestolone 63 1 64

Anas crecca Alzavola 114 2 116 Pagina34 Anas Penelope Fischione 83 83

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Nome scintifico Nome italiano N. Segnalazioni x fenologia Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot Anas platyrhynchos Germano reale 23 98 1 122 Anas platyrhynchos Germano reale domestico 11 11 Anas querquedula Marzaiola 1 1 2 4 Anas strepera Canapiglia 57 1 58 Netta rufina Fistione turco 2 1 3 Aythya ferina Moriglione 1 59 60 Aythya fuligula Moretta 32 1 33 Aythya marila Moretta grigia 5 5 Aythya nyroca Moretta tabaccata 15 4 19 Clangula hyemalis Moretta codona 1 1 Bucephala clangula Quattrocchi 6 6 Mergus merganser Smergo maggiore 1 1 Mergus serrator Smergo minore 20 20 Pernis apivorus Falco pecchiaiolo 44 1 45 Milvus migrans Nibbio bruno 20 6 26 Haliaeetus albicilla Aquila di mare 2 2 Aquila chrysaetos Aquila reale 1 2 3 Aquila clanga Aquila anatraia maggiore 1 1 Circaetus gallicus Biancone 25 4 29 Circus aeruginosus Falco di palude 96 5 101 Circus cyaneus Albanella reale 21 5 26 Circus pygargus Albanella minore 1 5 6 Accipiter gentilis Astore 1 1 Accipiter nisus Sparviere 28 1 29 Buteo buteo Poiana 77 1 1 79 Pandion haliaetus Falco pescatore 4 3 7 Falco peregrinus Pellegrino 76 2 1 79 Falco biarmicus Lanario 1 1 2 Falco subbuteo Lodolaio 18 1 19 Falco tinnunculus Gheppio 166 2 1 169 Alectoris graeca Coturnice 16 16 Francolinus erckelii Francolino di Erckel 1 1 Perdix perdix Starna 1 1 Coturnix coturnix Quaglia comune 32 1 33 Phasianus colchicus Fagiano comune 30 30 Rallus aquaticus Porciglione 7 53 1 61 Porzana parva Schiribilla 1 1 2 2 6 Porzana porzana Voltolino 2 2 4 Pagina35 Pagina35 Gallinula chloropus Gallinella d'acqua 94 128 1 223

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Nome scintifico Nome italiano N. Segnalazioni x fenologia Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot Fulica atra Folaga 25 143 168 Grus grus Gru 11 1 12 Himantopus himantopus Cavaliere d'Italia 11 3 14 Recurvirostra avosetta Avocetta 8 8 Burhinus oedicnemus Occhione 1 1 2 Charadrius alexandrinus Fratino 4 7 11 Charadrius dubius Corriere piccolo 7 2 2 11 Charadrius hiaticula Corriere grosso 4 4 Pluvialis apricaria Piviere dorato 30 30 Pluvialis squatarola Pivieressa 19 19 Vanellus vanellus Pavoncella 81 1 82 Calidris alpina Piovanello pancianera 32 32 Calidris canutus Piovanello maggiore 4 4 Calidris minuta Gambecchio 21 1 22 Philomachus pugnax Combattente 13 5 18 Lymnocryptes minimus Frullino 6 1 7 Gallinago gallinago Beccaccino 70 1 71 Scolopax rusticola Beccaccia 2 2 Limosa limosa Pittima reale 6 1 7 Numenius arquata Chiurlo maggiore 45 45 Numenius phaeopus Chiurlo piccolo 3 3 Numenius tenuirostris Chiurlo 1 1 Tringa erythropus Totano moro 18 1 19 Tringa nebularia Pantana 5 1 6 Tringa ochropus Piro piro culbianco 1 1 2 Tringa totanus Pettegola 18 1 19 Actitis hypoleucos Piro piro piccolo 3 40 13 56 Stercorarius parasiticus Labbo 1 1 Stercorarius pomarinus Stercorario mezzano 1 1 Larus audouinii Gabbiano corso 2 2 1 5 Larus michahellis Gabbiano reale mediterraneo 30 11 125 166 Larus canus Gavina 3 3 Larus fuscus Zafferano 5 5 Larus genei Gabbiano roseo 1 2 3 Larus melanocephalus Gabbiano corallino 4 2 6 Larus minutus Gabbianello 5 5 Larus ridibundus Gabbiano comune 1 1 107 1 110 Sterna caspia Sterna maggiore 1 1 2 Pagina36 Pagina36 Sterna sandvicensis Beccapesci 66 1 67

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Nome scintifico Nome italiano N. Segnalazioni x fenologia Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot Chlidonias niger Mignattino 3 4 7 Columba livia Piccione selvatico 10 10 Columba livia Piccione torraiolo 12 12 Columba oenas Colombella 4 4 Columba palumbus Colombaccio 60 8 68 Streptopelia decaocto Tortora dal collare 75 15 90 Streptopelia turtur Tortora selvatica 171 1 172 Clamator glandarius Cuculo dal ciuffo 3 3 Cuculus canorus Cuculo 200 2 202 Tyto alba Barbagianni 62 1 63 Otus scops Assiolo 59 1 60 Athene noctua Civetta 100 1 1 102 Strix aluco Allocco 63 63 Asio flammeus Gufo di palude 2 1 3 Asio otus Gufo comune 4 1 5 Caprimulgus europaeus Succiacapre 55 1 2 58 Apus apus Rondone comune 277 2 279 Apus melba Rondone maggiore 47 47 Apus pallidus Rondone pallido 19 19 Alcedo atthis Martin pescatore 51 21 1 73 Merops apiaster Gruccione 58 2 60 Coracias garrulus Ghiandaia marina 4 1 5 Upupa epops Upupa 103 2 105 Jynx torquilla Torcicollo 92 6 2 100 Picus viridis Picchio verde 183 183 Dendrocopos minor Picchio rosso minore 13 13 Dendrocopos major Picchio rosso maggiore 64 64 Calandrella brachydactyla Calandrella 8 2 10 Galerida cristata Cappellaccia 69 1 70 Lullula arborea Tottavilla 52 1 5 58 Alauda arvensis Allodola 41 1 1 43 Ptyonoprogne rupestris Rondine montana 1 1 Hirundo daurica Rondine rossiccia 1 2 3 Hirundo rustica Rondine 322 2 324 Delichon urbica Balestruccio 167 2 169 Anthus campestris Calandro 69 1 70 Anthus pratensis Pispola 2 1 3 Anthus spinoletta Spioncello 1 1 2 Pagina37 Pagina37 Anthus trivialis Prispolone 2 1 3

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Nome scintifico Nome italiano N. Segnalazioni x fenologia Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot Motacilla alba Ballerina bianca 100 1 2 103 Motacilla cinerea Ballerina gialla 12 1 2 15 Motacilla flava Cutrettola 16 1 17 Troglodytes troglodytes Scricciolo 290 24 1 315 Prunella modularis Passera scopaiola 1 2 3 Erithacus rubecula Pettirosso 154 2 2 158 Luscinia megarhynchos Usignolo 314 2 316 Luscinia svecica Pettazzurro 7 1 8 Phoenicurus ochrurus Codirosso spazzacamino 16 2 2 20 Phoenicurus phoenicurus Codirosso comune 19 1 20 Saxicola rubetra Stiaccino 1 1 2 Saxicola torquata Saltimpalo 241 2 1 244 Oenanthe hispanica Monachella 23 1 24 Oenanthe oenanthe Culbianco 23 1 24 Monticola saxatilis Codirossone 23 23 Monticola solitarius Passero solitario 87 1 88 Turdus iliacus Tordo sassello 1 1 2 Turdus merula Merlo 436 2 1 439 Turdus philomelos Tordo Bottaccio 1 1 2 4 Turdus pilaris Cesena 1 1 Turdus viscivorus Tordela 25 25 Cettia cetti Usignolo di fiume 136 22 1 159 Cisticola juncidis Beccamoschino 222 1 1 224 Acrocephalus arundinaceus Cannareccione 32 1 33 Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo 1 17 1 19 Acrocephalus palustris Cannaiola verdognola 1 1 2 Acrocephalus scirpaceus Cannaiola comune 35 1 36 Hippolais polyglotta Canapino comune 49 49 Sylvia atricapilla Capinera 437 38 1 476 Sylvia cantillans Sterpazzolina 130 1 131 Sylvia communis Sterpazzola 37 1 38 Sylvia conspicillata Sterpazzola di Sardegna 6 1 4 11 Sylvia hortensis Bigia grossa 2 2 Sylvia melanocephala Occhiocotto 308 41 1 350 Sylvia sarda Magnanina sarda 1 1 2 Sylvia undata Magnanina comune 4 3 7 Phylloscopus collybita Luì piccolo 68 2 2 72 Phylloscopus sibilatrix Luì verde 3 1 4 Pagina38 Pagina38 Regulus ignicapillus Fiorrancino 110 15 1 126

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Nome scintifico Nome italiano N. Segnalazioni x fenologia Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot Regulus regulus Regolo 15 15 Muscicapa striata Pigliamosche 76 2 78 Ficedula albicollis Balia dal collare 16 3 19 Aegithalos caudatus Codibugnolo 129 1 130 Parus ater Cincia mora 13 1 14 Parus caeruleus Cinciarella 239 36 1 276 Parus major Cinciallegra 382 2 1 385 Parus palustris Cincia bigia 39 3 42 Sitta europaea Picchio muratore 90 1 91 Tichodroma muraria Picchio muraiolo 2 2 Certhia brachydactyla Rampichino comune 181 1 182 Remiz pendulinus Pendolino 26 1 1 28 Oriolus oriolus Rigogolo 116 116 Lanius collurio Averla piccola 249 3 252 Lanius minor Averla cenerina 2 2 Lanius senator Averla capirossa 103 1 104 Garrulus glandarius Ghiandaia 200 200 Pica pica Gazza 162 1 163 Pyrrhocorax pyrrhocorax Gracchio corallino 2 2 Corvus corax Corvo imperiale 15 15 Corvus corone Cornacchia 417 1 1 419 Corvus monedula Taccola 39 39 Sturnus vulgaris Storno 92 2 2 96 Passer domesticus italiae Passera d'Italia 466 1 1 468 Passer hispaniolensis Passera sarda 1 1 Passer montanus Passera mattugia 153 1 1 155 Fringilla coelebs Fringuello 384 1 2 387 Serinus serinus Verzellino 352 2 1 355 Carduelis cannabina Fanello 123 2 1 126 Carduelis carduelis Cardellino 387 2 1 390 Carduelis chloris Verdone 286 2 1 289 Carduelis spinus Lucarino 2 2 Pyrrhula pyrrhula Ciuffolotto 1 1 Coccothraustes coccothraustes Frosone 6 6 Emberiza cia Zigolo muciatto 27 27 Emberiza cirlus Zigolo nero 210 210 Emberiza hortulana Ortolano 21 21 Emberiza schoeniclus Migliarino di palude 1 1 2 Pagina39 Pagina39 Emberiza calandra Strillozzo 95 1 96

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Nome scintifico Nome italiano N. Segnalazioni x fenologia Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot Amandava amandava Bengalino comune 4 1 5

4.1.4.1 Ordine Anseriformi I censimenti invernali degli uccelli acquatici sono 1975, 1976, Corbi 1996, Brunelli et alii 1998, 2004, ormai svolti regolarmente da diversi anni, tra le 2006, dati inediti in questa relazione). specie censite sono presenti tutte le specie di Molto scarsi invece i dati e gli studi che riguardano Anatidae. Le conoscenze sono ottimali, è possibile la nidificazione, sono reperibili dati solo per il reperire in bibliografia i dati che vanno dalla metà Parco Nazionale del Circeo Biondi et alii.(1989), degli anni ’70 del secolo scorso ad oggi, (Allavena gli autori nel loro studio considerano nidificanti certe o irregolari almeno quattro specie di anatre.

4.1.4.2 Ordine Galliformi Nessun lavoro specifico sulle specie appartenenti a della Coturnice sui Monti Lepini, anche se ormai questo ordine, pochissimi dati ormai superati sono sembra che stia manifestando preoccupanti segnali riportati solo nell’Atlante degli uccelli nidificanti di declino (recentemente è scomparsa dai Monti del Lazio (Boano A. et alii., 1995). Particolarmente Aurunci). importante a fini conservazionistici è la presenza

4.1.4.3 Ordine Gaviformi Pochi i lavori specifici sulle specie appartenenti a 2003) ed a carattere più generale sempre sulla s. questo ordine, se non l'individuazione della mezzana e sulla s. minore (Corbi 2005a, 2005b). presenza invernale della strolaga mezzana in mare Altre notizie sono disponibili tra i censimenti degli (Allavena 1977, Tornielli 1983), e soprattutto più acquatici svernanti (Allavena 1975, 1976, Corbi recentemente alcuni studi su abbondanza e 1996, Brunelli et alii 1998, 2004, 2006). fenologia sempre sulla Strolaga mezzana (Corbi

4.1.4.4 Ordine Podicipidiformi Le notizie sono esclusive dei Laghi Pontini: delle specie osservate da Allavena (1977) e Brichetti (1982) fa una rassegna delle specie Tornielli (1983) su svasso maggiore, svasso Pagina40 Pagina40 presenti; altre notizie vengono riportate nella lista piccolo, svasso cornuto e tuffetto, mentre Biondi

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(Mr) et alii. (1989) riportano il tuffetto nidificante. acquatici svernanti (Brunelli et alii 1998, 2004, Su altre zone umide della provincia le notizie sono 2006). reperibili tra i lavori che trattano i censimenti degli

4.1.4.5 Ordine Procellariformi Le notizie riguardanti queste specie pelagiche si Solo recentemente è stata analizzata la situazione riferiscono alle Isole Pontine. Moltoni (1968) e attuale, sono stati compiuti censimenti qualitativi e Biondi et alii. (1989) considerano nidificanti sia la quantitativi, in una colonia sono stati raccolti dati berta maggiore che la minore, limitandosi il primo sulle cause limitanti e l’impatto dovuto alla ad una serie di notizie vaghe, mentre i secondi non presenza di specie alloctone (Corbi et alii 2005a, forniscono dati quantitativi in merito. Anche 2005b, Corbi 2008). Allavena (1977) e Tornielli riportano osservazioni lungo la costa.

4.1.4.6 Ordine Pelecaniformi Per quanto riguarda la Sula, sia Allavena (1977) sia aumento sino ad oggi; fenologia dello svernamento; Tornielli (1983) la definiscono regolare in inverno. ubicazione delle aree di pernottamento (i dormitori Anche per il cormorano molte pubblicazioni sono sono localizzati in tre laghi). Su altre zone umide riferite ai laghi Pontini: è stato ampiamente trattato della provincia, sono reperibili informazioni tra i da Corbi (1989) ed in minor misura da Brichetti lavori che trattano i censimenti degli acquatici (1982) e Bernoni et a1. (1987). Soprattutto il primo svernanti (Brunelli et alii 1998, 2004, 2006). autore pone in rilievo, per un periodo che va dal Sul marangone dal ciuffo i soli dati disponibili su 1985 al 1986, i seguenti risultati: censimento questa specie pelagica riguardano l’Arcipelago invernale ogni decade a partire dal 1983, con Pontino (Corbi 2008). risultati sulla popolazione svernante in costante

4.1.4.7 Ordini Ciconiformi Nessun lavoro specifico sulle specie appartenenti a Sulle altre zone umide della provincia, i dati su questo ordine. Notizie sullo status degli aironi nel presenza e abbondanza riguardano solo lo Parco Nazionale Circeo si trovano in Allavena svernamento, (Brunelli et alii 1998, 1999, 2004, (1977), Tornielli (1983) e Fasola & Barbieri (1988). 2006, dati inediti in questa relazione). Sono indicate specificatamente la frequenza e il periodo di osservazione.

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4.1.4.8 Ordine Phoenicopteriformi Nessun lavoro specifico sull’unica specie (poco fenologia riguardano solo il periodo dello comune e localizzata ai Laghi Pontini) appartenente svernamento (Brunelli et alii 1998, 1999, 2004, a questo ordine. I dati su presenza e abbondanza e 2006).

4.1.4.9 Ordine Falconiformi Sono specie che hanno suscitato sempre un certo I risultati di questo studio hanno permesso di interesse per ornitologi e appassionati, quindi sono notare: tasso di involo delle coppie, di 2.33 giovani stati prodotti una buona serie di lavori. Per quanto per coppia, con successo riproduttivo simile a riguarda il Parco Nazionale del Circeo su questo quello dell'Appennino centro-settentrionale; gruppo di specie sono stati prodotti i seguenti produttività 1.17 giovani per coppia, il 50% delle risultati: lista delle specie presenti ed osservazione coppie ha allevato i giovani. Dai risultati di questo delle medesime durante l'anno (Allavena 1977, studio è emerso che lo status di questa popolazione Tornielli 1983, Biondi et al. 1989); una nota sullo appare come non ottimale, in quanto esposta svernamento dell'aquila di mare nei laghi pontini probabilmente sia ad interferenze antropiche nell'inverno 1989, con il periodo di avvistamento (saccheggio dei nidi) che a predazione naturale. che va dal 18 dicembre 1988 al 6 marzo 1989, e Altre numerose informazioni sullo status descritta brevemente anche la tecnica dell'agguato provinciale sono state raccolte per tutte e tre le che veniva messa in atto per la cattura di prede da catene montuose provinciali (Corsetti 1988, 1990a, posatoi situati a circa 6-8 m. d'altezza (Guerrieri et 1990b, 1996, 2003, 2007). Densità e fattori alii. 1989). E' stato prodotto anche uno studio sulla limitanti dell'aquila reale (Borlenghi e Corsetti biologia riproduttiva del falco pellegrino nidificante 2002). Fenologia e migrazione sul Promontorio del lungo la costa rocciosa dal promontorio del Circeo Circeo e Isole Ponziane sono state approfondite a Punta Stendardo (Schenk et al. 1981). soprattutto da Corbi et alii., (1999, 2003, 2004).

4.1.4.10 Ordine Gruiformi Pochi lavori specifici sulle specie appartenenti a (Brunelli 1997). Sullo svernamento i dati sono più questo ordine. Guerrieri e Castaldi (2005) hanno completi analizzato la produttività della gallinella d'acqua nei E riguardano soprattutto l’abbondanza nelle zone canali di bonifica. Poi ci sono osservazioni su umide provinciali (Brunelli et alii 1998, 1999, presenze interessanti, accidentali e storiche 2004, 2006).

4.1.4.11 Ordine Caradriformi

Su questo gruppo di uccelli sono state effettuati Circeo, dalle osservazioni annuali per verificare la Pagina42 diversi studi soprattutto nel Parco Nazionale del sola presenza durante le migrazioni (Allavena 1977,

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Tornielli 1983), all’osservazione di una particolare interessante serie di lavori sul gruppo dei Limicoli tecnica alimentare nel piovanello pancianera sono stati affrontati da Trotta: una analisi dei (Calidris alpina), verso gli insetti catturati da una movimenti post-riproduttivi del Piovanello comune tela di ragno (Coltellacci et alii. 1988). Biondi et e Piovanello pancianera (2005), alimentazione del alii. (1989, 1992, 1996, 2000), indicano due specie Chiurlo maggiore (2003), movimenti migratori dei nidificanti Corriere piccolo (Charadrius dubius) e limicoli nel Parco Nazionale del Circeo (1997, Piro-piro piccolo (Tringa hypoleucos), con una 2000) e sulla selezione dell'Habitat (1999). terza incerta Cavaliere d'Italia (Himantopus Per il Gabbiano reale i dati disponibili riguardano himantopus). l’Arcipelago Pontino: selezione di habitat ed analisi Cascianelli e Saracino (1981) riportano la del contenuto dei nidi (Menegoni e Pietrelli 1997), nidificazione di quest’ultima specie in una zona dispersione post-natale (Corbi et alii 2001), della Pianura Pontina, mentre Cascianelli et alii consistenza, trend, evoluzione spaziale, ed aspetti (1996) nel Parco Nazionale del Circeo. Una eco-biologici (Corbi et alii 2005).

4.1.4.12 Ordine Columbiformi Anche per questo ordine sono note in bibliografia sull'ecologia invernale del Colombaccio. Sono ora notizie piuttosto scarse sulla fenologia annuale, disponibili informazioni (dati inediti in questa mentre risultano totalmente assenti studi di densità relazione) sullo status provinciale e distribuzione, e frequenza delle coppie nidificanti di Colombaccio confrontabili tra l’altro con la distribuzione e Tortora Streptopelia turtur, nonché uno studio provinciale desunta dall’Atlante degli uccelli approfondito sul numero di individui presenti e nidificanti del Lazio (Boano A. et alii., 1995).

4.1.4.13 Ordini Cuculiformi, Strigiformi, Caprimulgiformi, Apodiformi, Coraciformi Molto scarsi i dati delle specie appartenenti a questi Osservazioni invernali di Rondone (Cannavicci et Ordini. Dati sulla distribuzione provinciale possono alii. 1996), qualche dato sulla nidificazione del essere dedotti dall’Atlante degli uccelli nidificanti Cuculo dal ciuffo è riportato da Di Carlo (1969 e del Lazio (Boano A. et alii., 1995) e dai dati inediti 1971), Cascianelli e Saracino (1981). reperiti tra il 2000-2008 (questa relazione). Tra i pochi studi lo status e distribuzione dei Strigiformi è stata trattata da Corsetti (2003).

4.1.4.14 Ordine Piciformi Dati disponibili riguardano il Parco Nazionale del ordine e già documentate dagli autori passati

Circeo dove sono presenti tutte e quattro le specie (Allavena 1977, Tornielli 1983). Pagina43 presenti nella provincia appartenenti a questo

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E' stato realizzato nella foresta planiziale uno studio uccelli nidificanti del Lazio (Boano A. et alii., sulla densità delle coppie per Kmq. (Bernoni & 1995), sia da dati inediti (questa relazione). Ianniello 1989). E' risultato che la densità dei picchi Tutte queste specie (in particolare picchio rosso nella foresta del Parco è tra le più alte del Lazio, maggiore, pr.m e p.verde) presentano una biologia con valori di 6.8 coppie per kmq per il picchio strettamente legata alla disponibilità di alberi rosso maggiore, di 1.9 coppie per kmq per il vetusti in ecosistemi forestali. Risultano pertanto di picchio rosso minore e di 1.3 coppie per kmq per il grande valore ecologico per valutare lo stato di picchio verde. Anche per le specie appartenenti a conservazione e la frammentazione degli ecosistemi questo Ordine, sono disponibili dati sulla forestali. Da segnalare l’estinzione, avvenuta nel distribuzione provinciale sia dall’Atlante degli secolo scorso, del picchio nero (Dryocopus martius) nel Parco del Circeo.

4.1.4.15 Ordine Passeriformi All’interno di questo grande Ordine sono presenti provinciali, le densità delle coppie nidificanti in numerose specie, molte delle quali nidificanti. Lo tutti gli ambienti; la distribuzione provinciale anche stato di conoscenze distributive risulta piuttosto se ormai datata è a grandi linee rappresentata vario in funzione degli ambienti frequentati e delle nell’Atlante degli uccelli nidificanti del Lazio aree in cui sono concentrati. Per tutte queste specie (Boano A. et alii., 1995). Ulteriori dati sulla sono state fornite le definizioni fenologiche precise distribuzione attuale sono riferiti al 2000-2008 (migrazione regolare, estivante ecc.) (Cascianelli et (questa relazione). alii 1996), mentre troppo scarse le altre Tra i passeriformi nidificanti è presente anche informazioni: non si conosce il range del periodo di l’unica specie alloctona (naturalizzata): il bengalino osservazione, le abbondanze relative e dove comune. possibile quelle assolute in tutti gli ambienti

4.1.5 Mammiferi Le conoscenze sui mammiferi nell’area di studio Viceversa solo 20 specie risultano essere presenti sono abbastanza buone per quanto riguarda la nell’area dei Monti Ausoni. Tale dato evidenzia una presenza e la distribuzione generale a scala lacuna conoscitiva piuttosto marcata anche in provinciale, ma disomogenee o addirittura scarse considerazione della posizione di cerniera assunta per quanto riguarda lo status delle popolazioni a dagli Ausoni rispetto ai Lepini agli Aurunci. Le tre livello locale. catene collinari montuose racchiudono le maggiori Decisamente buona la presenza dei mammiferi aree boscate della provincia con un grande nell’area dei Monti Lepini e nell’area dei Monti diversificazione a partire dai versanti esposti a Aurunci dove sono presenti rispettivamente 44 e 51 Nord-Est dove permangono vaste aree boscate Pagina44 Pagina44 delle 58 specie presenti nell’area presa in esame. ancora parzialmente in connessione con le

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Mainarde e quindi con il Parco Nazionale norvegico) e di 2 specie introdotte nel secolo scorso d’Abruzzo, Lazio e Molise. (daino e muflone, presenti entrambi nel Parco del I versanti, invece, esposti a Sud-Ovest presentano Circeo). grandi aree di macchia mediterranea più o meno evoluta verso i boschi xerofili, ma anche delle vere Degne di nota anche alcune assenze importanti, e e proprie garighe e praterie ad ampelodesma. La significative di uno status preoccupante del livello presenza di numerose tipologie ambientali così di frammentazione a cui sono soggetti molti degli diversificate determina un aumento considerevole habitat forestali presente nell’area indagata. della biodiversità animale di queste aree. Risultano infatti assenti che in altre aree montuose Buona è anche la presenza dei mammiferi nell’area del Lazio risultano presenti (talora comuni) come lo del Parco Nazionale del Circeo con ben 44 specie, scoiattolo (Sciurus vulgaris) e il capriolo grazie soprattutto alla conservazione di una parte (Capreolus capreolus). della foresta planiziale che una volta era presente su Il capriolo, presente con certezza nel Parco del tutta la pianura pontina e la piana di Fondi. Solo 7 Circeo nel 1911 (Ghigi in Montemaggiori, 2000) specie risultano presenti nell’area della Riviera sembra essersi estinto negli anni ’30 del secolo d’Ulisse. scorso. Il Parco sta attualmente valutando l’ipotesi La presenza di mammiferi sulla pianura pontina e la di una re-introduzione della sottospecie italica (C.C. Piana di Fondi risulta scarsa a causa delle presenza italicus) con esemplari da prelevare a di estese aree a coltivazione intensiva e seminativi e Castelporziano. Nella restante parte della provincia alla quasi totale assenza di aree di rifugio. In è assente ma potrebbe ritornare anche quest’ottica le aree con lembi di vegetazione spontaneamente a partire da nuclei presenti nel spontanea favoriscono comunque la presenza di Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Roditori e Insettivori, e i canali e i corsi d’acqua Non esistono segnalazioni recenti neppure di con sponde naturalizzate la presenza di alcune scoiattolo che dal Circeo sembra si sia estinto a specie di Chirotteri. Anche per l’area collinare tra i partire dagli anni’40 del secolo scorso, mentre comuni di Fondi, Sperlonga, Gaeta e non sia l’ultima segnalazione certa per i Lepini risale al hanno dati sulla presenza di mammiferi. Molto 1980. probabilmente la causa è una mancanza di studi e Analoga sorte è toccata alla Lontra, segnalata fino ricerche nell’area. La vicinanza e la continuità con agli anni ’60 al Parco del Circeo. l’area dei Monti Aurunci lascia presupporre la Anche per la Martora (Martes martes) lo status presenza di specie di mammiferi che selezionano appare incerto. L’ultima segnalazione risale al 1990 gli ambienti di macchia mediterranea e che sono (M.te Semprevisa, sui Lepini). meno sensibili alla frammentazione dell’habitat. L’elenco complessivo delle specie rilevate si compone anche di una specie esotica invasiva (nutria), 3 specie introdotte in epoca storica e ormai Pagina45 Pagina45 naturalizzate (coniglio selvatico, ratto nero e ratto

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Tabella 6 – Elenco specie di Mammiferi N. Nome scientifico Nome italiano segnalazioni Erinaceus europaeus Riccio europeo 66 Sorex samniticus Toporagno appenninico 29 Neomys anomalus Toporagno acquatico di Miller 1 Suncus etruscus Mustiolo 33 Crocidura leucodon Crocidura a ventre bianco 25 Crocidura suaveolens Crocidura minore 27 Talpa romana Talpa romana 60 Rhinolophus euryale Rinolofo euriale 13 Rhinolophus ferrumequinum Ferro di cavallo maggiore 51 Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore 44 Myotis bechsteinii Vespertilio di Bechstein 3 Myotis blythii Vespertilio di Blyth 7 Myotis capaccinii Vespertilio di Capaccini 17 Myotis daubentonii Vespertilio di Daubenton 12 Myotis emarginatus Vespertilio smarginato 15 Myotis myotis Vespertilio maggiore 15 Myotis nattereri Vespertilio di Natterer 2 Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato 46 Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius 2 Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano 17 Pipistrellus pygmaeus Pipistrello pigmeo 6 Nyctalus leisleri Nottola di Leisler 1 Nyctalus noctula Nottola comune 2 Hypsugo savii Pipistrello di Savi 9 Eptesicus serotinus Serotino comune 4 Barbastella barbastellus Barbastello comune 9 Plecotus auritus Orecchione bruno 4 Plecotus austriacus Orecchione grigio 4 Miniopterus schreibersii Miniottero di Schreiber 33 Tadarida teniotis Molosso di Cestoni 8 Oryctolagus cuniculus Coniglio selvatico 1 Lepus europaeus Lepre europea 24 Lepus corsicanus Lepre appenninica 8 Eliomys quercinus Quercino 10 Glis glis Ghiro 24 Muscardinus avellanarius Moscardino 46 Pagina46 Pagina46 Clethrionomys glareolus Arvicola rossastra 18

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N. Nome scientifico Nome italiano segnalazioni Arvicola terrestris Arvicola terrestre 19 Microtus savii Arvicola di Savi 35 Apodemus flavicollis Topo selvatico a collogiallo 21 Apodemus sylvaticus Topo selvatico 39 Rattus norvegicus Ratto delle chiaviche 32 Rattus rattus Ratto nero 49 Mus domesticus Topo domestico 47 Hystrix cristata Istrice 76 Myocastor coypus Nutria 19 Canis lupus Lupo 31 Vulpes vulpes Volpe 50 Meles meles Tasso 36 Mustela nivalis Donnola 39 Mustela putorius Puzzola 13 Martes foina Faina 41 Martes martes Martora 1 Felis silvestris Gatto selvatico 15 Sus scrofa Cinghiale 24 Dama dama Daino 1 Ovis orientalis musimon Muflone 1

4.1.5.1 Roditori Presenti su tutti e tre le catene della provincia, sistemazione dei corsi d'acqua, in quanto la specie l’assenza di dati di presenza sulla piana di Latina e necessita di argini provvisti di ricca vegetazione di Fondi evidenzia una lacuna conoscitiva. erbacea. In questo senso, la ripulitura e la Interessante sarebbe monitorare la distribuzione e lo cementificazione degli argini sono due pratiche che stato di salute delle popolazioni di alcune specie di rendono inospitale l'ambiente per questa specie. arvicole, in particolare dell’Arvicola terrestre I problemi determinati dalla crescente presenza (Arvicola terrestris), che potrebbero risentire della della nutria sono diversi. La specie è solita scavare competizione e dell’erosione dell’habitat a causa una serie di cunicoli e camere sotterranee, che nelle della nutria (Myocastor coypus). Non si dispone di arginature pensili dei canali di irrigazione possono dati attendibili sulla consistenza delle popolazioni compromettere la tenuta strutturale di tali italiane di questa arvicola. Tuttavia, essa sembra in manufatti, soprattutto in occasione delle ondate di diminuzione nelle aree maggiormente antropizzate piena. La nutria può altresì provocare danni e attraversate da grandi corsi d'acqua. Le ragioni di economici localmente elevati per il prelievo operato

tale decremento vanno ricercate essenzialmente a fini alimentari sulle coltivazioni agrarie, quali Pagina47 nella mutata gestione dei canali e nella granoturco, ecc. Quest’ultima risulta ampiamente

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati diffuse in tutti i corpi d’acqua della provincia, frequenti, in quanto necessita di piante adulte in particolarmente sulle piane e nei principali laghi grado di fruttificare abbondantemente e di pontini fino a risalire i principali corsi d’acqua assicurare cavità naturali adatte per la costruzione (Amaseno) verso l’interno. Non si hanno dati sui del nido e per il riparo durante la stagione fredda. laghi di San Puoto e Lago Lungo tra Fondi e La specie risulta presente nell’area del Parco Sperlonga e lungo il Garigliano, l’Ausente e gli altri Nazionale del Circeo e del Parco Ragionale dei corsi d’acqua sulla piana tra Formia e Minturno, ma Monti Aurunci e distribuita nella parte Nord e la situazione potrebbe essere la stessa del resto dei lungo il confine ciociaro dei Monti Lepini. La sua corsi d’acqua della pianura pontina. Grazie alle assenza dai Monti Ausoni è da attribuire ad una potenzialità riproduttive e alla capacità di mancanza di indagini nella zona. Mentre per le adattamento ad ambienti e condizioni climatiche piana di Fondi e la pianura pontina l’assenza di diverse, la nutria può raggiungere localmente habitat forestali estesi ne giustifica l’assenza. densità anche molto elevate. In tali situazioni L’Istrice (Hystrix cristata)è segnalata sui Monti l'impatto sui biotopi può essere notevole. Lepini, Ausoni e Aurunci, nel Parco nazionale del L’ampiezza della pianura pontina e la complessità Circeo e nel Parco di Gianola. Molto probabilmente dei corsi d’acqua che vi si trovano rendono un il suuo areale di distribuzione è molto più continuo piano di controllo difficilmente applicabile. di quella mostrata dai dati in nostro possesso, Viceversa la piana di Fondi, anche se attraversato comprendendo tutte le aree collinari e le pianure da vari corsi d’acqua, potrebbe risultare un bacino dove ci siano lembi di vegetazione che le di prova più adatto per la sperimentazione di un permettano di nascondersi di giorno. L’attività di piano di controllo della specie. La piana, infatti, e bracconaggio in provincia, a causa della completamente circondata dai Monti Ausoni e dai commestibilità delle carni, sembra in calo o almeno Monti Aurunci che la racchiudono come un limitata ad alcune aree. In altre zone viene abbraccio lasciandola libera solo verso mare. perseguitata per i danni che può arrecare soprattutto Interessante ai fini della rete ecologica considerare alle colture ortive. Non di rado nell'attraversamento la distribuzione del Ghiro (Glis glis), dal momento delle strade è oggetto di investimento da parte di che la frammentazione delle aree boscate ha effetti autovetture. Nonostante queste minacce, la sua negativi sulla distribuzione della specie, che risulta distribuzione nella area di studio è omogenea e in assente nei boschi assoggettati a tagli troppo aumento,

4.1.5.2 Lagomorfi Negli ultimi cinquant'anni la situazione nelle aree protette ed in quelle caratterizzate da complessiva delle popolazioni di Lepre comune un'attenta gestione venatoria. Le cause del declino (Lepus europeus) in Provincia, come d'altronde nel vengono in genere attribuite sia alla modificazione resto d’Italia, è stata caratterizzata da una graduale quali-quantitativa degli ambienti adatti, dovuta ai Pagina48 Pagina48 diminuzione. Buone consistenze si sono mantenute moderni criteri di coltivazione (sensibile riduzione

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati della diversità ambientale e delle superfici coltivate parco Nazionale del Circeo; la densità di queste a foraggere, meccanizzazione, uso di pesticidi, popolazioni e la sua distribuzione in altre aree abbandono delle zone agricole non meccanizzabili), idonee (Monti Lepini e Monti Ausoni) non sono sia all'elevata pressione venatoria. Anche note a causa dell’assenza di studi mirati. In questo l'aumentato grado di antropizzazione ha favorito secolo la diffusione della specie ha subito una tale situazione, e soprattutto il notevole incremento sostanziale contrazione accompagnata da una del traffico stradale e della stessa rete di strade sensibile riduzione di densità delle popolazioni e asfaltate, che originano effetti diretti (investimenti) addirittura la scomparsa da diverse aree. Le cause ed indiretti (frazionamento dell'habitat). di questo fenomeno non sono sufficientemente Localmente l'aumento dei predatori, e in particolare note, benché si possano richiamare alcune della Volpe e dei cani randagi, può solo avere modificazioni ambientali, il randagismo canino e contribuito all'ulteriore rarefazione della specie. La sistemi di gestione faunistico-venatoria spesso distribuzione e la densità delle popolazioni della errati. La frammentazione dell’habitat unita alle lepre comune risultano decisamente condizionate basse densità delle popolazioni hanno sicuramente dalle operazioni di ripopolamento da un lato e dal influito sullo scenario attuale. Uno dei principali prelievo venatorio dall'altro. Per questo, mentre la problemi di conservazione delle popolazioni di specie può ritenersi presente un po' ovunque, la sua Lepre italica nei territori di caccia è rappresentato effettiva consistenza subisce profonde variazioni dalla notevole difficoltà di riconoscimento rispetto stagionali. alla lepre comune (soprattutto a distanza e con Se c’è una specie tra i mammiferi che gioverebbe di l'animale in fuga) e, quindi, dall'estrema difficoltà un’efficacia rete di aree protette per la di rendere eventualmente efficace un divieto di conservazione delle popolazioni esistenti, sia per caccia alla lepre italica in presenza di entrambe le favorirne la diffusione naturale che la specie. reintroduzione, è la lepre italica (Lepus corsicanus). Per quanto concerne il coniglio selvatico, l’unica La specie risulta segnalata nel Parco Naturale dei segnalazione è da riferirsi al Parco Nazionale del Monti Aurunci, nel SIC “Bosco di Polverino” e nel Circeo.

4.1.5.3 Insettivori Nella provincia di Latina sono presenti 7 specie. Parco Regionale della Riviera di Ulisse. L’assenza Tra queste il toporagno appenninico risulta di dati potrebbe essere dovuta alla mancanza di omogeneamente distribuiti sui Monti Lepini e studi nell’area. La specie non sembra a rischio. Aurunci e nel Parco Nazionale del Circeo e nel

4.1.5.4 Chirotteri Pagina49 Pagina49

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La particolare ecologia dei Chirotteri ne fa creature sono ripartite in tre sole famiglie: Rhinolophidae, estremamente vulnerabili: le cause della loro Vespertilionidae e Molossidae. In Italia, le rarefazione sono state identificate nelle alterazioni conoscenze relative alla loro biologia sono tuttora degli habitat boschivi, nell’ostruzione degli ingressi ridotte, nonostante lo svilupparsi recente di gruppi delle grotte, nell’impiego di pesticidi in agricoltura di lavoro sui chirotteri, anche grazie all'impulso e nella ristrutturazione edilizia, nonché nel disturbo delle iniziative legate alle direttive comunitarie. antropico e nelle oscillazioni climatiche. La dieta Le condizioni climatiche con inverni abbastanza strettamente insettivora rende i pipistrelli soggetti a miti, i numerosi fenomeni carsici ipogei che fenomeni di bioaccumulo per gli agenti tossici di interessano i monti della provincia di Latina, la origine antropica; quindi lo stato di salute di questi ricchezza d’acqua sulla pianura sono tutte animali rappresenta una sorta di campanello di condizioni che faviriscono la presenza di questi allarme sulla qualità dell’ambiente in cui viviamo. I animali sul nostro territorio, almeno per quanto trattamenti chimici non risolvono il problema delle riguarda le specie troglofili cioè che usano anfratti insetti nocivi o fastidiosi, anzi lo rendono sempre rocciosi come rifugi estivi o invernali. Prioritaria più grande. Infatti mentre questi insetti si adattano risulta la protezione di questo patrimonio velocemente ai veleni sviluppando ceppi resistenti, speleologico che, oltre ad assumere particolare i loro predatori naturali in città (rondini, balestrucci, rilevanza idrogeologica e paesaggistica rondoni e pipistrelli) subiscono una disastrosa (geodiversità), rappresenta anche l’habitat per le diminuzione. comunità cavernicole e in particolare per una fauna In Italia i Chirotteri rappresentano l'ordine dei troglobia di elevato valore sia dal punto di vista Mammiferi con il maggior numero di specie, ma evoluzionistico che biogeografico, in gran parte quasi la totalità di esse sono minacciate o a rischio ancora da scoprire. di estinzione. Per questi motivi nell'elenco delle Nella provincia di Latina è stata accertata la specie rigorosamente protette (Allegato II) dalla presenza di ben 24 specie appartenenti a Convenzione di Berna sulla Conservazione della quest’ordini. Di queste, 21 sono presenti sui Monti Vita Selvatica e dell'Ambiente Naturale in Europa Aurunci, mentre solo 13 sui M. Lepini e 14 nel (1979, ratificata in Italia con Legge 503/1981) Parco Nazionale del Circeo. Di notevole interesse rientrano tutti i Microchirotteri eccettuato il solo conservazionistico le colonie riproduttive presenti Pipistrellus pipistrellus, compreso peraltro in queste aree: la colonia mista di Myotis blythii e nell'allegato relativo alle specie protette (Allegato Mioniopterus schreibersii in un rudere storico (Itri), III). Tutti i pipistrelli europei sono anche protetti la colonia di Miniopterus schreibersi nella grotta dalla "Convenzione di Bonn sulla conservazione Cimmera delle Donne (Formia), la colonia di delle specie migratorie di animali selvatici" (1979, Myotis capaccinii (), la coloni mista di ratificata con Legge 4/1983) e dal successivo Rhinolophus ferrumequinum, R. euryale, R. "Accordo sulla conservazione dei pipistrelli in hipposideros, Myotis capaccinii e M.emarginatus Europa". Appartengono alla fauna italiana 30 delle (Sabaudia) e la colonia di Pipistrellus kuhli e Pagina50 Pagina50 31 specie di Chirotteri europee. Tutte le 31 specie Myotis daubentonii (Viallafogliano). Di altrettanta

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati importanza è la grotta di Vallemarina (Monte San Ausoni è da attribuire alla mancanza di indagini Biagio) utilizzata come sito di svernamento da nella zona.. Il Rhinolophus hipposideros sembra Miniopterus schreibersi e Rhinolophus euryale e da ben distribuito nell’area di studio sia sui Monti sito di accoppiamento per i Myots blyhti della Lepini e Monti Aurunci che nel Parco Nazionale colonia di Itri. del Circeo. L’assenza di dati sui monti Ausoni e la Non è nota la presenza e la distribuzione dei riviera di Ulisse è da attribuire alla mancanza di Chitotteri sui Monti Ausoni poiché mancano studi indagini nella zona. Il Rhinolophus euryale è approfonditi nell’area; sarebbe quindi auspicabile presente sui Monti Aurunci e Lepini e nel Parco avviare un indagine sulla loro presenza nell’area nazionale del Circeo anche in colonie numerose che potrebbe confermare le scoperte eccezionali (Fondi e Sabaudia). L’assenza di dati sui monti effettuate già sui vicini Monti Aurunci. La piana di Ausoni e la riviera di Ulisse è da attribuire alla Latina e di Fondi vengono utilizzate da diverse mancanza di indagini nella zona. specie come aree di alimentazione. Il Myotis Analogamente il Mionopterus schreibersi sembra capaccinii e il Myotis daubentonii sono noti per distribuito omogeneamente, anche dal punto di cacciare sull’acqua. Ma anche alcuni individui della vista quantitativo (colonie a Monte San Biagio specie Rhinolophus euryale sono stati monitorati in Formia, Sperlonga e Sabaudia) nell’area di studio caccia nei terreni agricoli che circondano il Lago di sia sui Monti Lepini e Monti Aurunci che nel Parco Fondi. E’ fondamentale sottolineare a questo punto Nazionale del Circeo. L’assenza di dati sui Monti che i Chirotteri possono avere le aree di Ausoni e la Riviera di Ulisse è da attribuire alla alimentazione distanti anche chilometri dal sito mancanza di indagini nella zona, da verificare la scelto come rifugio (dove spesso avvengono le sua presenza in una grotta tra Sperlonga e Gaeta. catture), un individuo di Myotis blythii radio Potrebbe altresì risultare interessante verificare la marcato era solito cacciare in un area che distava 20 distribuzione del Myotis emarginatus presente nel km dalla colonia riproduttiva. Parco Naturale dei Monti Aurunci, sui Monti Lepini Nell’ambito della rete ecologica diviene pertanto e sui Monti Ausoni e nel Parco Nazionale del estremamente importante considerare la Circeo, presente in una colonia mista con distribuzione delle diverse specie e le loro esigenze Rhinolophus euryale (Monte San Biagio) di cui un ecologiche. Ad esempio le tre specie di Rinolofidi individuo fu trovato in caccia nella sughereta di San presenti nella provincia potrebbero prediligere una Vito (Monte San Biagio). Interessante anche la continuità dell’habitat forestale su larga scala, ma distribuzione delle due specie gemelle Myotis zone ecotonali a piccola scala. Il Rhinolophus myotis e Myotis blythii, che pur essendo simili ferrumequinum sembra distribuito omogeneamente, hanno esigenze ecologiche differenti, più forestale anche dal punto di vista quantitativo (colonie a la prima mentre la seconda preferisce la macchia Sabaudia ed ) nell’area di studio sia sui mediterranea. La prima sembra più omogeneamente Monti Lepini e Monti Aurunci che nel Parco distribuita, presente sui Monti Aurunci e nella parte Nazionale del Circeo e nell’area del Parco della sud-est dei Lepini, nel parco Nazionale del Circeo. Pagina51 Pagina51 Riviera di Ulisse. L’assenza di dati sui monti Da verificare la sua presenza in una grotta tra

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Sperlonga e Gaeta. La seconda presente sui Monti altre zone della Provincia. Specie a minor rischio Aurunci con una colonia mista con il Miniopterus d’estinzione. schreibersi (Itri), degli individui della colonia Meno buona la situazione delle specie legate agli esistono dati sulle aree di alimentazione, sui rifugi habitat forestali perché utilizzano alberi cavi come alternativi e sui siti di accoppiamento grazie al rifugi diurni. La frammentazione delle aree monitoraggio di 5 individui radiomarcati. Myotis boschive, la moderna gestione forestale (con cicli di capaccinii e Myotis daubentonii sono entrambie taglio dei boschi frequenti) e gli incendi boschivi presenti nell’area di studio. Il primo oltre che nella rendono spesso difficile la sopravvivenza di estese colonia mista di Sabaudia e presente anche in una aree forestali cosiddette ‘mature’, cioè con alberi grotta tra Lepini e Ausoni (Prossedi). Il secondo è molto vecchi, in grado di ospitare i pipistrelli presente in due colonie a Villa Fogliano e presenta arboricoli. Esplicativo, in tal senso, l’unica due segnalazioni sugli Aurunci. Entrambe le specie segnalazione per tutta la provincia della specie selezionano come aree di caccia i canali e le zone Barbastella barbastellus nell’area più interna dei umide e i campi che le circondano. Monti Aurunci. Interessante, infine, anche il Plecotus austriacus segnalato nel Parco Nazionale del Circeo e sui Monti Aurunci, seleziona aree ecotonali per l’alimentazione. Probabile la presenza anche in

4.1.5.5 Carnivori Per quanto riguarda i mustelidi sicuramente da presenza della specie sui Monti Ausoni e sui Monti approfondire sono le conoscenze sulla martora e Aurunci a causa della mancanza di studi. sulla puzzola. Lo status della martora in Italia è Per quanto riguarda i felidi è certa la presenza del poco conosciuto. La specie sembra molto meno gatto selvatico (Felis silvestris) in alcune aree dei adattabile della faina (Martes foina) alle Monti Lepini e in poche aree degli Monti Aurunci, modificazioni ambientali provocate dall'uomo e alla ma non si conosce nulla sull’entità delle frammentazione degli ambienti forestali. popolazioni a causa della difficoltà Leggermente migliori le conoscenze sulla puzzola nell’identificazione, della sua attività notturna e (Mustela putorius) anche se la generale riduzione della mancanza di studi nell’area. Nessun dato per degli avvistamenti e delle segnalazioni della specie gli i Monti Ausoni a causa della mancanza di studi, registrata nell'ultimo decennio sembra indicare un anche se è possibile ipotizzarne la presenza. Questo sensibile decremento delle popolazioni, che felino vive comunque a densità molto basse e solo potrebbe essere legato al degrado cui sono stati in particolari condizioni di integrità ambientale può soggetti molti corsi d'acqua e molte zone umide. La raggiungere valori di 0,3-0,5 individui per kmq. Il specie risulta presenta sui Lepini e nel parco gatto selvatico è un predatore territoriale, legato Pagina52 Pagina52 Nazionale del Circeo. Niente si può dire sulla agli habitat forestali, in particolare di latifoglie,

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Raccolta e sistemazione dati soprattutto per la protezione offerta dalla ci sono dati, si ritiene probabile la presenza di vegetazione. Seppure la scarsità di dati di questo predatore sui Monti Ausoni. Ad oggi non si distribuzione e densità non permettano di definire la è in grado di definire se e quanti branchi siano reale gravità della situazione, è probabile che esista presenti nella zona. La presenza del lupo apre un concreto rischio di estinzione della specie in interessanti spunti di ricerca, ma anche difficili buona parte dell'attuale areale. problemi di gestione legati principalmente ai danni Il lupo (Canis lupus) a partire dai primi del al patrimonio zootecnico e al fenomeno del novecento ha assistito ad progressivo decremento randagismo canino. La sua presenza in un ambiente del suo areale fino a rischiare l’estinzione, così frammentato e antropizzato dimostra come sopravvivendo in piccoli gruppi nel centro e sud questo animale sappia adattarsi a diverse condizioni Italia. Molto probabilmente il lupo dai Monti Lepini ecologiche e sia in grado di ricolonizzare, grazie a non è stato mai del tutto cacciato. Dal 1994 è nota meccanismi intrinseci alle popolazioni, ambienti da la presenza di circa 5-6 individui. Dal 2004 la cui mancava da decenni. In Italia la legge nazionale presenza è certa anche sui Monti Aurunci, con 968/77 e la successiva 157/92 hanno dichiarato il carcasse ritrovate nel 2005-07-08 e attribuite alla lupo specie pienamente e particolarmente protetta. specie dopo analisi morfometriche e genetiche. Nel A livello internazionale il lupo è attualmente 2005 alcuni individui sono stati seguiti su neve, incluso come specie ”vulnerabile” nella Lista Rossa analisi genetiche condotte su campioni di delle specie minacciate della Unione Internazionale escrementi hanno distinto almeno 4 individui (due per la Conservazione della Natura e delle Risorse maschi e due femmine) e un individuo è stato Naturali (I.U.C.N.) ed è anche incluso nella fotografato. L’ultima segnalazione è un Convenzione di Berna e nella Convenzione di avvistamento nel mese di Settembre 2008 tra Monte Washington. Ruazzo e Monte Redentore (Formia). Anche se non

4.1.5.6 Artiodattili Nella provincia di Latina sono presenti tre specie. compiute in diverse aree. Avvistato anche nell’area Il Cinghiale (Sus scrofa) è presente sui Monti del lago di Fondi. Questo animale oltre ad una Lepini, Ausoni ed Aurunci e nel Parco Nazionale grande capacità di adattamento alle più diverse del Circeo. La specie è in forte aumento a causa condizioni ecologiche possiede un alto potenziale anche delle continue immissioni a scopo di biotico. Dannoso per le culture in genere, ma anche ripopolamento venatorio (con specie provenienti per le biocenosi naturali. Non è noto l’impatto sulle dall’Est europeo e non con il cinghiale popolazioni di piccoli vertebrati e sull’avifauna marremmano) che ancora qualche anno fa venivano nidificante a terra.

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4.2 INVERTEBRATI

4.2.1 Molluschi Nell’archivio risultano presenti complessivamente 43 specie di Molluschi da 189 segnalazioni.

Tabella 7 – Elenco delle specie di Molluschi Nome scientifico N. Segn. Nome scientifico N. Segn. Mercuria similis 1 Abra ovata 6 Musculium lacustre 1 Anodonta anatina 7 Mytilaster marioni 2 Arganiella pescei 1 Mytilus galloprovincialis 2 Belgrandia thermalis 5 Phyllonotus trunculus 2 Bithynia leachii 16 Pisidium amnicum 4 Bithynia tentaculata 17 Pisidium casertanum 7 Bulla striata 2 Pisidium henslowanum 1 Cerastoderma glaucum 6 Pisidium personatum 4 Cerithium vulgatum 2 Potamopyrgus antipodarum 9 Conus ventricosus 2 Sphaerium corneum 1 Cyclope neritea 2 Spisula subtruncata 2 Gibbula adansoni 2 Spurilla neapolitana 2 Gibbula albida 2 Tapes decussatus 2 Gibbula varia 2 Theodoxus fluviatilis 12 Haminaea hydatis 4 Unio mancus 10 Heleobia stagnorum 6 Valvata cristata 1 Hinia reticulata 2 Valvata piscinalis 7 Hydrobia acuta 7 Venerupsis aurea 2 Hydrobia ventrosa 6 Venerupsis romboides 2 Islamia pusilla 5 Vertigo (Vertilla) angustio 1 Loripes lacteus 4 Viviparus contectus 8

4.2.2 Crostacei Nell’archivio risultano presenti complessivamente pallipes) e del Granchio di fiume (Potamon 60 specie di Crostacei da 233 segnalazioni. fluviatile), entrambe specie di interesse Da evidenziare la presenza (apparentemente scarsa) conservazionistico e ottimi bioindicatori di del Gambero d’Acqua dolce (Austropotamobius ecosistemi fluviali ben conservati.

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Tabella 8 – Elenco delle specie di Crostacei Leptochelia savignyi 2 Nome scientifico N. Segn. Leucothos spinicarpa 2 Amphitos ramondi 2 Melita hergensis 2 Anatanais robustus 2 Microdeutopus gryllotalpa 6 Asellus aquaticus 3 Microprotus maculatus 2 Athanas nitescens 2 Nebalia nipes 2 Austropotamobius pallipes 4 Niphargus gruppo longicauda 55 Balanus aburneus 4 Niphargus patrizii 9 Balanus amphitrite 2 Niphargus stefanellii 4 Brachynotus sexdentatus 2 Pachigrapsus marmoratus 2 Carcinus mediterraneus 6 Pagurister oculatus 2 Clibanarius erythropus 2 Palaemon adspersus 2 Corophium insidiosum 2 Palaemon elegans 4 Cyathura carinata 2 Palaemon serratus 6 Dexamine spinosa 2 Palaemon ziphias 2 Diogenes pugilator 2 Palaemonetes antennarius 5 Echinogammarus pungens 3 Paracercis sculpta 2 Echinogammarus veneris 4 Penaeus kerathurus 2 Elasmopus pecillinarius 2 Periculoides longimanus 2 Elasmopus rapax 2 Pilumnus hirtellus 2 Erichtonius brasiliensis 2 Potamon fluviatile 5 Erichtonius punctatus 2 Proasellus gruppo coxalis 9 Gammarella fucicola 2 Pseudoleptochelia anomala 2 Gammarus aequicauda 4 Ptisica marina 2 Gammarus elvirae 2 Scutigera coleoptrata 8 Gammarus insensibilis 6 Sirpus zariquiei 2 Hipplolyte longirostris 2 Sphaeroma monodi 2 Hippolyte leptocerus 2 Sphaeroma sculpta 2 Idotea baltica 2 Sphaeroma serratum 2 Idotea chelipes 4 Upogebia tipica 4 Leptocheirus pilosus 2 Zenobiana prismatica 2

4.2.3 Insetti Nell’archivio risultano presenti complessivamente 1.182 specie di Insetti da 4.469 segnalazioni. Ben 26 specie risultano di interesse conservazionistico.

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Tabella 9 – Elenco delle specie di Insetti N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Agrilus (Agrilus) convexicollis 2 Abax (Abax) parallelepipedus curtulus 4 Agrilus (Agrilus) cuprescens 1 Abrostola agnorista 1 Agrilus (Agrilus) cyanescens 1 Acalypta parvula 4 Agrilus (Agrilus) derasofasciatus 1 Acanthaclisis baetica 1 Agrilus (Agrilus) elegans 1 Acanthocinus xanthoneurus 2 Agrilus (Agrilus) graminis 1 Acmaeodera pilosellae 2 Agrilus (Agrilus) hastulifer 1 Acmaeodera quadrifasciata 3 Agrilus (Agrilus) hyperici 1 Acmaeoderella adspersula 2 Agrilus (Agrilus) marozzinii 2 Acmaeoderella discoidea 2 Agrilus (Agrilus) pisanus 1 Acmaeoderella flavofasciata 1 Agrilus (Agrilus) roscidus 1 Acmaeoderella virgulata 1 Agrilus (Agrilus) sinuatus 2 Acrida ungarica mediterranea 7 Agrilus (Agrilus) solieri 2 Acrometopa italica 2 Agrilus (Agrilus) sulcicollis 1 Acrotylus insubricus insubricus 1 Agrilus (Agrilus) viridicoerulans rubi 1 Acrotylus patruelis 8 Agrilus (Agrilus) viridis 1 Adoxomyia lindneri 1 Agriotes infuscatus 1 Adrastus limbatus 2 Agriotes litigiosus 1 Adscita albanica 1 Agriotes sordidus 3 Adscita mannii 1 Agriotes sputator 1 Adscita notata 2 Agrotis basigramma 1 Adscita subsolana 1 Agrotis exclamationis 2 Adscita tenuicornis 2 Agrotis ipsilon 6 Aegosoma scabricorne 1 Agrotis segetum 4 Aeletes (Aeletes) atomarius 1 Agrotis spinifera 1 Aeshna affinis 1 Agrypnus murinus 4 Aeshna cyanea 3 Aiolopus strepens strepens 8 Aeshna isosceles 1 Aiolopus thalassinus thalassinus 8 Agabus (Agabinectes) brunneus 4 Altica ampelophaga 1 Agabus (Dichonectes) biguttatus 2 Altica helianthemi 1 Agabus (Dichonectes) guttatus guttatus 1 Altica palustris 2 Agabus (Gaurodytes) bipustulatus 1 Amorphocephala coronata 3 Agabus (Gaurodytes) pederzanii 2 Ampedus rufipennis 1 Agapanthia cardui 1 Ampedus sanguineus 1 Agapanthia violacea 1 Anacridium aegyptium 8 Aglais urticae 18 Anaglyptus gibbosus 2 Agramma atricapillum 1 Anax imperator 9 Agrilus (Agrilus) angustulus 4 Anax parthenope 1

Agrilus (Agrilus) auricollis 2 Anemadus acicularis 3 Pagina56 Agrilus (Agrilus) biguttatus 1 Anemadus strigosus strigosus 1

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Anisolabis maritima 1 Aphodius (Agrilinus) constans 3 Anthaxia (Anthaxia) fulgurans 4 Aphodius (Agrilinus) convexus 1 Anthaxia (Anthaxia) hackeri 2 Aphodius (Agrilinus) rufus 1 Anthaxia (Anthaxia) manca 2 Aphodius (Aphodius) fimetarius 3 Anthaxia (Anthaxia) nitidula 1 Aphodius (Aphodius) foetidus foetidus 3 Anthaxia (Anthaxia) salicis 1 Aphodius (Biralus) satellitius 1 Anthaxia (Anthaxia) semicuprea 1 Aphodius (Bodilus) ictericus 2 Anthaxia (Anthaxia) thalassophila 4 Aphodius (Calamosternus) granarius 3 Anthaxia (Cratomerus) hungarica 1 Aphodius (Chilothorax) lineolatus 3 Anthaxia (Haplanthaxia) cichorii 4 Aphodius (Chilothorax) paykulli 1 Anthaxia (Haplanthaxia) confusa Aphodius (Chilothorax) sticticus 2 confusa 1 Anthaxia (Haplanthaxia) millefolii Aphodius (Colobopterus) erraticus 3 polychloros 10 Aphodius (Coprimorphus) scrutator 1 Anthaxia (Haplanthaxia) scutellaris 6 Aphodius (Esymus) merdarius 3 Anthaxia (Haplanthaxia) umbellatarum 5 Aphodius (Esymus) pusillus pusillus 3 Anthaxia (Melanthaxia) nigritula 1 Aphodius (Euorodalus) paracoenosus 1 Antherophagus pallens 1 Aphodius (Labarrus) lividus 2 Anthidium (Anthidium) cingulatum Aphodius (Limarus) zenkeri 2 cingulatum 1 Aphodius (Loraphodius) suarius 1 Anthidium (Anthidium) loti 1 Aphodius (Melinopterus) consputus 3 Anthidium (Anthidium) manicatum 2 Aphodius (Melinopterus) prodromus 1 Anthidium (Proanthidium) oblongatum 1 Aphodius (Melinopterus) reyi 1 Anthocharis cardamines 30 Aphodius (Melinopterus) sphacelatus 2 Anthocharis euphenoides 1 Aphodius (Melinopterus) stolzi 1 Anthophora (Anthophora) plumipes 2 Aphodius (Nimbus) johnsoni 1 Anthophora (Anthophora) salviae 2 Aphodius (Nimbus) obliteratus 1 Anthophora (Lophanthophora) dispar 2 Aphodius (Otophorus) haemorrhoidalis 2 Anthophora (Petalosternon) crassipes 2 Aphodius (Phalacronothus) biguttatus 1 Anthophora (Pyganthophora) retusa 2 Aphodius (Phalacronothus) Aparopion chevrolati 2 quadrimaculatus 6 Aparopion suturidens 4 Aphodius (Planolinus) borealis 3 Aphanisticus angustatus 1 Aphodius (Sigorus) porcus 1 Aphanisticus elongatus 1 Aphodius (Subrinus) sturmi 2 Aphanisticus emarginatus 2 Aphodius (Teuchestes) fossor 2 Aphanisticus pygmaeus 1 Aphodius (Trichonotulus) scrofa 3 Aphelopus atratus 1 Aphthona euphorbiae 1 Aphodius (Acanthobodilus) immundus 1 Aphthona lutescens 3 Aphodius (Acrossus) depressus 2 Aphthona nigriceps 2 Aphodius (Acrossus) luridus 2 Aphthona nonstriata 2 Pagina57 Pagina57 Aphodius (Acrossus) rufipes 1 Aphthona pygmaea 3

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Aphthona venustula 1 Bathysciola delayi 8 Aporia crataegi 21 Bathysciola gardinii 4 Aquarius najas 1 Bathysciola georgii 3 Arachnocephalus vestitus 2 Bathysciola rampinii 2 Argutor cursor 3 Bathysciola sbordonii 2 Argynnis adippe 16 Bathysciola sisernica 3 Argynnis aglaja 17 Bathysciola vignai 6 Argynnis niobe 17 Batrisodes oculatus 1 Argynnis pandora 10 Beris vallata 1 Argynnis paphia 17 Bidessus minutissimus 1 Arhopalus ferus 1 Bolivarius elegans 1 Arhopalus syriacus 1 Boloria dia 2 Aricia agestis 24 Boloria euphrosyne 19 Asida (Asida) piligera 1 Bombus (Bombus) terrestris 2 Asiraca clavicornis 1 Bombus (Megabombus) hortorum 1 Atholus corvinus 1 Bombus (Megabombus) ruderatus 2 Atholus duodecimstriatus Bombus (Melanobombus) lapidarius 2 duodecimstriatus 1 Bombus (Mucidobombus) mucidus 1 Atholus siculus 3 Bombus (Pyrobombus) pratorum 1 Athous (Athous) limoniiformis 2 Bombus (Thoracobombus) humilis 1 Athous (Athous) vittatus 1 Bombus (Thoracobombus) muscorum 1 Atomaria (Anchicera) apicalis 1 Bombus (Thoracobombus) pascuorum 1 Atomaria (Anchicera) atricapilla 1 Bombus (Thoracobombus) sylvarum 2 Atomaria (Anchicera) scutellaris 2 Bombus lucorum 1 Atomaria (Anchicera) testacea 2 Boreaphilus velox 1 Atomaria (Atomaria) nigrirostris 1 Brachygluta appennina 1 Atomaria (Atomaria) umbrina 1 Brachygluta foveola 1 Attelabus nitens 1 Brachygluta guillemardi 2 Aulacochthebius exaratus 1 Brachygluta helferi helferi 1 Auletes tubicen 1 Brachygluta pirazzolii 2 Auletobius politus 1 Brachygluta ragusae 5 Aulonogyrus (Aulonogyrus) concinnus 2 Brenthis daphne 19 Autographa gamma 4 Bryaxis fiorianus 1 Axylia putris 1 Bryaxis italicus 1 Baetis buceratus 1 Bryaxis pedator 5 Baetis muticus 2 Bryaxis picteti 3 Baetis rhodani 3 Bryaxis picteti meridionalis 1 Bagous (Bagous) lutulosus 1 Bryaxis picteti picteti 1 Bagous (Bagous) tubulus 5 Bryaxis rhinophorus 1 Pagina58 Bathysciola clavicornis 2 Bubas bison 2

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Buprestis (Buprestis) cupressi 3 Cardiophorus gramineus 1 Caccobius schreberi 2 Carpophilus dimidiatus 3 Cacyreus marshalli 1 Carpophilus hemipterus 7 Calamobius filum 2 Carpophilus marginellus 7 Calliptamus barbarus barbarus 10 Carpophilus mutilatus 7 Calliptamus siciliae 5 Carpophilus nepos 7 Callophrys rubi 23 Carpophilus obsoletus 4 Calopteryx haemorrhoidalis 3 Carpophilus quadrisignatus 6 Calopteryx splendens 8 Carpophilus sexpustulatus 1 Calopteryx virgo 2 Carpophilus tersus 5 Calosoma inquisitor 5 Catopomorphus (Catopomorphus) orientalis 1 Calosoma sycophanta 8 Catops coracinus coracinus 2 Campalita maderae 6 Catops dorni 2 Campodea aurunca 1 Catops fuliginosus fuliginosus 1 Campylosteira orientalis 3 Catops picipes 1 Cantacader quadricornis 3 Celastrina argiolus 21 Capnodis cariosa 6 Centroptilum luteolum 3 Capnodis tenebricosa 3 Cerambyx cerdo 9 Capnodis tenebrionis 3 Cerambyx scopolii 3 Carabus (Archicarabus) alysidotus 3 Cerambyx welensii 1 Carabus (Archicarabus) rossii 20 Carabus (Carabus) granulatus Cerastis faceta 7 interstitialis 8 Cerastis rubricosa 3 Carabus (Chaetocarabus) lefebvrei Cercion lindeni 6 bayardi 6 Cercyon (Cercyon) arenarius 1 Carabus (Eucarabus) italicus rostagnoi 7 Carabus (Megodontus) violaceus Ceriagrion tenellum 4 picenus 1 Chaetocnema (Chaetocnema) hortensis 4 Carabus (Procrustes) coriaceus Chaetocnema (Chaetocnema) procerula 1 coriaceus 4 Carabus (Tomocarabus) convexus Chaetocnema (Tlanoma) chlorophana 2 convexus 5 Chaetocnema (Tlanoma) conducta 1 Carabus alysidotus 1 Chaetocnema (Tlanoma) picipes 1 Carabus granulatus interstitialis 4 Chaetocnema (Tlanoma) tibialis 2 Carabus italicus 3 Chalcionellus decemstriatus decemstriatus 1 Carcharodus alceae 17 Chalcolestes viridis 1 Carcharodus flocciferus 16 Chalcophorella (Rossiella) fabricii 3 Carcharodus lavatherae 3 Charaxes jasius 8 Carcinops (Carcinops) pumilio 2 Chartoscirta cocksii 2 Cardiophorus goezei 3 Chazara briseis 15 Cardiophorus anticus 1 Chloromyia formosa 8 Pagina59 Cardiophorus exaratus 1 Chlorophorus glabromaculatus 1

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Chlorophorus sartor 1 Coenonympha arcania 22 Chlorophorus trifasciatus 1 Coenonympha pamphilus 29 Chlorophorus varius 1 Colias alfacariensis 16 Choleva (Choleva) cisteloides Colias crocea 27 cisteloides 1 Colpa quinquecincta 1 Choleva (Choleva) sturmi 5 Colpa sexmaculata 1 Chrysis cingulicornis 1 Conocephalus conocephalus 5 Chrysis comparata 2 Conops elegans 1 Chrysis elegans 1 Conops vitellinus 3 Chrysis fulgida 1 Copris hispanus cavolinii 3 Chrysis gribodoi gribodoi 1 Copris lunaris 2 Chrysis ignita ignita 1 Coraebus elatus 3 Chrysis sexdentata 2 Coraebus florentinus 1 Chrysobothris affinis 3 Coraebus rubi 7 Chrysobothris solieri 1 Coremacera marginata 1 Chrysodeixis chalcites 3 Corythucha ciliata 3 Chrysopa formosa 3 Creoleon lugdunensis 3 Chrysopa pallens 2 Creophilus maxillosus 2 Chrysopa viridana 1 Crepidodera aurata 1 Chrysoperla carnea 1 Crepidodera aurea 1 Chrysoperla carnea complex 3 Crepidodera nitidula 1 Chrysoperla lucasina 3 Crocothemis erythraea 3 Chrysopidia (Chrysotropia) ciliata 2 Crowsoniella relicta 1 Chrysotoxum cisalpinum 1 Cryptocephalus (Burlinius) blanduloides 7 Chrysotoxum intermedium 3 Cryptocephalus (Cryptocephalus) Chrysotoxum vernale 1 bimaculatus 17 Chrysura dichroa dichroa 1 Cryptophagus badius 1 Chrysura laodamia 1 Cryptophagus dentatus 2 Chrysura refulgens 1 Cryptophagus fasciatus 2 Cidnopus pseudopilosus 1 Cryptophagus pallidus 2 Cirrorhynchus crinipes pilipes 1 Cryptophagus thomsoni 2 Cloeon dipterum 3 Cryptopleurum crenatum 1 Clytus arietis 2 Cryptopleurum minutum 1 Clytus rhamni 3 Ctenoplusia accentifera 3 Coenagrion mercu 1 Cupido alcetas 16 Coenagrion mercuriale 2 Cupido argiades 3 Coenagrion mercuriale castellani 6 Cupido minimus 23 Coenagrion puella 6 Cupido osiris 2 Coenagrion pulchellum 7 Curelius exiguus 1 Pagina60 Pagina60 Coenagrion pulchellum mediterraneum 2 Cyaniris semiargus 15

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Cybister (Cybister) tripunctatus Dryops sulcipennis 3 africanus 2 Duvalis auruncus 1 Cybister (Trochalus) lateralimarginalis 1 Duvalis bertagni 1 Cychramus luteus 2 Duvalis vannii 1 Cychrus italicus 11 Duvalius bastianinii 1 Cyrtaspis scutata 3 Duvalius bertagnii 1 Dalmannia marginata 1 Duvalius cerrutii 1 Daubeplusia daubei 1 Duvalius laurentii 1 Decticus albifrons 3 Duvalius lepinensis ametistinus 1 Deilus fugax 1 Duvalius lepinensis lepinensis 4 Deraeocoris (Camptobrochis) serenus 1 Duvalius oscus 1 Deraeocoris (Deraeocoris) flavilinea 1 Duvalius species* 3 Deraeocoris (Deraeocoris) schach 1 Duvalius vannii 1 Deraeocoris (Knightocapsus) lutescens 1 Duvalius volscus 3 Deronectes moestus incospectus 2 Dytiscus circumflexus 1 Deroplia troberti 1 Dytiscus marginalis 1 Diachrysia chrysitis 1 Ecdyonurus venosus 1 Dicerca (Dicerca) aenea 1 Ecnomus tenellus 1 Dicerca (Dicerca) alni 1 Electrogena lateralis 1 Dicerca (Dicerca) berolinensis 1 Elgiva cucularia 1 Dichetophora obliterata 1 Elmis rioloides 2 Dichillus (Dichillus) minutus 2 Embolemus ruddii 1 Dicronychus cinereus 2 Emus hirtus 4 Dictyla humuli 2 Enochrus (Lumetus) ater 1 Dictyla nassata 2 Ephippiger apulus italicus 1 Dictyonota strichnocera 1 Ephippiger zelleri 1 Didea (Megasyrphus) erratica 1 Ephistemus globulus 1 Dilar parthenopaeus 1 Epierus comptus 1 Dinothenarus flavocephalus 4 Episyrphus balteatus 3 Dirshius raymondi raymondi 1 Epitrix hirtipennis 2 Dirshius uvarovi 4 Epuraea aestiva 4 Distoleon tetragrammicus 5 Epuraea fuscicollis 8 Dociostaurus genei genei 6 Epuraea luteola 3 Dociostaurus maroccanus 6 Epuraea melina 2 Dodecastichus dalmatinus 2 Erebia meolans 1 Dodecastichus mastix mastix 3 Eretes griseus 1 Dolichopoda geniculata geniculata 12 Eriogaster catax 3 Dorcus parallelipipedus 3 Erodius (Erodius) siculus neapolitanus 11 Drasterius bimaculatus 4 Erynnis tages 22 Pagina61 Dryops doderoi 1 Euborellia moesta 14

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Euchloe ausonia 23 Gonatopus albolineatus 1 Euchorthippus declivus 1 Gonatopus bilineatus 1 Eumedonia eumedon 5 Gonatopus camelinus 1 Euoniticellus fulvus 3 Gonatopus clavipes 1 Euoniticellus pallipes 1 Gonatopus distinguendus 1 Eupachygaster tarsalis 2 Gonatopus planiceps 1 Eupeodes (Eupeodes) corollae 2 Gonatopus plumbeus 1 Eupholidoptera magnifica magnifica 2 Gonepteryx cleopatra 15 Euphydrias provincialis 15 Gonepteryx rhamni 20 Euphydryas aurinia 3 Gracilia minuta 1 Euphydryas provincialis 7 Grammoptera ruficornis ruficornis 2 Euplagia quadripunctaria 7 Grammoptera ustulata 1 Euplectus kirbyi hummleri 1 Graptodytes bilineatus 1 Euplectus verticalis 1 Gryllomorpha dalmatina dalmatina 4 Eurynebria complanata 1 Gryllomorphella uclensis 1 Eurythyrea austriaca 3 Gryllotalpa gryllotalpa 2 Eurythyrea micans 1 Gryllotalpa quindecim 1 Euthycera sticticaria 1 Gryllus bimaculatus 1 Euthycera zelleri 1 Gyrinus (Gyrinus) urinator 1 Euxoa (Euxoa) cos 1 Habrophlebia eldae 5 Euxoa (Euxoa) eruta 1 Haeterius ferrugineus 1 Euxoa (Euxoa) obelisca 1 Halacritus punctum 2 Exocentrus adspersus 1 Halictus (Halictus) asperulus 1 Favonius quercus 18 Halictus (Halictus) fulvipes 1 Ferreria marqueti apenninus 5 Halictus (Halictus) langobardicus 1 Fieberiella florii 1 Halictus (Halictus) maculatus 1 Forficula auricularia 18 Halictus (Halictus) patellatus 1 Forficula decipiens 6 Halictus (Halictus) quadricinctus 1 Forficula obtusangula 7 Halictus (Halictus) scabiosae 2 Forficula pubescens 11 Halictus (Seladonia) subauratus subauratus 1 Gargara genistae 2 Halictus (Vestitohalictus) vestitus 1 Gegenes nostrodamus 1 Haliplus (Liaphlus) flavicollis 2 Gegenes pumilio 11 Haliplus (Liaphlus) guttatus 1 Gerris (Gerriselloides) asper 3 Haliplus (Liaphlus) mucronatus 3 Glaphyra umbellatarum 1 Haliplus (Neohaliplus) lineatocollis 2 Glaucopsyche alexis 30 Harminius florentinus 2 Glyphotaelius pellucidus 1 Harminius spiniger 1 Glyptobothrus brunneus brunneus 7 Hauptidia provincialis 1 Glyptobothrus vagans vagans 3 Pagina62 Hebrus (Hebrus) pusillus pusillus 1 Gnathoncus rotundatus 1

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Helophorus (Empleurus) porculus 2 Hygrotus (Coelambus) Helophorus (Rhopalhelophorus) parallelogrammus 1 minutus 1 Hypocacculus (Hypocacculus) metallescens 1 Hemerobius micans 1 Hypocaccus (Baeckmanniolus) Hemicrepidius hirtus 1 dimidiatus 7 Heptagenia longicauda 1 Hypocaccus (Hypocaccus) crassipes 1 Hermetia illucens 2 Hypochrysa elegans 1 Herophila tristis tristis 4 Hyponephele lycaon 3 Hesperia comma 14 Icosium tomentosum tomentosum 1 Heterocerus aragonicus 2 Ilione (Ilione) albiseta 1 Heterocerus fenestratus 2 Ilione (Ilione) trifaria 2 Heteromeira neapolitana 5 Inachis io 18 Heteropterus morpheus 2 Iolana iolas 3 Hipparchia fagi 21 Iphiclides podalirius 6 Hipparchia hermione 3 Ischnura elegans 15 Hipparchia semele 20 Isidus moreli 1 Hipparchia statilinus 25 Issoria lathonia 22 Hister illigeri illigeri 5 Italochrysa italica 2 Hister moerens 1 Kalama tricornis 7 Hister quadrimaculatus 7 Kanetisa circe 14 Hister quadrinotatus quadrinotatus 1 Labia minor 2 Holocentropus picicornis 1 Labidura riparia 4 Homocnemia albovittata 1 Laccobius (Microlaccobius) gracilis gracilis 1 Hydaticus (Guignotites) leander 1 Lacon punctatus 1 Hydraena alia 1 Lampides boeticus 19 Hydraena assimilis 3 Lampra tirrenica 2 Hydraena spinipes 1 Lasiommata maera 26 Hydraena subimpressa 2 Lasiommata megera 28 Hydrochara caraboides 1 Lasiopa pseudovillosa 1 Hydrometra stagnorum 1 Lasiopa villosa 1 Hydroporus (Hydroporus) jonicus 1 Lasiorhynchites (Lasiorhynchites) Hydroporus (Hydroporus) memnonius 1 olivaceus 1 Hydroporus (Hydroporus) pubescens 1 Latipalpis plana 1 Hydropsyche incognita 1 Leiopus nebulosus 1 Hydropsyche modesta 1 Leiosoma oblongulum 2 Hydropsyche pellucidula 1 Leiosoma scrobiferum baudii 2 Hydroptila aegyptia 1 Lepidostoma hirtum 2 Hydroptila martini 2 Leptidea sinapis 24 Hygrobia hermanni 1 Leptinus testaceus 4 Pagina63 Pagina63 Hygrotus (Coelambus) Leptotes pirithous 18 impressopunctatus 1

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Leptura aurulenta 1 Lophyridia littoralis 2 Leptusa ruficollis 2 Lucanus tetraodon 6 Leptusa sibyllinica aurunca 2 Luridiblatta trivittata 1 Leptusa sibyllinica franzinii 1 Lycaeides abetonicus 1 Lepyrus armatus 1 Lycaeides argyrognomon 16 Lestes barbarus 2 Lycaena alciphron 17 Lestes virens 8 Lycaena phlaeas 20 Lestes virens vestalis 2 Lycaena thersamon 2 Lesteva omissa 1 Lycaena tityrus 13 Libelloides coccajus 2 Lycaena virgaureae 2 Libelloides italicus 1 Lype reducta 1 Libelloides ottomanus 1 Lythraria salicariae 2 Libellula depressa 5 Macronemurus appendiculatus 2 Libellula fulva 6 Maculiena arion 1 Libythea celtis 12 Maculinea arion 18 Limenitis reducta 23 Maculinea arion. 2 Limnebius furcatus 1 Mallada flavifrons 1 Limnebius papposus 1 Mallada prasinus 2 Limnebius perparvulus 1 Maniola jurtina 27 Limnephilus helveticus 1 Mantis religiosa religiosa 1 Limnephilus rhombicus reseri 2 Margarinotus (Ptomister) brunneus 4 Lindenia tetraphylla 8 Margarinotus (Stenister) obscurus 1 Loboptera decipiens 1 Megachile (Eutricharea) pilidens 1 Locusta migratoria cinerascens 7 Megachile (Megachile) melanopyga 1 Longitarsus aeneus 1 Megascolia bidens 2 Longitarsus ballotae 2 Megascolia maculata flavifrons 4 Longitarsus candidulus 2 Megistopus flavicornis 1 Longitarsus codinai 2 Megistopus mirabilis 1 Longitarsus corynthius 1 Meira baudii 9 Longitarsus echii 1 Meladema coriacea 1 Longitarsus holsaticus 1 Melanargia arge 69 Longitarsus jacobaeae 1 Melanargia arge. 1 Longitarsus juncicola 2 Melanargia galathea 22 Longitarsus lateripunctatus 1 Melanodytes pustulatus 1 Longitarsus luridus 3 Melanophila cuspidata 4 Longitarsus lycopi 3 Melanosoma bicolor 3 Longitarsus pellucidus 1 Melanotus crassicollis 1 Longitarsus pratensis 3 Melanotus dichrous 2

Longitarsus succineus 3 Melanotus tenebrosus 3 Pagina64 Longitarsus tabidus 2 Meliboeus (Meliboeoides) violaceus 2

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Meligethes acicularis 1 Melitaea athalia 24 Meligethes aeneus 12 Melitaea cinxia 19 Meligethes angustatus 2 Melitaea diamina 1 Meligethes atratus 1 Melitaea didyma 24 Meligethes bidens 2 Melitaea phoebe 21 Meligethes brevis 3 Melitaea trivia 3 Meligethes brunnicornis 2 Merohister ariasi 3 Meligethes bucciarellii 2 Mesophylax aspersus 5 Meligethes buduensis 2 Mesosa curculionoides 2 Meligethes carinulatus 4 Mesosa nebulosa 1 Meligethes difficilis 3 Metaplastes pulchripennis 2 Meligethes distinctus 5 Micropterna fissa 3 Meligethes egenus 2 Micropterna testacea 2 Meligethes erichsoni 2 Mogoplistes brunneus 2 Meligethes erysimicola 1 Mogoplistes novaki 2 Meligethes exilis 2 Morimus asper asper 1 Meligethes flavimanus 1 Mulsanteus guillebelli 1 Meligethes fumatus 2 Myopa extricata 2 Meligethes funereus 2 Myrmecophilus myrmecophilus 1 Meligethes fuscus 6 Myrmeleon (Morter) inconspicuus 1 Meligethes gagathinus 1 Myrmeleon (Myrmeleon) formicarius 1 Meligethes immundus 4 Nala lividipes 1 Meligethes jelineki 2 Nalanda fulgidicollis 2 Meligethes lindbergi 6 Nargus (Demochrus) wilkini 2 Meligethes matthiolae 3 Nargus (Nargus) badius badius 6 Meligethes morosus 4 Nathrius brevipennis 1 Meligethes nanus 4 Necydalis ulmi 1 Meligethes nigrescens 10 Nemka viduata viduata 1 Meligethes paschalis 1 Nemotelus brachystomus 1 Meligethes planiusculus 6 Nemotelus notatus 2 Meligethes punctatus 8 Nemotelus pantherinus 1 Meligethes rotundicollis 1 Neocoenorrhinus aequatus 1 Meligethes ruficornis 4 Neocoenorrhinus germanicus 1 Meligethes submetallicus 2 Neocoenorrhinus pauxillus 1 Meligethes subrugosus 5 Neocrepidodera ferruginea 1 Meligethes umbrosus 4 Neocrepidodera impressa 3 Meligethes villosus 2 Neocrepidodera transversa 1 Meligethes viridescens 3 Nepa cinerea 2

Meligethinus pallidulus 4 Nephrotoma appendiculata pertenua 3 Pagina65 Meliscaeva auricollis 1 Nephrotoma scalaris 1

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Nephrotoma submaculosa 1 Oligoneuriella rhenana 1 Neuroleon nemausiensis 2 Omalium allardi 1 Niphona picticornis 2 Omalium caesum 1 Nitidula carnaria 5 Omalium cinnamomeum 4 Nitidula flavomaculata 5 Omalium italicum 1 Nitidula rufipes 4 Omalium riparium impar 1 Noctua pronuba 4 Omalium rivulare 1 Nothochrysa capitata 1 Omalium rugatum 1 Nothodes parvulus 1 Omocestus rufipes 7 Nymphalis antiopa 15 Omosita discoidea 12 Nymphalis polychloros 19 Ontholestes murinus 2 Oberea (Amaurostoma) erythrocephala 1 Onthophagus (Furconthophagus) furcatus 1 Ochlodes venatus 20 Onthophagus (Onthophagus) taurus 1 Ochropleura leucogaster 4 Onthophagus (Paleonthophagus) Ochropleura plecta 1 coenobita 16 Ochrosis ventralis 3 Onthophagus (Trichonthophagus) maki 1 Ochthebius corcyraeus 1 Onthophilus affinis 1 Ochthebius crenulatus 1 Onthophilus striatus striatus 1 Ochthebius gagliardii 1 Oplodontha viridula 2 Ochthebius quadricollis 1 Opsilia coerulescens 1 Ochthebius ragusae 1 Ornatoraphidia etrusca 1 Ochthebius sp. cfr. quadricollis 5 Orthetrum brunneum 4 Ochthebius subinteger 1 Orthetrum cancellatum 1 Ochthebius viridis 1 Orthetrum coerulescens 2 Ocypus fortunatarum 1 Osmia (Chalcosmia) caerulescens 3 Ocypus fulvipennis 1 Osmia (Chalcosmia) melanogaster 2 Ocypus italicus 11 Osmia (Helicosmia) aurulenta aurulenta 1 Ocypus nitens 7 Osmia (Osmia) rufa cornigera 2 Ocypus olens 6 Osmoderma eremita 2 Ocypus ophthalmicus 3 Otiorhynchus (Arammichnus) indefinitus 3 Ocypus sericeicollis 5 Otiorhynchus (Lixorrhynchus) pacei 2 Odontocerum albicorne 2 Otiorhynchus (Nehrodistus) armatus 7 Odontomyia annulata 1 Otiorhynchus (Otiorhynchus) auropupillatus 6 Odontomyia discolor 1 Otiorhynchus auropupillatus 2 Odontomyia hydroleon 1 Oxycera marginata 1 Odontomyia limbata 1 Oxycera morrisii 1 Odontomyia ornata 3 Oxycera nigricornis 1 Oecanthus dulcisonans 8 Oxygastra curtisi 3 Oedipoda caerulescens caerulescens 5 Pagina66 Pachybrachis exclusus etruscus 1 Oedipoda germanica 4

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Pachybrachis salfii 1 Phyllodromica marginata 1 Pachygaster atra 1 Phyllotreta undulata 1 Pachypus candidae 1 Phyllotreta variipennis 1 Pachytomella passerinii 1 Phyllotreta vilis 2 Pactolinus major 3 Phyllotreta vittula 1 Palpares libelluloides 5 Phymatodes testaceus 1 Panorpa etrusca 2 Physetopoda lucasi 2 Papilio machaon 13 Physetopoda scutellaris scutellaris 1 Paracinema tricolor bisignata 3 Physocephala chrysorrhoea 1 Paracorymbia fulva 1 Physocephala lacera 3 Paradorydium lanceolatum 1 Physocephala pusilla 1 Paramaurops exaratus 3 Physocephala rufipes 1 Paranoctua comes 1 Physocephala vittata 5 Paraphloeostiba gayndahensis 1 Phytoecia virgula 1 Pararge aegeria 23 Phytoecia vulneris vulneris 1 Paratettix meridionalis 3 Pieris brassicae 24 Parmena pubescens 2 Pieris edusa 24 Parmena unifasciata 1 Pieris ergane 23 Parnassius mnemosyne 25 Pieris mannii 12 Parnopes grandior grandior 1 Pieris napi 22 Patapius spinosus 1 Pieris rapae 29 Pedestredorcadion arenarium 1 Pimelia (Pimelia) bipunctata cajetana 3 Pelidnoptera fuscipennis 1 Placonotus testaceus 4 Penichroa fasciata 4 Plagionotus detritus 1 Percus bilineatus 4 Platycleis intermedia intermedia 4 Peridroma saucia 7 Platycleis sabulosa 2 Perileptus areolatus 1 Platycnemis pennipes 15 Perotis lugubris 1 Platydracus fulvipes 3 Pezotettix giornai 7 Platydracus stercorarius 4 Phaneroptera nana nana 3 Platysma (Adelosia) macrum 2 Pheletes quercus 1 Platysma (Platysma) nigrum 4 Pherbellia cinerella 2 Platysma (Pseudomaseus) anthracinum hespericum 3 Pherbellia griseola 1 Platysma (Pseudomaseus) nigrita 5 Pherbellia schoenherri 1 Plebejus argus 17 Pherbina coryleti 1 Plectrocnemia conspersa 2 Phloeophagus gracilis 1 Pleurophorus caesus 1 Pholidoptera femorata 1 Pleurophorus mediterranicus 1 Phoracantha semipunctata 2 Pocadius ferrugineus 2 Phyllodrepa floralis 1 Pagina67 Podagrica menetriesi 1 Phyllodrepa ioptera 1

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Poecilimon superbus 1 Pterostichus (Pterostichus) micans 7 Poecilium alni 1 Ptomaphagus (Ptomaphagus) pius 1 Poecilus (Poecilus) cupreus 10 Ptosima flavoguttata 2 Pogonocherus hispidus 1 Pyrgus armoricanus 16 Polycentropus mortoni 2 Pyrgus malvoides 20 Polygonia c-album 18 Pyrgus onopordi 3 Polygonia egea 16 Pyrgus picenus 4 Polyommatus amandus 11 Pyrgus sidae 15 Polyommatus bellargus 22 Pyronia cecilia 24 Polyommatus coridon 1 Pyronia tithonus 16 Polyommatus daphnis 16 Quasimus minutissimus 2 Polyommatus dorylas 11 Reichenbachia nigriventris 1 Polyommatus icarus 30 Rhacocleis germanica 2 Polyommatus thersites 2 Rhacocleis neglecta neglecta 4 Pria dulcamarae 2 Rhacocleis thyrrhenica 2 Prinobius myardi 1 Rhagium (Megarhagium) mordax 1 Prionus coriarius 1 Rhagium (Megarhagium) sycophanta 1 Protonemura tyrrhena 1 Rhyacophila foliacea 1 Psacadina verbekei 2 Rhyacophila rougemonti 3 Psallus (Phylidea) quercus 2 Rhyncolus reflexus 1 Psammodius pierottii 5 Ronisia brutia brutia 2 Pselactus spadix 1 Ropalopus clavipes 1 Pselaphogenius latinus 2 Rosalia alpina 19 Pseudepierus italicus 2 Ruspolia nitidula 3 Pseudomeira crassirostris 4 Rybaxis longicornis 2 Pseudomeira echidna 5 Saga pedo 1 Pseudomeira obscura 1 Saldula arenicola arenicola 1 Pseudomeira obscurella 5 Saldula palustris 1 Pseudophilotes baton 18 Saperda populnea 1 Pseudoplectus perplexus 1 Saperda punctata 2 Pseudosphegesthes cinerea 1 Saperda scalaris 1 Pseudozibus crassipes 1 Saprinus (Saprinus) chalcites 1 Psylliodes algiricus 2 Saprinus (Saprinus) immundus 1 Psylliodes chrysocephalus 3 Sargus cuprarius 1 Psylliodes cupreus 3 Sargus iridatus 1 Psylliodes gibbosus 3 Satyrium acaciae 20 Psylliodes laevifrons 1 Satyrium ilicis 21 Psylliodes marcidus 3 Satyrium spini 17

Psylliodes puncticollis 3 Satyrium w-album 1 Pagina68 Pteronemobius concolor 1 Satyrus ferula 2

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Scarabaeus (Ateuchetus) laticollis 2 Sphenoptera (Chilostetha) laportei 1 Scarabaeus (Scarabaeus) typhon 2 Sphenoptera (Sphenoptera) antiqua 2 Scarodytes halensis halensis 1 Sphingonotus caerulans caerulans 1 Scaurus striatus 2 Sphingonotus personatus 4 Scolia erythrocephala nigrescens 1 Spialia sertorius 16 Scolia hirta hirta 1 Spintharina versicolor 1 Scolia sexmaculata sexmaculata 1 Staphylinus dimidiaticornis 2 Scotomus auruncus 1 Stenophylax mucronatus 1 Selatosomus gravidus 1 Stenophylax permistus 2 Selenocephalus corsicus 1 Stenopterus ater 1 Selenocephalus obsoletus 1 Stenopterus flavicornis 3 Selysiothemis nigra 5 Stenosis sardoa sardoa 1 Semidalis aleyrodiformis 1 Stenostoma rostratum 2 Sepedon sphegea 1 Stenurella bifasciata 1 Sepiana sepium 1 Stenurella nigra 2 Sericostoma italicum 1 Steropus (Feronidius) melas italicus 12 Serratella ignita 2 Stictoleptura cordigera 2 Sialis lutaria 2 Stictoleptura scutellata scutellata 1 Sigara (Vermicorixa) lateralis 1 Stictonectes optatus 1 Silo mediterraneus saturniae 2 Stratiomys longicornis 3 Simo variegatus 2 Stratiomys potamida 1 Simulium (Boophthora) Strongylocoris erythroleptus 1 erythrocephalum 1 Stylosomus (Stylomicrus) minutissimus 1 Simulium (Eusimulium) angustipes 1 Sympetrum fonscolombei 1 Simulium (Eusimulium) petricolum 1 Sympetrum meridionale 3 Simulium (Eusimulium) velutinum 2 Sympetrum sanguineum 2 Simulium (Nevermannia) lundstromi 1 Sympetrum striolatum 3 Simulium (Nevermannia) marsicanum 1 Sympherobius fallax 2 Simulium (Simulium) liriense 1 Sympherobius pygmaeus 3 Simulium (Simulium) ornatum 1 Synaptus filiformis 4 Simulium (Tetisimulium) bezzii 2 Tasgius falcifer falcifer 4 Simulium (Wilhemia) lineatum 1 Tasgius globulifer globulifer 3 Simulium (Wilhemia) pseudequinum 2 Tasgius morsitans 2 Sisyphus schaefferi schaefferi 1 Tasgius pedator pedator 5 Smicromyrme partita partita 1 Tasgius winkleri 5 Somatochlora meridionalis 6 Tegenaria sboronii 1 Soronia oblonga 2 Telmatophilus caricis 1 Sphaeroderma rubidum 1 Tentyria italica 1 Sphaerophoria rueppelli 1 Tessellana tessellata tessellata 1 Pagina69 Sphaerophoria scripta 2 Tetrops praeustus 2

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Thecla betulae 1 Trissemus antennatus antennatus 2 Thecophora atra 2 Trissemus olivieri 1 Thecophora distincta 2 Tropidopola cylindrica cylindrica 2 Thecophora fulvipes 4 Trypetoptera punctulata 1 Thecophora melanopa 1 Tychobythinus glabratus 2 Theresimima ampellophaga 1 Tychobythinus gladiator gladiator 1 Thymelicus acteon 20 Tychus florentinus 2 Thymelicus lineola 13 Tylopsis liliifolia 4 Thymelicus sylvestris 18 Tyrus mucronatus 1 Thysanoplusia orichalcea 2 Urophorus humeralis 6 Tingis (Tingis) cardui 1 Urophorus rubripennis 6 Tinodes maclachlani 1 Vanessa atalanta 19 Tinodes waeneri 1 Vanessa cardui 20 Tipula (Lunatipula) bimacula 1 Velia (Velia) rivulorum 4 Tipula (Lunatipula) cerva 1 Wesmaelius subnebulosus 1 Tipula (Lunatipula) cretis 1 Wormaldia occipitalis occipitalis 1 Tipula (Lunatipula) livida livida 2 Xanthogramma laetum 1 Tipula (Lunatipula) onusta 2 Xanthogramma pedissequum 1 Tipula (Lunatipula) subhelvola 3 Xerosecta contermina 2 Tipula (Lunatipula) subtruncata 4 Xiphidion discolor discolor 4 Tipula (Savtshenkia) breviantennata 1 Xylocopa (Copoxyla) iris 3 Tipula (Tipula) mediterranea 1 Xylocopa (Xylocopa) violacea 6 Tipula (Tipula) oleracea 3 Xylodromus testaceus 1 Tipula (Tipula) orientalis 2 Xylotrechus antilope 1 Torneuma grouvellei 1 Xylotrechus stebbingi 2 Trachyphloeus asperatus 1 Yersinella raymondi 4 Trachyphloeus spinimanus 3 Zerynthia polixena 1 Trachys coruscus 6 Zerynthia polyxena 28 Trachys minutus 2 Zodion cinereum 4 Trachys scrobiculatus 3 Zodion erythrurum 1 Trachys troglodytes 1 Zorochros demustoides 1 Trechus fairmairei 4 Zygaena carniolica 3 Trechus quadristriatus 7 Zygaena charon 2 Tribalus (Tribalus) minimus 1 Zygaena erythra 2 Trichoferus fasciculatus 1 Zygaena filipendulae 6 Trichoferus griseus 1 Zygaena lonicerae 3 Trichoferus holosericeus 1 Zygaena loti 2 Trichoplusia ni 3 Zygaena oxytropis 3

Trigonidium cicindeloides 6 Zygaena punctum 9 Pagina70 Trimium zoufali 2 Zygaena purpuralis 3

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N. N. Nome scientifico Segn. Nome scientifico Segn. Zygaena romeo 6 Zygaena transalpina 4 Zygaena rubicunda 4

4.3 FLORA

Avvalendosi delle informazioni contenute nei te Scauri, infine per i M. ti Aurunci: M. te documenti indicati nel precedente capitolo, è stata Redentore, Forcelle di Campello e Fraile, M. te prodotta una banca dati relativa alle specie di Petrella e M. te Fammera. particolare interesse fitogeografico, le specie I dati dell’archivio floristico non coprono per intero presenti nell’elenco del libro rosso nazionale o l’area di studio tuttavia sono distribuiti in maniera quelle protette da convenzioni internazionali. piuttosto omogenea interessando comunque le aree Tale banca dati fornisce informazioni soltanto per di maggior pregio naturalistico. alcune aree di cui, per la loro importanza Di seguito vengono riportate le specie di interesse conservazionistica, sono reperibili maggiori conservazionistico segnalate per l’area di studio, di informazioni in bibliografia. Le aree in questione cui soltanto una è di interesse comunitario: sono per i M. ti Lepini: M. te Sempervisa e Pian Kosteletzkya pentacarpos presente al Lago di Fondi della Faggeta, procedendo verso Sud: M. te come unica stazione laziale e una delle tre note per Caccume, Bosco di Selvapiana di Amaseno, M.te l’Italia. Calvo e M.te Calvilli. Per la costa invece: il Parco Il numero totale di specie è 197 per 987 del Circeo, i canali in disuso della bonifica pontina, segnalazioni complessive. M .te Leano, M. ti Ausoni meridionali, M. te S. Angelo, il Lago di Fondi, la costa rocciosa tra Sperlonga e Gaeta, il promontorio di Gianola e M.

N. N. SPECIE Segnalazioni SPECIE Segnalazioni Acer cappadocicum lobelii 1 Asplenium petrarchae 3 Aceras anthropophorum 26 Astrantia pauciflora tenorei 1 Anacamptis pyramidalis 27 Baldellia ranunculoides 2 Anthyllis barba-jovis 4 Biscutella lyrata 1 Apium crassipes 1 Biscutella maritima 3

Asphodelus ramosus 1 Biscutella nicaeensis 1 Pagina71 Asplenium marinum 1 Blackstonia perfoliata imperfoliata 1

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N. N. SPECIE Segnalazioni SPECIE Segnalazioni Brassica incana 1 Eleocharis multicaulis 1 Butomus umbellatus 12 Eleocharis uniglumis 1 Callitriche truncata 1 Epipactis helleborine 7 Caltha palustris 1 Epipactis microphylla 7 Campanula fragilis 3 Epipactis muelleri 5 Campanula fragilis cavolinii 2 Epipactis persica 1 Campanula tanfanii 4 Erysimum pseudorhaeticum 2 Cardamine chelidonia 2 Euphorbia characias 1 Cardamine monteluccii 5 Euphorbia palustris 51 Carex extensa 4 Euphorbia phymatosperma ssp. cernua 1 Carex grioletii 1 Euphorbia serrata 2 Centaurea cineraria 4 Exaculum pusillum 1 Centaurea cineraria ssp. circae 4 Fritillaria orientalis 2 Cephalanthera damasonium 10 Galium aetnicum 8 Cephalanthera longifolia 2 Gnaphalium uliginosum 1 Cephalanthera rubra 4 Gymnademnia conopsea 4 Cerastium siculum 3 Hibiscus palustris 2 Cerastium tomentosum 1 Hippuris vulgaris 2 Chamaerops humilis 7 Hydrocharis morsus-ranae 2 Cirsium monspessulanum 34 Hydrocotyle ranunculoides 15 Coeloglossum viride 2 Hydrocotyle vulgaris 4 Cornucopiae cucullatum 1 Ipomoea sagittata 2 Crepis lacera 2 3 Crocus longiflorus 1 Iris setina 1 Crocus suaveolens 10 Iris suaveolens 3 Crucianella angustifolia 1 Iris xiphium 1 Cymbalaria pilosa 5 Isoetes duriei 1 Cymodocea nodosa 1 Isoetes histrix 3 Dactylorhiza maculata 17 Isoetes velata velata 3 Dactylorhiza romana 2 Juncus acutiflorus 1 Daphne sericea 3 Juncus bulbosus 1 Digitalis micrantha 4 Juncus subulatus 1 Echinops siculus 1 Kosteletzkya pentacarpos 1 Echium arenarium 2 Laserpitium garganicum 2 Edraianthus graminifolius ssp. apenninus 3 Lathyrus amphicarpos 5 Pagina72 Pagina72 Elatine macropoda 1 Laurentia gasparrinii 1

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N. N. SPECIE Segnalazioni SPECIE Segnalazioni Lavandula stoechas 1 Ophrys holoserica 20 Lavatera maritima 1 Ophrys incubacea 5 Lilium bulbiferum 1 Ophrys lacaitae 4 Lilium martagon 2 Ophrys sphegodes 15 Limodorum abortivum 15 Ophrys tenthredinifera 1 Limonium bellidifolium 1 Ophrys tetraloniae 1 Linaria purpurea 1 Orchis coriophora 8 Linum maritimum 8 Orchis italica 19 Linum tommasinii 2 Orchis laxiflora 1 Listera ovata 2 Orchis mascula 11 Ludwigia palustris 2 Orchis militaris 2 Lupinus luteus 2 Orchis morio 33 Magydaris pastinacea 1 Orchis palustris 12 Malcolmia littorea 2 Orchis papilionacea 32 Malus florentina 2 Orchis pauciflora 23 Marsilea quadrifolia 2 Orchis provincialis 27 Montia fontana chondrosperma 1 Orchis purpurea 4 Muscari commutatum 4 Orchis simia 5 Muscari neglectum 1 Orchis tridentata 17 Myosotis caespitosa 1 Orchis ustulata 5 Myosotis discolor 1 Ornithogalum arabicum 2 Myriophyllum verticillatum 2 Ornithogalum orthophyllum 3 Narcissus poeticus 5 Orobanche pubescens 1 Narcissus serotinus 5 Osmunda regalis 16 Neotinea maculata 5 Pancratium maritimum 2 Neottia nidus-avis 10 Phleum ambiguum 3 Nuphar luteum 36 Phyllitis sagittata 1 Nymphaea alba 23 Pimpinella anisoides 1 Nymphoides peltata 4 Pimpinella lutea 5 Ononis ornithopodioides 2 Platanthera bifolia 2 Ophioglossum lusitanicum 4 Platanthera chlorantha 4 Ophioglossum vulgatum 2 Polygala flavescens 1 Ophrys apifera 9 Polygonum minus 1 Ophrys bertolonii 5 Potamogeton berchtoldii 1 Ophrys bombyliflora 4 Ranunculus trichophyllus 1

Ophrys crabronifera 11 Rhynchospora alba 1 Pagina73 Ophrys fusca 2 Romulea columnae rollii 1

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N. SPECIE Segnalazioni

Romulea ramiflora 1 Romulea rollii 3 Ruppia cirrhosa 1 Ruta angustifolia 1 Salvinia natans 12 Schoenoplectus supinus 2 Sempervivum italicum 9 Senecio bicolor 1 Serapias cordigera 2 Serapias lingua 5 Serapias parviflora 2 Serapias vomeracea 20 Serratuala tinctoria var. pontina 3 Sesleria nitida 1 Sparganium emersum 2 Spartina juncea 1 Spiranthes spiralis 3 Spirodela polyrrhiza 2 Teucrium fruticans 1 Teucrium siculum 4 Thelypteris palustris 12 Trapa natans 1 Trifolium bocconei 1 Trifolium patens 1 Triglochin bulbosa subsp. laxiflora 2 Triglochin laxiflorum 1 Tuberaria praecox 1 Urginea maritima 1 Utricularia vulgaris 10 Vallisneria spiralis 2 Verbascum niveum 1 Veronica scutellata 2 Vicia disperma 1 Viola eugeniae 1 Viola pseudogracilis 5

Viola pseudogracilis cassinensis 2 Pagina74 Vitex agnus-castus 11

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4.4 HABITAT

Come già evidenziato nel capitolo precedente, le 1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia informazioni riguardanti la presenza di habitat maritimi) nell’area di studio sono state ricavate attraverso le 1420 - Praterie e fruticeti alofili mediterranei a seguenti fonti: termo - atlantici (Sarcocornetea fruticosi)  GIS NATURA Ministero dell'Ambiente 1510* - Steppe salate mediterranee (Limonietalia) e della Tutela del Territorio, Politecnico di 2110 - Dune mobili embrionali Milano, DPN Direzione per la Protezione 2120 - Dune mobili del cordone litorale con della Natura. 2006 presenza di Ammophila arenaria -dune bianche.  Elaborati del Piano di Gestione dei 2130* - Dune costiere fisse a vegetazione erbacea SIC/ZPS presenti nell’area di studio («dune grigie»)  Schede Natura 2000 dei Siti Natura 2000 2190 - Depressioni umide interdunari presenti nell’area di studio 2210 - Dune fisse del litorale del Crucianellion  Calvario et al., 2008 maritimae 2230 - Dune con prati dei Malcolmietalia Nell’archivio prodotto, pertanto, sono presenti 2240 - Dune con prati dei Brachypodietalia e soltanto gli habitat certamente presenti segnalati nei vegetazione annua documenti di cui sopra. Le informazioni quindi si 2250* - Dune costiere con Juniperus spp. concentrano nei siti della Rete Natura 2000 e in 2270* - Dune con foreste di Pinus pinea e/o particolare nelle ZPS M. ti Lepini, sui M. ti Ausoni P.pinaster e nel Parco Nazionale del Circeo. 3120 - Acque oligotrofe a bassissimo contenuto Gli habitat individuati, complessivamente 45 di cui minerale su terreni generalmente sabbiosi del 13 prioritari, sono riportati nell’elenco che segue: Mediterraneo occidentale con Isoetes spp 3140 - Acque oligo-mesotrofe calcaree con 1120* - Praterie di posidonie (Posidonion vegetazione bentica di Chara spp. oceanicae) 3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del 1150* - Lagune costiere Magnopotamion o Hydrocharition 1170 - Scogliere 3170* - Stagni temporanei mediterranei 1210 - Vegetazione annua delle linee di deposito 3260 - Fiumi delle pianure e montani con marine vegetazione del Ranunculion fluitantis e 1240 - Scogliere con vegetazione delle coste Callitricho-Batrachion mediterranee con Limonium spp. endemici 3280 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con 1310 - Vegetazione pioniera a Salicornia e altre il Paspalo-Agrostidion e con filari riparii di Salix e specie annuali delle zone fangose e sabbiose di Populus alba Pagina75 Pagina75

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5130 - Formazioni a Juniperus communis su lande 9180* - Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del o prati calcicoli Tilio-Acerion 5210 - Matorral arborescenti di Juniperus spp. 9190 - Vecchi querceti acidofili delle pianure 5320 - Formazioni basse di euforbie vicino alle sabbiose con Quercus robur scogliere 91B0 - Boschi termofili di Fraxinus angustifolia 5330 - Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici 91E0* - Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e 6110* - Formazioni erbose calcicole rupicole o Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, basofile dell'Alysso-Sedion albi Salicion Albae) 6210* - Formazioni erbose secche seminaturali e 91F0 - Foreste miste riparie di Quercus robur, facies coperte da cespugli su substrato calcareo - Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Festuco-Brometalia, stupenda fioritura di orchidee Fraxinus angustifolia, lungo i grandi fiumi 6220* - Percorsi substeppici di graminacee e piante (Ulmenion minoris) annue dei Thero-Brachypodietea 9210* - Faggete degli appennini con Taxus e Ilex 6420 - Praterie umide mediterranee con piante 9280 - Boschi di Quercus frainetto erbacee alte del Molinio-Holoschoenion 9330 - Foreste di Quercus suber 6430 - Bordure planiziali, montane e alpine di 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus megaforbie idrofile rotundifolia 8210 - Pareti rocciose calcaree con vegetazione 9540 - Pinete mediterranee di pini mesogeni casmofitica endemici 8310 - Grotte non ancora sfruttate a livello turistico

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5. USO DEL SUOLO

5.1 CARTA DELL’USO DEL SUOLO

La carta di uso del suolo è stata redatta a partire da zone boscate), del 50% nel caso delle formazioni quella elaborata dalla provincia, integrata poi con la arbustive. CUS della Regione Lazio sia per estendere il dato nei territori extra-provinciali, sia per approfondire il 1111 Tessuto residenziale continuo e denso dato relativamente agli ambiti naturali e semi- 1112 Tessuto residenziale continuo e mediamente naturali. I poligoni appartenenti alle tipologie del denso primo livello Corine “Territori boscati e 1121 Tessuto residenziale discontinuo seminaturali” (Cod. 3)e “Zone Umide” (Cod. 4) 1122 Tessuto residenziale rado sono stati modificati attraverso la 1123 Tessuto residenziale sparso fotointerpretazione, quindi approfonditi ad un 1211 Insediamento industriale o artigianale livello di dettaglio proprio di una cartografia in 1212 Insediamento commerciale scala 1:10.000. 1213 Insediamento dei grandi impianti di servizi I poligoni rientranti nelle categorie del livello 1 pubblici e privati Corine “aree artificiali” e “aree agricole”, invece, 1214 Insediamenti ospedalieri sono rimasti invariati. Per l'attribuzione dei poligoni 1215 Insediamenti degli impianti tecnologici alle classi della tab.1 ci si è avvalsi inoltre delle 1221 Reti stradali e territoriali con zone di informazioni contenute nelle cartografie dei piani di pertinenza gestione dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria) 1222 Reti ferroviarie comprese le superfici annesse presenti nell'area di studio. La carta di uso del suolo 1223 Grandi impianti di concentramento e presenta un estensione di 289.158 ha, è in formato smistamento merci vettoriale “shape file” ed è georeferita secondo il 1224 Aree per impianti delle telecomunicazioni sistema di coordinate UTM ED1950 Fuso 33 Nord. 1225 Reti per la distribuzione, la produzione e il La scala di dettaglio per le aree naturali e trasporto di energia seminaturali è 1:10.000, mentre e per le aree 1226 Reti ed aree per la distribuzione idrica artificiali e le aree agricole non naturali è 1:25.000 compresi gli impianti di captazione, serbatoi e L’ unità minima cartografata è pari a 0,5 ha, per i stazioni di pompaggio boschi e 1 ha per tutte le altre categorie di uso del 123 Aree portuali suolo, la larghezza minima degli elementi lineari è 124 Aeroporti pari a 20 m. La cartografia è organizzata secondo il 131 Aree estrattive sistema di nomenclatura riportato in tabella. E’ 1321 Discariche e depositi considerata una copertura minima della vegetazione 1322 Depositi di rottami a cielo aperto pari al 10% della proiezione delle chiome (per le 1331 Cantieri e spazi in costruzione e scavi Pagina77 Pagina77 1332 Suoli rimaneggiati ed artefatti

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141 Aree urbane verdi 31113 Querceti sempreverdi a prevalenza di 1421 Campeggi e Bungalows sughera 1422 Strutture di sport e tempo libero 311131 Sugherete dei substrati sabbiosi e arenacei 1423 Parchi di divertimento con farnetto o altre caducifoglie 1424 Aree archeologiche 3112 Boschi a prevalenza di querce caducifoglie 143 Cimiteri (cerro e/o roverella e/o farnetto e/o rovere e/o 2111 Seminativi in aree non irrigue farnia) 2112 Vivai in aree non irrigue 31121 Querceti a prevalenza di cerro 2113 Colture orticole in pieno campo, in serra e 311211 Cerrete collinari con Roverella sotto plastica in aree non irrigue 311212 Cerrete submontane 2121 Seminativi in aree irrigue 311213 Cerrete con farnetto 2122 Vivai in aree irrigue 31122 Querceti a prevalenza di roverella 2123 Colture orticole in pieno campo, in serra e 31124 Querceti a prevalenza di farnia sotto plastica in aree irrigue 311241 Nuclei forestali a dominanza di olmo di 221 Vigneti recupero dei querceti a farnia 222 Frutteti e frutti minori 311242 Boschi igrofili a farnia e frassino 223 Oliveti meridionale 22411 Pioppeti, saliceti e altre latifoglie 3113 Boschi a prevalenza di latifoglie mesofile e 22412 Conifere a rapido accrescimento mesotermofile (acero-frassino, carpino nero- 2242 Castagneti da frutto orniello) 2243 Altre colture (eucalipti) 31131 Orno-ostrieti neutro-basifili con locali 231 Superfici a copertura erbacea densa prevalenze di carpino orientale (graminacee) 31132 Ostrirti mesofili 241 Colture temporanee associate a colture 31133 Formazioni miste di valloni e forre (a tiglio, permanenti orniello e aceri; a carpino bianco e nocciolo; ad 242 Sistemi colturali e particellari complessi alloro) 243 Aree prevalentemente occupate da coltura 31134 Cenosi legnose di neoformazione in ambito agraria con presenza di spazi naturali importanti agricolo o urbano 244 Aree agroforestali 3114 Boschi a prevalenza di castagno 3 TERRITORI BOSCATI E AMBIENTI SEMI- 31141 Castagneti cedui puri e misti con altre NATURALI latifoglie 31 Zone boscate 31142 Castagneti da frutto 311 Boschi di latifoglie 3115 Boschi a prevalenza di faggio 3111 Boschi a prevalenza di leccio e/o sughera 31151 Faggete submontane o basso-montane 31111 Leccete termomediterranee con sole (Anemono-Fagetum) sempreverdi 3116 Boschi a prevalenza di specie igrofile (boschi Pagina78 Pagina78 31112 Leccete neutro-basifile miste a caducifoglie a prevalenza di salici e/o pioppi e/o ontani, ecc.)

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31161 Boscaglie ripariali a salici arbustivi 3322 Rupi e falesie con vegetazione casmofitica 31162 Boschi igrofili a pioppi e salice bianco e/o ad 333 Aree con vegetazione rada ontano nero e/o a frassino meridionale 334 Aree percorse da incendi 3117 Boschi e piantagioni a prevalenza di latifoglie 4 ZONE UMIDE non native (robinia, eucalipti, ailanto, ...) 41 Zone umide interne 312 Boschi e rimboschimenti di conifere (esclusa 411 Paludi interne a vegetazione a rizofite arboricoltura) sommerse o appena affioranti, ad elofite, a grandi 3121 Boschi e rimboschimenti a prevalenza di pini carici, a giunchi; prati su suoli idromorfi; mediterranei (pino d'Aleppo, pino domestico, pino vegetazione pioniera igro-nitrofila e vegetazione marittimo) o cipressi pioniera effimera a piccole piperacee 3122 Rimboschimenti a prevalenza di pini montani 412 Torbiere e oromediterranei o di conifere esotiche 42 Zone umide marittime 313 Boschi e rimboschimenti misti di conifere e 421 Paludi salmastre latifoglie 4211 Vegetazione a salicornie annuali e/o altre 3131 Boschi misti a prevalenza di latifoglie specie alonitrofile annuali; garighe alofile a 3132 Boschi misti a prevalenza di conifere camefite e nanofanerofite succulente; praterie 32 Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o emicriptofitiche e giuncheti alofili erbacea 4212 Canneti oligoalini (fragmiteti e scirpeti) 321 Aree a pascolo naturale e praterie 423 Zone intertidali 3211 Praterie continue 5111 Fiumi, torrenti e fossi 3212 Praterie discontinue e pseudo-garighe 5112 Canali e idrovie 3213 Praterie pseudo-steppiche ad Ampelodesmos 5121 Bacini senza manifeste utilizzazioni mauritanicus e/o a Hyparrhenia hirta produttive 322 Brughiere e cespuglieti 5122 Bacini con prevalente utilizzazione per scopi 323 Aree a vegetazione sclerofilla irrigui 3231 Macchie alte a leccio, fillirea, corbezzolo e/o 5123 Bacini con prevalente altra destinazione erica arborea. La macchia alta è considerata tale con produttiva altezze comprese tra 3 e 5 metri in loco. 5124 Acquacolture 3232 Macchie basse e garighe 521 Lagune, laghi e stagni costieri 324 Aree a ricolonizzazione 522 Estuari 3241 Aree a ricolonizzazione naturale 523 Aree al di là del limite delle maree più basse 3242 Aree a ricolonizzazione artificiale 33 Zone aperte con vegetazione rada o assente Le classi sono riportate in maniera gerarchica per 331 Spiagge, dune e sabbie facilitare la comprensione del sistema di 332 Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti nomenclatura. 3321 Scogliere con vegetazione rada a Limonium Pagina79 Pagina79 sp. e Crithmum maritimum

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Il database geografico vettoriale della Carta di Uso  CODICE: numerico, intero; codice del Suolo ha estensione definita dall’area di studio dell’uso del suolo di cui alla Tabella 1 (per le ed è strutturato sulla base dei seguenti campi: classi 3 e 4 della classificazione Corine) e alla  FID: numerico, intero; identificativo Tabella 2 (per le altre classi) . univoco del poligono.  III_LIV: numerico, intero; codice dell’uso  HECTARES: numerico, reale; estensione del suolo originario della CUS del Lazio, i dell’area del poligono in ettari. codici sono quelli riportati in Tabella 2.

5.2 CARATTERIZZAZIONE A SCALA PROVINCIALE

Nell’area di studio le tipologie di uso del suolo territorio. Le restanti macrocategorie corrispondenti fanno capo prevalentemente a due macro categorie: a Superfici artificiali, Acque Superficiali e Zone le aree agricole e le aree forestali e seminaturali che Umide interessano complessivamente meno del occupano rispettivamente il 45,7% e il 44,8% del 10% dell’area esaminata.

Acque Superficiali Zone Umide 0,7% Superfici Superfici Artificiali 0,2% Artificiali 8,6% Aree agricole

Aree Forestali e Seminaturali Zone Umide

Aree Forestali Acque Superficiali Aree agricole e Seminaturali 45,7% 44,8%

Figura 16 Percentuali di Uso del Suolo secondo il I livello della classificazione CORINE Land Cover

Lo sfruttamento del territorio risulta subordinato Piana di Fondi, e, verso l’interno, delle catene alla sua peculiare conformazione geografica. Infatti montuose pre-appenniniche dei Monti Lepini, dei Pagina80 Pagina80 la presenza delle pianure costiere, Pianura Pontina e Monti Ausoni e dei Monti Aurunci determina la

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Uso del suolo compresenza delle due “anime” del territorio: sfruttamenti di tipo agricolo e industriale e lo quella agricola e quella montana. Gli ambiti di sviluppo di tipo urbanistico risultano senz’altro più pianura della costa sono pertanto interessati da un difficoltosi che non nelle aree pianeggianti. uso del suolo di tipo agricolo e sono anche quelli in Nell’ambito delle Aree agricole la percentuale più cui lo sviluppo dei centri abitati, le infrastrutture alta spetta alla categoria dei seminativi semplici in viarie e ferroviarie e gli insediamenti industriali e aree irrigue ( 45,6%), le coltivazioni arboree, commerciali si sviluppano maggiormente. invece, vengono impiegate in minor misura, tra di Le aree Forestali e Seminaturali sono invece esse quella maggiormente diffusa è, con la presenti soprattutto sulle formazioni montuose dei percentuale del 17,7%, la coltivazione dell’olivo. Lepini degli Ausoni e degli Aurunci dove gli

Vigneti 0,3% 0,1% Frutteti e frutti minori Oliveti 0,0% Superfici a copertura erbacea densa 3,1% 2,7% Colture temporanee associate a colture 3,4% permanenti 0,1% 17,8% Sistemi colturali e particellari complessi 3,7% Aree prevalentemente occupate da coltura agraria con presenza di spazi naturali importanti Seminativi semplici in aree non irrigue 1,6% Vivai in aree non irrigue 0,1% 45,6% Colture orticole in pieno campo, in serra e sotto 2,2% plastica in aree non irrigue 0,4% 0,0% 19,0% Seminativi semplici in aree irrigue Vivai in aree irrigue

Colture orticole in pieno campo, in serra e sotto plastica in aree irrigue Altre colture permanenti

Pioppeti, saliceti, altre latifoglie

Frangivento

Figura 17 Ripartizione delle classi di Uso del suolo (III livello della legenda CORINE) nell'ambito della categoria "Aree Agricole"

Per le Aree forestali e seminaturali la classe più cespuglieti e arbusteti con il 7,2% e le aree a rappresentata è quella dei boschi di latifoglie con il vegetazione sclerofilla con il 7,2%. Nel restante 4% 59,3%, a questa seguono la classe delle aree a sono incluse tutte le altre classi come riportato nel pascolo naturale e praterie con il 21,3%, i grafico seguente. Pagina81 Pagina81

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Boschi di latifoglie 0,3% 0,7% Boschi e rimboschimenti di conifere 0,1% 0,1% Boschi e rimboschimenti misti di 7,2% conifere e latifoglie 8,7% Aree a pascolo naturale e praterie

Cespuglieti e arbusteti

21,3% Aree a vegetazione sclerofilla Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 0,2% 59,3% 2,1% Aree con vegetazione rada

Foreste e vegetazione arbustiva in evoluzione Aree percorse da incendi

Figura 18 Ripartizione delle classi di Uso del suolo (III livello della legenda CORINE) nell'ambito della categoria "Aree Forestali e Seminaturali".

5.3 APPROFONDIMENTI DELL’USO DEL SUOLO SU AREE CAMPIONE

L’uso del suolo verrà descritto in maniera più l’omogeneità dal punto di vista dell’ idoneità dettagliata per alcuni distretti. Tale aree sono state ambientale. selezionate utilizzando come parametro

5.3.1 Promontorio del Circeo Il Promontorio del Circeo presenta una superficie Le superfici artificiali (10,5%) sono rappresentate occupata per l’85% dalla classe “Aree Forestali e dal centro abitato di S. Felice Circeo e dalle zone Seminaturali”, probabilmente anche grazie al fatto residenziali lungo la costa. che lo sfruttamento del suolo è subordinato ai Le superfici agricole (4,5%) sono collocabili presso vincoli del Parco Nazionale del Circeo. le zone pianeggianti alle pendici di Monte Circeo.

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0,004% 10,5% Superfici Artificiali 4,5% Aree agricole

Aree Forestali e Seminaturali Acque Superficiali 85,0%

Figura 19 Percentuali di Uso del Suolo secondo il I livello della classificazione CORINE Land Cover per l'area del Promontorio del Circeo

Figura 20 Distribuzione delle classi di uso del suolo (livello I CORINE) nel distretto del Promontorio del Circeo

Nell’ambito delle aree forestali e seminaturali le latifoglie (67,9%), le aree a vegetazione sclerofilla classi meglio rappresentate sono i boschi di (18,9%) e le praterie (11,5%). Pagina83

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Boschi di latifoglie 0,1% Boschi e rimboschimenti misti di 18,4% 0,8% conifere e latifoglie

0,7% Aree a pascolo naturale e praterie

Cespuglieti e arbusteti

11,5% Aree a vegetazione sclerofilla 67,9%

0,6% Foreste e vegetazione arbustiva in evoluzione

Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti

Figura 21 Ripartizione delle classi di Uso del suolo (III livello della legenda CORINE) nell'ambito della categoria "Aree Forestali e Seminaturali" per l’area del Promontorio del Circeo

Nello specifico la categoria delle aree forestali e leccete che ospitano caducifoglie nello strato seminaturali, per il promontorio del Circeo, arboreo (20,3%). La vegetazione a sclerofille comprende boschi di leccio distinti, a seconda della comprende le formazioni di macchia bassa ( 12,7%) presenza o meno di caducifoglie nello strato e quelle di macchia alta (5,6%). Piuttosto diffusi arboreo, in leccete con sole sempreverdi (41%) e anche gli ampelodesmeti (11,3%).

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Boschi e piantagioni a prevalenza di latifoglie 0,03% non native (robinia, eucalipti, ailanto, ...) Leccete termomediterranee con sole 0,2% sempreverdi Leccete neutro-basifile miste a caducifoglie

0,6% Orno-ostrieti neutro-basif ili con locali prevalenze 0,7% 12,7% di carpino orientale 5,1% Querceti a prevalenza di Sughera con Farnetto

1,5% 5,6% Boschi misti a prevalenza di conifere 11,3% Praterie continue 0,1% Praterie discontinue e pseudo-garighe 0,8% Praterie pseudo-steppiche ad Ampelodesmos 0,01% mauritanicus e/o a Hyparrhenia hirta Cespuglieti e arbusteti

20,3% 0,04% Macchie alte a leccio, fillirea, corbezzolo e/o 41,0% erica arborea Macchie basse e garighe

Aree a ricolonizzazione naturale

Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti

Scogliere con vegetazione rada a Limonium sp. e Crithmum maritimum

Figura 22 Ripartizione delle classi di Uso del suolo (IV livello della legenda CORINE) nell'ambito della categoria "Aree Forestali e Seminaturali" per l’area del Promontorio del Circeo 5.3.2 Piana di Fondi La Piana di Fondi costituisce un esempio di Aree Forestali e seminaturali con il 5,6% e le zone sfruttamento del suolo tipico delle zone umide con l’1,2%. pianeggianti in provincia di Latina. L’utilizzo del La zona si presta anche ad ospitare diverse strutture suolo che prevale è di tipo agricolo, questo infatti del sistema insediativo, oltre infatti ai centri abitati interessa il 73,7% della superficie totale dell’area, (Fondi, Sperlonga e parte di ), sono seguono le superfici artificiali con il 13,6%, le presenti anche aree industriali e commerciali nei acque superficiali che, grazie alla presenza del Lago pressi della stazione di Fondi. di Fondi, ricoprono il 5,8% dell’area ed infine le

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5,8% 1,2% Superfici Artificiali 13,6% 5,6% Aree agricole

Aree Forestali e Seminaturali Zone Umide

Acque Superficiali 73,7%

Figura 23 Percentuali di Uso del Suolo secondo il I livello della classificazione CORINE Land Cover per l'area della Piana di Fondi

Figura 24 Distribuzione delle classi di uso del suolo (livello I CORINE) nel distretto della Piana di Fondi

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Le aree agricole sono per la maggior parte (54,7%) e frutteti (17,9%) come messo in evidenza dal rappresentate da seminativi semplici in aree irrigue grafico sottostante.

Vigneti

Frutteti e frutti minori

0,4% Oliveti

0,01% Superfici a copertura erbacea densa

0,03% 13,4% 17,9% Colture temporanee associate a colture permanenti Sistemi colturali e particellari complessi 5,2% 2,7% Aree prevalentemente occupate da coltura agraria con presenza di spazi naturali importanti 0,01% Seminativi semplici in aree non irrigue 0,7% Vivai in aree non irrigue 1,6% 0,8% Colture orticole in pieno campo, in serra e sotto 54,7% plastica in aree non irrigue 0,03% Seminativi semplici in aree irrigue Vivai in aree irrigue 2,4% Colture orticole in pieno campo, in serra e sotto plastica in aree irrigue Altre colture permanenti

Figura 25 Ripartizione delle classi di Uso del suolo (III livello della legenda CORINE) nell'ambito della categoria "Aree Agricole" per l’area della Piana di Fondi

Le aree forestali e seminaturali sono presenti ai rispettivamente costituiscono il 34,9% ed il 32,9% margini dell’area considerata, in parte sulle della classe in questione. Completano il quadro le collinette a nord ovest del Lago di Fondi, in parte aree a vegetazione sclerofilla (12,3%) i cespuglieti sulla fascia costiera. Le categorie meglio (11,1%), le spiagge (3,7%), i rimboschimenti di rappresentate sono quelle delle praterie, soprattutto conifere (3,3%) e per finire le aree con vegetazione discontinue, e dei boschi di latifoglie che rada (1,3%) e le falesie (0,04%).

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Boschi di latifoglie

0,04% Boschi e rimboschimenti di conifere

1,3% Boschi e rimboschimenti misti di 3,7% conifere e latifoglie 12,3% Aree a pascolo naturale e praterie 32,9% 11,1% Cespuglieti e arbusteti

Aree a vegetazione sclerofilla 3,3% Spiagge, dune e sabbie 34,9% 0,3% Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti Aree con vegetazione rada

Figura 26 Ripartizione delle classi di Uso del suolo (III livello della legenda CORINE) nell'ambito della categoria "Aree Forestali e Seminaturali" per l’area della Piana di Fondi

5.3.3 Promontorio di Gianola L’86,2% del territorio del promontorio di Gianola è superfici artificiali interessano il 3% dell’area. Le occupato da aree forestali e seminaturali, il 10% acque superficiali sono lo 0,1%. presenta un utilizzo di tipo agricolo, mentre le

0,1% 3,0% Superfici Artificiali 10,7% Aree agricole

Aree Forestali e Seminaturali Acque Superficiali

86,2%

Figura 27 Percentuali di Uso del Suolo secondo il I livello della classificazione CORINE Land Cover per l'area del Promontorio di Gianola Pagina88 Pagina88

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Figura 28 Distribuzione delle classi di uso del suolo (livello I CORINE) nel distretto del Promontorio di Gianola

Le Aree forestali e seminaturali sono costituite boschi di Sughera, (67,7%) e da praterie (nella principalmente da boschi di latifoglie, soprattutto fattispecie Ampelodesmeti) per il 22,6%.

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0,2% 0,1% Boschi di latifoglie 2,6% Boschi e rimboschimenti di 3,1% conifere 22,6% Aree a pascolo naturale e praterie Aree a vegetazione sclerofilla

Cespuglieti e arbusteti

Spiagge, dune e sabbie 3,5% 67,7% Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti

Figura 29 Ripartizione delle classi di Uso del suolo (III livello della legenda CORINE) nell'ambito della categoria "Aree Forestali e Seminaturali" per l’area del Promontorio di Gianola

5.3.4 Monti Lepini Nel distretto dei Monti Lepini la componente di uso pedemontane collinari e nelle valli, mentre le del suolo prevalente è quella delle “Aree Forestali e superfici artificiali sono rappresentate dai centri seminaturali” che rivestono l’82,2% del territorio abitati dell’area dei Lepini che interessano (fig. 4). Le aree agricole presenti per il 15,7% del complessivamente il 2,1% del territorio. territorio si distribuiscono soprattutto nelle aree

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Aree forestali e Seminaturali

Aree agricole

Superfici artificiali

Figura 30 Distribuzione delle classi di uso del suolo (livello I CORINE) nel distretto dei Monti Lepini

0,003%

Superfici Artificiali 2,1% 0,02% Aree agricole 15,7%

Aree Forestali e Seminaturali Zone Umide

Acque Superficiali 82,2%

Figura 31 Percentuali di Uso del Suolo secondo il I livello della classificazione CORINE Land Cover per l'area dei Lepini

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I Monti Lepini sono rivestiti di boschi, in modo e seminaturali”. Discretamente rappresentate anche particolare i boschi di latifoglie con i loro 29.104 le classi “Aree a pascolo naturale” (15,4%) e ettari sono la classe maggiormente rappresentata “Cespuglieti ed arbusteti”(8,9%). (71,2%) nell’ambito della categoria “Aree forestali

0,4% Boschi di latifoglie

0,2% 1,6% Boschi e rimboschimenti di conifere

8,9% 0,5% Boschi e rimboschimenti misti di 15,4% conifere e latifoglie Aree a pascolo naturale e praterie

Cespuglieti e arbusteti 0,1%

Aree a vegetazione sclerofilla

1,7% 71,2% Foreste e vegetazione arbustiva in evoluzione Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti

Aree con vegetazione rada

Figura 32 Ripartizione delle classi di Uso del suolo (III livello della legenda CORINE) nell'ambito della categoria "Aree Forestali e Seminaturali" per l’area dei Lepini.

Tra le formazioni forestali le più diffuse (28,9%) Al di sopra dei 900 – 1000 m s.l.m. sulle vette troviamo i boschi a prevalenza di Quercus ilex principali dei Lepini dominano i boschi di Faggio (leccio) con presenza nello strato arboreo di specie (16,8% del totale dei boschi di latifoglie). caducifoglie quali Fraxinus ornus e Ostrya Nelle aree collinari del settore occidentale (Colle carpinifolia. Si tratta di formazioni che bene si Piano, Monte Palombara, Il Monte) dei Lepini sono addicono alla natura carbonatica dei Lepini e che presenti boschi di Cerro e Roverella con locali spesso vengono in contatto con i boschi di Faggio, dominanze dell’una o l’altra specie a seconda delle arrivando anche a quota 800 – 900 m s.l.m., come stazioni. Queste tipologie forestali rappresentano il ad esempio nel caso di Monte Malaina e Monte 10,8% del totale dei boschi. Repecanino. Una discreta percentuale della superficie boschiva è Il 17,6% dei boschi dei Lepini è costituito da boschi interessata da castagneti, presenti laddove ci sono mesofili a prevalenza di Ostrya carpinifolia sono affioramenti di tipo vulcanico (tufi, piroclastiti); presenti generalmente a quote comprese tra i 600 e i nell’ambito dei boschi di castagno vengono distinti 1000 m, su versanti acclivi, spesso vengono in quelli da frutto (2,9%) e quelli cedui o da frutto non contatto al limite superiore con le faggete e a quello più utilizzati a tale scopo (8,8%). inferiore con i boschi di Leccio. Pagina92

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Infine ricordiamo i boschi di Roverella (6,6%) e gli Le altre tipologie boschive sono rappresentate con ostrieti termofili con locali prevalenze di Carpinus percentuali inferiori all’ 1%. orientalis ( 4,3%) presenti nei settori basso collinari.

Leccete neutro-basifile miste a caducifoglie

0,8% Querceti sempreverdi a prevalenza di sughera 10,8% Querceti a prevalenza di roverella 0,5% 1,5% Orno-ostrieti neutro-basifili con locali prevalenze di carpino orientale 0,002% Ostrieti mesofili 28,9% Formazioni miste di valloni e forre (a tiglio, orniello 16,8% e aceri; a carpino bianco e nocciolo; ad alloro) Cenosi legnose di neoformazione in ambito agricolo o urbano 0,2% Castagneti cedui e castagneti da frutto in evoluzione 2,9% Castagneti da frutto 6,6% 8,8% 4,3% Faggete submontane o basso-montane 17,6% (Anemono-Fagetum) 0,2% Boschi igrofili a pioppi e salice bianco e/o ad 0,1% ontano nero e/o a frassino meridionale Cerrete collinari con Roverella

Cerrete submontane

Cerrete con farnetto

Boschi di latifoglie non specificati

Figura 33 Formazioni forestali ( IV e V livello CORINE) presenti nella categoria "Boschi di Latifoglie" per i Monti Lepini. Pagina93 Pagina93

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Figura 34 Distribuzione delle formazioni forestali ( IV e V livello CORINE) presenti nella categoria "Boschi di Latifoglie" per i Monti Lepini.

5.3.5 Monti Aurunci Come per i Monti Lepini il territorio dei Monti artificiali sono presenti solo per il 3%. Le restanti Aurunci risulta occupato quasi per intero (82%) categorie, Zone umide e Acque superficiali, hanno dalle aree forestali e seminaturali, il 15% dell’area percentuali irrisorie. presenta un utilizzo di tipo agricolo e le superfici

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0,004%

0,04% 3,0% Superfici Artificiali 15,0% Aree agricole

Aree Forestali e Seminaturali Zone Umide

82,0% Acque Superficiali

Figura 35 Percentuali di Uso del Suolo secondo il I livello della classificazione CORINE Land Cover per l'area dei Monti Aurunci

Aree forestali e Seminaturali

Aree agricole

Superfici artificiali

Figura 36 Distribuzione delle classi di uso del suolo (livello I CORINE) nel distretto dei Monti Aurunci

Le Aree agricole sono distribuite nelle aree presso le città di Gaeta e Itri e presso l’area

pianeggianti o debolmente collinari, le superfici estrattiva di monte Montuolo. Nella matrice delle Pagina95 artificiali di maggiori dimensioni si collocano aree destinate all’agricoltura è presente inoltre un

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Uso del suolo tessuto urbano diffuso. Le aree forestali e percentuale (32,3%) da praterie , soprattutto seminaturali occupano il territorio restante. Questa discontinue. La vegetazione sclerofilla è categoria è costituita per poco meno della metà rappresentata dall’11,9% mentre i cespuglieti dal (47,3%) da Boschi di latifoglie e per una discreta 5,5%.

Boschi di latifoglie 0,03% Boschi e rimboschimenti di conifere

0,1% Boschi e rimboschimenti misti di conifere e latifoglie Aree a pascolo naturale e praterie 1,5% 0,1% Cespuglieti e arbusteti 0,01% 0,1% Aree a vegetazione sclerofilla 0,02% 11,9% Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 5,5% Aree con vegetazione rada 47,3% Foreste e vegetazione arbustiva in evoluzione Aree percorse da incendi

32,3% Spiagge, dune e sabbie Paludi di acqua salmastra 0,1% 1,1% Zone intertidali marine

Figura 37 Ripartizione delle classi di Uso del suolo (III livello della legenda CORINE) nell'ambito della categoria "Aree Forestali e Seminaturali" per l’area dei Monti Aurunci.

Entrando nello specifico della classe “Boschi di strato arboreo, infatti nella fascia costiera, a latifoglie” troviamo che i boschi mesofili di carattere più spiccatamente termofilo, troviamo le Carpino nero sono la formazione forestale meglio leccete con sole sempreverdi (0,6%), procedendo rappresentata (43,1%), mentre al di sopra dei 1000 verso l’interno abbiamo leccete che ospitano m s.l.m., su Monte Petrella e Monte Faggeto, sono caducifoglie nello strato arboreo (16,4%). Nei presenti boschi di faggio. Nel settore costiero i settori collinari interni sono presenti anche boschi boschi sono prevalentemente di Leccio distinti a di Cerro e roverella (5,5%) e boschi di roverella seconda della presenza o meno di caducifoglie nello (5,1%).

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Boschi di latifoglie non specificati

2,1% Boschi e piantagioni a prevalenza di latifoglie non native (robinia, eucalipti, ailanto, ...) 0,5% 0,004% Leccete termomediterranee con sole sempreverdi

5,5% Leccete neutro-basifile miste a caducifoglie 15,1% 0,05% Querceti sempreverdi a prevalenza di sughera 0,3% 0,6% 16,4% Querceti a prevalenza di roverella

0,9% Orno-ostrieti neutro-basifili con locali prevalenze di 5,1% carpino orientale Ostrieti mesofili 2,0% 8,4% Formazioni miste di valloni e forre (a tiglio, orniello e aceri; a carpino bianco e nocciolo; ad alloro) 43,1% Cenosi legnose di neoformazione in ambito agricolo o urbano Castagneti cedui e castagneti da frutto in evoluzione

Faggete submontane o basso-montane (Anemono- Fagetum) Boschi igrofili a pioppi e salice bianco e/o ad ontano nero e/o a frassino meridionale Cerrete collinari con Roverella

Figura 38 Formazioni forestali ( IV e V livello CORINE) presenti nella categoria "Boschi di Latifoglie" per i Monti Aurunci. Pagina97 Pagina97

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Figura 39 Distribuzione delle formazioni forestali ( IV e V livello CORINE) presenti nella categoria "Boschi di Latifoglie" per i Monti Aurunci. Pagina98 Pagina98

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6. REALIZZAZIONE DEL GEODATABASE DEI DATI NATURALISTICI (SPECIE E HABITAT)

La realizzazione del Geodabase per la gestione e rientrano in Liste Rosse nazionali, disponibile per aggiornamento delle segnalazioni di flora, fauna e Vertebrati e Invertebrati (Bulgarini et al., 1998 e habitat di interesse è stata una fase avviata Cerfolli, 2002), e in Liste Rosse regionali, contemporaneamente alla raccolta delle disponibili per Anfibi e Rettili (Bologna, 2000), informazioni edite ed inedite. Lo scopo di questo Uccelli (Boano et al., 1995) e per la flora (Conti, database è di focalizzare l’attenzione solo su una 1997). Sono state inserite, infine, anche tutte le selezione di specie, presenti nell’area di studio, specie endemiche o sub-endemiche esclusive della considerate di interesse conservazionistico. Tale Regione Lazio, riferite esclusivamente ad Insetti e selezione prende il nome di “Lista di Attenzione” e specie di flora. potrebbe essere considerata, a scala provinciale, la lista delle elementi più meritevoli di conservazione Il geodatabase è composto, pertanto, dai seguenti e che, pertanto, meriterebbero di essere due archivi, entrambi implementabili anche in corso attentamente monitorati e tutelati. Tale “lista” si d'opera: compone di tutte le specie di interesse comunitario  DB SEGNALAZIONI (inserite almeno nell’Allegato II della Direttiva  DB ELEMENTI DI ATTENZIONE “Habitat” o nell’Allegato I della direttiva “Uccelli”) e di tutte gli Habitat di interesse comunitario Segue una descrizione dei campi che compongono i (Allegato I della Direttiva “Habitat”). Sono inoltre 2 db. comprese nella “lista” anche tutte le specie che

6.1.1 Database segnalazioni Il db delle segnalazioni è costituito da una parte generale, comune a tutti i tipi di elementi, e da una parte che è invece differente per Specie e habitat.

parte generale

UTMX Coordinate del punto centrale dell’areale di riferimento della segnalazione, espresse nel UTMY sistema UTM zona 33, Datum 1950; Tipo di informazione geografica: poligono o TIPOLOGIA punto Tipo di poligono di riferimento per la TIPOSUPERFICIE rappresentazione della segnalazione in ambito GIS: Quadrato / Libero (=cerchio) / areale buffer

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/Areale SIT /Areale indefinito

per le segnalazioni riferite ad areali di tipo AMPIEZZA SEGNALAZIONE Libero o Quadrato esprime l’area in mq dell'elemento geometrico.

Nome della località in cui è stato segnalato LOCALITA l’elemento.

QUOTA Quota altimetrica media slm

Data in cui è stato rilevato l'elemento segnalato. DATA Quando sconosciuta si riporta quello della fonte edita. Indicazione degli estremi bibliografici della fonte della segnalazione, nel caso di lavori pubblicati o FONTE di relazioni tecniche inedite. Nel caso di comunicazioni personali si riporta il nome del segnalatore

parte Specie REGNO ANIMALE/VEGETALE Solo per il Regno Animale: Crostacei, Molluschi, Insetti, CLASSE Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi Nome scientifico della specie oggetto della segnalazione. SPECIE Questo campo è collegato alla tabella "Specie" (vedi oltre) COD_FAUNA_ITA Codice identificativo per la fauna NOME_ITA Nome italiano della specie, quando presente. Specificazione del tipo di stima col quale l’eventuale dato TIPO ABBONDANZA di abbondanza è indicato nel lavoro consultato: Qualitativa / Individui / Coppie ABBONDANZA MIN. Numero minimo e massimo di coppie o individui (vedi ABBONDANZA MAX. sopra) segnalati ABBONDANZA per stime qualitative (vedi sopra): P= Presente Per Uccelli: Nidificante, Estivante, Svernante, Migratore. Per i Pesci: sta a indicare il gruppo ecologico: Stenoalina FENOLOGIA dulcicola, Migratrice catadrome, Migratrice facoltativa, Marina occasionale, Residente. Informazioni per le quali non sono previsti campi, ma che, NOTE a giudizio del segnalatore possono essere importanti per maggior esattezza o completezza della segnalazione.

parte Habitat Nome dell'habitat oggetto della segnalazione. Il campo è HABITAT collegato alla tabella "Habitat" (vedi oltre) In base alle informazioni disponibili, in questo campo è stato DINAMISMO indicato il grado di dinamismo che l’habitat presenta, tra le seguenti classi: basso; medio; intenso; sconosciuto.

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In base alle informazioni disponibili. in questo campo è QUALITA' indicata la qualità dell’habitat (sensu natura 2000): elevata ; media; scarsa; sconosciuta. Valutazione del livello di possibilità di scomparsa MINACCIA dell'elemento dalla località segnalata: Elevata, Media, Scarsa, Sconosciuta

6.1.2 Database degli elementi di attenzione E' collegato al catalogo delle segnalazioni tramite specie della lista di attenzione, strutturate in due gli identificatici della specie (nome e codici) Vi distinte tabelle (Specie e Habitat), organizzate come sono registrate tutte le informazioni generali sulle segue:

tabella Specie ELEMENTO ATTENZIONE Nome scientifico della specie Codice Identificativo della specie; per la fauna è quello della CODICE SPECIE check-list della Fauna d’Italia. NOME COMUNE Nome italiano comune, se noto eventuali altri nomi scientifici con cui è indicata la specie nelle principali normative di settore o pubblicazioni importanti; per le SINONIMI specie che hanno avuto subito recenti revisioni tassonomiche/nomenclaturali è indicato il nome scientifico usato nella precedente fase Molluschi, Crostacei, Insetti, Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli, GRUPPO Mammiferi, vegetali Nel caso di specie citate negli allegati nella direttiva Habitat è DIR. 9243 indicato indicazione il numero del/degli allegati in cui sono inserite (II, IV, V) E' indicato se la specie è inclusa negli allegati della dir. Habitat PRIORITÀ come prioritario Per gli uccelli: indicazione delle specie incluse nell’Allegato I DIR. 79/409 della direttiva Uccelli Categoria di minaccia espressa a livello globale, per le specie CAT. UICN incluse nella “Lista Rossa delle specie minacciate” dell’IUCN Categoria di minaccia a livello nazionale, se definito in liste STATUS ITALIA rosse preesistenti (es. per i vertebrati: Libro Rosso degli animali d’Italia, WWF, 1998) Categoria di minaccia (sensu IUCN, categorie e criteri 2001) STATUS REGIONE LAZIO della specie a livello regionale. Per le specie per le quali, a giudizio del responsabile del gruppo MAX. PROTEZIONE di lavoro, è necessario criptare i dati, sono indicate le motivazioni che hanno determinato questa scelta per le specie endemiche è indicato il tipo di endemismo: ENDEMISMO Nazionale, Regionale, Transregionale (=endemismo laziale e di piccole aree in regioni confinanti) o di singolo sito.

Tabella Habitat NOME DELL’HABITAT Nome dell’habitat (sensu Corine Biotopes) CODICE CORINE Codice gerarchico definito dal Corine Biotops Manual (1991) Per gli habitat inclusi nella Direttiva Habitat: codice identificativo CODICE NATURA 2000 definito nell’ambito della Rete Natura 2000

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NOME DELL’HABITAT nella Nome dell’habitat come compare nell’Allegato I della direttiva DIRETT. 92/43/CEE Habitat Per gli habitat inclusi nell’allegato di cui sopra, indicazione se è HABITAT PRIORITARIO menzionato come prioritario: si/no Per gli habitat giudicati rari è indicato il livello di rarità: Regionale LIVELLO RARITÀ' (=raro solo nel Lazio), Provinciale (=raro solo in Provincia di Latina) o Assoluta (=raro in assoluto)

Nel complesso le specie della Lista di Attenzione sono 272, cosi suddivise:

Molluschi 1 Crostacei 1 Insetti 25 Pesci 12 Anfibi 12 Rettili 15 Uccelli 86 Mammiferi 34 Vegetali 86 Totale complessivo 272

Per quanto riguarda gli habitat l’elenco è il medesimo già riportato in precedenza.

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PESCI

Elemento Attenzione Nome Comune Sinonimi Dir. 9243t Priorità Cat. UICN Max. Protezione Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Alosa fallax Alosa II, V no Carenza di dati Vulnerabile Assoluto Esox lucius Luccio no Vulnerabile Regionale Aphanius fasciatus Nono II no Vulnerabile Assoluto Gasterosteus aculeatus Spinarello no Specie a Vulnerabile massima protezione Assoluto Salaria fluviatilis Cagnetta Lipophrys no Vulnerabile fluviatilis Assoluto Salmo (trutta) macrostigma Trota macrostigma IV no Carenza di dati In pericolo critico Assoluto Lampetra planeri Lampreda di ruscello II no Prossimo alla In pericolo minaccia Assoluto Gobius nigricans Ghiozzo di ruscello Padogobius II no Vulnerabile In pericolo nigricans Assoluto Barbus plebejus Barbo II, V no Basso rischio Assoluto Rutilus rubilio Rovella II noProssimo alla Basso rischio minaccia Assoluto Cobitis taenia bilineata Cobite II noMinima Basso rischio preoccupazione Assoluto Syngnathus abaster Pesce ago di rio no Minima Basso rischio preoccupazione Assoluto

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ANFIBI Max. Elemento Attenzione Nome Comune Sinonimi Dir. 9243t Priorità Cat. UICN Protezione Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità

Rana dalmatina Rana agile no Vulnerabile Vulnerabile Regionale

Hyla intermedia Raganella italiana no Vulnerabile Vulnerabile Regionale Salamandrina Salamandrina dagli Salamandrina Minima terdigitata occhiali perspicillata II, IV no preoccupazione Vulnerabile Basso rischio Nazionale Assoluto Minima Bombina pachypus Ululone appenninico II, IV no preoccupazione si In pericolo Basso rischio Nazionale Assoluto Dati Triturus italicus Tritone italiano Lissotriton italicus no insufficienti Regionale Dati Triturus vulgaris Tritone punteggiato Lissotriton vulgaris no insufficienti Regionale Minima Basso rischio Rana italica Rana appenninica IV no preoccupazione Basso rischio Nazionale Assoluto Minima Basso rischio Triturus carnifex Tritone crestato II, IV no preoccupazione Regionale Pseudopidalea Minima Basso rischio Bufo viridis Rospo smeraldino viridis IV no preoccupazione Regionale Basso rischio Bufo bufo Rospo comune no Regionale Rana di Lessonae / Basso rischio Rana Kl esculenta - Rana bergeri /Rana kl hispanica Rana verde no Regionale Salamandra Salamandra gialla e Minima salamandra nera no preoccupazione Basso rischio Regionale

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RETTILI

Max. Elemento Attenzione Nome Comune Dir. 9243t Priorità Cat. UICN Protezione Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Zamenis longissima Saettone comune IV no Vulnerabile Regionale In pericolo critico Coronella girondica Colubro di Riccioli no Basso rischio Regionale Testudo hermanni Testuggine di Hermann II, IV no Prossimo alla minaccia si In pericolo In pericolo Assoluto Emys orbicularis Testuggine palustre II, IV no Prossimo alla minaccia si In pericolo Basso rischio Assoluto Elaphe quatuorlineata Cervone II, IV no In pericolo Basso rischio Assoluto Anguis fragilis Orbettino no Dati insufficienti Regionale Coronella austriaca Colubro liscio IV no Dati insufficienti Regionale Basso rischio Hemidactylus turcicus Geco verrucoso no Regionale Basso rischio Tarentola mauritanica Geco comune no Minima preoccupazione Regionale Basso rischio Chalcides chalcides Luscengola no Minima preoccupazione Regionale Basso rischio Hierophis viridiflavus Biacco IV noMinima preoccupazione Regionale Basso rischio/Minima Basso rischio Natrix natrix Natrice dal collare no preoccupazione Regionale Basso rischio Natrix tessellata Natrice tassellata IV no Regionale Basso rischio Vipera aspis Vipera no Regionale Caretta caretta Tartaruga comune II, IV sì In pericolo In pericolo critico Assoluto

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UCCELLI

Max. Elemento Attenzione Nome Comune Sinonimi Dir. 79409 Cat. UICN Protezione Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Milvus migrans Nibbio bruno All I Minima preoccupazione Vulnerabile Vulnerabile Assoluto Circus pygargus Albanella minore All I Minima preoccupazione Vulnerabile Vulnerabile Assoluto (All I saxatilis Alectoris graeca Coturnice e whitakeri) Minima preoccupazione Vulnerabile Vulnerabile Assoluto Circaetus gallicus Biancone All I Minima preoccupazione Vulnerabile In pericolo Assoluto Burhinus oedicnemus Occhione All I Minima preoccupazione Vulnerabile In pericolo Assoluto Lanius minor Averla cenerina All I Minima preoccupazione Vulnerabile In pericolo Assoluto Charadrius alexandrinus Fratino All I Minima preoccupazione Vulnerabile Basso rischio Assoluto Anas querquedula Marzaiola Minima preoccupazione Status indeterminato Vulnerabile Assoluto Aythya ferina Moriglione Minima preoccupazione Status indeterminato Vulnerabile Assoluto Falco subbuteo Lodolaio Minima preoccupazione Status indeterminato Vulnerabile Assoluto Actitis hypoleucos Piro piro piccolo Minima preoccupazione Status indeterminato Vulnerabile Assoluto Columba livia Piccione selvatico Minima preoccupazione Status indeterminato Vulnerabile Assoluto Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo All I Minima preoccupazione Status indeterminato Vulnerabile Assoluto Aythya nyroca Moretta tabaccata All I Prossimo alla minaccia Status indeterminato In pericolo critico Assoluto Columba oenas Colombella Minima preoccupazione Status indeterminato In pericolo critico Assoluto Porzana porzana Voltolino All I Minima preoccupazione Status indeterminato In pericolo Assoluto Sylvia hortensis Bigia grossa Minima preoccupazione Status indeterminato In pericolo Assoluto Coturnix coturnix Quaglia comune Quaglia Minima preoccupazione Status indeterminato Basso rischio Regionale Himantopus himantopus Cavaliere d'Italia All I Minima preoccupazione Status indeterminato Basso rischio Assoluto Asio otus Gufo comune Minima preoccupazione Status indeterminato Basso rischio Assoluto Pagina106 Pagina106 Pagina106 Pagina106 Caprimulgus europaeus Succiacapre All I Minima preoccupazione Status indeterminato Basso rischio Assoluto

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Max. Elemento Attenzione Nome Comune Sinonimi Dir. 79409 Cat. UICN Protezione Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Coccothraustes coccothraustes Frosone Minima preoccupazione Status indeterminato Basso rischio Regionale Emberiza hortulana Ortolano All I Minima preoccupazione Status indeterminato Basso rischio Assoluto Nycticorax nycticorax Nitticora All I Minima preoccupazione Status indeterminato Assoluto Acrocephalus palustris Cannaiola verdognola Minima preoccupazione Status indeterminato Assoluto Regulus regulus Regolo Minima preoccupazione Status indeterminato Assoluto Pernis apivorus Falco pecchiaiolo Pecchiaiolo All I Minima preoccupazione Rara Vulnerabile Assoluto (All I Accipiter gentilis Astore arrigonii) Minima preoccupazione Rara Vulnerabile Assoluto Falco peregrinus Falco pellegrino Pellegrino All I Minima preoccupazione Rara Vulnerabile Assoluto Oenanthe hispanica Monachella Minima preoccupazione Rara Vulnerabile Assoluto Pyrrhocorax pyrrhocorax Gracchio corallino All I Minima preoccupazione Rara Vulnerabile Assoluto Clamator glandarius Cuculo dal ciuffo Minima preoccupazione Rara In pericolo critico Assoluto Coracias garrulus Ghiandaia marina All I Prossimo alla minaccia Rara In pericolo Assoluto Ixobrychus minutus Tarabusino All I Minima preoccupazione Rara Basso rischio Assoluto Apus pallidus Rondone pallido Minima preoccupazione Rara Basso rischio Assoluto Dendrocopos minor Picchio rosso minore Minima preoccupazione Rara Basso rischio Assoluto Ficedula albicollis Balia dal collare All I Minima preoccupazione Rara Basso rischio Regionale Tichodroma muraria Picchio muraiolo Minima preoccupazione Rara Basso rischio Assoluto Sylvia undata Magnanina comune Magnanina All I Minima preoccupazione Rara Regionale Minacciata di estinzione Falco biarmicus Lanario All I Minima preoccupazione In pericolo Assoluto Minacciata di estinzione Corvus corax Corvo imperiale Minima preoccupazione Basso rischio Regionale Circus aeruginosus Falco di palude All I Minima preoccupazione Estinta In pericolo Assoluto Ardea purpurea Airone rosso All I Minima preoccupazione Estinta Basso rischio Assoluto

Larus melanocephalus Gabbiano corallino All I Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Pagina107 Pagina107 Sterna sandvicensis Beccapesci All I Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto

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Max. Elemento Attenzione Nome Comune Sinonimi Dir. 79409 Cat. UICN Protezione Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Non valutato - nidificante Casmerodius albus Airone bianco maggiore All I Minima preoccupazione irregolare Assoluto Non valutato - nidificante Ciconia nigra Cicogna nera All I Minima preoccupazione irregolare Assoluto Non valutato - nidificante Asio flammeus Gufo di palude All I Minima preoccupazione irregolare Assoluto Non valutato - nidificante Luscinia svecica Pettazzurro All I Minima preoccupazione irregolare Assoluto Platalea leucorodia Spatola All I Minima preoccupazione Non valutato Assoluto Phoenicopterus Phoenicopterus roseus Fenicottero ruber All I Minima preoccupazione Non valutato Assoluto Plegadis falcinellus Mignattaio All I Minima preoccupazione In pericolo critico Assoluto Porzana parva Schiribilla All I Minima preoccupazione In pericolo critico Assoluto Chlidonias niger Mignattino comune All I Minima preoccupazione In pericolo critico Assoluto Botaurus stellaris Tarabuso All I Minima preoccupazione In pericolo Assoluto Larus genei Gabbiano roseo All I Minima preoccupazione In pericolo Assoluto Haliaeetus albicilla Aquila di mare All I Minima preoccupazione Estinto Assoluto Circus cyaneus Albanella reale All I Minima preoccupazione Estinto Assoluto Pandion haliaetus Falco pescatore All I Minima preoccupazione Estinto Assoluto Grus grus Gru All I Minima preoccupazione Estinto Assoluto Acrocephalus paludicola Paglaiorolo All I Vulnerabile Estinto Assoluto Ardea cinerea Airone cenerino Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Ciconia ciconia Cicogna bianca All I Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Rallus aquaticus Porciglione Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto

Recurvirostra avosetta Avocetta All I Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Pagina108 Pagina108 Charadrius dubius Corriere piccolo Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto

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Max. Elemento Attenzione Nome Comune Sinonimi Dir. 79409 Cat. UICN Protezione Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Tyto alba Barbagianni Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Otus scops Assiolo Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Alcedo atthis Martin pescatore All I Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Picus viridis Picchio verde Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Monticola saxatilis Codirossone Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Sylvia sarda Magnanina sarda All I Minima preoccupazione Basso rischio Nazionale Assoluto Lanius senator Averla capirossa Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Gavia stellata Strolaga minore All I Minima preoccupazione Assoluto Gavia arctica Strolaga mezzana All I Minima preoccupazione Assoluto Gavia immer Strolaga maggiore All I Minima preoccupazione Assoluto Podiceps auritus Svasso cornuto All I Minima preoccupazione Assoluto Egretta garzetta Garzetta All I Minima preoccupazione Assoluto Aquila anatraia Aquila clanga maggiore All I Vulnerabile Assoluto Pluvialis apricaria Piviere dorato All I Minima preoccupazione Assoluto Philomachus pugnax Combattente All I Minima preoccupazione Assoluto Larus minutus Gabbianello All I Minima preoccupazione Assoluto Calandrella brachydactyla Calandrella All I Minima preoccupazione Assoluto Lullula arborea Tottavilla All I Minima preoccupazione Assoluto Anthus campestris Calandro All I Minima preoccupazione Assoluto Lanius collurio Averla piccola All I Minima preoccupazione Assoluto

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MAMMIFERI

Elemento Attenzione Nome Comune Dir. 9243t Priorità Cat. UICN Max. Protezione Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Specie VU e rifugi Rhinolophus euryale Rinolofo euriale II, IV no Vulnerabile localizzati Vulnerabile Assoluto Rhinolophus ferrumequinum Rinolofo maggiore II, IV no Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Myotis blythii Vespertilio di Blyth II, IV no Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Myotis daubentonii Vespertilio di Daubenton IV no Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Specie VU e rifugi Myotis emarginatus Vespertilio smarginato II, IV no Vulnerabile localizzati Vulnerabile Assoluto Myotis myotis Vespertilio maggiore II, IV no Vulnerabile Vulnerabile Assoluto Myotis nattereri Vespertilio di Natterer IV no Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius IV no Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Nyctalus leisleri Nottola di Leisler IV no Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Nyctalus noctula Nottola comune IV no Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Specie VU e rifugi Miniopterus schreibersii Miniottero di Schreiber II, IV no Minima preoccupazione localizzati Vulnerabile Assoluto Eliomys quercinus Quercino noProssimo alla minaccia Vulnerabile Assoluto Muscardinus avellanarius Moscardino IV noMinima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Canis lupus Lupo II, IV sìMinima preoccupazione Vulnerabile Assoluto Felis silvestris Gatto selvatico IV no Minima preoccupazione Vulnerabile Assoluto In pericolo Lepus corsicanus Lepre italica no critico Nazionale Assoluto Specie VU e rifugi Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore II, IV no Minima preoccupazione localizzati In pericolo Assoluto Myotis bechsteinii Vespertilio di Bechstein II, IV no Vulnerabile In pericolo Assoluto Myotis capaccinii Vespertilio di Capaccini II, IV no Vulnerabile In pericolo Assoluto

Barbastella barbastellus Barbastello II, IV noVulnerabile In pericolo Assoluto Pagina110 Pagina110 Carenza di Sorex samniticus Toporagno appenninico no Minima preoccupazione informazioni Nazionale Assoluto

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Elemento Attenzione Nome Comune Dir. 9243t Priorità Cat. UICN Max. Protezione Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Carenza di Neomys anomalus Toporagno di Miller no Minima preoccupazione informazioni Assoluto Carenza di Pipistrellus pygmaeus Pipistrello pigmeo no informazioni Assoluto Carenza di Mustela putorius Puzzola V noMinima preoccupazione informazioni Assoluto Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato IV no Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano IV no Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Hypsugo savii Pipistrello di Savi IV no Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Eptesicus serotinus Serotino comune IV no Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Plecotus auritus Orecchione bruno IV no Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Plecotus austriacus Orecchione grigio IV no Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Tadarida teniotis Molosso di Cestoni IV no Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Martes martes Martora V no Minima preoccupazione Basso rischio Assoluto Talpa romana Talpa romana no Minima preoccupazione Nazionale Assoluto Oryctolagus cuniculus Coniglio selvatico no Prossimo alla minaccia Assoluto

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INVERTEBRATI

Nome Dir. Max. Status Liv. Gruppo Elemento Attenzione Comune Sinonimi 9243t Priorità Cat. UICN Protezione Lazio Status Italia Endemismo Rarità Molluschi Vertigo (Vertilla) angustior II no Basso rischio/ dipendente da azioni di conservazione Assoluto possibile Gambero di raccolta a fini Crostacei Austropotamobius pallipes fiume II, V no Vulnerabile di pesca Assoluto Insetti Lindenia tetraphylla II, IV no Minacciata Assoluto Insetti Oxygastra curtisi II, IV noVulnerabile Minacciata Assoluto Insetti Saga pedo IV noVulnerabile Minacciata Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Bathysciola gardinii no Minacciata Aurunci Assoluto Insetti Calopteryx splendens no Minacciata Assoluto Insetti Conocephalus conocephalus no Minacciata Assoluto Insetti Graptodytes bilineatus II, IV no Minacciata Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Leptusa sibyllinica aurunca no Minacciata Aurunci Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Otiorhynchus auropupillatus no Minacciata Aurunci Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Scotomus auruncus no Minacciata Aurunci Assoluto Prossimo alla Coenagrion mercuriale minaccia (C. Minaccia (C. Insetti castellanii II no mercuriale) mercuriale) Nazionale Assoluto Cerambice Insetti Cerambyx cerdo delle querce II, IV noVulnerabile Assoluto Insetti Rosalia alpina II, IV sìVulnerabile Assoluto Insetti Eriogaster catax II, IV no Carenza di dati Assoluto Rischio potenziale per

raccolte a Pagina112 Pagina112 scopo Insetti Parnassius mnemosyne IV no collezionistico Assoluto

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Nome Dir. Max. Status Liv. Gruppo Elemento Attenzione Comune Sinonimi 9243t Priorità Cat. UICN Protezione Lazio Status Italia Endemismo Rarità Basso rischio/Prossimo Insetti Maculinea arion IV no alla minaccia Assoluto Insetti Melanargia arge II, IV no Nazionale Assoluto Callimorpha Insetti Euplagia quadripunctaria quadripunctaria II sì Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Campodea aurunca no Aurunci Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Duvalis auruncus no Aurunci Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Duvalis bertagni no Aurunci Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Duvalis vannii no Aurunci Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Duvalius volscus no Aurunci Assoluto Insetti Eriogaster catax II, IV no Assoluto Endemismo del PN Monti Insetti Tegenaria sboronii no Aurunci Assoluto

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FLORA Elemento Attenzione Dir. 9243t Prioritaria Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Asphodelus ramosus no Basso rischio Regionale Asplenium marinum no Basso rischio Regionale Asplenium petrarchae no Basso rischio Regionale Astrantia pauciflora no Basso rischio Regionale Baldellia ranunculoides no Vulnerabile Regionale Blackstonia perfoliata imperfoliata no Estinto in natura Regionale Brassica incana no Basso rischio Regionale Butomus umbellatus no Vulnerabile Regionale Callitriche truncata no Basso rischio Regionale Campanula fragilis cavolinii no Basso rischio Regionale Cardamine monteluccii no Basso rischio Nazionale Nazionale Carex extensa no Vulnerabile Regionale Centaurea cineraria ssp. circae no Basso rischio Endemismo del parco Assoluta Cerastium siculum no Vulnerabile Regionale Chamaerops humilis no Vulnerabile Regionale Cirsium monspessulanum no Vulnerabile Regionale Cornucopiae cucullatum no Basso rischio Regionale Crocus longiflorus no Vulnerabile Regionale Crucianella angustifolia no Basso rischio Regionale Echium arenarium no Vulnerabile Regionale Elatine macropoda no Estinto in natura Regionale Eleocharis multicaulis no Estinto in natura Regionale Eleocharis uniglumis no In pericolo critico Regionale Euphorbia palustris no In pericolo critico Regionale Euphorbia phymatosperma ssp. cernua no In pericolo critico Regionale Euphorbia serrata no In pericolo critico Regionale

Exaculum pusillum no Vulnerabile Regionale Pagina114 Pagina114 Fritillaria orientalis no Vulnerabile Regionale

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Elemento Attenzione Dir. 9243t Prioritaria Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Gnaphalium uliginosum no Basso rischio Regionale Hibiscus palustris no In pericolo critico Vulnerabile Nazionale Hippuris vulgaris no Vulnerabile Nazionale Hydrocharis morsus-ranae no Basso rischio Regionale Hydrocotyle ranunculoides no Basso rischio In pericolo Nazionale Hydrocotyle vulgaris no Basso rischio Regionale Ipomoea sagittata no In pericolo critico Regionale Iris setina no In pericolo critico Regionale Iris suaveolens no In pericolo Regionale Iris xiphium no Vulnerabile Regionale In pericolo critico Nazionale Kosteletzkya pentacarpos All 2 no Minacciata Lathyrus amphicarpos no Vulnerabile Regionale Lavatera maritima no Vulnerabile (maritima) Regionale Lilium bulbiferum no Vulnerabile (croceum) Regionale Lilium martagon no Vulnerabile Regionale Limonium bellidifolium no Estinto in natura Regionale Ludwigia palustris no In pericolo Regionale Lupinus luteus no Vulnerabile Regionale Magydaris pastinacea no In pericolo critico Regionale Malcolmia littorea no Vulnerabile Regionale Malus florentina no Vulnerabile Regionale Muscari commutatum no Vulnerabile Regionale Myosotis discolor no Basso rischio Regionale Myriophyllum verticillatum no Basso rischio Regionale Narcissus poeticus no Vulnerabile Regionale Narcissus serotinus no Vulnerabile Regionale Nuphar luteum no Vulnerabile Regionale

Nymphoides peltata no In pericolo critico In pericolo Nazionale Pagina115 Pagina115 Ononis ornithopodioides no Vulnerabile Regionale

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Elemento Attenzione Dir. 9243t Prioritaria Status Lazio Status Italia Endemismo Liv. Rarità Ophioglossum lusitanicum no Basso rischio Regionale Ophioglossum vulgatum no Vulnerabile Regionale Orchis palustris no In pericolo critico Regionale Ornithogalum arabicum no Vulnerabile Regionale Orobanche pubescens no Basso rischio Regionale Phyllitis sagittata no Vulnerabile Vulnerabile Nazionale Pimpinella anisoides no Vulnerabile Regionale Potamogeton berchtoldii no Vulnerabile Nazionale Rhynchospora alba no Estinto in natura In pericolo critico Nazionale Romulea columnae rollii no In pericolo Regionale Ruppia cirrhosa no Basso rischio Regionale Ruta angustifolia no Vulnerabile Regionale Salvinia natans no Vulnerabile Vulnerabile Nazionale Schoenoplectus supinus no Estinto in natura Regionale Serratuala tinctoria var. pontina no Basso rischio Endemismo del parco Assoluta Sparganium emersum no Vulnerabile (emersum) Regionale Spartina juncea no Vulnerabile Regionale Spirodela polyrrhiza no Basso rischio Regionale Teucrium fruticans no In pericolo critico Regionale Thelypteris palustris no Basso rischio Regionale Trapa natans no Estinto in natura Regionale Triglochin laxiflorum no Vulnerabile Regionale Tuberaria praecox no Basso rischio Regionale Urginea maritima no Vulnerabile Regionale Utricularia vulgaris no Vulnerabile Regionale Veronica scutellata no Vulnerabile Regionale Vicia disperma no Vulnerabile Regionale

Vitex agnus-castus no Vulnerabile Regionale Pagina116 Pagina116

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HABITAT

Elemento Attenzione Codice Corine Dir. Livello Natura Nome 9243 Priorità Dinamismo Qualità Minaccia Biotopes 9243 Rarità 2000 Praterie di posidonie 11.34 1120 Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae) I sì Assoluto basso scarsa media Lagune salmastre costiere 21-23.21 1150 Lagune costiere I sì Assoluto basso sconosciuta scarsa Scogliere 11.23- 1170 Scogliere I Assoluto basso media media 11.24 Vegetazione effimera nitro-alofila delle linee di deposito marino 16.12 Vegetazione annua delle linee di deposito I Assoluto 1210 marine intenso scarsa elevata Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con 18.22 Scogliere con vegetazione delle coste I Regionale Limonium spp. endemici 1240 mediterranee con Limonium spp. endemici basso elevata media Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle 15.1 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie I Assoluto elevato scarsa elevata zone fangose e sabbiose 1310 annuali delle zone fangose e sabbiose 15.5 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia I Assoluto Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 1410 maritimi) medio media media Praterie e fruticeti alofili mediterranei a termo - atlantici 16.61 Praterie e fruticeti alofili mediterranei a termo - I Regionale (Sarcocornetea fruticosi) 1420 atlantici (Sarcocornetea fruticosi) medio elevata scarsa Steppe salate mediterranee (Limonietalia) 15.8 1510 Steppe salate mediterranee (Limonietalia) I sì Assoluto sconosciuto sconosciuta media Dune mobili embrionali mediterranee con vegetazione 16.211 2110 Dune mobili embrionali I Regionale intenso media elevata psammofila Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila 16.2122 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza I Regionale intenso media elevata arenaria di Ammophila arenaria -dune bianche. Dune costiere fisse a vegetazione erbacea («dune grigie») 2130 Dune costiere fisse a vegetazione erbacea I sì intenso media elevata («dune grigie») Stagni delle depressioni interdunali permanentemente allagate 16.32 2190 Depressioni umide interdunari I Regionale intenso media elevata Dune stabilizzate mediterranee con vegetazione del 16.223 2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion I Regionale medio media elevata Crucianellion maritimae maritimae Dune con pratelli delle Malcolmietalia 16.228 2230 Dune con prati dei Malcolmietalia I Regionale medio media media Dune con vegetazione annua dei Thero-Brachypodietalia 16.229 2240 Dune con prati dei Brachypodietalia e I Regionale medio media media vegetazione annua Dune costiere con vegetazione a ginepri 16.7- 2250 Dune costiere con Juniperus spp. I sì Assoluto elevato sconosciuta media 64.613 Dune con vegetazione alto arborea a dominanza di Pinus pinea 16.29- 2270 Dune con foreste di Pinus pinea e/o P.pinaster I sì Assoluto medio scarsa scarsa e/o P. pinaster 42.8 Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni 22.341 3120 Acque oligotrofe a bassissimo contenuto I Assoluto basso media elevata generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isoetes minerale su terreni generalmente sabbiosi del spp Mediterraneo occidentale con Isoetes spp Acque oligo-mesotrofiche calcaree con vegetazione bentiche di (22.12 o 3140 Acque oligo-mesotrofe calcaree con vegetazione I Assoluto basso sconosciuta elevata Pagina117 Pagina117 Chara sp. pl. 22.15) x bentica di Chara spp. 22.44

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Elemento Attenzione Codice Corine Dir. Livello Natura Nome 9243 Priorità Dinamismo Qualità Minaccia Biotopes 9243 Rarità 2000 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o 22.13 x 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del I Assoluto basso scarsa elevata Hydrocharition (22.41- Magnopotamion o Hydrocharition 22.42- 22.43) Stagnetti temporanei mediterranei 22.34 3170 Stagni temporanei mediterranei I sì Assoluto elevato media media Acque con vegetazione flottante dominate da idrofite 24.4 3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione I Regionale medio scarsa elevata appartenenti a Ranunculus subgen. Batrachium del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion Formazioni erbacee dei fiumi mediterranei a flusso permanente 24.53 3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con il I Provinciale medio scarsa elevata con Salix sp.pl. e Populus sp.pl. Paspalo-Agrostidion e con filari riparii di Salix e di Populus alba Arbusteti radi a dominanza di Juniperus communis su lande o 31.88 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o I Provinciale elevato elevata media prati calcarei prati calcicoli Matorral arborescenti di Juniperus spp. 32.132 5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp. I Assolutomedio media media Sommità delle scogliere con formazioni basse discontinue di 32.217 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle I Assoluto basso elevata scarsa suffrutici a dominanza di Helichrysum sp.pl. scogliere Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici 32.22- 5330 Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici I Regionale elevato elevata media 32.24 Creste e versanti con formazioni discontinue semirupestri a 34.11 6110 Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile I sì Assoluto basso sconosciuta sconosciut suffrutici, erbe e succulente dell'Alysso-Sedion albi a Praterie aride seminaturali e facies arbustive dei substrati 34.32- 6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies I Sì, se sito Assoluto elevato elevata media calcarei (Festuco-Brometea) 34.33 coperte da cespugli su substrato calcareo - importante Festuco-Brometalia, stupenda fioritura di per le orchidee orchidee Pratelli di erbe graminoidi e erbe annuali (Thero- 34.51- 6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante I sì Assoluto elevato elevata media Brachypodietea) 34.513 annue dei Thero-Brachypodietea Praterie umide mediterranee di elofite dominate da alte erbe e 37.4 6420 Praterie umide mediterranee con piante erbacee I Assoluto elevato elevata elevata giunchi alte del Molinio-Holoschoenion Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile 37.7- 6430 Bordure planiziali, montane e alpine di I Provinciale elevato media media 37.8 megaforbie idrofile Consorzi di alte erbe (megaforbie) di radure e bordi dei boschi e 37.7- 6431 Bordure planiziali, montane e alpine di I Provinciale elevato media media dei corsi d'acqua, da planiziali a subalpini 37.8 megaforbie idrofile Vegetazione casmofitica delle rupi calcaree (di tipo non 62.1 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione I Assoluto basso elevata scarsa apuanico) casmofitica Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 65 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico I Assoluto sconosciuto elevata elevata Boschi misti di latifoglie mesofile dei macereti e dei valloni su 41.4 9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio- I sì Assoluto basso sconosciuta sconosciut substrato calcareo Acerion a Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus 41.51 9190 Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose I Assoluto basso media sconosciut Pagina118 Pagina118 robur con Quercus robur a

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Elemento Attenzione Codice Corine Dir. Livello Natura Nome 9243 Priorità Dinamismo Qualità Minaccia Biotopes 9243 Rarità 2000 Boschi termofili di Fraxinus angustifolia 41.86 91B0 Boschi termofili di Fraxinus angustifolia I Assolutobasso scarsa media Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior 44 91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e I sì Assoluto medio scarsa elevata (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion Albae) Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion Albae) Foreste miste riparie 44.4 91F0 Foreste miste riparie di Quercus robur, Ulmus I Regionale medio scarsa elevata laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia, lungo i grandi fiumi (Ulmenion minoris) Boschi a dominanza di faggio e/o querce degli Appennini con 41.18 9210 Faggete degli appennini con Taxus e Ilex I sì Assoluto basso medio sconosciut Ilex e Taxus a Boschi di Quercus frainetto 41.1B 9280 Boschi di Quercus frainetto I Regionalebasso elevata scarsa Boschi a dominanza o codominanza di Quercus suber 45.21 9330 Foreste di Quercus suber I Assoluto basso media media Boschi mesofili a dominanza di Quercus ilex con Ostrya 45.31- 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia I Provinciale basso media media carpinifolia e/o Acer sp. pl. 45.32 Foreste mediterranee di Pinus pinaster 42.847 9540 Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici I Regionale medio sconosciuta sconosciut a

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7. DISTRIBUZIONE REALE DI SPECIE E HABITAT

Le carte di distribuzione elencate nelle pagini specie che figuravano, tra le categorie di minaccia, seguenti si riferiscono esclusivamente al tutte le esclusivamente nella Lista Rossa Regionale con la specie contenute nella Lista di Attenzione, ovvero dizione “basso rischio” e “dati insufficienti”. alle specie di interesse comunitario (per flora Gli elementi considerati (specie e habitat) vanno a vascolare, fauna vertebrata, Crostacei, Molluschi e costituire la lista degli Elementi di Attenzione Insetti) ai sensi della Direttiva 79/409/CEE (E.A.) (Allegato I più altre specie con motivazione A e B) e della Direttiva 92/43/CEE (Allegato II, più altre Per indicare la simbologia utilizzata per specie con motivazione A e B) e habitat di interesse rappresentare le diverse fonti di segnalazione si comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE riporta qui una mappa di esempio. I punti gialli (Allegato I), endemiche o incluse nella Lista Rossa bordati di nero indicano le segnalazioni puntiformi; Italiana e del Lazio (quando esistente). Per gli le linee verdi indicano i dati riferiti a Areali SIT (es. Uccelli abbiamo considerato le sole specie confini di SIC/ZPS o aree protette, o zone umide); nidificanti e/o svernanti, escludendo quelle quelle blu a Areali buffer (es. ambiti fluviali o zone tipicamente marine (gabbino corso, berte, ecc.) per ottenute a partire da segnalazioni di punti la finalità del presente lavoro. Abbiamo deciso accorparti); quelle viola sono invece derivanti da anche di escludere dalle carte distributive anche le reticolati (solitamente progetti Atlante).

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MOLLUSCHI

CROSTACEI

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INSETTI

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8. FISIONOMIA DELLA VEGETAZIONE FORESTALE

La carta della fisionomia forestale è stata realizzata dall’invecchiamento dei cedui di faggio (Cori, mediante l’ausilio delle informazioni edite o inedite Bassiano, Carpineto Romano) e querce cadufoglie esistenti. I parametri considerati hanno riguardato (Rocca Massima, Itri, Cisterna di Latina). Queste essenzialmente il tipo di governo dei soprassuoli due ultime tipologie sono assimilabili a fustaie boscati mediante l’acquisizione di informazioni transitorie e ancora non possiedono delle vere e dagli strumenti pianificatori dei Comuni e proprie caratteristiche di boschi da seme. Comunità Montane (Piani di assestamento forestale Esistono anche sporadici esempi di boschi artificiali su proprietà pubbliche ove presenti), richieste di di alto fusto a dominanza di querce caducifoglie, taglio da parte di Enti Pubblici negli ultimi anni, di edificati in aree a scarsa pendenza con accumulo di indagini vegetazionali svolte, nonché mediante lettiera e in esposizioni fresche. l’apporto fornito dai Comandi di Stazione del I boschi di alto fusto composti da specie aliene o Corpo Forestale dello Stato presenti sulle Provincie fuori dal loro areale di origine, derivano in coinvolte. prevalenza dai rimboschimenti artificiali di pini e L’architettura informatica ha previsto l’uso di: cipressi, ma esistono anche soprassuoli di ontano  software G.I.S. arc-view 3.2; napoletano (Alnus cordata).  foto aeree a colori del 2005; Menzione particolare merita il bosco monumentale  foto aeree a colori del 2008 (in dotazione collocato sul versante carpinetano del Monte al Corpo Forestale dello Stato); Semprevisa composto da tasso (Taxus baccata),  carta tecnica regionale in scala 1:10000 faggio (Fagus selvatica) ed agrifoglio (Ilex aquifolium). I boschi della Provincia di Latina, siano essi Altre particolarità derivano dalla discesa del faggio, pubblici che privati, sono in massima parte gestiti a quote inusuali per l’area, presso Bassiano (circa a con governo ceduo e solo occasionalmente ad alto quota 500 – 600 m s.l.m.) in piena lecceta e la fusto. presenza di sugherete su substrati calcarei presso I dati che emergono dalla carta individuano, per Monte San Biagio ed Itri. l’area di studio, 51.786 ettari governati a ceduo (a regime o invecchiati), pari a circa il 76% del totale, I boschi cedui sono in massima parte composti da e 16.177 ettari governati all’altofusto o riferibili a leccio, roverella, cerro, carpino ed orniello in cedui molto invecchiati, fustaie transitorie o cedui mescolanza fra loro in varia percentuale a seconda in conversione (24%). del grado di pressione subita dall’ecosistema I boschi di alto fusto sono riferibili quasi forestale e dallo sviluppo del suolo. Lungo i fossi esclusivamente a pinete artificiali pure e miste, alle e/o in presenza di suoli evoluti e con scarsa sugherete pure (Monte San Biagio) o miste pendenza, non è raro riscontrare boschi misti meso-

() e a boschi provenienti igrofili con farnia e farnetto (Priverno), ma anche Pagina169 tigli e aceri.

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I boschi cedui di castagno sono collocati in vengono ricolonizzate rapidamente al loro prevalenza su suoli tufacei ricoprenti i rilievi abbandono. In Tabella 10, si riportano i risultati in calcarei di Cori, Norma, Bassiano, Sezze, termini di estensione superficiale emersi dalla carta. . La macchia è concentrata nelle zone ad esposizione più calda, sottoposte a incendi e a pascolo e che

Tabella 10 – Ripartizione per tipologie (IV livello Corine) della forma di governo prevalente. Forma di governo Sup (ha) Tipologia Ceduo Altofusto Boschi a prevalenza di leccio e/o sughera 18.831 1.472 Boschi a prevalenza di querce caducifoglie (cerro e/o roverella e/o farnetto e/o rovere e/o farnia) 10.842 4.897 Boschi a prevalenza di latifoglie mesofile e mesotermofile (acero-frassino, carpino nero-orniello) 17.481 612 Boschi a prevalenza di castagno 3.340 548 Boschi a prevalenza di faggio 991 5.713 Boschi a prevalenza di specie igrofile (boschi a prevalenza di salici e/o pioppi e/o ontani, ecc.) 10 146 Boschi e piantagioni a prevalenza di latifoglie non native (robinia, eucalipti, ailanto, ...) 15 160 Boschi e rimboschimenti di conifere (esclusa arboricoltura) 2.421 Boschi e rimboschimenti misti di conifere e latifoglie 118 209 Aree a vegetazione sclerofilla 58 Aree a ricolonizzazione 99 Totale 51.786 16.178

Alla pagina seguente si riporta il grafico che illustra latifoglie alloctone (robinia ecc.), molto diffuse i dati, per le categorie principali, da cui emerge la nella foresta demaniale del P.N. del Circeo, è netta prevalenza dei boschi giovani governati a probabile che nel complesso vi sia una certa ceduo. Per quanto riguarda i boschi a prevalenza di sottostima delle superfici occupate.

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9. VEGETAZIONE POTENZIALE

Nell’area di studio le tipologie di vegetazione della pianura pontina, dove è presente una grande potenziale maggiormente rappresentate sono: la abbondanza d’acqua. Tali territori sono ora vegetazione di pertinenza dei boschi di leccio prevalentemente occupati da colture agrarie (21,8%); la vegetazione di pertinenza dei boschi di intensive, ma un lembo rappresentativo di questa cerro e farnetto (15%); la vegetazione di pertinenza classe di vegetazione potenziale è costituito dalla dei boschi igrofili a farnia e frassino meridionale Selva di Terracina, l’ultimo lembo di foresta (14,5%); la vegetazione di pertinenza dei boschi a demaniale che fa parte del territorio del Parco prevalenza di carpino nero(12,7%); la vegetazione Nazionale del Circeo. La classe di vegetazione di di pertinenza dei boschi a prevalenza di roverella pertinenza dei boschi di leccio occupa (10,4%); la vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalentemente il versante esposto a sud (verso il prevalenza di cerro (7,3%); il geosigmeto ripariale e mare) delle formazioni calcaree dei monti Ausoni e dei fondovalle (6,2%) Le restanti categorie sono Aurunci, nel territorio sud della provincia di Latina; non superano il 5%. Le prime quattro categorie di i versanti esposti a nord invece sono principalmente vegetazione potenziale formano delle fasce interessati da vegetazione di pertinenza dei boschi a parallele longitudinali distribuite come di seguito prevalenza di carpino nero. Alle quote che superano descritto. La vegetazione di pertinenza dei boschi i 1000 metri sul livello del mare la formazione di cerro e farnetto occupa una fascia prospiciente la potenziale tipica è quella di pertinenza dei boschi di costa, dove sono presenti i suoli sabbiosi della duna faggio. Nei territori a nord-ovest della provincia di costiera antica. Alle spalle di questa fascia la Latina infine prevale la vegetazione di pertinenza vegetazione di pertinenza dei boschi igrofili a farnia dei boschi a prevalenza di cerro, tipica di suoli più e frassino meridionale va a coprire tutti i territori profondi diffusi in queste aree.

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Corpi d'acqua

Geosigmeto costiero della vegetazione psammofila, retrodunale e alofila delle spiagge e dei 3,7% sistemi dunari recenti (Cakiletea, Ammophiletea, Elichryso-Crucianelletea, Quercetea ilicis) 21,8% 0,5% Geosigmeto costiero della vegetazione psammofila, retrodunale e alofila delle spiagge e dei 1,0% sistemi dunari recenti (Cakiletea, Ammophiletea, Elichryso-Crucianelletea, Quercetea ilicis); Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e farnetto Geosigmeto ripariale e dei fondovalle 2,4% 1,5%

Vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di carpino nero 15,0% 14,5% Vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di cerro

Vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di roverella

Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e farnetto 1,2% Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e farnetto; Vegetazione di pertinenza dei boschi di Sughera e farnetto

Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e roverella 0,5% 0,5% Vegetazione di pertinenza dei boschi di faggio

0,4% Vegetazione di pertinenza dei boschi di leccio

Vegetazione di pertinenza dei boschi di sughera e farnetto 10,4% 0,3% 6,2% Vegetazione di pertinenza dei boschi di sughera su terre rosse 7,3% 12,7% Vegetazione di pertinenza dei boschi igrofili a farnia e frassino meridionale

Vegetazione di pertinenza dei boschi misti submontani a dominanza di carpino nero

canali

Figura 40 Percentuali di Vegetazione Potenziale del territorio della Provincia di Latina

9.1 APPROFONDIMENTI RIGUARDO ALLA VEGETAZIONE POTENAZIALE SU AREE CAMPIONE

La vegetazione potenziale verrà descritta in maniera l’omogeneità dal punto di vista dell’ idoneità più dettagliata per alcuni distretti. Tale aree sono ambientale. state selezionate utilizzando come parametro

9.1.1 Promontorio del Circeo Il Promontorio del Circeo presenta una superficie presenti inoltre due classi che insieme raggiungono occupata per l’89% da vegetazione di pertinenza solo il 2%, il geosigmeto costiero della vegetazione dei boschi di leccio e per un 9% da vegetazione di psammofila e la vegetazione di pertinenza dei pertinenza dei boschi di cerro e farnetto. Sono boschi igrofili a farnia e frassino meridionale.

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1% Geosigmeto costiero della vegetazione 1% 9% psammofila, retrodunale e alofila delle spiagge e dei sistemi dunari recenti (Cakiletea, Ammophiletea, Elichryso- Crucianelletea, Quercetea ilicis)

Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e farnetto

Vegetazione di pertinenza dei boschi di leccio

Vegetazione di pertinenza dei boschi igrofili a farnia e frassino meridionale

89%

Figura 41 Distribuzione delle classi di vegetazione potenziale nel distretto del Promontorio del Circeo

Figura 42 Promontorio del Circeo Pagina174 Pagina174

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9.1.2 Piana di Fondi La Piana di Fondi costituisce un esempio di formazioni qui citate; la vegetazione di pertinenza sfruttamento del suolo tipico delle zone dei boschi di sughera su terre rosse (32,1%) che pianeggianti in provincia di Latina. Le classi di occupano una fascia longitudinale nell’entroterra; la vegetazione potenziale principalmente vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e rappresentate sono le seguenti: la vegetazione di farnetto (19,9%) che occupa la fascia longitudinale pertinenza dei boschi igrofili a farnia e frassino più vicina alla costa. I canali occupano il 2,6% del meridionale (34,2%) che occupa una fascia territorio. longitudinale intermedia compresa fra le due

Corpi d'acqua

1,0% 1,4% 2,6% 0,3% Geosigmeto costiero della vegetazione psammofila, retrodunale e alofila delle spiagge e dei sistemi dunari 34,2% recenti (Cakiletea, Ammophiletea, Elichryso- 2,3% Crucianelletea, Quercetea ilicis) 19,9% Geosigmeto ripariale e dei fondovalle

Vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di roverella

Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e farnetto

Vegetazione di pertinenza dei boschi di leccio

Vegetazione di pertinenza dei boschi di sughera su terre rosse 6,2%

Vegetazione di pertinenza dei boschi igrofili a farnia e frassino meridionale 32,1%

canali

Figura 43 Distribuzione delle classi di vegetazione potenziale nel distretto della Piana di Fondi

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Figura 44 Piana di Fondi

9.1.3 Promontorio di Gianola L’81% del territorio del promontorio di Gianola è mentre il 19% è occupato da vegetazione potenziale occupato da aree vegetazione potenziale di di pertinenza dei boschi igrofili a farnia e frassino pertinenza dei boschi di sughera su terre rosse, meridionale.

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19% Vegetazione di pertinenza dei boschi di sughera su terre rosse

Vegetazione di pertinenza dei 81% boschi igrofili a farnia e frassino meridionale

Figura 45 Distribuzione delle classi di vegetazione potenziale nel distretto del Promontori di Gianola

Figura 46 Promontorio di Gianola Pagina177 Pagina177

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9.1.4 Monti Lepini Nel distretto dei Monti Lepini la formazione di dei boschi a prevalenza di carpino nero (17%); vegetazione potenziale prevalente è quella di vegetazione di pertinenza dei boschi di faggio pertinenza dei boschi di leccio (25,8%), seguita (16,2%); vegetazione di pertinenza dei boschi a dalla vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di cerro (8,6%); vegetazione di prevalenza di roverella (20%). Le altre formazioni pertinenza dei boschi misti submontani a di vegetazione potenziale presenti nel territorio dominanza di carpino nero (7,3%). Le altre dell’area di studio sono: vegetazione di pertinenza formazioni non superano il 3%.

Geosigmeto ripariale e dei fondovalle

Vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di carpino nero 0,5 7,3 2,3 17,0 8,6 Vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di cerro 25,8 Vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di roverella

Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e farnetto

Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e farnetto; Vegetazione di pertinenza dei boschi di Sughera e farnetto

Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e roverella

Vegetazione di pertinenza dei boschi di faggio

Vegetazione di pertinenza dei boschi di leccio 16,2 20,0 0,7 0,4 Vegetazione di pertinenza dei boschi igrofili a farnia e frassino meridionale 1,2

Vegetazione di pertinenza dei boschi misti submontani a dominanza di carpino nero

Figura 47 Distribuzione delle classi vegetazione potenziale nel distretto dei Monti Lepini

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Figura 48 Monti Lepini

9.1.5 Monti Aurunci Nel distretto dei Monti Lepini la formazione di vegetazione di pertinenza dei boschi di faggio vegetazione potenziale prevalente è quella di (7,1%); geosigmeto ripariale e dei fondovalle pertinenza dei boschi di leccio (43,3%), seguita (4,9%); vegetazione di pertinenza dei boschi a dalla vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di roverella (2,5%). Sono presenti poi prevalenza di di carpino nero (39,4%). Seguono altre formazioni con percentuali molto basse. altre formazioni con percentuali inferiori al 10%:

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1% Geosigmeto ripariale e dei fondovalle 1% 5%

44% Vegetazione di pertinenza dei boschi 39% a prevalenza di carpino nero

Vegetazione di pertinenza dei boschi a prevalenza di roverella

Vegetazione di pertinenza dei boschi di cerro e farnetto

Vegetazione di pertinenza dei boschi di faggio

Vegetazione di pertinenza dei boschi di leccio

Vegetazione di pertinenza dei boschi di sughera su terre rosse 2% Vegetazione di pertinenza dei boschi 7% igrofili a farnia e frassino meridionale 1%

Figura 49 Distribuzione delle classi di vegetazione potenziale nel distretto dei Monti Aurunci

Figura 50 Monti Aurunci Pagina180

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10. INDIVIDUAZIONE DELLE SPECIE TARGET

Nella pianificazione di rete ecologica, la selezione piani sia rappresentato dalla mancanza sia di di specie target o “focali” sensibili alla obiettivi specifici definiti a priori che di indicatori frammentazione rappresenta una priorità (Battisti, che possono essere monitorati nel tempo al fine di 2008). valutarne la reale efficacia nell’obiettivo di Al fine di evitare di eseguire una selezione di arrestare o diminuire sensibilmente il tasso di suddette specie attuata in modo “carismatico” e perdita di biodiversità (Battisti, 2003, 2008; Boitani poco oggettivo, rendendo il piano inefficace o non et al., 2007). adeguatamente monitorabile, siamo ricorsi ad un Il presente progetto è stato impostato partendo metodo che nelle sue linee essenziali è stato proprio da un’analisi di quelli che sono i principali impostato da Ewers & Didham (2006) e più obiettivi di conservazione, ovvero definendo specie recentemente affinato e sperimentato da Battisti e habitat che, alla scala territoriale provinciale, (2008), per un caso simile2. possono essere considerate le principali emergenze Tale metodologia si fonda sui presupposti che la naturalistiche (Elementi di Attenzione). frammentazione degli habitat naturali e semi- L’individuazione delle specie focali sensibili alla naturali può essere suddiviso in tre principali frammentazione è stata fatta secondo un approccio componenti: exert-based, perché le altre due possibili alternative a) riduzione della superficie di un habitat (l’analisi della letteratura scientifica o l’attuazione necessario da una determinata specie di ricerche mirate sul campo) possedevano focale; entrambe evidenti limiti di inapplicabilità: da una b) incremento del suo isolamento (da barriera parte per la scarsa disponibilità di esperienze sui o per distanza); processi di sensibilità ecologica che, anche quando c) riduzione in qualità/idoneità dei frammenti realizzate, non possono essere facilmente estese al residui (per aumento dell’effetto margine e di fuori delle aree geografiche in cui sono state dei disturbi ad esso collegati). eseguite; dall’altra per la necessità di redigere il piano in tempi che non permettono approfondite e Sebbene ormai nella pianificazione del territorio, e prolungate indagini in campo per la raccolta di dati in particolare dei paesaggi frammentati, si stiano sui processi ecologici delle diverse specie. sempre più affermando i principi della connectivity L’approccio exert-based, già seguito da diversi conservation, in base alla quale vengono realizzati Autori, consente di procedere alla selezione rapida dagli Enti territoriali i piani di rete ecologica, si di specie sensibili alla frammentazione in assenza evidenzia come un elemento di debolezza di questi di dati provenienti dalla letteratura scientifica o da indagini in campo (Hess & King, 2002, Battisti,

2007, 2008). Le specie focali selezionate potranno 2 In questo lavoro, l’Autore ha individuato le specie consentire la definizione delle strategie specifiche focali tra i Mammiferi presenti nel territorio della Pagina181 Pagina181 Provincia di Roma. che occorre mettere in essere per mitigare l’impatto

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Individuazione delle specie target indotto dal processo di frammentazione degli a) livello trofico (LT) habitat, ad esempio attraverso una riduzione b) capacità dispersiva (CD) dell’effetto barriera di determinate infrastrutture, c) dimensione corporea (DC) oppure mediante l’incremento della qualità/quantità d) ampiezza nicchia (AN) di un certo habitat, o ancora attraverso l’incremento e) rarità (RA), intesa in termini di della qualità ambientale della matrice antropizzata e abbondanza numerica a scala regionale e la mitigazione dei disturbi, ecc. provinciale.

L’approccio metodologico seguito si è basato sulla Secondo quanto proposto da Battisti (2008) è stata valutazione della risposta delle differenti specie pertanto costruita una matrice in cui sono stati presenti sul territorio, limitatamente alla fauna assegnati i valori da 1 (bassa sensibilità) a 3 (alta vertebrata, alle tre principali componenti della sensibilità) verso ognuna delle tre componenti della frammentazione già precedentemente elencate. Tale frammentazione. In caso di assenza di risposta al risposta può essere ottenuta, in via indiretta, sulla processo è stato dato il valore 0. Si veda la tabella base della conoscenza di cinque caratteristiche seguente. ecologiche intrinsiche a ciascuna specie:

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Tabella 11 – Matrice dei valori attribuiti per le varie componenti della frammentazione in base alle 5 caratteristiche ecologiche (fonte: Battisti, 2008) Componenti Riduzione Habitat Aumento Isolamento Aumento Effetto margine Alto A 3 3 0 Livello trofico Medio M 2 2 0 Basso B 1 1 0 Bassa B 3 3 3 Capacità dispersiva Media M 1 2 2 Alta A 3 1 1 Grande G 3 3 0 Dimensione corporea Media M 2 2 0 Piccola P 1 1 0 Generalista G 1 1 1 Ampiezza di nicchia Media M 2 2 2 Specialista S 3 3 3 Rara R 3 3 0 Rarità Media M 2 2 0 Abbondante A 1 1 0

Le specie su cui è stata elaborata la suddetta specie di Uccelli, 51 Pesci (ovvero tutti), 1 Anfibio, matrice non sono tutte quelle effettivamente 5 Rettili, 22 Mammiferi. Per quanto riguarda i presenti sul territorio provinciale, ma si è deciso di Pesci, si è preferito non utilizzare tale metodologia scartare in questa fase tutte quelle ritenute non di analisi, ritenendola non adeguata a valutare la sufficientemente conosciute sia da un punto di vista sensibilità al processo di frammentazione che, per ecologico che di distribuzione. questo taxa, ha caratteristiche dimensionali e Per questo motivo si è scelta, come soglia minima strutturali completamente diverse dalla restante di abbondanza, la presenza nel geodabase di almeno fauna. Poiché riteniamo che alcune specie ittiche 10 segnalazioni. siano comunque adatte, per la loro nota sensibilità Analogamente sono state scartate tutte le specie ai diversi processi di alterazione e frammentazione alloctone, le specie marine (es. berte e gabbiani) o degli ecosistemi fluviali, ad essere utilizzate come prevalentemente rupicole (falco pellegrino, specie focali abbiamo deciso di effettuare una scelta piccione selvatico, rondone maggiore e rondone diretta attraverso il giudizio di esperti, sulla base pallido), perché non significative ai fini del presente della esigenze ecologiche note e della loro lavoro. Tale scrematura ha consentito di ridurre il distribuzione provinciale. campione a 202 specie dei 375 Vertebrati di Nella tabella seguente si riportano tutte le specie partenza, scartando dall’analisi 170 specie: 94 considerate per la selezione delle specie focali. Pagina183 Pagina183 Pagina183 Pagina183

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Tabella 12 – Elenco delle specie di Vertebrati su cui è stata applicata la matrice di selezione delle specie sensibili alla frammentazione Gruppo Nome scintifico Nome italiano Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot UCCELLI Tachybaptus ruficollis Tuffetto 33 143 2 178 UCCELLI Podiceps cristatus Svasso maggiore 4 113 117 UCCELLI Podiceps nigricollis Svasso piccolo 69 69 UCCELLI Phalacrocorax carbo Cormorano 155 1 156 UCCELLI Botaurus stellaris Tarabuso 18 1 19 UCCELLI Ixobrychus minutus Tarabusino 23 1 24 UCCELLI Nycticorax nycticorax Nitticora 7 3 15 2 27 UCCELLI Bubulcus ibis Airone guardabuoi 61 61 UCCELLI Casmerodius albus Airone bianco maggiore 95 95 UCCELLI Egretta garzetta Garzetta 10 126 8 144 UCCELLI Ardea cinerea Airone cenerino 1 150 1 152 UCCELLI Ardea purpurea Airone rosso 7 3 10 UCCELLI Platalea leucorodia Spatola 12 12 UCCELLI Phoenicopterus roseus Fenicottero rosa 18 18 UCCELLI Anser anser Oca selvatica 28 28 UCCELLI Tadorna tadorna Volpoca 2 1 23 26 UCCELLI Anas acuta Codone 51 51 UCCELLI Anas clypeata Mestolone 63 1 64 UCCELLI Anas crecca Alzavola 114 2 116 UCCELLI Anas Penelope Fischione 83 83 UCCELLI Anas platyrhynchos Germano reale 23 98 1 122 UCCELLI Anas strepera Canapiglia 57 1 58 UCCELLI Aythya ferina Moriglione 1 59 60 UCCELLI Aythya fuligula Moretta 32 1 33 UCCELLI Aythya nyroca Moretta tabaccata 15 4 19 UCCELLI Mergus serrator Smergo minore 20 20 UCCELLI Pernis apivorus Falco pecchiaiolo 44 1 45 UCCELLI Milvus migrans Nibbio bruno 20 6 26 UCCELLI Circaetus gallicus Biancone 25 4 29 UCCELLI Circus aeruginosus Falco di palude 96 5 101 UCCELLI Circus cyaneus Albanella reale 21 5 26 UCCELLI Accipiter nisus Sparviere 28 1 29 UCCELLI Buteo buteo Poiana 77 1 1 79 UCCELLI Falco subbuteo Lodolaio 18 1 19 UCCELLI Falco tinnunculus Gheppio 166 2 1 169 UCCELLI Coturnix coturnix Quaglia comune 32 1 33 UCCELLI Phasianus colchicus Fagiano comune 30 30

UCCELLI Rallus aquaticus Porciglione 7 53 1 61 Pagina184 Pagina184 UCCELLI Gallinula chloropus Gallinella d'acqua 94 128 1 223

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Gruppo Nome scintifico Nome italiano Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot UCCELLI Fulica atra Folaga 25 143 168 UCCELLI Grus grus Gru 11 1 12 UCCELLI Himantopus himantopus Cavaliere d'Italia 11 3 14 UCCELLI Charadrius alexandrinus Fratino 4 7 11 UCCELLI Charadrius dubius Corriere piccolo 7 2 2 11 UCCELLI Pluvialis apricaria Piviere dorato 30 30 UCCELLI Pluvialis squatarola Pivieressa 19 19 UCCELLI Vanellus vanellus Pavoncella 81 1 82 UCCELLI Calidris alpina Piovanello pancianera 32 32 UCCELLI Calidris minuta Gambecchio 21 1 22 UCCELLI Philomachus pugnax Combattente 13 5 18 UCCELLI Gallinago gallinago Beccaccino 70 1 71 UCCELLI Numenius arquata Chiurlo maggiore 45 45 UCCELLI Tringa erythropus Totano moro 18 1 19 UCCELLI Tringa totanus Pettegola 18 1 19 UCCELLI Actitis hypoleucos Piro piro piccolo 3 40 13 56 UCCELLI Larus michahellis Gabbiano reale mediterraneo 30 11 125 166 UCCELLI Larus ridibundus Gabbiano comune 1 1 107 1 110 UCCELLI Sterna sandvicensis Beccapesci 66 1 67 UCCELLI Columba palumbus Colombaccio 60 8 68 UCCELLI Streptopelia decaocto Tortora dal collare 75 15 90 UCCELLI Streptopelia turtur Tortora selvatica 171 1 172 UCCELLI Cuculus canorus Cuculo 200 2 202 UCCELLI Tyto alba Barbagianni 62 1 63 UCCELLI Otus scops Assiolo 59 1 60 UCCELLI Athene noctua Civetta 100 1 1 102 UCCELLI Strix aluco Allocco 63 63 UCCELLI Caprimulgus europaeus Succiacapre 55 1 2 58 UCCELLI Apus apus Rondone comune 277 2 279 UCCELLI Alcedo atthis Martin pescatore 51 21 1 73 UCCELLI Merops apiaster Gruccione 58 2 60 UCCELLI Upupa epops Upupa 103 2 105 UCCELLI Jynx torquilla Torcicollo 92 6 2 100 UCCELLI Picus viridis Picchio verde 183 183 UCCELLI Dendrocopos minor Picchio rosso minore 13 13 UCCELLI Dendrocopos major Picchio rosso maggiore 64 64 UCCELLI Galerida cristata Cappellaccia 69 1 70 UCCELLI Lullula arborea Tottavilla 52 1 5 58 UCCELLI Alauda arvensis Allodola 41 1 1 43 Pagina185 Pagina185 Pagina185 Pagina185 UCCELLI Hirundo rustica Rondine 322 2 324

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Gruppo Nome scintifico Nome italiano Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot UCCELLI Delichon urbica Balestruccio 167 2 169 UCCELLI Anthus campestris Calandro 69 1 70 UCCELLI Motacilla alba Ballerina bianca 100 1 2 103 UCCELLI Motacilla cinerea Ballerina gialla 12 1 2 15 UCCELLI Motacilla flava Cutrettola 16 1 17 UCCELLI Troglodytes troglodytes Scricciolo 290 24 1 315 UCCELLI Erithacus rubecula Pettirosso 154 2 2 158 UCCELLI Luscinia megarhynchos Usignolo 314 2 316 UCCELLI Phoenicurus ochrurus Codirosso spazzacamino 16 2 2 20 UCCELLI Phoenicurus phoenicurus Codirosso comune 19 1 20 UCCELLI Saxicola torquata Saltimpalo 241 2 1 244 UCCELLI Oenanthe hispanica Monachella 23 1 24 UCCELLI Oenanthe oenanthe Culbianco 23 1 24 UCCELLI Monticola saxatilis Codirossone 23 23 UCCELLI Monticola solitarius Passero solitario 87 1 88 UCCELLI Turdus merula Merlo 436 2 1 439 UCCELLI Turdus viscivorus Tordela 25 25 UCCELLI Cettia cetti Usignolo di fiume 136 22 1 159 UCCELLI Cisticola juncidis Beccamoschino 222 1 1 224 UCCELLI Acrocephalus arundinaceus Cannareccione 32 1 33 UCCELLI Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo 1 17 1 19 UCCELLI Acrocephalus scirpaceus Cannaiola comune 35 1 36 UCCELLI Hippolais polyglotta Canapino comune 49 49 UCCELLI Sylvia atricapilla Capinera 437 38 1 476 UCCELLI Sylvia cantillans Sterpazzolina 130 1 131 UCCELLI Sylvia communis Sterpazzola 37 1 38 UCCELLI Sylvia conspicillata Sterpazzola di Sardegna 6 1 4 11 UCCELLI Sylvia melanocephala Occhiocotto 308 41 1 350 UCCELLI Phylloscopus collybita Luì piccolo 68 2 2 72 UCCELLI Regulus ignicapillus Fiorrancino 110 15 1 126 UCCELLI Regulus regulus Regolo 15 15 UCCELLI Muscicapa striata Pigliamosche 76 2 78 UCCELLI Ficedula albicollis Balia dal collare 16 3 19 UCCELLI Aegithalos caudatus Codibugnolo 129 1 130 UCCELLI Parus ater Cincia mora 13 1 14 UCCELLI Parus caeruleus Cinciarella 239 36 1 276 UCCELLI Parus major Cinciallegra 382 2 1 385 UCCELLI Parus palustris Cincia bigia 39 3 42 UCCELLI Sitta europaea Picchio muratore 90 1 91 Pagina186 Pagina186 Pagina186 Pagina186 UCCELLI Certhia brachydactyla Rampichino comune 181 1 182

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Gruppo Nome scintifico Nome italiano Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot UCCELLI Remiz pendulinus Pendolino 26 1 1 28 UCCELLI Oriolus oriolus Rigogolo 116 116 UCCELLI Lanius collurio Averla piccola 249 3 252 UCCELLI Lanius senator Averla capirossa 103 1 104 UCCELLI Garrulus glandarius Ghiandaia 200 200 UCCELLI Pica pica Gazza 162 1 163 UCCELLI Corvus corax Corvo imperiale 15 15 UCCELLI Corvus corone Cornacchia 417 1 1 419 UCCELLI Corvus monedula Taccola 39 39 UCCELLI Sturnus vulgaris Storno 92 2 2 96 UCCELLI Passer domesticus italiae Passera d'Italia 466 1 1 468 UCCELLI Passer montanus Passera mattugia 153 1 1 155 UCCELLI Fringilla coelebs Fringuello 384 1 2 387 UCCELLI Serinus serinus Verzellino 352 2 1 355 UCCELLI Carduelis cannabina Fanello 123 2 1 126 UCCELLI Carduelis carduelis Cardellino 387 2 1 390 UCCELLI Carduelis chloris Verdone 286 2 1 289 UCCELLI Emberiza cia Zigolo muciatto 27 27 UCCELLI Emberiza cirlus Zigolo nero 210 210 UCCELLI Emberiza hortulana Ortolano 21 21 UCCELLI Emberiza calandra Strillozzo 95 1 96 ANFIBI Salamandrina terdigitata Salamandrina dagli occhiali 139 ANFIBI Triturus carnifex Tritone crestato italiano 188 ANFIBI Triturus italicus Tritone italiano 141 ANFIBI Triturus vulgaris Tritone punteggiato 107 ANFIBI Bombina pachypus Ululone appenninico 27 ANFIBI Bufo bufo Rospo comune 60 ANFIBI Bufo viridis Rospo smeraldino 16 ANFIBI Hyla intermedia Raganella italiana 54 ANFIBI Rana dalmatina Rana dalmatina 16 ANFIBI Rana italica Rana appenninica 83 Rana di Lessonae / Rana Kl esculenta - ANFIBI Rana bergeri /Rana kl hispanica Rana verde 70 RETTILI Emys orbicularis Testuggine palustre europea 34 RETTILI Testudo hermanni Testuggine di Hermann 22 RETTILI Hemidactylus turcicus Geco verrucoso 27 RETTILI Tarentola mauritanica Geco comune 26 RETTILI Anguis fragilis Orbettino 37 RETTILI Lacerta bilineata Ramarro 43

RETTILI Podarcis muralis Lucertola muraiola 38 Pagina187 Pagina187 RETTILI Podarcis sicula Lucertola campestre 43

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Gruppo Nome scintifico Nome italiano Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot RETTILI Chalcides chalcides Luscengola 62 RETTILI Hierophis viridiflavus Biacco 78 RETTILI Coronella austriaca Columbro liscio 13 RETTILI Zamenis longissima Saettone comune 53 RETTILI Elaphe quatuorlineata Cervone 39 RETTILI Natrix natrix Natrice dal collare 62 RETTILI Natrix tessellata Natrice tassellata 21 RETTILI Vipera aspis Vipera comune 26 MAMMIFERI Erinaceus europaeus Riccio europeo 66 MAMMIFERI Sorex samniticus Toporagno appenninico 29 MAMMIFERI Suncus etruscus Mustiolo 33 MAMMIFERI Crocidura leucodon Crocidura a ventre bianco 25 MAMMIFERI Crocidura suaveolens Crocidura minore 27 MAMMIFERI Talpa romana Talpa romana 60 MAMMIFERI Rhinolophus euryale Rinolofo euriale 13 MAMMIFERI Rhinolophus ferrumequinum Ferro di cavallo maggiore 51 MAMMIFERI Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore 44 MAMMIFERI Myotis capaccinii Vespertilio di Capaccini 17 MAMMIFERI Myotis daubentonii Vespertilio di Daubenton 12 MAMMIFERI Myotis emarginatus Vespertilio smarginato 15 MAMMIFERI Myotis myotis Vespertilio maggiore 15 MAMMIFERI Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato 46 MAMMIFERI Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano 17 MAMMIFERI Miniopterus schreibersii Miniottero di Schreiber 33 MAMMIFERI Lepus europaeus Lepre europea 24 MAMMIFERI Eliomys quercinus Quercino 10 MAMMIFERI Glis glis Ghiro 24 MAMMIFERI Muscardinus avellanarius Moscardino 46 MAMMIFERI Clethrionomys glareolus Arvicola rossastra 18 MAMMIFERI Arvicola terrestris Arvicola terrestre 19 MAMMIFERI Microtus savii Arvicola di Savi 35 MAMMIFERI Apodemus flavicollis Topo selvatico a collogiallo 21 MAMMIFERI Apodemus sylvaticus Topo selvatico 39 MAMMIFERI Mus domesticus Topo domestico 47 MAMMIFERI Hystrix cristata Istrice 76 MAMMIFERI Canis lupus Lupo 31 MAMMIFERI Vulpes vulpes Volpe 50 MAMMIFERI Meles meles Tasso 36 MAMMIFERI Mustela nivalis Donnola 39 Pagina188 Pagina188 Pagina188 Pagina188 MAMMIFERI Mustela putorius Puzzola 13

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Gruppo Nome scintifico Nome italiano Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot MAMMIFERI Martes foina Faina 41 MAMMIFERI Felis silvestris Gatto selvatico 15 MAMMIFERI Sus scrofa Cinghiale 24

Dato che il range di variazione dei valori possibili caratterizzano per una capacità sensibilmente va da 5 a 15 per le prime due componenti e da 2 a 6 minore di superare ampie interruzioni dell’habitat per “l’incremento dell’effetto margine”, sono state congeniale soprattutto in fase riproduttiva. fissate dei valori soglia convenzionali oltre i quali le specie possono essere considerate specie focali Nella tabella alle pagine seguenti si riportano i sensibili. Tali valori sono 10 per le prime due risultati della valutazione rispetto alle tre componenti (“superficie habitat” e “isolamento”) e componenti della frammentazione. 5 per “effetto margine”.

L’applicazione del metodo ha attraversato anche una fase critica che ha permesso di valutare l’opportunità di effettuare alcuni cambiamenti rispetto alle ipotesi metodologiche iniziali. In particolare negli Uccelli, grazie al volo, la maggioranza delle specie risulta dotata di una più o meno grande capacità di spostamento, sebbene talvolta variabile in relazione ai ritmi fenologici caratteristici di ogni specie3. Certamente tutte le specie migratrici possiedono ampie capacità di superare barriere fisiche e/o antropogeniche e risentono perciò meno, rispetto ad altre specie, della componente “isolamento”. Si è deciso pertanto di effettuare l’analisi di questa componente solo su un limitato set di specie di uccelli: fagiano, picchio verde, picchio rosso maggiore, picchio rosso minore, cinciarella, picchio muratore e rampichino. Queste specie, rispetto a tutte le altre, si

3 E’ noto come la stessa specie possa avere in periodo migratorio o in fase dispersiva giovanile un certa attitudine a superare barriere ecologiche interposte tra frammenti di habitat congeniali che viene invece a ridursi sensibilmente in fase Pagina189 Pagina189 riproduttiva.

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Tabella 13 - Matrice di selezione delle specie sensibili alla frammentazione Riduzione dell'habitat (A) Aumento isolamento (I) Effetto margine/disturbo (ED) Nome italiano LT CD DC AN R LT CD DC AN R TOTALE_A LT CD DC AN R TOTALE_I LT CD DC AN R TOTALE_ED Tuffetto A A M M M 3 3 2 2 2 12 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Svasso maggiore A A G M A 3 3 3 2 1 12 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Svasso piccolo A A M M A 3 3 2 2 1 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Cormorano A A G G A 3 3 3 1 1 11 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Tarabuso A A G S R 3 3 3 3 3 15 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Tarabusino A A M S R 3 3 2 3 3 14 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Nitticora A A G M M 3 3 3 2 2 13 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Airone guardabuoi A A G M A 3 3 3 2 1 12 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Airone bianco maggiore A A G G A 3 3 3 1 1 11 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Garzetta A A G G A 3 3 3 1 1 11 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Airone cenerino A A G G A 3 3 3 1 1 11 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Airone rosso A A G S R 3 3 3 3 3 15 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Spatola M A G S M 2 3 3 3 2 13 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Fenicottero rosa M A G S A 2 3 3 3 1 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Oca selvatica B A G M M 1 3 3 2 2 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Volpoca M A G M M 2 3 3 2 2 12 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Codone M A G M M 2 3 3 2 2 12 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Mestolone M A G M A 2 3 3 2 1 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Alzavola M A M M A 2 3 2 2 1 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Fischione M A G M A 2 3 3 2 1 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Germano reale M A G G A 2 3 3 1 1 10 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Canapiglia M A G S A 2 3 3 3 1 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Individuazione delle specie target

Riduzione dell'habitat (A) Aumento isolamento (I) Effetto margine/disturbo (ED) Nome italiano LT CD DC AN R LT CD DC AN R TOTALE_A LT CD DC AN R TOTALE_I LT CD DC AN R TOTALE_ED Moriglione M A G S A 2 3 3 3 1 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Moretta M A G S M 2 3 3 3 2 13 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Moretta tabaccata M A M S R 2 3 2 3 3 13 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Smergo minore M A G M M 2 3 3 2 2 12 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Falco pecchiaiolo A A G M M 3 3 3 2 2 13 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Nibbio bruno A A G M R 3 3 3 2 3 14 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Biancone A A G M M 3 3 3 2 2 13 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Falco di palude A A G S A 3 3 3 3 1 13 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Albanella reale A A G S R 3 3 3 3 3 15 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Sparviere A A M S M 3 3 2 3 2 13 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Poiana A A G G A 3 3 3 1 1 11 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Lodolaio A A M S M 3 3 2 3 2 13 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Gheppio A A M G A 3 3 2 1 1 10 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Quaglia comune B A M S M 1 3 2 3 2 11 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Fagiano comune M M G G M 2 1 3 1 2 9 2 2 3 1 1 9 0 2 0 1 0 3 Porciglione M A M S M 2 3 2 3 2 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Gallinella d'acqua M A M M A 2 3 2 2 1 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Folaga M A M M M 2 3 2 2 2 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Gru M A G M R 2 3 3 2 3 13 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Cavaliere d'Italia M A M S R 2 3 2 3 3 13 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Fratino M A P S R 2 3 1 3 3 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Corriere piccolo M A P S R 2 3 1 3 3 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Piviere dorato M A M S M 2 3 2 3 2 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Pivieressa M A M S M 2 3 2 3 2 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Individuazione delle specie target

Riduzione dell'habitat (A) Aumento isolamento (I) Effetto margine/disturbo (ED) Nome italiano LT CD DC AN R LT CD DC AN R TOTALE_A LT CD DC AN R TOTALE_I LT CD DC AN R TOTALE_ED Pavoncella M A M S M 2 3 2 3 2 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Piovanello pancianera M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Gambecchio M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Combattente M A M M M 2 3 2 2 2 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Beccaccino M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Chiurlo maggiore M A M M M 2 3 2 2 2 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Totano moro M A M M M 2 3 2 2 2 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Pettegola M A M G A 2 3 2 1 1 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Piro piro piccolo M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Beccapesci A A M M A 3 3 2 2 1 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Colombaccio B A M G A 1 3 2 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Tortora dal collare B A M G A 1 3 2 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Tortora selvatica B A M G A 1 3 2 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Cuculo M A M G A 2 3 2 1 1 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Barbagianni A A G G M 3 3 3 1 2 12 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Assiolo A A M M M 3 3 2 2 2 12 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Civetta A A M G A 3 3 2 1 1 10 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Allocco A A G M M 3 3 3 2 2 13 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Succiacapre M A M M M 2 3 2 2 2 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Rondone comune M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Martin pescatore A A P M M 3 3 1 2 2 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Gruccione M A P G M 2 3 1 1 2 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Upupa M A M G M 2 3 2 1 2 10 / / / / / / 0 1 0 1 0 2

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Individuazione delle specie target

Riduzione dell'habitat (A) Aumento isolamento (I) Effetto margine/disturbo (ED) Nome italiano LT CD DC AN R LT CD DC AN R TOTALE_A LT CD DC AN R TOTALE_I LT CD DC AN R TOTALE_ED Torcicollo M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Picchio verde M M/A M S M 2 1/3 2 3 2 10/12 2 1/2 2 3 2 10/11 0 1/2 0 3 0 4/5 Picchio rosso minore M M/A M S R 2 1/3 2 3 3 11/13 2 1/2 2 3 3 11/12 0 1/2 0 3 0 4/5 Picchio rosso maggiore M M/A M S M 2 1/3 2 3 2 10/12 2 1/2 2 3 2 10/11 0 1/2 0 3 0 4/5 Cappellaccia M A P M A 2 3 1 2 1 9 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Tottavilla M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Allodola M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Rondine M A P M A 2 3 1 2 1 9 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Balestruccio M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Calandro M A P S M 2 3 1 3 2 11 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Ballerina bianca M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Ballerina gialla M A P S R 2 3 1 3 3 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Cutrettola M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Scricciolo M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Pettirosso M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Usignolo M A P M A 2 3 1 2 1 9 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Codirosso spazzacamino M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Codirosso comune M A P M R 2 3 1 2 3 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Saltimpalo M A P M A 2 3 1 2 1 9 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Monachella M A P S M 2 3 1 3 2 11 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Culbianco M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Codirossone M A P S R 2 3 1 3 3 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Passero solitario M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Individuazione delle specie target

Riduzione dell'habitat (A) Aumento isolamento (I) Effetto margine/disturbo (ED) Nome italiano LT CD DC AN R LT CD DC AN R TOTALE_A LT CD DC AN R TOTALE_I LT CD DC AN R TOTALE_ED Merlo M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Tordela M A P M R 2 3 1 2 3 11 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Usignolo di fiume M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Beccamoschino M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Cannareccione M A P S M 2 3 1 3 2 11 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Forapaglie castagnolo M A P S R 2 3 1 3 3 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Cannaiola comune M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Canapino comune M A P G M 2 3 1 1 2 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Capinera M A P M A 2 3 1 2 1 9 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Sterpazzolina M A P M A 2 3 1 2 1 9 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Sterpazzola M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Sterpazzola di Sardegna M A P G R 2 3 1 1 3 10 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Occhiocotto M A P S A 2 3 1 3 1 10 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Luì piccolo M A P G M 2 3 1 1 2 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Fiorrancino M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Regolo M A P G M 2 3 1 1 2 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Pigliamosche M A P G M 2 3 1 1 2 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Balia dal collare M A P G R 2 3 1 1 3 10 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Codibugnolo M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Cincia mora M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Cinciarella M M/A P G A 2 1/3 1 1 1 6/8 2 1/2 1 1 1 6/7 0 1/2 0 1 0 2/3 Cinciallegra M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Cincia bigia M A P S M 2 3 1 3 2 11 / / / / / / 0 1 0 3 0 4

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Individuazione delle specie target

Riduzione dell'habitat (A) Aumento isolamento (I) Effetto margine/disturbo (ED) Nome italiano LT CD DC AN R LT CD DC AN R TOTALE_A LT CD DC AN R TOTALE_I LT CD DC AN R TOTALE_ED Picchio muratore M M/A P S M 2 1/3 1 3 2 9/11 2 1/2 1 3 2 9/10 0 1/2 0 3 0 4/5 Rampichino comune M M/A P S A 2 1/3 1 3 1 8/10 2 1/2 1 3 1 8/9 0 1/2 0 3 0 4/5 Pendolino M A P S M 2 3 1 3 2 11 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Rigogolo M A P M A 2 3 1 2 1 9 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Averla piccola M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Averla capirossa M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Ghiandaia M A M M A 2 3 2 2 1 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Gazza M A M G A 2 3 2 1 1 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Corvo imperiale M A G G M 2 3 3 1 2 11 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Cornacchia M A M G A 2 3 2 1 1 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Taccola M A M G A 2 3 2 1 1 9 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Storno M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Passera d'Italia B A P G A 1 3 1 1 1 7 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Passera mattugia B A P G A 1 3 1 1 1 7 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Fringuello B A P G A 1 3 1 1 1 7 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Verzellino B A P G A 1 3 1 1 1 7 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Fanello B A P G A 1 3 1 1 1 7 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Cardellino B A P G A 1 3 1 1 1 7 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Verdone B A P G A 1 3 1 1 1 7 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Zigolo muciatto M A P M M 2 3 1 2 2 10 / / / / / / 0 1 0 2 0 3 Zigolo nero M A P G A 2 3 1 1 1 8 / / / / / / 0 1 0 1 0 2 Ortolano M A P S R 2 3 1 3 3 12 / / / / / / 0 1 0 3 0 4 Strillozzo M A P S A 2 3 1 3 1 10 / / / / / / 0 1 0 3 0 4

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Riduzione dell'habitat (A) Aumento isolamento (I) Effetto margine/disturbo (ED) Nome italiano LT CD DC AN R LT CD DC AN R TOTALE_A LT CD DC AN R TOTALE_I LT CD DC AN R TOTALE_ED Salamandrina dagli occhiali M B P S M 2 3 1 3 2 11 2 3 1 3 2 11 0 3 0 3 0 6 Tritone crestato italiano M B P M M 2 3 1 2 2 10 2 3 1 2 2 10 0 3 0 2 0 5 Tritone italiano M B P M M 2 3 1 2 2 10 2 3 1 2 2 10 0 3 0 2 0 5 Tritone punteggiato M B P M M 2 3 1 2 2 10 2 3 1 2 2 10 0 3 0 2 0 5 Ululone appenninico M B P S R 2 3 1 3 3 12 2 3 1 3 3 12 0 3 0 3 0 6 Rospo comune M B/M M G A 2 1/3 2 1 1 7/9 2 2/3 2 1 1 8/9 0 2/3 0 1 0 3/4 Rospo smeraldino M B/M P S R 2 1/3 1 3 3 7/9 2 2/3 1 3 3 10/11 0 2/3 0 3 0 5/6 Raganella italiana M B P M M 2 3 1 2 2 10 2 3 1 2 2 10 0 3 0 2 0 5 Rana dalmatina M B P M R 2 3 1 2 3 11 2 3 1 2 3 11 0 3 0 2 0 5 Rana appenninica M B P M M 2 3 1 2 2 10 2 3 1 2 2 10 0 3 0 2 0 5 Rana verde M B P G A 2 3 1 1 1 8 2 3 1 1 1 8 0 3 0 1 0 4 Testuggine palustre europea M B M S R 2 3 2 3 3 13 2 3 2 3 3 13 0 3 0 3 0 6 Testuggine di Hermann B B M M M 1 3 2 2 2 10 1 3 2 2 2 10 0 3 0 2 0 5 Geco verrucoso M B P G A 2 3 1 1 1 8 2 3 1 1 1 8 0 3 0 1 0 4 Geco comune M B P G A 2 3 1 1 1 8 2 3 1 1 1 8 0 3 0 1 0 4 Orbettino M B P G M 2 3 1 1 2 9 2 3 1 1 2 9 0 3 0 1 0 4 Ramarro M B/M P/M G A 2 1/3 1/2 1 1 6/9 2 2/3 1/2 1 1 7/9 0 2/3 0 1 0 3/4 Lucertola muraiola M B P G A 2 3 1 1 1 8 2 3 1 1 1 8 0 3 0 1 0 4 Lucertola campestre M B P G A 2 3 1 1 1 8 2 3 1 1 1 8 0 3 0 1 0 4 Luscengola M B P G M 2 3 1 1 2 9 2 3 1 1 2 9 0 3 0 1 0 4 Biacco A B/M G G A 3 1/3 3 1 1 9/11 3 2/3 3 1 1 10/11 0 2/3 0 1 0 3/4 Columbro liscio M/A B M M M 2/3 3 2 2 2 11/12 2/3 3 2 2 2 9 0 3 0 2 0 5

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Riduzione dell'habitat (A) Aumento isolamento (I) Effetto margine/disturbo (ED) Nome italiano LT CD DC AN R LT CD DC AN R TOTALE_A LT CD DC AN R TOTALE_I LT CD DC AN R TOTALE_ED Saettone comune A B/M G G A 3 1/3 3 1 1 9/11 3 2/3 3 1 1 10/11 0 2/3 0 1 0 3/4 Cervone A B/M G M R 3 1/3 3 2 3 12/14 3 2/3 3 2 3 13/14 0 2/3 0 2 0 4/5 Natrice dal collare A M M/G M A 3 1 2/3 2 1 9/10 3 2 2/3 2 1 10/11 0 2 0 2 0 4 Natrice tassellata A M M S R 3 1 2 3 3 12 3 2 2 3 3 13 0 2 0 3 0 5 Vipera comune A B/M M G A 3 1/3 2 1 1 8/10 3 2/3 2 1 1 9/10 0 2/3 0 1 0 3/4 Riccio europeo M M P G/M A 2 1 1 1/2 1 6/7 2 2 1 1/2 1 7/8 0 2 0 1/2 0 3/4 Toporagno appenninico M M P M/S A 2 1 1 2/3 1 7/8 2 2 1 2/3 1 8/9 0 2 0 2/3 0 4/5 M Mustiolo M P M/S A 2 1 1 2/3 1 7/8 2 2 1 2/3 1 8/9 0 2 0 2/3 0 4/5 Crocidura a ventre M bianco M P M/S A 2 1 1 2/3 1 7/8 2 2 1 2/3 1 8/9 0 2 0 2/3 0 4/5 M Crocidura minore M P M/S A 2 1 1 2/3 1 7/8 2 2 1 2/3 1 8/9 0 2 0 2/3 0 4/5 Talpa romana M B/M P G/M A 2 1/3 1 1/2 1 6/9 2 2/3 1 1/2 1 7/9 0 2/3 0 1/2 0 3/5 Rinolofo euriale M A P M M 2 3 1 2 2 10 2 1 1 2 2 8 0 1 0 2 0 3 Ferro di cavallo maggiore M A P M A 2 3 1 2 1 9 2 1 1 2 1 7 0 1 0 2 0 3 Ferro di cavallo minore M A P M A 2 3 1 2 1 9 2 1 1 2 1 7 0 1 0 2 0 3 Vespertilio di Capaccini M A P S M 2 3 1 3 2 11 2 1 1 3 2 9 0 1 0 3 0 4 Vespertilio di Daubenton M A P S M 2 3 1 3 2 11 2 1 1 3 2 9 0 1 0 3 0 4 Vespertilio smarginato M A P M M 2 3 1 2 2 10 2 1 1 2 2 8 0 1 0 2 0 3 Vespertilio maggiore M A P M M 2 3 1 2 2 10 2 1 1 2 2 8 0 1 0 2 0 3 Pipistrello albolimbato M A P G A 2 3 1 1 1 8 2 1 1 1 1 6 0 1 0 1 0 2 Pipistrello nano M A P G A 2 3 1 1 1 8 2 1 1 1 1 6 0 1 0 1 0 2 Miniottero di Schreiber M A P M A 2 3 1 2 1 9 2 1 1 2 1 7 0 1 0 2 0 3

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Riduzione dell'habitat (A) Aumento isolamento (I) Effetto margine/disturbo (ED) Nome italiano LT CD DC AN R LT CD DC AN R TOTALE_A LT CD DC AN R TOTALE_I LT CD DC AN R TOTALE_ED Lepre europea B A M M/G M 1 3 2 1/2 2 9/10 1 1 2 1/2 2 7/9 0 1 0 ½ 0 2/3 Quercino B/M B P S/M M/R 1/2 3 1 3 2/3 10/12 1/2 3 1 3 2/3 10/12 0 3 0 3 0 6 Ghiro B/M B P S/M M/R 1/2 3 1 3 2/3 10/12 1/2 3 1 3 2/3 10/12 0 3 0 3 0 6 Moscardino B/M B P S/M M/R 1/2 3 1 3 2/3 10/12 1/2 3 1 3 2/3 10/12 0 3 0 3 0 6 Arvicola rossastra B M P M/G M/A 1 1 1 1/2 1/2 5/7 1 2 1 1/2 1/2 6/8 0 2 0 1/2 0 3/4 Arvicola terrestre B M P S/M M/R 1 1 1 2 2/3 7/8 1 2 1 2 2/3 8/9 0 2 0 2 0 4 Arvicola di Savi B B P G A 1 3 1 1 1 7 1 1 1 1 1 5 0 1 0 1 0 2 Topo selvatico a collogiallo B M P M/G M/A 1 1 1 1/2 1/2 5/7 1 2 1 1/2 1/2 6/8 0 2 0 1/2 0 3/4 Topo selvatico B M/B P G A 1 1/3 1 1 1 5/7 1 1/2 1 1 1 5/6 0 1/2 0 1 0 2/3 Topo domestico B B P G A 1 3 1 1 1 7 1 1 1 1 1 5 0 1 0 1 0 2 Istrice B A M G A 1 3 2 1 1 8 1 1 2 1 1 6 0 1 0 1 0 2 Lupo A A G S R 3 3 3 2/3 3 14/15 3 1 3 2/3 3 12/13 0 1 0 2/3 0 3/4 Volpe A A M G A 3 3 2 1 1 10 3 1 2 1 1 8 0 1 0 1 0 2 Tasso M/A M/A M G A 2/3 1/3 2 2 1 8/11 2/3 1/2 2 2 1 8/10 0 1/2 0 2 0 3/4 Donnola A M M M M 3 1 2 3 2 11 3 2 2 3 2 12 0 2 0 3 0 5 Puzzola A M M S/M M/R 3 1 2 3 2/3 11 3 2 2 3 2/3 12 0 2 0 3 0 5 Faina A M M M M 3 1 2 2/3 2 10/11 3 2 2 2/3 2 11/12 0 2 0 2/3 0 4/5 Gatto selvatico A A M S R 3 3 2 3 3 14 3 1 2 3 3 12 0 1 0 3 0 4 Cinghiale B A G G A 1 3 3 1 1 9 1 1 3 1 1 7 0 1 0 1 0 2

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Le specie che in base alla suddetta matrice si sono frammentate e adiacenti ad aree coltivate o dimostrate particolarmente sensibili alla riduzione pascolate per lo più in modo estensivo; dell’habitat (punteggio di A>=10) vengono elencate c) Zone umide, intese come aree palustri, nella seguente tabella, in cui viene associato anche laghi e ambienti anche solo l’ambiente comunemente frequentato tra i seguenti temporaneamente allagati; possibili: d) Ambienti forestali. a) Agro-ecositemi, intesi come colture erbacee, arboree e pascoli; b) Mosaici, intesi come ambienti particellari complessi in cui risultano presenti aree di vegetazione naturale o semi-naturale anche

Tabella 14 – Elenco delle specie maggiormente TOTALE Ambiente Mosaici sensibili alla riduzione di habitat idoneo Zigolo muciatto Mosaici TOTALE Ambiente Ortolano Quaglia comune Agro-ecosistemi Tuffetto Zone umide Allodola Agro-ecosistemi Svasso maggiore Zone umide Calandro Agro-ecosistemi Svasso piccolo Zone umide Cutrettola Agro-ecosistemi Cormorano Zone umide Monachella Agro-ecosistemi Tarabuso Zone umide Culbianco Agro-ecosistemi Tarabusino Zone umide Codirossone Agro-ecosistemi Nitticora Zone umide Strillozzo Agro-ecosistemi Airone guardabuoi Zone umide Biancone Mosaici Airone bianco maggiore Zone umide Mosaici Lodolaio Garzetta Zone umide Mosaici Gheppio Airone cenerino Zone umide Mosaici Barbagianni Airone rosso Zone umide Mosaici Assiolo Spatola Zone umide Mosaici Civetta Fenicottero rosa Zone umide Mosaici Upupa Oca selvatica Zone umide Mosaici Torcicollo Volpoca Zone umide Mosaici Tottavilla Codone Zone umide Mosaici Codirosso comune Mestolone Zone umide Mosaici Passero solitario Alzavola Zone umide Mosaici Sterpazzola Fischione Zone umide Mosaici Sterpazzola di Sardegna Germano reale Zone umide Mosaici Occhiocotto Canapiglia Zone umide Mosaici Averla piccola Moriglione Zone umide Mosaici Averla capirossa Moretta Zone umide Pagina199 Pagina199 Mosaici Corvo imperiale Moretta tabaccata Zone umide

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TOTALE Ambiente TOTALE Ambiente Smergo minore Zone umide Balia dal collare Forestali Falco di palude Zone umide Cincia bigia Forestali Albanella reale Zone umide Picchio muratore Forestali Porciglione Zone umide Rampichino Forestali Gallinella d'acqua Zone umide Ghiandaia Forestali Folaga Zone umide Salamandrina dagli occhiali Forestali Gru Zone umide Raganella italiana Forestali Cavaliere d'Italia Zone umide Rana dalmatina Forestali Fratino Zone umide Rana appenninica Forestali Corriere piccolo Zone umide Testuggine di Hermann Forestali Piviere dorato Zone umide Columbro liscio Forestali Pivieressa Zone umide Cervone Forestali Pavoncella Zone umide Rinolofo euriale Forestali Piovanello pancianera Zone umide Vespertilio di Capaccini Forestali Gambecchio Zone umide Vespertilio di Daubenton Forestali Combattente Zone umide Vespertilio smarginato Forestali Beccaccino Zone umide Vespertilio maggiore Forestali Chiurlo maggiore Zone umide Quercino Forestali Totano moro Zone umide Ghiro Forestali Beccapesci Zone umide Moscardino Forestali Martin pescatore Zone umide Lupo Forestali Ballerina gialla Zone umide Volpe Forestali Cannareccione Zone umide Donnola Forestali Forapaglie castagnolo Zone umide Puzzola Forestali Cannaiola comune Zone umide Faina Forestali Pendolino Zone umide Gatto selvatico Forestali Tritone crestato Zone umide Tritone italiano Zone umide Tritone punteggiato Zone umide Ululone appenninico Zone umide Testuggine palustre Zone umide Natrice tassellata Zone umide Falco pecchiaiolo Forestali Nibbio bruno Forestali Sparviere Forestali Poiana Forestali Allocco Forestali Succiacapre Forestali Picchio verde Forestali Picchio rosso minore Forestali Picchio rosso maggiore Forestali Pagina200 Pagina200 Pagina200 Pagina200 Tordela Forestali

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A questo elenco si ritiene utile aggiungere anche le Per ogni ambiente è stata redatta una mappa della seguenti specie ittiche: rovella, cobite, lampreda di distribuzione per maglia quadrata di 1 km di lato di ruscello e trota macrostigma. tutte le segnalazioni, relativamente alle sole specie Si tratta nel complesso di un nutrito numero di tipiche di ogni ambiente, ritenute geograficamente specie (124 per l’esattezza, considerando anche le 4 più dettagliate (ovvero tutte quelle puntiformi, specie ittiche aggiunte successivamente) che, nella quelle relative a celle di inferiori od uguali a 5 km logica proposta, rappresenta l’insieme utile a di lato e le segnalazioni riguardanti i SIC). Nel caso caratterizzare il livello di biodiversità della delle specie definite come tipiche dei “mosaici”, si provincia di Latina, in quanto rappresentativo di è preferito considerarle sia nella mappa delle aree tutti gli ambienti presenti alla scala territoriale e di agricole che in quella delle aree forestali. tutte le componenti ecologico-funzionali. Tali Il risultato di queste tre elaborazioni, che mostriamo insieme di specie dovrebbe costituire anche il set nelle pagine seguenti, sebbene risenta certamente oggetto di un programma di monitoraggio a lungo del differente livello di conoscenza naturalistica del termine capace di valutare gli effetti sulla territorio provinciale, consente di disporre già di un biodiversità complessiva delle azioni individuate primo strumento di valutazione delle aree più dal piano di rete ecologica. importanti sotto l’aspetto della conservazione della Sulla base di questo elenco sono state prodotte 3 biodiversità nel territorio indagato. elaborazioni suddivise per i seguenti ambienti: 1) Aree agricole 2) Aree forestali 3) Zone umide

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Figura 51 – Distribuzione delle sengalazioni di specie focali legate agli ambienti agricoli

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Figura 52 – Distribuzione delle segnalazioni di specie focali legate agli ambienti forestali

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Figura 53 – Distribuzione delle segnalazioni di specie focali legate agli ambienti umidi

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Per quanto concerne la sensibilità all’isolamento, sempre state aggiunte altre tre specie ittiche: rovella, cobite e considerando un valore soglia pari a 10, la lista che si lampreda di ruscello. La lista completa è riportata nella ottiene dalla matrice è composta da 30 specie a cui sono tabella seguente.

Tabella 15 – Specie sensibili alla frammentazione da “isolamento” Presenza di dati puntiformi Ambiente Scala (kmq) sufficienti Picchio verde FOR >1000 SI Picchio rosso minore FOR >1000 SI Picchio rosso maggiore FOR >1000 SI Picchio muratore BOS 100-1000 SI Salamandrina dagli occhiali FOR 10-100 SI Tritone crestato italiano UMI 10-100 NO Tritone italiano UMI 10-100 NO Tritone punteggiato UMI 10-100 NO Ululone appenninico UMI 10-100 NO Rospo smeraldino UMI 10-100 NO Raganella italiana FOR 10-100 NO Rana dalmatina FOR 10-100 SI Rana appenninica FOR 10-100 SI Testuggine palustre europea UMI 10-100 SI Testuggine di Hermann FOR 10-100 NO Biacco MOS 10-100 NO Saettone comune MOS 10-100 NO Cervone FOR 10-100 NO Natrice dal collare UMI 10-100 NO Natrice tassellata UMI 10-100 NO Vipera comune MOS 10-100 NO Quercino FOR 10-100 NO Ghiro FOR 10-100 NO Moscardino FOR 10-100 SI Tasso FOR 100-1000 SI Lupo FOR >1000 NO Donnola MOS 100-1000 NO Puzzola FOR 100-1000 NO Faina FOR 100-1000 NO Gatto selvatico FOR >1000 NO Rovella UMI 100-1000 SI Cobite UMI 100-1000 Pagina205 Pagina205 Pagina205 Pagina205 Lampreda di ruscello UMI >1000 NO

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Un primo risultato che emerge dalla matrice è tipologie di uso del suolo sono state accorpate in 29 l’assenza di spece tipiche degli agroecosistemi tra macrotipologie. Successivamente, i dati puntiformi quelle particolarmente sensibili all’isolamento. relativi alle segnalazioni delle specie della guild Da questo risultato viene tratto lo spunto per sono stati riferiti a un area circolare di raggio pari a riflettere sull’esigenza di un approccio 200 metri4 al cui interno è stato analizzato l’uso del sostanzialmente differente nella valutazione della suolo secondo le nuove macrotipologie. All’interno sensibilità alla frammentazione tra le specie tipiche delle diverse aree circolari è stata calcolata la dei 3 macroambienti considerati, che potrà frequenza (pesata sul totale delle stazioni d’ascolto suggerire anche soluzioni differenti nei tre casi. per gli Uccelli) di ogni tipologia in rapporto con la Andando ad analizzare in modo distinto il set delle presenza delle diverse specie della guild. specie forestali da quello delle zone umide, Il risultato di quest’analisi è stato più che abbiamo focalizzato l’attenzione sulla disponibilità soddisfacente, evidenziando un elevato livello di di dati utili all’elaborazione di un modello specie- coerenza con quanto noto in letteratura e specifico che ci permettesse di valutare l’attuale dimostrando, in via indiretta, il buon livello di grado di connettività a scala provinciale. I numerosi qualità della carta redatta. tentativi eseguiti per singole specie non hanno Il modello di idoneità forestale così realizzato ha fornito risultati soddisfacenti: è evidente che se permesso di sopperire in parte alle lacune sussistono differenze significative tra le varie specie conoscitive di ampi settori del territorio analizzato e forestali selezionate sull’uso degli habitat, queste di disporre di uno strumento più oggettivo di potranno emergere solo con un maggior numero di valutazione. dati. Per ovviare a questa prevedibile limitazione, abbiamo deciso di accorpare tutte le segnalazioni (solo quelle puntiformi) riferite alle specie forestali considerandole come una guild. In particolare, le specie utilizzate sono state le seguenti: picchio rosso maggiore, picchio rosso minore, picchio verde, picchio muratore, salamandrina dagli occhiali, rana appenninica, rana dalmatina e tasso. Per gli uccelli, tali segnalazioni sono derivate tutte dal progetto Atlante degli uccelli nidificanti (stazioni d’ascolto sparse in modo random), per il tasso dai dati contenuti nell’archivio della 4 Per quanto riguarda gli Uccelli, grazie alla diponibilità di stazioni scelte in modo casuale, è provincia, per gli anfibi derivanti da diversi lavori stato possibile valutare l’idoneità ambientale in pubblicati o inediti. modo scientificamente più corretto, prendendo in considerazione anche le stazioni ove le specie della L’analisi della connettività degli habitat forestali ha guild forestale non erano presenti. A tal fine, il buffer di 200 metri è stato realizzato per tutte le Pagina206 Pagina206 previsto una fase propedeutica in cui le 106 stazioni d’ascolto realizzate nel territorio indagato.

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11. CARATTERIZZAZIONE DEI CORSI D’ACQUA

11.1 METODOLOGIA UTILIZZATA

L’indagine sui corsi d’acqua del territorio della dinamica fluviale e della funzionalità come provinciale si è ispirata al "Metodo per lo screening corridoio ecologico. delle risorse ecosistemiche delle fasce fluviali a L'analisi è condotta mediante fotointerpretazione ed supporto della pianificazione" (APAT, 2003) a cui i risultati sono sintetizzati tramite una serie di indici sono state poste alcune piccole modifiche ritenute, ambientali e indicatori che sintetizzano lo stato come verrà descritto oltre, utili a migliorare del corso d'acqua e il livello di pressione cui è l’analisi. sottoposto. Tale metodologia è stata sperimentata per l'analisi Alle pagine seguenti si riporta lo schema degli di tratti fluviali molto estesi, che non consentono indicatori utilizzati per STATO e PRESSIONE. indagini puntuali. Si tratta quindi di uno screening per una caratterizzazione dei tratti fluviali dal punto di vista del pregio intrinseco della vegetazione, Pagina207 Pagina207

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STATO

INDICE GEOMORFOLOGICO (IG) = INDICE NATURALITA' MORFOLOGICA (Ing) x INDICE DI SINUOSITA' (Is)

INDICE VEGETAZIONALE (IV) = INDICE DI NATURALITA' VEGETAZIONALE (Inv) x INDICE VARIETA' BIOTIPICA (Ivb)

INDICE DI EFFETTO FILTRO (IEF) = TIPO DI VEGETAZIONE RIPARIA (Tv) x INTEGRITA' VEG. RIPARIA NATURALE (Ivr)

AI DIVERSI INDICI VIENE ATTRIBUITO UN PESO DIVERSO: STATO = 0.2 IG + 0.35 IV + 0.45 IEF

PRESSIONE

INDICE DI IMPATTO ANTROPICO (IIA)

INDICE DI MODIFICAZIONE DELL'ALVEO (IMA)

PRESSIONE = 0.7 IIA + 0.3 IMA Pagina208 Pagina208

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Ciascun corso d'acqua viene suddiviso in tratti di mosaicatura secondo i parametri considerati dai vari circa 2 km di lunghezza; la valutazione di alcuni dei indicatori. parametri (vedi oltre) viene estesa alla fascia di Più in dettaglio i caratteri che vengono valutati per territorio circostante il corso d'acqua larga 300 m ciascun indice sono i seguenti per parte; a tale scopo viene realizzata una

INDICE NATURALITA' MORFOLOGICA (Ing)

Elementi morfologici indicatori di naturalità della configurazione dell'alveo, quali ISOLE FLUVIALI, ISOLOTTI PERMANENTI, MEANDRI, TRATTI A CANALI INTRECCIATI E/O A SEZIONE VARIABILE, BARRE DI SEDIMENTAZIONE, LANCHE.

Viene valutato il n. di differenti caratteri presenti

INDICE DI SINUOSITA' (Is)

Rapporto tra lunghezza reale dell'alveo e la distanza in linea retta tra le due estremità del tratto considerato

INDICE DI NATURALITA' VEGETAZIONALE (Inv)

Grado di naturalità della vegetazione presente nella fascia di 300 m da ciascuna sponda fluviale.

Viene valutato il tipo e la superficie occupata .

In ordine decrescente di punteggio: SUPERFICI FORESTALI E ZONE UMIDE, SIEPI E FASCE ARBORATE, ARBUSTETI E CESPUGLIETI, FORMAZIONI ERBACEE, AREE NUDE Pagina209 Pagina209

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INDICE VARIETA' BIOTIPICA (Ivb)

Presenza di biotopi complementari dal punto di vista funzionale e strutturale.

Viene valutato il numero di differenti unità ecosistemiche

TIPO DI VEGETAZIONE RIPARIA (Tv)

Fisionomia della vegetazione naturale lungo le sponde, valutata in una fascia di 100 m , (con maggior peso nei 30 m più prossimi al corso d'acqua).

Viene valutato il tipo e la superficie occupata .

In ordine decrescente di punteggio: BOSCO DENSO, BOSCO RADO O SIEPE, ARBUSTETO O CESPUGLIETO, FORMAZIONI ERBACEE

INTEGRITA' DELLA VEGETAZIONE RIPARIA NATURALE (Ivr)

Viene valutata, nei primi 30 m, la continuità e lo sviluppo della vegetazione riparia arborea.

INDICE DI IMPATTO ANTROPICO (IIA)

Impatto potenziale che le attività umane residenti sul territorio circostante il corso d'acqua (300 m per lato) hanno sulla risorsa acqua.

Le classi di attività umane considerate, con indici di pressione antropica differenti, sono: URBANIZZAZIONE, AGRICOLTURA, INDUSTRIA, ATTIVITÀ ESTRATTIVE, ZOOTECNIA, VIE DI COMUNICAZIONE. Vengono valutati il tipo, la superficie occupata, e la distanza dal corso d'acqua

INDICE DI MODIFICAZIONE DELL'ALVEO (IMA)

Naturalità della sezione dell'alveo, sulla base dell'entità (numero e sviluppo) degli interventi antropici visibili con fotointerpretazione: sbarramenti, dighe, difese spondali, derivazioni, ponti ecc. il peso maggiore

è attribuito alle opere trasversali e alle derivazioni, che interferiscono sulle portate naturali. Pagina210

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Gli indici (IG, IV, IEF, IIA, IMA) che portano alle In base ai valori ottenuti, lo STATO e la determinazione dello STATO e della PRESSIONE PRESSIONE di ciascun tratto (di 2 km) di ciascun (secondo le 2 formule più sopra riportate), vengono corso d'acqua vengono classificati (classi di qualità prima normalizzati ad una scala tra 0 e 1. e livelli di pressione) nel modo seguente:

Classe Qualità 1 BASSA 2 MEDIO-BASSA 3 MEDIA 4 MEDIO-ALTA 5 ALTA

Con le stesse classi possono essere rappresentati i teorico di ciascun indice, per avere una valori (normalizzati) di ciascuno dei 5 indici, per classificazione "assoluta" dei corsi d'acqua una maggiore lettura e comprensione dei singoli analizzati; l'altra rispetto al valore massimo ottenuto aspetti funzionali. nell'area di indagine, al fine di ottenere anche una Per gli indici di stato abbiamo operato due tipi di classificazione relativa alla realtà territoriale in cui normalizzazione: una in base al valore massimo si inseriscono i corsi d'acqua analizzati.

11.1.1 Metodologia di elaborazione L'analisi cartografica è stata condotta mediante i entrambe le sponde e, rispetto a queste o alla linea software ESRI ARCGIS e ESRI Spatial Analyst, mediana per i tratti più stretti, è stato delimitato il utilizzando alcune basi e tematismi vettoriali forniti buffer di 300 m per lato che costituisce l'area di direttamente dalla Provincia di Latina (Ortofoto analisi. All'interno del buffer è stata effettuata la digitali 2005, Carta Tecnica Regionale 1:10.000, mosaicatura secondo le classi individuate per i vari Reticolo idrografico, Archivio dei manufatti indicatori, tramite fotointerpretazione e con l'ausilio idraulici5) o elaborati in precedenti fasi del presente dei tematismi sopra menzionati; in particolare l'uso lavoro, come l'Uso del suolo in scala 1:10.000 (cfr. del suolo è stato ulteriormente dettagliato a cap.5). E' stata preliminarmente effettuata, per i rappresentare in una scala più adeguata (la scala corsi d'acqua oggetto di analisi, la "correzione" media di acquisizione del dato è stata circa 1:2000) delle linee mediane rappresentate nel grafo le tipologie vegetazionali considerate nel metodo. dell'idrografia, rispetto alla visualizzazione delle Per quanto concerne il calcolo dell'Indice di foto aeree; per i corsi d'acqua sufficientemente Impatto Antropico, eseguito in maniera più ampi rispetto alla scala d'indagine sono state puntuale rispetto a quanto indicato nel metodo delimitate, sempre sulla base della foto aerea, APAT6, è stata effettuata una rasterizzazione dei

6 nel metodo APAT il valore di distanza dal corso Pagina211 5 disponibile per una porzione del territorio d'acqua è attribuito in base a fasce parallele che provinciale rappresentano intervalli di distanza.

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Caratterizzazione dei corsi d’acqua poligoni nella fascia considerata; in base ai valori di "peso antropico" delle diverse classi di uso del suolo; il valore di ciascuna cella è poi stato diviso per la sua distanza dal corso d'acqua e, per ciascun tratto, il valore dell'Indice è stato ricavato dalla somma dei valori così calcolati di tutte le celle ad esso afferenti, diviso per la superficie della fascia di territorio esaminata.

Utilizzando il metodo sopra descritto sono stati analizzati i seguenti corsi d'acqua7, rappresentativi dei diversi ambiti territoriali presenti nell'area di studio:

[SM]: Rio Martino - Collettore delle acque medie [SIS]: Fiume Sisto/ Ninfa [UFE]: Fosso Brivolco - Fiume Ufente [AMA]: Fiume Amaseno - F.sso Valle Fratta - Il Fossato - Fiume Portatore [LEN]: F.sso di Lenola - F.sso S. Bonifacio (tratto a valle) - Canale S. Magno (tratto a valle) [MAR]: F.sso Maragno - Canale di Vetere (tratto a valle) - Canale S.Anastasia (tratto a valle) [PED]: Canale Pedemontano [ITRI]: Rio dell'Itri [SC]: Rio S. Croce /Torrente Pietrosi/Rio Capo d’acqua

7 Le denominazioni dei corsi d'acqua è quella desunta nel tematismo vettoriale del reticolo Pagina212 idrografico fornito dalla Provincia di Latina

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Figura 54 - L'insieme dei corsi d'acqua indagati ha complessivamente uno sviluppo di circa 220 km.

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11.2 RISULTATI

RIO MARTINO - COLLETTORE DELLE ACQUE MEDIE

Il Collettore delle Acque medie, che diventa Rio raddrizzato e appare per lo più costretto in Martino a valle di Borgo S. Michele, è alimentato arginature. Numerosi sono i manufatti presenti in dai fossi drenanti le propaggini dei Monti Lepini e alveo, realizzati a fini irrigui e di regolazione dei dalla Sorgente di Ninfa. deflussi nei canali contermini; questi si concentrano soprattutto nelle porzioni iniziale e terminale del corso d'acqua. Riceve gli effluenti di depuratori di scarichi sia civili che industriali, oltre a scarichi diffusi. La parte più prossima alla foce è utilizzata come porto-canale. Lungo tutto il corso la fascia lasciata alla pertinenza del fiume è piuttosto esigua e tutte le attività (siano esse agricole, industriali, urbane) si spingono sino in vicinanza delle rive. La vegetazione della stretta fascia ripariale è in buona Figura 55 - Copertura del suolo del bacino del Rio Martino - Fonte: Provincia di Latina parte solo erbacea, intervallata solo a tratti da canneto e fasce frangivento. Fanno eccezione il tratto più prossimo a Ninfa (che presenta in Il corso d’acqua sfocia nei pressi di Torre di generale caratteristiche di maggiore naturalità) e Fogliano, tra il Lago di Fogliano e il Lago Monaci, quello a monte di Borgo Grappa, dove (in con i quali è in comunicazione attraverso due corrispondenza dei tratti 3 e 4) il Rio Martino è canali, dopo aver attraversato un territorio fiancheggiato da una stretta ma quasi continua marcatamente antropizzato, con vocazione agricola fascia di vegetazione arborea igrofila. Il tratto ma con presenza di svariati centri abitati, tra i quali oggetto di analisi ha una lunghezza complessiva di Latina, e alcuni comparti industriali. Il Rio Martino 33,5 km. scorre in gran parte in un alveo con percorso

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INDICATORI DI STATO [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità sm1 0,006 0,272 0,111 0,146 bassa sm2 0,006 0,038 0,140 0,077 bassa sm3 0,011 0,157 0,461 0,265 medio-bassa sm4 0,002 0,197 0,589 0,334 medio-bassa sm5 0,009 0,080 0,192 0,116 bassa sm6 0,003 0,104 0,124 0,093 bassa sm7 0,000 0,049 0,054 0,041 bassa sm8 0,000 0,078 0,162 0,100 bassa sm9 0,001 0,075 0,064 0,055 bassa sm10 0,007 0,088 0,081 0,069 bassa sm11 0,002 0,035 0,087 0,052 bassa sm12 0,001 0,033 0,069 0,043 bassa sm13 0,022 0,025 0,046 0,034 bassa sm14 0,009 0,014 0,021 0,016 bassa sm15 0,018 0,019 0,045 0,030 bassa sm16 0,001 0,017 0,027 0,018 bassa sm17 0,295 0,229 0,301 0,275 medio-bassa

INDICATORI DI PRESSIONE [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione sm1 0,418 1,000 0,593 media sm2 0,461 1,000 0,623 medio-alta sm3 0,255 0,700 0,389 medio-bassa sm4 0,194 0,700 0,346 medio-bassa sm5 0,326 0,700 0,438 media sm6 0,343 0,700 0,450 media sm7 0,418 0,700 0,503 media sm8 0,364 1,000 0,555 media sm9 0,290 0,700 0,413 media sm10 0,213 0,700 0,359 medio-bassa sm11 0,381 0,700 0,477 media sm12 0,353 0,700 0,457 media sm13 0,450 1,000 0,615 medio-alta sm14 0,513 0,700 0,569 media sm15 0,451 1,000 0,615 medio-alta sm16 0,480 1,000 0,636 medio-alta sm17 0,332 0,700 0,442 media

INDICATORI DI STATO [Val. normalizzati rispetto al val. max. nell'area di studio] STATO STATO TRATTO IG IV IEF Pagina215 valore classe di qualità

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sm1 0,009 0,419 0,150 0,216 medio-bassa sm2 0,010 0,058 0,189 0,107 bassa sm3 0,017 0,242 0,625 0,369 medio-bassa sm4 0,003 0,304 0,798 0,466 media sm5 0,014 0,124 0,260 0,163 bassa sm6 0,004 0,160 0,168 0,132 bassa sm7 0,000 0,075 0,073 0,059 bassa sm8 0,000 0,121 0,220 0,141 bassa sm9 0,001 0,115 0,087 0,080 bassa sm10 0,010 0,136 0,110 0,099 bassa sm11 0,003 0,055 0,118 0,073 bassa sm12 0,001 0,050 0,093 0,060 bassa sm13 0,033 0,039 0,062 0,048 bassa sm14 0,014 0,021 0,029 0,023 bassa sm15 0,027 0,029 0,061 0,043 bassa sm16 0,001 0,026 0,037 0,026 bassa sm17 0,445 0,354 0,408 0,396 medio-bassa

STATO class.su STATO class. su PRESSIONE TRATTO norm. relativa norm. assoluta class. su norm. assoluta sm1 medio-bassa bassa media sm2 bassa bassa medio-alta sm3 medio-bassa medio-bassa medio-bassa sm4 media medio-bassa medio-bassa sm5 bassa bassa media sm6 bassa bassa media sm7 bassa bassa media sm8 bassa bassa media sm9 bassa bassa media sm10 bassa bassa medio-bassa sm11 bassa bassa media sm12 bassa bassa media sm13 bassa bassa medio-alta sm14 bassa bassa media sm15 bassa bassa medio-alta sm16 bassa bassa medio-alta sm17 medio-bassa medio-bassa media

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Nota: la classificazione dello Stato è effettuata con i valori normalizzati rispetto al val max. riscontrato Pagina217 Pagina217

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FIUME SISTO-NINFA

Il Fiume Sisto-Ninfa riceve una frazione della scarichi di alcuni depuratori, oltre a quelli diffusi. portata della sorgente di Ninfa, tramite un paratia La porzione di corso d'acqua a monte di S. Michele che ne ripartisce le acque tra il Collettore delle (tratti 14-21) è interessato da briglie, derivazioni a Acque Medie e il Sisto-Ninfa stesso. scopo irriguo e soprattutto dalla paratia posta all'estremità a monte, che ne regola la portata in entrata. Anche nell'estremità più prossima alla foce (tratti 1 e 2) sono presenti alcuni manufatti che regolano l'afflusso e il deflusso delle acque. In alcuni tratti il corso è palesemente raddrizzato, ma anche laddove assume un andamento più o meno sinuoso, scorre costretto in un alveo arginato. Tutto il tratto in prossimità dello sbocco a mare (tratto1) è utilizzato come porto-canale e presenta sponde quasi completamente cementificate. Le fasce perifluviali sono ovunque molto strette e per lo più Figura 56 - Copertura del suolo del bacino del Fiume Sisto - Fonte: Provincia di Latina caratterizzate da vegetazione erbacea; in alcuni tratti sono presenti formazioni ripariali arboree che Nella zona delle Congiunte si immette nel Sisto, separano il corso d'acqua dal territorio agricolo fiume il cui corso durante la bonifica sistiana, fu retrostante, ma che sono tuttavia molto sottili deviato e portato a sfociare tra S. Felice e (leggermente più strutturata la formazione presente Terracina. Nei suoi oltre 41 km di corso, attraversa in sponda sinistra del tratto 2). un territorio pianeggiante preminentemente agricolo, con presenza di centri urbani di secondaria importanza ed alcune realtà industriali. Riceve gli

………… INDICATORI DI STATO [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità sis1 0,000 0,037 0,023 0,024 bassa sis2 0,001 0,066 0,190 0,109 bassa sis3 0,002 0,023 0,076 0,043 bassa sis4 0,002 0,014 0,040 0,023 bassa sis5 0,002 0,014 0,016 0,013 bassa sis6 0,003 0,017 0,027 0,018 bassa sis7 0,002 0,021 0,040 0,026 bassa Pagina218 Pagina218 sis8 0,003 0,019 0,037 0,024 bassa

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STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità sis9 0,003 0,041 0,049 0,037 bassa sis10 0,001 0,032 0,055 0,036 bassa sis11 0,000 0,019 0,050 0,029 bassa sis12 0,001 0,022 0,066 0,038 bassa sis13 0,000 0,056 0,053 0,043 bassa sis14 0,006 0,023 0,056 0,034 bassa sis15 0,000 0,028 0,089 0,050 bassa sis16 0,000 0,013 0,027 0,017 bassa sis17 0,010 0,016 0,026 0,019 bassa sis18 0,009 0,018 0,027 0,020 bassa sis19 0,008 0,027 0,044 0,031 bassa sis20 0,264 0,016 0,061 0,086 bassa sis21 0,258 0,037 0,055 0,089 bassa

INDICATORI DI PRESSIONE [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione sis1 0,432 1,000 0,602 medio-alta sis2 0,388 0,700 0,482 media sis3 0,581 0,500 0,556 media sis4 0,680 0,500 0,626 medio-alta sis5 0,657 0,500 0,610 medio-alta sis6 0,580 0,500 0,556 media sis7 0,678 0,500 0,625 medio-alta sis8 0,534 0,500 0,524 media sis9 0,442 0,500 0,459 media sis10 0,382 0,500 0,417 media sis11 0,513 0,500 0,509 media sis12 0,462 0,500 0,474 media sis13 0,464 0,500 0,475 media sis14 0,453 0,700 0,527 media sis15 0,439 0,500 0,457 media sis16 0,551 0,500 0,536 media sis17 0,469 0,700 0,538 media sis18 0,446 0,500 0,462 media sis19 0,443 0,700 0,520 media sis20 0,524 0,300 0,457 media sis21 0,550 0,700 0,595 media

…. INDICATORI DI STATO [Val. normalizzati rispetto al val. max. nell'area di studio] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità sis1 0,001 0,058 0,031 0,034 bassa Pagina219 sis2 0,001 0,102 0,257 0,152 bassa

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STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità sis3 0,003 0,035 0,104 0,060 bassa sis4 0,003 0,022 0,054 0,033 bassa sis5 0,002 0,022 0,022 0,018 bassa sis6 0,005 0,026 0,036 0,026 bassa sis7 0,003 0,033 0,054 0,036 bassa sis8 0,004 0,030 0,050 0,034 bassa sis9 0,005 0,063 0,067 0,053 bassa sis10 0,002 0,049 0,075 0,051 bassa sis11 0,000 0,029 0,067 0,040 bassa sis12 0,002 0,034 0,090 0,053 bassa sis13 0,000 0,086 0,071 0,062 bassa sis14 0,008 0,036 0,076 0,048 bassa sis15 0,000 0,043 0,120 0,069 bassa sis16 0,000 0,020 0,036 0,023 bassa sis17 0,016 0,024 0,035 0,027 bassa sis18 0,013 0,027 0,037 0,029 bassa sis19 0,011 0,042 0,059 0,043 bassa sis20 0,397 0,024 0,082 0,125 bassa sis21 0,388 0,057 0,075 0,131 bassa

STATO class.su STATO class. su PRESSIONE TRATTO norm. relativa norm. assoluta class. su norm. assoluta sis1 bassa bassa medio-alta sis2 bassa bassa media sis3 bassa bassa media sis4 bassa bassa medio-alta sis5 bassa bassa medio-alta sis6 bassa bassa media sis7 bassa bassa medio-alta sis8 bassa bassa media sis9 bassa bassa media sis10 bassa bassa media sis11 bassa bassa media sis12 bassa bassa media sis13 bassa bassa media sis14 bassa bassa media sis15 bassa bassa media sis16 bassa bassa media sis17 bassa bassa media sis18 bassa bassa media sis19 bassa bassa media sis20 bassa bassa media sis21 bassa bassa media

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Nota: la classificazione dello Stato è effettuata con i valori normalizzati rispetto al val max. riscontrato

Pagina221 Pagina221

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FOSSO BRIVOLCO - FUME UFENTE

Nasce dai Monti Lepini, nei pressi di Bassiano, e cespugliata, è caratterizzato da un uso del suolo confluisce con l'Amaseno a Porto Badino, prevalentemente agricolo; il corso d’acqua riceve compiendo un percorso complessivo di circa 36 km. gli effleunti dei depuratori del comparto industriale Mazzocchino e di alcuni agglomerati urbani (Bassaino e Sezze sono i principali). La porzione di pianura del corso d'acqua si distingue nettamente da quella montana anche per le condizioni di minore naturalità, dovute alla rettificazione di buona parte dell'alveo, costretto per lo più in arginature in terra, ma in alcuni tratti anche in cemento, e alla esiguità della vegetazione ripariale, per lunghi tratti soltanto erbacea; nella Figura 57 - Copertura del suolo del bacino del Fiume Ufente - Fonte: Provincia di Latina parte pedemontana sono presenti anche alcune briglie; manufatti a scopo irriguo sono presenti Circa un terzo del suo corso attraversa territorio lungo tutto il corso d'acqua. montano o pedemontano, lungo il quale riceve l'apporto di alcune sorgenti, mentre la restante maggiore porzione solca la pianura Pontina. Il bacino dell'Ufente, eccettuata la porzione più montana, che in buona parte è boscata o

INDICATORI DI STATO [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità ufe1 0,000 0,044 0,042 0,034 bassa ufe2 0,000 0,067 0,052 0,047 bassa ufe3 0,003 0,060 0,041 0,040 bassa ufe4 0,000 0,013 0,022 0,014 bassa ufe5 0,006 0,014 0,020 0,015 bassa ufe6 0,000 0,011 0,018 0,012 bassa ufe7 0,005 0,011 0,016 0,012 bassa ufe8 0,001 0,007 0,012 0,008 bassa ufe9 0,001 0,077 0,028 0,040 bassa ufe10 0,000 0,170 0,108 0,108 bassa ufe11 0,002 0,181 0,154 0,133 bassa ufe12 0,278 0,045 0,059 0,098 bassa ufe13 0,003 0,146 0,071 0,084 bassa Pagina222 Pagina222 ufe14 0,002 0,048 0,025 0,029 bassa

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STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità ufe15 0,385 0,165 0,246 0,245 medio-bassa ufe16 0,252 0,323 0,580 0,425 media ufe17 0,285 0,504 0,738 0,565 media ufe18 0,259 0,579 0,641 0,543 media

INDICATORI DI PRESSIONE [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione ufe1 0,409 0,700 0,497 media ufe2 0,355 0,500 0,398 medio-bassa ufe3 0,492 0,700 0,554 media ufe4 0,511 0,500 0,508 media ufe5 0,516 0,700 0,571 media ufe6 0,528 0,700 0,580 media ufe7 0,555 0,500 0,539 media ufe8 0,596 0,700 0,627 medio-alta ufe9 0,457 0,700 0,530 media ufe10 0,410 0,500 0,437 media ufe11 0,455 0,700 0,529 media ufe12 0,722 0,300 0,596 media ufe13 0,483 0,500 0,488 media ufe14 0,523 0,500 0,516 media ufe15 0,185 0,500 0,279 medio-bassa ufe16 0,111 0,300 0,168 bassa ufe17 0,066 0,100 0,076 bassa ufe18 0,112 0,100 0,108 bassa

INDICATORI DI STATO [Val. normalizzati rispetto al val. max. nell'area di studio] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità ufe1 0,000 0,068 0,056 0,049 bassa ufe2 0,000 0,104 0,070 0,068 bassa ufe3 0,005 0,093 0,055 0,058 bassa ufe4 0,000 0,020 0,030 0,020 bassa ufe5 0,009 0,022 0,027 0,022 bassa ufe6 0,001 0,017 0,024 0,017 bassa ufe7 0,007 0,017 0,022 0,017 bassa ufe8 0,001 0,011 0,016 0,011 bassa ufe9 0,002 0,118 0,038 0,059 bassa ufe10 0,000 0,262 0,146 0,157 bassa ufe11 0,003 0,280 0,208 0,192 bassa

ufe12 0,418 0,070 0,080 0,144 bassa Pagina223 ufe13 0,005 0,225 0,096 0,123 bassa

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STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità ufe14 0,002 0,074 0,034 0,042 bassa ufe15 0,580 0,254 0,333 0,355 medio-bassa ufe16 0,380 0,499 0,786 0,604 medio-alta ufe17 0,429 0,778 1,000 0,808 alta ufe18 0,390 0,893 0,869 0,782 medio-alta

STATO class.su STATO class. su PRESSIONE TRATTO norm. relativa norm. assoluta class. su norm. assoluta ufe1 bassa bassa media ufe2 bassa bassa medio-bassa ufe3 bassa bassa media ufe4 bassa bassa media ufe5 bassa bassa media ufe6 bassa bassa media ufe7 bassa bassa media ufe8 bassa bassa medio-alta ufe9 bassa bassa media ufe10 bassa bassa media ufe11 bassa bassa media ufe12 bassa bassa media ufe13 bassa bassa media ufe14 bassa bassa media ufe15 medio-bassa medio-bassa medio-bassa ufe16 medio-alta media bassa ufe17 alta media bassa ufe18 medio-alta media bassa

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Nota: la classificazione dello Stato è effettuata con i valori normalizzati rispetto al val max. riscontrato

Pagina225 Pagina225

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FUME AMASENO -F.SSO VALLE FRATTA - IL FOSSATO - FIUME PORTATORE

Il Fiume Amaseno trae origine dai Monti Lepini e dai Monti Ausoni. La parte più montana del suo bacino interessa la provincia di Frosinone; poi per circa tre chilometri il suo alveo segna il confine tra le province di Frosinone e Latina e dopo circa altri 28 chilometri di corso confluisce nel Fiume Portatore, che convoglia in mare, a Porto Badino, anche le acque del Fiume Ufente e dei Canali Linea Pio e Botte.

L'uso agricolo del suolo rappresenta una caratteristica importante di tutto il territorio attraversato dell'Amaseno, anche se nella porzione più montana trovano ancora spazio lembi di territorio con vegetazione naturale o seminaturale (vedi ad es. tratto 11). Nel bacino sono inoltre presenti alcuni agglomerati urbani (fonti di carico Figura 58 - Copertura del suolo dei bacini del Fiume di origine civile) mentre trascurabile è il carico Amaseno (sopra) e del Portatore (a lato) - Fonte: Provincia di Latina industriale. Un importante fattore di pressione è rappresentato dal prelievo idrico che affligge

soprattutto l'alto corso, già naturalmente piuttosto Nella sua parte alta l'Amaseno è caratterizzato da povero di acqua. Al prelievo a scopo irriguo, alveo naturale piuttosto sinuoso, mentre a valle di particolarmente intenso e dannoso nei mesi estivi, si Fossanova è per lo più canalizzato, in alcuni tratti sommano due importanti derivazioni a servizio anche cementificato. delle centrali di Vadecusano e Fossanova. Nei Fortunatamente, alcuni di questi tratti presentano pressi di Priverno una diga ripartisce l’acqua tra il una tendenza alla rinaturalizzazione spontanea, con corso naturale (tratti 10b-12b) del fiume e un lungo sviluppo di copertura arborea e arbustiva sui tratto artificiale (10-12), a servizio appunto della sedimenti che si sono nel tempo depositati centrale di Fossanova; i due corsi confluiscono all'interno degli argini (Zerunian e Leone, 1996). nuovamente all’altezza di Sonnino Scalo. Tutto il

ramo originario presenta interessanti caratteristiche

Pagina226 di naturalità, con alveo naturale sinuoso e una

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Caratterizzazione dei corsi d’acqua fascia continua di vegetazione ripariale; questa è vegetazione ripariale; beneficia inoltre (soprattutto tuttavia piuttosto stretta, perlopiù costretta dai nel tratto 11) della presenza di elementi naturali coltivi (tranne in sponda destra del tratto 10b, nella fascia di territorio circostante (il bosco di affiancato dal bosco del Polverino; questi tratti Selvapiana in sponda sinistra, il bosco di Polverino risentono inoltre della sottrazione di acqua e della e il corso naturale in sponda destra). Lungo la immissione di scarichi civili. In realtà anche il ramo porzione più a monte (tratti dal 14 al 19) è presente artificiale, presenta una discreta sinuosità e, una fascia continua e ben strutturata di vegetazione spontaneamente rinaturalizzatosi nel tempo, è ripariale arborea, tuttavia decisamente limitata dai adesso caratterizzato da una continua fascia di coltivi.

INDICATORI DI STATO [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] STATO STATO TRATTO IG IV IEF classe di valore qualità ama1 0,001 0,075 0,029 0,039 bassa ama2 0,001 0,067 0,068 0,054 bassa ama3 0,000 0,064 0,094 0,065 bassa ama4 0,004 0,052 0,112 0,069 bassa ama5 0,000 0,037 0,102 0,059 bassa ama6 0,004 0,039 0,118 0,067 bassa ama7 0,001 0,043 0,158 0,086 bassa ama8 0,004 0,022 0,077 0,043 bassa ama9 0,007 0,041 0,170 0,092 bassa ama10 0,027 0,098 0,180 0,121 bassa ama11 0,271 0,652 0,395 0,460 media ama12 0,259 0,142 0,245 0,212 medio-bassa ama10b 0,306 0,478 0,292 0,360 medio-bassa ama11b 0,283 0,465 0,319 0,363 medio-bassa ama12b 0,429 0,076 0,155 0,182 bassa ama13 0,278 0,036 0,084 0,106 bassa ama14 0,285 0,065 0,125 0,136 bassa ama15 0,358 0,047 0,113 0,139 bassa ama16 0,322 0,096 0,179 0,179 bassa ama17 0,255 0,200 0,223 0,221 medio-bassa ama18 0,297 0,103 0,175 0,174 bassa ama19 0,355 0,166 0,194 0,217 medio-bassa

INDICATORI DI PRESSIONE [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione ama1 0,406 0,700 0,494 media ama2 0,320 0,700 0,434 media

ama3 0,341 0,700 0,449 media Pagina227 ama4 0,301 0,700 0,420 media

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PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione ama5 0,335 0,700 0,444 media ama6 0,368 0,700 0,468 media ama7 0,352 0,700 0,456 media ama8 0,482 1,000 0,637 medio-alta ama9 0,349 0,700 0,454 media ama10 0,312 0,700 0,429 media ama11 0,087 1,000 0,361 medio-bassa ama12 0,351 0,700 0,456 media ama10b 0,247 1,000 0,383 medio-bassa ama11b 0,269 1,000 0,398 medio-bassa ama12b 0,407 1,000 0,495 media ama13 0,452 0,700 0,527 media ama14 0,472 0,300 0,420 media ama15 0,518 1,000 0,663 medio-alta ama16 0,505 1,000 0,654 medio-alta ama17 0,441 0,100 0,339 medio-bassa ama18 0,488 0,100 0,372 medio-bassa ama19 0,480 0,100 0,366 medio-bassa

INDICATORI DI STATO [Val. normalizzati rispetto al val. max. nell'area di studio] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità ama1 0,001 0,115 0,039 0,058 bassa ama2 0,001 0,104 0,092 0,078 bassa ama3 0,000 0,099 0,128 0,092 bassa ama4 0,005 0,080 0,152 0,097 bassa ama5 0,000 0,057 0,138 0,082 bassa ama6 0,006 0,060 0,160 0,094 bassa ama7 0,002 0,066 0,214 0,120 bassa ama8 0,006 0,034 0,104 0,060 bassa ama9 0,011 0,064 0,230 0,128 bassa ama10 0,041 0,152 0,244 0,171 bassa ama11 0,408 1,005 0,536 0,674 medio-alta ama12 0,390 0,219 0,331 0,304 medio-bassa ama10b 0,461 0,737 0,395 0,528 media ama11b 0,427 0,718 0,432 0,531 media ama12b 0,646 0,117 0,211 0,265 medio-bassa ama13 0,418 0,056 0,113 0,154 bassa ama14 0,430 0,100 0,169 0,197 bassa ama15 0,540 0,072 0,153 0,202 medio-bassa ama16 0,486 0,148 0,243 0,258 medio-bassa ama17 0,384 0,309 0,302 0,321 medio-bassa ama18 0,448 0,159 0,237 0,252 medio-bassa

ama19 0,535 0,257 0,263 0,315 medio-bassa Pagina228

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STATO class.su STATO class. su PRESSIONE TRATTO norm. relativa norm. assoluta class. su norm. assoluta ama1 bassa bassa media ama2 bassa bassa media ama3 bassa bassa media ama4 bassa bassa media ama5 bassa bassa media ama6 bassa bassa media ama7 bassa bassa media ama8 bassa bassa medio-alta ama9 bassa bassa media ama10 bassa bassa media ama11 medio-alta media medio-bassa ama12 medio-bassa medio-bassa media ama10b media medio-bassa medio-bassa ama11b media medio-bassa medio-bassa ama12b medio-bassa bassa media ama13 bassa bassa media ama14 bassa bassa media ama15 medio-bassa bassa medio-alta ama16 medio-bassa bassa medio-alta ama17 medio-bassa medio-bassa medio-bassa ama18 medio-bassa bassa medio-bassa ama19 medio-bassa medio-bassa medio-bassa

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F.SSO DI LENOLA - F.SSO S. BONIFACIO (tratto a valle) –

CANALE S. MAGNO (tratto a valle)

Il Fosso di Lenola si origina dalle pendici dei monti si immette nel Fosso S. Bonifacio il quale a suo Ausoni, nei pressi di Lenola; scende con un volta, dopo altri 2km, si unisce al Canale S. Magno percorso sinuoso (circa 6 km) sino alla Piana di che sfocia, dopo circa 3 km nella parte orientale del Fondi, dove, dopo un tratto a percorso raddrizzato, Lago di Fondi. Tutti i tratti che attraversano la Piana di Fondi sono canalizzati, per lo più con arginature in terra, e presentano una vegetazione ripariale prevalentemente erbacea, con tratti di canneto; l'uso del suolo circostante è prevalentemente agricolo. La parte di alto corso del Fosso di Lenola (len 5-7) ha invece andamento naturale, e a tratti è caratterizzata da vegetazione ripariale arbustiva e arborea e attraversa un territorio di oliveti e piccoli centri abitati, ma con ampie aree a vegetazione naturale, Figura 59 - Copertura del suolo dei bacini della Piana di sia erbacea che arborea. Fondi - Fonte: Provincia di Latina

INDICATORI DI STATO [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità len1 0,006 0,083 0,072 0,063 bassa len2 0,001 0,010 0,013 0,010 bassa len3 0,007 0,017 0,028 0,020 bassa len4 0,246 0,067 0,042 0,092 bassa len5 0,279 0,115 0,083 0,133 bassa len6 0,304 0,209 0,258 0,250 medio-bassa len7 0,387 0,257 0,466 0,377 medio-bassa

INDICATORI DI PRESSIONE [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione len1 0,493 0,500 0,495 media

len2 0,533 0,700 0,583 media Pagina231 len3 0,497 0,700 0,558 media

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PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione len4 0,399 0,500 0,430 media len5 0,411 0,300 0,378 medio-bassa len6 0,225 0,300 0,247 medio-bassa len7 0,233 0,100 0,193 bassa

INDICATORI DI STATO [Val. normalizzati rispetto al val. max. nell'area di studio] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità len1 0,008 0,128 0,098 0,090 bassa len2 0,002 0,015 0,018 0,014 bassa len3 0,011 0,026 0,038 0,028 bassa len4 0,370 0,104 0,057 0,136 bassa len5 0,420 0,177 0,112 0,197 bassa len6 0,457 0,323 0,349 0,362 medio-bassa len7 0,583 0,396 0,631 0,539 media

STATO class.su STATO class. su PRESSIONE TRATTO norm. relativa norm. assoluta class. su norm. assoluta len1 bassa bassa media len2 bassa bassa media len3 bassa bassa media len4 bassa bassa media len5 bassa bassa medio-bassa len6 medio-bassa medio-bassa medio-bassa len7 media medio-bassa bassa

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Nota: la classificazione dello Stato è effettuata con i valori normalizzati rispetto al val max. riscontrato

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F.SSO MARANGIO - CANALE DI VETERE (tratto a valle) - CANALE S.ANASTASIA (tratto a valle)

Alla periferia di Fondi il Canale Marangio riceve le canneto con sporadici esemplari arborei e arbustivi. acque, deviate da una chiusa, del Canale Acqua Tutto il corso analizzato attraversa un territorio a Chiara; dopo circa 8 chilometri di percorso forte vocazione agricola con forte concentrazione di totalmente canalizzato, si unisce al Canale di Vetere serre. Il tratto terminale del canale scorre in ambito e poi, in prossimità del Lago di Fondi, al Canale S. urbano (Torre S. Anastasia) ed è utilizzato per Anastasia, che collega il Lago stesso al mare. Tutti i l'attracco di barche da diporto. Il canale Marangio tratti analizzato sono canalizzati e privi di riceve, in parte attraverso un collettore, in parte vegetazione ripariale. Fa eccezione la sponda destra tramite il Canale Acqua Chiara, i reflui dell'abitato del Canale S. Anastasia, dove è presente un sottile di Fondi, solo in parte depurati.

INDICATORI DI STATO [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità mar1 0,250 0,084 0,092 0,121 bassa mar2 0,240 0,085 0,076 0,112 bassa mar3 0,000 0,025 0,038 0,026 bassa mar4 0,003 0,012 0,024 0,016 bassa mar5 0,010 0,011 0,017 0,014 bassa mar6 0,000 0,044 0,031 0,029 bassa

INDICATORI DI PRESSIONE [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione mar1 0,469 0,700 0,539 media mar2 0,554 0,500 0,538 media mar3 0,448 0,700 0,524 media mar4 0,551 0,700 0,596 media mar5 0,506 0,700 0,564 media mar6 0,363 0,700 0,464 media

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INDICATORI DI STATO [Val. normalizzati rispetto al val. max. nell'area di studio]

STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità mar1 0,377 0,129 0,124 0,177 bassa mar2 0,361 0,132 0,103 0,165 bassa mar3 0,000 0,039 0,051 0,037 bassa mar4 0,005 0,019 0,033 0,022 bassa mar5 0,015 0,017 0,023 0,019 bassa mar6 0,001 0,068 0,042 0,043 bassa

STATO class.su STATO class. su PRESSIONE TRATTO norm. relativa norm. assoluta class. su norm. assoluta mar1 bassa bassa media mar2 bassa bassa media mar3 bassa bassa media mar4 bassa bassa media mar5 bassa bassa media mar6 bassa bassa media

Nota: la classificazione dello Stato è effettuata con i valori normalizzati rispetto al val max. riscontrato. Pagina235 Pagina235

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CANALE PEDEMONTANO

E' un canale di gronda che raccoglie le acque dei tra la Selva di Vetere e il litorale di Capratica, dopo bacini montani e pedemontani; circonda a nord e est 14 chilometri di percorso, con alveo totalmente il centro abitato di Fondi e percorre la parte canalizzato e privo di vegetazione ripariale, se non orientale della Piana omonima, sboccando in mare erbacea, e a tratti posto in galleria. Il bacino del Canale Pedemontano presenta in buona parte caratteristiche naturali, interessando le pendici dei Monti Aurunci, ma il territorio direttamente attraversato dal canale - la Piana di Fondi- è prevalentemente agricolo.

Figura 60 - Copertura del suolo del bacino del Canale Pedemontano - Fonte: Provincia di Latina

INDICATORI DI STATO [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità ped1 0,012 0,074 0,052 0,052 bassa ped2 0,010 0,015 0,025 0,019 bassa ped3 0,003 0,012 0,020 0,014 bassa ped4 0,005 0,055 0,033 0,035 bassa ped5 0,003 0,013 0,017 0,013 bassa ped6 0,015 0,036 0,015 0,022 bassa ped7 0,008 0,137 0,091 0,090 bassa

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INDICATORI DI PRESSIONE [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico]

PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione ped1 0,362 0,700 0,463 media ped2 0,491 0,700 0,554 media ped3 0,527 0,700 0,579 media ped4 0,434 0,700 0,514 media ped5 0,424 1,000 0,597 media ped6 0,361 1,000 0,553 media ped7 0,303 0,700 0,422 media

INDICATORI DI STATO [Val. normalizzati rispetto al val. max. nell'area di studio] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità ped1 0,018 0,114 0,070 0,075 bassa ped2 0,015 0,023 0,034 0,026 bassa ped3 0,004 0,019 0,028 0,020 bassa ped4 0,007 0,084 0,045 0,051 bassa ped5 0,005 0,020 0,024 0,019 bassa ped6 0,022 0,055 0,020 0,033 bassa ped7 0,012 0,211 0,123 0,132 bassa

STATO class.su STATO class. su PRESSIONE TRATTO norm. relativa norm. assoluta class. su norm. assoluta ped1 bassa bassa media ped2 bassa bassa media ped3 bassa bassa media ped4 bassa bassa media ped5 bassa bassa media ped6 bassa bassa media ped7 bassa bassa media

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RIO DELL'ITRI

Breve corso d'acqua, analizzato nel tratto (circa 8 presenta vegetazione ripariale di tipo arboreo, più o km) che dall'abitato di Itri (del cui depuratore riceve meno sviluppata e strutturata. Nella parte più a i reflui) giunge al mare nel Golfo di Gaeta, in valle questa si fa più sporadica e per lunghi tratti località S. Angelo. Tranne brevi tratti, l'alveo ha assente. Il territorio attraversato dal corso d'acqua è andamento naturale e soprattutto nelle parti più alte in parte ad uso agricolo (con prevalenza di oliveti) e con presenza di alcune aree estrattive; ma sono presenti anche spazi con vegetazione naturale (soprattutto lembi di lecceta); in sinistra idrografica il suo bacino interessa le pendici dei Monti Aurunci, caratterizzate da estese praterie pseudosteppiche e garighe.

Figura 61 - Copertura del suolo del bacino del Rio dell'Itri - Fonte: Provincia di Latina

INDICATORI DI STATO [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità itri1 0,270 0,207 0,075 0,160 bassa itri2 0,318 0,229 0,121 0,199 bassa itri3 0,259 0,190 0,334 0,268 medio-bassa itri4 0,286 0,139 0,298 0,240 medio-bassa

INDICATORI DI PRESSIONE [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione itri1 0,525 0,700 0,578 media itri2 0,261 0,300 0,273 medio-bassa itri3 0,203 1,000 0,442 media itri4 0,218 0,300 0,242 medio-bassa

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INDICATORI DI STATO [Val. normalizzati rispetto al val. max. nell'area di studio] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità itri1 0,407 0,319 0,101 0,239 medio-bassa itri2 0,479 0,354 0,164 0,294 medio-bassa itri3 0,390 0,293 0,452 0,384 medio-bassa itri4 0,431 0,214 0,404 0,343 medio-bassa

STATO class.su STATO class. su PRESSIONE TRATTO norm. relativa norm. assoluta class. su norm. assoluta itri1 medio-bassa bassa media itri2 medio-bassa bassa medio-bassa itri3 medio-bassa medio-bassa media itri4 medio-bassa medio-bassa medio-bassa

Nota: la classificazione dello Stato è effettuata con i valori normalizzati rispetto al val max. riscontrato

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RIO S. CROCE /TORRENTE PIETROSI/RIO CAPODACQUA

Il Torrente Pietrosi e il Rio Capodacqua hanno eccezione un tratto coperto del Pietrosi, nell’area origine dalle pendici dei Monti Aurunci; industriale di Formia) con andamento piuttosto confluiscono nei pressi dell’abitato di S. Croce a sinuoso; tranne che in alcuni brevi tratti presentano formare l’omonimo Rio, che sfocia in mare tra una continua fascia di vegetazione arborea ripariale, Formia e il promontorio di Gianola. Il territorio che si presenta tuttavia quasi sempre molto stretta, attraversato da questi corsi d’acqua è fortemente un po’ più strutturata nel tratto del Capodacqua antropizzato, con connotazione prevalentemente subito a monte della confluenza nel S. Croce. Il Rio agricola per la parte circostante il Capodacqua, Capodacqua risente fortemente della captazione maggiormente industriale ed urbana nella porzione idrica, consistente soprattutto alla sorgente per attraversata dal Pietrosi e dal Santa Croce. I tratti scopi idropotabili. analizzati hanno per lo più alveo naturale, (fa

………… INDICATORI DI STATO [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità sc1 0,368 0,122 0,148 0,183 bassa sc2 0,326 0,095 0,165 0,173 bassa sc3 0,326 0,164 0,109 0,172 bassa sc4 0,370 0,128 0,102 0,165 bassa sc5 0,664 0,305 0,320 0,384 medio-bassa sc6 0,318 0,074 0,122 0,144 bassa sc7 0,243 0,132 0,149 0,162 bassa

INDICATORI DI PRESSIONE [Valori normalizzati rispetto al massimo teorico] PRESSIONE PRESSIONE TRATTO IIA IMA valore classificazione sc1 0,291 0,500 0,353 medio-bassa sc2 0,255 0,500 0,328 medio-bassa sc3 0,392 1,000 0,574 media sc4 0,325 0,300 0,317 medio-bassa sc5 0,278 0,100 0,345 medio-bassa sc6 0,494 0,300 0,495 media sc7 0,374 0,300 0,562 media

INDICATORI DI STATO [Val. normalizzati rispetto al val. max. nell'area di studio] STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità sc1 0,555 0,188 0,200 0,267 medio-bassa Pagina241 Pagina241 sc2 0,490 0,147 0,223 0,250 medio-bassa

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STATO STATO TRATTO IG IV IEF valore classe di qualità sc3 0,491 0,253 0,148 0,253 medio-bassa sc4 0,558 0,197 0,138 0,243 medio-bassa sc5 1,000 0,471 0,434 0,560 media sc6 0,479 0,114 0,165 0,210 medio-bassa sc7 0,366 0,204 0,201 0,235 medio-bassa

STATO class.su STATO class. su PRESSIONE TRATTO norm. relativa norm. assoluta class. su norm. assoluta sc1 medio-bassa bassa medio-bassa sc2 medio-bassa bassa medio-bassa sc3 medio-bassa bassa media sc4 medio-bassa bassa medio-bassa sc5 media medio-bassa medio-bassa sc6 medio-bassa bassa media sc7 medio-bassa bassa media

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Nota: la classificazione dello Stato è effettuata con i valori normalizzati rispetto al val max. riscontrato

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Modelli di idoneità ambientale e struttura delle reti ecologiche

12. MODELLI DI IDONEITÀ AMBIENTALE E STRUTTURA DELLE RETI ECOLOGICHE

12.1 MODELLI DI IDONEITÀ AMBIENTALE

I modelli predittivi applicati tengono conto del Tale analisi è stata condotta in maniera ruolo ecologico e funzionale dei differenti elementi approfondita per la componente forestale in quanto del paesaggio per singole specie animali sensibili. i dati a disposizione e la distribuzione nell’area di Le analisi si sono basate principalmente sulle studio ne hanno considerato ragionevole informazioni di preferenza dell’habitat delle specie l’applicazione. target che caratterizzano il mosaico ambientale in In particolare, l’idoneità è stata determinata sulla funzione dell’idoneità . base della proporzione delle occorrenze delle Attraverso l’applicazione di tali analisi è possibile categorie ambientali in un intorno di 200 m rispetto valutare, in linea teorica e potenziale, le relazioni a ciascuna segnalazione, per ogni specie. tra la tipologia e la configurazione spaziale degli Le categorie ambientali sono state definite sulla elementi del paesaggio e la potenziale presenza, base della Carta dell’Uso del Suolo, distribuzione e abbondanza di specie e comunità, precedentemente descritta, accorpandone le valutando, altresì, il ruolo funzionale dei differenti categorie in modo da renderla più coerente con le elementi paesistici come habitat o aree connettive necessità ecologiche delle specie forestali. (Reggiani et al., 2001).

ID Descrizione 1 Tessuto residenziale denso 2 Tessuto residenziale discontinuo 3 Aree industriali e commerciali 4 Reticolo infrastrutturale 5 Canteri, cave e discariche 6 Verde urbano e aree ricreative 7 Seminativi 8 Serre, colture orticole e vivai 9 Vigneti 10 Frutteti 11 Oliveti 12 Pioppeti 13 Frangivento 14 Prati-pascoli 15 Sistemi colturali e particellari complessi 16 Boschi di latifoglie termofile caducifoglie 17 Boschi di latifoglie termofile sempreverdi 18 Cerrete

19 Boschi o boscaglie planiziari Pagina244 20 Boschi di latifoglie termofile caducifogli

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ID Descrizione 21 Faggete 22 Boschi o rimboschimenti con presenza di conifere 23 Praterie discontinue e pseudo-garighe 24 Cespuglieti e arbusteti 25 Macchie rade e garighe 26 Spiagge, dune e sabbie 27 Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 28 Aree palustri 29 Bacini e corsi d'acqua naturali e artificiali

Per ciascuna delle specie focali, per le quali fosse a . Tasso disposizione un numero significativo di dati puntuali, è stata determinata la proporzione delle Il risultato delle analisi attribuisce a ciascuna categorie ambientali. Le specie focali utilizzate categoria di uso del suolo accorpato un valore di sono le seguenti: idoneità per le specie forestali che che stato . Picchio verde normalizzato a 5. . Picchio muratore Tali vaori, riportati su mappa, rendono esplicita sul . Picchio rosso maggiore territorio l’idoneità ambientale forestale. . Picchio rosso minore . Rana appenninica . Salamandrina dagli occhiali

Valore di ID Descrizione Idoneità 1 Tessuto residenziale denso 0,552 2 Tessuto residenziale discontinuo 1,174 3 Aree industriali e commerciali 0,605 4 Reticolo infrastrutturale 0,675 5 Canteri, cave e discariche 0,311 6 Verde urbano e aree ricreative 0,279 7 Seminativi 2,285 8 Serre, colture orticole e vivai 0,726 9 Vigneti 0,037 10 Frutteti 0,169 11 Oliveti 2,553 12 Pioppeti 0,000 13 Frangivento 0,005 14 Prati-pascoli 2,702 15 Sistemi colturali e particellari complessi 1,980 16 Boschi di latifoglie termofile caducifoglie 4,348 17 Boschi di latifoglie termofile sempreverdi 4,328

18 Cerrete 2,756 Pagina245 19 Boschi o boscaglie planiziari 3,006

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Valore di ID Descrizione Idoneità 20 Boschi di latifoglie termofile caducifogli 5,000 21 Faggete 4,537 22 Boschi o rimboschimenti con presenza di conifere 2,384 23 Praterie discontinue e pseudo-garighe 3,817 24 Cespuglieti e arbusteti 2,620 25 Macchie rade e garighe 1,635 26 Spiagge, dune e sabbie 0,904 27 Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 2,575 28 Aree palustri 0,157 29 Bacini e corsi d'acqua naturali e artificiali 0,223

Figura 62 – Idoneità forestale Pagina246 Pagina246

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12.2 STRUTTURA DELLA RETE ECOLOGICA

I modelli applicati nascono dall’esigenza di per un gruppo di specie. Tramite tecniche di analisi disporre di uno strumento analitico per spaziale (GIS) viene definita una mappa della l’identificazione e la valutazione delle connessioni permeabilità che individua le connessioni ecologiche, intese come potenzialità degli ambienti ecologiche e ne fornisce un indice di qualità. ad essere attraversati e colonizzati dalle specie, I risultati ottenuti permettono di individuare sul nell’ambito di una rete di core areas. territorio le principali strutture della Rete L’analisi svolta si rivolge verso la percezione del Ecologica. paesaggio così come avviene per le differenti La Rete Ecologica, così come indicato nella Pan– specie. In altre parole il contesto viene interpretato European Strategy for Conservation of Landscape secondo la relazione formale che esiste tra nicchia and Biodiversity e nella Pan–European Ecological ecologica e mosaico ambientale. Riprendendo il Network, è strutturata dei seguenti elementi paradigma di eco-field enunciato da Farina (2001), costitutivi del paesaggio (APAT, 2003): il modello attribuisce alle componenti ambientali  Aree Centrali (core areas), coincidenti un valore di idoneità che è definito sulla base delle con aree con elevato contenuto di naturalità, già necessità ecologiche della specie per tutte le attività sottoposte o da sottoporre a tutela; che ne consentono la sopravvivenza.  Zone Cuscinetto (buffer zones), cioè aree Facendo riferimento alla biologia della “filtro” che costituiscono il nesso tra aree centrali e conservazione, la funzionalità ecologica si realizza aree densamente antropizzate; tramite il mantenimento di un flusso di materia ed  Aree di Connessione (green ways/blue energia tra differenti ecosistemi. Le connessioni ways), strutture che favoriscono la dispersione delle ecologiche, hanno come ruolo quello di mantenere specie, gli scambi genetici, gli interscambi di la funzionalità e conservarne i processi ecologici e materia ed energia e lo svolgersi delle relazioni dipendono sia delle differenti tipologie ambientali, dinamiche che permettono la funzionalità ecologica sia dell’ecologia delle specie. ottimale;; Per identificare e valutare le connessioni ecologiche  Nuclei di Connessione (stepping zones), tra le differenti porzioni del territorio è stato punti minori di appoggio in grado di vicariare, realizzato un modello che, tramite la definizione almeno sul medio periodo, le aree di connessione;e. della permeabilità faunistica degli ambienti, è in  Aree di restauro ambientale (Restoration grado di evidenziarle e di valutarne la funzionalità areas), aree di rilevante importanza nella struttura ecologica. della Rete Ecologica ma interessate da territori ove Sulla base dell’idoneità ambientale viene definita la i processi di artificializzazione e frammentazione permeabilità ambientale. Questa grandezza abbiano raggiunto livello elevati. rappresenta la potenzialità dei differenti ambienti a Pagina247 Pagina247 costituire un elemento connettivo per una singola o Più in dettaglio (APAT, 2003):

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Core areas (Aree centrali; dette anche nuclei, protezione ove siano attenuate ad un livello gangli o nodi): Aree naturali di grande dimensione, sufficiente cause di impatto potenzialmente di alto valore funzionale e qualitativo ai fini del critiche. mantenimento della vitalità delle popolazioni target. Costituiscono l’ossatura della rete ecologica. Connection Areas (Corridoi ecologici): Si tratta di aree con caratteristiche di “centralità”, Collegamenti lineari e diffusi fra core areas e fra tendenzialmente di grandi dimensioni, in grado di esse e gli altri componenti della rete. La loro sostenere popolamenti ad elevata biodiversità e funzione è mantenere e favorire le dinamiche di quantitativamente rilevanti, di ridurre così i rischi dispersione delle popolazioni biologiche fra aree di estinzione per le popolazioni locali costituendo al naturali, impedendo così le conseguenze negative contempo una importante sorgente di diffusione per dell’isolamento. Il concetto di “corridoio individui mobili in grado di colonizzare (o ecologico”, ovvero di una fascia continua di elevata ricolonizzare) nuovi habitat esterni; popolamenti naturalità che colleghi differenti aree naturali tra con queste caratteristiche avranno anche maggiori loro separate, esprime l’esigenza di limitare gli probabilità di avere, al loro interno, forme di effetti perversi della frammentazione ecologica; resistenza nei confronti di specie aliene sebbene i corridoi ecologici possano costituire a potenzialmente capaci di sostituire quelle autoctone loro volta in determinate circostanze fattori di presenti. criticità (ad esempio per le possibilità che attraverso Le aree protette costituiscono vocazionalmente di essi si diffondano specie aliene invasive), vi è “core areas”. La lettura in termini ecologico– ampio consenso sull’importanza strategica di funzionali del grado di efficacia del sistema di aree prevedere corridoi ecologici, opportunamente protette insistente nel contesto studiato potrà studiati, in un’ottica di superamento degli effetti peraltro portare all’individuazione ed all’analisi negativi della artificializzazione diffusa del delle incongruenze tra sistema protetto e aree di territorio. intrinseco valore conservazionistico al fine di La individuazione su cartografie tematiche di tali attuare la pianificazione del territorio con criteri ambienti naturali continui non corrisponde oggettivi standardizzati e scientifici di tipo necessariamente ad una loro efficacia funzionale, ecologico. dipendendo quest’ultima da fattori intrinseci (area del corridoio, ampiezza, collocazione rispetto ad Buffer zones (Zone cuscinetto): Settori territoriali aree core, qualità ambientale, tipo di matrice limitrofi alle core areas. Hanno funzione protettiva circostante, ecc.) ed estrinseci (caratteristiche eto– nei confronti di queste ultime riguardo agli effetti ecologiche delle specie che possono, deleteri della matrice antropica (effetto margine) potenzialmente, utilizzarlo). sulle specie più sensibili. Situazioni critiche Molta enfasi è stata, recentemente, assegnata più possono crearsi per le core areas in caso di contatto che ai corridoi di per se stessi, al concetto di diretto con fattori significativi di pressione “connettività”, spostando l’attenzione dai singoli Pagina248 Pagina248 antropica; sono così da prevedere fasce esterne di elementi del territorio (che possono, anche in

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Modelli di idoneità ambientale e struttura delle reti ecologiche termini statistici, svolgere un azione dubbia e/o  specie tolleranti a livelli medi di disturbo limitata) a patterns diffusi a scala di paesaggio. Tali benché non abili ad occupare zone patterns possono favorire i processi ecologici e permanentemente modificate dall’uomo. mantenere vitali nel tempo popolazioni e comunità Per specie poco sensibili alla frammentazione, biologiche. all’isolamento, alla qualità dell’habitat possono prevedersi stepping stones di origine umana Stepping stones (“Nuclei di connessione”): non (rimboschimenti, zone umide artificiali, ecc.). sempre i corridoi ecologici hanno una continuità completa; spesso il collegamento può avvenire Restoration areas (Aree di restauro ambientale): anche attraverso aree naturali minori poste lungo non necessariamente gli elementi precedenti del linee ideali di passaggio, che funzionino come sistema di rete sono esistenti al momento del punto di appoggio e rifugio per gli organismi progetto. Si potranno quindi prevedere, attraverso mobili (analogamente a quanto fanno i sassi lungo interventi di rinaturalizzazione individuati dal una linea di guado di un corso d’acqua), purché la progetto, nuove unità seminaturali in grado di matrice posta tra un’area ed un’altra non abbia completare lacune strutturali in grado di caratteristiche di barriera invalicabile. compromettere la funzionalità della rete. La Le stepping stones sono frammenti ambientali di possibilità di considerare tale categoria è di habitat ottimale (o subottimale) per determinate importanza decisiva nei territori ove i processi di specie, immersi in una matrice paesaggistica artificializzazione e frammentazione abbiano antropizzata. Utili al mantenimento della raggiunto livello elevati. connettività per specie abili ad effettuare Si noti che la classificazione delle aree di rete movimenti a medio/breve raggio attraverso ecologica, oltre che strutturale, legata cioè ad ambienti non idonei. Tra queste specie si possono elementi cartografabili e discriminabili sul indicare: territorio, deve essere funzionale ai dinamismi dei  specie che compiono movimenti regolari target di conservazione individuati che possono fra ambienti differenti per le loro necessità vitali garantire la conservazione dei valori di diversità di (trofiche, riproduttive, ecc.); un’area.  specie relativamente mobili (gran parte degli uccelli, di insetti, chirotteri);

12.2.1 Rete Ecologica Forestale Applicando una specifica analisi di connettività 2004) è possibile determinare la struttura della Rete basata sull’idoneità ambientale (Piazzi Cozzolino, Ecologica Forestale.

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Figura 63 – Struttura della Rete Ecologica Forestale

Struttura Superficie (ha) Perimetro (m) Superfice/Perimetro Core Areas 66.700 682.253 0,10 Buffer Zones 24.311 539.083 0,05 Stepping Stones 12.906 224.020 0,06 Connection Areas 49.791 652.301 0,08 Restoration Areas 116.875 494.318 0,24

Tale struttura riconosce come core areas forestali i comunicazione grazie a stepping stones, che comprensori dei Lepini, degli Ausoni e degli rappresentano degli appoggi in territori di minor Aurunci lungo la dorsale orografica e la Foresta di valore e di minore estensione, localizzate su rilievi Sabaudia ed il Monte Circeo sulla costa. Tali collinari. Le connection areas si riconoscono in comprensori sono protetti da lembi di buffer zones lembi di territorio che, in virtù della distanza e di limitata ampiezza in virtù della repentina dell’uso del suolo, permettono la pemeabitità del utilizzazione del suolo tra i comprensori montani e territorio alle specie forestali. Nelle restoration

le aree di pianura intensamente utilizzate dal punto areas, invece, sono necessari interventi che ne Pagina250 di vista agricolo. Le core areas sono tenute in

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Modelli di idoneità ambientale e struttura delle reti ecologiche aumentino l’idoneità ambientale forestale e di conseguenza la connettività ecologica. Pagina251 Pagina251

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Criticità reali

13. CRITICITÀ REALI

Le trasformazioni dell’uso del suolo, ed in Principali impatti di tale modello di urbanizzazione particolare i processi di antropizzazione e di e di infrastrutturazione territoriale sono la urbanizzazione, costituiscono uno dei principali destrutturazione del tessuto insediativo (che risulta elementi di criticità per il mantenimento di alti discontinuo e scarsamente integrato), la livelli di connettività del territorio aperto. Le frammentazione e l’isolamento degli ambiti naturali dinamiche insediative stanno interessando porzioni e paesistici. A causa degli effetti incontrollati, in di territorio sempre più vaste nello “spazio aperto” termini di qualità ambientale, su vaste porzioni di (non occupato dall’urbanizzazione) secondo un territorio, questo modello di sviluppo insediativo modello discontinuo, a bassa intensità (modello viene spesso identificato come uno dei principali “sprawl” o a insediamento diffuso), con elevata fattori di insostenibilità ambientale. frammentazione ed erosione dell’uso del suolo.

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Figura 64 – Criticità Reali - Urbanizzato

Inoltre, la struttura della rete viaria, condiziona le incidentalità dei veicoli con gli elementi della direttirici di espansione dell’urbanizzato e fauna. A questo si aggiunge, naturalmente, il rappresenta già di per se un elemento detrattore rischio per la salute umana in seguito a questa della connettività ecologica a causa del rischio di tipologia di incidenti.

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Figura 65 – Criticità Reali – Densità di strade

Tali criticità entrano in conflitto con la connettività si configurano, in molti casi, come vere e proprie del territorio andandone ad abbassare i valori. In barriere ecologiche. Nella seguente figura è particolare, le aree urbanizzate sottraggono suolo e possibile individuare le aree di conflitto.

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Figura 66 – Effetto dell’urbanizzato sulla connettività forestale

Nel caso delle infrastrutture viarie, ci si trova in una che va ad interferire con la connettività, pertanto è condizione in cui, quest’ultime, rappresentano la densità della viabilità il parametro che ne singolarmente delle barriere ecologiche con effetto sintetizza l’effetto. Nella seguente figura viene variabile rispetto alla loro tipologia (Autostrade, evidenziato l’effetto della densità di strade sulla Statale, lunga percorrenza e locale) ma, alla scala connettività. dell’area di studio, è il sistema nel suo complesso

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Figura 67 – Effetto della viabilità sulla connettività

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Criticità potenziali

14. CRITICITÀ POTENZIALI

Le criticità potenziali si manifestano principalmente degli interventi volti allo sviluppo della viabilità nella programmazione e nella pianificazione hanno l’effetto di aumentare l’effetto barriera delle urbanistica del territorio. Infatti la programmazione infrastrutture viarie sulla connettività.

Figura 68 – Viabilità programmata

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Figura 69 – Effetto ella viabilità programmata sulla connettività

Allo stesso modo la pianificazione urbanistica va andando occludere delle aree naturali ed insinuarsi generalmente ad aumentare la sottrazione di suolo nei contesti ambientali.

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Criticità potenziali

Figura 70 – Espansione urbanistica prevista

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Figura 71 – Effetto della espansione urbanistica prevista sulla connettività

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni

15. OBIETTIVI, STRATEGIE E AZIONI

Nel capitolo 10 è stato affrontato il tema della significativi tra quelli contenuti nella lista di specie selezione delle specie target o “focali” ritenuto utile e habitat già redatta. ad individuare, secondo un criterio che fosse il più Per fare questo potrebbe essere utile analizzare il oggettivo possibile, gli elementi fondanti della rete contesto territoriale ad almeno 3 scale differenti: ecologica (core areas, buffer zones, connection 1) a scala piccola per valutare il ruolo che la areas, stepping stones). Le specie focali sono state provincia di Latina gioca per la selezionate partendo dai presupposti che la conservazione della Natura nel contesto frammentazione degli habitat naturali e semi- nazionale, naturali dipendesse da tre fondamentali 2) a scala media per valutare il ruolo che la componenti, ovvero: provincia di Latina nel contesto regionale, a) riduzione della superficie di un habitat 3) a scala provinciale per analizzare le necessario; peculiarità del territorio, la distribuzione b) incremento dell’isolamento (da barriera o delle sue emergenze, gli ambiti territoriali per distanza); più sottoposti alla frammentazione c) riduzione in qualità/idoneità dei frammenti ecologica e per focalizzare i maggiori residui (per aumento dell’effetto margine e elementi di criticità, contestualizzarli, dei disturbi ad esso collegati). comprenderne le dinamiche e ipotizzare strategie efficaci di salvaguardia e/o In quest’ottica, la selezione operata risulta già di recupero. per sé un primo passo fondamentale per la definizione degli obiettivi della rete ecologica, In una domanda: quali sono oggi gli elementi che testa la propria efficacia proprio nella misura in naturalistici (habitat ed specie) su cui dover cui riesce a mantenere un adeguato livello di concentrare maggiormente le attenzioni e i nostri conservazione di quegli elementi (Elementi di sforzi? Attenzione) e che, per questo motivo, dovrebbero essere interessati da uno specifico monitoraggio nel tempo. La selezione operata, tuttavia, seguendo per lo più criteri oggettivi non ci consente di entrare nel dettaglio e tanto meno nel merito dei singoli elementi. Preme pertanto, in questa fase di definizione degli obiettivi e delle strategie, stringere il campo sugli elementi più peculiari e, se si vuole, più Pagina261

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15.1 GLI OBIETTIVI DI CONSERVAZIONE

Se paragonato ad altri ambiti provinciali, il territorio in questione8 presenta certamente un’elevata biodiversità complessiva come dimostra la mappa della Rete Ecologica dei Vertebrati Italiani (Figura 72 da Boitani et al., 2004) che, per certi gruppi faunistici (es. rettili) diviene di primaria importanza (Figura 73). A testimonianza dell’elevata biodiversità basti pensare che i soli Monti Lepini ospitano circa 1.300 specie di flora, pari a oltre un terzo dell’intera flora laziale (Corsetti, 2006). Ma se elementi di tipo geologico, climatico e biogeografico hanno influito in maniera determinante sull’assetto originario dei popolamenti faunistici e floristici è evidente che anche i fattori antropogenici hanno giocato, qui più che altrove, un ruolo considerevole sull’attuale paesaggio vegetale e sulle conseguenti presenze faunistiche e floristiche.

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8 Escludendo chiaramente le isole pontine.

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Pagina263 Pagina263 Figura 72 Rete ecologica dei Vertebrati (fonte: Boitani et al., 2004, modificata)

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Pagina264 Pagina264 Figura 73 Rete ecologica dei rettili (fonte: Boitani et al., 2004, modificata)

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Utilizzando come supporto all’analisi, i tipi di propaggini di bassa quota (colline carbonatiche), e paesaggio derivanti dalla Carta degli aspetti quello della pianura costiera, di cui fanno parte la paesaggistici d’Italia (AA.VV., 2004) in scala pianura pontina e quella di Fondi. All’interno 1:250.000, di cui si riporta la mappa nella Figura dell’area di studio ricadono poi i seguenti tipi di 74, appare piuttosto evidente che la quasi totalità paesaggio: lago (laghi pontini e lago di Fondi), del territorio in questione ricada in un numero rilievo costiero isolato (Promontorio del Circeo), limitato di tipi paesaggistici: quello delle montagne pianura di Fondovalle (Media valle dell’Amaseno) carbonatiche che costituiscono l’ossatura della e paesaggio collinare eterogeneo (Formia e valle catena del Volsci, comprensiva anche del sue del Rio S.Croce).

Figura 74 - Estratto provinciale della Carta degli aspetti paesaggistici d’Italia (AA.VV., 2004) in scala 1:250.000. In rosso, il confine dell’area di studio

Le pianure costiere sono state caratterizzate nel margini delle aree lacustri, di quelle che fino a tempo da profonde trasformazioni antropiche che meno di un secolo fa era probabilmente l’ambiente ne hanno modificato fortemente l’assetto originario, dominante dell’intera pianura. determinando la scomparsa o la rarefazione di Il sistema collinare e montuoso dei Lepini, Ausoni habitat e moltissime specie ad essi correlati. e Aurunci rappresenta il settore più occidentale Pagina265 Sopravvivono ormai soltanto piccoli lembi, ai della piattaforma carbonatica laziale-abruzzese e

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni anche il più antico9; da questo però risulta separato Focalizzando l’attenzione sui Vertebrati, non in modo netto dal sistema vulcanico dei colli risultano presenti specie endemiche esclusive e, tra Albani a nord e dalla ampia vallata del sistema quelle endemiche italiane, la sola ritenuta presente fluviale Sacco--Garigliano ad est e a sud. Ciò ha (il capriolo italico si è estinto negli anni ’30 del determinato un effetto “isola” di questo complesso secolo scorso dal Circeo) è la lepre appennica montuoso, accentuato nell’ultimo secolo dallo (Lepus corsinacus), distribuita con popolazioni stravolgimento vegetazionale delle aree relitte nel Parco Nazionale del Circeo, nei Monti pianeggianti e basso collinari poste al confine. Aurunci e nel SIC “Bosco di Polverino”. D’altra parte, l’attività di taglio, pastorizia e incendio, perpetrate per secoli ai danni della vegetazione originaria presente sui versanti e sulle sommità della dorsale ha contribuito a creare ulteriori isole di frammentazione sempre più piccole, con speranze via via più ridotte di conservare le entità più sensibili a questo processo. Date queste premesse, appare logico constatare la presenza di un certo numero di entità endemiche, grazie anche al contributo offerto dal promontorio del Circeo, sebbene riferibili esclusivamente a specie florisiche e soprattutto a piccoli invertebrati (artropodi troglobi che popolano i vastissimi ambienti carsici della Catena del Volsci e artropodi endogei, ovvero che vivono nella porzione di suolo compresa tra il limite inferiore della lettiera e Figura 75 – Gli hotspot di endemismi in Italia quello delle radici degli alberi). Tuttavia, nel caso (fonte: Min. Amb. e Tut. del Terr. e del Mare, degli invertebrati di cui sopra si tratta di specie, 2009) anche quando endemiche esclusive, che non L’unico elemento che costituisce una rilevanza appaiono particolarmente minacciate e su cui il naturalistica a scala nazionale appare quello della livello attuale di conoscenza è tale da non comunità di uccelli acquatici svernanti e del consentire di poter formulare ipotesi circa le sistema lacustre costiero che la ospita10. In dinamiche di popolazione in atto. particolare, secondo quanto emerge dai resoconti

10 9 Tutta la zona dei laghi è stata inoltre Tale settore è rimasto costantemente emerso dalla fine del (oltre sette milioni di anni fa) ad dichiarata con D.M. del 16-1-1978 "Zona oggi. E' dunque proprio in questi distretti che, umida di valore internazionale", secondo la verosimilmente, si trovano le tracce più antiche del convenzione firmata a Ramsar (Iran) il 2-2- Pagina266 popolamento animale appenninico. 1971

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni dei censimenti effettuati annualmente a metà pentacarpos), presente in Italia soltanto in alcuni gennaio (dati INFS, oggi ISPRA, per il periodo siti del litorale veneto, in un sito pugliese e nel 1991-2000 secondo il protocollo Wetlands Lazio, solo al Lago di Fondi, dopo che international), i Laghi pontini risulterebbero recentemente si è estinto in Toscana, Emilia- ospitare popolamenti di importanza nazionale Romagna e e, sempre nel Lazio, nei (ovvero sostengono almeno l’1% dell’intera laghi pontini. La specie risulta pertanto fortemente popolazione presente sul territorio nazionale) delle minacciata dalle trasformazioni ambientali che seguenti specie: svasso piccolo (Podiceps possono interessare il Lago di Fondi, dove sono nigricollis), cormorano (Phalacrocorax carbo), presenti soltanto pochissimi individui. garzetta (Egretta garzetta), oca selvatica (Anser anser), fischione (Anas penelope), canapiglia (Anas In ambito regionale, il ruolo della territorio della strepera), marzaiola (Anas crecca), mestolone provincia di Latina per la conservazione di elementi (Anas clypeata), moriglione (Aythya ferina), folaga di valore naturalistico diviene certamente più (Fuluca atra), pavoncella (Vanellus vanellus), significativo. piviere dorato (Pluvialis apricaria) e chiurlo Relativamente agli habitat di interesse (Numenius arcuata). conservazionistico (ai sensi della direttiva Analogamente anche l’entroterra pontino, 92/43/CEE), dei 66 noti per il Lazio (Calvario et caratterizzato dalla fitta rete di canali, ospita al., 2008) ben 45 risultano presenti nel territorio popolazioni svernanti di rilevanza nazionale di provinciale. Per 34 di questi, la provincia gioca un tuffetto (Tachybaptus ruficollis) e gallinella ruolo importante, che può essere considerato d’acqua (Gallinula chlorapus). decisivo o strategico per 16, in quanto presenti in Tra le specie di flora, di un certo interesse modo esclusivo o estremamente prevalente sul conservazionistico è l’ibisco litorale (Kosteletzkya proprio territorio (si veda tabella….).

Tabella 16 – Elenco degli habitat di interesse comunitario importanti a scala provinciale e regionale Habitat di interesse comunitario presenti nel Habitat di interesse comunitario presenti nel territorio provinciale in modo significativo nel territorio provinciale in modo esclusivo o contesto regionale estremamente prevalente nel contesto regionale 1210 - Vegetazione annua delle linee di deposito 1150* - Lagune costiere marine 1310 - Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie 1170 - Scogliere annuali delle zone fangose e sabbiose 1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia 1240 - Scogliere con vegetazione delle coste maritimi) mediterranee con Limonium spp. endemici 2110 - Dune mobili embrionali 1510* - Steppe salate mediterranee (Limonietalia) 2120 - Dune mobili del cordone litorale con presenza 2190 - Depressioni umide interdunari di Ammophila arenaria -dune bianche. 2210 - Dune fisse del litorale del Crucianellion 3120 - Acque oligotrofe a bassissimo contenuto maritimae minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isoetes spp 2230 - Dune con prati dei Malcolmietalia 3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Pagina267 Pagina267 Magnopotamion o Hydrocharition 2240 - Dune con prati dei Brachypodietalia e 5210 - Matorral arborescenti di Juniperus spp.

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Habitat di interesse comunitario presenti nel Habitat di interesse comunitario presenti nel territorio provinciale in modo significativo nel territorio provinciale in modo esclusivo o contesto regionale estremamente prevalente nel contesto regionale vegetazione annua 2250* - Dune costiere con Juniperus spp. 5320 - Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere 2270* - Dune con foreste di Pinus pinea e/o P.pinaster 5330 - Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici 3140 - Acque oligo-mesotrofe calcaree con 6420 - Praterie umide mediterranee con piante erbacee vegetazione bentica di Chara spp. alte del Molinio-Holoschoenion 3170* - Stagni temporanei mediterranei 8310 - Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 3260 - Fiumi delle pianure e montani con vegetazione 9190 - Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion con Quercus robur 3280 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con il 91B0 - Frassinete termofili di Fraxinus angustifolia Paspalo-Agrostidion e con filari riparii di Salix e di Populus alba 6110* - Formazioni erbose calcicole rupicole o 9330 - Foreste di Quercus suber basofile dell'Alysso-Sedion albi 9210* - Faggete degli appennini con Taxus e Ilex 9540 - Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici 9280 - Boschi di Quercus frainetto 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Relativamente ai 16 habitat per cui la provincia ha Lago di Ninfa una delle località regionali più un ruolo strategico merita focalizzare l’attenzione rappresentative, risente negativamente su alcuni di questi. dell’inquinamento e la diffusione di specie aliene L’habitat delle “Lagune costiere” è estremamente competitive con quelle autoctone. Dato il loro comlpesso e al tempo stesso fragile. Lo attuale carattere relittuale, si rende necessario sfruttamento turistico, le modificazione dei regimi operare strategie mirate ad una conservazione attiva idrici derivanti dal cambio di uso dei suoli nei anche attraverso interventi di una certa consistenza terreni del relativo bacino idrografico, (es. ringiovanimento dei fondali lacustri mediante l’inquinamento delle acque derivante dall’uso di asportazione dei sedimenti organici). prodotti concimanti o antiparassitari, sono tutti L’habitat “Grotte non sfruttate a livello turistico” è fattori di minaccia che incidono realmente sullo uno dei più importanti della provincia. Nel Lazio stato di salute di questo importante habitat e che ne sono conosciute oltre 1.400, la gran parte delle possono influenzare l’esistenza nel prossimo futuro. quali localizzata nei Lepini (circa 500) e nei Monti Gli habitat “Depressioni umide interdunari” e Ausoni-Aurunci. La loro importanza è dovuta alla “Praterie umide mediterranee con piante erbacee presenza di artropodi endemici e colonie di alte del Molinio-Holoschoenion”, ben rappresentate chirotteri (quasi tutte specie di interesse nel Parco Nazionale del Circeo, sono minacciati comunitario). Le grotte sono minacciate dall’abbassamento della falda fratica per opere di dall’alterazione della qualità delle acque e del regimazione delle acque o per eccessiva captazione regime idrico, dall’afflusso non regolamentato di idrica a scopi agricoli. visitatori e speleologi che possono disturbare L’habitat “Laghi eutrofici naturali con vegetazione irrimediabilmente le colonie di chirotteri in letargo del Magnopotamion o Hydrocharition”, che ha nel invernale o in riproduzione. Pagina268

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I querceti planiziali a farnia11 e i “Frassineti decennale è stato comlpetamente abbandonato, e se termofili a Fraxinus angustifolia” presenti nella da una parte questo ha ridotto il rischio di morte pianura pontina, e in forma ancora più relittuale in delle piante perché più resistenti al passaggio del quella di Fondi, sono minacciati da opere di fuoco, dall’altro è cessato anche l’interesse da parte regimazione idraulica e dall’invasione di specie dei proprietari dei boschi a mantenere il controllo e esotiche. La ridottissima estensione delle foreste a effettuare azioni di salvaguardia contro i tagli residue determina l’esigenza di un’attenta polita di abusivi, il pascolo e gli stessi incendi. Nel caso di conservazione, rispettosa dei processi dinamici Fossanova, l’attività d’estrazione delle sabbie naturali che, in condizioni di suolo adatte, possono silicee rappresenta un forte rischio di scomparsa portare alla ricostituzione di stadi maturi in tempi delle cenosi (Rosati in Calvario et al., 2008). molto rapidi (Rosati in Calvario et al., 2008). Nell’habitat “Pinete mediterranee di pini mesogini Deleterie sono le arginature dei fiumi che alterano endemici” sono comprese le rare formazioni il regime idrico delle aree planiziali e goenali arboree a dominanza di pino d’Aleppo (Pinus mentre, al contrario, è necessario individuare delle halepensis) presenti a Sperlonga (Torre Capovento) aree di pertinenza dell’habitat in esame, da lasciare e a Gianola. Il principale fattore di minaccia è alla libera dinamica naturale con lo scopo di rappresentato dagli incendi. favorire la ricostituzione di queste foreste. Le “Foreste a Quercus suber” si conserva in Relativamente agli invertebrati, sono diverse le frammenti di limitata estensione e piuttosto isolati specie le cui popolazioni laziali sono concentrate (Rosati in Calvario et al., 2008), sono segnalate in del tutto o in buona parte nel terriotorio di Latina. pochissimi siti nel Lazio, gran parte dei quali in Tra queste sono soprattutto quelle relative ad Provincia di Latina (Bosco Polverino, Sugherete di habitat acquatici e in particolare alla vegetazione S.Vito e Valle Marina, Promontorio di Gianola e ripariale che testimoniano il ruolo importnate e M.te Scauri, sugli antichi depositi dunari di conseguentemente la grande “responsabilità” che la Fossanova, in alcune località ai piedi del varsante provincia deve avere nella conservazione di queste meridionale dei Lepini, presso Itri e nel Parco specie (tra gli odonati Coenagrion mercuriale, Nazionale del Circeo presso Selvapiana sui depositi Lindenia tetraphylla, Oxygastra curtisii, tra i sabbiosi della duna antica). La struttura e la lepidotteri Eupydryas aurina provincialis12). composizione floristica risultano fortemente Sempre relativamente agli ambienti acquatici una condizionate dagli incendi e in alcuni casi dal considerazione particolare merita il gambero di pascolo (Rosati in Calvario et al., 2008). L’uso fiume (Austropotamobius pallipes) presente in un tradizionale di raccolta del sughero a ciclo numero limitato di corsi d’acqua, quasi tutti concentrati nel viterbese e che ha, come unica

11 Riferiti ai seguenti habitat: “Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur”, “Foreste alluvionali di A. glutinosa e 12 Tutte specie di interesse comunitario ai sensi Pagina269 F. excelsior” e della Dir. 92/43/CEE.

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni stazione provinciale, il Rio S.Croce con una corso dell’Amaseno (che rappresenta anche la popolazione fortemente di minacciata di estinzione. stazione più meridionale conosciuta in assoluto per Altrettanto importante è la presenza di invertebrati la specie). degli ambienti dunali e retrodunali, estremamente La lampreda di ruscello Lampetra planeri deve minacciati, come Eurynebria complanata, essere considerata un’altra emergenza faunistica di Lophyridia littoralis, Pachypus candidae, grande rilevo. Nel Lazio sono noti solo pochissimi Stenostoma rostratum e Xerosecta contermina siti in cui è presente, e una parte significativa ricade segnalati nel Lazio in poche o nessun’altra località proprio nel territorio della provincia di latina (Lago al di fuori del Parco Nazionale del Circeo. di Ninfa e Rio S.Croce). Le cause di un così Anche tra gli invetebrati legati ai boschi maturi preoccupante stato di minaccia, risiedono per sono presenti specie le cui popolazioni provinciali questa specie nell’alterazione degli habitat vitali rappresentano quote importanti di quelle regionali. mediante opere di canalizzazione, prelievi di ghiaia, Tra queste merita citare la splendida Rosolia alina inquinamento e sottrazione delle acque. la cui conservazione dipende dalla tutela delle Le principali minacce per l’ittiofauna d’acqua dolce faggete mature e dal ripristino della loro (che rappresenta, tra i vertebrati italiani, il gruppo complessità strutturale, soprattutto con la faunistico più minacciato secondo i più aggiornati conservazione dei vecchi alberi e del legno morto criteri IUCN) sono rappresentate dall’alterazione di grossa mole e con la riduzione della ceduazione degli habitat, l’inquinamento o la depauperazione operata su superfici elevate o a scapito di esemplari della risorsa idrica, l’introduzione di specie aliene vetusti. (Zerunian, 2002). L’importanza dell’ittiofauna d’acqua dolce del Per quanto concerne gli Anfibi, le aree a maggior Lazio è documentata dai seguenti elementi: 7 tra le diversità presenti nel Lazio sono quelli dei Monti 22 specie endemiche in Italia sono indigine nei della Tolfa, Sabini, Simbruini, Lepini, Ausoni, corsi d’acqua della Regione; 3 fra le 8 specie Aurunci, Parco Nazionale del Circeo e litorale italiane di maggiore interesse conservazionistico romano (Calvario et al., 2008). Tali aree (vedi il piano d’azione nazionale: Zerunian, 2003) costituiscono dei veri hot spot regionali della sono presenti nella Regione, ovvero: carpione del diversità erpetologica dal momento che anche per i fibreno (Salmo fibreni), trota macrostigma (Salmo rettili qui si concentra il maggior numero di dati e si [trutta] macrostigma) e ghiozzo di ruscello (Gobius riscontrano le comunità più diversificate (Calvario nigricans), di cui le ultime due con popolazioni et al., 2008). significative all’interno della Provincia di Latina. In Tra le specie altamente minacciate, sicuramente la particolare la trota macrostigma è presente solo per priorità in termini di conservazione riguardano la in due siti del Lazio di cui uno (il Lago di Ninfa) Salamandra pezzata (Salamandra salamandra), ricade nel provincia di Latina, dopo che si è ritenuta oggi estinta dal territorio provinciale, e recentmente estinta dal Rio S.Croce; il ghiozzo di l’ululone appenninico (Bombina pachypus) ruscello è presente in pochi siti regionali e presente nella provincia solo sui Lepini (il dato nel Pagina270 Pagina270 all’interno della provincia è noto solo sull’alto PN del Circeo non è stato più confermato).

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Quest’ultima specie è in forte declino in tutto il suo dei biotopi umidi (Calvario et al, 2008); per questa areale (Italia peninsulare) per motivi ancora non specie si rende estremamente urgente il ripristino tutti completamente chiari. Certamente è una specie della connettività ecologica tra popolazioni isolate che risente molto della frammentazione delle interne ai medesimi bacini idrografici. La popolazioni residuali in seguito alla scomparsa di testuggine di Hermann ha nel Lazio una delle sue importanti siti riproduttivi per effetto di captazione roccaforti a livello nazionale ma le popolazioni idriche, regimazione dei torrenti e dei piccoli risultano comunque minacciate dalla distruzione ruscelli, interventi drastici di pulizia delle pozze di degli habitat per effetto delle pratiche agricole abbeverata per il bestiame, interramento o intensive, degli incendi e dall’immissione di specie prosciugamento di piccoli stagni, eccessiva aliene portatrici di epidemie. presenza di cinghiali, introduzione di specie ittiche Tra gli Uccelli nidificanti, sono molte le specie le (trota fario). cui popolazioni provinciali rivestono un ruolo Tra le altre specie di anfibi, merita ricordare la significativo nel contesto regionale. Tra le specie salamandrina dagli occhiali (Salamandrina acquatiche citiamo il tarabusino (Ixobrycus terdigitata) presente con popolazioni estremamente minutus), la nitticora (Nycticorax nycticorax), significative, relativamente al contesto laziale e l’airone rosso (Ardea purpurea) e forapaglie appenninico in generale, in tutta la catena del castagnolo (Acrocephalus melagopogon), tutte Volsci e con popolazioni relitte ed isolate nel PN presenti in varia misura nelle due aree umide più del Circeo. Il tritone italiano (Triturus italicus) ha importanti della provincia (laghi pontini e Lago di nel sistema Lepini-Ausoni-Aurunci il suo limite Fondi). Per queste specie diviene fondamentale una settentrionale di distribuzione regionale e, proprio protezione rigorosa dei siti riproduttivi e un quest’area è una delle poche in Italia, dove queste a miglioramento delle condizioni degli habitat specie è in simpatria con il congenerico nonché frequentati (canneti e fasce arbustive ed arboree vicariante settentrionale Triturus vulgaris. Ciò è un ripariali). ulteriore conferma dell’importante ruolo Tra le specie legate agli ambienti collinari e biogeografico svolto da questo complesso montani aperti merita citare il calandro (Anthus montuoso campestris), la monachella (Oenanthe ispanica), il Per quanto concerne i Rettili merita certamente codirossone (Monticola saxatilis), l’averla piccola porre l’attenzione su due specie di grande interesse (Lanius minor) e l’averla capirossa (L. senator), conservazionistico, ovver la testuggine palustre tutte specie presenti con popolazioni estremamente (Emys orbicularis) e la testuggine di Hermann significative nel contesto laziale e più in generale (Testudo hermanni) che, per ragioni diverse, del centro-Italia. Queste specie, in costante possono essere annoverate tra le specie di maggior diminuzione a livello continentale, risultano interesse per la Rete Ecologica Provinciale. La particolarmente sensibili alla banalizzazione del testuggine palustre è infatti presente nel Lazio paesaggio agricolo tradizionale, che fino a qualche esclusivamente con popolazioni relitte in aree decennio fa assumeva una fisionomia estremamente Pagina271 Pagina271 protette dove è stata meno capillare la distruzione mosaicata in cui era rappresentata, in un ambito

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni spaziale relativamente ristretto, una complessità sensibili ai processi di frammentazione degli habitat colturale e strutturale molto più elevata di quella naturali e semi-naturali. A scala regionale, il attuale. territorio provinciale si caratterizza per la presenza Legata agli stessi ambienti marginali (e in di cospicue popolazioni di chirotteri, grazie allo particolare ai pascoli di alta quota e ai versanti sconfinato sistema ipogeo che caratterizza tutti gli rocciosi) è anche la coturnice (Alectoris saxatilis), ambiti montusi. Tra queste specie merita citare il specie di notevole interesse conservazionistico, vespertilio di Capaccini (Myotis capaccini) che oggi probabilmente estinta dai Monti Lepini utilizza l’area dell’agripontino e in particolare i (ultimo sito provinciale in cui la specie ancora canali della bonifica e la valle dell’Amaseno come viveva) sopratutto per la forte pressione ventatoria. area di foraggiamento (Agnelli & Biscardi in Gli ambienti costieri ospitano un’importante specie Calvario et al., 2008). Per questa specie quindi oggi a fortissimo rischio di estinzione locale: il risulta fondamentale la gestione dei corsi d’acqua fratino (Charadrius alexandrinus) che necessita di ed in particolare la salvaguardia e l’incremento una maggiore e più rigorosa tutela degli habitat della vegetazione riparia e la difesa delle acqua dai dunali nel periodo riproduttivo (aprile-luglio). fenomeni di inquinamento. Le specie di uccelli legate ai sistemi forestali maturi Per la salvaguardia di tutte le specie di chirotteri, risultano scarsamente rappresentate sul territorio comunque, è importante tutelare le aree di provinciale, per le ragioni già ampiamente descritte. alimentazione, oggi sempre più ridotte per diversi L’unica specie che sotto questo aspetto merita fattori quali: citare è la balia dal collare (Ficedula albicollis),  rarefazione/degrado dei pascoli gestiti in presente con una popolazione ristretta sui Monti modo estensivo e razionale; Lepini e, nel resto della Regione, in pochi altri siti  riduzione dell’idoneità di vaste aree lungo la dorsale appenninica. Si tratta di una specie boscate per effetto delle ceduazioni intense legata ai boschi montani di caducifoglie, o per effetto di coniferamenti particolarmente sensibile alla gestione forestale in monospecifici e omogenei; quanto esigente di piante di grandi dimensione  gestione irrazionale della vegetazione ricchi di cavità e nicchie naturali. E’ interessante naturale lungo i corsi d’acqua che notare come la specie risulti attualmente assente costituisce un elemento chiave per gli dagli Ausoni e dagli Aurunci, sebbene potessero spostamenti di questi animali tra i siti di esserci anche in queste aree delle zone adatte; è riproduzione o di riposo diurno e quelli di probabile quindi che anche in questi casi la alimentazione posti anche a molti km di progressiva riduzione delle aree idonee abbia distanza. (e.g. Schofield, 1996). portato ad una riduzione della densità della  diminuzione delle prede abituali (insetti popolazione a cui ha fatto seguito una contrazione lepidotteri, ditteri e coleotteri) per effetto di areale. di un uso eccessivo di antiparassitari Infine la Classe dei Mammiferi che comprende generici (es. ivermectina) forniti al Pagina272 Pagina272 numerose specie, molte delle quali estremamente bestiame da pascolo;

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ceduazione poco rispettose della Focalizzando l’attenzione al contesto provinciale, conservazione degli elementi di maggior appare subito evidente il ruolo di “isola” svolto dai pregio vegetazionale; rilievi della Catena del Volsci, e secondariamente 4. incendi e pascolo in aree forestali; da quelli dei due piccoli promontori costieri (Circeo e Gianola). Anche per molte specie di uccelli, i residui habitat Molte specie di interesse conservazionistico e naturali o semi-naturali dell’agripontino e della considerate quali Elementi di Attenzione sono piana di Fondi appaiono sempre più incapaci a concentrate del tutto o quasi sul sistema montuoso sostenere anche solo singoli nuclei familiari. E’ il Lepini-Ausoni-Aurunci, anche quando non caso del biancone, astore, quaglia, assiolo, gufo specificatamente legate ad habitat collinari o comune, calandrella, averla piccola e averla montani. capirossa. E’ il caso di numerosi anfibi (principalmente Analogamente, tra i mammiferi vi sono specie oggi Urodeli ma anche Anuri) le cui popolazioni concentrate quasi esclusivamente nelle aree planiziali sono ormai ridottissime e fortemente montuose le cui popolazioni erano, fino a pochi minacciate di estinzione, come è recentemente decenni fa, in contatto con quelle planiziali, successo all’ululone nel Parco Nazionale del quest’ultime ormai ridottissime o già estinte. Tra Circeo. queste citiamo il quercino, moscardino, la puzzola e All’interno delle zone umide localizzate nei settori il gatto selvatico. montani, che ospitano metapopolazioni vitali di Relativamente all’habitat di interesse comunitario Anfibi, le cause principali di declino o scomparsa (prioritario) “Faggeti degli Appennini con Taxus e delle subpopolazioni nei frammenti idonei, vanno Ilex”, presente in nuclei estremamente frammentati essenzialmente individuate, in: sui Monti Lepini e sugli Aurunci, il principale 1. degrado/distruzione dei siti riproduttivi, fattore di minaccia è rappresentato dalla forma di svernamento ed estivazione per effetto pascolo, oggi concentrato alle quote meno elevate dell’inquinamento idrico, captazione delle (800-1100 m slm), dove di fatto si riscontra per sorgenti, interramento di pozze ragioni climatiche ed edafiche il maggior numero di temporanee sorgenti, fontanili, individui di tasso (Taxus baccata) e agrifoglio (Ilex abbeveratoi; aquifolium). Il bestiame, che un tempo veniva 2. introduzione di specie ittiche carnivore (es. accompagnato dai pastori nelle praterie di alta trota fario), in ambienti acquatici dove non quota, contribuendo peraltro al mantenimenti erano presenti, con conseguenti e dell’habitat “Formazioni erbose secche seminaturali inevitabili rischi di predazione, soprattutto e facies coperte da cespugli su substrato calcareo su uova e larve (Festuco-Brometalia *stupenda fioritura di 3. riduzione dell’idoneità degli habitat forestali, in special modo di quelli di forra Pagina273 Pagina273 e impluvi per effetto di pratiche di

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni orchidee)”13 e che per questo motivo è in che sono funzionali alla sopravvivenza dell’habitat regressione, oggi viene prevalentemente lasciato al stesso (cfr. Pedrotti, 2003). Dal punto di vista pascolo brado in foresta (vietato dalla legge), con strutturale, invece, è riscontrabile uno sviluppo gravissimo danno alla rinnovazione delle plantule limitato e la fitocenosi appare spesso con una di tutte le specie forestali, compreso il faggio. fisionomia piuttosto bassa ed aperta nella quale gli L’habitat “Formazioni di Ampelodesmos elementi arborei raggiungono dimensioni limitate. mauritanicus”, occupante diverse aree dei settori In ampie aree il bosco di leccio si presenta con una meridionali dei rilievi collinari (es. Monte fisionomia bassa ed aperta più simile ad una S.Angelo) e molto importante per la presenza di macchia, piuttosto che ad una foresta matura. specie di fauna e flora di interesse Le motivazioni determinanti uno stato evolutivo conservazionistico (tra cui la palma nana così stazionario sono da imputare a diversi fattori, Chamaerops humilis ma anche il basilisco quali, primo fra tutti il pascolo eccessivo ed Magydaris pastinacea e il Camedrio femmina incontrollato che limita il naturale sviluppo delle Teucrium fruticans, due entità “gravemente specie vegetali, molto spesso ridotte a cespugli e minacciate” a livello regionale [Conti et al., 1997]), impedisce l’accrescimento e l’affermazione della presenta alcune criticità, quali: rinnovazione naturale, oltre a causare degradazione  frequenza eccessi degli incendi; del suolo per compattazione legata al calpestio.  erosione del suolo; Inoltre va menzionato l’uso civico del legnatico che  pascolo eccessivo, che può innescare una va a gravare in modo indiscriminato sulla ricchezza progressiva desertificazione dei suoli; delle classi diametriche, e ancora il fenomeno  frammentazione e perdita dell’habitat; incendi che rappresenta ormai una minaccia  variazioni d’uso del suolo, con prevalenza annuale e causa, fra le altre cose, di di attività turistico-ricreative non frammentazione dell’habitat. compatibili. L’habitat “Fiumi mediterranei a flusso permanente L’habitat “Foreste di Quercus ilex e Quercus con il Paspalo-Agrostidion e con filari riparii di rotundifolia”, particolarmente diffuso sul Monte Salix e di Populus alba” è sicuramente uno degli Leano, ma presente anche altrove, si trova spesso in habitat maggiormente “sacrificati” fin dai tempi uno stato di conservazione non ottimale, per effetto della bonifica e che, solo grazie alla notevole dalla sua estensione solitamente ridotta e resilienza di cui è caratterizzata la vegetazione frammentata ed ancor più per la sua struttura. La ripariale, riesce ancora a sopravvivere seppur in una frammentazione dell’habitat è una delle principali forma degradata e su ambiti estremamente cause di estinzione, poiché ostacola i processi frammentati. Attualmente, di fronte a timidi segnali interni di auto-regolazione ed auto-rigenerazione, di ripresa nella superfici occupate da questo habitat, sono ancora forti le cause che ne determinano sul lungo periodo una notevole frammentazione oltre a scarse possibilità di raggiungere una elevata qualità 13 I praterie pascolate dei M.ti Lepini e degli Pagina274 Pagina274 Aurunci sono in buona parte da riferire a questo strutturale. habitat.

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Nella tabella alla pagina seguente si riportano, in forma sintetica, gli obiettivi di conservazione fin qui descritti, con il relativo livello di minaccia.

Tabella 17 – Elenco dei principali obiettivi di conservazione della Provincia di Latina. Tipo di elemento Nome elemento Importanza Stato Livello di Minaccia Comunità Uccelli acquatici Nazionale Comunità ricca di specie e con Medio svernanti popolazioni in alcuni casi abbondanti. L’inquinamento delle acque rappresenta un fattore penalizzante.

Specie Lepre appenninica Nazionale Popolazioni scarse e frammentate Elevata Specie Kosteletzkya Nazionale Popolazione relitta presente nel Lazio Molto pentacarpos con pochissimi individui solo al Lago elevato di Fondi. Habitat Lagune costiere Regionale Habitat fragile e complesso. Risente di Medio molti fattori limitanti, quali lo sfruttamento turistico e l’inquinamento delle acque Habitat Depressioni umide Regionale Habitat ridotto e frammentato che Elevato interdunari risente dell’abbassamento della falda freatica Habitat Laghi eutrofici Regionale Relittuale e minacciato da Elevato naturali con eutrofizzazione e specie alloctone vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition Habitat Grotte non ancora Regionale Importanti per taxa endemici e colonie Elevato sfruttate a livello di chirotteri. Minacciare da qualità delle turistico acque, regime idrico, afflusso non regolamentato. Habitat Foreste di Quercus Regionale Relittuale e fortemente degradati da Molto suber pascolo e incendi. elevato Habitat Pinete Regionale Relittuale e degradato dagli incendi. Medio mediterranee di pini mesogeni endemici Formazioni Foreste planiziare Regionale Formazioni forestali relitte riferibili ai Molto forestali seguenti habitat di interesse elevato comunitario: “Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur”, “Frassinete termofili di Fraxinus angustifolia”, “Foreste miste riparie di grandi fiumi a Q. robur, U. laevis, U. minor, F. excelsior o F. angustifolia”. Sono minacciate dalla frammentazione, dagli incendi, dalle

specie alloctone, dalla progressiva Pagina275 urbanizzazione e/o intesivizzazione

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Tipo di elemento Nome elemento Importanza Stato Livello di Minaccia delle aree agricole di pianura e dalla gestione della vegetazione ripariale.

Sistema spiaggia- Ambienti dunali e Regionale Ambienti fortemente degradati e Molto duna retrudunali frammentati che ospitano popolazioni elvato altrettanto minacciate e frammentate di invertebrati (Eurynebria complanata, Lophyridia littoralis, Pachypus candidae, Stenostoma rostratum e Xerosecta contermina segnalati nel Lazio in poche o nessun’altra località al di fuori del Parco Nazionale del Circeo) e vertebrati (fratino).

Specie Rosalia alpina Regionale Specie rara e minacciata dalla gestione Medio forestale poco attenta alla conservazione degli esemplari arborei vetusti e marcescenti.

Specie Gambero d’acqua Regionale Relittuale, presente in provincia di Molto dolce Latina solo sul Rio S.Croce con una elevato popolazione fortemente minacciata di estinzione a causa del degrado del corso d’acqua (scarsa portata estiva, inquinamento, fauna aliena, degrado vegetazione, ecc.)

Specie Trota Regionale Specie molto rara e minacciata di Molto macrostigma estinzione a livello provinciale, essendo elevato presente solo al Lago di Ninfa.

Specie Ghiozzo di Regionale Popolazione relitta presente solo Elevato ruscello nell’alto corso dell’Amaseno.

Specie Lampreda di Regionale Popolazioni relitte e fortemente Molto ruscello minacciate di estinzione presenti solo elevato nel Lago di Ninfa e Rio S.Croce mentre nell’alto corso dell’Amaseno è con ogni probabilità estinta.

Specie Testuggine Regionale Popolazioni frammentate prossime Molto d’acqua dolce all’estinzione a causa della distruzione elevato dei siti riproduttivi (argini sabbiosi con vegetazione ripariale) per effetto del taglio della vegetazione ripariale, dell’inquinamento e della presenza di specie alloctone. Specie Testuggine di Regionale Popolazioni minacciate dalla Medio Hermann distruzione degli habitat per effetto Pagina276 delle pratiche agricole intensive, degli

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Tipo di elemento Nome elemento Importanza Stato Livello di Minaccia incendi e dall’immissione di specie aliene portatrici di epidemie Comunità Uccelli nidificanti Regionale Popolazioni nidificanti di specie Medio nei canneti e nei ornitiche di grande interesse saliceti conservazionistico minacciate dalla distruzione/degrado degli habitat nei laghi pontini e nel Lago di Fondi. Tra le specie acquatiche citiamo: tarabusino, nitticora, airone rosso e forapaglie castagnolo. Comunità Uccelli nidificanti Regionale Popolazioni nidificanti di specie Medio nelle aree aperte ornitiche di grande interesse conservazionistico minacciate dalla perdita di habitat idoneo a causa del pascolo irrazionale, incendi e, più in generale dell’abbandono della agricoltura tipica delle aree marginali. Tra le specie citiamo: calandro, monachella, codirossone, averla piccola e capirossa. Specie Coturnice Regionale Specie forse ancora presente con Molto popolazioni relitte sui Monti Lepini a elevato causa principalmente della caccia. Specie Balia dal collare Regionale Specie presente con popolazioni relitte Elevato sui Monti Lepini che risente della gestione forestale poco attenta al mantenimento di esemplari arborei di grande dimensione. Specie Vespertilio di Regionale Specie rara di chirottero, con poche Elevato Capaccini segnalazioni regionali, presente in una colonia in una grotta situata nell’alta valle dell’Amaseno, che utilizza per il foraggiamento in prevalenza le aree con ampia vegetazione ripariale. Habitat Fiumi Provinciale Relittuale e fortemente degradato a Molto mediterranei a causa della gestione della vegetazione elevato flusso permanente nelle aree di pertinenza fluviale. con il Paspalo- Agrostidion e con filari riparii di Salix e di Populus alba

Habitat Faggeti degli Provinciale Relittuale e fortemente degradato a Elevato appennini con causa del pascolo e della attuale Taxus e Ilex gestione forestale.

Habitat Formazioni di Provinciale Stato non sempre soddisfacente a causa Medio Ampelodesmos di alta frequenza di incendi, erosione mauritanicus del suolo e pascolo eccessivo. Pagina277 Pagina277

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Tipo di elemento Nome elemento Importanza Stato Livello di Minaccia Habitat Foreste di Quercus Provinciale Frammentato e di scarsa struttura a Elevato ilex e Quercus causa del pascolo, incendi e gestione rotundifolia forestale.

Comunità Anfibi forestali Provinciale Buono stato per le popolazioni degli Elevato ambienti montani anche se minacciate dalle ceduazioni che interessano boschi umidi e di forra; relittuale per le popolazioni presenti nel Parco Naz. del Circeo.

Comunità Mammiferi Provinciale Popolazioni planiziali estinte o Molto forestali completamente isolate da quelle Elevato montane a causa della distruzione/degrado degli habitat idonei. Le specie sono: quercino, moscardino, la puzzola e il gatto selvatico.

Specie Ululone Provinciale Popolazioni relitte sui Monti Lepini Medio appenninico minacciate dalla distruzione/degrado degli habitat e dall’isolamento. Specie Rospo smeraldino Provinciale Specie fortemente minacciata dallo Elevato sviluppo della serricoltura e dall’isolamento delle popolazioni pontine. Specie Rovella Provinciale Specie presente in buona parte dei corsi Medio d’acqua ma con popolazioni spesso depauperate e isolate tra loro.

15.2 INDIVIDUAZIONE DELLE STRATEGIE

Al fine di operare una definizione più efficace delle ognuno relativo ad ogni ambiente: ambienti strategie e agevolarne la lettura, si è preferito forestali, ambienti agricoli e zone umide. suddividere il capitolo in tre paragrafi distinti,

15.2.1 Ambienti forestali Le strategie finalizzate ad aumentare la 12), in cui, con un processo basato sulla permeabilità del territorio provinciale nei confronti distribuzione reale e potenziale delle specie focali, delle specie sensibili alla frammentazione del sono state individuate le core areas, le buffer zones, paesaggio forestale hanno previsto l’individuazione le stepping stones, le connection areas e le delle principali aree critiche a partire dai risultati restorations areas. Pagina278 Pagina278 emersi dal modello di rete ecologica (cfr. Capitolo

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Per ognuna di queste aree critiche si riportano, in del P.N. del Circeo (Foresta Demaniale) oppure forma schematica, considerazioni riguardanti le interessa le faggete o altre formazioni, molte delle minacce in atto, gli obiettivi e le indicazioni quali localizzate a quote troppo elevate per strategiche per raggiungerli (si veda il paragrafo costituire boschi ben strutturati e quindi di grande 15.2.1.2). valore faunistico. E’ evidente che la qualità dei sistemi forestali, e Appare quindi evidente come, in realtà, la conseguentemente il livello di permeabilità distribuzione delle aree boscate di maggior pregio funzionale alla riduzione della frammentazione naturalistico sia alquanto frammentaria. E questo esistente, non è funzione soltanto della anche se i turni consuetudinari sono stati distribuzione planimetrica delle superfici progressivamente allungati nel tempo in seguito interessate dal bosco ma risente in buona parte alla diminuzione del valore della legna da ardere anche dei diversi livelli strutturali, come risultato che si è avuta durante il decennio compreso fra il dei criteri gestionali adottati (ceduo, alto fusto), 1970 e il 1980. della frequenza delle utilizzazioni, degli incendi, di ripresa delle utilizzazioni sono comunque della morfologia e delle condizioni microclimatiche avvenuti negli ultimi quindici anni grazie sia alla (quota, esposizione, ecc.). ripresa del mercato della legna da ardere in seguito Purtroppo, per mancanza di informazioni alla diffusione di sistemi alternativi ai combustibili necessarie, non è stato possibile eseguire, alla scala fossili per la produzione di energia termica, sia provinciale, un’analisi che comprendesse anche la all’aumento di biomassa seguita all’interruzione qualità strutturale dei boschi (ad es. mediante delle utilizzazioni e, non in ultimo, alla l’utilizzo dell’indice di area basimetrica) anche se disponibilità di manodopera a basso costo. nella carta della fisionomia forestale (cfr. Capitolo Le utilizzazioni forestali nella Provincia di Latina, 8) è riportata, seppur con ovvie approssimazioni, la difficili per caratteristiche orografiche e geo- distribuzione delle aree forestali secondo la forma morfologiche del territorio montano, sono di governo prevalente. Per colmare in parte questa convenienti solo a certe condizioni di provvigione lacuna si è cercato comunque di riportare un’analisi che a loro volta dipendono dalla composizione del generale delle principali criticità gestionali che soprassuolo e dall’età del bosco. In sostanza nei affliggono i sistemi forestali della provincia di boschi pubblici c’è una tendenza ad allungare il Latina. turno dei cedui per raggiungere provvigioni che possano rendere il più possibile remunerativi i tagli, senza l’osservanza di “schemi rigidi" e con 15.2.1.1 Analisi delle criticità gestionali oscillazioni dei turni anche di 10 anni. dei sistemi forestali Turni più rigidi e di più breve durata, sono attuati Dai dati relativi alla carta della fisionomia forestale solo entro le proprietà private e nei castagneti (cfr. Capitolo 8), redatta nell’ambito del presente pubblici e privati per ovvi motivi di carattere lavoro, emerge che il governo a ceduo interessa finanziario. oltre i ¾ dell’intera superficie forestale. Il restante Pagina279 ¼ è in buona parte ricadente all’interno dei confini

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I turni usualmente impiegati nei boschi cedui sono riportati nella Tabella 18.

Tabella 18 – Turni consuetudinari nei governi a ceduo dei boschi provinciali Specie Boschi pubblici Boschi privati Turno (anni) Leccete 40 - 50 20 - 30 Querceti caducifogli 30 20 - 25 Orno - ostrieti 35 30 Castagneti 25 - 28 16 - 18

I boschi di faggio siano essi cedui invecchiati, boschi pubblici e privati, di fatto questi ultimi ne fustaie transitorie o boschi di alto fusto sono contengono di meno. concentrati in aree S.I.C e Z.P.S. e non sono La Tabella 19 mostra il numero di matricine ad utilizzati da almeno 40 - 50 anni. ettaro usate per consuetudine nei diversi tipi di Riguardo il numero di matricine ad ettaro dal 1994 boschi cedui. in poi, attraverso le leggi, regolamenti e delibere Gli intervalli molto ampi sono generati da regionali, è stata imposta una disciplina tendente ad differenze relative alle caratteristiche fisiche del aumentarne il numero ad ettaro, di cui due terzi del territorio, geo-pedologiche, di composizione, di turno e almeno un terzo di quelle dei turni densità e all’appartenenza o meno dei soprassuoli successivi. alle Z.P.S. Nello stesso senso vanno le norme e prescrizioni relative all’avviamento a fustaia dei cedui invecchiati nelle Z.P.S. (DGR 636/2008) e quelle tendenti a rendere più complesse le strutture dei boschi. Anche se in teoria non dovrebbero esistere sostanziali differenze nel numero di matricine fra

Tabella 19 - Numero di matricine ad ettaro nei boschi cedui Specie Boschi pubblici Boschi privati N Ha-1 Leccete 90 - 160 80 - 130 Querceti caducifogli 100 - 140 80 - 120 Orno - ostrieti 100 - 140 80 - 100 Castagneti 50 40 - 45

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Le indicazioni più utili per la salvaguardia della Considerazioni a parte meritano i boschi cedui di fauna della Regione Lazio in merito alle castagno che per loro stessa natura hanno utilizzazioni forestali nelle aree ZPS (D.G.R. destinazione esclusivamente produttiva di paleria e 363/2008 e succ. integr. e mod.), si riferiscono al travature e per i quali si possono dare indirizzi di rilascio di “Isole di biodiversità” (non utilizzabili) sola rinaturalizzazione delle aree di degrado del pari al 3% delle superfici interessate dal taglio, il castagneto e di quelle marginali. rilascio delle piante vetuste e delle piante secche. Si Sempre in riferimento ai boschi cedui, sia pubblici danno indicazioni più restrittive sul numero di che privati, le norme esistenti per la gestione dei matricine da rilasciare e sulle provvigioni da soprassuoli forestali sottoposti a tale forma di rilasciare dopo le utilizzazioni, ecc. governo, siano essi collocati dentro che fuori le aree Le strutture dei boschi cedui sono di solito molto naturali protette (SIC e ZPS ecc.), prevedono una monotone, ma differenze si notano in funzione sufficiente serie di tutele e vincoli sia per i della presenza o meno di pascolo e della progettisti che per gli utilizzatori della biomassa composizione del soprassuolo. forestale. Anche in relazione ai periodi di taglio le I boschi di specie eliofile e mesofile sono sempre soluzioni adottate dalle leggi e dai regolamenti più stratificati dei boschi sciafili (leccete) in merito forestali impongono delle scelte capaci di produrre alla maggiore disponibilità di luce, al maggior dei risultati volti ad un sufficiente grado di tutela sviluppo della componente arbustiva e della della riproduzione della fauna selvatica. rinnovazione da seme. Le leccete di mezzo secolo Esiste, tuttavia, un gap fra quanto di età, come la maggior parte di quelle afferenti ai pianificato/progettato e come questi documenti cedui invecchiati, sono tuttavia da considerare vengono resi esecutivi nel momento delle soprassuoli ancora molto giovani, soprattutto utilizzazioni forestali, poiché è evidente il forte quando localizzati su versanti acclivi soggetti a limite di autocontrollo del sistema forestale. In forte erosione e/o pascolo. particolare ci si riferisce al vuoto legislativo che E’ ovvio che la presenza del pascolo incide non impone né definisce le modalità della direzione negativamente sulla complessità strutturale per la dei lavori né il collaudo finale delle operazioni di maggior pressione esercitata nei confronti del taglio. Quest’ultima funzione è delegata alla buona sottobosco. volontà dei comandi stazione del C.F.S. non Un caso limite si ha nel Comune di Itri, il cui Piano esistendo delle precise modalità di esecuzione, né di Assestamento Forestale prevede l’intero protocolli specifici se non quelli previsti dalle leggi patrimonio boschivo, prevalentemente costituito di e regolamenti sul vincolo idrogeologico. cedui di leccio, querce caducifoglie, carpino e sughera, la conversione all’alto fusto per favorire il pascolo allo stato brado. In questo caso, sarebbe opportuno valutare gli effetti sulla possibilità di rinnovazione della vegetazione forestale nel lungo Pagina281 Pagina281 periodo.

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stratificate e la sopravvivenza di gruppi di arbusti isolati. In particolare, in sede di utilizzazione forestale, dovrebbero essere previste misure di salvaguardia degli arbusti producenti drupe e bacche appetite dalla fauna (rosacee, ecc.) e delle aree a macchia le quali possono essere escluse dal taglio senza nocumento né finanziario né ecologico. Indipendentemente dal tipo di boschi cedui, al fine di rendere più efficiente la rete ecologica, l’unica indicazione che abbia un valore di immediata efficacia è che siano salvaguardate e realmente lasciate invecchiare in modo indefinito, almeno 10 Figura 76 – Monte Alto (Prossedi , LT). Esempio di piante ad ettaro, comprese nei rilasci del 30% delle utilizzazione forestale quale notevole fattore di frammentazione. matricine di turno superiore al primo previste dalla normativa di cui al R.R. 7/2005. Con le stesse Di solito gli abusi riferibili alle utilizzazioni motivazioni si suggerisce l’indirizzo colturale forestali si concentrano sul mancato rilascio delle riguardante il rilascio di almeno 1-2 piante morte ad matricine di oltre turno previste dalla legge, ettaro (se presenti), dopo le utilizzazioni forestali, al piuttosto che sul numero totale e proprio in questa fine dell’incremento della necromassa, utile ad direzione dovranno essere rivolti gli sforzi, in modo arricchire l’ecosistema di nicchie ecologiche legate da salvaguardare e incrementare il numero di alberi alla degradazione del legno. di grosse dimensioni presenti nei soprassuoli. In tutti gli impluvi, attorno alle zone umide di Come noto, ciò che condiziona la funzionalità piccole dimensioni e lungo i fossi dove prevedersi dell’ecosistema forestale non è tanto il numero il rilascio di una fascia di rispetto di larghezza pari delle piante nel soprassuolo, quanto la qualità, la ad almeno 10 metri per lato, ma modificabile in grandezza, la vetustà, la presenza di differenti relazione alla effettiva presenza di elementi arborei nicchie ed habitat. di pregio (es. presenza di specie mesofile o di alberi Inoltre all’interno di alcuni soprassuoli forestali (ad di grande dimensione). esempio boschi di leccio e faggio) la biodiversità Pertanto, si riepilogano sinteticamente le proposte vegetale è molto limitata e molte componenti della che dovrebbero, in accordo con gli obiettivi fauna trovano condizioni utili di sopravvivenza solo prefissati dalla rete ecologica, apportare nelle zone di radura, ecotonali e di margine. miglioramenti alla struttura dei boschi cedui: Per questi boschi stabili e senza successioni in atto,  direzione lavori obbligatoria durante le è necessario arricchire la vegetazione concentrando utilizzazioni forestali; la scelta e la selezione delle matricine sulle specie  collaudo obbligatorio dei lavori di accessorie cioè aceri, querce caducifoglie, carpini, utilizzazione forestale; Pagina282 Pagina282 olmi ecc., cercando di mantenere eventuali strutture  arricchimento di matricine di oltre turno;

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 rilascio di 10 piante ad ettaro ad massa distribuita in modo da assecondare questa invecchiamento indefinito; naturale dinamica in atto.  rilascio di almeno 1-2 piante morte ad Anche le pinete artificiali, che avrebbero dovuto ettaro, se presenti, con esclusione delle avere un ruolo preparatorio del terreno per aree ad alto rischio di incendio; l’ingresso di specie latifoglie più esigenti e  rispetto degli alberi e degli arbusti avrebbero dovuto essere progressivamente producenti drupe o bacche o frutti; sostituite nel tempo, non sono state mai utilizzate  rispetto delle strutture stratificate; per mancanza di convenienza finanziaria.  rispetto delle forme a sterzo dei cedui Mancando dunque un reale interesse economico eventualmente presenti; intorno ai boschi di alto fusto, non esistono  rispetto dei nuclei isolati e a gruppi di indicazioni sulle consuetudini locali relativamente arbusti; alla loro utilizzazione.  rispetto delle piante vetuste anche di I boschi di alto fusto possono concorrere portamento non esemplare; efficacemente alla funzione di rete ecologica sia per la lunghezza del turno che per la presenza di piante  selezione di matricine scelte fra le specie di grosse dimensioni. accessorie nei boschi a dominanza Per tutti i tipi di boschi gestiti con questo tipo di monospecifica; governo è necessario mantenere eventuali strutture  rispetto dei boschi riparali. stratificate e disetanee e salvaguardare la  Fasce di rispetto negli impluvi, attorno ad componente arbustiva soprattutto se è in grado di aree umide e lungo i fossi di larghezza produrre frutti eduli per la fauna. definita dalla effettiva collocazione di Fra le modalità di trattamento sono da preferirsi esemplari di interesse conservazionistico. quelle a buche e a tagli successivi.

I boschi di alto fusto sono in massima parte Pinete artificiali derivanti da conversione dei boschi cedui o da Le pinete artificiali furono piantate a più riprese a impianti artificiali e sono al momento utilizzati solo partire dal periodo anteguerra al fine della attraverso tagli intercalari di diradamento selettivo, regimazione delle acque e come specie miglioratrici sia perché non hanno raggiunto l’età di fine turno, del suolo dei bacini prospicienti l’area di bonifica sia perché non è conveniente tagliarli, sia perché dell’Agro Pontino. Gli interventi selvicolturali volti sono concentrati in aree protette o comunque con a favorire la successione delle pinete con qualche forma di vincolo che ne ostacolano soprassuoli più stabili dal punto di vista eco- qualsiasi forma di utilizzazione. sistemico non sono stati mai eseguiti, o sono stati Esistono dei casi puntuali di boschi ad alto fusto effettuati in maniera occasionale col risultato di tendenzialmente disetaneiformi di querce avere ottenuto nel tempo dei popolamenti puri, caducifoglie (Rocca Massima) che sono stati senza rinnovazione, molto densi, con lettiera

utilizzati mediante abbattimento del 25% della Pagina283 scadente dal punto di vista bio-chimico, non

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni appetiti dal mercato, osteggiati dalle popolazioni perché non utili dal punto di vista economico- sociale e interessati dagli incendi. Per questo tipo di boschi è necessario prevedere operazioni di diradamento progressivo a scadenze regolari, in modo da facilitare l’insediamento di una vegetazione arbustiva e arborea naturale e giungere col tempo alla sostituzione di tutte le piante o gran parte di esse con specie latifoglie.

Faggete Figura 77 – Paesaggio forestale sugli Aurunci

Le faggete vegetano in prevalenza in zone di Per queste faggete, quindi, si ritiene più utile il crinale o comunque di alta quota dove possono NON intervento ad eccezione di quelle con scarsa o svolgere utilmente delle azioni di difesa del suolo nessuna potenzialità di rinnovazione per agrifoglio (e della fauna) e pertanto sono da considerarsi e tasso, dove potranno essere valutati interventi tesi boschi di protezione. Poiché derivano a facilitare la conversione alla forma di governo a dall’invecchiamento di cedui, la destinazione più fustaia. consona è quella di avviamento all’alto fusto col Ma il fattore principale di minaccia per questo metodo indiretto. In base alla naturale tendenza habitat, come già ricordato in precedenza, è il assunta dai singoli popolamenti, si potrà scegliere pascolo brado che incide pesantemente sul tasso di una destinazione a fustaia coetanea o disetanea con sopravvivenza delle plantule di tasso e agrifoglio l’accortezza di predisporre delle forme di diffusione appena insediatesi sotto la copertura arborea. In delle specie accessorie (querce ed aceri in queste situazioni (es. area del M. Semprevisa- particolare), poiché nella maggior parte dei casi, si Acqua Mezzavalle) si ritiene necessario prevedere tratta di boschi a dominanza quasi assoluta del delle recinzioni fisse che impediscano l’accesso del faggio. bestiame. Per le “Faggete a Taxus e Ilex” (habitat prioritario), in molti casi già evolute verso soprassuoli Boschi di querce e altre specie di latifoglie assimilabili ad altofusto disetaneiformi, diviene I boschi ad alto fusto di querce caducifoglie e fondamentale tutelare gli elementi che ostrieti derivanti da invecchiamento naturale, caratterizzano l’habitat (ovvero tasso e agrifoglio) conversioni o da boschi già ad alto fusto, possono evitando di esporre le plantule di queste specie alle essere trattati a tagli successivi senza altre rigide temperature per effetto di tagli di indicazioni gestionali, perché per lunghezza e diradamento. progressività di trattamento, lunghezza del turno e condizioni dei popolamenti, provoca un basso impatto sulle componenti ecosistemiche e possono Pagina284 Pagina284 convenientemente assolvere la funzione di rete

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni ecologica pur potendo continuare a fornire sottostante a prevalenza di sclerofille (leccio, legname. Nei casi di tendenza alla disetaneità si corbezzolo) e latifoglie termofile (roverella, cerro, dovrà continuare con questa forma di gestione. orniello ecc). Il trattamento della fustaia coetanea (o per meglio dire coetaniforme) è il modello di Boschi di sughera conduzione forestale che più viene utilizzato per le Le normative tutelano sufficientemente i boschi di sugherete perché garantisce una produzione di sughera in modo che non può esserne prevista sughero maggiore. Tuttavia una problematica molto l’utilizzazione forestale. L’eventuale estrazione del delicata che minaccia l’esistenza dei soprassuoli sughero se eseguita a regola d’arte durante il mese coetaneiformi di sughera è la difficoltà di rinnovarsi di luglio-agosto non provoca disturbi seri alle spontaneamente, che obbliga il conduttore alla piante e anzi è rappresenta un modello gestionale rinnovazione artificiale a fine turno tramite che dovrebbe consentire il mantenimento e la l’impiego di piantine da vivaio, con tutte le salvaguardia di questo habitat di interesse difficoltà che tale sistema comporta (scarso comunitario e di grande valore naturalistico. attecchimento per aridità estiva, elevata mortalità L’importanza di questo habitat deriva proprio dal giovanile per brucatura e incendi). fatto che la conduzione finalizzata alla produzione Il modello di fustaia disetanea assicura una di sughero permette il mantenimento di una copertura continua del soprassuolo che consente la struttura stratificata con possibilità di rinnovazione del bosco, ammesso che non sopravvivenza di numero specie di fauna intervengano disturbi da parte di fattori antropici, (soprattutto di quella esigente di alberi maturi) e calamità o pascolamenti incontrollati anche da parte flora rare o minacciate. della fauna selvatica in eccesso. Nell’ambiente mediterraneo, quindi, la sughera può essere ritenuta una specie di grande interesse Tabella 20 – Confronto tra modelli di gestione (fonte: Piano di Gestione del S.I.C. 604004“Bosco del naturalistico, paesaggistico e come si è detto anche Polverino”, modificata) commerciale. In quanto fattore di produzione Fustaia coetanea Fustaia disetanea Pregi rinnovabile appare inevitabile favorire modelli di Produzione di Minori costi per gestione forestale che favoriscano sia la costanza assortimenti omogenei rinnovazione naturale Maggior produzione Copertura continua del della produzione, sia la rinnovazione il più ciclo possibile per vie naturali, degli habitat a prevalenza Gestione semplificata Abbreviazione del ciclo economico o coo-presenza di sughereta. La forma di governo Ecosistema a maggior adatta al mantenimento della sughereta è la fustaia valore naturalistico Difetti in quanto il ceduo presuppone cicli di utilizzazione Maggiori costi per Produzione di troppo brevi rispetto invece alle esigenze di tempi rinnovazione artificiale assortimenti disomogenei lunghi del prodotto della corteccia. Non di rado si Mancanza di copertura Minor produzione preferisce adottare la forma mista del ceduo del suolo a fine ciclo composto, con il piano dominante costituito una Allungamento del ciclo Gestione più complessa

economico Pagina285 fustaia disetaneiforme di sughera e un ceduo Ecosistema più semplificato

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relitti collocati presso sponde dei fossi e ruscelli, Nei soprassuoli di notevole superficie ed elevato stagni, forre, piscine (luoghi che vengono allagati in rischio di incendio andrebbero create delle fasce alcuni periodi dell’anno per il ristagno di acqua parafuoco, trincee o rete di viali, fiancheggiate da causato dal substrato argilloso). Sono boschi relitti filari di piante poco combustibili. di piccola o piccolissima superficie limitati dalla Un ulteriore pericolo è rappresentato dal pascolo bonifica a pertinenze molto ristrette e composti da degli animali allevati estensivamente senza ontano, pioppi, carpino bianco, nocciolo, sambuco, appropriati turni e periodi di pascolamento, spesso ma anche farnia, farnetto, cerro, olmo, carpino in concomitanza con animali selvatici; al fine di bianco, alloro e raramente con qualche rovere e limitare i danni alle di sughero, è buona pratica altre querce. Sono assolutamente da destinarsi a interdirne l’esercizio almeno due anni dopo la funzione di protezione delle sponde e della fauna e decortica. flora che vi trova rifugio. Nel contesto analizzato, oltre alle già citate Proprio per il loro carattere di frammentarietà e formazioni a dominanza sughera presenti nelle aree rarità sono da destinarsi alla protezione integrale, interne alla rete Natura 2000 (es. “Bosco di mentre dovrebbe essere favorita una loro Polverino”, “Monte S.Biagio”, ecc.), merita espansione a comprendere aree limitrofe al fine di sottolineare la presenza di formazioni rade di favorire una loro interconnessione e ridurre di sughera in un area compresa tra la Stazione conseguenza la loro frammentarietà. ferroviaria di Fossanova-Priverno e il Laghi di Gricilli, nota come “Sugherara”. Boschi in aree a rischio di incendio Si tratta di un’area di 150 ettari caratterizzata da Gli incendi interessano tutto il territorio agro- prati-pascolo e seminativi con presenza di circa forestale della Provincia di Latina e tutti i tipi di 250-300 esemplari di sughera, molti dei quali di soprassuoli, ma si concentrano in prevalenza lungo grande dimensione, associati ad altre specie quali i versanti esposti a sud-ovest dei Monti Lepini, leccio e roverella. La fisionomia del paesaggio è Ausoni ed Aurunci, con particolar incidenza nei tale da ritenere tale area assimilabile, per certi boschi di conifere. aspetti, all’habitat di interesse comunitario 6310 Per questi boschi, siano essi cedui o d’alto fusto, “Foreste sclerofille soggette a pascolo (“dehesas di devono valere sistemi di gestione semplici, perché è Q. suber e/o Q. ilex), e merita pertanto di essere noto che le strutture più “resistenti” e “resilienti” in assolutamente tutelata mediante il mantenimento caso di incendio, sono quelle coetanee con dell’attuale forma di gestione. soluzione di continuità del bio-spazio. Sono da preferirsi associazioni vegetali di alberi di Boschi e boscaglie igrofili e planiziali. specie sempreverdi che coprendo il suolo tutto Nell’area d’indagine sono individuabili in questa l’anno lo mantengono umido e tendono ad categoria, oltre alla foresta demaniale del Circeo e escludere gli arbusti dalla composizione. ai lembi presenti al margine dei laghi pontini, anche Ai fini della prevenzione dagli incendi i boschi Pagina286 Pagina286 alcuni gruppi di piante e piccolissimi boschetti coetanei (di leccio e faggio) sono più efficaci degli

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni altri tipi di soprassuoli e i boschi di alto fusto più necessità di spazi destinabili ai pascoli con quelle dei boschi cedui per la maggior altezza delle piante della salvaguardia dei boschi necessari a soddisfare e la minor densità dei soprassuoli. le necessità di approvvigionamento nel tempo del La quantità dei rilasci di matricine nei boschi cedui legname. e delle piante dei boschi di alto fusto, deve attenersi Atteggiamenti troppo vincolistici sono a valori bassi in quanto a numero di piante ad ettaro controproducenti proprio perché allontanando la e come opera di prevenzione dovrebbero essere gente dalla fruizione diretta e dall’utilizzazione del applicate periodicamente delle cure colturali volte a territorio portano all’abbandono senza controllo, regolare e mantenere una densità di piante al livello allo squilibrio ed al degrado. minore compatibilmente con le caratteristiche In questo senso un contributo alla prevenzione e stazionali, la specie e il tipo di bosco presente. alla repressione può essere fornito dalla estensione Allo scopo della prevenzione può essere utile della viabilità forestale che peraltro può essere valorizzare l’interazione fra bosco e pascolo, cioè impiegata anche per altre finalità (utilizzazioni impiegare gli animali per interrompere e limitare la forestali, turistico-ricreative, repressione degli stratificazione verticale dei boschi. incendi ecc.). L’accoppiamento del pascolo con l’avviamento Bisogna dunque trovare dei sistemi di all’alto fusto dei boschi cedui è probabilmente valorizzazione delle zone montane che possano l’azione più efficace, più economica e socialmente ricreare il legame socio-economico delle accettabile che si possa praticare nelle zone popolazioni con il sistema agro-forestale. collinari e montane. E’ tuttavia fondamentale che il pascolo sia tale da non compromettere la In sintesi, in accordo con gli obiettivi prefissati rinnovazione naturale o innescare processi erosivi dalla rete ecologica, per apportare miglioramenti del suolo. alla struttura dei boschi ad altofusto occorre: Anche l’olivicoltura a terrazze di aree agricole  mantenere le strutture stratificate e montane e comunque degradate dal ripetuto disetanee; passaggio del fuoco, può essere usata  favorire la biodiversità vegetale nei funzionalmente per la prevenzione degli incendi. soprassuoli; Nelle aree coperte da macchia mediterranea forse è  salvaguardare gli arbusti e gruppi di necessario intervenire con metodi più drastici, arbusti producenti frutti eduli per la mediante l’impiego di fasce frangifuoco. Non sono fauna; da sottovalutare alcuni aspetti sociali perché la  impiegare trattamenti selvicolturali dannosità degli incendi forestali è maggiore nelle disetanei, su piccole superfici e tagli aree dove minore è la presenza umana e gli interessi successivi a gruppi; collettivi. E’ noto che la rottura del rapporto  diradare progressivamente le pinete funzionale e di dipendenza fra campagna/montagna artificiali; e città ha di fatto eliminato il sistema di  convertire all’alto fusto le faggete Pagina287 Pagina287 autocontrollo sociale, che tendeva ad equilibrare le montane, ad eccezione di quelle con tasso

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e agrifoglio da lasciare ad evoluzione  evitare la marginalizzazione della aree naturale. collinari e montane.  salvaguardare/incrementare le sugherete, anche quelle in forma mista con colture erbacee o pascolo, i boschi igrofili e i 15.2.1.2 Analisi degli ambiti critici per la rete ecologica dei sistemi forestali boschi relitti planiziali anche di piccole Nelle pagine seguenti si riportano, in forma di dimensioni; scheda sintetica, le strategie relative ai così detti In aree a rischio d’incendio: Ambiti Critici dei sistemi forestali. Per ognuno dei  coetaneizzazione dei boschi; tali ambiti, individuati nella tavola “Carta delle  eliminazione della stratificazione; Strategie – Ambito forestale” che si riporta in  selezione di specie sempreverdi; allegato, viene eseguita una breve descrizione delle  rilascio del minor numero di legge di caratteristiche ambientali, della loro importanza e matricine; delle minacce reali e potenziali che gravano su di  mantenere basse provvigioni sul esse. Le descrizioni sono corredate di mappe e foto soprassuolo; per agevolarne la comprensione.  usare il pascolo, a basso carico, ai fini La valutazione delle minacce potenziali si rifà al della prevenzione per il contenimento del processo di analisi attuato nell’ambito della sottobosco; redazione del Piano Territoriale Provinciale  prediligere il governo ad alto fusto; Generale (PTPG), attualmente in attesa di essere  impiegare l’olivicoltura ed i terrazzamenti adottato, in seno alla quale è stata redatta una carta nelle aree agricole; dei mosaici degli strumenti urbanistici vigenti  realizzare fasce frangifuoco nelle (PRG) di tutti i Comuni del territorio provinciale, macchie, aggiornato al febbraio 2008.  estendere la viabilità forestale dove e senza apportare impatti al paesaggio e alle risorse naturali (in particolare a quelle idriche), Pagina288 Pagina288

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NOME SEZZE-ROCCAGORGA DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comuni di Sezze e Roccagorga AMBITO RAPPORTI Compreso totalmente nell’Ambito di Paesaggio 6 “Monti Lepini” CON AMBITI DEL PTPG RAPPORTI Parzialmente compresa nella ZPS IT6030043 “Monti Lepini” CON AREE PROTETTE RAPPORTI Interamente compresa nell’area individuata come connection tra la core area dei Monti Lepini, la stepping stone “Monte Saiano” e la core area “Monti Ausoni”. CON RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Area posta a ridosso della porzione più elevata dei Monti Lepini, sul versante meridionale in corrispondenza di un altopiano (quota variabile tra i 250 e 350 metri circa) in buona parte interessato da edificato sparso (frazioni di SINTETICA Sezze) ma che conserva ancora importanti valori naturalistici derivanti da un remoto uso promiscuo del territorio a forte connotazione agricola mariginale (presenza di pascoli, colture promiscue e/o terrazzate, prati da sfalcio, siepi camporili, aberi sparsi). Data la natura calcarea dell’altopiano, il territorio si presenta ricco di elementi morfologici di grande interesse (anfratti, rilievi secondari, ecc.) che ne aumentano notevolmente il valore ambientale. CRITICITA’ E Quest’area presenta diverse criticità derivanti sia dalle attuali condizioni che vedono una enorme diffusione dell’edificato sparso (sprawl town), con tutto quello che ciò comporta (inquinamento diffuso, elevata mobilità, disturbo STRATEGIE antropogenico continuo, diffusione specie esotiche, ecc.), sia dalle previsioni urbanistiche di entrambi i comuni interessati che non tengono in debita considerazione il ruolo che questa area gioca in un contesto territoriale più GESTIONALI ampio. In particolare nel Comune di Sezze, l’area posta attorno a Monte Nero è inserita nell’ambito “Zona residenziale 8 a intervento edilizio subordinato a piano esecutivo con It < 1,0 mc/mq”. Quest’area risulta già interessata in buona parte da edificato sparso, ma per i motivi sopraccitati riesce ancora a svolgere un ruolo di connettività ambientale importante. Un ulteriore consumo di suolo, a scapito di aree oggi coltivate ad agricoltura tradizionale porterebbe ad una grave perdita di eterogeneità ambientale e a una riduzione del suo valore connettivo. Nel Comune di Roccagorga, senz’altro meno antropizzato, l’elemento più critico riguarda la destinazione ad attività industriali in Loc “Pronacci”. Quest’area, attualmente interessata solo in parte da attività industriali/artigianali, si inserisce in un contesto di naturalità diffusa importante da punto di vista ecologico, in quanto rappresenta l’ultimo lembo di territorio agricolo a bassa densità antropica, capace di svolgere ancora un ruolo connettivo. Sulla base di quanto esposto si ritiene necessario valutare l’opportunità di riclassificare tali ambiti verso destinazioni più conservative. MAPPA

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione dell’Ambito Critico Ambito critico su fotoaerea Particolare da fotoaerea relativo all’area Pagina289 Pagina289 industriale/artigianale di “Pronacci” (sopra) e foto del paesaggio agrosilvopastorale della piana tra Sezze e Bassano.

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NOME AMBITO QUARTARA DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comuni di Sezze, Roccagorga e Priverno RAPPORTI CON Compreso negli ambiti di Paesaggio 6 “Monti Lepini”, 7 “Valle dell’Amaseno” e 8 “Priverno” AMBITI DEL PTPG RAPPORTI CON Parzialmente compresa nella ZPS IT6030043 “Monti Lepini” AREE PROTETTE RAPPORTI CON Interamente compresa nell’area individuata come connection tra la core area dei Monti Lepini, la stepping stone “Monte Saiano” e la core area “Monti Ausoni”. RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Area di cerniera tra i versanti sub-montani di Sezza e Roccagorga e il Monte Saiano, caratterizzato da importanti emergenze geologiche (es. dolina di crollo di Colle Quartara) e ambientali (pascoli e aree agricole estensive di SINTETICA Pian di Quartara, oliveti terrazzati e colture promiscue sia sui settori pianeggianti che in quelli collinari). CRITICITA’ E L’ambito è interessato dal passaggio di un arteria stradale di collegamento (SS 156), recentemente potenziata con una bretella, il cui tracciato risulta in parte in galleria (sotto Colle Staffaro), in parte in trincea e in parte in STRATEGIE rilevato. Nei pressi di Colle Romano è presente un grosso svincolo di allacciamento alla vecchia strada Statale. Sono inoltre presenti tre aree estrattive (di cui una appena fuori il confine di ambito) ancora attive sulle pendici GESTIONALI settentrionali de Colli Perrone e Mineroccio che oltre a costituire elementi di detrazione ambientale, rappresentano anche ampie interruzioni della connettività ecologica. Nell’area sono inoltre presenti edifici sparsi e alcune attività di agricoltura intensiva (serricoltura) anche se per il momento di piccola estensione. Data la sua localizzazione, l’importanza di questo ambito è strategica per il ripristino e mantenimento di un’adeguata connettività ecologica a scala provinciale. Lungi da prevedere per quest’area uno sviluppo estensivo di nuove aree forestali, per evidenti limiti realizzativi, sarebbe tuttavia importante limitare gli effetti negativi dello sviluppo infrastrutturale e delle cave, migliorare la qualità ambientale delle aree agricole e migliorare lo stato dei soprassuoli forestali presenti sui versanti. Per quanto riguarda la viabilità, si rende necessario una valutazione degli impatti reali che esercita, anche mediante uno studio annuale sulla mortalità da collisione nei confronti della fauna selvatica e in particolare delle specie di maggior interesse. Ciò finalizzato a ridurre tali impatti eventualmente presenti mediante interventi anche puntiformi di mitigazione quali sottopassi per la fauna o altre strutture mitigative. Per le aree estrattive si ritiene indispensabile evitare ogni ulteriore aumento della superficie interessata, onde salvaguardare ciò che rimane di questo stretto ambito territoriale che sia funzionale alla connettività ecologica. Per le aree agricole si ritiene importante evitare una ulteriore intensivizazione delle colture (serricoltura in particolare, ma anche vigneti) e al contrario aumentare il livello di naturalità mediante la creazione di siepi camporili e il rilascio di tutti gli elementi arborei isolati. Tali interventi trovano fondamento applicativo nelle misure già attive o in corso di attivazione del PSR. Per le aree forestali, attualmente sottoposte a regime di ceduo occorre migliorare la qualità strutturale sencondo le strategie riportate nel paragrafo 15.2.1.1 MAPPA Pagina290 Pagina290

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione dell’Ambito Critico Ambito critico su fotoaerea Particolare relativo al Pian di Quartara

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NOME AMBITO PROSSEDI DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comuni di Sezze, Roccagorga e Priverno RAPPORTI CON Compreso negli ambiti di Paesaggio 6 “Monti Lepini”, 7 “Valle dell’Amaseno” e 10 “Monti Ausoni” AMBITI DEL PTPG RAPPORTI CON AREE Parzialmente compresa nella ZPS IT6030043 “Monti Lepini”, nel SIC IT6050023 “Fiume Amaseno (alto corso)” e in piccola parte nella ZPS IT6040043 “Monti Ausoni e Monti Aurunci” PROTETTE RAPPORTI CON RETE Interamente compresa nell’area individuata come connection tra la core area dei Monti Lepini, la stepping stone “” e la core area “Monti Ausoni”. ECOLOGICA DESCRIZIONE Area valliva di cerniera tra il versante meridionale e orientale della Cima La Piazzetta (propaggine meridionale dei Lepini) e il versante settentrionale e orientale della Punta dei Campi (propaggine settentrionale dei SINTETICA Monti Ausoni). Il fondovalle è solcato dal Fiume Amaseno, il principale corso d’acqua della Provincia di Latina, che presenta in questo tratto elementi di grande interesse naturalistico (specie di pregio conservazionistico, fasce di vegetazione ripariale continue su entrambi le sponde anche se poco espanse). Inoltre, il fondovalle è caratterizzato da una limitata antropizzazione, per la presenza di una sola arteria stradale (SR 156), che in questo tratto si mantiene distante dal corso d’acqua, e di un assetto agricolo di grande pregio ambientale per la presenza di colture promiscue, pascoli (anche di bufala), siepi camporili, alberature sparse, seminativi estensivi e colture foraggere. I terreni situati sui versanti collinari e montuosi sono invece occupati da vegetazione naturale che tuttavia risente fortemente dei fattori di pressione antropica tipici di queste aree (incendio e pascolo ovino e caprino). Le aree boscate si concentrano quasi esclusivamente nei versanti settentrionale e orientale della Punta dei Campi, ma quasi mai assumono strutture soddisfacenti. CRITICITA’ E Data la sua localizzazione, l’importanza di questo ambito è strategica per il ripristino e mantenimento di un’adeguata connettività ecologica a scala provinciale. La funzionalità del sistema si muove lungo due direttrici STRATEGIE ortogonali: quella est-ovest determinata dal Fiume Amaseno e quella nord-sud determinata dalla disposizione dei due massicci montuosi. Entrambe le direttrici risultano vulnerabili ai processi di antropizzazione. Le GESTIONALI criticità attuali si localizzano essenzialmente nei fattori che determinano un scarso valore dei soprassuoli boscati (gestione selvicolturale, pascolo e soprattutto incendi). Per queste aree si rende necessario un programma a lungo termine di riforestazione con specie forestali adatte (es. privilegiando le specie arbustive pioniere della macchia mediterranea) nei settori dove ciò sia realisticamente applicabile (versanti meno acclivi e ombreggiati). Per le aree forestali attualmente sottoposte a regime di ceduo, occorre migliorare la qualità strutturale secondo le strategie riportate nel paragrafo 15.2.1.1 Molto più gravi sono invece le criticità potenziali che derivano dalle previsioni urbanistiche del Comune di Prossedi che individua una grande parte del fondovalle quale area di espansione industriale/artigianale. Se tale previsione dovesse trovare una sua realizzazione, anche parziale, si produrrebbe un grave effetto nella connettività ecologica di questo ampio settore provinciale. Sulla base di quanto esposto si ritiene necessario valutare l’opportunità di riclassificare tali ambiti verso destinazioni più conservative. Per le aree agricole si ritiene importante il mantenimento dell’attuale assetto colturale anche mediante l’applicazione di misure di incentivazione (già previste nel PSR) da rendere prioritarie per quest’area. MAPPA Pagina291 Pagina291

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione dell’Ambito Critico Ambito critico su fotoaerea Valle dell’Amaseno (by L.Bellincioni www.panoramio.com)

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NOME AMBITO MEDIO CORSO DEL FIUME DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comuni di Priverno, Roccasecca, Prossedi e Sonnino AMASENO RAPPORTI CON Compreso negli ambiti di Paesaggio 7 “Valle dell’Amaseno”, 8 “Priverno” e 10 “Monti Ausoni” AMBITI DEL PTPG RAPPORTI CON Parzialmente compresa nella ZPS IT6030043 “Monti Lepini” e ZPS IT6040043 “Monti Ausoni e Monti Aurunci”. Confinante con il SIC IT6040004 “Bosco Polverino”. AREE PROTETTE RAPPORTI CON Interamente compresa nell’area individuata come connection tra la core area dei Monti Lepini, la core area “Monti Ausoni” e la core area della “Foresta demaniale”. RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Area di fondovalle del Fiume Amaseno comprensiva anche delle aree collinari adiacenti facenti parte del complesso montuoso dei Monti Ausoni. L’elemento caratterizzante è dato dalla presenza del fiume che in questo SINTETICA tratto presenta caratteristiche di medio corso ma che risente di pesanti interventi antropici. Il territorio circostante l’alveo del fiume risulta in gran parte agricolo, con presenza di colture intensive alternate a prati-pascoli, incolti e colture arboree (vigneti e oliveti, anche terrazzati). Le aree antropizzate sono determinate dalla presenza di nuclei abitati (Priverno), da edificato sparso, concentrato soprattutto vicino a Priverno e da infrastrutture stradali. L’importanza dell’area in seno alla rete ecologica è data dal corso d’acqua e dall’ambiente circostante che, in quest’area, presenta enormi potenzialità naturalstiche in gran parte inepresse per effetto di forti pressione antropiche. CRITICITA’ E Le criticità più rilevanti interessano l’ambito fluviale e la gestione della vegetazione ripariale. In questo tratto le sponde del fiume sono state per buona parte artificializzate, con un intervento di alterazione profonda della STRATEGIE morfologia dell’alveo che si trova pertanto in uno stato canalizzato. Attualmente tra Priverno e Roccasecca è in corso un naturale processo di evoluzione della vegetazione che tuttavia periodicamente viene sottoposta a sfalci GESTIONALI più o meno drastici senza il rispetto di adeguati criteri ecologici (cfr. 15.2.3.1). La vegetazione ripariale, oltre ad avere un ruolo di primaria importanza per l’ecosistema fluviale, svolge anche un importante azione connettiva per specie sensibili alla frammentazione forestale, per questo motivo si ritiene estremamente utile una gestione più conservativa di queste fasce di vegetazione spontanea. Un’altra criticità è rappresentata dalla strada a scorrimento veloce Terracina-Prossedi che esercita un effetto barriera lungo un asse est-ovest, particolarmente grave nel tratto tra Fossanova e il Castello di Priverno. In questo tratto la strada corre quasi esclusivamente in rilevato e si ritiene necessaria una valutazione degli impatti reali che esercita, anche mediante uno studio annuale sulla mortalità da collisione nei confronti della fauna selvatica e in particolare delle specie di maggior interesse. Ciò finalizzato a ridurre tali impatti eventualmente presenti mediante interventi anche puntiformi di mitigazione quali sottopassi per la fauna o altre strutture mitigative. Un’altra criticità è legata all’eventuale ampliamento della fornace (stante quanto riportato sulla tavola del PTPG del mosaico delle previsioni urbanistiche comunali) situata proprio nel tratto più stretto della valle all’interno del sistema più pregiato di ecosistemi forestali. Infine merita evidenziare l’esistenza di un’area particolarmente interessante sotto l’aspetto della valorizzazione naturalistica e al tempo stesso, fruizionale, localizzata nel comune di Roccasecca nella fascia di territorio delimitata dal corso d’acqua dell’Amaseno e la sua derivazione artificiale (oggi in buona parte in corso di naturalizzazione spontanea). Quest’area, molto vicina anche all’abitato di Priverno presenta oggi elevate qualità paesaggistiche e, con precisi interventi di naturalizzazione (incremento delle fasce ripariale, contenimento specie esotiche, ripristino sezione dell’alveo, ecc.), pure se accompagnati eventualmente a quelli fruizione (pannellistica, viabilità ciclabile e pedonale, ecc.), potrebbe certamente giocare un ruolo importante come elemento connettivo della rete ecologica forestale e al tempo stesso fluviale. MAPPA

Pagina292

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione dell’Ambito Dettaglio dell’area agricola posta tra l’alveo naturale dell’Amaseno (a sx) e Il fiume Amaseno nel tratto tra Priverno e Roccasecca immediatamente a Critico quello canalizzato (a dx), ideale per un progetto di riqualificazione monte dell’area indicata in fotaerea

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NOME VERSANTE NORD-OCCIDENTALE DEI MONTI DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comuni di Roccasecca, Prossedi e Sonnino AMBITO AUSONI RAPPORTI Compreso nell’ambito di Paesaggio 10 “Monti Ausoni” CON AMBITI DEL PTPG RAPPORTI Parzialmente compresa nella ZPS IT6040043 “Monti Ausoni e Monti Aurunci” CON AREE PROTETTE RAPPORTI Compresa in parte nell’area individuata come connection tra la core area dei Monti Lepini, la core area “Monti Ausoni” e in parte nella buffer zone “Versante nord-occidentale dei Monti Ausoni”. CON RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Fanno parte di quest’ambito alcuni dei versanti e crinali secondari del complesso ed esteso sistema montuoso degli Ausoni, ricchi di aree carsiche e valli chiuse. Quest’ambito si caratterizza per la sua acclività che rende difficoltoso lo SINTETICA sviluppo della vegetazione forestale, soprattutto quando questa è stata interessata da incendi. L’interno delle vallette secondarie si caratterizza per la presenza di ambi agricoli marginali molto interessanti sotto l’aspetto naturalistico e paesaggistico. Di grande rilievo naturalistico sono poi le pareti rocciose presenti un po’ ovunque in questo ambito e che costituiscono importanti habitat per specie vegetali rupestri e animali rupicoli (es. rapaci, passero solitario, codirossone, ecc.) CRITICITA’ E Le criticità principali sono rappresentate dalla diffusione degli incendi e dalle consuetudinarie pratiche di gestione forestale, spesso associate anche al pascolo brado intensivo. Per questi aspetti vale quanto riportato per le aree forestali, STRATEGIE ovvero occorre migliorare la qualità strutturale secondo le strategie riportate nel paragrafo 15.2.1.1 GESTIONALI MAPPA Pagina293 Pagina293

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione Vista a volo d’uccello dei versanti settentrionali degli Ausoni Gli Ausoni dall’abbazia di Fossanova dell’Ambito Critico

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NOME AGRIPONTINO DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comuni di Pontinia, Sabaudia, Terracina, S.Felice AMBITO Circeo e Sonnino RAPPORTI Compreso nell’ambito di Paesaggio 2 “Sistemi dunari antichi e recenti” CON AMBITI DEL PTPG RAPPORTI Parzialmente compresa nella Parco Nazionale del Circeo, Riserva Naturale delle rovine di Circe, Zona Ramsar “Lago di Sabaudia”, SIC IT6040013 “Lago di Sabaudia”, SIC IT6040008 “Canali in disuso della bonifica pontina”, CON AREE ZPS IT6040015 “Parco Nazionale del Circeo” e confinante con la La riserva forestale demaniale del Circeo, nonché SIC IT6040014 “Foresta demaniale del Circeo”. PROTETTE RAPPORTI Compresa in parte nell’area individuata come connection tra le core areas dei Monti Lepini, Monti Ausoni, Foresta Demaniale e Promontorio del Circeo, e in parte nella buffer zone “S.Felice Circeo” CON RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Vasta area comprendente buona parte della Pianura Pontina, caratterizzata da una fitta rete di canali, intrecciata con l’idrografia originaria, oggi anch’essa fortemente canalizzata. L’imponente sforzo di bonifica pepretrato per SINTETICA oltre mezzo secolo, ma divenuto efficace soltanto a partire dal primo dopoguerra, ha consentito lo sviluppo di un’agricoltura intensiva con conseguente insediamento di una densa popolazione. A questo si è nel tempo aggiunta una intensa urbanizzazione delle aree prossime alla costa dedite al turismo, mentre i processi agricoli sono diventati sempre più meccanizzati con un feroce sviluppo di serricoltura che trova pochi eguali nel resto del Paese. In questo contesto fortemente compromesso, sono presenti lembi di foresta demaniale (5% dell’estensione originaria) di eccezionale valore naturalistico, lagune costiere, depressioni interdunali, corsi d’acqua con fauna di grande interesse conservazionistico, alberature sparse di pregio. CRITICITA’ E Le criticità principali sono rappresentate dal: a) consumo di suolo, attuale, pianificato (sulla base delle previsioni urbanistiche comunali) e imprevedibile (in quanto abusivo); b)dalle infrastrutture stradali, presenti e previste di STRATEGIE nuova realizzazione, c) dalla serricoltura che continua ad aumentare, d) dall’inquinamento dei corsi d’acqua a causa dell’agricoltura e zootecnia intensiva, e) della gestione della vegetazione ripariale dei corsi d’acqua, operata GESTIONALI dal Consorzio di Bonifica, f) dagli incendi che vengono appiccati nei canali, nelle aree limitrofe e alle fasce frangivento lungo le strade. Il quadro che emerge è dunque estremamente critico e ciò è ancora più rilevante tenuto conto del ruolo strategico che questo ambito riveste per il ripristino di una connettività ecologica delle aree naturali e semi-naturali del Parco Nazionale con quelle presenti nell’interno della provincia. Stante la situazione attuale, le popolazioni di molte specie animali e vegetali presenti all’interno del Parco Nazionale del Circeo risultano pressoché isolate, con grave rischio di estinzione locale o totale (per quelle endemiche). Le strategie per la ridurre la frammentazione devono necessariamente muoversi su due fronti: il primo consistente nell’aumentare il più possibile l’estensione/idoneità degli habitat funzionali alle specie focali all’interno delle aree protette (Parco Nazionale del Circeo e IT6040008 “Canali in disuso della bonifica pontina”) mediante interventi concreti di riqualificazione che, fra le altre cose, possano prevedere l’acquisto di terreni privati da riconvertire in aree forestali planiziali; il secondo consistente nel programmare misure relative ad interventi attività, incentivi e regolamenti. In particolare, tra gli interventi attivi, riteniamo che uno dei più incisivi (anche perché applicabile ad una scala di paesaggio) sia quello di utilizzare il fitto tessuto delle aree demaniali a frangivento libere, ovvero su cui non insiste alcun filare frangivento, e non ancora alienate, per effettuare piantumazioni di specie autoctone (anziché eucalipti) come sughera, frassino ossifillo, olmo campestre, leccio, pioppi, ecc. Tali interventi di piantumazione possono ragionevolmente interessare anche molte della aree spondali dei canali e corsi d’acqua naturali. Tra le misure regolamentari, fondamentale diviene quella che riguarda l’attività di manutenzione della vegetazione ripariale a cura del Consorzio di Bonifica e dell’ARDIS (per il Sisto-Ninfa) secondo quanto riportato al paragrafo 15.2.3.1. Le forme di incentivazione, dovrebbero invece interessare il sistema agricolo che, come già evidenziato, rappresenta uno dei fattori di maggior rischio per la salvaguardia degli habitat e delle specie. Pertanto, la realizzazione di nuove serre, ma anche di orticoltura a pieno campo e frutteti specializzati dovrebbe essere subordinata al rispetto di opportune misure di mitigazione e compensazione. Tra le misure di mitigazione citiamo l’uso di teli biodegradabili, la piantumazione di fasce di alberi ed arbusti autoctoni attorno alle nuove strutture per un più corretto inserimento paesaggistico e per migliorare la connettività ecologica, il ridotto utilizzo di sostanze chimiche dannose. Opportune misure compensative possono essere il ripristino di una fascia di vegetazione ripariale, o la realizzazione in una parte della proprietà di un piccolo boschetto di querce mediterranee. Occorre altresì rendere sempre più efficaci le forme di incentivazioni per l’agricoltura estensiva (eventualmente abbinata a facilitazioni nella destinazione anche turistica dell’azienda). Infine, relativamente alla realizzazione di nuove infrastrutture viarie, previste dagli strumenti urbanistici comunali, merita concentrare l’attenzione sull’asse viario previsto dal PRG di Terracina che a partire dalla Superstrada Terracina-Prossedi procede verso nord-ovest tagliando in due il SIC IT6040008 “Canali in disuso della bonifica pontina”. Risulta evidente l’incompatibilità dell’opera prevista con gli obiettivi della rete ecologica. Pagina294 Pagina294

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NOME AGRIPONTINO DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comuni di Pontinia, Sabaudia, Terracina, S.Felice AMBITO Circeo e Sonnino MAPPA

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione dell’Ambito Dettaglio sulle aree a maggior concentrazioni di serre nell’Agripontino Panorama sull’Agrpontino dagli Ausoni (sopra) e tipica Critico gestione delle sponde di un canale della bonica (sotto) Pagina295 Pagina295

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NOME MONTE SAN BIAGIO DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comune di Monte S.Biagio AMBITO RAPPORTI Compreso negli ambiti di Paesaggio 10 “Monti Ausoni”e 11 “Piana di Fondi e sistemi costieri” CON AMBITI DEL PTPG RAPPORTI Parzialmente compresa nella ZPS IT6040043 “Monti Ausoni e Monti Aurunci”, nel SIC IT6040005 “Sugherete di S.Vito e Valle Marina” CON AREE PROTETTE RAPPORTI Interamente compresa nella buffer zone localizzata tra la core area “Monte S.Biagio” e la core area “Monte Ausoni” CON RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Ambito caratterizzato da due settori distinti: quello di fondovalle (Valle Marina) e quello di ripido del versante collinare comprendente anche un lembo di fascia pedecollinare ai margini del Lago di Fondi. La Valle Marina si SINTETICA caratterizza per un tessuto agricolo ancora in parte estensivo e mosaicato con elementi di pregio naturalistico. Ai margini della valle sono presenti importanti formazioni forestali a dominanza di sughera (aree SIC), o di altre specie della foresta/macchia mediterranee. Nell’area di versante, a causa dell’acclività, dell’esposizione e del ripetuto passaggio di incendi, la vegetazione forestale si presenta fortemente degradata, mentre sono presenti alcune colture agricole terrazzate di pregio ambientale. L’area pedecollinare si caratterizza per la presenza di maggiore edificato sparso e ridotta qualità dei coltivi CRITICITA’ E L’ambito risulta importante quale elemento di connessione tra aree boscate in parte isolate tra loro a causa della presenza di fattori antropici passati e attuali che hanno condizionato la presenza e la qualità strutturale dei sistemi STRATEGIE forestali. Il complesso noto come sughereta di S.Vito, nell’omonima valle a nord dell’abitato di Monte S.Biagio, così come il complesso presente sul versante settentrionale del Monte Calvo, risulta di fatto isolato dal resto dei GESTIONALI boschi degli Ausoni. Ridurre la frammentazione forestale di quest’area diviene perciò una importante scelta strategica, e in questo senso, l’area di Valle Marina gioca un ruolo importante. Attualmente le criticità che interessano il fondovalle sono limitate, in quanto il tessuto agricolo è ancora piuttosto mosaicato, tuttavia si intravedono i primi processi di intensivizzazione (sviluppo della serricoltura), aumento dell’edificato sparso. Le previsioni urbanistiche del Comune di Monte S.Biagio inoltre individuano al centro del fondovalle un’area a destinazione industriale/artigianale che, seppur di ridotta dimensione, si ritiene che possa incidere sensibilmente sulla qualità del tessuto connettivo. A livello strategico, si ritiene inoltre necessario evitare una ulteriore intensivizazione delle colture e al contrario aumentare il livello di naturalità mediante la creazione di siepi camporili e il rilascio di tutti gli elementi arborei isolati. Tali interventi trovano fondamento applicativo nelle misure già attive o in corso di attivazione del PSR, da rendere prioritarie per questo ambito. Per gli aspetti di gestione forestale (che evidenziano preoccupanti elementi di criticità proprio ai margini di questo ambito) vale quanto riportato nelle strategie descritte nel paragrafo 15.2.1.1 MAPPA

SIC “Sugherete di Valle Marina” Pagina296 Pagina296

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione Dettaglio sulle aree agricole di Valle Marina confinanti con i due nuclei costituenti il SIC “Sugherete di Valle Marina”. Si noti l’attività di ceduazione che ha dell’Ambito Critico recentemente interessato aree interne o adiacenti al SIC con evidenti ripercussioni sulla frammentazione degli habitat forestali di maggior pregio conservazionistico.

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NOME AMBITO MONTE SCHIERANO - MONTE APPIOLO DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comuni di Lenola e RAPPORTI Compreso nell’ambito di Paesaggio 10 “Monti Ausoni” CON AMBITI DEL PTPG RAPPORTI Parzialmente compresa nella ZPS IT6040043 “Monti Ausoni e Monti Aurunci” e nella Riserva Naturale Regionale dei Monti Aurunci CON AREE PROTETTE RAPPORTI Compresa in parte nell’area individuata come connection tra le core area dei “Monte Ausoni” e “Monti Aurunci” e tra la stepping stones “Monte Calvo e Monte Cavilli” e “Monte Appiolo” CON RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Ambito di cerniera corrispondente ad una stretta e profonda valle e dai versanti acclivi. Il fondovalle è quasi completamente interessato da agricoltura (soprattutto seminativi, colture foraggiere, prati-pascoli) con poche aree SINTETICA edificate; i versanti risultano boscati, quelli del Monte Appiolo, pressoché nudi e coltivati ad olivo a bassa quota, quelli del Monte Trella. CRITICITA’ E L’ambito risulta importante quale elemento di connessione tra aree boscate della stepping stones “Monte Calvo e Monte Cavilli” e quelle del Monte Appiolo, in parte isolate tra loro a causa della presenza di fattori antropici STRATEGIE passati e attuali che hanno condizionato la presenza e la qualità strutturale dei sistemi forestali. Attualmente le criticità che interessano il fondovalle sono limitate, in quanto il tessuto agricolo è ancora piuttosto mosaicato, GESTIONALI tuttavia le previsioni urbanistiche del Comune di Campodimele prevedono all’intersezione della valle con la via Farnese sud (SR 82) l’inserimento di un’area a destinazione industriale/artigianale, che seppur di ridotta dimensione, si ritiene che possa incidere sensibilmente sulla qualità del tessuto connettivo. A livello strategico, si ritiene necessario evitare qualsiasi processo di intensivizazione delle colture e al contrario aumentare il livello di naturalità mediante la creazione di siepi camporili e il rilascio di tutti gli elementi arborei isolati. Tali interventi trovano fondamento applicativo nelle misure già attive o in corso di attivazione del PSR, da rendere prioritarie per questo ambito. Per gli aspetti di gestione forestale vale quanto riportato nelle strategie descritte nel paragrafo 15.2.1.1 MAPPA

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione Ambito critico su fotoaerea Dettaglio sulle aree agricole del fondovalle di Lenola Pagina297 dell’Ambito Critico

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NOME MONTE LANZO – M. MARANO – M. LARIGNO (parte sud) DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comune di Itri AMBITO RAPPORTI Compreso nell’ambito di Paesaggio 12 “Monti Aurunci occidentali” CON AMBITI DEL PTPG RAPPORTI Compresa nella ZPS IT6040043 “Monti Ausoni e Monti Aurunci” e nella Riserva Naturale Regionale dei Monti Aurunci CON AREE PROTETTE RAPPORTI Interamente compresa nell’area individuata come connection tra le stepping stones “Monte Lanzo” e “Monte Marano” CON RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Ambito di cerniera corrispondente alla valle (Valle Trano) compresa tra il Monte Lanzo e il Monte Marano. Tale area si caratterizza per la presenza estesa e pressoché continua di formazioni a macchia mediterranea degradata quasi SINTETICA sempre a gariga o ad ampelodesmeti, frutto di secoli si pressione antropica (pascoli e incendi). I coltivi risultano limitate solo a poche aree e risultano in prevalenza oliveti e secondariamente seminativi estensivi. CRITICITA’ E L’ambito risulta importante quale elemento di connessione tra aree boscate relitte presenti sui versanti settentrionali dei due complessi alto-collinari, sostanzialmente isolate tra loro a causa della presenza di fattori antropici passati e STRATEGIE attuali che hanno condizionato la presenza e la qualità strutturale dei sistemi forestali. Per queste aree si rende necessario un programma a lungo termine di riforestazione con specie forestali adatte (es. privilegiando le specie GESTIONALI arbustive pioniere della macchia mediterranea) nei settori dove ciò sia realisticamente applicabile (versanti meno acclivi e ombreggiati). Per le aree forestali,attualmente sottoposte a regime di ceduo occorre migliorare la qualità strutturale secondo le strategie riportate nel paragrafo 15.2.1.1 MAPPA Pagina298 Pagina298

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione dell’Ambito Critico Ambito critico su fotoaerea

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NOME MONTE LANZO – M. MARANO – M. LARIGNO (parte nord) DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comune di Itri AMBITO RAPPORTI Compreso nell’ambito di Paesaggio 12 “Monti Aurunci occidentali” CON AMBITI DEL PTPG RAPPORTI Interamente compresa nella ZPS IT6040043 “Monti Ausoni e Monti Aurunci” e nella Riserva Naturale Regionale dei Monti Aurunci CON AREE PROTETTE RAPPORTI Interamente compresa nell’area individuata come connection tra le stepping stones “Monte Lanzo” e “Monte Larigno” CON RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Ambito di cerniera corrispondente alla sella che divide la Piana di Fondi da quella di Itri, attraversata dalla via Appia (SS 7) e compresa tra il Monte Marano e il complesso M. Grande-Larigno. In particolare l’area si concentra sul SINTETICA versante settentrionale della valle secondaria “Valle S.Andrea” che da Ponte del Freddo sale verso il Monte Larigno. Tale area si caratterizza per la presenza estesa e pressoché continua di formazioni a macchia mediterranea degradata spesso a gariga, frutto di secoli si pressione antropica (pascoli e incendi). CRITICITA’ E L’ambito risulta importante quale elemento di connessione tra le aree boscate relitte presenti sui versanti settentrionali dei due complessi alto-collinari, sostanzialmente isolate tra loro a causa della presenza di fattori antropici passati STRATEGIE e attuali che hanno condizionato la presenza e la qualità strutturale dei sistemi forestali. Per queste aree si rende necessario un programma a lungo termine di riforestazione con specie forestali adatte (es. privilegiando le specie GESTIONALI arbustive pioniere della macchia mediterranea) nei settori dove ciò sia realisticamente applicabile (versanti meno acclivi e ombreggiati). L’intervento di rimboschimento potrebbe ragionevolmente comprendere tutta la fascia compresa tra il corso d’acqua della Valle S.Andrea la strada che risale la valle a mezza costa. Per le aree forestali,attualmente sottoposte a regime di ceduo occorre migliorare la qualità strutturale sencondo le strategie riportate nel paragrafo 15.2.1.1 MAPPA Pagina299 Pagina299

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione dell’Ambito Ambito critico su fotoaerea La valle compresa nell’ambito presso la via Appia antica (by Critico L.Bellincioni www.panoramio.com)

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NOME LE FESTOLE DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comune di Itri AMBITO RAPPORTI Compreso nell’ambito di Paesaggio 12 “Monti Aurunci occidentali” CON AMBITI DEL PTPG RAPPORTI Interamente compresa nella ZPS IT6040043 “Monti Ausoni e Monti Aurunci” e nella Riserva Naturale Regionale dei Monti Aurunci CON AREE PROTETTE RAPPORTI Compresa in parte nell’area individuata come connection tra la stepping stones “Monte Larigno” e la core area “Monti Aurunci” CON RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Ambito di cerniera corrispondente alla sella “Le Festole” nei pressi del Santuario della Madonna di Civita compresa tra il Monte Larigno e il Monte le Pezze. Tale area si caratterizza per la presenza estesa e pressoché continua di SINTETICA formazioni macchia mediterranea degradata spesso a gariga, frutto di secoli si pressione antropica (pascoli e incendi). CRITICITA’ E L’ambito risulta importante quale elemento di connessione tra aree boscate relitte presenti sui versanti settentrionali dei due complessi montuosi, sostanzialmente isolate tra loro a causa della presenza di fattori antropici passati e STRATEGIE attuali che hanno condizionato la presenza e la qualità strutturale dei sistemi forestali. Per queste aree si rende necessario un programma a lungo termine di riforestazione con specie forestali adatte (es. privilegiando le specie GESTIONALI arbustive pioniere della macchia mediterranea) nei settori dove ciò sia realisticamente applicabile (versanti meno acclivi e ombreggiati). L’intervento di rimboschimento potrebbe ragionevolmente comprendere un fascia di circa 100 metri per lo più adiacente alla SS 82. MAPPA

Pagina300 Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione dell’Ambito Critico Ambito critico su fotoaerea Particolare di uno degli ambienti presenti all’interno dell’ambito critico

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NOME SANTA CROCE DIMENSIONE (HA) LOCALIZZAZIONE Comuni di Formia, Minturno e Spigno Saturnia AMBITO RAPPORTI Compreso negli ambiti di Paesaggio 12 “Monti Aurunci occidentali” e 13 “Monti Aurunci orientali” CON AMBITI DEL PTPG RAPPORTI Parzialmente compresa nella ZPS IT6040043 “Monti Ausoni e Monti Aurunci” e nella Riserva Naturale Regionale dei Monti Aurunci, nel SIC/ZPS IT6040023 “Promontorio di Gianola e Monte Scauri” e SIC IT6040024 “Rio CON AREE S.Croce” PROTETTE RAPPORTI Compresa interamente nell’area individuata come connection tra la core area “Promotorio di Gianola” e la core area “Monti Aurunci” CON RETE ECOLOGICA DESCRIZIONE Area vasta e complessa che comprende territori caratterizzati da una elevata e diffusa antropizzazione, che a partire dai nuclei storici presenti a mezza costa dei versanti acclivi dei monti Aurunci ha finito per interessare gran parte SINTETICA del territorio di fondovalle, senza quasi soluzione di continuità con la fascia costiera Formia-Scauri. L’elemento naturale maggiormente caratterizzante è dato dal Rio S.Croce, il più importante corso d’acqua dei Monti Aurunci, che si origina dall’unione dal il Rio Capo d’acqua e il Rio Penitro, il primo dei quali assume una grandissima importanza conservazionistica per la presenza di alcune specie faunistiche di notevole pregio per motivi di rarità assoluta (lampreda di ruscello) e interesse biogeografico (gambero di fiume) e per l’esistenza di vegetazione ripariale che, in alcuni tratti, è piuttosto estesa. Il ruolo di quest’ambito è strategico perché mantiene un livello, seppur minino, di connettività tra l’area forestale del Promontorio di Gianola (in cui sono presenti habitat forestali di interesse comunitario), quelle collinari a nord di Minturno e quelle presenti sui Monti Aurunci a ovest di Spigno. CRITICITA’ E L’ambito presenta notevoli elementi di criticità per gli evidenti squilibri tra aree fortemente antropizzate e aree naturali. Il consumo di suolo per l’edificazione di nuove aree segue un processo caotico e disorganizzato (sprawl town), STRATEGIE spesso aggravato da un diffuso fenomeno di abusivismo edilizio. L’agricoltura in questo ambito appare destinata ad divenire sempre più marginale e forse anche per questo incapace ad ostacolare il fenomeno sopradescritto. La GESTIONALI condizione di forte pressione antropica è ulteriormente aggravata dalla concentrazione e sovrapposizione di infrastrutture stradali e ferroviarie che provocano un ostacolo netto tra il promontorio e l’entroterra. L’unico elemento di connessione ecologica è rappresentato dal corso d’acqua che sfocia in mare in corrispondenza del promontorio ma le cui condizioni risultano , proprio nel tratto terminale, assolutamente compromesse (alveo cementificato, assenza di vegetazione naturale, forte pressione antropica, inquinamento delle acque, presenza diffusa di alloctone). Tuttavia la qualità del corso d’acqua migliora piuttosto rapidamente a partire dal ponte sulla variante della SS 7 fino alle sorgenti localizzate a Capo d’acqua. Tra le criticità principali, già ampiamente evidenziate nello studio di fattibilità degli interventi di riqualificazione del rio, citiamo il prelievo idrico eccessivo nel periodo estivo, la presenza di scarichi inquinanti diffusi e non a norma, la pressione antropica esercitata dalle nuove edificazioni (aree industriali e artigianali in particolare), le discariche in alveo, la presenza di specie aliene, ecc. In questo contesto così problematico è necessario intervenire mediante una serie di azioni volti alla tutela delle aree che presentano ancora una certa permeabilità ecologica (aree agricole e forestali residuali, aste fluviali) e ad un loro potenziamento qualitativo. L’analisi delle previsioni urbanistiche dei tre comuni in cui l’ambito ricade evidenzia ulteriori elementi di forte frizione con gli obiettivi della rete ecologica provinciale e, per questo motivo, occorre una loro revisione critica circa la loro sostenibilità ambientale. In particolare il PRG vigente di Formia individua, all’interno di fascia simmetrica al Rio S.Croce dal Camping Gianola (a 400 metri circa dalla foce) alla via Appia (lunghezza di circa 1,3 km) per una larghezza di circa 200 metri, una destinazione a Zona turistica 8 a intervento edilizio a piano esecutivo con It<1,0 mq/mc. Tale fascia, già in buona parte degradata, risulta molto importante per consentire al rio di poter svolgere un ruolo connettivo da/verso il promontorio di Gianola. Per questo motivo, al contrario di quanto previsto dal PRG, tale area, assieme a quella agricola contenuta tra il rio, il promontorio boscato e la via Appia dovrebbe rientrare tra quelle da sottoporre a maggiore tutela ambientale e paesistica, permettendo la valorizzazione degli ambiti agricoli verso forme più sostenibili e meno impattanti (la serricoltura è fortemente aumentata anche in quest’area) ad esempio mediante incentivi del PSR da rendere prioritari in questo particolare ambito. L’elemento tuttavia più critico è rappresentato dal completamento dell’area industriale presente a cavallo dei tre comuni, attualmente già molto estesa ma che, secondo le previsioni urbanistiche vigenti dovrebbe in pratica raddoppiare, e interessare proprio i terreni, oggi in parte coltivati e in parte soggetti a ricolonizzazione spontanea della vegetazione, più vicini al Rio di S.Croce. Gli impatti che tale completamento potrebbe esercitare nei confronti della naturalità del corso d’acqua (peraltro anche SIC) e della sua funzionalità connettiva sono molto elevati e del tutto incompatibili con gli obiettivi strategici della rete ecologica provinciale. Diviene, altresì fondamentale ridurre le pressioni esercitate dai siti industriali e artigianali attualmente già presenti mediante opportune opere di mitigazione e compensazione così come riportati nello studio di fattibilità degli interventi di riqualificazione del rio nell’ambito del presente progetto. Tra le previsioni urbanistiche che presentano una forte criticità, figura anche la realizzazione del collegamento pedemontano di Formia che se realizzato dovrebbe essere accompagnato da consistenti misure di mitigazione e compensazione per evitare che determini un’ulteriore aumento significativo dell’isolamento della fascia costiera con le aree interne. Relativamente alle aree occupate da vegetazione naturale sui versanti collinari e montani posti ai margini dell’ambito in oggetto si ritiene indispensabile attivare un programma a lungo termine di riforestazione con specie forestali adatte (es. privilegiando le specie arbustive pioniere della macchia mediterranea) nei settori dove ciò sia realisticamente applicabile (versanti meno acclivi e ombreggiati). L’intervento di rimboschimento potrebbe ragionevolmente comprendere i versanti del Monte Incrociatore e Monte Campese.

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MAPPA

Estratto della carta delle strategie per gli Ambiti Forestali, con individuazione dell’Ambito Critico Ambito critico su fotoaerea (in blu le aree SIC). Aree agricole estensive di particolare pregio ai margini del Rio S. Capodacqua Pagina302 Pagina302

Particolare dell’area industriale adiacente al Rio S.Croce (in blu le aree SIC) Particolare del promontorio di Gianonla e della Foce del Rio S.Croce (in blu le aree Aree agricole estensive di particolare pregio ai margini del SIC) Rio S. Capodacqua

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15.2.2 Ambienti agricoli Relativamente agli ambienti agricoli, agricolo. Ciò spiega molto bene la grande l’individuazione degli ambiti critici delle rete concentrazione di segnalazioni attorno al Lago di ecologica e delle conseguenti strategie da adottare Fondi che, sebbene sia inserito in un contesto ha seguito un processo differente rispetto a quanto agricolo intensamente coltivato riesce, grazie alla fatto per gli ambienti forestali. In questo caso, presenza di lembi di vegetazione naturale, ad infatti, non sono stati individuati corridoi tra le aree accogliere una grande varietà di specie. Analogo source di maggior valore (core areas). discorso può essere fatto per il Parco Nazionale del Per le specie legate agli ambienti aperti (coltivi in Circeo e per i SIC “Canali della Bonifica” e Laghi senso stretto, ma anche pascoli e praterie di di Gricilli. altitudine) l’aspetto più critico riguarda la perdita di habitat idonei sia per consumo di suolo, a seguito di edificazione di nuove aree, che per intensivizzazione delle colture. Ma anche il processo opposto, ovvero l’abbandono colturale, può ripercuotersi negativamente sull’estensione/qualità di habitat idonei a diverse specie di interesse, soprattutto in ambienti montani. L’analisi di questi processi, associata alla distribuzione delle emergenze (Elementi di

Attenzione), ha permesso di tracciare un quadro che, alla scala provinciale, ci consente quindi di Figura 78 – L’altopiano di Acquaviva sugli Aurunci definire gli ambiti di maggior criticità. La mappa relativa alla distribuzione delle segnalazioni delle specie focali legate agli ambienti Certamente la densità degli elementi naturali agricoli (riportata in Figura 51 nel Capitolo 10) residuali può aiutare, ma da sola non è sufficiente a evidenzia come vi siano ampi settori della provincia sostenere popolazioni vitali su superfici sempre più che, pur essendo agricoli, non possiedono ormai trasformate. A questo riguardo è utile riportate caratteristiche tali da ospitare un numero e varietà alcuni dati sul consumo di suolo che si registra di Vertebrati accettabile. In ambito planiziale, principalmente nei territori di pianura ma che non molte delle specie legate ai mosaici colturali, ricche risparmia neppure i comuni pedemontani come di fasce ecotonali, alberi sparsi, ecc., risultano Bassiano, Sezze, Norma, Cori e Spigno Saturrnia presenti solo all’interno delle aree protette, dove è (che poi vedremo avere una grande responsabilità evidente che il rispetto di alcuni vincoli sulla per la conservazione di un paesaggio agricolo di gestione delle cosi dette “tare”, ovvero le piccole straordinario valore), sulla base dell’analisi della aree improduttive che assolvono la maggior parte sprawl town (letteralmente “città sdraiata”) eseguita Pagina303 Pagina303 delle funzioni ecologiche di tutto il sistema dalla Provincia di Latina nell’ambito del PTPG.

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Nel periodo 1999-2005, l’incremento medio annuo ma le cui cause scatenanti trovano fondamento di superfici edificate sul territorio provinciale è di nelle medesime trasformazioni socio-economiche 177 ettari, tutti concentrati in pianura (es. Fondi 16 che coinvolgono gli ambiti di pianura. ettari, Sabaudia 15, Formia 14. Terracina 8, In questi casi è proprio l’abbandono di molte delle Cisterna di Latina 7) e sulle aree pedemontane di pratiche agricole tradizionali a compromettere Sezze (6 ettari), Sermoneta (4,5), Cori (2,4), l’esistenza di habitat importanti che, a scala di Bassiano (1,2) ecc. paesaggio, contribuiscono significativamente al mantenimento di una elevata biodiversità. In molte delle aree montane dei Lepini e, ancor più, degli Ausoni e degli Aurunci, si assiste ad una progressiva chiusura delle praterie da sfalcio o da pascolo. Questo processo è tanto più rapido, quanto più dannoso, alle quote più basse (600-1000 metri) perché va a incidere sulla disponibilità di habitat di numerose specie di grande interesse conservazionistico (es. calandrella, averla piccola, averla capirossa, ortolano).

Come si è detto l’analisi dei dati relativi alla Figura 79 – Coltivi tradizionali tra Sezze e distribuzione delle emergenze ha fornito utili Bassiano indicazioni. Per completare il quadro delle Questi dati sono molto utili ma non riescono ancora conoscenze e individuare le aree di maggior valore a farci comprendere l’entità del problema; infatti se conservazionistico per gli ambiti agricoli (core è vero che un incremento medio annuo a scala areas) abbiamo fatto ricorso alla selezione di provinciale di 1,04% del territorio edificato è di per alcune tipologie del Corine Land Cover dalla carta sé un dato preoccupante (che se venisse mantenuto di Uso del Suolo (cfr. 5.1). Le tipologie considerate inalterato per i prossimi 10 anni porterebbe sono le seguenti quattro: l’incidenza delle aree fortemente antropizzate al 9%  241 Colture temporanee associate a colture di tutto il territorio provinciale), tale fenomeno permanenti risulta avere ancora più rilevanza in considerazione  243 Aree prevalentemente occupate da del fatto che il processo di trasformazione è quello coltura agraria con presenza di spazi tipico della sprawl town, ovvero caotico e naturali importanti disaggregato, capace di determinare un “disturbo”  321 Aree a pascolo naturale e praterie su una superficie assai più ampia di quella  3211 Praterie continue realmente occupata. La sovrapposizione tra concentrazione delle Come si è visto, le aree montane sono caratterizzate emergenze (che chiaramente risente anche delle da un processo che per certi versi potrebbe essere lacune conoscitive) e le suddette tipologie di uso Pagina304 Pagina304 definito di segno opposto (ritorno alla naturalità) del suolo ha permesso in molti casi di confermare il

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni ruolo assunto da questi ambienti. Si è dunque stregua di una restoration area, ovvero di un proceduto ad individuare gli ambiti di maggior territorio che necessita di significativi interventi di pregio così come riportate sulla tavola delle riqualificazione, sia mediante l’avvio di un Strategie dedicate agli ambiti agricoli. processo di naturalizzazione delle aree demaniali Complessivamente sono stati individuate 15 aree, (es. frangivento), come già descritto per le strategie definite come Ambiti critici in quanto ricchi di forestali, sia mediante forme di incentivazione emergenze minacciate da diversi fattori. Nel come ad esempio per la messa a riposo a lungo paragrafo seguente si riportano considerazioni per termine dei seminativi anche al fine di creare zone ognuna di queste. umide (temporanee e permanenti), oppure per il La tavola mostra anche la distribuzione delle rilascio di aree incolte, oppure ancora con colture intensive, nella sostanza appartenenti a due l’adozione di sistemi di coltivazione sole categorie di uso del suolo: dell’agricoltura biologica. Occorre inoltre fissare un  2121 Seminativi in aree irrigue tetto alla proliferazione della serricoltura, già  2123 Colture orticole in pieno campo, in troppo estesa in molti contesti (es. San Felice serra e sotto plastica in aree irrigue Circeo e Fondi), e subordinare le nuove autorizzazioni a il rispetto di precise indicazioni su L’insieme di queste due tipologie, che trovano la interventi di mitigazione/compensazione tutti loro massima espressione nell’Agripontino e nella indirizzati ad un miglioramento ambientale Piana di Fondi, è stata definita “matrice agricola significativo del terreno della medesima proprietà intensiva” e può essere considerata tout court alla non interessato da copertura della serra.

15.2.2.1 Ambiti critici per le specie agricole Gli ambiti critici possono essere suddivisi in presenti nella Pianura Pontina caratterizzate da un differenti tipologie a seconda delle caratteristiche tessuto agricolo che presenta ancora importanti colturali, della morfologia dei luoghi interessati e valori naturali, soprattutto alle risorgive e ai canali delle dinamiche in atto: 1) Aree planiziali; 2) ricchi di vegetazione elofitica. Entrambi gli ambiti Altopiani carsici di bassa quota; 3) aree di comprendono aree SIC, ma l’area forse più fondovalle; 4) Altopiani carsici di alta quota. interessante si trova proprio all’esterno della rete Natura 2000, tra il laghi di Gricilli e la stazione Aree planiziali ferroviaria di Fossanova, in località “Sugherara” Gli ambiti critici individuati sono 4: Gricilli- dove è presente un’area di 150 ettari a Fossanova di circa 1.000 ettari, Canali della pascolo/seminativo con presenza di sughere Bonifica (1.500 ha), Laghetto degli Alfieri (380 ha) monumentali sparse. Solo l’area di Gricilli ricade e Monte Rotondo (300 ha). all’interno della ZPS dei “Monti Lepini”, pertanto L’area di Gricilli-Fossanova risulta, assieme a né nell’area di “Sugherara”, né in quella dei canali quella dei Canali della bonifica, una delle ultime della bonifica, sono applicabili le recenti misure di Pagina305

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni conservazione (DGR 363/2008). Dato il valore grande valore, dimostrato dalla presenza in periodo relittuale di queste aree, sarebbe assai utile riproduttivo di specie di uccelli come poiana, estendere le forme di incentivazione (allegato C gheppio, sparviere e averla capirossa. della DGR 363/2008) anche al resto del territorio di Tale ambito, totalmente esterno alla Rete Natura questi due ambiti che rimangono fuori dalla ZPS . 2000 e al sistema regionale e provinciale delle aree Nella Piana di Fondi sono invece presenti due aree protette, possiede dunque una criticità intrinseca critiche, quella del Laghetto degli Alfieri e quella di dovuta al suo carattere relittuale ma, a questo Monte Rotondo. La prima risulta una delle aree di elemento di vulnerabilità, si aggiunge anche la maggior interesse conservazionistico dell’interno previsione di realizzare a proprio interno una nuova territorio provinciale in quanto ospita una varietà discarica dei R.S.U. secondo quanto individuato faunistica eccezionale grazie al duplice effetto nell’ambito della tavola “Siti potenzialmente idonei catalizzatore del Lago di Fondi e del Laghetto degli per la realizzazione di impianti di smaltimento dei Alfieri inseriti in un contesto agricolo che, seppur R.S.U.” contenuta nel P.T.G.P. in attesa di essere intensivo, conserva ancora importanti valori approvato. E’ evidente che la suddetta previsione naturali (nell’ambito è inoltre assente la risulta totalmente incompatibile con gli obiettivi serricoltura). Molte sono le specie di ambienti della rete ecologica provinciale. umidi che utilizzano anche le aree agricoli circostanti al lago e i canali che le attraversano per Altopiani carsici di bassa quota il foraggiamento, il riposo o come sito riproduttivo. Gli ambiti critici individuati nel contesto degli Il settore individuato risulta esterno ai confini del altopiani di origine carsica della fascia SIC e della ZPS del Lago di Fondi, e solo in parte pedemontana dei Monti Lepini possiedono tutti incluso nei confini del Monumento Naturale del medesime caratteristiche, anche se per ragioni di Lago di Fonti. Per questo motivo, si ritiene che ampiezza di superficie, quella di Sezze- l’area in questione non sia sottoposto ad una forma Roccagorga-Bassiano è certamente la più di tutela adeguata e soprattutto non possa disporre importante. Si tratta di aree di grande valore di incentivazioni ad hoc per lo sviluppo di paesaggistico e naturalistico dove sono presenti un’agricoltura ecologicamente compatibile. specie di notevole valore conservazionistico come Analogo discorso può essere fatto per la zona di gheppio, calandro, passero solitario, averla Monte Rotondo, unica area al confine tra i Comuni capirossa, averla piccola e fanello tra gli uccelli, di Fondi e Sperlonga a non essere letteralmente salamandrina dagli occhiali, tritone crestato e sommersa dalla serricoltura. Il valore di quest’area, tritone punteggiato tra gli anfibi. Il valore di questi attualmente interessata da seminativi con filari e luoghi deriva dalla grande eterogeneità ambientale, alberature sparse di grande pregio paesaggistico, è frutto di secoli di attività agricola tradizionale che accresciuto anche dalla sua localizzazione ai piedi ha saputo mantenere ancora vitali ampie porzioni di del complesso collinare di Monte Lauzo, territorio ma che oggi è sempre più minacciato ammantato di boschi e formazioni di macchia dall’espansione del tessuto insediativo a macchia di Pagina306 Pagina306 mediterranea. L’area in questione risulta pertanto di leopardo (sempre secondo una dinamica sprawl

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni town). Il livello di rischio per questi ambiti è Le criticità per questo ambito derivano dalle dunque elevato, sia per il valore posseduto sia per previsioni urbanistiche del Comune di Prossedi che la dinamica del processo in atto che, stante le individua una grande parte del fondovalle quale previsioni urbanistiche attuali (almeno per il area di espansione industriale/artigianale. Se tale comune di Sezze), investe proprio queste aree con previsione dovesse trovare una sua realizzazione, riclassificazione della Z.T.O. in “Zona residenziale anche parziale, si assisterebbe alla perdita/degrado 8 a intervento edilizio subordinato a piano degli ecosistemi seminaturali presenti. Pertanto, si esecutivo con It < 1,0 mc/mq”. Sulla base di quanto ritiene necessario valutare l’opportunità di esposto si ritiene necessario valutare l’opportunità riclassificare tali ambiti verso destinazioni più di riclassificare tali ambiti verso destinazioni più conservative. Per le aree agricole si ritiene conservative. importante il mantenimento dell’attuale assetto colturale anche mediante l’applicazione di misure Aree di fondovalle di incentivazione (già previste nel PSR) da rendere In questa tipologia è presente un solo Ambito prioritarie per quest’area Critico (Prossedi nell’alta valle dell’Amaseno) che, come già ampiamente descritto nell’analisi delle Altopiani carsici di alta quota criticità per gli ambiti forestali, riveste un ruolo Appartengono a questa tipologia ben 8 Ambiti strategico anche per la rete ecologica delle aree Critici, così denominati: Lucerna, Crinale M.te agricole. Matavello, Case Murate, Campo Soriano, M.te Si tratta infatti di ambienti agricoli di fondovalle Calvilli, Crinale M. Fontanino, Piana del Campo e caratterizzati ancora da una elevata mosaicatura Aquaviva. delle colture, a cui si alternano siepi camporili e alberature. Un ruolo importante, in questo senso, è affidato alla vegetazione ripariale dell’Amaseno che attraversa longitudinalmente tutta la valle e che in questo tratto presente elevati valori di naturalità. In quest’area agricola a prevalenza di seminativi e prati da sfalcio e pascoli sono presenti numerose specie di interesse come allodola, cutrettola nidificante e soprattutto il vespertillio di Capaccini, rara specie di chirottero che si riproduce in una grande colonia all’interno della grotta degli Ausi (una cavità orizzontale vicino a Villa Santo Stefano Figura 80 – Tipico ambiente agro-pastorale dei Monti Aurunci sotto il Colle Fornaro) ma che utilizza proprio gli ambienti agricoli eterogenei della valle Tutte queste aree, di estensione variabile tra le dell’Amaseno per l’alimentazione. poche centinaia di ettari agli oltre 2.000, Pagina307 Pagina307 costituiscono ambienti di straordinario valore

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni naturalistico perché ospitano la maggior concentrazione di specie degli ambienti aperti di media altitudine (se si esclude Capo Soriano posto tra 400 e 500 metri, la quota media di riferimento è 7-800 metri). Queste aree rappresentano dei veri hotspot di biodiversità e il loro valore viene mantenuto alto grazie al mantenimento, ad una scala di paesaggio, di ambienti agricoli estensivi e pascoli di ampiezza sufficiente ad ospitare specie come biancone, albanella minore, lodolaio, assiolo, succiacapre, tottavilla, calandro, passero solitario, Figura 81 – Pascoli nei pressi del M.te Calvilli ((by L.Bellincioni www.panoramio.com) averla piccola e capirossa, corvo imperiale e ortolano. Moltissimi sono poi gli invertebrati di Tali interventi si attuano in sostanza con recinzioni interesse che necessitano di questi ambienti mobili e regolamenti che presuppongono, come si è (lepidotteri in particolare) e moltissime sono le detto, di forme di incentivazione. A questo scopo specie di flora (es. orchiedee). sarebbe oltremodo necessario redigere, per ognuna Per queste aree le misure strategiche da adottare si delle aree individuate, di Piani di utilizzo dei riducano tutte in misure di incentivazione alla pascoli. Tutte le aree individuate ricadono conservazione/miglioramento delle pratiche all’interno di ZPS (Monti Ausoni e Aurunci) ad agropastorali tali da favorire la conservazioni degli eccezione di una parte di Crinale di M.te Matavello habitat di interesse. Si rende necessario attuare nel comune di Roccasecca; pertanto tali misure progetti di razionalizazzione del carico pascolivo, strategiche sono già contenute nel recente D.G.R. accompagnati da interventi di riapertura di certi 363/2008. Inoltre una buona parte di questi ambiti è settori in fase di forte colonizzazione arborea, compresa nel Parco Regionale degli Aurunci e in oppure a interventi di conservazione di aree quello, appena sorto, degli Ausoni; pertanto tali forestali soggette a sovraccarico di bestiame con indicazioni dovrebbero essere più semplici da grave danno per la rinnovazione. attuare. Oltre alla conservazione dei mosaici agro- silvo-pastorali, le strategie di gestione dovrebbero occuparsi anche del mantenimento e recupero degli fontanili, pozzi e cisterne e altre azioni per la tutela delle popolazioni di anfibi.

15.2.3 Zone umide Le zone umide della provincia di Latina, intese interdunali, laghi di risorgiva, canali di bonifica,

come insieme di ecosistemi estremamente variegati corsi d’acqua naturali, ecc., costituiscono ambienti Pagina308 tra loro quali laghi costieri, paludi, depressioni estremamente importanti per la salvaguardia degli

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni habitat di interesse conservazionistico e di molte specie di fauna e flora presenti sul territorio Il sistema idrico della Pianura Pontina, valido nel provinciale. Senza voler ripercorrere la lunga storia complesso anche per quella di Fondi, viene (durata almeno mezzo millennio) della convenzionalmente suddiviso in tre sottosistemi bonifica/colonizzazione della pianura pontina14 o di (Macchi, 2005): quella di Fondi è utile leggere, come 1. Le acque alte o di superficie che, cariche inquadramento del problema, quanto scritto da di sedimenti, si riversano dai tratti Macchi S. (2005): “La Pianura pontina ha da montani verso la pianura; sempre visto la sua fortuna e la sua disperazione 2. Le acque medie, per lo più chiare e nell’acqua o meglio, in quella particolare povere di sedimenti, che fuoriescono nelle commistione di acqua e terra che costituisce le aree pedemontane da risorgive; zone umide. Intorno al tema dell’acqua hanno 3. Le acque basse o freatiche, che ristagnano ruotato tutti i progetti di sviluppo del territorio nel terreno in seguito a precipitazioni, pontino che spesso proprio nell’acqua, per una sua inondazioni o infiltrazioni. certa indomabilità, sono falliti; e ancora l’acqua, La logica seguita dai progetti di bonifica, seppur per la sua capacità di veicolare impatti anche su con innumerevoli variazioni, è sempre stata quella distanze molto grandi, costituisce il filo rosso da di convogliare le acque alte e medie direttamente seguire per ricostruire il quadro attuale delle in mare attraverso colossali opere di interazioni tra attività antropiche e ambienti canalizzazione, così da eliminare il loro contributo naturali.” all’impadulamento, e liberare i terreni della pianura dalle acqua basse mediante il sistema della colmata e/o il prosciugamento (Macchi, 2005). Ciò ha consentito di rendere abitabili e coltivabili queste pianure ma al tempo stesso ha comportato una forte riduzione dell’afflusso di acqua nella fascia costiera con ripercussioni negative per le lagune e per i sistemi forestali relitti a causa dell’abbassamento della falda freatica e l’ingresso di cuneo salino. Per quanto riguarda gli ambienti lagunari, è importante sottolineare che le acque che

comunque raggiungono la costa (es. Rio Martino) Figura 82 – Il lago di Ninfa non sono utilizzabili per il ricambio idrico delle

lagune perché fortemente inquinate. In questo quadro si devono inserire delle proposte

14 Si legga al riguardo Pallottini M. (1975) “Il strategiche efficaci a ridurre i problemi legati alla territorio pontino. Elementi di analisi storiografica forte artificializzazione dei corsi d’acqua, dalle origini alla bonifica integrale” oppure Vochtig F. (1990) “La bonifica della pianura Pagina309 pontina” (ed. origin. 1942).

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni all’inquinamento e alla rarefazione di specie sempre più isolate.

Figura 83 –Corsi d’acqua analizzati con relativo giudizio di qualità (Stato relativo) secondo i metodi di indagine descritti nel Capitolo 11.

L’analisi operata sui principali 9 corsi d’acqua della grande interesse conservazionistico perché Provincia ha fatto emergere un quadro poco minacciate di estinzione (Kosteletzkya pentacarpos, rassicurante circa il loro stato ecologico. gambero d’acqua dolce, trota macrostigma, ghiozzo Preoccupanti sono anche i livelli di inquinamento di ruscello, lampreda di ruscello, testuggine dei laghi costieri, assediati da forme di agricoltura d’acqua, rospo smeraldino e rovella) o gruppi di intensiva, pesca, eccessiva fruizione e degrado specie (uccelli acquatici svernanti, uccelli degli habitat. nidificanti in canneti o saliceti). A dimostrazione dell’importanza delle zone umide Per molte di loro è assolutamente necessario nel contesto provinciale, basti osservare come siano intraprendere azioni di tutela diretta mediante interessate dalla maggior parte degli obiettivi di l’attuazione di progetti specifici che mirino ad conservazione elencati nel paragrafo precedente. ostacolare il declino e, quando possibile, invertire la Molti degli obiettivi riguardano singole specie di tendenza anche mediante re-introduzioni. Gli Pagina310

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Obiettivi, strategie e azioni interventi di conservazione devono comprendere specie vivono. principalmente la tutela degli habitat in cui tali

Figura 84 – Carichi di azoto stimati sui sottobacini di interesse (fonte: PTPG)

Nel caso della Kosteletzkya pentacarpos, specie di Per la trota macrostigma, presente nel territorio flora di interesse comunitario, presente in Italia solo solo a Ninfa, il problema delle specie ittiche aliene in 3 località e nel Lazio solo nel Lago di Fondi con (trota fario) è ancora più grave, a causa pochi individui, è assolutamente necessario dell’ibridazione che ne consegue. Per la assicurarne una rigida protezione, effettuare una conservazione di questa specie, ormai anch’essa raccolta di semi per la conservazione ex situ e per prossima all’estinzione locale, occorre (Zerunian, una futura reintroduzione in ambienti limitrofi 2009): simili non disturbati (Del Vico in Calvario et al.,  provvedere alla tutela dei tratti idonei; 2008).  ridurre la pressione della pesca; Per il gambero d’acqua dolce, presente  effettuare dei ripopolamenti ittici esclusivamente nel Rio S.Croce, è necessario esclusivamente con materiale autoctono attuare degli interventi (così come previsti anche selezionato e certificato; dal piano di gestione del SIC) di ampio respiro che  contenere/eradicare le specie aliene riguardino gli aspetti di deflusso minimo vitale, di invasive (es. gambero rosso della riqualificazione degli ecositemi ripariali, della Louisiana), predatrici di uova; Pagina311 eradicazione di specie ittiche aliene, ecc.  limitare le captazioni idriche.

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Tali interventi risulterebbero estremamente efficaci Analoghe considerazioni possono essere fatte per anche per il rospo smeraldino, altra specie target. ghiozzo di ruscello, rovella e lampreda di Non c’è dubbio però che l’efficacia di una simile ruscello. Essendo specie molto sensibili alla strategia di conservazione risulterebbe qualità ambientale, e in particolare alla naturalità notevolmente amplificata dal miglioramento delle dell’alveo e all’inquinamento delle acque, è attività gestione e manutenzione idraulica dei canali importante assicurare, e laddove possibile operate dai Consorzi di Bonifica (ma anche migliorare, una buona qualità dei tratti fluviali dall’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo sui mediante interventi che consentano una maggiore corsi d’acqua di propria competenza), a cominciare ossigenazione delle acqua (es. mediante proprio dal controllo della vegetazione spontanea l’ombreggiamento delle chiome), la all’interno degli alvei e sulle sommità arginali. regolamentazione dei prelievi e la depurazione degli scarichi. Anche per queste specie è fondamentale rispettare il divieto di introduzione 15.2.3.1 La gestione della vegetazione ripariale di specie ittiche aliene. Le buone pratiche Per la testuggine d’acqua, specie che potrebbe La gestione della vegetazione spontanea presente essere elevata al rango di specie “bandiera” nei lungo i corsi d’acqua, siano essi artificiali che progetti di riqualificazione dei canali di bonifica naturali, rappresenta senza ombra di dubbio una della Pianura Pontina e della piana di Fondi, il delle principali minacce alla conservazione di mantenimento o il ripristino della connettività numerose specie in pericolo e costituiscono il ecologica tra le popolazioni isolate diviene il maggiore fattore di degrado dell’habitat di interesse principale obiettivo strategico di conservazione. comunitario “Fiumi mediterranei a flusso Data l’importanza della specie (minacciata in gran permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari parte del continente europeo) e il suo ruolo negli riparii di Salix e di Populus alba” ai sensi della ecosistemi acquatici, è opportuno procedere ad una Direttiva 92/43/CEE. rinaturalizzazione diffusa degli ambienti umidi planiziali mediante interventi attivi e regolamentazioni. I primi, consistono essenzialmente in opere di piantumazione di fasce ripariali al fine di migliorare e differenziare gli habitat acquatici, riducendo il disturbo antropico e potenziando l’effetto filtro. Sono altresì importanti interventi di modificazione degli alvei e degli argini, al fine di ricreare le condizioni ideale per la nidificazione anche mediante la creazione di piccoli invasi realizzati ad hoc in terreni adiacenti ai canali. Figura 85 – Tipico esempio di gestione della Pagina312 Pagina312 vegetazione di un canale di bonifica

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La “pulizia degli alvei” trova il suo fondamento corso d’acqua ingenti quantità di materiale terroso e concettuale nella convinzione che alberi, arbusti vegetale, esso stesso causa principale erbe e piante acquatiche nei corsi d’acqua siano dell’ostruzione dei ponti. In questi casi, la “sporcizia” da rimuovere e non una condizione vegetazione ripariale potrebbe veramente svolgere naturale da gestire con criteri che multiobiettivo un ruolo attivo di difesa idrogeologica, (Andreotti & Zampetti, 2007). Dal punto di vista intercettando una parte consistente di tronchi e ecologico non vi è dubbio che la vegetazione in materiale vegetale in generale, proveniente dai tratti golena o nei canali sia un fatto positivo ormai a monte. Questo è ancora più vero nei tratti montani riconosciuto dalla normativa Comunitaria (La dei torrenti non interessati da “pulizie”, dove direttiva europea sulle acque 2000/60 fa esplicito normalmente l’ampiezza dell’alveo di morbida è riferimento alle piante come elemento di contenuta e diverse specie arboree (ontani, salici, valutazione del “buono stato ambientale" che deve pioppi ecc. ) riescono a crescere anche sul letto del essere raggiunto) e dalla legislazione italiana (il corso d’acqua. D.Lgs 152/99 prescrive la tutela della fascia Contro il rischio idraulico di ostruzione dei ponti, riparia). Dal punto di vista idraulico, almeno per l’intervento più efficace e alla lunga più economico quanto riguarda i corsi d’acqua naturali, la è proprio quello di ampliarne la luce, rimuovendo vegetazione in golena ha l’importante effetto di così le “strozzature idrauliche”(la vera causa che ridurre la velocità della corrente, dilatando i tempi trasforma la vegetazione da fattore di sicurezza in di corrivazione e riducendo quindi il rischio di fattore di rischio) (Andreotti & Zampetti, 2007). esondazioni. Tale effetto positivo, può diventare Nei canali di bonifica la necessità di assicurare negativo solo se si verifica in un contesto dove l’efficienza idraulica, mantenendo un profilo degli l’innalzamento dei livelli idrici conseguenti al argini pressoché regolare, non impedisce di rallentamento delle acque rischia di provocare migliorare le pratiche di sfalcio ottenendo allagamenti in centri urbani. A questo riguardo significativi miglioramenti della qualità ambientale sarebbe sufficiente limitare i tagli della vegetazione anche senza un incremento dei costi di gestione. arborea ai soli tratti adiacenti ad aree urbanizzate a Molte sono le esperienze, a riguardo, già attuate forte rischio di inondazione e mantenere a monte di all’estero e anche in Italia con risultati queste la vegetazione ripariale più sviluppata scientificamente dimostrati. In particolare, uno possibile (Andreotti & Zampetti, 2007). Il rischio di degli obiettivi principali è quello di ricreare, sdradicamento delle piante arboree presenti in all’interno di un canale di bonifica o di un corso golena è del tutto irrisorio in condizioni di piene d’acqua naturale rettificato, un andamento sinuoso annuali o per meglio dire che si verificano a della corrente. La meandrificazione crea infatti frequenza elevata. Durante le piene eccezionali lo zone a differenti velocità di corrente e quindi vari sdradicamento di esemplari arborei in golena è microhabitat e maggiore biodiversità (CIRF, 2003). comunque sempre accompagnato da fenomeni Per ottenere un canale di corrente sinuoso è franosi che si verificano nei versanti delle aree necessario attuare un taglio parziale della Pagina313 Pagina313 montane e collinari allorquando si riversano nel vegetazione in alveo (1/3 o 2/3 del totale)

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Bibliografia procedendo con un andamento sinuoso a mezzelune sfalsate tra le due sponde (CIRF, 2003). Tale medodologia gestionale, applicabile a diversi contesti della rete di canali della Pianura Pontina e della Piana di Fondi, trova fondamento scientifico in considerazione del fatto che è stato verificato (Madsen, 1995) come non sussista una correlazione lineare tra il taglio della vegetazione in alveo e l’abbassamento dei livelli idrici. E’ sufficiente infatti sfalciare un canale di corrente di larghezza pari a un terzo dell’alveo per ottenere un significativo miglioramento del deflusso e un conseguente abbassamento del livello idrico. Nel caso non sia applicabile il taglio della Figura 86 – Canale di corrente sinuoso (fonte: vegetazione secondo uno schema sinuoso, si può CIRF, 2003) operare con un taglio su un solo lato, avendo cura comunque di lasciare anche solo pochi centimetri di vegetazione sul piede di sponda opposto per proteggerlo dall’erosione (CIRF, 2003). L’ombreggiamento dell’alveo è poi un aspetto molto importante che può influenzare sensibilmente la qualità del corso d’acqua e dell’ambiente circostante, offrendo habitat e rifugio per molte specie anche non propriamente acquatiche. Inoltre, la vegetazione ripariale limita lo sviluppo della flora acquatica, riducendo quindi la necessità di interventi di manutenzione meccanica, con notevoli vantaggi per gli enti preposti (CIRF, 2003). In alcuni contesti favorevoli, sarebbero particolarmente utili degli interventi di risezionamento dell’alveo per il possibile reinserimento della vegetazione spontanea, soprattutto (visti i costi ingenti che tali operazioni Figura 87 – Esperienza che dimostra l’effetto di comportano) laddove per ragioni idrauliche, questi diverse intensità di taglio sul tirante idrico (fonte: sono già previsti. CIRF, 2003)

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La presenza della vegetazione fuori dall’alveo, principalmente all’interno di fasce di rispetto demaniali, è una degli aspetti più rilevanti per una riqualificazione a fini della rete ecologica, perché oltre a influenzare positivamente la qualità fluviale, può rappresentare un valido surrogato degli ecosistemi planiziali presenti prima delle bonifiche. Gli interventi di nuova piantumazione arborea e arbustiva, effettuati chiaramente con specie vegetali Figura 89 – La sponda ombreggiata è meno ricca di idonee, deve però tenere in considerazione le vegetazione erbacea (fonte: CIRF, 2003) esigenze di manutenzione che necessitano di spazi idonei per il passaggio dei mezzi meccanici, sia nel caso di utilizzo di entrambe le sponde che nel caso in cui si debba mantenere l’accesso su una sponda soltanto. Figura 90 – Canale con banca transitabile su entrambe le sponde: effettuare la manutenzione della banca interna lasciando la vegetazione su quella superiore (fonte: CIRF, 2003)

Figura 91 – Fascia di vegetazione da un solo lato senza il passaggio dei mezzi (fonte: CIRF, 2003)

Figura 88 – Effetto di una fascia ombreggiante alternata a spazi vuoti per ottenere una maggiore diversificazione ambientale (fonte: CIRF, 2003) Figura 92 - Fascia di vegetazione e passaggio su entrambi i lati (fonte: CIRF, 2003)

La situazione provinciale Ferme restando le necessità operative e l’esigenze

di manutenzione delle strutture preposte alla Pagina315

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Bibliografia sicurezza idraulica, i margini di miglioramento Relativamente al servizio di manutenzione dei corsi rispetto all’approccio “classico” sono ampi. d’acqua, il consorzio è tenuto, tra le altre cose, a far L’attività di manutenzione della maggior parte dei si che “Gli interventi di manutenzione devono corsi d’acqua (naturali e artificiali) della provincia garantire il recupero e la salvaguardia delle di Latina è affidata ai due Consorzi di Bonifica, caratteristiche naturali ed ambientali degli alvei. In Agro Pontino e Sud Pontino, rispettivamente per la particolare, l'esecuzione degli interventi volti a Pianura Pontina e per la piana di Fondi. Restano realizzare sezioni d'alveo che consentano il fuori dalla competenza dei due consorzi, i fiumi deflusso delle portate di piena ammissibili deve Sisto e Amaseno, dichiarate aste di interesse essere effettuata in modo tale da non pubblico e, come tali, considerati di competenza compromettere le funzioni biologiche del corso dell’Agenzia Regionale per la difesa del Suolo d'acqua e delle comunità vegetali ripariali, (ARDIS). compatibilmente con le esigenze di tutela dei centri La diversità di competenza si riflette anche in un abitati e delle infrastrutture in relazione ad diverso stato reale, in quanto nei due corsi d’acqua accertati fenomeni di rischio.” (art. 11, comma 2 gestiti dall’ARDIS viene operato un livello di della Convenzione). manutenzione della vegetazione spondale meno Inoltre, “Gli interventi di manutenzione delle opere frequente, almeno sui tratti del medio-alto corso, idrauliche, comprese quelle di bonifica, hanno ad con evidenti benefici ambientali. Tuttavia ciò non oggetto: a) la manutenzione degli argini e delle appare sufficiente a garantire un adeguato standard opere accessorie, consistente nel taglio della di gestione perché sebbene meno frequenti, le vegetazione sul fondo e sulle scarpate, (…) 2. La operazioni di taglio della vegetazione vengono manutenzione ed il ripristino, anche parziale, delle eseguite con criteri semplicistici e senza le adeguate opere trasversali in alveo deve prevedere gli considerazioni sugli effetti ambientali che opportuni accorgimenti per assicurare il provocano. mantenimento della continuità biologica del corso Per quanto riguarda i corsi d’acqua gestiti dai d'acqua tra monte e valle, con particolare Consorzi di Bonifica, tale attività è disciplinata riferimento alla fauna ittica, quali scale di monta dalla convenzione, stipulata nel 2005 e di validità del pesce, rampe, piani inclinati. 3. La quinquennale, tra la Provincia di Latina e i due manutenzione ed il ripristino di opere e manufatti Consorzi, in base alla quale sono stabilite, tra le in alveo deve essere realizzata di norma con i altre cose: criteri della ingegneria naturalistica.” (art. 12,  le aree di intervento, comma 1,2 e 3)  le opere, impianti ed attività affidate  gli standards  il servizio pubblico di manutenzione  il servizio pubblico di irrigazione

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di sostenibilità ambientale, sia alla base dell’attuale stato di criticità degli interventi manutentivi in alveo. A nostro avviso, attualmente ci sono i presupposti per una revisione dei termini della convenzione tra Provincia e Consorzi di Bonifica (peraltro in scadenza nel 2010), basata su uno schema tipo di disciplinare impostato dalla Regione Lazio nel 2000, anche in considerazione del fatto che entrambi i Consorzi di Bonifica operanti nel

territorio provinciale si sono dimostrati ampiamente Figura 93 – Canale Marangio nella piana di Fondi favorevoli a modificare gli standard operativi

secondo protocolli più rispettosi della salvaguardia Quanto riportato fa emergere contraddizioni degli elementi naturalistici. piuttosto evidenti tra le finalità descritte (“Gli Presumibilmente una gestione più “naturalistica” interventi di manutenzione devono garantire il degli interventi comporta un costo maggiore per recupero e la salvaguardia delle caratteristiche unità di superficie interessata (operare in modo naturali ed ambientali degli alvei”) e le modalità uniforme e automatico rende tali attività più esecutive per raggiungerle (“Gli interventi di speditive), ma tali incrementi di costo potrebbero manutenzione dei corsi d’acqua consistono in: a) essere compensati da una rimodulazione delle rimozione di rifiuti solidi e potatura o taglio di attività nel tempo e nello spazio così da ridurre la alberature, che siano di ostacolo al deflusso frequenza ma aumentare gli ambiti di applicazione. regolare delle piene ricorrenti, dell’alveo e dalle sponde” art. 11, comma 1). Le indicazioni riportate nella convezione rischiano di essere troppo aleatorie, favorendo interpretazioni soggettive su concetti chiave quali: “entità del taglio della vegetazione”, “recupero e salvaguardia delle caratteristiche naturali”, “compromissioni delle funzioni biologiche”, “continuità biologica del corso d’acqua”, tutti citati nel testo ma assolutamente non comprensibili nella loro misura. Si ritiene che l’assenza di riferimenti normativi Figura 94 – Un canale della bonifica presso chiari, e ovviamente impostati su nuovi fondamenti Pontinia.

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16. STUDI DI FATTIBILITÀ

Allegati alla presente relazione sono riportati testi e Gli interventi previsti riguardano tutti ambiti tavole di 5 studi di fattibilità relativi ad interventi fluviali o di canali di bonifica con particolare diretti di riqualificazione finalizzati a migliorare la riferimento alla vegetazione ripariale e sono struttura della rete ecologica alll’interno degli localizzati nelle seguenti aree: ambiti ritenuti più critici. 1) Fiume Sisto-Ninfa Ogni studio è articolato secondo un modello che ha 2) Fiume Amaseno previsto un inquadramento ambientale con la 3) Canali della Bonifica caratterizzazione vegetazionale e faunistica 4) Canale Marangio-Rezzola-Vetere (relativamente alle emergenze) del sito, un’analisi 5) Rio S.Croce delle finalità e degli elementi target (specie ed habitat) verso cui il progetto è rivolto, e infine la descrizione dell’intervento con la tempistica e la stima dei costi.

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17. COMUNICAZIONE E MEDIAZIONE SOCIALE

Al fine di condividere con le realtà locali e gli attori del territorio la metodologia ed i risultati ottenuti, oltre che raccogliere indicazioni per le strategie e le azioni per l’attuazione della Rete Ecologica, sono stati coinvolti i seguenti attori istituzionali in una serie di riunioni e sopralluoghi nell’area di studio: - Provincia di Latina – Settore Ecologia e Forestale - Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino - Consorzio di Bonifica di Fondi - Corpo Forestale dello Stato - Ente Parco Anzionale del Circeo - Ente Parco Naturale Regionale dei Monti Aurunci - Ente Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni - Ente Parco Naturale Regionale Riviera d’Ulisse - Regione Lazio – Dipartimento del Territorio E’ stato inoltre prodotto un documento tecnico a scopo divulgativo che costituisce una sintetica descrizione del lavoro, utilizzata come base nel processo di informazione e partecipazione che ha coinvolto gli attori istituzionali.

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18. BIBLIOGRAFIA

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Bibliografia

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Brunelli M., Calvario E., Cascianelli D., Corbi F., Sarrocco S.., 1998 - Lo svernamento degli uccelli acquatici nel Lazio: 1993-1998 - Alula, V (1-2): 3-124. Brunelli M., Calvario E., Corbi F., Roma S. & Sarrocco S., 2004 - Lo svernamento degli uccelli acquatici nel Lazio, 1993-2004 - Alula, XI (1-2): 3-85. Brunelli M., Corbi F., Sarrocco S.., 2005 - Il ruolo delle zone umide artificiali del Lazio per l'avifauna acquatica - Avocetta, 29: 42. Brunelli M., Fraticelli F., 1997 - Check-list degli uccelli del Lazio aggiornata a dicembre 1996 - Alula, IV (1-2): 60- 78 Brunelli M., Fraticelli F., 1999 - Check-list degli uccelli del Lazio: rettifiche e aggiornamento a tutto il 1998 - Alula, VI (1-2): 150-154 Brunelli M., Fraticelli F., 2002 - Check-list degli uccelli del Lazio: rettifiche e aggiornamento a tutto il 2002 - Alula, IX (1-2): 84-89 Brunelli M., S. Sarrocco, A. Boano, F. Corbi, S. De Felici, G. Guerrieri, A. Meschini, S. Roma, A. Sorace, G. Tallone , in stampa - Nuovo Atlante degli Uccelli nidificanti nel Lazio – PAUNIL 2006-2008 - Conv. Ital. Orn. XIV. Brunelli M., Corbi F., Sarrocco S., Sorace A., 2009 – Progetto Atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio (PAUNIL). - XV Convegno Nazionale di Ornitologia. Poster. Sabaudia 14-18 ottobre Brunelli M., Corbi F., Sarrocco S., Sorace A., 2009 – Atlante degli uccelli acquatici svernanti nel Lazio (1991-2008). - XV Convegno Nazionale di Ornitologia. Poster. Sabaudia 14-18 ottobre Brunner A., Celada C., Rossi P., Gustin M., 2005 - Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla base della rete delle IBA (Important Bird Areas). LIPU- BirdLife Italia. Ministero dell’Ambiente, Servizio Conservazione della Natura. Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds.), 1998. Libro rosso degli Animali d'Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma. Calvario E., Sarrocco S., 1991 - Popolazione nidificante e svernante di Svasso maggiore nel Lazio: considerazioni sul periodo di censimento - Suppl. ric. Biol. Selvaggina, XVI: 301-305 Calvario E., Sebasti S., Copiz R., Salomone F., Brunelli M., Tallone G., Blasi C. (a cura di), 2008 - Habitat e specie di interesse comunitario nel Lazio. Edizioni ARP - Agenzia Regionale Parchi, Roma Cannavicci A., Biondi M., Guerrieri G. & Demartini L., 1996 - Avvistamenti invernali di Rondone, Apus apus, in aree costiere del Lazio - Riv. Ital. Orn., 66 (1): 71-72. Carpaneto G.M., 1986- Osservazioni preliminari sugli Anfibi e sui Rettili del Parco Nazionale del Circeo (Amphibia e Reptilia). Atti Convegno “Aspetti faunistici e problematiche zoologiche nel Parco Nazionale del Circeo”. Ministero delle Agricoltura e delle Foreste e Parco Nazionale del Circeo. Sabaudia 1986: 145-155. Cascianelli D., Corbi F., Corsetti L., 1996 - Check-list degli uccelli della provincia di Latina (Lazio). - Gli Uccelli d'Italia, XXI: 39-59. Pagina323 Pagina323

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Cascianelli D., Saracino U., 1981 - Nidificazione del Cavaliere d'Italia Himantopus himantopus (Recurvirostridae) e del CucuIo dal ciuffo Clamator glandarius (Cuculidae) nella Pianura Pontina -Lazio - con riferimento al loro status nel Parco Nazionale del Circeo. - Atti I° Conv. Ital. Orn., Aulla: 45. Castaldi A., Guerrieri G., 1995 - Distribuzione altitudinale del genere Lanius nel Lazio - Avocetta, 19: 136. Castaldi A., Guerrieri G., 1999 - Migrazione della Rondine Hirundo rustica lungo le coste del Lazio - Avocetta, 23: 41. Castaldi A., Guerrieri G., 2001 - Utilizzazione dello spazio aereo nella migrazione di Hirundo rustica e Delichon urbica lungo le coste del Lazio - Avocetta, 25: 89. Castaldi A., Guerrieri G., 2005 - Canali di bonifica e riproduzione di non-Passeriformes lungo la fascia costiera del Lazio. - Avocetta, 29: 51. CIRF, 2003 – Progetto LIFE ECONET. I canali di bonifica e i corsi d’acqua delle provincie di Modena e Bologna: verso la creazione della rete ecologica di pianura. Relazione tecnica, inedita. www.cirf.org. Conti P., 1994 - Il fiume Garigliano e la sua foce: importanza per l'avifauna. - Atti 6° Conv. Ital. Orn. (1991). Mus. reg. Sci. nat. Torino: 521-522. Contoli L. & Sammuri G., 1981 -Sui popolamenti di micromammiferi terragnoli della costa medio-tirrenica italiana in rapporto alla predazione operata dal Barbagianni. Quad. Acc. Naz. Lincei, 254: 237-262 Corbi F., 1988 - Lo svernamento del Cormorano in Italia. 18. Laghi Pontini (Lazio) - Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XV: 129-150 Corbi F., 1996 - I risultati dei censimenti invernali degli uccelli acquatici nei laghi del Parco Nazionale del Circeo (1981-1995). Elementi per la gestione. - Atti Conf. “Studi e ricerche sui laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo”. Fogliano, 1995: 145-162. Corbi F., 2003 - Fenologia e abbondanza della Strolaga mezzana Gavia arctica lungo la costa Pontina (Italia centrale) - Avocetta, 27 (Numero speciale): 34 Corbi F., 2005 - Strolaga mezzana, Strolaga minore - In: Spagnesi & Serra (eds.) "Uccelli d'Italia" Vol I. Quad. Cons. Nat. n. 22 e "Iconografia degli uccelli d'Italia" Vol I. INFS. Corbi F., Cascianelli D., Pinos F., 1997 - Cormorants wintering in , central Italy, in the season 1994-95. - Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XXVI: 389-395. Corbi F., Di Lieto G., Pinos F. & Trotta M., 1999 - Avvistamenti di Aquila anatraia minore (Aquila pomarina) nel Promontorio del Circeo (Lazio). - Alula VI (1-2): 176-177 Corbi F., Di Lieto G., Pinos F. & Trotta M., 2003 - Fenologia della migrazione autunnale dei rapaci in un sito dell’Italia centrale (Promontorio del Circeo). - Avocetta, 27(1): 72. Corbi F., Pinos F., 2004 - La migrazione autunnale dei rapaci nel Lazio: Il Promontorio del Circeo. - Atti Conv. “Uccelli rapaci nel Lazio: status e distribuzione, strategie di conservazione”. Sperlonga, 2003: 125-142. Corbi F., Pinos F., Trotta M., Di Lieto G., Cascianelli D., 1999 - La migrazione post-riproduttiva dei rapaci diurni nel Promontorio del Circeo (Lazio) - Avocetta, 23: 13. Corsetti (ed.), 2002 - Parco dei Monti Aurunci, wilderness mediterranea. - Edizioni Belvedere, Latina. 159 pp. Pagina324 Pagina324

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La Rete Ecologica della Provincia di Latina – Bibliografia

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