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Anno VI N. 56 | Dicembre 2017 | ISSN 2431 - 6739 Nuova legge sul cinema e decreti derivati di Vedi Napoli (il Franceskin e Borrellik cinema) eppoi muori prossimamente su tutta la modulistica ad alta definizione (di media) Napoli, si sa, nel bene e Darix Franceskin nel male è la città ita- Presenta liana che maggior- mente fa parlare di sé. E periodicamente sot- to il profilo della -pro Alberto Castellano duzione e degli eventi culturali - al di là della qualità di singole opere letterarie, teatrali, ci- nematografiche o dello spessore di manifesta- zioni culturali – si alimentano fantomatiche mode e tendenze, si costruiscono fantasiosi movimenti artistici, si ipotizzano rinascite (o rinascimenti) sintomatici di una (supposta) vi- talità cittadina e regionale. Complice, anzi de- terminante, l’amplificazione mediatica (carta stampata, tv, radio, canali informatici) ali- mentata non solo dalla stampa locale ma an- che da quella nazionale che pronta a cadere nelle trappole ricattatorie con un atteggia- mento tra l’ammirazione esotica, l’accondi- scendenza, il “senso di colpa”, si spertica in elogi eccessivi per qualunque “novità” parte- nopea che spesso nascondono (ma nessuno lo ammette) una sostanziale distanza da un mon- do autocelebrativo e autoreferenziale condan- nato a un immobilismo e a un ruolo che non al- tera più di tanto le gerarchie del potere nazionale culturale, mediatico, editoriale, ege- mone dal punto di vista degli eventi che conta- no. Ogni qualvolta si parla di Napoli c’è chi co- me me avverte un disagio per la difficoltà di separare la valutazione obiettiva dell’oggetto culturale dal flusso propagandistico spropor- zionato, di accostarsi alla questione con sguar- do lucido, equilibrio concettuale, approccio di- staccato. Del resto si è detto tante volte che Napoli non è, e forse non sarà mai, una città “normale”. Nel bel volume appena uscito Tradi- zioni popolari di Napoli (Newton Compton edi- tori), l’autore l’antropologo Claudio Corvino, che affronta l’argomento scardinando luoghi comuni, stereotipi, preconcetti, scrive nell’in- troduzione: “È impossibile osservare Napoli a occhio nudo perché non è mai stata una città neu- trale. Come molte altre scolpite nell’immagina- La banda dei bandi rio, la città partenopea non è mai un semplice Dilettanti allo sbaraglio sfondo, un reticolo di strade, piazze e palazzi che ospita le vite dei suoi abitanti”. L’ennesimo Refusi esilaranti per un cast eccezionale. La critica più disinvolta ha già assegnato il suo 8 & spunto di riflessione sulla questione ce lo for- 1/2 “Errori materiali divertenti e appassionanti” per un’opera che ha aperto nuove visioni e nisce la forte presenza del cinema made in prospettive del cinema italiano nonostante problemi di diffusione, infatti il film doveva Naples all’ultima Mostra del Cinema di Ve- uscire già il 1 gennaio 2017 ma sta trovando seri problemi di distribuzione. DdC nezia. Esattamente vent’anni fa all’edizione (vignetta di Pierfrancesco Uva) segue a pag. seguente

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segue da pag. precedente toni mediatici erano quelli del film che stava Stati Uniti. L’altro film del quale si è molto del 1997 del Festival fece rumore la presenza quasi cambiando l’animazione (neanche si parlato è Ammore e malavita dei Manetti Bros, in concorso de I vesuviani, scortato da una trattasse della Pixar/Disney, della Dreamwor- un divertente e piacevole mix di sceneggiata, comprensibile attesa di pubblico e di critica se ks o di qualche prodotto della scuola dell’Est musical, noir, neomelodici, crime movie, pa- non altro perché fu annunciato con precipito- europeo o di quella più recente francese o spa- rodia, commedia. Una bella commistione e con- sa enfasi e pretenziose opzioni come una sor- gnola che hanno lasciato un segno nel genere) taminazione di generi e linguaggi con molte cita- ta di “manifesto” di una presunta Nouvelle proprio perché faceva parte del pacchetto na- zioni che se non altro esalta una Napoli più Vague napoletana. Poi il film divise gli stessi poletano. La Mad Entertainment, la factory insolita, originale, naif anche se c’è una buona pubblico e critica, deluse in parte le aspettati- napoletana dell’animazione che da qualche mezzoretta di troppo che avrebbe giovato a ve e fu un mezzo flop. Ma alla luce di quello anno sta ridisegnando una via italiana al car- tutta l’operazione. L’equilibrio è la storia di un che è successo vent’anni dopo, quell’evento tone animato, esibisce una squadra di talenti prete di frontiera ed è proprio il caso di dire oggi appare giustificato e comprensibile se guidati da Alessandro Rak (la stessa del carto- che Vincenzo Marra ha tenuto in asciutto non altro perché riuniva con la formula degli on d’esordio L’arte della felicità) alle prese con equilibrio un tema e un contesto sempre a ri- episodi cinque talenti partenopei (Martone, avanzate tecniche digitali, computergrafica e schio di debordare nel gomorrismo di manie- Capuano, Incerti, De Lillo, Corsicato) di gene- creatività visiva. E allora non sarebbe meglio ra. Con il mediometraggio Il signor Rotpeter, razioni e formazioni diverse che già avevano sperimentare tutto questo con altre storie e quasi un fantasy da un raro racconto di Kafka, dato prova della qualità d’autore del loro cine- altri contesti non napoletani per evitare di Antonietta De Lillo, conferma di essere un’au- ma ed erano proiettati con belle speranze (che chiudersi in un recinto autoreferenziale? O trice di talento fuori dagli schemi, una cinea- poi si sono realizzate) nel panorama cinema- forse quelli della Mad sanno che senza il “pa- sta indipendente sempre pronta a mettersi in tografico nazionale. Ben diverso è ciò che è ac- racadute culturale” napoletano rischierebbe- gioco e a sperimentare linguaggi, formati e caduto quest’anno. Sulla Laguna sono sbar- formule autoproduttive come le produzio- cati distribuiti in varie sezioni (Concorso, ni dal basso e il film partecipato, anche se Orizzonti, Giornate degli Autori, Fuori con- pure lei ha preferito declinare la storia in corso, Settimana della Critica) ben otto film versione napoletana. Gli altri quattro film (sei lungometraggi, un mediometraggio e della cordata partenopea non tolgono e un corto) targati Napoli accompagnati già non mettono in termini di qualità e di no- prima delle proiezioni da sirene, fanfare, vità. Da Il cratere definito dai registi Luca megafoni, sponsor mediatici per il solo fat- Bellino e Silvia Luzi come “una favola Di- to che la pattuglia dei cineasti napoletani era sney al contrario” a Veleno di Diego Oliva- la più nutrita. E questo in parte ci può stare, res che affronta il dramma degli abitanti poi però critici, cronisti, inviati e opinionisti della Terra dei Fuochi, da Nato a Casal di (con le solite eccezioni) si sono fatti prendere Principe di Bruno Oliviero, che ripercorre la la mano parlando di capolavori, di “miracolo vicenda di Paolo Letizia, rapito nel 1989 in napoletano”, con esaltazioni tipo “un film che “Gatta Cenerentola” animazione, (2017) diretto da Alessandro circostanze misteriose e mai più tornato a ha stregato Venezia”, “il cinema napoletano Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone casa, al cortometraggio MaLaMèNTi di e conquista Venezia”, “film salutati con -stan con Francesco Di Leva, esordio dell’attore ding ovation” ecc… Poi dopo la sbornia vene- dietro la macchina da presa. Insomma il ci- ziana, le opere presentate hanno dovuto fare i nema napoletano in questi ultimi anni dà conti con distribuzioni e uscite non sempre segni di vitalità dal punto di vista della pro- facili, con il responso del botteghino e con lificità, della vivacità, della nascita di nuovi giudizi più distaccati e meno condizionati dal autori (da Sorrentino all’ultimo sconosciu- contagio festivaliero. Del gruppo il più so- to documentarista), dell’affermazione di pravvalutato e sostenuto enfaticamente (si è nuove realtà produttive, della diversità dei parlato di “miracolo dell’animazione”, “rina- generi (dal dramma alla commedia, dal no- scita del cartoon italiano”) è Gatta Cenerentola, ir gomorresco al musical, dalla fiction più rilettura animata postmoderna della favola commerciale al documentario più rigoro- del Seicento di Basile che è all’origine del so), del target commerciale (da opere a famoso omonimo spettacolo del 1976 di Ro- grosso budget a piccoli film autoprodotti), berto De Simone e ispiratrice qualche an- “Il signor Rotpeter” mediometraggio di Antonietta De Lillo nella di livelli qualitativi diversi (da opere raffi- no fa de Il racconto dei racconti di Garrone. Il selezione ufficiale di Venezia 74, nella sezione Fuori Concorso. nate a prodotti trash). E anche la televisione testo di Basile c’entra poco o niente al punto ro in termini di consensi mediatici, quindi (Rai, Mediaset e Sky) tra fiction, serie, tv-mo- da alimentare il sospetto che è soprattutto il preferiscono assecondare l’equivoco. E a ri- vie, programmi comici d’intrattenimento, fa titolo, forte nell’immaginario ed evocativo, ad prova di come il “napoletanismo” sia trasver- da ulteriore cassa di risonanza di un trend pe- aver ispirato furbescamente gli autori, per poi sale a categorie, festival, rassegne, operatori riodico che come tale viaggia selvaggiamente arzigogolare con belle soluzioni visive sull’as- molto diversi e distanti per qualità delle pro- da solo, fa parlare di sé tra social, piattaforme, se passato-presente-futuro e rimestare ancora poste e impostazioni culturali per cui quando circuiti di condivisione, siti, canali tematici e una volta tra gli stereotipi del degrado, della cri- c’è di mezzo l’evento napoletano si finisce per altri veicoli informatici. Non avrebbe bisogno minalità, del traffico di droga, dei boss, delle fare quadrato, Gatta Cenerentola riceverà un quindi di ombrelli protettivi, di corsie prefe- donne sottoproletarie e via dicendo, che alla di- Capri Award nell’ambito di “Capri-Hollywo- renziali, di overdosi d’informazione e pubblici- stanza fanno valere un’esuberanza già vista e od” che si tiene sull’isola a dicembre, un pre- tà, di strategie di comunicazione che cercano sentita in carne ed ossa che finisce per vanifica- mio che dovrebbe aprire al film le porte del di accreditare scuole, tendenze e movimenti re le potenzialità antropomorfiche dell’opera- mercato americano. Non sappiamo quanto che non esistono, con l’effetto oggettivo di cre- zione. Gatta Cenerentola è proprio la cartina di sia gratificante avere un riconoscimento da are la convinzione in molti non napoletani di tornasole di quello che si diceva nella premes- una manifestazione inconsistente e farragi- una produzione artistica e culturale specchio sa. La stessa storia se fosse stata raccontata li- nosa, una passerella di divi stranieri e nostra- e termometro di una città che invece annaspa ve non se la sarebbe filata nessuno, ma trat- ni e un’accozzaglia di premi intitolati a Lete e e resta ai margini dei centri culturali italiani tandosi di un cartone animato l’attenzione è Kimbo, che sbarca poi a Los Angeles in conco- più propulsivi e dei grandi eventi che conta- stata fisiologicamente maggiore, salvo poi mitanza con la consegna degli Oscar enfatiz- no. un’enfatizzazione sproporzionata visto che i zando un presunto lancio di film italiani negli Alberto Castellano 2 [email protected] Ecuador. Una panoramica sulle attività della Cinemateca Nacional ‘Ulises Estrella’ Il luogo della memoria audiovisiva ecuadoriana E’ stato a Quito che il serie di pubblicazioni, quali ad 28 dicembre 1981 il esempio: la rivista bimestrale Consiglio Esecutivo Cine OJO, la Cronologia della della Casa della Cultura Cultura Cinematografica in Ecua- Ecuadoriana (CCE), dor: 1849-1986, il Cinema Silen- sotto la presidenza del zioso in Ecuador: 1895-1935, il Ca- suo fondatore il poeta talogo dei Film Ecuadoriani: Ulises Estrella, decise 1922-1996; i Cuadernos de Cine- Laura Godoy Andrade di fondare la Cinema- matica, la Cinematografia di Au- teca Nazionale della gusto San Miguel: 1924-1925 di CCE, per iniziare le proprie attività culturali Wilma Granda, Inicio y Memo- già nel gennaio 1982. Dopo la morte di Estrella ria cinematica: 1982- 2007, Afiches avvenuta nel 1984, la Cinemateca Nacional ha del Cinema Ecuadoriano: 1969- preso proprio il suo nome. 2013 e ancora la Rivista Specializ- E di lui si è preso come esempio l’impegno zata in Cinema: 25 Watts. Tutte culturale su tre obiettivi fondamentali: queste pubblicazioni hanno 2 ° Festival City di Quito Sala Alfredo Pareja • L’archiviazione del patrimonio cinema- consentito di promuovere un tografico che comprendeva la ricerca, il confronto costruttivo e creati- recupero delle pellicole, la conservazio- vo con il pubblico, i cineasti, gli ne, la digitalizzazione e l’apertura di storici e i ricercatori, con i di- sportelli per la consultazione pubblica; stributori di film e con chi si • La diffusione attraverso la promozione occupa di programmare rasse- cinematografica; gne cinematografiche alterna- • La promozione dei Circoli del Cinema in tive fuori dal mercato e magari funzione della educazione cinematogra- con anteprime nazionali ed in- fica del pubblico. ternazionali. Proprio la pro- La Cinemateca Nazionale della CCE è oggi la cu- grammazione e distribuzione stode legale del patrimonio audiovisivo del cinematografica ecuadoriana e Paese. È l’unico archivio cinematografico in del cinema indipendente in- Ecuador che conserva gli audiovisivi, con cir- ternazionale sono un altro set- ca 5.000 titoli nazionali in formati 8, S8, 9.5, 16 tore di impegno importante Archivio e consultazione pubblica Cinemateca Nacional Ecuador e 35mm e formati video Betamax, VHS, U-Ma- della Cinemateca Nacional, che tic, V8, DVD, Bluray , HDV e DVCAM. Possie- utilizza per gli incontri e le de anche un fondo di documentazione cine- proiezioni la bella sala Alfredo matografica di oltre 10.000 pagine di Pareja Diezcanseco, dotata di stampati, sceneggiature, foto, poster cinema- 320 posti a sedere in cui si può tografici, nonché una biblioteca specializzata proiettare in DCP, Bluray e con pubblicazioni e cataloghi di film. Questo DVD. La programmazione ci- grosso lavoro può realizzarsi grazie alle nor- nematografica che viene - pro mative e al sostegno della FIAF (International posta in modo articolato e di- Federation of Film Archives) e del CLAIM (Coor- versificato si rivolge a tutta la dinamento Latinoamericano degli Archivi delle comunità della provincia in cui Immagini in Movimento), organizzazioni a è collocata la Cinemateca Nacio- cui la Cinemateca aderisce. A partire dal 2008, nal. Da qui nasce la collabora- la Cinemateca offre la possibilità di una consul- zione con l’Istituto di Cinema e tazione pubblica di tutto il materiale dell’ar- la Casa di Produzione Audiovisiva chivio cinematografico, dando la possibilità ai (ICCA), con le quali la Cinemati- ricercatori e a tutto il pubblico in generale di ca gestisce il programma Territo-Cineclub Centro Culturale Università Cattólica di Quito accedere gratuitamente al fondo e alla docu- rio Cine, con lo scopo proprio di mentazione audiovisiva presente, ai fini di un promuovere manifestazioni ci- uso culturale. Nel 2015, grazie al Ministero nematografiche di respiro- na della Cultura e all’ex National Film Council, es- zionale in tutti gli angoli del sa si è dotata di un Film Scanner, un’attrezza- paese. Così, in modo ininter- tura fondamentale per la conservazione digi- rotto da quattro anni, la Cine- tale del patrimonio cinematografico e la mateca può organizzare la ma- creazione così di una Cinemateca digitale, fon- nifestazione Casa Cine Fest, il damentale per il recupero della memoria au- Festival del Cinema latinoame- diovisiva dell’Ecuador su cento anni di storia ricano che si è imposto al pub- del cinema nazionale, anch’essa disponibile blico come una finestra impor- per la ricerca e la consultazione pubblica. La tante per la divulgazione di Cinemateca Nacional con tali politiche ha con- tanti film indipendenti latinoa- tribuito a sviluppare importanti risultati nel mericani. Nella sua ultima edi- processo di recupero della memoria cinema- zione svoltasi nel Giugno di tografica ecuadoriana, avviando percorsi che quest’anno, questo Festival ha Le scuole del sud al Teatro Messico si sono potuti materializzare attraverso una richiamato più di 12.000 spettatori. Il Festival segue a pag. successiva 3 n. 56

segue da pag. precedente Un esempio eccellente sul valore della cinematografico Casa Cine Fest, formazione del pubblico col cinema, da che tanto successo di pubblico cui si è allontanata la nuova/vecchia produce, è strutturato in diver- Legge italiana su Cinema e Audiovisivo se sezioni di concorso così sud- divise: premio per la migliore fiction latinoamericana, la men- Red Cineclubes zione speciale del pubblico per il miglior film latinoamericano, Ecuador la migliore fiction ecuadoriana, Riconoscendo il ruolo fondamentale svolto la menzione speciale del pub- dai Circoli del Cinema come scuola di for- blico al miglior film ecuadoria- mazione del pubblico, nell’ottobre del 2015 no, la sezione per il miglior cor- è stata creata la Rete dei Circoli del Cinema to di narrativa ecuadoriana e in Ecuador con l’obiettivo di incoraggiare un’altra per il premio del pub- Prima del film “Yasuní Man” (2016) Sala Alfredo Pareja la democratizzazione e il decentramento blico al miglior cortometrag- culturale grazie all’uso del cinema, tenen- gio nazionale. La sala cinemato- do conto dei differenti pubblici e dei con- grafica Alfredo Pareja Diezcanseco, tenuti dei film da proporre in tutte le di- diventata un punto di riferimen- verse aree del paese. Il nostro obiettivo to fondamentale per tutto il no- principale è stato quello di divulgare con stro pubblico, ospita durante iniziative appropriate rassegne cinemato- tutto l’anno ancora altre impor- grafiche che potessero avvicinare e aggre- tanti manifestazioni, per citare gare i giovani e il pubblico in generale al le più importanti: l’ EDOC Other cinema alternativo non commerciale, per Cinema Meetings International lavorare alla formazione di nuovi pubblici, Documentary Film Festival (giun- specialmente per bambini e giovani. Sono ta alla 17 edizione), LGBTI Festi- nati così nuovi Circoli del Cinema e si sono val The Place without limits, rafforzati sul piano organizzativo quelli CHULPICINE - Children’s Film esistenti attraverso stages, sostegno alla Festival, Festival del cinema fran- programmazione e l’aiuto nel fornire spazi cese, Festival EUROCINE, Ecua- Il teatro Carlos Crespi Cuenca mostra il cinema per bambini per le proiezioni. La rete è stata integrata dor International Film Festival, con la presenza dei rappresentanti dei Cir- Environmental e ancora il City of coli del Cinema e operatori culturali di Quito Festival. La Cinemateca Na- Quito, Guayaquil, Cuenca, Riobamba, cional, da che è stata fondata ad Guaranda, Babahoyo, Ibarra e Puyo. Gra- oggi, è l’unica istituzione che zie all’apertura di numerose istituzioni ha un Circolo del Cinema che la- educative, la Rete si è potuta inserire e svi- vora in modo permanente, con luppare in diverse di queste realtà, come una programmazione quindici- ad esempio: l’Università Politecnica Salesiana nale che promuove il dibattito (Quito-Guayaquil Cuenca), l’Università In- dopo il film e valorizza il con- ternazionale, il Teatro del Messico, l’Università fronto tra il pubblico e gli auto- delle Americhe, il Centro Culturale della Ponti- ri. La politica del lavoro cultu- ficia Universidad Católica Quito, il Fondo de Cultu- rale della Cinemateca Nacional è ra Economica “Centro Culturale Carlos Fuentes”, strettamente organica agli in- l’Auditorium Unasur, il Museo della città e i Cine- dirizzi presenti nella Carta dei clubes: Catharsis, Casa della Cultura Azuay Diritti del Pubblico, quelli appro- Il Teatro México (Cuenca), Golondrina (Babahoyo), Casa della Cul- vati a Tabor nel 1987, avendo come premessa tori. tura ecuadoriana, Bolívar (Guaranda), Marte- il principio che tutti gli esseri umani hanno il Laura Godoy Andrade dì di Buon Cinema e tra questi il Kunturñawi diritto di accedere all’arte e all’arricchimento Coordinatrice della Cinemateca Nazionale della CCE Film Festival (Riobamba). In questi ultimi culturale. Questo ci ha consentito, durante Ulises Estrella due anni il lavoro è stato fruttuoso, sono questi 36 anni di impegno, di occuparci con traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis stati formati nuovi Circoli del Cinema, la consapevolezza di formazione del pubblico, programmazione è stata costante ed è sta- per creare spettatori che sappiano riflettere e Consulente della comunicazione e organizzatrice dei Cir- ta indirizzata soprattutto verso il pubblico sviluppare capacità critiche. Attivare una cul- coli del Cinema in Ecuador, operatrice e relatrice sulle dei bambini e dei giovani presenti nelle di- tura cinematografica con questi obiettivi è la politiche culturali dei circoli del cinema in diverse parti verse scuole e università del paese. Ultima nostra vera sfida, di cui ben tre generazioni del mondo, rappresentante in Ecuador della distribuzione notizia importante è che per tale impegno del nostro pubblico ha avuto modo di benefi- cinematografica alternativa CINESUD della IFFS – In- e programmazione complessiva delle ini- ciarne i risultati e di apprezzare in modo più ternational Federation of Film Societies, di cui è per la ziative culturali cinematografiche, la Rete consapevole l’arte cinematografica e i suoi au- Federazione latinoamericana il segretario supplente. ha il pieno supporto delle Ambasciate ac- creditate in Ecuador e dell’Istituto di Cine- ma e Produzione Audiovisiva dell’Ecuador (ICCA). Con questo intervento dall’Ecuador, prosegue il nostro sguardo sull’associazionismo in- ternazionale di cultura cinematografica. Sui numeri scorsi abbiamo pubblicato interventi Laura Godoy Andrade provenienti dal Brasile, Russia, Argentina e Italia. Continueremo il nostro approfondi- Coordinator Red Cineclubes Ecuador mento con i prossimi numeri.

4 [email protected] Il giorno della civetta Ricorreva, il 20 novem- di fare il carabiniere, il capitano Bellodi è sta- per mafia. Nel chiarchiaro: un luogo “che pa- bre, il 28° anniversario to partigiano, ha combattuto nella Resisten- reva”, scrive Sciascia, “una enorme spugna, della morte di Leonar- za. Esce sconfitto dallo scontro con don Ma- nera di buchi che veniva inzuppandosi alla lu- do Sciascia (era nato a riano Arena, il capobastone. Bellodi è allora ce che sulla campagna cresceva”. In questo Racalmuto l’8 gennaio “sfiorato dalla tentazione di abbandonare la luogo (Chiarchiaro è anche il cognome dello 1921). Uno scrittore im- speranza, una volta tornato nella ‘indolente iettatore nel racconto pirandelliano La paten- portante, un’illumini- sera’ di Parma, toccata da una struggente lu- te, magistralmente reso al cinema da Totò), sta di questo tempo. I ce”. La mafia ha vinto nonostante lui sia riu- nel romanzo, viene ritrovato il cadavere di Pa- Natalino Piras film tratti dalle opere di scito ad arrestare e portare all’Ucciardone, le olo Nicolosi. Questo scambio di morti di ma- Sciascia sono A ciascuno il suo (1967) di Elio Petri, carceri di Palermo, don Mariano, il mandante fia tra libro e pellicola serve ad esplicare me- Il giorno della civetta (1968) di Damiano Damia- dell’omicidio di Colasberna che è stato antifa- glio l’epigrafe del romanzo: “…come la civetta ni, Una vita venduta (1976) di Aldo Florio, tratto scista in gioventù, che insieme ai fratelli si op- quando di giorno compare”, come leit-motiv del dal racconto L’antimonio negli Zii Sicilia, Cada- poneva alla logica della spartizione degli appal- film, quasi una sceneggiatura nascosta che veri eccellenti (1976) di Francesco Rosi, tratto ti, lavorando onesto. Don Mariano, l’impresario viene fuori gradualmente alla luce del giorno dal Contesto, Porte aperte (1990) di Gianni Ame- Pizzuco, cognato di un onorevole democristia- e delle sue derisioni. Significativa l’espressio- lio, Una storia semplice (1991) di Emidio Greco, no, il sicario Diego Marchica detto Zecchinetta. ne popolare che il brigadiere D’Antona, sem- L’uomo che ho ucciso (1995) di Giorgio Ferrara, Verranno tutti scarcerati e Bellodi allontanato. pre nel romanzo, ripete al capitano Bellodi, tratto da 1912+1, Il Consiglio d’Egitto immediatamente prima del ritrova- (2002) di Emidio Greco. Nel 1998, Gian- mento del cadavere di Nicolosi: «E lu- ni Amelio ha realizzato I ragazzi di via cuccu ci dissi a li cuccuotti:/ a luchiarchiaru Panisperna, dove si parla dello scienziato nni vidiemmu tutti». L’archetipo di Bello- Ettore Majorana e della sua scomparsa, di, spiega Francesco Merlo nell’intro- tema trattato da Sciascia appunto nella duzione a una edizione «Corsera» del Scomparsa di Majorana (1975). Insieme a Giorno della civetta, è per Sciascia, un Nicola Badalucco e Fabio Carpi, Sciascia suo amico, “Renato Candida, ufficiale è stato sceneggiatore del filmBronte: cro- e scrittore, che aveva il coraggio fisico naca di un massacro che i libri di storia non e l’onestà del galantuomo e incarnava, hanno raccontato (1972) di Florestano Van- ai suoi occhi, il fiero e oscuro campio- cini, ricostruzione con ottica rovesciata ne di un mestiere amaro e difficile, il rispetto alla novella Libertà di Giovanni mestiere di servire la legge della re- Verga di quanto costò la repressione ga- pubblica, e di farla rispettare. Il capita- ribaldina seguita alla sanguinosa rivolta no Bellodi somiglia anche agli eroi fu- popolare contro i nobili appunto a Bron- turi che con lui si sarebbero identificati, te, in Sicilia. Il giorno della civetta è un in un gioco di specchi che si moltiplica- film che non perde di attualità così co- no in altri specchi, di letteratura che si me attuale rimane Leonardo Sciascia, fa vita e di vita che si fa letteratura. questo suo romanzo pubblicato da Ei- Bellodi è settentrionale come il gene- naudi nel 1961. Sciascia diceva di non rale Carlo Alberto Dalla Chiesa”. Il film amare Il giorno della civetta perché aveva di Damiano Damiani è dentro tutto avuto “troppo successo” e perché lo si questo. Come narrazione di quanto è continuava a leggere “come un raggua- già avvenuto, come absconditum-edi- glio folcloristico”. Ma non è così. Il giorno tum, come sintesi di linguaggi, come della civetta, libro e film insieme, sono un proiezione di futura memoria. Tutti classico, una tragedia shakespeariana giusti gli interpreti: Franco Nero è il per tutte le stagioni. Non a caso il titolo capitano Bellodi, Claudia Cardinale è prende dall’Enrico VI del Bardo, una bat- Rosa Nicolosi, don Mariano Arena lo tuta pronunciata dall’animoso duca di sostiene, “un mafioso perfetto”, l’ame- Somerset nella terza parte: “E colui che ricano Lee J. Cobb, che tradì ai tempi non vorrà oggi combattere per una si- del maccartismo, Serge Reggiani è mile speranza, se ne torni alla propria casa; si impareggiabile come Parriniedu, bra- ponga a letto, e, se ardirà mostrarsi alla luce Aveva fatto in tempo a ritrovare, facendo vissimo Tano Cimarosa come Zecchinetta, del giorno, sia fatto oggetto di scherno e di squassare l’asfalto appena messo, il corpo uc- Pizzuco lo fa Nehemiah Persoff di Gerusalem- meraviglia, come avviene alla civetta quando ciso di Parrinieddu, confidente di Giustizia, me, Giovanni Pallavicino è il maresciallo dei fuor d’ora si mostra”. Chi affronta lo scherno con un tappo di sughero in bocca. Così nel carabinieri a fianco di Bellodi nelle indagini, della luce piena del giorno è uno tra i perso- film. Sempre nel film, Nicolosi, che, si intui- Fred Coplan il brigadiere. Poi insieme a San- naggi più rappresentativi di Sciascia: il capi- sce, è stato ucciso da Zecchinetta perché ha vi- tuzza, come una perpetua, abitano la terrazza tano Bellodi, uomo del nord nella Sicilia che sto uccidere Colasberna, non verrà mai ritro- che tutto domina della casa di don Mariano, passa dalla mafia di campagna a quella di cit- vato. La sua cerca diventa alibi per tutti, anche gli eccellenti, nel ruolo di mafiosi, Ennio Bal- tà, la mafia della speculazione edilizia, degli per la moglie Rosa. Solo Bellodi si ostina. Ma bo, Vincenzo Falanga, Ugo D’Alessio, Lino Co- appalti per la costruzione di strade e viadotti viene sconfitto. “Il giorno della civetta”, il mo- letta. Brizio Montinaro è il figlio del mare- dove l’imperativo è costruire con materiali di tivo shakespeariano, assume allora non solo il sciallo che pensa a laurearsi in ingegneria e scarto. Tutto parte e torna all’indagine da par- significato dell’impegno civile. Trova pure un non aiuta più di tanto Bellodi, Laura De Mar- te del capitano Bellodi sulla morte di Salva- forte valore simbolico, legato al tema funebre chi la figlia di don Mariano che fa in tempo ad tore Colasberna, ucciso da lupara, e sulla con- (la civetta è un uccello notturno) che però, co- assistere all’arresto del padre prima di ritor- temporanea scomparsa di Paolo Nicolosi, il me ha evidenziato Marco Belpoliti, è connes- nare al collegio svizzero. La sceneggiatura è cui casolare dove vive con la moglie e con la so nel romanzo non al buio ma alla luce sici- dello stesso Damiani e di Ugo Pirro, il montaggio figlioletta sovrasta la strada del delitto. Prima liana, simbolo della morte siciliana, la morte segue a pag. successiva 5 n. 56

segue da pag. precedente angolazioni da cui si osserva alla verità. C’è una ucciso Salvatore Colasberna, muratore che di Nino Baragli. Del tutto consone le musiche, differenza di fondo tra Sciascia e i suoi accu- insieme ai fratelli ha creato una piccola coo- di Giovanni Fusco, e le voci dei doppiatori, Ri- satori, in buona e spesso malafede. La diffe- perativa edilizia ( «cooperativa», parola vicina ta Savagnone per Claudia Cardinale, Sergio renza è data dalla conoscenza del contesto: sia come senso a «sindacalista» è termine inviso Graziani per Bellodi, Oreste Lionello per Par- che si tratti di mafia, di Sicilia, di Italia intera, alla mafia dei poteri forti); così come vengono rinieddu, Corrado Gaipa per don Mariano. con tutti i suoi affaires Moro e casi Tortora. Ne eliminati di lupara-lupara e lupara bianca Co- Non ci sono sbavature né mancanza di conti- viene fuori una figura di intellettuale solitario lasberna e Nicolosi, anche il confidente, spia dei nuità di racconto e nel film. Molto discussa e e coraggioso, Leonardo Sciascia, come lo sce- carabinieri Parrinieddu, che vuol dire picco- di ormai fama globale la parte del dia- lo-prete (parrino e padrino sono poi la logo tra Bellodi e don Mariano sul rico- stessa cosa) deve essere tolto di mez- noscimento reciproco di «uomo». So- zo. Significativa la sentenza che «il stiene don Mariano Arena di fronte al giudice» don Mariano detta contro capitano Bellodi venuto ad arrestarlo: Parrinieddu, in un dialogo tra lui, il “Sono un ignorante; ma due o tre cose vecchio, di saggezza organica alla so- che so, mi bastano: la prima è che sotto cietà mafiosa e il giovane mafioso: il naso abbiamo la bocca: per mangiare «quel cornuto di Parrinieddu mi fa ve- più che per parlare”. “Ho la bocca an- nire sospetti, in questo movimento di ch’io, sotto il naso” disse il capitano “ma sbirri […]. Ieri, incontrandomi, la sua le assicuro che mangio soltanto quello faccia ha cambiato di colore: ha finto che voi siciliani chiamate il pane del go- di non vedermi […]. Io dico: ti ho la- verno.” “Lo so: ma lei è un uomo.” “E il sciato fare la spia perché, lo so, devi ti- brigadiere?” domandò ironicamente il rare a campare: ma devi farlo con giu- capitano indicando il brigadiere D’Antona. riffo Kane di Mezzogiorno di fuoco, film metafo- dizio, non è che devi gettarti contro la santa “Non lo so” disse don Mariano squadrando il ra di tutti i maccartismi, un intellettuale solo e chiesa […] e se ti getti contro la santa chiesa io, brigadiere con molesta, per il brigadiere, at- coraggioso. Nel Giorno della civetta è un sotto- caro mio, che ti posso fare?: niente, ti dico solo tenzione.“Io” proseguì poi don Mariano “ho segretario, siciliano, forse dello stesso paese che sei morto nel cuore degli amici». Poco una certa pratica del mondo: e quella che di- di S. dov’è ambientato il romanzo, a dire che prima lo stesso narratore aveva esplicato che a ciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a di- «il governo non vedeva, nella situazione proposito di «santa chiesa», don Mariano re umanità, bella parola piena di vento, la di- dell’ordine pubblico in Sicilia, motivi di parti- «voleva dire di se stesso intoccabile, e del sa- vido in cinque categorie: gli uomini, i cro nodo di amicizie che rappresen- mezz’uomini, gli ominicchi, i (con ri- tava e custodiva». Amicizie rinsal- spetto parlando) pigliainculo e i quaqua- date a filo doppio nell’interesse. Uno raquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uo- è tanto più amico quanto più è capa- mini pochi, ché mi contenterei l’umanità ce di violare le regole che gli «sbirri» si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, invece devono fare rispettare. Biso- scende ancora più giù, agli ominicchi: che gna cioè credere in questo tipo di sono come i bambini che si credono gran- amicizia che pure gerarchizza le per- di, scimmie che fanno le stesse mosse dei sone a seconda del potere che pos- grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, siedono: dove carisma coincide con che vanno diventando un esercito… E in- beni al sole e denaro, illecitamente, fine i quaquaraquà: che dovrebbero vive- ma non per gli amici mafiosi, acqui- re con le anatre nelle pozzanghere, ché la stati e guadagnati. Parrinieddu è loro vita non ha più senso e più espres- fuori da questo giro, da questo con- sione di quella delle anatre… Lei, anche se mi colare preoccupazione». Dopo che Zecchinet- sorzio di amicizie. I giudici che sentenziava- inchioderà su queste carte come un Cristo, lei ta e Pizzuco erano volati come stracci, accu- no Sciascia dicevano invece che «Il giorno della è un uomo…”“Anche lei” disse il capitano con sandosi a vicenda di omicidio, e dopo che don civetta è la storia di un delitto di mafia, e della una certa emozione. E nel disagio che subito Mariano ne era uscito con «una taddema di sconfitta della giustizia dello Stato e dei suoi sentì di quel saluto delle armi scambiato con innocenza che gli illuminava la testa greve»: rappresentanti migliori ad opera di un ordine un capo mafia, a giustificazione pensò di ave- continuando comunque a sostenere che il ca- giuridico e morale alternativo, espresso da re stretto le mani, nel clamore di una festa pitano Bellodi «è un uomo». Bellodi nel frat- una cultura e da una società incomprensibili della nazione, e come rappresentanti della na- tempo allontanato da S. Zecchinetta e Pizzuco agli estranei, ma piena di significato e vitale zione circonfusi di trombe e bandiere, al mi- d’altronde avranno ben presto una scappato- per tutti gli insiders. A distanza di anni e lu- nistro Mancuso e all’onorevole Livigni: sui ia per uscire dal carcere dopo che la squadra stri dalla sua pubblicazione, il romanzo può quali don Mariano aveva davvero il vantaggio mobile di PS aveva riaperto le indagini sul ca- anche deludere, tanto è pieno di fatterelli». di essere un uomo”. Questo passaggio in par- so Nicolosi, «avendo fermato la vedova e l’a- Senza, capirci niente, da parte di siffatti giu- ticolare modo è stato attaccato da solerti so- mante di costei, certo Passarello, sui quali for- dici, del romanzo e del film. Eppure insisteva- stenitori dell’antimafia. A riprova di come tissimi indizi». L’andamento, nella verità del no: «Dal confronto con la Weltanschaaung Sciascia fosse identificato con i personaggi da narratore che svela di quanta retorica si possa mafiosa, quella del capitano Bellodi, della re- lui stesso creati. Giorgio Bocca, Giampaolo ricoprire la verità del potere mafioso, è man- pubblica e della democrazia, la nostra, ne esce Pansa, Eugenio Scalfari, Pino Arlacchi, tutta zoniano, Manzoni della Storia della colonna in- sconfitta». I professionisti dell’antimafia ieri gente radical chic, sinistra benpensante fame, archetipo dei Promessi sposi, dove si parla e oggi non hanno mai capito né vorranno ca- quanto biliosa non disgiungevano nella co- di untori, inventati e suppliziati per trovare pire la forte didattica contro la mafia, contro siddetta critica le responsabilità dello scritto- colpevoli da dare in pasto all’opinione pubbli- tutte le mafie, delGiorno della civetta, il roman- re da quelle del tipo narrato, analizzato e in- ca. Senza per questo sconfiggere la peste. La zo e il film. Ho fatto la tesi di laurea su Scia- dagato nella pagina. Si parte da preconcetti e mafia non guarda in faccia nessuno per difen- scia. Mi sono mosso seguendo il detto pretesti che, a differenza dell’operare di Scia- dere i propri interessi. Così come viene ucciso brechtiano di sedersi dalla parte del torto per- scia, non servono la letteratura come impegno. Paolo Nicolosi, di lui solo il nome che entra ché tutti gli altri posti risultavano occupati. Servono invece un partito, un’opinione, una già morto, «scomparso» nel romanzo, perché presa di posizione. Oltre tutte le verità, le con tutta probabilità ha visto chi è che ha Natalino Piras 6 [email protected] Il cinema dalle gambe lunghe ovvero il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli Cinema dei Diritti Umani, storia di resistenze Ricordo Roberto Ros- miracoli. E’ qui che, in Europa, si sperimenta- sellini che sorrideva, no su larga scala gli equilibri più avanzati del- in un’intervista con- la convivenza tra poveri e ricchi, bianchi, neri cessa a Ugo Gregoretti e gialli, tra religioni e ideologie, in un “uni- a metà degli anni Ses- cum” sociale dove puoi scoprire l’impossibile santa, mentre ironiz- abbraccio tra i grattacieli e i “bassi”, tra le zava sull’espressione chiese barocche e il cemento di periferia, tra le “cinema d’impegno”, antenne dei cellulari e i campi rom immersi sostenendo che queste nel fango. Il nostro cinema racconta da molti Maurizio Del Bufalo parole gli ricordavano anni questi aneliti estremi, perché ha le “gam- il banco dei pegni, non il cinema. Scherzava, il be lunghe”, come recita lo slogan che inven- Maestro, ma il suo “impegno” trasudava da tammo, e siamo capaci di raggiungere le peri- del Senato e un film,Terrapromessa di Luca Ro- ogni fotogramma, eppure lui si scherniva, ferie, il centro storico e i quartieri alti, mano e Mario Leombruno, che ci aiutò a mo- preferendo essere l’umile narratore dell’Italia proiettando e dibattendo in aule abbandonate strare le piaghe di bambini intossicati alle che cambiava, piuttosto che attribuirsi il pro- e sale da cinema senza più padrone, pur di te- mamme della Terra dei Fuochi che denuncia- filo del profeta politico. Intanto, il suo docu- nere aperto il dialogo con questo mondo na- vano la morte dei loro figli. Quelle donne vive- mentario preparava il terreno al realismo e al- scosto e irrequieto. Forcella, Sanità, Ponticel- vano un dramma terribile, ma ignoravano che le nuove generazioni del boom. Oggi chissà tanti piccoli Rom erano stati condannati ad come definirebbe il Cinema dei Diritti un supplizio ancora peggiore di quello che Umani…un cinema di lotta? Il racconto dei aveva ucciso i loro figli “italiani”. Il campo senza voce? Di certo, la sua attenzione per fu poi rimosso dopo lunghe trattative, ma le nuove forme di comunicazione, confer- senza gloria per nessuno. E abbiamo anco- mava una sensibilità straordinaria per i ra provato ad organizzare una campagna cambiamenti sociali e ci piace definirlo un quando, nel cuore dell’emergenza Nord precursore del Cinema dei Diritti Umani, Africa (2011), abbiamo spinto alcune asso- anche se lui non apprezzerebbe l’etichetta. ciazioni a produrre un documentario (“Ac- E’ opinione diffusa far risalire le origini del coglienza a 5 stelle”) per denunciare lo Cinema dei Diritti Umani alle lotte dei po- scandalo della speculazione sulla pelle dei poli sudamericani contro le dittature del profughi ospitati negli alberghi di Napoli “cortile di casa”, alle prime opere di Glau- per poi costruire un tavolo di consultazione ber Rocha e al cinema politico di Raymun- tra tutti gli attori sociali interessati al feno- do Gleyzer, ma forse non è tutto qui, c’era meno. Infine, dal 2013 al 2016, abbiamo so- dell’altro in qualche angolo dell’Africa o in Incontro con Ilaria Cucchi stenuto un’indagine nelle favelas di Buenos qualunque altra parte del mondo in cui gli uo- li, Scampia sono nomi familiari che ci hanno Aires per denunciare lo stato di indigenza dei mini soffrivano sotto il tallone del potere e visto in azione più volte per portare il dibatti- suoi abitanti e del rischio della vita in cui ver- tentavano di lanciare messaggi al resto dell’u- to sui Diritti Umani laddove nascono i proble- sano migliaia di minori, spesso vittima dei manità libera. Il nostro Cinema dei Diritti mi della convivenza e l’intolleranza, senza li- conflitti a fuoco tra bande di narcotraficantes Umani (quello che proponiamo a Napoli da mitarci a proiettare un’opera, ma provando e polizia. Il film che ne è venuto fuori,Ni un pi- dieci anni) ha radici nella lontana Buenos be menos di Antonio Manco, sta facendo il Aires dove un amico, che aveva tante cose giro del Sudamerica e dell’Europa per mo- da raccontare sulla tragedia del suo popolo, strare il coraggio di queste indomite comu- oppresso e sterminato da una dittatura nità e per sensibilizzare gli organismi in- sanguinaria, ci spiegò che col cinema si ternazionali nella difesa dei diritti dei può tornare a vivere. Era il 2005 e scegliem- bambini poveri. Questi sono solo tre esem- mo di sostenere il suo progetto, con i mezzi pi di come il nostro cinema diventa “azio- limitati di cui potevamo disporre. E fu così ne” concreta in difesa dei Diritti Umani e che insieme con Julio Santucho, a novem- testimonianza delle lotte delle categorie so- bre di quell’anno, facemmo nascere l’asso- ciali più esposte ad abusi e violenze. Ma Na- ciazione “Cinema e Diritti” che ha fondato poli non è solo un incubatore di diritti ne- il Festival del Cinema dei Diritti Umani di gati, è anche la patria del Caffè Sospeso, un Napoli, per non far dimenticare quello che Il regista Antonio Manco nel carcere di Poggioreale esempio di solidarietà umana che ha rac- era successo in Sudamerica negli anni 70 e ad organizzare, quando ne siamo capaci, colto adesioni e consensi in tutto il mondo, quello che continuava a succedere in tante al- campagne di resistenza e di lotta contro i pre- un’antica usanza del popolo partenopeo che tre regioni del pianeta, nell’indifferenza gene- giudizi, sostenendo chi accende una luce di offriva un caffè ad un avventore ignoto che rale. Si, scegliemmo Napoli per far esordire legalità e solidarietà nel buio di luoghi di fron- non poteva permetterselo; e nel 2010, insieme questo progetto politico senza confini, perché tiera. ad altri sei festival italiani, abbiamo deciso di la storia è spesso passata di qui. Il cinema-azione promuovere, attraverso questo gesto simboli- Napoli, Capitale del Cinema dei Diritti Umani Nel 2014, abbiamo costruito una campagna co, la solidarietà culturale, per far vivere il do- Napoli è un luogo di frontiera, esposto ai ven- per i Diritti dei Rom di Masseria del Pozzo, cumentario autoprodotto che stava scompa- ti del Mediterraneo e alle sue migrazioni, ma nelle periferie di Giugliano, dove scoprimmo rendo sotto i tagli del Mibact e ancora oggi è anche un laboratorio della politica post mo- che 250 minori vivevano immersi nei fumi proviamo a resistere, da Trieste alla Valsusa a derna, segnato dagli istinti più spietati del ca- tossici delle discariche sequestrate alla camor- Lampedusa, inventandoci forme di sopravvi- pitalismo selvaggio, dal connubio tra politica e ra per scelta di un Prefetto della Repubblica, or- venza per il cinema, attraverso la Rete del Caf- malaffare, dall’ibrido sociale multietnico e mul- ganizzando un gruppo d’azione che preparò fè Sospeso (www.retedelcaffesospeso.com/ ). ticlassista che a volte genera mostri e a volte fa un dossier per la Commissione Diritti Umani segue a pag. successiva 7 n. 56

segue da pag. precedente un monito alla memoria breve del nostro Pae- 2017: “Mari, muri e filo spinato” se. L’esito dei processi di pacificazione nei Bal- Quest’anno, a Napoli, dal 6 all’11 novembre, cani e in Irlanda è stato raccontato con film abbiamo dato vita alla Nona edizione del no- straordinari come Home(s) e il poetico Tides di stro Festival dal titolo esplicito, “Mari, muri e Alessandro Negrini, trovando il modo di ri- filo spinato”, che indica tre dei principali ostacoli da superare per consentire a tutti gli uomini di vivere la propria vita nel luogo preferito. Troppo grande è la di- scriminazione che i popoli africani e orientali devono sopportare ogni giorno, per ignorare il dramma collettivo che sta facendo migliaia di vittime attorno a noi, procurando sofferenze quotidiane alle persone che tentano di raggiungere il no- stro Paese. Il Festival 2017, comunque, non è stato solo dedicato ai migranti, ma anche a chi, in Italia, vive la separazione nelle carceri, nei reparti psichiatrici degli Domenico Lucano, sindaco di Riace, e Padre Alex Zanotelli ospedali e nei ghetti creati per i poveri. E Un componente de “E’ Zezi” ci sono muri da abbattere anche nelle scuole, cordare un grande fotoreporter come Mario nelle università e nelle istituzioni dove uomi- Dondero che di conflitti ne ha documentato dei Diritti, un luogo di incontro del coraggio e ni coraggiosi che rappresentano lo Stato, ven- tanti, in 60 anni di attività. E il concorso cine- della denuncia delle violenze dello Stato e delle gono ingabbiati con regolamenti e burocrazia matografico ha raccolto opere da 47 Paesi, su lobby di potere che illumina i percorsi più re- fittizi, solo per impedirne l’agire. Così, parti- temi di diritto e di resistenze umane, storie a conditi della nostra società globale. Il cinema, colarmente significativi sono state la proie- volte piccole e personali, ma sempre intrise di come ci hanno insegnato i sudamericani, può zione, in carcere a Poggioreale, di Ni un illustrare cento volte meglio delle parole quello pibe menos davanti a centinaia di carcera- che non è facile da raccontare, riportando la ti del padiglione Roma e poi l’intervento “settima arte” alla sua vocazione più nobile ed di Ilaria Cucchi, preceduto da una bella educativa. E noi proviamo a farlo senza fare proiezione di Daniele Cini sulla tortura, pagare alcun biglietto, autosostenendo La sirena, o il commovente incontro con il quest’impresa col nostro lavoro volontario, sce- sindaco di Riace, Domenico Lucano, a cui gliendo la sobrietà come segno caratteristico, Wim Wenders ha dedicato il suo film Il per affermare la nostra indipendenza e la di- volo e che qualcuno vuole fermare con stanza da inutili tappeti rossi. Per concludere, l’accusa di truffa e peculato. In ognuno di useremo le parole del nostro amico Jorge Den- questi casi tutta la solidarietà del Festival ti, regista e reduce della resistenza argentina, di Napoli è stata rivolta alle battaglie che che afferma che il Cinema non può fare la rivo- vedono contrapposte queste persone sole luzione, ma può senz’altro sostenere le utopie allo Stato, in difesa della loro dignità ed che danno un senso alla vita. Forse è questo che onestà, anche a costo di applaudire qual- Il gruppo musicale E’ Zezi di Pomigliano ci dà l’energia per continuare ad immaginare che disobbedienza civile. Quest’anno, il un futuro migliore, dove la considerazione per connubio tra Cinema e Diritti ha vissuto mo- un’umanità profonda, che hanno emozionato gli esseri umani sarà maggiore e il cinema non menti intensi nella rievocazione della strage il nostro pubblico e che faremo girare nei ci- sarà subordinato ad altri mezzi di comunica- da uranio impoverito, richiamato da spezzoni neforum italiani per tutto il prossimo anno. zione e ad altre forme espressive. di film sugli effetti dell’inquinamento bellico Nei giorni del Festival, le opere in concorso commentati con la vedova di Fabio Maniscal- sono state ospitate anche da cooperative so- Maurizio Del Bufalo co, l’archeologo italiano ucciso da un tu- more contratto in zona di operazioni mi- (Salerno, 1954), ingegnere elettronico, è stato consulente litari, e con l’anteprima di Three stolen di sistemi informativi industriali e della Pubblica Ammi- cameras, il documentario di denuncia del- nistrazione ed ha curato alcune significative esperienze di le violenze subite dal popolo Saharawi sviluppo locale in Campania, ricoprendo anche ruoli bloccato dalla censura all’International di dirigente sindacale della FIOM e della CGIL naziona- Film Festival di Beirut. Lo abbiamo ripro- le. Dal 2001 al 2010 ha operato come consulente nella co- posto per solidarietà, in prima nazionale, operazione internazionale a vari Programmi di Sviluppo su invito della rete Human Rights Film Umano delle Nazioni Unite (UNOPS e UNDP). Nel Network di cui siamo membri dal 2009, 2005 ha fondato, con il giornalista argentino Julio San- patrocinati da Amnesty (www.humanri- La giuria esperti: Liliana Garcia, Raffaella Cosentino, Alessandro tucho, l’Associazione “Cinema e Diritti” che ha promosso, ghtsfilmnetwork.org/ ). C’è stato spazio Negrini, Jonathan Ferramola, Raffaele Crocco dal 2008, il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Na- per riflettere sulla fine dell’utopia basagliana ciali e librerie di Napoli, per allargare la platea poli, membro della rete Human Rights Film Network attraverso la pubblicazione di immagini inedite urbana a quartieri e categorie sociali non sponsorizzata da Amnesty International, giunto nel 2017 del carnevale 1996 nel manicomio di Napoli e la sempre attente al nostro cinema. Questo ca- alla IX edizione. Nel 2010 è stato tra i fondatori della Rete proiezione di un documentario sulla storia leidoscopico alternarsi di film, esperti e testi- del Caffè Sospeso, composta da 7 Festival italiani che la- degli OPG, “La stanza delle pietre e del cielo” moni trova spazio, ogni anno, a Napoli, dal vorano in solidarietà. di Sara e Cristiana Grilli e Francesco Toscani, 2008, e fa della città partenopea una Capitale

Associazione “Cinema e Diritti” - Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli | www.cinenapolidiritti.it

Il festival Cinema dei Diritti Umani di Napoli è di grande valenza culturale e sociale ed è supportato da Diari di Cineclub 8 [email protected] L’importante retrospettiva a Locarno 70, lo scorso agosto Tornati ai Tourneur: Il figlio, Jacques (seconda parte) “Se mi mandano un copione, giro. Non ne ho mai rifiutato uno. Sono come un alegname:f se mi danno un pezzo di legno fabbrico qualcosa, se non me lo danno rimango fermo”

Come abbia fatto dalla sfortunata protagonista, mancata molto del sonoro, dei quali si sono un po’ perse le Maurice Thomas, di prematuramente dieci anni fa (e che era pro- tracce come dei primi, successivi corti dopo il cui al precedente arti- prio parigina, neppure alsaziana o lorenese, a riapprodo negli Stati Uniti, Jacques continua colo, a trasferire ana- dispetto del suono e dell’aria germanica di no- a farsi le ossa nel genere popolare riprenden- graficamente al -pro me e di aspetto). Duole constatare che, alme- do il vecchio investigatore Nick Carter creato prio figlio il suo no a impressione di chi scrive, il suo sodalizio da Smith e Coryell mezzo secolo prima, ricor- Nuccio Lodato cognome d’arte Tour- recitativo e di ideazione-scrittura con Wen- rente nel muto e riesumato dal sonoro, in un neur non è dato sape- ders non abbia prodotto la fase più aurea mediometraggio eponimo del ’39, facendolo re, e non è stato possibile reperire fonti atte a (all’epoca già trascorsa) del lavoro del mae- incarnare dall’allora attor giovine ma non gio- chiarire la questione. Comunque il giovane stro: Il cielo sopra Berlino è proverbialmente so- vanissimo Walter Pidgeon, che l’avrebbe Jacques – di cui ricorre quest’anno il quaran- pravvalutato e del suo seguito Così lontano, così reimpersonato l’anno successivo per Seitz e di tennale della morte - segue il padre negli Stati vicino manco a parlarne. Del precedente, ben nuovo nel ’42 per lo stesso Tourneur, in due Uniti: è un bambino di dieci anni, che a quin- più riuscito e presumibilmente galeotto ulteriori puntate inedite da noi. Poi la disami- dici acquisirà, due anni prima della naturaliz- Tokyo-Ga, Dommartin era stata solo una dei na, anche per ragioni di spazio, va condensa- zazione paterna, la cittadinanza statunitense montatori, e in Fino alla fine del mondo la cosa ta, visto che Tourneur jr ha firmato oltre qua- (non eravamo ancora ai tempi di Trump oltre- che resterà eterna è la madre cieca e morente ranta film, per non dire della tv, tra il ’31 e il oceano e delle assurde barricata contro lo ’65. D’altra parte è agevole reinviare chi leg- ius soli da noi!). Siamo negli anni, sia pur di ge a due pregevolissime pubblicazioni, re- poco, antecedenti all’affermazione di Hol- centi e reperibili, in grado di dare fondo al- lywood come nuovo centro produttivo del le più dettagliate curiosità: il bel libro di cinema, che avrebbe preso corpo solo con Francesco Ballo, gloria degli alessandrini gli anni Venti. Lo seguirà nuovamente al editori Falsopiano (2008) “Jacques Tour- suo ritorno definitivo in Francia, all’inizio neur: la trilogia del fantastico” e il ricchissi- del sonoro, ma solo per tornare definitiva- mo speciale monografico, cui ha concorso mente nella sua seconda nazione indivi- il fior fiore della critica mondiale, dedicato dualmente nel ‘36, dandovi non troppo al regista dalla rivista “La Furia umana” tempo dopo inizio al decisivo sodalizio col dell’amico Toni d’Angela (n. 5, 2010). Ra- geniale produttore indipendente Val Lewton. gion per cui, paradossalmente, rinviando Si sarebbe rivelato, il “tornitore”, un artigia- Il regista franco-statunitense Jacques Tourneur (1904 – 1977). anche al lavoro di Ballo si sorvolerà proprio no (come si diceva limitativamente allora, sui tre più noti e indimenticabili film davve- per negare l’aureola dell’autorialità: oggi sa- di Jeanne Moreau (senza per questo, beninte- ro da brivido di Tourneur, Il bacio della pantera, rebbe solo un riconoscimento aggiunto, tanto so, niente togliere alla grandezza complessi- il già citato Ho camminato con uno zombi e L’uo- raro quanto ambìto!) bravissimo tanto nel ge- va, superba, dell’autore dell’inarrivabile Nel mo leopardo, tutti e tre (1942-43) suggeriti e nere che oggi si definirebbe horror (ma di che corso del tempo e non solo di quello). E’ da chie- supportati dal genio produttivo di Val Lewton livello: tutto basato su quanto non si vede e si dersi se invece la scelta di quel cognome aves- (al secolo Vladimir Leventon, suo coetaneo e lascia intuire e fantasticare allo spettatore, ra- se una valenza di omaggio, agli occhi non originario di Yalta in Crimea, a sua volta natu- gazzi: non sugli effetti e sull’oltranzismo sen- dell’interprete ma del regista, antico frequen- ralizzato statunitense, e che sarebbe stato za fine dello splatter!) come nel noir, nell’av- tatore bulimico della Cinémathèque parigina, purtroppo tolto di mezzo dalla prematurità di venturoso –genere all’epoca estremamente in dove certo i film dei due Tourneur si riaffac- una trombosi pochi anni dopo). Tourneur voga- e nell’altrettanto popolare western. Il ciavano, allora come oggi, di frequente. L’invi- continua sul genere melò-gotico con Schiava suo Ho camminato con uno zombi, tanto per di- to a questo punto chiaramente si estende: non del male di Hedy Lamarr (1944: erano anni pro- re, ai pur rispettabilissimi quanto celebratis- più solo al piacere di farsi retrospettivi, senza pizi a simili operazioni, si pensi a capolavori simi zombies di Romero (con tutto il rispetto neppure aver potuto raggiungere per la meri- coevi quali La scala a chiocciola e Lo specchio scu- per l’osannato maestro da poco scomparso) toria rassegna agostana la costosissima Lo- ro di Siodmak, o il supremo La iena di Wise, che fanno decisamente un baffo. In uno dei film carno (le risate, anch’esse proprio di qua- non a caso ha dietro di sé il racconto di Ste- più ambiziosi ma meno riusciti di Wim Wen- rant’anni fa con Adelio Ferrero e Alberto venson, ma soprattutto ancora Lewton come ders, l’oltretutto interminabile Fino alla fine del Farassino, quando si ipotizzava di tornare un produttore e sceneggiatore, sotto il nom de mondo (1991: titolo-omen minaccioso...), il per- momento in Italia per una buona cena con lo plume di Carlos Keith…). Abbandonata la pi- sonaggio della protagonista, interpretata da stesso importo di un panino in piazza Gran- sta nero-orrorifica, Tourneur firma sempre Solveig Dommartin, ha nome Claire Tour- de...). Ma a quello di riscoprire il piacere, in- nel ’44 forse il suo film più singolare: Tamara neur. «Perché è la traduzione francese di sieme sensoriale e concettuale, fornito dalla figlia della steppa è un bellico-resistenziale, Wenders», come spiegava con diligenza l’at- gioia ineffabile del bianco&nero (non faccia- singolarissimo in quanto apologia statuniten- trice, all’epoca compagna di vita dell’autore e mo troppo i passatisti, però). Come già il pa- se della resistenza sovietica: aveva già fatto la corresponsabile dell’infelice quanto presun- dre, anche il figlio è un tipico cineasta cui è stessa, rarissima cosa l’anno precedente Mile- tuoso soggetto. In verità l’affermazione risul- applicabile, con ancora maggior materia a di- stone con Fuoco a Oriente. Il divampare della ta dubbia: per quel poco di francese rimasto in sposizione, il gustosissimo gioco del raffronto guerra fredda, sostanzialmente a conflitto al- testa, «tourneur» significa come anticipato tra il lessico Mereghetti e il Morandini: il lettore leato ancora in corso, già pochi mesi dopo, “tornitore”, ma i webtraduttori almeno negano volonteroso potrà divertirsi. Dopo i primi tre avrebbe stroncato sul nascere il paradossale la soddisfazione di omologare quanto asserito lungometraggi realizzati in Francia all’imbocco segue a pag. successiva 9 n. 56

segue da pag. precedente eccesso lutulento di fanatismo di autori ed televisiva che ha realizzato insieme a Jean Ri- filone: l’anticomunismo avrebbe, e non solo editori, tv digitali e satellitari, reti e fanzines, caud per il canale FR3-Bordeaux (intervista negli Usa, tentato la cancellazione ad memo- analisti e spettatori che oggi circonda oltre che proponiamo all’interno della retrospetti- riam della resistenza e degli stessi partigiani. l’inverosimile il genere cd. horror –per ripren- va) è un documento importantissimo che con- Certo che vedere Dana Andrews e Farley dere il discorso iniziale- una piccola full im- sigliamo a tutti di vedere. Alla domanda Jac- Granger con Milestone, e addirittura ques Tourneur risponde spiegando ai Gregory Peck per Tourneur, militare due una piccola trovata, un meccani- sotto la stella rossa sulla visiera è uno smo molto conosciuto negli Stati Uniti: spettacolo da non perdere, grazie an- il “Messaggio per Garcia”. “Il ‘Messag- che agli irresistibili doppiaggi d’epoca, gio per Garcia’ è quella storia in cui un intelligentemente salvati dai dvd. Mile- generale chiama a rapporto Garcia e gli stone e la sua sceneggiatrice, che era dice: ‘Ecco, potrebbe consegnare questa addirittura Lillian Hellman, sarebbero nota al generale tal dei tali, da qualche finiti da lì a qualche anno addirittura parte in mezzo alla giungla?’ ‘Signorsì’, sotto le attenzioni della commissione risponde Garcia. E se ne va. Tutta la sto- McCarthy. Tourneur poté invece conti- ria si regge sul modo in cui Garcia tro- nuare indisturbato a sfornare film su verà quest’uomo nella giungla. È l’e- film. Mi limito a questo punto, anche sempio che si porta sempre quando si per pungolare la curiosità dell’eventua- parla di linea diretta in un film. Qui le lettore, a segnalare soltanto i perso- Glenn Ford doveva consegnare dell’oro nalmente più amati: innanzitutto il ru- attraverso la giungla dell’Honduras”. tilante La leggenda dell’arciere di fuoco “Il bacio della pantera” (Cat People) 1942 Proviamo allora a considerare questo (1950, con Lancaster e la Mayo), forse come un “Messaggio per Garcia”, rivol- l’unico film hollywoodiano ambienta- to però a tutti gli spettatori, a tutti i ci- to… in Lombardia fantasticamente me- nefili del Festival. Vedetevi tutti i film dievale: il protagonista si chiama Dar- realizzati da Jacques Tourneur, a parti- do ed è una specie di Robin Hood in re dagli anni ‘30 fino agli anni ‘60. Se- salsa padana e a vocazione antigerma- guite questa linea, e vi accorgerete che nica. Wichita (1955), generoso western l’avventura non mancherà neppure qui. contrassegnato dal convinto uso del ri- Lasciatevi trasportare dal bianco e nero corso al cinemascope nei suoi anni au- spettrale dei film horror targati RKO rei, che assegna un ulteriore risvolto al- (Cat People, , The la figura storica dello sceriffo Wyatt Leopard Man), dagli struggenti fla- Earp (anche se l’edizione nostrana gli shback noir di e del bellis- mutò assurdamente nome…). La notte simo Nightfall, fate in modo che i vostri del demonio (1957) altro capolavoro asso- occhi assorbano le tinte cromatiche del luto in cui la regìa torna ai fasti della Technicolor (la veste gialla di Ann She- trilogia e forse addirittura, più che rin- “Ho camminato con uno zombi” (I Walked with a Zombie) 1943 ridan in Appointment in Honduras, il faz- verdirli, li supera, con Dana Andrews, il zoletto rosso da pirata di Capitan Prov- suo attore feticcio, di nuovo protagoni- videnza/Jean Peters in Anne of the sta. Come un collega d’una quindicina Indies). E che dire dei magnifici -we d’anni più anziano ma in fondo pro- stern che Tourneur ha filmato? Canyon duttivamente coevo e parallelo, Raoul Passage, , Wichi- Walsh, Tourneur sa transitare con ta: tre film superbi, unici, articolati co- estrema disinvoltura e sicurezza da un me scatole cinesi, tra morale, violenza e genere a un altro. Sono anche western I sentimenti. E poi monotipi come Stars conquistatori (1946, sempre con An- in my Crown – una delle sue vette assolu- drews), a suo modo Il grande gaucho te, con un magnifico Joel McCrea, e an- (1952), L’alba del gran giorno (1956); di cora . Affrontando nuovo noirs Le catene della colpa (1947, questo viaggio, è la radiografia del ci- con Mitchum per la prima volta prota- nema che fa capolino. Francia, Califor- gonista), L’alibi sotto la neve (1956) e, sar- nia, Inghilterra, Italia: Tourneur ha la- casticamente, Il clan del terrore (1963); vorato in qualsiasi condizione produttiva, Robert Mitchum e Jane Greer in “Le catene della colpa” (Out of the Past) thrillers Il treno ferma a Berlino (1948) e sperimentando ogni genere, dando sem- 1947 La cortina del silenzio (1991); melodram- pre il meglio di sé. Ma allora, il “Mes- mi Il gigante di New York (1948, con Mature: mersion nella filmografia di Tourneur- con saggio per Garcia”? Il generale da raggiungere “uno di quei film minori che giustificano l’am- sentirebbe a noi tutti di tornare ad attraversando la giungla era Jacques Tour- mirazione che la critica francese concede a abbeverarci, visivamente, emotivamente e neur. Non è forse questa la morale del nostro Tourneur” secondo Morandini) e La piovra ne- concettualmente, al lavoro sapiente di uno viaggio? ra (1958); avventurosi La regina dei pirati (1951), che, avrebbe detto il vecchio buon Blasetti, I ribelli dell’Honduras (1953), La prigioniera del «lui sì che lo sapeva fare, il cinematografo!». Nuccio Lodato Sudan (1959). Viene perfino stancamente a Ci- Lo ha spiegato molto bene uno dei due curato- necittà, negli anni della pacchia “Hollywood ri della retrospettiva ticinese di agosto, Rinal- sul Tevere”, quando davvero gli statunitensi do Censi, nello scritto di presentazione Jacques Tourneur in home video: sono disponibili molti del cinema trovavano l’America in Italia, a fir- dell’autore inquadrato: Quando Jacques Man- dei film menzionati mare una Battaglia di Maratona con Steve Ree- lay chiede a Jacques Tourneur notizie riguar- ves (!), realizzato in realtà da Vailati e Bava. do a Appointment in Honduras è il marzo 1977, e Jacques Tourneur on line Chiude con un singolare fantasy, 20.000 leghe Tourneur vive ormai da anni in Francia, a Il bacio della pantera (1942): http://bit.ly/bacio-pantera sotto la Terra (1965). Con tutto l’insopportabile Bergerac, lontano dal cinema. L’intervista La notte del demonio (1957): http://bit.ly/notte-demonio 10 [email protected] L’esorcista: le versioni 1973 e 2000 in alcuni Paesi Alcune differenze nelle frasi e nel commento sonoro alle varie edizioni di alcuni Paesi anche in riferimento alle due versioni del 1973 e del 2000 In merito a un film forse simbolico, del film in quanto nella real- celebre tema Tubular Bells, solo nella versione sempreverde come tà, per il cinema, i due attori non hanno mai del 1973 si ascolta due volte mentre nella Di- L’esorcista, è opportu- sostenuto tali ruoli), mentre nella versione rector’s Cut del 2000 una sola volta. Vediamo no porre l’attenzione tradotta per l’Italia Debbie Reynolds diventa dove: la prima volta in cui lo si ascolta, che su alcune sottili diffe- Anita Ekberg e Grouch Marx si trasforma in coincide in entrambe le versioni, è nella scena renze, nell’impianto John Wayne: evidentemente Roberto De Leo- in cui Chris MacNeil cammina in strada sorri- sonoro, che sussisto- nardis, adattatore dei dialoghi italiani, ha dente e spensierata, mentre cadono le foglie no non solo tra la ver- supposto che la Reynolds e Marx (Groucho) d’autunno, prima del dramma, quando incon- sione del 1973 e quella non sono di appeal in Italia come la Ekberg o tra anche delle suore (presenza simbolica vi- Director’s Cut del Wayne, così come aveva supposto che Woody sto ciò che si profila), e vede per la prima volta 2000, al di là delle tan- Allen andasse meglio rispetto a Sal Mineo padre Karras intento a discutere con un altro to famose scene ag- (sempre che i cambiamenti non siano stati sacerdote: ciò che dice Karras in lontananza Pino Bruni giunte (di cui si sa già concordati con gli statunitensi stessi). Nella viene in breve coperto da quello che sembra il abbastanza), ma anche delle piccole ma signi- versione italiana, Burke Dennings (Jack Mc- rumore di un aereo, rumore che copre anche il ficative differenze che esistono tra la versione Gowran), regista e amico dell’attrice protago- brano di Oldfield che infatti svanisce del tut- italiana e altre versioni estere, compresa, na- nista Chris MacNeil, durante il party tenuto to. Un frammento più breve di “Tubular Bells” turalmente, quella ori- lo si ascolta una secon- ginale statunitense. Ana- da volta (ma non nella lizzando le varie versioni, nuova versione licen- sono venute fuori alcune ziata nel 2000), quan- sorprese. Attenzione: per do Regan ormai è rico- gli animi sensibili, nel verata nella clinica pezzo sono riportati Barringer, legata al let- dei termini poco leg- to e monitorata, men- geri. Nella prima par- tre la voce fuori campo te, alla fine del prolo- dice: “Sembra un tipo go, col sole dell’Iraq, al di disturbo che ormai tramonto (che simbo- non si vede che molto licamente annuncia di rado, tranne forse quella che sarà la nelle società primitive: “grande notte” della vi- noi lo chiamiamo pos- cenda), che sfuma in sessione sonnambuli- dissolvenza con il gri- forme”. Si ha l’impres- gio panorama di Geor- sione che la scena sia getown, Washington, più efficace nella -ver dov’è ambientata la vi- sione dove si ascolta il cenda, nell’edizione brano in sottofondo del 2000 si ascolta abbastanza chiaramente in casa di quest’ultima, apostrofa Karl (Rudolf piuttosto che quella dove è assente: ma è evi- un frammento di “Polymorphia” di Krzysztof Schundler), il maggiordomo di casa MacNeil, dente che, come succede sempre in questi ca- Penderecki (presente, com’è noto, nella colon- con l’epiteto “stracciacazzi” (parola assente si, è il primo impatto quello che conta e noi na sonora del film), brano che nella versione ovviamente nella versione inglese, parola che che abbiamo apprezzato (o amato) la versione del 1973 non si ascolta in nessuna sequenza si ripeterà nella scena di Regan che ruota il primigenia, sentiamo forse, per dirla ironica- del film. Nel dialogo tra il Ten. Kinderman collo per la prima volta). In inglese è “cunting mente, una nota stonata quando la musica in (Lee J. Cobb) e padre Karras (Jason Miller), il hun” (crucco del cazzo), mentre in francese è questione è sparita nella nuova versione del primo, indispettito dalla reticenza del sacer- “connarde Fritz” (stronzo di un Fritz) e in spa- 2000. Anche nella scena in cui Karras va in dote, gli dice che somiglia a Sal Mineo mentre gnolo “maldito nazi” (maledetto nazi). Infatti, uno studio di registrazione per analizzare i poco prima gli aveva detto che somigliava a dopo non molto tempo, nella celebre scena di suoni con l’aiuto di un fonico, nella versione John Garfield in Anima e corpo. Nelle edizioni Regan che ruota il collo per la prima volta, la americana (sia quella del 1973 che in quella del spagnole e giapponesi viene tenuto il nome ragazzina - ormai posseduta - in seguito all’o- 2000) i versi e le frasi del demone che egli Sal Mineo mentre in Italia e in Francia, dove micidio di Burke Dennings, si rivolge alla ma- ascolta col fonico hanno un’altra natura, men- evidentemente si è ritenuto che Sal Mineo dre con “Lo sai che cos’ha fatto quella straccia- tre nella versione italiana presentano un qua- fosse un nome poco noto e poco calzante, lo si cazzi di tua figlia?” imitando la voce di si impercettibile calo di efficacia visto che so- è sostituito con Woody Allen. E così Kinder- Dennings. Ma in inglese è più semplicemente no stati tolti dei frammenti di inquietante man apostrofa Karras con un “E’ a Woody Al- “Quella troia di tua figlia?” (cunting dau- incisività. Nell’ultima parte del film, quella len che somiglia!”. Nella stessa occasione, alla ghter), in francese suona come “stronza di tua dell’esorcismo, nella sequenza in cui padre domanda da parte di padre Karras su chi in- figlia?” mentre in spagnolo è tradotto come Karras, su richiesta di padre Merrin, si reca terpreta Otello, che Kinderman vuole andare “scrofa di tua figlia?” e in portoghese è “quella nella canonica per prendere una tunica, le a vedere al cinema (mentre nel romanzo è Re cagna di tua figlia?”. Ma in Danimarca ci van- cotte, una stola viola, l’acqua santa e una copia Lear), nella v. originale il tenente risponde che no più leggeri poiché è tradotto col più mode- integrale del rituale romano, nella versione Debbie Reynolds fa Desdemona mentre Grou- rato “quella viziata di tua figlia?”, a testimo- italiana si ode una suggestiva musica d’orga- cho Marx interpreta Otello (licenza dello sce- nianza di come le versioni dei vari Paesi no (ad opera di Jack Nitzsche, autore di piccoli neggiatore, autore anche del libro, William abbiano ritenuto opportuno adattare la frase frammenti musicali di raccordo) mentre fuori Peter Blatty, interamente ad uso interno, con toni leggermente diversi. A proposito del segue a pag. successiva 11 n. 56

segue da pag. precedente versione italiana, frase che nella versione del film. Limitandosi solo ai brani di Pende- campo la voce italiana di Giancarlo Sbragia americana è solo “vomito senza fede” (gli recki e di Webern, è palese che i tre brani, ri- (che doppia Max Von Sydow) recita: “E’ parti- americani in questo caso sono meno inventivi spettivamente “Polymorhia”, “Kanon for Or- colarmente importante l’avvertimento di evi- e scrivono solo vomito anziché il più colorito e chestra and Tape” di Penderecki e “Cinque tare qualsiasi dialogo con il demone. Possia- peggiore “avanzo di vomito”), mentre in Fran- pezzi per orchestra, op. 5” di Anton Webern mo rivolgergli domande pertinenti, ma cia optano per le feci e traducono come “escre- sono inseriti nel soundtrack non perché si andare oltre è pericoloso. Il demone è bugiar- mento senza fede” e in Spagna, anche in que- ascoltano nel film (a parte forse alcuni fram- do, mentirà per confonderci. E alle menzogne sto caso più mitigati, traducono come “bavoso menti di “Polymorhia”, ma solo nella versione mescolerà anche la verità per aggredirci. La empio”. In Germania, invece, mitigando, tra- del 2000, come già detto), ma per cercare un sua è un’aggressione psicologica, Damien. E ducono come “melma senza fede” e in Unghe- formidabile e adeguato contrappunto sonoro potente: quindi non gli dia ascolto. Ricordi: ria ci vanno ancora più piano traducendo co- alla vicenda del film: i brani in questione han- non gli dia ascolto”. Ebbene, nella versione me “cane senza fede”. Per ultimo, nella scena no un puro valore evocativo. Il pezzo di We- statunitense del 2000 questo suggestivo bra- finale dell’incontro tra padre Dyer (William bern, nella sua struttura, evoca un sinistro no musicale di Jack Nitzsche è inopinatamen- O’Malley) e il tenente Kinderman (assente presagio, una minaccia pronta a esplodere, te (secondo me) attenuato e di parecchio e lo dalla versione del 1973), dopo che il dramma si “Polymorphia” evoca l’orrore che si insinua in si può udire solo in modo quasi impercettibile è concluso, quest’ultimo (con la voce di Rena- sordina per poi esplodere in tutta la sua po- (così come è attenuato nelle versioni spagno- to Mori, visto che il precedente doppiatore del tenza, mentre ”Kanon for Orchestra and Ta- la, francese e giapponese, fatto evidente se si personaggio, Corrado Gaipa, è scomparso) pe” evoca magnificamente lo scontro finale ascoltano le relative tracce del blu-ray). Ma chiede al sacerdote se voglia andare al cinema contro il male, ossia la scena dell’esorcismo, fortunatamente questo pezzo, nella versione con lui: nella versione originale americana gli anche se, come già detto, nel film non se ne italiana, è ben presente, sia in quella del 1973 propone un fantomatico Cime tempestose dove ascolta nemmeno una nota. Un altro brano di (dove lo si ascolta co- Penderecki presente munque anche nella nella colonna sonora versione originale) sia del film, String Quartet, in quella del 2000. Di- è presente nel film in fatti gli interventi di un breve frammento missaggio audio nella (ma probabilmente – nuova versione hanno non è chiarissimo - ci alterato diversi punti ha messo mano ancora (sorvoliamo in questa Jack Nitzsche con un sede sugli inopportuni , breve passaggio sono- secondo me, interventi ro che si mescola, in digitali che riguardano missaggio, con le note la presenza del demo- di Penderecki) nella ne, interventi pacchia- scena del viaggio not- ni completamente fuori turno in macchina di luogo, forse per seguire una preoccupatissima la moda degli horror Chris MacNeil, nel suo moderni, assenti dalla ritorno a casa dove è versione primigenia del stato appena ucciso 1973, molto più austera Burke Dennings. Il ed efficace). Quando pa- film infatti, proprio dre Merrin, nella parte per volontà di William finale del film, giunge Friedkin (è noto il suo in casa MacNeil per l’esorcismo, nelle versioni Jackie Gleason recita la parte di Heathcliff e rifiuto della pomposa colonna sonora di Lalo americana, italiana e francese, il grido del de- Lucille Ball quella di Catherine Earnshaw Schifrin, ma soprattutto della proposta di mone che chiama “Merrin” è identico, ma in (fantomatica poiché non esiste un film simile, Bernard Herrmann che aveva pensato a una Spagna lo hanno doppiato con una efficace forse il dialogo ha una valenza simbolica), ortodossa musica d’organo, legata comune- voce cavernosa, più bassa e ringhiosa, che se mentre nella copia italiana il tenente ripete la mente agli horror), vive di brevi frasi musica- vogliamo ha anche un effetto quasi comico (ci sua proposta dell’Otello con Anita Ekberg e li, per lo più sommesse, proprio per non di- se ne può rendere conto, anche qui, ascoltan- John Wayne (e in questo caso è chiaramente sturbare il realismo della vicenda che è di do le tracce audio del blu-ray). Durante le pri- ascoltabile ancora la voce di Corrado Gaipa, carattere quotidiano. me fasi dell’esorcismo, quando il demone ag- visto che non si è fatto altro che prelevare la gredisce verbalmente i due sacerdoti, in un battuta di dialogo della scena precedente, do- Pino Bruni primo momento egli ringhia all’indirizzo di ve Kinderman conversava con padre Karras, e Merrin, nella versione italiana, “vecchio pom- inserirlo di sana pianta in questa sequenza): Nasce nel 1963, l’anno di “Gli uccelli” di Hitchcock. Da pinaio stupratore di tua madre”, frase che in nella ripetizione del titolo dello stesso film sempre appassionato di cinema, ha curato mostre su inglese invece è “stupratore di tua madre, fantasma, forse è proprio nell’edizione italia- Stanley Kubrick e Sergio Leone, oltre ad aver portato pompinaio senza valore” e in francese “suc- na che è più chiaro il desiderio di Kinderman, avanti, col gruppo EXIT, due edizioni della Mostra dei chiacazzi, stupratore di tua madre” mentre, ossia quello di instaurare un’amicizia con pa- Mostri. Ha pubblicato il saggio Il Cinema Northern sul curiosamente, in Spagna ci vanno più piano e dre Dyer in sostituzione di quella che non ave- cinema horror e fantastico nonché il romanzo di fanta- traducono come “maledetto porco degenera- va potuto prendere corpo con padre Karras vi- scienza “Dissolvenza uomo”, sul cinema del futuro. È inol- to, figlio di puttana” evitando qualsiasi cenno sta la drammaticità degli eventi. Queste brevi tre l’autore dei montaggi video di concerti dedicati a gran- allo stupro della madre, così come viene evita- note fanno intendere quanto sia variegato e di registi: Vertigo, Ears Wide Shut e Out to Lynch, in to in Portogallo che traducono come “porco mi- complesso il mondo dell’adattamento e del ri- omaggio rispettivamente ad Alfred Hitchcock, Stanley scredente”. In Germania traducono invece co- missaggio delle varie edizioni dei film, tutte co- Kubrick e David Lynch. E’ inoltre autore del libro REGI- me “inutile succhiacazzi”. Dopo alcune sequenze se che naturalmente sfuggono allo spettatore STI DEL MONDO, appena edito da Gremese, nonché di il demone prosegue, tra l’altro, all’indirizzo di nella quasi totalità dei casi. Per concludere, due pièce teatrali, una di fantascienza e una in omaggio Karras, con “avanzo di vomito senza fede” nella una breve considerazione sulla colonna sonora al cinema espressionista. 12 [email protected] Blade Runner 2049: il ritorno della grande icona Cyberpunk Di fronte alla ripropo- quale, se allora era considerato profeta del fu- si snodano tra i riverberi delle titaniche arco- sizione continua di turo (e poteva esserlo…) adesso è ovviamente logie, pulsanti di crimine, di rifiuti e di sogni vecchie glorie del ci- relegato nella meraviglia di un mondo paral- intrappolati ecco quindi che viene iniettato lo nema sotto nuove spo- lelo, di un futuro possibile ma mai realizzato, spirito più puro della Land Art californiana e glie, tipico aspetto ca- in cui gli intrecci di cavi a fibre ottiche inne- al tempo stesso l’essenza delle installazioni ratterizzante il nuovo stati su caschi per realtà virtuale e le piovose ambientali più ardite e totalizzanti dell’oriz- cinema di massa degli strade sgocciolanti di luci al neon e condensa zonte percettivo. Questo è certamente uno ultimi dieci anni, in di cupole geodetiche hanno lasciato il posto ai degli aspetti assolutamente nuovi e decisa- molti iniziano a svi- nostri ordinati vialetti di campagna e alle no- mente entusiasmanti. Al tempo stesso, sem- luppare un istintivo stre opere di urbanizzazione sostenibile (in pre riguardando agli aspetti originali, ritro- senso di repulsa di cui però le falde acquifere sono irrimediabil- viamo comunque l’idea di Ridley Scott fronte a certi reboot, mente inquinate e l’aria trasuda le onde elet- secondo la quale Deckard stesso era un repli- Giacomo Napoli ai numerosi seguiti e tromagnetiche di ripetitori e smartphone…). cante, qui sviluppata all’ennesima potenza, in ai vari remake. Questo nuovo sistema immu- Insomma, il discorso sarebbe molto lungo da un mondo insospettabile nel quale la differen- nitario culturale, sviluppato proprio nell’epo- affrontare ma qui parleremo del film e solo di za tra replicanti, intelligenze artificiali ed es- ca della generazione cosiddetta “Millenials”, il quello. Ebbene, Villeneuve non soltanto non seri umani è praticamente annullata in un li- più delle volte non si dimostra fallace ma ci delude e non cade nella trappola del già visto, rismo gibsoniano assolutamente mai visto sono comunque casi che fanno ec- finora (indimenticabile in tal senso cezione. Quello che affronteremo la scena nella quale la macchina oggi è decisamente uno di questi virtuale si fonde con il corpo uma- casi, insieme ad esempio al meravi- no per dar vita ad un ibrido tanto glioso Mad Max Fury Road già recen- fragile quanto miracoloso…). Ab- sito e agli altrettanto ottimi Robo- biamo poi la fedeltà della trama cop, di cui abbiamo già parlato in perfettamente innestata sul film precedenza, e La Cosa. Blade Runner originale e al quale regala un ulte- 2049 altro non è che il seguito dell’i- riore sorprendente intreccio di si- cona cinematografica del 1982, Bla- gnificati e di colpi di scena a ripeti- de Runner appunto, ad opera dell’al- zione in una continua epifania di lora giovane ma già molto esperto e contenuti che ruotano attorno talentuoso Ridley Scott. Il film in all’unica domanda: chi sono io? questione, finito nel 2017 e che si è Una macchina o un essere umano? subito imposto alla piena attenzio- E quale è la vera differenza? Lo ne di critica e pubblico, è invece ad stesso Jared Leto nella parte del opera di un nuovo, ottimo regista di mostruoso gerarca della corpora- cui abbiamo già parlato in prece- zione multinazionale Wallace (Ex- denza al riguardo di Arrival: Denis Tyrell), porta all’eccesso questo di- Villeneuve. Vero esperto del genere lemma sia con la sua figura iconica fantascientifico più puro ed effica- sia con la sua funzione di falso dio ce, il nostro Villeneuve qui si ci- della genetica, direttamente con- menta con un colosso non solo della trapposto al protagonista, l’agente cinematografia mondiale ma anche K (un ispiratissimo Ryan Gosling) della cultura di massa e della Storia. che è il vero, letterale, deus ex ma- La pellicola originale era nata sul china dell’intera vicenda. Sceno- romanzo del maestro Philip Kin- grafie innovative, fedeli allo stile ed dred Dick: Do Androids Dream of estremamente evocative, montag- Electric Sheep? e lo stesso scrittore, gio e regia impeccabili, fotografia maestro indiscusso del genere e prossima al lirismo ed effetti spe- morto prematuramente poco pri- ciali degni alla necessità di riporta- ma dell’uscita del film nelle sale, si re al presente un capolavoro asso- era dichiarato assolutamente esta- luto: tutto concorre alla bellezza siato ed intrigato dall’opera di Rid- non soltanto estetica di questa pel- ley Scott e dalla sua fedeltà e atti- licola. La trama poi è una sorpren- nenza col proprio romanzo. Ebbene, dente sequenza di trovate intelli- con queste premesse, per Denis Vil- genti e contestualizzate all’interno leneuve e per il suo cast (che inclu- di una vera e propria epoché dell’in- de l’inossidabile Harrison Ford, già presente in agguato ad ogni scena, ma va oltre e rein- tera realtà proposta come possibile. A mio av- come protagonista dell’originale, il polimorfi- venta temi già presenti in chiave futuribile e viso eccellente, inferiore all’originale solo per co e bravissimo Jared Leto, l’altrettanto otti- non soltanto mitologica. Ma non solo, riesce a un ultimo importantissimo particolare: la co- mo Ryan Gosling, perfetto nella parte, e la cu- sviluppare molte idee presenti nell’originale lonna sonora, ambientale e discreta ma quasi riosa, e talentuosa, Ana de Armas nel ruolo con una coerenza veramente fuori dal comu- assente rispetto alla titanica e stupenda co- dell’intelligenza artificiale), si profilava un ne. L’atmosfera noir tipica del vero Cyber- lonna sonora originale ad opera del grande prodotto di facile fallimento, data l’impossibi- punk, “disillusa e pessimistica come un vec- maestro greco Vangelis. Ma al di là di questo lità di raggiungere il capolavoro iniziale e so- chio film in bianco e nero” è ancora viva ma aspetto, Blade Runner 2049 è il degno seguito prattutto data l’effettiva distopia intrinseca al viene qui lievemente stemperata a favore di di un antico capolavoro, tanto rispettoso genere Cyberpunk, ratificato in letteratura un’incredibile ed efficacissimo innesto sceno- quanto innovativo al tempo stesso. Consiglia- dal geniale William Gibson nel lontanissimo grafico di enorme effetto. Nelle strade metal- tissimo. 1984 ma già presente nei capolavori di Dick, il liche e rugginose, gigantesche e notturne che Giacomo Napoli 13 n. 56 I più bei cinque minuti iniziali di un film Il caso di “Senso” di Luchino Visconti, indiscusso leader di questa singolare classifica Venezia, 1866. La città veneti, disposti a scendere lagunare è in mano in guerra per l’Unità d’Ita- all’esercito austriaco. lia a costo anche della mor- Siamo in pratica alla te. Fragorosi sono gli ap- vigilia della Terza plausi del numeroso Guerra d’Indipenden- pubblico, specie quelli pro- za dal momento che venienti dai palchi, dal l’Italia ha stretto alle- quale si leva forte la voce di anza con la Prussia una giovane donna che contro il comune ne- esclama: “Fuori lo straniero Orazio Leotta mico, l’Austria. In un da Venezia!”. I soldati sono Teatro “La Fenice” stracolmo fanno bella mo- impassibili e rimangono stra di sé i militari d’oltralpe con le loro uni- inchiodati ai loro posti sen- formi bianche e copricapo neri che occupano i za accennare minimamen- posti migliori. Di scena “Il Trovatore” di Giu- te ad alcun gesto di appro- seppe Verdi. Un’opera quanto mai stimolante vazione in merito alla e quanto mai adatta a incitare gli animi dei prestazione vocale/scenica molti giovani presenti pronti a scendere in appena assistita in quanto campo, a combattere gli austriaci col sogno in ne subodorano i reconditi Alida Valli, la contessa Livia Serpieri in “Senso” (1954) di Luchino Visconti cuore di un Veneto finalmente unito all’Italia. significati, né tantomeno La cabaletta di Manrico che Visconti cala a rimangono altresì tranquilli e sereni al grido pennello nel contesto iniziale del film è “Di ripetuto di “All’armi! All’Armi!” scandito da quella pira”. Snoccioliamone il testo perché Manrico, molto apprezzato invece dai patrioti sono evidenti alcuni mirati parallelismi fra le veneziani in sala che si lasciano andare a ma- vicende della storia rappresentata (testo di nifestazioni a dir poco calorose. Dal loggione Salvadore Cammarano e musicata da Giusep- si rincara la dose: “Viva La Marmora!”, “Viva pe Verdi) e quelle che brulicavano in quei fer- l’Italia!”. In platea piovono volantini il cui re- venti anni e che avrebbero condotto lenta- tro è colorato di verde in alcuni, di bianco in mente all’Unità d’Italia (inizio nel 1861 e altri e di rosso nei restanti. La Contessa Livia conclusione fattiva nel 1918 al termine della Serpieri, molto sensibile alla causa e fra l’altro Prima Guerra Mondiale): “…Di quella pira l’or- rendo foco, Tutte le fibre m’arse avvampò!..., Empi spegnetela, o ch’io tra poco, Col sangue nel contesto sopra descritto si snoderanno le vostro la spegnerò..., Era già figlio pria -d’a vicende amorose fra la contessa e l’ufficiale marti, Non può frenarmi il suo martir. Madre austriaco di cui ben presto si invaghisce ante- infelice, corro a salvarti, O teco almeno corro ponendo così la passione alla causa patriotti- a morir!” Alla risposta accorata di Leonora, il ca. Sempre limitatamente a quei famosi cin- Coro tutto risponde “All’armi, all’armi! eccone que minuti iniziali imponente risulta il presti, A pugnar teco, teco a morir”. Ma fac- numero di comparse utilizzate per riempire il ciamo un brevissimo passo indietro. Ci tro- teatro e, a differenza dei suoi film precedenti, viamo nel secondo quadro della parte terza in Senso Visconti pone una cura eccezionale dell’opera. Manrico (tenore) e Leonora (sopra- nella ricostruzione degli elementi storici. Le no) si trovano sull’altare, pronti a sposarsi. divise degli austriaci, quelle degli orchestrali, Manrico ha appena cantato l’unica aria a lui i colori dei vestiti degli spettatori, l’ambienta- affidata nell’opera, «Ah sì, ben mio coll’esse- zione tutta è stata ricreata grazie a molte ri- re». Dopo un breve duetto “nuziale” («L’onda cerche, molte limature, pazienza e soprattut- de’ suoni mistici»), accompagnato da un orga- to molta umiltà. Per ricreare quel mondo a no interno, arriva improvvisamente Ruiz, il cavallo tra Garibaldi e la Terza Guerra d’Indi- luogotenente di Manrico nel conflitto contro pendenza molto fu attinto dai dipinti, dai il Conte di Luna, e gli rivela che la vecchia zin- quadri di quel periodo. Una scenografia cura- gara Azucena, colei che Manrico ritiene la ta nei minimi particolari tanto da mettere propria madre, è caduta nelle mani dei nemi- d’accordo i critici più severi. Vittorio Spinaz- ci. Manrico invia Ruiz a raccogliere un drap- zola, ad esempio, lo ha definito «Una delle più pello di armati, e intona appunto “Di quella cugina di uno dei maggiori attivisti riceve un belle affermazioni del cinema d’arte nel buio pira”, la cabaletta in questione, che si conclu- simil mazzo di fiori che rimanda al tricolore. periodo tra il 1948 e il 1960» aggiungendo che de con la partenza di Manrico per la battaglia Lo stesso cugino (il nobile Roberto Ussoni), «la novità di Senso consisteva nell’eccezionali- con cui intende salvare la madre. Ovvio intan- presente in teatro, ha un inevitabile scontro tà dell’impegno produttivo, dall’uso del colore to il parallelismo madre-Patria che scuote gli verbale con un ufficiale austriaco (il tenente alla fama degli interpreti, dalla vastità delle animi dei veneti presenti in sala. Manrico, Franz Mahler) da cui ne consegue una pro- scene di massa, alla ricchezza di costumi e spada in mano, turbato dalle informazioni ri- messa di futura sfida a duello e a nulla varrà in scenografie: siamo in prossimità della catego- cevute da Ruiz, in preda a un naturale impeto seguito l’intervento della cugina, la Contessa ria del colossale». Dal canto suo Alessandro filiale, è disposto a tutto pur di salvare la ma- Serpieri appunto (favorevole alla causa italia- Bencivenni ha definito Senso un film «di una dre a costo di sacrificare la propria vita, a co- na benché sposata a un nobile veneto filo au- bellezza figurativa eccezionale». sto di morire assieme a lei. Animus pugnandi striaco): Ussoni sarà incarcerato e condanna- che ben s’incastona nei ferventi e appassionati to all’esilio. Il film prende così un’altra piega: Orazio Leotta 14 [email protected] Autori si raccontano Quando un autore di documentari incontra uno scrittore camminatore Ritorno sui Monti Navi- diverso, mediato da ganti rappresenta per quello di un grande me un importante viaggiatore. Da lì è co- punto di svolta. Si col- minciata una collabo- lega chiaramente al razione che continua viaggio che fece Paolo tuttora. Abbiamo viag- Rumiz 11 anni fa a giato sul Grande Fiu- bordo di una Topoli- me, trasformando il Po Alessandro Scillitani no, attraversando tut- in un grandioso perso- to l’Appennino. Ma è anche una sorta di “capi- naggio femminile, ab- tolo due” di quello che posso considerare biamo attraversato i l’archetipo dei miei documentari, Case abban- luoghi della Grande donate. In questa opera, che ho realizzato nel Guerra per realizzare 2010, c’è l’embrione del racconto che ho appe- una lunga serie di do- na terminato. Infatti in quel film andavo per i cumentari, e proprio Castelluccio (Norcia) uno dei centri abitati più elevati dell’Appennino (foto di luoghi non più abitati alla ricerca del perché in questi giorni è usci- Alessandro Scillitani) del loro abbandono, e dalle microstorie evoca- to un nuovo lavoro su te, fatte di eredità andate perdute, leggende e Caporetto, un viaggio a fantasmi, ero ben presto finito a raccontare la piedi per raccontare da Storia, quella dell’abbandono di gran parte del un’angolazione diversa territorio italiano, negli anni del secondo do- la storia di quella batta- poguerra, la valanga che ha travolto la monta- glia rimasta nell’imma- gna e la vita contadina riversando tutti nelle ginario collettivo al pun- città e nelle fabbriche. Quel racconto in cui mi to da diventare un luogo ero imbattuto conteneva appunto l’embrione comune. Da Rumiz ho del racconto del ritorno, dell’Appennino che è imparato ad ascoltare, la pancia del nostro paese ma è da tutti consi- a viaggiare in modo derato periferia. Case abbandonate è un film autentico, cercando di non contaminare con la mia attrezzatura la meraviglia di quello che La Strada di Rommel (foto Alessandro Scillitani) accade quando le per- sone dimenticano di es- sere sotto la lente di una macchina da presa. Con questo sguardo, mi sono avvicinato all’ap- pennino, ripercorrendo, a volte con lo stesso Ru- miz, a volte in compa- gnia di altri amici co- muni, la colonna vertebrale dell’Italia dal- la Liguria fino all’A- spromonte. Ho rievo- cato di tanto in tanto Paolo Rumiz in cammino (foto di Alessandro Scillitani) le storie narrate nel li- bro che Paolo scrisse finito il viaggio origi- nario. Ma poi appunto Alessandro Scillitani fa riprese nell’ Appennino mi sono lasciato an- piacentino (foto di Maddalena Scagnelli) dare a storie nuove, a che ho realizzato prima di conoscere Paolo rinascite, a ritorni, ho Rumiz, ma in un certo senso rappresenta l’i- raccolto i racconti dei nizio del mio percorso a fianco del grande ragazzi che hanno de- scrittore, giornalista e viaggiatore. Perchè ciso di tornare ad abi- quando girai quel film, molti degli intervistati tare le case dei loro in giro per l’Italia mi suggerirono di intervi- nonni, magari lascia- stare anche lui. Paolo non accettò, però rima- te in abbandono per se molto colpito dalla visione del film, al punto 50 anni. Ho racconta- Rumiz e gruppo sulla Via Appia (foto di Alessandro Scillitani) che decise di compiere un viaggio nei luoghi to di viaggi di andata dell’abbandono, da un’altra angolazione, la e di ritorno. Tutto arricchito dalla preziosa ma genera poesia, sguardo, pensiero. sua. E così mi trovai in viaggio con lui, per rac- voce fuori campo di Paolo Rumiz, che con la Alessandro Scillitani contare le Dimore del Vento, con uno sguardo sua narrazione non spiega, non commenta, 15 n. 56 Roma (Biblioteca del Cinema Umberto La quinta edizione del Barbaro) - Viterbo (Biblioteca Consorziale di Babel Film Festival si Viterbo) 31 ottobre svolgerà a Cagliari A Roma rinnovato il consiglio dal 4 al 9 dicembre di amministrazione della Bi- blioteca Barbaro che ha visto 2017 tra i fondatori Mino Argentieri. Presidente Anna Calvelli Ar- gentieri, Angelo Salvatori, Giu- lio Angella, Patrizia Masala, Amedeo Mecchi, Angelo Tanta- ro. Subito dopo ricognizione culturale e organizzativa nella Biblioteca di Viterbo per il ri- lancio della Biblioteca Barbaro. Da sx Marco Asunis (Presiden- te della FICC – Federazione Ita- Il Festival è promosso dalla Società Umanita- liana dei Circoli del Cinema), In occasione delle celebrazioni per il quarantennale della morte di Roberto ria - Cineteca Sarda, in collaborazione con Paolo Pelliccia (Commissario Rossellini, la biblioteca Consorziale di Viterbo dedica “la sala proiezioni l’Associazione Babel, Terra de Punt e Areavi- straordinario della Biblioteca Roberto Rossellini” suale e il sostegno di istituzioni nazionali ed Consorziale di Viterbo) e Ange- internazionali di grande prestigio. Il Babel lo Tantaro (Direttore di Diari di Cineclub) in rilancio e la valorizzazione della Biblioteca del Film Festival si inserisce nel percorso che la occasione dell’incontro per uno studio sul Cinema Umberto Barbaro di Roma, importan- Sardegna, la Regione, e gli Enti Locali, stanno te patrimonio culturale del nostro paese. compiendo ormai da anni nell’ambito della Nella foto di Daniela Cutigni, la sala Rossellini salvaguardia del patrimonio linguistico delle recentemente inaugurata alla Biblioteca di Vi- comunità isolane. Il Babel è l’unico concorso terbo – Viale Trento 24, internazionale al mondo dedicato esclusiva- www.bibliotecaviterbo.it mente ai film parlati in lingue minoritarie, dialetti, slang o lingue “morte” e lingue dei se- gni. Anteprime del festival si sono svolte in va- ri luoghi anche per permettere alle diverse giu- rie di conferire il premio a loro concesso. Sono infatti 11 le giurie che si sono incontrate presso vari punti della città di Cagliari e di Roma oltre che a Sassari, Ostana (CN), Catania, Martigna- no (LE). Anche la rivista Diari di Cineclub, riu- nitasi in due serate a Roma, ospite del Cineclub Roma, ha assegnato un premio all’unanimità. La premiazione avverrà la sera di sabato 9 di- cembre presso la Cineteca Sarda di Cagliari in viale Trieste 118 - 126. DdC www.lacinetecasarda.it Vedi il promo https://youtu.be/YZpcrOawku8

Nuovi circoli del cinema sorgono Nuntio vobis gaudium magnum. E’ nato il Circolo del Cinema Umberto Barbaro Acireale (CT) 14 novem- del Centro Sperimentale di Cinematografia. A bre 2017. Nasce il cine- lui è intitolata la Biblioteca del Cinema Umberto circolo “Umberto Bar- Barbaro di Roma fondata da Mino Argentieri e baro”. E’ stato eletto attualmente presieduta da Anna Calvelli Ar- presidente Mario Pa- gentieri. Il nuovo cinecircolo sarà inaugurato tanè e nominato presi- il prossimo gennaio. In quell’occasione sarà dente onorario Mario formalizzata la richiesta al sindaco di intitola- Grasso. Il Nuovo circo- re una strada all’illustre ma dimenticato ace- lo ha aderito alla FICC se. Mentre ad un anno di distanza la nuova Mario Patanè il presidente – Federazione italiana legge del cinema e videogiochi conosciuta co- Umberto Barbaro del Circolo del Cinema dei Circoli del Cine- me Legge Franceskini stenta ad essere opera- “Umberto Barbaro” ma. Umberto Barbaro tiva, confusa in rivoli di bandi che si interse- del cinema, cineclub, cineforum nascono per (Acireale 1902 – Roma cano e rinascono con altri bandi con refusi ed sostenere la formazione del pubblico e difen- 1959), critico cinematografico molto attivo nei errori materiali e una “nuova” piattaforma in- dere i suoi diritti. Questa è la nostra resistenza. suoi diversi ambiti, nel 1936 è tra i fondatori formatica che stenta a funzionare, nuovi circoli DdC 16 [email protected] A scuola con “I bambini ci giuocano”: per una cultura di pace, per una storia del cinema Nel 2015, a cura della perverso che i grandi poteri politico-economi- storica utile a mostrare, in modo efficace e da Fondazione Cineteca ci della terra esercitano per anestetizzare le un punto di vista insolito, alcuni aspetti del di Bologna, presso il coscienze fin dal loro primo affacciarsi all’alba secondo dopoguerra che spesso nelle scuole laboratorio “L’Imma- dell’esistenza. Una diffusa mentalità neoma- cedono il campo all’approfondimento di altre gine Ritrovata” è stato nichea pare contaminare i rapporti umani, tematiche. Si pensi ai personaggi ripresi nella compiuto il restauro sottrarre funzione alle sfumature, invitando loro vita quotidiana che raccontano le loro digitale del cortome- ad abbattere sempre e comunque l’avversario esperienze - interpreti di se stessi – e, ancor traggio su pellicola I e sollecitando larvatamente il ricorso alle armi più, al messaggio che si rivolge ai ragazzi di bambini ci giuocano1, (si pensi alla preponderanza di espressioni quel periodo storico per porre un freno all’in- Maria Carla Cassarini diretto da Nicolò Fer- aggressive anche nel mondo delle immagini). cubo delle stragi infantili provocate dall’im- rari. Sembra giusto e opportuno patto con ordigni non ancora di- plaudire a questa iniziativa (una sinnescati. Merita dunque delle tante pregevoli iniziative rivederne la storia, dal momento intraprese da questa Fondazio- che, come vedremo, I bambini ci ne) tanto che non sarebbe fuori giuocano coinvolge due massimi luogo propagandarla nelle scuo- esponenti del cinema di quegli le, poiché questo breve film della anni, pronti anche a farsi carico durata di 10’ si rivolge prima di in qualche modo dei problemi tutto ad alunni in età scolare, sociali conseguenti al prolunga- per i quali era stato prodotto. to disastro di una guerra mon- Secondo quel principio zavatti- diale. Nel 1952 Don Carlo Gnoc- niano del “conoscere per provve- chi, fondatore e presidente della dere”, per il quale non basta mo- Pro Juventute, impegnata strare la realtà attraverso il nell’assistenza e nel recupero dei cinema, ma occorre sollecitare “mutilatini”, chiede la collabora- le coscienze affinché il sapere zione di Cesare Zavattini e di sia finalizzato all’uomo, non è Vittorio De Sica per realizzare azzardato inserire il cortome- un cortometraggio con lo scopo traggio in un percorso didattico di sensibilizzare le coscienze nei che si prefigga una cultura di confronti del grave pericolo rap- pace a partire dalla scuola pri- presentato dalla presenza sul maria, data la delicatezza con suolo italiano di bombe ancora cui il tema è affrontato (senza inesplose. Benché la guerra sia scadere in una retorica già am- terminata da sette anni, non ces- piamente ridicolizzata anche in sa di mietere vittime, soprattutto alcune trasmissioni televisive; fra i bambini. Come recita il tito- basti rivedere alcune divertenti lo di un cortometraggio prodotto puntate di Zelig). Riproporre da Don Gnocchi nel 1949: Per noi questo cortometraggio a distan- la guerra continua. Le sue conse- za di sessantacinque anni dalla guenze, infatti, perdurano là do- sua realizzazione è spostare di ve i ragazzi si accostano con cu- nuovo l’attenzione dei bambini riosità a quegli oggetti misteriosi e degli adolescenti sulle conse- e accattivanti, disseminati dap- guenze dei conflitti internazio- pertutto. Per i bambini si può nali, oggi che la memoria sem- giocare con qualsiasi cosa, in bra rarefatta in un deflagrare di particolare in un periodo in cui manifestazioni di violenza, e si manca ancora l’essenziale e i gio- va perdendo il senso di responsa- 1 dicembre 1951 una tragedia cittadina da “La Domenica del Corriere” 16 dicembre 1951 cattoli si acquistano raramente. bilità individuale - o per meglio dire di ribel- Tornare agli anni Cinquanta del secolo scor- La raccolta della spazzatura non è organizza- lione - di fronte al tentativo subdolo e so, non è abbuiare quanto sul piano cinema- ta, la gente getta i rifiuti di casa negli orti, nei tografico è stato fatto in seguito, pure a livello campi, ai margini dei boschi. “Tra la spazzatu- 1 Se ne trattò a suo tempo in un numero della artistico elevato; è guardare piuttosto attra- ra trovano i loro giocattoli” osservava lo spea- rivista “Ciemme” del Cinit-Cineforum Italiano, diretta verso una finestra che si apre sul tempo e mo- ker Mario Amerio nel bel documentario di Lu- da Marco Vanelli, che aveva rintracciato una copia del stra uno spaccato di vita reale in un paese che igi Comencini, Bambini in città (1946). I ragazzi film I bambini ci giuocano nell’Archivio-Cinit di Mestre. la guerra ha distrutto e continua a dilaniare non smettono di frugare tutti gli anfratti, alla Per un ulteriore approfondimento § Maria Carla Cassari- con improvvisi nuovi morti e feriti - in parti- ricerca di barattoli, di boccette, di risorse con ni, I bambini ci giuocano, analisi di un film dimenticato, colare bambini - nei posti più disparati e im- cui mettere in moto il loro immaginario e di- “Ciemme”, n. 136-137, giugno-settembre 2001. Il Conve- prevedibili: come una catena di attentati ter- vertirsi. Anche fra le macerie, dove si può an- gno “Zavattini sottotraccia”, organizzato nel 2009 dalla roristici contro la quale non valga la prevenzione cora trovare qualche giocattolo rotto, una Fondazione dell’Archivio Audiovisivo del Movimento dei servizi segreti. Dunque, è il caso di soffer- bambola da aggiustare, un frammento di ve- Operaio e Democratico, in collaborazione con la Cineteca marsi su questo “documentario”, non solo per- tro colorato. Quale sorpresa più grande di una Nazionale, per commemorare il ventesimo anniversario ché esso possiede una sua specificità, che lo in- valigetta, una penna impolverata, ma chissà, della scomparsa del grande Cesare Zavattini, aveva inse- serisce all’interno di un particolare sviluppo ancora funzionante. Ce ne sono di tutte le rito il film nel suo programma, ma la copia gentilmente del Neorealismo cinematografico, ma anche forme, le più ingannevoli... e poi un bagliore prestata dal Cinit-Cineforum Italiano presentava allora perché rappresenta a propria volta una fonte segue a pag. successiva evidenti segni di usura. 17 n. 56

segue da pag. precedente Don Carlo Gnocchi, a cura di Roberto Par- lacerante. I morti in Italia sono migliaia. Si meggiani, Giulio Andreotti lo ricorda come parla di 1400 all’anno. Soprattutto nelle cam- un documentario “bellissimo”: «Importante pagne e nelle periferie. Lo testimoniano le fu il 1952 […] prima di tutto per un bellissimo cronache sui giornali dell’epoca, spesso ridot- documentario di De Sica e Zavattini (I bambi- te a un trafiletto fra gli altri, tale è la loro fre- ni ci giocavano [sic]) sulla prevenzione dello quenza. È indispensabile, quindi, mettere in scoppio di ordigni abbandonati. L’8 dicembre, guardia quei piccoli temerari con un’azione nella sede del Collegio San Giuseppe a Piazza educativa capillare. Si rende necessaria una di Spagna, fu presentato questo cortometrag- campagna - appoggiata anche dagli Organi gio e don Gnocchi dichiarò urgente una vasta ministeriali, dallo stesso Presidente della Re- campagna nazionale contro il ripetersi di pubblica e dalla stampa italiana - che si svolga queste sciagure che facevano aumentare ogni su più fronti. Del successo di El negro Zumbon, giorno le doloranti file dei mutilatini (già nel al ritmo di bajon, composto per Anna (1952) di 1949 un altro filmino,Per noi la guerra continua, Alberto Lattuada. Su suggerimento dello stes- aveva ottenuto un buon risultato)».6 Possiamo so Zavattini, è incaricato della regia il giovane dire che questo breve film che riprende scorci documentarista Nicolò Ferrari, che ha già di- di un’Italia martoriata, dove il passaggio degli retto alcuni documentari; tra questi L’età della eserciti ha lasciato la sua pesante impronta e ragione (1950) riguardante gli aspetti psicolo- che ha voglia di dimenticare il passato, rifletta gici dell’infanzia. Mezzo secolo più tardi l’allo- sia pure in modo sintetico un progetto che Za- ra “giovane regista”2 (montatore e aiuto regi- vattini va già elaborando da qualche tempo. sta di Romolo Marcellini e Roberto Rossellini) Più che un semplice documentario, per la - che nel 1961, dopo averne steso la sceneggia- Don Carlo Gnocchi (1902 - 1956) tura, dirigerà il discusso e censurato Laura nu- Don Gnocchi a Cesare Zavattini, al quale “l’a- da, per evidenziare vizi e ipocrisie di un’Italia postolo dei mutilatini” attribuisce la paternità borghese -, comparirà fra i collaboratori al do- del film: “Terminato ormai il cortometraggio cumentario collettivo, coordinato da France- sulla prevenzione degli infortuni causati dalle sco Maselli, Un mondo diverso è possibile (2001) bombe inesplose specialmente tra i bambini, - al quale anche Zavattini, se fosse stato anco- sento il dovere di ringraziarLa per quanto ella ra in vita, non avrebbe forse fatto mancare la ha fatto generosamente per la sua realizzazio- sua partecipazione (uno sguardo attento sulle ne. E’ molto poco invero, ma lei può stare cer- to di avere la riconoscenza dei Mutilatini, cui il cortometraggio indirettamente potrà giova- re, ma soprattutto deve avere l’intima conso- lante coscienza di aver fatto “una grande ope- ra buona”. Nel mese di ottobre l’Eco della stampa mi ha dato ritagli di incidenti che hanno fatto 93 vittime! E’ insopportabile! Se il Vittorio De Sica suo cortometraggio3 potesse diminuire anche soltanto di qualche unità questa stupida car- struttura che presenta, sembra costituire, in- neficina di innocenti io sono certo che Lei sa- fatti, una sorta di primo capitolo di un nuovo rebbe abbastanza ripagato del suo sacrificio” modo di fare cinema, uno sguardo sulla realtà (Lettera intestata Pro Juventute, inviata da Don attraverso la testimonianza di chi quella real- Carlo Gnocchi a Cesare Zavattini, Milano, 11. tà l’ha vissuta e la rivive per lo schermo oppure Cesare Zavattini 11. 1952 – Archivio Cesare Zavattini)4. Il titolo la racconta all’intervistatore. Si tratta di uno Pericolo in agguato è poi sostituito con I bambi- scorcio che non intende rimanere fine a se giornate che preparano e seguono il G8 di Ge- ni ci giuocano, meno generico e più diretto allo stesso, ma che deve sollecitare un migliora- nova, ma soprattutto sulle attese e le contesta- scopo, dal momento che esprime un aspetto mento dello stato di cose, non limitandosi a do- zioni delle associazioni mondiali per la lotta a pragmatico della situazione (non sembra il cumentare, ma provocando domande: in altri favore dei diritti umani, contro le guerre e lo caso di soffermarsi sul significato “singolare”, termini, coinvolgendo fattivamente il pubbli- sfruttamento delle popolazioni più povere come è stato osservato5, di quel dittongo “uo” co. Si individua così un filo rosso che attraversa della terra; “per progettare un altro futuro”). dopo il digramma “gi”, se non forse per colle- il cinema di Zavattini, costituendo una matu- Come si può notare, quindi, alla realizzazione garlo più strettamente ai destinatari del film, razione dello spirito neorealista. Da I bambini ci di I bambini ci giuocano partecipano esponenti dato che si tratta di una grafia letteraria, dif- giuocano al progetto risalente alla fine degli an- del mondo del cinema che possiedono tutte le fusa ancora negli anni Sessanta e un tempo ni Cinquanta di trarre un film dal libro di Josuè risorse per produrre un cortometraggio di raccomandata nelle scuole, come crogiuolo, de Castro Geopolitica da fame (per avviare una buon livello. In collaborazione con Don Gnoc- mariuolo, figliuolo ecc.). L’8 dicembre il cor- campagna di lotta contro la fame nel mondo), chi e Ferrari, Zavattini stende la sceneggiatu- tometraggio è presentato a Roma, presso il ai Cinegiornali per la Pace. Ma se il documentario ra del film, che in un primo momento si inti- collegio San Giuseppe dei Fratelli delle Scuole della Pro Juventute costituisce il primo passo re- tola Pericolo in agguato. La lavorazione dura cristiane, ed è immediatamente apprezzato alizzato di questo nuovo itinerario, altri sono circa due mesi e nel novembre 1952 si può dire dallo stesso mondo politico. In una raccolta di destinati a rimanere sulla carta. Come non ri- conclusa. Lo testimonia anche una lettera di interventi e attestazioni sulla vita e l’opera di andare, pertanto, a Italia mia, il film inchiesta pensato prima per la regia di De Sica nel 1951 e 2 Così erano definiti da Zavattini i suoi amici 3 Il corsivo è mio. poi, sul finire del 1952, per quella di Rossellini? documentaristi, a cui guardava in quel periodo per un’e- 4 Ringrazio Arturo Zavattini per avermi se- «Si passerà da una città a un paese, da una ventuale collaborazione ai suoi film-inchiesta. Solo per gnalato e reso disponibile questo importante documento. segue a pag. successiva citare tra alcuni film di allora, Ferrari come montatore e 5 § Ansano Giannarelli (a cura di), Zavattini aiuto regista di Rossellini partecipa tra l’altro alla realiz- sottotraccia, Edizioni Effigi, Arcidosso (GR), per Archivio 6 Roberto Parmeggiani, Ho conosciuto Don zazione del III Episodio di Siamo donne (1953) e di Viag- Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Roma Gnocchi, pref. di Giulio Andreotti, Milano, Ancora, 2000, gio in Italia (1953). 2009. pp. 117-118. 18 [email protected]

segue da pag. precedente montagna a un fiume, da una casa a una piaz- za, secondo il sentimento, più che secondo la geografia, dovunque ci siano segni vivi della vi- ta pubblica e privata, o addirittura segreta del nostro popolo, segni collettivi o individuali, fe- stosi o dolorosi, tale insomma da contribuire a fare un ritratto dell’umile Italia che lavora»7. E’ dopo aver terminato di girare I bambini ci giuo- cano, che Zavattini invia a Rossellini il progetto di quel film mai realizzato, includendo in pri- mis l’episodio dei mutilatini di Don Gnoc- chi.«(Episodi che si possono girare immediatamen- te. Episodio dei mutilatini di Don Gnocchi, ciechi per scoppio di ordigni trovati mentre giuocano nei cam- pi, sui greti dei fiumi) ecc... Ce ne sono a Roma ne- gli ex locali della GIL al Foro Mussolini. Modo di presentazione: la guerra è lontana, ma se ne vedono ancora dei segni. Questi sono i ragazzi La Domenica del Corriere 30 nov. 1952: Durante la lezione di greco, in terza classe del liceo di Forlì, uno studente rovinati dagli ordigni di guerra che ancora si manipolava una cartuccia di mitragliera trovano sparsi qua e là in ogni parte d’Italia ch’è stata tutta campo di guerra. Un’anima ge- nerosa li ha raccolti. Sono qui che giuocano, questi ciechi, una loro appassionata partita, co- me gli altri ragazzi. Seguiamo la partita detta- gliandola minutamente, compresi gli errori dei giuocatori, gli attimi di perplessità, i calci sba- gliati»8. E se nel film Siamo donne (1953) ideato da Zavattini, si rintraccia un’allusione alla peri- colosa insidia delle bombe nei confronti dei bambini, sempre troppo imprudenti (si pensi al colloquio con il medico nell’episodio Isa Mi- randa di Luigi Zampa9), in I misteri di Roma (1963) il tema è sottolineato ancora una volta con un episodio che sembra tratto da I bambini ci giuocano: «Altri fanciulli, sulle pendici di Monte Mario, giocano al football: sono i muti- latini di Don Gnocchi. Lui è morto, ma la sua opera continua. Le nostre orecchie sono colpite da uno strano suono, quello del pallone che ro- tolando manda suoni di campanelli. Perché al- La Domenica del Corriere 13 apile 1952: nei pressi di Velletri dieci ragazzi trovano un proiettile, nessuno si salva cuni dei giovani giocatori sono ciechi e riesco- Gnocchi fu un indimenticabile campione»10 . piano estetico e morale12. Nel senso che se da no a raggiungere la sfera identificandola per La voce out dello speaker, sembra far risuonare un lato aspira a configurarsi come espressione mezzo del suono. Più di mille discorsi, questa ancora una volta il commento al film realizzato artistica, sia pure non in modo primario e de- partita di calcio, i cui protagonisti sono dei ra- con Don Gnocchi: «Questi ragazzi sono nati terminante, dall’altro intende offrirsi come gazzi accecati, martoriati, dallo scoppio di or- dopo che la guerra è finita, ma la guerra è arri- strumento di denuncia per avviare un processo digni bellici rinvenuti nel nostro paese là dove vata lo stesso fino a loro. Sono le vittime degli di cambiamento e di crescita. Non solo regi- è passato il flagello, suscita in noi l’orrore per la ordigni bellici che si trovano ancora in un ce- strazione, quindi, ma anche metodo di indagi- guerra e la fede nella pietà umana di cui Don spuglio o in un prato, nei luoghi più impensa- ne ai fini di un progresso umano. «La speranza ti». I bambini ci giuocano può essere quindi con- è che questo desiderio di conoscenza, questo 7 Da: Filippo Maria De Sanctis (a cura di), siderato il primo embrionale esempio, o se si chinarsi sull’uomo, proprio per la loro forza e la Zavattini: Come spero di fare Italia mia, Rassegna del vuole il primo abbozzo, o tessera, di un film in- loro passionalità, riescano a coronarsi di arte. Film, n. 13, aprile 1953, p. 22. chiesta secondo il progetto voluto da Zavattini Con ingenuità ho affermato, in varie occasioni, 8 Da: Cesare Zavattini, Una, cento, mille lettere, come sviluppo del Neorealismo, a partire in che fatalmente l’arte verrà in seguito, non po- a cura di Silvana Cirillo, Milano, Bompiani, 1988, nuova particolare dagli anni Cinquanta, quando con- trà non sopraggiungere. Ma prima d’essere ar- edizione Idem, Una, cento, mille lettere. Cinquant’anni e temporaneamente lo scrittore e cineasta sta te, il cinema uno strumento che rivela le cose, è 11 più, a cura di Silvana Cirillo e di Valentina Fortichiari, Mi- pensando anche al libro-inchiesta Un paese , uno strumento più da metodo che da ispirazione. lano, Bompiani, 2005, p. 475. che scriverà in collaborazione con il grande fo- All’inizio esso ha colpito la nostra meraviglia, poi 9 In questo IV episodio di Siamo donne, in cui tografo Paul Strand, inaugurando nel 1955 la abbiamo visto la funzionalità insita nella sua Isa Miranda interpreta se stessa, l’attrice durante una collana Einaudi dal titolo «Italia mia», mentre tecnica, adesso cerchiamo di servirci della for- passeggiata fuori Roma è attratta da un’esplosione. Un su “Epoca” ha già iniziato dal 1950 la rubri- za di scuotimento e di richiamo che l’immagine bambino, che stava giocando con una sostanza esplosiva ca-inchiesta Italia domanda. Si tratta di un nuo- segue a pag. successiva (il carburo) insieme ad altri compagni, si è ferito a una vo modo di fare cinema, che prendendo a mo- mano. Isa Miranda, dopo averlo caricato in macchina con dello le inchieste giornalistiche, le supera sul 12 Per un approfondimento essenziale, si veda- l’aiuto di una persona sopraggiunta, lo porta all’ospedale. 10 Da: Cesare Zavattini, I misteri di Roma, a no in proposito: Cesare Zavattini, Opere. Cinema. Diario “Medico: - Che cos’ è stato? - Isa Miranda: - È scoppiato un cura di Francesco Bolzoni, Bologna, Cappelli, 1963, p. 22. Cinematografico. Neorealismo ecc., a cura di Valentina barattolo […] - Medico: - Una bomba inesplosa? -” Ha ini- 11 Per un approccio all’argomento: Cesare Za- Fortichiari e Mino Argentieri, Milano, Bompiani, 2002; zio così una breve storia, che rivela il profondo istinto ma- vattini, Io. Un’autobiografia, a cura di Paolo Nuzzi, Tori- Stefania Parigi, Fisiologia dell’immagine. Il pensiero di terno della diva. no, Einaudi, 2002. Zavattini, Torino, Lindau, 2006. 19 n. 56

segue da pag. precedente controluce; l’ambiente, dove si ammassano La bustina del Dott. Tzira Bella possiede e che manca alla pagina scritta.» 13 , schegge e ferraglia d’ogni provenienza, de- osserva Zavattini. Se vien fatto di pensare al nuncia l’illegalità di quel traffico. Ma i movi- Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario film inchiesta a proposito diI bambini ci giuo- menti sono precisi: consegna dei reperti, pe- della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes cano, è perché questo filmato sembra già con- sata, sistemazione del materiale in casse di Oramai scrivono da ogni latitudine! Noto che a tenerne gli elementi. «Trovo qui gli appunti: legno per il trasporto in luoghi di raccolta scrivere sono quasi sempre rappresentanti di et- strada costiera Salerno-Paestum e da qui al più ampi, fino alle industrie. Questo- mo nie marginali: bene così, gli ultimi, i dannati mare»14, scrive Zavattini riferendosi a Italia mento costituisce la chiave di volta del corto- dell’universo, sono in cima ai nostri pensieri e tra mia, e si sarebbe tentati di ricondurre quelle metraggio. L’attenzione si sofferma sull’idea la diastole e la sistole dei nostri cuori interstella- osservazioni al documentario di Don Gnoc- portante del film, quella di informare i più ri. Bella frase, non c’è male, oggi mi sento poeta e chi. Basta seguirne in modo attento la proie- giovani, presentando loro quegli ordigni, chirurgo. Ma non divaghiamo, e diamo repente zione. Ed ecco apparire scorci di paesaggi da mostrandone l’insidia attraverso riprese in voce a chi ci scrive dall’Africa senza pretendere Salerno a Milano, passando per Paestum, primo e primissimo piano che ne illustrino la tutto in cambio di niente, ma proponendo uno Anzio, Nettuno, Cassino, Venafro, Firenze, varietà. Ai giochi movimentati di bambini scambio, secondo le più democratiche regole del Genova, dove si colgono attimi di vita sco- che perlustrano boschi e campi raccogliendo libero mercato. Riflettete con attenzione sulla sua perti dalla macchina da presa. Un accorto tutto ciò che trovano, fa da contrappunto lo proposta: ne va del vostro futuro, Oh, terrestri oc- gioco di montaggio ripropone immagini elo- spettro minaccioso di proiettili, bombe e mi- cidentali! quenti di una realtà italiana che gradual- ne antiuomo. Ancora si presentano immagi- mente va allontanandosi dalla guerra, ma ni di morte sottolineate dalla stessa musica Taliani noi aiuta tucùl che ancora ne subisce gli effetti (si notino poi delle prime inquadrature. Ed ecco apparire i loro le frequenti riprese alle spalle, quasi a sugge- ragazzi di Don Gnocchi al rientro dal bagno rire, da un lato, la volontà di lasciare dietro e le giovani di un altro suo istituto, in fila per Loro dice tucul casa! di sé la guerra, dall’altro l’inconsapevolezza due al ritorno da una passeggiata. Portano i di essere osservati da un obiettivo). Ai segna- grembiuli della divisa, ma “molte di queste Tu Dottore Tzira Bel- li di morte - una nave da guerra, bombardie- maniche sono vuote”, avverte lo speaker. Né la, io no volere pren- ri, eserciti, macerie - seguono scorci della vi- può mancare l’intervista. La regia si soffer- dere giro taliani bravi, ta che riprende: grida di tifosi allo stadio, ma sui piani ravvicinati e i primi piani di ra- no prendere per tucùl, una folla vociante ai margini delle strade che gazze che raccontano a un invisibile interlo- no, no, noooooooh! Io assiste al giro d’Italia, giovani che corrono in cutore la tragedia che le ha colpite. Giuseppe, solo dire: nostre ca- lambretta, in sidecar, quasi a gara col treno, il mutilatino cieco senza braccia che si lava i panne dice tucùl, vo- lungo la parallela alla ferrovia, sale da ballo denti col dentifricio Chlorodont e legge I pro- stre casa! Volere dire: che si rianimano di notte; insegne luminose messi sposi in Braille riproduce intanto una noi fricani aiuta talia- in geometriche composizioni animate (rie- sua giornata all’istituto. In contrasto col film ni casa loro. Io dico al- cheggianti pitture d’avanguardia), fuse con di avventure di cui si scorgono alcuni istanti lora: voi taliani avete le luci delle automobili in corsa sui viali, che movimentati, l’obiettivo inquadra i gesti im- bisogno pampini, cre- Dott. Tzira Bella accompagnano il risveglio delle città. Immo- pacciati dei mutilatini che assistono alla pro- scita cerchietto di ma- bili, i primi, nella fissità di una diapositiva, iezione. La partita di calcio fra i ragazzi cie- te ma ti cah, come dite cerchietto di mate ma mentre un sottofondo di tamburi riporta chi chiude questo episodio, lasciando sul ti cah? Sero? Bello! Zi, sero, ecco, tondino echi di guerra; dinamici i secondi: città che campo, dove rotola il pallone a cui è stata at- comò O di O’Mbutu, comò va, O’Mbutu? Oh! cominciano di nuovo a respirare, paesi che taccato un pezzo di latta per identificarlo, capiti siamo? Io dico allora: noi fricani biso- riprendono la loro vita, al ritmo di una mo- una scritta in sovrimpressione: La legge ita- gno cibo, mangiarre, gnam gnam, Okay? Voi derna musica jazz; turisti che tornano ad liana commina gravi pene a chi, rinvenendo pampini, noi gam gnam! Tu zignora Tzira ammirare le rovine di Paestum, mentre esplosivi o conoscendone l’esistenza non ne dia im- Bella, può portare questo messaggio vostri dall’alto si coglie con una soggettiva lo sguar- mediato avviso alle autorità.Il richiamo al sen- capi buàna? Tzi? Gratzie. Bosso fare qualche do all’insù di un bambino che si bagna i piedi so di responsabilità di ciascuno, unito alla cosa per te buona zignora Tzira? Bosso in- nel fiume Rapido e che la madre, intenta a decisa condanna di chi semina la morte e al cintarti? Vuoi uno bello pampino? Sansa stendere i panni alla finestra, saluta con la messaggio di solidarietà con chi ne è vittima, complementi, io faccio vuolente ieri, no ieri mano; più avanti sullo stesso corso d’acqua rivela in questo documentario una riflessio- passato, domani, di dopo di domani, quan- una donna, china sulle pietre, lava la bian- ne sulla realtà postbellica che anche oggi in- do tu vuole zignora Tzira. Io faccio te per di- cheria tra un accorrere di oche in un’atmo- duce a riflettere. Inoltre, per quanto riguar- re a tu gratzie gratzie? Okay? Fammi tu sa- sfera rasserenante. Il montaggio gioca sul da l’educazione al cinema svolta in sede pere. Cosa? Sei tu maschio? Vuole tu dire contrasto. Dalle panoramiche e dai campi scolastica, il cortometraggio I bambini ci giuo- maschio con schwanzstück? E ci bessis! Tu lunghi si passa gradatamente ai campi medi cano aiuta a introdurre il discorso sul film-in- scusa io chiedo per spressione dialletto fri- e ai primi piani, a mano a mano che ci si av- chiesta, preparando a un’analisi dei più com- cano. Allora perché tu ti chiama Tzira, con vicina all’episodio più significativo del film: plessi L’amore in città (1953), Siamo donne a? Comò Angela, presentatori? Si? Maschi! quello dei mutilatini. Attori non attori inter- (1953), Le italiane e l’amore (1961), I misteri di Allora io fare con a tua moglia? Tu vuole io preti di se stessi. Una scena si concentra sul Roma (1963). Tutti film da cui si possono trar- fare con a tua moglia? Comò chiama tua mo- commercio clandestino di ordigni bellici; ba- re spunti (soprattutto dagli ultimi due) per glia? Tzarah? Molto vecchia Tzarah? Tu ha stano poche inquadrature per mettere in ri- una lezione non solo sulla storia del cinema e figlia grande sansa mairitto? Piace nipotino lievo la disperazione che conduce a entrare sugli sviluppi del Neorealismo negli anni piccolino? Fai tu sapere. Noi se tu voi diche in contatto con quegli strumenti di morte. Le Cinquanta/Sessanta, ma anche sui costumi tzi, arriva tanti, gioveni young, in barconi, persone sono abbuiate, in prevalenza riprese degli Italiani nella metà del Novecento e sul- noi molto poveri ma no poveri schwanz- alle spalle, i loro volti appaiono spesso in le cause che impediscono una vera evoluzioe stück! Ahhh, ahhhhh, ah, ah, capito barselet- 13 Francesco Bulzoni (a cura di), I misteri di della donna e dell’uomo all’interno di una so- ta? Io saluta te e tutti taliani, molto gente Roma, Bologna, Cappelli, 1963; anche in: Cesare Zavatti- cietà capillarmente determinata in ogni sua brava! ni, Polemica col mio tempo, Milano, Bompiani, 1997. espressione culturale da secoli di pregiudizi 14 Da: Filippo Maria De Sanctis (a cura di), Za- e di predomini incontrastati. vattini: Come spero di fare Italia mia, “Rassegna del Film”, n. 13, aprile 1953, p. 24. Maria Carla Cassarini Abasi Matunde Azizi Chicha 20 [email protected] L’intrusa di Leonardo Di Costanzo con Raffaella Giordano, Valentina Vannino, Martina Abbate, Anna Patierno, Marcello Fonte, Gianni Vastarella, Flavio Rizzo, Maddalena Stornaiuolo, Riccardo Veno. Genere Drammatico durata 95 minuti. Produzione Italia, Svizzera, Francia 2017. Uscita nelle sale: giovedì 28 settembre 2017 Non da oggi ma da antro bucolico incastrato dentro una vasta accadimento che la regia libera e ariosa si con- qualche anno assistia- corte di lunghi edifici densamente popolati, cede di mostrarci (benchè gli spazi in cui il mo alla rinascita del dove Giovanna (Raffaella Giordano, nota dan- film si muove siano limitati al centro sociale e cinema partenopeo zatrice e coreografa, qui al debutto nel cine- nulla della Napoli da cartolina venga mai in- dopo la breve ma non ma) anima, con l’aiuto di un manipolo di col- quadrata, Di Costanzo maneggia la macchina banale nouvelle vague laboratori e collaboratrici (artisti perlopiù da presa con la leggerezza di un volo tra i bim- che esplose tra gli ’80 debuttanti o provenienti dal teatro), una casa bi che giocano, gli animatori e l’espressione e i ‘90 del secolo scor- di accoglienza per i bambini del quartiere, La intensa di Giovanna) e che sembra appartene- so, in cui vedemmo Masseria, in cui il gioco e la condivisione, re ad un film di detection (impressione fugace nascere il talento di hanno lo scopo di togliere alla malavita, la ma- quanto la durata della scena), è l’arrivo im- Mario Martone, Pappi novalanza dei più piccoli, facili prede della ca- provviso della polizia che interrompe la calma Corsicato, Stefano In- morra. Nella Masseria i bambini dipingono, del luogo e irrompe nel casottino dove dormo- certi, Antonio Capua- lavorano la creta, creano e si dedicano, in una no Maria e i suoi figli, alla ricerca di un perico- no ed ultima ma non piccola officina, alla costruzione di un quadri- loso latitante che viene catturato davanti allo Giulia Zoppi meno impor- sguardo esterrefatto e addolorato di tante Antonella De Lillo, a testimonia- Giovanna e dei suoi collaboratori. L’e- re la vastità e l’inesauribile lascito cul- vento, vista la gravità della situazione, turale di una tradizione dedita allo procura immediatamente la rottura spettacolo e alle arti, che non ha eguali dei rapporti e del fragile equilibrio in Italia. Escludendo dal discorso Pao- che nel tempo erano stati raggiunti lo Sorrentino che pure a Napoli è nato faticosamente da Giovanna con la co- ma che a Napoli finora non ha mai gi- munità circostante, marcando un rato (a suo dire non è ancora arrivato il precedente che rischia di mettere in momento), possiamo elencare i tre au- discussione tutto il progetto educati- tori le cui opere recenti non dimenti- vo, insegnanti e inservienti compresi. cheremo: Leonardo Di Costanzo, Edo- La scuola che si è sempre impegnata a ardo De Angelis, Alessandro Rak (con collaborare con la Masseria perché Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e garantiva ai bambini uno spazio im- Dario Sansone, autore della prima ver- mune dalla violenza, protetto dalla sione animata per il cinema, dell’opera malavita che circola nel quartiere, di di Giambattista Basile La gatta Cene- fronte alla presenza di una sconosciu- rentola) cineasti che hanno riportato ta collusa con la camorra, decide di ri- alla ribalta Napoli e la sua complessa tirare i bambini dal circolo in quanto realtà urbana, al centro del cinema ita- vede in Maria una minaccia all’incolu- liano, ritagliandosi a mio giudizio, mità del gruppo e come tale occorre uno spazio di indubbio valore. Leonar- assolutamente allontanarla, pena l’in- do Di Costanzo, ischitano di nascita e terruzione del rapporto di mutua as- apolide artisticamente (dopo la forma- sistenza. Mentre Di Costanzo lascia zione a Parigi il suo impegno di docu- che la sua direzione ci porti dentro la mentarista lo ha portato in giro per il verità di gesti spontanei, liberi e feli- mondo), firma con L’intrusa la sua se- cemente fluidi che rimandano ad uno conda opera di finzione dopo il rimar- stile documentaristico, incentrato chevole debutto con L’intervallo (2012), sulle minuzie, i particolari, i piccoli film presentato alla 69ª Mostra inter- eventi senza scopo (la scena dei bam- nazionale d’arte cinematografica di bini che giocano con le lucertole sul Venezia nella sezione Orizzonti. Con prato non era prevista, il regista l’ha questa pellicola Di Costanzo vince il filmata durante una pausa) né signifi- David di Donatello per il miglior regi- cato, a raccontarci la quotidianità di sta esordiente, il Ciak d’oro per il miglior film ciclo ricavato da pezzi di riciclo rotti e in disu- un dopo scuola alle prese con la difficile pre- e per la migliore opera prima e il Gran Premio so, nelle ore del dopo scuola. Giovanna è una senza di Rita e Maria, in Giovanna e in tutto il della stampa estera ai Globi d’oro 2013. Come donna del nord che ha trascurato ogni velleità suo gruppo nasce la paura di non sapere come per L’intervallo anche L’intrusa è girato a Napo- di carriera per dedicarsi alla costruzione di un affrontare il problema: può La Masseria esclu- li in un contesto riconoscibile solamente dai progetto socialmente utile e, nonostante le dere, emarginare le due “intruse” ree di essere suoi stessi abitanti, chiuso com’è dentro le difficoltà incontrate, persegue il suo scopo moglie e figlia di un pericoloso camorrista, mura di un quartiere popolare dove svettano con placida convinzione fino al giorno in cui quando essa è stata concepita per includere, palazzoni anonimi e stranamente inanimati. dà asilo ad una giovane donna, Maria (Valen- per annettere e per unire gli uni agli altri sen- Colpisce sin da subito la totale mancanza di tina Vannino, al suo primo film), madre di un za distinzione? Il quartiere si stringe subito rumori, traffico, voci che da Napoli sembrano neonato e di Rita (una bambina tra gli 8 e i 10 intorno alle istituzioni, mentre Giovanna è la uscire da ogni dove ma che qui non si avverto- anni), nel casottino adibito a squallido pied à sola a domandarsi da che parte stare e come no. Il luogo degli eventi infatti è un piccolo terre, situato al di là del giardinetto. L’unico segue a pag. successiva 21 n. 56

segue da pag. precedente Per un decalogo laico superare gli ostacoli intervenuti a compromet- tere le fatiche di un lavoro già di per sé attra- versato quotidianamente da piccoli incidenti e Onora la scienza, ch’è figlia di ragione & incomprensioni. Maria, la ragazza semianal- esperienza fabeta, scontrosa e in pericolo (la famiglia del Sed perge in tenebris radiorum quaerere lucem/Non nis ab obscura sidera nocte micant marito incarcerato la vuole con sé) ora si trova (Ma tu continua a cercare nelle tenebre i raggi della luce/Nella notte più oscura brillano le stelle) completamente sola, braccata dalla malavita e Distico inciso su una lapide di una porta del monastero benedettino di Subiaco controllata dalla polizia, guardata a vista dalle famiglie come un’assassina e questo la irrita, E bisogna avere il coraggio di essere didattici. Me ne infischio di fare dell’arte. iòC vuol dire rinunciare a la innervosisce come una bestia ferita che cer- molto. È una posizione morale, che posso chiamare addirittura, se mi consentite di usare questa parola, chi un rifugio per proteggersi. E mentre Di Co- eroica. Quel che ogni uomo cerca istintivamente è mettersi in mostra: io non cerco di mettermi in mostra, stanzo ci porta ad osservare il timore di alcune ma di essere utile. Utile dal punto di vista umano. […] se vedo che quelli che cadono in acqua annegano, e mamme che ripongono nel centro la speranza che il mondo è invaso dalle acque, credo sia mio dovere, visto che ho conoscenza del fenomeno, imparare a di un futuro per i loro figli con sguardo bene- nuotare e diventare bagnino volo e mai accusatorio… sembra incalzarci an- Roberto Rossellini cora con un’altra domanda: come preservare Il mio metodo. Scritti e interviste, Marsilio, VE, 2006, Citato da Tonino De Pace, in Sentieri l’integrità della bimba diventata muta dopo selvaggi, 14 luglio 2017 aver assistito ad un omicidio commesso pro- prio dal marito di Maria, anche lei ospite del centro e felicemente integrata nel gruppo di Non basta sapere, si deve anche applicare; non è abbastanza volere, si deve anche fare. bimbi, nonostante il suo ostinato silenzio? Il Johann Wolfgang Goethe regista racconta di aver voluto esplorare il Francoforte sul Meno 1749 - Weimar 1832, poeta e scrittore tedesco mondo della solidarietà e dell’accoglienza ani- mato da tante persone che, seppur con estre- Il sapere scientifico è uguale per sé, differente per noi; il divenire della conoscenza scientifica è differente ma difficoltà, ogni giorno stanno al fianco dei per sé, uguale per noi. È semplicissimo! più deboli senza ricevere ricompense, rimar- Anonimo cando l’intenzione di astenersi dall’esprimere giudizi morali su vittime o carnefici, metten- Onora la madre e la procedurale la scienza pare averlo, se non ri- dosi solo al servizio dell’osservatore partecipe. madre! Se può la solto, individuato chiaramente: la scienza è Sul finire di questo racconto povero di fatti ma scienza porre un pic- un sistema acquisitivo, e dunque non potrà ricchissimo di verità e di umana imperfezione, colo, modesto e tardi- mai risolverlo definitivamente, i suoi proto- lo scontro tra Giovanna e Maria durante un vo riparo a 2.000 anni colli sono dentro la ricerca stessa, e siccome la pomeriggio assolato, ci mostra le due donne di sessismo paoli- ricerca non ha mai fine, col progredire della fieramente posizionate su sponde opposte, en- no-cattolico. Onora la ricerca il problema epistemico-procedurale si trambe combattive, discutere animatamente. logica, sistema vasco- presenta in nuove forme; ma questo gli scien- Maria sente di non dover pagare per le colpe lare della scienza. ziati lo sanno, fa parte delle regole del giuoco. altrui e lo rivendica, Giovanna teme di distrug- Onora la scienza che ci Gli scienziati sanno anche che il metodo gere il progetto a cui ha dedicato energie e spe- Antonio Loru libera dalla paura della scientifico delle società industriali moderne, ranze e chiede alla giovane madre, rispetto. In- morte e da tutte le al- quello galileiano, a volergli dare un nome, ha torno a loro la vita procede registrando tre paure, che da questa originaria derivano. generato un mostro che entrato prepotente- reazione emotive di varia intensità in cui i Che ci libera dalla stupida paura di non poter mente nelle nostre vite e da servo, per dirla bambini rischiano di doversi dividere a causa raggiungere la felicità in Terra; perché la con Hegel, ne è diventato padrone: la tecnolo- delle discussioni degli adulti e gli adulti si divi- scienza molto semplicemente dimostra che la gia. Però il Novecento ha preso consapevolez- dono per l’incolumità dei loro figli… insomma, felicità è il mondo dove ci è consentito fare so- za di questo, coscienza filosofica, e l’avverti- la débâcle è dietro l’angolo. Nottetempo e senza lo, ma anche tut- dirlo a nessuno, Maria, Rita e il nascituro la- to quello che sciano il centro per fuggire al loro destino. Il non travalica i gesto della ragazza è ancora una volta una sfi- nostri limiti cer- da (lo era stata sin dall’inizio quando aveva oc- ti. Che ci libera cupato la stanza senza denunciare la presenza dalla paura della del marito ricercato), la prova di orgoglio di malattia. Che ci una madre in pericolo di vita. Con la sparizio- libera dall’igno- ne di Maria La Masseria si rianima, i bimbi ri- ranza, dalla po- prendono a danzare con la cinepresa e alla fe- vertà e dal biso- sta della scuola, il meraviglioso quadriciclo gno; dalle stesse ottenuto con pezzi di fortuna, inizia a percor- superstiziose rere il suo glorioso tragitto tra la folla ridancia- metafisiche e da na, per affermare la ritrovata libertà. Con po- tutte le religioni, chissimo denaro (il casottino è chiaramente che da millenni ci cacciano den- inagibile, come poterlo tenere aperto e a dispo- La Scuola di Atene è un affresco di Raffaello Sanzio, databile al 1509-1511 ed è situato nella sizione resta un mistero insoluto), ma con tanta tro queste tre grandi tragedie. Stanza della Segnatura, una delle quattro “Stanze Vaticane”, poste all’interno dei Palazzi fantasia, tenacia, passione e amore, la meravi- Apostolici glia di ritrovarsi ancora una volta insieme si Onora la scien- compie e i bambini si divertono, mentre Di Co- za che è la più universale e popolare tra le atti- mento di un problema, seppur non sempre stanzo firma un’opera che nella sua elegante e vità umane, quella a maggior profitto e benes- condizione sufficiente, certamente è condi- parca semplicità si insinua dentro come solo i sere sociale diffuso. Ora due sono i problemi zione necessaria, punto di partenza per la film riusciti e importanti riescono a fare. della scienza: l’epistemològico e il didatti- sua soluzione. In Italia, il vero problema oggi Giulia Zoppi co-divulgativo. Il problema epistemològico e segue a pag. successiva 22 [email protected]

segue da pag. precedente sembra essere il secondo: quello della democra- zia dianoetica. La scienza è l’attività umana, nient’altro che attività. Le procedure, i meto- di, gli strumenti, (res horrenda auditu est) so- no collaudate e sicure, nelle mani esperte de- gli scienziati che compongono la comunità scientifica. Il problema è educare il popolo a pensare, a desiderare, a sognare, a fare arte, scrivere poesie, in maniera scientifica, a fare ciò che è riassumibile nel moto: ricerca le cause a partire dagli effetti, non come le cattive meta- fisiche, le religioni in primo luogo, gli effetti a partire da presunte cause, non solo inspiega- bili, ma anche ineffabili. Tradotto dal teoreti- co al pratico (divisibili solo per comodità car- tesiana): se noi forniamo alle giovani generazioni un buon metodo scientifico e loro vorranno formarsi a pensare sempre e comun- que in termini scientifici, non dovremmo più assistere a raduni oceanici di giovani papa- boys, che sfilano nei villaggi, assieme a troppi distinguere il vero dal falso, le fre- vecchi, dietro la croce e il prete, a fianco del gature dalle cose buone e di valo- sindaco e degli assessori locali in processione, re, a smascherare i bugiardi, i per chiedere l’intercessione celeste ché le venditori di fumo, la loro finta piogge cessino e il fiume non esondi, o al con- compassione per il dolore, la po- trario che finalmente le cateràtte del cielo si vertà, l’ignoranza nella quale so- aprano, Dio perdoni i nostri peccati e conceda pravvive oggi, capodanno del ter- la Grazia della pioggia sulle terre arse da mesi zo millennio, gran parte di siccità; al triste spettacolo di folle che rag- dell’umanità. C’è bisogno di scrit- giungono a migliaia, da intere regioni, la città tori di cinema e di registi che fac- o il paese dove sarà esposta alla venerazione ciano con il pensiero scientifico dei fedeli, e alla richiesta di Grazie, un osso o ciò che ha fatto Rossellini con la altra reliquia (forse) appartenuta a quel santo storia e la filosofia; che se ne fre- o a tal altro; a convegni di giovani e meno gio- ghino, se necessario, della valen- vani in marcia per il lavoro, dietro i rappre- za artistica del film, che si preoc- sentanti delle curie diocesane, gli stessi che cupino dei risultati politici che si oggi in Italia hanno il controllo quasi totale devono ottenere: la crescita de- dei servizi, il settore più importante nell’eco- mocratica del popolo, la consape- nomia del mondo attuale!! Perciò serve ur- volezza della reale realtà del mon- gentemente un progetto come quello didatti- do che abitano, della storia che c’è co-storico-filosofico che Roberto Rossellini dietro il mondo che abitano, in realizzò per la televisione italiana, tra gli anni una parola, la nascita di una nuo- Sessanta e Settanta, stavolta un’enciclopedia biblioteche pubbliche, leggendo tutta la lette- va coscienza di classe popolare. Non voglio cinematografica del sapere scientifico.- Biso ratura possibile, senza steccati e senza confi- con questo dire che i film devono essere brut- gna che i vecchi si ritorni a forme di vera com- ni, aderendo senza saperlo (e come potevamo ti, giacché la bruttezza è d’ostacolo alla verità, passione verso i giovani, quella stessa com- saperlo, a quindici anni, figli del popolo illet- ma c’è ora l’urgente bisogno che nasca una passione che ha strappato noi, allora giovani, terato, di cui con tutte le nostre forze voleva- nuova generazione di lavoratori del cinema 50, 60 anni fa, dalle grinfie del clericalismo-rea- mo essere il riscatto?) all’ideale goethiano del- capace di non cedere alle lusinghe dell’esteti- zionario democristiano, più pericoloso, se- la Weltliteratur, (letteratura mondiale), però in smo, dell’arte per l’arte, ma che sappiano uti- condo la lucida analisi di Pier Paolo Pasolini, chiave pop; ascoltando tutta la musica possi- lizzare la bellezza del film, adeguare l’arte di del fascismo storico del ventennio, perché più bile, dal rock, al jazz, al pop in tutte le sue for- fare cinema alla verità politico-educativa dei subdolo, ti entra dentro e il fascista sei tu, che me, al blues e al rhythm and blues: soprattutto suoi contenuti. C’è bisogno che qualcuno senza imbarazzo dici tranquillamente: sono andando al cinema: il cinema ci ha educato alle mosso a compassione della condizione nella di sinistra, ma questi emigrati stanno pren- idee, al pensiero critico e divergente, alla poli- quale versa il popolo, scenda nella caverna do- dendo il sopravvento; aiutiamoli, ma in casa tica, alla filosofia, al materialismo storico-dia- ve è tenuto prigioniero, e consapevole dei ri- loro! In casa loro!?!! Ci rendiamo conto delle lettico. Oggi v’è bisogno di un neo-umanismo schi per la sua incolumità che questa azione cazzate che ci escono dalla bocca? Ci rendia- cinematografico. Bisogna tornare a fare cine- politica comporta, proprio in quanto è politi- mo conto del business che c’è sugli emigrati? ma per educare a un umanesimo integrale. ca, lo liberi dalle catene. Altrimenti a cosa sa- E di chi lo gestisce? Di chi ha sempre fatto del- Niente è più umanistico del pensiero scienti- rebbero serviti Pitagora, Platone, Democrito, la povertà e della malattia, della paura della fico, più educativo della conoscenza scientifi- Giordano Bruno, Galileo, Marx, Lenin, Gram- morte, i suoi punti di forza? Sarà il caso di ca. Bisogna che il cinema torni al pensiero sci, Ernesto Guevara, e tutti gli altri che nel ri-cominciare a porci domande? La nostra ge- scientifico, elevando a soggetto della sua ope- corso della storia plurimillenaria li hanno pre- nerazione, educata all’analisi critica da pochi ra, non le singole figure di scienziato, (ridu- ceduti sulle strade della liberazione dell’uomo coraggiosi insegnanti, in una scuola reazio- cendo così i film a mero biografismo, anche dalle catene che l’ignoranza delle reali cause naria e bigotta, si è formata viepiù parteci- di buona fattura), ma il pensiero scientifico del mondo storico impone; cosa è valso, cosa pando attivamente alle lotte del movimento stesso, l’universalità, l’universabilità congenita, vale oggi, il loro sacrificio? operaio, allora autorevole presenza nel tessu- delle sue procedure, la sua capacità di riusci- to sociale italiano, saccheggiando di prestiti le re, con metodo dimostrativo inoppugnabile, a Antonio Loru 23 n. 56 Le loro prigioni Il copione originale di Muraglie con Laurel & Hardy (“Pardon Us” 1931, di James Parrott) getta luce sul passaggio della coppia dal muto al sonoro In una lontana inter- che questo nuovo cinema richiedeva. Vennero vista (nel 1959), essen- spazzati via grandi attori come John Gilbert, dogli stato chiesto se il Douglas Fairbanks, Mary Pickford, Gloria successo suo e di Oli- Swanson, Ramon Novarro e Clara Bow. I co- ver Hardy fosse mag- mici scomparvero quasi tutti, o ridussero dra- giore sul mercato sticamente le loro produzioni compresi i estero o presso il pub- grandi Buster Keaton, Harold Lloyd, Charlie blico americano, Stan Chaplin perché il loro tipo di comicità era Enzo Pio Pignatiello Laurel rispondeva con chiaramente di stampo prettamente visivo. In sicurezza: «Sul merca- quegli anni turbolenti Stan Laurel ed Oliver to estero. In Europa, Hardy, come coppia ormai consolidata, era- soprattutto». E prose- no, in apparenza, al culmine del successo. Di- guiva citando casi co- ciamo «in apparenza» solo perché il loro suc- me la Germania, dove cesso, con il sonoro, diventò ancora più Robert O’Connor, insegnante di lingua straniera, tenta in una sala, per più di grande: il contrasto fra l’accento georgiano di di far imparare a Stan e Oliver i dialoghi per la versione sei mesi si erano pro- Hardy e quello britannico di Laurel aggiunse spagnola di Night Owls (1930) iettati i loro vecchi un pizzico di irresistibile comicità ai due per- film. Nell’aprile del sonaggi, soppiantando l’uso dei cartelli filma- 1963 lo stesso Laurel ti contenenti battute di dialogo e spiegazioni, Andrea Benfante scrisse in una sua let- fino ad allora adoperati nelle comiche mute tera: «la versione fil- dei due per creare effetti comici, o per rinfor- mica di Fra Diavolo interpretata da Stanlio e zarne altri, visivi. In un primo momento negli Ollio viene ancora proiettata ogni anno in Ita- Studios di Hal Roach, data l’incognita, assai lia, la davano a Milano quando io e Hardy era- grave, dell’indice di gradimento dei due comi- vamo lì nel 1950, l’inglese era doppiato in lin- ci in veste «parlante» anziché «muta» da parte gua italiana, mi divertii un sacco con Laurel e pubblico, e poiché molti cinema non erano Hardy che parlavano italiano proprio come i ancora dotati della nuova tecnologia, si giun- nativi!» Sempre a proposito di questo succes- se ad una soluzione di compromesso: dalle so, e delle capacità di identificazione del pub- prime comiche sonore venivano ricavate delle blico, nonchè di affezione specifica a questi rispettive versioni mute, eliminandone la personaggi, bisogna ricordare che i due per- traccia audio ed inserendovi frequenti cartelli sonaggi comici portavano entrambi il nome con lunghi dialoghi. A partire, poi, dal 1930 il dei rispettivi interpreti, il che costituiva anche sonoro si affermò in modo deciso e preponde- un sistema per semplificare il rapporto del rante. Ma già dalla comica Berth marks del pubblico con le sue Star preferite: non si trat- 1929, le comiche di Stanlio e Ollio furono ac- tava di Rodolfo Valentino che interpretava un compagnate da una musichetta che divenne a qualche figlio di sceicco, ma di Stan Laurel sua volta così celebre da essere identificata che interpretava Mr. Laurel e di Oliver Hardy subito con i due comici. Usata come leitmotiv che impersonava Mr. Hardy. Ciò nonostante, di presentazione, quando tutte le comiche Prima pagina del copione italiano di Muraglie (1931) il pubblico (ricordiamone l’alta componente mute furono sonorizzate con accompagna- infantile) li ribattezzò con dei nomignoli, che, mento musicale e rumori, la Danza del Cucù di- più o meno inavvertitamente, continuiamo ventò parte integrante dell’universo lau- ad usare. Se Stanlio e Ollio furono quelli italia- relhardyano. La celebre musichetta si chiama ni, come del resto Cric e Croc, negli Stati Uniti, «The Cockoo Song (Ku-Ku)» ed è opera di un in Gran Bretagna e nei paesi anglofoni, come musicista e, all’occasione attore degli Studi pure in Francia, essi furono sempre Stan and/ Hal Roach, Marvin Hatley, e sarebbe origina- et Ollie. Ma la tenerezza degli spettatori trovò, riamente stata usata come sigla di un pro- in ogni paese, il suo diminutivo: in Germania gramma radiofonico musicale. Certo è che furono Dick und Doof; in Spagna Gordo y Flaco; Hatley, con il suo «jingle» contribuì molto ad in Svizzera Goyo und Gut; in Cina Fu-Tu e Tutu, accrescere il successo dei due. Il primo film ecc. In ogni paese, dunque, si verificò una ve- sonoro della loro carriera, girato nel 1929, si Beau Hunks (1931). I distributori italiani del 1946 ra appropriazione dei due simboli universali intitolava Unaccustomed As We Are, che signifi- utilizzarono arbitrariamente le scene iniziali del film per di comicità attraverso i nomi! Com’è noto, ca letteralmente «Non abituati come siamo», introdurre la versione doppiata di Pardon Us. l’avvento del sonoro provocò ad Hollywood e che può benissimo essere completato nel una vera rivoluzione. E come in ogni rivolu- modo seguente: «Non abituati come siamo a una caduta, ad esempio, sono sufficienti il ton- zione ci furono vittime (alcune innocenti) e parlare in pubblico», Unaccustomed as we are to fo e l’urlo di Ollio mentre la macchina da presa nuovo potere, nuove fortune che si crearono public speaking! In realtà, il cinema comico, e se ne resta ferma, in una sorta di pudicizia mo- da un giorno all’altro. Se il pianoforte che nel- quello di Stanlio e Ollio in particolare, ben si rale, sulla faccia inebetita di Stanlio con il van- le sale accompagnava la proiezione dei film prestava a favorire il passaggio al sonoro, al- taggio che non occorre alcuna inquadratura muti scomparve e molti suonatori furono co- ternando vecchie gag di routine puramente vi- particolare o ravvicinata che turbi l’ordine stretti a trovarsi altri lavori, le cose non anda- siva alle nuove gag verbali. Basterà l’uso del ru- della lentezza solita dei tempi tra Stanlio e rono meglio per i divi del momento: pochi ri- more a mostrare quanto i due fossero subito Ollio. Ne deriva una maggiore omogeneità sultavano avere una voce ed un tipo di recitazione all’altezza della situazione: per rendere reale segue a pag. successiva 24 [email protected]

segue da pag. precedente appena fuori del raggio delle telecamere, in tra gag e tempi morti; in altre parole, il sonoro modo che essi non trovassero difficoltà a pro- non è di impaccio per Laurel e Hardy, non al- nunciare le battute di dialogo nelle diverse lin- lunga o spezza le gag visive rendendole noiose, gue: in alcune scene si notano chiaramente gli ma affida alle gag verbali un ruolo di completa- occhi di Stan e Ollie che cercano a stento le pa- mento, fino a renderle, di film in film, sempre role sui cartelli fonetici. Trovandosi a dover af- più omogenee nella struttura e, di conseguen- frontare lingue sconosciute, nonostante il sup- za, perfettamente inserite nel tessuto narrati- porto degli assistenti di dizione «straniera», vo. Ma un problema si pose subito, in quegli capitava, però, loro di sbagliare gli accenti delle anni che non conoscevano ancora il doppiag- parole, o, nel caso del francese, soprattutto, di gio e tanto meno i sottotitoli. Come trasmette- non riuscire a pronunziare correttamente la re in altre lingue la comicità di Stanlio e Ollio? erre, per esempio, né certi dittonghi. L’effetto, Ai tempi del muto ci si limitava a tradurre i car- però, degli errori di pronuncia di Laurel e Har- telli, a sostituirli e ad esportare quelle che costi- dy sugli spettatori stranieri cui erano destinati tuivano così versioni per l’estero pronte all’uso, risultava straordinariamente esilarante. I loro ’’con dieci denari e sei soldi faremo cento bottiglie di ma qui bisognava affrontare una situazione maestri di dizione straniera ebbero il merito di birra...’’ ben più complessa. Con l’avvento del sonoro si capire (fu un caso o una trovata felice?) che gli prospettò per Hollywood il rischio di perdere la errori di pronuncia dei due sarebbero stati la distribuzione lucrosa dei film in tutti i paesi chiave del loro successo all’estero. Ovviamente che non parlavano la lingua inglese, salvo tro- queste versioni multiple in lingua straniera vare nuovi sistemi di comunicazione verbale. comportavano un processo assai dispendioso, La Metro Goldwyn Mayer, che distribuiva per sia in termini di elevati costi di produzione che Hal Roach i film dei nostri due comici1, aveva in termini di personale aggiuntivo, dai tradut- fatto un eccellente lavoro di pubblicità ai due tori agli assistenti di dizione, ad altri attori ma- anche all’estero, e rinunciare a quell’ampia drelingua che ricoprivano i ruoli secondari. Per porzione di pubblico sembrava impensabile. Il cui, questo esperimento durò soltanto poco più dilemma fu risolto in maniera pioneristica, ma di un anno: dal 1932 l’invenzione e la pratica allo stesso tempo stravagante ed efficace, da della post-sincronizzazione permise il dop- Hal Roach: per un certo periodo di tempo, le piaggio di Laurel e Hardy. Ma in quel breve pe- comiche di Laurel e Hardy, e quelle degli altri riodo che va dalla fine del 1929 al principio del ’’vedi in che altro guaio mi hai messo, perchè hai voluto noti comici della compagnia, ossia Harry Lang- 1932, le platee straniere si abituarono ai bizzar- vendere una bottiglia di birra a quel poliziotto’’. ‘’L’ho don, Charley Chase e il gruppo di bambini ri accenti dei nostri Eroi. E quando si iniziò a preso per un conduttore del tram’’ chiamati “Piccole canaglie” (Our Gang), venne- doppiarli, almeno nei paesi che avevano bene- ro rigirate più volte, scena per scena, in diffe- ficiato di quelle prime stravaganti versioni, si renti lingue: francese, tedesco, italiano, ma so- mantennero gli accenti altrettanto stravaganti prattutto spagnolo. Dovendo lavorare in che erano tanto piaciuti al pubblico. Qualun- quattro lingue per girare i loro film, Stanlio e que cittadino dei quattro paesi destinatari del- Ollio fondarono negli studi di Hal Roach una le versioni straniere originali, e poi dei dop- sorta di associazione, «La risata poliglotta», di piaggi che ne avevano mantenuto il sapore, cui divennero presidenti onorari. Il film veniva abbia poi ascoltato i nostri due artisti in origi- dapprima girato nella lingua madre (inglese/ nale con le loro voci, non può non aver subito americano), mostrato al pubblico nelle cosid- una punta di delusione per la mancanza di dette preview, e una volta completato il montag- quegli effetti cui si era ormai affezionato. Nel gio definitivo, entravano in scena quattro in- novembre del 1931 nei cinematografi italiani terpreti: un francese, uno spagnolo, un tedesco arrivò Muraglie, il primo lungometraggio parla- ’’ricordatevi di una cosa, tutto dipende da voi, dalla ed un italiano, i quali traducevano il testo ed to di Stanlio e Ollio. Il film, realizzato in versio- vostra condotta durante questo periodo di espiazione...’’ ingaggiavano un diverso cast per ciascuna ver- ne plurima (Pardon Us recitato in inglese, De sione, ad eccezione, ovviamente, di Laurel e Bote en Bote in spagnolo, Sous les Verrous in fran- Hardy e degli altri attori principali come James cese, Hintler Schloss und Riegel in tedesco e, ap- Finlayson, Edgar Kennedy, etc. Queste versio- punto, Muraglie in italiano), permise di ascolta- ni plurime spesso includono scene più lunghe re per la prima volta le voci di Stanlio e Ollio e talora aggiuntive rispetto alle relative versio- che recitavano in un italiano storpiato e dall’ac- ni inglesi. Alcune volte le sequenze aggiuntive cento strano. La comicità dei due attori risulta- erano state già girate per le versioni inglesi e va, però, notevolmente accentuata dallo stra- poi eliminate in fase definitiva di montaggio, volgimento delle parole: le cronache dell’epoca rimanendo però intatte nelle edizioni destina- riportano la particolarità della pronuncia alte- te ai paesi di lingua estera, nei quali, notoria- rata proposta involontariamente dalla coppia mente, le versioni lunghe dei film erano più ri- di comici che non conoscevano l’italiano. An- chieste dal mercato. L’interprete leggeva a che il pubblico nostrano, dunque, si affezionò a Stanlio e Ollio ogni battuta parola per parola, e quel modo buffo di parlare e, quando final- ’’rinchiudeteli subito nella cella 14 con il Tigre...’’ i due la scrivevano su una lavagna nel modo in mente alle versioni plurime e alla produzione cui la percepivano all’udito (as it sounded to us, multilingue si preferì il doppiaggio, i distribu- Mauro Zambuto, altro non è che la versione in- per dirla con Stan Laurel), quindi secondo il si- tori pretesero che questa originalità venisse glese Pardon Us, ritenuta da sola troppo breve stema fonetico. Tali lavagne venivano posizio- conservata dai doppiatori. Purtroppo molte come lungometraggio, e perciò “rimaneggiata” nate alle spalle di ognuno dei due attori, delle versioni girate in lingua straniera sono dai distributori cinematografici italiani del andate perdute, e anche la versione in italiano 1946 aggiungendovi i 10’ iniziali del film Beau 1 In precedenza tutti i film prodotti da di Muraglie è attualmente considerata irrepe- Hunks, utilizzati come prologo alla vicenda e Roach erano distribuiti dalla Pathé, che metteva ribile: quella che da sempre circola nel no- perciò doppiati modificando dove necessario sul mercato anche quelli del concorrente Mack Sen- stro paese, doppiata da Alberto Sordi e segue a pag. successiva nett. 25 n. 56

segue da pag. precedente “the Tiger”, “il Tigre”, nella versione girata e poi i dialoghi per creare una “falsa continuità” tra doppiata in italiano, anche se – stranamente – un episodio e l’altro che in origine non avevano un articolo apparso su “La rivista cinematogra- alcun rapporto tra loro. Ma attraverso la docu- fica” del Dicembre 1931 lo chiama “Lupo”) dop- mentazione presente negli archivi della Dire- piato dal vivo fuori campo da attori di madre zione Generale per il Cinema del Ministero per lingua; Stanley “Tiny” Sandford (uno scorbuti- i Beni e le Attività Culturali2 è stato possibile, co secondino) e l’attrice June Marlowe (la figlia con gran sorpresa, ricostruire in maniera ab- del direttore del carcere) anch’essa doppiata. bastanza precisa e dettagliata la trama della La scenetta dei carcerati nell’aula scolastica versione italiana “fonetica” di Muraglie: nel fa- della prigione con James Finlayson professore, scicolo relativo alla citata riedizione del 1946 tra le gags più celebri di Pardon Us, è stata scar- (N.O. n. 578 del 18 aprile 1946) è contenuto il co- tata nella versione italiana, come in quella spa- pione con la lista dei dialoghi e la traduzione gnola: essendo molto dialogata, si ritenne che ''siamo due fabbricanti di birra (prrrrrrrrrrrrrrrr)'' delle canzoni della pellicola omonima passata sarebbe stato troppo difficoltoso riuscire a gi- in censura quindici anni prima con il Nulla rarla. Nel ruolo del direttore del carcere, al po- Osta n. 26346 del 26 febbraio 19313. Muraglie ri- sto di Wilfred Lucas, nella versione italiana ri- sulta esattamente speculare al rifacimento in troviamo Guido Trento, un attore del nostro spagnolo De Bote en Bote, conservatosi invece cinema muto emigrato in America, come molti per intero anche perché ridistribuito negli an- suoi colleghi, per cercare fortuna ad Hollywo- ni. Questa, in breve, la trama: Stan Laurel e Oli- od. Ed ora, dopo ottantasei anni, ecco in esclu- ver Hardy, cittadini americani, si mettono a siva per voi lettori, alcuni stralci, tratti dal co- fabbricare clandestinamente bevande alcoli- pione originale di Muraglie recitato in italiano che negli anni del Proibizionismo. La Legge li da Stanlio e Ollio! Il film iniziava con un cartel- raggiunge e li punisce con la prigione. Il loro lo atto a spiegare il contesto socio-politico sta- caso è sensibilmente aggravato da un difetto di tunitense di quegli anni: “Nell’America del Nord è pronuncia di Laurel, causato dalla caduta di un proibito fabbricare, trasportare o vendere birra”. “non aver timore. I dentisti ora lavorano delicatamente. dente, difetto che, facendogli emettere suoni Questo per chiarire allo spettatore che durante Vedrai, tutto andrà bene...’’ simili a pernacchie, dà l’impressione che il di- il famigerato proibizionismo si poteva venire sgraziato si faccia gioco delle Autorità. I due arrestati per la fabbricazione di birra falsa, co- detenuti riescono ad evadere dal carcere, ap- sa che puntualmente accade a Stan e Oliver profittando di una ribellione dei detenuti. Essi all’inizio del film. Queste le prime parole che i si truccano da negri e cercano lavoro in una due pronunciavano nel nostro idioma: piantagione di cotone. Un improvviso inciden- Hardy: (Avvicinandosi ad una vetrina) “Eh!...Que- te automobilistico di cui rimane vittima il com- sto è il negozio. (Prendendo nota su un taccuino) missario di Polizia svela il trucco... I due vengo- Dodici libbre di zucchero e tre d’orzo.” no nuovamente arrestati e carcerati. Un incendio Laurel: “Dodici pacchetti di lievito…” (Fa un per- scoppiato durante una sommossa dei prigionieri nacchietto incontrollato) dà loro occasione di far valere le loro virtù eroiche: Hardy: “Che dici?” essi salvano la figlia del direttore delle carceri, ot- Laurel: “Dodici pacchetti di lievito…” (c.s.) tenendo in premio la libertà. Gli attori americani Hardy: “Fatti cavare quel dente, ogni volta che che sono stati mantenuti anche nelle altre ver- parli fa un rumore insopportabile.” ’’ho capito...un molare superiore di sinistra che fa dei sioni “fonetiche”, dunque anche in Muraglie, Hardy: “Ora due e otto, dieci: zero e porto uno. rumori...’’ sono Walter Long (il leader dei detenuti, detto Benissimo. Con dieci danari e sei soldi faremo cento bottiglie di birra.” 2 In Italia ogni opera filmica deve essere Laurel: “Ma non potremo berne tanta…” sottoposta al vaglio delle Commissioni di revisione Hardy: “Venderemo quella che ci rimane.” cinematografica per ottenere il nulla osta alla pro- Laurel: “Però è proibita la vendita della birra.” iezione pubblica. Attraverso la documentazione Hardy: “Lascia fare a me. Andiamo”. presente negli archivi della Direzione Generale per Una volta arrestati Laurel e Hardy, la trama del il Cinema del Ministero è possibile procedere ad film si sviluppa come quella dell’originale in in- una mappatura completa delle opere. A partire dal glese. Ai due vengono scattate delle foto segna- settembre 1944, ad ogni pellicola sottoposta alla letiche, dopodiché vi è una breve sequenza in Commissione di revisione cinematografica (lungo- cui Laurel chiede, a proposito delle foto: “Se ri- metraggi, cortometraggi, attualità, pubblicità) cor- escono bene, potrò averne una?”. Poi Stan e risponde un fascicolo contenente una straordinaria Oliver vengono fatti lavare e cambiare con le documentazione cartacea che permette di ricostrui- ’’Così camuffati nessuno ci potrà riconoscere. Stanley, divise da carcerati; dal colloquio con il diretto- re le vicende censorie del film oltre a indicare tutti i hai avuto una buona idea’’ re, al quale fanno perdere la pazienza a causa dati tecnici ed artistici di ciascun titolo, italiano e è la stessa sia in italiano e in spagnolo che in del dente malfermo di Stan, i due vengono straniero, distribuito nelle sale italiane. Purtroppo, inglese. Ed è interessante notare come il Ti- prontamente spediti nella cella del Tigre, il più per i film dal 1913 al 1943, presso la Direzione Gene- gre si rivolga a Stan chiamandolo con l’ap- temuto e leader dei detenuti. Mentre vengono rele per il Cinema, esiste solo il Registro di Protocol- pellativo “Schizzo”, soprannome con cui da scortati alla cella in questione, scorgono, al lo, quindi le informazioni raccolte sono minime ri- noi era conosciuto Laurel nelle sue comiche di là delle sbarre, due detenuti di colore; nel- spetto al periodo successivo (1944-2000). “pre-coppia”, ossia quelle girate prima del la versione inglese, Stan dice a Ollie: “Ci sono 3 Si coglie qui l’occasione per ringraziare il sodalizio con Oliver Hardy, apparse nei cine- Amos e Andy!”, protagonisti di un fumetto personale della Direzione Generale per il Cinema, che ci ma popolari italiani sin dal 1925: i due sareb- molto popolare all’epoca; nella versione ita- ha permesso la consultazione della documentazione uti- bero stati noti come “Stanlio & Ollio” solo a liana, in quella spagnola e, probabilmente lizzata per questa ricerca, in particolare Gianpiero Tulel- partire dal lungometraggio Fra diavolo, del anche in tutte le altre, la battuta viene taglia- li, Maurizio Grillini, Pierluigi Raffaelli e Gabriele Bigon- 1934, che costituì il loro più grande successo ta perché si sarebbe perduto il riferimento al zoni del progetto Italia Taglia – Banca dati della revisione segue a pag. successiva cartoon. La scena che segue con Walter Long, cinematografica (www.italiataglia.it). 26 [email protected]

segue da pag. precedente colore; la scena si apre con varie inquadrature in Italia. La guardia che entra a placare gli ani- che mostrano gli operai intenti nella raccolta. mi dopo un tafferuglio tra il Tigre ed Ollie, in Nella versione italiana e spagnola, le canzoni spagnolo, è lo stesso attore che interpretava cantate dai lavoratori sono rimaste in lingua l’ufficiale al banco di registrazione all’inizio del inglese, eseguite dall’Etude Ethiopian Chorus ad film. Nella scena in cui i detenuti passano la lo- esclusione di Lazy Moon cantata da Hardy; il ro ora d’aria all’aperto, il quartetto di carcerati manifesto che viene affisso su un albero a se- che, nella versione inglese cantava “I was Born gnalare l’evasione della coppia, con tanto di ri- in Michigan”, come nella versione spagnola, an- compensa per la cattura, è stato sostituito in che in quella italiana venne doppiato e la can- tutte le versioni “fonetiche” con altri uguali ma zone fu tradotta ed eseguita in italiano: “Nato là tradotti nelle varie lingue. Nelle versioni italia- nel Michigan/I miei ricordi tornan/Alla terra che na e spagnola la scena notturna, in cui il grup- l’infanzia mia vide/Nei campi del Michigan/Dove i po di raccoglitori di cotone si rilassa cantando ’’Questa brava gente è qui per aiutarci...Si, si, ci ruscelli van/A bagnare le spighe ondeggianti del gra- le loro canzoni, è più lunga della relativa nella aiutano...ma...ma mi rompono anche la testa, qui’’ no./Anima sola e triste sono e.../Ecco perchè voglio/ versione inglese: prima che Ollie intoni Lazy Tornar voglio/Voglio ai miei campi beati/Tutti dora- Moon6, il coro canta ben altri due brani: Swing ti/Di notte argentati./Voglio il gallo, quel che solea/ along, Chillun e That Suthbound Passenger Train, Svegliarmi all’aurora./La vostra gran città, /Ha quest’ultimo eseguito da un quartetto. Alla fine molte beltà, /ma i campi mi son più cari, /Non han- della scena notturna il film continua con no pari/ Come il mio amore/Le passioni mie stan/ Stanlio e Ollio ancora alle prese con la pianta- Tutte la nel Michigan,/Nel Michigan, nel Michi- gione di cotone in una nuova giornata di lavo- gan”4. Dopo aver ascoltato il melanconico can- ro: Oliver sta raccogliendo solo i ciuffetti di co- to, segue il dialogo tra Laurel, Hardy e una tone migliori, selezionandoli accuratamente, guardia: mentre Stan sradica e raccoglie nel suo sacco Hardy: “Oh, la vita dei campi!” di juta intere piante. La scena con il direttore Guardia: (Avvicinandosi al coro) “Bravi ragazzi. del carcere e sua figlia, fermatisi nei pressi del- Bel coro!” la piantagione con l’auto in panne è la stessa Laurel: (Alla guardia) “Molto bello” (pernacchia) nella versione italiana, inglese e spagnola, con ’’va sotto la macchina e aiutami...’’ Hardy: (Alla guardia) “Ha un dente malfermo, piccole differenze riguardanti solo alcune in- signore” quadrature. Stan e Ollie vengono scoperti, ar- Laurel: “Si, signore...(al gruppo di detenuti che ha restati e condotti in cella di rigore. La scena appena cantato) Eh, conoscete la canzone della dell’isolamento ha quasi lo stesso dialogo nelle Marianna5?” versioni considerate. Eccone un saggio di quel- Guardia: (A Stan) “La Marianna te la farà senti- la italiana: re il dentista. Avanti!” Laurel: ”Oliver….” La sequenza del dentista è praticamente iden- Hardy: ”Che?” tica sia per la versione italiana e spagnola che Laurel: ”Chissà quanto dovremo star qui” per quella inglese, ma inversamente a quest’ul- Hardy: ”Due mesi, per lo meno.” tima è anteposta alla scena ambientata nella Laurel: ”Ah,…un mese a testa allora!” piantagione di cotone: nello studio dentistico Hardy: ”Puoi star certo che appena esco di qui del carcere, un dottore provvede all’estrazione vado in campagna. Quella è vita! Mi par di ve- ’’trovatevi un posto laggiù’’ del dente rumoroso di Stanlio, ma, per errore, derla: campi di grano, profumo di viole, ronzio anche al povero Ollio viene tolto un dente. Pas- di api…” siamo alla parte post-evasione, dove Laurel e Laurel: ”Oliver….” Hardy si nascondono tra i raccoglitori di una Hardy: ”Che?” piantagione di cotone truccati come gente di Laurel: ”Hai detto che vedi tutto questo?” Hardy: ”Certamente.” 4 I Want to Go Back to Michigan, can- Laurel: ”Ma io non vedo niente, qui è tutto tata in Pardon Us da un gruppo di carcerati buio!” nostalgici in preda alla malinconia, fu scritta Hardy: ”Non hai un po’ d’immaginazione? Col- nel 1914 da Irving Berlin nel momento in cui tiveremo le angurie e ne avremo tante da non la moda del ragtime incominciò a smorzarsi, I poter mangiarle tutte.” Want to Go Back si presenta meno sfrenata rit- Laurel: ”Si…e venderemo quelle che non potre- micamente ma più dolce e tranquilla all’ascol- mo mangiare.” to. Fu infatti proprio in questo periodo che le ’’ah,ah,ah,...ci avete traditi, eh’’ Hardy: ”Soltanto per questo tu non verrai con canzoni cominciarono ad assumere un tono me!” più romantico, trattando i temi della casa, del- 6 La vera sorpresa musicale di Pardon Laurel: ”Oh…..oh….oh,oh,oh!.....Non lasciatemi la famiglia e degli innamorati. Un cambia- Us, sta nel momento in cui Oliver Hardy incomin- qui! Oh….oh…oh,oh,oh.” mento dovuto soprattutto all’inizio della cia a cantare sommessamente le prime note di Lazy Alla mensa, le sequenze spagnola ed italiana Grande Guerra al quale anche Berlin dovette Moon. Questa scena rappresenta non solo una delle dell’entrata dei prigionieri sono più lunghe. far fronte. rare esibizioni canore cinematografiche di Hardy, Prima che i detenuti si siano passati le armi 5 La “canzone della Marianna” che “la va ma anche l’unica interpretazione perlomeno famo- sotto banco, un galeotto diverso passa i proiet- in campagna quando il sole tramonterà, tramon- sa di questa romantica canzone. Scritta nel 1903 tili assieme alla minestra, dicendo; “Dopo ce- terà” è una canzoncina popolare lombarda con un dal duo Cole & Johnson, Lazy Moon, a differenza di na.”. Ollie scopre i proiettili nel suo piatto – ritornello molto ritmato e si riferisce al lavoro dei Swing Along Chillun, si discosta molto dai consueti questo si vede solo brevemente in Pardon Us contadini. La Marianna va nei campi con la zappa temi stereotipati ai quali faceva utilizzo Will Ma- – ma non capisce bene cosa stia accadendo, e la cesta, ci sono da prendere patate, pomodori, rion Cook. Sotto quest’aspetto Cole & Johnson furo- perché i due non erano stati informati del pia- verdure. Lavorerà fino al tramonto. Chissà quando no sicuramente degli innovatori. Il duo, che visse no di evasione in atto. Stan si ritrova tra le mani ritornerà a preparare i diversi cibi con tutto ciò che per sette anni (dal 1901 al 1908) era formato da J. un mitra carico e, inavvertitamente, inizia a ha raccolto nei campi. Rosamond Johnson e da Bob Cole. segue a pag. successiva 27 n. 56

segue da pag. precedente proprio perciò, e grazie inoltre ad una certa li- sparare. Comincia la rivolta. Da qui in avanti bertà creativa concessa dal produttore Hal la versione italiana e la spagnola sono comple- Roach al regista “ufficiale” James Parrott, riu- tamente differenti dalla versione inglese. Ri- sciva a mantenere l’agilità e la freschezza dei cordiamo l’epilogo originale: Stan e Ollie si ri- cortometraggi anche su una durata più am- trovano isolati nel carcere assieme ad altri pia. Muraglie fece ridere tutta l’Italia, non solo detenuti, Tigre in testa, che li accusano di aver per le gags, ma anche per lo stesso parlato in sabotato la rivolta. Sempre inavvertitamente italiano, che riuscì, «per una volta tanto, diver- Stan fa ripartire la raffica del mitra, riuscendo tentissimo»7: Laurel e Hardy parlarono come così ad evitare il linciaggio e favorendo l’arri- potevano, «cioè nell’italiano storpiato e impara- vo di un esercito di poliziotti che pone fine alla ticcio di stranieri i quali mastichino stentatamente rivolta. Nella scena finale, nell’ufficio del diret- la nostra lingua»8. «La grande parata delle risate tore, i due ricevono la grazia per l’involontario ha fatto ieri tremare, per i colossali scoppi di ilarità, La polizia riesce a porre fine alla rivolta... gesto eroico. “Se posso fare qualcosa per voi, le solide mura del Supercinema Alpi e Statuto di sono a vostra disposizione!” dice loro il diret- Torino, successo piramidale di queste ‘Muraglie’», tore. “Qualsiasi cosa?” chiede ingenuamente si leggeva su «Stampa Sera» del 24 dicembre Stan, “Qualsiasi!” conferma il direttore. “Allo- 1931. Una delle recensioni più lusinghiere di ra può ordinarci due casse di birra?” segue una Muraglie, apparsa sul quotidiano «Il Popolo di lunga pernacchia dovuta al solito dente che Roma» del 12 novembre 1931, in occasione della “rumoreggia”. Fine. La sequenza finale origi- prima cinematografica al Barberini di Roma, nale italiana e spagnola si svolge diversamen- asseriva: «In Muraglie i due ottimi comici offrono te: dopo aver involontariamente dato il via al- una nuova attrattiva9 nel fatto che recitano in ita- la rivolta, Stan e Oliver si ritrovano isolati con liano, in primo luogo evitando i pericoli fastidiosis- il resto dei detenuti, e anche qui vengono ac- simi del doublage e in secondo luogo dandoci una cusati di sabotaggio. Il Tigre estrae dalla giac- volta tanto la soddisfazione di sentire degli artisti ca un coltello per giustiziare i due traditori, stranieri parlare la nostra lingua, con tutti gli effet- “Non abbia paura, signorina, noi la salveremo’’ Stan e Ollie si danno alla fuga per cercare di ti di grazia e di comicità che reca in sé lo sforzo non salvarsi tra il caos generale: le sirene dell’allar- lieve. […] Il pubblico magnifico che gremiva la bella me suonano all’impazzata e i detenuti fuggo- sala del Barberini si divertì assai, rise a crepapelle no in preda al panico. C’è anche chi cerca di quasi a tutte le scene e decretò al nuovo lavoro un incendiare il carcere. Perse le tracce dei due, il successo veramente strepitoso». Sebbene, però, Tigre si accorge che la casa del direttore, sita tutti sin da subito si spanciassero letteral- internamente al carcere, ha preso fuoco, e la mente al cospetto di Laurel e Hardy, gli intel- figlia, impaurita, sta gridando aiuto da una -fi lettuali ne presero le debite distanze e la criti- nestra del piano superiore. Il Tigre entra in ca non li avrebbe mai accettati, se non quali casa cerca di brutalizzare la ragazza, ma nel efficaci buffoni. Ne fanno fede alcuni com- frattempo anche Stan e Ollie si sono accorti di menti critici allo stesso film Muraglie, all’epo- lei e si stanno adoperando per salvarla. In una ca pubblicizzato come «la grande parata delle ri- sequenza impareggiabile di gag, i due riesco- sate», in antitesi al film drammatico C« arcere» no a far precipitare il Tigre dalla finestra e a («The Big House»), «la grande parata dei delin- “Questa è la ricompensa che vi da lo Stato per il vostro mettere in salvo la ragazza ormai svenuta. Nel quenti», appunto, di cui costituiva una «spasso- atto valoroso...’’(foto di scena dalla versione fonetica frattempo la polizia riesce a porre fine alla ri- sa parodia». In un articolo apparso su «La italiana di “Muraglie”, con Guido Trento) volta. Nella scena successiva i due ricevono la Stampa» del 1 dicembre 1931, il giornalista Ma- Laurel e Oliver Hardy, più noti coi nomignoli Crick grazia dal direttore per il gesto di gran valore rio Gromo commentava: «molti ricorderanno i e Crock, due attori che credono d’essere irresistibili che hanno compiuto; ringraziano, salutano e toni grigi di quelle visioni di interni, in un grande sfoderando il più banale repertorio di clown da fie- se ne vanno. Ultima scena: Stan e Ollie sono penitenziario americano; e i vari tipi, e i vari episo- ra. Non solo: ma poiché i due, evasi dalla prigione, ormai fuori dal carcere. di e quelle improvvise letizie, e quei subitanei alter- si celano alle ricerche della polizia nascondendosi Hardy: ”Finalmente siamo liberi…Liberi come chi, e il drammatico ritmo di tutte le scene della ri- fra i negri di una piantagione di cotone dopo essersi le rondini!” volta: gli elementi, insomma, che in ‘Carcere’ cosparso di fuligine il volto, per ambientare lo sfon- Laurel: “Sì!...E quel dente non ci darà più no- contano, anche se tenuti in una luce un po’ cruda, do attorno a questi due negri onorari s’è avuto il co- ia” quasi da film documentario. Quali di questi elemen- raggio di prendere qualche ritaglio di ‘Alleluia’, Hardy: ”Non voglio più sentir parlare di que- ti riprende ‘Muraglie’ per fonderli nella parodia au- l’indimenticabile film di King Vidor, e d’appiccicar- ste muraglie! tentica, che deforma e comprende nuclei fondamen- lo, inserendolo, alla sciocca vicenda». A dispetto Ollie estrae dalla giacca una sigaretta e la mette in tali, trapassi e sfumature dell’opera primitiva, di tutto questo pungente spirito critico, Mura- bocca. proiettandoli in un’atmosfera che, attraverso all’i- glie si rivelò un colossale successo di ilarità in Hardy: ”...Dammi un fiammifero…” ronia e al paradosso, giunga alla caricatura? Nes- tutto il mondo. Stan, frugandosi nelle tasche ne tira fuori due foto. suno. La comicità è stanca e grossolana, sovente ad- Enzo Pio Pignatiello e Andrea Benfante Hardy: “Che cos’è?...” dirittura volgare; e i due protagonisti sono Stan Stan gliele mostra: sono le foto segnaletiche, segno Andrea Benfante è un attore, regista e drammaturgo, fon- 7 «Stampa Sera», 22 dicembre 1931. che era riuscito ad averne una copia perché erano datore insieme ad Anna Giarrocco de “Il Teatrino di Bi- 8 Filippo Sacchi, «Muraglie», in «Corrie- venute bene… re della Sera», 6 novembre 1931. sanzio”. Ha collaborato con la Tenda 165 “Noi siamo le Laurel: “Ti piacciono?” colonne” dedita allo studio di Laurel & Hardy scrivendo 9 Anche in una recensione apparsa su «Cine- Ollie strappa le foto e spinge furiosamente fuori sce- diversi articoli sul bollettino a-periodico “Due Piselli in un ma Illustrazione», n.46 del 1931, a proposito dello sforzo na Stan. baccello”. Inoltre ha scritto diretto e interpretato, assieme compiuto da Laurel e Hardy nel parlare il loro film anche Fine. alla Giarrocco lo spettacolo “Stanlio & Ollio: un mondo nell’edizione italiana, storpiando la nostra lingua, si leg- Il film, dunque, seguiva una formula assai si- d’allegria!”, portandolo in giro per l’Italia in diverse città. geva: «novità non trascurabile, che apre nuovi orizzonti al mile ad un collage di numeri comici tenuti as- Per chi volesse seguire l’attività del Teatrino ecco l’indiriz- film comico»: in effetti «Muraglie» fu il primo (e quasi sieme in una trama unitaria ed improbabile, zo Web: http://ilteatrinodibisanzio.wixsite.com/tea- certamente unico) film girato dai due in versione fonetica scritta esclusivamente come pretesto, ma trino-di-bisanzio italiana. 28 [email protected] I dimenticati #37 Andrei Krasko Ogni cinematografia chiamato di leva nell’esercito sovietico, compì in quei casi egli impersonava semplicemente che si rispetti ha il suo il servizio militare nelle forze di difesa aerea se stesso. Nella seconda metà degli anni No- ‘bad boy’: quello russo della zona di Arkhangelsk, nel settentrione vanta, grazie alla sua partecipazione ad alcune (e prima sovietico) è della Russia europea. Quando fu congedato fortunate serie televisive, come Agente natsio- stato Andrei Krasko: riprese a lavorare in palcoscenico, sia nella nalnoi bezopasnosti (Agente di Sicurezza Nazio- attore, in verità, più sua città, recitando nella compagnia del Tea- nale; 1998-2004), nei panni di Andrei Krasnov, ‘boy’ che ‘bad’, morto a tro Komsomol e del Rifugio del Comico, sia a e la mini-serie in cinque episodi Banditskiy Pe- soli quarantanove anni Dimitrovgrad presso Ul’janovsk, cioè ben 1659 terburg: Baron (2000), raggiunse grande popola- dopo una vita «speri- km a sud-est di Leningrado. Nel frattempo, rità, diventando per molti giovani una sorta di Virgilio Zanolla colata». Andrei Ivano- vero figlio di suo padre, era già passato attra- mito. I registi gli offrirono finalmente parti di vich Krasko (Андре́ й verso due legami matrimoniali: dopo aver rilievo: come in Tycoon (Олигар; 2002) di Pavel Ива́ нович Краско́ ) era nato a Leningrado il 10 sposato l’attrice Natalya Akimova, sua compa- Loungine, nel marinaresco e drammatico 72 agosto 1957, primo figlio dell’oggi ottantaset- gna nei corsi di recitazione al LGITMiK - unio- Meters (72 метра; 2004) di Vladimir Khotinenko, tenne Ivan Ivanovich e della sua seconda mo- ne durata pochissimo - , aveva contratto nuo- dove fu il capitano Yanychar, e soprattutto in glie Kira Vasilyevna Petrova: lui, un attore tea- ve nozze con la polacca Miriam Alexandrovich, Bastards (Сволочи, 2006) di Aleksandr Ata- trale e cinematografico popolarissimo in che il 31 marzo 1980 lo rese padre di Jan (Ivan, nesyan, ambientato nell’Unione Sovietica du- patria, lei, una professoressa di letteratura. in polacco), il primo dei suoi tre figli, anch’egli rante la seconda guerra mondiale: che racconta Quando vide la luce, Ivan aveva già una sorel- futuro attore; ma dopo un anno e mezzo i due della formazione di un gruppo di giovani sabo- lastra, Galina, figlia di prime nozze del padre; tatori reclutati dalle case correzionali; questo e più tardi, gli nacquero altri fratelli: la sorella film, che lo vide nel ruolo del maggiore Luka- Julia nel ’66, e i fratellastri Ivan, Fyodor e Na- shin, fu premiato col MTV Movie Awards ma talia, gli ultimi due addirittura postumi, per- accusato in patria di propaganda antisovietica. ché Ivan sr. si è sposato quattro volte (l’ultima, Andrei aveva anche ripreso a recitare in palco- due anni fa, con una ventiquattrenne) e a di- scenico, impersonando il protagonista Veni- spetto dell’età avanzata e della professione pa- chka nel Mosca-Petushki (2001) di Venedikt Ero- re che di sera non ami molto guardare la tele- feev: grazie alla sua interpretazione, nella sua visione. Bambino, Andryusha aveva salute città natale, ora ribattezzata San Pietroburgo, cagionevole a causa dell’asma: per accudirlo, lo spettacolo tenne il cartellone col tutto esauri- sua madre lasciò la scuola in cui lavorava e si to per ben due stagioni al teatro Komissarzhe- fece assumere come tutrice nell’asilo che fre- vskaya. Intanto, nel ’98 il superdivorziato An- quentava il figlio. Presto egli si appassionò drei era convolato a nuove nozze, stavolta solo all’arte che per Ivan, allora studente presso l’I- civili, con l’attrice Margarita Zvonareva, che l’a- stituto del Dramma di Leningrado, si stava veva reso padre di Kirill; e dopo una quarta mutando in professione: tanto che esordì in unione con Elena Shevchenko, durata circa tre palcoscenico nei panni di un coniglio, in una anni, nel 2003 impalmava la giovane Karolina recita tenuta in quello stesso asilo, dove il pa- Popova, che gli dette la figlia Alice. Ma presto dre interpretava l’Inverno. Nel suo cuore di anche quest’intesa era naufragata, e l’attore si fanciullo, il mestiere dell’attore aveva la stessa era consolato con Svetlana Kuznestsova, che importanza che quelli del pompiere, del mina- l’accompagnò in diverse tournées. Gli ultimi tore e del cosmonauta, anch’essi trovati affa- film ai quali prese parte, usciti entrambi nel scinanti; ma poiché un attore può avere l’op- 2007, dopo la sua morte, sono stati I’m Staying portunità d’impersonare un pompiere, un (Я остаюсь) del regista esordiente Karen Oga- minatore o un cosmonauta, esso finì per pre- si erano separati, e Miriam era partita per la nesyan, nel ruolo del poco flessibile dottor Vic- valere, e nel ’69 Andrei si presentò al TYUT Polonia con Jan. Dedito all’alcool e soggetto a tor Tyrsa, che a causa di un incidente cade in (Teatro della creatività giovanile), fondato e turbe emotive, poco tempo dopo Andrei ven- coma e attraverso delle esperienze subliminali diretto dallo straordinario Matvey Dubrovin ne licenziato dalla compagnia teatrale presso al suo risveglio muta il suo modo di vedere la vi- al Palazzo dei Pionieri, e non essendo adegua- cui lavorava e dové internarsi per qualche me- ta (per quest’interpretazione Andrei fu premia- tamente preparato non superò l’esame d’am- se in una clinica psichiatrica. Uscito di lì, reagì to, alla memoria, quale miglior attore al festival missione: allora Ivan gli rimediò un posto di alla malasorte che l’aveva colpito e si adattò a internazionale di Sebastopoli); e la commedia decoratore nel teatro Komissarzhevskaya, e compiere i più vari lavori; per otto anni si Lyubov-Morkov di Aleksandr Strizenhov, dove l’anno dopo il figlio venne finalmente ammes- mantenne facendo prima l’operaio in un cimi- vestì i panni del magnate Felix Korogodsky. so. Il suo apprendistato fu lungo ma estrema- tero, poi il riparatore, il meccanico, perfino il Chiamato nel Mar Nero, a Odessa, per lavorare mente proficuo: studiò con due insegnanti di sarto e il sagrestano. Non tutti però si erano in un nuovo film televisivo, la serie Liquidation assoluto prestigio come Arkady Katsman e dimenticati del suo talento nel recitare, sicché di Sergei Ursulyak, Andrei si spense improvvi- Lev Dodin, accanto a molti futuri grandi atto- infine riuscì a spuntare qualche modesto ruo- samente il 5 luglio 2006 a Ovidiopol, a causa di ri, e solo nel ’79 poté diplomarsi in quello che lo nel cinema e in televisione e pian piano poté un ictus. È sepolto nel cimitero di Komarovo, nel frattempo era diventato il LGITMiK (acro- risalire la china. Col tempo ottenne parti più un villaggio presso San Pietroburgo, a poca di- nimo di Istituto di Stato di Leningrado per il impegnative, sovente in film di successo, qua- stanza dalla tomba della poetessa Anna Akh- Teatro, la Musica e il Cinema). Venne quindi li Fontan di Yuri Mamin (1988), il musical Don matova. A dieci anni dalla sua morte, la sua sto- inviato a lavorare addirittura in Siberia, nel César de Bazan di Yan Frid (’89) e Afghan Break- ria ha già ispirato ben quattro documentari; Teatro della Gioventù di Tomsk: dove lui, che down di Vladimir Bortko (’91), coproduzione alcuni dei suoi numerosissimi fan gli hanno non era un tipo ambizioso, si trovò benissimo. italo-russa che ebbe quale protagonista il no- inoltre dedicato un bellissimo sito (www.an- Quell’anno esordì anche nel cinema, interpre- stro Michele Placido. Andrei riusciva partico- drei-krasko.narod.ru). tando un piccolo ruolo in ЛИЧНОЕ СВИДАНИЕ larmente efficace interpretando ruoli di forti (Lichnoe Svidanie) di Aleksei Lebedev. Nell’82, bevitori: gli spettatori non sospettavano che Virgilio Zanolla 29 n. 56 La Sicilia di Mario Verdone L’ultimo numero (588 - 589) di «Bianco e Ne- ro», la storica rivista del Centro Sperimen- tale di Cinematografia di Roma, è dedicato in- teramente a Mario Ver- done, nel centenario della sua nascita. Si Mario Patanè tratta di una mono- grafia, ricca di contributi e testimonianze (con gli interventi, tra gli altri, dei figli Carlo e Luca), che scandaglia in maniera esaustiva la sua personalità eclettica di intellettuale con molteplici interessi: documentarista, saggista, tra i primi docenti universitari e tra i maggiori studiosi del futurismo, ecc. Ho co- nosciuto il prof. Mario Verdone in occasione di una sua visita in Sicilia, nel 1989, quando l’ho invitato a partecipare al Convegno intro- duttivo dell’edizione di quell’anno degli In- contri con il Cinema, dedicata a Vitaliano Brancati. L’anno seguente ritornò per parla- re del rapporto tra Luigi Pirandello e il Cine- Il Centro Sperimentale di Cinematografia, che per decenni è stato il fulcro del fervore culturale di Mario Verdone, ma, a proposito del quale vorrei ricordare un lo ha festeggiato sia attraverso un numero doppio di «Bianco e Nero» – che trae spunto dal Fondo Verdone, simpatico aneddoto. All’inizio del Convegno messo a disposizione dagli eredi, sia attraverso una giornata di incontri e proiezioni alla Casa del Cinema di (tenuto, come nell’anno precedente, nell’A- Roma notevole ritardo, si scusò con il pubblico in maniera singolare, dimostrando il suo spiccato “sense of humour”: «Sapevo – disse – che in questa zona esi- stono tante altre “Aci”: Acireale, Aci Trezza, Aci Castello, Aci Sant’Antonio, Aci San Filippo, ecc.; ma non potevo immagina- re che fossero cosi tante; ebbe- ne, il vostro autista, prima di arrivare qui, me le ha fatte gira- re proprio tutte!»… In prece- denza, nel dicembre del 1984, aveva partecipato ad Acireale a 31 luglio 1989, Convegno su Brancati, da sinistra: Alberto 30 luglio 1990, Convegno su Pirandello, da sinistra: Mario un interessante convegno su Lattuada, Mario Verdone, Giuliano Consoli, Natale Tedesco Verdone, Pietro Frassica, Tonino Cervi, Ermanno Comuzio, Umberto Barbaro (del quale ho Sergio Micheli, Massimo Cardillo, Marco Leto. parlato in un mio contributo pubblicato sul n. 31 di Diari di Cine- si avvalse della collaborazione, tra gli altri, di club cfr: www.cineclubroma.it/images/ Roman Vlad per le musiche, di Mario Seran- Diari_di_Cineclub/edizione/diaricine- drei per il montaggio e, come consulenti club_031.pdf), promosso dallo scrittore scientifici, di Paolo Toschi e Giuseppe Coc- Mario Grasso, che ne pubblicò gli Atti chiara. I due documentari ebbero una notevo- nel n. 48 (monografico) del 1988 della le diffusione, come ricorda lo stesso Verdone: rivista «Lunarionuovo», da lui diret- «Questi due documentari furono abbinati, ta. Mario Verdone ha frequentato il perché allora si usava così, a dei lungometrag- Festival di Taormina e, in più occasio- gi spettacolari. Mi pare che uno fosse Ulisse ni, la Cittadella dell’Oasi di Troina di Camerini e che l’altro fosse Attila; i due do- (Enna), nell’ambito di una manifesta- cumentari ebbero incassi favolosi perché i zione cinematografica annuale diret- film Ulisse e Attila vennero molto apprezzati 30 luglio 1990, Convegno su Pirandello, da sinistra: Mario ta da Gianni Virgadaula. Inoltre, alla dal pubblico». Sull’argomento ritorna anche Verdone, Pietro Frassica, Tonino Cervi, Ermanno Comuzio, Sicilia ha anche dedicato dei docu- Alfredo Baldi (Un anarchico al CSC), ricordan- Sergio Micheli, Massimo Cardillo. (e Mario Patanè) mentari. Così, Ivelise Perniola, nel suo do come il documentario, nella sua interez- contributo Imparare insegnando: sul ci- za, vinse il primo premio al “Festival del Film rea Archeologica di Santa Venera al Pozzo di nema documentario di Mario Verdone, in- sul Turismo e il Folklore” di Bruxelles del Aci Catena), la gente e gli altri relatori aspet- serito nel volume del C.S.C., parla diffusa- 1954. Tutto ciò – ed altro ancora – serve a di- tavano impazienti l’arrivo di Mario Verdone, mente di Immagini popolari siciliane, girato da mostrare come il rapporto tra Mario Verdone che doveva venire, con un’auto privata dell’or- Verdone nel 1953. Il documentario, diviso per e la Sicilia sia stato sempre molto intenso e, ganizzazione, dal vicino Hotel Santa Tecla Pa- motivi di lunghezza in Immagini popolari sici- direi, anche appassionato. lace; quando alla fine giunse, trafelato per il liane sacre e Immagini popolari siciliane profane, Mario Patanè 30 [email protected] La libertà di essere Steve McQueen Un’innata disposizio- bilanciata nel sestante specifico di ciascun ne dispone l’artista a ruolo: qui trova posto la sonorità variegata nutrire il sogno. Nella dei suoi colori, tutti multipli di una spirale trama esistenziale non esistenziale vissuta capillarmente, prescin- si esaurisce il suo prin- dendo da esternalizzazioni che renderebbero cipio, che in un circui- la parzialità della figura, in una maniera che to evolutivo di auto-re- non già restringe il campo narrativo, ma tran- sponsabilità offre il sita in vera e propria occasione di cultura ci- piano attuativo al suo nematografico-sociale e umana, in un’integri- progetto. Il principio tà che sedimenta l’indimenticabilità come marca il desiderare porzione significativa e non transitoria e pro- Carmen De Stasio senza simulazione o mana dal ruolo di cui McQueen è inventore compromessi, poiché diaforico, dunque, investendo in un incessan- l’artista agisce senza inganni e perché l’ingan- te progetto epistemico accelerato, pensato e no non vive per sempre. In fondo, si tratta di un incessante mettersi in viaggio e nel viaggio condensare la terra promessa, dove il viaggio intimamente ha il suo nuovo inizio e dove la stessa desiderabilità condensa memoria e in- tuizione di essere e mai di trascorso. Di essere liberamente Steve McQueen. L’artista in sé egli elabora e plasma costantemente libero. L’esistenza stessa diviene musa ispiratrice di Steve McQueen in “La grande fuga” (1963) di John Sturges una spontaneità che promana al pari di un’in- cessante ricerca e che colloca lo stile di Steve una lettura particolare che circostanzia finan- McQueen al di sopra di qualsiasi categorizza- che la pellicola e ne permea le intercapedini zione, recalcitrante a presunte catalogazioni, invisibili. Attraverso l’artista e la sua immagi- a metà tra una vita letteralmente on the road e ne modificabile anche gli ambiti di relazioni un ingegno di tipo laboratoriale. Non già, dun- si rigenerano e simultaneamente si rigenera que, nel suo caso si parlerà di stile recitativo, la loro modularità nella quale è tutto il proprio quanto di una generatività stilistica che trova praticamente desiderabile smisurato. La sono- il proprio luogo di sviluppo negli eventi, nella rità è sorprendente e attecchisce come veritie- loro fulminante immediatezza. In ciò che vive ra finanche là dove l’esagerazione del prospet- e nella misura di coinvolgimento. Nell’atmo- to cinematico dovrebbe declinare in sfera cruda ciascun fatto diviene suo come alterazioni fulminee e, a loro modo, assordan- sua è la strada, senza forzature o chiaroscuri ti (L’inferno di cristallo o Getaway!, ad esempio). indefinibili. In ciò, forse, il motivo per il quale il motivo è nella personale disciplina che as- egli sia considerato outsider e, al contempo, sorbe tutte le intelaiature dell’impossibile con emblema di tendenza in una concentrazione Steve McQueen sul set di “Bullitt” (1968) di Peter Yates il desiderabile, appunto, e ridispone la verifi- che sembra una stonatura se calibrata sulla cabilità in ambiti di continua invenzione, vivacità attesa da codici espressivi, dai quali possibilmente derivante da un’attività co- esulano – non richiamando nulla che non ac- gente e osservativa di contenuti e di ricerca cada nel momento performance attendibili di contenuti. Un’espressività quasi metafisi- nella loro variabilità e che lo pongono come ca (Papillon), in addomesticabile e che proce- desiderabile attore per la spontanea sagacia e de insistentemente dall’interno. L’azione la capacità di evitare qualsiasi deragliamento drammatica enuclea così la parte del tutto e d’attenzione. Credibile in ciascun fatto cine- il tutto stesso in particolarità e nella coesio- matografico. Un tema concesso sullo scher- ne la scena si reinventa senza apparire ancor mo prima di tutto, dove la croni-storia perso- oggi obsoleta. A ciò si aggiunga una mai lo- nale non allenta l’influsso di una gestualità gora assenza di paura che rafforza la forte mediale tra corpo e pensiero, complici a ren- continuità che Steve McQueen mantiene tra dere la visibilità come veritiera norma esclu- il suo privato e il suo pubblico senza intermit- siva che denota l’artista insieme all’uomo, tenze, e rinsalda ulteriormente il rapporto prima che l’attore segua un canovaccio in paritario con lo spettatore, il quale non si la- scorrimento. Affratellato, per i tempi vissuti, scia ammansire dall’insidia di una recitazio- a una cadenza angry o beat-generation, Steve ne replicante di un soggetto scritto a parte, McQueen non cede a visioni: lo sguardo e il Steve McQueen in “Le 24 Ore di Le Mans” (1971) di Lee H. ma segue e, infine, penetra la lettura esisten- corpo nel suo movimento indocile si affron- Katzin ziale di una performance che attualizza tano con una dialettica che ristruttura e ri- fuori da speculazioni di tipo funzionale. Così l’ambita perfezione artistica, nella quale è compone continuamente un modo d’essere egli appare tutt’oggi con prerogative differen- l’uomo-attore spinto oltre, in un’originalità che, seppur si allinei a vicende che marcano ziate e che coesistono senza mai mescolarsi, che è fatto ed è memorabile ed esclusiva al di un lungo tempo di ribellione (corrispondente se non nel senso di unicità in scena e fuori là del tempo. alla cronologia del suo tempo da attore e quin- scena. Coinvolto pur nel distacco come appa- Carmen De Stasio di dal decennio post-bellico fino al 1980, anno re, conserva una dignità che qualifica la pluri- della sua scomparsa), diviene un manifesto nel formità di ruoli che esprimono stabilizzazioni * Prossimo numero: quale Steve McQueen si colloca con uno tem- estemporanee di una soggettuale e intrapren- L’indissolubile dicotomia arte/vita in «On the ro- po-spazio individuale e una partecipazione dente incandescenza e, insieme, conferiscono ad» 31 n. 56 Il mio Godard Il finto biopic su Godard di Hazanavicius A volte i film deludono In una Parigi sconvolta dai moti sessantotti- narrato non colpiscono lo spettatore, un pun- quando vogliono trop- ni, a cui lo stesso maestro prendeva parte non to a favore per il film è rappresentato dalle po stupire. O quando negandosi neppure il lancio dei sanpietrini ai tecniche di ripresa e dal montaggio: la teleca- vogliono dire più di danni delle forze dell’ordine ed urlando im- mera di Hazanavicius devia dalla scena prin- quello che si capisce, properi contro il presidente De Gaulle, Haza- cipale e inquadra gli interni semplici delle risultando eccessiva- navicius restringe l’azione ai tormenti e all’e- abitazioni, le strade parigine con le biciclette mente intellettualisti- stasi vissuti in quel periodo da Godard mentre che sfrecciano e le coppie che si baciano. La ci e difficili da seguire. la sua vita amorosa, al secondo matrimonio, e sua cinepresa ci fa entrare nel clima del Ses- Il mio Godard vuole es- professionale, dopo il filmLa cinese (La Chinoi- santotto, mostrandoci le chiassose manifesta- sere la ricostruzione se, 1967), lo conduceva ad un binario antiteti- zioni ed assemblee studentesche, le riunioni Michela Manente dello spaccato di vita co. Se le interpretazioni e la costruzione del all’università, le scritte sui muri, i manifesti di del regista francese all’epoca del protesta. Abbondano piani se- suo matrimonio con Anne Wia- quenza, i primi piani, le inqua- zemsky, scomparsa da poco, drature volutamente imperfet- tramite la ricostruzione fatta te, le riprese con camera a spalla. dalla giovane moglie attraverso Oltre alle voci fuori campo tal- il diario Un anno cruciale (edizio- volta gli attori rompono la bar- ni E/O, 2013) da lei scritto, preso riera della finzione rivolgendosi come espediente narrativo. Do- direttamente con lo sguardo in po The artist vincitore di un lu- camera allo spettatore, come da singhiero Oscar, il regista, attore tradizione del cinema godardia- e sceneggiatore Michel Hazanavi- no. Altre volte compaiono come cius firma questo fischiatissimo sottotitoli i veri pensieri dei per- a Cannes Redoutable (in italia- sonaggi mentre dialogano tra no ‘formidabile’, riferito a un loro. Ma la tecnica più interes- sottomarino su cui ai tempi si sante è quella metacinemato- dicevano alla radio cose pompo- grafica: i due protagonisti, che se); fischiatissimo per aver avan- interpretano due personaggi zato un’ironica critica nei confronti appartenenti al mondo del cine- della miopia e dell’anticonformismo ma – un regista e un’attrice – si comodo da una posizione borghese confrontano spesso su questo del maestro Jean-Luc Godard, il tema, giungendo ad agire in quale arriva ad annunciare la modo contrario a quanto affer- sua morte, ovvero del cinema che mano. Un esempio è la loro di- ne aveva segnato il glorioso esor- chiarazione di odiare i registi dio. Louis Garrel, nel ruolo del che utilizzano il nudo fine a sé maestro della nouvelle vague, è stesso e lo fanno recitando nu- bravo nella trasformazione di un di. Inoltre Hazanavicius dis- mito in un essere dalla mille semina il film di citazioni ci- contraddizioni, cinico e antipa- nematografiche e anche di tico, spesso autodistruttivo, pos- spezzoni di film, come La pas- sessivo nella relazione di coppia sione di Giovanna d’Arco di e artisticamente solitario. Stacy Dreyer, alludendo al sacrificio Martin, l’interprete femminile, è della giovane moglie nel sop- sorprendente nell’aderire al ruo- portare l’eternamente insoddi- lo di Anne Wiazemsky, nipote sfatto e misantropo marito. In del nobel François Mauriac e at- ultima, sebbene definito in trice anche per Pasolini (Teore- qualche blog un biopic, questo ma, Porcile), Ferreri (Il seme film non lo è affatto; è piuttosto dell’uomo) e Carmelo Bene (Ca- una interpretazione in chiave pricci), dal punto di vista della so- ironica di uno spaccato di vista miglianza fisica ma poco oltre: la di un regista cult, visto attraver- sua interpretazione è piatta e so gli occhi della sua ex moglie e non paritetica a quella del part- girato con alcuni stilemi delle ner maschile di recente visto in tecniche di Godard. Gli diamo Mal di pietre nel ruolo di André poche stellette di gradimento Sauvage, il tenente dell’esercito ma, in fin dei conti, è un film da rimasto ferito durante la guerra vedere cogliendo le suggestioni d’Indocina (2016, regia di Nicole godardiane e stimolati a rivede- Garcia). Il film del regista e pro- re qualche titolo della filmogra- duttore francese affronta un pe- fia del maestro della nouvelle va- riodo caldo della vita di Godard e gue. della storia in generale: le prote- ste anti-Vietnam, i cortei e le occu- pazioni studentesche, il maoismo. Michela Manente 32 [email protected] Omero in tv. L’indimenticabile sceneggiato e la sua attualita’ Molti gli spunti dalla riduzione televisiva dell’Odissea. La civiltà classica e la sua valenza All’epoca, il “bianco e la nostalgia per la patria lontana, l’affetto filia- nero” era il naturale le, la vendetta e la pietà, il senso dell’ospitalità, scenario entro il quale il desiderio irrefrenabile di vedere, ascoltare, si muovevano i perso- toccare, verificare. C’è anche lo struggente in- naggi nel salotto di ca- contro con Argo, il cane che riconosce il pa- sa. Ulisse, nella super- drone presentatosi alla reggia sotto mentite ba interpretazione di spoglie. Di fronte a tutto questo, il drastico Bekim Fehmiu, attore giudizio dantesco ci pare assai severo. Co- bosniaco scomparso munque, anche nell’inferno, la figura di Ulis- anni fa, ci tenne com- se, tratteggiata nel verso “Lo maggior corno Giacinto Zappacosta pagnia per otto serate, della fiamma antica”, giganteggia e si impone nel 1968, assieme ad all’attenzione del lettore. L’empito di Virgilio un’indomita Penelope, cui diede anima la “fuor Greci”, a sua volta, restituisce grandez- straordinaria capacità espressiva di Irene Pa- za ad un personaggio che il poeta fiorentino pas. L’Odissea, per la regia di Franco Rossi, non poteva non amare. In ogni caso, il dialet- Piero Schivazappa e Mario Bava, è tuttora to ionico nel quale è reso il testo omerico, as- presente negli archivi, accessibili a tutti dal pc sieme ai suoi contenuti, segna una civiltà. Si di casa, di Rai Play, una immensa videoteca, tratta della nostra civiltà, quella della quale, degna, una volta tanto, di un servizio pubblico forse senza avvedercene, siamo gli epigoni. che vuole custodire e diffondere la cultura. Di Su questo punto, stride la spericolata uscita, lì a breve, avrei incontrato Omero sui banchi senza basi e senza riferimenti, che non siano di scuola, dapprima nella traduzione italiana, il provincialismo e il livore, di Gianfranco Mi- successivamente nella lingua originale resa in glio (che Dio l’abbia in gloria), secondo il qua- Bekim Fehmiu in “L’Odissea” metrica. Per la mia genera- zione, il capo chino sul te- a vivere alle spalle altrui. sto dell’Odissea si accompa- Ed aggiungeva: “Chi è gnava ai ricordi, sedimentati Odisseo? È un ladro”. Trop- nella memoria e mai cancel- po semplice, troppo bana- lati, delle immagini e dei le. Soprattutto, falso. Falso suoni dello sceneggiato. Il dal un punto di vista della quale, nella sua aderenza verità storica, specie alla trama originaria, con quando questa vorrebbe qualche ovvio e necessario essere annichilita per tor- adattamento, riesce a ren- naconti personali e politici dere l’atmosfera, il πάθος che non producono nulla. che sorregge, tra mito e È vero che Ulisse era un re, storia, le vicende di un un άναξ, un signore, un eroe, re, marito, padre, dominatore che ridicoliz- guerriero, vittorioso entro za Tersite, e siamo negli le mura troiane, poi ramin- episodi dell’Iliade, unico go per mare, per terra e esempio di popolano cita- perfino nell’oltretomba, in- Bekim Fehmiu nel ruolo di Ulisse e Irene Papas nel ruolo di Penelope to nel poema, e per ciò fine reduce in patria, dove, stesso rappresentato co- per riaffermare se stesso, me buffo e deforme, ma è an- consuma una terribile ven- che vero che l’eredità gre- detta. Si muove Ulisse, nel co-romana non può essere poema come nella versione relegata ad una barzelletta. cinematografica, con assolu- Certo, in quell’ambito vige- ta dimestichezza tra ninfe, vano, come d’altra parte in dei, dee e semidei. È il tratto ogni società, anche in quelle caratteristico della civiltà odierne, criticità che oggi classica, reso in forma poeti- chiamiamo ingiustizie socia- ca dal Foscolo (“beati gli anti- li. Il discorso sarebbe troppo chi che si credeano degni de’ lungo e ci porterebbe lonta- baci delle immortali dive del no. Forse vale solo far riferi- cielo”), che condivideva il vis- mento a ciò che Hannah suto con la presenza del divi- Arendt scriveva a proposito no, punto di riferimento di delle due civiltà sviluppatesi ogni manifestazione umana. nel bacino del Mediterraneo. Nel racconto attorno ai dram- Al confronto, obiezioni e mi e alle vicende del re di Ita- commenti di altro tipo im- ca, trovi tutto, ogni senti- pallidiscono. mento, ogni piega dell’anima, ogni sfumatura. le l’epoca classica, sia greca che romana, è so- Ci sono l’amore coniugale, la forza intima di stanzialmente riconducibile ad un assioma, una donna che resiste alle angherie dei Proci, vale a dire il fatto che l’uomo di rispetto riesca Giacinto Zappacosta 33 n. 56 Il “Fauno” e “L’emigrante” alle giornate di Pordenone Un incipit arroventa- preda alla suggestione provocata definito “uno dei più abbaglianti to, lanciato dalle co- dalla statua, evocatrice di incubi, film a colori tramandati dal muto lonne de “La Vita Cine- sogna che la scultura si animi, s’in- come pittura in movimento…Giun- matografica” (Torino, namori di lei e la porti con sé in un ta a noi come prodotto di un perfe- n. 15-16 del 22/30 aprile luogo primitivo, dopo che la statua zionismo luministico…”. Fotogra- 1917) annuncia al pub- - ora in possesso di una principes- fato da Giuseppe Vitrotti, Fauno è blico un misterioso sa (Femmina) perché perduta al interpretato da Nietta (Antonietta) Fauno, dio dei boschi gioco dallo scultore - nel trasporto Mordeglia (“Fede”, già primattrice metà uomo, metà be- si è frantumata e quindi miracolo- Fabio Mari giovane della compagnia Galli e Franco La Magna stia, che così il suo cre- samente ha ripreso vita. Ritrovati della compagnia Di Lorenzo), Ele- atore poeticamente in- dallo scultore, il fauno viene però ucciso a tra- na Makowska (“Femmina”), Vasco Creti (“Ar- troduce nella prima strofa, chiarendone dimento da un colpo di fucile…Ma è tutto un te”), Ernesto Vaser (il carrettiere), Fernando gl’intenti: “Io brandisco la ferza di Menippo/fla- sogno e quando la donna si risveglia il fauno è Ribacchi, Giuseppe Pierozzi (un giocatore) e il gello la lussuria, le mollezze/ i costumi ed i vizi del ancora lì sorridente. Metafora d’amore puro, catanese Oreste Bilancia (“Astuzia”). Sempre mio tempo/ e, per i santi spiriti del mondo/ io di Mari le “Giornate” hanno presentato, canto il canto dell’amore primo”. Attore, regi- ancora nella sezione “Il canone rivisitato”, sta, poeta, sceneggiatore e soggettista Al- il drammatico L’emigrante (1915), tratto da fredo Giovanni Leopoldo Rodriguez in ar- una novella dello stesso Mari (che affronta te Febo Mari (Messina, 16 gennaio il doloroso tema dell’emigrazione meri- 1881-Roma, 6 giugno 1939), rampollo d’una dionale), interprete il grande attore tea- antica famiglia legittimista spagnola, trale Ermete Zacconi e Valentina Frasca- crea così con il “dannunziano” Fauno (1917) roli, purtroppo giunto fino a noi in - da lui stesso scritto, diretto e interpreta- versione gravemente incompleta. Degli to (prodotto dall’Ambrosio-Film di Torino, originali 1182 m. se ne sono salvati, infatti, una delle maggiori case cinematografiche solo 486 per una durata di 24’. “Dallo stu- del tempo) - l’opera più innovativa e sin- dio delle fonti (frammenti in nitrato, visti golare della sua effervescente carriera ar- di censura, quaderni di produzione della tistica. Per commemorarne il centenario, Itala Film, documenti fotografici e dida- il celebre film simbolista di Mari (la cui at- scalie su lastra - scrive Claudia Gianetto, tesissima prima romana ebbe luogo il 6 di- responsabile Cineteca del Museo Nazio- cembre 1917) è risorto a nuova vita nel cor- Febo Mari e Nietta Mordeglia ne “Il Fauno” (1917), scritto, diretto e nale del Cinema di Torino, da cui la copia so della 36.a edizione delle “Giornate del interpretato dallo stesso Mari proviene con quella di Fauno - risulta evi- Cinema Muto di Pordenone” (attualmente dente come questa copia, probabilmente dirette da Jay Weissberg, critico di “Va- l’unica sopravvissuta, sia una sintesi rea- riety“), dove studiosi dei silent movies e ci- lizzata in anni successivi la prima distri- nephiles provenienti da ogni parte del pia- buzione del film”. Costretto dall’indigen- neta (per i quali le “Giornate” rappresentano za ad emigrare in America Latina, un “il festival più bello del mondo”), giungono povero vecchio subisce un infortunio che ogni anno come in religioso pellegrinag- lo rende inabile al lavoro. Con l’inganno gio a conferma dell’importanza strategica gli viene fatta firmare una dichiarazione assunta per la conoscenza e lo studio del che scagiona da ogni colpa i datori di la- cinema muto mondiale. Già conosciuto ed voro. Obbligato a rientrare in patria e ri- apprezzato attore teatrale e cinematogra- prendere l’umile attività di facchino, il fico, quando gira Fauno Mari è già stato vecchio padre scopre casualmente che la “metteur en scène” di Cenere (1916), unico figlia (per aiutare la madre malata) ha la- film interpretato dalla grande Eleonora sciato il fidanzato divenendo l’amante di Duse, mentre ne Il fuoco (1915), ancora da un conte, sicché la costringe a lasciare la lui scritto e sceneggiato, interprete la sici- “L’emigrante” (1917) di Febo Mari. Nella foto (al centro) Ermete casa del ricco convivente. Pentita la ra- liana Pina Menichelli (definita il “prototi- Zacconi e Valentina Frascaroli gazza lo abbraccia amorevolmente rice- po della lussuriosa femmina dannunzia- vendo il suo perdono prima di ricongiun- na”) e Tigre reale (1916, tratto da Verga), ancora impossibile, contro l’eterna corruttela del gersi con la famiglia. Questo lo svolgimento in coppia con la Menichelli, è diretto da Gio- mondo e dei costumi, emblema d’un utopico dell’intera vicenda, ricostruita perlopiù attra- vanni Pastrone, regista del celeberrimo Cabi- ritorno ad un primitivismo incontaminato, il verso fonti extrafilmiche, essendo come detto ria (1914), l’opera con cui il cinema muto italiano Fauno di Mari è dunque destinato a soccom- sopravvissuta solo meno della metà del film. raggiunge, purtroppo solo momentaneamente, bere, perché “…l’Insidia che veste le spoglie di “Mari inizialmente - si legge ancora nella l’apice inebriante di quello mondiale. Il “Fau- Caino, lo colpisce alle spalle e l’impetra”. Nelle scheda curata dalla Gianetto e pubblicata nel no, il dio dei boschi, il mio Fauno fu generato doppie vesti del fauno e dello scultore, Febo catalogo delle “Giornate” - propone il film privo dall’amore di Fede e fu formato dal pollice de Mari riscuote l’approvazione della critica del di didascalie, con la convinzione che, grazie al- l’Arte…E il mio Fauno - parole di Mari - ha le tempo, parte della quale tuttavia gli rimprove- la presenza e all’eloquenza delle sole immagini, forme del mito e della Favola. Dal capo all’an- ra un eccesso d’intelletualismo elitario (oltre questa innovazione potesse rappresentare ca ha forme umane…Non è satiro il mio Fau- ad una certa esaltazione narrativa), dando la un’evoluzione dell’arte cinematografica mu- no, sebbene dal cuore in giù, abbia forme be- stura all’irrisolta e irrisolvibile dicotomia ar- ta. Dopo pochi mesi però le difficoltà incon- stiali e poggi il peso del corpo su stinchi di te-industria, oggetto fino ai nostri giorni d’u- trate per la programmazione nelle sale co- capro”. La turbinosa storia apre su uno sculto- na interminabile “querelle”. Erotismo, seduzio- stringono Mari e la Itala a inserire come d’uso re che ha intagliato nel marmo la statua di un ni, movimenti di macchina, valori luministici, le didascalie e a ridistribuire L’emigrante ri- fauno. Costui una sera lascia nel suo studio una imbibizioni e viraggi fanno del Fauno (restaura- nunciando all’audace tentativo”. sua amica (Fede), che stanca si addormenta e in to nel 1994) quello che Paolo Cerchi Usai ha Franco La Magna 34 [email protected] Invito a cena con delitto (1976) di R. Moore; quando l’ironia è per fini intenditori La comicità è sempre di Agatha Christie. Infine, Sam Diamante ri- così intimamente le- calca il tenente Colombo, impersonato in tele- gata ai tratti specifici visione dallo stesso Peter Falk. Qui d’un pri- della cultura di un po- mitivo che gratta il fondo, Sam è – nella polo da apparire im- versione originale – strepitoso nel suo alluci- perscrutabile se scissa nante e querulo slang. Riuscitissima, la gag in dal suo contesto d’ori- cui il maggiordomo si rivolge a Mrs. Charle- gine. La gestualità ston dicendo di chiamarsi Jamesignora inve- iperbolica di un Louis ce che «James, signora». Proprio così; il suo de Funès o le nevrosi nome di battesimo è Jamesignora Bensigno- Demetrio Nunnari di un Woody Allen so- re. E quando Dick Charleston esclama stupe- no espressioni di un fatto how odd! [Ossignore!], ottiene per tutta genio ampiamente riconosciuto loro in pa- risposta che quello era il nome di suo padre: tria, ma guardato con un certo scetticismo Ossignore Jamesignora. Accade, seppur di ra- dalla cinematografia estera. Varcati i confini do, che il doppiaggio sopperisca a quel gap co- nazionali la comunicazione soggiace alle ra- municazionale di cui s’è detto, ed infonda gioni di quella “localizzazione linguistica” che nuova vita al testo filmico. Solo qualche anno vuole l’audiovisivo transcodificato e adattato prima, l’inquietante “Aigor” del Frankenstein ad un sistema linguistico/culturale destinata- Junior di Mel Brooks aveva consegnato alla rio per essere da questi fruito. Traduzione e storia il memorabile «lupu ululà, castellu doppiaggio di uno script sono atti critici a tut- ululì». Intanto, però, i nostri commensali de- to tondo, e comportano in ogni caso una per- cidono di non lasciare la sala da pranzo per dita di senso. Invito a cena con delitto di Robert impedire che il delitto si consumi senza testi- Moore subisce lo stesso destino. Godibilissi- moni. Tuttavia, per ben due volte alcuni di lo- mo noir grottesco in italiano, è un autentico ro sono attirati alle altre stanze da qualche di- capolavoro in inglese, sia per la vorticosa gi- versivo (la cuoca sordomuta, gli spari, il randola di giochi linguistici e rimandi extra- maggiordomo assassinato), e quando fanno testo che per l’impiego di un cast spettacolare. ritorno i compagni sembrano svaniti. Il male- Ma andiamo con ordine. L’eccentrico milio- fico Twain ha ideato un complesso marchin- nario Lionel Twain (il Truman Capote di Cola- gegno in grado di duplicare tutto quanto, sala zione da Tiffany) consegna al maggiordomo da pranzo compresa. Sopraggiunge, nel frat- cieco (Alec Guinness) dei misteriosi inviti: i tempo, la mezzanotte. Si sbarrano le finestre, cinque più grandi investigatori ed autori di le luci si spengono e si riaccendono, e all’am- romanzi gialli al mondo trascorreranno nel pia porta a due ante Lionel Twain stramazza a suo castello un weekend all’insegna del maca- terra con un pugnale conficcato nella schiena. bro. Allo scoccare della mezzanotte, mentre «L’orrore! L’orrore!». Il j’accuse inizia. Alcuni tutti siederanno a tavola, un efferato delitto si fra i presenti, celando una doppia identità, compirà, e la vittima e il colpevole saranno avrebbero ben donde approfittato di quegli presenti in quella sala. Un milione di dollari e attimi di oscurità per farsi giustizia. Sidney del suo cliente Mr. Twain. Ma Goldman ha i «diritti cinematografici della vicenda» (sic!) a Wang è figlio adottivo dello xenofobo Lionel perso la vita in un incidente sciistico, e dietro chi risolverà il mistero. Ciascuno dei convitati Twain, che lo abbandona quando – gravemen- quella scrivania c’è Marvin Metzler, contabile si presenta alla magione con un accompagna- te miope – si accorge che questi ha gli occhi a di Twain. Il fine Perrier riconosce però in “lui” tore al seguito; dieci in tutto, come i “piccoli mandorla. Il magnate dongiovanni ha, per di il profumo inconfondibile di Irene Twain, indiani” di Agatha Christie. Sidney Wang (Pe- più, quasi sedotto una giovane e ingenua Jes- sgraziata e rancorosa figlia del finanziere. ter Sellers) col figlio adottivo, i coniugi Char- sica Marbles e coltivato una morbosa liaison Poi, il grezzo Diamante svela le sue carte: il leston (David Niven e Maggie Smith), Sam con la nipote Tess Skeffington, adesso legata a suo nome è J.J. Loomis, attore scritturato Diamante (un Peter Falk da urlo) e la sua com- Diamante. Ha carpito compromettenti infor- all’occasione dal vero Sam Diamante, che è lì pagna, Milo Perrier (James Coco) con l’autista mazioni sul privato di quest’ultimo, tenuto in davanti a farsi beffe di tutti. Ma il manichino Marcel, Jessica Marbles (Elsa Lanchester) e la pugno – con un prestito “capestro” – l’incauto col pugnale alla schiena era un automa, ed alla sua infermiera. Va detto che la simbologia in- viveur Charleston e cagionato la morte della scrivania siede Lionel Twain. Per anni tutti lo- sistita – specie quella del “2” e del “doppio” – sola creatura che Milo Perrier abbia mai ama- ro hanno ingannato i lettori sottacendo nei lo- riveste per tutto il film un ruolo sottile. Cin- to; Marie Louise Cartier, la sua cagnolina! Poi- ro libri indizi cruciali per la risoluzione del ca- que “coppie” convengono in piena notte ché tutti hanno un movente, decidono di dor- so. Adesso il pubblico avrà la sua rivalsa. all’indirizzo del loro ospite: Twain – 22. Si al- mirci sopra. La notte porterà loro consiglio e Mentre la compagnia s’appresta a lasciare il lude qui allo pseudonimo dello scrittore Mark qualche cadeau: un crotalo, uno scorpione, del maniero, Twain – inquadrato di spalle – si to- Twain, derivato dal comando mark twain! [se- gas venefico, un pacco-bomba e un soffitto glie cappello, maschera in lattice e parrucca: è gna due tese!], misura minima per la naviga- schiacciasassi. Nella penombra di uno studio- Yetta, la falsa cuoca sordomuta e analfabeta zione in sicurezza dei battelli del Mississipi. lo una penna spunta da una lista i nomi dei che se la ride alle spalle dei gabbati. “Scartate Sidney Wang fa poi il verso a Charlie Chan, noti criminologi, di certo passati a miglior vi- tutte le ipotesi, l’ultima rimasta – per quanto personaggio letterario di Earl Derr Biggers ta. E qui, la sequenza clou. Vivo per un soffio improbabile appaia – conduce alla verità”, portato al cinema da Warner Oland. Dick e (come gli altri), Sidney Wang ferma per pri- sentenziava Sherlock Holmes. Ma la scena del Dora Charleston sono invece Nick e Nora mo la mano omicida del finto esanime Jame- più celebre detective di tutti i tempi che giun- Charles, dal romanzo L’uomo ombra di Dashiell signora. Il perspicace orientale e la sua cricca ge al castello fu tagliata in fase di montaggio. Hammett; mentre Milo Perrier e Jessica Mar- non avranno però quel milione. Il maggiordo- Per lui sarebbe stato fin troppo ovvio. bles parodiano Hercule Poirot e Miss Marple mo è difatti Irving Goldman, legale ed assassino Demetrio Nunnari

35 n. 56

Abbiamo ricevuto Miraggio di un film. Carteggio De Castro-Rossellini-Zavattini di M. Carla Cassarini in ambito filmografi- spaziali tra Urss e Usa si fa impellente il pro- co), riportando corri- blema del proliferare delle armi atomiche. Di- spondenze, interviste, vergenze e tensioni nel mondo occidentale si testimonianze e altri accompagnano a gravi contrasti politici ed documenti inediti pro- economici esistenti nei Paesi in via di sviluppo, venienti dall’Archivio mentre a Roma si svolge il Concilio Vaticano II “Cesare Zavattini” di e nel documento Ad Gentes si riflette sulla mis- Reggio Emilia e dall’Ar- sionarietà della Chiesa nel mondo. Al di là dei chivio di Adriano Aprà giochi politici azionati dalle grandi potenze, (tra i maggiori esperti dei progressi tecnologici, delle guerre interne di Rossellini). ed esterne (cui non sempre e non tutti i mass-media danno il giusto rilievo), rimane in- Nella premessa, Maria fatti la vasta plaga dei popoli abitati dalla fa- Carla Cassarini scrive: me, dalle malattie che ne conseguono, dallo Nell’Archivio Cesare Za- sfruttamento economico di grandi compagnie vattini, presso la Biblio- che operano al di fuori di qualsiasi regola mo- teca Panizzi di Reggio rale e sociale. Questioni cui prestano attenzio- Emilia, compare un fasci- ne, lo vedremo, i grandi Organismi internazio- colo di numerose cartelle nali come la Fao e l’Unesco. Il film che Josué dedicate a un progetto De Castro e Cesare Zavattini decidono di rea- irrealizzato di Cesare Za- lizzare, e che suscita l’interesse del grande re- vattini: un film sulla fa- gista Roberto Rossellini, a propria volta trasci- me mondiale ispirato al nato dallo stesso impeto solidale, fende libro di Josué De Castro, l’orizzonte dell’opera cinematografica per co- Geografia della fame. stituire un intervento concreto tra i possibili Attraverso lo studio di provvedimenti contro la fame nel mondo. Al- questi documenti è pos- meno nell’intenzione degli autori. Questa vi- sibile ripercorrere un cenda cine-umanitaria, come si potrebbe chia- momento della storia mare, si articola in diversi momenti, che del nostro cinema, che merita seguire come un romanzo di avventu- soprattutto grazie a ci- ra, tanti sono i colpi di scena che ne sconvolgo- neasti come Roberto no la trama. E non è ironia della sorte, se uno Rossellini e come Cesa- dei protagonisti rammenterà in proposito la re Zavattini, inventore storia del soggetto Italia mia, poiché anche prolifico di soggetti e questo progetto sembrerà ricalcarne il percor- teorico di nuove pro- so e la sorte. Ma non è il caso di anticipare Dall’idea di girare un film tratto da - Geo spettive cinematografiche, esce dagli stretti troppo. política da Fome (1952 - tradotto in Italia nel confini del territorio italiano per aprirsi a 360° 1954 col titolo Geografia della fame), uno dei sulle problematiche che affliggono i tre quarti L’autrice: libri più conosciuti del sociologo brasiliano dell’umanità. Questa ricerca si è avvalsa inol- Josué De Castro, nasce un progetto di portata tre della ricca documentazione che Adriano Maria Carla Cassarini è nata a Castiglione dei internazionale che vede come protagonisti i Aprà ha raccolto negli anni per uno studio sul- Pepoli (Bologna) e vive a Lucca. Laureata in massimi esponenti del neorealismo italiano lo stesso soggetto e che generosamente ha se- lingue e insegnante di lettere, da tempo si de- Zavattini, Rossellini e Sergio Amidei insieme gnalato e messo a disposizione del presente dica a studi sul rapporto tra cinema e lettera- all’autore del saggio in questione, Deputato al lavoro, consentendo di rispondere alle que- tura, in particolare sull’opera di Cesare Zavat- Parlamento in Brasile, Fondatore e Presiden- stioni lasciate in sospeso in un mio precedente tini. Ha scritto “Miracolo a Milano. Storia e te dell’Associazione Mondiale di Lotta contro articolo pubblicato sulla rivista diretta da Mar- preistoria di un film”, ed. Le Mani, 2000. È re- la Fame, nonché ex Presidente del Consiglio co Vanelli “Cabiria – Studi di cinema” (a. 46, dattrice della rivista “Cabiria – Studi di cine- della FAO. Ma come può un’impresa umanita- nn. 181- 182, pp. 17-85). Grazie a tale contri- ma” e collabora con Diari di Cineclub. Tra i ria, nata dal desiderio di sensibilizzare la po- buto è stato possibile completare la narrazio- vari saggi, si ricorda la monografia: “Ignazio polazione mondiale sulla grave situazione di ne epistolare di una vicenda che coinvolge il di Loyola di Robert Bresson. Cronaca di un carenza alimentare in cui versa ancora gran cinema su più piani, come espressione artisti- film mai nato”. parte dell’umanità, costituire anche un’occa- ca e strumento di comunicazione, con un com- sione di rinnovamento culturale e di nuove pito morale da assolvere al servizio di una cau- Miraggio di un film prospettive cinematografiche? È quanto cer- sa umanitaria di estrema rilevanza. È un Carteggio De Castro - Rossellini-Zavattini cherà di approfondire questo “quasi-romanzo periodo di fermenti internazionali quello che di Maria Carla Cassarini epistolare”, che si sofferma inoltre a scanda- qui interessa, compreso soprattutto tra il 1957 Presentazione di Adriano Aprà gliare i rapporti tra i suoi protagonisti e le va- e il 1964. Sono anni in cui si assiste a cambia- Editore: Erasmo (Livorno); rie case di produzione, compresa la Arco-Film menti politici di grande portata che, come la Collana: I quaderni di storia del cinema; del livornese Alfredo Bini, per giungere non rivoluzione cubana, offrono spunti di riflessio- Data uscita:21/10/2017; solo a definire i motivi che hanno costretto ad ne e di dibattito anche nel cinema. A partire Pagine:240; abbandonare un’opera tanto ambiziosa, bensì dal sovietico Sputnik I, si pongono in orbita i EAN:9788898598656 a rintracciare quanto oggi ne rimane (anche primi satelliti artificiali e insieme alle gare Prezzo € 20,00 36 [email protected] Mostre Marino Marini, arte come sintesi e passione Il secolo ventesimo è il tempo delle sintesi. Di raccogliere il passato, fonderlo in un origi- nale colloquio col pre- sente e proiettarlo verso il futuro. E’ stato così in pittura per Pi- casso e in scultura per Arturo Martini e per Mario Dal Bello Marino Marini (1901- 1980), al quale Pistoia, la sua città, dedica una vasta rassegna a Palazzo Fabroni fino al 7 gennaio, destinata poi a passare a Venezia al- una creatura pronta a scattare in piedi, mite la Peggy Guggenheim fino al primo maggio. ed aggressiva come il bronzo del 1940 dove sta Marini è un grande fascinatore. Il motivo ri- in piedi come una presenza massiccia che do- siede nel fatto che è lui per primo ad essere af- mina l’aria e l’anima con segno regale. Se poi fascinato, anzi, meglio, rapito da ciò che vede il Ritratto di Gaby (1934) cita chiaramente Così i Piccoli Giocolieri del 1956 sono citazioni o osserva. L’antico: l’arte minoica e greca, quello del Laurana di Battista Sforza (1475), etrusche tornate nel secolo ventesimo a gioca- quella romana, etrusca, medievale, rinasci- quello del Miracolo (1943), allampanato e re come fantasmi bronzei con l’aria e attraver- mentale. Sculture, ovviamente: metope, ri- tratti, cavalli e cavalieri, nudi di uomini e don- ne. Un mondo forte, acceso, del quale egli pare cogliere l’immortalità e riprodurla per noi con la sua anima, ossia restringendo le forme alla loro essenza: accentuandone la sti- lizzazione sino a dimensioni para-cubiche, radicalizzando le espressioni fino a renderle in-formali. Ma nulla è vuoto, inespressivo, ba- nale o “primitivo”. Questi marmi, bronzi, ter- racotte sono esseri vibranti una energia con- tenuta, come fosse quella di un Donatello, in attesa di sprizzarla fuori su chi guarda, o me- glio, sulla interiorità dell’osservatore per im- prigionarla con la sua forza ed attirarla den- tro il suo mondo, che è chiuso e aperto nello stesso tempo, protagonista e dominatore del- lo spazio ma teso a superarlo. La Pomona sdraiata (1938-41) è una Venere distesa dal sorriso “fidiaco”, ma l’ovale del volto, il corpo plasticamente denso e stilizzato la rendono

Marino Marini ‘Tobiolo’ 463x420 aguzzo ricorda il quattrocentesco Niccolò da so l’aria, vincendola, assumendola e alla fine Uzzano di Desiderio da Settignano. Ma Mari- dominandola. Perchè con Marini la scultura ni non è un citazionista, è un creatore. Assor- del ‘900 è sovrana dello spazio, e del mondo. be, ma poi è sè stesso. I cavalli e i cavalieri so- (catalogo Silvana Editoriale). no forse il soggetto più noto e, bisogna dirlo, Mario Dal Bello più affascinante. Perchè Marini vi plasma una corporeità libera, essenziale, protesa all’infi- Dal 16 Settembre 2017 al 07 Gennaio 2018 nito. I Cavalieri dal 1947 al 1952 nella varie po- Pistoia - Palazzo Fabroni se sull’animale sono forme geometriche Curatori: Barbara Cinelli, Flavio Fergonzi neo-gotiche che assorbono la materia, la con- Enti promotori: sumano e la fanno un vertice plastico ed emo- Fondazione Marino Marini di Pistoia tivo che è unità tra forma e contenuto, mate- Fondazione Solomon R. Guggenheim di Venezia ria e spazio: in una parola, tempo metafisico. www.fondazionemarinomarini.it Marino Marini ‘Cavallo’ (1947) 280x420 37 n. 56 Lo sguardo del film The Square nell’arte contemporanea In che misura il cine- il modo nel quale l’arte contemporanea è oggi intervento che vorrebbe essere politico e vol- ma contemporaneo è rappresentata dal cinema dagli autori euro- to alla solidarietà, quando invece il mondo in grado di stabilire pei. Per comprendere meglio la domanda, ad complessivo artistico appare governato da un rapporto con le di- esempio, penso sia importante esaminare un principi di privilegio che lo collocano fuori mensioni più ampie film comeThe Square di Ruben Östlund, Palma dalla vera realtà sociale. Nel gruppo di lavoro dell’arte contempora- d’oro al festival di Cannes 2017. In The Square, si incontrano i borghesi che vorrebbero pro- nea? Nel XXI secolo, Christian, il curatore dell’importante Museo muovere qualcosa di cui sono incapaci di in un momento in cui Reale di Stoccolma, vuole organizzare una comprendere, così come all’interno dello spa- determinati autori han- conferenza stampa attraverso la realizzazio- zio espositivo possiamo osservare i burocrati no iniziato a introdurre ne di un video, per la promozione dell’opera responsabili della gestione culturale che vivo- i loro film nell’ambito di un quadrato vuoto delimitato in una piaz- no chiusi in una sorta di torre d’avorio dentro Àngel Quintana museale e dove, nello za, a dimostrazione di come possano svilup- un mondo che non capiscono. È la sottolinea- stesso tempo, nelle parsi al suo interno azioni naturali umane tura di questa contraddizione, l’elemento fon- grandi Biennali d’Arte Contemporanea, si so- volte all’altruismo sociale e alla condivisione damentale del film, che vorrebbe riflettere sul no visti artisti proporre con le loro opere d’ar- comune. Durante la conferenza stampa, Chri- mondo dell’arte contemporanea. Östulund si te diversi protagonisti della cinematografia, stian ha modo di citare Nicolas Bourriaud e il muove rispettando i principi dell’Estetica rela- la domanda non appare banale. Nel zionale, anche se in alcuni frangenti 1975, il regista, teorico del cinema e non riesce ad evitare cadute di to- critico inglese Peter Wollen ha pub- no, che si denotano in scene para- blicato un articolo sulla rivista Stu- dossali che giocano tra l’ironia e la dio International in cui evidenziava ridicolizzazione dell’ambiente che di quel periodo l’esistenza di due circonda questo mondo. L’attacco avanguardie che usavano l’immagi- all’istituzione museale diventa am- ne in movimento nell’arte cinema- biguo quando il regista sviluppa al- tografica, originarie di processi di- cune riflessioni che fanno emerge- stinti che agivano in modo parallelo re una visione conservatrice dell’arte, e senza che tra loro ci fossero ele- sposando il discorso di quanti cre- menti di contatto. Proprio in quello dono che il percorso verso la di- stesso anno, a rimarcare ciò, si svi- mensione concettuale abbia devia- luppava un nuovo secondo livello to l’arte nella sua essenza espressiva. sull’uso della video arte, che abban- Questo aspetto fa nascere un para- donava l’utilizzo provocatorio dosso, perché The Square sembra dell’immagine per sperimentare un che in apparenza voglia valorizzare uso più libero e autonomo dello l’arte contemporanea ma che poi stesso supporto video. Sempre nel- alla fine su questa soccombe, come lo stesso anno, Jean Luc Godard era se nel film si volesse dimostrare la impegnato nel cinema con la ricer- superiorità assoluta del cinema ca di nuove forme espressive, dopo nella realtà virtuale del presente. l’esaurimento della fase vissuta col Ruben Östlund parte dal Museo gruppo Dziga Vertov. Ma tra queste per voler ragionare sulla società due esperienze artistiche non vi è svedese che vive nell’incapacità po- stato alcun collegamento. La cine- litica di gestire in modo coerente la matografia moderna e più radicale propria vita e di non essere in gra- che si sviluppò negli anni ‘70 vede- do di aprire gli occhi di fronte ai va il cinema come fine a se stesso, tanti nuovi poveri e mendicanti. mentre i creatori della video arte si Östlund sviluppa la sua idea attra- muovevano come componente se- verso una composizione diversifi- parata di una avanguardia che pote- cata delle scene in blocchi distinti, va mostrarsi solo in ambiti museali. senza che ci sia però tra loro una Oggi, il noto videoartista statunitense certa coerenza. In un certo senso, il Bill Viola gira con le stesse videoca- problema di The Square è quello di mere ad alta definizione con cui un film che risulta troppo - condi vengono pubblicizzati i grandi blockbuster e suo libro sull’Estetica relazionale, che definisce zionato dal voler apparire come esempio di così il regista indipendente tailandese Api- una nuova idea per cui l’opera artistica può un autore cinematografico che vuole partire chatpong Weerasathekul, vincitore de la Pal- diventare spazio di interazione sociale, la cui da problematiche locali per approdare al glo- ma d’oro di Cannes nel 2010 con il film Uncle forma finisce per avere senso solo rispetto a ciò bale, e che per avere riconoscimento ha biso- Boonmee Who Can Recall his Past Lives, presenta che individualmente lo spettatore percepisce. gno di attori americani e la necessità di sacri- tranquillamente sue opere di impronta video- Questo riferimento non è casuale, perché richia- ficare la sperimentazione a favore del modello artistica al Documenta di Kassel o alla Biennale ma una delle correnti artistiche moderne che han- di un nuovo cinema di successo che fa l’oc- de Venezia, ricevendo altrettanti prestigiosi ri- no maggiormente influenzato artisti contem- chiolino al mondo artistico, ma che in fondo conoscimenti. Tuttavia, per rispondere alla poranei. In tutto questo, lo sguardo nel film di in fondo vuole solo semplicemente consolida- domanda su quale rapporto può esserci tra la Ruben Östlund non nasconde un malizioso re il ruolo del regista come artista nel nuovo cinematografia e l’arte contemporanea poco tono ironico. Lo si evince dalle contraddizioni mercato cinematografico. interessa guardare all’esperienza che ha ri- palesi che emergono all’interno del gruppo di guardato la presenza dell’audiovisivo nei mu- lavoro, dall’atteggiamento dei visitatori e dalla Àngel Quintana sei, di cui forse si è già scritto anche fin trop- realtà sociale complessiva. In The Square, il Mu- po, ma interessa invece molto di più osservare seo tende a voler essere il microcosmo di un Traduzione dal catalano Marco Asunis 38 [email protected] I Circoli del Cinema, Cineclub, Cineforum informano Il cineforum Don Orione - FICC Messina Patrimonio della cultura cinematografica messinese Il Cineforum «Don Orione» di Messina, ade- come dimostra anche il fatto che altri locali rente alla FICC (Federazione Italiana Circoli che organizzano (con criteri molto diversi) del Cinema), è stato fondato nel 1963, per rassegne di film della stagione conclusa, le cui, con i suoi 54 anni di attività ininterrotta chiamano “cineforum”, anche se, in realtà, (che diventeranno 55 nel 2018), non solo ri- stricto sensu non lo sono!...Attualmente, la sulta il Cinecircolo più antico di Messina e nuova stagione cinematografica del Cinefo- uno dei più antichi d’Italia, ma anche un rum Don Orione - presieduto da Nino Geno- punto di riferimento di fondamentale im- vese, con Pino Corallo Vice-Presidente Vicario portanza per proiezioni di film di alto valore - è in pieno svolgimento e, in collaborazione culturale ed estetico, non fini a se stesse, ma con la Multisala Apollo, presenta un nutrito e regolarmente accompagnate da validi “stru- variegato programma di ben 27 film nuovi, menti”: accurate schede dei film, predisposte mai arrivati nella nostra città. Infatti, negli da esperti del settore, che contribuiscono ad ultimi anni, l’associazione messinese - non un approfondimento di carattere critico, potendo più organizzare le varie retrospetti- storico, espressivo ed estetico dell’opera pro- ve e “antologie personali” per la mancanza di iettata; presentazioni e dibattiti; incontri una sua vera e propria sede e di un suo locale con registi ed attori; per non parlare di tante per le proiezioni - si è orientata verso la “pro- altre iniziative che, nel corso del tempo, sono posta” di quei film più recenti che, però, per state organizzate ed effettuate. Negli ultimi una sorta di “censura di mercato”, non han- anni, sono state realizzate, fra l’altro, Rasse- no avuto distribuzione a Messina (che, pure, gne di film d’essai in prima visione (“Cinema- può vantare l’esistenza di moltissimi “scher- Festival”), Rassegne di cortometraggi (“Corti mi”), risultando così di “prima visione” ed of- da Cocktail”) e documentari (“Assaggi di Re- frendo, in tal modo, ai soci e agli spettatori altà”), Mostre fotografiche (“Il Vangelo- se “occasionali”, la possibilità di “recuperare” condo Pasolini” e molte altre), Rassegne di film di alto livello qualitativo, presentati solo grandi classici del cinema presso il Cinema nei grandi festival internazionali o usciti in Lux di Messina (“La Valigia dei Sogni”), Film pochissime città. Il suo scopo dichiarato è messinesi e siciliani presso l’Orto Botanico stato – e continua ad essere – quello di avvi- di Messina (“Cinema in Orto”), Corsi di for- cinare un sempre maggior numero di perso- mazione (Scuola di cinema “Fare un Film”), ne agli spettacoli culturali, con particolare ri- Produzioni teatrali (“La città oltre la luce” e ferimento ai giovani (che usufruiscono di altre), ecc. Nel luglio del 2013 si è avuta una una notevole riduzione), allo scopo di sot- sorta di doverosa celebrazione del cinquan- trarle alla marea di cinema di intrattenimento tenario dell’Associazione con una Mostra di (“cinepanetto- manifesti e locandine su “Messina e il cine- ni”, commediole ma” al Monte di Pietà (collezione Giuseppe insignificanti, Barbaro); una serie di proiezioni di film e do- ecc.) o ai gran- cumentari “messinesi” presso l’Orto Botani- di film spetta- co; un libro sulla Storia dei 50 anni del Cine- colari america- forum, scritto da Nino Genovese (pubblicato ni, o ancora ai grazie all’intervento dell’allora Presidente prodotti televi- dell’Assemblea Regionale Siciliana Giovanni sivi, per la mag- Ardizzone e della FICC) e offerto in omaggio gior parte privi a tutti i soci, che ricostruisce la lunga e varie- di forma e di gata storia del circolo. Fin dalla nascita, esso contenuti vali- ha assunto questa denominazione perché ha di (come soste- iniziato la sua programmazione presso il Ci- nuto dalla qua- nema Orione (sala annessa all’omonimo Isti- si totalità degli tuto religioso Don Orione), anche se la sua esperti del set- ispirazione originaria, di matrice cattolica, tore), e di farle Il Cineforum Don Orione - FICC di Messina ha presentato in conferenza non ha mai influenzato o condizionato le sue accostare a un stampa, nella Sala Ovale del Comune di Messina, l’edizione 2017/2018 ...a dx il scelte, spesso considerate perfino “rivoluzio- cinema diverso, presidente del Cineforum, lo storico del cinema Nino Genovese, Giuseppe Corallo, narie” e “scandalose”, ma, in ogni caso, sem- di qualità. Per- vicepresidente dell’associazione culturale, e Loredana Polizzi, della Multisala “Apollo” pre coraggiose e innovative, anche per la ciò, in conclu- scelta dei film proiettati e dei temi trattati. sione, se l’accre- Successivamente, con la chiusura del sud- scimento della cultura comporta la formazione valenza e l’originalità delle sue proposte, può detto locale, non essendo dotato di una pro- di un cittadino più civile e responsabile, se la cul- costituire un punto di riferimento impre- pria struttura, il Cineforum è andato “mi- tura in senso lato non può oggi escludere i scindibile per tutti coloro che, nella città di grando” in vari altri cinematografi, fino ad “mass-media” e il cinema in particolare, or- Messina e nel suo hinterland, amano il cine- approdare alla Multisala Apollo, conservan- mai riconosciuto da tutti un mezzo espressi- ma di qualità. do, però, un elevato numero di “aficionados”: vo ed artistico di significativa importanza, il ché, quando a Messina si parla di “Cineforum”, Cineforum Don Orione non solo per la sua N.G. il riferimento è immediatamente all’Orione, grande tradizione storica, ma anche per la www.cineforumorione.it/ 39 n. 56

La memoria è un ingranaggio collettivo Storie di Circoli del Cinema - Settanta anni fa Nel 1949 avevo venti- tré anni, frequentavo la Facoltà di Legge alla Sapienza di Roma, ero iscritto al Partito co- munista e avevo ma- turato una grande passione per il cine- Ivano Cipriani ma. Dopo un’ondata di trenta e trenta e lode agli esami universita- ri, avevo cominciato a rallentare il ritmo, ero sceso a ventotto ed anche a ventiquattro. Fatto sta che mi occupavo troppo di cinema (quello visto nelle sale, letto sulle riviste e sui giornali oltre a quello studiato sui libri di Barbaro o di Chiarini, di Balazs o di Sadoul che comincia- vano a circolare). C’erano poi gli impegni fa- miliari e quelli di Partito, come quando que- sto aveva deciso di mandare noi studenti universitari di Legge nelle borgate romane a fare “assistenza giuridica” là ove più serviva, anche se eravamo completamente a digiuno di pratiche e procedure. In parole povere quando una povera donna (la borgata in cui Dicembre 1951. Da sx Siro Pellegrini, segretario del Circolo del cinema dei ferrovieri di Roma, Mino Argentieri e operavo era Valmelaina) con tre figli attaccati Ivano Cipriani del “Chaplin” in navigazione per Palermo delegati al Congresso della Ficc, il V° CONGRESSO, Il alla gonnella veniva da me a dirmi “mio mari- primo dopo la scissione. A settembre dello stesso anno tre circoli Ficc si erano dimessi e insieme ad altri circoli to è stato arrestato per furto, ma glielo giuro, autonomi dando vita alla UICC. Entra nell’esecutivo della FICC Cipriani del circolo Chaplin di Roma è innocente…faccia qualcosa” non mi restava che rivolgerle una promessa generica di inte- pensiero, azione e vita quotidiana, qualcosa film politici, capaci di rappresentare un uni- ressamento e consolarla nella sua disgrazia, che non appartiene più alla società del nostro verso che il fascismo aveva combattuto o che in quel tempo e in quella borgata di pove- tempo. E quindi nessuna meraviglia che un escluso dalla conoscenza comune del pubbli- racci, non era soltanto sua ma anche di mol- centro di assistenza dei lavoratori non si oc- co italiano. Si trattava poi di presentare questi tissimi altri (e soprattutto altre) che facevano cupasse soltanto di malattie professionali e film agli spettatori attraverso introduzioni la fila per parlare con me, più prete che consu- incidenti sul lavoro, ma si spingesse a chiede- fatte da uomini di cinema e di cultura e anche lente giuridico. Fu così che un giorno, leggen- re anche “assistenza” di tipo diverso, e cioè da noi stessi, qualora mancassero i primi e i do la cronaca de “L’Unità”, mi imbattei in uno cultura. Perché il cinema lo consideravamo secondi e ci sentissimo in grado di farlo. Dis- stelloncino che diceva: “ Chi è interessato alla questo, soprattutto cultura, e non passatem- simile, invece, voleva essere l’organizzazione: nascita di un centro cinematografico popola- po, puro divertimento o fonte di profitto. I proiezioni aperte a tutti e in modo particolare re, si presenti alla Camera del Lavoro di Ro- classici ci insegnavano che il cinema era indu- ai lavoratori del sindacato. Sapevamo poco o ma, ufficio dell’Inca (l’istituto di assistenza stria e spettacolo, ma la coniugazione di que- nulla di come funzionassero il mercato, gli af- del sindacato) il giorno x, alle ore 17”. Decisi di sti elementi poteva avere, e spesso aveva, so- fitti dei film, le fonti e le possibilità di recupe- andarci e ci andai. C’era una decina di perso- luzioni diverse dal puro intrattenimento ro delle pellicole, ma questo apparve problema ne, tutte giovani, e ad accoglierci un giovanot- destinato a far cassetta. Ed erano questi pro- secondario e in effetti imparammo abbastanza to alto e magrissimo, una magrezza che met- dotti che volevamo che la gente conoscesse e rapidamente a destreggiarci in quel mondo. teva in evidenza un naso forte e pronunciato pensavamo utile farglieli conoscere. Fu così La riunione all’Inca proseguì con una rapida in mezzo a due occhi attenti e vivaci. “Sono che nacque il Centro cinematografico popolare valutazione delle nostre competenze, assai Mino Argentieri, disse, e mi occupo delle ini- dell’Inca, con davanti un percorso di lavoro scarse, a dire il vero, ma che ritenemmo co- ziative culturali dell’Inca”. Io quel ragazzo lo tutto da inventare. Pochi anni prima, nel 1944, munque sufficienti a partire. Nella divisione conoscevo già, perché un pomeriggio di qual- dopo pochi mesi dalla liberazione di Roma, del lavoro che seguì, fu deciso che io avrei fat- che tempo prima lo avevo visto dirigere un di- era nata l’ “Associazione culturale cinemato- to, con Mino, il segretario, visto che ero stu- battito sulla “Rosalinda” teatrale nell’edizione grafica italiana” (Acci), composta da profes- dente e in quanto tale un nullafacente, con diretta da Luchino Visconti, al Centro di Col- sionisti del cinema. Una delle iniziative dell’ tempo a disposizione. Gli altri, almeno quelli laborazione civica, un dibattito al quale ero Acci fu quella di proiettare, in sale riservate ai che si erano dichiarati pronti a tutto (Sergio andato più per corteggiare una ragazza che propri soci e ad un pubblico inevitabilmente Proietti, in primo luogo, un impiegato statale mi interessava, che per ascoltare le opinioni elitario, film nuovi, ma con essi anche quelli che diventerà nostro amico carissimo, fino al- su quello straordinario adattamento del lavo- che venivano considerati universalmente ca- la sua morte, qualche anno fa) ebbero incari- ro di Shakespeare, scenografia e costumi di polavori della cinematografia mondiale. Con chi ipotizzati come necessari. La nostra sala Salvator Dalì e, appunto, regia di Visconti, al tanto di presenza degli autori, se possibile, e di riferimento fu il cinema Esperia, di pro- Teatro Eliseo. Oggi può stupire che un centro in qualche caso di discussione. “Per noi, ci prietà del sindacato dei poligrafici che ci fece di assistenza sindacale si occupasse di cinema spiegò Argentieri, gli obbiettivi sono al tempo un buon prezzo e mostrò molta disponibilità ver- e intendesse prendere un’iniziativa in quella stesso simili e diversi”. Simili, innanzitutto, so la nostra iniziativa, impegnandosi a lasciar li- direzione, ma il fatto è che allora la società ci- perché si trattava di proiettare film “vecchi” e bera la sala ogni domenica mattina. Il cinema si vile, il lavoro, il tempo libero, la cultura e in recentissimi, passati sugli schermi per pochi trovava in Trastevere, in una bella piazzetta genere l’informazione e il sapere si tenevano giorni o non passati affatto. Film cultural- alberata: un posto ottimale. L’inaugurazione in un unico nodo, in un’ interrelazione tra mente e socialmente impegnati, film d’arte e segue a pag. successiva 40 [email protected]

segue da pag. precedente facevamo le proiezioni, una sala romana cen- Così, in alcune situazioni, tentammo di aggi- andò benissimo anche se non ricordo il titolo tralissima che avevamo salvato dal fallimen- rare i divieti con un trucco che era in uso al del film che proiettammo, comunque uno ita- to) ovvero proiezioni per normale pubblico tempo delle adunate fasciste e che è utilizzato liano. Ospite d’onore fu Gianni Puccini e alla pagante, in forma di ciclo, ora per autore, ora ancora oggi dai “furbetti” del pubblico impie- fine brindammo alla nostra creatura. Il Cen- tematici, andando a collocarsi nel quadro di go. Il gioco era facile, complici una decina di tro per un po’ di tempo navigò a vele spiegate, un’idea che la stessa televisione di allora stava persone. Una volta in sala, agli amici veniva con grande successo di pubblico e di critica, se utilizzando. Del neonato Circolo fui nomina- chiesto di “imprestarci” la tessera di iscrizio- così si può dire. Personalmente ricordo in to segretario per un singolare accidente della ne che poi distribuivamo ai potenziali spetta- modo particolare la mattinata dedicata a Joris vita. In quel periodo – primi anni cinquanta tori che facevano ressa nell’atrio, permetten- Ivens, il grande cineasta olandese (di cui pre- – il Centro sperimentale di cinematografia do anche a loro, non iscritti, di superare lo sentammo “Il ponte”, “Pioggia” e “Borinage”) aveva organizzato dei “corsi di cinema” per sbarramento dell’ingresso, poliziotto compre- che riuscimmo, per una serie di combinazio- studenti universitari ed io, ormai fuoricorso so. Restituivano la tessera una volta in sala e il ni, ad avere personalmente a Roma, alla pro- all’università, mi iscrissi prontamente. I do- gioco poteva ripetersi anche due o tre volte e iezione dei suoi lavori. Fu un trionfo. Poi, no- centi del Centro ci parlavano di soggetti e sce- così proseguì per alcune domeniche. Poi qual- nostante fossimo in un quartiere famoso per i neggiature, di campi e controcampi, di piani cuno si accorse del giochetto e, in qualità di suoi ristoranti, finimmo per portarlo a pranzo sequenza, insomma di tutto quello che biso- segretario, ricevetti un invito perentorio a a casa mia, con la mia famiglia al vertice gna sapere intorno a un film. Quel corso non presentarmi il giorno x alle ore y all’ufficio dell’imbarazzo ad avere quell’ospite tanto im- mi portò a lavorare nel cinema come forse spettacoli della questura di Roma, quella cen- portante, e persino a farlo riposare in un letto avrei desiderato, ma fu utilizzato da Mino e trale, di Via Genova. Lì trovai un signore tutto di quella modestissima casa operaia. Ma dagli altri amici per determinare la loro scelta vestito di nero, scortese e un po’ arrogante, Ivens, da parte sua, non dette a vedere nessun per la segreteria del circolo, in un collettivo, che mi fece una lunga ramanzina su quello imbarazzo e quando, tre anni dopo, ci ritro- d’altra parte, assolutamente paritario, un po’ che mi sarebbe potuto capitare se avessi fatto vammo a Varsavia, al Festival della gioventù anarchico, sotto questo profilo. D’altra parte entrare alle proiezioni persone non tesserate. democratica, non mancò di chiedermi come sia io che Argentieri qualche simpatia per il Un modo di dire che, in sintesi, significava so- stesse mia zia, l’autrice di quelle fettuccine movimento anarchico e libertario, quello del lo questo: per questa volta non facciamo nien- che ancora si ricordava. Poi successe l’inevita- gruppo raccolto intorno al giornale “Umanità te, ma se ci riprovate…Una “diffida”, credo che bile. Proiettammo un film polacco, mi - sem nuova”, lo avevamo avuto. Il “Circolo Chaplin” si dica in termine tecnico. E concluse metafo- bra, che aveva avuto un visto di censura ricamente: “Stia attento che le faccio ve- condizionato al taglio di una serie di sce- nire un gran mal di testa”. Mi ero seccato ne. Ma quelle scene non erano state eli- di quella paternale, misi allora una mano minate dalla copia d’ambasciata che pre- in tasca e tirai fuori una scatoletta di sentammo al pubblico dell’Esperia e analgesici che a quei tempi portavo sem- questo determinò la nostra rovina. La po- pre con me e gliela mostrai, “Come vede, lizia intervenne minacciando la chiusura gli dissi, mi son già organizzato…” e sen- del locale se non avessimo cessato la no- za tanti saluti me ne andai. Dalla dome- stra attività e gli stessi responsabili del nica successiva in poi le nostre proiezio- sindacato ci dissero che non era proprio il ni furono sempre controllate, oltre che caso di insistere. Ogni resistenza apparve da un paio di agenti in borghese che sta- inutile e inopportuna. In questo modo si vano all’ingresso, anche da due in divisa, chiusero le attività del Centro cinemato- quella grigioverde del tempo, con tanto grafico popolare dell’Inca e svanì il nostro di moschetto 91 a tracolla. Tuttavia il ri- sogno eversivo. Fu così che, decisi a non schio, adesso, sarebbe stato molto alto se mollare, ci dovemmo adattare alle regole Da sx Joris Ivens con il regista polacco Aleksander Ford durante il avessimo continuato con i nostri truc- del sistema: proiezioni per soli soci rego- Festival della gioventù democratica del 1956 (foto di Ivano Cipriani). chetti e quindi dovemmo, ancora una larmente tesserati, non uno di più, non volta, abbandonare il sogno di proiezioni uno di meno. All’incirca un anno dopo aveva- ebbe un rapido successo che culminò nella libere e vi ricorremmo soltanto in casi ecce- mo messo a punto un progetto che ci sembrò manifestazione che organizzammo fuori dal zionali e garantiti. Negli anni successivi pas- capace di reggere l’impatto con pubblico e au- Grand Hotel quanto il vero Chaplin, in carne sai dalla segreteria del Chaplin alla Federazio- torità e costituire una base per quello che ci ed ossa, venne a Roma e una nostra delegazio- ne italiana dei circoli del cinema, per qualche stava più a cuore, parlare di cinema e di cultu- ne gli portò in dono i documenti della attività tempo ne fui anche l’Ufficio stampa, per poi ra in modo diverso, se non addirittura anta- fatta in suo nome. Nel giro di pochi mesi ci laurearmi con una tesi sull’”Amministrazione gonista a come ne parlavano altri circoli o cer- trovammo ad essere il luogo di appuntamento della cinematografia”, dopo che non ero riu- te riviste e critici di quotidiani. E questa settimanale dell’ intellettualità di sinistra, tut- scito a farmi accettare una proposta su un te- diversità consisteva anche nel presentare ca- ti a vedere i film migliori della cinematografia ma che mi sarebbe interessato molto e cioè polavori rivoluzionari, sotto ogni punto di vi- mondiale, senza esclusioni e senza censure. l’uso del cinema nei luoghi di pena. Mi sposai sta, di Eisenstein, di Pudovkin e di tutta la gal- Tra i tanti erano iscritti e frequentavano rego- con la responsabile del Circolo del cinema de- leria dei grandi maestri sovietici, non perdendo larmente Renzo De Felice, Giulio Carlo Argan, gli studenti medi romani e infine andai a lavo- di vista i tedeschi di Weimar con il meglio Palma Bucarelli, Carlo e Piero Melograni, Gal- rare al quotidiano “Paese Sera”, agli inizi come dell’espressionismo, i francesi di ogni tempo, vano della Volpe, Maurizio Calvesi, Franca collaboratore, scrivendo pezzi di presentazio- dalle origini del cinema a Clair, Renoir e Car- Angelini, per non dire dei cineasti: da Anto- ne dei film programmati dalla tv, poi come re- nè o infine ai grandi americani. Tanto è vero nioni a Maselli, da Rosi a Monicelli, da Vi- dattore, in qualità di critico televisivo e qual- che dedicammo la nostra creatura a Charlie sconti ai fratelli Taviani, ai Puccini e a cento che volta cinematografico. Fu invece Mino Chaplin. Nacque insomma il Circolo di cultura altri. C’erano infine i politici, da Ingrao alla Argentieri a seguire le sorti del “Chaplin” fino cinematografica “Charlie Chaplin” che avrebbe Castellina, da Valentino Parlato a Stefano Ro- all’ultimo giorno, nonostante gli altri suoi avuto una bella e lunga storia, di quasi venti- dotà (poco prima di morire, in una intervista, mille impegni politici e quello di straordina- cinque anni. Cessò l’attività, infatti, nel 1974, ricordava ancora la sua iscrizione al “Chaplin”). rio critico sui giornali della sinistra.. dopo una serie di successi e poche sconfitte. La Eppure, nonostante la presenza di tanti “bei sua ultima invenzione furono i “lunedì del Rial- nomi”, la nostra idea fissa era quella di allargar- to” (il Rialto era la sala cinematografica in cui ci al pubblico comune, popolare, non tesserato. Ivano Cipriani 41 n. 56

#RomaFF12 Cosa rimarrà per la SQ (Spettatrice Qualunque) della dodicesima Festa del Cinema di Roma? Last Flag Flying di Ri- Rouve, Gilles Lellouche, Vincent Macaigne, Eye nell’apprendere che “Miglior Film della selezione chard Linklater, più ci Haidara, Suzanne Clément, Alban Ivanov, Young Adult” (giuria composta da 20 ragaz- pensa e più le piace. Kévin Azaïs, tutti meritevoli di essere ricorda- zi/e provenienti da tutto il territorio naziona- Una rappresentazio- ti. Le feste di matrimonio sono rappresenta- le) è stato giudicato The Best of All Worlds ne amara e veritiera zioni teatrali dove sposi e invitati interpreta- dell’austriaco Adrian Goiginger, definito dell’America dal Vie- no ruoli che ben si prestano alla riproposizione «un’opera ruvida, una matura dichiarazione tnam all’Iraq, un con- sullo schermo. Sono innumerevoli i film che d’amore di un figlio nei confronti della madre. cetto di patria da defini- hanno sviluppato questo soggetto ma pochi Un racconto potente che, con fantasia e spe- re ma da non annullare, sono riusciti a realizzare una commedia cora- ranza, non racconta ai bambini che i mostri una tragedia personale, le altrettanto originale e gradevole. Jean Pier- esistono, ma che possono essere sconfitti». La Spettatrice Qualunque la morte di un figlio in re Bacri è un nervoso ma comprensivo orga- SQ, già dal catalogo di Alice nella città, l’aveva missione di guerra (ma nizzatore di matrimoni, esperto ma logorato giudicato un film imperdibile. La visione non non ucciso “per” la missione di guerra), vissuta da richieste assurde degli sposi, imbranatag- l’ha delusa; la presentazione del film con il regi- intimamente, condivisa con commilitoni gini, disattenzioni e insofferenze di collabo- sta-sceneggiatore Adrian Goiginger che ne ha amici ed esternata con ironia. Tre personaggi ratori di vecchia data (a volte amici o parenti), chiarito l’origine autobiografica, le caratteristi- molto diversi tra loro ma credibili e ottima- da una doppia vita sentimentale. La location che di Jeremy Miliker che interpreta Adrian, mente delineati, interpretati da tre attori in- del ricevimento è il giardino di un castello del piccolo protagonista e Verena Altenberger che dovinatissimi in un viaggio attra- si mantiene credibile e mai sopra le verso gli Stati Uniti e la memoria. Il righe sia come tossicodipendente primo, il più giovane e padre del ra- strafatta che come mamma premu- gazzo ucciso, è rimasto anche vedo- rosa e attenta, le hanno conferma- vo da poco, il secondo gestisce uno to la felice intuizione. scalcagnato e poco frequentato lo- La SQ purtroppo soffre di crisi di cale e il terzo è diventato pastore frigidità cinematografica se troppo battista.Ci sono bugie da non rive- sollecitata da amici e conoscenti lare e falsi riti da rispettare ma die- che esaltano a lungo film visti pri- tro finzioni necessarie e bandiere ma di lei. Probabilmente è solo per ripiegate con cura ci sono realtà di questo motivo che Demain et tous les orgoglio sincero che, assurdamen- autres jours non le ha provocato la te, scaturisce dal disonore e dalla medesima estasi di The Best of All colpa. Doc (Steve Carell) distrutto “The Best of All Worlds” Adrian Goiginger (Germania, Austria) Worlds, ma anche di Capitan Mutan- dai lutti familiari ma apparentemente tran- XVII secolo, i camerieri serviranno in costu- da o di Prendre le large. Una considerazione, quillo, Sal (Bryan Cranston) esuberante e so- me e, come prima contestazione, non vorreb- prima di ogni altro giudizio: svolgere tre ruo- pra le righe ma partecipe e Mueller (Laurence bero indossare le parrucche. Per tutta la pro- li, regista, sceneggiatrice, interprete principa- Fishburne) conformista riflessivo ma infine iezione si è riso a crepapelle, senza riuscire a le o diventa un boomerang che distrugge o solidale, saranno anche protagonisti di comi- trattenere esplosioni rumorose che hanno crea un capolavoro. Noémie Lvovsky, non ha che scoperte sulla telefonia mobile. Tutto in sorpreso e inquietato alcuni (per fortuna, solo lanciato il boomerang. La SQ non ammette un amalgama coerente e privo di sbavature. alcuni) cinefili puri. Ridere di battute? Per lo- che il film sia un capolavoro solo per quei suoi Per la SQ un miracolo di scrittura e di inter- ro inconcepibile. I dialoghi sono un interrotto limiti appena confessati. Questo film france- pretazione che l’ha tenuta sveglia alla proie- susseguirsi di trovate? Per loro si tratta di sin- se, molto francese nello stile e nelle interpre- zione delle 22.30 senza farle sbranare stecche goli insensati sketch. Si riesce a intuire che tazioni, è delicato, serio, intenso con momen- di cioccolato o altri generi alimentari antide- anche una battuta apparentemente insignifi- ti di leggerezza e divertimento. La storia di pressivi. cante sia il prologo di esilaranti sviluppi? Per una madre folle (ma è più folle girare con un C’est la vie, un film di Eric Toledano e Olivier loro è solo ennesima conferma di prevedibili- abito da sposa perché si “sposa la vita” o vestirsi Nakache, con Jean-Pierre Bacri, Jean-Paul tà. Grande è stata la soddisfazione dell’SQ segue a pag. successiva 42 [email protected]

segue da pag. precedente fosse stata la proiezione cui la SQ voleva assistere protagonista del dialogo con Mastrandrea era la in maschera con candidi vestiti ricoperti di e dove i sottotitoli sono stati messi dopo ben brava Lazzarini, lei veniva distratta dalle colla- strass per un matrimonio che magari dura un 40 minuti dall’inizio con conseguente rumo- ne antiche, della Ferilli notava gli zigomi, di anno o poco più?) e di una serissima bambina reggiare della sala e fuga di molti spettatori Muccino junior (oramai cresciutello) la bol- ricca di fantasia e di pazienza (che può sem- saggine. La SQ ha il so- brare folle solo ai falsi savi) è una bella storia spetto che questo suo di protezione e di sinceri affetti. Mathieu concentrarsi su parti- Amalric interpreta il ruolo secondario ma non colari irrilevanti sia marginale di un marito e un padre lontano fi- sintomo di scarso coin- sicamente ma decisamente presente quando volgimento e scarso ap- sarà necessario e, anche in questo caso, il viso prezzamento per l’ope- furbo ed espressivo di Luce Rodriguez ha cat- ra nel suo complesso. turato l’attenzione della SQ. I, Tonya di Craig Gielle- Capitan Mutanda diretto da David Soren è il spie è la ricostruzione film d’animazione ispirato alle tavole di Dav tra il biografico e il do- Pilkey per il quale la SQ consiglia a chi non cumentaristico roman- avesse bambini in famiglia di sottrarne qual- zato della vita della cuno a vicini di casa o dovunque altro si trovi- pattinatrice americana no dei minori per andare di corsa a vederlo e Tonya Harding accusa- “Capitan Mutanda” film d’animazione di David Soren rivederlo. È, a parere della SQ, un film serissi- ta di aver fatto aggredi- mo, che si potrebbe anche vedere senza la scu- (SQ compresa). re una sua rivale. Il regista non ha trovato nes- sa di accompagnare bambini al cinema ma Il miglior film scelto dal pubblico Borg McEn- suno capace di imitare i suoi virtuosismi sul che é doveroso andare a vedere con bambini roe di Janus Metz Pedersen la SQ non l’ha visto ghiaccio ma più che Tonya e i suoi tripli axel, perché, oltre che serio, è anche educativo. Si ma lo vedrà perché è piaciuto a chi non sa nul- del film rimane indimenticabile per l’insupe- riflette sui concetti di autorità, libertà, potere, la di tennis e questo le sembra molto signifi- rabile sarcastica ferocia la figura della madre, immaginazione. Troppa roba, impossibile da cativo. interpretata magistralmente da una fantasti- ridurlo in poche righe. La SQ lo riandrà a ve- Difficile dire male di un film come Una questio- ca Allison Janney. dere armata di penna luminosa per prendere ne privata di Paolo e Vittorio Taviani, c’è la loro Steven Soderbergh per Logan Lucky non fa appunti. consolidatissima estetica che trae linfa sem- mancare nulla a un film di pura evasione, at- Prende le large - Cambiare vita a Tangeri è un pre e con forza di testimonianza da temi civili tori noti e di indiscussa bravura, rapina con film di Gaël Morel con Sandrine Bonnaire. e politici, c’è la trasposizione di un bel testo di rapinatori apparentemente scalcagnati e in- Un’operaia tessile specializzata accetta un Beppe Fenoglio, c’è un attore Luca Marinelli vestigatori dal fiuto lungo, dollari che corrono difficile trasferimento di lavoro a Tangeri, an- che va per la maggiore, ma cosa rimarrà im- sotto auto che corrono e bambine reginette di ziché accettare un licenziamento che le viene presso alla SQ? La nebbia, la bambina viva tra bellezza che conoscono a memoria le canzoni presentato come apparentemente favorevole. i morti di un massacro, il fascista batterista. Il che piacciono al papà. Due ore di divertimen- Si capisce immediatamente che la situazione resto? Il resto sono ricordi della lettura del ro- to, una pausa tra film “pesanti”, tutto funzio- sia complicatissima, il lavoro è dequalificato e manzo. na ma la SQ è sicura che se non l’avesse visto si svolge in un contesto privo di diritti e ricco Paolo Genovese con The Place, tratto dalla se- non si sarebbe persa nulla. Strana la SQ che di inganni e soprusi. Per la protagonista è una rie americana The Booth at the End, vorrebbe soffre quando cinefili puri intelligenti non ri- discesa agli inferi che la condurrà a raccoglie- indagare il confine soggettivo tra bene e male, escono a godere di C’est la vie, strana e incapa- re verdure nei campi sotto caporalato. Quan- il libero arbitrio che non si percepisce come ce di comprendere anche se stessa e le sue dis- do toccherà il fondo, grazie al legame creatosi tale. Alla domanda “Che cosa sei disposto a fa- sonanze cognitive quando si trova a fare con i proprietari della pensione dove alloggia, re per ottenere quello che vuoi?” rispondono queste ammissioni. potrà ricostruirsi una vita. Edith non prende Marco Giallini, Rocco Papaleo, Vinicio Marchio- The only living boy in New York di Marc Webb è il largo da un posto di lavoro, prende il largo ni, Silvia D’Amico, Silvio da una vita che non la comprende, a costo di Muccino, Alessandro andare in un luogo del quale non comprende Borghi, Alba Rohrwa- nulla e che la costringe ad adeguarsi a costu- cher, Giulia Lazzarini, mi che non le sono propri, dal velo al cibo. Vittoria Puccini e Sabri- Prende il largo dagli affetti non ricambiati, na Ferilli. Ogni perso- dal rifiuto al dialogo del figlio con le sue inuti- naggio con i suoi proble- li bugie. Dai diritti del lavoratore, alle dinami- mi da risolvere cerca la che familiari, alle problematiche legate all’e- soluzione nell’enigmati- migrare in paesi con tradizioni e costumi co e silenzioso perso- diversi dal proprio, è stato secondo la SQ il naggio senza nome che film politico della Festa del cinema di Roma. con una fitta agenda da- Maria By Callas: In Her Own Words di Tom Volf vanti sembra vivere forse non sarà ricordato molto ma in questo sempre allo stesso tavo- caso la SQ teme che ciò sarà dovuto al genere lo dello stesso bar. Ge- documentario e ritiene che ciò sia un peccato novese ha firmato la sce- “I, Tonya” di Craig Gillespie per due motivi: lei (la SQ) ha goduto molto nel neggiatura con Isabella Aguilar trasformando le la storia di un figlio un po’ broccolo con ragaz- vederlo e nel sentirla (la mitica Callas) e Lui (il puntate brevi di una serie in un unico racconto za che poco lo prende e molto lo snobba, di un CP), che di documentari se ne intende davve- che intreccia le storie e modifica i finali. La SQ padre che non lo considera e che ha un’aman- ro e che quasi sempre li critica e stronca a ra- non conosce la serie americana da cui è tratto te che lo snobberà meno della coetanea, di gion veduta, stavolta ne è uscito entusiasta. il soggetto ma sa che per tutta la durata del una madre depressa e gentile e, per fortuna di Documenti, interviste, riprese tutto perfetta- film si è chiesta se Mastrandrea avesse appli- tutti, di uno scalcagnato vicino che ridarà un mente incastrato in un composito mosaico. cato qualche crema al suo neo brufoloso; nelle senso e un futuro migliore almeno ad alcuni di Cabros de mierda di Gonzalo Justiniano sareb- prime scene sembrava meno evidente come per loro. La SQ, comunque poco convinta, teme di be stato un bel, serio, film se “de mierda” non una cura di essiccamento in corso. Quando la segue a pag. successiva 43 n. 56

segue da pag. precedente Tabet, 24 ore che avrebbero dovuto introdurre York e con i genitori di Mademoiselle Paradis, aver frequentato troppo ed essere stata corrotta lo spettatore nella vita di alcuni giovani di Bei- conferma il fatto che dai familiari è sempre dai CP, questo è il piacevole film da pomerig- rut che vivono “affamati di vita” in mezzo ad bene guardarsi perché le maggiori sofferenze gio con le amiche; perché, perché non riesce a attentati terroristici. La filmografia medio- spesso scaturiscono dalle famiglie. collocarlo tra i bei film? rientale ultimamente ha viziato anche la SQ. Tra le perplessità che continuano ad affliggere Stronger di David Gordon Green, su un invo- Invece questo film libanese non risulta né la SQ anche dopo un po’ di giorni dalla chiusu- lontario eroe della Maratona di Boston che drammatico, né ha valore di testimonianza. ra del Festival è perché certi film siano “tanto per l’attentato perde due gambe ma al tempo Durata 80 Minuti, 80 minuti sprecati. attesi”. Tra i titoli che erano fatti girare prima stesso ricostruisce il rapporto con la fidanzata Per il sonno migliore la SQ ringrazia 65 volte dell’apertura era definito “attesissimo” il film riuscendo ad emanciparsi dall’ingombrante ANAC. Non si é svegliata nemmeno quando, di Kathryn Bigelow, scritto dal premio Oscar madre-insopportabile suocera, si perderà accese le luci, vi è seguito un altrettanto vivace Mark Boal, Detroit. In effetti la regista aveva probabilmente nella memoria. (!) dibattito durante il quale con garbo e toni dalla sua altri lavori di impegno e di successo Quest’anno Nanni Moretti ha fatto una gaffe bassi che non disturbavano i dormienti sono ma Detroit per la SQ è stata una delusione. sulle professoresse che frequentano il Sacher state rilevate imprecisioni e dimenticanze del Sempre per dare spazio alle frasi fatte si diceva facendone una categoria da snobbare un po’. documentario in cui, in totale dispregio delle fosse “un’opera di straordinaria intensità” rie- In realtà certi gruppi di attempate signore, pari opportunità compare, solo un’autrice (in vocatrice di “uno dei più tragici e sanguinosi vestite decorosamente e quasi sempre plateal- 65 anni?!) la documentarista Cecilia Mangini. episodi della storia statunitense”. Purtroppo mente vedove (doppia fede all’anulare e orolo- Il Film premiato Alice TAO 2, dedicato alle gli Stati Uniti di “episodi tragici e sanguinosi” gio maschile al polso) che siano professoresse opere Prime o Seconde, assegnato a Blue My ne hanno offerto a bizzeffe; ovviamente la SQ in pensione ce l’hanno scritto in fronte e quali Mind di Lisa Bruhlmann è quello dal quale la per quanto donna disimpegnata e fatua non è film vadano a vedere risulta spesso assai pre- SQ è uscita a gambe levate. Hanno cercato di che chieda originalità di crudezza ad episodi vedibile. Per loro, la SQ è certa (accetta scom- spiegarle che si trattava di una metafora realmente accaduti ma il suo pensiero vira, per messe ed è disposta a verificare di persona esempio al film di Da- mettendosi più volte in fila allo spettacolo del- niele Vicari sul G8 e tro- le 18, orario da professoresse pensionate, va a chiedersi se sia stata quando andrà in sala il film), Mademoiselle Pa- più colpita dalla vicinan- radis di Barbara Albert (senza la “i”!) sarà il za (temporale e fisica) film dell’anno. Giovane pianista cieca rischia degli episodi, cosa ab- di riacquistare la vista perdendo le sue capaci- bastanza probabile, lo tà artistiche ma sarà “salvata” dagli interessa- ammette, o dalla forza tissimi genitori e i suoi successi saranno ga- narrativa delle immagi- rantiti. Le prof potranno disquisire a lungo ni. E, comunque, ciò con- sulle ambizioni dei genitori, sulle disgrazie fermerebbe che la sola dei figli superdotati e sui poteri della medici- ripresa di violenze acca- na non tradizionale. dute ha forza di testi- Tra gli altri Film che la SQ ha apprezzato Freak “Mademoiselle Paradis” di Barbara Albert monianza ma non sem- Show di Trudie Styler tratto dal romanzo culto pre valore artistico. di James St. James, su un eccentrico adole- dell’adolescenza, ma a lei ha fatto ribrezzo Di Nadie nos mira di Julia Solomonoff può fa- scente oggetto di bullismo che decide di lotta- egualmente e l’idea della sirena non le è sem- cilmente dire tutto perché non c’è molto da di- re in un liceo conservatore che per tutti i freak brata particolarmente originale. «Un raccon- re. Anche dagli amori omosessuali si può fini- vittime di vessazioni e School life di N.Ni Chia- to di formazione che si trasforma in fantasy, re abbandonati e se si è attori si può fuggire a nain e D. Rane che fa vedere la scuola dei sogni una storia di mutazione e di trasformazione. New York a cercare successo. Ma il successo con stile documentaristico (in senso buono). Un esordio che stupisce ed ha anche in se un conquistato in Argentina può non ripetersi in Si muore tutti democristiani, il titolo doveva far messaggio liberatorio». Per lei liberatoria è America dove invece si riesce ad instaurare un sospettare la trappola. Che ne sanno i ragazzi stata l’uscita dalla sala. bel rapporto empatico con un poppante cui si di oggi della DC? Quel richiamo é per chi ri- Su Saturday Church di Damon Cardasis pur- fa da balia. Un brutto rapporto consumato in corda tempi remoti e vecchi partiti. La SQ ha troppo la SQ non può dire molto, non ha fatto un bagno non rinsalda il legame con l’amante e provato a chiedere cosa ricorda il Pio albergo bei sogni come in 65 volte ANAC e non è uscita la luce di una New York ripresa nei suoi scorci Trivulzio a chi è nato nel 92 e non ha ricevuto meno noti è la qualità nessuna risposta ma ha visto volti perplessi. del film che si apprezza DC, PSI, sono sigle di un passato remoto. Cor- di più. ruttele e compromessi da tempo hanno altri Questa Festa romana, nomi. sempre più romana (di Tutta un’altra storia Addio Fottuti musi verdi di Roma nord) che inter- Francesco Ebbasta che gioca anche con effetti nazionale, sempre più speciali e che spedisce tra gli extraterrestri il affidata soltanto alle ragazzo disperato dal ricco cv rifiutato dal suo classi in gita all’Audito- mondo. rium di Alice nella città, Per decidere quale sia il peggiore film visto la la SQ teme non abbia SQ si trova in grande imbarazzo, forse l’ulti- lunga vita futura da se- mo visto (e potuto vedere in una proiezione gnali apparentemente speciale dell’ultimo giorno avendo ricevuto il “One of These Days” di Nadim Tabet estranei al mondo del ci- premio della Roma Lazio Film Commission nema. Un paio di esem- per la sezione Alice Panorama Italia) Metti una a prendere aria come da Blue My Mind. Per pi a caso: quest’anno niente navetta bus e una notte di Cosimo Messeri è il film più brutto so- quello che ha intravisto più dei problemi del domenica di chiusura di desolante abbandono. prattutto perché raramente si è visto un tale ragazzo trans gender le è rimasta impressa la Rimarrà ancora per molte edizioni la Festa del spreco di luoghi, persone e mezzi: Roma, in- figura della zia conservatrice e rompicoglioni cinema di Roma? terpreti, musica, intreccio. Forse invece più che, con la suocera di Stronger, con la madre di brutto ancora è One of These Days di Nadim Tonya, con il padre di The only living boy in New S.Q. 44 [email protected] #RomaFF12 Italia batte resto del mondo 2 a zero Il 2017 sarà ricordato valore. Apertura con Hostiles, di Scott Cooper. biopic di impeccabile fattura. Avvincente. per le due migliori Un western classico. Bello, maestoso, epico. Fascinoso. Interessante. Con una protagoni- kermesse cinemato- Che rasenta la perfezione. Che affronta tanti, sta a dir poco strepitosa. Imperdibile Insyria- grafiche registrate in ed alti temi. Potente Detroit di Kathryn Bige- ted, di Philippe Van Leeuw. Claustrofobico, tutto il mondo. La low, che non smentisce la sua fama di regista restituisce una angoscia sorda, tanto spessa 74-esima Mostra In- “tosta” e dannatamente brava. Una Questione da poter essere tagliata con il coltello. Colpo ternazionale d’Arte Privata, dei fratelli Taviani, che continuano a di fulmine per Addio Fottuti Musi Verdi, di Cinematografica di non sbagliare un film, e un film d’amore, di Francesco Ebbasta, selezionato dalla rasse- Venezia 2017 è stata amicizia e di gelosia. Ma con la cornice, forte gna autonoma, parallela, Alice nella Città. Al- une delle più brillanti ed immanente, del fascismo. Il cui rischio di tro biopic di impeccabile fattura, realizzato Catello Masullo edizioni degli ultimi ritorno e’ sempre presente. Dieci storie proprio in cronologia, usando solo la voce (ed il pun- decenni ed ha portato così, di Emanuela Giordano e Giulia Minoli, è to di vista) della protagonista, nelle sue miti- il “Leone” al primo posto delle classifiche un documento di straordinaria forza ed im- che perfomances canore, nelle sue interviste, mondiali dei festival cinematografici. Sur- portanza. Che testimonia del fatto che le ma- nelle sue lettere, è Maria by Callas: In Her Own classando anche quello di Cannes. E la 12-esi- fie possono essere sconfitte se ci si unisce dav- Words, di Tom Volf. Logan Lucky è uno Steven ma Festa del Cinema di Roma, forse la miglio- vero. Da far vedere in tutte le scuole di ogni Soderbergh doc, con una sofisticata rapina, re di sempre, a ruota, porta l’Italia a ordine e grado. Le mafie si sconfiggono solo preparata e realizzata in modo spettacolare. primeggiare nella selezione delle migliori sul piano culturale. Cominciamo dai bambini. Adrenalinico. Con una alta dose di ironia. Un opere cinematografiche della stagione. Quin- O Filme da Minha Vida, di Selton Mello, è un meccanismo ad orologeria che non tradisce di, Italia batte il resto del mondo due a zero film fascinoso. Con una calda, piacevole pasta le aspettative, e che rasenta la perfezione. Un per il 2017. Antonio Monda, al suo terzo anno, di colore vintage. In cui l’amore per il cinema debutto alla regia di eccezione della icona e con in tasca la conferma per il prossimo si fonde con l’amore fisico per la ragazza ama- eterna, Vanessa Redgrave, con Sea Sorrow triennio, firma un capolavoro di che ha un grande colpo d’ala qualità dei film proposti. Con quando cala gli assi. A comin- grande successo di critica e di ciare da quello della stessa regi- pubblico. Moltissimi i film stre- sta. Che racconta, da par suo, di pitosi. Comincio da quello che come, all’età di tre anni e mez- considero il migliore. C’est la vie - zo, a causa dei bombardamenti Prendila come viene, di Olivier nazisti su Londra, si trovo’ co- Nakache ed Eric Toledano. Una stretta ad essere rifugiata di commedia corale perfetta. Ogni guerra nel suo stesso paese. Per personaggio ha il miglior attore poi continuare con una delizio- possibile per quel ruolo. Tutti so- sa, strepitosa Emma Thompson no disegnati con tocchi rapidi, che legge le cronache dell’im- ma efficaci ed esaustivi. Il ritmo mediato dopo guerra, con si- è quello giusto. Gli incastri sono gnificativi paralleli alla attuali- ad orologeria. Di livello anche il tà. Per finire con un pezzo film cui è andato il premio del molto impressivo di Ralfh Fien- pubblico, l’unico che viene asse- “Maria by Callas: In Her Own Words” di Tom Volf nes, che recita un brano de “La gnato dalla Festa di Roma marca Tempesta” di Shakespeare. Da Monda. Borg/McEnroe, di Janus wah, di Italo Spinelli, è una ful- Metz. Un film con la struttura di minante testimonianza. Che ci un thriller. Sempre avvincente. immerge in una grandissima Sempre spettacolare. Tiene lo scuola coranica (2700 studenti spettatore sempre in sospeso. dagli 8 ai 18 anni), nel più gran- Con la preparazione allo scontro de paese islamico del mondo, finale attraverso l’ analisi detta- l’Indonesia. Ne esce un quadro gliata e sapiente dei caratteri dei molto lontano da quello del ra- due contendenti. A cominciare dicalismo di cui i media occi- dalle rispettive infanzie. L’in- dentali (e non solo) sono invasi. contro ricreato con una maestria Spielberg, di Susan Lacy, è il ri- stupefacente. Antonio Monda tratto di un genio assoluto che vive negli USA da molti anni, ma ha portato innovazioni mai spe- non deve aver dimenticato l’an- rimentate prima (si pensi ai di- tica saggezza popolare romane- nosauri digitali di Jurassic Park, sca del “Chi mena pe’ primo, me- “Spielberg” di Susan Lacy ad esempio), che ha rivoluzio- na du vorte!”. Il programma della 12-esima ta dal protagonista e finisce con contagiare nato il linguaggio cinematografico. Che ha edizione della Festa del Cinema di Roma è anche il ritrovato amore per il padre, che sem- saputo meglio interpretare ed intercettare il partito, infatti, a tavoletta. Con 2 film di gran- brava perduto, e per la ricomposizione della gusto e la domanda di sogni ed emozioni de- de livello. La pre-apertura con La Ragazza nella famiglia, riesce a toccare le corde dell’anima gli spettatori di tutto il mondo nell’ultima Nebbia, di Donato Carrisi, un thriller/noir di dello spettatore con sensazioni ed emozioni metà di secolo. E questo film ce lo restituisce caratura internazionale. Costruito con gran- proustiane. The Hungry, di Bornilla Chatterjee, in pieno, a tutto tondo, ed in modo fantasti- de maestria, con un intreccio avvincente e e’ impeccabile. Di grande rigore. Di grande for- co ed esaustivo. sorprendente. La tensione sempre alta. I colpi za espressiva. Con interpreti di grande livello. di scena si susseguono. Un cast di assoluto Mademoiselle Paradis, di Barbara Albert, un Catello Masullo 45 n. 56

#RomaFF12 Nysferatu Simphony of a century. (USA, 2017) Regia e soggetto di Andrea Mastrovito. Tratto da Nosferatu – Eine Simphonie des Grauens (1922) di F.W. Murnau Il primo fu Friedrich attorno al film rimase nel corso del tempo realizzati da Mastrovito insieme con una Wilhelm Murnau che, perché – si sa – le leggende piacciono e pren- squadra di dodici assistenti, che si sono avval- nel 1922, pensò di trar- dono piede proprio per l’aura particolare che si della tecnica del “rotoscoping” (una tecnica re un film dal roman- le circonda e che esse implicano; ed infatti, d’animazione in cui il disegnatore ricalca i fo- zo Dracula dell’irlan- proprio basandosi su questa leggenda, nel togrammi di scene reali girate con la teleca- dese Bram Stoker, che, 2000, il regista E. Elias Merhige ha tratto un mera, dando alle scene un effetto fluido e “tre- uscito nel 1897, aveva film dal titolo L’Ombra del Vampiro, in cui im- molante”, tipico dei film muti, anche se, in avuto un immenso suc- magina che l’attore che interpreta Nosferatu qualche caso, risulta forse troppo accentuato). cesso per le sue atmo- sia davvero un vampiro assetato di sangue. Mentre i vari personaggi indossano i costumi Nino Genovese sfere cupe e per il senso Poi venne il primo Dracula e ne seguirono ottocenteschi e ripetono gesti, espressioni, di orrore e di minaccia che incombe sui prota- tanti altri (circa 160), interpretati da perso- movimenti uguali a quelli del film originale, gonisti. Infatti, era logico e naturale che il ci- naggi come Bela Lugosi, Lon Chaney jr., Chri- di cui sono riprodotte anche le sequenze più nema - sempre sensibile nei confronti di que- stopher Lee, Gary Oldman (nel film di F.F.Cop- celebri, essi, però, sono catapultati in epoca sti temi, tipici, oltretutto, del nuovo movimento pola), e così via. Invece, il nome di Nosferatu moderna, per cui varia completamente il con- dell’Espressionismo tedesco – vi si volesse ac- e il suo aspetto terrificante sono rimasti solo testo ambientale: la Transilvania diventa la Si- costare. Ma i diritti d’autore per la cessione nel film che, nel 1979, Werner Herzog ha dedi- ria in guerra, fra droni, battaglie e bombarda- del romanzo erano troppo elevati, e così Mur- cato alla figura del celebre vampiro Nosferatu( menti, mentre Brema è sostituita da New nau aguzzò l’ingegno , in- York e da altre immagini ventandosi un personag- dell’America contempo- gio che, invece di Dracula, ranea. Ne viene fuori un divenne il Conte Orlok, film “particolare”, molto alias “Nosferatu” (che, in “originale”, che diviene rumeno, significa “Non una metafora dei nostri spirato”, Non morto”). La tempi così convulsi e tor- particolare caratterizza- mentati, capaci di gene- zione del vampiro, rima- rare mostri reali peggiori sta nell’immaginario col- del lugubre vampiro. Il lettivo della gente (forse quale assume un duplice più di altri vampiri suc- significato: da un lato, cessivi), fu affidata ad un mentre si aggira per le attore sapientemente truc- strade di Manhattan, ri- cato, inquietante per il suo chiama immediatamen- aspetto fisico, per il cranio te la minaccia terroristi- calvo e rotondo, il volto ca che, da molto tempo, scarno e terrificante, con incombe sulla città; le unghie lunghissime e i dall’altro, nel momento denti appuntiti, tali da in cui, solo e sperduto, fargli assumere le sem- con unico avere la sua ba- bianze quasi di un ratto (e ra, trova rifugio ad Ellis si sa che i topi erano con- Island (storico luogo di siderati i portatori della raccolta e smistamento peste). Si trattava di un degli immigrati), diventa Il film del bergamasco Andrea Mastrovito un mix tra film, fumetto e musica, in prima europea alla Festa certo Max Schreck (che chiara metafora dell’im- del Cinema di Roma allora non si sapeva chi migrazione e della fuga fosse, ma si pensava a uno pseudonimo, dato - Il principe della Notte), cui ha prestato il suo verso una vita migliore e verso la libertà, con- che il suo nome, in tedesco, significa “Massi- volto scavato e allucinato Klaus Kisnski, che culcata dal capitalismo e dallo strapotere della mo Orrore”), il cui aspetto e le cui singolari conferisce al personaggio fascino e mistero, finanza; non solo: non è forse vero che gli im- abitudini fecero nascere intorno al film una gli stessi elementi dominanti nel capolavoro migrati sono stati anche accusati di portare vera e propria leggenda: si disse che l’attore dell’Espressionismo tedesco di Murnau. Ora, delle malattie, così come i topi che si trovano che interpretava Nosferatu non esistesse (ma ad esso si è ispirato Andrea Mastrovito (arti- sulla nave di Nosferatu hanno portato la pe- che fosse lo stesso Murnau travestito) o, ancor sta nativo di Bergamo, che vive e lavora negli ste?!? Il film - senza dialoghi, ma con le dida- più, che si trattasse di un vero vampiro, sco- Stati Uniti), che ha realizzato - in collabora- scalie tipiche dell’epoca del muto e con le mu- vato dal regista nella zona dei Carpazi: leg- zione con l’organizzzazione No Profit “More siche originali di Simone Giuliani – è stato genda alimentata dal fatto che l’attore non vo- Art” di New York , fondata nel 2004 da Micaela presentato, come anteprima europea ed “Even- leva venissero effettuate le riprese in pieno Martegani - un film di animazione dal titolo to Speciale”, alla “Festa del Cinema” di Roma, giorno, ma solo all’imbrunire, e che durante la NYsferatu - Symphony of a Century, laddove la alla presenza del regista e di tutti i disegnato- lavorazione capitarono delle morti misterio- NY iniziale sta per New York. Infatti, Dracula, ri, con l’accompagnamento al pianoforte dello se. In realtà, si trattava di un vero attore, pre- il famoso vampiro di Stoker, che nella caratte- stesso Simone Giuliani e con la voce dell’arti- valentemente teatrale (ma aveva recitato an- rizzazione che ne fa Murnau diviene il Conte sta siriana Bisan Toren, ottenendo un grande che in qualche film), il cui nome - strana Orlok, si trova nella New York di oggi, ridise- e meritato successo. coincidenza o ironia della sorte! - era davvero gnato a mano, “frame” per “frame”, attraverso Max Schreck. L’alone di mistero che circolò un lavoro durato circa tre anni e 35.000 disegni Nino Genovese 46 [email protected] #RomaFF12 Last Flag Flying Nel film di Richard Lin- rito di addio dai suoi unici veri amici e di sep- bandiera del titolo è quella a stelle e strisce, klater, Last Flag Flying, pellire il ragazzo in uniforme. Di questi due ponte tra due generazioni di soldati, posti en- presentato all’ultima Fe- amici però, di cui uno gestisce un pub sulla via trambi di fronte ai dubbi e ai ripensamenti sta del Cinema di Roma, del declino e l’altro, dopo aver trovato la voca- delle guerre ingiuste, e simbolo di una discus- ancora una volta ci ritro- zione, è diventato un pastore, Doc in realtà ha sione aperta sul significato del dolore e viamo davanti al peso perso le tracce per anni. Addirittura i due fan- dell’impegno che quegli stessi conflitti procu- Andrea Fabriziani del tempo che passa e no fatica a riconoscerlo all’inizio, per poi ini- rano. Nonostante l’umanità dei personaggi a come questo scolpisca le esistenze. Il film è ziare a ricordare il periodo militare, tra mo- emerga con forza, dando spessore ai perso- tratto dal romanzo omonimo (2005) di Darryl menti ironici e momenti decisamente tragici naggi e ai loro rispettivi interpreti, è nella pre- Ponicsan, già autore di L’ultima corvè (in origi- che portarono alla punizione esemplare di senza della retorica americana che il film di- nale The last detail, pubblicato nel 1970), adat- Doc da parte dei vertici dell’esercito. I legami fetta leggermente. Mentre la categoria dello tato sullo schermo da Hal Ashby nel 1973 e in- di amicizia, il cameratismo e il loro valore stereotipo non sembra far parte di quest’ope- terpretato da Jack Nicholson. Nonostante sembrano essere il vero perno del film, frutto ra (il personaggio di Cranston ha dei tratti che l’eredità forte, letteraria e cinematografica, il di una riflessione esistenziale che Linklater abbiamo già visto tante volte, ma questo non regista fa suo il progetto, lo avvicina alle sue (in molte opere della sua filmografia) rivolge basta per non apprezzarlo), i rimandi conti- corde e riesce a realizzare un nui a come la guerra del Vie- buon prodotto. Non entusia- tnam abbia segnato le ani- smante, a detta di molta cri- me dei protagonisti sono tica, ma comunque degno forse il difetto di forma del della cinematografia ameri- film. Le ingiustizie vissute, cana più interessante degli alle azioni deprecabili che si ultimi anni, categoria in cui svolgevano tra i ranghi, al il regista texano sembra ri- dolore per la perdita dei entrare perfettamente. Non compagni d’armi e questo è un caso che l’autore di ideale cerchio che si chiude Boyhood (2014), film girato con il dolore per un nuovo nel corso di dodici anni in lutto causato dalle stesse cui il ragazzo protagonista motivazioni, Imprescindi- (interpretato dall’esordiente bile, nell’economia della sto- Ellar Coltrane) era mostrato ria, un legame solido con in tutta la sua umanità più questi temi. In fin dei conti, scarna, attraversando l’ado- Linklater è comunque un lescenza fino a diventare un regista americano, tra i più uomo, riprenda il discorso talentuosi e validi del pano- partendo da un’ellissi tem- rama odierno. La sua idea di porale che, questa volta, co- cinema, cristallina e ben pre trent’anni. Nulla ci è mo- evidenziata sin dai tempi strato di quel periodo, di dei suoi esordi con It’s Im- quegli anni che separano i possible to Learn to Plow by Re- tre protagonisti, Doc (Steve ading Books (1988), Slacker Carell), Sal (Bryan Cranston) (1991) e La vita è un sogno (Da- e Richard (Lawrence Fi- zed and Confused, 1993), cre- shburne), commilitoni du- sciuta poi con la trilogia del rante la guerra in Vietnam. tramonto (Prima dell’alba del Questa volta, tutto quello 1995, Prima del tramonto del che Linklater ci mostrava in 2004 e Before Midnight del Boyhood in una dimensione 2013) è audace, spesso speri- visiva, è invece affidato al mentale senza tanti orpelli. racconto orale, alla forza Questa sua ultima fatica evocativa del verbale. Il tem- sembra essere più conven- po si trasforma: passa dall’e- zionale, più incasellata in terno presente dei dodici an- alcuni schemi produttivi ti- ni di adolescenza, che pici del cinema americano viviamo passo dopo passo (non quello di cassetta, for- insieme al protagonista, a tunatamente). Il film, per presentarsi ora come me- quanto curato e gradevole, moria, come ricordo distan- nella sua altalena emotiva te. Doc, a trent’anni dal suo tra il tragico e il comico, congedo con disonore e or- sembra rispondere proprio mai vedovo, perde il suo uni- alla dialettica e alle necessi- co figlio sul fronte mediorientale. L’unico mo- al pubblico attraverso domande fondamentali tà del cinema statunitense ed è proprio al cuo- do per rendere degnamente omaggio al spesso sottese ma che, alla fine del film, risul- re degli Stati Uniti sembrano rivolgersi certe ragazzo sembra essere quello di chiudere ide- tano evidenti. In particolare, tali domande domande mosse dai suoi film. Ma questo non ologicamente un cerchio, di fare i conti col sembrano essere rivolte al pubblico america- basta per non apprezzarlo. passato e quindi, di farsi accompagnare nel no a cui la storia si rivolge direttamente: la Andrea Fabriziani 47 n. 56 #RomaFF12 Wimbledon 1980: la partita di tennis più emozionante della storia Presentato in antepri- contratture del volto e gli sguardi glaciali che il confine fra il sogno e l’illusione. Questo film ma mondiale alla Fe- hanno caratterizzato la personalità del cam- ci dice chi siamo, questo film vuole andare a sta del Cinema di Ro- pione soprannominato ghiaccio, il gentleman fondo di tematiche sostanziali della vita attra- ma 2017, dove ha che non si permetteva mai di esprimere una verso due uomini che sembrano uno opposto ricevuto il Premio del sola emozione, in contrapposizione, ma nep- all’altro ma che condividono una sorta di do- pubblico BNL, il film pure troppo, con John McEnroe, restio an- lore esistenziale che mi ha portato a interro- di Janus Metz Peder- ch’esso a mostrare le emozioni ma molto av- garmi sulla loro identità. Ho anche voluto sen dedicato a quella vezzo ad esprimere la rabbia. “La domanda tratteggiare il ritratto delle due società dalle che viene definita la più idiota. Rispondi dalla domanda. La palla ha quali provenivano i campioni, quella svedese Paola Dei entusiasmante partita toccato la riga”. urla un ispirato Shia LaBeouf dove tutti devono essere uguali e non primeg- della storia del tennis, all’arbitro mentre i muscoli si contraggono e giare e quella americana dove il successo di- ci fa dialogare in maniera dinamica con i due le reazioni fisiche diventano tanto vere da pende invece dall’individualismo”. Il cineasta Campioni Internazionali Borg e McEnroe e ci coinvolgerci empaticamente e realizzare pie- ha confessato anche di esser stato condizio- permette di entrare nei loro più inti- nato a realizzare questo film da Tom mi desideri stuzzicando l’immagina- Hanks in Forrest Gump, quando gio- rio collettivo. Sceneggiato dal regi- ca a Ping pong in una partita. Le dif- sta-autore svedese Ronnie Sandhal e ficoltà di comunicazione dei due interpretato da Sverrir Gudnason, campioni capaci di esprimersi mag- Shia LaBeouf, Stellan Skarsgārd, Tu- giormente solo sul campo, hanno va Novotny, Robert Emms, David certo qualcosa in comune con il pro- Bamber, il film ambientato nel 1980 è tagonista del film diretto da Robert un lavoro di montaggio estrema- Zemeckis. Pochi sanno che all’inizio mente accurato sia nella parte visiva, della sua carriera, da ragazzino, an- sia in quella sonora. Durante la con- che Borg aveva un carattere irascibi- ferenza stampa il regista ci ha detto le, fin quando il suo mentore e gran- di aver fatto un grosso lavoro di mon- de amico gli insegnò che tutto ciò taggio per ricreare le immagini del che aveva dentro doveva buttarlo sul campo e di aver lavorato molto anche campo.“Tutta la tua rabbia, la paura, sulle parti acustiche diversificando l’angoscia che stai provando mettile persino il suono della pallina sulla in ogni singolo colpo. È qui Bjorn, è racchetta e sul campo diverso per qui”. Dice Lenart a Borg indicando la ognuno dei due campioni. Il ruolo sua testa. Il padre di McEnroe, padre della computergrafica è stato fonda- padrone con aspettative quasi im- mentale, soprattutto se si considera possibili, determina la rabbia del fi- quanto è difficile scrivere la sceneg- glio che sembra dare il meglio di se giatura di una partita che nel film du- quando si trova sotto pressione. Ma ra mezz’ora senza dover inserire dia- l’urlo di Munch metaforicamente è loghi. Per i due attori è stato come presente in ognuno di loro ed è de- imparare una danza che hanno pro- terminato dalla loro intensità pari al- vato più volte insieme agli stunt- la loro solitudine. Janus Metz ha rac- man. “È la rivalità perfetta. Uno gioca contato che quando ha detto a Borg e dalla linea di fondo, l’altro va sempre McEnroe del film che stava realiz- a rete.” Un thriller psicologico dove le zando, il primo è rimasto quasi muto dimensioni spazio-temporali, pur es- di fronte alla notizia, ma poco dopo sendo delimitate e circoscritte ad ha fatto telefonare dal figlio per chie- una data precisa, si dilatano fino ad dere al regista di interpretare la par- entrare nel persempre dello sport e te di lui da ragazzino. È andato inol- nella Psicologia di ciascuno di noi per tre alla prima del film è lo ha applaudito, farci scoprire l’importanza di un so- McEnroe al contrario è stato meno gno e il bisogno di essere il primo, condizione namente la funzione estetica del Cinema. Più coinvolto ed ha riferito che lui non ha mai fat- che determina uno stato di solitudine soppor- noti come Fire and Ice i due tennisti hanno to quelle cose da pivello, ma ha fatto molto di tabile solo alla luce degli applausi. Che cosa sempre avuto in comune molto di più di quan- peggio. “Occorreva la giusta distanza da quell’e- vuoi dal tennis.” chiede Lenart Bergelin, l’alle- to apparentemente sembrerebbe. Entrambi vento per far decantare tutte le emozioni e fare natore e mentore di Borg al grande tennista animati dalla voglia di essere i migliori, en- un film credibile, adesso è il momento”. Il meri- svedese: ”Essere il migliore”, “In Svezia?” “No, trambi disposti a dare tutto di se stessi sul to del regista è quello di averci appassionato fin nel mondo”. E a dare la risposta nel film è il -fi campo, entrambi capaci di calcolare al milli- dai primi fotogrammi mescolando amore, glio di Bjorn, Leo Borg, simile al padre nei metro ogni singolo colpo e provare sensazioni paura, passione, sport, desideri, sogni di due tratti somatici e sua goccia d’acqua nell’inter- tanto forti da considerare ogni partita una vite che si intrecciano con le nostre mettendo pretarne i pensieri più segreti e connotarlo metafora della vita. La motivazione che ha in luce debolezze e punti di forza. Lo sguardo con espressioni indimenticabili. A completa- spinto il regista a raccontare questa parte del- del mondo intero affonda in quelle immagini re la veridicità emotiva un fantastico Sverrir la storia dello sport ce l’ha riferita lui stesso:”- mentre una voce fuoricampo recita: “Ed ora il Gudnason, che, oltre alla somiglianza fisica in- Non mi interessava più di tanto parlare di mondo intero attende che questi due fuoriclas- discutibile, come il più efficace rappresentante sport. Ho voluto esplorare fino in fondo quan- se scendano sul campo come due gladiatori”. del metodo Stanislavskij, non ha soltanto inter- to gli esseri umani siano pronti a spingersi. pretato il ruolo di Borg ma ne ha colto persino le Quando è che la fama equivale all’amore e qual’è Paola Dei 48 [email protected] #RomaFF12 La poetica delle immagini di Xavier Dolan Se è vero che ogni arte naturale, che giunge senza ne ha conosciuto uno sforzo, puramente istintuale. – dalla musica classica Nell’incontro romano col suo di Mozart all’arte pit- pubblico ne svela un aspetto torica e alle scoperte spesso considerato banale: scientifiche di Leonar- “Inizi che sei fasullo e poi di- do da Vinci – anche la venti reale. Il furto artistico è Settima Arte ha trova- naturale. Ripeti delle idee fin- to il suo enfant prodige. ché non ti ritrovi in queste e le Si tratta di un giova- fai tue. Non sai chi sei finché nissimo canadese che non crei qualcosa col tuo cuo- Silvia Lorusso dall’età di 19 anni ha re”. La concentrazione della ci- dato prova di una sin- nepresa sul volto dei suoi per- golare sensibilità e forza vitale esprimendosi fetti protagonisti, la messa a attraverso un cinema spontaneo, eccentrico, fuoco sui dettagli, piani sequen- libero, passionale, vivo. Xavier Dolan, invitato za e dialoghi che si fondano a tenere una master class alla Festa del Cine- sull’incomprensione e sull’inco- ma di Roma il 27 ottobre scorso, ha raccontato municabilità umana, colonne la sua esperienza di regista quasi come una sonore emozionanti, che van- casualità nata dall’urgente bisogno, comune a no dagli Oasis a Tchaikovsky, to- tanti giovani, di lavorare e dal desiderio di re- nalità di colori intense che citare. Praticamente estraneo al mondo del ci- sprigionano energia, una foto- nema, senza aver alcuna preparazione né co- grafia originale e totalmente noscenza dei grandi classici né della storia consapevole delle potenzialità Steve in “Mommy” (2014) di Xavier Dolan della cinematografia, Xavier dimostra la sua dell’immagine: questo è il cinema fresco e trasmettere una straordinaria forza interio- innata e libera personalità artistica sin dal scioccante di Xavier Dolan. In questo modo re attraverso una poetica visiva fatta di luci e principio, a 16 anni scrive la prima sceneggia- egli riesce a fare della banalità della nostra ombre. Nel mondo di Dolan sguardi e silenzi tura di J’ai tué ma mere, film che ritrae un rap- quotidianità un capolavoro, cogliendo il si- compongono là dove le parole paradossal- porto conflittuale tra una ma- mente scompongono e rendo- dre, Chantale e un figlio, un no sempre più distanti. Il suo sedicenne omosessuale, Hu- cinema è anche e soprattutto, bert, interpretato dallo stesso una sorta di pornografia della Xavier, che rifiutano completa- diversità poiché questi incredi- mente il dialogo reciproco re- bili personaggi si fanno porta- stando nell’incomprensione. Il voce di un’umanità che viene ritratto di un rapporto trava- messa da parte da una società gliato, al tempo stesso ostile ed che ne reprime la libertà di es- edipico tra madre e figlio, si ri- sere se stessi, essi sono “perso- trova in Mommy, in cui Diane e ne che cercano di trovare un Steve non hanno la forza per loro spazio anche se sono nate reggere il peso del loro rapporto come diverse, emarginate: a solo con l’amore. Il giovane re- volte ci riescono, ma è sempre gista dimostra di essere affasci- colpa della vita, mai loro”. Co- nato dalle figure femminili, che me Laurence (Anyways), il suo raffigura come insieme estre- personaggio che senza dubbio mamente forti e tragicamente incarna in modo più evidente vulnerabili, tanto da non riusci- questa marginalità e questa Xavier Dolan re a trattenere con sé ciò che differenza avvertita nel suo amano di più. Malgrado lui insista, come ha gnificato di ogni minimo gesto o sguardo, a stesso corpo e nel rapporto con la donna che ribadito a Roma, sul senso dominante che la rendere così palpabile ogni sfaccettatura ama, ma che tuttavia esprime una forza di- narrazione riveste nel suo cinema, a noi, in- dell’animo umano - vulnerabilità, dolore, sarmante capace di avviare una radicale ri- namorati spettatori, non sfugge l’eccezionale mancanza, perdita - e al tempo stesso a indur- voluzione esistenziale. “I miei film sono nati maestria nel saper trasformare il racconto in re lo spettatore a mettersi continuamente in spesso dal dolore”, afferma Xavier, che pro- una visione che rende ogni volta l’immagine discussione come fanno i suoi protagonisti. prio dal dolore è riuscito a trarre un’incredi- principale protagonista dei suoi film. Sono gli Xavier afferma: “I miei personaggi portano bile forza vitale e a trasmetterla attraverso la stessi fotogrammi a dipingere la problemati- nel cuore una speranza e lottano per essere cinepresa, donandoci un cinema che è un cità intrinseca dei rapporti umani, in cui le in- quello che sono. La società fa sì che le altre pianto strozzato, un pugno nello stomaco, congruenze, le insicurezze, gli istinti e le forti persone vengano messe di fronte alla loro fal- ma anche un inno alla libertà, un grido di passioni spingono i suoi personaggi a soffrire sità e ai loro fallimenti. Alcuni però continua- gioia, una corsa nel vento, come ci ricorda e tuttavia ad amare la vita, nonostante sem- no a crederci: essi sono sognatori, guerrieri. l’immagine incancellabile di Mommy in cui bra non essere mai dalla loro parte. Sin dall’e- Alla fine non si ritrovano, né sono felici, ma Steve si abbandona al vento sul suo skate sot- sordio è evidente che l’arte della visione e il non sono mai perdenti, perché non lasciano to le note di Wonderwall. linguaggio delle immagini gli appartengono mai quella speranza.” Nonostante su questi in- in un modo che non è esagerato definire unico vincibili sognatori viga un apparentemente irrisol- e autentico e soprattutto quasi come un gesto vibile analfabetismo sentimentale, essi riescono a Silvia Lorusso 49 n. 56

#RomaFF12 - Eventi Cinemanchìo. Progetto per l’accessibilità culturale e per l’inclusione sociale Alla 12° edizione della e le possibilità articolative. Sono tanti anni Festa del Cinema di Ro- che ormai anche il grande cinema continua a ma si è svolta, promossa vivere di quei patrimoni sedimentati e co- da Cinemanchìo, una stantemente in movimento in evoluzione, tappa importante del però c’è un qualche cosa che non si fa più, non percorso di avvicina- si chiede alla nostra elaborazione di essere co- mento tra cinema e te- raggiosa, di indagare, di produrre del nuovo e matiche dell’accessibili- di produrre sostanzialmente un qualche cosa tà. Un parterre ben che abbia a che fare con le nostre attitudini distribuito e competen- spontanee che sono lì sopite, che aspettano di Stefano Pierpaoli te ha trasmesso sensi- essere rimesse in gioco perché, penso che tut- bilità e desiderio di to quello che noi impariamo in genere sostan- sviluppo ai rappresentanti delle associazioni zialmente lascia da parte una grande quantità delle persone disabili presenti allo Spazio Ro- di nostre altre possibilità e attitudini e possi- ma Lazio Film Commission. Dopo la proiezio- bilità espressive”. Alberto Simone, regista e ne di un breve estratto con audiodescrizione e rappresentante dell’Associazione 100 Autori, sottotitoli di “Come Dio Comanda” di G. Sal- ha portato la testimonianza del sostegno da vatores per mostrare la funzionalità di questi parte degli autori e ha messo in risalto l’aspet- Lazio. Marco Asunis ha confermato che la strumenti di accesso è intervenuta Laura Raf- to dell’esperienza emozionale che deve scatu- FICC, da lui presieduta, è compartecipe e cul- faeli, Presidente di Blindsight Project Onlus e rire dalla visione di un film e l’importanza del turalmente coinvolta nel progetto e ha ribadi- parte dello staff di Cinemanchìo che ha de- to il ruolo dei circoli del cinema come elemen- scritto in quanto donna divenuta cieca e par- to aggregante di impulso nell’intervento zialmente sorda a causa di un incidente, l’im- culturale e sociale sul territorio. In sala erano portanza dell’esperienza cinematografica presenti Francesca Medolago e Giulio Mezza- perché, ha sottolineato la Raffaeli: “tagliarci notte di ANICA che hanno annunciato un ta- fuori dalla tv e dal cinema significa escluderci volo di confronto da istituirsi a breve che met- da una grande parte di quell’offerta culturale ta in collegamento i produttori, i distributori che ogni anno abbiamo in Italia”. Di particola- e le società tecniche con Cinemanchìo e per re rilievo è stata la presenza di Bruno Zambar- lavorare sul modello di sistema che renda nor- dino della DG Cinema del MIBACT. Con il suo male l’accessibilità in Italia. Presenti all’in- intervento ha manifestato l’attenzione da contro alcuni presidenti e rappresentanti del- parte della DG Cinema verso le tematiche le più importanti associazioni italiane della dell’accessibilità. Oltre a ricordare che grazie disabilità sensoriale e cognitiva. Ricordiamo all’intervento di Cinemanchìo è stato inserito Benedetta De Martis, Presidente dell’ANGSA, nei prossimi bandi il vincolo della resa acces- Roberto Speziale Presidente dell’ANFFAS, sibile ha voluto precisare che l’accessibilità Francesco Fratta responsabile culturale della deve essere realizzata a monte da parte dei UICI, Antonio Cotura Presidente della FIAD- produttori e dei distributori. Rita Borioni, DA, Pamela Pompei Consigliera della FIRST, Consigliera d’Amministrazione RAI, ha posto Rosario De Caro Consigliere dell’Ente Nazio- l’accento sulla necessità di abbattere tutte nale Sordi provinciale e il Prof. Carlo Hanau quelle barriere che rischiano di creare i pre- dell’Università degli Studi di Modena e Reggio supposti di una “cultura negata” che non col- Emilia. Diari di Cineclub, media partner di Ci- pisce solo le persone disabili ma riguarda tut- nemanchìo, era rappresentato da Angelo Tan- ta la popolazione. Al termine del suo intervento taro. Numerosi e stimolanti gli spunti che ha aggiunto un altro ambito di cui l’argomen- Nelle due foto, panoramica dei relatori con interprete lis questo appuntamento ha saputo generare in to accesso dovrà arricchirsi, quello cioè legato (foto di Fulvia Bernacca) un clima di straordinaria sintonia che lascia alla sottotitolazione al cinema per gli immi- poterla condividere in una sala cinematogra- ben presagire sugli esiti del tavolo di lavoro in grati come strumento prioritario di integra- fica. Forte anche il richiamo all’attività dei le- ANICA. Sarà in quella sede che verranno veri- zione. Il momento in qualche modo centrale gislatori e quindi delle Istituzioni affinchè si ficate volontà e opportunità da parte del mon- della tavola rotonda si è vissuto grazie alle pa- proceda nella giusta direzione. La terza parte do del cinema per mettere in atto un grande role di Roberto Perpignani, montatore tra l’al- dell’incontro è stata aperta da Valeria Cotura, processo nazionale di inclusione culturale e tro del film dei Fratelli Taviani che alla Festa laureata in Storia del Cinema, sorda dalla na- restituire al luogo cinema una centralità del Cinema è stata opera completamente ac- scita e parte dello staff di Cinemanchìo oltre nell’intervento sociale che sta purtroppo pro- cessibile per i disabili sensoriali. Perpignani che dirigente di FIADDA Onlus. Nelle sue pa- gressivamente smarrendo nel corso degli an- ha raccontato di una persona cieca che era role la frustrazione per un’attesa che dura da ni. Una centralità che consentirà al cinema in- stato capace di percepire e assimilare il senso troppi anni e che costringe lei e tante altre dipendente, agli esercenti delle sale di di un film con un’acutezza che lo aveva sor- persone sorde a vedere soli film stranieri sot- quartiere e a tutta la filiera di recuperare ter- preso. Interessante e suggestiva la spiegazio- totitolati in Italiano, cosa possibile sempre reno e riprendersi lo spazio che merita. ne di questo che il grande montatore ne ha sa- meno a Roma ma praticamente assente nella Stefano Pierpaoli puto dare: “Avveniva evidentemente perché la maggior parte delle città italiane. Gli ultimi Coordinamento Cinemanchìo nostra intelligenza è molto ampia e dotata. due interventi sono stati quelli di Giorgio Fer- [email protected] Quando dico che il cinema, diciamo semplice- rero di ANEC e Marco Asunis di FICC. Ferrero www.cinemanchio.it mente dall’inizio del ‘900 fino a tutti gli anni ‘80 ha sollecitato concretezza mettendo a dispo- ha continuato a evolvere, rinnovare il linguaggio sizione del progetto Cinemanchìo le sale del Diari di Cineclub - Media Partner 50 [email protected]

#RomaFF12

Al film C’est la vie! di Eric Toledano, Olivier Nakache il premio Diari di Cineclub alla Festa del Cinema di Roma. Menzione speciale ai film: Prendre le large di Gaël Morel e Tomorrow and thereafter di Noémie Lvovsky

12. Festa del Cinema di Roma | 24 Ottobre - 5 Novembre 2017 Premio Diari di Cineclub La Giuria del Premio Diari di Cineclub – periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica, seconda edizione, composta da: Ugo Baistrocchi (presidente), rappresentante dei lavoratori MiBACT; Angelo Tantaro, direttore di Diari di Cineclub; Anna Maria Stra- mondo, funzionario pubblico; Masullo Catello, critico cinematografico; Mario Patanè, organizzatore di eventi culturali; Maria Caprasecca, redazione Diari di Cineclub; Nino Genovese, critico cinematografico e storico del cinema; Paola Dei, psicologa dell’Arte del Cinema; Sergej Sozzo, direttore Sentieri Selvaggi Magazine; Simone Emiliani, supervisore editoriale Sentieri selvaggi; riunitasi sabato 4 novembre ore 15 presso la sede della Festa al Villaggio del Cinema, Viale P. de Coubertin, ha attribuito il Premio Diari di Cineclub al film:

C’est la vie! di Eric Toledano, Olivier Nakache (selezione ufficiale)

Una commedia italiana alla francese che avrebbe potuto dirigere Ettore Scola. Un film corale orchestrato con ritmi e tempi perfetti dove si racconta la società in tutti i suoi molteplici aspetti: generazionali, razziali, maschili-femminili, sessuali. Un’esprit de finesse che si manife- sta anche nella fotografia dove il gioco di figura-sfondo fa emergere alternativamente ora le emozioni, ora i personaggi stessi, ora gli -am bienti creando atmosfere degne della comédie francese. Ha inoltre assegnato le seguenti menzioni speciali:

Prendre le large di Gaël Morel (selezione ufficiale) Il film è un esempio di cinema che racconta la realtà, in cui la Sandrine Bonnaire di “Senza tetto né legge”, ragazza libera, anarchica e perciò emarginata da una società conformista, interpreta, trent’anni dopo, l’operaia di una società capitalista neofeudale che emargina anche gli integrati riportandoli, se non reagissero, a condizioni oggettive “sans toit ni loi”.

Tomorrow and thereafter di Noémie Lvovsky (sezione Alice nella città)

La regista e interprete Noemi Llovsky racconta la solitudine è la vitale follia di una madre e di una figlia con un realismo poetico che non nasconde i lati oscuri e malati dei personaggi ma ne evidenzia la visionarietà e immaginazione anticonformiste realizzando un film che coinvolge lo spettatore stimolandone l’empatia.

51 n. 56

I Circoli del Cinema, Cineclub, Cineforum informano Circolo del Cinema Cesare Zavattini – Reggio Calabria FICC I venticinque anni del circolo del cinema nel giro delle opinioni del mondo Abbiamo varcato la omaggio internazionale. Abbiamo sempre ri- soglia del quarto di se- trovato nel nostro passato il senso profondo colo. Detto così sem- del rinnovamento. Abbiamo sempre rispetta- bra un lungo percorso to la tradizione nel migliore modo possibile: e forse in fondo un po- tradendola. In questo tradimento, continuo e co lo è. Nell’estate del consapevole, il senso del rinnovamento, della 1992, un gruppo di ricerca di forme e suggestioni differenti e il ri- giovani reggini “resi- spetto di un passato che altrimenti divente- stenti” e appassionati rebbe inadeguato, con l’intento di fare del Cir- - con un passato nel colo “Zavattini” un luogo differente da ogni Lidia Liotta circolo del cinema che altro, nel quale non si abbia paura come orga- a Reggio c’era già da- nizzatori e come pubblico di inventare per- gli anni ’60 - fondarono un nuovo circolo del corsi. Un luogo che sia esclusivo, ma non per- cinema, tra lo scetticismo dei più, aderendo ché ristretto a pochi, quanto piuttosto per i alla FICC. L’intento era quello di costruire più suoi contenuti che come sempre devono esse- percorsi attraverso il cinema, senza distinzio- re popolari, ma senza cedere alla qualità. E ni. Più percorsi che fossero adatti, di volta in così con “Visioni di cine(ma) indipendente” volta, a interpretare il presente, nel quale sia- dal 2013 ci siamo permessi il lusso di osare, di abbia pesato nella vita collettiva di una città mo immersi e che ci condiziona. Abbiamo sperimentare, di guardare al presente e al fu- contraddittoria come Reggio Calabria. Per avuto sempre - o almeno ci abbiamo provato turo e, insieme, al passato, perché non ci stan- quanto riguarda il nostro piccolo angolo di - uno sguardo anomalo sul cinema, senza ba- cheremo mai di dire che il nostro presente sa- mondo, le cose, infatti, non vanno affatto be- dare alle mode o alle scelte delle maggioranze, rebbe meglio compreso se ci guardassimo un ne. Ciò che si ascolta di musica e ciò a cui si seguendo un nostro percorso che ci ha con- po’ indietro, se dessimo valore alla nostra me- assiste di spettacoli teatrali è purtroppo una dotto ad ottenere a poco a poco la fiducia di moria, se la storia, finalmente, potesse signi- meteora e si fonda esclusivamente sulla voglia molte persone, della cui curiosità sia- assidua di pochi che con molta fatica mo grati. Provando a sintetizzare ab- mettono in piedi brevi rassegne. Quan- biamo sempre attribuito ad ogni sin- to al cinema, le cose vanno altrettanto gola proiezione, anche le meno male. Non vi è ombra di una politica frequentate - perché di meno impor- culturale istituzionale. Non vi è luogo tanti non ce ne sono state, non le che sia stato messo a disposizione di chi avremmo fatte se le avessimo ritenute da anni combatte e fatica senza lucro tali - un momento di rilievo per ciascu- alcuno, rimettendoci di proprio, dove no di noi, facendo nostra l’affermazio- dare la possibilità, senza alcuna ricom- ne di Jean Epstein “Lo schermo generaliz- pensa economica, ma solo la disponibi- za e determina. Non si tratta di una sera, lità dei servizi, ai ragazzi, ai più giova- ma della sera, e la vostra ne fa parte”, che ni, ai cittadini, di un’offerta audio sintetizza l’essenza di un cineforum, visuale che possa essere utile, secondo i perché la proiezione di un film non è criteri enunciati, all’intera collettività. un banale evento, ma qualcosa che deve servi- ficare qualcosa. Un “contenitore” in cui si con- Eppure non è difficile immaginare che un ci- re a produrre un mutamento nella vita di cia- frontano esperienze, si raccontano culture, si nema, un teatro, una sala per la musica, una scuno e in quella collettiva. In questi anni ab- leggono storie, si parla di cinema e di immagi- biblioteca, una pinacoteca, un centro sociale biamo cercato caparbiamente e abbiamo ne, in una prospettiva personale, ma aperta di aggregazione nel quale fare crescere i più avuto il piacere di trovare molti compagni di alla socialità cui l’immagine è sempre finaliz- giovani indirizzandoli verso la scoperta dei strada, molte persone e sodalizi culturali e an- zata. Un luogo in cui i giovani filmakers pos- piaceri della pratica culturale, costituirebbe che - più raramente - istituzionali. In questi sono offrire le loro immagini senza rete pro- un valore aggiunto non monetizzabile, ma anni il Circolo “Zavattini” ha organizzato di tettiva, ma anche dove si mettono a confronto immensamente proficuo di risultati futuri, tutto, rassegne per giovani, rassegne temati- le esperienze dei cineasti più anziani con un presidio di democrazia e di legalità. Un che con altre associazioni, seminari, omaggi a quelle dei più giovani, per individuare linee di mantra che accompagna da sempre il nostro grandi autori italiani e internazionali, oltre continuità scandagliando tra le pieghe di operare in città è quello della lotta all’illegalità alla rassegna che si svolge ogni anno in quella cinematografia italiana che si manife- purtroppo quotidiana e dilagante. Pensiamo, tre-quattro mesi e che vede associarsi in me- sta per lampi, per illuminanti trasversalità. da sempre, con buona pace di chi si affida dia circa 700 persone. Ma anche l’indimenti- Non è “eredità”, ma qualcosa di differente, esclusivamente alla forza di una repressione cabile “Festival Internazionale dei Circoli del quella continuità artistica che si rivela in alcu- vanamente sanzionatoria, che l’illegalità si Cinema” della FICC, l’evento internazionale ne linee trasversali della produzione, quel la- combatta anche attraverso una pratica, altret- di cinema più importante che Reggio abbia voro proficuo che dai cineasti più maturi pro- tanto quotidiana e diffusa, della cultura. È mai avuto - sia per qualità di presenze, che per segue per tracce, magari asimmetriche e non proprio l’industria culturale, praticata con sa- numero di Paesi coinvolti e articoli che la perfettamente coincidenti, nelle nuove gene- pienza e competenza, ad offrire, oltre agli ef- stampa internazionale gli ha dedicato - che ha razioni che affollano numerose gli schermi fetti calmieranti su comportamenti che tanto fatto conoscere in Italia, e in alcuni casi in Eu- delle segrete rassegne o dei festival in cui si incidono negativamente sulla collettività, an- ropa, autori come Kamaran Shirdel, il grande consuma il rito collettivo della visione. Ma do- che e soprattutto opportunità di rilancio eco- documentarista iraniano del quale a Reggio po 25 anni di attività bene o male ci si interro- nomico di un territorio con conseguenze po- fu presentata la prima retrospettiva europea, ga, nel compilare un bilancio, di quanto la pre- sitive che a macchia d’olio vanno ad incidere o Ildiko Enyedi, a cui è stato dedicato il primo senza di una associazione come lo “Zavattini” segue a pag. successiva 52 [email protected]

segue da pag. precedente su una più generale condizione di benessere. L’Antologia di poeti contemporanei di Gettare lo sguardo al futuro e non al contin- Daniela Marcheschi gente avendo il coraggio di scelte e decisioni che segnino la rottura con il passato, è impe- questo momento storico, poi, la cultura in Ita- gno arduo, ma non impossibile, la storia lo di- lia è trattata con incosciente superficialità e la mostra costantemente. Ma tutto ciò non ci poesia ne subisce le conseguenze maggior- sembra di averlo vissuto in questi ultimi anni. mente deleterie. Inoltre, la sofferta crisi dell’e- Nonostante il bilancio scoraggiante di una cit- ditoria sembra chiudere quelle possibilità che tà che dire distratta è poco, lo “Zavattini” con- aveva per diffondersi. Collane e riviste di poe- tinua a navigare in questo mare tempestoso. sia sono quasi del tutto sparite, in questo am- Ma per queste ragioni, spesso, è difficile trova- bito rimane qualche nicchia di resistenza, ma re un senso in quello che si fa. Noi, nonostante il supporto per questa arte latita. Come leggia- tutto proviamo a trovarlo nelle nostre esclusi- mo nell’introduzione alla antologia, sembra ve forze, senza dovere ringraziare nessuno. come nessuno capisca quanto sia necessario Ma ringraziamo chi ci rivolge frasi di incorag- sostenere la letteratura e la poesia “nel quadro giamento, quelle che ci vengono dalle persone di una maggiore diffusione della lettura, inse- che ci seguono, dalle parole che ascoltiamo gnate di più e meglio per farle amare, per ren- all’uscita della proiezioni, da quelle che più di- dere un paese e una cultura migliori.” La si- rettamente ci aiutano a capire quanto l’aggre- tuazione così precaria della poesia sembra dovuta anche ai grandi cambiamenti tecnolo- gici, i quali, da una parte, offrono la possibilità a tante persone di esprimere la loro passione per essa attraverso blog e social, dall’altra, portano a una grande confusione nel selezio- nare “voci serie e impegnate da voci meno sor- L’incipit di “Antologia di poeti contempora- vegliate.” In questo contesto la critica, divenu- nei. Tradizione e innovazione in Italia.” (Mur- ta sui media sempre meno rilevante, non sia) di Daniela Marcheschi si apre con un in- riesce a scrollarsi la veste del servilismo o ad- terrogativo e una risposta che anticipa il dirittura del gossip. Di conseguenza, gli stessi metodo e l’esegesi adottati dalla curatrice. autori sembrano rinchiudersi in nicchie auto- gazione sia utile e il confronto sia necessario al Leggiamo, infatti: “Perché allestire oggi referenziali, mentre il confronto, il dibattito di là di ogni social network e delle amicizie vir- un’antologia della poesia contemporanea? servono a capire quali strade estetiche sia me- tuali. Ancora di più oggi, nell’era di Netflix che Perché, per fare letteratura, è indispensabile glio percorrere per crescere cuturalmente. È ci vorrebbe costringere a ridurre il buon cine- continuare a inventarla, crearla e ricrearla vero, comunque, come molti poeti siano rele- ma a pochi pollici nel chiuso delle nostre case, ogni giorno e, per dare un contributo anche gati, pur presentando qualità indiscutibili, ai impedendoci di pensare ancora bigger than life piccolo alla creazione di una nuova letteratu- margini del contesto cultural-editoriale, per come i grandi registi nel creare le loro opere. È ra, è necessario fare costantemente il punto motivi vari, da atteggiamenti non graditi alla solo questo davvero che ci permette di conti- della situazione, dello stato dell’arte.” Dun- tipologia modaiola dei salotti televisivi o per i nuare a desiderare, e con “leggerezza calvinia- que, in questa fondamentale introduzione contenuti che non vogliono riflettere il merci- na” a proseguire anno dopo anno il nostro della Marcheschi, che si riconferma un critico ficato senso comune. Questa antologia ci pare cammino, senza crearsi alibi, ma osando, co- rigoroso, ma capace di rivolgersi a un pubbli- proponga delle scelte assai interessanti, op- me fece il gruppo fondatore del Circolo del Ci- co non esclusivamente di esperti, scopriamo tando per autori assai diversi nelle estetiche, nema Cesare Zavattini 25 anni fa. La durata di sia le poetiche degli autori antologizzati, ma nei contenuti e per generazione. Si tratta di un’associazione culturale, infatti, ha sempre a pure quanto le trasformazioni culturali, eco- ventuno scrittori, la cui selezione delle opere è che vedere con il concetto di resistenza, che va nomiche, tecnologiche abbiano influito sulla introdotta da un percorso biografico e biblio- coniugato ad una politica culturale che sappia possibilità di espressione di chi si è impegna- grafico per il lettore fondamentale per avvici- essere proposta di conoscenza e di diffusione to nel campo di tale genere letterario. Si chia- narsi ad essi. In questo modo, scopriamo co- della conoscenza, che tanto più renderà parte- rifica, intanto, il complesso “tirocinio” da per- me alcuni autori arrivino alla poesia anche cipi al “giro delle opinioni del mondo” - per correre nel processo di creazione di questa attraversando mondi apparentemente lonta- usare la celebre definizione proprio di Cesare arte. Ancora, reggono, infatti, i luoghi comuni ni o pubblicando con fatica o trascorrendo Zavattini - tanto più efficace ed utile per la so- di una certa cultura romantica e decadente le- una vita riservata, senza “visibilità”. Il piacere cietà tutta sarà stato il lavoro culturale di un gata a concetti vaghi come “ispirazione” o di questa panoramica artistica, che sicura- circolo del cinema. Ed è per questo che, per fe- “sensibilità”. La poesia è, invece, tecnica e arte mente farà scoprire ai lettori qualche sorpren- steggiare insieme i nostri primi 25 anni, vo- della parola, per cui, come afferma Daniela dente autore, ci porta a una citazione comples- gliamo farvi un regalo: grazie alla collaborazio- Marcheschi, “si fonda su precisi statuti per di- siva, non un mero indice, ma un ringraziamento ne con Strade Bianche (www.stradebianchelibri. venire espressione e anche conoscenza.” A (anche a chi non c’è più) per il loro impegno com), sul nostro sito web www.circolozavattini. questo punto, i termini del sottotitolo del libro culturale e creativo in un’antologia, che è an- it potrete scaricare liberamente il pdf de “Il la- “tradizione e innovazione” rispondono allo che “un atto di festa, di gioia della poesia.” voro culturale” di Luciano Bianciardi (1957), un stesso paradigma della sperimentazione, in- Dunque, grazie a Pier Luigi Bacchini, Giam- racconto che è una riflessione sulla nostra tesa come impegno continuo nel confrontarsi piero Neri, Franco Loi, Fernando Bandini, identità, un richiamo alla nostra storia. con gli autori del passato per giungere a sinte- Elio Pecora, Jolanda Insana, Nanni Cagnone, Lidia Liotta si, trasgressioni, mutazioni che, nelle tecni- Anna Cascella Luciani, Giorgio Manacorda, che e nei contenuti, rispondano alla costru- Cristina Annino, Maurizio Cucchi, Lino An- zione culturale del presente. Ma non basta giuli, Assunta Finiguerra, Biancamaria Fra- Direttivo del Circolo del Cinema “Cesare Zavattini” di questa riflessione per comporre una adeguata botta, Guido Oldani, Roberto Piumini, Maura Reggio Calabria analisi dello “stato dell’arte” della poesia. È ne- Del Serra, Amedo Anelli, Margherita Rimi, via Demetrio Tripepi 110 cessario capire se, come e quanto sia possibile Antonio Riccardi, Paolo Febbraro. 89125 Reggio Calabria - Tel. 328.2733792 la diffusione di questo genere letterario. In E.R. [email protected] 53 n. 56 Un ricordo di Jerry Commento breve a Baarìa (2009) di Lewis Giuseppe Tornatore La felicità non esiste. Di conseguenza ll film è molto bello, si- bruciante nel cuore? Si risente e si rivive pu- non ci resta che essere felici senza. gnificativo, terribil- ranco, il suono ed lo sconquasso delle case ca- Jerry Lewis mente vero nella sto- denti, dei colpi di fucile, delle fughe sparse pei ria della nostra tanto monti...(In tal istante, certo per storie diverse, Premessa amata quanto ‘schiaf- pur se il senso rimane, mi vien in mente :’L’ad- Nel libro collettivo feggiata’ terra di Sici- dio ai monti’ del Grande lineare, si ribalta suc- Marco Melani. Il vian- lia. Il periodo fascista, cessivamente, la vita di Manzoni: ‘’Addio, casa dante ebbro - cui ho con- richiama e rievoca, natia, dove, sedendo, con un pensiero occulto tribuito anch’io, con per chi non ha vissuto s’imparò a distinguere dal rumore dei passi..’’ uno scritto sui suoi an- ni giovanili - uscito nel Roberto lo Presti ieri, foto, che i nostri e poi: ‘’Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante padri, ci hanno lascia- volte sereno cantando le lodi del Signore...’’. 2002, ossia sei anni do- to e son posti in biblioteca un pò polverosi. Allo stesso modo, là con... la barca, quà col car- Stefano Beccastrini po la morte di Marco, e Dovremmo parlare del momento difficilissi- retto siciliano e con poche masserizie, si và al- curato da Enrico Ghezzi e Fabio Francione, mo vissuto da tutto il Belpaese... non è facile, trove... ma...dove? Dato l’inferno di ‘’men scrive Adriano Aprà, all’inizio del proprio me- raccogliere e riassumere in breve, le ragioni o against’’. Destinazione ignota o di fortuna. E’ sto ricordo: “Ho conosciuto Marco Melani at- meno, gli accordi o disaccordi sfociati in una notevole l’impatto umano e la frattura delle torno al 1968: l’occasione fu l’invito a scrivere guerra tremenda senza pari. Discutere di Ba- famiglie, ieri unite, oggi assai lontane e di- un pezzo su Jerry Lewis per una retrospettiva arìa, significa vedere tutto il film, se è il caso strutte...Nella totale e complessa realtà di ieri, organizzata a San Giovanni Valdarno”. Sono più di una volta e fermarsi ad ogni piè sospin- dunque si innesta ora con voce dolcissima: tornato, commosso, a leggere queste parole to, riflettere sulla storia, sugli accadimenti so- una stupenda colonna musicale. Suoni ben appena ho saputo che Jerry Lewis era morto. cio-politici spesso di ‘sottobanco’, che hanno adeguati alle dinamiche di linguaggio dei bra- Quella rassegna sangiovannese - che ebbe luo- inciso con solchi pesantissimi, i volti dei gran- vi interpreti, che dialogano con amore, con go al Cinema Masaccio, poi divenuto sede del di lavoratori siciliani, che vive- festival Valdarno Cinema Fedic - l’organiz- vano pure di stenti e difficoltà. zammo assieme, Marco ed io, ma l’idea inizia- Nelle suggestive, molteplici, le logicamente fu sua. Credo che, all’epoca, in variegate e segnate figure, che appaiono per 10 minuti, pos- siamo, per somma sintesi, as- serire che la regia formidabile, muove: con gli occhi e con una sola mano, tutta una sequenza d’immagini, ora sofferte, ora ridenti di giovani: ‘I futuri spo- si’, innamorati e sicuri di una vita decisamente serena, pro- spera, da amare con tanto ri- spetto. La dignità delle madri, pur stremate e pallide ma sem- pre pronte a sollevare, le soffe- renze dei figli e nipoti, i ‘carusi’, le dolci adole- veemenza, con rancore, con voce unica altito- scenti, le comari dal balcone, i fiumi di vino nante ed il sottofondo e le note dei fiati, ac- nelle feste di famiglia, i gruppi solidali e forti, compagnano magistralmente lo stile incon- ancor più rafforzano i durevoli sentimenti di fondibile del grande E. Morricone: immenso, una società ad economia agricola e zootecni- insuperabile regista del sound. Egli ,ci fa vi- ca. In tal contesto, inizialmente pacato e cia- brare, sognare, scuote l’animus e la mente e scuno e di tutti. Il regime fascista dominante poi l’addolcisce con finezza angelica e soave. regge ed impone comportamenti ‘a senso uni- Battono forte i tamburi in circostanze di lotta, co’, i non fascisti, i dissidenti, i cattolici, il cle- di contrasti, di fuga, significativo, in vero, il ro oscillante, l’arrogante di turno, la definizio- tocco profondo ad ogni passo delle vibrazioni, ne di speranze di politiche nuove...il tutto degli strumenti a corda, a percussione e non porta ad un caos spaventoso, irruento, che vengono meno quelli a fiato. Uno spettacolo pochissimi altri luoghi d’Italia potesse venire straccia ogni volto umano, i poderi e le case... da riveder più volte, per assaporar ogni cosa, in mente a qualcuno di realizzare rassegne ci- Immagini, dicevo, tanto feroci quanto vere, dalla scenografia dinamicissima, alla regia nematografiche su Jerry Lewis, poco amato - sono compiutamente articolate e rafforzate formidabile. Esse, a fortiori, danno un felicis- se non dai bambini - sia in America che in Ita- pur nella polvere che si solleva e cancella pur simo leason ad ogni ripresa, già, altamente si- lia. Soltanto i francesi di Positif e dei Cahiers du essa ogni aspetto primitivo del paesaggio; che gnificativa. Oggi, assistiamo a tal indimenti- cinéma lo consideravano un grande del cinema tuttavia rimane fermo nella dimensione alta- cabile e struggente momento storico, che ha moderno e proprio per questo a San Giovanni mente cristiana per la presenza Altissima del- stracciato, buona parte del paesaggio di Sici- Valdarno quella rassegna si potette fare: pro- la chiesa del Paese che emerge nella totale bel- lia: terra ricca ma, martoriata, culla di grandi prio perché in tale piccola ma vivace città to- lezza del barocco siciliano, incancellabile e intelletti ed uomini umili e generosi. scana viveva - era addirittura il figlio del sinda- ricchissima dimensione ornamentale dei no- Roberto Lo Presti co comunista - un giovane di vent’anni, Marco stri cari Padri ...lontani. Ma come concludere Studioso di economia (ex Bocconiano), ha coltivato la pas- Melani appunto, che leggeva assiduamente le tal significativo, toccante, scellerato momen- sione per il teatro, pittura, poesia, musica. Numerose le riviste d’oltralpe, così capendo (e facendolo ca- to di frattura con la storia di ieri e di oggi, che pubblicazioni e collaborazioni varie in riviste culturali, pire anche a me) che Jerry Lewis era uno degli risente sulla pelle dei figli e nipoti il dolore gestisce il blog: ‘Lo spazio culturale’. Vive a Messina segue a pag. successiva 54 [email protected]

segue da pag. precedente può essere considerato I Toreador-The Bullfi- la persona sempre in disarmonia con il mon- autori/attori più geniali del secondo dopo- ghters di Malcom St. Clair nonostante un in- do circostante. Tutti i film di Lewis attore/au- guerra. Quando anche in Italia - per esempio felice ritorno sullo schermo nel 1951, in Atollo tore sono riflessioni, approfondimenti, ricer- con la nascita, alla fine degli anni 60, delle ri- K-Atoll K di Leo Joannon: girato in Francia, che identitarie su questo personaggio, a un viste Cinema&Film e Ombre rosse - la critica ci- malvolentieri e in pessime condizioni di salu- tempo svagato e tormentato, estremamente nematografica nostrana cominciò a farsi più te da entrambi, per di più con un regista in- buono ma spesso infelice e frustrato. Robert profonda e acuta (e meno ideologizzante, più competente). Il sodalizio tra Lewis e Martin Benayoun, della rivista Positif, comprese ben attenta al linguaggio filmico), divenne possi- durò dieci anni - assai meno di quello tra Lau- presto di avere a che fare con un artista di ec- bile organizzare rassegne su Jerry Lewis sen- rel e Hardy, che ne durò trenta - e si concretiz- cezionale originalità. Ne scrisse: “Considero za suscitare particolari perplessità. Una delle zò in ben diciassette film diretti da vari registi Jerry Lewis, da quando è morto Buster Keaton, il prime, forse, fu proprio quella che, nel 1968, tra cui Norman Taurog (che veniva dalle co- maggiore artista comico del nostro tempo. Rispec- allestimmo a San Giovanni Valdarno, con l’a- miche degli anni 20 e sarebbe poi diventato il chia perfettamente i tempi in cui viviamo e contem- iuto fondamentale di Adriano Aprà (pubbli- regista dell’Elvis Presley cinematografico) e poraneamente li critica”. Anche i fratelli/rivali di cammo anche un librettino, con una coperti- Frank Tashlin (che veniva dal mondo dei car- Positif, ossia i redattori dei Cahiers du cinéma, na tutta verde che mostrava una scena tratta toons e fu indubbiamente uno dei principali stravedevano per Jerry: Jean-Luc Godard, per da Le folli notti del dottor Jerryl-The Nutty Profes- pilastri della formazione professionale di esempio, scrisse che “(egli)...è l’unico regista sor: chissà chi sono i fortunati che ne posseg- Lewis: vale la pena di citare lo strepitoso Arti- americano, al giorno d’oggi, che cerca di sperimen- gono ancora qualche copia, io no). sti e modelle-Artists and Models, 1955, e, dopo tare qualcosa di nuovo e di originale nei propri film: Da ragazzo tuttofare al sodalizio con Dean Martin la separazione da Dean Martin, l’irresistibile è molto meglio di Chaplin e Keaton” (su una simi- Joseph Levich - questo il vero nome di Jerry Pazzi, pupe e pillole - The Disorderly Orderly, le esagerazione neppure Jerry sarebbe stato Lewis - nacque a Newark, nel New Jersey, il 16 1964, contenente tra l’altro un flash back di ra- d’accordo). Inutile citare tutti i titoli della sua marzo del 1926, figlio di Daniel e di Rachel ra bellezza). La separazione avvenne nel 1956 e filmografia, limitandomi ai primi che mi ven- Brodsky, entrambi attori di vaudeville nonché fu tutt’altro che pacifica. Presto, tuttavia, il gono in mente: Ragazzo tuttofare-The Bellboy, immigrati russi di origine ebraica. Il bambino pubblico si accorse che dal separarsi della pur 1960, suo stralunato - il personaggio non parla affiatatissima coppia erano nate due persona- mai se non nel finale - esordio nella regia; L’i- lità artistiche poderosamente autonome: dolo delle donne-The Ladies Man, 1961, straordi- Martin interpretò capolavori assoluti quali, nario exploit registico che vide Lewis far rea- per esempio, Qualcuno verrà -Some Came lizzare la più grande scenografia mai vista a Running, 1958, di Vincente Minnelli e Un dol- Hollywood e sperimentare sul set l’invenzio- laro d’onore - Rio Bravo, 1959, di Howard ne del Video-Assist, la camera con monitor Hawks mentre Lewis, oltre a edificare un per- che gli mostrava in tempo reale i giornalieri: sonaggio filmico più sfaccettato e complesso fu da allora che i francesi cominciarono a de- del semplice “nipote picchiatello”, seppe di- finirlo “regista totale” The( Total Film Maker di- ventare il valente autore dei propri film. venne, poi, anche il titolo del libro che racco- The Total Film-Maker glie le lezioni di cinema tenute durante le Poco sopra ho citato, come uno dei maestri proprie docenze ad allievi attentissimi quali del Jerry Lewis attore/autore, Frank Tashlin: Steven Spielberg e George Lucas); Le folli notti effettivamente - con la propria esperienza nel del dottor Jerryll-The Nutty Professor, 1964, stre- mondo dei fumetti e dei cartoni animati non- pitoso rifacimento della sublime storia ste- ché con la propria poetica filmica basata sulla vensoniana sul tema dello sdoppiamento di ribellione degli oggetti nei confronti degli es- personalità; I sette magnifici Jerry-The Family seri umani - egli fu indubbiamente uno dei ci- Jewels, 1965, vicenda appassionante di una pic- neasti hollywoodiani che più aiutò Jerry a co- cola orfana che deve scegliere, tra i sei zii pa- struirsi quale vero, completo artista. Tashlin, terni, quello da cui farsi adottare: Jerry Lewis tuttavia, non fu il solo maestro di Jerry Lewis. interpreta tutti e sei gli zii nonché il perso- Lo fu, per esempio, anche la comicità trascorse l’infanzia, al seguito dei genitori, slapstick - ossia basata sulla fisicità, passando di teatro in teatro. Poi, accolto da sulla gestualità, sul perenne scontro una zia, cominciò a frequentare la scuola ma, tra il proprio corpo e il mondo circo- diventato adolescente, ne fu espulso per aver stante - del cinema muto hollywoo- preso a pugni un docente antisemita. Fece diano (quello che ebbe i propri massi- dunque il commesso di negozio, il magazzi- mi rappresentanti in Chaplin, Keaton, niere in una fabbrica di cappelli, il fattorino in i fratelli Marx, la coppia Laurel-Hardy: un albergo, la maschera in un teatro di Bro- Stan Laurel, in particolare, fu molto oklyn ove presto finì per salire sul palcosceni- amato da Jerry Lewis, che lo volle co- co, mettendo in scena brevi gags comiche. noscere e riceverne consigli). Lewis, Non andò sotto le armi per cause di salute e, peraltro, seppe adattare quell’antica nel 1944, mise in piedi la propria prima tour- arte - che traeva origine addirittura née, in giro per gli Stati Uniti e il Canada. Do- dalla commedia dell’arte italiana - al- Johnny Depp e Jerry Lewis sul set di Arizona Dream (1992) di Emir po un po’ si scelse, quale partner, un amico di le incertezze del nostro tempo e della Kusturica (1992) origini italiane di nome Dino Crocetti il quale sua anima inquieta, sempre alla ri- come cantante si faceva chiamare Dean Mar- cerca della propria identità, sempre alle prese naggio dell’autista della ragazzina (il padre tin. Era il 1946 e la nuova coppia ebbe subito con i propri disagi psicologici. In tal senso, adottivo che ella, alla fine, sceglierà: una per- un successo strepitoso: a teatro, in TV e infine anche la tradizione yiddish, appresa dai geni- formance attoriale d’incredibile creatività); nel cinema, il bel cantante dalla voce calda e il tori, concorse a dar vita al modernissimo per- Tre sul divano-Three on the Couch, 1966, satira buffo sfigato dai gesti surreali piacquero al sonaggio, spaesato e imbranato, che caratte- graffiante sul dilagare della psichiatria nell’alie- pubblico del dopoguerra, orfano del memora- rizzò il suo cinema: riviveva in lui, ma con un nata società americana); Scusi, dov’è il fron- bile duo Stan Laurel e Oliver Hardy, ormai a groviglio di stati d’animo tipicamente novecen- te?-Wich Way for the Front?, 1970, film contro fine carriera (il loro addio al cinema, nel 1945, tesco, la figura dello shlimazl, lo sfigato cronico, segue a pag. successiva 55 n. 56

segue da pag. precedente Teatro la guerra che vede Lewis interpretare contem- poraneamente, a riprova di quanto fosse at- tratto dalle vicende di sdoppiamento e di ricer- Al centro di Play Strindberg, degenerazioni, ca identitaria, due personaggi, quello d’un talora veritiere, della vita coniugale miliardario americano in lotta, con un suo “Ma come mai lo odi tan- personaggio femminile, avvolto in un costu- esercito personale, contro Hitler e quello di un to? – Be’, siamo sposati!” me color velluto rosso, che domina la scena. Il generale nazista. Avviandomi alle conclusioni, è uno scambio di battu- terzo incomodo, il cugino Kurt (Maurizio Do- oltre a ricordare il Leone d’Oro alla carriera ri- te–chiave di “Play Strin- nadoni) ha soprattutto la funzione di favorire, cevuto a Venezia nel 1999, vorrei accennare an- dberg”, la pièce creata sia con la sua presenza che con i suoi interven- che al film sull’Olocausto girato da Jerry Lewis quasi mezzo secolo fa ti, l’evocazione di vecchie vicende, altrimenti nel 1972 e intitolato The Day the Clown Cried-Il dal drammaturgo sviz- da decenni archiviate, che non fanno che rin- giorno in cui il clown pianse. Esso narra la storia zero di lingua tedesca focolare il clima fortemente polemico, ai limi- di un clown tedesco che viene deportato in un Frederich Dürrenmatt ti del parossismo, che connota in maniera ir- lager per aver parlato male di Hitler e del nazi- sulla falsariga del dram- smo e che finisce con il dover accompagnare, Giuseppe Barbanti ma di August Strindberg facendoli divertire ma con il cuore straziato, La Danza macabra (1909) il cui titolo è stato tradotto tutti i ragazzi ebrei destinati senza saperlo alla anche Danza di morte. Quali ragioni spinsero morte. Il film non è mai uscito nelle sale per Dürrenmatt a misurarsi con la riscrittura volere dello stesso Lewis. Ne ha, peraltro, do- sempre rischiosa di un discusso capolavoro? nata una copia alla Libreria del Congresso di Proprio l’inadeguatezza delle traduzioni e de- Washington con il divieto di proiettarla se gli adattamenti allora disponibili indussero il non dopo dieci anni dalla sua morte (chi di noi Teatro di Basilea ad affidargli l’incarico assol- vivrà ancora nel 2027 potrà vederlo!). Vale la to con una maestria sicuramente pari a quella pena di ricordare anche i film di genere non di cui dette grande prova nell’ apprezzata pro- comico che Lewis ha girato, sul finire della car- duzione drammaturgica. Dürrenmatt è stato riera, per altri importanti cineasti quali Mar- nella seconda metà del ‘900 uno dei protago- tin Scorsese (Re per una notte-The King of Come- nisti del rinnovamento del teatro di lingua te- reversibile tutte le relazioni interpersonali. La dy, 1983, a fianco di un bravissimo Robert De desca. Anche nell’ammodernare e avvicinare coppia è giunta avventurosamente alle nozze Niro) ed Emir Kusturica (Il Valzer del Pesce Frec- alla realtà degli anni Settanta del secolo scorso d’argento, vivendo, giorno dopo giorno, in un cia-Arizona Dream, 1993, a fianco di un eccellen- e alla sensibilità del pubblico di allora la vicen- clima di odio crudele e reciproco. Se non ci te Johnny Depp). da narrata da Strindberg il drammaturgo fossero gli scatti d’ira di Edgar, che si vanta di Conclusioni svizzero conferma da un lato la sua attitudine aver tentato di uccidere una moglie che spera, Dopo la sua morte si sono accese aspre polemi- a valorizzare la cifra del grottesco nell’approc- che su chi fosse davvero, come persona, Jerry ciarsi al contemporaneo dall’altro la sua abili- Lewis. Un generoso filantropo impegnato con- tà nel portare alla ribalta le miserie di tanto tro la distrofia muscolare (volevano addirittu- perbenismo borghese. “Il risultato – ebbe, in- ra dargli il Nobel)? Un nemico delle donne e fatti, ad annotare il traduttore e critico Lucia- degli omosessuali (a causa di certe sue battu- no Codignola – è un’opera drammatica unita- tacce)? Certamente fu un uomo traversato da ria, serrata, densa, coerente sul piano stilistico, dubbi, da inquietudini, da conflitti con se stes- perfettamente sviluppata come costruzione e so e con gli altri. Forse per diventare un grande di una modernità stupefacente. Al regista e comico occorre non essere troppo sereni den- agli interpreti Dürrenmatt ha fornito…. una tro di sè. Contentiamoci di continuare ad struttura aperta dove possa esercitarsi il vir- amarlo, e ringraziarlo, per averci fatto ridere tuosismo degli interpreti.” Vivere il matrimo- con intelligenza (una cosa rarissima, al cine- nio come un incontro di pugilato è in buona invece, nella morte del marito, a dire il vero ma). Adriano Celentano, che molto imparò da sostanza la grande novità di questa riscrittura Alice tenderebbe ad improntare le relazioni Jerry Lewis facendone l’imitazione, in occasio- di Danza macabra. Non mancano gli aspetti di sulla base di una cortesia, non fredda, addirit- ne della sua morte gli ha scritto una toccante colore come le corde che cingono, a mò di tura gelida tanto trasuda di formalismo. In- lettera di saluto: “Ciao Jerry! Non so se qualcuno ti ring, il luogo deputato, un salotto tipicamente somma la bravura degli interpreti gioca un ha mai detto che fin dai primi tempi, esattamente borghese con tanto di pianoforte, rialzato ri- peso determinante nella buona riuscita di dal Nipote picchiatello in poi, in Italia c’era un tizio spetto al palcoscenico in cui si consumano gli che scimmiottava le tue mosse. Furono quelli i miei scontri e le vite dei tre protagonisti della vi- primi momenti di successo, naturalmente solo con cenda: e non meno insoliti sono i colpi di gli amici al bar, ma più di tutti con mia cognata... gong che invece di scandire il passaggio da un Lei era addirittura affascinata, a tal punto che un atto all’altro segnano la fine e l’inizio dei tredi- giorno, senza dirmi niente, spedì una mia foto ad un ci round in cui Dürrenmatt ha pensato bene concorso per sosia in cui imitavo una delle tue irre- di articolare il dipanarsi della trama strind- sistibili smorfie. Solo attraverso i giornali appresi berghiana. Nella produzione degli Artisti Riu- che il concorso lo avevo vinto io. Allora facevo l’orolo- niti e del Teatro Stabile del Friuli- Venezia giaio e, fra un tic-tac e l’altro, un mio caro amico... Giulia, che prosegue con questo allestimento mi propose di rifare in uno spettacolo di varietà la un discorso sul tema della famiglia, già al cen- coppia Jerry Lewis–Dean Martin. Il suo nome è To- tro di un’altra sua recente messa in scena ny Renis...Un successo che non durò più di due setti- Scandalo di Arthur Schnitzler, il nucleo della questa pièce ben diretta da Franco Però che mane però portò a entrambi molta fortuna! Grazie!! trama sta nel profluvio di frustrazioni e recri- indugia su un contesto familiare a dir poco in- Se penso a quanto sei stato grande qui sulla terra minazioni da cui sono percorsi gli scarni dia- candescente, nella cui resa la dimensione ver- non posso neanche immaginare quello che combine- loghi (anche questa una felice scelta di Dürr- bale e mimica sono decisive. rai Lassù”. enmatt) fra Edgar (Franco Castellano) e Alice, Stefano Beccastrini una sempre più strepitosa Maria Paiato il Giuseppe Barbanti 56 [email protected] La Spezia Short Movie Dopo l'ottimo riscon- del panorama cinematografi- tro delle precedenti, la co e del mondo dello spettaco- terza edizione del Fe- lo, dallo storico del cinema stival Internazionale Adriano Aprà agli attori Ales- La Spezia Short Movie sandro Haber e Massimo Ol- si prepara ad aprire i cese, allo showman Dario Ver- battenti. Protagonisti gassola. La Spezia Short Movie alla Spezia nel prossi- si è quindi affermato in soli Paola Settimini mo mese di marzo sa- due anni quale realtà impor- ranno come sempre i corti ma quest’anno il tante nel settore, cui parteci- Festival si arricchisce anche di importanti no- pano centinaia di corti italiani vità: è prevista una giornata dedicata a un Ma- e stranieri. La direzione arti- estro del cinema, di cui il nome verrà ufficia- stica è affidata a Paola Setti- lizzato nei prossimi mesi, con un premio mini e allo sceneggiatore Pao- speciale dedicato alla carriera, la proiezioni di lo Logli. Presidente del premio un suo lungometraggio e l’incontro con il è il regista Daniele Ceccarini, pubblico. Da quest’anno inoltre, sarà in pro- mentre presidente di giuria è il gramma un focus internazionale dedicato al docente universitario di Sto- cinema di un Paese straniero e il Paese ospite ria del Cinema Roberto Dane- per l’edizione 2018 sarà l’Albania, dove il cine- se. I premi assegnati sono: mi- ma da tempo sta cercando di emergere in glior regia, miglior fotografia, campo internazionale, riscattandosi da un miglior attore, miglior attrice, passato silenzioso e marginale. Hanno già miglior sceneggiatura, mi- confermato la loro presenza Agron Domi, di- glior corto in assoluto. Da que- rettore artistico del Tirana Film Festival, Gen- sta terza edizione verrà asse- tian Koci, regista del film Daybreack, non an- gnato anche un Premio della cora arrivato in Italia e che sta riscuotendo un Stampa da una giuria apposita notevole successo a prestigiosi festival euro- composta da giornalisti colla- pei, Ylljet Alicka, scrittore e sceneggiatore. Il boratori di testate italiane e festival La Spezia Short Movie nasce nel 2015 da straniere media partner del Da sx Dario Vergassola, Paola Settimini, Daniele Ceccarini (foto di un’idea di Daniele Ceccarini, regista, e Paola festival, tra i quali anche Dia- Francesco Tassara) Settimini, autrice, con l’obiettivo di creare un ri di Cineclub. festival che unisca l’aspetto di ricerca a quello Paola Settimini dell’attenzione verso i gusti del pubblico, nato soprattutto da una grande passione per la Set- Autrice ed editrice di www.laspeziaog- tima Arte, con la convinzione che le emozioni gi.it, e Daniele Ceccarini, regista, regalate da certe immagini del cinema non hanno realizzato il documentario Tir- potrebbero essere provocate da nessun'altra reno Power: l’inchiesta giudiziaria e forma di espressione artistica. Fin dal primo gli impatti del carbone (2015), vincito- anno la manifestazione si è distinta per la re del Videofestival di Imperia. Nel grande partecipazione di opere e di pubblico, 2016 realizzano il documentario Libera registrando la presenza di importanti nomi Stampa in Libero Stato e il cortometrag- gio Oltre lo specchio (quest’ul- timo con il regista Da sx: Alessandro Haber, Paola Settimini, Daniele Ceccarini (foto di Mario Francesco Tassara) Molinari), entrambi finalisti Via del Volto Santo e la via del sale (2014) vincitore della a diversi festival italiani. XXIII edizione del Premio Lunigiana Storica, e del docu- Nel 2017, sempre con Mario mentario omaggio alla carriera dell’attrice Milena Vuko- Molinari, realizzano il docu- tic con la partecipazione della regista Lina Wertmuller mentario Tonino, dedicato al (2013). Maestro Tonino Guerra, se- Settimini e Ceccarini sono fondatori e autori di www.in- lezionato a numerosi festival formazioneindipendente.com (Ischia Film Festival, Social World Film Festival, Man- giacinema, TFF, Lecce Film Festival, etc) e il cortome- traggio Gerda, che vede pro- Cè tempo fino al 31 dicembre 2017 per inviare le pro- tagonista l’attore Alessandro prie opere. A questo link il bando Haber. https://laspeziashortmovie.wordpress. Daniele Ceccarini è autore com/2017/07/30/e-on-line-il-bando-2018-so- del libro Enzo Ungari, il no-aperte-le-iscrizioni/#more-751 mangiatore di film (Cut-up Edizioni, 2016) e del docu- Diari di Cineclub | Media Partner Il pubblico della II° Edizione (foto di Hans Burger) mentario La Lunigiana, la 57 n. 56

Teatro Quasi Grazia Nuoro 1900: Grazia, nel suo romanzo “Suo marito” sembra una giovane scrittrice grottescamente prendere di mira (era nata nel 1871), la coppia Grazia Deledda-Palmiro sposata da un anno Malesani, facendo della scritrice con un “continentale”, una sorta di super donna domi- Palmiro, lascia la “sua” nante e del suo coniuge un inetto Sardegna per trasfe- frustrato. Marcello Fois, inoltre, rirsi a Roma. È una sembra avere già in mente come Elisabetta Randaccio scelta che fa coincide- protagonista della sua pièce, la sua re le esigenze del ma- amica Michela Murgia, anch’essa trimonio con quelle del suo lavoro. È un mo- scrittrice, sarda, donna indipen- mento drammatico, ma anche liberatorio. dente, decisa ad inseguire un Infatti, la sua città, la sua terra non hanno mai obiettivo letterario realizzato, coe- avallato il suo “strano mestiere” e la sua fami- rente e consapevole delle sue scelte glia, rappresentata dalla volitiva madre, ha ideologiche e di vita, anche a costo Grazia Deledda (Nuoro 1871 - Roma 1936) scrittrice, premio Nobel avuto sempre un atteggiamento contraddit- di far infuriare qualcuno. In realtà, per la letteratura nel 1926 torio nei suoi confronti. È una sera di tempe- proprio da questo si può partire sta, semplice simbolismo per l’animo di Gra- nell’analisi dello spettacolo teatrale tratto dal che non mi appartiene”, riesce a dare anima a zia, che vivrà il resto della sua esistenza a testo di Fois, rappresentato con enorme suc- Grazia, proprio come doppio di sé, sentendo Roma. Stoccolma 1926: Grazia sta per ricevere cesso in Sardegna, prima a Nuoro, poi a Ca- profondamente personali i tormenti e la sen- il premio Nobel. Si tratta di un riconoscimen- gliari e che, nel 2018, sarà replicato anche a sibilità della scrittrice nuorese. D’altronde, la to straordinario, suggello di una vita ar- Murgia ha affermato, in linea ed eviden- tistica, comunque esemplare, ma non è temente contribuendo al senso della tutto così lineare. Oltre agli inconsci scrittura drammaturgica, come la vi- sensi di colpa che mostrano l’impossibi- cenda umana della Deledda sia “un pa- lita di dimenticare i giudizi della madre, radigma non solo per le donne di tutti i seppure morta, il riconoscimento lette- tempi, ma per chiunque voglia realiz- rario ha fatto esplodere in Italia una bu- zare un sogno partendo da una condi- fera di critiche rancorose e invidiose zione di minorizzazione sociale.” E se è (non ultime quelle di Luigi Pirandello), vero che l’autrice de “L’accabbadora” mentre in Svezia alcuni giornali sorri- non ha, per il momento, in mente di re- dono della donnina, che, nella foto uffi- plicare con altro testo l’esperienza tea- ciale, seduta sulla poltrona, non arriva trale, la sua performance è interessan- con le gambe a toccare il pavimento. Un te e, in alcuni tratti, commovente. La reporter le fa un’intervista e la scrittrice regia di Veronica Cruciani, poi, amplia deve stare sulla difensiva. Roma 1936: con intelligenza il copione di Fois e, Grazia ha appena fatto una radiografia. Il Roma. Infatti, al centro dei tre brevi atti, sta servendosi delle essenziali, ma efficaci sceno- cancro, che l’ha colpita, ormai è in metastasi. Grazia-Michela di cui, come ha affermato la grafie di Barbara Benni (un tavolo, un divano Morirà dopo alcuni mesi. La donna cerca di regista della rappresentazione, Veronica Cru- e altri oggetti profondamente “deleddiani”), consolare il marito, riflettendo lucidamente ciani, l’effetto del “doppelganger” è sottoline- che firma anche i bellissimi costumi e della sulle sue scelte, sulle sue soddisfazioni, sulle ato. Così la figura contemporanea della Mur- musica splendida del giovane Francesco Arro- sue amarezze. Quale taglio lo scrittore nuore- gia, “e quella della ragazza sarda del ‘900 si galla Medda (giustamente definita “dramma- se Marcello Fois, descrivendo tre tappe turgia sonora”), sposa la visione onirica, della vita di Grazia Deledda, voleva dare mettendo in scena alcuni “personaggi” al suo testo per il teatro (“sostanzial- della narrativa della scrittrice nuorese, mente un romanzo in forma di teatro”, uno per tutti il “disturbante” e “pertur- come lui stesso l’ha definito) “Quasi Gra- bante” cinghialetto dell’omonimo rac- zia”? Sicuramente ha privilegiato il per- conto. Questo livello di fantasia e sogno corso umano, più che artistico della nar- (della scrittrice, del marito, degli spet- ratrice sarda, nel suo declinarsi come tatori) si innesta comunque in uno donna esemplare della sua epoca, nel spettacolo semplice, direi didattico, suo coraggio di perseguire, sin da ragaz- che riesce ad arrivare al pubblico, sen- za, il suo sogno/obiettivo e disposta per za caricarsi di inutili intellettualismi. questo ad affrontare ostacoli, rifiuti, Una carta vincente, però, di “Quasi persino insulti dai suoi stessi concittadi- Grazia” è la fantastica prova di Lia Ca- ni. Grazia, certo, anche attraverso il ma- reddu (madre, fantasma, coscienza, trimonio, decide di lasciare il suo mon- spirito magico e dispettoso), la quale do per poter lavorare a contatto con quello richiamano continuamente come in un con- dosa la sua esperienza recitativa con una irri- letterario e editoriale dell’epoca, in continen- trocanto.” Il pubblico ne ha consapevolezza, dente ironia, che evita alcuni momenti melo- te, subendo, anche in questo caso, critiche fe- immedesimandosi e straniandosi in conti- drammatici presenti nel testo. L’attrice domi- roci. Insomma, si dimostra una donna proiet- nuazione dalla protagonista, evitando, perciò, na giustamente la scena riuscendo a far ridere tata nella nuova prospettiva femminile del il banale realismo da biopic televisivo. Questo e piangere gli spettatori, ovvero l’obiettivo novecento e proprio questa caratteristica elemento drammaturgico aiuta anche la per- massimo per un grande attore. sembra inficiare i giudizi sulla sua opera, non solo formance di Michela Murgia, la quale, pur so- dei contemporanei. D’altronde, persino Pirandello stenendo come il teatro sia “un mondo artistico Elisabetta Randaccio 58 [email protected] In anteprima mondiale al Sundance Film Festival a Gennaio dove è stato premiato con lo Sloan Feature Film Prize, “Marjorie Prime” è approdato anche in Italia, dove il regista Michael Almereyda non si vedeva da troppo tempo, quale prezioso narratore di storie universali trasposte in qualsiasi tempo Marjorie Prime: il futuro della memoria errante Era un giorno di prima- vengono replicati da ologrammi, detti Prime, loro reali percezioni, del passato e degli altri. vera, e Gertrude Stein, vere e proprie proiezioni dei cari defunti co- La memoria – diceva già William James – è scrittrice e poetessa sta- me la nostra mente li vuole ricordare. Così fluida, come il tempo, che la trasporta e la tra- tunitense, nonché pa- Walter è il Prime del marito scomparso di sforma: non sarà un caso allora che l’elemento drona di casa dei salotti Marjorie, nelle sue sembianze a 40 anni, mol- principale nel film di Almereyda sia l’acqua nevralgici dell’avanguar- to tempo prima che morisse; e Marjorie, 85 nelle forme del mare, di una piscina, della dia parigina nell’epoca anni, racconta e si fa raccontare vecchi ricordi pioggia, di un semplice quadro che raffigura d’oro di Picasso, Braque, ormai appannati da un’immagine tecnologica delle onde. E la lenta e dolce cadenza del tem- Giulia Marras Matisse, Heminghway e ed evanescente, che impara e ripete dai vivi po, quindi dell’età e dei suoi ricordi riecheggia Fitzgerald, andava all’opera tutte le sere. Il gior- forse i loro ricordi sbagliati, sicuramente le con commozione anche nella colonna sonora no del suo esame di filosofia con il di Mica Levi, già fautrice della riu- professore William James, psicolo- scita di lavori come Under the skin go e filosofo che ha gettato le basi di Jonathan Glazer o Jackie di Pablo per lo studio della memoria uma- Larrain. Mentre gli splendidi attori na, Gertrude si sedette davanti al (Lois Smith che interpreta Marjo- foglio bianco e scrisse soltanto: rie, ma anche Geena Davis, Tim “Carissimo Professor James, sono Robbins e Jon Hamm) ascoltano in desolata, ma oggi proprio non me primo piano, quando fuori campo la sento di dare un’esame di filoso- parla l’interlocutore o risuona una fia” consegnò il foglio e se ne andò. canzone; mentre bianche dissol- Il giorno dopo ricevette una lettera venze segnano lunghi intervalli di da James: “Carissima Miss Stein, tempo e dei flashback riaffiorano capisco perfettamente come si sen- come madeleine proustiane, imma- te. Capita spesso anche a me”. Le gini anch’esse inaffidabili come le assegnò il voto più alto. L’aneddo- parole, memorie involontarie di un to, raccontato dalla stessa Stein, è passato che si vuole dimenticare rievocato dai due dei quattro prota- ma non può che riemergere. E nel gonisti di Marjorie Prime, in una passare del tempo, nel ricambio di conversazione davanti a un piano- generazioni e di Prime, si sfiora l’u- forte timidamente interpellato che niversale: tentando invano di ri- citava anche lo stesso William Ja- scrivere la memoria, e quindi la mes e la sua teoria sulla memoria Storia, l’umanità si racconta anco- evanescente, poi provata scientifi- ra per lapsus freudiani, conflitti fa- camente, la quale attesta i ricordi miliari, affermazioni individuali, come reminiscenze dell’ultima vol- sperimentazioni tecnologiche per ta che si è ricordato, e destina la no- sfuggire alla morte e all’oblio. Ma stra all’inevitabile e graduale dis- come la Stein prima del suo esame solvenza. Parla della memoria di filosofia, l’uomo si conferma -es umana, Marjorie Prime: dei ricordi, sere impotente di fronte alle sue e di come li ricostruiamo, di come li debolezze, alle sue dimenticanze. I narrativizziamo; di come li vorrem- Prime sono così gli aedi del futuro mo rivivere o cambiare. Film di delle nostre storie, fallaci come la apertura dell’ultima edizione del memoria, potenti come la tradizio- Trieste Science+Fiction Festival, ne orale che le rielabora; nuovi Marjorie Prime, anche se le premes- hard disk a cui consegnare sensa- se non lo lasciano intuire, è un film zioni, non più fotografie, video, di fantascienza, con pochissimi ef- documenti, o qualsivoglia infor- fetti speciali, tutto parlato, senza mazione digitale. Perché di ambientazioni futuristiche ben- immagini, di film, quadri o sì l’interno di una casa sul ma- di oggetti, di suoni o di can- re. Basato sulla piece teatrale zoni, o di odori, o di sapori, omonima di Jordan Harrison, non rimangono che fram- nominata per il Premio Pulit- menti, seppur fondamentali zer nel 2015, il film diretto da all’inconscio nel riportare a Michael Almereyda, che alle galla quei ricordi sommersi trasposizioni dal palcoscenico dalla fluidità del tempo. Alla al grande schermo non è nuovo fine però, come Marjorie ri- (si ricordino Hamlet 2000, Cym- pete sorridendo, rimane l’a- beline), mette in scena un futuro more che proviamo. “non troppo lontano, di cui a questo punto potremmo anche essere fidu- ciosi”, conforta la protagonista in cui gli uomini, dopo la morte, Giulia Marras 59 n. 56

Cinema e letteratura in giallo Angoscia di George Cukor (1944) Cast: Charles Boyer, Ingrid Bergman, Joseph Cotton, Dame Mae Whitty, Angela Lansbury, Terry Moore 1945 - Premio Oscar come Miglior attrice protagonista a Ingrid Bergman; Migliore scenografia a Cedric Gibbons e William Ferrari, nello stesso anno anche il Golden Globe quale Miglior attrice in un film drammatico a Ingrid Bergman. Il film è tratto dalla pièce teatrale Gaslight di Patrick Hamilton Dopo l’assassinio del- la zia Alice, famosa cantante lirica ingle- se, la nipote Paula Al- quist si trasferisce in Italia dove studia can- to e dove cerca di di- menticare il brutale Giuseppe Previti assassinio della zia .Lei era in casa, appena 14nne, aveva sentito dei rumori, scendendo le scale aveva allarmato l’assassino che era fug- gito senza poter rubare i famosi gioielli della zia. In Italia conosce un pianista Gregory An- ton, se ne innamora, si sposano e lui la con- vince a tornare nella vecchia casa di Londra. Qui le dice di nascondere tutto quanto possa ricordare la zia. Presto però alcune cose spari- scono e Gregory vuole far credere alla moglie che è lei stessa a far sparire le cose senza ren- dersene conto e la costringe a stare in casa. Di notte Paula sente dei passi in soffitta e le luci di casa si attenuano. Anche la cameriera, la Ingrid Bergman e Charles Boyer in “Angoscia” (1944) di George Cukor giovane Nancy, contribuisce a rendere più in- sicura la donna con il suo atteggiamento osti- le. Ci vorrà un poliziotto per smascherare il piano di Gregory che era l’assassino della zia ed era voluto tornare nella casa per cercare i gioielli con calma e fare internare la moglie come pazza. Rivediamo con piacere questo classico film di tensione che poi era il remake di una pellicola del 1940, Gaslight di Thorold Dickinson. La Bergman volle fare a tutti i costi questo film tanto da accettare che il nome di Charles Boyewr apparisse prima del suo. Un thriller efficace, forse un po’ lento, valorizzato dalla grande interpretazione della Bergman. Cukor realizza un’ atmosfera di stampo hi- tchcockiano, e riesce a mettere in particolare risalto l’espressione torturata e martoriata di Paula, non venendo mai meno la tensione e ri- correndo a vari colpi di scena. La Bergman ri- cevette un meritatissimo Oscar, comunque degni comprimari furono Charles Boyer nel ruolo del marito e una giovanissima Angela Lansbury che già faceva immaginare un gran- de avvenire. La fortuna di questo film, immu- tata anche oggi, è di essere stato un noir atipi- co, di puro stampo psicologico. Il cammino che porta la donna a tornare nella casa degli orrori, e che il marito vuole che per lei riman- ga tale, inizia anche per lo spettatore dall’in- gresso nella casa stessa al loro arrivo a Londra. Una casa che trasuda subito mistero, paura, oppressione. Paula subisce subito questo sen- so di angoscia che trasuda da questi ambienti, affidata a una serie significativa di oggetti, film di notevole levatura, tratto da un lavoro con il passato che riaffiora, grazie anche a una vestiti, strumenti appartenuti alla zia e che teatrale, ancor oggi godibile. eccellente fotografia, la visione del passato è sono ben più eloquenti di tante parole. Un Giuseppe Previti 60 [email protected] I Circoli del Cinema, Cineclub, Cineforum informano In Sardegna si affilia alla FICC UnicaRadio. Nasce un altro circolo del cinema nel cuore di Cagliari “Non si può non comu- di alcuni importanti doppiatori nazionali come nicare”, è questo lo slo- Roberto Chevalier, Emanuela Paccotto e Fabrizio gan di Unica Radio, rifa- Pucci. Si può dire che il rapporto di Unica Radio cendosi all’assioma della con il cinema riguardi un legame indissolubile comunicazione di Paul maturato nel tempo. Un rapporto che ha fatto si Watzlawick. L’emitten- che la propria attività potesse perfino uscire dal te, composta per lo più recinto universitario della sala del Teatro Nanni da studenti universi- Loy. Difatti, proprio recentemente l’associazione Carlo Pahler tari di Cagliari, tiene ha stretto un accordo per realizzare una serie di informata sin dal 2007 la popolazione studen- manifestazioni e incontri dedicati al cinema tesca e la cittadinanza sulle iniziative cultura- all’interno degli spazi dell’Hostel Marina, nella li del territorio. Un rapporto tra l’associazione Piazza San Sepolcro nel cuore della città di Ca- e il territorio portato avanti nel tempo offren- gliari. La scelta del nome del circolo Unica Radio do al pubblico una linea editoriale dedicata al- non è casuale: la prima parola è infatti l’acronimo la cultura e agli eventi del territorio, così da dell’Università degli studi di Cagliari, realtà nella diversificarsi dai media locali. Per poter con- quale si trova il nostro bacino di utenza principa- sultare le notizie e ascoltare i podcast e la radio è necessario collegarsi al portale www.unicara- dio.it .Tra le attività dell’associazione giovanile non solo la radio ma anche l’organizzazione di iniziative legate all’arte culturale cinemato- grafica e musicale. Nel cuore della radio e de- gli studenti, soprattutto la passione per il grande schermo. Sono diverse infatti le ini- ziative portate avanti da Unica Radio legate al cinema. Tra queste l’organizzazione di una serie di rassegne dedicate al cinema indipen- dente della Sardegna, presentate presso la bella sala recentemente restaurata di via Trentino. Le iniziative proposte sono state una importante occasione per far conoscere il cinema e le opere prime di diversi registi lo- cali. Le manifestazioni legate al cinema han- no fatto sempre parte dell’attività dell’asso- ciazione, che ha visto sempre partecipe il gruppo dirigente di Unica Radio all’interno dei locali del teatro Nanni Loy, di proprietà dell’ERSU di Cagliari, sino a quando la strut- I soci dell’Associazione Studentesca Universitaria Unica Radio tura è stata aperta al pubblico. A distanza di nell’ambito della formazione e organizzazio- anni questo importante spazio culturale è sta- ne del pubblico e sia per l’opportunità di col- to recentemente riaperto al pubblico, così es- laborazione che si offre con altri circoli per so è nuovamente messo a disposizione delle mantenere viva la cultura e la conoscenza associazioni universitarie per l’organizzazio- critica della “settima arte” , in particolare tra ne delle più svariate iniziative culturali. La le nuove generazioni. Il cinema è da conside- programmazione del nuovo circolo ha ormai rare per noi , non solo un semplice svago, ma proiettato lo sguardo verso il 2018, preveden- anche l’occasione per crescere culturalmente do una serie di appuntamenti specifici dedi- e poter approfondire argomenti e temi che cati al cinema indipendente. Le caratteristi- solo il cinema può sviluppare in termini di ri- Sala Hostel Marina - Piazza San Sepolcro Cagliari che della nostra associazione ci consentono di flessione e confronto collettivi. parlare di cinema anche in radio, strumento le e dal quale proven- per noi fondamentale nel rapporto in partico- gono i tanti studenti Carlo Pahler lare con il pubblico degli studenti universita- che, sempre più di ri. Grazie al format Cult Fiction, condotto da frequente, scelgono Salvatore Uccheddu e Denise Maria Paulis, di collaborare con la Responsabile e fondatore di Unica Radio sin dal 2007. La l’emittente ha portato il grande schermo in nostra realtà asso- passione per il cinema gli è stata trasmessa sin da piccolo radio attraverso interviste con diversi attori, ciativa. Studenti fuo- dal fratello Christiano, che desiderava fare il regista cine- registi e altri operatori impegnati nel settore, ri sede ma anche del- matografico e che recentemente ha realizzato il film "Last oltre che aver dato spazio al pubblico solleci- la realtà urbana Christmas", una commedia auto-biografica. Il cinema ha tandone le impressioni all’uscita delle sale ci- cagliaritana. La scel- sempre fatto parte della nostra vita, dice, ho sempre fre- nematografiche cagliaritane dopo la visione Salvatore Uccheddu e ta di Unica Radio di quentato il Cinema Italia di Samassi o partecipato insie- del film. Tra gli ospiti con le interviste effettua- Denise Maria Paulis aderire alla FICC – me ai miei genitori alle rassegne cinematografiche estive te, che è possibile trovare in podcast, si possono Federazione Italiana dei Circoli del Cinema è all'aperto del mio paese. Mi piacerebbe trasmettere anche menzionare come esempio quelle dei registi En- maturata sia per l’importante presenza e ai giovani ragazzi la passione per il grande schermo e po- rico Pau, Giò Coda, Jacopo Cullin, oltre a quelle ruolo in Sardegna di questa Associazione ter affrontare attraverso i film le tematiche di attualità. 61 n. 56

Cinema e psicoanalisi Nella variante conformista il sosia è costretto a misurarsi con il Sé Prosegue il tema del doppio Zelig, 1983 diretto e in- senso di vuoto legato alla solitudine, allo scon- torva radici non nel corpo, ma nella mente. Da terpretato da Woody forto, alla mancanza di significato della vita. cosa è nata questa malattia? Nelle sedute psi- Allen, è un soggetto In altre parole lo spettatore percepisce lo scar- chiatriche, Zelig rivela di voler essere amato, con precisi richiami to tra ciò che vede e qualcos’altro. Sente que- “io voglio piacere” e che il suo problema si è ma- Pirandelliani (la ma- sto scarto come un’emozione che produce del nifestato per la prima volta quando non ha vo- schera come desiderio di riso poiché mette in scena il ridicolo e l’impro- luto ammettere di non aver letto Moby Dick. omologazione) o Kafka babile. Léarnard mette in scena la patologia di Dunque un disagio; una banale emozione non (la patologia psichica di un uomo che vuole ad ogni costo essere assi- gestita mette in luce aspetti in fondo molto un singolo individuo di- milato dall’ambiente e dai personaggi che fre- comuni che, ormai da molti anni, vengono ri- Massimo Esposito venta metafora della quenta per dare valore alla sua vita. Ancora conosciuti come predisponenti allo sviluppo condizione umana) che una volta la psicoanalisi ci viene in aiuto per- di malattie di varia natura (psicologiche e fisi- si presta a numerose interpretazioni. Il prota- ché ha un termine, una parola, per ogni no- che), oltre che a problemi di natura comporta- gonista, Léarnard Zelig, funge da prototipo stro atteggiamento, definendo gli individui mentale, relazionale e sociale. Dalla sceneg- dell’uomo conformista che svanisce con la colpiti da questo disturbo psichico “dell’identi- giatura alla realtà: [1] […] le persone che hanno guarigione nel desiderio di adattarsi. La sua ficazione (isterica)” o restando nel film delle difficoltà ad essere se stessi, a riconoscere e a comu- malattia finisce per rappresentare la metafora tante mutazioni imitative da “falso sé” o “perso- nicare agli altri le proprie emozioni, a lottare per dell’assimilazione impossibile dei “diversi” nalità come se”. Questa parodia del sogget- realizzare i propri bisogni affrontando gli inevita- nella società. La trama bili conflitti che ciò com- si svolge in forma di porta, sono più esposte ai documentario - falso - problemi di salute. La no- ma di estrema sofisti- stra autenticità, quindi, cazione formale. Rea- sembrerebbe un bene pre- lizzato con i codici zioso, da tutelare anche documentari d’epoca e quando essa ci porta a vi- relativa voce fuori vere dei contrasti con campo; un mix di im- l’ambiente esterno o con magini d’archivio ri- quello interno. Eroe. A create, musica d’epoca seguito della trasvola- con tanto di estratti di ta dell’Atlantico a testa cronaca in tempo reale in giù (impresa che gli alternati a interviste varrà un’accoglienza dei testimoni che rac- in patria come eroe) contano la vita di Léarnard dichiara: Léarnard Zelig (Woo- “Non l’avevo mai fatto dy Allen) e del suo me- prima d’ora. Vi dimostra dico, Eudora Fletcher quel che potete fare se sie- (Mia Farrow). Il cosid- te completamente psicoti- detto camaleonte vive ci” Ormai Léarnard è negli USA negli inizi un fenomeno a cui i del XX secolo. Léarn- media dedicano tutte ard è colpito da una le attenzioni possibili e strana malattia, cambia il suo aspetto e la sua to-camaleonte è una metafora dell’uomo sco- all’origine della diffusione della sua immagi- personalità secondo l’ambiente in cui è im- nosciuto in grado di divenire subito celebre. ne ci sono senza dubbio i media. Il circo me- merso. Ecco come diventa a sua volta: nero, Nel corso della vicenda narrata nel film, la ce- diatico si è messo in moto e la realizzazione di rabbino, grasso, indiano, cinese, greco, scoz- lebrità di Léarnard subisce continui muta- un film corona il “fenomeno” Zelig. Nel frat- zese, francese, chirurgo, psichiatra, ostetrico. menti, riconducibili a tre figure di celebrità: tempo lo psichiatra Eudora si innamora di Nelle sue fantomatiche trasformazioni lo ve- caso clinico, eroe, fenomeno da baraccone. Léarnard e decidono di sposarsi. Purtroppo, diamo persino accanto a Pio XI e ad Adolf Hit- Tale celebrità raggiunge il suo apice quando la alcune donne rivelano di essere già sposate ler, confuso nella massa che lo protegge e lo malattia di Zelig si manifesta ed il pubblico con Zelig. Schernito da tutti, Zelig è costretto nasconde dalla critica e dal giudizio per la sua può “divorare” notizie su di lui, può vederlo, a dire addio a fama e popolarità e ritornano vuota personalità. Zelig rappresenta il caso di può toccarlo e, per certi aspetti, portarselo a così le trasformazioni. Il povero camaleonte un malato soggetto a continue identificazioni casa attraverso gadgets, immagini e tutto ciò umano viene accusato di: “incidenti stradali, che ha la capacità di diventare un altro. Il fe- che il mercato può offrire. Zelig diventa famo- plagio, danni materiali, negligenza, mancato soc- nomeno è spinto al suo parossismo perché so in quanto malato incurabile. Ogni caso cli- corso ed estrazione abusiva dei denti sani”. La voce non solo diventa l’altro nella realtà, ma non nico si fonda su solide basi di evidenza scien- fuori campo commenta così la ripresa della può essere diverso dall’altro perso com’è nel tifica e soprattutto deve restare un caso sua malattia: “Zelig ha venduto la storia della sua mondo; in fondo prova a sopravvivere come clinico incurabile; la voce fuori campo com- vita a Hollywood per una grossa somma di denaro. può prendendo le sembianze di chi gli sta vici- menta: Zelig viene portato al Manhattan Hospi- Quando scoppia lo scandalo i produttori chiedono no. Il risultato ottenuto è da una parte il con- tal: i medici sperimentano sul paziente ogni tipo di indietro i soldi. Zelig può restituirne solo la metà, il formismo di Leonard Zelig, dall’altra l’attrazio- cura, ma la malattia resta inspiegabile. Ecco che il resto è già stato speso. Offesissimi, gli ridanno in- ne/repulsione dello spettatore che riconosce suo psichiatra, Eudora, utilizzerà tutti i moderni dietro solo metà della sua vita. Si tengono i momenti nell’uomo camaleonte i propri limiti. Cosi nel mezzi tecnici a sua disposizione: fotografia, regi- migliori e a lui rimangono solo le ore dei pasti e del consueto “specchiarsi” si coglie nella trama il strazione audio, filmati. La patologia di Léarnard segue a pag. successiva 62 [email protected]

segue da pag. precedente sonno”. In una scena, a metà del film, si vede Titanic vent’anni dopo Zelig che sta mangiando una mela, la gente gli Per il giorno di San Valentino del 2016 ho fatto vedere a mia figlia di undici anni il film di James Cameron, passa davanti senza neppure accennare un sa- Titanic (USA, 1997) e il suo forte coinvolgimento emotivo ci ha resi più vicini. Quando lo vidi per la prima luto, come se non lo vedesse. Sentiamo la voce volta, nel 1998, scrissi un articolo che rimase nel cassetto e ora so perchè. Infatti in quella fine di decennio, fuori campo che commenta la scena: “Lui che benché fossi già grandicello, non avevo ancora maturato la consapevolezza della natura catastrofica dei voleva solo cercare di inserirsi, fare parte di qualco- processi economici e geopolitici globali. Immerso nella grande fiction degli anni Novanta, non era stata suf- sa, passare inosservato ai nemici ed essere amato ficiente, per tale presa di coscienza, nè la prima guerra in Irak, nè la recente crisi delle tigri asiatiche, e nep- non è né inserito né fa parte di niente è trascurato e pure la tragedia della Yugoslavia. Lo sarà invece, più tardi, il G8 di Genova e la caduta delle due Torri Ge- in balia di nemici»”. La guarigione di Léarnard melle. Ecco perchè quell’articolo provava a decodificare le metafore del film senza riuscire a trovare una passa attraverso l’amore di Eudora, poi, con la conclusione che andasse al di là della lezione morale-sentimentale. Tuttavia esso mi sembra oggi ancora più terapia psicoanalitica intuita e sviluppata dal- attuale. La crisi economica é senza una via d’uscita e la forbice delle diseguaglianze si apre sempre più la stessa: quando Zelig era in ipnosi, gli riorga- drammaticamente, lasciando nello sfruttamento e nella precarietà esistenziale sempre più soggetti, che nel- nizzava il suo inconscio. Nello stato cosciente, la frammentazione post-fordista precipitano nella regressione autoritaria e identitaria. Il Medio Oriente è gli forniva amore e fiducia per creare una nuo- sconvolto da guerre che muovono masse di profughi che suscitano, in Occidente, reazioni xenofobe che evo- va autostima. Narratore: In fin dei conti, non fu cano scenari da anni Trenta. Negli Stati Uniti la presidenza è in mano al suprematismo bianco.Vorrei per- l’approvazione delle masse, ma l’amore di una don- ciò riproporre quell’articolo, senza quel finale inconcludente. na, a cambiare la sua vita. La chiave di lettura del personaggio, e della storia, la fornisce il pro- Al centro del film di Ja- imponendo una velocità insostenibile al mez- fessor [2] Bruno Bethleem (nel ruolo di se mes Cameron è l’iper- zo - ad un bisogno di compensazione erotica. trofia della potenza Se nello specifico il problema del personaggio tecnica e dello spirito sembra essere il pene piccolo - o comunque acquisitivo. L’inabis- l’animo piccolo, dato che poi irresponsabil- samento della nave, mente egli fugge salvandosi la vita su una alle porte della prima scialuppa -, è una più generale repressione dei guerra mondiale, rap- corpi e dei cuori che viene enucleata all’origi- Salvatore Cingari presenta l’esito dege- ne della tragedia. L’età vittoriana è simboleg- nerativo della rivolu- giata dalla madre di Rose, che oppone la con- zione copernicana e la catastrofe stessa cezione patrimoniale del matrimonio a quella dell’Europa. L’età della sicurezza - come l’ha basata sull’attrazione e dalla scena “impres- stesso) che definisce Zelig come un caso di definita Stefan Zweig - preparava infatti una sionista” della bambina che si sistema il tova- estrema normalità. “Se Zelig fosse psicotico o solo stagione di estrema instabilità, la belle epoque gliolo sul grembo, con movimenti rigidamen- estremamente nevrotico, era un problema che noi medici discutevamo in continuazione. Personal- mente mi sembrava che i suoi stati d’animo non fos- sero poi così diversi dalla norma, forse quelli di una persona normale, ben equilibrata e inserita, solo portata all’eccesso estremo. Mi pareva che in fondo si potesse considerare il conformista per antonoma- sia” Zelig resta un indimenticabile e bizzarro film sulle psicosi della società contemporanea che a tratti invade l’indagine sociologica e psi- coanalitica di un’umanità che non tende alla differenze individuali ma alla conformazione del più banale quieto vivere. Come dichiarato dallo stesso Woody Allen in una intervista: “...il conformismo? …penso si tratti di una caratteristica della vita di tutti! E’ una cosa che riscontri spesso in molte persone. Qualcuno chiede: ‘Hai letto questo o quest’altro? ’ e l’altro risponde: ‘Sì, certo, natural- mente’ anche se non l’ha letto. Perché vuole piacere e far parte del gruppo. Con questo film volevo parlare del pericolo che si corre abbandonando il proprio ve- ro io, nello sforzo di piacere, di non creare problemi, d’inserirsi, e di dove questo possa condurre una per- sona in ogni aspetto della sua vita e a livello politico. Conduce ad un estremo conformismo e ad un’estre- ma sottomissione alla volontà, alle richieste e alle anticipava l’ingresso nel regno dell’orrore. La te codificati, la cui visione spinge la protagonista necessità di una personalità forte”. Si deve essere macchina spinta “a tutta” perseguendo un so- ad abbandonarsi al suo amore per Jack. Quell’età, sé stessi. Altrimenti si è come robot, o lucertole. (Le- gno di grandezza e di successo, si scopre sola del resto, ha portato in seno l’imperialismo, onard Zeling) in mezzo all’Oceano, come la ragione di Hor- producendo infine la guerra mondiale, che è Massimo Esposito kheimer, una maschera dell’assurdo, slegata come la prima reazione scomposta della bor- dai suoi fini umani. Se il comandante della na- ghesia assediata dall’incedere dell’estensione [1] F. Baldoni in: Quaderni di Psicoanalisi - Autenticità’, ve e l’ingegnere conoscono il limite e la misura democratica dei diritti e dalla liberazione del Emozioni e Salute, 2002 a cui anche la tecnica può essere riportata e corpo della società: i giovani, le donne e il [2] Bruno Bettelheim: Psicoanalista, si occupò di psicolo- sentono la responsabilità - ovvero il nesso intimo Quarto Stato. L’esito estremo di tale reazione gia dell’infanzia e si interessò in particolare di Autismo. col mondo - di andare incontro al proprio de- è la violenza nazi-fascista, che sviluppa l’a- stino, Rose rimanda freudianamente l’insensa- spetto coercitivo dello stato moderno impegnato https://youtu.be/Gub3aTcIMcU ta ambizione di Ismail - che provoca il disastro segue a pag. successiva 63 n. 56

segue da pag. precedente volerlo - nella condizione di aiutare gli a “sorvegliare” e a “punire”, impersonato, nel altri, di esercitare la giustizia, di sacri- film, da un lato dall’ex-poliziotto assistente di ficare se stesso, proprio in quanto rie- Cal e, dall’altro, dal lampo improvviso di rei- sce ad essere se stesso. In lui indivi- chiano sadismo che invade il volto dei mari- dualismo e socialità sono indistinti. nai allorché, con la pistola alla mano, invocano L’universalismo, cioé, confluisce senza “ordine” di fronte alla folla ormai ingovernabi- fratture astratte nella sua capacità di le. La scoperta del “corpo” - fisico-individuale donarsi e di donare. In questo senso egli e allo stesso tempo sociale - è raffigurata nel è veramente capace di amare la sua viaggio di Rose e Jack - non a caso concluso donna come i suoi amici. Come la con la scena d’amore - nel ventre della nave, e “nuova ricca” che gli presta il vestito da in particolare nell’attraversamento della sala sera, come gli emigranti irlandesi ed macchine, dove il progresso mostra quale ca- italiani, Jack rappresenta il volto “de- rico di fatica e sfruttamento trascorra nelle mocratico” dell’America stessa - in cui sue vene di ferro e di fuoco. Il gioiello prezioso la vecchia Europa proroga il suo este- regalato da Cal a Rose per guadagnarne l’at- nuato desiderio -, contrapposta a quel- tenzione e che la donna getta infine nell’Ocea- la egoistica di Cal. C’é forse un po’ di no - una sorta di segno del potere perverso del spirito trascendentalista emersoniano danaro, che non a caso muove i cercatori di te- in questo pionere che si sente il re del sori nella parte ambientata ai nostri giorni - si mondo senza possedere nulla, se non immagina del resto provenire da Luigi XVI, la sua capacità - sia materiale che inte- quasi il simbolo dell’estrema resistenza al di- riore - di vivere. Non a caso egli si spiegamento della libertà moderna. L’allusio- esprime con le immagini - trovando in ne politico-sociale è evidente: le scialuppe in ciò l’affinità con Rose, che infatti ritro- numero inferiore al necessario, per salva- viamo, centenaria, a modellare cera- guardare l’estetica della nave, a scapito delle mica -, in cui l’astrattezza della parola vite dei viaggiatori di terza classe. Anzi, per è redenta in una più immediata cifra dare più aria alle signore, le scialuppe vengo- creaturale, che della ragione fa espe- no riempite meno del possibile. Il tentativo rienza viva. Rose è salvata da lui in tut- contraddittorio di aprire le ali della moderni- ti i modi in cui una persona può essere tà senza mantenere il nesso con il fondamen- salvata. Quando si perde nell’acqua to dei bisogni umani e dell’uguaglianza dei di- ghiacciata dell’Oceano, Jack assume ritti che ad essi sono connessi ha come esito una valenza cristologica. Egli salva Ro- l’irrimediabile tragedia. Così nel 1912, come se materialmente, prima impedendole nel 1914 e nel 1939. La deriva criminale della di tuffarsi dal ponte; poi, mille volte, modernità è ovviamente confermata nella fi- durante il naufragio; e poi, spiritual- gura di Cal, che rappresenta l’aspetto più sel- mente, parlandole con naturalezza di vaggio del capitalismo americano, sprezzante una prostituta senza una gamba ma verso le “regole” rispettate dagli inglesi. Come dalle belle mani e spiegandole - senza per lo stesso transatlantico, la perdita del limi- pedagogismi: soltanto manifestando te trasforma la libertà in arbitrio individualistico, la propria esperienza - cosa vuol dire la tecnica in violenza auto-distruttrice. L’uni- essere se stessi, e rinunciare, per la ve- lateralità del personaggio è aperta soltanto rità, a ogni tipo di sicurezza e di como- dal suo amore per Rose - che peraltro forse do, voltando le spalle a “doveri” non re- qualcosa da lui riceve: l’emancipazione ses- almente sentiti. La salva donandole suale -. Ma questo amore è fatalmente egoisti- un’esperienza d’amore che per Rose co e possessivo, dato che totalmente “acquisi- sarà come il prologo in cielo della sua ve- tivo” è il rapporto di Cal con il mondo: ra vita, una sorta di mito fondatore. A scimmia, cioé, del liberalismo. La compressio- Rose non resta più niente di lui, se non ne degli affetti operata dall’ipertrofizzazione il ricordo e la forza che da esso proma- ottocentesca del “pubblico” - la politica e il la- na: non lo “ha”, lo “è”. Ma questo basta, voro -, è frantumata dall’esplosione emotiva fin dal momento in cui, ricevendo il dei due protagonisti alla festa popolare, men- suo spirito di sopravvivenza, trova la tre gli “uomini” fumano sigari parlando di af- forza di attirare i soccorsi. Poi, quando fari e di “pseudo-politica”. La musica folklori- si sottrae alle ricerche di Cal. E soprat- stica irlandese, la birra, e le danze travolgenti tutto quando ricostruisce la propria - che all’epoca furono uno dei veicoli della li- esistenza rinunciando a ricongiunger- berazione della sensualità femminile -, scate- si con la madre e assumendo il cognome di Ja- come il lucreziano pianto del bambino dopo la nano lo slancio di Rose, che prodigiosamente ck Dawson. Non parlerà più con nessuno di nascita, dalla collisione con l’iceberg. L’amore aveva coltivato nel proprio carattere tutti i se- chi le ha dato la vita, neppure all’uomo che successivo avrà i ritmi della vita e dovrà ren- mi del nuovo. Indicativa, su ciò, anche la dia- avrà a fianco e con cui - farà capire maliziosa- dere conto del principio di realtà, sebbene de- triba con Cal sull’arte contemporanea. Se mente - vivrà pure momenti più eccitanti di terminato a misura del desiderio e dell’auten- dunque il Titanic è metafora della modernità quelli vissuti con Jack, segno che aveva impa- ticità. impazzita, che dimentica bisogni e desideri rato veramente a vivere - e per cento anni -, Salvatore Cingari votandosi all’assurdo e alla violenza, Jack e grazie a lui, che le aveva fatto scoprire tutto il Rose della modernità rappresentano la ten- suo valore. Era necessario che Jack, nel suo Professore Ordinario di Storia delle dottrine politiche uni- denza emancipativa. La modernità, cioé, co- nomadismo, se ne andasse per sempre: il loro versità per stranieri di Perugia, vive tra Firenze Roma e me autenticità e libertà. Jack è capace di ama- amore non poteva avere che la puntualità Perugia. Diverse le pubblicazioni e studi, numerosi i suoi re e così si trova naturalmente - senza quasi dell’atto creativo, immediatamente oscurato, contributi in riviste scientifiche e recensioni 64 [email protected] Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di novembre. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo Fosse Ardeatine: il fil- Cecilia Mangini 7 mato ritrovato di Lu- Che cos’è l’immagi- chino Visconti ne e che è il https://youtu.be/ fotografo oggi? VxbMNH9WDDw https://youtu.be/ Il primo film docu- wfOd77EGN0s mentario realizzato Cecili Mangini 8 da Luchino Visconti ‘Come’ guarda, Nicola De Carlo ha ritrovato la via di oggi, Cecilia casa. Una ‘chicca’ sco- Mangini? vata negli Stati Uniti da Luciano Martini, en- https://youtu.be/ docrinologo, appassionato di musica, cinema gOHaOMEZ6hE e storia che l’ha acquistato per un pugno di Cecilia Mangini 9 dollari. Il filmato fa parte del lungometraggio Essere donne “Giorni di Gloria” del 1945, che colleziona ma- https://youtu.be/ teriali firmati da Luchino Visconti, Giuseppe gNV6VeVOrSU De Santis e Marcello Pagliero. Luchino Vi- Mostre di Cecilia sconti aveva ripreso su incarico dell’esercito Mangini anglo-americano il processo contro l’ex que- c’era niente se non un insieme di casette bas- RAI TG3 Lazio - Mostra Cecilia Mangini store di Roma Pietro Caruso, svoltosi nell’at- se senza bagni e desolanti dormitori pubblici. https://youtu.be/Ny6xESeamyY tuale sede dell’Accademia dei Lincei, la fucila- Riccardo Zoffoli intervista le persone che, re- Interviste a Cecilia Mangini zione che ne seguì dello stesso Caruso, del sidenti a Primavalle, hanno avuto la possibili- Cecilia Mangini - Visioni e passioni fotogra- delegato Scarpato e di Pietro Koch. Quest’ulti- tà di lavorare in un film come Europa ’51, ma fie 1952-1965, Intervista a Leandro Ventura - mo responsabile della Pensione Jaccarino, co- soprattutto di conoscere un uomo come Ro- https://youtu.be/X8V5QgFf180 nosciuta anche come “villa tristezza”, famosa berto Rossellini. Incontro con Cecilia Mangini prigione fascista per le sevizie e i maltratta- Tedeschi e italiani insieme durante la guerra https://youtu.be/4mpqj7A4Yyo menti, dove lo stesso Visconti era stato impri- https://youtu.be/MX7YcGKHW7Y Cinema del reale 2012: Raccontare il gionato per un breve periodo. Luciano Marti- Tedeschi e italiani insieme durante la guerra: territorio con Cecilia Mangini ni, 87 anni, professore all’Università di Milano il filmato che commuove e sconcerta. https://youtu.be/ONLfQnGGmVA per 40 anni, attraverso attente e lunghe ricer- La storia scongelata. La storia che esce, lette- 11/6/2017 ZAZÀ RADIO 3 - Cecilia Mangini che ha ritrovato il nastro originale e lo ha ac- ralmente, dal frigorifero della memoria. Pochi Audio della puntata realizzata da Marcello quistato da una piccola società americana. [da istanti di impensabile quiete in un Paese in Anselmo, accompagnato da alcune foto della Repubblica TV] guerra, sei minuti che ci interrogano e forse ci mostra “Cecilia Mangini - Visioni e Passioni”, Anneddoti di Cinema sconcertano, perché l’immagine che ne esce al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni FRANCESCO MASELLI - Peppino Amato, l’in- non collima con quel che sappiamo di una Popolari dal 31 maggio al 10 settembre 2017. glese, Rizzoli e i tagli al film La dolce vita guerra feroce, quella che devastò l’Italia del https://youtu.be/ixhx54TAArA https://youtu.be/Aw-Ap6Hoa3c Nord tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945. Sol- Sguardi Altrove Festival: incontro con Cecilia Francesco Maselli - Il cinema che non c’è più dati tedeschi, ufficiali della Wehrmacht sorri- Mangini e Mariangela Barbanente https://youtu.be/Kw1alPRRkO0 denti che interagiscono serenamente con ci- https://youtu.be/vk4fIhEOQ4M Michelangelo Antonioni e Franco Cancellieri vili italiani sorridenti, suore bambini, in Film di Cecilia Mangini - Citto Maselli Veneto. Ecco un video storico custodito da Essere donne un film di Cecilia Mangini https://youtu.be/Ccjq8oilnmU Home Movies [da Repubblica TV] https://youtu.be/mk25pEfwcX4 Francesco Maselli - Ricordando Franco Cri- Cecilia Mangini 1 Cecilia Mangini. Barcelona. Mayo 2011 staldi Ci domandiamo più se le cose hanno senso? Entrevista realizada durante la 19 Mostra de https://youtu.be/0iBrtcCkQew https://youtu.be/Z3qa7KgfDrk Films De Dones De Barcelona el 31 de mayo Cines 100 anni di cinema Cecilia Mangini 2 de 2011 a Cecilia Mangini. Cines 100 anni di Cinema raccontato da Tec- Il “senso” del ‘68 https://youtu.be/hXceD95Y2nc nici e Maestranze ( promo ) https://youtu.be/JxHoaitAPek Stendali` (Suonano ancora) - 1959 - Cecilia https://youtu.be/FUopd1xWxKM Cecilia Mangini 3 Mangini 100 Anni di Cinema - RAI 3 Qual è il rapporto tra bellezza e arte https://youtu.be/Ox0lTQprvdM https://youtu.be/rwQXuFCnliM https://youtu.be/-iVu6UhG0iE In Viaggio con Cecilia Mangini Promo de La storia della Cines Cecilia Mangini 4 In viaggio con Cecilia di Cecilia Mangini e https://youtu.be/9uB0QCm591k Cos’è l’arte Mariangela Barbanente Le orecchie in Scena Regia Adolfo Bartoli https://youtu.be/ZPYxFMmLvZQ https://youtu.be/8z8BemEqEOs https://youtu.be/hKLCKDyq2wQ Cecilia Mangini 5 Firenze, Festival dei Popoli, 1 Dicembre 2013. La Montagna del sapone Come sta, oggi, la nostra democrazia? Alberto Lastrucci intervista le registe del film https://youtu.be/ZvmcihOv4Co https://youtu.be/TztfacgSiXM In viaggio con Cecilia di Cecilia Mangini e Ai tempi di Europa ’51 a Roma la borgata di Cecila Mangini 6 Mariangela Barbanente. Riprese di Cristina Primavalle veniva chiamata la montagna del Il documentario come necessità K. Casini e montaggio di Nicola Leone. sapone perché era talmente povera che non https://youtu.be/i8CJJRYtdjI 65 n. 56 La rivoluzione russa e la rivoluzione delle immagini di Ejzenstein La Galleria degli Uffizi lungo, medio e in primo piano...”(2). Natural- di Firenze ha colto mente, se Leonardo Da Vinci è il suo fonda- l’occasione del cente- mentale ispiratore, Ejzenstein fa ricorso an- nario della Rivoluzio- che ad altre fonti di ispirazione, innanzitutto ne russa per focalizza- a Michelangelo, ma poi anche a Paolo Uccello, re l’obiettivo sul genio Masaccio, Caravaggio, in una lista che potreb- artistico e visionario di be essere definita quasi interminabile, di volta Sergej Michajlovič Ėjz- in volta utilizzata a seconda delle proprie esi- enštejn, riconoscendo genze cinematografiche. La Mostra ha il meri- in lui non soltanto il to di illustrare al visitatore qualche esempio Marino Demata grande regista, ma concreto: nella terza sala scorrono immagini anche il teorico del ci- della battaglia sul ghiaccio dell’Aleksandr Ne- nema capace di sperimentare sul campo le sue vskij in parallelo con quelle della Battaglia di stesse teorie, per arrivare a nuove e più avan- San Romano di Paolo Uccello. Anche il visita- zate intuizioni. La bellissima esposizione tore meno avveduto non può non notare a temporanea, curata dal Direttore della Galle- questo proposito il debito di Ejzenstein nei ria degli Uffizi Eike D. Schmidt e da Marzia confronti dell’arte rinascimentale. Dalla ispi- Faietti e Pierluca Nardoni, definisce giusta- razione rinascimentale dunque, ai propri di- mente quella di Ejzenstein una “rivoluzione segni, alle singole inquadrature (i cosidetti permanente”. Una rivoluzione che in certo “tipaz”), fino ad arrivare alle sequenze in mo- senso, sotto il profilo artistico, è andata più vimento e al montaggio. Si diceva che Ejzen- avanti della stessa rivoluzione russa, che pure stein deve molto alla pittura rinascimentale; a nella sua fase iniziale grandi e promettenti sua volta il cinema deve moltissimo ad Ejzen- contributi innovativi aveva portato nelle arti. stein, sia dal punto di vista teorico, sia nella Nucleo fondamentale della mo- Sergej Michajlovič Ėjzenštejn (1898 - 1948) stra è l’arte del disegno in Ej- zenstein: la mostra, tralascian- montaggio veniva da lui visto in funzione del- do i disegni realizzati in le emozioni e sensazioni che si volevano su- funzione delle regie cinemato- scitare nello spettatore. In tal senso il “mon- grafiche e teatrali dell’artista e quelli dedicati alla sua attività didattica nei confronti dei suoi allievi dell’Istituto di Cinema- tografia, si concentra su -dise gni più estemporanei, capaci di affiorare direttamente dai suo pensieri. E questa meravigliosa raccolta di disegni è funzionale alla creazione, all’interno della Mostra, di un percorso ideale capace di individuare i nessi te- orici, logici ed anche piena- “La Corazzata Potemkin” restaurata, il capolavoro di Ejzenstejn nel 100° La scena della carica dei cavalieri Teutoni durante la mente visibili tra disegno, pit- anniversario Rivoluzione russa battaglia del lago ghiacciato in “Aleksandr Nevskij” tura e cinema. Non a caso in (1938) di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn ciascuna delle cinque sale di cui consta l’esposizione il visi- taggio delle attrazioni” veniva visto come lo tatore/spettatore è attratto dal- strumento atto a suscitare emozioni improvvi- la bellezza dei disegni, dai rife- se nello spettatore, che sarà portato poi ad una rimenti pittorici soprattutto riflessione su quanto sta accadendo sullo del Rinascimento e da alcune schermo. Tutto questo distoglierà lo spettatore fondamentali sequenze dei dal torpore nel quale potrebbe piombare nel ca- film del regista, permanente- so di una lettura troppo piatta della storia nar- mente e simultaneamente pro- rata attraverso le immagini del film. Ejzenstein iettati sullo schermo di cui ogni sperimentò nei suoi film molti espedienti di sala è dotato. Ejzenstein deve montaggio tesi ad avvincere lo spettatore e a molto alla pittura rinascimen- portarlo a riflettere. Ma sempre, al lavoro sul tale e in particolare al genio di campo, con la macchina ad presa, si affiancava Leonardo Da Vinci, dal quale si il lavoro di teorizzazione. Sono decine i saggi e aspetta in ogni momento di gli articoli sul montaggio che è possibile con- “trovare risposte sulla natura sultare, perchè gran parte tradotti in italiano, a del cinema e sull’arte in gene- “Sciopero!” (1925), primo lungometraggio di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn partire dalla celeberrima “Teoria generale del rale” (1). Ad esempio l’affresco montaggio”. Qualche esempio ci viene offerto “con l’ultima cena gli insegna i gesti dell’atto- reale e concreta realizzazione. Ed è appunto il nella esposizione fiorentina fin dalla prima -sa re e la drammaticità della messa in scena, che progressivo precisarsi di una teoria del mon- la, con gli improvvisi primi piani dei film muti, si trasforma in un racconto ‘montato’: i grup- taggio sempre più raffinata uno dei contributi da Sciopero de 1924 a La corazzata Potemkin del pi raffrontati, i singoli personaggi e i dettagli più compiuti di Ejzenstein all’”arte cinematografi- 1925 a Ottobre del 1928. D’altra parte l’attività sono come inquadrature prese in campo ca”, come lui stesso esplicitamente la definiva. Il segue a pag. successiva 66 [email protected]

segue da pag. precedente didattica di Ejzenstein e la sua febbrile attivi- tà di saggista lo spronavano a tradurre in line- amenti teorici tutte le sperimentazioni da lui portate avanti dietro la macchina da presa. Quando nel febbraio del 1946 fu colto da infar- to e fu costretto ad una forzata inattività co- me regista, si mise a lavorare su due grandi progetti: la stesura di vari capitoli delle sue memorie e la stesura di una storia generale del cinema inserita nel contesto della storia generale delle arti, con intuizioni sulle possi- bilità e sul ruolo dei media che lasciano presa- gire scenari futuri che saranno poi effettiva- mente realizzati nel corso del secolo. Si tratta di opere incompiute anche perchè un secondo infarto, nel febbraio del 1948, lo porterà alla morte. Per vari motivi dunque l’incompiutez- za, come la Mostra più volte ci ricorda, diven- ta una sorta di cifra distintiva del nostro regi- sta, che lo accosta al suo idolo, Leonardo Da “Ottobre” (1928) di Sergej M. Ėjzenštejn Vini. La Mostra degli Uffizi non tralascia di accennare al difficile capitolo dei rapporti tra Ejzenstein e il potere, che è un altro dei motivi della incompiutezza di alcune opere del regi- sta. Ritornato in Russia dopo la parentesi messicana, Ejzenstein sembra trovare una buona intesa col governo sovietico. Frutto di questo clima più disteso è il filmAleksandr Ne- vskij, del 1938, metafora dei valori della Russia nei confronti del nazismo. Per questo film, supportato dalla musica di Prokof’ev, Ejzen- stein fu insignito dell’Ordine di Lenin. Ulte- riori onorificenze ricevette col film successi- vo, Ivan il terribile, prima tappa di quella che doveva essere una trilogia. Il film fu premiato col premio Stalin nel 1946 e rappresentò pro- babilmente il punto di maggiore sintonia del regista col regime sovietico. Una sintonia che preso si trasformerà nel suo contrario, con l’u- scita della seconda parte della trilogia, intito- lata La congiura dei boiardi, che non piacque al potere soprattutto per la eccessiva ricercatez- za formale. Il film fu bloccato per anni e vide la luce solo nel 1958, dieci anni dopo la morte de regista. Naturalmente il terzo atto della tri- “Ivan il Terribile” (1944) di Sergej M. Ėjzenštejn logia non trovò alcuna compiutezza: ne resta- sessualità. E parafrasando il titolo del roman- contenuta nelle cinque sale, ma anche e soprat- no solo poche sequenze peraltro non signifi- zo da cui è stato tratto Ottobre (e il bellissimo tutto, per un arricchimento di conoscenza su cative. Un capitolo parimenti trattato dalla Reds di Warren Beatty), cioè I dieci giorni che particolari aspetti del’universo di Ejzenstein. Mostra è quello del soggiorno in Messico da sconvolsero il mondo di John Reed, si è parlato, a Uno strumento che non dovrebbe mancare ne- parte di Ejzenstein, impegnato nel difficile proposito dell’esperienza messicana del regi- gli scaffali degli appassionati di cinema, per ri- progetto di realizzazione di un film sulla rivo- sta, dei dieci giorni che sconvolsero Ejzen- trovare il senso di una esistenza così ricca e luzione del 1911 di quel Paese e in genere sulla stein. Un riscontro illuminante lo troviamo complessa attraverso le voci di chi è riuscito ad sua storia recente. Sappiamo del grande en- nella Mostra degli Uffizi, che dedica ampio approfondirne aspetti e punti di vista in gran tusiasmo col quale il regista ha varcato la spazio al valore del soggiorno messicano del parte sconosciuti o finora poco noti. Così come frontiera tra Stati Uniti e Messico per immer- regista, partendo dagli illuminanti disegni vorremmo concludere affermando che, anche gersi in una realtà che lo ha da sempre affasci- che mostrano la sua versione originale dell’uo- per chi non vive a Firenze, la Mostra di cui ab- nato. Forte di un finanziamento ottenuto non mo vitruviano, la figura maschile basata sulla biamo parlato sopra vale bene un viaggio, da dai produttori di Hollywood , come avrebbe lettera X e circoscritta da cerchio e quadrato. intraprendere nelle prossime settimane, prima sperato, ma da produzioni indipendenti ed Ritroviamo esposte nella Mostra otto varianti della sua chiusura prevista nei primi giorni di esigenti, Ejzenstein gira una grande abbon- di tale soggetto, tutte di straordinario interes- gennaio. Da intendersi come viaggio verso le danza di materiale, tutto significativamente se e tutte puntualmente analizzate nel saggio profonde fondamenta del mondo del cinema. rilevante, a tratti bellissimo e traboccante di “Exstasis e Protoplasma. Dentro e oltre il dise- poesia. Il recente film di Peter Greenway, Ej- gno secondo Sergej M. Ejzenstein” di Gerhald Marino Demata zenstein in Messico, riesce a farci scorgere l’inte- Wolf. Uno dei tanti saggi e articoli dei quali è ric- resse e la felicità di quei dieci giorni trascorsi a co il bellissimo volume/catalogo della Mostra, [1] Naum Kleiman: “ Il viaggio di Ejzenstein a Firenze” in Guanajuato alla scoperta delle radici della rivolu- edito da Giunti, da intendersi come strumento “Ejzenstein. La rivoluzione delle immagini” – Giunti ed. zione messicana del 1911, ma anche alla scoperta veramente unico e indispensabile non solo per – pag. 17-18 di se stesso, della propria intima personalità e un orientamento originale della ricchezza [2] Ibidem 67 n. 56 Il Dio del consumo, l’ibridismo e l’abiura nella visione di Pier Paolo Pasolini Pasolini concepisce la in grado di esercitare un fascino e un’attrazio- parole alla parabola che voleva ridurre il popo- borghesia non solo in ne irresistibile su tutti gli abitanti della casa lo ad una massa non pensante e incapace di quanto mera definizio- sconvolgendo per sempre i loro destini e la lo- alzare la testa e lo sguardo verso altri ideali. Le ne di una certa classe ro claustrofobica visione del mondo priva di culture “minori” nella mera adesione di fac- sociale ma come un mo- realtà e autocoscienza. La sacra bellezza dello ciata, dunque, pur sottostando ad una ditta- dello di comportamen- sconosciuto scuoterà il modus vivendi arido e tura continuarono ad essere libere e a cresce- Giorgia Bruni to e una forma di pen- prestabilito dei personaggi destabilizzandoli re mantenendo intatta la loro essenza. Negli siero assoluti, imbrigliati ineluttabilmente in dall’interno. Quando il borghese si confronta anni 70’, invece, la nuova tirannia del consu- dinamiche imposte dalla società senza solu- con l’elemento che la sua condizione omolo- mismo innalza il centro abbattendo le perife- zioni o vie di fuga. La borghesia italiana è stra- gata ha eliminato (la sacralità, in questo caso rie: la loro cultura, il loro stesso linguaggio. nissima: è simultaneamente laica e cattolica, libe- la sacralità legata al sesso e alla poesia) il con- Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che rale e controriformistica, ossia non è niente.1 Nato tatto rischia di essere tanto forte da portare ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il in un ambiente piccolo borghese, il poeta, in alla disperazione e alla definitiva perdita di se fascismo proponeva un modello, reazionario e mo- tenera età, non conosce l’e- numentale, che però re- sistenza di ulteriori mondi stava lettera morta. Le va- al di fuori di quest’ulti- rie culture particolari mo; la rottura si verifica (contadine, sottoproleta- in seguito alla scoperta rie, operaie)continuavano del mondo contadino imperturbabili ad unifor- friulano rafforzandosi, marsi ai loro antichi mo- poi, definitivamente al delli: la repressione si li- contatto con il sottopro- mitava ad ottenere la loro letariato romano di cui repressione a parole [...]3 apprezzerà sempre la La televisione, attra- ricchezza della cultura verso il suo potere ac- popolare e la genuinità centratore, ha assimi- dell’esistenza. Il rappor- lato a sé l’intero Paese to con il mondo sotto- dando vita ad un’oscu- proletario subisce una ra forza distruttrice vera e propria mitizza- che ha cancellato ogni zione operata dallo autenticità e concre- scrittore attraverso il ri- tezza imponendo i mo- corso alle categorie del delli standardizzati sacro e del primitivo. della nascente indu- Esso simboleggia l’Al- strializzazione. La trove, l’alternativa alla nuova industrializza- rigida prigione borghe- zione non si acconten- se in cui, tuttavia, è in- ta più di un uomo “che negabile che operino gli consuma” ma recita intellettuali. Pier Paolo preghiere ad un neona- si avvicinerà al cinema Pier Paolo Pasolini nella sua casa a Roma, 1962 to dio del consumo il negli anni 60’ proprio quale si fa portavoce per riscoprire, attraverso l’immagine, un’e- stessi: il che avviene puntualmente per tutta dell’unico verbum da perseguire ciecamente. spressività che purtroppo esala gli ultimi re- la famiglia borghese coinvolta nel “teorema”. Un edonismo neo laico, ciecamente dimentico di spiri, terribilmente schiacciata dal peso del L’agognato mondo altro che permette di sal- ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle capitalismo imperante negli anni del boom varsi dall’omologazione borghese è l’universo scienze umane.4 Pasolini parla di un edonismo economico. Il film - documentario Comizi d’a- sottoproletario romano umile, semplice, neo laico in quanto non c’è nulla di religioso more , girato nel 1963, è una denuncia ai danni spontaneo, dominato da rapporti reali, di cui nel modello preconfezionato del giovane uo- del piccolo e chiuso mondo borghese: il lavoro Pasolini celebra la vitalità in Ragazzi di vita, in mo e della giovane donna proposti e imposti consiste sostanzialmente in diverse sequenze Una vita violenta; Accattone, Mamma Roma. An- dalle trasmissioni televisive: entrambi confe- di interviste agli italiani sul tema, scottante ch’esso però, è destinato ad una fine di cui si riscono valore e dignità all’esistenza umana all’epoca, della sessualità per dimostrare e rende colpevole ciò che l’autore chiama neo-fa- solo in relazione alla logica del consumo. Il ci- constatare i mutamenti sociologici e antropo- scismo: il consumismo e la televisione, nuovi neasta afferma che gli italiani sembrano aver logici del Bel Paese. Pasolini, intervistando al- strumenti del potere. Il fascismo, voglio ripeter- accettato con grande entusiasmo questo nuo- cune giovani calabresi, concluderà che, nono- lo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno vo vangelo divenendone fedeli adepti eppure stante il dilagante conformismo e la paura di di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fa- Pasolini si domanda sino a che punto lo abbia- proferire le proprie opinioni, queste ragazze scismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e no compreso. Egli, per trovare una risposta a sono le uniche a sostenere le loro coraggiose di informazione (specie, appunto, la televisione), questa domanda, ammette due possibilità: la idee. In Teorema (1968) l’autore proporrà l’e- non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, popolazione italiana ha realizzato il fenome- sperienza sessuale e il sacrificio quali sole vie bruttata per sempre...2 La televisione si è mac- no solo in parte oppure lo ha realizzato in ma- di salvezza. Il film ha come protagonista una chiata, secondo lo scrittore, dell’orrendo delit- niera tanto minima da esserne divenuta vittima famiglia borghese che si trova a confrontarsi to di aver abolito le “sottoculture” contadine e segue a pag. successiva con un Ospite misterioso e inatteso tuttavia operaie che, durante e nonostante il fascismo, continuarono a crescere aderendo solo a 3 P.P.PASOLINI, Scritti corsari, Garzanti, gli 1 M.A.BAZZOCCHI, Pier Paolo Pasolini, Elefanti, settembre 1996, p 22. Mondadori Biblioteca degli scrittori, ottobre 1998, p 58 2 Ivi, .60. 4 Ivi, p.23. 68 [email protected]

segue da pag. precedente ostacolo all’uomo vecchio che ancora, affan- questione provoca l’immediata reazione dei sacrificale. Il mondo del sottoproletariato fino nato e quasi morente, dimora nel loro spirito comunisti: intervengono Maurizio Ferrara, a pochi anni prima dell’avvento della nuova ma che, ormai, è incapace di progredire, di Italo Calvino, Franco Ferrarotti accusando fede non provava vergogna o imbarazzo per la salvarsi, di rinascere. La nuova categoria degli Pasolini di nostalgia del passato e di irrazio- propria ignoranza anzi Erano fieri del proprio ibridi è, per questo, vittima dell’intorpidi- nalismo estetico. Il fulcro dell’amarezza dello modello popolare di analfabeti in possesso però del mento delle facoltà intellettuali e morali: al scrittore bolognese, espressa a chiare note mistero della realtà. Guardavano con un certo di- centro di tale desolazione troviamo la televi- nell’articolo in questione, sussiste nell’affer- sprezzo spavaldo i “figli di papà”, i piccoli borghesi sione con le sue colpe, le sue responsabilità, il mazione: [...] i ceti medi sono radicalmente – direi da cui si dissociavano, anche quando erano costretti suo incommensurabile peso. La responsabili- antropologicamente cambiati: i loro valori positivi a servirli [...].5In un’Italia assediata quasi in- tà della televisione non risiede tanto nel suo non sono più valori sanfedisti e clericali ma sono i consciamente dal dio del consumo che esalta a essere un mezzo tecnico quanto nel suo rive- valori (ancora vissuti solo esistenzialmente e non cuore pulsante del proprio credo il feticismo larsi uno strumento del potere. La responsabi- “nominati”) dell’ideologia edonistica del consumo e delle merci e dei beni succedanei, i sottoprole- lità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non della conseguente tolleranza modernistica di tipo tari iniziano ad avvertire un certo disagio; ha certo in quanto “mezzo tecnico”, ma in quanto stru- americano. È lo stesso Potere, attraverso lo“svilup- inizio il terribile processo di assimilazione ai mento di potere e potere essa stessa. Essa non è sol- po della produzione di beni superflui, l’imposizione borghesi che ieri schernivano e da cui prende- tanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, della smania del consumo, la moda, l’informazione vano le distanze. Hanno abiurato dal proprio ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo (soprattutto, in maniera imponente, la televisione) a creare tali valori [...] l’I- talia contadina e paleoin- dustriale è crollata, si è di- sfatta, non c’è più, e al suo posto c’è un vuoto che aspetta probabilmente di essere colmato da una completa borghesizzazio- ne [...]8 Pasolini non ac- cetta la cultura di mas- sa, non accetta la nascita di ibridi sradi- cati dalle proprie radici rinnegate per colpa del potere che controlla ogni azione umana in- dirizzandola a suo pia- cimento. Il libero arbi- trio è morto e, con esso, sono deceduti anche i veri italiani. I sottopro- letari hanno abiurato e, così, anche lo scrittore disgustato abiurerà alla Trilogia della vita che ne celebrava l’innocen- za, la passione, la genu- inità. [...] per qualche an- no mi è stato possibile illudermi ma che non ven- ga in mente di pensare a coloro che criticavano, di- modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano dove si fa concreta una mentalità che altrimenti spiaciuti o sprezzanti, la Trilogia della vita che tale neanche più, l’hanno completamente perduto) e il non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spiri- abiura sia stata dettata dalle loro critiche [...] le ra- nuovo modello che cercano di imitare non prevede to della televisione che si manifesta in concreto lo gioni sono più profonde e drammatiche [...] la libe- l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi del sotto- spirito del nuovo potere.6 Il 10 giugno del 1974, ralizzazione sessuale, frutto della tensione progres- proletariato, tanto amati da Pasolini, quando poco dopo il referendum sul divorzio, Pasolini sista degli anni Cinquanta e Sessanta è stata hanno iniziato a vergognarsi delle loro radici pubblica sul Corriere della Sera un articolo in- vanificata dalla decisione del potere consumistico inevitabilmente hanno rinnegato la loro cul- titolato “Gli italiani non sono più quelli di una vol- di concedere una vasta (quanto falsa) tolleranza. tura popolare: un patrimonio che andrebbe, al ta”. L’intellettuale parla di una mutazione La realtà dei corpi innocenti è stata violata, mani- contrario, ardentemente custodito. Il ragazzo estremamente ampia che ha coinvolto gli abi- polata, manomessa dal potere consumistico [...].9 piccolo borghese, nello stesso tempo, si trova tanti della penisola: essi onorano il dio del in un vortice di disperata assimilazione al consumo e il dio del consumo, dall’alto del suo modello televisivo imperante che lo rende in- “divino” potere, è riuscito nell’attuazione di Giorgia Bruni felice e frustrato. Assistiamo, impotenti, al ve- una metamorfosi di coscienze che divengono rificarsi di un ibridismo: i sottoproletari si im- poco coscienti e ignare di essere inesorabil- cit p CLIV. borghesiscono o, almeno, tentano di mente cambiate. Pier Paolo nomina tale pro- imborghesirsi e i borghesi rincorrono ancor cesso “rivoluzione antropologica”. Quest’uomo 8 P.P.PASOLINI, Scritti corsari, cit p 40. più disperatamente modelli preconfezionati: non ha più radici, è una creatura mostruosa del si- in ambo i casi la posta in gioco è la perdita stema; lo ritengo capace di tutto.7 L’articolo in 9 V.RUSSO, “Io, cupo d'amore...” tre inter- dell’identità. La cultura degli ibridi è un 6 Ibidem. venti su Pasolini, Salerno editrice, febbraio 1998, 5 Ivi, p.26. 7 P.P.PASOLINI, Lettere, II volume pp 30-31. 69 n. 56

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XI) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni. Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione (Non abbiamo la certezza che questa citazione sia di Giacomo Devoto o Ennio Flaiano, ma va bene lo stesso. il concetto tiene. La profezia si è avverata)

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Fabrizio Frizzi Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 70 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Marina Ripa di Meana Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

71 n. 56 Tv: l’incanto perverso del piccolo schermo […] Non c’è per l’uomo preoccupazione più ansiosa che di trovar qualcuno a cui affidare al più presto quel dono della libertà, col quale quest’esser infelice viene al mondo. Questa esigenza di una genuflessione “in comune” è il più grande tormento […] fin dal principio dei secoli. Noi avremo acconsentito ad abolire la libertà, che faceva loro paura, e a porli sotto il dominio nostro. […] “I fratelli Karamazof” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Quando Dostoevskij trarre dalle informazioni, una sua tavola ragionata nel suo maestoso mutismo, possa soppiantare total- mette in bocca queste delle priorità. Altrimenti non ha cultura, ma solo mente –nel prossimo futuro – il suono puro vale a parole al Grande In- una congerie informe di nozioni che formano, al dire il semplice suono, prescindendo dall’eventuale quisitore de “I fratelli più, la boria dell’idiot savant, che sa tutto, ma non significato è una perdita secca, forse irreparabile.” Karamazof”, dimostra capisce nulla.” Tutto questo può portare all’a- Come non ricordare, al proposito, l’osserva- di aver ben presente trofia della curiosità, ossia alla mancanza di zione di Jean-Jacques Rousseau nel capitolo Etienne De La Boétie e un reale interesse per accresce- sedicesimo del suo “Saggio sull’o- quel suo testamento fi- re la propria conoscenza. Il rigine delle lingue”? “Ogni materia Lucia Bruni losofico, “Discorso sul- campo si restringe, e da qui, la è colorata; ma i suoni preannuncia- la servitù volontaria”, che egli affida in punto tendenza a delegare, in modo no il movimento, la voce preannun- di morte all’amico Michel De Montaigne e che più o meno cosciente, la nostra cia un essere sensibile; soltanto i cor- poi, proprio per talune sue peculiarità inter- libertà di scelta: non ne siamo pi animati cantano. Può la parola pretative, vivrà un destino assai altalenante più i padroni assoluti. Ecco che descrivere l’immagine?” In un atto nei tempi a venire. In quattro righi scarsi ab- ritorna, quasi monito perverso, di reciproco sodalizio, dunque, biamo concentrato il richiamo a tre dei nomi il messaggio di Dostoevskij sul l’immagine muta si servirà della più illustri della storia letteraria e di pensiero tormento del libero pensiero e parola per completare il proprio degli ultimi cinque secoli: due vissuti in pieno quello di La Boétie sul servili- messaggio. Il teleschermo do- Cinquecento, l’altro, un po’ più vicino a noi. smo politico. Mi rendo conto vrebbe fungere quindi da stimo- Ma perché scomodare tanta nobiltà di scrittu- che l’argomento è molto vasto e lo e da motore di ricerca. Pur- ra per entrare nel microcosmo del piccolo complesso ma credo sia dovero- troppo l’odierna TV non assolve schermo? E’ presto detto. Il “Discorso sulla so, nel nostro momento storico il compito. Non posso conclude- servitù volontaria” di La Boétie (scritto proba- della massima informatizzazio- re questo breve excursus di ri- Maria De Filippi e Maurizio Costanzo bilmente fra il 1548 e il 1553 e palesemente an- ne, porsi delle domande che sia- flessioni sulla nostra quotidiana in una caricatura di Luigi Zara timonarchico) nonostante la notevole distan- no da approccio a talune rifles- “compagna di ventura”, senza ri- za di tempo che ce ne separa, è un testo che sioni in merito al nostro futuro culturale. correre ancora al sociologo Franco Ferrarotti, ancor oggi affascina per la forza con cui am- Perché senza cultura non esiste essere uma- che con i suoi piccoli ma sostanziosi “breviari monisce i cittadini che si lasciano asservire al no, esiste solo l’animale che nasce, vive e muo- filosofici”, apre mondi di conoscenza. Nel potere politico. Questa è dunque la provoca- re, senza una reale presa di coscienza, indi- 2012 uscì per le Edizioni Solfanelli: “Un popo- zione dell’Autore: anche il potere autoritario spensabile a trasformare un “branco” in una lo di frenetici informatissimi idioti”, dove si più violento e schiavizzante, se si mantiene comunità, ossia in una società civile; un sud- offriva al lettore un percorso di considerazio- nel tempo, ha un reale consenso della popola- dito in un cittadino. Ecco che la TV potrebbe ni sull’uso smodato dei mezzi informatici. Fra zione; vi è in essa come una volontarietà al molto, se solo non avesse man mano, negli ul- questi mi sembra opportuno inserire la TV, servilismo. Vi si denuncia dunque in primis la timi vent’anni e più, perduto la dignità della ormai “regina” di qualsiasi percorso di comu- facilità con cui l’essere umano è tentato da lo- comunicazione. La soppressione di taluni nicazione. “Sono i media che non mediano”, scri- giche servili, come se il servilismo fosse parte programmi come il teatro o il cinema d’auto- ve il sociologo, “i mezzi di comunicazione che in della sua stessa natura. La Boétie ci fa riflette- re, ad esempio, il quale ultimo raramente fa la realtà non comunicano, che non hanno niente di re sul concetto che solo con l’educazione a una sua comparsa, in favore di squallidi, inutili e formativo da comunicare, eticamente irresponsabi- “sana cultura”, si può costruire un cittadino alienanti talk-show, autentico specchio per al- li, nel senso che pongono tutto sullo stesso piano, “cosciente e maturo”, indipendente e provvi- lodole che ammanta di protagonismo lo spet- acriticamente, in modo paratattico, dai discorsi del sto della capacità di giudizio. Ed ecco allora il tatore illudendolo, con il gioco della “traspa- Papa alla pornografia e alla violenza gratuita. In- piccolo schermo (oggi non più tanto piccolo), renza” dell’informazione, di essere arbitro del formano, ma soprattutto deformano o trasformano, ovvero la TV, che nei sessant’anni e più dalla proprio destino (quando, questo, lo sappia- inevitabilmente trascinando tutto verso il basso, l’i- sua comparsa in Italia, è andata divenendo mo, è già deciso altrove); o, peggio ancora, stintivo, l’elementare, l’emotività primitiva contro padrona (e tiranna) della nostra intimità più certi stupidari (quello della De Filippi credo li il ragionamento. […] Due logiche si contendono, nel preziosa, la casa; e soprattutto del nostro superi tutti) di ogni categoria, o ancora, rac- mondo odierno: la logica della lettura e quella pensiero e di alcune scelte anche importanti. conti in diretta di vicende lacrimevoli, passati dell’audiovisivo. […] La logica della lettura è anali- L’uso indiscriminato di questo mezzo così per vita vissuta, e del tutto costruiti in studio. tica, cartesiana, una parola dopo l’altra, una riga idolatrato, dove tutto e il contrario di tutto Perché la dignità è l’altra faccia dell’essere dopo l’altra. Ha bisogno di solitudine, silenzio, con- detta legge, e, specie negli ultimi tempi, crea umano, quella che lo rende realmente libero e centrazione … La logica dell’audiovisivo colpisce in- inganni culturali sempre maggiori, nella stra- che in certi programmi viene oltraggiata e cal- vece con l’immagine sintetica: premia e stimola l’e- grande maggioranza dei casi, non invita alla pestata. Ma, come abbiamo visto, l’uomo ten- motività contro la freddezza del ragionamento; riflessione bensì tende solo a informare e a de a rinunciare al “peso” di questa libertà, e in- incanta e assorbe ai limiti dell’ipnosi.” Per fortu- diffondere notizie che talvolta poi smentisce, consapevolmente, deprivato della cultura di na, non tutto sembra perduto: ci sono ancora scredita, distrugge o, se conviene, rielegge a pensiero, si consegna alla “dittatura” del ser- angolini non contaminati dove certi pro- verità assoluta. Una autentica fiera del men- vilismo politico. Altra faccia del prisma televi- grammi TV (Rai Storia, ad esempio) si sforza- dace? Per giunta “le informazioni, di per sé, non sivo è l’immagine che si fa “verbo” a tutto di- no di informare secondo i canoni dell’onestà e fanno cultura”, scrive nel suo saggio “Scienza e scapito della parola. Ma… “l’importanza del consegnano allo spettatore la loro fetta di co- coscienza” (EDB, 2014), il sociologo Franco suono e della voce non può essere ignorata e neppu- noscenze, facendosi veicolo, attraverso im- Ferrarotti. E ancora: “Le informazioni sono ne- re sottaciuta”, scrive Ferrarotti nel suo saggio magini e parole, del nostro vasto patrimonio cessarie, ma non sufficienti. La persona di cultura è “La parola e l’immagine” (Solfanelli, 2014). “Ri- italiano ricco lettere e di scienza. la persona ‘coltivata’, vale a dire colui o colei che sa tenere”, prosegue il sociologo, “che l’immagine, Lucia Bruni 72 [email protected] I Circoli del Cinema, Cineclub, Cineforum informano Il Cineclub Fotovideo Genova FEDIC Il cineamatorismo co- storia del transatlantico “Michelangelo”, la me fenomeno cultura- storia dei rimorchiatori del porto di Genova, le si è sviluppato in la realizzazione dell’Autostrada dei Trafori Italia in grandi pro- Genova-Ovada-Alessandria. Non mancano porzioni nel secondo inoltre film a soggetto realizzati con budget dopoguerra, importa- ridotto, spesso affidandosi della buona recita- to forse dagli stranieri, zione di attori provenienti da esperienze di americani soprattutto. spettacoli teatrali. La pellicola fu abbandona- Essi sostituivano spes- ta verso la fine degli anni Ottanta e sostituita so alla macchina foto- dal più moderno videotape, dai costi assai più grafica la cinepresa contenuti. Nel frattempo purtroppo il nume- Claudio Serra per riprendere luoghi ro dei soci del Cineclub si è ridotto notevol- e persone del paese mente, non riuscendo a realizzare un valido ospitante. Gradualmente, con l’accrescersi del ricambio generazionale, anche a causa della del nostro cinema. Il cineamatorismo di qual- benessere, questa passione si diffuse anche in scarsa propensione all’associazionismo delle che decennio fa presentava un intrinseco va- Italia tanto che nei primi anni Sessanta erano lore sociale poiché spingeva gli autori a riu- ben 2 milioni gli appassionati del film a passo nirsi per proiettare i loro filmati allo scopo di ridotto (i “mitici” 8 e 16 millimetri che presto averne un giudizio e, nello stesso tempo, per sarebbero stati sostituiti dal formato Super 8) giudicare il lavoro degli altri soci, creando che si cimentavano a riprendere scene fami- così un valore aggiunto a questa nostra pas- liari, ovvero un tipo di film che si limitava a sione. Tutto ciò può, in un certo senso, spiega- fissare, per mantenerne il ricordo, le scene di re perché alle sue origini il Circolo Cineama- vita domestica, i figli, i parenti, le “grandi” oc- toriale Genovese contava un grande numero casioni, le zone, i viaggi e i momenti di villeg- di soci. Rispetto al passato, oggi in genere la giatura. Con il diffondersi del succitato feno- tendenza all’associazionismo è in declino, meno, a Genova il 16 marzo 1964 fu istituito il prevalendo il valore individuale su quello so- Circolo Cineamatoriale Genovese in cui si riu- Serata di proiezione al Cineclub Fotovideo Genova, ciale. Dobbiamo comunque riconoscere che nivano settimanalmente gli oltre 100 soci per (foto Claudio Serra) oggi i film-makers hanno a disposizione mez- visionare e commentare insieme le loro opere zi e tecnologie avanzate che permettono di che costituivano un salto di qualità rispetto ai migliorare notevolmente l’aspetto tecnico filmini turistici e familiari. Fin da subito il delle loro opere con costi inferiori rispetto alla Circolo entrò a far parte della Federazione pellicola. Per concludere, in base alla mia Nazionale Cineamatori, raggruppante nume- esperienza pluriennale di autore nel settore rosi Cineclub in tutta Italia che partecipavano dei cortometraggi - ribatte Ciampolini – sug- ogni anno al “Fotogramma d’Oro”, un concor- gerirei ai nuovi film-makers di curare con so che, negli anni a seguire, assunse un livello maggiore attenzione la comprensione dei internazionale ed al quale i soci del Circolo propri lavori da parte del loro pubblico.” A partecipavano assiduamente, vincendo ben 13 partire dal 2013 il Cineclub Fotovideo Genova Fotogrammi d’Oro, 9 d’Argento, e 14 di Bron- aderisce alla Federazione Italiana dei Cine- zo. I soci del Circolo Cineamatoriale Genove- club (FEDIC) mentre dall’anno successivo è se, oggi Cineclub Fotovideo Genova, hanno 10 giugno 2017, Concorso La Lanterna, serata finale stato rilanciato il concorso “Trofeo La Lanter- realizzato negli anni centinaia di film, docu- di premiazione a Cristiano Mori produttore del film a na” che si svolge con cadenza annuale, racco- mentando ogni aspetto inedito e curioso della soggetto “Il sarto dei tedeschi” consegna il premio gliendo sempre più consensi di partecipazio- città della Lanterna e della Liguria, tra luoghi Mario Ciampolini (foto Claudio Serra) ni da tutta Italia e dall’estero. Le categorie accettate sono fiction, documentari e film re- alizzati dalle scuole. E’ in effetti un concorso un po’ anomalo rispetto a numerosi altri, nel senso che le proiezioni dei film selezionati, anzichè essere concentrate in pochi giorni, sono effettuate nell’arco di circa tre mesi con cadenza settimanale. La premiazione è previ- sta generalmente nella prima decade di giu- gno. Una particolarità di questo concorso sta nel fatto che alla fine delle proiezioni dei film Alberto Schiaffino alla macchina da presa negli anni programmati in ogni serata, il pubblico può Sessanta (Archivio Cineclub Fotovideo Genova) Due attrici sul set di “Spezzando il silenzio” di Mario votare, per cui è stato istituito altresì un “Pre- Ciampolini (foto Claudio Serra) mio del pubblico”. Dopodichè la serata di pro- scomparsi e volti d’altri tempi. Nell’archivio iezione si conclude con un ampio dibattito sui dell’Associazione, raccolto peraltro in un cata- leve più giovani, che guardano al mezzo cine- film appena visti nel quale è coinvolto il pub- logo disponibile gratuitamente su richiesta, si matografico più come un eventuale sbocco di blico presente in sala. Le attività ed i program- ritrovano anche film documentari di avveni- lavoro che non ad una passione da coltivare a mi del Cineclub sono costantemente aggiorna- menti di cronaca tra cui il naufragio della na- livello non professionale. “A tal proposito - af- ti attraverso il sito www.cineclubgenova.net ve “London Valour”, la tragica alluvione del ferma il Presidente del Cineclub Mario Ciampo- Claudio Serra 1970, la demolizione del quartiere di Piccapietra lini - occorre fare alcune considerazioni che me- per info ripreso alla fine degli anni Cinquanta, la triste glio illustrano la situazione passata e presente [email protected] 73 n. 56 Festival del Cinema Latino Americano di Trieste Dal 18 al 26 novembre quella del Cile, al quale è stata si e’ svolta presso il dedicata la retrospettiva del Teatro Miela di Trie- regista Ignacio Agüero. Que- ste la XXXII edizione sti e’ noto a livello internazio- del Festival del Cine- nale per essere stato tra gli ma Latino America- ideatori di una delle azioni di no. Anche quest’anno comunicazione più innovative si e’ confermata con e rivoluzionarie degli Anni www.cinelatinotrieste.org successo la vocazione ’80: la “Franja del No”. Si tratta del festival di coinvol- della campagna elettorale per modo itinerante con diverse gere pienamente le il plebiscito che nel 1988 dove- sue opere grazie all’interesse Alessandro Radovini istituzioni universi- va confermare o meno la pre- e alle collaborazioni con altri tarie attraverso i suoi sidenza del generale Pino- soggetti culturali del territo- docenti e studenti, avendo la consapevolezza chet. Una campagna che rio. Da menzionare un deciso che il cinema e’ anche possibilità di forma- venne impostata in modo ori- passo in avanti, per la frui- zione ed esperienza culturale per i giovani. ginale, partecipativo e gioio- zione più diffusa e collettiva Gli organizzatori su questo si sono impegna- so. Con il ritornello “La alegría per il pubblico, si è avuto gra- ti dando conferma e valore alle storiche con- ya viene” (Ora è il momento zie al forte impegno per la venzioni con l’Università di Trieste, Padova, dell’allegria”) non si fece riferi- sottotitolazione dei dialoghi Venezia e IUAV, con l’aggiunta quest’anno mento alle miserie e alle atro- da parte di Manuel Draic- anche di una nuova partnership, l’Università cità del regime, ma si aprì una chio. Il passaggio che si e’ di Udine. Il Festival del Cinema Latino Ame- finestra sul futuro possibile, avuto dalla traduzione simul- ricano di Trieste e’ stato fondato e continua esprimendo il desiderio di una tanea in cuffia alla scrittura ad essere diretto da Rodrigo Diaz, che ama vita migliore, illuminata con i sottotitoli, oltre che aver scherzosamente definirsi come “il dittatore dall’arcobaleno che schiaccia- consentito di sentire la lin- del festival”, consapevole del fondamentale va il grigiore della burocrazia gua originale ha permesso lavoro dei suoi diversi collaboratori. Sono militare. I 13 film in concorso una maggiore precisione nel- stati 90 i film di quest’anno, in rappresen- erano tutti inediti in Italia, in le traduzioni. Ancora due so- tanza di Argentina, Brasile, Cile, Cuba, El quanto e’ quasi ferrea la rego- no state le novità da segnala- Salvador, Honduras, Messico, Repubblica la di non presentare opere già re. Una è la nuova sezione Dominicana e Venezuela. Tutti i film sono ri- viste altrove. “ E se una pelli- “Finestra sul presente”, che sultati molto interessanti. In apertura e’ sta- cola è particolarmente inte- ha avuto lo scopo di fare luce to presenrato il documentario “Tango en ressante ma già passata su su quanto accade oggi nel París, recuerdos de Astor Piazzolla” di Rodri- qualche altro schermo lonta- mondo latinoamericano (e go H. Vila dedicato al grande musicista, di no da Trieste? – si potrebbe che riprende nel nome la ma- cui ricorrono i 25 anni dalla sua scomparsa. chiedere qualcuno – . “Se il nifestazione “Finestre. Oltre i Il film è stato realizzato grazie ai materiali film e’ stato proiettato a Tori- confini”, organizzata per diversi d’archivio di casa Pons, che negli anni Set- no, ad esempio? O al Giffo- anni dai circoli FICC - Fede- tanta fu una sorta di ambasciata culturale ar- ni?”. C’e’ sempre un’eccezione razione Italiana dei Circoli gentina a Parigi. “In Argentina si può cam- che conferma la regola, per- del Cinema di Trieste e a cui biare tutto, tranne il tango”, si diceva, ma che’ sarebbero stati davvero il Festival del Cinema Latino Piazzolla con la sua arte musicale e’ riuscito a pochi i triestini ad aver avuto Americano diede un impor- smontare anche questo luogo comune. Un la possibilità di parteciparvi. tante contributo). L’altra no- altro film da menzionare tra i tanti proposti E’ il caso particolare di “Ca- vità è stato il ritorno di una è “Un dia sin mexicanos”di Sergio Arau, che bros de mierda”, di Gonzalo presenza di una giuria FICC, si basa – con un linguaggio esilarante e coin- Justiniano. Non si poteva ri- che appare di buon auspicio volgente – su una semplice ma significativa per la futura collaborazione domanda, perfino provocatoria oggi che si e’ del Festival con la FICC. Un in pieno ottuso trumpismo. Cosa succede- auspicio di collaborazione rebbe agli Stati Uniti d’America se sparissero che si indirizza anche e so- i messicani, così importanti per l’economia e prattutto verso la IFFS-Fede- per la stessa vita nordamericana? Cosa ne sa- razione Internazionale dei Cir- rebbe ad esempio di Los Angeles? Il film scar- coli del Cinema, che proprio nel dina i luoghi comuni di quanti con il presi- “Cabros de mierda” di Gonzalo Justiniano continente latinoamericano è dente Trump rigettano l’immigrazione e particolarmente attiva e sicu- plaudono alla creazione di un muro che divi- nunciare a un film così, per far si che le rego- ramente interessata a partecipare a questo bel da i due paesi. Il Festival del Cinema Latino le venissero rispettate l’opera e’ stata presenta- progetto triestino. Americano di Trieste quest’anno potrebbe ta nella Sezione Ufficiale ma Fuori Concorso. E’ perfino venir simbolicamente rappresentato bene ricordare che il film di Gonzalo è stato in- solo da questo film, in quanto per sua natura fatti presentato alla ultima recente Festa del Alessandro Radovini condanna e aborre i ‘muri’. Didatti la funzio- Cinema di Roma riscuotendo un grande suc- ne del festival è stata sempre quella di voler cesso di pubblico. Un impegno del Festival è essere un ponte tra la cultura e i popoli del stato anche quello di diffondere la nuova filmo- continente latinoamericano, tra questi e l’I- grafia latino americana. Al contrario di altre Vigile del fuoco, si dedica nel tempo libero all’associazio- talia. E se il direttore scherzosamente si è de- manifestazioni, che rimangono chiuse con le nismo. Fondatore del Circolo Lumière di Trieste, dirigen- finito ‘dittatore’, sugli schermi del Festival loro date e negli stessi luoghi, questo Festival te della FICC. E’ attivo nell’ARCI e nei circoli culturali sono scorse le immagini della dittatura vera: ha avuto la possibilita’ di essere replicato in sloveni del Friuli Venezia Giulia. 74 [email protected] Convegno Un futuro senza cinema? Nuove idee per rilanciare le sale cinematografiche Organizzato dal "Comitato per la riapertura del cinema Galaxy", 17 novembre, Biblioteca Basaglia, Roma Fare rete per trovare alle sale di proiezione si aggiungono il assieme soluzioni al caffè letterario, la Biblioteca dello problema delle sale ci- Spettacolo e altri servizi socio-cultura- nematografiche che li. A ciò andrebbero aggiunte forme di chiudono, a Roma co- sostegno rivolte allo spettatore, come me in altre città. E' quegli abbonamenti mensili che, con questa l'idea che ha una modica spesa, consentono in Stefano Macera ispirato il Convegno Un futuro senza cine- ma?, organizzato dal Comitato per la Riapertu- ra del Cinema Galaxy e svoltosi il 17 novembre presso la biblioteca Franco Basaglia, a Prima- valle. All'evento è accorso un pubblico nume- roso e attento, solo in piccola parte composto da addetti ai lavori. In sede di apertura, Rena- to Rizzo, uno degli organizzatori, ha sottoli- neato la necessità di realizzare una mappatu- ra nazionale dei cinema non più attivi. Una ricognizione utile a leggere più in profondità il fenomeno, nonché a mettere meglio a fuoco la effettiva distribuzione dei luoghi d'intratte- nimento e di cultura nel paese. D'altra parte, avere un quadro preciso della situazione può aiutare a calibrare meglio gli interventi per arginare una tendenza che non può essere ac- cettata come un “dato di natura”. Tra questi, a Mario Balsamo, cineasta e docente Centro detta di Daniela Maurizi, un'altra esponente Sperimentale di Cinematografia di Palermo del Comitato, vi possono essere l'alleggeri- mento dell'iter burocratico da affrontare e forme di defiscalizzazione per chi vuole- ri strutturare una sala. Ma quello che si ha di fronte è un cambiamento di natura epocale, con risvolti antropologici e culturali, Lo ha sottolineato Ugo G. Caruso, storico dello spet- tacolo, facendo riferimento a quelle genera- zioni che hanno un rapporto sempre meno frequente con la sala buia. E ribadendo che la difesa delle forme classiche di fruizione dell'audiovisivo non è passatismo né cedi- Umberto Carretti, Sic- CGIL Area produzione culturale, mento a un vena nostalgica. I cinema sono dei Cinema e audiovisivi (le foto dei relatori sono di presidi di cultura, la cui presenza – affiancata Renato Rizzo e Daniela Maurizi membri del comitato Michael Wernli) a quella di altri servizi – è essenziale per l'au- per la riapertura del cinema Galaxy a sostegno della riattivazione delle sale cine- tonomia dei singoli quartieri, dunque anche matografiche chiuse o dismesse. Ritenendo le per connotare in senso policentrico una città. risorse economiche messe a disposizione - Che le trasformazioni in corso siano di natura 120 milioni suddivisi tra gli anni che vanno profonda, è indubbio anche per Ugo Baistroc- del 2017 al 2021 - inadeguate all'entità del fe- chi, intervenuto per Diari di Cineclub. Ma nomeno, egli ha comunque segnalato che non è detto che le sale debbano per forza veni- nell'assegnazione dei fondi vi sono alcune pri- re meno, il punto è invece se esse riescono a orità, ad esempio riguardanti le sale storiche trovare la sintonia con i mutamenti in corso o comunque esistenti prima del 1980 (il Gala- anche nel tessuto sociale. Per dire, la società xy può rientrare nella seconda tipologia). Su italiana è sempre più multietnica, però sono un piano diverso è intervenuto il regista Ma- ancora pochi i cinema che ne tengono conto, rio Balsamo, che attraverso il resoconto delle Ugo Baistrocchi rappresentante lavoratori MiBACT - proiettando film per le comunità di immigrati vicende promozionali e distributive del suo DGC e redattore Diari di Cineclub con Daniela Maurizi presenti nel territorio. Inoltre, per fidelizzare documentario Mia madre fa l'attrice (2016), ha un pubblico in un contesto nuovo, che sem- Francia l'accesso a qualsiasi sala appartenente evidenziato le difficoltà attualmente incon- brerebbe fatto apposta per favorire la visione a determinati circuiti. Tornando al caso italia- trate dal cinema italiano di qualità, che rag- casalinga degli film, occorre ripensare le sale no, Baistrocchi ha poi spiegato le modalità giunge un numero di spettatori sempre più cinematografiche, rendendole polifunzionali, con cui la legge 220 del 2016, recante “Discipli- esiguo. Per far circolare la sua opera, egli ha sul modello, vincente, dell'Anteo di Milano, dove na del Cinema e dell'Audiovisivo”, interviene segue a pag. successiva 75 n. 56

segue da pag. precedente si adopera per favorire una ri- affiancato alla distribuzione “ufficiale” della nascita dei cinema, soprattutto BIN, quella più “informale” della Rete degli se vengono presi in consegna Spettatori, che ha portato il film nei piccoli da cittadini organizzati in co- centri. L'incasso è stato modesto, però para- mitati e associazioni. In questo dossalmente, quando il film è stato mandato caso, ai fini della ristruttura- da Rai Uno (in seconda serata, lo scorso ago- zione dei locali, possono essere sto), ha avuto buoni ascolti: forse l'articolata forniti gratuitamente dei pro- strategia che ha cercato di prolungarne la vita getti, elaborati da giovani ar- nelle sale gli ha creato attorno una visibilità chitetti, per i quali questo sfor- che ha finito per riflettersi positivamente sul zo creativo è un passaggio utile passaggio televisivo. Umberto Carretti, coor- all'inserimento professionale, che dinatore politico Slc-Cgil Area Produzione in Italia non avviene automatica- Culturale – Cinema audiovisi, è tornato sulla mente dopo il conseguimento legge 220 del 2016, manifestando un'opinione della laurea. Anche nell'interven- Il pubblico (foto di Silvia Ascani) più positiva di quella espressa da Baistrocchi. to di Valerio, uno dei Ragazzi del Il sindacato è stato ascoltato nella stesura dei Cinema America, si è approfondito il rapporto tra versi amara, perché le istituzioni hanno fatto Decreti Attuativi di quel provvedimento, otte- il luogo fisico in cui si proiettano i film e il territo- morire una realtà culturalmente vivace. Ma nendo che i produttori che non pagano rego- rio circostante. Precisando che una battaglia nello stesso tempo ha confermato che creare larmente i lavoratori vengano tagliati fuori come quella che si sta svolgendo a Primavalle nuovi spettatori è possibile: il Nuovo Cinema dai finanziamenti. In generale, l'elemento che Aquila è giunto a ricavare il 40% dei suoi in- spinge a una valutazione relativamente favo- cassi dalla proiezione di documentari! Proba- revole è che il sostegno alla produzione stabi- bilmente, alla base di questo buon risultato vi lito dal legislatore potrebbe ridurre il fenome- è la soddisfazione di un bisogno condiviso da no della delocalizzazione, cioè dello spostamento molti ma in genere trascurato da produttori e all'estero (spesso nei paesi balcanici) della rea- distributori: quello di godere – attraverso il ci- lizzazione dei film, con possibili effettivi posi- nema – di una lente di ingrandimento su un tivi sul piano occupazionale. In merito al fu- mondo complesso e in continuo mutamento. turo delle sale, anche Carretti non è sembrato Quel che è certo è che questa esperienza con- catastrofista: sono in preparazione sperimen- ferma l'assunto da cui è partito l'avvocato Leo- tazioni che potrebbero far tornare al cinema poldo Lombardi, già Vicepresidente di Con- molti spettatori. Ad esempio, Netflix vuole findustria Cultura Italia. Ossia che non è vero portare in sala la serie televisiva Suburra, con che la qualità e il discorso autoriale siano ge- una scelta quasi inedita, se si considera che La Abitante del quartiere con striscione per la riapertura neticamente in antitesi con le ragioni del meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, che del cinema Galaxy mercato. E' invece indubbio che un'industria fece peraltro il percorso inverso, può esser cinematografica forte deve contemplare una considerato un precedente sino a un certo per il Galaxy può risultare vincente o, comun- grande varietà di proposte culturali ed espres- punto, vista la minor durata. Chissà, forse que, smuovere le acque, se parte dalla valoriz- sive. E che la cancellazione delle diversità, così questi tentativi andranno a buon fine, ma è zazione della storia locale. Ossia, se coinvolge come dei piccoli distributori o esercenti, se stato impressionante analizzare assieme a la cittadinanza in una narrazione collettiva di può arrecare immediati vantaggi a qualche Sandro Guarnacci, di Primavalle in rete, una ciò che quella sala ha rappresentato nel corso soggetto imprenditoriale più grande, alla lun- piantina del quartiere con l'indicazione delle del tempo. A questo sforzo, se ne deve aggiun- ga sfibra l'economia dello spettacolo nel suo sale chiuse nel corso dei decenni, A prescinde- gere idealmente un altro, richiamato nel suo complesso, perché la fa poggiare su fonda- re dalla qualità dei film programmati, questi intervento da Claudio Storani, della Rete de- menta d'argilla. Insomma, la discussione è ri- luoghi hanno svolto per lungo tempo un ruolo gli Spettatori, da anni impegnata – attraverso sultata ricca di indicazioni per il Comitato e rilevante sul piano delle relazioni sociali: la vi- il rapporto con 250 sale – nella proiezione del per chiunque, in Italia, intenda porre un argi- sione d'un film, che fosse un peplum o uno cinema italiano di qualità. Il punto è che oc- ne all'attuale morìa di sale cinematografiche. spaghetti-western, negli anni '60 e '70 in par- corre adoperarsi per creare nuovi spettatori: il Per questo le conclusioni, affidate allo scri- ticolare era un evento condiviso, perché al ci- che rimanda al fatto che per gestire un cine- vente, sono state sostanzialmente ottimisti- nema ci si andava perlopiù in gruppo. Un con- ma ci vogliono precise competenze, tali da che. Certo, il ceto imprenditoriale nostrano è testo diverso dall'attuale, che peraltro portare a elaborare una precisa linea culturale complessivamente più miope di quello di altri rimanda pure ad altri tratti specifici di Prima- e da porre su basi solide l'eventuale sintesi tra grandi paesi europei, così come da noi manca valle, messi in luce da Flavio Mangione, Presi- istanze autoriali e gusto per il cinema popola- una seria attività di indirizzo nei settori cul- dente dell'Ordine degli Architetti di Roma e re. Di più, in un'ottica siffatta è necessario an- turali e dello spettacolo da parte degli Esecuti- provincia. Questo insediamento popolare na- che ripensare rapporti come quelli con le vi e dei legislatori. Ma questi svantaggi posso- sce negli anni '30 del secolo scorso: è vero che scuole, che di solito di risolvono in matinée in no essere trasformati in un'occasione per i suoi primi abitanti subiscono un trasferi- cui si proiettano film scelti dai soli docenti in riattivare dei processi dal basso, per giunta mento coatto dall'area dei Borghi in prossimi- base al loro “valore pedagogico” e subiti da ra- rafforzati dal sostegno di una rete di saperi e tà di San Pietro, ma la sua realizzazione ri- gazzi normalmente poco interessati. Il rap- di esperienze come quella che s'è espressa nel manda all'idea di una città disegnata, con la porto con le istituzioni della formazione, deve Convegno. E' infatti essenziale che non ci si chiesa, le piazze, gli spazi ben definiti tra un invece vedere gli studenti come co-protagoni- attesti sul solo piano della denuncia, ma che si edificio e l'altro. Tutti elementi che concorro- sti, capaci di dire la loro sulla programmazio- approdi alla capacità di fare proposte concre- no a delineare un territorio pensato per una ne e, di conseguenza, di aprire discussioni li- te. In quest'ottica, il Comitato ha tra i suoi comunità e non per individui o nuclei familia- bere sulle opere visionate. In fondo alcune obiettivi l'approvazione di una Delibera Co- ri isolati. La perdita di luoghi come il Galaxy indicazioni concrete in questa direzione sono munale che, partendo dal mantenimento del può contribuire a disgregare questa rete di venute dall'esperienza del Nuovo Cinema vincolo di destinazione d'uso, sviluppi una se- rapporti sociali, uniformando il quartiere a Aquila, di proprietà comunale. L'ex Direttore rie di misure in favore della riattivazione delle periferie più anonime e depresse. Muovendo da Artistico per il settore documentari, Massimo sale cinematografiche chiuse o dismesse. simili considerazioni, l'Ordine degli Architetti Vattani ha raccontato una vicenda per molti Stefano Macera 76 [email protected] Kim Bong – Han: giovane regista coreano premiato al Festival di Mosca dalla nostra inviata a Mosca, l’attrice Irene Muscarà

Alla 39.ma edizione del Festival Interna- zionale del Cinema di Mosca svoltasi alla fi- ne del Giugno scorso, tra le tante interes- santi proposte è stato presentato in concor- so il film del regista sud-coreano Kim Bong- Han, intitolato Irene Muscarà Una persona comune. Il giovane regista core- ano si trovava gia all’aeroporto Sheremetyevo per rientrare in patria, quando gli è giunta la notizia di rientrare subito a Mosca perché la giuria internazionale presieduta da Nikita Mikhalkov aveva deciso di dargli un ricono- scimento. La suspence ha regnato fino alla -fi ne della cerimonia conclusiva, quando alla fine si è scoperto che del film era stato pre- miato l’attore protagonista Son Hyun - Ju per via della sua formidabile interpretazio- “Una persona qualunque” Ordinary person (2017) di Kim Bong-Han ne. Possiamo dire che si tratta di un interes- sante film d’azione, unnoir che ha il coraggio racconta il regista -, e viste le caratteristiche di indagare sulle logiche oscure del potere del film, una delle cose più difficili e compli- del suo paese e sulle contraddizioni e ferite cate è stato quello di trovare degli attori che di una storia nazionale del non tutto cica- fossero in grado di interpretare personaggi trizzate. Il protagonista principale del film è così complessi”. Ma il giovane regista corea- un commissario della polizia, un onesto la- no ci ha svelato ancora altri elementi impor- voratore dello Stato che si trova dopo un ri- tanti per la lettura complessiva di ciò che il catto di fronte ad una drammatica scelta: pubblico e la giuria del festival hanno ap- condannare e giustiziare un uomo innocen- prezzato: “il film è ispirato – egli ci dice - a te o andare fino in fondo alla sua indagine, fatti realmente accaduti. Siamo dentro ad al- dire la verità che lui solo ha scoperto, rinun- cune vicende della Corea del Sud capitate ne- ciando al denaro e ai tanti “privilegi” che gli gli anni ’80, quando il paese era dominato da erano stati proposti. Tra questi perfino la una cricca militare, che riguardano l’uso del possibilità di poter curare i propri familiari potere e dei suoi effetti infernali.”. E aggiun- con gravi problemi di salute. Attraverso la la- ge: “Penso che il pubblico coreano stia ap- cerazione della coscienza e il dramma del prezzando molto questo film proprio perché protagonista del film, Kim Bong- Han ha vo- avverte come vicini e reali i fatti che vengono luto rappresentare in modo coraggioso raccontati. Io non credo sia possibile vivere aspetti che riguardano la società coreana e in un mondo senza corruzione e compro- non solo, oggi ancora in lotta contro un pas- messi, ma credo anche che non sia impossi- sato mai superato e per una democrazia e li- bile combattere in questo mondo e reagire a bertà piene ancora da venire. Per la sua sto- tutto questo. E’ per questo che faccio il regi- ria che prende spunto da uno stupro e sta e giro questo genere di film”. Gli chiedo dall’assassinio di una giovane ragazza, il film ancora se ha altri lavori in programma. Fa un ha la classica connotazione del dramma e respiro profondo e afferma: “Nel mio prossi- perfino della tragedia. Ma nello stesso tempo mo film, una commedia, vorrei raccontare il regista Kim Bong- Han riesce attraverso questa volta dell’amicizia tra due personag- sprazzi di leggera ironia a far respirare lo La nostra inviata Irene Muscarà e il regista Kim Bong gi, uno dei quali è un detective“. E continua: spettatore e a distoglierlo da quella pesante – Han “Vedi, il cinema è vero che non può cambiare tensione che lo tiene incollato alla poltrona il mondo, ma io penso che possa aiutare a del cinema. L’inizio del film è perfino esila- Attraverso il personaggio dell’amico giorna- cambiare gli spettatori, forse pochi, ma rante e comico, quando il nostro protagoni- lista, uomo buono e incorrompibile, non solo ognuno di essi può a sua volta cambiare la vi- sta commissario di polizia cerca di acciuffa- si dipana una storia di difficile soluzione ma ta di chi gli sta a fianco.” Auguriamo a Kim di re un abile ladruncolo senza riuscirvi. A dare si svela perfino la corruzione della stessa poter realizzare i suoi progetti futuri, spe- manforte al nostro commissario, si ritrova stampa, supina e complice a fare il gioco del rando di poter ancora sorridere e riflettere un altro personaggio importante che apre il potere. Storia coinvolgente e intrigante con le storie e i personaggi dei suoi prossimi sipario ad un altro tema delicato della storia quella di Kim Bong- Han, di cui ha voluto film. che riguarda la società in generale, quello del raccontarci le origini e la trama del film: “Ci rapporto tra comunicazione e democrazia. sono voluti quasi dieci anni per girarlo – ci Irene Muscarà 77 n. 56

YouTube Party #34 Females Ruined Gaming For Those Who Don’t Have Sex Visualizzazioni - 220’345 (link) La trama – Il critico vi- incel interiorizzano il dogma che la loro missio- troviamo ricchi “repressi dalla brutalità dittato- deoludico indipenden- ne su questa vita sia colmare di commenti simili riale dello stato” (altrimenti nota come “tasse”), te Jim Sterling, un ma- a quelli sopra elencati ogni clip su YouTube ri- uomini repressi dalla cinica crudeltà della don- estro della professione, guardante i videogame. Di norma, gli esseri na non disponibile, bianchi repressi dall’infinita di tanto in tanto ama umani li ignorano, ritenendo (molto spesso a ra- ondata di signori dalla pelle diversa (orda che, mettere alla berlina i gione) che si tratti, in realtà, di undicenni invi- calcolatrice alla mano, costituisce a malapena lo commentatori dei suoi periti. Talvolta, però, ci sono prove documentali, 0,1% della popolazione italiana). La posizione è video che esprimono oserei dire scientifiche, che tra gli incel esista sempre ipocritamente difensiva – ergo, giustifi- Massimo Spiga gli atteggiamenti più anche qualche adulto; dopotutto, l’età mediana cata a livello morale –, mentre l’orrore subito è in tossici. Per farlo, si ve- del gamer è arrivata ormai a 31 anni. Sugli incel larga parte immaginario: è però sufficiente a da- ste da aristocratico settecentesco e legge i loro e sulle loro tesi non c’è nulla da dire, se non che il re licenza alla presunta vittima di fare qualsiasi commenti, senza ulteriore esegesi o ragiona- pensiero vola, nostalgico, ai campi di rieduca- cosa in nome della “causa”. Si è conservata la mento. Com’è ovvio, la scelta del costume è atta zione della Cina maoista. Tuttavia, questi ameni struttura comunicativa dei movimenti sociali a simulare l’alta indignazione dei suoi bersagli. gentiluomini possono essere usati ad esempio collettivi e li si è fondati su una frustrazione in- Ecco la riproposizione dei commenti recitati, di per illustrare una dinamica profondamente ra- dividuale (impolitica per definizione): anche per cui mi sono sentito in dovere di correggere al- dicata nella cultura contemporanea, ovvero co- questo, la maggior parte di questi torrenti di meno la disastrata grammatica e ortografia: «Da- me il vittimismo si sia profondamente amalga- rancore sono del tutto interclassisti. Inoltre, re i diritti alle femminoidi è stato un terribile sba- mato alla “scomparsa dei fatti” postmoderna. Se questo vittimismo aggressivo calza a pennello glio», «Dare alle femmine l’accesso per chiunque: qualsiasi caratte- ai videogiochi è stato il più gran- ristica personale – divorziata, lo de errore dell’umanità», «Abbia- ripeto, da un’effettiva oppressio- mo spazio solo dove siamo liberi ne collettiva e sociale – potrebbe dalle donne», «I videogiochi fan- essere sufficiente per farti entra- no schifo perché sono fatti per re in una minoranza personaliz- gente normale e giocatori “frivo- zata e darti il permesso di urlare li”, comprese le femmine», «I vi- in faccia a chi non “rispetta i tuoi deogame oramai sono progettati diritti”. Dopotutto, questi piccoli per femminoidi e finocchi, ecco Dottor Livore, i quali portano la perché imitano il cinema e hanno loro frustrazione individuale co- protagonisti femmine», «Tre me una bandiera, oramai deci- quarti delle donne che trovo nel dono le elezioni. multiplayer di CS:GO le stendo a Il pubblico – C’è da sospettare che pecorina», «Giochi come Unchar- gli spettatori di Sterling siano ted e The Last of Us sono la prova tutti dei pettinati gentiluomini e che i videogame sono fatti per donne e Norman- in passato abbiamo avuto minoranze organiz- gentildonne, perché tra i cinquemila e quattro- ni [nota del traduttore: intendeva “normies”, ovvero zate, le quali hanno fatto il possibile per diffon- cento commenti, non ne abbiamo uno (1) che osi giocatori comuni]». Se leggere questi commenti fa dere informazioni sugli orrori a cui erano sotto- riproporre spazzatura sessista; chi conosce il te- perdere fede nell’umanità, notare la marea di re- poste e per rivendicare i loro diritti, nell’attuale nore medio di un video YouTube con così tante azioni positive al video di Sterling può servire a panorama ci troviamo innanzi a una diffusione visualizzazioni sa bene che è un accadimento ristorarla. orizzontale della stessa dinamica, però privata quasi impossibile. Sterling trionfa perché non L’esegesi – Nel mare magnum della cultura con- di alcun reale contesto fattuale (ovvero, siamo sceglie di etichettare gli “incel” con epiteti per lo- temporanea, possiamo trovare il concetto di “in- sommersi di rivendicazioni e settarismo, senza ro privi di significato e non fa loro un pistolotto cel” (celibe involontario). Questa categoria so- alcun orrore storico o reale problema sociale a morale: li umilia. Spesso ci dimentichiamo co- ciale si auto-definisce tale con orgoglio ed è stimolarli). In sintesi, anche in questo caso, ciò me, per comunicare con strane persone dalle convinta di essere stata costretta alla castità da che prima era sociale è divenuto individuale, strane culture, sia necessario parlare la loro lin- una maligna cospirazione di donne (usual- tramutandosi da pane in veleno. Così, in uno gua. mente, da loro chiamate “femmine”). Molti sventolare identitario di bandiere e slogan, Massimo Spiga La FIC Federazione Italiana Cineforum elegge il nuovo Comitato Centrale

Qui il nuovo organigramma della FIC che condurrà l’Associazione Nazionale di Cultura Cinematografica per il prossimo triennio 2018-2020, (il conferimento delle cariche è avvenuto nella riunione di sabato 18 novembre). Diari di Cineclub augura alla nuova presidenza e a tutti i membri del Comitato Centrale i migliori auspici di buon lavoro e conferma la collaborazione per la continuità e sviluppo della funzione for- mativa del pubblico nel sistema democratico del nostro paese:

Consiglio di Presidenza Membri del Consiglio Direttivo TASSI Fabrizio SIGNORELLI Angelo (Presidente e Teso- BOZZA Gianluigi ZADRA Matteo riere) ZANINETTI Enrico, BOFFELLI FORNARA Bruno Membri dei Collegi (Sindaci Probiviri e Revi- Chiara (Vicepresidenti) VINCENZI Danie- GREGA Sergio sori dei Conti) FREZZA Alessandro TUR- la (Segretario) ZAMPOGNA Sergio (Presi- PEDRETTI Alessandro CHI Tonino PUGLISI Giuseppe (supplen- dente per il Collegio dei Revisori dei Conti) PICCARDI Adriano te) MARCHIORI Roberto CATOZZO Dario (Presidente per il Colle- PIGATO Walter ROSSI Leo LOFFREDA Pierpaolo (sup- gio dei Sindaci Probiviri) ROSSI Barbara plente) SCARPELLI Claudio (supplente) 78 [email protected]

E’ uscito Cineforum 558 Sommario editoriale Dove non ho mai abitato di Paolo Cartoline da Savannah Franchi p. 27 Adriano Piccardi Valentina Alfonsi C’è un luogo, una città, che oscilla indeciso tra Koudelka fotografa la Terra Santa di l’immagine scintillante che ama avere di sé, Gilad Baram p. 30 esibendola sfacciatamente a chi la guarda da Edoardo Zaccagnini fuori, e la materia oscura che la sostanzia. L’equilibrio di Vincenzo Marra p. 33 Una città a prima vista tollerante nei confron- Giampiero Frasca ti di usi e costumi, di stili di vita diversi, ma L’intrusa di Leonardo Di Costanzo p. anche dedita allo sport preferito e rischioso 36 del pettegolezzo. Il potere vi è riconosciuto e Nicola Rossello adorato, e chi lo detiene può danzare perico- Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli p. losamente senza rete tra l’ammirazione e la 39 gelosia dei suoi cortigiani, entrambe sincere. Andrea Chimento, Elisa Baldini, Gia- Una città che distribuisce i suoi riti sociali tra como Calzoni, Giancarlo Mancini giorno e notte, mescolando gli intrighi con le Gatta Cenerentola — Il contagio — effusioni più plateali, i gesti quotidiani con la L’incredibile vita di Norman — L’uo- sospensione dell’incredulità, il reale con il mo di neve p. 42 surreale. C’è, in questo luogo, un individuo book che emana luce, una star, un parvenu al cul- Very Nice, Very Nice — Il cinema di mine della sua popolarità e del suo potere. Si Arthur Lipsett p. 47 ritiene onnipotente e in qualche modo lo è: Margerita Malerba, Gianluca Pulsoni venerato per la sua ricchezza e per la munifi- (a cura di) cenza con cui concede il suo regno all’altrui Il cinema di Arthur Lipsett p. 48 fame di divertimento. Il suo potere è tanto da Amelia Does permettergli di (anzi, da spingerlo a) sfidare Gli anni di Arthur Lipsett al National anche la legge di gravità del perbenismo, della volto e il corpo di Kevin Spacey. Questa vicen- Film Board of Canada p. 49 quale sembra avere addirittura il controllo e la da che passo dopo passo arriva obliquamente Margherita Malerba possibilità di piegarla senza difficoltà ad ogni ma inequivocabilmente a dirci qualcosa su Strange Codes p. 61 suo desiderio. Fino a quando un “incidente” certi effetti nefasti della curiosità e delle percorsi rimette tutto in discussione. C’è la stampa: un aspettative morbose ad essa legate è stata nar- Stefano Usardi giornalista che vorrebbe fare il giornalista, ma rata vent’anni fa da Clint Eastwood in un film L’avventura, La notte, L’eclisse. L’Immagine ha finito per legarsi troppo all’uomo onnipo- – stravagante, spiazzante, inaspettatamente “aperta” della trilogia di Michelangelo Anto- tente. E a questo luogo dal fascino bizzarro. profetico – dal titolo Mezzanotte nel giardino del nioni p. 66 Scoprirà che la deontologia professionale non bene e del male. Tullio Masoni sempre può permettergli di districarsi tra i primopiano Un signore di provincia. Blow-Up (poi Zabri- misteri più paurosi e i colpi di scena più ridi- Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve p. 04 skie Point) p. 72 coli. Venuto da lontano per ripartire dopo due Anton Giulio Mancino Simone Soranna giorni, resterà qui e metterà aeree radici. La Sognando altre pecore elettriche p. 06 Paura di scommettere. Cars 3 di Brian Fee e salvezza arriva a volte seguendo vie tortuose… Bruno Fornara Cattivissimo Me 3 di Kyle Balda, Pierre Coffin Ci sono quadri che ne nascondono altri, cani Genitum, non factum p. 09 ed Eric Guillon p. 74 fantasma e mosconi al guinzaglio; c’è una sa- Pier Maria Bocchi Sergio Arecco cerdotessa dell’occulto che celebra la coabita- Dialogo disimpegnato fra due amici al bar p. Corti à la carte #3. Quando l’occhio trema — zione proficua dei vivi e dei morti; ci sono spi- 11 Glitterbug — Mirrored Mind — Bad Burns p. riti vendicativi capaci di trasformare una i film 78 miserevole agonia in un’epifania cinemato- Chiara Borroni festival grafica. C’è la ricerca della verità che sfuma in 120 battiti al minuto di Robin Campillo p. 15 Carlotta Po un irridente ma non troppo «Vecchio mio, la Mariangela Sansone Sicilia Queer Filmfest. Viaggio eterno verso verità, come l’arte, è nell’occhio di chi guarda. L’inganno di Sofia Coppola p. 18 una terra promessa p. 87 Tu credi a quello che vuoi e io credo a quello Simone Emiliani Paola Brunetta che so».Quel luogo che potrebbe chiamarsi Ammore e malavita dei Manetti Bros. p. 21 Sole Luna Doc Film Festival 2017 p. 89 Hollywood si chiama Savannah. Quel nouveau Claudio Gaetani le lune del cinema riche onnipotente, omosessuale dissoluto, fra- Madre! di Darren Aronofsky p. 24 a cura di Nuccio Lodato p. 92 gile libertino si chiama Jim Williams e ha il Roberto Chiesi 79 n. 56

Omaggio Una donna e una canaglia (1973) di Claude Lelouch

L’intellettuale e amante italiano (Silvano Tranquilli) a Simon (Lino Ventura) davanti a Françoise (Françoise Fabian) durante una cena

Ma Lei non legge le critiche? No. Allora, come fa Lei per scegliere un film? Come scelgo una donna: correndo dei rischi.

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