RISERVA NATURALE REGIONALE

“Lago di

PIANO DELL’AREA NATURALE PROTETTA PROCEDIMENTO DI V.A.S. ( art. 26 della L.R. 29/1997 ) RAPPORTO AMBIENTALE ( art. 13 del D. Lgs. n 4/2008 )

SINDACO: RUP Dr. Adamo Pantano Geom. Gabriele Di Passio

GRUPPO DI LAVORO: UFFICIO DI PIANO: Arch. Luigi Ferri (Coordinatore, Progettista) AREA AMMINISTRATIVA Arch. Cinzia Bellone (Progettista) Dr.ssa Maria Concetta Carbone Agr. Dott. Emiliano Agrillo (Naturalista) Rag. Raffaele Farina Rag. Pasqualina Lecce Ing. Antonio Mele (Collaboratore) AREA TECNICA Geom. Salvatore Di Carlo Geom. Antonio Lecce

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SOMMARIO

1 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO E PROCEDURA V.A.S...... 6 1.1 Normativa di riferimento alla VAS ...... 6 1.2 Avvio della procedura ...... 7 Consultazione preliminare (Rapporto preliminare) ...... 7 Redazione del Rapporto Ambientale ...... 8 Pubblicità e Consultazioni ...... 8 Valutazione del Rapporto Ambientale ed esiti delle Consultazioni. Parere motivato...... 8 Rapporto tra il Piano della Riserva Naturale e la Valutazione di Incidenza nei Siti della Rete Natura 2000 ...... 9 1.3 Descrizione della fase di Screening e Scoping ...... 9 Soggetti coinvolti nel processo di V.A.S...... 9 Osservazioni pervenute e riferimenti di valutazione ...... 11

2 RAPPORTO AMBIENTALE ...... 34 2.1 Inquadramento normativo-programmatico del Piano della Riserva Naturale ...... 34 Il Contesto programmatico di riferimento. Il disegno delle interrelazioni istituzionali e territoriali ...... 34 Cenni sulla legislazione nazionale e regionale in materia di aree naturali protette ...... 34 L’istituzione della Riserva ...... 39 Il rapporto con il Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Lago di Posta Fibreno (SIC/ZPS IT6050015) ...... 39 Il rapporto con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) ...... 40 Il rapporto con il Piano Territoriale Regionale Generale ...... 43 Il rapporto con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ...... 45 Il rapporto con il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) ...... 47 Il rapporto con il Piano di Gestione Acque ...... 48 Il rapporto con il Piano di Tutela delle Acque Regionali (PTAR) ...... 48 Il rapporto con il Piano Forestale Regionale ...... 49 Il rapporto con il Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e Lotta Attiva contro gli Incendi Boschivi ...... 50 2

Il rapporto con il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria ...... 50 Il rapporto con il Piano Energetico Regionale ...... 51 Il rapporto con il Piano Gestione Rifiuti della Regione ...... 52 Il rapporto con il Piano turistico triennale della Regione Lazio 2011-2013 ...... 54 La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”: tessera di un sistema territoriale complesso ...... 54 Interrelazioni con le altre aree naturali protette provinciali ...... 55 2.2 Alcuni cenni di conoscenza storico-culturale ...... 56 Il sistema infrastrutturale ...... 56 Lo sviluppo dell’insediamento...... 58 I Beni architettonici e di importanza storica (emergenze architettoniche) ...... 59 Il turismo ...... 61 Le attività agricole ...... 63 2.3 Analisi Naturalistica ...... 64 La Geomorfologia ...... 64 La Geologia e l’Idrogeologia ...... 65 Regime del Fiume Fibreno e livelli idrometrici del lago ...... 67 Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno ...... 72 La Vegetazione ...... 78 La Fauna ...... 81

3 LINEE STRATEGICHE: LE POSSIBILI AZIONI DI PIANO, PROGETTUALI E NORMATIVE ...... 87 3.1 La gestione della riserva: obiettivi generali, obiettivi specifici ed azioni ...... 87 Obiettivi di protezione generali...... 88 Obiettivi di protezione specifici ...... 89 3.2 Analisi delle principali criticità...... 95 Fauna 95 Habitat e vegetazione ...... 98 Risorse idriche ...... 99 3.3 Attività di Partecipazione nelle fasi di Piano ...... 100 3.4 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano ...... 102

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4 VERIFICA DI COERENZA ...... 105 4.1 Verifica di Coerenza Interna/Esterna rispetto ad altri Piani e/o Programmi e/o Normative Ambientali e di Sostenibilità ...... 106

5 CONCLUSIONI: LA VALUTAZIONE ...... 114 5.1 Valutazione degli effetti di piano ...... 114 5.2 Valutazione delle alternative di Piano ...... 114 5.3 Indicazioni preliminari per il Monitoraggio Ambientale ...... 115 Attività di monitoraggio ...... 116

ALLEGATI: ELABORATI CARTOGRAFICI ...... 119 ELENCO ELABORATI ...... 119

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PREMESSA

Scopo del RPA è quello di fornire un primo quadro indicativo delle possibili implicazioni di carattere ambientale conseguenti all’attuazione del Piano della Riserva Naturale. Sulla base di tale quadro, nella fase di consultazione preliminare, effettuata tra l’amministrazione, l’autorità competente e gli altri soggetti competenti in materia ambientale, saranno definiti la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale; documento, quest’ultimo, che avrà il compito di raccogliere tutti gli elementi di conoscenza e valutazione al fine di permettere, a conclusione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica, la pronuncia di sostenibilità ambientale o meno delle scelte operate nel nuovo strumento di pianificazione urbanistica.

Per gli scopi sopra accennati il Rapporto Preliminare anticipa i seguenti aspetti:  Il quadro normativo di riferimento per la Valutazione Ambientale Strategica;  La descrizione delle fasi previste dalla procedura e una prima proposta di elenco di soggetti da coinvolgere nella fase di consultazione preliminare;  Il quadro della pianificazione e della programmazione sovraordinata all’attività di pianificazione oggetto di VAS;  La definizione dell’ambito di territorio potenzialmente interessato dagli effetti ambientali e territoriali determinati dal Piano;  Gli esiti dell’analisi conoscitiva volta a caratterizzare le aree oggetto di pianificazione in termini di qualità, criticità presenti e sensibilità alle trasformazioni;  La descrizione sintetica delle scelte di Piano al fine di individuarne le azioni significative dal punto di vista ambientale ed i principali fattori di pressione;  La precisazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale di riferimento alla valutazione degli impatti e derivanti dalla normativa e dagli strumenti di pianificazione e di programmazione sovraordinati al Piano;  La definizione dei potenziali impatti significativi riconducibili all’attuazione del Piano;  L’elenco provvisorio (che sarà verificato ed eventualmente integrato con il contributo dell’autorità competente) dei soggetti competenti in materia da coinvolgere nelle consultazioni;  Un indice di massima di quello che sarà il Rapporto Ambientale, quale proposta operativa che sarà verificata ed eventualmente integrata nel corso delle consultazioni preliminari.

Il presente RAPPORTO PRELIMINARE AMBIENTALE si basa sulle indicazioni (di analisi e di valutazione) nonché sulle linee strategiche del PIANO DELL’AREA NATURALE PROTETTA contenute nel DOCUMENTO PRELIMINARE Il presente RAPPORTO PRELIMINARE AMBIENTALE è stato aggiornato successivamente ai contributi pervenuti da parte dei Soggetti competenti in materia Ambientale (SCA) e del documento di Scoping della “Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti, Area Autorizzazioni paesaggistiche e Valutazione Ambientale Strategica” del 30 luglio 2014 prot. 439820. Le integrazioni sono chiaramente evidenziate attraverso un carattere “grassetto corsivo”

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1 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO E PROCEDURA V.A.S.

1.1 Normativa di riferimento alla VAS

La Valutazione Ambientale Strategica è l’istituto che persegue il principio dello sviluppo sostenibile attraverso l’analisi e valutazione preventiva delle ricadute e conseguenze sul piano ambientale degli strumenti di pianificazione e programmazione del territorio. Tale procedura è stata introdotta a livello Europeo dalla Direttiva Comunitaria 2001/42/CE che assegna alla VAS il compito di garantire che gli effetti ambientali derivanti dall’attuazione di determinati piani e programmi siano presi in considerazione e valutati durante la loro elaborazione e prima della loro adozione. La Direttiva definisce i contenuti ed il percorso operativo da intraprendere al fine di valutare le implicazioni di carattere ambientale delle strategie e delle azioni proposte nell’ambito della programmazione sia essa di tipo generale o settoriale, sia essa di livello nazionale, regionale o locale. In particolare, la direttiva definisce la VAS come un insieme di azioni coordinate volta ad assicurare, in via preventiva, la sostenibilità delle strategie di governo e trasformazione del territorio attraverso:  la redazione di uno studio ambientale che individui e quantifichi gli impatti attesi (il rapporto ambientale);  l’esecuzione delle consultazioni;  la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell'iter decisionale;  la divulgazione dei dati e delle informazioni.

L’Italia, in recepimento della Direttiva Europea 2001/42/CE, ha definito con il D.Lgs n. 152 del 2006 (“Testo Unico dell’Ambiente”), successivamente modificato ed integrato dal D.Lgs. n. 4 del 2008 e dal D. Lgs. N.128 del 2010, le procedure da adottarsi ai fini della Valutazione Ambientale Strategica di Piani e Programmi nonché gli obiettivi ed i contenuti della documentazione che deve essere prodotta a supporto di tale valutazione. A sua volta la Regione Lazio ha provveduto, con la L.R. 14 del 2008, alla individuazione dell’Autorità Competente in materia di VAS (nello specifico il “Dipartimento Territorio – Direzione Ambiente e Cooperazione tra i Popoli - Area Valutazione Impatto Ambientale” trasferito successivamente alla “Direzione regionale territorio, urbanistica, mobilita' e rifiuti” - autorizzazioni paesaggistiche e valutazione ambientale strategica) In attesa di una legge organica che disciplini la procedura a livello regionale, la Giunta Regionale del Lazio ha anche approvato le “Disposizioni operative in merito alle procedure di VAS” (DGR n. 169 del 2010) nelle quali ha definito, nell’ambito delle competenze regionali in materia di VAS:  l’ambito di applicazione, ovvero ha specificato gli strumenti di pianificazione o programmazione che debbono essere sottoposti a VAS o a Verifica di Assoggettabilità;  le procedure da adottarsi per Piani e Programmi la cui valutazione è di competenza regionale, stabilite in conformità con quanto disposto dal D.Lgs. 152 del 2006;  i rapporti tra la VAS e le altre procedure di Valutazione (VIA e VINCA).

La DGR 169/2010, inoltre, auspica e favorisce l’integrazione tra la Procedura VAS e l’iter approvativo degli strumenti di Pianificazione e Programmazione.

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Di seguito si riporta un estratto del suddetto regolamento che specifica, nel dettaglio, le fasi della procedura di Valutazione a cui dovrà essere sottoposto il Piano della Riserva Naturale “ Lago di Posta Fibreno”.

1.2 Avvio della procedura

La procedura di VAS è attivata dal Proponente/Autorità Procedente con comunicazione formale all’Autorità Competente unitamente alla trasmissione del rapporto preliminare agli elementi di Piano/Programma ed alla proposta di elenco dei soggetti competenti in materia ambientale da coinvolgere nel procedimento, utilizzando la modulistica reperibile sul sito dell’Assessorato competente in materia ambientale. Tra gli elementi di Piano/Programma dovranno essere prodotti gli atti con cui il Proponente/Autorità Procedente ha formalmente manifestato i contenuti anche preliminari dello stesso (a titolo esemplificativo il Documento Preliminare di Indirizzo, le linee guida e/o i criteri per Programmi, ecc.). Consultazione preliminare (Rapporto preliminare) 1. Sulla base del Rapporto Preliminare contenente indicazioni sui possibili effetti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del Piano/Programma, il Proponente/Autorità Procedente entra in consultazione, sin dai momenti preliminari dell’attività di elaborazione del Piano/Programma, con l’Autorità Competente ed i soggetti competenti in materia ambientale, al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale. Non è oggetto della consultazione preliminare la valutazione del Piano/Programma. 2. La consultazione preliminare si articola secondo le seguenti fasi: a) il Proponente/Autorità Procedente predispone il rapporto preliminare e la sintesi del Piano/Programma e lo trasmette all’Autorità Competente anche su supporto informatico, contestualmente all’elenco dei soggetti competenti in materia ambientale che intende coinvolgere nel procedimento; b) l’Autorità Competente dà riscontro al Proponente/Autorità Procedente della verifica dell’elenco dei soggetti competenti in materia ambientale, apportando eventuali modifiche o integrazioni all’elenco entro giorni 15 (quindici) dal ricevimento; c) il Proponente /Autorità Procedente trasmette ai soggetti competenti in materia ambientale il rapporto preliminare su supporto cartaceo e informatico e/o provvede alla pubblicazione degli stessi sul proprio sito web, dandone riscontro all’Autorità Competente; d) è facoltà dell’Autorità Competente indire una o più conferenze di valutazione con i soggetti competenti in materia ambientale ai fini della successiva espressione dei propri contributi e delle proprie osservazioni; e) i suddetti contributi ed osservazioni dei soggetti competenti in materia ambientale coinvolti nella fase di consultazione preliminare sono trasmessi sia all’Autorità Competente che al Proponente/Autorità Procedente. La consultazione preliminare, salvo quanto diversamente concordato, si conclude entro giorni 90 (novanta) dal ricevimento dell’istanza dell’Autorità Competente. 3. Il termine temporale previsto per la conclusione della consultazione preliminare (90 giorni) è un termine ordinatorio. Previo accordo tra tutti i soggetti coinvolti, è possibile comprimere tale termine. 4. Al termine della fase di consultazione preliminare l’Autorità Competente, con nota trasmessa al Proponente/Autorità Procedente, comunica l’esito della consultazione effettuata, tenuto conto delle osservazioni e dei contributi pervenuti, indicando le modalità di attivazione della successiva fase di pubblicizzazione. 7

Redazione del Rapporto Ambientale 1. Il Rapporto Ambientale costituisce parte integrante della documentazione del Piano/Programma ed è redatto conformemente all’Allegato VI del D.Lgs. 152/06 . 2. Nel rapporto ambientale sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del Piano/Programma proposto potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative possibili alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del Piano/Programma stesso. 3. Al rapporto ambientale è allegata una sintesi non tecnica dei contenuti del Piano/Programma e del rapporto ambientale stesso. Pubblicità e Consultazioni 1. Il Proponente/Autorità Procedente trasmette all’Autorità Competente e ai soggetti competenti in materia ambientale su supporto cartaceo e informatico, la proposta di Piano/Programma comprendente il rapporto ambientale e una sintesi non tecnica dello stesso. Contestualmente alla trasmissione di cui sopra, il Proponente/Autorità Procedente cura la pubblicazione degli atti ai fini della consultazione pubblica e della più ampia diffusione mediante: a) La pubblicazione di un avviso, reperibile sul sito istituzionale della Regione Lazio, nel Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (BURL); l’avviso deve contenere: l’indicazione del Proponente/Autorità Procedente, il titolo della proposta di Piano/Programma, l’indicazione delle sedi ove può essere presa visione del Piano/Programma, del rapporto ambientale e della sintesi non tecnica e presso le quali è possibile inviare in forma scritta le osservazioni al Piano/Programma; b) Il deposito presso gli uffici dell’Autorità Competente, del Proponente/Autorità Procedente nonché presso gli uffici delle Regioni e Province territorialmente anche solo parzialmente interessate dal Piano/Programma o dagli impatti potenzialmente derivanti dalla sua attuazione; c) Pubblicazione sui siti web dell’Autorità Competente e del Proponente/Autorità Procedente. 2. Entro il termine di giorni 60 (sessanta) dalla pubblicazione dell'avviso di cui al punto precedente, chiunque può prendere visione della proposta di Piano/Programma, del relativo rapporto ambientale e della sintesi non tecnica e presentare proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi. Le osservazioni dovranno essere trasmesse all’Autorità Competente e per conoscenza al Proponente/Autorità Procedente specificando che si tratta di osservazioni avanzate nell’ambito della procedura VAS; 3. L’Autorità Competente prenderà in considerazione esclusivamente osservazioni avanzate dal pubblico durante la fase di consultazione disciplinata dall’articolo 14 del D.Lgs. 152/06 , che forniscano nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi sulle tematiche ambientali oggetto della procedura di VAS. Valutazione del Rapporto Ambientale ed esiti delle Consultazioni. Parere motivato. 1. L'Autorità Competente, in collaborazione con il Proponente/Autorità Procedente, svolge le attività tecnico – istruttorie, acquisisce e valuta tutta la documentazione presentata, nonché i pareri dei Soggetti competenti in materia ambientale, le osservazioni ed i suggerimenti inoltrati nella fase di consultazione pubblica. 2. L'Autorità Competente, sulla base della valutazione del Rapporto Ambientale e degli effetti che le azioni del Piano/Programma possono avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, esprime il proprio parere motivato entro il termine di giorni 90 (novanta) a decorrere dalla scadenza di tutti i termini previsti per le consultazioni e lo trasmette al Proponente/Autorità Procedente.

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3. Il Proponente/Autorità Procedente, in collaborazione con l'Autorità Competente, provvede alla revisione del Piano/Programma, alla luce del parere motivato espresso prima della presentazione dello stesso per l'adozione o approvazione. 4. Il Piano/Programma, revisionato alla luce del parere motivato e vincolante espresso dall’Autorità Competente è trasmesso, a cura del Proponente, all'organo competente all'adozione o approvazione del Piano/Programma, unitamente al rapporto ambientale, alla sintesi non tecnica ed alla documentazione acquisita nell'ambito della consultazione. Rapporto tra il Piano della Riserva Naturale e la Valutazione di Incidenza nei Siti della Rete Natura 2000 A seguito della Direttiva 92/43/CEE (“Habitat”) emanata dalla UE, che ha come obiettivo “salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri”, è in corso di costituzione della rete ecologica europea (“Rete Natura 2000”). Tale rete accoglie i siti in cui sono presenti i tipi di habitat naturali e di specie che l’Unione Europea ha definito di interesse o prioritari, in considerazione dei rischi di una loro potenziale scomparsa (in assoluto o nell’ambito della loro ripartizione naturale) o per le loro caratteristiche di rappresentatività della regione biogeografia di appartenenza. Fanno parte della Rete 2000 anche le Zone a Protezione Speciale individuate in conformità con la direttiva 79/409/CEE (“Uccelli”).

I Siti di interesse Comunitario (SIC) – Ovvero i siti in cui sono presenti gli Habitat naturali e gli Habitat di Specie di interesse comunitario L’articolo 6 della direttiva 92/43/CEE definisce le modalità operative che gli stati membri debbono adottare per tutelare i Siti di Interesse Comunitario (SIC) e le Zone a Protezione Speciale (ZPS). In particolare, i paragrafi 3 e 4 definiscono una “procedura progressiva” (Valutazione di Incidenza Ambientale o VINCA) per la valutazione di Piani e Progetti che possono avere incidenze significative su siti appartenenti alla rete “Natura 2000” e, pertanto, oggetto di interesse comunitario. Il DPR n. 357 del 1997 e s.m.i., regolamento di attuazione della direttiva 92/43/CEE, all’art. 5 stabilisce l’obbligo da parte dei proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore di predisporre uno studio (Studio di Incidenza) allo scopo di identificare e valutare “gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo”. Per i Piani di rilevanza comunale, ai sensi del comma 2 dell’art. 5 del DPR 537/97, la Valutazione effettuata a partire dagli esiti dello Studio è di competenza della Regione o della Provincia Autonoma di Appartenenza Sempre il DPR n.357/1997 definisce (Allegato G) i contenuti della relazione per la valutazione di incidenza di piani e progetti.

1.3 Descrizione della fase di Screening e Scoping

L’Ente Gestore della Riserva Naturale (Autorità Procedente) con nota 4430 del 21/07/2013 ha trasmesso alla Autorità Competente il Rapporto Preliminare relativo al Piano in oggetto avviando la fase di consultazione preliminare ( scoping ) di cui all’art. 13 c. 1 del decreto. Pertanto, sono stati individuati congiuntamente i seguenti Soggetti Competenti in materia Ambientale, comunicati formalmente all’autorità Procedente con nota n. 347359 del 18/12/2013 e successivamente integrati con nota prot. n. 326019 del 06/06/2014 a seguito della prima conferenza di consultazione.

Soggetti coinvolti nel processo di V.A.S.

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Autorità Proponente/ Procedente RISERVA NATURALE REGIONALE “LAGO DI POSTA FIBRENO”

Autorità Procedente che approva il Piano CONSIGLIO REGIONALE REGIONE LAZIO

Autorità Competente REGIONE LAZIO :  DIREZIONE REGIONALE TERRITORIO, URBANISTICA, MOBILITA' E RIFIUTI  DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE

Estensore del Piano e del Rapporto Ambientale professionisti incaricati e collaboratori secondo le direttive dell’Ente di Gestione

Soggetti competenti in materia ambientale Sono stati individuati congiuntamente i seguenti Soggetti Competenti in materia Ambientale, comunicati formalmente all'Autorità Procedente con nota prot. n. 347359 del 18-1 1 -2013 ─ Regione Lazio  DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE o Area Foreste o Area Parchi e Riserve naturali o Area Conservazione Qualità dell'Ambiente e Bonifica Siti inquinati o Area Difesa del Suolo e Mitigazione rischio idrogeologico ─ Regione Lazio  Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti o Area Piani Territoriali dei Consorzi Industriali, Subregionali e Piani di Settore o Area Urbanistica e Copianificazione Comunale (Province di e Latina)

─ Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio ─ Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ─ Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo ─ Provincia di Frosinone - Settore Ambiente ─ Provincia di Frosinone - Settore Urbanistica ─ Agenzia Regionale Parchi - A.R.P. ─ Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio — ARPA LAZIO ─ ASL Frosinone ─ Ato n. 5 Lazio Meridionale ─ Autorità dei Bacini del Fiume Liri — Garigliano- Volturno ─ di Alvito (FR) ─ Comune di (FR) ─ Comune di (FR) ─ Comune di (FR)

Successivamente, con nota prot. n. 168764 del 16-12-2013, si è ritenuto di dover integrare l'elenco dei Soggetti Competenti con: ─ Comunità Montana XIV Val Comino ─ Consorzio di Bonifica della Conca di Sora ─ Comune di

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Successivamente, con nota prot. n. 326016 del 06-06-2014, a seguito delle considerazioni emerse in sede di prima conferenza di consultazione, si è ritenuto opportuno coinvolgere anche le seguenti aree: ─ Area Risorse Idriche e Servizio Idrico Integrato della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative della Regione Lazio ─ Regione Lazio - Direzione Regionale Agricoltura e Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca Area territorio rurale, credito e calamità naturali

Prima conferenza di consultazione: Con nota prot. n. 193504 del 31-03-2014 è stata convocata dall’Autorità Competente, per il giorno 14-05-2014, la prima conferenza di consultazione con i Soggetti Competenti in materia Ambientale, ai sensi dell’art. 13, comma 1 del Decreto. con nota prot. n. 311614 del 29-05-2014 è stato trasmesso, all’Autorità Procedente ed ai Soggetti Competenti in materia Ambientale, l’esito della prima conferenza di consultazione, che si allega (il 1° verbale è indicato con “0-a”) e contestualmente, con la medesima nota, è stata convocata dall’Autorità Competente, per il giorno 25-06-2014, la seconda conferenza di consultazione con i Soggetti Competenti in materia Ambientale, come stabilito in sede di prima riunione; Con nota prot. n. 671 del 3/06/2014 acquisita con prot. n. 329909 del 9/06/2014 e con pec del 5/06/2014, l’A.P. ha trasmesso la documentazione integrativa richiesta da alcuni Soggetti Competenti in materia Ambientale, dando seguito alle osservazioni avanzate nella 1^ conferenza di consultazione tenutasi il 14/05/2014. Con nota prot. n. 385279 del 4-07-2014 è stato trasmesso, all’Autorità Procedente ed ai Soggetti Competenti in materia Ambientale, l’esito della seconda conferenza di consultazione.

Osservazioni pervenute e riferimenti di valutazione Conformemente a quanto disposto dall’art 13 c. 4 del Decreto espressamente richiamati dal documento di scoping. Da parte dei Soggetti Competenti in materia Ambientale sono pervenuti, ai sensi dell’art. 13, comma 1 del Decreto, i seguenti contributi, utili alla definizione della portata e del livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale. Gli stessi sono stati presi in considerazione con le modalità indicate in grassetto: 1. Nota prot. n. 194570 del 1-04-2014, dell'Area Foreste della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative; 2. Nota prot. n. 297470 del 22-05-2014, dell'Area Conservazione Qualità dell'Ambiente e Bonifica Siti inquinati della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative; 3. Nota prot. n. 56601 del 22-05-2014, della Provincia di Frosinone - Settore Urbanistica; 4. Nota prot. n. 6326 del 29-05-2014, della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; 5. Nota prot. n. 312798 del 29-05-2014, dell'Area Parchi e Riserve naturali della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative; 6. Nota prot. n. 205670 del 10-06-2014, dell'Area Piani Territoriali dei Consorzi Industriali, Subregionali e Piani di Settore della Direzione Regionale Territorio Urbanistica, Mobilità e Rifiuti; 7. Nota prot. n. 20482 del 30-06-2014, dell'Acca Alo 5 SpA; 8. Nota prot. n. 375925 del 1-07-2014, dell'Agenzia Regionale Parchi - A.R.P; 9. Nota prot. n. 48301 del 1-07-2014, dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio - ARPA LAZIO;

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10. Nota prot, n. 18734 del 30-06-2014, della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo; 11. Nota prot. n. 409246 del 16-07-2014, dell'Area Risorse Idriche e Servizio Idrico Integrato della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative della Regione Lazio; 12. Nota prot. n. 11703 del 23-07-2014, della Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Lazio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; 13. Nota prot. n. 429133 del 25-07-2014, dell'Area Difesa del Suolo e Bonifiche (già Area Difesa del Suolo e Mitigazione rischio idrogeologico) della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative.

In aggiunta ai suddetti contributi l’Autorità Competente nel documento di Scoping prot. 439820 del 30–07-2014 ha formulato alcune indicazioni di carattere generale:

a. Con riferimento all'Allegato VI del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii., il quadro conoscitivo del Rapporto Ambientale, dovrà sviluppare, con particolare attenzione, l'analisi degli aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente (caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere significativamente interessate) e la sua probabile evoluzione senza l'attuazione del Piano. b. Nel Rapporto Ambientale dovranno essere indicati gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o nazionale pertinenti al Piano esplicitando il modo in cui, durante la sua elaborazione, se ne è tenuto conto. c. Nel Rapporto Ambientale è necessario specificare la correlazione tra obiettivi generali (discendenti dalla normativa di riferimento), obiettivi specifici e singole azioni previste dal Piano in riferimento agli obiettivi di protezione ambientale di cui al punto b. Per la lettura di tale sistema di correlazione si potranno utilizzare i sistemi più opportuni (tabelle, grafici, ecc.). Tale sistema individuato di correlazione obiettivi - azioni sarà posta alla base dei successivi punti di approfondimento del Piano (valutazione della coerenza esterna e interna, di valutazione degli impatti, e per la definizione del piano di monitoraggio). d. La suddetta analisi di coerenza esterna dovrà essere descritta sulla base di una matrice di correlazione in cui per ogni azione di Piano sia verificata la coerenza con ognuno degli obiettivi di sostenibilità derivanti da altri strumenti di pianificazione sovraordinati. e. Nel Rapporto Ambientale dovrà essere verificata l'analisi di coerenza interna, considerando che la stessa deve essere finalizzata ad assicurare la coerenza tra obiettivi specifici del Piano e tra le azioni proposte per conseguirli. f. Nel Rapporto Ambientale deve essere enunciata e successivamente applicata la metodologia di determinazione delle scelte del Piano, al fine della determinazione degli impatti, delle componenti ambientali su cui si evidenziano ricadute significative e delle misure di mitigazione. g. Nel Rapporto Ambientale l'analisi della significatività dell'impatto deve essere valutata anche in relazione al contesto territoriale ed ambientale di riferimento e alla sensibilità e criticità dello stesso. h. Nel Rapporto Ambientale per ognuno degli elementi di Piano va evidenziato il metodo e la procedura di valutatone che, tra le alternative considerate, consenta di arrivare alla scelta di maggior sostenibilità da riportare nello schema di Piano. i. Qualora nel Rapporto Ambientale si evidenziassero, a motivo delle scelte del Piano individuate, significativi impatti sull'ambiente e sul patrimonio culturale, nel Piano dovranno essere individuate le opportune misure di compensazione. j. II programma di monitoraggio dovrà assicurare il controllo sugli impatti significativi derivanti dall'attuazione del Piano con la scelta di indicatori che dovranno scaturire

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dal sistema valutativo individuato nel Rapporto Ambientale e dovrà garantire la verifica degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive. Nel programma dovranno essere identificati gli enti preposti all'effettuazione delle azioni di monitoraggio, le risorse finanziarie necessario al suo svolgimento, i tempi e le modalità, i metadati degli indicatori e i responsabili dell'attuazione. k. Il Rapporto Ambientale dovrà contenere apposito studio ai fini della Valutazione di Incidenza relativa ai siti di Rete Natura 2000 in base ai contenuti di cui all'allegato G del DPR 357/97 ed in ossequio di quanto stabilito nella DGR del 29 gennaio 2010 n. 64. l. II Rapporto Ambientale dovrà dare atto degli esiti relativi alla fase di partecipazione pubblica con le parti sociali ed istituzionali.

Oltre alle indicazioni di carattere generale sopra descritte, il Rapporto Ambientale dovrà tener conto delle seguenti considerazioni più specifiche, emerse dai contributi resi in fase di consultazione.

m. Considerato che il tema specifico della Riserva riguarda, insieme alla tutela naturalistica dell'area protetta e del Sito di Interesse Comunitario "Lago di Posta Fibreno", soprattutto la difesa del sistema idrico dell'ambito provinciale (fra i primi d'Europa per quantità di acqua) sia per gli aspetti quantitativi che qualitativi e idrogeologici, il Rapporto Ambientale dovrà contenere idonea documentazione grafica, finalizzata ad un efficace inquadramento delle principali questioni ambientali ("mappa delle criticità") (cfr. per es. il verbale 0 e i contributi nn. 2, 5, 7, 8, 9, 11 e 13). n. Pertanto, si segnala la necessità di definire puntualmente nel Rapporto Ambientale lo stato dei corpi idrici superficiali e gli utilizzi per attività antropiche della risorsa idrica (cfr. per es. il verbale 0 e i contributi n. 2, 5, 7, 9 e 11). o. Con particolare riferimento alle criticità emerse, nel Rapporto Ambientale si dovranno considerare e valutare le opportune forme di cooperazione e di intesa istituzionale, previste all’art 1 co. 5 della L. 394/91, dando inoltre conto del coinvolgimento nell'iter di approvazione di interventi edilizi in particolari zone della Riserva richiesto dalla Soprintendenza archeologica competente (cfr. per es. i contributi nn 4 e 12). p. Occorre integrare il quadro conoscitivo relativo alle diverse componenti ambientali e ai diversi ambiti tematici, analizzando, tra l'altro, il carico antropico presente nella Riserva e la sua evoluzione temporale e facendo anche riferimento alle "Linee Guida per la redazione dei Piani delle aree naturali protette regionali" di cui alla DGRL 765/2004 (cfr. per es. i contributi nn. 1, 2, 5, 7, 8 e 9). q. Si ravvisa la necessità di completare il quadro normativo e degli strumenti di pianificazione sovraordinata e di settore, con particolare riferimento al Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino, allo Schema di Piano Territoriale Regionale Generale (PTRG) e a quella concernente la pianificazione paesistica, secondo quando indicato in sede di conferenza e nei pareri di diversi Soggetti Competenti in materia Ambientale (cfr. per es. il verbale 0 e i contributi nn. 1, 2, 6, 10, 12 e 13). r. E' richiesto un approfondimento sui criteri e sulle motivazioni della scelta delle classificazioni di zona e delle proposte di aree contigue, anche in relazione ad eventuali soluzioni alternative (cfr. per es. il verbale 0 e il contributo n.6). s. Con riferimento all'Allegato VI del D. Llgs. 152/06 (lettera d) occorre evidenziare (con adeguata cartografia) l'eventuale presenza di territori con produzione agricola di particolari qualità e tipicità di cui all'art. 21 del D. Lgs. 238/01, analizzandone, nel caso, le possibili interferenze sulle varie componenti ambientali. t. Per il piano di monitoraggio si richiamano in particolare i contributi dell'ARPA Lazio e dell'Arca Difesa del Suolo e Bonifiche della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative (nn. 9 e 13). 13

Scheda Nota n. 1

DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE Sintesi: AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE Dall'esame della documentazione pervenuta si è riscontata una carenza nel AREA FORESTE rapporto preliminare circa le seguenti tematiche:

• normativa nazionale e regionale vigente in materia forestale; • pianificazione di settore esistente in materia forestale; Prot. n. 194570 Prot. Gen. 1743 • il bosco quale componente ambientale interessata dal PUCG e relative criticità ed interferenze. Si propone dì integrare il rapporto preliminare Del 01/04/2014 Del approfondendo la coerenza e la sostenibilità degli obbiettivi del PUGC 01/04/2014 relativamente ai seguenti aspetti: 1. quadro normativo vigente in materia forestale con particolare riferimento alla LR. 39/02 e smi "norme in materia di gestione delle risorse forestali" e al regolamento dì attuazione 7/05 "regolamento di attuazione dell'are 36 della legge regionale 28 ottobre 2002, n 39" e, relativamente alla pianificazione forestale, ai criteri stabiliti dalla DGR 126/05; 2. ruolo assegnato alla pianificazione forestale essendo la stessa ormai riconosciuta quale strumento per la gestione sostenibile delle risorse forestali; 3. il bosco, con riferimento alla consistenza e destinazione d'uso, quale matrice ambientale interessata dal Piano e dal Regolamento della Riserva ed analisi delle criticità ed eventuali interferenze; 4. ipotesi di trasformazione delle aree classificate bosco o aree assimilate ai sensi dell'art 4 della LR. 39/02 con descrizione delle quantità e qualità e delle misure di compensazione previste.

Risposta :

. In relazione alla nota, si precisa che sono state aggiornate tutte le normative vigenti in materia forestale esistenti a livello nazionale e regionale. . In relazione alla gestione Forestale all’interno della Riserva “Lago di Posta Fibreno” e quanto mai necessario precisare quanto segue. Le porzioni di bosco poste nell’area collinare e sub montana della Riserva, interessano prevalentemente soprassuoli caratterizzati da ex cedui composti, con consorzi forestali dominati da Querce (Roverella e Cerro) e Orniello. Le porzioni di Bosco che ricadono all’interno della Piana fluvio-lacustre, ricandono in consorzi di Salix sp.pl. e Populus sp.pl., non caratterizzati da attività selvicolturale di tipo recente. . Inoltre è quanto mai necessario precisare che,all’interno della Riserva non esistono porzioni di terreno, con consorzi forestali, di proprietà dell’Ente e non sono previste attività di pianificazione e gestione delle stesse. Le uniche azioni selvicolturali permesse dall’Ente gestore in passato sono ascrivibili a tagli di piante pericolanti, capitozzature, cedui per superfici inferiori all’ettaro (data la frammentarietà dell’appezzamenti privati). Tutti i suddetti interventi, in assenza di un PGAF, sono stati approvati dall’Ente gestore con specifico rilascio di “nulla osta” con riferimento ai regolamenti regionali in materia di gestione del patrimonio boschivo. . In relazione alla redazione del Piano e alla normativa vigente, L.R. 28 Ottobre 2002, n. 39, sarà necessario avviare specifiche iniziative mirate alla realizzazione di un adeguato strumento di gestione e pianificazione delle aree boscate (pubbliche e/o private) in relazione agli artt. 13 e 18, in cui si richiama alla realizzazione di:”Piani di gestione ed assestamento forestale, riguardanti territori ricadenti in tutto o in parte nell’ambito di aree naturali protette, devono essere redatti tenendo conto dei criteri dettati dall’ente gestore dell’area protetta ai sensi dell’articolo 33 della l.r. 29/1997” e che nel caso di proprietà private, “La gestione della proprietà forestale privata può essere effettuata sulla base dei piani di cui agli articoli 13 e 14” e che comunque in assenza della pianificazione l’esercizio delle attività forestali, zootecniche e ricreative all’interno del patrimonio forestale privato deve attuarsi in conformità al regolamento forestale. . Pertanto, si ritiene quanto mai necessario, avviare in futuro una pianificazione di settore in materia forestale; essendo la stessa, ormai riconosciuta quale strumento per la gestione sostenibile delle risorse forestali, con cui si provvederà ad aggiornare “la matrice ambientale” per determinare le criticità ed eventuali azioni risolutrici delle interferenze in atto nella Riserva stessa.

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Scheda Nota n. 2

ASSESSORATO INFRASTRUTTURE, POLITICHE Sintesi: ABITATIVE, AMBIENTE DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E …… Nel Rapporto Ambientale dovranno essere considerati il Piano di Tutela delle POLITICHE ABITATIVE Area Conservazione Acque Regionali - PTAR - (DCR n. 42 del 27/09/2007) e il Piano per il Risanamento Qualità Ambiente e Bonifica Siti della Qualità dell'Aria – PRQA - (DCR n. 66 del 10/12/2009). È opportuno pertanto Inquinati che nel Rapporto Ambientale sia illustrato come la redazione del Piano e del Regolamento della Riserva in oggetto si interconnettono con i Piani regionali Prot. n. 297470 Prot. Gen. 3171 suddetti e che sia dimostrata la coerenza delle opere e degli interventi programmati con le misure e le azioni contenute nei Piani di cui sopra. Del 22/05/2014 Del 10/06/2014 In particolare dovrà essere verificata la coerenza con:

 il principio fondamentale della conservazione quantitativa e qualitativa della risorsa idrica previsto nel PTAR;  la riduzione degli impatti sulle matrici acque e aria derivanti dalle attività agricole e zootecniche;  la realizzazione o ristrutturazione di manufatti con tecniche costruttive che consentano un rendimento energetico ottimale dell'edificio con riduzione delle emissioni inquinanti da riscaldamento e raffrescamento degli edifici;  interventi sulla viabilità all'interno del parco con mezzi a basso impatto ambientale; In particolare, si ricorda che l'area interessata dal Piano è stata designata area sensibile e sono stati individuati i relativi bacini drenanti con D.G.R. n. 317 dell' 11 aprile 2003. Di conseguenza sono vincolanti le disposizioni dell'art. 22 delle Norme di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque in relazione alla depurazione delle acque e alla riduzione dei nutrienti di origine agricola e zootecnica, per i quali è previsto l'obbligo di applicazione del Codice di Buona Pratica Agricola.

Inoltre, l'area della Riserva naturale" Lago di Posta Fibreno è assoggettata alle disposizioni previste nelle Norme di Attuazione del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico- Rischio Idraulico del Bacino del Fiume Liri-Garigliano.

Le opere previste dovranno essere realizzate nel rispetto delle Norme di Attuazione dei suddetti Piani, nonché delle norme regionali relative all'inquinamento luminoso (L.R. n. 23/2000 e Regolamento Regionale n. 8/2005), individuando le misure di mitigazione al fine di ridurne gli impatti.

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Scheda Nota n. 3

PROVINCIA DI FROSINONE Sintesi:

SETTORE URBANISTICA E II PTPG individua n. 3 tipologie di componenti naturalistiche:

SERVIZI SCOLASTICI • le classi elementari di copertura del suolo di interesse naturalistico, denominate anche "ecosistemi elementari"; SERVIZIO URBANISTICA • le "aree di valore naturalistico"; • i "sistemi ambientali". UFFICIO TECNICO Per quanto concerne i sistemi ambientali, essi rappresentano delle aggregazioni di aree di diverso valore e caratteristiche naturali, e sono individuati ai fini della tutela ecologica e valorizzazione integrata. Essi sono distinti in: sistemi ambientali montani e sistemi ambientali fluviali. Prot. n. 56601 Prot. Gen. 2891 Il Piano di assetto e il Regolamento della Riserva Naturale in oggetto, disciplinano Del 22/05/2014 Del 29/05/2014 un'area comprendente il lago di Posta Fibreno ed aree circostanti, ricadenti nel Comune di Posta Fibreno. Nel PTPG, tale area ricade all'interno del Sistema Ambientale Montano n. 6 "Monti della Meta, Le Mainarde" e lo stesso Piano provinciale è stato redatto tenendo conto della presenza della Riserva naturale in oggetto, rimandando, per i regimi di tutela e valorizzazione, alla L.R. n. 10/83 "Istituzione della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno" ed alla L.R. n. 29/97 "Piano di Assetto e Regolamento."

In particolare, l'art. 23 delle Norme di Attuazione - N.A. del PTPG dispone che le componenti naturalistiche, tra cui il suddetto sistema ambientale "Monti della Meta, Le Mainarde" "ricadono sotto istituzioni, piani e regimi normativi, generali e specifici, sovraordinati al PTPG, ai quali si rimanda, confermandone il carattere prevalente rispetto alle norme provinciali e locali".

Risposta Il Piano Territoriale Provinciale Generale, PTPG, della Provincia di Frosinone, pubblicato nel Supplemento ordinario n.1 al “Bollettino Ufficiale” della Regione Lazio n. 19 del 10 luglio 2007, si suddivide in: 1- Relazione di Piano; 2- Norme di Attuazione; 3- Elaborati grafici strutturali ed integrativi. Uno dei quattro obiettivi, selezionati come strategici dal PTPG, riguarda la tutela e la valorizzazione dell’ambiente e le condizioni per uno sviluppo sostenibile. Il sistema ambientale è suddiviso nelle seguenti componenti sistemiche: - difesa e sicurezza del territorio e delle acque; - tutela ecologica e valorizzazione delle risorse ambientali; - tutela paesistica; - tutela e valorizzazione del territorio agricolo e produttivo e dei paesaggi rurali; - la costruzione storica del territorio e del paesaggio; - beni e percorsi storico culturali. Il PTPG ha come obiettivo prioritario ed irrinunciabile la tutela delle risorse naturalistiche e della biodiversità e per questo tende ad evitare che le aree protette, specie di piccole dimensioni, vadano a costituire ambiti isolati, isole di natura intatta in un territorio intorno sempre più urbanizzato. Tale isolamento non consentirebbe alle aree protette di svolgere il ruolo prioritario di garantire la funzionalità dei processi biologici; infatti, il PTPG disegna sistemi e reti ecologiche per organizzare come sistema tutte le aree con valori ambientali. Il Rapporto preliminare ambientale di VAS ed il Documento preliminare del Piano di Assetto richiamano e riportano sinteticamente, sia nella parte descrittiva che nelle tavole grafiche, i contenuti, gli indirizzi e le determinazioni del Piano provinciale, concernenti il sistema ambientale ed in particolare; la difesa e sicurezza del territorio e delle acque, la tutela ecologica e la valorizzazione delle risorse naturalistiche e storiche. Il PTPG è uno strumento prevalentemente ad efficacia indiretta, enuncia princìpi generali, direttive ed indirizzi e solo per aspetti circoscritti ha natura prescrittiva. Nella stesura preliminare del Piano della Riserva Naturale si è rivelato particolarmente utile per portare a sistema l’area protetta , facilitare e rendere coerenti alcune scelte strategiche e di regolamentazione territoriale. Infatti, il PTPG esprimendo princìpi generali di indirizzo e coordinamento programmatico a livello di area vasta, ha consentito di assumere la rete ecologica ed i sistemi ambientali provinciali come riferimento e coordinamento

16 per inserire organicamente, il limitato territorio dell’area protetta nell’ambito dei processi di trasformazione e sviluppo della Provincia. In relazione al contributo espresso dalla Provincia di Frosinone, Assessorato Urbanistica, le componenti naturalistiche, elencate e descritte all’art. 22 delle Norme di Attuazione del PTPG, come espressamente indicato nel successivo art. 23, ricadono sotto piani e regimi normativi specifici ( e di maggiore dettaglio), che assumono carattere prevalente rispetto alle norme provinciali a cui viene, comunque, fatto esplicito riferimento.

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Scheda Nota n. 4

Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Sintesi: del Turismo …… si rappresenta di competenza che nulla osta all'adozione del Piano di SOPRINTENDENZA per i BENI ARCHEOLOGICI Assetto e del Regolamento in questione con le seguenti prescrizioni. Per la realizzazione di opere che comportano scavi da effettuarsi nelle aree di interesse del LAZIO archeologico inserite in cartografia nonché in prossimità di edifici di culto, di percorsi viari e nuclei abitativi storici, è applicata la norma del "controllo Direzione Regionale per i Beni Culturali e archeologico preventivo", previo inoltro dei progetti di intervento, diretto dalla Paesaggistici del Lazio stessa Soprintendenza, con oneri a carico della committenza, eseguito per il tramite di operatore archeologo qualificato o da ditta specializzata in ricerche Prot. n. 6326 Prot. Gen. 2949 archeologiche. Tale controllo preventivo è attivato anche per tutti gli interventi effettuati nell'ambito della conduzione agraria che mutino radicalmente l'assetto Del 29/05/2014 Del 29/05/2014 del terreno con escavazioni, spianamenti, disboscamenti, piantumazioni arboree etc.. Considerato inoltre che il territorio della Riserva è interessato da numerosi rinvenimenti la cui localizzazione risulta non sempre precisamente identificabile, si segnala che tutta l'area in esame è da considerarsi integralmente sottoposta alle misure di tutela archeologica preventiva per tutti i lavori di pubblico interesse e/o per i lavori dei c.d. settori speciali per gli interventi di rilevanza comunitaria, come da D.Lgs 163/2006 arti. 95-96 e s.m.i. e in generale in base al disposto dell’art.28 comma 4 del D.Lgs 42/2004.

Risposta :

La tavola 6.9, del Documento Preliminare, localizza le aree di interesse archeologico presenti nel territorio comunale, individuate avvalendosi di ricerche , documentazione storica e sopralluoghi. Per i due siti che insistono nei i limiti dell’area protetta, è fatto obbligo, come verrà prescritto nella parte normativa e nel regolamento del Piano della Riserva Naturale, per tutte le opere che comporteranno scavi, nelle aree di pertinenza delle localizzazioni riportate in cartografia, di applicare il controllo archeologico preventivo.

Il controllo preventivo dovrà esplicarsi anche se riguarda interventi relativi ad attività di conduzione agraria che alterino sostanzialmente l’attuale assetto del terreno. Mentre, nella realizzazione di lavori pubblici e di rilevanza comunitaria, nelle aree di interesse archeologico, si applicano le misure cautelari, ove richiesto dal Sopraintendente, consistenti nell’esecuzione di saggi archeologici preventivi secondo le disposizioni dell’art. 28, c. 4, del D. Lgs. 42/2004.

In caso di rinvenimento di tracce di insediamenti, siti o reperti archeologici di qualsiasi natura dovrà esserne data tempestiva comunicazione alle Sopraintendenze competenti.

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Scheda Nota n. 5

DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE, Sintesi: AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE …… si comunica il parere di competenza, come di seguito riportato: AREA PARCHI E RISERVE NATURALI - nella tavola 7 del Documento Preliminare "Schema di Piano" vengono riportate le proposte di zonizzazione del territorio dell'area naturale protetta. Sarebbe Prot. n. 312798 Prot. Gen. 3141 necessario prevedere all'interno del documento in parola la compatibilità delle destinazioni d’uso del territorio con la normativa di settore (vedi la Legge Del 29/05/2014 Del 9/06/2014 Regionale 6 ottobre 1997, n. 29 e ss.mm.ii.).''

- in merito alle indicazioni normative di settore, il numero di aree naturali protette citate all'interno del Rapporto Preliminare non sono pari 58 bensì a 71 e comprendenti 16 Parchi Naturali, 30 Riserve Naturali, 24 Monumenti Naturali e 1 Area Marina Protetta; altresì, il numero di aree naturali protette nazionali ricadenti all'interno del territorio laziale sono pari a 8 e comprendenti 3 Parchi Naturali, 4 Riserve Naturali e 1 Area Marina Protetta. Per quanto riguarda i dati relativi alla superficie, quella delle aree naturali protette nazionali che insistono sul territorio laziale è pari a mq 49.298, quella delle aree naturali protette regionali è pari a mq 177.007. Pertanto, la superficie complessiva del territorio laziale interessata dalla presenza di aree naturali protette è pari a mq 226.305, pari al 13.12%;

- nell'ambito della previsione di inserire le misure di conservazione e di azione previste all'interno del Piano di Gestione del S.I.C./Z.P.S. all'interno del Piano dell'area naturale protetta, sarebbe fondamentale indicare che la stessa normativa in materia di aree naturali protette prevede tale disposizione, come stabilito dall'art. 6 comma 5 della Legge Regionale 6 ottobre 1997, n. 29 e ss.mm.ii. che recita: "Nei caso di siti e zone ricadenti, anche parzialmente, nel perimetro delle aree classificate ai sensi dell'articolo 5 della presente legge, le specifiche misure dì conservazione integrano i piani e i regolamenti di cui agli articoli 26 e 27"; - nel paragrafo 2.2.7 "Interrelazioni con le altre aree naturali protette provinciali", si legge che le aree naturali protette istituite nella provincia di Frosinone sono, oltre la Riserva Naturale Lago di Posta Fibreno, quelle della Selva di e Mola di Piscoli, del Parco Naturale Appennino Monti Simbruini, del Parco Naturale dei Monti Aurunci, del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise - versante laziale. Per opportuna conoscenza, a queste vanno aggiunte le seguenti: la Riserva Naturale Antiche città di e Fabrateria Nova e del Lago di , la Riserva Naturale del Lago di Cantarne e il Parco Naturale Monti Ausoni e Lago di Fondi. Il Monumento Naturale Selva di Paliano e Mola di Piscoli non è un'area naturale protetta, bensì un Monumento Naturale: - nell'ambito della Sintesi degli interventi - Criticità, Obiettivi e Priorità di Intervento dal punto di vista naturalistico, tra le criticità presentate vi è quella afferente alla pesca non di tipo tradizionale. L'intervento previsto consiste nell'esercizio della pesca sportiva nelle acque del Fiume Fibreno solo a soggetti titolari del diritto dì uso civico. La Suddetta previsione contrasterebbe con quanto normato dalla Legge Regionale 29 gennaio 1983, n. 1O. di istituzione della Riserva Naturale, che, all'art. 10 dispone che nei territorio della Riserva Naturale Lago di Pesta Fibreno è vietata la caccia, l’uccellagione e la pesca. Il medesimo arrt. 27 comma 3 della Legge Regionale 6 ottobre 1997, n. 29 e ss.mm.ii. conferma quanto disposto dalla Legge Istitutiva: "fermo restando il divieto di cattura, uccisione, danneggiamento e disturbo della specie animali nelle aree naturali protette, il regolamento disciplina eventuali prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici";

- nell'ambito del quadro normativo in materia di aree naturali protette, occorrerebbe citare la Legge Regionale 29 gennaio 1983, n. 10, di istituzione della Riserva Naturale Lago di Posta Fibreno;

- Il Rapporto Ambientale dovrà essere corredato da uno Studio di Valutazione di Incidenza, ai sensi dell'art. 5 del D.P.R. 8 settembre 1997. n. 357 e ss.mm.ii., con individuazione dei potenziali impatti su specie e habitat, nel S.I.C/Z.P.S. ricadente nell’area naturale protetta. Tenuto conto del fatto che il Piano in oggetto riguarda complessivamente aree sensibili dal punto di vista ambientale e paesaggistico, con la presente si chiede l'integrazione al Rapporto Preliminare con quanto sopra specificato.

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I Risposta :

Data la formulazione del Piano di Gestione della ZPS “Lago di Posta Fibreno SIC/ZPS- IT6050012”, relativo al 2004 e la stesura delle relative misure di conservazione, si ritiene quanto mai opportuno aggiornare le stesse con le misure integrative della DGR del 16 dicembre 2011, n. 612 "Rete Europea Natura 2000: misure di conservazione da applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Le stesse come previsto dal Piano, verranno integrate nelle indicazioni gestionali del Piano stesso.

II Risposta: A) Si riportano di seguito l’elenco delle aree naturali protette presenti nel territorio laziale: PARCHI NAZIONALI 1. Abruzzo e Lazio e Molise 2. Circeo 3. Gran Sasso e Monti della Laga

RISERVE NATURALI STATALI 1. Isole di Ventotene e S. Stefano 2. Litorale 3. Saline di Tarquinia 4. Tenuta di Castelporziano

AREE NATURALI MARINE PROTETTE 1. Isole di Ventotene e S. Stefano 2. Secche di Paterno

PARCHI NATURALI REGIONALI 1. Aguzzano 2. Antichissima Città di Sutri 3. Appia Antica 4. Bracciano – Martignano 5. Castelli Romani 6. Gianola e Monte di Scauri 7. Inviolata 8. Marturanum 9. Monte Orlando 10. Monti Aurunci 11. Monti Ausoni e Lago di Fondi 12. Monti Lucretili 13. Monti Simbruini 14. Pineto 15. Valle del Treja 16. Veio

RISERVE NATURALI REGIONALI 1. Antica Città di Fregellae, Fabrateria Nova e del Lago di S. Giovanni Incarico 2. Decima Malafede 3. Insugherata 4. Laghi Lungo e di Ripasottile 5. Lago di Canterno 6. Lago di Posta Fibreno 7. Lago di Vico 8. Laurentino Acqua Acetosa 9. Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco 10. Macchiatonda 11. Marcigliana 12. Montagne della Duchessa 13. Monte Casoli di Bomarzo 14. Monte Catillo 15. Monte Mario 16. Monte Navegna e Monte Cervia 17. Monte Rufeno 18. Monte Soratte 19. Monterano 20. Nazzano, Tevere-Farfa 21. Nomentum 22. Selva del Lamone 23. Tenuta dei Massimi

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24. Tenuta di Acquafredda 25. Tor Caldara 26. Tuscania 27. Valle dei Casali 28. Valle dell’Aniene 29. Valle dell’Arcionello 30. Villa Borghese di Nettuno

MONUMENTI NATURALI 1. Area Verde Viscogliosi 2. Bosco del Sasseto 3. Bosco Faito 4. Corviano 5. Fiume Fibreno e Rio Carpello 6. Forre di Corchiano 7. Galeria Antica 8. Giardino di Ninfa 9. Gole del Farfa 10. Grotte di e Rio Obaco 11. La Selva 12. Lago di Giulianello 13. Madonna della Neve 14. Mola della Corte – Settecannelle – Capodacqua 15. Montecassino 16. Palude di Torre Flavia 17. Parco della Cellulosa 18. Pian Sant’Angelo 19. Promontorio Villa di Tiberio e Costa Torre Capovento – Punta Cetarola 20. Quarto degli Ebrei – Tenuta di Mazzalupetto 21. Torrecchia Vecchia 22. Valle delle Cannuccete 23. Villa Clementi e Fonte S. Stefano 24. Selva di Paliano e Mola di Piscoli

B) Per quanto concerne l’ esercizio della pesca si richiama: l’art. 9, della legge regionale, n. 10 del 29-01-1983, istitutiva della Riserva Naturale, consente di esercitare il diritto di uso civico di pesca con le modalità stabilite dal regolamento di attuazione; 2) l’art. 27, p. 5 , della legge regionale 29/97, stabilisce, previo il rispetto di specifiche condizioni, che sono fatti salvi gli usi civici. Il regolamento vigente in materia di pesca, redatto in ottemperanza all’art. 9 della legge citata al punto 1, definisce: a) i titolari del diritto di uso civico di pesca; b) la zonizzazione delle acque della Riserva ai fini della pesca; c) i soggetti ammessi ad esercitare la pesca; d) le attività vietate; e) gli attrezzi consentiti per la pesca ai titolari del diritto di uso civico; f) gli attrezzi non conformi; g) periodi ed orari della pesca ; h) specie per le quali è vietata in qualsiasi modo ed in qualunque periodo dell’anno la pesca; i) taglie minime e numero massimo dei pesci catturati.

C) L’elenco della normativa delle aree naturali protette verrà integrata con la Legge regionale 29 gennaio 1983, n.10 “ Istituzione della riserva naturale regionale lago di Posta Fibreno”.

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Scheda Nota n. 6

DIREZIONE REGIONALE TERRITORIO, Sintesi: URBANISTICA, MOBILITA' E RIFIUTI AREA PIANI TERRITORIALI DEI CONSORZI a) è necessario considerare tra gli strumenti di pianificazione sovraordinata, INDUSTRIALI, SUBREGIONALI E DI SETTORE rispetto ai quali valutare la coerenza del Piano, lo Schema di Piano Territoriale Regionale Generale (PTRG) adottato, ai sensi dell'art. 62 della l.r. 38/99 - Norme Prot. n. 205670 Prot. Gen. 3249 sul governo del territorio, con DGR n. 2581 del 19.12.2000 e pubblicato sul BUR n. 5 del 20 febbraio 2001, S.O. n. 6, del quale si richiama in particolare l'art. 4 delle Del 10/06/2014 Del 13/06/2014 Norme di attuazione;

b) è opportuno esplicitare le considerazioni di congruità/incongruità delle previsioni del vigente PRG comunale, cui si fa cenno nel Rapporto e riportate nella Tav, n. 5, con gli obiettivi di Piano;

c) è opportuno "comparare" l'articolazione in zone del territorio della Riserva, effettuata ai sensi della l.r. 10/83 e anticipata nelle Tavv. 5 e 7 del Documento preliminare, con quella prevista dall'art. 26 della l.r. 29/97, che per ciascuna zona definisce forme differenziate di tutela, godimento ed uso.

A puro titolo collaborativo, si segnala inoltre quanto segue:

- tra le previsioni di zonizzazione riportate nella tav. n. 5 e quelle indicate nella tav. n. 7 non sembra esserci una puntuale rispondenza;

- in merito all'eventuale richiesta di estendere i confini della Riserva ai territori del SIC/ZPS IT 6050015 Lago di Posta Fibreno (che interessa i territori comunali di Posta Fibreno, Broccostella e Campoli Appennino) e del Monumento naturale Fiume Fibreno e Rio Carpello (in territorio di Broccostella), nei quali si rileva la presenza degli stessi beni naturalistici della Riserva, si sottolinea che l'obiettivo di porre in essere azioni di tutela uniformi e coerenti è già assicurato sia da quanto previsto dall'art. 6, co. 5 della l.r. 29/97, sia dalla partecipazione, prevista dalla legge, di tutti gli Enti/Amministrazioni interessate alle attività di formazione/aggiornamento degli strumenti di gestione di tali ambiti.

Risposta : Lo Schema di Piano Territoriale Regionale Generale , PTRG, adottato con deliberazione della Giunta Regionale, n. 2581 del 19 dicembre 2000, ai sensi degli articoli 10 e 62 della Legge regionale n. 38 e s.m.i., è stato pubblicato nel supplemento ordinario n. 6, al “ Bollettino Ufficiale” della Regione Lazio, n. 5 del 20 febbraio 2001. Esso è composto da: - Relazione; - Norme di Attuazione; - Quadro sinottico degli obiettivi e delle azioni; - N. 19 Tavole. L o Schema di PTRG, così come strutturato, non è classificabile come un strumento urbanistico di area vasta, bensì è da ritenersi soprattutto quale piano propositivo, con contenuti metodologici, da cui discendono gli indirizzi della programmazione territoriale e socio economica regionale. Esso stabilisce, inoltre, direttive ed indirizzi a supporto delle varie pianificazioni regionali, sub regionali e settoriali e costituisce la griglia di riferimento per la verifica di coerenza dei vari piani e degli strumenti di pianificazione negoziata. Attraverso una prima analisi vengono determinati gli obiettivi generali, e successivamente per individuare gli obiettivi specifici e le azioni la materia è suddivisa nei seguenti “sistemi” unitari: 1 ) sistema economico; 2) sistema ambientale; 3) sistema relazionale; 4) sistema insediativo; 5) sistema amministrativo. Il sistema ambientale assume un ruolo di assoluta preminenza, in quanto il tema della tutela ambientale è il riferimento primario utilizzato per la lettura del territorio regionale e rappresenta l’obiettivo principale per operare le scelte di assetto territoriale .

Aspetto enunciato in detto Schema, e fatto proprio nell’elaborazione del Piano

22 della Riserva Naturale, è costituito dalla priorità conferita al principio di difesa delle componenti naturali, perseguito mediante l’individuazione degli strumenti necessari per garantire gli interventi dell’uomo più appropriati, e tali da non fare percepire la tutela ed i connessi vincoli in termini economicamente negativi ma come elementi atti a produrre benefici economici e ambientali che una corretta azione politica può innescare. La pianificazione delle aree protette, pertanto, oltre a tendere alla conservazione della biodiversità ed alla tutela delle risorse ambientali e paesaggistiche, deve prefiggersi anche il miglioramento delle condizioni della vita delle comunità insediate. Pertanto, il tema della tutela ambientale, nello schema del PRTG, non è limitato ad una visione puramente vincolistica, che riveste carattere irrinunciabile, ma tende a coniugare le forme di salvaguardia con interventi di sviluppo compatibili. Alla Tav. n. 9, dello schema di PTRG, relativa al sistema ambientale integrato – sintesi del piano dei parchi e delle riserve- è riportata tra le aree protette istituite il “ Lago di Posta Fibreno” . Gli indirizzi generali delineati dallo strumento regionale sono orientate ad una linea politica che auspica il passaggio “ dalle semplici e più consuete misure di difesa a forme di gestione e di sviluppo ambientale, ossia a momenti di tutela dinamica.” Viene, inoltre, evidenziato come adottando una politica ed una visione di esclusiva difesa delle testimonianze del passato e di porzioni di territorio, ove queste si manifestano insieme a fenomeni naturali straordinari, costituisca un distaccarsi dalle attività umana come se creare situazioni di qualità sia una esclusiva prerogativa delle sole generazioni passate. Le linee programmatiche del Piano della Riserva Naturale si muovono conformemente alle considerazioni, direttici ed alle visioni dello Schema di PTPG, ovvero promuovendo processi volti verso una tutela dinamica del territorio fondata su un modello di protezione ambientale attiva e preventiva. Viene ad ampliarsi, così, il concetto di politica ambientale limitato alla sola tutela includendo contestualmente processi di sviluppo sociale ed economico compatibili con la conservazione e valorizzazione delle risorse naturali, paesaggistiche, storiche e culturali. In ordine alla seconda considerazione espressa, relativa al rapporto tra il Piano della Riserva Naturale il vigente PRG ed il redigendo PUGC si riferisce quanto segue: -Il PRG del Comune di Posta Fibreno, approvato con deliberazioni della Giunta Regionale, 25 luglio 2004 n. 545, e 30 luglio 2004, n.661, integra l’art. 38 – criteri per l’edificazione all’interno della Riserva Naturale lago Posta Fibreno- delle Norme Tecniche di Applicazione richiamando espressamente le norme urbanistiche, elencate nell’art. 8 della già citata legge regionale istitutiva della Riserva Naturale ai sensi dell’articolo 6 della legge regionale 28 novembre 1977, n. 46. Per quanto concerne il l’esame degli eventuali impatti, derivanti dalle attuali previsioni esterne del PRG, gli aspetti di criticità rilevati attengono alla destinazione di sviluppo di una zona F1, destinata a servizi sovra comunali, posta a ridosso dei confini dell’area protetta e di due tracciati stradali di progetto destinati a collegare tali servizi alle arterie provinciali. L’area interessata da detti interventi presenta, tra l’altro, significativi processi di rinaturalizzazione dovuti all’abbandono dell’agricoltura. L’Amministrazione comunale ha in corso di formazione il Piano Urbanistico Generale Comunale, PUGC, che presenta elementi strutturali ed invarianti da condividere e verificare con il Piano della Riserva Naturale, e nello specifico si cercherà di eliminare queste situazioni sopra descritte di alterazione dei luoghi , sia localizzando diversamente i servizi che abolendo le due arterie di collegamento, scongiurando così possibili “ pressioni antropiche” sulla Riserva Naturale.

Le limitate dimensioni dell’area protetta, la conformazione del territorio, la presenza di zone collinari e boscate, di corsi d’acqua , del lago, del canneto, delle aree da destinare all’agricoltura ecocompatibile unitamente delle restrizioni imposte dalla legge istitutiva e dalle prescrizioni e divieti dei piani di settore sovraordinati, concernenti la sicurezza del territorio e la tutela del paesaggio, escludono la gran parte del territorio da possibili trasformazioni. Le aree da destinare alle attività legate allo sviluppo socio economico e dedicate ad ospitare le funzioni per la valorizzazione e fruizione dell’area protetta quali musei, centro visita, uffici informativi, aree di campeggio attività agroturistiche, parcheggi nonché le opere edilizie di ampliamento degli edifici esistenti o di nuovi edifici nelle zone intercluse.

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Le aree libere dove realizzare le attività di fatto sono così delimitate per esclusione e il piano ripropone in linea di massima, le destinazioni d’uso del territorio dettate dalla legge istitutiva della Riserva Naturale.

Inoltre vengono regolate le azioni relative a:

- i tessuti edilizi da riqualificare, situati soprattutto nell’area prospiciente il lago e caratterizzati da situazioni di fatiscenza degli edifici ;

-le aree destinate all’edilizia residenziale circoscritta nelle parte residua degli inviluppi comprendente gli edificati esistenti;

-le aree destinate alla fruizione pubblica con fini didattici, educativi, sportivi con le relative attrezzature:

-percorsi sentieri natura attrezzati segnalati e descritti rappresentativi dei ambienti tipici della riserva

-le aree in cui razionalizzare le attività agricole innovative nel rispetto delle caratteristiche naturali e condotte con tecniche compatibili;

- le aree da destinare alla realizzazione di servizi pubblici e di pubblica utilità:

E vengono perseguiti gli obiettivi per :

- superare le concezioni insulari dell’ area protetta proponendo una “ territorializzazione” delle politiche che la riguardano partendo dalla convinzione che essa è parte organicamente connessa a ben più ampi sistemi ecologici, economici, sociali e culturali. Infatti interventi su specifiche componenti, avulsi dalla complessità e ampiezza del contesto, quasi sempre non risultano risolutivi di problemi ambientali ;

- superare l’antinomia tra la tutela ambientali e le problematiche sociali ed economiche, ovvero tra conservazione e sviluppo. L’Ente gestore dovrà promuova accordi, alleanze e non costruire gabbie per una protezione passiva , bensì migliorare la qualità complessiva dei territorio e non essere un Enti estraneo e quasi antagonisti delle popolazioni locali .

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Scheda Nota n. 7

ACEA ATO 5 S.p.a. Sintesi:

Prot. n. 20482 Prot. Gen. __ Del __ …… con la presente si conferma quanto dichiarato dal ns. rappresentante Ing. non in indirizzo Mario Palombi circa le modalità e quantità relativamente al prelievo idrico. Del 30/06/2014 Si chiarisce inoltre che, relativamente ai finanziamenti assegnati per la soluzione delle problematiche inerenti l’impianto di depurazione, dagli atti si evince che, con D.G.R. 668 del 2007 la Regione Lazio aveva stanziato del fondi per il Piano di risanamento delle risorse idriche individuando, tra le opere oggetto dei finanziamenti, anche Posta Fibreno. In particolare, come da nota allegata, per il Comune di Posta Fibreno, erano stati previsti due finanziamenti:

1) finanziamento A5/23 “Rifunzionalizzazione ed adeguamento dello schema di adduzione fognario circumlacuale a protezione della Riserva Naturale POSTA FIBRENO”;

2) finanziamento A5/25 “Adeguamento dello schema di adduzione fognario all’I.D. di Posta Fibreno”.

Era stato pertanto avviato, da parte della scrivente, l’iter di progettazione per gli interventi inerenti la rete fognaria e l’impianto di depurazione e, in collaborazione con l’Università degli Studi di , è stato anche condotto uno studio sull’area di salvaguardia delle opere di presa di Posta Fibreno, trasmesso alla Regione Lazio in data 13/09/2010 (ns. prot. 21392/2010 allegato).

Tuttavia, in data 31 dicembre 2010, con nota prot. 117604, la Regione Lazio ha comunicato lo storno dei finanziamenti destinati agli interventi individuati dalla D.G.R 668, eliminando di fatto la copertura finanziaria necessaria per la realizzazione delle suddette opere.

Si conferma comunque che è in via di definizione Io studio dell’Università di Cassino per la riqualificazione dell’intero sistema fognario del comprensorio dei comuni confinanti con la Riserva Naturale del Lago di Posta Fibreno (Campoli Appennino, Posta Fibreno, Vicalvi, Fontechiari, Broccostella) con recapito finale all’unico depuratore di Broccostella. Tale soluzione consentirà l’eliminazione del depuratore di Posta Fibreno con notevole beneficio ambientale nell’area della Riserva naturale.

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Scheda Nota n. 8

ARP Sintesi:

AGENZIA REGIONALE PER I PARCHI ….. che, essendo il Lago di Posta Fibreno un sito geologico di importanza regionale inserito nella DGR 859/2009, sia opportuno considerare la sua tutela AREA PIANIFICAZIONE E RAPPRESENTAZIONE non solo in chiave idrogeologica ma anche come parte del Patrimonio DEL TERRITORIO geologico regionale;

Prot. n. 975925 Prot. Gen. 3624 che sia opportuno valutare più approfonditamente la gestione degli ambienti forestali della Riserva Naturale in funzione dei chirotteri fitofìli in essa presenti. Del 01/07/2014 Del 01/07/2014

Risposta:

In relazione al punto relativo al Geosito, si ritiene precisare che di recente è stata avviata una proposta progettuale per avviare “Azioni mirate alla valorizzazione dei geositi presenti all’interno della Riserva Naturale Regionale “Lago di Posta Fibreno” Progetto APQ7, tale proposta verrà inserita nelle attività di piano relative alle misure per la Gestione Sostenibile dei Parchi, Geoturismo, Conservazione Geodiversità e Biodiversità,Proposta Geoparco, Studi e Ricerche finalizzate alla valorizzazione dei geositi regionali. Per quanto riguarda la presenza di Chirotteri fitofili si elenca di seguito l’elenco delle presenze registrate: I dati pubblicati riguardanti la presenza dei mammiferi all’interno della Riserva sono limitati ai soli pipistrelli (Chirotteri, tab. 7). Tabella 7. Chirotteri della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008) famiglia specie nome comune

Rhinolophidae Rhinolophus ferrumequinum ferro di cavallo maggiore

Rhinolophus hipposideros ferro di cavallo minore

Vespertilionidae Pipistrellus kuhlii pipistrello albolimbato

Pipistrellus pigmaeus pipistrello pigmeo

Pipistrellus pipistrellus pipistrello nano

Myotis daubentonii vespertilio di Daubenton

Myotis sp. -

Miniopterus schreibersii miniottero

Nyctalus leisleri nottola di Leisler

Hypsugo savii pipistrello di Savi

Molossidae Tadarida teniotis molosso di Cestoni

Delle dieci specie censite (più una appartenente al genere Myotis ma non determinata, M. daubentonii, P. pygmaeus e N. leisleri sono più o meno strettamente legate agli ecosistemi acquatici per l’alimentazione (Vaughan et al. 1997; Russo e Jones, 2003). Altre, come P. kuhlii, sono più ampiamente diffuse per la loro spiccata plasticità ecologica e della capacità di sfruttare una varietà di habitat di foraggiamento (Russo e Jones, 2003). Per quanto riguarda le direttive europee, tutte le specie di Chirotteri sono incluse nell’all’IV della Direttiva Habitat; Rhinolophus ferrumequinum, R. hipposideros e Miniopterus schreibersi sono inoltre incluse nell’all. II della Direttiva Habitat; tutte le specie ad eccezione di Pipistrellus pipistrellus sono inoltre incluse nell’all’II della Convenzione di Berna.

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Scheda Nota n. 9

Sintesi:

ARPALAZIO … si esprime, alla luce delle competenze dell'Agenzia il seguente parere: 1. Il RA dovrà analizzare il carico antropico presente nell'area della Riserva e la sua evoluzione temporale. Le informazioni di contesto, quali ad esempio la suddivisione delle superfici colturali, dovranno riportare dati aggiornati. Prot. n. 48301 Prot. Gen. 3632 2. Il RA dovrà contenere idonea documentazione grafica finalizzata ad un efficace inquadramento delle principali questioni ambientali. Del Del 3. Alla luce di quanto previsto dall'art.34 del d.lgs 152/2006 smi Parte II Titolo I e 01/07/2014 01/07/2014 considerato lo stato di attuazione delle previsioni di legge il RA dovrà fare riferimento alla "Strategia d'azione per lo sviluppo sostenibile in Italia" approvata dal CIPE il 2 agosto 2002 con deliberazione n.57 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.255 del 30 ottobre 2002 supplemento ordinario n.205 4. RISORSE IDIRICHE: tenuto conto della criticità descritta nel RP in merito alla matrice acqua il RA dovrà contenere dettagliate informazioni quantitative e qualitative relative allo stato dei corpi idrici superficiali. Si ritiene opportuno che vengano utilizzati i dati della rete di monitoraggio regionale, 5. RIFIUTI: il RA dovrà illustrare le attuali modalità di gestione dei rifiuti e la coerenza con gli obiettivi stabiliti dal Piano di Gestione dei rifiuti nella Regione Lazio (approvato dalla Giunta Regionale il 18/01/2012 e pubblicato sul supplemento ordinario n. 15 del BURL n.10 del 14 marzo 2012). 6. ATMOSFERA: l'area vasta in cui è inserita la Riserva presenta criticità connesse all'inquinamento atmosferico, il RA dovrà descrivere la componente ambientale ed esplicitare le azioni che concorrono ad un miglioramento della qualità dell'aria in coerenza con le norme previste dal Piano di risanamento (normativa di riferimento: dJgs. 155/2010 s.m.i., D.C.R, n.66/2009). 7. CAMPI ELETTROMAGNETICI: il RA dovrà descrivere l'eventuale presenza di elementi di pressione presenti nel territorio (ad esempio: elettrodotti, Stazioni Radio Base, ... ). 8. RUMORE: il RA dovrà contenere informazioni relative alla zonizzazione acustica del territorio comunale. 9. MONITORAGGIO: II Rapporto Ambientale dovrà contenere il sistema di monitoraggio del Piano, considerata la velocità delle dinamiche territoriale e la capacità di alcuni indicatori di registrare sensibili cambiamenti si ritiene che la frequenza debba essere annuale. Al fine di supportare la definizione del sistema di monitoraggio, si riportano in allegato una serie di indicatori che costituiscono una prima indicazione che non deve essere considerata né esaustiva, né vincolante per l'Autorità Procedente. Si ritiene opportuno che vengano individuati indicatori che abbiano dati disponibili alla scala comunale e provinciale. II monitoraggio dovrà considerare anche le azioni per le quali si ipotizzano effetti nulli o positivi. In merito al monitoraggio delle acque, al fine di ottimizzare l'azione delle Amministrazioni, è necessario che le definizione delle azioni tenga conto del sistema di monitoraggio regionale, dei relativi punti di campionamento e dei parametri misurati. L'Agenzia, considerato che l'art. 18 del D.lgs. 152/2006 s.m.i. Parte seconda Titolo I, prevede che "il monitoraggio è effettuato dall'Autorità procedente in collaborazione con l'Autorità competente anche avvalendosi dei sistema delle Agenzie ambientali e (...)" è disponibile a valutare la possibilità di stipulare un'apposita convenzione per l'effettuazione del monitoraggio.

Risposta:

Data la disponibilità di dati di maggior dettaglio (numerose tesi di laurea, dati del servizio idrografico della Regione Lazio e specifiche centraline di monitoraggio dei livelli lacustri di proprietà della Riserva), relativi alle misure di portata, analisi qualitative delle acque dei fondali del lago e stato biochimico delle stesse, nel documento finale sono state integrate le richieste relative al punto in questione. Inoltre data la delicata situazione in cui ad oggi grava l’ecosistema fluvio-lacustre del Fibreno, sono state previste attività di progettazione e programmazione di azioni specifiche a breve-medio, lungo termine, a carattere sperimentale, con consequenziale attività di monitoraggio, al fine di limitare il processo in atto di arricchimento dei nutrienti del sistema Fluvio-Lacustre del Fibreno e/o arrestare e/o invertire il processo di depauperamento vegetale e di conseguenza delle comunità zoologiche associate (pesci, invertebrati acquatici, anfibi e uccelli acquatici).Tale azioni di monitoraggio saranno necessarie per integrare la rete dei dati disponibili da parte degli enti deputati al monitoraggio della qualità e quantità delle risorse idriche regionali e provinciali, inoltre il piano previsto terrà conto dei parametri di riferimento del D.lgs. 152/2006, oltre a specifici parametri data la peculiarità ambientale del sistema fliuvio-lacustre del Fibreno.

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Scheda Nota n. 10

Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Sintesi: del Turismo Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio A seguito di Vs. comunicazione in via pec del 06.06.2014 n. 326016 ed in atti al SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHITETTONICI prot. n. 17305 del 13.06.2014 e riguardante la trasmissione del verbale della I E PAESAGGISTICI PER LE PROVINCE DI ROMA, C.d.S. del 28.05.2014, da cui si prende atto dei chiarimenti resi dal RUP in PROSINONE, LATINA, RIETI E VITERBO considerazione delle richieste espresse da questa Soprintendenza in prima istanza, con la propria nota del 22.05.2014 n. 15102 ed in considerazione altresì Prot. n. 18734 Prot. Gen. 3666 dell'esigenze di conclusione ivi stabilite entro il 30.06 p.v,, confermate dalla D.R. di questa Amministrazione, la Scrivente secondo le ridotte informazioni di Del 30/06/2014 Del 02/07/2014 competenza reperite dal Rapporto Preliminare trasmesso su supporto informatico dall'Amministrazione procedente, definisce le seguenti esigenze di propria spettanza:

- rispetto di tutte le disposizioni dei piani paesaggistici, in quanto prevalenti sulle disposizioni contenute negli atti di pianificazione ad incidenza territoriale locale, nello specifico del Capo II del PTPR, ovvero della disciplina di tutela, d'uso e valorizzazione dei Paesaggi - " Tav. A " n. 33_ foglio 391, come disposto dall'art. 37 c. 7° delle norme di PTPR;

- limitazione delle opportunità edificatorie da prevedere nelle zone "B1 - zona residenziale edificata con ristrutturazione ", secondo tipologie d'intervento già previste dal " Paesaggio degli Insediamenti Urbani " - art. 27 delle norme tecniche del PTPR, con soluzioni architettoniche di qualità e secondo la tradizione locale;

- conferma delle aree di rispetto delle coste lacuali e fluviali dei corsi d'acqua pubblica previste nel PTPR, secondo normativa in vigore.

Risposta:

Nel Documento Preliminare sono riportate le tav. A, B e C del Piano Territoriale Paesistico Regionale , PTPR, ed alle pag. 5- 8, sono richiamate le normative di riferimento e le principali finalità di esso. E’ confermato, già nella parte descrittiva, che le disposizioni che regolano gli usi compatibili e le trasformazioni consentite dal PTPR prevalgono sulle eventuali disposizioni incompatibili contenute nelle varie pianificazioni e, quindi, anche nel Piano della Riserva Naturale.

In proposito, l’Amministrazione comunale di Posta Fibreno, anche in qualità di Ente gestore della Riserva Naturale, nell’ambito della collaborazione istituzionale, attivata ai sensi del c.1, della legge regionale n. 24/97 “Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico”, ha presentato alla Regione motivate e documentate proposte di modifica delle classificazioni per zona dei vincoli paesistici. A seguito di una relazione istruttoria, predisposta dagli Uffici regionale, contenete le controdeduzioni alle osservazioni solo i contributi valutati positivamente, saranno inserirti nel PTPR previa separata deliberazione del Consiglio regionale. Le osservazioni formulate dal Comune di Posta Fibreno sono state in parte accolte e riguardano anche alcune aree ricadenti nell’ambito della Riserva Naturale.

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Scheda n. 11

DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE Sintesi: AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE … si segnala che dall'analisi dello stesso è risultata una valutatone generica dello stato della risorsa idrica. Area Risorse Idriche e Pertanto, ai fini di garantire la tutela qualitativa e quantitativa della risorsa idrica Servizio Idrico Integrato superficiale e profonda presenta nell'area interessata da piano, si segnalala necessità di definire puntualmente gli utilizzi e le criticità presenti, con particolare riguardo alla parte dì risorsa destinata ad uso potabile.

Prot. n. 409246 Prot. Gen. __ Del __ non in indirizzo Del 16/07/2014

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Scheda n. 12

Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e Sintesi: del Turismo Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio ….. definisce le seguenti esigenze di propria spettanza:

Prot. n. 0011703 Prot. Gen. 4093  rispetto di tutte le disposizioni dei piani paesaggistici, in quanto prevalenti sulle disposizioni contenute negli atti di pianificazione ad Del 23/07/2014 Del 24/07/2014 incidenza territoriale locale, nello specifico del Capo II del PTPR, ovvero della disciplina dì tutela, d'uso e valorizzazione dei Paesaggi - " Tav. A" n. 33_foglio 39!, come disposto dall 'art. 37 e. 7° delle norme di PTPR;  limitazione delle opportunità edificatorie da prevedere nelle zone " Bl - zona residenziale edificata con ristrutturazione ", secondo tipologie d'intervento già previste dal " Paesaggio degli Insediamenti Urbani " - art. 27 delle norme tecniche del.PTPR, con soluzioni architettoniche di qualità e secondo la tradizione locale;  conferma delle aree di rispetto delle coste lacuali e fluviali dei corsi d'acqua pubblica previste nel PTPR, secondo normativa in vigore.'".

Questa Direzione Regionale, per quanto di competenza (ex art. 17, co. 3, lett. n), D.P.R. 233/2007), stante le motivazioni addotte, conferma i pareri istruttori delle Soprintendenze sopracitati, nel rispetto delle condizioni in essi specificate.

Si rimane in attesa di ricevere gli atti conclusivi e il parere motivato al termine delle attività tecnico-istruttorie del procedimento in argomento e relativo provvedimento finale da trasmettersi a cura di codesto Ente Convocante alla Scrivente e alle Soprintendenze che leggono per conoscenza.

In relazione alle questioni richiamate con la nota Della Direzione, oltre a quanto già esposto con il riscontro al quesito proposto dalla Sopraintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, si specifica che:

- Nel documento preliminare del Piano della Riserva Naturale, alla Tav. n. 2, è riportato il Piano Territoriale Paesistico, PTP, vigente, ed alle Tav. 3.1, 3.2, 3.3, rispettivamente le Tav. A , B,e C del Piano Territoriale Paesistico Regionale, PTPR; - Il Rapporto preliminare ambientale di VAS, contiene una lettura storico evolutiva della materia relativa al rapporto tra il PTPR e la pianificazione delle aree protette. Tale rapporto è disciplinato, nella sua formulazione finale, dall’art. 37 delle Norme del PTPR , “ protezione dei parchi e delle riserve naturali” che stabilisce che i piani in formazione si adeguino alle prescrizioni dei piani paesistici; - Le aree “B1- zone residenziali edificata con ristrutturazione” individuate dalla legge istitutiva della riserva integrate da limitate situazioni, segnalate nella Tav. 6.10 ; “ Occupazione del suolo per usi urbani” del PTPG e richiamate anche nel redigendo PUGC. Le aree B1 attualmente sono soggette alla disciplina della legge regionale, n. 9 gennaio 1983, istitutiva della “ riserva naturale Lago di Posta Fibreno”, che sostituiscono le norme del PRG vigente in ottemperanza al dispositivo di approvazione del PRG da parte della Giunta regionale; È stata predisposta, come richiesto con precedente nota, n. 2907 del 27 maggio 2014, la rappresentazione cartografica delle tavole del PTPR, con la zonizzazione di progetto “ B1 zona edificata con ristrutturazione”. Riguardo la regolamentazione urbanistica dei tale zona si fa riferimento alle disposizioni della legge regionale istitutiva dell’area protetta per i motivi sopra esposti.

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Scheda n. 13

DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE, Sintesi: AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE 1) nel rapporto ambientale e nella successiva proposta di Piano dovrà essere AREA DIFESA DEL SUOLO E BONIFICHE evidenziata la presenza di aree classificate, a norma del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino (PsAI) – dei fiumi Liri-Garigliano e Prot. n. 429133 Prot. Gen. 4229 Volturno, come a rischio frana (Aree a rischio idrogeologico molto elevato - R4, Aree di alta attenzione -A4, Aree a rischio potenzialmente alto - Rpa ed Aree di Del 25/07/2014 Del 31/07/2014 attenzione potenzialmente alta — Apa, e Aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi - C I ) e a rischio idraulico ( fascia di esondazione - B2, con aree a rischio medio R2 e, al limite della Riserva, fascia di inondazione per piena di intensità eccezionale - C). Le azioni proposte dal Piano dovranno essere formulate anche in funzione di tali criticità e dovranno, qualora necessario, prevedere una progettazione degli interventi rispondente a quanto stabilito dalle Norme di Attuazione Misure di Salvaguardia del PsAI medesimo.

Per tali aree potranno essere previste, in coerenza con quanto individuato nelle "Linee guida per l'attuazione del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico" (appendice A alla NdA del PAI) indagini e azioni di presidio territoriale e monitoraggio strumentale. I dati rilevati .potranno utilmente implementare la costituenda Banca Dati della Riserva;

2) gli interventi di consolidamento, di manutenzione e miglioramento della funzionalità idraulica dei corsi d'acqua dovranno essere pianificati e realizzati nel rispetto dei criteri di cui agli allegati A e B delle Norme di Attuazione del PAI Liri-Garigliano e Volturno e di quanto normato con L.R. n. 53/98 e D.G.R. Lazio n.4340/1996;

3) sia realizzata, a norma della D.G.R. n. 222 del 25.2.2005, in collegamento con l'Ufficio Idrografico e Mareografico Regionale (ora Centro Funzionale Regionale della Direzione Infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative), una rete di monitoraggio quantitativo delle acque sotterrane e superficiali, risorse naturali fondamentali per l'esistenza stessa della Riserva;

4) dovrà essere prevista, per quel che attiene la ristrutturazione di edifici esistenti o la costruzione di manufatti aperti al pubblico, l'applicazione delle Norme Tecniche in materia di costruzioni in zone sismiche;

Risposta:

In relazione al punto 3 della suddetta nota, si fa presente che la Riserva dispone da diversi anni di una rete autonoma di monitoraggio dei livelli idrometrici del Lago, oltre ai parametri termo-pluviometrici. Inoltre molte delle considerazioni idrologiche e idrogeologiche sono state oggetto di valutazioni facendo riferimento alle stazioni idrometriche del servizio Idrografico e Mareografico Regionale. Le stazioni al momento attive di proprietà della Riserva Regionale, saranno quanto prima inserite nella rete di monitoraggio regionale avviando specifici protocolli di intesa e collaborazione.

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DA DEFINIRE NON IN ELENCO DOC SCOPING

Di seguito alcune ulteriori risposte a note non contenute nel documento di scoping.

Scheda Nota n.

DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE. Sintesi: AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE …sia realizzata una rete di monitoraggio quantitativo delle acque sotterranee e AREA DIFESA DEL SUOLO E BONIFICHE superficiali ai sensi della D:G:R: n.222 del 25.2.2005

Prot. n. 429133 Prot. Gen.

Del 25/07/2014 Del

Risposta:

Data la disponibilità di dati di maggior dettaglio (numerose tesi di laurea, dati del servizio idrografico della Regione Lazio e specifiche centraline di monitoraggio dei livelli lacustri di proprietà della Riserva), relativi alle misure di portata delle sorgenti perlilacuali del bacino imbrifero del Fibreno, nel documento finale sono state integrate le richieste relative al punto in questione.

Inoltre si fa presente che la Riserva dispone da diversi anni di una rete autonoma di monitoraggio dei livelli idrometrici del Lago, oltre ai parametri termo- pluviometrici. Inoltre molte delle considerazioni idrologiche e idrogeologiche sono state oggetto di valutazioni facendo riferimento alle stazioni idrometriche del servizio Idrografico e Mareografico Regionale.

Scheda Nota n.

Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Sintesi: del Turismo Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio  al fine di un'idonea e propria valutazione di merito, si richiede che il SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHITETTONICI documento sia fornito in formato cartaceo e legalizzato con firme dai E PAESAGGISTICI PER LE PROVINCE DI ROMA, progettisti; PROSINONE, LATINA, RIETI E VITERBO  al fine dell'esatta vantazione di quanto previsto, è indispensabile che il " Documento Preliminare "' adottato sia corredato di specifiche tavole di PTPR, Prot. n. 15102 Prot. Gen. 2907 con la sovrapposizione delle previsioni di zonizzazioni di progetto (ndr Tav. 7 – B 1 zona edificata con ristrutturazione ), nell'idonea scala e in formato cartaceo Del 22/05/2014 Del e di specifica regolamentazione; 27/05/2014  il parere conclusivo di questo Ministero in C.d.S., è reso ai sensi dell'art 17 e. 3° lett. n) del D.P.R. n. 233 del 26.11.2007, dalla competente la Direzione Regionale di questa Amministrazione, sentite in merito le Soprintendenze di Settore in indirizzo per i rispettivi interessi di tutela, per cui è necessario il perfezionamento della Conferenza dei Servizi secondo specifica calendarizzazione da definire con la stessa, ai sensi di quanto stabilito dall'art 14 ter e. 2° della L.241/90 e s.m.i., nello spirito di un idoneo e regolare svolgimento delle attività di questa Amministrazione.

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Scheda Nota n.

DIREZIONE REGIONALE TERRITORIO, Sintesi: URBANISTICA, MOBILITA' E RIFIUTI AREA URBANISTICA E COPIANIFICAZIONE …… Sulla base della declaratoria delle Aree, le cui competenze sono riportate COMUNALE nell'allegato B della Determinazione del Direttore della Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti n. A05888 del 17 luglio 2013, non è prevista (PROVV. FR - LT) alcuna competenza da parte dell'Area Urbanistica e Copianifìcazione Comunale (Province di FR - LT) in materia di procedura di V.A.S. (D.Lgs. 152/06) Prot. n. 314324 Prot. Gen. 3424 durante l'iter formativo dei Piani delle Aree Naturali Protette. Nella stessa Determinazione, la competenza sopramenzionata, è invece Del Del attribuita alla sola Area Piani Territoriali dei Consorzi Industriali, Subregionali e di 18/06/2014 23/06/2014 Settore, al fine di valutare gli impatti significativi delle previsioni sull'ambiente dei Piani suddetti.

Pertanto, si ritiene che alcun tipo di contributo, in relazione alle procedure di VAS dei Piani di Assetto, deve essere rilasciato da questa Area ali' Area Autorizzazioni Paesaggistiche e Valutazione Ambientale Strategica.

Tutte le risposte relative ai contributi degli SCA e alle indicazioni contenute del documento di Scoping, sono state adeguatamente integrate nei capitoli del seguente Rapporto Ambientale.

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2 RAPPORTO AMBIENTALE

2.1 Inquadramento normativo-programmatico del Piano della Riserva Naturale

Il Contesto programmatico di riferimento. Il disegno delle interrelazioni istituzionali e territoriali Le aree protette sono istituite per preservare zone di territorio di particolare valore naturalistico dall’invadenza di uno “sviluppo”, spesso non pianificato, ai fini della tutela e conservazione dell’ambiente. Il termine “riserva”, che inizialmente sollevava timori presso le popolazioni interessate poiché veniva associato ad una visione esclusivamente vincolistica e di conservazione del territorio, oggi è correttamente interpretato quale strumento tecnico-giuridico teso alla salvaguardia di qualità e differenze delle risorse naturali ed a ricondurre gli usi e le trasformazioni nell’ambito di uno sviluppo sostenibile. L’istituzione di aree protette, pur rivelatasi operazione essenziale per impedire la compromissione irreversibile di determinati habitat, non ha garantito la conservazione delle qualità dei luoghi e non ha ostacolato la dissipazione della biodiversità. La comunità scientifica ha preso atto del rischio che le aree protette vadano a costituire ambiti isolati, inseriti in contesti sempre più artificializzati, pertanto non idonei a garantire la funzionalità dei processi biologici. Per questi motivi le politiche finalizzate alla protezione della natura, prescrivono di integrare le aree protette con la pianificazione territoriale e di realizzare elementi di connessione funzionale tra di esse, detti “corridoi ecologici”, costituiti da spazi fisici di continuità ambientale preposti al mantenimento delle relazioni di scambio tra gli ecosistemi principali. Le stesse politiche raccomandano di considerare con attenzione gli assetti, gli usi e le dinamiche antropiche delle zone contigue le aree protette poiché incidono in modo determinante sulle risorse naturalistiche-ambientali tutelate. Un ultimo aspetto, spesso trascurato, riguarda il valore simbolico attribuito alle “aree protette” che sta ad indicare la volontà di ristabilire un rapporto non conflittuale, ma armonico tra le attività dell’uomo e l’ambiente. Cenni sulla legislazione nazionale e regionale in materia di aree naturali protette A livello nazionale, l’entrata in vigore del d.lg. del 22 gennaio 2004 n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio ai sensi dell’art. 10 della legge 6 luglio 2002 n. 137” con il quale viene abrogato il Testo Unico d.lgs del 29 ottobre 1999 n. 490 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia dei beni culturali ed ambientali a norma dell’art. 1 della legge 8 ottobre 1997 n. 352” introduce il termine di “paesaggio” precisandone il significato e la valenza, quale “…parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana e dalle reciproche interrelazioni”. Il territorio deve avere, di conseguenza, un’omogenea pianificazione, che in prima istanza, non può prescindere dalle indicazioni previste e fornite dai piani paesaggistici. La Regione Lazio, d’altro canto, ha da tempo avviato un processo di pianificazione della tutela dei beni ambientali e della intelaiatura di un sistema normativo che regga e strutturi i criteri istitutivi dei parchi regionali e delle riserve naturali. La peculiarità della trasformazione delle regole è legata alla nuova attenzione con cui vengono individuate le diverse tipologie di parchi -con connotazioni prevalentemente

34 naturali- e le diverse tipologie di riserve -con considerazione anche di fenomeni che, pur di limitata estensione, presentano caratteri di particolare interesse paesistico e naturalistico1. La Legge Quadro nazionale n. 394/91 sulle aree protette prevede, quali strumenti di attuazione delle finalità dei Parchi naturali regionali, il “Piano per il Parco e il Piano pluriennale economico e sociale per le attività compatibili” rimettendo in discussione gli strumenti previsti dalla L.r. del Lazio n. 46/77 e inducendo ad una verifica, sulla base dell’esperienze maturate, della idoneità degli strumenti di attuazione dei Parchi stessi. Nell’ambito dei principi della legge, degli articoli 9 e 32 della Costituzione e delle norme dell’Unione Europea in materia ambientale e di sviluppo durevole-esostenibile2, la Regione ha emanato nel dicembre 97 la legge n.29 al fine di stabilire norme in materia di aree naturali protette regionali e di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione delle aree di particolare rilevanza naturalistica della Regione, nonché il recupero ed il restauro ambientale di quelle degradate3. In considerazione dell’elevato numero delle Aree Naturali Protette istituite nella Regione, delle loro caratteristiche territoriali e socio-economiche e, soprattutto, delle loro diversificazioni in termini di redazione,adozione ed approvazione, la GR approva le “Linee guida per la redazione dei piani delle aree naturali protette regionali”4. Un documento operativo di riferimento che, elencando criteri e valutazioni per la conoscenza del territorio, dovrebbe essere in grado di fornire agli Enti di Gestione un ausilio utile alla redazione dell’atto di pianificazione. Nelle premesse della delibera di approvazione si legge che è “avvisata la necessità di garantire oltre ad un armoniosa relazione tra i diversi livelli di piani, anche una metodologia di pianificazione comune che assicuri un percorso, dagli studi propedeutici fino alla redazione finale del progetto, uniforme e certo”: se ne deduce che le “linee guida”5 siano finalizzate al raggiungimento di una “qualità indiscussa” del processo di Piano, prevedendo di “svelare e valorizzare le vocazioni del territorio protetto”. Il Piano della Riserva Naturale è uno strumento di lavoro di cui l’Ente Gestore della Riserva, l’Ente Parco, si dota con lo scopo di attuare sul territorio le finalità contenute nella L.r. 29/97 e nel d.lgs 42/04. Non in netta contrapposizione con l’uso attuale, il Piano deve voler promuovere, oltreché un avanzamento scientifico, una sperimentazione sulla collaborazione interistituzionale, utilizzando lo strumento della governance, attraverso l’armonizzazione delle diverse posizioni culturali e disciplinari. Il Piano, ispirandosi alla logica della qualità ambientale come servizio collettivo, deve assumere come obiettivi generali di governo della Riserva: - valorizzare i paesaggi (naturali ed antropici) e i beni storico-architettonici e della tradizione, realizzando un sistema di fruibilità esteso all’insieme delle caratteristiche

1 Il territorio regionale è attualmente interessato da 6 aree protette nazionali e da 58 aree protette istituite a seguito di diversi provvedimenti legislativi e/o amministrativi regionali, suddivise per tipologia, in parchi regionali, riserve naturali, parchi suburbani, parchi urbani e monumenti naturali, per un totale di superficie protetta pari a circa ha 206.021 (11,96% del territorio regionale). Inoltre sul territorio regionale sono stati individuati Siti di Importanza comunitaria e Zone di Protezione Speciale in un ottica di integrazione con i sistemi nazionali (Rete Ecologica Nazionale) ed europea (rete di Natura 2000), prevista dalla direttiva europea habitat. 2 La Comunità Europea con molteplici interventi ha proposto azioni per la tutela delle risorse naturalistiche e l’adozione del principio dello sviluppo sostenibile come preciso impegno da rispettare da parte dei singoli Paesi che, oltre alla tradizionale tutela ambientale e riduzione delle fonti di inquinamento, è rivolto al mantenimento della biodiversità. Questi principi vengono introdotti con l’intento di collocare le politiche ambientali nell’approccio preventivo ai problemi posti dalle trasformazioni e dalla pianificazione territoriale, non più in posizione settoriale o come verifica di impatto di singole opere. 3 In Italia la Legge 394/91 costituisce il riferimento normativa generale per l’attuazione della tutela dei valori naturalistici, mentre la Legge 29/97 rappresenta a livello Locale, la norma quadro per l’attuazione detta tutela dei valori naturalistici. Quest’ultima detta i principi per l’istituzione e la gestione delle aree protette suddividendole in 2 tipologie: 1) Parco naturale e 2) Riserva naturale. 4 Delibera di GR n. 765 del 2004. 5 Le Linee Guida valgono per i Piani di tutte le aree naturali protette di qualsiasi livello e quindi anche l’Ente Parco è tenuto a rispettarle, adeguando ad esse le eventuali analisi e gli elaborati mancanti rispetto a quelli già completati. 35

distintive della Riserva; - accrescere la qualità e migliorare le modalità di gestione delle acque e del suolo ; - conservare, potenziare e valorizzare la biodiversità, anche attraverso la tutela ed il miglioramento delle condizioni di permeabilità biologica ; - contribuire alla prevenzione dei rischi ; - promuovere e orientare l’evoluzione del settore agricolo-forestale ed agrituristico, sviluppando e assicurando il tradizionale rapporto positivo tra esigenze produttive e gestione del paesaggio e dell’ambiente. Un ultima nota riguarda l’entrata in vigore (13/02/2008) del Decreto Legislativo n. 4/2008 ad oggetto “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale” (pubblicato sul Supplemento Speciale della Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008). Tale decreto introduce alcune conseguenze rilevanti nei procedimenti di formazione/approvazione degli strumenti di pianificazione, in particolare la Valutazione Ambientale Strategica (VAS)6. In sintesi il decreto legislativo (art. 6) definisce l’ambito applicativo della disciplina, stabilendo che i piani e programmi - di cui all’art. 5, c. 1, lett. e)- sono soggetti a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e sono comunque sottoposti ad una “Verifica di Assoggettabilità” (VA), volta a valutare preventivamente i possibili effetti significativi sull’ambiente. La Verifica di Assoggettabilità è prevista, non solo per i piani/programmi ancora da avviare, ma anche per tutti quelli il cui iter di approvazione non sia ancora concluso al 13/02/08 (entrata in vigore del Decreto) e per i quali la VAS non è prescritta ai sensi del citato art. 6; La Verifica di Assoggettabilità, disciplinata dall’art. 12 del D.Lgs. n. 4/2008, viene effettuata dall’autorità competente sulla base di un rapporto preliminare contenente la descrizione del piano/programma e le informazioni e i dati necessari alla valutazione degli impatti significativi sull’ambiente che l’attuazione del piano può produrre, con riferimento ai criteri dell’Allegato I del Decreto stesso7 Il rapporto preliminare dovrà contenere le analisi necessarie alla stima dello stato e vulnerabilità dell’ambiente, facendo riferimento a tre grandi tematiche e alle loro interrelazioni, alle caratteristiche del piano dal punto di vista dei contenuti e della loro rilevanza per l’integrazione di criteri ambientali volti alla sostenibilità, alle caratteristiche degli impatti attesi dal punto di vista della entità ed estensione.

2.1.1.1 Quadro Normativo in materia di Aree protette e naturali Nel seguente capitolo sono state elencati tutti gli atti normativi relativi alle Aree Protette, così come richiesto dal punto “q” del documento di Scoping

 LEGGI NAZIONALI AA.PP.

Legge quadro sulle aree protette. Legge del 6 dicembre 1991, n. 394 (GU n.292 del 13-12- 1991 - Suppl. Ordinario n. 83 ).

6 Art. 5 Definizioni “valutazione ambientale di piani e programmi, nel seguito valutazione ambientale strategica, di seguito VAS: il processo che comprende, secondo le disposizioni di cui al titolo II della seconda parte del presente decreto, lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità, l'elaborazione del rapporto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni, l'espressione di un parere motivato, l'informazione sulla decisione ed il monitoraggio” 7 l’Allegato I al Decreto stabilisce i fattori da tenere in considerazione per decidere l’importanza del piano ai fini della sostenibilità, il grado di rilevanza, quantitativa e qualitativa, dei possibili effetti ambientali e quindi l’opportunità di assoggettarlo o meno a VAS 36

Nuovi interventi in campo ambientale. Legge del 9 dicembre 1998, n. 426, (GU n.291 del 14- 12-1998 ).

 ATTI NAZIONALI SIC/ZPS

Decreto del Presidente della Repubblica n. 357/1997 "Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" (S. O. n. 219/L alla G.U. n. 248 del 23.10.1997)

Decreto del Presidente della Repubblica n. 120/2003 "Regolamento recante modifiche ed integrazioni al Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" (G.U. n. 124 del 30.5.2003)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007 "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di conservazione (ZSC) e a zone di protezione speciale (ZPS)" (G. U. n. 258 del 6.11.2007)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 22 gennaio 2009 "Modifica del Decreto 17 ottobre 2007 concernente i criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di conservazione (ZSC) e a zone di protezione speciale (ZPS)" (G.U. n. 33 del 10.2.2009)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 19 giugno 2009 "Elenco delle Zone di Protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE" (G.U. n. 157 del 9.7.2009)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010 "Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del 24.8.2010)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010 "Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica continentale in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del 24.8.2010)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010 "Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del 24.8.2010)

Legge n. 157/1992 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" (S.O. alla G. U. n. 46 del 25.2.1992)

Legge n. 221/2002 "Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE" (G.U. n. 239 del 11.10.2002)

 LEGGI REGIONALI AA.PP.

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Legge regionale 29 gennaio 1983, n.10 “ Istituzione della riserva naturale regionale lago di Posta Fibreno” in allegato l’estratto dal BURL

Legge Regionale n. 17 del 2 Maggio 1995 "Norme per la tutela della fauna selvatica e la gestione programmata dell'esercizio venatorio" (S.O. n. 4 al B.U.R.L. n. 15 del 30.5.1995)

Legge Regionale n. 29 del 10 ottobre 1997 "Norme in materia di aree naturali protette regionali" (B.U.R.L. n. 77 del 26.8.1997)

Legge Regionale n. 10 del 2 aprile 2003 "Modifiche alla legge regionale 6 ottobre 1997, n. 29 (Norme in materia di aree naturali protette regionali) e successive modifiche. Disposizioni transitorie" (B.U.R.L. n. 11 del 19.4.2003)

Regolamento Regionale n. 7 del 18 aprile 2005 "Regolamento di attuazione dell'articolo 36 della legge regionale 28 ottobre 2002, n. 39 (Norme in materia di gestione delle risorse forestali)" (S.O. n. 4 al B.U.R.L. n. 12 del 30.4.2005)

Legge Regionale n. 4 del 28 aprile 2006 "Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2006 (art. 11 legge regionale 20 novembre 2001, n. 25)" (S.O. n. 5 al B.U.R.L. n. 12 del 29.4.2006)

Legge Regionale n. 32 del 24 dicembre 2008 "Bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2009" (S.O. n. 168 al B.U.R.L. n. 48 del 27.12.2008)

 PRINCIPALI ATTI AMMINISTRATIVI EMANATI DALLA REGIONE LAZIO SULLE AREE SIC/ZPS

Individuazione siti e rettifica perimetri - con la DGR n. 2146/1996 la Regione Lazio ha approvato la lista di Siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) ricadenti nel proprio territorio. Questa DGR è stata successivamente modificata con i seguenti atti: DGR n. 651/2005, che individua nuove ZPS e amplia alcune di quelle esistenti; DGR nn. 696/2008, 697/2008, 698/2008, 699/2008 e 700/2008, che rettificano la delimitazione di alcune ZPS; DGR n. 701/2008, che dirime alcune problematiche di codice e denominazione di ZPS interregionali.

DGR 19 marzo 1996, n. 2146 "Direttiva 92/43/CEE (Habitat): approvazione della lista dei siti con valori di importanza comunitaria nel Lazio ai fini dell'inserimento nella rete ecologica europea Natura 2000"

DGR 2 agosto 2002, n. 1103 "Approvazione delle linee guida per la redazione dei piani di gestione e la regolamentazione sostenibile dei SIC (Siti d'Importanza Comunitaria) e ZPS ( Zone di Protezione Speciale), ai sensi delle Direttive nn. 92/43/CEE (Habitat) e 79/409/CEE (Uccelli) concernenti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche di importanza comunitaria presenti negli stati membri, anche per l'attuazione della Sottomisura I.1.2. 'Tutela e gestione degli ecosistemi naturali' (Docup Obiettivo 2 2000-2006)"

DGR 19 luglio 2005, n. 651 "Direttive 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. DPR 8 settembre 1997, n. 357 e successive modifiche ed integrazioni di attuazione della Direttiva 92/43/CEE. Adozione delle delimitazioni dei proposti SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e delle ZPS (Zone di Protezione Speciale). Integrazione deliberazione della Giunta regionale 19 marzo 1996, n. 2146"

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DGR 4 agosto 2006, n.534 "Definizione degli interventi non soggetti alla procedura di valutazione di Incidenza"

DGR 3 luglio 2007, n. 497 "Attivazione e disposizioni per l'organizzazione della rete regionale per il monitoraggio dello stato di conservazione degli habitat e delle specie della flora e della fauna (Direttiva 92/43/CEE, Legge Regionale 29/97)"

DGR 26 settembre 2008, n. 701 "Direttiva 79/409/CEE 'Uccelli' concernente la designazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e la conservazione degli Uccelli selvatici: Zona di protezione Speciale (ZPS) 'Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga', Zona di Protezione Speciale (ZPS) 'Monti Cornacchia Tre Confini' e Zona di Protezione Speciale (ZPS) 'Monti della Meta' - DGR nn. 2196/96 e 651/05 - Adempimenti"

Determinazione del Direttore 21 gennaio 2009, n. 59 "Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Presa d'atto della trasmissione alla Unione Europea della rettifica di delimitazioni e della risoluzione di problematiche tecniche relative a Zone di protezione Speciale ( ZPS) del Lazio, adottate con Deliberazione Giunta Regionale nn. 696, 697, 698, 699, 700, 701 del 26 settembre 2008"

DGR del 29 gennaio 2010, n. 64 "Approvazione Linee guida per la procedura di Valutazione di Incidenza (D.P.R. 8/9/1997 n. 357 e s.m.i., art. 5)"

DGR del 16 dicembre 2011, n. 612 "Rete Europea Natura 2000: misure di conservazione da applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Sostituzione integrale della deliberazione della Giunta Regionale 16 maggio 2008, n. 363, come modificata dalla deliberazione della Giunta Regionale 7 dicembre 2008 n. 928"

L’istituzione della Riserva La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” è stata istituita dalla Regione Lazio con propria legge, la n. 10 del 29 gennaio 19838 a norma degli articoli 6 e 20 della legge regionale 28 novembre 1977, n. 46. La Riserva Naturale è delimitata dai confini riportati nella cartografia in scala 1: 2.000 e nella descrizione catastale, allegati n. 1 e n. 2, che costituiscono parte integrante della legge. La Riserva Naturale è destinata alla conservazione, valorizzazione e razionale utilizzazione dell’ambiente naturale, allo sviluppo economico delle comunità locali interessate ed alla corretta fruizione da parte di tutta la popolazione secondo le direttive delle norme urbanistiche e del regolamento di attuazione di cui ai successivi articoli 7, 8 e 9 della Legge sopraindicata. La gestione della Riserva Naturale “è affidata al comune di Posta Fibreno (art. 4).

Il rapporto con il Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Lago di Posta Fibreno (SIC/ZPS IT6050015) Dato Il redigendo Piano della Riserva Naturale e data la formulazione del Piano di Gestione della ZPS “Lago di Posta Fibreno SIC/ZPS- IT6050012”, relativo al 2004, con la stesura delle relative misure di conservazione, si aggiornerà nel documento di Piano le stesse con le misure integrative della DGR del 16 dicembre 2011, n. 612 "Rete Europea Natura 2000: misure di conservazione da applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Le stesse come previsto dal Piano, verranno integrate nelle indicazioni

8 Pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio 28 febbraio 1983, n. 6 39 gestionali del Piano stesso. Ciò al fine di adempiere alla normativa vigente in materia di aree naturali protette, che prevede, come stabilito dall'art. 6 comma 5 della Legge Regionale 6 ottobre 1997, n. 29 e ss.mm.ii. che nel caso di siti e zone ricadenti, anche parzialmente, nel perimetro delle aree classificate ai sensi dell'articolo 5 della presente legge, le specifiche misure dì conservazione debbono integrare i piani e i regolamenti delle suddette aree protette.

Il rapporto con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” ricade nell’ambito territoriale del Piano Territoriale Paesistico n. 12 adottato con DGR 2279/87 e approvato con l.r. n. 24/98. L’obbligo della redazione dei piani paesistici è contenuto nella l. n. 431/85 (legge Galasso), tuttavia il quadro legislativo delle materie ambientali e culturali profondamente modificato negli ultimi venti anni ha da un lato ridotto il campo d’azione del piano paesistico e dall’altro ne ha paradossalmente specializzato ed ampliato le finalità. I PTP della Regione Lazio, redatti negli anni immediatamente successivi alla legge c.d. Galasso in assenza delle più recenti disposizioni, nel considerare le categorie dei beni da tutelare hanno spesso spinto le proprie informazioni conoscitive di base e le relative strutture normative ad interessarsi dei fattori di rischio ambientale, considerandoli come elementi di innalzamento dei livelli di tutela paesaggistica e generando una “invasione” di competenze il più delle volte non sostanziata da un adeguato apparato cognitivo e scientifico. Come parziale risposta a questo sbilanciamento dei piani paesistici nell’ambito ambientale- ecologico può essere interpretato il 7° comma dell’art. 12 della l. n. 394/91 (legge quadro sulle aree protette) che individua nel Piano della Riserva Naturale di un’area naturale protetta lo strumento che “sostituisce ad ogni livello i piani paesistici, i piani territoriali o urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione”. Inoltre la Regione Lazio con il 6° comma dell’art. 9 della l.r. n. 24/98 ha disposto che “i piani delle aree naturali protette tengono conto delle disposizioni di cui al Capo II della presente legge quali livelli minimi di tutela, fatte salve valutazioni specifiche coerenti con le finalità delle aree naturali protette”. Il Capo II della summenzionata legge regionale è relativo alle “Modalità di tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico” e riguarda quindi anche i Piani Territoriali Paesistici (P.T.P.) e le loro classificazioni in zone di tutela. Pertanto, per quanto riguarda l’applicazione pratica del suddetto dettato normativo, ne deriva che una prescrizione impartita dal P.T.P. non può essere derogata dal corrispondente Piano della Riserva Naturale, il quale può invece imporre a tutela dell’ambiente naturale destinazioni più rigide di quelle previste dal P.T.P.. Al riguardo va rilevato che il Piano della Riserva Naturale può e deve “recepire” i minimi livelli di tutela del P.T.P. solo in fase di redazione, dal momento che una volta approvato e pubblicato viene a sostituire lo stesso P.T.P.. Il PTPR è redatto secondo le previsioni degli artt. 21, 22 e 23 della Legge regionale 6 luglio 1998, n. 24 “Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposte a vincolo paesistico” Dal punto di vista disciplinare, la finalità del P.T.P. risiede nel perseguire la cura e la tutela degli aspetti legati al paesaggio ed alle sue componenti vincolate, a differenza del Piano della Riserva Naturale che è concepito per estendere il suo campo d’azione, anche e soprattutto, all’ambiente naturale ed agli aspetti ecologici, non necessariamente sinonimo di “paesaggio” e di “bellezze naturali”. Nel rispetto della legge quadro sulle aree protette, un P.T.P. non può comunque scavalcare il Piano della Riserva Naturale e risulta “sovraordinato” ad esso esclusivamente per i minimi livelli di tutela di cui il Piano deve tener conto solo in fase di redazione. In base a quanto esposto è possibile concludere che i P.T.P. ed i Piani della Riserva Naturale costituiscono due strumenti giuridici diversi fra loro, ma interferenti solo per quanto concerne la componente del “paesaggio” che è l’unica per il P.T.P. ma non l’esclusiva né la

40 predominante per il Piano della Riserva Naturale, dal momento che a quest’ultimo compete soprattutto un approccio di tipo naturalistico ed ambientale. Nel quadro dell’operazione di ridefinizione della sfera di competenza della pianificazione paesistica, attraverso un più ampio approccio settoriale capace di comprendere e disciplinare l’insieme dei beni del patrimonio naturale e culturale del territorio regionale, la Regione Lazio ha predisposto ed adottato il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) quale un unico piano esteso a tutti gli ambiti ancora disciplinati dai PTP che, dopo la sua approvazione, verranno sostituiti, sia nella parte normativa che nella parte cartografica9. Il PTPR si configura pertanto come strumento di pianificazione territoriale di settore con specifica considerazione dei valori e dei beni del patrimonio paesaggistico naturale e culturale del Lazio ai sensi e per gli effetti degli artt. 12, 13 e 14 della l.r. 38/99 “Norme sul Governo del Territorio” e in tal senso costituisce integrazione, completamento e aggiornamento delo schema di Piano Territoriale Generale Regionale (PTGR), adottato con DGR n. 2581 del 19 dicembre 2000. In merito al rapporto tra PTPR ed i Piani dei parchi, il riferimento normativo è il 4° comma dell’art. 145 del D.Lgs. n. 42 del 22.1.2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) in base al quale “gli enti gestori delle aree naturali protette conformano e adeguano gli strumenti di pianificazione territoriale … alle previsioni dei piani paesaggistici, introducendo, ove necessario, le ulteriori previsioni conformative che, alla luce delle caratteristiche specifiche del territorio, risultino utili ad assicurare l’ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici individuati dai piani”. L’interpretazione che vuole il PTPR sovraordinato al Piano dei parchi previsti dalla l. n. 394/91 trova conferma nelle Linee guida per la redazione del piano delle aree naturali protette diffuse dall’ Area Conservazione della Natura della Direzione Regionale Ambiente e Protezione Civile nell’agosto 2004 e pubblicate sul supplemento ordinario del Bollettino Ufficiale della Regione Lazio del 9 ottobre 2004. Nell’introduzione al documento, infatti, si fa espresso riferimento al D.Lgs. n. 42/2004 ed è testualmente riportato che “il Codice infatti, diversamente da quanto precedentemente stabilito, dispone che il piano paesaggistico è di fatto sovraordinato ai piani delle aree naturali protette”. Così come contenuto in modo molto sintetico nella presentazione del PTPR “il Piano Paesistico Territoriale Regionale intende per paesaggio le parti del territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni nelle quali la tutela e valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili come indicato nell’art. 131 del Codice dei beni culturali e del paesaggio DLgv. 42/2004. Il PTPR assume altresì come riferimento la definizione di “Paesaggio” contenuta nella Convenzione Europea del Paesaggio, legge 14/2006, in base alla quale esso designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Il paesaggio è la parte del territorio che comprende l’insieme dei beni costituenti l’identità della comunità locale sotto il profilo storico-culturale e geografico- naturale garantendone la permanenza e il riconoscimento. Il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale è lo strumento di pianificazione attraverso cui, nel Lazio, la Pubblica Amministrazione disciplina le modalità di governo del paesaggio, indicando le relative azioni volte alla conservazione, valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi. Il PTPR riconosce il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita della collettività e ne promuove la fruizione informandosi a principi e metodi che assicurino il concorso degli enti locali e l’autonomo apporto delle formazioni sociali, sulla base del principio di sussidiarietà”. Per quanto riguarda i contenuti, il PTPR svolge due funzioni fondamentali: la prima di tipo conoscitivo, attraverso la ricognizione dei territori sottoposti a vincolo paesaggistico e la

9 Adottato con delibera di Consiglio n.556 del 25 luglio 2007 41 comprensione più generale dell’intero territorio da assoggettare al piano, la seconda di pianificazione, mediante la definizione e l’individuazione degli ambiti di tutela nonché dei relativi elementi e valori paesistici da disciplinare tramite una specifica normativa d’uso, articolata in differenti livelli di efficacia giuridica. I commi 5°, 6° e 7° dell’art. 2 delle norme del PTPR definiscono la natura descrittiva, prescrittiva, propositiva e di indirizzo dei contenuti del Piano. In base al comma 5° vanno considerati contenuti di natura descrittiva “le analisi , le elaborazioni ed i criteri che sottendono al quadro conoscitivo ed alle scelte progettuali del PTPR nonché la descrizione dei beni che, pur non appartenendo a termine di legge ai beni paesaggistici, costituiscono la loro organica e sostanziale integrazione”. Il comma 6° intende per contenuti di natura prescrittiva “le disposizioni che regolano gli usi compatibili e le trasformazioni consentite dal PTPR per i beni, immobili ed aree di cui al comma 1 dell’articolo 134 del Codice e sono direttamente conformative dei diritti di terzi in tali beni; le disposizioni prescrittive trovano immediata osservanza da parte di tutti i soggetti pubblici e privati secondo le modalità stabilite dal PTPR e prevalgono sulle disposizioni incompatibili contenute nella vigente strumentazione territoriale, urbanistica e settoriale”. I contenuti di natura propositiva e di indirizzo, definiti dal comma 7° sono invece “le disposizioni che costituiscono orientamento per l'attività di pianificazione e programmazione della Regione, delle Province, dei Comuni e degli altri soggetti interessati dal presente Piano e possono essere recepite nei piani urbanistici o nei piani settoriali del medesimo livello, essi costituiscono in ogni caso supporto per il corretto inserimento degli interventi nel contesto paesaggistico anche ai fini della redazione della relazione paesaggistica, di cui al DPCM 12 dicembre 2005 (GU n. 25 del 31 gennaio 2006)”. L’impostazione del PTPR può essere ricondotta a quattro operazioni principali: 1) la definizione tipologica dei “paesaggi ” in relazione alle caratteristiche geografiche del Lazio e alle configurazioni antropiche e ambientali del paesaggio; 2) la riconduzione ad unità, secondo le suddette categorie, delle classificazioni delle aree ai fini della tutela disciplinate dai piani territoriali attualmente vigenti; 3) l’elaborazione dell’impianto cartografico attraverso il livello conoscitivo del territorio basato sui piani paesistici esistenti, integrato da aggiornamenti ed ulteriori elementi di conoscenza, e dal rilievo certo dei beni e dei territori sottoposti a vincolo paesaggistico; 4) la definizione dell’impianto normativo in base alle attività, agli interventi ed agli usi consentiti, dedotti anche dalla base prescrittiva comune ai vari PTP vigenti, relativamente alle singole aree a caratteristiche omogenee.

Così come richiesto dal punto “q” del documento di Scoping e dalla nota 10 si precisa che: nel Documento Preliminare sono riportate le tav. A, B e C del Piano Territoriale Paesistico Regionale , PTPR, ed alle pag. 5- 8, sono richiamate le normative di riferimento e le principali finalità di esso. E’ confermato, già nella parte descrittiva, che le disposizioni che regolano gli usi compatibili e le trasformazioni consentite dal PTPR prevalgono sulle eventuali disposizioni incompatibili contenute nelle varie pianificazioni e, quindi, anche nel Piano della Riserva Naturale. In proposito, l’Amministrazione comunale di Posta Fibreno, anche in qualità di Ente gestore della Riserva Naturale, nell’ambito della collaborazione istituzionale, attivata ai sensi del c.1, della legge regionale n. 24/97 “Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico”, ha presentato alla Regione motivate e documentate proposte di modifica delle classificazioni per zona dei vincoli paesistici. A seguito di una relazione istruttoria, predisposta dagli Uffici regionali, contenete le controdeduzioni alle osservazioni solo i contributi valutati positivamente, saranno inserirti nel PTPR previa separata deliberazione del Consiglio regionale. Le osservazioni formulate dal

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Comune di Posta Fibreno sono state in parte accolte e riguardano anche alcune aree ricadenti nell’ambito della Riserva Naturale. Si specifica anche che: - Nel documento preliminare del Piano della Riserva Naturale, alla Tav. n. 2, è riportato il Piano Territoriale Paesistico, PTP, vigente, ed alle Tav. 3.1, 3.2, 3.3, rispettivamente le Tav. A , B,e C del Piano Territoriale Paesistico Regionale, PTPR; - Il Rapporto preliminare ambientale di VAS, contiene una lettura storico evolutiva della materia relativa al rapporto tra il PTPR e la pianificazione delle aree protette. Tale rapporto è disciplinato, nella sua formulazione finale, dall’art. 37 delle Norme del PTPR , “ protezione dei parchi e delle riserve naturali” che stabilisce che i piani in formazione si adeguino alle prescrizioni dei piani paesistici; - Le aree “B1- zone residenziali edificata con ristrutturazione” individuate dalla legge istitutiva della riserva integrate da limitate situazioni, segnalate nella Tav. 6.10 ; “ Occupazione del suolo per usi urbani” del PTPG e richiamate anche nel redigendo PUGC. Le aree B1 attualmente sono soggette alla disciplina della legge regionale, n. 9 gennaio 1983, istitutiva della “ riserva naturale Lago di Posta Fibreno”, che sostituiscono le norme del PRG vigente in ottemperanza al dispositivo di approvazione del PRG da parte della Giunta regionale; È stata predisposta, come richiesto con precedente nota, n. 2907 del 27 maggio 2014, la rappresentazione cartografica delle tavole del PTPR, con la zonizzazione di progetto “ B1 zona edificata con ristrutturazione”. Riguardo la regolamentazione urbanistica dei tale zona si fa riferimento alle disposizioni della legge regionale istitutiva dell’area protetta per i motivi sopra esposti.

Il rapporto con il Piano Territoriale Regionale Generale Come richiesto dai punti “q” e “r” del documento di Scoping e dalla nota 6 si precisa che: lo Schema di Piano Territoriale Regionale Generale , PTRG, adottato con deliberazione della Giunta Regionale, n. 2581 del 19 dicembre 2000, ai sensi degli articoli 10 e 62 della Legge regionale n. 38 e s.m.i., è stato pubblicato nel supplemento ordinario n. 6, al “ Bollettino Ufficiale” della Regione Lazio, n. 5 del 20 febbraio 2001. Esso è composto da: - Relazione; - Norme di Attuazione; - Quadro sinottico degli obiettivi e delle azioni; - N. 19 Tavole. L o Schema di PTRG, così come strutturato, non è classificabile come un strumento urbanistico di area vasta, bensì è da ritenersi soprattutto quale piano propositivo, con contenuti metodologici, da cui discendono gli indirizzi della programmazione territoriale e socio economica regionale. Esso stabilisce, inoltre, direttive ed indirizzi a supporto delle varie pianificazioni regionali, sub regionali e settoriali e costituisce la griglia di riferimento per la verifica di coerenza dei vari piani e degli strumenti di pianificazione negoziata. Attraverso una prima analisi vengono determinati gli obiettivi generali, e successivamente per individuare gli obiettivi specifici e le azioni la materia è suddivisa nei seguenti “sistemi” unitari: 1) sistema economico; 2) sistema ambientale; 3) sistema relazionale; 4) sistema insediativo; 5) sistema amministrativo.

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Il sistema ambientale assume un ruolo di assoluta preminenza, in quanto il tema della tutela ambientale è il riferimento primario utilizzato per la lettura del territorio regionale e rappresenta l’obiettivo principale per operare le scelte di assetto territoriale. Aspetto enunciato in detto Schema, e fatto proprio nell’elaborazione del Piano della Riserva Naturale, è costituito dalla priorità conferita al principio di difesa delle componenti naturali, perseguito mediante l’individuazione degli strumenti necessari per garantire gli interventi dell’uomo più appropriati, e tali da non fare percepire la tutela ed i connessi vincoli in termini economicamente negativi ma come elementi atti a produrre benefici economici e ambientali che una corretta azione politica può innescare. La pianificazione delle aree protette, pertanto, oltre a tendere alla conservazione della biodiversità ed alla tutela delle risorse ambientali e paesaggistiche, deve prefiggersi anche il miglioramento delle condizioni della vita delle comunità insediate. Pertanto, il tema della tutela ambientale, nello schema del PRTG, non è limitato ad una visione puramente vincolistica, che riveste carattere irrinunciabile, ma tende a coniugare le forme di salvaguardia con interventi di sviluppo compatibili. Alla Tav. n. 9, dello schema di PTRG, relativa al sistema ambientale integrato – sintesi del piano dei parchi e delle riserve- è riportata tra le aree protette istituite il “ Lago di Posta Fibreno” . Gli indirizzi generali delineati dallo strumento regionale sono orientate ad una linea politica che auspica il passaggio “ dalle semplici e più consuete misure di difesa a forme di gestione e di sviluppo ambientale, ossia a momenti di tutela dinamica.” Viene, inoltre, evidenziato come adottando una politica ed una visione di esclusiva difesa delle testimonianze del passato e di porzioni di territorio, ove queste si manifestano insieme a fenomeni naturali straordinari, costituisca un distaccarsi dall’attività umana come se creare situazioni di qualità sia una esclusiva prerogativa delle sole generazioni passate. Le linee programmatiche del Piano della Riserva Naturale si muovono conformemente alle considerazioni, direttici ed alle visioni dello Schema di PTPG, ovvero promuovendo processi volti verso una tutela dinamica del territorio fondata su un modello di protezione ambientale attiva e preventiva. Viene ad ampliarsi, così, il concetto di politica ambientale limitato alla sola tutela includendo contestualmente processi di sviluppo sociale ed economico compatibili con la conservazione e valorizzazione delle risorse naturali, paesaggistiche, storiche e culturali. In ordine alla seconda considerazione espressa, relativa al rapporto tra il Piano della Riserva Naturale il vigente PRG ed il redigendo PUGC si riferisce quanto segue: Il PRG del Comune di Posta Fibreno, approvato con deliberazioni della Giunta Regionale, 25 luglio 2004 n. 545, e 30 luglio 2004, n.661, integra l’art. 38 – criteri per l’edificazione all’interno della Riserva Naturale lago Posta Fibreno- delle Norme Tecniche di Applicazione richiamando espressamente le norme urbanistiche, elencate nell’art. 8 della già citata legge regionale istitutiva della Riserva Naturale ai sensi dell’articolo 6 della legge regionale 28 novembre 1977, n. 46. Per quanto concerne l’esame degli eventuali impatti, derivanti dalle attuali previsioni esterne del PRG, gli aspetti di criticità rilevati attengono alla destinazione di sviluppo di una zona F1, destinata a servizi sovra comunali, posta a ridosso dei confini dell’area protetta e di due tracciati stradali di progetto destinati a collegare tali servizi alle arterie provinciali. L’area interessata da detti interventi presenta, tra l’altro, significativi processi di rinaturalizzazione dovuti all’abbandono dell’agricoltura. L’Amministrazione comunale ha in corso di formazione il Piano Urbanistico Generale Comunale, PUGC, che presenta elementi strutturali ed invarianti da condividere e verificare con il Piano della Riserva Naturale, e nello specifico si cercherà di eliminare queste situazioni sopra descritte di alterazione dei luoghi, sia localizzando diversamente i servizi che abolendo le due arterie di collegamento, scongiurando così possibili “ pressioni antropiche” sulla Riserva Naturale.

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Il rapporto con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Il Piano ed il Regolamento della Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” deve essere redatto assumendo come riferimento, tra l’altro, quanto dedotto dalla lettura degli elaborati del Piano Territoriale Provinciale Generale della Provincia di Frosinone, di seguito denominato PTPG, quale strumento di indirizzo e di coordinamento programmatico del territorio10.. Il PTPG della Provincia di Frosinone, pubblicato nel supplemento ordinario n.1 al “Bollettino ufficiale” 19 del 10 luglio 2007, tende a risolvere le difficoltà segnalate nelle premesse, nel senso di “ricostruire ed estendere in forma sistemica la dotazione di risorse naturalistico- ambientale del territorio provinciale, mantenendo con modalità attiva le aree di maggiore interesse naturalistico: in riferimento ai valori specifici degli ecosistemi componenti,……”. Il PTPG si ispira, in particolare, a principi quali: - la sostenibilità, intesa come sviluppo che deve rispondere alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie; - la compatibilità ambientale preliminare, intesa come sensibilità del territorio nelle sue componenti naturali e antropizzate calcolata ex ante rispetto all’azione progettuale; - la sussidiarietà, quale sistema di governo e sviluppo locale capace di rendere operativa la competizione territoriale, facendo leva sul trasferimento dei poteri messi in atto dal processo di decentramento amministrativo; - la co-pianificazione, quale metodo di lavoro e di confronto per la ricerca di convergenze verso obiettivi condivisi di sviluppo territoriale. Il PTPG si propone in via prioritaria l’obiettivo di definire un modello di sviluppo socioeconomico sostenibile, policentrico, equilibrato ed equipotenziale che sia capace di valorizzare le identità locali presenti, perseguendo la competitività del sistema territoriale e del sistema delle imprese e garantendo al tempo stesso il massimo beneficio collettivo nonché il raggiungimento di utili livelli di efficacia ed efficienza. A tal fine, il PTPG orienta le attività di governo del territorio, a qualunque scala esse siano esercitate, nella direzione di salvaguardare l’integrità degli ecosistemi naturali ed antropizzati, intesa come capacità di mantenimento delle condizioni fisiologiche di riproduzione tra elementi naturali e umani; di pervenire ad un modello di efficienza dell’economia, intesa come costituzione di regole di produzione e consumo tenendo conto delle esternalità negative e, in particolare, puntando ad evitare la distruzione di risorse non riproducibili; di realizzare azioni di equità territoriale, intesa come garanzia di accesso ad opportunità di vita per tutta la popolazione, comprese le generazioni future. Lo strumento del Piano della Riserva Naturale si inserisce, allora in modo perfetto, all’interno del quadro del PTPG su menzionato. Esso aggiunge, a quanto generalmente perseguito e coordinato a scala più vasta, un’ulteriore definizione del complesso di intenti e di azioni da georeferenziare, in coerenza al PTPG stesso, all’interno delle porzioni territoriali individuate e tutelate ai sensi della legge regionale sulle aree protette11. La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”, quale area naturale protetta ricadente nel territorio provinciale, è conseguentemente identificabile come area privilegiata, noti e sanciti i presupposti di insita qualità ambientale, di potenzialità di autonomia pianificatoria nonché di gestione.

10 Il PTPG non è sovraordinato al Piano della Riserva Naturale, ma, quale strumento di indirizzo e di coordinamento programmatico del territorio, non ne possono non essere valutate le strategie e gli obiettivi. 11 . A tal proposito si ricorda l’art.2, comma 1°, della L.R. 29/97 su citata che così recita: “La presente legge, nell’ambito dei principi della legge 6 dicembre 1991, n. 394, degli articoli 9 e 32 della Costituzione e delle norme dell’Unione Europea in materia ambientale e di sviluppo durevole e sostenibile, detta norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette del Lazio al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione delle aree di particolare rilevanza naturalistica della Regione, nonché il recupero ed il restauro ambientale di quelle degradate”. (art. 2, comma 1°) . 45

Nella Riserva, ogni intervento previsto dal Piano è finalizzato al raggiungimento di obiettivi coerenti al PTPG, come la difesa del suolo, la conservazione, la valorizzazione ed il restauro di beni culturali ed ambientali rari e preziosi, la promozione economica e sociale a tutela di attività tradizionali oppure incentivare la creazione di nuove economie locali sostenibili. La Riserva Naturale è, al contempo, un ambito omogeneo adatto per la realizzazione di progetti di qualità e progetto di qualità esso stesso: in tal senso il Regolamento deve introdurre elementi per un sistema di gestione ambientale e governance, un bacino di risorse ambientali fruibile dalla popolazione attuale e futura, un habitat faunistico e vegetazionale interconnettivo di fondamentale importanza nonché un irrinunciabile scenario paesaggistico. Nel PTPG i temi ambientali sono omogeneizzati in 5 sottosistemi tematici: gli assetti geomorfologici, gli assetti naturalistici, la pianificazione paesistica, i paesaggi rurali, i beni ed i percorsi storico-culturali. Il Piano Territoriale Provinciale individua nove sistemi ambientali omogenei, intesi come strutture continue, formati dalle aree di maggiore pregio naturalistico e con valori ecologici residuali o potenziali. La tutela e valorizzazione dei sistemi ambientali sono affidate all’emanazione di direttive di salvaguardia di compatibilità d’uso e nella trasformazione del territorio ed allo sviluppo di “progettualità di interventi specializzati con la promozione ed impiego di risorse economiche e scientifiche”. Emerge, nella parte delle analisi, una preoccupante dicotomia nel governo del territorio che si manifesta nel tutelare le aree pregevoli trascurando le altre zone, inevitabilmente soggette ad un progressivo degrado. La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” è inserita nel sistema ambientale n. 6 ed è istituita a seguito dell’individuazione anche di “Piccole” aree protette. Stabilito che questo principio è importante ma non sufficiente a garantire la conservazione della natura e della biodiversità si avvertono ad una prima analisi i sintomi anche nel caso di Posta Fibreno. Con il Piano della Riserva Naturale si intendono rimuovere ed affrontare scientificamente le cause che non hanno consentito di valorizzare al massimo le potenzialità ambientali e di sviluppo economico delle aree.

Così come richiesto dalla nota 3 (SCA) si precisa per quanto riguarda il PTPG, che : Il Piano Territoriale Provinciale Generale, PTPG, della Provincia di Frosinone, pubblicato nel Supplemento ordinario n.1 al “Bollettino Ufficiale” della Regione Lazio n. 19 del 10 luglio 2007, si suddivide in: - Relazione di Piano; - Norme di Attuazione; - Elaborati grafici strutturali ed integrativi.

Uno dei quattro obiettivi, selezionati come strategici dal PTPG, riguarda la tutela e la valorizzazione dell’ambiente e le condizioni per uno sviluppo sostenibile. Il sistema ambientale è suddiviso nelle seguenti componenti sistemiche: - difesa e sicurezza del territorio e delle acque; - tutela ecologica e valorizzazione delle risorse ambientali; - tutela paesistica; - tutela e valorizzazione del territorio agricolo e produttivo e dei paesaggi rurali; - la costruzione storica del territorio e del paesaggio; - beni e percorsi storico culturali. Il PTPG ha come obiettivo prioritario ed irrinunciabile la tutela delle risorse naturalistiche e della biodiversità e per questo tende ad evitare che le aree protette, specie di piccole dimensioni, vadano a costituire ambiti isolati, isole di natura intatta in un territorio intorno

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sempre più urbanizzato. Tale isolamento non consentirebbe alle aree protette di svolgere il ruolo prioritario di garantire la funzionalità dei processi biologici; infatti, il PTPG disegna sistemi e reti ecologiche per organizzare come sistema tutte le aree con valori ambientali. Il Rapporto preliminare ambientale di VAS ed il Documento preliminare del Piano della Riserva Naturale richiamano e riportano sinteticamente, sia nella parte descrittiva che nelle tavole grafiche, i contenuti, gli indirizzi e le determinazioni del Piano provinciale, concernenti il sistema ambientale ed in particolare; la difesa e sicurezza del territorio e delle acque, la tutela ecologica e la valorizzazione delle risorse naturalistiche e storiche. Il PTPG è uno strumento prevalentemente ad efficacia indiretta, enuncia princìpi generali, direttive ed indirizzi e solo per aspetti circoscritti ha natura prescrittiva. Nella stesura preliminare del Piano della Riserva Naturale si è rivelato particolarmente utile per portare a sistema l’area protetta , facilitare e rendere coerenti alcune scelte strategiche e di regolamentazione territoriale. Infatti, il PTPG esprimendo princìpi generali di indirizzo e coordinamento programmatico a livello di area vasta, ha consentito di assumere la rete ecologica ed i sistemi ambientali provinciali come riferimento e coordinamento per inserire organicamente, il limitato territorio dell’area protetta nell’ambito dei processi di trasformazione e sviluppo della Provincia. . In relazione al contributo espresso dalla Provincia di Frosinone, Assessorato Urbanistica, le componenti naturalistiche, elencate e descritte all’art. 22 delle Norme di Attuazione del PTPG, come espressamente indicato nel successivo art. 23, ricadono sotto piani e regimi normativi specifici ( e di maggiore dettaglio), che assumono carattere prevalente rispetto alle norme provinciali a cui viene, comunque, fatto esplicito riferimento.

Il rapporto con il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) Così come richiesto dai punti “m”, “n”,“p” e“q” del documento di Scoping e dalla nota 2 si precisa che: il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto con l'emanazione del D. Lgs. 23 febbraio 2010 n. 49 concernente “Attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni” compete alle Autorità di Bacino Distrettuali l'adozione dei PGRA. Questo nuovo strumento normativo riguarda tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento nazionale e tengono conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino interessato. I piani di gestione possono anche comprendere la promozione di pratiche sostenibili di uso del suolo, il miglioramento delle azioni di ritenzione delle acque, nonché l'inondazione controllata di certe aree in caso di fenomeno alluvionale. . In particolare, le Autorità di Bacino Nazionali, in qualità di Ente Coordinatore delle azioni per la redazione del PGRA insieme alle Regioni e alle Autorità di Bacino Regionali (art.4 del D. Lgs. n. 219 del 2010), hanno provveduto e provvederanno, nell'ambito del distretto idrografico di appartenenza, all’assolvimento di quanto richiesto dal D. Lgs. 49/2010 secondo i seguenti passaggi:  Valutazione preliminare del rischio di alluvioni (Art.4 – scadenza 22 Settembre 2011): si doveva fornire una valutazione dei rischi potenziali di alluvione sulla base di dati registrati, di analisi speditive e degli studi sviluppati a lungo termine. Questo step, per tutto il territorio nazionale, è stato superato avvalendosi delle Misure Transitorie (Art.11) ritenendo adeguata, proprio grazie al lavoro fin qui effettuato da tutte le AdB attraverso la redazione dei Piani Assetto Idrogeologico (PAI), la valutazione preliminare del rischio di alluvioni;  Mappe della pericolosità e mappe del rischio di alluvioni (Art.6 – scadenza 22 Giugno 2013): la redazione delle mappe ha costituito un punto fermo del lungo processo formativo e di attuazione del PGRA, proponendosi come un punto di arrivo e nello

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stesso tempo di partenza verso successivi traguardi mirati alla migliore forma di gestione del rischio da alluvione. Attraverso le mappe di pericolosità e rischio è stato possibile rappresentare le potenziali conseguenze negative per la salute umana, il territorio, i beni, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali derivanti da eventi alluvionali e, pertanto, porre le basi per valutarne la gestione;  Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (art.7 – scadenza 22 giugno 2015): l’ultimo step riguarderà la redazione del Piano vero e proprio andando a sviluppare tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento. I piani inoltre dovranno contenere e promuovere pratiche sostenibili di uso del suolo, il miglioramento delle azioni di ritenzione delle acque, nonché collegarsi agli obiettivi di qualità e protezione contenuti nei Piani di Gestione delle Acque al fine di ottenere degli strumenti interconnessi che coprono a 360° “l’universo acqua” puntando ad una pianificazione e gestione di questa inestimabile risorsa naturale.

Il rapporto con il Piano di Gestione Acque Così come richiesto dai punti “m”, “n”,“p” e“q” del documento di Scoping e dalla nota 2 si precisa che: il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto dalla Direttiva quadro nel settore delle acque, 2000/60/CEE, gli Stati membri individuano tutti i bacini idrografici presenti nel loro territorio e li assegnano a distretti idrografici; provvedono inoltre affinché, per ciascun distretto idrografico siano effettuati l'analisi delle caratteristiche del distretto, l'esame dell'impatto delle attività umane sulle acque e l'analisi economica dell'utilizzo idrico e si compili un registro delle aree alle quali è stata attribuita una protezione speciale. Per ciascun distretto idrografico devono essere predisposti un piano di gestione e un programma operativo che tenga conto dei risultati delle analisi e degli studi di cui sopra. . Le misure previste nel piano di gestione del distretto idrografico sono destinate a:  prevenire il deterioramento, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque superficiali, ottenere un buono stato chimico ed ecologico di esse e ridurre l'inquinamento dovuto agli scarichi e alle emissioni di sostanze pericolose;  proteggere, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque sotterranee, prevenirne l'inquinamento e il deterioramento e garantire l'equilibrio fra estrazione e rinnovo;  preservare le zone protette.

Il rapporto con il Piano di Tutela delle Acque Regionali (PTAR) Così come richiesto dai punti “m”, “n”,“p” e“q” del documento di Scoping e dalla nota 2 si precisa che: Il Piano di Tutela delle Acque Regionale si pone l'obiettivo di perseguire il mantenimento dell'integrità della risorsa idrica, compatibilmente con gli usi della risorsa stessa e delle attività socio-economiche delle popolazioni del Lazio. Contiene, oltre agli interventi volti a garantire il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi del D. lgs. 152/2006, le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico. Il Piano è stato adottato con Deliberazione di Giunta Regionale n. 266 del 2 maggio 2006 e approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 42 del 27 settembre 2007 (Supplemento ordinario al "Bollettino Ufficiale" n. 3 n. 34 del 10 dicembre 2007). Pertanto il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto, in relazione alle aree naturali protette la legge regionale 29 del 1997 art. 27 comma 2 (Regolamento dell’area naturale protetta), che stabilisce il divieto delle attività e delle opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati, e in modo specifico la flora e la fauna protette e i rispettivi habitat. In particolare è vietato quanto

48 previsto dall'articolo 11, comma 3, della l. 394/1991”, nello specifico la lettera c “è vietata la modificazione del regime delle acque”. Lo stato ecologico è l'espressione della complessità degli ecosistemi acquatici, della natura fisica e chimica delle acque e dei sedimenti, delle caratteristiche del flusso idrico e della struttura fisica del corpo idrico. Gli indici numerici che esprimono sinteticamente i dati rilevati sono il Livello di Inquinamento espresso dai Macro descrittori (LIM) che è definito dai macro descrittori indicati nei parametri chimico-fisici di base, da monitorare mensilmente nella fase conoscitiva, e l'Indice Biotico Esteso (IBE) che fornisce una valutazione sintetica della qualità biologica di un corso d’acqua la cui misura va effettuata stagionalmente. L’IBE si basa sia sulla ricchezza di taxa macroinvertebrati bentonici che sulla loro diversa sensibilità all’inquinamento. Il LIM si ottiene sommando i punteggi ottenuti dai 7 parametri chimici e microbiologici, considerati in termini di 75° percentuale della serie delle misure effettuate. Il valore dell’IBE corrisponde alla media dei singoli valori rilevati durante l'anno. Lo Stato Ecologico del Corso d'Acqua (SECA) è definito dal raffronto dei due indici LIM ed IBE. Alla sezione del corpo idrico in esame viene attribuita la classe che emerge dal risultato peggiore dei due indici. Lo Stato di Qualità Ambientale dei Corsi d'Acqua (SACA) si ottiene dal raffronto dello stato ecologico con quello chimico determinato dalla presenza di sostanze chimiche pericolose. Per quanto attiene alla qualità biochimica del Fibreno si riportano le tabelle nel capitolo “Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno”, del seguente documento. In via del tutto generale le misure possono suddividersi in tre categorie: provvedimenti tesi al controllo delle possibili forme di inquinamento in territori tutelati, interventi sugli impianti di depurazione e risparmio idrico.

Il rapporto con il Piano Forestale Regionale Così come richiesto dai punti p” e“q” del documento di Scoping e dalla nota 1 si precisa che: La Regione Lazio, con l’approvazione della l.r. n° 39/2002 ha avviato un percorso di valorizzazione del proprio sistema forestale, ponendosi quale obiettivo di riferimento il conseguimento della gestione sostenibile. All’articolo 7, la Regione definisce le linee generali di tutela, valorizzazione e sviluppo del sistema forestale del Lazio attraverso il Piano Forestale Regionale, (di seguito PFR). Tale documento analizza lo stato e le caratteristiche del patrimonio forestale regionale dal punto di vista ambientale, economico, gestionale, provvede ad indicare le linee guida di sviluppo per il settore della vivaistica, impianti di produzione legnosa specializzata, per la promozione della tutela delle peculiarità vegetazionali, stabilisce e da indicazioni relativamente agli obiettivi strategici, indirizzi di intervento, azioni da attuarsi e relative priorità. L’Assessorato all’Ambiente, attraverso l’Area Conservazione delle Foreste ha predisposto il documento Piano Forestale Regionale – “Linee generali di tutela, valorizzazione e sviluppo del sistema forestale regionale”, sottoposto alla Giunta Regionale per l’adozione avvenuta con la Deliberazione regionale 666 del 3 agosto 2007. Con esso si è andato ad approvare la parte propositiva del PFR per rispondere alle esigenze legate all’iter di approvazione del PSR 2007-2013 che lo richiedeva quale documento qualificato per l’approvazione delle misure forestali. Nell'ambito delle aree protette, il Piano forestale regionale (PFR) promuove iniziative che salvaguardino il valore naturalistico degli ambienti forestali. In relazione alla gestione Forestale all’interno della Riserva “Lago di Posta Fibreno” e quanto mai necessario precisare quanto segue. Le porzioni di bosco poste nell’area collinare e sub montana della Riserva, interessano prevalentemente soprassuoli caratterizzati da ex cedui composti, con consorzi forestali dominati da Querce (Roverella e Cerro) e Orniello. Le porzioni di Bosco che ricadono all’interno della Piana fluvio-lacustre, ricadono in consorzi di Salix sp.pl. e Populus sp.pl., non caratterizzati da attività selvicolturale di tipo recente.

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Inoltre è quanto mai necessario precisare che, all’interno della Riserva non esistono porzioni di terreno, con consorzi forestali, di proprietà dell’Ente e non sono previste attività di pianificazione e gestione delle stesse. Le uniche azioni selvicolturali permesse dall’Ente gestore in passato sono ascrivibili a tagli di piante pericolanti, capitozzature, cedui per superfici inferiori all’ettaro (data la frammentarietà dell’appezzamenti privati). Tutti i suddetti interventi, in assenza di un PGAF, sono stati approvati dall’Ente gestore con specifico rilascio di “nulla osta” con riferimento ai regolamenti regionali in materia di gestione del patrimonio boschivo. In relazione alla redazione del Piano e alla normativa vigente, L.R. 28 Ottobre 2002, n. 39, sarà necessario avviare specifiche iniziative mirate alla realizzazione di un adeguato strumento di gestione e pianificazione delle aree boscate (pubbliche e/o private) in relazione agli artt. 13 e 18, in cui si richiama alla realizzazione di:”Piani di gestione ed assestamento forestale, riguardanti territori ricadenti in tutto o in parte nell’ambito di aree naturali protette, devono essere redatti tenendo conto dei criteri dettati dall’ente gestore dell’area protetta ai sensi dell’articolo 33 della l.r. 29/1997” e che nel caso di proprietà private, “La gestione della proprietà forestale privata può essere effettuata sulla base dei piani di cui agli articoli 13 e 14” e che comunque in assenza della pianificazione l’esercizio delle attività forestali, zootecniche e ricreative all’interno del patrimonio forestale privato deve attuarsi in conformità al regolamento forestale. Pertanto, si ritiene quanto mai necessario, avviare in futuro una pianificazione di settore in materia forestale; essendo la stessa, ormai riconosciuta quale strumento per la gestione sostenibile delle risorse forestali, con cui si provvederà ad aggiornare “la matrice ambientale” per determinare le criticità ed eventuali azioni risolutrici delle interferenze in atto nella Riserva stessa.

Il rapporto con il Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e Lotta Attiva contro gli Incendi Boschivi Così come richiesto dai punti p” e“q” del documento di Scoping e dalla nota 1 si precisa che: Con Deliberazione 16 settembre 2011, n. 415, pubblicata sul supplemento ordinario n. 169 del Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 37 del 7 ottobre 2011, la Giunta regionale del Lazio ha approvato la nuova edizione del Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, valido per il triennio 2011-2014, elaborato, in conformità alla Legge 21 novembre 2000, n. 353, nota come legge quadro in materia di incendi boschivi, ed al D.M. 20 novembre 2001 relativo alle Linee guida per la redazione dei Piani regionali, dalla Direzione regionale Protezione Civile, di concerto con il Corpo Forestale dello Stato e personale proprio di altre strutture regionali. Le Aree Naturali Protette, a causa della loro particolarità e specificità in termini di valore delle risorse naturali che gli Enti di gestione hanno il compito di tutelare, assumono una particolare importanza per il Piano regionale sulla base di quanto disposto dalla Legge 353/2000, sia dalle Linee Guida di cui al D.M. 20/12/2001, sia dell’O.P.C.M. 3606/2007. Le singole Aree Naturali Protette, oltre ad attenersi alle indicazioni e alle prescrizioni del presente Piano e delle direttive generali in materia, devono realizzare un piano specifico nel quale gli indirizzi e le scelte pianificatorie, programmatorie e organizzative di carattere generale sono adattate alle specificità individuali dell’area in esame.

Il rapporto con il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria Redatto ai sensi del D. Lgs. 351/99, il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria (PRQA) della Regione Lazio è costituito da VII Sezioni, per un totale di 29 articoli, più 2 allegati. Finalità del PRQA è stabilire norme per evitare, prevenire, ridurre gli effetti dannosi per la salute umana e per l’ambiente determinati dall’inquinamento atmosferico; inoltre stabilisce

50 azioni e misure volte a riportare/contenere entro i valori limite gli inquinanti descritti nel DM 60/02 e produrre un effetto indiretto sull’ozono attraverso la riduzione dei suoi precursori. Suddivide inoltre, sulla base del DGR 767/03, il territorio regionale in tre zone: • zona A comprende i Comuni di Roma e Frosinone dove, a causa dell’entità dei superamenti dei limite di legge, sono previsti provvedimenti specifici riportati nella Sezione V e VI del PRQA; • zona B comprende i Comuni che sono stati classificati nel DGR 767/03 in classe 2, dove è stata accertata con misure dirette o come risultato di un modello di simulazione, l’effettivo superamento o l’elevato rischio di superamento dei limite di legge da parte di almeno un inquinante e dove sono pertanto previsti piani di azione per il risanamento della qualità dell’aria; • zona C comprende i Comuni delle classi 3 e 4 del DGR 767/03 a basso rischio di superamento dei limiti di legge, dove sono previsti provvedimenti tesi al mantenimento della qualità dell’aria.

Le azioni previste dal Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria sono molteplici e fra queste preme evidenziare la Promozione del Servizio Pubblico di Trasporti attraverso il suo potenziamento. Inoltre in un ottica non solo di miglioramento della qualità dell’aria, ma anche di risparmio energetico sono auspicabili le Riduzioni delle emissioni da impianti termici civili operabili tramite misure previste nel Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria e recepite anche nelle norme del Piano della Riserva:  Sviluppo di sistemi di coibentazione ed isolamento termico degli edifici che consentano di ridurre il fabbisogno energetico. L’utilizzo di tali tecniche diventa obbligatorio nelle nuove costruzioni o in occasione degli interventi di manutenzione straordinaria degli edifici.  Sviluppo degli impianti di riscaldamento realizzati con caldaie di nuova generazione ad alto rendimento, possibilmente integrate da pannelli solari. L’utilizzo di tali tecniche diventa obbligatorio nelle nuove costruzioni o in occasione degli interventi di manutenzione straordinaria degli edifici. Il Piano favorendo lo sviluppo di una rete sentieristica equestre e ciclopedonale opera per il mantenimento e il miglioramento della qualità dell’aria. Uno degli aspetti considerati per ottimizzare l’accessibilità alle risorse della Riserva, è quello di ampliare le possibilità di collegamenti fisici tra le diverse risorse d’interesse, valorizzando percorsi alternativi alla viabilità carrabile. Le pratiche agricole di incendio delle stoppie, attività vietata dall’art. 7 delle norme del Piano di Risanamento dell’Aria, in quanto possibile fonte di diffusione di inquinanti, anche nel Regolamento del Piano saranno vietate come prevede l’art. 27 comma 2 della Legge regionale 29/1997 che rimanda all’art. 11 comma 3 della Legge 394/1991 e s.m.i. il quale vieta espressamente l’uso di fuochi all’aperto.

Il rapporto con il Piano Energetico Regionale Così come richiesto dai punti p” e“q” del documento di Scoping e dalla nota 1 si precisa che: il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto Piano Energetico Regionale. Il piano si pone due obiettivi generali:  Contribuire agli obiettivi UE al 2020 in tema di produzione da fonti rinnovabili, riduzione dei consumi energetici e riduzione della CO2 per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici;  Favorire lo sviluppo economico senza aumentare indiscriminatamente la crescita dei consumi di energia.

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Gli obiettivi strategici evidenziati:  Stabilizzare i consumi regionali di energia finale al 2020 ai livelli attuali;  Aumentare considerevolmente la produzione di energia da fonti rinnovabili;  Ridurre le emissioni di gas climalteranti in atmosfera;  Coprire il fabbisogno di energia elettrica ripristinando l'export verso le altre Regioni;  Favorire lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione tecnologica;  Favorire lo sviluppo economico e l'occupazione, in particolare lo sviluppo dell'industria regionale delle fonti rinnovabili e dell'uso efficiente dell'energia. Per raggiungere tali obiettivi strategici il piano propone:  Nuova Legge in materia di politica regionale di sviluppo sostenibile nel settore energetico, con particolare riferimento alla produzione dell'energia elettrica, anche per sopperire alla mancanza di un quadro di riferimento programmatico nazionale certo e per far fronte alla rapida evoluzione del quadro di riferimento legislativo e normativo comunitario e nazionale. La nuova legge regionale in materia di energia, unitamente all'approvazione del Piano Energetico Regionale e del suo Piano d'Azione per l'Energia, consentirebbero di definire un quadro regolatorio generale certo, a beneficio dei soggetti, in particolare privati, che operano sul territorio regionale.  Attivazione di strumenti finanziari integrativi di quelli previsti in ambito nazionale.  Attivazione di strumenti di concertazione per la realizzazione degli interventi.  Collaborazione con le Società di distribuzione, al fine di ottimizzare i Piani d'intervento che queste sono tenute a programmare, sulla base dei Decreti del MSE del 20 luglio 2004 sull'efficienza energetica, per la produzione dei TEE (Titoli di Efficienza Energetica, o Certificati Bianchi).  Definizione di nuove linee guida per i Regolamenti edilizi comunali, con l'introduzione sia di parametri cogenti sia di misure incentivanti per l'efficienza energetica e l'utilizzo del solare termico e fotovoltaico per le nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni. Nel settore civile particolare rilievo riveste anche la definizione dei criteri regionali per la certificazione energetica degli edifici e l'applicazione sul territorio regionale della normativa nazionale in avanzata fase di regolamentazione.  Collaborazione con Università e Centri di Ricerca per favorire le sinergie indispensabili al progresso tecnologico e trasferimento alle imprese presenti sul territorio dei risultati della ricerca.  Impulso alla formazione ed allo sviluppo delle ESCO (Energy Service Company).  Sviluppo delle opportunità derivanti dall'ICT (Information and Communications Technology). Al momento, è in vigore il Piano Energetico regionale del 2001, approvato con Delibera del Consiglio regionale n.45/2001, pubblicata sul BURL n.10 del 10/04/2001 S.O. n.1, dove vengono specificati i principali obiettivi, le metodologie adottate e analizzate le prospettive e le opportunità di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Il Piano della Riserva, conformemente agli obiettivi fissati dal Piano Energetico regionale del Lazio e dal PAE, ha previsto la possibilità di eseguire ammodernamenti tecnologici delle infrastrutture di trasporto energetico che ne aumentino l’efficienza, inoltre è consentita l’installazione di impianti fotovoltaici nelle zone C e D per la produzione di energia per le abitazioni, infine in un ottica di risparmio energetico sono ammessi gli interventi di ammodernamento tecnologico degli impianti abitativi di riscaldamento, oltre agli adeguamenti in materia di isolamento e coibentazione degli edifici.

Il rapporto con il Piano Gestione Rifiuti della Regione Lazio Il Piano regionale approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale 18 gennaio 2012, n. 14, nasce con lo scopo di: - uniformare e razionalizzare la programmazione che si è susseguita nel tempo,

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- aggiornare la pianificazione al mutato quadro normativo nazionale, - superare definitivamente l’emergenza dei rifiuti urbani nella Regione Lazio.

Ciò attraverso il perseguimento di tre obiettivi specifici, da conseguire entro il termine fissato (anno 2017): - Ob1) Obiettivi di riduzione alla fonte della produzione di rifiuti; - Ob2) Obiettivi di RD (%) in linea con quelli previsti dal legislatore nazionale; - Ob3) Istituzione di un sistema integrato di impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti che sia efficiente, dotato delle migliori tecnologie disponibili, teso a garantire l’autosufficienza impiantistica. - Il Piano, che nasce con lo scopo di uniformare e razionalizzare la programmazione che si è susseguita nel tempo, per aggiornare la pianificazione al mutato quadro normativo nazionale, nonché per il superamento dell’emergenza dei rifiuti urbani nella Regione Lazio, fornisce una rappresentazione dell’intero ciclo dei rifiuti, dalla produzione alla reimmissione come materiali sul mercato o allo smaltimento finale.

Nella fattispecie: - costituiscono oggetto di specifica attività di pianificazione, con valenza prescrittiva di riferimento rispetto ai piani provinciali e di ambito, le fasi di: la produzione, la raccolta differenziata (RD) e il trattamento meccanico-biologico (TMB) dei rifiuti urbani, per i quali deve essere assicurata l’autosufficienza a livello di ATO; - delle altre fasi di gestione, in quanto rientranti nel ciclo dei rifiuti urbani, ancorché sottratte alla privativa, il Piano offre una fotografia dello stato esistente, della domanda di impianti e della situazione auspicabile con riferimento al principi di prossimità e di autosufficienza regionale.

In particolare: - relativamente agli impianti di termovalorizzazione alimentati a CDR, costituendo essi la fase finale della filiera dei rifiuti urbani e oggetto della decretazione di emergenza, il Piano provvede alla individuazione dei flussi di rifiuti, alla ricognizione degli impianti esistenti e alla rappresentazione delle conseguenti necessità impiantistiche; - con riferimento alle discariche ove vengono conferiti gli scarti da TMB e da termovalorizzazione, il Piano descrive la situazione attuale della produzione di rifiuti e il relativo fabbisogno di impianti; - per quanto concerne, infine, le frazioni di rifiuti urbani oggetto di RD destinate al recupero, il Piano effettua esclusivamente la ricognizione dei flussi e la rilevazione del fabbisogno, mentre non prevede la collocazione degli impianti, in quanto, ai sensi dell’art. 182, co. 5 del D. Lg. 152/06, tali tipologie di rifiuti sono escluse dal divieto di smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in Regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, essendo “sempre permessa la libera circolazione sul territorio nazionale al fine di favorire quanto più possibile il loro recupero”.

La Regione Lazio ha elaborato i criteri di individuazione delle aree non idonee alla localizzazione di impianti di gestione dei rifiuti, selezionando alcuni fattori escludenti. Tali fattori precludono la localizzazione degli impianti a causa della presenza di vincoli condizionanti determinati dalla normativa vigente e dagli obiettivi di tutela fissati dagli strumenti pianificatori regionali. Le aree naturali protette rientrano fra questi fattori escludenti in virtù delle norme di salvaguardia a cui sono sottoposte ai sensi dell’articolo 6 comma 3 legge 394/91 e dalle norme di tutela paesaggistica Legge regionale 24/98 art. 6 e N.T.A. PTPR art. 37.

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Il rapporto con il Piano turistico triennale della Regione Lazio 2011-2013 Il Consiglio della Regione Lazio con Deliberazione n. 2 del 17 novembre 2010 ha proceduto alla approvazione del piano turistico triennale della Regione Lazio 2011-201 3. Tale Piano costituisce il più importante strumento programmatico per l’indirizzo e le strategie regionali di settore. Un piano di sviluppo con cui si intende costruire e incentivare le partnership collaborative attraverso il metodo della programmazione partecipata. Il Piano triennale 2011-2013, tenendo conto della finalità strategica che lo ispira (“ Sviluppare l’identità del Lazio ”), individua quattro Obiettivi Generali: - Migliorare la competitività dell’industria del turismo; - Sviluppare il turismo sostenibile, responsabile e di qualità; - Promuovere e rafforzare l’immagine e la visibilità del Lazio; - Integrare il turismo nelle politiche regionali.

Tali Obiettivi sono la declinazione territoriale degli Assi fondamentali individuati nella recente Comunicazione della Commissione Europea - COM(2010) 352/3 – “L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo”. Per quanto attiene all’area della Riserva le potenziali attrattive turistiche sono relative essenzialmente all’aspetto naturalistico. L’ecoturismo o Turismo Ecologico si pone come evoluzione del tradizionale concetto di turismo sostenibile, in quanto modalità responsabile di viaggiare in aree naturali, conservando l'ambiente e sostenendo il benessere delle popolazioni locali. Tale turismo comprende, al suo interno, tre tipologie complementari di fruizione: naturalistico, responsabile e sostenibile. Per il Turismo naturalistico le motivazioni principali del viaggio sono l’osservazione della natura e la conoscenza delle culture tradizionali. Nel Turismo responsabile il turista si comporta con disponibilità e rispetto dell'ambiente e, in particolare, dell’ecosistema e della biodiversità, minimizzando l'impatto ambientale delle proprie attività. Il Turismo sostenibile favorisce la gestione integrata delle risorse in modo da soddisfare le esigenze economiche, sociali ed estetiche, garantendo l’integrità culturale ed ambientale. I piani di sviluppo, elaborati dai soggetti locali, anche in funzione della costituzione e dell’operatività dei Sistemi Turistici Locali, devono valutare preventivamente tutte le possibili conseguenze degli interventi, ai fini del miglioramento progressivo delle prestazioni, dell’accessibilità delle aree, della mobilità interna, della fruizione delle risorse e della rete dei servizi e delle opportunità culturali e di intrattenimento. La Valutazione delle Interrelazioni Turistiche consiste nell’analisi di tutte le interazioni, orizzontali e verticali, tra le conseguenze di un intervento sul tessuto urbano e sull’ambiente, sulle attività economiche e socio-culturali.

La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”: tessera di un sistema territoriale complesso Ai sensi della lettera c bis) del 4° comma dell’art. 7 della legge regionale n. 29/1997 (così come inserita dal comma 9 dell’art. 3 della legge regionale n. 10 del 2.4.2003) nel “Piano regionale delle aree naturali protette” deve essere indicata anche “la rete ecologica regionale e le relative misure di tutela ai sensi dell’articolo 3 del d.p.r. 357/1997” (poi modificato dall’articolo 3 del D.P.R. n. 120 del 12.3.2003): ne deriva che la suddetta “indicazione” deve essere rispettata nel Piano delle riserve naturali, che deve pertanto non solo recepire la rete ecologica regionale (ed individuare la rete ecologica provinciale), ma stabilire le “relative misure di tutela”. Fra le “misure di tutela” da stabilire, laddove all’interno di una riserva naturale ricada in tutto o in parte un Sito di Importanza Comunitaria o Zona di Protezione Speciale (in sigla SIC o 54

ZPS), come ad esempio si registra nel nostro caso (PdG SIC/ZPS redatto nel 2004), ci sono anche quelle relative al “Piano di gestione” del SIC/ZPS, che dovranno essere integrate nel redigendo Piano seguendo le linee guida stabilite con la deliberazione della Giunta Regionale n. 1103 del 2 agosto 2002 e con il Decreto Ministeriale del 3 settembre 2002. A fronte dell’esigenza di assicurare opportune misure per evitare il degrado di habitat e specie presenti nei SIC, è necessario coordinare ed integrare ai Piani delle riserve naturali in cui ricadono le misure di conservazione dei SIC attraverso appositi Piani di gestione, che dovranno entrare a far parte integrante delle norme di attuazione dei rispettivi Piani. Peraltro le “Linee guida per la redazione dei piani delle aree naturali protette regionali”, prescrivono che le norme tecniche di attuazione di ogni piano contengano delle “disposizioni relative alla gestione ecologica, in particolar modo l’integrazione tra la normativa specifica dettata nei Piani di Gestione dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale”. La Regione Lazio deve a tutt’oggi provvedere alla approvazione del “Piano regionale delle aree naturali protette”, che sarebbe dovuta avvenire entro 6 mesi dalla entrata in vigore della legge regionale n. 29/1997, adeguando lo schema del “Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve” adottato con deliberazione della Giunta Regionale del Lazio n. 11746 del 29.12.1993.

Interrelazioni con le altre aree naturali protette provinciali La provincia di Frosinone conta nel suo territorio numerose aree naturali protette. Così come richiesto dalla nota 5 (SCA) si precisa che: Il numero di aree naturali protette sono pari a 71 e comprendenti 16 Parchi Naturali, 30 Riserve Naturali, 24 Monumenti Naturali e 1 Area Marina Protetta; altresì, il numero di aree naturali protette nazionali ricadenti all'interno del territorio laziale sono pari a 8 e comprendenti 3 Parchi Naturali, 4 Riserve Naturali e 1 Area Marina Protetta. Per quanto riguarda i dati relativi alla superficie, quella delle aree naturali protette nazionali che insistono sul territorio laziale è pari a mq 49.298, quella delle aree naturali protette regionali è pari a mq 177.007. Pertanto, la superficie complessiva del territorio laziale interessata dalla presenza di aree naturali protette è pari a mq 226.305, pari al 13.12%

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Mappa delle Zone di Protezione Speciale (i numeri rossi indicano: 1 - Monte Cornacchia, 2 - Lago di Posta Fibreno, 3 - Monti della Meta, 4 - Gole del Fiume – 5 - Massiccio del ) e dei Siti di Importanza Comunitaria (i numeri verdi indicano: 1 - Vallone Lacerno, 2 - Lago di Posta Fibreno, 3 - Pendici di Colle Nero, 4 - Cime Massiccio della Meta, 5 - Val Canneto, 6 - Gole del Fiume Melfa – 7 - Massiccio del Monte Cairo).

2.2 Alcuni cenni di conoscenza storico-culturale

Il sistema infrastrutturale Il Comune di Posta Fibreno è situato tra la Valle del Liri e la Valle di Comino, due aree di passaggio obbligato per chi viene da nord o da sud. È raggiungibile: da Roma: in auto si prosegue lungo l’autostrada del Sole fino all’uscita di Frosinone per poi proseguire in direzione Sora lungo la superstrada Sora-Frosinone. A Sora si seguono le indicazioni per Broccostella e Posta Fibreno. da Napoli: è ben collegata sia su gomma sia su rotaie. In auto si prende l’Autosole fino al casello di Cassino o per poi proseguire nel primo caso lungo la superstrada Sora- Cassino fino all’uscita di Posta Fibreno, nel secondo caso lungo la Strada Statale 82 della Valle del Liri fino a Sora dove si seguono le indicazioni per Broccostella e Posta Fibreno. In treno fermata presso e coincidenza con il treno per Avezzano fino alla stazione di Sora dove le linee della Cotral portano a Posta Fibreno dall’Abruzzo: per chi viene da Avezzano, superstrada Avezzano-Sora fino allo svincolo Posta Fibreno. In treno linea Avezzano-Roccasecca con fermata presso la stazione di Sora e autolinea Cotral per Posta Fibreno. dal Parco nazionale d’Abruzzo: non sono disponibili collegamenti pubblici; in auto si prende la strada statale di Forca d’Acero fino al bivio di per poi svoltare lungo la Strada Statale 666 di Sora dove si seguono le indicazioni per Campoli Appennino e Posta Fibreno.

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A livello provinciale le connessioni nel territorio passano per il centro di Sora, attraverso strade statali di collegamento tra paesi confinanti. Nel territorio comunale, due sono le infrastrutture viarie che si dipartono dal centro storico, mettendolo in comunicazione con strade intercomunali. Ed è proprio lungo queste che si sviluppa la vita del paese, nascono centri abitati, si collocano i servizi. Gli altri collegamenti possono essere classificati “di interesse locale”.

All’interno della Riserva Naturale si individuano 6 sentieri natura, ovviamente pedonali, che mettono in relazione i punti di maggiore interesse dell’area stessa:  Il sentiero “Puzzìllo” Altezza massima metri: 300, minima: 290 – Dall’ex sede del parco all’isola galleggiante - Lunghezza: 480 m. - Percorrenza 30’ - Dislivello: 10 m - Accessibile a disabili Presso l’ex sede della riserva inizia il sentiero natura Puzzìllo; qui le acque di una copiosa sorgente sono raccolte in una grossa vasca e irreggimentate per il funzionamento di un antico mulino. Insieme ai recenti restauri e al recupero ambientale della zona è stato realizzato un parco e un’area pic-nic con percorsi e ponti attorno alle sorgenti. Superata l’area pic-nic il sentiero si sviluppa su una sterrata agricola attorno a campi coltivati; le soste prevedono la visione panoramica degli antichi spazi coltivati, rievocando tecniche e tradizioni perdute con l’ausilio di pannelli illustrativi. Dopo circa 200 metri il sentiero prosegue nel canneto a Phragmites australis, dove capanni didattici e punti d’osservazione permettono un incontro discreto con l’avifauna locale e un approccio al birdwatching. Un tempo era possibile percorrere l’intero canneto: il sentiero natura si snodava su passerelle di legno fra i canali e terreni sommersi. Un periodo d’incuria ha portato al logoramento delle strutture e all’inagibilità del percorso finché, nel 2006, è stato effettuato un primo restauro che ha riattivato il percorso fino all’ isola galleggiante.  Il sentiero “Catannòvo” Altezza massima metri: 420, minima: 290 - Dalla località Catannòvo a frazione Carpello - Lunghezza: 720 m. - Percorrenza 1h - Dislivello: 130 m Presso la località Catannòvo ha inizio un percorso panoramico che sale a mezzacosta su una collina prospicente il lago, per poi riscendere in località Carpello. Inizia poco più a nord di San Venditto; lungo la strada asfaltata un cartello indica il bivio per seguire il percorso lungo una sterrata. Il primo tratto attraversa una serie di orti e abitazioni rurali antiche e nuove, fra pollai e stalle, risalendo a tornanti un pendio fino ad arrivare ad una grotta, un tempo usata come rudimentale riparo per animali domestici. Senza grossi sbalzi d’altitudine si prosegue fino ad una grossa dolina sopra la frazione di Carpello, dove pannelli illustrativi e capanni spiegano i fenomeni carsici principali della zona.  Il sentiero “Rivellìno” Altezza massima metri: 290, minima: 290 - Dal Ponte Vani al Lago - Lunghezza: 320 m. - Percorrenza 30’ - Dislivello: 0 - Accessibile a disabili Il tratto del Rio Carpello compreso nella riserva è costeggiato da una antica strada agricola che conduce fin dove il lago da vita al suo unico emissario, il Fibreno. In questo stesso posto sulla sponda opposta del termine del sentiero è possibile vedere una storica pescheria, di interessante edificazione perché completamente costruita sulle acque, legata al complesso architettonico della vicina Villa Gallio, palazzo settecentesco ricco di pregevoli opere d’arte. Lungo il piccolo fiume è possibile incontrare le specie ittiche più rare, un tempo oggetto di pesca di frodo con nasse ed altri sistemi oggi vietati. I campi circostanti, dove non riconquistati dal canneto a Phragmites australis, sono coltivati a mais (Zea mays).  Il sentiero “Dolina la Prece”

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Altezza massima metri: 433, minima: 300 - Da San Venditto al centro storico - Lunghezza: 560 m. - Percorrenza 1h - Dislivello: 133 Il percorso panoramico collega il centro storico con le rive del lago, scendendo ripidamente lungo la dolina. L’inizio del sentiero, se percorso in discesa, si trova nel punto panoramico del paese. L’accessibilità è limitata non solo per i disabili, ma anche per chi non è abituato all’attività fisica. Il sentiero termina sulla strada litoranea del lago. Alcuni monumenti religiosi e artistici sono stati posizionati all’inizio ed al termine del percorso.  Il Sentiero “Lago Chiaro” Percorso Naturalistico in prossimità dell’ex Mulino ad acqua: all’inizio presenta un breve tratto di sterrato che costeggia il Fosso Cerreto, in seguito, con una passerella in legno, prosegue lungo la sponda sinistra del lago, fino a giungere ad un pontile, nella località “Lago Chiaro” così chiamata per via delle sue acque chiare e cristalline. Lungo il percorso è possibile osservare le diverse specie di piante ripariali e acquatiche, e con un po’ di fortuna, oltre alle folaghe e alle gallinelle d’acqua, anche i germani reali che riposano al sole.  Il sentiero “Taurino” Percorso naturalistico che collega la località S. Venditto con la località Fontana Carbone e contribuisce a completare la fruizione delle aree spondali del lago. E’ costituito da un camminamento in legno dalla sviluppo complessivo di 430 ml e della larghezza di m. 2, posto ad una quota del piano di campagna di m. 0,80. Il piano di calpestio è realizzato in tavolame di castagno dello spessore di 4,00 cm.

Lo sviluppo dell’insediamento Il borgo di Posta Fibreno è sorto attorno al tardo medioevo col nome di Castel Petrona, storicamente legato ad Alvito di cui era frazione dal 1810 al 1869, e Vicalvi (frazione fino al 1957, anno della costituzione del comune). Fino al terremoto del 1915 il paese conservava ancora una forma circolare entro un marcescente perimetro murario dotato di torri e porte d’accesso. La situazione di degrado accentuò i danni del sisma, tanto che oggi dell’urbanistica originaria non restano che pochi vicoli e archi di pietra attorno a via Maggiore. La chiesa principale è dedicata a Santa Maria Assunta. Un piccolo quartiere di case popolari antisismiche risalenti al primo ‘900 è situato fra il cimitero e il belvedere. Oggi il comune conta 1.274 abitanti, che vanno diminuendo anno dopo anno: fenomeno peculiare dei comuni molto piccoli. Alla data del 1957 l’insediamento risulta concentrato nella parte storica, arroccata sulla dolina di fronte il lago, risalente sicuramente ai secoli precedenti; ma già si intravede lo svilupparsi di nuclei abitativi, concentrati e molto distanti tra loro, nelle strette vicinanze delle vie di comunicazione. Sicuramente costituiti da contadini che, per comodità, preferivano risiedere nei terreni adiacenti a quelli da loro stessi coltivati, anziché tornare la sera al paese ed esserne lontani. In questo periodo, è già nata la contrada Colle Iaruscio, che si estende fino al confine con il canneto che circonda il lago. Alla data del 1979 la situazione è sicuramente cambiata, ma in modo molto prevedibile: il centro storico si arricchisce, fino a creare un nuovo denso quartiere vicino il cimitero, dalla parte opposta il lago, fino alla località Maschiuna. Il principale sviluppo si registra lungo le vie di comunicazione stabilendo un edificato continuo con i nuclei del 1957. L’espansione risalente al 1990 non apporta significative modifiche nel disegno dell’assetto del territorio; vengono riempiti gli spazi lasciati liberi lungo le infrastrutture (come “Casal Vittoria” o come la località “Carpello”), nasce qualche piccolo nucleo di poche abitazioni nella campagna (come “Casa Marsella”). La morfologia del territorio certo non favorisce l’insediamento, il canneto, le montagne e il lago costituiscono senza dubbio un ostacolo per l’uomo. Ma a parte queste particolari zone,

58 il resto del territorio può definirsi discretamente urbanizzato; urbanizzazione che vede il suo momento di spicco negli anni Sessanta e Settanta. Il patrimonio edilizio è costituito da abitazioni dalle caratteristiche tipologiche disparate. Le tipologie residenziali presentano spesso una struttura distributiva condizionata dalle originarie concezioni igienico-sanitarie in voga nel periodo di costruzione. Le caratteristiche degli immobili presentano grandi diversità se situati nel centro storico o se in ambito rurale. Nel patrimonio abitativo, anche se potrebbe apparire esuberante rispetto agli standard nazionali, come evidenzia l’indice di affollamento dedotto dai dati statistici, la disponibilità reale del numero di stanze è fortemente condizionata dalla indisponibilità di gran parte delle abitazioni. Queste sono spesso di proprietà di cittadini emigrati e spesso versano in stato di inadeguatezza ai fabbisogni igienico-sanitari da richiedere interventi di recupero così onerosi da risultare irrealizzabili per il basso reddito pro-capite. Gli interventi di recupero, dovendo agire in un ambito di sviluppo ambientale e turistico, devono essere concepiti come interventi di riqualificazione architettonica e pertanto vanno coordinati da un progetto di recupero o progetto integrato di ampiezza tale da interessare almeno un intero comparto. Le opere dovranno essere incentivate con agevolazioni o contributi da parte delle istituzioni pubbliche. Al 1991 il patrimonio edilizio in uso è rappresentato da 544 abitazioni occupate per un totale di n° 2.609 stanze pari a 0,5 occupanti per stanza ed a servizio di 545 famiglie. Il patrimonio di abitazioni non occupate ascende a 303 delle quali completamente indisponibili 247. L’attività edilizia, come si desume dalle tabelle statistiche riassuntive, produce un irrisorio volume annuo di nuove abitazioni (circa 4 in 5 anni e pochi progetti di ristrutturazione edilizia). Il patrimonio edilizio risulta, nella quasi totalità dei casi, dotato di tutti i servizi essenziali, ma comunque di modesto livello qualitativo. Rimangono invece gravi le carenze di impianto infrastrutturale, particolarmente nei nuclei esterni al centro storico, che presentano grandi difficoltà di riqualificazione urbana.

PATRIMONIO EDILIZIO IN USO: ABITAZIONI VANI ABITANTI DENSITÀ abitazioni in uso 544 2.609 1.363 0,52 abitazioni indisponibili in uso stagionale di 247 1.180 900 0,76 espatriati abitazioni totalmente indisponibili 56 250 0 ____ TOTALE 847 4.039 2.263 0,56

I Beni architettonici e di importanza storica (emergenze architettoniche) Dal 1193 al 1503, per più di tre secoli, la Valle di Comino conobbe solo brevi periodi di quiete, perché turbata, al pari delle altre regioni del Regno, dagli sconvolgimenti che anche qui videro succedersi Normanni, Svevi, Angioini, Ungheri, Durazzeschi, Aragonesi, Francesi, Spagnoli. Fra tutti i dominatori, i Cantelmo si affezionarono al piccolo dominio, tanto da risiedervi stabilmente. Non fecero altrettanto Jofré Borgia (dal 1497 al 1506), fratello della ben più celebre Lucrezia, Pietro Navarro (dal 1507 al 1515) e i Cardona. Questi ultimi, esercitarono il loro dominio prevalentemente attraverso governatori e ufficiali, con scarso vantaggio per i sudditi, spesso tenuti a soggiacere ad angherie e soprusi, ma non mancarono di dare importanti frutti, come gli Statuti (oggi diremmo “Costituzione”) dell’Università (oggi diremmo “territorio”) di Alvito e committenze artistiche di rilievo a grandi artisti dell’epoca, quali Daniele da Parma e Taddeo Zuccari. Nel 1685, la contea di Alvito (già territorialmente ridotta nel 1677 per la “vendita” di Atina e Belmonte), fu interamente ceduta da Antonio Cardona a Matteo di Capua (Principe di Conca) per 100.000 ducati. Ma

59 le condizioni del territorio, tali da far prosperare un brigantaggio audace e sanguinario, indussero ben presto il nuovo padrone a disfarsi del feudo, che attraverso il nobile milanese Matteo Taverna, fu rilevato dal Cardinale di Como, Tolomeo Gallio, desideroso di costituire al proprio casato un feudo che, dislocato tra Napoli e Roma, appariva idoneo ad acquisire notevole importanza politica. Il Cardinal Gallio provvide, quindi, con le maniere forti, ad estirpare la piaga del brigantaggio ed ottenne dal Re di Napoli l’elevazione di Avito da contea a ducato. Tra alti e bassi, il territorio cominese rimase feudo dei Gallio sino alla eversione della feudalità (1806). Della loro signoria, esercitata ininterrottamente per ben 211 anni, restano memorie invero non sempre liete (frutto diretto di quei difficili tempi) ma anche qualche autentico gioiello come “La Pesca” o “Villa Gallio” in Posta Fibreno. L’antico possessore del luogo, il notaio Giulio Licio di Posta, amministratore e uomo dei più facoltosi della contea di Alvito, attratto dalla salubrità dell’aria e dalla grande bellezza del luogo, vi aveva fabbricato nel 1588 una palazzina priva di

ornamenti per albergo dei pescatori, dedicandolaVilla Gallio (come tramanda l’epigrafe tuttora visibile) “Al Genio del limpidissimo Fibreno, delizia delle ninfe e de’ pesci”. Nel 1600 il podere e la palazzina, passarono ai Gallio, recenti feudatari dello Stato di Alvito, i quali, su progetto di un architetto ancora ignoto, la ampliarono e la dotarono di camini alla francese, di stucchi, di statue, di fregi, di stemmi, di una peschiera e la circondarono con altri appezzamenti di terreno estesi ben 60 ettari, impiantando un orto botanico, un’uccelliera, fontane, viali, boschetti. Quindi la resero accessibile attraverso uno stradone (ancora presente) di 52 palmi napoletani che si originava da un maestoso portale recentemente restaurato dalla Sovraintendenza ai Monumenti del Lazio. “A metà della strada regia da Napoli per Roma tra Alvito e Sora, fiancheggiata a mezzogiorno dalla odierna Statale della Vandra, la Villa Gallio si annuncia ancora col suo imponente arco di accesso di ordine tuscanico, lambita a settentrione dal Fibreno che s’allarga in terso specchio a forma di laghetto dal fondo smeraldino, feracissimo di trote. Guardata in lontananza dalla grigia mole del castello longobardo di Vicalvi e ispirata al modello della villa dominica romana, questa “gratissima stanza di eccelsi signori (un giorno al centro della tenuta ducale)” La Villa ricorda lo stile delle ville palladiane del Veneto e (benché bisognosa di restauro) grazie al rapporto scenografico edificio-paesaggio, conserva intero il suo fascino, donando ancora allo studioso ed al visitatore sensazioni e immagini di rara suggestione. Difficile sarebbe al visitatore anche inesperto che questa passi inosservata; sulla strada, oggi la statale che collega Sora ad Atina, si erge maestoso l’ingresso della villa. La prima menzione del Portale si trova in G. P. M. Castrucci, che nel 1635 diede alle stampe la celebre “Descrizione del Ducato d’Alvito nel Regno di Napoli” dedicandola dal duca Don Francesco Gallio (dal 1613 al 1657). Qui leggiamo “dalla strada regia che va a Napoli, alla volta di ponente iemale per Roma quasi a dritta, comincia lo stradone nuovo con olmi gremiti e a destra e a sinistra, lunghi e profondi, per tenere asciutta la strada e per ombra renderla fresca negli estivi ardori …Tira questo stradone per linea diretta … al portone maggiore che ha la facciata ad ostro (sud), è tutto di pietra bianca, aperto, fatto solo per ornamento e bellezza della villa. È d’ordine toscano, di lavoro a bugno, farsagliato con due rabeschi, con le sue campanelle e

60 cimasette con fregio, dove vi è l’iscrizione; vi sono tre guglie con li suoi piedistalli a destra e sinistra e l’altra in mezzo nella sa maggiore altezza e due palle con li suoi peducci; vi sono tre armi (stemmi), una in mezzo del Re Cattolico (il Re di Spagna) a destra del Sig. Cardinal Gallio di Como ed a sinistra dell’Eccellenza del Sig. Duca Don Francesco Gallio nipote e, sotto il dado, o cimasa, due fenestroni vani”. “L’ingresso (ha scritto di recente Bernardo Bartolomucci in “I Colori dell’acqua. Il patrimonio del fiume e del lago Fibreno”) è ancora reso incomparabile dal maestoso portale che, con il suo alto frontespizio, probabilmente chiudeva la recinzione del podere”. Ai sensi della legge 1089 del 1939, l’intero immobile è stato dichiarato di interesse particolarmente importante per il suo valore storico ed artistico.

Il turismo Fra i diversi settori di attività economiche, il più importante e quello che più facilmente risente dei benefici dell’istituzione di un’area protetta è il turismo. Se pensiamo che spesso le aree protette sono situate in zone scarsamente popolate, in cui le attività sono di tipo residuale o marginale, qualsiasi incremento è un apporto importante. A ciò si può oggi aggiungere che, considerando l’andamento generale dell’economia, qualsiasi territorio è ben contento di potere integrare il turismo (sia pur solo di bassi volumi) ad altre forme di economia (Gaido L., 1998). Il turismo è quindi uno sfruttamento economico del territorio, che tuttavia si concilia con gli scopi della tutela dell’ambiente naturale (premesso naturalmente che abbia luogo nella sua forma più leggera); esso ha in più il grande privilegio di vitalizzare tutti gli aspetti del tessuto economico ed ha il potenziale di convogliare verso una regione maggiori flussi di denaro di quelli che ci si potrebbe aspettare dall’amministrazione di una riserva naturale (Giacobini V., 1999, pag. 166-171). E’ necessario ricordare, però, che il turismo, pur essendo un’attività economica di estrema importanza, in assenza di una politica di ripristino e tutela dell’ambiente, rischia di distruggere irrimediabilmente il patrimonio ambientale che è alla base della sua stessa vita e del suo ulteriore e reale sviluppo. Sulla base delle precedenti considerazioni, si studia il caso della riserva naturale di Posta Fibreno attraverso l’analisi dei flussi turistici, volta alla valutazione delle risorse del territorio, delle sue potenzialità di attrarre visitatori e fruitori di beni ambientali, culturali e dei potenziali impatti provocati da tale fruizione. Il territorio, con la presenza del lago ai piedi della collina sui quali si erge il centro storico del Comune di Posta Fibreno, rappresenta una piccola oasi naturale nel verde, ideale per attuare interventi volti al miglioramento dell’attività ricettiva. Le moderne tendenze del turismo vedono una sempre maggiore richiesta di soggiorni di breve durata da svolgere in luoghi tranquilli per godere delle bellezze naturali, della gastronomia locale, per fare escursioni di ogni tipo. Per questi motivi, la Ciociaria e più in specificatamente Posta Fibreno, terra vocata all’agricoltura, al turismo, all’artigianato, nel riscoprire e rivalutare la propria identità ultramillenaria, si pone naturalmente come meta ideale per chi non cerca più un “turismo industrializzato” o un turismo dalle mete tradizionali. Il turismo, in questo contesto quale fattore esogeno, di spinta alla crescita economica, richiede anche la presenza di fattori endogeni per la sua crescita, esso potrà rappresentare in futuro il principale aiuto economico alla popolazione, proprio perché combinazione di fattori interni ed esterni. Esistono vari fattori che possono determinare lo sviluppo turistico: A) La presenza nel territorio di attrattive legate a fattori morfologici e climatici ed a fattori di tipo storico-culturale. Tra le attrattive va considerata la qualità delle strutture ricettive che si misura anche nella capacità delle strutture di soddisfare un’ampia gamma di esigenze, di svago, di

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intrattenimento quali ristoranti, luoghi d’incontro, impianti sportivi, che variano in funzione dell’età media e delle abitudini dei turisti. Queste attrezzature devono costituire fattori di attrazione in concomitanza con il richiamo esercitato dalle bellezze naturali e artistiche del luogo. Posta Fibreno ha poche strutture ricettive: 5 ristoranti, 3 pizzerie, 2 trattorie,2 impianti sportivi (uno pubblico e uno privato), 1 pub, 1 azienda turistica, 1 incubatorio ittico, per la produzione artificiale della trota Macrostigma, 1 museo, situato nel centro storico del paese sulla collina sovrastante il lago, è sede di tradizione ed usanze antiche che ancora oggi rendono qui la vita semplice e serena, 1 ostello per la gioventù, 1 laboratorio territoriale (LAB-TER), una struttura sorta nell’ambito del Piano Triennale di Tutela Ambientale, grazie a un progetto finanziato dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Lazio; l’edificio che ospita il Lab-Ter è un’ex scuola ristrutturata, con laboratorio, aula didattica dotata di video e di proiettore e di un’accogliente foresteria per i naturalisti che desiderano recarsi a Posta Fibreno per motivi di studio dell’ambiente; durante il periodo invernale è il Lab-Ter (Laboratorio Territoriale di didattica ambientale) il sito più frequentato dalle scolaresche, che hanno anche la possibilità di visitare l’incubatoio ittico e seguire proiezioni di documentari sull’educazione ambientale. Si è stimato che la Riserva ha un flusso di circa ventimila presenze l’anno, soprattutto nel periodo primaverile-estivo, e che l’esperienza ricreativa si protrae per un tempo breve di circa un paio d’ore; l’area della Riserva, infatti, è organizzata soltanto per ospitare chi trascorre momenti di tranquillità ammirando il paesaggio lungo le sponde del lago. Per la promozione del turismo, significativi sono stati anche gli interventi per lo studio e il recupero delle tradizioni e dell’artigianato, la creazione del Museo del lago e la realizzazione per la vendita di prodotti di qualità locali. Ma si potrebbe fare di più per valorizzare l’artigianato e le tradizioni: ad esempio, organizzare corsi di formazione per la lavorazione dei rami di salice e della paglia, che un tempo venivano intrecciati per realizzare stupendi cesti e contenitori. B) L’accessibilità del luogo intesa non solo come distanza dalle aree di formazione della domanda, ma come facilità di accesso alle stesse rappresenta la condizione necessaria per lo sviluppo turistico. Esiste, infatti, una stretta correlazione tra flussi turistici e sistema dei trasporti, ampliamento delle reti e diversificazione dei mezzi; si aprono per il turismo varie opportunità. (I collegamenti infrastrutturali che permettono di raggiungere la Riserva Naturale sono da Roma: autostrada A1 uscita Frosinone, superstrada Frosinone-Sora uscita Sora, seguendo poi la statale Atina-Cassino per circa 12 km fino al bivio per Posta Fibreno; da Napoli: autostrada A1 uscita Cassino, superstrada Sora-Avezzano uscita Posta Fibreno; da Avezzano: superstrada Sora-Avezzano uscita Posta Fibreno. C) Elementi importantissimi sono l’informazione e la pubblicità (ovviamente anche tramite web), attraverso le quali il paese si fa conoscere, diffondendo la sua immagine e “vendendo” il proprio prodotto.

Non bisogna dimenticare, però, che l’attività turistica diventa parte integrante dell’ambiente stesso, sia nelle sue caratteristiche umane (economiche, sociali e culturali), sia in quelle naturali. Un’area può trarre beneficio economico dal turismo, ma non trascurabile deve essere l’impatto ambientale, come quello socio-culturale che questo apporta; gli aspetti negativi non devono prevaricare su quelli positivi. Sul piano socio-culturale, il turismo apporta una mescolanza di modelli etici e di stili di vita, con il rischio di perdita dell’identità culturale per le popolazioni dei Paesi ospitanti, che, per motivi economici, si trovano costretti ad adeguarsi alle esigenze ricreative degli ospiti. Si stima, inoltre, che la forte presenza di turismo aumenta i fattori di disagio (congestione del traffico, aumento dei prezzi, degrado ambientale) dei residenti; si può assistere a fenomeni di commercializzazione della cultura che indirizza le attività di artigianato e folclore esclusivamente ai turisti.

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E’ importante, quindi, stimolare lo sviluppo endogeno tramite un’importante azione promozionale ed un’adeguata gestione del proprio patrimonio culturale ed ambientale.

Le attività agricole La presenza umana nel territorio della riserva è stata sempre molto intensa e la superficie agricola, per la fertilità del terreno, un tempo occupava l’intera area protetta. In molti casi i campi coltivati e gli orti raggiungono ancora oggi le rive del lago, e un intero centro urbano, la frazione Carpello si sviluppa sulla sponda orientale. Scontata è quindi la presenza di specie orticole, infestanti ed esotiche coltivate nei giardini. La maggior parte dei campi attorno al lago un tempo furono ampiamente sfruttati per l’agricoltura e bonificati mediante un capillare sistema di canali e regimazione delle sorgenti sparse in tutta la pianura. Dal dopoguerra, però, buona parte del piano venne abbandonata, spesso per via dell’ inaccessibilità delle proprietà più vicine alle sponde del lago con mezzi meccanici. Rimangono, comunque, tracce di coltivazioni più estese, prevalentemente a graminacee e ortaggi, che si notano percorrendo il sentiero natura “Rivellino”. Nell’area del bosco di roverella sopravvivono lembi di terrazzamenti ancora coltivati, prevalentemente a ulivo (Olea europaea) e vite (Vitis vinifera). A ridosso del paese nel dopoguerra la forestale ha rimboschito la collina con conifere e cipressi di specie varie ed esotiche. In definitiva, il territorio comunale comprende 882,07 ettari di superficie agraria e forestale dei quali vengono effettivamente coltivati 664,24 ettari. Le colture principali sono rappresentate da seminativi e colture permanenti con una superficie relativa pari a 412,15 ettari e 151,40 ettari. Vengono utilizzati 100,69 ettari per il pascolo e prati permanenti. L’analisi dei dati relativi al settore agricolo denuncia chiari elementi di squilibrio rispetto alla vocazione del territorio. I terreni risultano in buona parte pianeggiante, dotati di grande disponibilità di acqua. Le aziende, quasi tutte a conduzione familiare hanno una dotazione media di 2,5 ettari, tale da consentire una razionalizzazione della produzione e soprattutto il suo orientamento verso prodotti agricoli con maggiore mercato e redditività. Le zone del territorio in collina sono coltivate ad uliveti, mentre una piccola parte, pari a 75 ettari, è occupata da boschi. La suddivisione delle superfici per colture, è descritta nella seguente tabella (ISTAT 1991): sau seminativi coltivazioni prati perm. e totale boschi altra sup. sup. tot. permanenti pascoli 664,24 412,15 151,40 100,69 664,24 75,04 142,79 882,07

L’analisi del quadro produttivo rivela che il numero degli attivi agricoli, nel Comune di Posta Fibreno, è calato dal ‘61 al ‘90 parallelamente al calo regionale. Nel 1961 gli attivi nell’agricoltura erano il 65,7% della popolazione attiva, il valore corrispondente nella provincia era pari al 38,5%. Nel 1971 la percentuale scendeva al 39,1% contro un corrispondente valore provinciale di 26,7%. Nel 1981 il tasso precipitava al 9,3% ed il corrispondente valore provinciale scendeva al 12,1%. Il PRG di Posta Fibreno, in considerazione della vocazione agricola del territorio, che presenta vaste aree pianeggianti con terreni fertili e grande dotazione d’acqua, della possibilità di affidare alla agricoltura un ruolo significativo per il rilancio dell’economia del paese, prevede l’individuazione di aree semirurali e di agricole speciali nelle quali sarà possibile realizzare strutture in precario per serre e laboratori per il trattamento dei prodotti agricoli. Le nuove politiche programmatorie previste per l’agricoltura anche in campo regionale ed in ambito CEE potrebbero consentire, per il prossimo futuro, un migliore impegno sia con l’ottimizzazione e la riorganizzazione delle aziende agricole, sia con una migliore

63 organizzazione della zootecnica, presente a Posta Fibreno in forma atta a soddisfare le sole esigenze di consumo familiare. Il settore agricolo è quello che risente di meno dei benefici di un parco, non certamente per le regolamentazioni generate dall’area protetta, ma per i problemi strutturali di cui soffre. Una conoscenza del settore agricolo, però, può permettere di delineare e definire il futuro dell’assetto territoriale di un’area protetta. Per questo motivo è necessario realizzare un programma di interventi basato sul minimo di imposizioni vincolistiche, orientandosi invece verso forme di sviluppo sostenibili con l’ambiente in modo da evitare l’abbandono e quindi la perdita di importanti presidi umani e una differenziazione paesistica importante per la natura e cultura del parco. L’attività agricola ha un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità ambientale, dell’identità paesaggistica e nel garantire la permanenza di insediamenti umani nelle aree più disabitate e marginali. Alla luce di queste consapevolezze l’agricoltore diviene per molti aspetti il custode del territorio.

2.3 Analisi Naturalistica

La Geomorfologia Il lago di Posta Fibreno, di origine tettonica, è uno specchio lacustre situato alla base delle pendici Sudoccidentali della Marsica (Monte Morrone), la cui area di alimentazione appartiene al Sistema Idrogeologico della Marsica Occidentale con una superficie di 838 Km2. Il bacino del lago presenta una forma stretta ed allungata addossata alle colline che delimitano la sponda Nord-Est, il suo bacino imbrifero è di circa 24 Km2 (Servizio Idrografico di Stato). Il Sistema idrogeologico di pertinenza, ubicato nel settore centro-orientale dell'Appennino Laziale-Abruzzese, si allunga in direzione appenninica (NO-SE) parallelamente alla Val Roveto, dove scorre il Fiume Liri. Ha limiti ben definiti, rappresentati da lineamenti geografici e strutturali di importanza regionale. Il sistema idrogeologico e idrologico della Marsica Occidentale è costituito prevalentemente da calcari e calcari dolomitici mesozoici, ad altissima permeabilità, per fratturazione e carsismo. L’elevato carsismo epigeo, che si manifesta in doline (Campoli Appennino e Fossa Majura), campi carsici (Campo di Grano) e il carsismo ipogeo costituito da inghiottitoi e grotte (grotta dell’Ovito, Luppa, l’Otre di Verrecchie, grotta Cola e altre minori), facilita l’infiltrazione delle acque meteoriche. Lo sviluppo carsico si manifesta anche con la presenza di reticoli fluviali poco evoluti (fase giovanile), con la sola esclusione del reticolo idrografico del Liri che presenta caratteristiche di un ciclo fluviale in fase evoluta, matura. Una parte dell’acqua meteorica che si infiltra, lungo tutto il massiccio carbonatico marsicano, va ad alimentare l’acquifero profondo che satura la base dei contrafforti carbonatici ed emerge in corrispondenza del lago di Posta Fibreno. Qui una faglia distensiva vicariante della faglia della Val Roveto, linea tettonica d’importanza regionale, pone in contatto la struttura carbonatica a media ed alta permeabilità con le facies marnoso-

64 arenacee sinorogenetiche a bassa permeabilità. In questo contesto ha origine un complesso sorgentizio che da vita al lago Fibreno, sotto forma di numerose sorgenti perilacuali superficiali e sommerse. Il complesso sorgentizio scaturisce alla base dei monti della Marsica Occidentale lungo un fronte di circa 3 km che si estende da Nord-Ovest a Sud-Est e che trova i suoi estremi nelle sorgenti di “Molino Carpello”, situate a Nord del lago, e in località “La Sorgentina” ubicate all’estremità Sud orientale del lago. Proprio queste due sorgenti furono imbrigliate per servire l’industria “molitoria”, il molino Carpello (secolo XVI) e il mulino della “Sorgentina” (anno 1810). Il Lago di posta Fibreno ha un unico emissario, il Fiume omonimo, che scorre in direzione antiappenninica (NE-SO) per tutto il suo tratto fino alla confluenza con il Fiume Liri, in località Carnello al confine tra i comuni di Isola Liri e Sora. L’acqua del lago, assieme a quella proveniente dal Fosso di Carpello e dal Torrente Rio, confluisce nel Fiume Fibreno, che dopo qualche chilometro dal lago si getta nel Fiume Liri nei pressi di Isola Liri (circa 30 mc/sec a Isola Liri), affluente del Gari. (circa 55 -60 mc/sec alla foce). Il lago viene definito in gergo come “Lago di Sorgente”, l’attuale superficie è di circa 0,277 km2, il perimetro è di 4850 m, la lunghezza complessiva è di circa 1750 m, la sua larghezza massima di 320 m, la profondità massima di 15 m (Sorgente Le Codigliane) mentre quella media di 2,7 m (vedi tab. parametri morfometrici al lato).

La Geologia e l’Idrogeologia In senso geolitologico, il territorio di Posta Fibreno è caratterizzato da grandi massicci calcarei, circondati da formazioni in cui è predominante l’apporto terrigeno (Flysch). Si trova in questa regione laziale il dominio incontrastato del calcari neritici. I termini più antichi della serie stratigrafica sono presentati dai calcari dolomitici del Trias e del Giura con affioramenti modesti. Superiormente abbondanti sono i calcari cretacei. Nella maggior parte dei casi direttamente sui calcari mesozoici ci sono i sedimenti del Miocene Inferiore con calcari di tipo nefritico ancora in “facies epicontinentale”, che testimoniano la presenza di movimenti soltanto di tipo epirogenico. La lacuna stratigrafica dimostra che già dall’Eocene la zona era sommersa dalle acque del mare. Con il Miocene medio la serie stratigrafica continua con un apporto terrigeno, che determina la formazione di arenarie, molasse o puddinghe, apporto legato all’insieme di fenomeni che hanno portato al sollevamento della catena Appenninica. L’imponente gruppo di montagne calcare- dolomitiche mesozoiche, che costituiscono il complesso del Parco Nazionale d’Abruzzo e culminano nei Monti della Meta tutte ad elevata permeabilità per fessurazione e carsismo, provocati dai movimenti orogenici, presenta una cintura di

65 roccia sicuramente impermeabile del terziario (marne, calcari marnosi, molasse argille) eccetto una breve interruzione in corrispondenza del rilievo su cui sorge l’abitato di Posta Fibreno costituito da calcari del Miocene medio, con larghi sfaldamenti dovuti ad acque correnti, alla base del quale sgorgano le sorgenti del lago. L’area studiata appartiene al Gruppo Idrogeologico Nuria Velino Fucino e Marsica Occidentale suddiviso in due sistemi di cui il Sistema (S4) a cui appartengono le sorgenti del Fibreno, ricade geograficamente all’interno dei Monti della Marsica Occidentale (figura a lato). Questo ha un’estensione di 838 km2 ed è costituito: per 89,5% da calcari di piattaforma carbonatica, per il 7,6% complesso dolomitico e per il 2,9% complesso marnoso- calcarenitico. Eroga complessivamente una portata di circa 20 m3/s, che corrisponde al 40% della portata complessiva misurata del gruppo Nuria Velino e Marsica Occidentale e al 9,5% di tutto il dominio carbonatico laziale abruzzese e campano. La portata complessiva del Sistema della Marsica Occ. è così suddivisa: il complesso sorgentizio del Fibreno con circa 10 m3/s; le sorgenti di Madonna del Canneto ed incrementi di portata in alveo del Fiume Melfa 2 m3/s; sorgenti di Venere, Ortucchio e incrementi di portata nei canali di bonifica dell’area meridionale del bacino del Fucino 6,5 m3/s e tutte le sorgenti minori con 1,5 m3/s. In definitiva le sorgenti carsiche del Lago Fibreno e Molino Carpello contribuiscono per il 50% rispetto alla portata complessiva del sistema della Marsica Occidentale e per il 4.8% di tutto il dominio di piattaforma carbonatica dell’Italia centrale (Lazio, Abruzzo e Campania). La quota del livello di base dell'acquifero carsico nel settore Nord-occidentale della Marsica (Monti Carseolani e Serra Lunga), non è nota con certezza, a causa della mancanza di grandi sorgenti lungo il limite di permeabilità. Il livello di saturazione è presumibilmente a quote inferiori rispetto al limite di permeabilità rappresentato dai flysch. Si ipotizza, quindi, che la quota di riferimento per questo settore sia quella delle sorgenti del Fibreno così come evidenziato nella Carta idrogeologica dell'Italia Centrale. Nel dettaglio, lungo il limite di permeabilità rappresentato dal contatto tettonico Flysch - rocce carbonatiche mesozoiche, (che corre sul basso versante sinistro della Val Roveto da quota 1000 m a quota 305 m "Molino Carpello"), le principali sorgenti sono concentrate su un fronte di circa 3 Km in una fascia che si estende da Molino Carpello (305 m) al Lago Fibreno (290 m). Si può affermare quindi che la quota del lago corrisponda all’effettiva quota di emergenza della falda basale che satura il versante occidentale della Marsica. Il sito è alla convergenza di linee di drenaggio delle acque sotterranee provenienti dai settori nord- occidentale e sud-orientale del sistema carsico marsicano.

66

Uno studio geofisico, eseguito nell’area sorgentizia del Fibreno, ha evidenziato come la linea di contatto tra le formazioni carbonatiche permeabili e le formazioni flyschiodi impermeabili, salga rapidamente di quota a Nord e a Sud della zona di maggior afflusso d’acqua. Questa zona corrisponde al settore meridionale del lago Fibreno dove sembra concentrarsi la maggior portata delle emergenze del sistema (La Sorgentina, il Lago Chiaro). Per le sorgenti sublacuali invece si identificano due zone: la prima meridionale (Lago Chiaro) e la seconda settentrionale (Le Codigliane), entrambe associate ad un evidentissimo sviluppo del carsismo con formazione di doline da sprofondo in rapida evoluzione soprattutto nel settore meridionale del bacino lacustre. L'accelerato dinamismo del fondale lacustre potrebbe essere favorito dalla risalita di fluidi gassosi ricchi di CO2 che rendono l’acqua fortemente aggressiva nei confronti della roccia serbatoio. Questa condizione, accelerando la dissoluzione chimica del carbonato di calcio determinerebbe la formazione di cavità di crescente volume sino al collasso del substrato roccioso. La presenza di queste morfologie trova riscontro più in generale nel processo carsico che si manifesta con grandiose depressioni subacquee come La Rota (Isola Galleggiante) profonda circa10m e la dolina sommersa del “Crocifisso” (Le Codigliane) profonda circa 15 m. Questo tipo di cavità presenti nel lago fibreno si ricollegano verosimilmente ad un sistema carsico epigeo, che localmente è rappresentato da macrodoline con diametri e profondità superiori ad alcune centinaia di metri, in corrispondenza delle colline del settore orientale sovrastante il lago, il “Tomolo” di Campoli Appennino e Fossa Majura.

Regime del Fiume Fibreno e livelli idrometrici del lago Il regime del Fiume Fibreno è l'espressione indiretta della circolazione sotterranea alimentata dalla falda carsica regionale della Marsica Occidentale, in rapporto agli afflussi solido-liquidi che interessano l’area di ricarica del complesso sorgentizio. L'analisi comparata delle portate del Fiume e delle precipitazioni consente di fare alcune considerazioni sul processo di "alimentazione-scarica", che caratterizza la dinamica dell'acquifero carsico. Il processo ha inizio con l'infiltrazione delle acque di pioggia e derivanti dallo scioglimento della neve, nella roccia serbatoio, che si conclude con la "scarica" della falda alimentata dalle suddette precipitazioni. Il processo avviene in tempi più o meno lunghi dipendenti direttamente dalle modalità di ricarica della falda, legate a loro volta al regime pluviometrico e all’estensione superficiale (geometria) dell’intera idrostruttura. Per l’inquadramento dei regimi pluviometrici dell’area sono state prese in considerazione quelle che, a nostro avviso, costituiscono le stazioni pluviometriche più rappresentative dell’area in esame.

67

Sono state analizzati i dati delle serie storiche delle precipitazioni di Sora (267 m s.l.m.) (Fig 4), Campoli Appennino (686 m s.l.m.) e Posta Fibreno, stazione meteo gestita dalla Riserva Naturale, ubicata lungo la riva orientale del lago a 289 m di quota (presso il Laboratorio per la Conservazione della Macrostigma - Incubatoio), che restituisce con frequenza oraria i seguenti dati: Temperatura minima, media e massima dell’aria, Temperature minima, media e massima dell’acqua, Precipitazione cumulata, Umidità percentuale, Livello idrometrico del lago. SERIE STORICA DELLE PRECIPITAZIONI - Stazione "Sora" (267 m s.l.m.) (Periodo 1959 - 2009)

2100

P annua (mm) P annua media (Pm) Periodo Arido Periodo Umido 1900

1700 Pm 1216 mm

1500

1300

Precipitazioni (mm) Precipitazioni 1100

900

700 11 anni 8 anni 26 anni

500

1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Figura 1 – Serie storica delle precipitazioni di Sora (1959 – 2009)

In assenza di dati più dettagliati, sono stati utilizzati i dati relativi alle portate del Fiume Fibreno, condotte durante il periodo di osservazione (1998 – 2002) con frequenza mensile, misure di portata eseguite alla sezione "Ponte Tapino" (288 m), in prossimità dell’asta idrometrica di controllo del Servizio Idrografico di Stato. Tale indagine idrologica delle sorgenti carsiche del sistema Fibreno-Carpello ha evidenziato una apprezzabile variabilità stagionale delle portate. Questo fenomeno può essere attribuito alla diversa “tipologia” delle precipitazioni solide o liquide.

68

Precipitazioni mensili - Portate del Fiume Fibreno (sezione Ponte Tapino 288.15 m s.l.m.) (Periodo: Febbraio 1999 - Marzo 2002) P (mm) - Stazione "Posta Fibreno 295 m s.l.m." P (mm) - Dati Stazione "Posta Fibreno 295 m s.l.m." P (mm) - Dati Stazione "Sora 267 m s.l.m." P (mm) -Dati Satzione "Sora 267 m s.l.m." Q (mc/s) - Dati di Agrillo Emiliano Q (mc/s) - Dati di Casella Laura 400 Q (mc/s) - Dati di D'Andrea Leonardo Q (mc/s) - Dati ricavati dalla retta sperimentale 12

350 10

300

8 250

200 6

Q (mc/s)

150

Precipitazioni (mm) 4

100

2 50

0 0

set-98

set-99

set-00

set-01

lug-98

lug-99

lug-00

lug-01

gen-99

gen-00

gen-01

gen-02

nov-98

nov-99

nov-00

nov-01

mar-99

mar-00

mar-01

mar-02

mag-99

mag-00 mag-01 Figura 2 - rapporto pottare precipitazioni Fiume FibrenoMese (1998 - 2002)

La Figura, su esposta, mette a confronto l'andamento delle precipitazioni rilevate nelle stazioni di Sora e Posta Fibreno con le portate del Fiume Fibreno, per il periodo 1998-2002. Si evidenziano le oscillazioni naturali della falda che in linea generale seguono l’andamento delle precipitazioni locali fatta eccezione per il periodo primaverile - estivo (1999) quando in Luglio si misura una portata di 10,8 m3/s. Questa condizione di morbida sarebbe coerente con le abbondanti nevicate avvenute nel periodo invernale tra Gennaio e Febbraio. Un secondo picco della portata si rileva tra Dicembre 1999 e Gennaio 2000, quando il progressivo aumento delle precipitazioni da Settembre a Dicembre caratterizza un prolungato periodo d’immagazzinamento da parte del serbatoio carsico. In questo caso si osserva un ritardo di circa un mese tra il massimo delle precipitazioni in Dicembre (349 mm) e il massimo delle portate nel Gennaio del 2000 (9,3 m3/s). Anche per l’anno 2000 si evidenziano due picchi della portata. Il primo nel periodo Marzo- Aprlie con 8,2 m3/s) è contemporaneo ad abbondanti precipitazioni. Il secondo a cavallo tra Dicembre e Gennaio 2001 (9,4 m3/s), in ritardo di circa un mese rispetto alle piogge autunnali del 2000. Il picco delle portate di Gennaio, deriva evidentemente dall’entità delle precipitazioni che si sono verificate nell’area tra Ottobre 2000 e Gennaio 2001. Rappresenta un caso particolare l'anno 2001 e la prima parte del 2002. Quest’anno in particolare è stato caratterizzato da una persistente aridità invernale e dalla mancanza di precipitazioni di un certo rilievo nel periodo autunnale. Nel complesso al 2001 viene attribuita una precipitazione di 921 mm che rientra nei minimi registrati dalla stazione di rilevamento. Nel 2002, a differenza degli altri precedentemente descritti, non si osservano due picchi di portata. Il particolare decremento delle portate che avviene tendenzialmente tra primavera fino a inizio inverno (es. Aprile 2001 - Gennaio 2002), determina il progressivo svuotamento della roccia serbatoio secondo la modalità di esaurimento "non influenzato". Correlando i valori di portata misurate e le altezze idrometriche rilevate sull'asta idrometrica ubicata a Ponte Tapino, si ricava l'abaco di taratura "deflussi-altezze idrometriche" del Fiume Fibreno riportato nella Figura seguente.

69

Fiume Fibreno (Sezione "Ponte Tapino") - Abaco di taratura

Q (m3/s) 18 17 16 y = 19,471x + 0,2081 15 R2 = 0,9084 14 13 12 11 10 9 3 - Q MAX: 10,8 m  S 8 (Luglio 1999) 7 3 -1 6 Q MIN: 3,8 m  S 5 (Luglio 1999) 4 3 2 1 0 0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50 0,60 0,70 0,80 0,90 Nota - Misure di poratata eseguite con idromulinello a induzione magnetica, Altezza Idrometrica H (m) nel periodo Febbraio 1999 - Marzo 2002

Figura 3 - Abaco di taratura portate - altezze idrometriche Fiume Fibreno

Dall’abaco ottenuto è possibile ricavare il valore approssimativo della portata del F. Fibreno nella sezione di misura del Ponte Tapino, punto di chiusura del bacino imbrifero (24 Kmq) del sistema sorgentizio e lacustre del Fibreno. Nella figura seguente, si evidenzia la stretta correlazione tra l’effetto prodotto dalle precipitazioni, sui livelli idrometrici dello specchio lacustre. Livello dinamico del Lago Fibreno presso la sezione "Incubatoio". Periodo 2000-2006 350

90 P mensili P.Fibreno 300 livelli 2000-2006 Incubatoio

70 250

200 50

150

Precipitazioni (mm)

Livello idrometrico (cm) 30

100

10 50

-10 0 g-00 l-00 g-01 l-01 g-02 l-02 g-03 l-03 g-04 l-04 g-05 l-05 g-06 l-06 70

I dati idrometrici (2000-2006) riferiti alla stazione di rilevamento posta nelle vicinanze dell’incubatoio, evidenziano picchi dovuti a consistenti eventi piovosi ricorrenti nei periodi tra Novembre e Gennaio. Inoltre si evidenzia una curva più morbida dei livelli lacustri, per lunghi periodi legati al momento di piena delle sorgenti che alimentano il lago stesso. Pertanto il sistema presenta due differenziati regimi di innalzamento dei livelli uno autunnale, dovuto alle copiose precipitazioni e uno estivo dovuto al lento deflusso delle acque piena determinate dalla fase di scarico della falda basale. Nel dettaglio mostrato nella figura a seguire, ottenuto con i dati annuali di livello, si rileva come le due curve (anni 2005 e 2006) presentano in generale un andamento unimodale simile, con un minimo nel periodo invernale e un massimo nel periodo estivo. Livelli del Lago Fibreno presso l'Incubatoio. Confronto anni 2005-2006

100 100

P 2006 90 90 P 2005 Livelli 2005 80 80 Livelli 2006

70 70

60 60

50 50

40 40

Precipitazioni (mm)

Livello idrometrico (cm)

30 30

20 20

10 10

0 0 1-gen 1-feb 1-mar 1-apr 1-mag 1-giu 1-lug 1-ago 1-set 1-ott 1-nov 1-dic

Altro aspetto interessate risulta emergere dall’analisi dei dati della serie storica del Fiume Fibreno (1923 – 2009) figura 7. Risulta evidente che il regime delle portate è in tendenziale decremento (vd. linea di tendenza in tratteggio), nel dettaglio a partire dal 1980 - 1982 fino al 2006-2007, si è avuto un esteso periodo in cui i valori di medi di portata del fiume sono risultati di molto inferiori al valore medio della serie storica di 9,28 m3/sec, definendo così un prolungato periodo “arido”. Dal 2007 sembrerebbe esser in corso un cambio di tendenza, determinato da un innalzamento delle precipitazioni annue nell’area di ricarica delle sorgenti, tali da definire un periodo “umido”. Alcuni dati mancanti non possono definire con una certa accuratezza l’andamento della curva, proprio nel periodo 2007-2008.

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SERIE STORICA DELLE PORTATE DEL FIUME FIBRENO (sezione Ponte Tapino) (Periodo 1923 - 2009)

16 Qmax 15 14,80 (1941) Q 12,49 14 (Nov 2004) 13

12

11

10 Q media 9 9,28

8

Q m3/s 7

6

5

4 Q min 3 Q annua (mc/s) Q annua media (Qm) Media mobile (5 anni) 4,44 (2002) 2

1

0

1922

1923

1924

1925

1926

1927

1928

1929

1930

1931

1932

1933

1934

1935

1936

1937

1938

1939

1940

1941

1942

1943

1944

1945

1946

1947

1948

1949

1950

1951

1952

1953

1954

1955

1956

1957

1958

1959

1960

1961

1962

1963

1964

1965

1966

1967

1968

1969

1970

1971

1972

1973

1974

1975

1976

1977

1978

1979

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008 2009 Figura 4 - Serie Storica delle Portate Fiume Fibreno 1923 – 2009

Ancor più dettaglia e chiara risulta esser evidente la condizione del regime idrologico del Fiume Fibreno, se confrontati i valori di portata con i dati della serie storica delle precipitazioni di Sora, registrati tra il 1959 e il 2009 (Fig. 8). Per il suddetto periodo il comportamento dei deflussi del Fibreno, in relazione al diminuire delle precipitazioni, ha evidenziato un progressivo decremento della portata a partire dal 1982-83, come già precedentemente indicato nella figura 6. Nell’ultimo periodo, un sostanziale aumento del valore delle precipitazioni nell’area (2007 -2009), comporta un incremento delle portate del Fibreno, con valori che si attestano al di sopra del valore medio ossia 9,28 metri cubi al secondo.

Confronto Serie Storiche delle portate e delle precipitazioni (periodo 1959-2006)

P annua Pannua media P media mobile 5 anni Q media Q media annua Q media mobile 5 anni 16,00 4000

14,00 3500

12,00 3000

Qmedia 10,00 9,28 2500

8,00

2000

P mm P mm

Q m3/s 6,00

Pmedia 1500 4,00 1216

1000 2,00

500 0,00

-2,00 0

1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Anni

Figura 5 - Confronto Serie Storiche delle Portate (F.Fibreno) e delle Precipitazioni (Sora) 1959-2009

Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno Lo stato biochimico del Lago Fibreno è il risultato di una ricerca finanziata di recente dalla Riserva che ha coinvolto numerosi esperti. Per definire un indice sintetico finale, dai risultati 72 delle singole analisi condotte dai vari campi di interesse coinvolti come da progetto, è stato derivato un indicatore unico che fosse in grado di identificare in modo speditivo i livelli di criticità evidenziati in specifici siti del sistema lacustre del Fibreno.

Figura 6 - Siti di campionamento

Sulla base dei parametri analitici dei vari settori d’indagine è stata attribuita ad ogni singolo valore uno stato qualitativo sul livello di conservazione del sito di campionamento, data una scala arbitraria semiquantititiva. Il giudizio è stato affidato al singolo esperto, oppure ai valori degli indicatori identificati nelle singole valutazioni analitiche (es. valore LIM - Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori richiesto dal D.Lgs. 152/99 utilizzato dall’Ist. Superiore di Sanità).

73

Figura 7 - Carta Indicatori di Qualità Ambientale, ricavati mediante un interpolazione geostatistica mediante un algoritmo che misuri la distanza inversa pesata, unendo i punti di ugual valore.

Macro- Macro- Chimica Indicatore Sito Idrodinamica Vegetazione Invertrebati Invertrebati ISS LIM Sedimenti Sintetico 2004 2010-11 Lacustri Mulino 5 3 2 5 4 Incubatoio 6 4 5 3 3 3 4 Lago Chiaro 4 1 5 4 4 3 4 La Rota 2 1 5 - - - 3 Approdo - - - - 3 - 3 Le Codigliane 4 2 4 - 5 1 3 Centro Lago (gomito) 2 1 - - 1 1 Canale Iaruscio 1 4 5 - 5 - 4 Peschiera Mantova 5 1 - 3 - 1 3 Fiume Fibreno alto 6 2 5 6 5 Tabella 1 – i valori sono ascrivibili a Scarso (1) fino a Ottimo (6). L’indicatore è stato valutato calcolando la media ponderata

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Figura 8 - Carta di Sintesi degli Indicatori Ambientali di Qualità sullo stato di conservazione del sistema fluvio-lacustre del Fibreno

Dalla disamina della figura 3, i valori di sintesi degli indicatori ambientali di qualità sullo stato di conservazione del sistema lacustre del Fibreno, mostrano come nell’area di emergenza delle sorgenti e nel tratto iniziale del fiume Fibreno le condizioni sono tali da definire tuttora uno stato di salute dell’ecosistema compreso tra le qualità “buono” e “discreto”. Anche i valori che descrivono lo stato di salute dei Canali maggiori mostrano una certa condizione di stabilità e qualità soddisfacente dello stato di conservazione dei canali di drenaggio del corpo lacustre.

Ciò mostra come le aree a minor valore di qualità ambientale sono quelle a maggior accumulo dei sedimenti lacustri, sovraccarichi di nutrienti (Azoto e Fosforo), vale a dire le zone più distanti dalle sorgenti dove è minore l’effetto di dilavamento delle correnti (settori centrali del lago), così come dimostrato dalle analisi chimiche dei sedimenti effettuate durante il progetto (vedi tab.2).

Camp. 1 Camp. 2 Camp. 5 Camp. 6 Parametri Unità di Camp. 3 Camp. 4 (Le (Centro (Lago (Peschiera Metodo determinati misura (Mulino) (Incubatoio) Codigliane) Lago) Chiaro) Mantova) IRSA CNR pH upH 6,77 6,85 6,80 6,85 6,75 6,70 Q 64 Carbonio mg/kg ss 69.500 33.100 16.000 14.800 26.500 38.500 Springer e Klee Organico Azoto Estrazione con KCl mg/kg ss 72,5 32,1 1,2 1,3 8,5 19,4 Ammoniacale e distillazione 75

Estrazione e determinazione in Azoto Nitroso mg/kg ss < 0,10 < 0,10 0,13 < 0,10 < 0,10 0,14 cromatografia ionica (HPLC) Estrazione e determinazione in Azoto nitrico mg/kg ss 1,60 1,30 0,45 0,50 0,72 0,82 cromatografia ionica (HPLC) Azoto minerale mg/kg ss 74,2 33,5 1,78 1,90 9,35 20,36 Calcolato Azoto totale mg/kg ss 2.100 1.300 850 710 680 1400 Kjeldahl Fosforo mg/kg ss 3,40 0,36 < 0,10 < 0,10 0,20 0,35 Olsen assimilabile g/kg ss 3400 360 < 100 < 100 200 350 Estrazione con HCl Fosforo mg/kg ss 11,6 3,2 1,7 1,5 2,0 4,8 con. Su N. 2 organico g/kg ss 11600 3200 1700 1500 2000 4800 porzioni e differenziazione Mineralizzazione mg/kg ss 900 700 430 480 440 810 con H2SO4 ed Fosforo totale g/kg ss 900000 700000 430000 480000 440000 810000 H2O2 ---- dosaggio spettrofotometrico IRSA CNR Ossidazione con COD (O2 ) mg/kg ss 190.000 94.000 48.000 45.000 77.000 108.000 cromo esavalente

Perdita peso a 100 °C IRSA CNR % 25,5 18,5 5,5 4,7 9,5 15,5 con aria calda Q 64 ventilata Tabella 2 - Analisi Chimica dei sedimenti Fluvio-Lacustri

Come termini di confronto sui contenuti di Fosforo e Azoto totale, ottenuti dalle analisi dei sedimenti lacustri del Fibreno, sono stati utilizzati i dati dell’ ARPA Umbria - Dipartimento Provinciale di Perugia - Progetto Osservatorio Trasimeno. Presentati a dicembre del 2010. I valori riscontrati nei sedimenti superficiali del Trasimeno sono di 2850 mg/kg s.s. (valore medio) per quanto riguarda l’Azoto. totale e 330 mg/kg s.s. (valore medio) per quanto riguarda il Fosforo totale. In entrambi i casi i valori del Fibreno risultano essere confrontabili con il lago Trasimeno che è stato definito sempre dall’ARPA Umbria ad un livello trofico costante ed elevato da inizio '900 ad oggi secondo l’indice calcolato Trophic Ranking Score (TRS). A questo punto la concentrazione di Fosforo nei fanghi, dato il suo valore approssimativo (visto il campionamento esplorativo effettuato) e dato il confronto con i dati esistenti in letteratura su laghi intrappenninici (es. Trasimeno, unici dati recenti che abbiamo trovato sui sedimenti lacustri), denotano una condizione di eutrofia dei sedimenti lacustri, rispetto a una condizione di oligotrofia della matrice acquosa. (vd. tabella 3, dati Idrochimici riassuntivi ISS).

3- + - SITI BOD5 COD PO4 NH4 NO3 pH Conducibilità T°C O2 (mg/L) (mg/L) ( g/L) (mg/L) (mg/L) (μs/cm) (mg/L) F1_S (Mulino) 5,0 2,3 200 0,1 3,3 6,9 659 13,0 8,4 F2_SO (Incubatoio) 4,0 11,9 100 0,0 2,9 6,9 652 13,3 8,0 F3_SV 5,0 1,7 400 0,1 3,1 6,9 642 12,2 8,2 (La Vasca) F4_A 5,0 1,4 100 0,0 2,2 7,0 715 13,2 8,9 (Approdo) F5_D 4,7 9,1 100 0,0 2,3 6,9 693 13,9 10,3 (Le Codigliane) F6_C 5,0 12,8 200 0,0 1,2 7,0 636 16,3 10,0 (Canale Iaruscio) F7_EF 4,7 2,9 500 0,0 2,3 6,9 691 12,8 12,7 (Fiume Fibreno) Tabella 3 - Dati Idrochimicimedi dei campionamenti stagionali effettuati dall'ISS

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Le ragioni delle alterazioni della qualità delle acque vanno ricercate sicuramente nel ruolo del bacino imbrifero che alimenta il lago e che lì convoglia una grande quantità di sostanze diverse: materiali detritici, sostanze nutritive, materiali organici. Tutto ciò che arriva al lago diventa parte integrante del sistema sedimentando o entrando nei cicli biologici. Ciò andrà monitorato in modo rigoroso per impedire ed abbattere eventuali forme di alterazione negativa. Le ragioni specifiche della assoluta mancanza di vegetazione acquatica nel lago (ad esclusione delle sorgenti) vanno ricercate invece nella storia e fitogeografia complessa di questo corpo lacustre di tipo relittuale e nel fatto che da sempre rappresenta un frammento di bioma boreale incastonato in un ambiente mediterraneo. Nonostante si tratti dei risultati di un campionamento spot, possiamo affermare che seppur in senso assoluto i valori rilevati non siano discrepanti con una realtà eutrofica comune a tanti laghi italiani, rappresentano però una anomalia qualora si presumesse, e lo possiamo fare sulla base dei dati pregressi sulle forme di vegetazione estinte (alghe Characeae, Potamogeton polygonifolius, Groenlandia densa, etc), che in origine e in condizioni ottimali il Lago di Posta Fibreno (lago di sorgente) è un lago polimittico oligomesotrofico. Se pur potenzialmente ancora in grado infatti di ospitare una vegetazione macrofitica con caratteristiche eutrofile (come ad es. Najas marina, Ranunculus aquatilis, Potamogeton perfoliatus etc), i propaguli di tali specie non sono presenti nel territorio del bacino del Fibreno per ragioni storiche (e sin dal tempo della sua origine, presumibilmente intorno a 8000 anni fa) e quindi non possono effettuare la colonizzazione delle acque se pur potenzialmente idonee alla loro crescita. Le specie presenti invece naturalmente nel bacino si trovano in un ambiente le cui condizioni trofiche sono radicalmente cambiate (da oligo-mesotrofiche a eutrofiche) e non sono più idonee ad ospitarle. Anche una loro forzata reimmissione (ammettendo di possedere ancora propaguli vitali da poter reimpiantare) sarebbe fallimentari poiché l’ambiente fisico non è più idoneo alla loro sopravvivenza. Per fare un paragone che renda ancor più comprensibile la condizione attualmente caratterizzante il lago sarebbe come portare un orso polare in una foresta tropicale e pretendere che sopravviva a quelle temperature e con le risorse alimentari lì disponibili. Dai risultati ottenuti risulta chiaro che è in atto un grave processo che può condurre, entro archi di tempo molto ampi, se legato solo a cause naturali, e i tempi brevi se sottoposto ad accelerazione in conseguenza delle attività antropiche sviluppate, al decadimento irrecuperabile della qualità dell’ecosistema idrico del Fibreno. Nei processi limnologici normali di laghi tipici, con il passare del tempo il lago si arricchisce di nuovo materiale che, se inerte, ne fa diminuire la profondità, se utilizzabile nei processi biologici, ne fa aumentare la produttività. Il continuo apporto di nutrienti favorisce, nell’epilimnio, la produzione di fitoplancton, cui consegue una grande produzione di materia organica per la cui decomposizione viene consumato l’ossigeno ipolimnico. Al termine della stagione estiva l’ossigeno ipolimnico raggiunge i valori minimi annuali: quando la sua presenza si riduce a zero si creano le condizioni per il catabolismo anaerobio ed il lago entra in una situazione di eutrofia. Un lago di sorgente come il Fibreno è in genere poco produttivo, con scarse concentrazioni di nutrienti nelle acque; la produzione di materiale organico è limitata e nella zona ipolimnica l’ossigeno è sempre abbondante: le acque sono limpide e la fauna ittica, pur limitata, è pregiata. Il sistema è oligotrofico. Con il passare del tempo, data l’immissione di sostanze organiche fa si che la produttività aumenti ed il lago passa attraverso una fase di mesotrofia e, quindi, di eutrofia. Il sistema acquatico, lentamente, si avvia verso un processo di morte: tappeti di alghe maleodoranti crescono e muoiono, creano sedimenti di cellule che, in depositi putrescenti, ospitano batteri aerobi e poi anaerobi con produzione di tossine e scomparsa della vita. Purtroppo accade che le attività umane, comportando la produzione di grandi quantità di rifiuti, contribuiscano ad incrementare i processi di eutrofizzazione.

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Questa azione di "fertilizzazione", in conseguenza delle attività antropiche che si sviluppano nel bacino imbrifero, comporta una notevole accelerazione del processo eutrofico. La Vegetazione Il bacino del Fibreno presenta un mosaico vegetale molto diversificato e l’incidenza di una ricca flora locale grazie alla presenza di una elevata eterogeneità topografica locale. Dal punto di vista idrogeologico l’ambiente ripariale può considerarsi caratterizzato da due ambiti principali: uno di sponda “attiva” sul fronte di emersione della falda freatica locale con numerose manifestazioni sorgentizie legate all’emersione di una falda basale di grandissima capacità, uno a carattere “passivo”, sul fronte opposto, dove l’attività idrologica è caratterizzata perlopiù dall’arrivo di acqua dai canali di drenaggio della piana. Sul fronte sorgentizio si attesta una vegetazione a carattere reofitico-fontinale tipica di acque oligo-mesotrofiche, sul fronte opposto, passivo, dove le correnti sono meno elevate si attesta un canneto all’interno del quale i chiari ospitano una vegetazione a carattere lentico meso-eutrofico. La flora è fortemente caratterizzata dallo smistamento lungo gradiente idraulico legato alle caratteristiche idrogeologiche locali. Ad arricchire la diversità geologica e quindi vegetazionale locale è la presenza di numerose doline sommerse (di diversa profondità) dovute alla vigorosa attività carsica accentuata localmente presumibilmente da occasionali risalite gassose.

Figura 9 - Panorama del Lago Fibreno. Sulla destra si trova la sponda “attiva” dal punto di vista idrogeologico, con numerose manifestazioni sorgentizie. Sulla sinistra si trova la riva “passiva” occupata da un’estensione di canneto, all’interno del quale si apre la dolina allagata che ospita l’Isola Galleggiante (in basso a sinistra nella foto)

La Piana del Fibreno è occupata da un esteso canneto e da coltivazioni agricole a carattere estensivo od orticolo. Numerosi canali di drenaggio si aprono nella compagine vegetazionale ed agricola come eredità dell’attività di bonifica protratta per anni nel territorio per favorire le coltivazioni. Il canneto a Phragmites australis si estende su un’area di circa 50 ettari, orlando il margine meridionale del lago perlopiù su terreni torbosi, gli stessi in cui in tempi remotissimi deve

78 essere avvenuto il crollo che ha isolato l’attuale isola galleggiante. Un canneto di piccole dimensioni si rinviene a nord del lago, nella piana del Carpello Come già evidenziato, la presenza sulla riva orientale del lago di un allineamento di sorgenti, che erogano senza interruzione durante tutto l’anno acque fresche e ricche in basi raggiungendo anche portate eccezionali (più di 9 metri cubi d’acqua al secondo come media degli ultimi 50 anni), ha conferito alla compagine della vegetazione locale e in particolar modo alla vegetazione a idrofite del lago e del fiume Fibreno, un evidente carattere di anomalia in quanto determina una coesistenza fra specie e forme di vegetazione di ambiente fluviale e di ambiente lacustre. Oltre a ciò tale caratteristica idrogeologica determina una marcata asimmetria nella zonazione della vegetazione nel suo insieme sulle opposte rive. La localizzazione delle sorgenti determina dunque una suddivisione idrodinamica secondo bande longitudinali a differente velocità di flusso, secondo un gradiente che va dalla fascia delle sorgenti che borda il margine nordorientale del lago, verso il margine opposto, idrologicamente passivo. Si distinguono nel lago pertanto due grandi zone a scenario ambientale diversificato, delle quali una in posizione centrale con acque a flusso debole, e una più periferica rispetto al corpo d’acqua, a ridosso del margine lacustre influenzato dalla presenza delle sorgenti, nella quale si accantonano specie a più spiccato habitus reofitico e praterie sommerse di elofite a comportamento idrofitico. Nella prima zona, situata presso il centro del lago, dove si raggiungono le maggiori profondità (di media circa 2 metri), potenzialmente dovrebbero predominare (come è successo in passato) vere e proprie “foreste sommerse” di varie specie di Potamogetonaceae (Potamogeton sp.pl. e Groenlandia densa) con Sparganium erectum, che offrono ancoraggio a cuscini di alghe filamentose, che in tal modo resistono all’effetto di trascinamento operato dalla corrente, sempre costantemente presente nel corso dell’anno. Durante i periodi di magra (Agosto e Settembre) la diminuzione degli afflussi dalle sorgenti unitamente all’aumento di temperatura, favorisce la proliferazione di tali alghe a discapito della vegetazione macrofitica, con conseguente affioramento sulla superficie del lago di considerevoli quantità di materia organica. Tale fenomeno acuisce con meccanismi di retroazione gli eventi di regressione delle macrofite, con una ciclicità che può portare, come presumibilmente è accaduto negli ultimi anni, alla soppressione della capacità rigenerativa delle macrofite stesse a causa di fenomeni di anossia indotta dalla proliferazione algale. In condizioni di crescita ottimale le macrofite tendono a formare coperture dense e continue sul fondo, con fronde molto sviluppate che emergendo in superficie possono dar luogo, rallentando il deflusso delle acque, a corpi di acqua stagnante in grado di ospitare popolamenti di idrofite galleggianti (pleustofite), idrofite altrimenti relegate nel lago a pochi siti ad acque ferme, in posizione marginale al corpo d’acqua principale. È il caso delle praterie di Potamogeton e degli zatteroni di Callitriche che si formavano stagionalmente, almeno fino a pochi anni fa, un po’ su tutto il lago e in particolar modo fino in tempi recentissimi (2001) in prossimità del punto di confluenza della Dova nelle acque del lago. Tale esplosione vegetativa delle macrofite radicanti, la cui estensione è estremamente variabile nel tempo, raggiungendo anche dimensioni eccezionali per poi regredire, come negli ultimi anni, è verosimilmente determinata dalle favorevoli condizioni di insolazione e dalle caratteristiche idrodinamiche puntuali del corpo d’acqua. Tali “isolotti” rappresentano stazioni di rifugio estremamente specializzate per lo sviluppo di popolamenti micro- pleustofitici a Lemna minor, Lemna trisulca e Riccia fluitans (cfr. Habitat Natura 2000: 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition), che trovano nelle acque ferme interstiziali della massa vegetale galleggiante condizioni idrodinamiche idonee alla loro crescita, altrimenti ostacolate dalla velocità del flusso. La Vegetazione Arborea

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La vegetazione arborea ripariale del Lago Fibreno è costituita perlopiù da lembi residui, spesso ridotti a singoli individui, di Populus alba e Populus nigra e diverse specie di salici (Salix alba, S. alba vitellina, S. cinerea, S. purpurea), sia spontanei che coltivati. Tracce di un’antica foresta planiziale di ambienti paludosi sopravvivono negli individui di farnia (Quercus robur) censiti alla base dei contrafforti che orlano i territori a sud del lago. Altro vestigio di un ambiente di foresta planiziale è rintracciabile nella presenza di individui di Viburnum opulus sopravvissuti in due siti sulla Piana del Carpello a nord del lago. La Vegetazione Elofitica A sud del lago la vegetazione è costituita, su terreni torbosi, da un canneto a Phragmites australis. Questa formazione si estende su un’area di circa 50 ettari, orlando il margine del lago opposto a quello da cui scaturiscono le sorgenti. Un canneto di piccole dimensioni si rinviene a nord del lago, nella piana del Carpello. In corrispondenza della sorgente denominata “Canneto” questa vegetazione raggiunge il suo limite naturale, legato al dinamismo di una sorgente perenne. Le aree occupate da comunità del magnocariceto e del canneto tendono infatti, se non disturbate, a evolvere gradatamente verso condizioni più asciutte con una copertura a legnose riparie. Negli stadi successivi della successione tenderebbero a venire progressivamente colonizzati da salici e ontani. Al margine del canneto, lungo le ripe dei fossi e della sponda del lago si accantonano popolamenti di carici di grandi dimensioni (Carex paniculata, C. pseudocyperus, C. riparia, C. elata - cfr. l’Habitat Natura 2000, ancora non riconosciuto al momento in cui si scrive, ma in fase di proposizione: I050 “Magnocaricion elatae stands”). Il carattere “cespitoso” di queste carici conferisce loro capacità di estrema tolleranza nei confronti di periodi di emersione indotti da variazioni del livello idrico. Solo in tali ambienti la loro strategia competitiva le rende vincenti nei riguardi di Phragmites e danno vita pertanto a formazioni indipendenti. La Vegetazione Acquatica La presenza sulla riva orientale del lago di un allineamento di sorgenti, che erogano senza interruzione durante tutto l’anno acque fresche e ricche in basi raggiungendo anche portate eccezionali (più di 9 metri cubi d’acqua al secondo come media degli ultimi 50 anni), ha conferito alla compagine della vegetazione locale e in particolar modo alla vegetazione a idrofite del lago e del fiume Fibreno, un evidente carattere di anomalia in quanto determina una coesistenza fra specie e forme di vegetazione di ambiente fluviale e di ambiente lacustre. Oltre a ciò tale caratteristica idrogeologica determina una marcata asimmetria nella zonazione della vegetazione nel suo insieme sulle opposte rive. Verso il centro del lago, dove si raggiungono le maggiori profondità (di circa 2 metri), predominano vere e proprie “foreste sommerse” di varie specie di Potamogetonaceae (Potamogeton sp.pl. e Groenlandia densa), cui spesso si ancorano cuscini di alghe filamentose, che in tal modo resistono all’effetto di trascinamento operato dalla corrente, sempre costantemente presente nel corso dell’anno. I fondali poco profondi in corrispondenza delle sorgenti tendono a essere colonizzati da comunità di reobionti che si formano in ambiente di acque a scorrimento veloce ricche in calcio. Qui aggruppamenti a Berula erecta si formano come popolamenti fontinali monofitici della forma sommersa di questa specie (B. erecta f. submersa), ombrellifera elofitica che forma tappeti clonali da getti del rizoma sui fondali dei corsi d’acqua (cfr. Natura 2000: 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion). La presenza di doline sommerse, con profondità che variano da 2 a 15 metri a pareti verticali e spesso con sorgenti subacquee che assicurano ossigeno e buona luminosità anche sul fondo (in particolare quelle denominate “Le Codigliane” e “La Rota”), amplia la varietà di ambienti a disposizione della vegetazione acquatica consentendo l’attestazione

80 di tappeti di alghe Characeae (cfr. Habitat Natura 2000: 3140 “Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.”).

La Fauna Il quadro riportato nell’ambito del presente Piano riguarda tutte le specie rinvenute storicamente (dati bibliografici) e da specifiche indagini di campo nella Riserva “Lago di Posta Fibreno”. L’area viene definite in gergo “ zona umida” che raccoglie una vastissima gamma di ambienti naturali: per la Convenzione di Ramsar le zone umide sono “aree palustri, acquitrinose o torbose o comunque specchi d’acqua, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua ferma o corrente, salmastra o dolce, compresi i tratti di mare la cui profondità non eccede i sei metri con la bassa marea”. Dal punto di vista biologico sono ecosistemi ad elevata produttività, per questo motivo un altissimo numero di specie vegetali ed animali vi è strettamente legato. Purtroppo in particolare a seguito della rivoluzione industriale, le zone umide sono state bonificate e distrutte; si calcola perciò che i due terzi delle zone umide europee siano scomparse. In Italia la stima è ancora più drammatica dai circa 3 milioni di ettari di zone umide stimate all’ inizio del XVIII secolo ne sono rimaste circa 250.000 ettari. Anche il Lazio ha visto sparire tutti gli ambienti umidi più importanti in particolare quelli costieri. Per arginare questa situazione si è proceduto negli ultimi trenta anni a prendere delle misure di salvaguardia, stipulando trattati internazionali, attraverso leggi nazionali ed europee, attraverso l’applicazione di metodi di gestione sempre più efficaci. Il lago di Posta Fibreno rappresenta la più importante zona umida a livello provinciale, nonché riveste molta importanza sul piano regionale e nazionale per la presenza di molte specie di animali. Infatti le acque non molto eutrofizzate del Fibreno garantiscono la sopravvivenza di una ricca fauna acquatica, tra cui ittica, che a sua volta supporta una discreta comunità di uccelli, anfibi e rettili. Questo studio preliminare sugli uccelli e sull’erpetofauna dell’area ha lo scopo di raccogliere informazioni sulle specie indicate dalla Direttiva Habitat e dalla Direttiva Uccelli. Le specie qui indicate, quindi sono quelle a priorità di interventi finalizzati alla loro conservazione e del loro ambiente. Tuttavia è possibile fornire delle prime indicazioni gestionali del sito in particolare finalizzati alla gestione e all’incremento dell’avifauna. Ai fini di questa indagine è stata effettuata una ricerca bibliografica per raccogliere tutte le notizie pubblicate sulla fauna dell’area. Dopodichè sono stati raccolti nuovi dati attraverso osservazioni sul campo. Di grande importanza sono stati i dati forniti da chi lavora e pratica ricerca nella Riserva come i Guardiaparco. Per gli uccelli è stata prestata molta attenzione agli uccelli acquatici principale ricchezza faunistica del lago (Boano et alii, 1995). Per gli anfibi sono state controllate le piccole raccolte d’acqua circostanti lo specchio principale.

Erpetofauna Con gli studi effettuati sono state individuate tre specie di Anfibi e sei per quanto riguarda i Rettili:  Tritone crestato Italiano (Triturus carnifex)  Rana appenninica (Rana italica)  Rane verdi (Rana bergeri, Rana kl. hispanica)  Ramarro occidentale (Lacerta bilineata)  Lucertola muraiola (Podarcis muralis)  Lucertola campestre (Podarcis sicula)  Biacco (Coluber viridiflavus)

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 Saettone (Elaphe longissima)  Natrice tassellata (Natrix tessellata)

Avifauna Per alcune di queste è stato possibile raccogliere un numero di dati tale da poter avere un quadro sufficientemente chiaro della fenologia all’interno dell’area di studio, nonché alcune informazioni sulle preferenze ambientali e sulle problematiche di conservazione. Cormorano (Phalacrocorax carbo sinensis) Nell’area del Lago di Posta Fibreno il cormorano è svernante e di passo. Il censimento invernale, da noi svolto, ha mostrato una presenza di 70 individui. Confrontando i dati in nostro possesso con la fenologia nota per il Lazio e il centro Italia, riteniamo che presenze più numerose, fatte salve le oscillazioni numeriche della specie (Baccetti & Corbi, 1988; Baccetti & Brichetti, 1992), siano infrequenti e da imputare ad individui che durante la migrazione possono sostare non più di pochi giorni nel lago. Tarabusino (Ixobrichus minutus) Nel lago di Posta Fibreno il tarabusino è nidificante (Boano et alii, 1995) con un numero imprecisato di coppie ma presumibilmente basso. Per la sua tutela sarebbe urgente la conservazione e l’ampliamento della vegetazione acquatica e idrofila sulle sponde. Importantissima anche la regolamentazione delle attività nel lago nel periodo riproduttivo. Sarebbe utile inoltre la creazione di piccole isole di vegetazione all’interno del lago nei pressi delle sponde, nonché la realizzazione di piccoli stagni come contorno del lago in continuità con esso attraverso fasce di canneto, da realizzarsi in zone di scarso valore ambientale (campi coltivati). Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides) Questa specie è stata osservata durante la migrazione primaverile nel lago di Posta Fibreno. Al fine di favorirne la presenza valgono le indicazioni indicate per le altre specie di aironi. Nitticora (Nycticorax nycticorax) Nel lago di Posta Fibreno la specie è regolarmente presente durante le migrazioni, in particolare da marzo a maggio. nella primavera del 2004 sono stati osservati più volte individui in sosta, anche lungo il corso del Fibreno. Garzetta (Egretta garzetta) Nel lago di Posta Fibreno la specie è regolarmente presente durante entrambe le migrazioni, sia con individui isolati che in piccoli gruppi. Airone bianco maggiore (Egretta alba) L’airone bianco maggiore è stato osservato nel lago di Posta Fibreno durante la migrazione primaverile. Per favorire la sosta di questo ardeide sarà necessario ridurre il disturbo antropico nel lago e nelle aree limitrofe regolamentando le attività umane. Una ricostruzione di piccoli stagni tesa a diversificare l’habitat potrebbe permettere un insediamento più significativo. Airone rosso (Ardea purpurea) Nel lago di Posta Fibreno è stato segnalato durante la migrazione primaverile. Mignattaio (Plegadis falcinellus) Nel lago di Posta Fibreno è stato osservato sia durante la primavera del 2000 che in quella del 2002 sempre con un modesto numero di individui. È quindi probabilmente presente regolarmente seppur in maniera scarsa e discontinua durante la migrazione primaverile. Spatola (Platalea leucorodia) Nel lago di Posta Fibreno è stata segnalata nel febbraio 2003. Per agevolare la presenza della spatola valgono le indicazioni date per il mignattaio. Fenicottero rosa (Phoenicopterus ruber) Nel lago di Posta Fibreno è un visitatore occasionale e vi è una segnalazione di un individuo nel maggio 2002.

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Moretta tabaccata (Aythya nyroca) Nel lago di Posta Fibreno la specie ha svernato con otto individui nell’inverno 2003/2004. Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) Per l’area del lago di Posta Fibreno esistono delle segnalazioni nell’ottobre 2003 e nella primavera 2004. Quelle relative al mese di ottobre sono da riferirsi certamente a individui giovani in migrazione (Agostini, 2002), quelle primaverile potrebbero essere riferite sia ad individui in migrazione sia a nidificanti nel comprensorio. Nibbio bruno (Milvus migrans) Per l’area del lago di Posta Fibreno esistono della segnalazione per l’agosto 2003. Nibbio reale (Milvus milvus) Esistono segnalazioni recenti della specie nell’area del lago di Posta Fibreno. Interventi gestionali consigliati analoghi a quelli riportati per il nibbio bruno. Falco di palude (Circus aeruginosus) Nel lago di Posta Fibreno viene osservato regolarmente durante le migrazioni soprattutto quella primaverile tra l’inizio di marzo e maggio con più individui in sosta anche per diversi giorni. Alcuni individui potrebbero svernare. Albanella reale (Circus cyaneus) Nel lago di Posta Fibreno è svernante con 1-4 individui frequentanti sia l’area del lago, sia le zone circostanti. Grillaio (Falco naumanni) Per il lago di Posta Fibreno esiste una segnalazione di un individuo nell’aprile 2004. La specie risulta essere quindi di passo anche se allo stato attuale non è possibile determinare se regolare o non. Voltolino (Porzana porzana) Nell’area del lago di Posta Fibreno esistono delle segnalazioni recenti di questo schivo rallide, ma sono senz’altro necessarie ulteriori indagini per confermarne la presenza. Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) Per il lago di Posta Fibreno esiste una segnalazione di quattro individui osservati nella primavera 2002. Martin pescatore (Alcedo atthis) Nel lago di Posta Fibreno è nidificante (Boano e altri, 1995) nonché svernante e probabilmente stanziale e di passo. Calandra (Melanocorypha calandra) Per l’area del lago di Posta Fibreno esistono delle segnalazioni per il giugno 2004. Oltre ad indagare più a fondo sulla presenza di questa specie, sicuramente interventi mirati al mantenimento Calandrella (Calandrella brachydactyla) Per l’area del lago di Posta Fibreno esistono delle segnalazioni sia per il 2003 che per il mese di giugno del 2004. Tottavilla (Lullula arborea) Esistono segnalazioni recenti per l’area del lago di Posta Fibreno. Forapaglie castagnolo (Acrocephalus melanopogon) Per il lago di Posta Fibreno esistono segnalazioni per il periodo maggio-luglio 2004. Questo potrebbe indicare una possibile nidificazione nel canneto presente alle spalle del lago. Averla piccola (Lanius collurio) Nella zona del Lago di Posta Fibreno la specie è nidificante.

Ittiofauna I dati relativi all’ittiofauna (D’Orsi et al.) sono dovuti a studi e monitoraggi discontinui, di seguito vengono riportati alcuni dati relative alla pubblicazione: AA.VV., 2008. ATTI DELLA PRIMA GIORNATA DI STUDIO “Tutela e conservazione dell’ecosistema acquatico Lago di

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Posta Fibreno area SIC/ZPS IT6050015”, Roma, 26 gennaio 2008, Regione Lazio, R.N.R. Lago di Posta Fibreno, ARP & Ass. HydranGea,Roma. Osservazioni e campionamenti sui corsi d’acqua Rio Dova, Rio Carpello, Rio Fontechiari, Fiume Fibreno, e sul Lago di Posta Fibreno, sono stati condotti a partire dal settembre 2004 fino al dicembre 2007, con metodologie differenziate in relazione agli habitat da campionare. Per tutti i corsi d’acqua è stato compilato durante i sopralluoghi un foglio di campo per descrivere l’alveo fluviale, lo stato e la copertura della vegetazione sommersa, riparia e perifluviale, la presenza lungo l’asta di sbarramenti, emungimenti, rettifiche delle sponde e degli argini, scarichi, prossimità degli insediamenti umani residenziali e lavorativi, ecc. Ulteriori informazioni sulla presenza di specie ittiche nelle aree più vegetate o nei canali provengono da ripetuti controlli sugli attrezzi dei pescatori locali, in particolare di bertavelli e martavellini, reti a inganno di differenti dimensioni e apertura delle maglie (i primi hanno un diametro massimo di ingresso di 80 cm., una lunghezza di 180 cm., una maglia di 15 mm. di apertura; i secondi hanno un diametro di ingresso di 40 cm, una lunghezza di 60 cm., una maglia di 7 mm.), le prime comunemente impiegate per la cattura di ciprinidi, anguille e trote, le seconde per la cattura di spinarelli. In alcune stazioni situate nei corsi d’acqua e nel litorale lacustre, sono state ricercate, setacciando i sedimenti idonei, le larve della lampreda di ruscello, storicamente presente nel torrente Carpello.

Tabella 4 - Lista delle specie ittiche e dei Ciclostomi raccolti/osservati nel sistema del Fibreno nel periodo 2004-2007, con la presenza nei diversi habitat indagati.  = Presenza del taxon nel periodo di studio; * = Solo adulti, raccolti con elettrostorditore ; # = Alta probabilità di presenza, sono necessarie ulteriori indagini.

Lago di Posta

Fibreno

Acque Canali e Fonte- Specie Dova Carpello Fibreno libere litorale chiari

1 Lampetra planeri Bloch, 1784  *

2 Anguilla anguilla (Linn., 1758)      

3 Rutilus rubilio (Bonaparte, 1837)   

4 Leuciscus cephalus (Linn., 1758) #    

5 Leuciscus souffia (Risso, 1826)   

6 Tinca tinca (Linn., 1758)  Scardinius erythrophthalmus (Linn., 7     1758) 8 Gobio gobio (Linn., 1758) 

9 Barbus plebejus (Bonaparte, 1839) #  

10 Carassius auratus (Linn., 1758)   

11 Cyprinus carpio (Linn., 1758)  

12 Salmo (trutta) trutta (Linn., 1758)    # Salmo (trutta) macrostigma (Duméril, 13      1858) Salmo fibreni (Zerunian & Gandolfi, 14   1990)

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15 Oncorhynchus mykiss (Walbaum, 1792) 

16 Gambusia holbrooki (Girard, 1859)  

17 Gasterosteus aculeatus (Linn., 1758)      

Numero totale di specie 5 6 8 9 12 9

11

L’intero sistema idrologico indagato è risultato ospitare ben 5 specie di interesse comunitario (tra le quali è inclusa la lampreda di ruscello): Lampetra planeri, Barbus plebejus, Leuciscus souffia, Rutilus rubilio, Salmo (trutta) macrostigma. L’altra importante emergenza faunistica di questo ambiente, presente solo nel lago e nel torrente Dova, è il carpione del Fibreno (Salmo fibreni), endemita di questo unico sito, dalla biologia ed ecologia tuttora pressoché sconosciute, che come abbiamo già evidenziato sorprendentemente non è incluso né tra le specie di interesse comunitario né nella Lista Rossa IUCN delle specie a rischio di estinzione, come sarebbe invece altamente raccomandabile.

Tabella 5 - Comparazione tra l’elenco delle specie ittiche e dei ciclostomi segnalati negli studi precedenti (fino al 1988) e quelli segnalati nel presente lavoro.  = Presenza del taxon nel periodo di studio; * = Specie compresa in Direttiva Habitat. Specie Fino al 1988 2005-07

1 Lampetra planeri * (Bloch, 1784)  

2 Anguilla anguilla (Linn., 1758)  

3 Rutilus rubilio* (Bonaparte, 1837) 

4 Leuciscus cephalus (Linn., 1758) 

5 Leuciscus souffia* (Risso, 1826)  

6 Tinca tinca (Linn., 1758)  

7 Scardinius erythrophthalmus (Linn., 1758) 

8 Gobio gobio (Linn., 1758) 

9 Barbus plebejus* (Bonaparte, 1839)  

10 Carassius auratus (Linn., 1758)  

11 Cyprinus carpio (Linn., 1758)  

12 Salmo (trutta) trutta (Linn., 1758)  

13 Salmo (trutta) macrostigma* (Duméril, 1858)  

14 Salmo fibreni (Zerunian & Gandolfi, 1990)  

15 Oncorhynchus mykiss (Walbaum, 1792) 

16 Gambusia holbrooki (Girard, 1859) 

17 Gasterosteus aculeatus (Linn., 1758)  

Numero totale di specie 11 17

Mammalofauna I dati pubblicati riguardanti la presenza dei mammiferi all’interno della Riserva sono limitati ai soli pipistrelli (Chirotteri, tab. 6).

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Tabella 6 - Chirotteri della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008) famiglia specie nome comune Rhinolophidae Rhinolophus ferrumequinum ferro di cavallo maggiore Rhinolophus hipposideros ferro di cavallo minore Vespertilionidae Pipistrellus kuhlii pipistrello albolimbato Pipistrellus pigmaeus pipistrello pigmeo Pipistrellus pipistrellus pipistrello nano Myotis daubentonii vespertilio di Daubenton Myotis sp. - Miniopterus schreibersii miniottero Nyctalus leisleri nottola di Leisler Hypsugo savii pipistrello di Savi Molossidae Tadarida teniotis molosso di Cestoni

Delle dieci specie censite (più una appartenente al genere Myotis ma non determinata, M. daubentonii, P. pygmaeus e N. leisleri sono più o meno strettamente legate agli ecosistemi acquatici per l’alimentazione (Vaughan et al. 1997; Russo e Jones, 2003). Altre, come P. kuhlii, sono più ampiamente diffuse per la loro spiccata plasticità ecologica e della capacità di sfruttare una varietà di habitat di foraggiamento (Russo e Jones, 2003). Per quanto riguarda le direttive europee, tutte le specie di Chirotteri sono incluse nell’all’IV della Direttiva Habitat; Rhinolophus ferrumequinum, R. hipposideros e Miniopterus schreibersi sono inoltre incluse nell’all. II della Direttiva Habitat; tutte le specie ad eccezione di Pipistrellus pipistrellus sono inoltre incluse nell’all’II della Convenzione di Berna.

Per quanto riguarda gli altri gruppi di Mammiferi, non sono disponibili al momento dati. Durante le nostre escursioni nella Riserva, abbiamo osservato direttamente la presenza della nutria (Myocastor coypus), con almeno 3 individui osservati lungo il sentiero natura che si inoltra tra i canneti e conduce ai capanni di avvistamento, e tracce della presenza della volpe (Vulpes vulpes): escrementi e orme. Abbiamo inoltre rinvenuto un uovo di germano reale predato con una modalità che può far pensare alla puzzola (Mustela putorius), ma solo a livello ipotetico, anche se il tipo di ambiente è certamente idoneo alla specie. Diamo per scontata la presenza di altre specie comuni o quasi ubiquitarie, quali toporagni e crocidure (Sorex spp. e Crocidura spp.), riccio europeo (Erinaceus europaeus), ratti (Rattus rattus e R. norvegicus), topi (Apodemus sp. e Mus musculus), istrice (Hystrix cristata), donnola (Mustela nivalis) e forse tasso (Meles meles) e faina (Martes foina). I corsi d’acqua sono potenzialmente idonei alla presenza del toporagno d’acqua (Neomys anomalus). Probabile inoltre la presenza del cinghiale (Sus scrofa) e della lepre (Lepus europaeus), entrambi ovunque reintrodotti a scopo venatorio con ssp. non autoctone.

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3 LINEE STRATEGICHE: LE POSSIBILI AZIONI DI PIANO, PROGETTUALI E NORMATIVE

3.1 La gestione della riserva: obiettivi generali, obiettivi specifici ed azioni

Il presente capitolo, unitamente alle schede allegate, contiene il quadro delle opzioni suscettibile di dare gambe al disegno di governo, e dunque di informare la redazione dei tre strumenti di gestione della Riserva naturale del “Lago di Posta Fibreno” Gli obiettivi generali sono stati formulati (si veda la figura “Gli obiettivi generali di gestione”) assumendo la logica della qualità ambientale come servizio collettivo, e risultano espressivi di cinque versanti complementari. Un Primo Obiettivo “migliorare la qualità e le forme di gestione delle acque e del suolo” intende incidere sullo stato delle componenti ambientali fondamentali; gli obiettivi specifici che ne discendono riguardano di conseguenza la instabilità dei versanti, i rischi di inquinamento degli acquiferi, la captazione delle acque. Un Secondo Obiettivo intende “tutelare ed accrescere la biodiversità, anche attraverso la conservazione ed il miglioramento delle condizioni di continuità ambientale” e concerne dunque specificatamente gli ecosistemi della fauna e della flora. Gli obiettivi specifici che articolano questo obiettivo generale riguardano dunque gli aspetti vegetazionali (quindi l’orientamento del manto vegetale verso gli assetti climax), il miglioramento delle condizioni della fauna stanziale e migratoria, ed infine la creazione di una rete ecologica locale in grado di attenuare l’isolamento biogeografico della Riserva. Un Terzo Obiettivo “contribuire alla prevenzione dei rischi” si fa interprete della necessità di partecipare – collaborando con i soggetti istituzionali che hanno in capo specifiche competenze in materia – alla prevenzione di incendi e dissesti. Un Quarto Obiettivo “ gestire e valorizzare i paesaggi (naturali ed antropici) e i beni storico- architettonici, realizzando una rete fruitiva estesa all’insieme delle caratteristiche distintive della Riserva” svolge ovviamente un ruolo centrale nella strutturazione degli strumenti di gestione, e risulta di conseguenza articolato in numerosi obiettivi specifici (e quindi azioni) inerenti rispettivamente il deposito della storia (eremi, chiese, aree archeologiche tessuti storici), il complesso tema dell’interfaccia con i visitatori, la organizzazione delle attività ricreative e sportive fondate sulle caratteristiche distintive dell’area. Un Quinto Obiettivo “orientare l’evoluzione del settore ricettivo ed agricolo, assicurando la persistenza del tradizionale rapporto positivo tra esigenze produttive e qualità del paesaggio” fanno riferimento obiettivi specifici ed azioni volte ad incrementare il sistema della ricettività (come è noto oggi assai carente) e a riorganizzare – potenziandolo – l’insieme delle attività produttive locali.

Così come richiesto dai punti “b” e“c” del documento di Scoping si precisa che: il Preliminare del Rapporto ambientale, partendo dalle analisi, ha individuato le linee guida, gli orientamenti, le decisioni e opzioni da adottare per preservare gli ecosistemi della Riserva e programmare un tipo di assetto territoriale e sviluppo dell’economia locale coerente con gli obiettivi prescritti dalle varie normative richiamate sia nei vari capitoli degli elaborati che nel quadro normativo riassuntivo della legislazione delle aree protette.

Come richiesto si integra il Preliminare con ulteriori informazioni riferite alle normative e direttive maggiormente significative.

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Obiettivi di protezione generali Gli obiettivi generali di protezione presi a riferimento, attengono alla Legge 394/91, “ Legge quadro sulle aree protette” che hanno il fine di “ garantire e di promuovere in forma coordinata, la conservazione, la valorizzazione del patrimonio naturale” soprattutto ove si manifestino delle vulnerabilità, le risorse naturali vanno sottoposte a particolare regimi di tutela e gestione ai fini di conseguire le seguenti finalità: art. 1, c. 1:

a) conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici,e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici ed idrogeologici, di equilibri ecologici;

b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo ed ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia di valori antropologici, archeologici, storici ed architettonici e delle attività agro-silvo- pastorali e tradizionali;

c) promozione di attività di educazione, di formazione, e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;

d) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.

Il c. 3 prevede che in dette aree possono essere promosse la valorizzazione e la sperimentazione di attività produttive compatibili.

Legge regionale n. 29 del 6-101997 “Norme in materia di aree naturali protette”

L’ art. 3, stabilisce i seguenti obiettivi:

 La tutela, il recupero ed il restauro degli habitat naturali e dei paesaggi, nonché della loro valorizzazione;

 La conservazione di specie animali e vegetali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche e di ambienti naturali che abbiano rilevante valore naturalistico ed ambientale;

 L’applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale allo scopo di favorire l’integrazione tra uomo ed ambiente anche mediante il recupero e la valorizzazione delle testimonianze antropologiche, archeologiche, storiche e architettoniche e delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali;

 la promozione di attività di educazione, formazione e ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;

 la difesa degli equilibri idraulici ed idrogeologici;

 la valorizzazione delle risorse umane attraverso misure integrate che sviluppino la valenza economica, educativa delle aree protette;

 la promozione del turismo sostenibile.

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Obiettivi di protezione specifici La Direttiva n. 92/43/CEE – del 21 maggio 1992 della Commissione Europea- relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica, e la Direttiva Uccelli costituiscono la struttura portante della politica comunitaria in materia di conservazione della biodiversità e rappresentano la base legale su cui si fonda Natura 2000.

La Direttiva Habitat, ai fini del conseguimento dei suoi obiettivi, stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento ed il ripristino degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencate nei suoi allegati.

I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale ( ZPS)- a pag. 17 del Rapporto preliminare sono individuate le ZPS e SIC della Riserva e delle aree circostanti, sono altresì riportati i richiami normativi e gli adempimenti necessari per stabilire le “misure di tutela”. Direttive stabilite con deliberazione di G.R., n. 1103 del 2-8-2002, e con D. min. 3 sett. 2002.

Sulla base delle Direttive habitat e direttiva uccelli, nel Rapporto preliminare ambientale di VAS sono elencate, alle pag. 32,33,34,35e 36, le specie presenti nell’area e determinati le prime forme gestionali ed i primi interventi finalizzati alla loro conservazione e del loro ambiente. Sono individuate le specie di Erpetofauna, Avifauna e Ittofauna presenti e lo stato degli habitat che le ospita . Sono descritti gli esiti delle indagini, dei campionamenti dei corsi d’acqua , la copertura e sono espresse alcune indicazioni per la conservazione delle specie e degli habitat.

Direttive Comunitarie 2000/60/EC “Water Framework”- 92/43/CEE “Habitat” Directive (pag42- 43) relative alle risorse idriche

La direttiva è volta impedire il deterioramento qualitativo e quantitativo delle acque migliorandone lo stato e promuovendo un uso sostenibile ed una gestione delle risorse idriche sulla base dei bacini idrografici.

Le princiali criticità, scaturite dalle indagini dal Preliminare del Rapporto, procedono da un esame dell’impatto provocato dalle attività umane sulle acque superficiali e sotterranee. Pertanto emergono due ordini di problemi; le modalità di emungimento delle acque sotterranee e l’inquinamento delle acque fluvio-lacustri.

Nel primo caso non si è conoscenza di alcun sistema di monitoraggio dei consumi e del livello della falda , né di studi correlati sulla variazione della portata stagionale delle sorgenti e dei quantitativi di acqua erogata che potrebbero, nelle stagioni caratterizzate da siccità, avere una conseguente diminuzione della capacità di diluizione dei soluti, del trasporto di materiale in sospensione ed un’alterazione dell’equilibrio idrogeologico.

Il secondo aspetto riguarda l’inquinamento dovuto al mancato avvio del funzionamento del depuratore già realizzato ed all’assenza del collaudo e della verifica dell’efficienza dell’impianto fognario a servizio del paese .

Per la Convenzione di RASMAR, le zone umide sono “ aree palustri, acquitrinose o torbose, o comunque specchi d’acqua, naturali od artificiali, permanenti o temporanei, con acqua ferma o corrente, salmastra o dolce, compresi i tratti di mare la cui profondità non eccede i sei metri con la bassa marea”.

Il lago di Posta Fibreno rappresenta la più importante zona umida della Provincia di Frosinone e garantisce la presenza di una ricca fauna acquatica che supporta una notevole comunità di uccelli, anfibi e rettili. ( pag. 31-32)

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La tutela dei beni paesaggisti, archeologici, monumentali, storici, culturali è assicurata dal rispetto delle prescrizioni derivanti dal PTP, PTPR e dalle indicazioni di cui alle precedenti puntualizzazioni riferite ai quesiti, pag.4 n. 12, del documento di Scoping.

 Piano di Assetto Idrogeologico

La pubblicazione del PAI, redatto dall’Autorità di Bacino Liri-Volturno e Garigliano, riportato alla Tav. 4.2 del preliminare del Piano, classifica e rappresenta le aree soggette al rischio idrogeologico ed esercita il meccanismo di prevalenza automatica rispetto alla pianificazione ordinaria. Il territorio della Riserva Naturale è suddiviso in:

Aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati all’interno-C1; -Aree a rischio potenzialmente alto -RPa;

-Aree a rischio elevato -R4;

-Aree di alta attenzione –A4;

-Aree a rischio moderato –R1

-Aree di moderata attenzione –A1:

Le opere da realizzare in queste aree sono soggette alle prescrizioni ed al parere preventivo dell’Autorità di Bacino.

 Il Vincolo Idrogeologico

La Tav., n.4.2, individua le zone del territorio dell’area protetta soggetta al vincolo idrogeologico e riguarda le aree sensibili rispetto alle problematiche legate alla difesa del suolo ed alla tutela del patrimonio forestale. Il vincolo idrogeologico ed è introdotto e regolamentato dal R.D.L., del 30/12/1923, n. 3267, che prevede il rilascio del nulla osta e/o autorizzazione per la realizzazione di opere edilizie, movimenti di terra, taglio boschi, rimboschimento e ricostituzioni boschive.

Gli obiettivi di protezione ambientale sono richiamati negli elaborati presentati e sulla base delle situazioni oggettive rilevate sono individuate le azioni atte ristabilire gli equilibri compromessi.

Si specifica in risposta al punto “r” del documento di scoping ed al contributo 6 che : le limitate dimensioni dell’area protetta, la conformazione del territorio, la presenza di zone collinari e boscate, di corsi d’acqua , del lago, del canneto, delle aree da destinare all’agricoltura ecocompatibile unitamente delle restrizioni imposte dalla legge istitutiva e dalle prescrizioni e divieti dei piani di settore sovraordinati, concernenti la sicurezza del territorio e la tutela del paesaggio, escludono la gran parte del territorio da possibili trasformazioni. Le aree da destinare alle attività legate allo sviluppo socio economico e dedicate ad ospitare le funzioni per la valorizzazione e fruizione dell’area protetta quali musei, centro visita, uffici informativi, aree di campeggio attività agroturistiche, parcheggi nonché le opere edilizie di ampliamento degli edifici esistenti o di nuovi edifici nelle zone intercluse.

Le aree libere dove realizzare le attività di fatto sono così delimitate per esclusione e il piano ripropone in linea di massima, le destinazioni d’uso del territorio dettate dalla legge istitutiva della Riserva Naturale.

Inoltre vengono regolate le azioni relative a:

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 i tessuti edilizi da riqualificare, situati soprattutto nell’area prospiciente il lago e caratterizzati da situazioni di fatiscenza degli edifici ;  le aree destinate all’edilizia residenziale circoscritta nelle parte residua degli inviluppi comprendente gli edificati esistenti;

 le aree destinate alla fruizione pubblica con fini didattici, educativi, sportivi con le relative attrezzature:

 percorsi sentieri natura attrezzati segnalati e descritti rappresentativi dei ambienti tipici della riserva

 le aree in cui razionalizzare le attività agricole innovative nel rispetto delle caratteristiche naturali e condotte con tecniche compatibili;

 le aree da destinare alla realizzazione di servizi pubblici e di pubblica utilità. E pertanto verranno perseguiti gli obiettivi per :

 superare le concezioni insulari dell’ area protetta proponendo una “ territorializzazione” delle politiche che la riguardano partendo dalla convinzione che essa è parte organicamente connessa a ben più ampi sistemi ecologici, economici, sociali e culturali. Infatti interventi su specifiche componenti, avulsi dalla complessità e ampiezza del contesto, quasi sempre non risultano risolutivi di problemi ambientali ;

 superare l’antinomia tra la tutela ambientali e le problematiche sociali ed economiche, ovvero tra conservazione e sviluppo. L’Ente gestore dovrà promuovere accordi, alleanze e non costruire “gabbie” per una protezione passiva, bensì migliorare la qualità complessiva dei territorio e non essere un Ente estraneo e quasi antagonisti delle popolazioni locali .

Si specifica in risposta al punto “f” del documento di scoping che: il Preliminare del rapporto ambientale contiene sia indagini e ricerche generali relative agli elementi conoscitivi di definizione dei contesti, che analisi specifiche, settoriali. Le tavole illustrative trovano nella relazione un puntuale richiamo delle normative afferenti alla materia ambientale, ed ai rapporti con le pianificazioni incidenti sull’area. Sulla base di tali ricerche ed informazioni sono state operate le scelte di Piano riportate nel capitolo: “ le prime linee strategiche, le possibili azioni di piano, progettuali e normative” dove vengono esaminati:

2.1- Gli obiettivi generali specifici ed azioni

2.2 Le criticità ambientali ed effetti sul territorio;

2.2.1 La fauna

2.2.2 Habitat e vegetazione

2.2.3 Risorse idriche

A conclusione delle analisi e delle prime proposte di assetto sono riportate le tabelle in cui sono riassunti: le criticità presenti , gli interventi , la localizzazione, gli obiettivi concernenti l’eliminazione e la mitigazione dei fattori di alterazione dell’ecosistema.

Si specifica in risposta al punto “g” del documento di scoping che : gli interventi previsti dal piano riguardano per la maggior parte azioni volte a salvaguardare il contesto territoriale ed ambientale, a prevenire l’inquinamento e ripristinare le condizioni di equilibrio ove risulti alterato. Non sono previsti interventi tali da configurarsi come pericolo per l’equilibrio 91 ambientale poiché la maggior parte della programmazione è rivolta a tutelare e conservare le risorse esistenti ed a ristabilire gli equilibri ambientali compromessi, dovuti sia all’azione dell’uomo che all’abbandono di porzioni di territorio che non hanno avuto più la necessaria cura e manutenzione. E’ ormai noto che la semplice istituzione di un’area protetta non assicura né la conservazione della qualità dei luoghi né l’arresto della dissipazione della biodiversità ma sono necessarie politiche attive di conservazione. A volte l’abbandono del territorio soggetto a vincolo può determinare processi di alterazione ambientale che possono portare all’estinzione di alcune specie autoctone e la comparsa di nuove.

Nell’ambito della Riserva, l’attività edilizia è limitata a marginali fenomeni di ristrutturazioni di qualche edificio ed a poco significativi adeguamenti igienici consentiti dalla legge istitutiva.

L’agricoltura ha subito un processo di progressivo e incessante ridimensionamento e le residue parti coltivate sono principalmente destinate ad uliveti ed ortaggi, per cui il rischio di inquinamento ,dovuto all’uso concimi chimici, è da ritenersi molto contenuto. Si registra, inoltre, un progressivo decremento della popolazione residente ed una stagnazione del turismo, ulteriori elementi che riducono il rischio di inquinamenti prodotti dall’attività dell’uomo.

Si specifica in risposta al punto “h” del documento di scoping che : il Preliminare del piano ricalca, sostanzialmente, le finalità e le scelte operate dalla legge istitutiva della Riserva, mantenendo le linee generali di assetto ed i confini definiti nella cartografia ad essa allegata. Infatti, le finalità proposte con la legge istitutiva non hanno trovato concreta applicazione soprattutto per carenza di risorse. Gli interventi di restauro ambientale, manutenzione del territorio sono stati realizzati solo in parte ,mentre l’ attivazione del sistema di raccolta e depurazione delle acque reflue è rimasta completamente non attuata.

Si specifica in risposta al punto “i” del documento di scoping che : il Piano della Riserva Naturale proposto è esente da interventi significati a livello di opere edilizie, lavori privati o pubblici tali da generare significativi impatti sull’ambiente e sul patrimonio culturale ,ma, come si evince dalle proposte, le azioni che si intendono sviluppare sono rivolte sostanzialmente a ripristinare gli equilibri ecologici compromessi ed preservare e migliorare la qualità degli habitat e dei luoghi. Gli interventi sono rivolti a migliorare l’aspetto complessivo del paesaggio naturale ed antropizzato, programmando interventi per la manutenzione del territorio e del paesaggio ed il recupero degli edifici in stato di incuria ed abbandono e la loro riqualificazione con forme e materiali coerenti con la storia dei luoghi.

3.1.1.1 PRG vigente, nuovo PUGC e la Riserva Naturale. La valutazione di sostenibilità del Piano della Riserva Naturale deve tenere conto della limitata estensione territoriale del comune di Posta Fibreno, della sua particolare morfologia, complessità ed elevata fragilità. Pertanto le analisi vanno sviluppate tenendo conto anche del Piano Regolatore Generale (Prg) vigente e del redigendo Piano Urbanistico Generale Comunale ( Pugc) per individuare i potenziali impatti che possono esercitare tali strumenti di pianificazione sull’area sottoposta a tutela. Dall’esame del Piano vigente emerge un aspetto di criticità: la previsione di una zona F1 destinata a servizi pubblici sovra comunali ( presidi ospedalieri, caserme,..) localizzata in prossimità dei confini della Riserva, in un’area con leggera acclività caratterizzata da significativi elementi di rinaturalizzazione. Ad accentuare la situazione di compromissione delle aree di prossimità contribuisce la previsione di due nuove tracciati stradali che collegano la zona “F1” con la viabilità esistente. Riguardo il nuovo Pugc i possibili impatti scaturiranno dalla quantificazione delle 92

“zone B”, dalla quantificazione e localizzazione delle “zone C” , delle “zone D”, delle “zone F” e dalla apertura di nuove strade. Possono essere distinte due situazioni A) Espansione all’esterno della Riserva- In generale i problemi che la trasformazione del suolo produce sono legati ad una mutazione che degrada l’agroecotessuto ad agroecomosaico, inglobato ad una rete viaria , il tessuto continuo del paesaggio agro naturale viene frammentato in un insieme di tessere di spazi verdi tra loro isolati da infrastrutture ed abitazioni. Pertanto l’espansione urbanistica dovrà essere orientata a minimizzare il fenomeno della periurbanizzazione degli spazi agro-naturali del territorio comunale. Le aree esterne da individuare, quindi, devono situarsi su spazi che già presentano le caratteristiche tipiche del paesaggio periurbano con un suo determinato stato di qualità ambientale. Pertanto si dovranno rivalutarsi situazioni già infrastruttute con progetti di creazione di nuove centralità che riqualifichino situazioni di degrado. B) All’interno della Riserva Naturale – Il Piano deve porre la sua maggiore attenzione al miglioramento delle zone già edificate che per la gran parte sono di antica costituzione e di conseguenza possono essere assimilate e trattate alla stregua di nuclei storicizzati. In questa prospettiva il miglioramento passa per due distinti interventi urbanistici: da un lato prevedere la possibilità di consentire la sistemazione ed il completamento degli edifici già esistenti, dall’altro dare l’avvio ad un processo di lieve ristrutturazione urbanistica delle porzioni di territorio interessato dall’edificazione con il fine di conferire qualità architettonica ed ambientale allo spazio residenziale e di servizio. Altri aspetti da indagare riguardano : eventuali fattori di pressione esistenti in aree dove coesistono abitazioni e servizi e carenza o sufficienza di accessibilità ad una adeguata dotazione di servizi sicurezza, qualità dei percorsi pedonali e stradali, parcheggi e servizi. La città ed il suo territorio non è solo il luogo dove avvengono i processi che alterano l’ecosistema ma anche il luogo che accumula e sedimenta la memoria storica, intesa come le consuetudini di una popolazione ed i segni che dissemina sul territorio. Allora occorre che il Piano si faccia carico di tutelare queste tradizioni che insieme al paesaggio naturale fa parte della memoria e pertanto costituisce un patrimonio irrinunciabile da preservare. Gli obiettivi di protezione ambientale a cui deve tendere il Piano sono:  ACQUA: Adeguare l’impianto fognario ai criteri della direttiva 91/271 e dell’ultimo decreto sulle acque; Garantire usi ed emungimenti compatibili dei corpi idrici superficiali e sotterranei; Garantire acqua potabile di buona qualità a tutta la popolazione.  SUOLO: Proteggere la qualità dei suoli quale risorsa limitata e non rinnovabile per la produzione di cibo e di altri prodotti; Identificare e catalogare i siti potenzialmente contaminati; Identificare le aree a rischio idrogeologico; Individuare e catalogare le invarianti del patrimonio paesaggistico e storico-culturale.  PROTEZIONE CIVILE: accrescere la sicurezza attraverso la previsione e prevenzione degli eventi calamitosi nelle aree soggette a rischio idrogeologico incombente con priorità per le zone abitate e le infrastrutture e nelle aree soggette a rischio sismico.  RIFIUTI: Ridurre la produzione e pericolosità dei rifiuti, in particolare mediante lo sviluppo di tecnologie pulite; Assicurare idonei processi di riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti prodotti; Incentivare la raccolta differenziata.  RETE ECOLOGICA:Incrementare la qualità della tutela del territorio promovendo le interconnessioni naturalistiche (corridoi ecologici); Tutelare le specie minacciate e la biodiversità; Promuovere interventi di conservazione e di recupero degli ecosistemi.  PATRIMONIO CULTURALE: Consolidare, estendere e qualificare il patrimonio archeologico, architettonico, storico-artistico e paesaggistico;

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Incentivare l’imprenditorialità legata alla valorizzazione del patrimonio culturale e naturale; Individuare e catalogarle invarianti del patrimonio paesaggistico e storico-culturale.  SCUOLA: sostenere ed incrementare le attività di educazione ambientale valorizzando il laboratorio territoriale.  ENERGIA: Promuovere il risparmio energetico inteso sia come efficienza di utilizzo e riduzione della necessità di consumo di energia che introduzione di nuove tecnologie.  TURISMO: Vigilare sul territorio sottoposto a protezione; Tutelare le specie minacciate e della diversità biologica; Garantire usi compatibili dei corpi idrici superficiali e sotterranei ed il rispetto delle tutele; Consolidare, estendere e qualificare il patrimonio architettonico , storico- artistico e paesaggistico. Migliorare il sistema della mobilità riducendo la congestione , l’inquinamento acustico ed atmosferico.

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3.2 Analisi delle principali criticità

In questo paragrafo vengono sintetizzate le minacce e le criticità rilevate nell’ambito degli studi propedeutici alla redazione della proposta di piano in relazione al piano gestione del SIC-ZPS. Ciò che risulta dalle osservazioni e dagli studi condotti in questi ultimi anni è una caratteristica oscillazione delle popolazioni animali e vegetali del lago, imputabile a un quadro complesso di fattori d’impatto, più o meno naturali, il cui effettivo significato è di difficile interpretazione. Nel corso delle ricerche sulle caratteristiche del patrimonio naturale del territorio della Riserva e del SIC- ZPS “Lago di Posta Fibreno”, è stata rilevata l’azione di alcuni gravi processi di degradazione in atto sull’ecosistema lacustre. Questi processi hanno una ricaduta particolarmente grave sulla consistenza del patrimonio della vegetazione acquatica e della vegetazione spondicola, che è strettamente connessa con l’esistenza di nicchie ecologiche ospitanti l’ittiofauna e ornitofauna del Lago di Posta Fibreno. Tali forme di vegetazione, rappresentano uno dei capisaldi di maggior rilievo fra le emergenze naturalistiche su cui è fondato il valore documentario culturale e scientifico della Riserva e del SIC-ZPS, e vanno quindi rigorosamente tutelate, in armonia con la legislazione nazionale ed europea e a cautela contro eventuali sanzioni comunitarie. Il declino dell’ ecosistema palustre, la cui principale causa va vista nell’impatto antropico sul territorio, è particolarmente aggravato dall’attuale squilibro idrologico in cui si trova tutto il sistema idrogeologico a cui afferisce il Lago di Posta Fibreno. Questo squilibrio, dovuto a fluttuazioni naturali della portata delle sorgenti e del regime delle precipitazioni è evento imprevedibile di cui nessuna forma di gestione può influenzare l’andamento. Allo stesso tempo fra le cause della riduzione della vegetazione spondicola ed acquatica non può essere esclusa anche quella della presenza di inquinanti nell’acqua del lago, chimici- biochimici e microbiologici (di origine antropica vista la mancanza di un sistema fognario efficiente), che contestualmente agli effetti disastrosi dovuti alla massiccia presenza di nutrie, registrata negli 2001-2003, possono aver contribuito ad una sostanziale riduzione della biomassa vegetale. Per quanto riguarda la qualità chimica e biochimica dell’acqua del lago non si hanno sufficienti informazioni e soprattutto non si hanno dati pregressi, tali da poter definire un confronto e un rapporto causa effetto fra componente biotica (vegetazione e fauna) e componente abiotica (acqua). Esistono inoltre indizi, supportati da indagini idrologiche, relativi al fatto che l’attuale crisi di approvvigionamento idrico delle sorgenti perilacuali e sublacuali del lago, non sia solo legato al naturale andamento delle portate annue, ma anche alla presenza e all’attività di numerosi pozzi che costantemente emungono acqua della stessa falda che alimenta le sorgenti. Questo evento soprattutto nel caso di un sovraccarico di disagio (valga come esempio il passato disturbo arrecato alla vegetazione e alle sponde dall’esplosione demografica delle locali popolazioni di nutrie), può avere ripercussioni disastrose e irreversibili sulla sopravvivenza di tutta la vegetazione palustre, e soprattutto di quella, preziosissima e vulnerabile, a grandi carici.

Fauna Avifauna L’estensione dell’area urbana ed in generale degli edificati anche rurali risultano essere una minaccia per le specie appartenenti all’avifauna sia in termini di disturbo sia in termini di riduzione degli habitat di riproduzione e delle aree di alimentazione/ristoro. Per tale motivo è necessario creare ampie zone nelle quali vengano drasticamente limitate le attività ricreative. In particolare la presenza di natanti, in determinati periodi dell’anno, appare particolarmente negativa per il continuo disturbo arrecato all’avifauna stazionante

95 temporaneamente (migratori) e permanente. Specialmente nel periodo della nidificazione e soprattutto nelle aree del canneto, canali e zone ripariali. Inoltre favorire il set-aside faunistico (aree tolte dal piano di coltivazione e lasciate alla vegetazione spontanea) nelle aree agricole adiacenti al tratto esterno dell’area protetta. In queste aree è auspicabile la regolamentazione dell’esercizio della caccia al pari di quanto previsto per le aree interne alla Riserva Naturale Regionale. Per di più ai fini della conservazione degli habitat occupati dalle specie ornitologiche risulta importante attivare strategie gestionali che favoriscano il mantenimento della vegetazione ripariale e fontinale. Ciò è vero in particolar modo per l’esteso canneto a Phragmites. Qui numerose specie di uccelli (Aironi, Tarabusino, Nitticora, Martin Pescatore e altro) sono strettamente legati all’ambiente del canneto e alla sua struttura particolare. Per molte altre costiutisce un ambiente fondamentale per la riproduzione. Considerata la limitata estensione e l’elevata antropizzazione dell’area circostante il lago di Posta Fibreno, eventuali interventi a favore delle popolazioni ornitiche stanziali e migratorie, per essere efficaci dovrebbero essere intensivi e duraturi nel tempo. Nell’area esaminata un altro fattore di criticità da non trascurare è la caccia - bracconaggio perpetuato ai danni delle specie ornitiche (presenti negli allegati e non) residenti nell’area lacustre della Riserva, che vieta nei propri territori in maniera assoluta azioni di caccia di ogni tipo. Per quanto tale regola venga rispettata nel territorio di Posta Fibreno, ciò non accade nei territori di Campoli Appennino e Broccostella, comuni il cui territorio ricade parzialmente nell’area SIC/ZPS. Tale attività di caccia/bracconaggio avviene in modo particolarmente diffuso nelle zone agricole e confinanti con il torrente Carpello, lungo il quale corre il limite del SIC/ZPS, nell’area delle colline a Nord Ovest del lago, nel territorio del Comune di Broccostella, e in prossimità della sponda destra del Fiume Fibreno dalla confluenza del Torrente Carpello sino a Ponte Tapino, limite attuale del SIC/ZPS e confine comunale (Posta Fibreno - Broccostella). Infine, un ultimo fattore di criticità per l’avifauna presente all’interno del canneto è il disturbo arrecato dai visitatori durante il passaggio sulla pedana (sentiero Puzzillo), soprattutto nelle zone di attraversamento dei canali, notoriamente ricche di specie ornitiche. A tal proposito è auspicabile la creazione di barriere nei pressi delle zone esposte quali gli attraversamenti e le aree dove il canneto è meno denso. Batracofauna L’eventuale “pulizia” di canali di scorrimento superficiale delle acque connessi al sistema lacustre, ed altre “raccolte d’acqua” deve avvenire in periodi dell’anno in cui gli anfibi non sono presenti, quantomeno non impegnati in attività di riproduzione (ad esempio in novembre) e mai in primavera o in estate. Per quanto riguarda le rane, è necessario vietarne la cattura nel periodo primavera - estate. E’ auspicabile, inoltre, che qualora si rendesse necessario il taglio della vegetazione per la “pulizia” dei canali (siti di nidificazione degli anfibi), ciò venga effettuato senza tagli a raso e con la tecnica e le attrezzature che producano un impatto di entità paragonabile a quello moderato derivante dall’uso di mezzi manuali. Oltre ciò, la programmazione di opere di “pulizia” dei canali deve assolutamente essere effettuata sotto lo stretto controllo di esperti naturalisti e biologi, che conoscano nel dettaglio l’ecologia di tali specie. Inoltre l’opera di “bonifica” deve avvenire in maniera programmata in più fasi (nel corso di più anni) e per brevi tratti del canale da bonificare. In tale maniera si può ridurre il disturbo arrecato alle popolazioni di anfibi senza danneggiare intere popolazioni viventi in un unico canale. Inoltre, ai fini della tutela e della conservazione della batracofauna, sarebbe particolarmente importante mantenere e sviluppare le fasce ecotonali. Proprio il delicato equilibrio tra comunità vegetali e animali del Lago Fibreno, potrebbe essere messo in crisi se

96 fossero effettuate azioni malamente organizzate e gestite da professionisti o enti non deputati alla conservazione degli ecosistemi naturali. Ittiofauna Allo stato attuale mancano studi specifici sull’entità, la consistenza e lo stato di salute del patrimonio ittico della Riserva, che consentano valutazioni e previsioni sulla dinamica delle popolazioni locali. Per tale motivo per quanto riguarda lo status ecologico e di conservazione delle specie ittiche presenti nel lago di Posta Fibreno ed inserite nell’Allegato II della Direttiva “Habitat”, si è fatto riferimento ad un’indagine ecologica, faunistica, biologica e della pesca, sui pesci del lago, effettuata da Sergio Zerunian (Lab. di Ittiologia delle Acque Dolci) nel 1988 e dal “Piano d’azione generale per la conservazione dei Pesci d’acqua dolce italiani” di Zerunian S. dai Quaderni Conservazione Natura, vol.17 del Min. Amb.-INFS pubblicato nel 2003. SPECIE ITTICHE PRESENTI: 1) Lampetra planeri; La lampreda è molto sensibile al degrado ambientale dei corsi d’acqua ed alla distruzione degli habitat idonei allo svolgimento del suo ciclo biologico, è specie strettamente dipendente dalla presenza di alvei e substrati naturali. Altre minacce sono rappresentate dalla innaturale riduzione delle risorse idriche rinnovabili (pozzi), con conseguenti rischi di diminuzione di portata delle sorgenti dovute all’eccessiva captazione dalla falda basale. La pesca non sembrerebbe rappresentare una minaccia rilevante in quanto, a causa della scarsa consistenza di individui di lampreda, risulta essere senza valore commerciale, anche se le carni sono ottime. La specie, tuttavia, può essere talvolta utilizzata come esca al posto del lombrico nella pesca di fondo. 2) Leuciscus souffia; Degrado ambientale ed eccessivo sfruttamento della risorsa idrica. Gestione irrazionale dell’attività di pesca. 3) Barbus plebejus;. Nonostante sia una specie ancora relativamente comune, è minacciata soprattutto dalle manomissioni degli alvei, con conseguente distruzione delle aree adatte alla riproduzione. Anche le immissioni di barbi di ceppi alloctoni sono dannose, potendo determinare competizione ed ibridazione che mette a repentaglio l’identità genetica delle popolazioni autoctone. Un ultimo fattore di minaccia è rappresentato dalla pesca. 4) Salmo macrostigma ; Nel suo areale italiano questo Salmonide corre un alto rischio di estinzione a causa dell’impatto delle numerose attività antropiche: 1. eccessivo prelievo idrico (pozzi per l’uso pubblico e privato); 2. inquinamento delle acque; 3. artificializzazione degli alvei fluviali, come cementificazioni, rettificazioni e prelievi di ghiaia che distruggono le aree di frega; 4. bracconaggio e/o attività di pesca eccessiva; 5. competizione alimentare e patologie legate alle trote Fario introdotte, spesso in modo massiccio, a vantaggio della pesca sportiva; 6. grave “inquinamento” genetico determinato dalle Trote Fario e dalle Trote Iridee. Dalle indicazioni fornite dai responsabili dell’Ente Gestore della Riserva è emersa una tendenza alla diminuzione delle fattrici e del numero di uova deposte per la specie Salmo macrostigma. Tali indicazioni sono state fornite sulla base dell’attività di ripopolamento (cattura, spremitura, incubazione, allevamento e rilascio) che l’Ente Gestore della Riserva svolge annualmente attraverso le proprie strutture e risorse umane, nell’ambito del “Progetto macrostigma” gestito dall’Ente.

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Habitat e vegetazione Nel comprensorio, caratterizzato per la gran parte della sua superficie (più del 50 %) dalla presenza di corpi d’acqua, la gestione degli habitat corrisponde alla gestione dell’idrosistema. Si rende in tal senso assolutamente necessario intraprendere azioni volte alla preservazione della qualità e della quantità delle acque attraverso soprattutto l’attento monitoraggio delle sorgenti che alimentano il lago. Oltre a quanto già accennato nella descrizione dei rischi e delle minacce che possono interessare l’intero ecosistema si fa qui riferimento ad altri specifici fattori di alterazione derivanti da manomissione che sono considerati particolarmente nocivi per lo stato di salute di Habitat e specie vegetali di interesse. Per quanto riguarda la vegetazione bentica a Chara (Habitat Natura 2000: 3140), accantonata nel lago a caratterizzare i siti con venute a giorno di acqua di falda, questa risulta particolarmente minacciata da processi di eutrofizzazione connessi alle attività antropiche. L’arricchimento in ortofosfati rappresenta il rischio maggiore per queste comunità (la maggior parte delle specie di Chara tollera con difficoltà concentrazioni di mesotrofe e la sostituzione di queste con specie più tolleranti, spesso meno significative dal punto di vista floristico e fitogeografico. Oltre ciò tali comunità risultano particolarmente sensibili a ogni forma di aumento di materiale in sospensione che provoca diminuzione della trasparenza dell’acqua e quindi della luminosità, fattore determinante per la sopravvivenza delle Characeae nei siti a profondità maggiore (doline “La Prece” e “La Rota”). In tal senso sono necessarie ulteriori e specifiche regolamentazioni delle attività legate alle immersioni di subacquei, non consentendo ad esempio pinneggiamenti in prossimità del fondale e attraversamento di tratti con vegetazione per la discesa in acqua. Le attività legate alle immersioni che proprio nella zona delle Codigliane, dove è presente un cospicuo popolamento di Chara a profondità elevate, sono particolarmente concentrate, hanno come effetto un intorbidamento delle acque e la rideposizione di sedimento sulla vegetazione del fondale. Considerando il bisogno di queste cenosi algali di alti livelli di luminosità e limpidezza delle acque, il fenomeno di sollevamento e rideposizione di materiale fine risulta essere incompatibile con le condizioni necessarie alla conservazione dell’Habitat. Per la vegetazione a ranuncoli acquatici (Habitat Natura 2000 3260) che si attesta nel comprensorio nelle acque dei corsi d’acqua a flusso più veloce (Rio Dova, Rio Carpello, Fiume Fibreno, sponde sorgentizie), le condizioni di conservazione ottimali sono indicate dalla presenza di ranuncoli nello strato dominante, briofite (Fontinalis) nel dominato e dalla presenza di Apium nodiflorum/Berula erecta (non distinguibili tra loro allo stato vegetativo) non troppo invadente. L’abbondanza dei ranuncoli acquatici è legata alle condizioni idrodinamiche: con la diminuzione del flusso tendono infatti a regredire. Questo fenomeno è in particolar modo evidente nella zona del lago prospiciente l’abitato di S. Venditto dove le acque del torrente Dova e quelle delle abbondanti sorgenti che trovano qui il loro punto di emergenza si uniscono in uno stretto passaggio che porta le acque verso il lago. Qui la velocità del flusso è ancor più strettamente dipendente dal regime delle sorgenti, per tale ragione la dinamica di comparsa e scomparsa di ranuncoli acquatici (Ranunculus trichophyllus in modo particolare) nelle cenosi idrofitiche è particolarmente veloce e significativa. Attualmente il disturbo indotto ad esempio dall’azione di sfalcio della vegetazione dei bassi fondali a ridosso delle sorgenti è evidenziato dall’espansione sottoforma di popolamenti monofitici perlopiù clonali di Apium nodiflorum/Berula erecta nelle zone meno profonde e di transizione verso la terraferma.

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Va qui messo in evidenza che l’attività di sfalcio della vegetazione acquatica e spondicola, non è di per sé nociva; va però precisato che l’entità e i tempi di taglio, nonché le aree da sottoporre a tale attività, andrebbero valutati da operatori di riconosciuta autorità nel campo delle materie botaniche (esponenti di Università o Società Botanica Italiana), onde evitare interventi che per tempi e modi possano provocare danni irreparabili al delicato equilibrio caratterizzante questi habitat. Un’altra forma di vegetazione il cui stato di conservazione è da sottoporre ad attento monitoraggio e controllo è la vegetazione palustre dominata da Cyperaceae. Al margine del canneto verso il corpo d’acqua, lungo le sponde del lago e sugli argini dei canali, si sviluppano nel comprensorio ciperogramineti elofitici, costituiti perlopiù da singoli cespi o lembi esigui di prateria a carici (Carex elata, Carex paniculata, Carex acutiformis) di taglia grande o molto grande. Questi lembi di prateria ad alti carici (cfr. Magnocaricion elatae) pur non essendo attualmente riconosciuta come Habitat Natura 2000, rappresentano in territorio peninsulare gli ultimi frammenti di cenosi a distribuzione centro europea che trovano in questo sito uno degli ultimi rifugi di accantonamento nel fenomeno di riduzione dell’areale di distribuzione naturale, estremamente minacciato dalle attività dell’uomo. Gli erbai a grandi carici, così come il canneto, oltre a rappresentare un importante valore documentario, sono infatti entità indispensabili nella ricostruzione di vicissitudini climatiche pregresse nell’area, svolgono un ruolo ecosistemico di grande importanza: contribuiscono alla depurazione delle acque attraverso il fissaggio di alcuni elementi e composti organici e inorganici, eventualmente riversati nelle acque sottoforma di fertilizzanti e pesticidi durante operazioni delle pratiche agricole. Gran parte delle specie indicate per il territorio come “specie di rilievo” si trovano sull’Isola Galleggiante e trovano spesso sito esclusivo nel comprensorio proprio su questo disco di torba. Come segnalato nella parte relativa agli studi su flora e Habitat, la vegetazione che vi si rileva attualmente è tipica perlopiù di torbiere eutrofiche (Peucedano-Phragmitetum, cfr. Thelypterido-Phragmitetum p.p., Rodwell 1991); inoltre le specie e i frammenti di cenosi riscontrate mostrano evidenze di un processo di successione in atto da una palude dominata da cipero-gramineti a una torbiera bassa ad alte erbe a una foresta (Salicion cinereae, Salicetum cinereae). È evidente l’estrema importanza di questo sito sia per le specie presenti che per le dinamiche di avvicendamento in atto nei consorzi vegetali. È altrettanto evidente la necessità a tal riguardo di sviluppare programmi di conservazione idonei al suo mantenimento e naturale sviluppo, programmi che andranno coordinati coerentemente ai risultati di attività costanti di monitoraggio sulla vegetazione da condurre sotto le indicazioni di personale di riconosciuta autorità scientifica nel campo delle scienze botaniche ed ecologiche.

Risorse idriche Considerato il delicato equilibrio degli habitat acquatici e della Fauna acquatica e il loro stretto rapporto con la risorsa idrica, si ritiene che le maggiori criticità derivino soprattutto dalla crescente pressione antropica (captazioni e inquinamento) sulle pregiate risorse idriche presenti nell’area SIC/ZPS. La cattiva gestione di un territorio particolarmente fragile sotto il profilo idrogeologico, idrologico e idrochimico delle acque sorgentizie - fluviali e di falda, unitamente alla tendenza al progressivo impoverimento delle risorse idriche disponibili, produce ed esalta guasti ambientali che alterano profondamente la naturalità del territorio considerato. L’attuale uso e gestione delle risorse idriche, con captazioni acquedottistiche per l’alimentazione idropotabile di numerosi centri urbani esterni all’area ZPS, con l’inquinamento biochimico e chimico da parte di depuratori presenti nell’area protetta ma

99 non funzionanti, con la presenza di reti fognarie inesistenti, la presenza di siti abusivi di discariche con ogni tipologia di rifiuto, risulta essere inefficiente. Tutto ciò è assolutamente incompatibile con la fragilità idrogeologica del territorio, infatti queste condizioni costituiscono i fattori antropici a cui fanno riferimento gli elementi delle maggiori criticità osservate nel territorio del SIC/ZPS del Lago Fibreno. L’entità di tali criticità va valutata in base a studi comparativi sia sull’andamento ciclico annuale delle variazioni di portata delle sorgenti (caratterizzate dal fatto che nei periodi di magra la riduzione della quantità d’acqua erogata naturalmente determina una diminuzione dei fenomeni di diluizione dei soluti e una minor capacità di trasporto di materiale in sospensione rispetto ai periodi di massima portata) che sull’assetto del patrimonio biologico. Migliorare le attuali condizioni ecologiche degli ecosistemi acquatici mantenendo un buono stato qualitativo e quantitativo della risorsa acqua, è in piena e assoluta conformità con le direttive comunitarie (2000/60/EC “Water Framework” - 92/43/CEE "Habitat” Directive), recepite da questo Stato e dalla Regione Lazio.

Si specifica in risposta alla nota 5 (SCA) che: Per quanto concerne l’ esercizio della pesca si richiama: 1) l’art. 9, della legge regionale, n. 10 del 29-01-1983, istitutiva della Riserva Naturale, consente di esercitare il diritto di uso civico di pesca con le modalità stabilite dal regolamento di attuazione; 2) l’art. 27, p. 5 , della legge regionale 29/97, stabilisce, previo il rispetto di specifiche condizioni, che sono fatti salvi gli usi civici. Il regolamento vigente in materia di pesca, redatto in ottemperanza all’art. 9 della legge citata al punto 1, definisce: a) i titolari del diritto di uso civico di pesca; b) la zonizzazione delle acque della Riserva ai fini della pesca; c) i soggetti ammessi ad esercitare la pesca; d) le attività vietate; e) gli attrezzi consentiti per la pesca ai titolari del diritto di uso civico; f) gli attrezzi non conformi; g) periodi ed orari della pesca ; h) specie per le quali è vietata in qualsiasi modo ed in qualunque periodo dell’anno la pesca; i) taglie minime e numero massimo dei pesci catturati.

3.3 Attività di Partecipazione nelle fasi di Piano

Con delibera di G.M. n. 105/2013 e n. 121/2013 si sono programmate le attività di condivisione del Piano e “Partecipazione Attiva” della cittadinanza. Il gruppo di lavoro congiuntamente al Settore Rapporti con il pubblico della Riserva Naturale, provvederà a definire un calendario di interventi tematici, aperti al pubblico, anticipatori rispetto alla stesura finale del documento di Piano, al fine di informare la cittadinanza delle valenze e criticità territoriali riscontrate nelle fase di analisi del Piano stesso. Successivamente alla stesura finale e condivisone del Piano, si prevederà di svolgere incontri con i singoli gruppi portatori di interesse del territorio, al fine di rispondere ad eventuali osservazioni e allineare quindi le conclusioni analitiche con le esigenze espresse, in fase concertativa, direttamente dalle comunità locali. Tale forma partecipata avvierà il documento di Piano all’iter conclusivo, per l’approvazione formale da parte delle’Ente Gestore. Il modello di partecipazione che si intende adottare è ispirato alla co-deliberazione, un percorso costituito da fasi di condivisione e discussione che accomuna i promotori del 100 processo (pubblici o privati), prevedendo la più ampia sollecitazione delle realtà sociali e l’attivazione di un processo partecipativo su vasta scala, per giungere poi al coinvolgimento (individuale) dei cittadini in varie modalità. Per questo è stato scelto la metodologia SESP che ha come obbiettivo “la pianificazione strategica delle risorse territoriali”, in particolare richiede alcuni approfondimenti quali: l’attivazione del percorso, la condivisione del percorso, il tavolo di negoziazione, il comitato di pilotaggio, lo svolgimento del processo, la chiusura del processo. Questo processo a lo scopo di: A)Favorire la conservazione e la valorizzazione delle risorse ambientali naturali, a partire dai nodi della rete esistente (parchi e riserve istituiti). B)Estendere gli interventi agli ambiti territoriali prioritari per valenze naturalistico-ambientali (SIC, ZPS) C)Connettere fra di loro le aree naturali protette, avendo particolare riguardo agli ambiti territoriali definiti prioritari dal QCS (spazio montano, ambiti periurbani, ecc.), al fine di creare sistemi territoriali integrati ad alta naturalità. D)Realizzare la Rete Ecologica riguardante: i parchi, le riserve naturali, i siti della rete Natura 2000, i sistemi integrati ad alta naturalità limitrofi all’area della Riserva Naturale Montagne della Duchessa, i corridoi ecologici e gli agrosistemi che saranno individuati dalle carte tecniche. Il SESP é una metodologia che consente di promuovere il dibattito e la partecipazione e serve a:  Ad associare i problemi a chi ha la responsabilita’ di risolverli  A promuovere il passaggio a modelli di sviluppo sostenibile condivisi e basati su un uso più attento delle risorse In questo processo sono coinvolte quattro categorie di attori chiave:  Politici/Amministratori  Operatori economici  Esperti  Utenti/Cittadini Per lo svolgimento delle attività sono previste tre fasi principali: 1. ELABORAZIONE DI SCENARI: serve a stimolare i partecipanti sulle possibili scelte del futuro. Questa attività viene svolta prima del workshop con un gruppo ristretto di partecipanti. Domande cui rispondere: come e chi dovrà risolvere le situazioni locali. 2. ELABORAZIONE DI VISIONI FUTURE: Gli attori chiave, distribuiti in quattro gruppi di interesse sviluppano visioni catastrofiche (ostacoli e rischi) e visioni idilliache (obiettivi ambiziosi) proiettati nel prossimo decennio. Le visioni vengono presentate successivamente in riunione plenaria e il team di facilitazione identifica le basi e gli obiettivi comuni per la fase successiva. 3. ELABORAZIONE DI IDEE: I gruppi tematici, in numero di quattro, elaborano e selezionano le idee per il raggiungimento degli obiettivi tematici stabiliti nelle visioni (cosa, come e con chi va fatto). Vengono elaborate circa 100 idee complessivamente (20-30 per gruppo tematico). Ciascun gruppo seleziona da queste, cinque idee da presentare in riunione plenaria, dove vengono votate. Le prime cinque idee diventano la base per l’attivazione del processo di pianificazione.

Si precisa che (punto “o” del documento di scoping) le forme di cooperazione istituzionale relative alle intese, agli accordi di programma, alle conferenze di sevizi saranno individuate e trattate dall’Ente Parco successivamente alla formazione del Piano della Riserva Naturale seconda le tipologie di intervento che si intendono realizzare. Attualmente gli interventi soggetti alla approvazione delle Sopraintendenze seguono le procedure amministrative ordinarie.

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3.4 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano

Il quadro evolutivo dello scenario attuale della Riserva, in assenza del Piano, è stato ipotizzato sulla base della conoscenza diretta di fenomeni già in atto e di elementi di criticità emersi dalla valutazione del contesto ambientale. Essendo sostanzialmente due gli ambiti principali su cui ricadono gli effetti del Piano, il primo ambientale–paesaggistico e il secondo socio-economico, per maggior chiarezza si è scelto di tabellare le criticità che determineranno un effetto negativo sulla gestione futura dell’area protetta se il Piano non verrà attuato.

TABELLA DI SISNTESI CRITICITÀ, OBIETTIVI E PRIORITÀ DI INTERVENTO DAL PUNTO DI VISTA NATURALISTICO (PRIORITÀ: ALTA, MEDIA E BASSA) priorità Criticità Intervento localizzazione obiettivi A M B Riduzione delle aree a Manutenzione dei canali di drenaggio tutta l’area della Creare siti idonei alla X colonizzazione naturale già esistenti della piana, con riapertura Riserva Naturale colonizzazione delle delle fitocenosi palustri nel del reticolo minore se ormai comunità vegetali sistema fluvio palustre del riconquistato dal canneto, al fine di acquatiche presenti Lago Fibreno assicurare la circolazione delle acque. Interventi di rinaturalizzazione degli argini e delle sorgenti qualora interessati da artificializzazione, cementificazioni, irreggimentazioni non legate a criteri di protezione civile, al fine di ampliare le aree idonee alla propagazione locale delle specie negli unici siti attualmente idonei alla loro sopravvivenza. Eccesso di rifiuti soldi suoi Predisposizione del piano di bonifica. tutta l’area della Ridurre il quantitativo di X fondali melmosi del sistema Interventi di raccolta dei rifiuti solidi Riserva Naturale rifiuti soldi attualmente lacustre del Lago Fibreno localizzati nell’ambito dell’Area Protetta. presenti nel fondali del In seguito alle attività di rimozione Lago e riavvio dei processi prevedere azioni di movimentazione dei di rinaturalizzazione dei siti sedimenti lacustri tramite flussi idrici, bonificati. Inoltre l’azione gassosi, secondo attività sperimentali da mira ad avviare un piano svolgere in loco su porzioni locali del di bonifica dei siti, lago. Al fine di riconquistare siti idonei caratterizzati da un allo sviluppo della vegetazione e inquinamento localizzato eventuale tentativo di “piantumazione” principalmente a ridosso atta a favorire la ricolonizzazione delle delle zone maggiormente porzioni di fondale “bonificate”. frequentate dai visitatori, e Filtraggio e rimozione dei rifiuti solidi all’attivazione di azioni provenienti dagli affluenti minori del d’informazione e bacino imbrifero del Fibreno (es. La sensibilizzazione sui valori Dova). ambientali. Fenomeni di eutrofizzazione Realizzazione della rete fognaria e tutta l’area della Tale azione è finalizzata X dovuti ad arricchimento connessione allo stoccaggio e processo Riserva Naturale alla riduzione dell’impatto soprattutto di ortofosfati e fitodepurativo delle acque chiare e dovuto agli scarichi civili. ammonio (agricoltura scure Abbattimento del carico intensiva, scarichi domestici, di inquinanti. altro). Processo di L’inquinamento del lago è eutrofizzazione in atto uno dei principali fattori nell’ecosistema fluvio- minaccianti la lacustre del Fibreno. Si conservazione delle osserva, ormai da tempo, la specie e degli Habitat del proliferazione algale e una lago alterazione delle componenti floristiche della cenosi, fino alla regressione completa delle macrofite acquatiche.

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priorità Criticità Intervento localizzazione obiettivi A M B Mancanza di un sistema Avvio di una Banca dati naturalistico tutta l’area della Avvio di strategie mirate X attivo di monitoraggio ambientale che raccolga dati e Riserva Naturale per la gestione e dell’Ente Riserva per la incentiva Studi e Ricerche per conservazione del territorio valutazione delle criticità l’archiviazione di dati sensibili per la e processi di monitoraggio ambientali gestione del territorio: mirati ad individuare - Idrologica/idrogeologica e cause/effetti di fattori di idrochimica degrado ambientale, - Dati faunistici dannosi per la risorsa - Dati floristico vegetazionali economico/sociale e - Dati socio economici naturale dell’area.

Abbandono delle pratiche Incentivazioni al ripristino delle attività tutta l’area della Avvio di processi culturali X tradizionali naturalmente colturali orticole tradizionali lungo Riserva Naturale ed economici che compatibili con i processi di sponda (con incentivazioni al ricorso avvicinino la popolazione conservazione e gestione all’agricoltura biologica o biodinamica), alle “buone pratiche” per del patrimonio naturale qualora non più presenti prevedere sostenibilità ecologica ed azioni specifiche legate alla gestione economico sociale del tradizionale delle aree umide, secondo territorio. le metodiche agricole locali. Avvio pratiche per un Promozione di incontri pubblici con la comune “virtuoso” dal popolazione che renda note le buone punto di vista ecologico, pratiche per la convivenza con il “corpo centro di riferimento per le d’acqua”, esaltando il ruolo delle pratiche di convivenza attività della cultura tradizionale anche con gli ambienti acquatici nella conduzione delle pratiche in ambito urbano, di quotidiane (dalle attività agricole alle località turistica a pulizie domestiche, con incontri vocazione “ecologista”, di informativi sugli effetti dell’inquinamento centro urbano rurale che da detersivi, pesticidi, fertilizzanti chimici sia all’avanguardia nella ecc.). conservazione naturale del territorio, ma che tiene in vita la tradizione il continuo avvicendamento Progressivo rimpiazzo dell’attuali tutta l’area della incentivazione al X di imbarcazioni, soprattutto imbarcazioni turistiche (tipo pedalò) con Riserva Naturale progressivo rimpiazzo delle nei fondali bassi, è un fattore imbarcazioni a remi (anche di tipo imbarcazioni attuali con di minaccia per la tradizionale “Naue”). L’attività dei imbarcazioni a remi e vegetazione acquatica natanti dovrà essere regolamentata, regolamentazione delle sommersa e semi-sommersa. con le limitazioni specifiche, ponendo attività di diporto, produrrà particolare attenzione a non la conseguente riduzione danneggiare la vegetazione dell’impatto sulla galleggiante e radicata, affiorante in vegetazione acquatica superficie. dal passaggio delle imbarcazioni.

Attività sportive subacquee Incentivazione e responsabilizzazione Aree prossime alle Gestione delle attività X delle attività subacquee a scopo sorgenti subacquee di tipo socio socio/ricreativo. ricreativo . Individuazione Regolamentazione per rilasciare di misure precauzionali per permessi per effettuare immersioni. evitare il danneggiamento Gestione specifica per le attività delle specie vegetali e subacquea svolte in aree in cui sono animali protette. segnalati Habitat Natura 2000.

Attività non idonee alla Limitare e regolamentare l’accesso al Aera occidentale Avviare processi mirati che X fruizione dei percorsi sentiero in traversine nel canneto nei della Riserva riducano il disturbo naturalistici presenti periodi di nidificazione e migrazione Naturale antropico nei siti idonei nell’area protetta dell’avifauna. L’accesso va alla nidificazione e alla regolamentato, sia in termini di presenze conservazione di Habitat di visitatori, che di orari delle visite. naturali di pregio. Possibilmente le visite dovrebbero essere accompagnate da guide naturalistiche o Guardiaparco

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priorità Criticità Intervento localizzazione obiettivi A M B Attività di pesca non di tipo È consentito l’esercizio della pesca tutta l’area della Avviare processi di X tradizionale sportiva nelle acque del fiume Fibreno Riserva Naturale limitazione dell’attività di solo a soggetti titolari del diritto di uso pesca a tutti coloro che civico non sono in possesso dell’uso civico di pesca ad *esclusivo uso di sostentamento.

Conservazione e gestione Perlustrazioni subacquee che accertino Isola Galleggiante Mantenimento e X dell’Isola Galleggiante nel tempo lo stato sommerso dell’isola conservazione dell’unico Indagini botaniche che registrino lo elemento di pregio stato attuale del contingente floristico vegetazionale presente dell’isola, nella Riserva esclusivo nel Valutazione della biomassa legnosa suo genere. presente sull’isola Monitoraggio dei movimenti dell’isola .

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4 VERIFICA DI COERENZA

I dati e le considerazioni riportate nel presente capitolo sono definiti in base alle conoscenze ed alle informazioni raccolte ed al livello delle prime scelte programmatico-strutturali espresse. Nello specifico il capitolo riporta gli obiettivi generali e specifici significativi dal punto di vista ambientale e la loro stretta relazione e dipendenza con la normativa in essere a tutti i livelli.

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4.1 Verifica di Coerenza Interna/Esterna rispetto ad altri Piani e/o Programmi e/o Normative Ambientali e di Sostenibilità

Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

Risorse Idriche e  Schema di Sviluppo  Norme per il riassetto  L.R. 53/98 -  Valutazione e la  Tutela delle acque dalle Difesa Suolo dello Spazio Europeo – organizzativo e Organizzazione gestione dei rischi di sostanze nocive di origine SSSE (1999) funzionale della regionale della alluvioni volto a ridurre antropica  Proposta di Direttiva difesa del suolo (L. difesa del suolo le conseguenze  Creazione di un sistema quadro per la 183/1989)  Legge finanziaria negative per la salute organico che consenta protezione del suolo  Parte terza del D.lgs. regionale per umana, l’ambiente, il unitarietà d'azione e gestione COM (2006) 232 del 3 aprile 2006, n. l'esercizio 2008 L.R. patrimonio culturale e nella difesa del suolo;  Direttiva quadro sulle 152 e s.m.i. 26/2007 le attività economiche  Conservazione e difesa del acque (2000/60/CE)  L. 13/2009  L. R. 17/2006 connesse con le suolo da tutti i fattori negativi,  Direttiva sulla Conversione in legge, Disciplina alluvioni naturali e antropici; protezione delle con modificazioni, regionale relativa  Prevenire e controllare  Mantenimento condizioni acque sotterranee del decreto-legge 30 al programma l'inquinamento delle qualitative e quantitative della dall’inquinamento e dicembre 2008, n. d’azione per le acque sotterranee risorsa idrica; dal deterioramento 208, recante misure zone vulnerabili da  Protezione o  Tutela delle risorse idriche e la (2006/118/CE) straordinarie in nitrati di origine miglioramento della loro razionale utilizzazione;  Direttiva UE relativa materia di risorse agricola e qualità delle acque tutela degli ecosistemi alla valutazione e alla idriche e di all’utilizzazione dolci per essere acquatici, con particolare gestione dei rischi di protezione agronomica degli idonee allo sviluppo di riferimento alle zone di alluvioni (2007/60/CE) dell'ambiente. effluenti di Habitat interesse naturalistico, del 23 ottobre 2007  Strategia tematica allevamento, delle  Protezione e gestione ambientale e paesaggistico.  Direttiva UE sulla Suolo COM(2006) 231 acque di delle acque  Riqualificazione ambientale qualità delle acque  Sesto Programma vegetazione dei  Gestione delle acque dei corpi idrici artificializzati dolci che richiedono d’azione ambientale frantoi oleari e di reflue urbane protezione o comunitario (2002) talune acque  Ridurre l'inquinamento miglioramento per Verso una strategia reflue. delle acque causato essere idonee alla vita per la protezione del direttamente o dei pesci (2006/44/CE) suolo indirettamente dai  Direttiva UE  Piano di Assetto nitrati di origine concernente il Idrogeologico PAI antropogenica; trattamento delle  Piano Regionale di prevenire qualsiasi acque reflue urbane Tutela delle Acque ulteriore inquinamento (91/271/CEE) di tipo antropico  Direttiva UE relativa  Assicurare: la difesa alla protezione delle del suolo, il acque risanamento delle dell'inquinamento acque; la fruizione e la provocato dai nitrati gestione del provenienti da fonti patrimonio idrico per agricole (91/676/CEE) l’uso sostenibile; lo sviluppo economico e sociale; la tutela degli aspetti ambientali connessi ai sistemi idrici

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Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

Popolazione :  Dichiarazione di  Decreto di riordino  L.R. 1/2006  rendere sostenibile lo  Favorire lo sviluppo rurale, Johannesburg sullo delle norme in Istituzione dei sviluppo delle valorizzare le vocazioni naturali - Sviluppo sviluppo sostenibile materia ambientale distretti rurali e dei generazioni future, del territorio e consolidare Sostenibile (2002) (D. Lgs. 152/2006) e distretti soddisfano i bisogni l’integrazione tra i diversi settori  Convenzione sulla successive modifiche agroalimentari di delle attuali produttivi in ambito locale. biodiversità delle e integrazioni qualità generazione senza  Favorire Le attività di Nazioni Unite (Rio de  DLgs. 228/2001  L.R. 14/2006 Norme compromettere la agriturismo e turismo rurale Janeiro, 1992) Orientamento e in materia di capacità di quelle finalizzate a: a) tutelare,  Direttiva 2001/42/CE modernizzazione del agriturismo e future . qualificare e valorizzare le concernente la settore agricolo, a turismo rurale  garantire un elevato risorse specifiche di ciascun valutazione degli norma dell'articolo 7  Programmazione livello di protezione territorio; b) favorire le iniziative effetti di determinati della legge 5 marzo integrata per la dell'ambiente a difesa del suolo, del territorio piani e programmi 2001, n. 57 valorizzazione favorendo e dell’ambiente da parte degli sull'ambiente  Strategia comunitaria ambientale, l'integrazione di imprenditori agricoli e per lo sviluppo culturale e turistica considerazioni promuovere la permanenza sostenibile - del territorio. L.R. ambientali all'atto degli stessi nelle zone agricole Goteborg (2001), 40/99 dell'elaborazione e attraverso l’incremento del Revisione (2005) dell'adozione di piani reddito aziendale; c)  Strategia di Lisbona e programmi anche al recuperare il patrimonio (2000), Revisione fine di promuovere lo edilizio rurale tutelando le (2005) sviluppo sostenibile peculiarità paesaggistiche; d)  Sesto Programma contribuire alla tutela d’azione ambientale dell’ambiente naturale; e) comunitario (2002) sostenere e incentivare le Strategia sulla produzioni agricole tipiche e di prevenzione e il qualità connesse alle tradizioni riciclaggio dei rifiuti; enogastronomiche locali; f) Strategia tematica promuovere la cultura rurale. per l'ambiente  Valorizzazione ambientale, urbano culturale e turistica del  Strategia d’azione territorio nel rispetto delle ambientale per lo esigenze di tutela per sviluppo sostenibile in concorrere allo sviluppo Italia (2002) economico, imprenditoriale  PSR Programma di ed occupazionale regionale di Sviluppo Rurale tipo agro-ecologico.  Por Fesr Lazio 2007- 2013

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Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

- Partecipazione  Convenzione di Århus  D.Lgs. 195/2005  L.R. 74/91  Garantire al pubblico il  Coinvolgimento dei cittadini, (2001) Attuazione della Disposizioni in diritto di accesso alle delle organizzazioni culturali e  Direttiva 2003/4/CE direttiva 2003/4/CE materia di tutela informazioni sindacali e delle altre sull'accesso del sull'accesso del ambientale. ambientali detenute rappresentanze sociali, in pubblico pubblico Modificazioni ed dalle istituzioni e dagli ordine alle problematiche in all'informazione all'informazione integrazioni alla organi comunitari. materia di tutela ambientale ambientale ambientale) legge regionale 11  Garantire che ed ai conseguenti  Direttiva 2003/35/CE  Agenda 21. aprile 1985, n. 36. l'informazione provvedimenti di competenza sulla partecipazione ambientale sia degli organi regionali e locali, del pubblico sistematicamente e applicando i principi in nell'elaborazione di progressivamente materia di informazione, di taluni piani e messa a disposizione consultazione e di diritto di programmi in materia del pubblico e diffusa, accesso al procedimento ambientale in modo da ottenere amministrativo. la più ampia possibile sistematica disponibilità e diffusione al pubblico dell'informazione ambientale. A tal fine è promosso l'uso, in particolare, delle tecnologie di telecomunicazione ..  Garantire la partecipazione del pubblico nell'elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale.

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Beni paesaggistici e  Convenzione europea  Codice dei beni culturali e  L.R. 40/99  Tutela, conservazione,  Tutela omogenea sul culturali della Cultura (Parigi, del paesaggio (D.Lgs. Programmazio fruizione e valorizzazione territorio regionale delle 1954) 42/2004), disposizioni ne integrata  Verifica della aree e dei beni elencati  Convenzione europea correttive e integrative per la compatibilità nell’art.82 dpr 616/77 del patrimonio relativamente ai beni valorizzazione paesaggistica degli archeologico (Londra, culturali (D.Lgs. 156/2006) e ambientale, interventi 1969) al paesaggio (D.Lgs. culturale e  Promuovere salvaguardia,  Convenzione sulla 157/2006), ulteriori turistica del gestione e pianificazione tutela del patrimonio disposizioni integrative e territorio. dei paesaggi e mondiale, culturale e correttive in relazione ai beni  L.R. 24/98 organizzare la naturale dell’UNESCO culturali (D.Lgs. 62/2008) e al Pianificazione cooperazione europea in (Parigi, 1972) paesaggio (D. Lgs. 63/2008) paesistica e questo campo  Convenzione per la  Individuazione della tutela dei beni  Salvaguardare e salvaguardia del documentazione necessaria e delle aree valorizzare le tipologie di patrimonio alla verifica della sottoposti a architettura rurale architettonico compatibilità paesaggistica vincolo garantendo la d'Europa (Granada, degli interventi proposti, ai paesistico conservazione di elementi 1985) sensi dell'articolo 146, tradizionali e  Convenzione del comma 3, del Codice dei caratteristiche storiche Consiglio d’Europa per beni culturali e del architettoniche e la salvaguardia del paesaggio (D.P.C.M. ambientali patrimonio 12/12/2005)  Superamento barriere archeologico (La  Ratifica ed esecuzione della architettoniche Valletta, 1992) Convenzione europea sul  Delimitare e proteggere  Schema di sviluppo paesaggio (L.14/2006) luoghi di interesse dello spazio europeo –  Interventi in materia di tutela archeologico, creare SSSE (1999) e valorizzazione riserve per conservazione  Convenzione europea dell’architettura rurale testimonianze materiali sul Paesaggio (Firenze, (Direttiva 30 ottobre 2008) oggetto di scavi delle 2000)  Linee guida per il future generazioni di  Risoluzione del superamento delle barriere archeologi Consiglio 13982/00 architettoniche nei luoghi di  Individuazione beni sul sulla qualità interesse culturale (d 28 territorio e loro tutela architettonica marzo 2008)  Politica comune per la dell’ambiente urbano  Piano Territoriale salvaguardia del e rurale (2001) Paesaggistico Regionale patrimonio architettonico  Schema di sviluppo (PTPR) adottato dalla Giunta  Proteggere il patrimonio dello spazio europeo – Regionale con atti n. 556 del archeologico come fonte SSSE (1999) 25 luglio 2007 e n. 1025 del 21 della memoria collettiva dicembre 2007, ai sensi europea e strumento di dell’art. 21, 22, 23 della studio storico e scientifico legge regionale sul paesaggio n. 24/98.  Piani Territoriali Paesistici  Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG)  Piani Regolatori Comunali

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Biodiversità (Flora e  Convenzione  D P R 13 marzo 1976, n.  Pianificazione  Conservazione di tutte le  Creare siti idonei alla Fauna) internazionale relativa 448. Esecuzione della paesistica e tutela specie di flora e fauna e colonizzazione delle alle Zone Umide di convenzione relativa alle dei beni e delle aree Habitat presenti nell’area comunità vegetali importanza zone umide sottoposti a vincolo protetta Riserva Regionale e acquatiche presenti . internazionale, d’importanza paesistico L.R. 24/98 Sito Natura 2000.  Ridurre il quantitativo di soprattutto come internazionale,  L.R. 29/97 “Norme in  Protezione dei chirotteri e rifiuti soldi attualmente habitat degli uccelli soprattutto come habitat materia di aree salvaguardia dei loro presenti nel fondali del acquatici (Ramsar, degli uccelli acquatici, naturali protette habitat e delle relative rotte Lago e riavvio dei 1971) firmata a Ramsar il 2 regionali”, e s.m.i. migratorie per tutelare le processi di  Direttiva UE sulla febbraio 1971  Disposizioni in specie in condizioni di rinaturalizzazione dei siti conservazione degli  Legge 14 febbraio 1994, materia di tutela conservazione sfavorevoli. bonificati. uccelli selvatici n. 124. Ratifica ed ambientale.  la flora e la fauna selvatiche  Avviare processi mirati (Direttiva Uccelli esecuzione della Modificazioni ed costituiscono un patrimonio che riducano il disturbo 1979/409/CE) e s. m. i. convenzione sulla integrazioni alla naturale di valore estetico, antropico nei siti idonei  Convenzione di Bonn biodiversità, con annessi, legge regionale 11 scientifico, culturale, alla nidificazione e alla relativa alla fatta a Rio de Janeiro il 5 aprile 1985, n. 36. L. ricreativo, economico e conservazione della giugno 1992 R. 74/91 intrinseco che occorre conservazione di Habitat specie migratrici  Regolamento recante  DGR 2146/1996 preservare e trasmettere alle naturali di pregio. appartenenti alla attuazione della Direttiva “Direttiva 92/43/CEE generazioni future  Avviare processi di fauna selvatica (1979) Habitat 1992/43/CE (Habitat):  salvaguardare la limitazione dell’attività di  Accordo sulla (D.P.R. 357/1997), approvazione della biodiversità mediante la pesca a tutti coloro che conservazione degli modifiche e integrazioni lista dei siti con valori conservazione degli habitat non sono in possesso uccelli migratori (D.P.R. 120/2003) di importanza naturali, nonché della flora dell’uso civico di pesca dell’Africa-Eurasia  Linee guida per la comunitaria nel e della fauna selvatiche nel (L’Aia, 15/08/1996) gestione dei siti Natura Lazio ai fini territorio europeo ad esclusivo uso di  Direttiva UE sulla 2000 (D.M. 03/09/2002) dell’inserimento  tutelare il territorio dal punto sostentamento. conservazione degli  D M 16 giugno 2005. nella rete ecologica di vista idrogeologico  Gestione delle attività habitat naturali e Linee guida di Natura 2000”  Assicurare una gestione subacquee di tipo socio seminaturali e della programmazione  Norme in materia di sostenibile del patrimonio ricreativo . flora e della fauna forestale. gestione delle risorse forestale. Individuazione di misure selvatiche (Direttiva  LEGGE 30 dicembre forestali L.R. 39/2002 precauzionali per evitare Habitat 1992/43/CE) 1923, n. 3267.  DGR 126/2005 Linee  Conferenza guida per la il danneggiamento delle Ministeriale per la redazione dei Piani specie vegetali e animali protezione delle di Gestione ed protette. foreste in Europa assestamento  Abbattimento del carico (Helsinki, 1993) forestale. di inquinanti.  Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico L.R. 24/98

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 Eurobats Agreement  Legge 30 dicembre 2008,  Norme in materia di  prevenire e combattere alla  Avvio di strategie mirate on the Conservation of n. 219 Ratifica ed aree naturali fonte le cause di per la gestione e Population of esecuzione della protette regionali, e significativa riduzione o conservazione del European Bats (1994) Convenzione sull'Istituto s.m.i. L.R. 29/97 perdita della diversità territorio e processi di  Convenzione sulla forestale europeo, fatta  Pianificazione biologica in considerazione monitoraggio mirati ad biodiversità delle a Joensuu il 28 agosto paesistica e tutela del suo valore intrinseco e individuare cause/effetti Nazioni Unite (Rio de 2003 dei beni e delle aree dei suoi valori ecologici, di fattori di degrado Janeiro, 1992)  Riordinamento e riforma sottoposti a vincolo genetici, sociali, economici, ambientale, dannosi per  Convenzione di Berna della legislazione in paesistico L.R. 24/98 scientifici, educativi, la risorsa relativa alla materia di boschi e di  Norme in materia di culturali, ricreativi ed estetici economico/sociale e conservazione della terreni montani Regio aree naturali  ridurre entro il 2010 il tasso di naturale dell’area. vita selvatica e Decreto protette regionali, e perdita della biodiversità a  Avviare un piano di dell'ambiente naturale  Ratifica della s.m.i. L.R. 29/97 tutti i livelli nella regione Pan- bonifica dei siti, in Europa (1979) Convenzione di Bonn (L.  L.R. 06 Agosto 1999, europea caratterizzati da un  Strategia Pan-Europea 42/1983) n. 14/b inquinamento localizzato per la diversità  Recepimento Direttiva Organizzazione delle principalmente a ridosso ecologica e Uccelli 1979/409/CE (L. funzioni a livello delle zone paesaggistica (Sofia, 157/1992) regionale e locale maggiormente 1995)  Decreto Legge 16 agosto per la realizzazione frequentate dai visitatori,  Strategia comunitaria 2006, n. 251 Disposizioni del decentramento attivazione di azioni per la diversità urgenti per assicurare amministrativo. d’informazione e biologica COM(1998) l'adeguamento  Tutela di alcune sensibilizzazione sui valori 42 dell'ordinamento specie della fauna ambientali.  Piano Strategico della nazionale alla direttiva minore L.R. 18/88  Avvio di processi culturali Convenzione sulla 79/409/CEE in materia di  DGR n.497/2007 - ed economici che diversità biologica conservazione della Attivazione e avvicinino la 1992 fauna selvatica. disposizioni per popolazione alle “buone  Piano d’azione  Legge quadro sulle aree l'organizzazione comunitario per la protette (L.394/1991) della Rete regionale pratiche” per Biodiversità COM(2001)  Ratifica accordo per il monitoraggio sostenibilità ecologica 162 Eurobats sulla dello stato di ed economico sociale  Piano d’azione dell’UE conservazione della conservazione degli del territorio. per le foreste popolazione dei pipistrelli habitat e delle  Avvio pratiche per un COM(2006) 302 europei (20/10/2005) specie della flora e comune “virtuoso” dal  Piano d’azione  D P R 11 febbraio 1987, n. della fauna - punto di vista ecologico, Arrestare la perdita di 184 Esecuzione del Direttiva 92/43/CEE, biodiversità entro il protocollo di LR 29/97 centro di riferimento per 2010 e oltre emendamento della  Norme in materia di le pratiche di COM(2006) 216 convenzione aree naturali convivenza con gli internazionale di Ramsar protette regionali, e ambienti acquatici in del 2 febbraio 1971 sulle s.m.i. L.R. 29/97 ambito urbano, di zone umide di  Norme per la tutela località turistica a importanza della fauna vocazione “ecologista”, internazionale, adottato selvatica e la a Parigi il 3 dicembre gestione di centro urbano rurale 1982 programmata che sia all’avanguardia  Ratifica dell’Accordo dell’esercizio nella conservazione sulla conservazione degli venatorio L.R. 2 naturale del territorio, uccelli migratori maggio 1995 n° 17 ma che tiene in vita la dell’Africa-Eurasia  DGR 651/2005 “ tradizione (L.66/2006) Adozione delle Adeguata zonizzazione  Legge 19 dicembre 1975, limitazioni dei  n. 874 Ratifica ed proposti SIC e delle dell’area protetta ai esecuzione della ZPS. Integrazione sensi della L.394/91 e L.R. convenzione sul deliberazione della 29/97 commercio DGR 2146/96”  Adeguamento delle internazionale delle  Regolamento di aree sensibili ai fini delle 111 specie animali e vegetali attuazione Diretive Habitat alla in via di estinzione, dell’articolo 36 della firmata a Washington il 3 legge regionale 28 zonizzazione previst dal Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

Salute Umana  Direttiva UE sulla  Legge quadro  Disposizioni in  evitare, prevenire o ridurre, valutazione e gestione sull’inquinamento materia di secondo le rispettive priorità, del rumore ambientale acustico (L. 447/1995) inquinamento gli effetti nocivi, compreso il (2002/49/CE)  D. L. 262/2002 e s.m.i., acustico per la fastidio, dell’esposizione al  Direttiva 2000/14/CE relativo all'emissione pianificazione ed il rumore ambientale; sul ravvicinamento acustica ambientale risanamento del  assicurare la tutela della delle legislazioni degli delle macchine ed territorio - modifiche salute dei lavoratori, delle Stati membri attrezzature destinate al alla legge regionale lavoratrici e della concernenti funzionamento 6 agosto 1999, n. 14 popolazione dagli effetti l’emissione acustica all'esterno. L.R. 18/2001 dell'esposizione a ambientale delle  Attuazione della direttiva determinati livelli di campi macchine ed 2002/49/CE relativa alla elettrici, magnetici ed attrezzature destinate determinazione e alla elettromagnetici - assicurare a funzionare all’aperto gestione del rumore la tutela dell'ambiente e del  Direttiva UE 2005/88/CE ambientale (D.L. paesaggio e promuovere modifica della Direttiva 194/2005) l'innovazione tecnologica e 2000/14/CE sul  Legge quadro sulla le azioni di risanamento ravvicinamento delle protezione dalle volte a minimizzare legislazioni degli Stati esposizioni a campi l'intensità' e gli effetti dei membri concernenti elettrici, magnetici ed campi elettrici, magnetici l’emissione acustica elettromagnetici (L ed elettromagnetici ambientale delle 36/2001) macchine ed  Fissazione dei limiti di attrezzature destinate esposizione, dei valori di a funzionare all’aperto attenzione e degli  Raccomandazione del obiettivi di qualità per la Consiglio del protezione della 12/07/1999 sui limiti popolazione alle d’esposizione del esposizioni ai campi pubblico ai campi elettrici e magnetici alla elettromagnetici frequenza di rete (50 Hz) (1999/519/CE) generati dagli elettrodotti (D.P.C.M. 08/07/2003);  Piano Sanitario Nazionale 2009  Piano Sanitario Regionale 2009/2011

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Emissioni clima -  Convenzione Quadro  Ratifica ed esecuzione  Legge finanziaria  Si persegue la riduzione dei alteranti sui Cambiamenti della Convenzione per la regionale per gas di serra causa principale Climatici delle Nazioni protezione della fascia di l'esercizio 2008 L.R. delle alterazioni climatiche Unite (Rio de Janeiro ozono Vienna 1985 (L. 26/2007 mondiali 1992, in vigore dal 277/1988)  L.R. 6/2008 1994)  Ratifica ed esecuzione Disposizioni regionali  Convenzione per la del Protocollo alla in materia di protezione della fascia Convenzione di Vienna architettura di ozono Vienna 1985 per la protezione sostenibile e di  Protocollo di Kyoto dell’ozonosfera relativo ai bioedilizia (1997) clorofluorocarburi  Protocollo di Montreal adottato a Montreal (1987) 1987(L. 393/1988)  Regolamento (CE) N.  Misure a tutela dell'ozono 2037/2000 sulle stratosferico e sostanze che riducono dell'ambiente (L 549/1993 lo strato di ozono e s.m.i.)  Istituzione di un sistema  Ratifica Protocollo di comunitario per lo Kyoto (L. 120/2002) scambio di quote di  Norme in materia emissioni dei gas a ambientale D. L.152/2006 effetto serra  Istituzione del Registro (2003/87/CE) nazionale dei serbatoi di  Programma europeo carbonio agroforestali sul cambiamento (D.M. 01/04/2008) climatico (2000, 2005)  Piano Nazionale per la  Piano di azione del riduzione delle emissioni Programma europeo di gas responsabili sul cambiamento dell’effetto serra: 2003- climatico COM(2001) 2010 (Delibera CIPE 580 19/12/2002)  Strategia comunitaria  Piano Nazionale di sul cambiamento Allocazione dei permessi climatico COM(2005) di emissione 2005-2007 35 (Decreto RAS/74/2006  Due volte 20 per il 2020 del 23/02/2006) - L'opportunità del  Piano Nazionale di cambiamento Allocazione dei permessi climatico per l'Europa di emissione 2008-2012 COM(2008) (D. Lgs. 216/2006)  Piano Energetico Regionale e relativo Piano d’Azione

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5 CONCLUSIONI: LA VALUTAZIONE

5.1 Valutazione degli effetti di piano

Secondo quanto indicato dalla Direttiva 2001/42/CE, nel rapporto ambientale devono essere “..individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o programma potrebbe avere sull'ambiente…”. Il punto f dell’All.1 specifica inoltre che siano vagliati i possibili effetti significativi sull'ambiente ed i possibili effetti in funzione delle variabili socio economiche locali. La valutazione delle interazioni viene concretizzata, per obiettivi ed azioni di piano, attraverso le seguenti matrici ove la valutazione delle interferenze si esplicita attraverso la legenda di seguito proposta che individua 5 tipologie di interazione, ciascuna associata ad un colore per facilitarne la visualizzazione e la comprensione dell’effetto generato.

5.2 Valutazione delle alternative di Piano

La fase di coinvolgimento e di confronto con gli attori locali, illustrata nel capitolo 1, ha consentito di raccogliere idee e proposte e di ipotizzare diverse alternative di attuazione del Piano. In particolare, sono stati individuati tre principali scenari, relativi all’attuazione/non attuazione del Piano: - ALTERNATIVA 0 - Nessuna attuazione; - ALTERNATIVA 1 - Attuazione del Piano secondo la formulazione originaria; - ALTERNATIVA 2 - Attuazione del Piano, integrato con contributi delle osservazioni. Il metodo utilizzato per la valutazione delle alternative è stato quello dell’analisi “multi criteri”, che considera, in una tabella a doppia entrata, da un lato, i diversi scenari ipotizzati e, dall’altro, i criteri di valutazione considerati. Tale analisi ha consentito di evidenziare la presenza di effetti (positivi o negativi, immediati o differiti, reversibili o irreversibili) sull’ambiente e il territorio con riferimento alle seguenti componenti: - RISORSE IDRICHE E DIFESA SUOLO; - POPOLAZIONE (SVILUPPO SOSTENIBILE E PARTECIPAZIONE); - BENI PAESAGGISTICI E CULTURALI; - BIODIVERSITA’ (FLOARE E FAUNA); - SALUTE UMANA; - EMISSIONI CLIMA ALTERANTI. In particolare, gli effetti delle diverse alternative di piano sono stati valutati utilizzando due Criteri (uno qualitativo e uno temporale): - Molto Positivi (verde), Positivi (verde chiaro), Neutri (giallo), Negativi (arancione), Molto Negativi (rosso); - Breve (B), Medio (M), Lungo termine (L) o Permanenti (P).

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La successiva tabella riporta i risultati dell’analisi multicriteriale dei diversi scenari.

PAESAGGISTICI PAESAGGISTICI

ALTERNATIVE ALTERNATIVE E IDRICHE RISORSE SUOLO DIFESA POPOLAZIONE (SVILUPPO E SOSTENIBILE PARTECIPAZIONE) BENI E CULTURALI BIODIVERSITÀ E FAUNA) (FLORA CLIMA EMISSIONI ALTERANTI UMANA SALUTE

0 L - P L L L - P L L

1 M B - M B - M B - M B - M B - M

2 M B - M B - M B - M B - M B - M

Come emerge dalla Tabella .: 1. Alternativa 0, comporterebbe gli impatti più negativi per l’ambiente, determinando in particolare un peggioramento della qualità delle risorse idriche e naturalistiche. 2. Alternativa 1, potrebbe produrre effetti positivi di tutela del sistema idrico, sul paesaggio e sulla biodiversità. Importante risulterà anche esser il supporto territoriale con la partecipazione attiva della popolazione locale. 3. Alternativa 2, comporterebbe degli effetti molto positivi sull’ambiente, consentendo di sviluppare una strategia di conservazione e sostenibilità ambientale condivisa, in grado di determinare un complessivo miglioramento rispetto alle condizioni attuali.

5.3 Indicazioni preliminari per il Monitoraggio Ambientale

L'Allegato VI, lettera i), del D.Lgs n. 152106 e s.m.i. prevede che nel RA vi sia una "descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi derivanti dall'attuazione del piani o del programma proposto definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare".

L'attività di monitoraggio verifica il grado di attuazione delle previsioni del Piano e l'efficacia delle azioni stesse, oltre che l'evoluzione del contesto, al fine di poter prevedere per tempo effetti negativi non previsti derivanti dall'attuazione del medesimo e di "riorientare" lo strumento qualora le sue previsioni si rivelino non adeguate o non più aggiornate alla situazione esistente. La suddetta attività richiede, quale presupposto essenziale, un quadro conoscitivo e di obiettivi di sostenibilità ambientale utili alla definizione di un opportuno insieme di indicatori ambientali.

A tal fine di seguito verranno descritte le attività di monitoraggio, come previsto dalla normativa e dalle indicazioni strategiche e metodologiche regionali, mirate a consentire una analisi continuativa ed efficace dello stato di salute generale dell’ambiente, alla luce degli

115 effetti indotti dall’attuazione delle previsioni del Piano della Riserva e delle sue normative e azioni progettuali. Dato il delicato equilibrio tra risorsa naturale e antropiche del territorio in esame il piano di monitoraggio dovrà essere uno strumento idoneo ed efficace per la rappresentazione dello stato di conservazione dei valori naturalistici del territorio alla luce dei parametri individuati di seguito elencati.

Attività di monitoraggio Flora e vegetazione: Lo stato di conservazione degli habitat e delle specie presenti deve subire un’adeguata azione di monitoraggio e valutazione delle eventuali modifiche dei parametri/indicatori utilizzati. Monitorare l'effetto delle pratiche adottate è ovviamente necessario per poter valutare la loro efficacia. Risulta quindi necessario individuare un insieme di indicatori utili a monitorare gli elementi vegetali e animali più importanti ai sensi della Direttiva Habitat. Di seguito si sintetizzano gli indicatori e i metodi di monitoraggio che si ritengono realizzabili; in particolare per le specie di Direttiva, è necessario effettuare periodici sopralluoghi che portino alla conoscenza della consistenza delle stesse sul campo. Mentre per specie a grande diffusione ci si può limitare a valutare l’estensione dell’areale all’interno della ZPS, per le altre si rende necessario rilevare nel tempo la reale consistenza numerica nei siti segnalati. In generale, si prevedono: - analisi delle ortofoto e delle carte vegetazionali e successivo confronto con la mappa di distribuzione e delimitazione delle diverse tipologie di habitat, al fine di verificarne l’eventuale variazione in termini di percentuale di copertura; - analisi delle ortofoto e individuazione della distribuzione delle specie alloctone vegetali; - verifica dello stato della vegetazione, negli ambiti forestali interessati da progetti specifici. In particolare si prevedono specifici piani di controllo per le aree di particolare pregio ambientale, come le fasce ripariali, i canneti e fragmiteti, e le residue aree boscate. Come indicatori dello status di conservazione di questi habitat meritevoli di conservazione vengono considerati: 1. estensione delle formazioni; 2. presenza/assenza di specie guida (a maggiore sensibilità, tolleranti ed esotiche); 3. indici di copertura totali delle specie guida in stazioni specificatamente individuate; 4. indicatori ambientali idrochimici e idrologici. Gli indicatori sono stati individuati tenendo conto della loro ripetibilità negli anni da parte del personale tecnico e di sorveglianza che opera in zona e dell’utilizzo di apparecchiature di rilevamento semplici ed economiche. Le attività di controllo saranno effettuate dai tecnici naturalisti della Riserva Naturale.

Fauna  Avifauna Il monitoraggio costante dell’avifauna nel lago di Posta Fibreno sarebbe utile a fini gestionali. In particolare la comunità ornitica dell’area dovrebbe essere mantenuta sotto controllo da apposite ricerche finalizzate alla conoscenza su lungo periodo degli uccelli acquatici svernanti, nonché sulle specie nidificanti anche nei dintorni; cioè quelle specie che pur non nidificando all’interno dell’area protetta e/o vincolata ne sono comunque legati. Importante sarebbe inoltre uno studio sulle migrazioni degli uccelli nell’area. Al tal fine sarebbe necessario effettuare una ricerca articolata su più piani ed eventualmente per più anni. Per il primo anno la ricerca dovrebbe comprendere dodici mesi consecutivi. Per un totale di 80 giornate di raccolta dati sul campo più 30 giorni

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consecutivi (ad es. marzo – aprile) per un primo studio sulle migrazioni. La ricerca generale dovrebbe prevedere la presenza di almeno due ornitologi per uscita. La parte sulla migrazione anche la presenza di più persone. Necessari 45 giorni di rielaborazione dei dati. Si rende inoltre necessaria la creazione di un programma di inanellamento mirato e studiare le popolazioni di uccelli durante il loro spostamento tra i quartieri di svernamento e di nidificazione. L’istituzione di una stazione di inanellamento permetterà di determinare inoltre l’andamento di alcuni dati morfometrici e fisiologici importanti: es. Analizzando l’andamento del grasso sottocutaneo (misurazione prevista per ogni uccello inanellato) durante il periodo di permanenza all’interno dell’area di una data specie, si può determinare la qualità e la quantità delle risorse trofiche presenti nella zona occupata dalla specie di interesse. Comparando inoltre i dati relativi all’andamento del grasso sottocutaneo in anni diversi, si otterranno importanti informazioni sull’andamento delle risorse trofiche nel susseguirsi degli anni.  Erpetofauna Al fine di avere una mole costante di informazioni sull’erpetofauna del lago di Posta Fibreno, bisognerebbe raccogliere e conservare, con gli appositi metodi, tutti gli individui accidentalmente ritrovati morti avendo cura di riportare sul contenitore la data, il nome del raccoglitore e la località di ritrovamento. Discorso analogo per gli individui fotografati o comunque incontrati vivi. Altra azione utile sarebbe, soprattutto per gli anfibi, monitorare i siti di riproduzione noti nei periodi adatti per confermare di anno in anno la presenza delle specie.  Ittiofauna Al fine di valutare la conservazione dell’ecosistema naturale dell’area protetta costituita perlopiù da habitat acquatici si ritiene necessario mettere in atto un’attività di monitoraggio dell’ittiofauna presente seguendo la seguente metodologia operativa: - Monitoraggio dello stato delle popolazioni e delle comunità ittiche presenti nella Riserva; - Monitoraggio sui fattori di pressione, naturali e non; - Realizzazione e aggiornamento della carta ittica della Riserva.

Risorse Idriche Viste le criticità sopra citate si rende necessario attuare attività di monitoraggio atte a prevenire qualsiasi causa naturale o antropica che possa danneggiare il delicato equilibrio dell’ecosistema lacustre. Le azioni del monitoraggio dovranno prevedere: - l’installazione di una rete di stazioni pluvio- termometriche al fine di poter ricostruire l’andamento delle precipitazioni e delle temperature su scala locale. - l’installazione di un registratore digitale delle altezze dei livelli piezometrici, ciò sarà di utilità per valutare i potenziali idraulici dell’acquifero. - l’installazione di una sonda multiparametrica per quantificare le variazioni idrochimiche dell’acqua in tempo reale per prevenire un rischio di inquinamento della risorsa per introduzione di sostanze chimiche tossiche a monte, nell’area di ricarica dell’acquifero carsico del lago di Posta Fibreno. - L’esecuzione di analisi biochimiche delle acque sorgentizie, del lago e dei corsi d’acqua principali (immissari (Dova, Carpello) ed emissari (fiume Fibreno), a cadenza periodica da valutare.

Attività agricole Uno degli obiettivi perseguiti dal Piano della Riserva è quello di favorire la conservazione e la promozione delle attività agricole tradizionali, che hanno influito sulla genesi dell’attuale paesaggio rurale.

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Per tali controlli si fa riferimento alle attività di monitoraggio effettuate istituzionalmente dall’Agenzia Regionale Parchi del Lazio (ARP) e dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura del Lazio (ARSIAL), integrate dalle attività effettuate dagli uffici tecnici della Riserva.

Altre attività antropiche e di fruizione del territorio Le attività economiche compatibili con la tutela dell’ambiente saranno incentivate e periodicamente monitorate. Tale azione sarà svolta tramite la verifica periodica del numero di aperture nuove attività, attraverso il controllo di autorizzazioni/nullaosta/ecc.

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ALLEGATI: ELABORATI CARTOGRAFICI

ELENCO ELABORATI Piano Programma (tav. 9.2) Rapporto Ambientale Sintesi non Tecnica Studio d’Incidenza Tavole grafiche: 1 - Inquadramento territoriale 2 - PTP vigente; 3.1 - PTPR tav. A 3.2 - PTPR tav. B 3.3 - PTPR tav. C 4.1 - Piano Autorità di Bacino 4.2 - Vincolo Idrogeologico 5 - PRG vigente e Zone di Riserva 6.1 - Fasce altimetriche da CTR 1:10 000 6.2 - Carta Idrogeologica 6.3 - Analisi, Carta Geologica, Idrologica, Geomorfologica 6.4 - Analisi vegetazione 6.5 - Analisi aree di particolare importanza naturalistica 6.6 - Analisi valori naturalistici 6.7 - Analisi carta habitat Natura 2000 SIC/ZPS IT 6050015 “ Lago di Posta Fibreno” 6.8 - Analisi carta della fauna di Direttiva ( Habitat e uccelli) SIC/ZPS IT 6050015 “ Lago di Posta Fibreno” 6.9 - Analisi territorio agricolo e paesaggi rurali 6.10 - Analisi ricognizione dei Beni architettonici territoriali 6.11 - Analisi occupazione del suolo per usi urbani 6.12 - Analisi tipologie della costruzione insediativa attuale e luoghi specializzati 7 - Schema di Piano 8 - PTPR tav. A con zonizzazione 8.1 - PTPR tav. B con zonizzazione 8.2 - PTPR tav. C con zonizzazione

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