CastaneaISSN: 2284-4813 NEWSLETTER CENTRO REGIONALE DI CASTANICOLTURA

N. 6 - MAGGIO 2016

Castanicoltura da frutto nel

Castagna del Monte Amiata IGP

Caratteristiche e impieghi del legno di castagno

Capanne di Marcarolo: dai cistercensi ad oggi Castanea

Issue 06 - May 2016

Direttore Scientifico - Editorial Chief Giancarlo Bounous

Comitato Scientifico - Editorial Board Dario Adamo, Comunità Montana Alpi del Mare, Alberto Alma, University of Torino, Italy Gabriele L. Beccaro, University of Torino, Italy Igor Boni, IPLA, Italy Denis Fulbright, Michigan State University, USA Paolo Gonthier, University of Torino, Italy Zeljko Prgomet, Polytechnic of Rijeka, Croatia Enrico Raina, Regione Piemonte, Italy Marco Rocca, Regione Piemonte, Italy

Redazione - Editorial Office M. Gabriella Mellano Alessandro K. Cerutti Dario Donno

Direttore Responsabile - Managing Editor Gabriele L. Beccaro

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ISSN: 2284-4813 (online version) EDITORIALE

IL RILANCIO POSSIBILE DELLA CASTANICOLTURA ITALIANA

L’ultimo resoconto relativo ai risultati della lotta biologica al Dryocosmus kuriphilus, nel febbraio scorso, ha evidenziato un effetto positivo tale da decretare la fine dell’emergenza cinipi- de. In realtà l’Associazione Nazionale Città del Castagno, a cui aderiscono oltre un centinaio di enti locali distribuiti lungo tutto l’arco del territorio nazionale, può delineare relativamente alla diffusione del cinipide un quadro che divide l’Italia in due par- ti: una situazione positiva in tutto il Nord fino all’Appennino set- tentrionale, versante emiliano, una situazione ancora critica nel Centro –Sud con alcune situazioni di grossa infestazione. A livello operativo è ora necessario considerare due punti chia- ve: il primo consiste nel mantenere produttivi i campi di riprodu- zione del Torymus sinensis realizzati con i fondi del Ministero al fine di assicurare il pieno successo della lotta in tutte le regioni; il secondo consiste nel fare proposte per un effettivo rilancio della castanicoltura nazionale e dei territori montani che in essa pon- gono una delle principali risorse di riscatto. In questa seconda direzione si deve lavorare in modo sinergico per evidenziare e iniziare a considerare le numerose problemati- che e azioni da realizzare su tutto il territorio nazionale. Fra que- ste si ricordano: il recupero delle selve castanili in base alle voca- zionalità individuate dai piani locali o dal catasto dei castagneti (castagneti da frutto produttivi, castagneti ad uso turistico/ na- turalistico, cedui e boschi d’alto fusto da legno e biomasse); la realizzazione di nuovi impianti da frutto razionali e meccanizzabili in aree vocate e abbandonate dall’agricoltura moderna; l’au- mento e il miglioramento qualitativo e sanitario delle produzioni frutticole e legnose; l’aumento della redditività delle produzioni e delle attività collegate alla castanicoltura; la valorizzazione tu- ristica dei territori evidenziando il paesaggio, la cultura locale e le produzioni tipiche; la sostenibilità ambientale di una corretta castanicoltura. In questa direzione l’Associazione Nazionale Città del Castagno, in sinergia con il Centro Regionale di Castanicoltura e con le numerose rappresentanze del sistema castanicolo italiano con- tinua a lavorare.

Ivo Poli – Presidente Luigi Vezzalini – coordinatore Tecnico

Associazione Nazionale Città del Castagno 2 3 MAY 2016 N° 6 SUMMARY

RUBRICA: PRODOTTI CASTANICOLI ITALIANI DOP E IGP Castagna del Monte Amiata IGP E. Bellini 4 Centro di Studio e Documentazione sul Castagno FOCUS CASTANICOLTURA DA FRUTTO NEL LAZIO Cultivation of the chestnut in Lazio V. Cristofori, S. Gasbarra, S. Bizzarri

Il Lazio apporta un importante contributo alla castanicoltura nazionale con pro- duzioni medie annue che prima dell’avvento del cinipide galligeno si attesta- vano a circa 8.000 tonnellate. La castanicoltura laziale si concentra prevalen- temente in alcune aree vocate del Viterbese, del Reatino e della provincia di 6 Roma, dove alimenta un mercato di lunga tradizione.

Technology CARATTERISTICHE E IMPIEGHI DEL LEGNO DI CASTAGNO Properties and main uses of sweet chestnut wood F. Negro, R. Zanuttini

Per molte aree rurali e montane il legno di castagno ha rivestito, nell’Italia del secolo scorso, un’importante funzione socio-economica. Oggi le sue peculiarità lo rendono idoneo sia per impieghi tradizionali sia per l’uso in prodotti ingegneriz- zati. La sua importanza è legata alla grande disponibilità sul territorio nazionale, ove è ampiamente distribuito negli ambienti collinari e sub-montani, e alle sue 8 caratteristiche.

Genetic resources CAPANNE DI MARCAROLO: DAI CISTERCENSI AD OGGI Capanne di Marcarolo: from Cistercian to date G. Repetto

Oggi, nella zona di Marcarolo e dell’Oltregiogo in generale, al di là della soprav- vivenza di alcuni esemplari di piante secolari, non esiste più alcuna castanicol- tura. Il tentativo di diffondere in modo capillare sulla montagna di Marcarolo l’agricoltura e la pastorizia risale al XII - XIII secolo, quando, sotto la spinta dei monaci cistercensi delle abbazie di Tiglieto e di Rivalta Scrivia, si produsse l’inse- diamento “a cascine sparse” , con una conseguente profonda trasformazione 12 dell’ecosistema montano. 4

Rubrica: prodotti castanicoli italiani dop e igp LA CASTAGNA DEL MONTE AMIATA IGP

E. BELLINI PRESIDENTE CENTRO DI STUDIO E DOCUMENTAZIONE SUL CASTAGNO www.centrostudicastagno.it

Riconoscimento tica; pericarpo di media Cenni produttivi e aspetti La “Castagna del Monte consistenza, con striature commerciali Amiata” è stata la quarta in rilievo di colore rossastro; La produzione unitaria delle 16 eccellenze ca- episperma di colore ava- massima non dovrà supe- stanicole DOP e IGP ad na o marrone, facilmente rare i 12 kg/pianta e 1,8 essere riconosciuta dalla asportabile; polpa di colo- t/ttaro. La conservazione Unione Europea al nostro re bianco crema, dal sa- del prodotto dovrà essere Paese. pore particolarmente dol- fatta mediante curatura ce e delicato. Varietà di in acqua fredda per non Areale di produzione grande pregio, essenzial- più di sette giorni o steri- L’areale di produzione mente per il consumo fre- lizzazione con bagno in della “Castagna del Mon- sco e anche per l’industria acqua calda e successi- te Amiata IGP” interessa dolciaria. vamente in acqua fredda le province di Grosseto e “Bastarda Rossa”. Frutto di senza aggiunta di alcun Siena come segue: l’intera pezzatura medio-grossa; additivo e seguendo la circoscrizione dei comuni forma ovale, con apice corretta tecnica locale. È di Arcidosso, Casteldel- poco pronunciato; peri- ammessa la conservazio- piano, Santa Fiora, Seg- carpo persistente, di co- ne tramite surgelazione se- giano e parte del territorio lore rossastro, con striature condo le modalità previ- dei comuni di Cinigiano e marroni poco evidenti al ste per i prodotti surgelati. Roccalbegna in provincia tatto; episperma piuttosto La “Castagna del Monte di Grosseto; i comuni di aderente, di colore ava- Amiata IGP” deve essere Castiglione d’Orcia, Ab- na, con difficoltà media di confezionata in conteni- badia S. Salvatore e Pian- asportazione; polpa di co- tori per alimenti a retina. castagnaio in provincia di lore crema chiaro e sapo- Detti contenitori devono Siena. re dolce. Varietà di buon essere chiusi e sigillati. Il pregio, diffusa anche per il sigillo, oltre al bollo di ga- Varietà afferenti all’IGP consumo fresco. ranzia, è costituito da una Afferiscono alla “Castagna “Cecio”. Frutto di pezzatu- etichetta inamovibile che del Monte Amiata IGP” le ra grossa; forma globosa; deve riportare le seguenti seguenti varietà di cui si pericarpo bruno-rossastro; indicazioni: A) “Castagna riportano le essenziali ca- episperma di colore fulvo del Monte Amiata IGP”; ratteristiche agro-bio-po- chiaro, facilmente aspor- B) obbligo di inserire nel- mologiche. tabile; polpa di colore cre- la etichetta il nome della “Marrone”. Frutto di pezza- ma chiaro, dolce. Varietà varietà; C) nome, cogno- tura generalmente grossa; precoce, di buon pregio, me o ragione sociale del forma da obovata-roton- utilizzata per il consumo produttore; D) quantità di deggiante a ovale-ellit- fresco e per l’industria. prodotto contenuta. 5 6

FOCUS

Cultivation of the chestnut in Lazio CASTANICOLTURA DA FRUTTO NEL LAZIO V. CRISTOFORI1, S. GASBARRA2, S. BIZZARRI3

1Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE). Università degli Studi della , Via San Camillo de Lellis snc, 2Centro di Formazione e Assistenza allo Sviluppo (Ce.F.A.S.). Azienda Speciale CCIAA, Viale Trieste 127, Viterbo 3ARSIAL (Agenzia Regionale Sviluppo Innovazione Agricoltura Lazio) Centro provinciale di Viterbo. Via Matteotti 73, Viterbo

The chestnut tree was present in the Lazio region in ancient times, and its cultivation techniques were already known in the fourth century BC. Cur- rently the chestnut in Lazio covers about 5,600 hectares, and the varietal platform is the result of a selection process from wild populations that was conducted for centuries. In Viterbo the chestnut is concentrated in the Cimini area and the varietal heritage is represented by very few cultivars, two of which, “Chestnut” tipo- logy and “Marrone viterbese”, representing more than 90% of the orchards. In the , the “Marrone of Antrodoco” and “Borgovelino” are the dominant cultivars, while a marginal chestnut cultivation, important for local economies, is also present in the provinces of and Frosinone. In these areas there are also some different varietal entities, which deserve to be explored to promote the selection of genotypes improved for agrono- mic characters, yield and fruit quality, and lower susceptibility to pests and diseases. 7 IN PRIMO PIANO Il Lazio apporta un importan- e dalla Castagna di Terelle produttive, elevata qualità te contributo alla castanicol- nel Frusinate (Cristofori et al., dei frutti e minore suscetti- tura nazionale con produzio- 2009). bilità a cinipide. A tal fine è ni medie annue che prima Negli ultimi anni anche la ca- dunque in corso un’attività dell’avvento del cinipide stanicoltura laziale è interessa- di fenotipizzazione di 32 ac- galligeno si attestavano a ta da una crisi produttiva dovu- cessioni tra cultivar nazionali, circa 8.000 tonnellate. La ta all’introduzione accidentale ibridi euro-giapponesi e se- castanicoltura laziale si con- del cinipide del castagno. lezioni in collezione presso il centra prevalentemente in L’elevata suscettibilità del centro dimostrativo ARSIAL alcune aree vocate del Vi- castagno europeo al cinipi- di (VT). I rilievi, da terbese, del Reatino e della de, e la ridotta base gene- condurre su base plurienna- provincia di Roma, dove ali- tica attualmente presente le, consentiranno l’individua- menta un mercato di lunga nei castagneti laziali, hanno zione di genotipi migliorativi tradizione (Figura 1). L’assorti- contribuito al rapido insedia- da destinare ad un eventua- mento varietale laziale è ba- mento del fitofago dannoso. le turnover varietale o alla sato su cultivar appartenenti Tra le strategie da adottare costituzione di nuovi impianti alle tipologie produttive del per attenuare tale proble- specializzati. marrone e della castagna. matica fitopatologica, oltre 1L’attività è finalizzata al contenimento Dal 1930 ad oggi, il quadro alla diffusione di predatori nell’uso dei prodotti fitosanitari e degli in- varietale si è modificato per terventi rivolti al controllo della Pammene naturali già in atto da qual- fasciana L. in quanto il periodo di sfarfalla- l’aumento della produzione che anno e alla contestuale mento della cidia di norma coincide con la di marroni, che costituivano fase di ovideposizione del parassitoide del- maggiore attenzione rivolta la vespa galligena, il Torymus synensis e ciò allora poco meno di un terzo a razionalizzare gli eventuali potrebbe inficiare i risultati dei lanci. della produzione comples- siva e sono ora circa il 50% (Muganu et al., 2005). Una terza cultivar, il Primotico, è tradizionalmente coltivata e apprezzata per la sua quali- tà e precocità di maturazio- ne, ma la sua presenza si è costantemente ridotta a fa- vore del Marrone Fiorentino, a causa di alcuni problemi agronomici e di conservabi- lità del frutto. Tra i marroni laziali si distin- guono, oltre al Primotico e al Marrone dei Monti Cimi- ni (VT), il Marrone di Latera (VT), il Marrone di Antrodoco e di Borgovelino (RI), il Mar- rone di Cave e Segni (RM), trattamenti fitosanitari per il Bibliografia [1] Muganu M., Cristofori V., Bertazza G., il Marrone di Arcinazzo ro- contenimento delle cidie (è Graziosi P., Bignami C., 2005. Caratterizza- mano e la Gentile dei Monti in atto un piano di monito- zione e valutazione qualitativa di germo- plasma di castagno (Castanea sativa Mil- della Tolfa (RM). La tipolo- raggio dall’anno 2013 a cura ler) del Lazio. IV° Convegno Nazionale sul gia castagna è invece rap- del CeFAS Az. Speciale della Castagno, Montella (AV), 20-22 Ottobre 2005. Atti, pp. 281-284. presentata dalla Castagna CCIAA di Viterbo1), è indi- DOP di Vallerano (VT), dalla spensabile valutare sul terri- [2] Cristofori V., Cappelletti A., Ferramondo S., Gasbarra S., Rugini E., 2009. Caratteriz- Castagna dei torio castanicolo regionale zazione carpologica di ecotipi di castagno (VT), dalla Rossa del Cico- l’adattabilità di cultivar, sele- da frutto dei Monti Cimini. V° Convegno Nazionale sul Castagno, I° European Con- lano (RI), dalla Castagna zioni ed ecotipi che presen- gress on Chestnut. Cuneo, 14-16 Ottobre dei (RM) tano buone caratteristiche 2009. Atti, pp. 239-245.

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TECHNOLOGY

Properties and main uses of sweet chestnut wood CARATTERISTICHE E IMPIEGHI DEL LEGNO DI CASTAGNO F. NEGRO, R. ZANUTTINI

Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari, Universita’ degli Studi di Torino

Being widely distributed on the Italian territory the sweet chestnut has always been and still is a fundamental resource for the national timber sector. The valuable appearance of its wood, due to the light color and to the evident veining, a good natural durability and its interesting mechanical properties make it suitable for several applications. Poles are the main commercial assortments, while sawn timber for joinery and structural beams are also diffused; recently the sweet chestnut wood has been tested for the manu- facturing of engineered products belonging to the family of glue laminated wood. Other assortments are less common, while tannin extraction still con- stitutes a relevant niche. This contribution briefly describes the main featu- res of the sweet chestnut wood in order to present a synthetic overview of this important timber. 9 TECNOLOGIA Per molte aree rurali e mon- golare; la tessitura è piuttosto tane il legno di castagno ha grossolana e la venatura evi- rivestito, nell’Italia del secolo dente per le ampie dimensioni scorso, un’importante funzione dei vasi del legno primaticcio. socio-economica. Oggi le sue Di apparenza simile al rovere, peculiarità lo rendono idoneo è tuttavia più leggero e non sia per impieghi tradizionali sia evidenza i grossi raggi paren- per l’uso in prodotti ingegneriz- chimatici (specchiature delle zati. superfici di taglio radiale).

La sua importanza è legata alla grande disponibilità sul territorio Caratteristiche tecnologiche nazionale, ove è ampiamente Le caratteristiche più rilevan- distribuito negli ambienti colli- ti ai fini tecnologici sono la nari e sub-montani, e alle sue buona durabilità naturale del caratteristiche: esso presenta durame e gli elevati valori di infatti interessanti proprietà tec- resistenza meccanica (resi- nologiche, è di facile lavora- stenza a flessione statica di 86 zione e risulta adatto a svariati N/mm2) in rapporto ad una impieghi in cui assolve funzioni massa volumica contenuta estetiche e prestazionali. (circa 580 kg/m3 se essiccato ad umidità normale). I ritiri dimensionali determina- Caratteristiche macroscopiche ti dalla riduzione dell’umidità Il legno di castagno (Castanea sono medio-bassi (assiale: 0,6%; sativa Mill.) è di colore bian- radiale: 4,1%; tangenziale: 6,1%; co-giallastro o citrino nell’al- volumetrico medio: 10,8%). burno (poco esteso) e marrone L’essiccazione non è agevole chiaro o bruno più o meno in- a causa della presenza di tille tenso nel durame. che ne occludono i grossi vasi, Gli accrescimenti, ad anello po- mentre l’elevato contenuto di roso, ben marcati e percettibili estrattivi e tannini è all’origine ad occhio nudo, sono spesso della formazione di macchie e di ampiezza maggiore di 3 mm fenomeni di corrosione dei me- e presentano andamento irre- talli.

Figura 1. A sinistra: catasta di tronchi di castagno. A destra: sezione trasversale di legno di castagno.

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Figura 2. A sinistra: travatura di castagno. A destra: boules di tavolame di castagno per falegnameria. La cipollatura, ovvero una Gli assortimenti da segagio- di castagno di provenienza discontinuità tra anelli di ac- ne trovano ampio impiego, nazionale. crescimento adiacenti che specie in alcune aree ge- Oltre al massiccio oggi il le- si sviluppa lungo l’asse del ografiche, ad esempio nel gno di castagno trova spazio fusto, rappresenta il princi- Centro Italia e nelle zone anche per realizzare prodotti pale difetto e ne può deter- prealpine, in cui l’uso del ca- ingegnerizzati riferibili alla tec- minare un notevole deprez- stagno è consolidato. nologia del lamellare, impie- zamento. gati sia per la produzione di Il tavolame da falegnameria serramenti che come elemen- è destinato principalmen- ti strutturali. te alla produzione di mobili, Impieghi Gli assortimenti da trancia- elementi per serramenti, par- Il principale sbocco com- tura (generalmente di im- quet e doghe per contenitori merciale del legno di casta- portazione) e per pannelli vinari come botti o barrique. gno è la paleria, apprezzata sono meno frequenti, men- sia per il tradizionale uso in tre riveste ancora una certa Nell’ambito dell’impiego frutteti, vigneti, tutori nelle importanza l’estrazione del strutturale è di recente di- piantagioni di arboricoltura tannino, utilizzato in partico- venuto possibile apporre la e recinzioni, sia per la realiz- lare per l’industria alimenta- marcatura CE a travi Uso Fiu- zazione di opere di ingegne- re, della concia e degli ade- me e ai segati a spigolo vivo ria naturalistica. sivi. Nelle suddette applicazioni, infatti, le buone caratteristiche meccaniche e di durabilità garantiscono un lungo perio- do di esercizio dei pali di ca- stagno.

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GENETIC RESOURCES

Capanne di Marcarolo: from Cistercian to date CAPANNE DI MARCAROLO: DAI CISTERCENSI AD OGGI G. REPETTO

Filosofo e storico del territorio

On Marcarolo’s mountains agriculture and sheep farming were diffused by Cistercian monks in the Middle Ages producing that particular kind of sett- lement “by farmhouses scattered” which still now it’s possible to see on the ground. The basis of this economy was the chestnut grove that monks rent to the peasants in exchange for a certain amount of dried chestnuts. And the chestnuts, as documents of the age say, were the chief nourishment of poor people. From the XVI century a great concentration of property be- gan: it made the peasants more and more poor, but it gave to the few great owners the opportunity to transform their farms in a much modern pro- ductive way. And also in this situation chestnuts saved the peasants from the hunger till the first years of the twentieth century, when a parasitary in- fection destroyed the Marcarolo’s great chestnut groves. Today in the area of Marcarolo and, generally, of the Oltregiogo, except some specimens of secular trees, there isn’t any chestnut growing. 13 RISORSE GENETICHE Il tentativo di diffondere in modo capillare sulla monta- gna di Marcarolo (AL) l’agri- coltura e la pastorizia risale al XII - XIII secolo, quando, sotto la spinta dei monaci cistercensi delle abbazie di Tiglieto e di Rivalta Scrivia, si produsse l’insediamento “a cascine sparse” che ancora oggi è possibile riconoscere, con una conseguente pro- fonda trasformazione dell’e- cosistema montano. Il perno di questa economia Che ruolo avessero le casta- In collaborazione con il DISA- è il castagneto, che i monaci gne nell’economia locale FA dell’Università degli Studi e i feudatari locali davano in del tempo lo testimoniano di Torino è stato realizzato affitto ai contadini in cambio le informazioni che ci forni- uno studio di individuazione, di un determinato quantitati- sce il cartulario ovadese tar- descrizione, conservazione e vo di castagne secche. do duecentesco del notaio caratterizzazione del germo- Giacomo di Santa Savina plasma castanicolo del terri- Spesso si trattava di contrat- dal quale si evince che era- torio del Parco Naturale delle ti di colonia parziaria per cui no frequenti i versamenti di Capanne di Marcarolo. Ol- ben due terzi del prodot- canoni in castagne e che tre alla descrizione dello sta- to andavano al padrone. le castagne erano l’alimen- to fitosanitario di esemplari E sebbene l’affittuario rica- to base, e talora il solo, dei secolari, sono state descritte vasse dal bosco altre risorse meno abbienti. le caratteristiche qualitative come legna, strame (giassu, Ma è a partire dal XVI se- delle produzioni: castagne cioè foglie secche) e forag- colo che si assiste al vero e di piccole dimensioni, con gio, difficilmente riusciva a proprio accentramento della distacco dell’episperma mantenere la propria indi- proprietà, che se da un lato mediamente difficile, dolci e pendenza: bastava un catti- impoverisce ulteriormente i con una composizione lipidi- vo raccolto a farlo indebita- contadini dall’altro dà ai po- ca tale da favorirne la con- re e a costringerlo a cedere chi grandi proprietari la pos- servazione come prodotto anche i suoi lotti di terra al sibilità di impostare le loro essiccato. Gli acidi grassi proprietario più potente. aziende secondo criteri pro- presenti in maggior quanti- duttivistici più moderni. tà in queste castagne infatti sono risultati l’oleico (47%), il E ancora una volta è la ca- palmitico (36%) e il linoleico stagna a salvare i contadini (10%). Stearico, eicosenoico, dalla fame, almeno fino alla palmitoleico, arachidico e grande crisi degli anni tren- behenico erano presenti in ta del Novecento quando quantità più ridotte. un’infezione parassitaria di- Soltanto un progetto piena- strusse i grandi castagneti mente condiviso dalle am- della montagna di Marcaro- ministrazioni locali e da qual- lo. che coraggioso contadino Oggi, nella zona di Marca- di montagna potrebbe, nel- rolo e dell’Oltregiogo in ge- la situazione in cui ci trovia- nerale, al di là della soprav- mo, riannodare il filo di una vivenza di alcuni esemplari storia millenaria che forse ha Si ringrazia il Parco delle Capanne di Mar- carolo per la gentile concessione nell’uso di piante secolari, non esiste ancora qualcosa da dire. delle foto riprodotte in questo articolo. più alcuna castanicoltura. CENTRO REGIONALE DI CASTANICOLTURA www.centrocastanicoltura.unito.it