PRIMO CONTI UN ENFANT PRODIGE ALL’ALBA DEL NOVECENTO PALAZZO MEDICEO PATRIMONIO MONDIALE UNESCO

Ringraziamenti UN ENFANT PRODIGE Un ringraziamento particolarmente sentito a Maria Chiara Berni, indispensabile guida PRIMO CONTI ALL’ALBA DEL NOVECENTO nell’Archivio Primo Conti, generosa e sapiente custode delle memorie dell’artista 9 LUGLIO – 2 OTTOBRE 2016 Un ringraziamento molto speciale a Paolo Farinella, per la pazienza e l’assistenza du- rante la realizzazione del catalogo

Si ringraziano i musei le istituzioni pubbliche e private, i collezionisti che hanno gene- rosamente concesso il prestito delle loro opere Arteelite, Savona Seravezza - Palazzo Mediceo, Patrimonio Mondiale Unesco 800/900 Artstudio, Livorno/Lucca 9 luglio - 2 ottobre 2016 Collezione Banca Monte dei Paschi di Siena Collezione C. R. Pistoia e della Lucchesia Mostra a cura di Collezione Gori - Fattoria di Celle, Pistoia Nadia Marchioni Collezione M. Carpi, Roma In collaborazione con la Fondazione Primo Conti, Fiesole Collezione Massano Collezione Tullia Vallecchi Comitato scientifico e di consulenza Convento di Santa Maria Novella, Firenze Carlo Sisi, Presidente Farsettiarte, Prato Maria Chiara Berni Fondazione Primo Conti, Fiesole Gloria Manghetti Futur-Ism Associazione Culturale, Roma Elisabetta Palminteri Matteucci Istituto Matteucci, Viareggio Andrea Tenerini Museo Soffici, Poggio a Caiano S.I.A.E. - Biblioteca e Museo teatrale del Burcardo INFO Società di Belle Arti, Viareggio Fondazione Terre Medicee Palazzo Mediceo di Seravezza Si desidera inoltre ringraziare Patrimonio Mondiale Unesco Filippo Bacci di Capaci tel. 0584 -757443 Giovanna Bacci di Capaci [email protected] Andrea Baldinotti [email protected] Patrizia Balocchini www.palazzomediceo.it Lorenzo Belli Alessandra Belluomini Pucci Antonio Berni Ufficio Stampa ILOGO Prato Luigi Corsetti Frediano Farsetti Assicurazione Leonardo Ghiglia Willis Group Daniela Montemagno Art –Jewellery & Specie, Roma Marco Moretti Eleonora Barbara Nomellini Trasporti Filippo Pananti Art Moving Consulting Antonio Pieri Services for Fine Art Moving Daniele Tiscione Galatea, Forlì Cristina Tuci

Allestimenti Si ringraziano per il supporto Fotografico Allestend, Lucca Claudio Giusti FGE C. Cantini Coordinamento Allestimenti Fabrizio Lucarini Arch. Andrea Tenerini

Immagine Coordinata Catalogo a cura di Pacini Editore Srl Nadia Marchioni

Restauri Testi di L’Atelier s.n.c., Firenze Nadia Marchioni Andrea Tenerini

Mostra realizzata da © Copyright 2016 Fondazione Terre Medicee - Comune di Seravezza

ISBN 978-88-7781-905-5 CITTÀ DI SERAVEZZA TERRA MEDICEA - CITTÀ DEL MARMO MEDAGLIA D’ARGENTO AL MERITO CIVILE Progetto grafico e realizzazione editoriale

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Fotolito e Stampa Industrie Grafiche Pacini

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Responsabile editoriale Federica Fontini

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Introduzioni Riccardo Tarabella 5 Gloria Manghetti 7

Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 9 Nadia Marchioni

Il Maggio Versiliese nell’opera di Primo Conti 27 Andrea Tenerini

Catalogo 31

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Presentazione

Seravezza, estate 2016, Fondazione Terre Medicee, Palazzo Mediceo, enfant prodige: Primo Conti. Ecco svelato il nome dell’artista che questa estate sarà il protagonista assoluto della nostra esposizione, proposto all’attento pubblico che dopo gli indiscussi successi delle passate stagioni estive, sappiamo sa riconoscere e apprezzare le nostre scelte. Ancora un artista legato alla Versilia e fortemente motivato dagli incontri e dalle frequentazioni con i nomi più importanti della cultura di inizio Novecento. Un enfant prodige che è interessante scoprire nel suo percorso artistico e che piace proporre nel periodo più significativo della sua carriera, dagli esordi fino agli anni Trenta. Ancora un lavoro di qualità che sento di legare a tutte le figure che hanno lavorato e stanno lavorando alla riuscita di questo evento e in particolare alla curatrice dott.ssa Nadia Marchioni che ringrazio per la disponibilità e la competenza messa in campo. Così come ringrazio coloro che hanno dato le disponibilità delle opere e in particolare la Fondazione Primo Conti per l’indi- spensabile contributo al progetto. E infine un pensiero, alla vigilia della prima esposizione cui assisterò come Sindaco di questa Città: è veramente soddisfacente constatare quanta affinità esista tra le accoglienti mura del nostro Palazzo Mediceo, riconosciuto Patrimonio Mondiale UNESCO, e le opere che per i mesi estivi ne ravviveranno l’ambiente, un vincolo di qualità tra storia e arte, rinnovato nel tempo e che Primo Conti, con la sua arte, saprà confermare.

Riccardo Tarabella Sindaco di Seravezza

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Il progetto di dedicare a Primo Conti un’esposizione che intende illustrare i primi trent’anni della sua attività artistica ha tro- vato immediato ed entusiasta consenso da parte della Fondazione Primo Conti e del Direttore scientifico del suo Museo, Carlo Sisi. L’istituzione fiesolana è infatti da sempre attenta alle iniziative che, attraverso un serio impegno di ricerca, permettono di far conoscere il nome e l’opera del Maestro a cui dal 1980 è intitolata la Fondazione. E la mostra Primo Conti, un enfant pro- dige all’alba del Novecento risponde sicuramente a tale proposito grazie alle approfondite e raffinate indagini che la curatrice Nadia Marchioni ha potuto svolgere tra le carte, i libri, i dipinti e i disegni che sono conservati, per volontà dello stesso Conti, nel suggestivo contesto di Villa Le Coste. Centro di documentazione e ricerche sulle avanguardie storiche, la Fondazione Conti raccoglie infatti un inestimabile complesso documentario di cui il primo, prezioso nucleo è costituito proprio dall’archivio per- sonale dello stesso Maestro che testimonia, con evidenza materiale, la pluralità dei suoi interessi, delle relazioni intrattenute ed insieme la leggendaria precocità con la quale ha attraversato il Novecento. L’opportunità di potere attingere a questi materiali unici nel loro insieme ha sicuramente fornito un contributo essenziale per comprendere dall’interno le ragioni più segrete della genesi di un originale percorso artistico che, per il tramite di collaborazioni, incontri, scissioni, ma soprattutto grandi passioni, ha segnato in modo indelebile l’immagine del primo Novecento e della sua storia. E questo nel rispetto di uno degli obiettivi principali della Fondazione e di una tradizione da sempre cara a Conti: rendere perfettamente fruibile un patrimonio culturale privato che, grazie alla tenacia e alla determinazione del Maestro, è divenuto patrimonio pubblico. Siamo quindi particolarmente riconoscenti alla Fondazione Terre Medicee per avere voluto promuovere, nell’ambito di un im- portante e prestigioso programma espositivo, una mostra dedicata a Primo Conti, che si configura come un omaggio all’artista ricostruendone la vicenda biografica alla luce del significativo legame che ebbe fin da giovanissimo con il territorio versiliese. Un rapporto costantemente presente anche nella lucida memoria dell’ormai anziano pittore, quando ricordava la cima dei pla- tani, l’aria settembrina, gli «arcobaleni di giornali giocattoli scialli tamburi valige zoccoli infiorati», «l’antico verde dei tendoni sospesi su pozze d’ombra oltremarina che furono di Viani e di Magri, di Ceccardo, di Pea, di Levy».

Gloria Manghetti Presidente Fondazione Primo Conti

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Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane

Nadia Marchioni

L’arte non è sapienza, né processo di intenzioni, né mestiere. È una folgorazione (Primo Conti, La gola del merlo)

“Per molto tempo ho sofferto di non essere stato tra i firmatari del primo manifesto dei futuristi – avrei dovuto farlo a nove anni! (figg. 1-2) – e di essermi trovato ufficialmente con loro quando Boccioni era già morto e il fuoco delle prime battaglie stava per tingersi di rosa (dei miei tre anni di segreto e quasi geloso apprendistato sui quadernini dal 1913 in poi, si è sapu- to più tardi), ma infine mi ha confortato il fatto di aver potuto ancora operare, con la mia pittura e con la mia poesia, nel vivo di un processo rivoluzionario che era ben lontano dalle sue conclusioni.

Fig. 2. Ritratto fotografico di Primo Conti, 1910 c., Fiesole, Fondazio- ne Primo Conti

Del resto quel piccolo scarto di tempo tra il Futurismo di rot- tura, dal quale era assente anche Soffici, e quello della mia Simultaneità di ambienti dipinta nell’inverno tra il 1916 e il 1917, mi ha permesso di sopravvivere ai miei compagni di strada e di testimoniare per loro di un tempo che appartiene alla nostra storia, alla storia di una giovinezza che era di tutti noi e non teneva conto degli anni. E questo posso farlo, perché nel corso di tante vicende, quello che potrei chiamare il mio spirito-guida non mi ha fatto buttar via nulla di quanto mi passava per le mani”1.

1 P. Conti, La gola del merlo. Memorie provocate da Gabriel Cacho Millet, Firenze, 1983, p. 12. Nella vasta bibliografia su Conti si vedano: C. Pavolini, Primo Conti, parole di Corrado Pavolini, Firenze, 1919; L. Carluccio, Primo Con- ti, con una testimonianza di , Torino, 1967; Primo Conti: catalogo retrospettivo per le mostre tenute in occasione dei ses- santa anni di lavoro dell’artista, testi critici e documentazione di E. Crispolti, L. Pignotti, C. Vivaldi, Firenze, 1971; A. Palazzeschi, E. Crispolti, C. Vivaldi, G. Marchiori, G. Spagnoletti, S. Zanotto, Primo Conti, catalogo della mostra di Roma 1974, Cinisello Balsamo,1974; C.L. Ragghianti, G. Dalli Regoli, Primo Conti. Taccuini e serie di di- segni tra il 1912 ed il 1921, Firenze, 1978; Primo Conti 1911-1980, catalogo della mostra di Firenze 1980-1981, a cura di M. Calvesi, G. Fig. 1. Ritratto fotografico di Primo Conti, 1910 c., Fiesole, Fondazio- dalla Chiesa, Firenze, 1980; Il Museo Primo Conti, a cura di G. dalla ne Primo Conti Chiesa, Milano, 1987; La grafica di Primo Conti 1914-1988. Disegni 10 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Fig. 3. P. Conti, Giornalino scolastico. La guerra italo-turca illustra- Fig. 4. Ferrante Gonnelli davanti alla Libreria Gonnelli di via Cavour, ta, 4 febbraio 1912, Fiesole, Fondazione Primo Conti Firenze, 1914 c., Fiesole, Fondazione Primo Conti

Le memorie dell’anziano Conti, che saranno ampiamente cita- culturali offerti in una Toscana ormai aperta all’Europa e dal te in questo scritto, costituiscono un prezioso testo attraverso desiderio di riflettere ed attivare, attraverso la propria cifra cui rileggere la vita e l’opera di un artista per cui il ricordo e esclusiva, la memoria del passato (prossimo e remoto) e la la testimonianza di un’epoca furono ben più che una mania testimonianza del più bruciante presente. documentaristica o un’affezione nostalgica, rappresentando, a Questa esposizione intende ripercorrere la vicenda umana ed ben guardare, l’essenza stessa della sua opera. artistica di Conti, a partire dalla precoce formazione del bam- Quello scarto cronologico che impedì a Conti bambino di bino (votato alla musica, alle lettere ed alla pittura), segnata da trovarsi firmatario del Manifesto del Futurismo (gelosamente due diversi poli geografici e culturali, quello dell’avanguardia conservato in originale nell’Archivio della Fondazione Primo futurista fiorentina e quello più accostante e, inizialmente, più Conti da egli stesso immaginata) fu in realtà la costante del- agilmente percorribile per un ragazzo di appena quattordici lo sviluppo della sua attività creativa, mossa da una sensi- anni, del libero cromatismo assorbito a contatto con la natura bilità straordinariamente suscettibile alla novità degli stimoli versiliese. Dopo la realizzazione dell’Autoritratto del 1911, prima ope- ra pittorica eseguita da Conti contravvenendo ai precetti del maestro Eugenio Chiostri, che non lo riteneva ancora pronto ad affrontare la pittura ad olio2, ma lo avrà, invece, incorag- e stampe, catalogo della mostra di Roma 1995, a cura di A. Boatto, F. giato nella singolare impresa “editoriale” del suo Giornalino Di Castro, Siena, 1995; Una settimana per Primo. Celebrazioni per il centenario della nascita di Primo Conti, Quaderni della Fondazione del 1912 (fig. 3), l’avvenimento che segnò la sua biografia fu Primo Conti XI, Firenze, 2001; Filippo Tommaso Marinetti - Primo Conti. Nei proiettori del Futurismo. Carteggio inedito 1917 - 1940, a cura di G. Cacho Millet, Palermo, 2001; Primo Conti. Capolavori del Futurismo e dintorni, catalogo della mostra di Fiesole 2009, a cura di C. Toti, Firenze, 2009. 2 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 24. Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 11

dell’Esposizione Futurista, Firenze 6 dicembre 1913” (fig. 5)5. “Dipingevo allora, nel piccolo studio appena inaugurato, il Ritratto dal turbante bianco per il quale veniva a posarmi un magro vecchietto che avevo disegnato, da nudo, due anni prima, nello studio del Chiostri. Teneva a dirmi che non era un modello di professione, e che il suo mestiere era quello di ‘vetrisciaio’ (affascinante parola non registrata da alcun voca- bolario). Il dipinto, tutto rosa e verde, mistura di alghe e fiori marciti da un sole senza età, pende ora da una parete della mia sala da pranzo e mi fa tornare alla mente l’eccitazione di Carrà, di Marinetti e di Soffici quando vennero a trovarmi per la prima volta e lo videro, fra le altre opere mie di quell’anno, ancora fresco sul cavalletto. ‘Come ha fatto questo ragazzo – si domandavano sbalorditi – a scavalcare i tempi senza cono- scerli?’. In realtà il ‘vetrisciaio’ mostrava, nell’ampia sintesi delle sue strutture, una coscienza di valori geometrici tale da tenerlo al passo con le ultime ricerche pittoriche che, a mia insaputa, si stavano praticando in Europa”6. A proposito di questo dipinto e della ostentata ignoranza cul- turale di Conti nei suoi primi anni di attività, non sarà ne- cessario ricordare come, in quel periodo, in Italia come in Europa, persistesse, a fianco dei movimenti di avanguardia, una interpretazione tradizionale della pittura, che partendo dallo studio del vero sacrificava il modello sull’altare della più personale interpretazione artistica. Il ‘vetrisciaio’ contiano rappresenta, infatti, una rivisitazione dell’Autoritratto con turbante di Cézanne (fig. 6), artista ap- profondito dal giovane pittore forse grazie al volumetto di Sof- fici edito in quello stesso anno per i tipi de “La Voce”7, riletto Fig. 5. Foto del dipinto di Soffici Sintesi di un paesaggio autunnale con dedica di Papini a Conti, Fiesole, Fondazione Primo Conti attraverso una originalissima cifra cromatica che lo accomuna alla Natura morta dello stesso anno, denunciando la serietà e la determinazione della ricerca pittorica del giovane prodigio, la visita alla fiorentina Esposizione di Pittura Futurista di “La- pronto a rinunciare alle seduzioni del colore per affidare alla cerba”, presso la Galleria Gonnelli di via Cavour, in un piovoso tela il sentimento di mestizia che lo invadeva in quella precoce pomeriggio del dicembre 19133 (fig. 4): “non mi fu facile entra- adolescenza. re per la gran folla che dall’ingresso straripava sul marciapie- Un secondo appuntamento coi futuristi fu quello alla Grande de. La mostra era situata alla meglio in un misero quartierino Serata Futurista fiorentina del 12 dicembre 1913 al Teatro Ver- a terreno, illuminato in ogni ora del giorno da grosse lampade di: “Con Rosai, che era un ragazzo anche lui, più grande di me a gas che apparivano, nel gran fumo di sigaro che riempiva di neppure cinque anni, si cominciò a fantasticare su questo le stanze, come lune sospese nella nebbia […]. Potrei rifare avvenimento e non si osava credere che ci avremmo assistito. a memoria l’itinerario di quella mostra, dalla prima sala […] Lui, di giorno, usciva da solo, io né di giorno né di notte. Dal- all’ultima sala che appariva la più scandalosa per la Tarantel- la mostra a casa mia era tutto un marciapiede e mi ci potevo la dei pederasti di Soffici che occupava quasi tutta la parete avventurare, ma per andare a dipingere dal Chiostri doveva centrale”4. accompagnarmi il portiere del palazzo, quello che si trova di- L’eccitato racconto di questa visita riferisce, poi, dell’episodio pinto sul retro del Limonaro”8. ormai entrato nell’aneddotica contiana, secondo cui il gruppo Con una breve fuga serale, Conti tredicenne riuscì dunque a di futuristi composto da Carrà, Marinetti, Palazzeschi, Papini presenziare alla favolosa serata, ma la sua curiosità verso quel e Soffici si sarebbero interessati ai commenti del non comune nuovo universo fu tutt’altro che sedata da quell’incredibile av- bambino, avvicinandolo e consegnandogli la nota fotografia ventura, poiché grazie all’amico Ugo Tommei, impiegato pres- della Sintesi di un paesaggio autunnale di Soffici con la de- dica di Papini “Al più giovane e al più intelligente visitatore

5 Fotografia con dedica autografa di G. Papini, Fondazione Primo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. 6 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 32. 3 Per una recente revisione del clima futurista nel capoluogo tosca- 7 Il dipinto cézanniano fu riprodotto con il titolo Ritratto d’uomo no cfr. Firenze Futurista 1909-1920, Atti del Convegno di Studi, anche in A. Soffici, Paul Cézanne, in “Vita d’Arte”, I, n. 6, giugno Firenze, 15-16 maggio 2009, a cura di G. Manghetti, Firenze, 2010. 1908, p. 322. 4 P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 29-30. 8 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 34. 12 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

maggiormente soddisfaceva le nostre non facili esigenze […]. Del mio incontro con lui mi era rimasta la fotografia del suo quadro Sintesi di un paese autunnale che Papini mi aveva dedicato durante la mostra di “Lacerba”. Ignoro quale fine ab- bia fatto il dipinto riprodotto in quella fotografia, ma ricordo di averlo attentamente osservato quand’era esposto: coi suoi magri accordi di nero, verde cupo e rosa tenero, contenuti nei moduli del Sintetismo geometrico che oggi ha preso il nome di Cubo-futurismo. Allora io dipingevo, senza averne completa coscienza, al modo dei post-impressionisti: affidando la resa delle mie emozioni alla carica di un colorire immediato e come direttamente spre- muto dalla realtà. Ma nelle ore di più intima riflessione anda- vo raccogliendo quanto di più alto e profondo mi era stato offerto dalle più recenti esperienze: la mostra di via Cavour, la serata futurista, l’incontro con Boccioni. Ero in quel periodo ammalato di ‘sofficimania’ […]”11. Ciò che di questo racconto colpisce, al confronto con l’esor- dio pittorico contiano, è che lo sconvolgente contatto con l’avanguardia artistica italiana, non provochi, a tutta prima, un fenomeno di immediata assimilazione da parte del gio- vane; sedotto dalle dirompenti personalità dei futuristi, non riuscì, tuttavia, a condividerne immediatamente i presupposti, lasciando che i semi gettati in quegli incredibili giorni, ger- mogliassero solo qualche anno più tardi, non prima di aver sperimentato il confronto con i postimpressionisti divulgati in quegli anni dai citati quaderni de “La Voce”12 ad opera dello stesso Soffici, che Conti dovette assiduamente consultare nella Fig. 6. P. Cézanne, Autoritratto con berretto bianco, 1881-1882, Mo- libreria Gonnelli. naco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen L’attrazione verso i maestri – soprattutto francesi – di fine Ot- tocento fu rafforzata nel giovane dalla frequentazione della Versilia, l’altro polo formativo della sua esperienza giovanile, so Ferrante Gonnelli, avrebbe partecipato in prima persona dove vicino a Nomellini, Chini, Viani, Levy, poté maturare, a all’allestimento della personale di scultura di Boccioni negli contatto con il divisionismo, sintetismo, simbolismo e liberty ormai mitici locali di via Cavour9, avendo modo di conoscere proposti da questi maestri, la propria personale visione di un personalmente l’artista ed iniziando a maturare per la sua ope- cromatismo eccitato e clamante, la cui genesi si coglie in mo- ra una sconfinata ammirazione10. stra nel dipinto raffigurante il Molo di Viareggio, del 1914, così Il clima vissuto dal giovanissimo Conti in quegli anni è, ancora come lo descrive l’artista, sull’onda del ricordo delle villeggia- una volta, evocato dai suoi stessi ricordi: “Da Gonnelli ci si era ture trascorse nel capoluogo versiliese: recati quasi ogni giorno con gli amici che più ci erano vicini “Il molo di levante guardava quello di ponente come una per età ed esperienza. Ottone Rosai, Gigiotti Zanini, e Alberto vecchia popolana umiliata guarda una giovane signora ve- Viviani che appariva sempre in compagnia di Palazzeschi. […] stita a festa: l’uno odoroso di pesce e di catrame, l’altro di Scopo principale dei nostri raduni in quell’ambiente familiare cipria e pasciulì. Aggrappata, dunque, a quello che dei due dove le idee nuove fermentavano sotto il bonario sguardo de- moli si può dire il ‘braccio povero’, c’era la nostra baracca gli avi (i Quaderni della ‘Voce’ si accompagnavano volentieri, rudimentale; dall’altra parte, le belle costruzioni di legno ver- per l’economia della nostra cultura, ai classici della ‘Biblioteca niciate di verde dove i villeggianti sostavano a veder pescare Universale’) non era tanto quello di trovarci a contatto coi e a prendersi l’aperitivo […]. Era una festa di colori, da quel- più famosi artisti di ogni paese che avevano, fra quegli alti la parte, e un giorno mi venne la voglia di farci un quadro, scaffali, un loro ‘passaggio obbligato’, quanto per il deside- montando il mio cavalletto da campagna all’ombra della ba- rio che sentivamo di confonderci con i frequentatori abituali racca, dalla quale mio padre scendeva poi ogni tanto a ve- che ogni giorno ci apparivano più vicini e più cari: Papini, dermi dipingere. Lavorai per due pomeriggi a quella piccola Soffici, Bastianelli, Agnoletti. Fra questi, Soffici era quello che tela, ma al momento di metterci la firma fui come fulminato

9 L’Esposizione di scultura futurista del pittore e scultore U. Boccioni 11 Ivi, pp. 49-50. fu allestita presso la Galleria Gonnelli, al numero 48 di via Cavour 12 Nel 1914 Soffici pubblicherà nella collana I maestri moderni, per i dal marzo all’aprile 1914. tipi de La libreria della Voce, gli album dedicati a Cézanne, Dodici 10 P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 39-46. opere di Rousseau, Dodici opere di Picasso, Sedici opere di Degas. Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 13

Fig. 7. U. Boccioni, Voglio fissare le forme umane in movimento, in “Lacerba”, 15 marzo 1914, Fiesole, Fondazione Primo Conti da un dolore al basso ventre di una violenza indescrivibile, il 1914 ed il 1915, incredibilmente alternate a colorati dise- che mi fece urlare”13. gni a tempera o acquerello caratterizzati da un originale tratto Segue a questo brano il racconto della malattia che mise a re- cloisonnée frutto dello studio e del riposo forzato del giovane pentaglio la vita del giovane artista e delle visite avute in quei Conti, che giustifica questo contraddittorio nella propria ricerca drammatici giorni da Viani, “che già mi era amico” e da No- grafica con le più svariate suggestioni offertegli dalle pagine mellini, “che nel primo mese di quella villeggiatura mi aveva de “La grande Illustrazione”, raccolta delle “cose più diverse e invitato a dipingere, col suo figliolo Victor, nel suo podere”14. contrastanti: i fiorellini disegnati a penna, gli scritti di Luigi Ca- Dopo il rientro a Firenze e durante la lunga convalescenza di puana, la carica di cavalleria di …”16. quattro mesi Conti realizzò, secondo le sue memorie, “quei La convalescenza e la conseguente guarigione acuì profonda- disegnini fra il Liberty e il Futurismo che avevo iniziato a fare mente la sensibilità del giovane, dotandolo di rinnovato vi- dopo la mostra di Boccioni”15. gore e di un’eccitata percezione della natura. Tornato sulla Ed è, infatti, specificamente al grande artista futurista (fig. 7) costa tirrenica, nell’estate del 1915, l’esistenza appariva rin- che si possono ricondurre alcune prove grafiche di Conti fra

16 Ivi, p. 55. Il riferimento alla grafica di Boccioni sarebbe stato riba- 13 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 52. dito da Conti nei suoi disegni futuristi come La carica del 1917, 14 Ivi, p. 53. come già sottolineato in C.L. Ragghianti, G. Dalli Regoli, Primo 15 Ivi, p. 54. Conti…cit. 14 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

novata “[dal]la carica che dai miei sensi pareva si trasmettesse a tutte le cose: una felicità luminosa e aggressiva che non mi permetteva di rifiutare il piacere e me lo faceva sentire nella pianta dei piedi nudi che correvano sui palchi di legno arro- stiti dal sole, nelle narici che tiravan su l’odore delle baracche verniciate di fresco, nel gusto del sale che dalla pelle delle donne passava sulle mie labbra e fra le mie ciglia sabbiose, nei grandi girasoli che incontravo coi rivoli d’acqua correndo in bicicletta verso la Fossa dell’Abate, a dorso nudo e senza cappello nell’ora del solleone, con gli insetti che mi entravano nel naso e nella bocca e la brezza del mare che mi arruffava i capelli…”17. Era il momento in cui nascevano opere come l’Autoritratto con l’accappatoio al mare, La darsena, Donna e cocomero, che svelano il contatto panico con quella natura gioiosa e ric- ca di colori e, al contempo, con l’opera di Chini e Nomellini, residenti stabilmente in due villette vicine a Fossa dell’Abate, nella pineta a nord di Viareggio, frequentate assiduamente dal giovane Conti, che nelle proprie memorie ricorda i caffè offer- ti alla Duse, nei caldi pomeriggi estivi, dalla moglie di Nomel- lini, mentre il pittore “a capo scoperto, in pieno sole, correva a lavorare sopra una grande tela fissata con due pali al terreno, in faccia al paesaggio, adoperando i colori così come gli usci- vano dal tubetto. […] Ora mi viene in mente che Plinio teneva nel suo studio, fra i barattoli dei pennelli, una riproduzione a colori del Ritratto del dott. Gachet18, col suo berretto bianco, i suoi baffi gialli, la mano poggiata sulla coperta rossa; ma cre- do che non lo vedesse come lo vedevo io”19. È indubbio, infatti, che delle suggestioni divisioniste offerte da Nomellini, Conti non colse che l’attitudine al colore puro, nelle sue tele, però, unito in larghe campiture e trattenuto da un solido impianto disegnativo che denuncia, infatti, l’avvenu- ta riflessione sui testi vangoghiani e post-impressionisti, come Fig. 8. P. Conti, Ritorno delle paranze, 1914, Viareggio, Galleria Co- mostra l’arguta figura deL’ortolana , che rispecchia la fissità munale di Arte Moderna e Contemporanea della posa de L’arlesiana20 del maestro olandese. In altre opere, come nella Donna e cocomero, questa persona- alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Viareg- le cifra coloristica viene mediata da suggestioni tratte ancora 22 dall’ambiente versiliese, dove Viani mostrava l’esempio delle gio (figg. 8-9) , mentre l’attenzione del maestro viareggino sue tragiche figure femminili, ingentilite da Conti grazie ad un nei confronti del ragazzo è confermata dalle parole di Icilio segno più indulgente e meno violento associato ad un croma- Bianchi il quale, in visita all’Esposizione nazionale di belle tismo più accostante. arti di Milano del 1916, apprendeva dallo stesso Viani “in 23 La rude durezza dell’universo vianesco porta Conti a rievocar- ammirazione davanti alle tele del collega [Conti]” la giovane lo come un mondo parallelo, ma opposto, a quello felicemen- età del loro autore. te estroverso di Nomellini e Chini: Ricordando questo suo periodo d’esordio pittorico, Conti pre- “A contrasto con quell’ambiente solare, c’erano i miei appun- cisa nelle sue memorie l’estraneità del proprio lavoro rispetto tamenti notturni con gli amici del Caffè Margherita: Enrico alle “complesse ricerche”, attribuitegli dagli amici del tempo, Pea, Moses Levy, Ettore di Giorgio e Lorenzo Viani, che vedevo affermando: “in verità, io dipingevo in uno stato di ebbrezza spesso alla darsena all’ora del tramonto […]”21. e di abbandono tale da rendere inconcepibile ogni sia pur Le riflessioni del giovane Conti sull’opera di Viani sono espli- minima forma di ‘preterintenzionalità’ (è una brutta parola, cite in alcuni fogli del taccuino donato dall’artista nel 1977 ma non so trovartene altre). In realtà la immediatezza di quel mio dipingere non era mai in funzione di un effetto naturalista

17 Ivi, p. 61. 18 Conti si riferisce al notissimo Ritratto del dottor Gachet e ramo di 22 A questo proposito si vedano, ad esempio, i disegni Marinaio, digitale di V. van Gogh, 1880, Parigi, Musée d’Orsay. 1914 e Ritorno delle paranze, 1914, pubblicati in A. Serafini, Col- 19 P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 61-62. lezioni GAMC, Ospedaletto (Pisa), 2008, pp. 72, 73. 20 V. van Gogh, L’Arlesiana, 1890, Roma, Galleria Nazionale d’Arte 23 I. Bianchi, Esposizione Nazionale di Belle Arti. Milano 1916. La Moderna. Giuria, in “Arte libera”, maggio 1916, Fondazione Primo Conti. 21 P. Conti, La gola del merlo, p. 62. Fiesole. Rassegna stampa, Archivio Primo Conti. Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 15

nella pittura di Conti26, che quell’anno affrontò il problema della semplificazione dei volumi prosciugando il colore dal pennello e restituendo campiture insolitamente diafane, in quello che egli stesso identificava come un processo di “pro- gressivo accostamento al Futurismo”27. Nell’avvicinamento a questa avanguardia il pittore, appena se- dicenne, sentiva il bisogno di una guida: “Punto d’orientamen- to nel campo dell’arte figurativa era in quel momento per me – come per Lega e Pavolini – la pittura di Soffici”28. E Soffici, Conti andava a ricercare, nell’anno in cui esplose il suo interesse per il Futurismo, nella raccolta di Fernando Agnoletti, che nutriva per l’artista di Poggio a Caiano una vera idolatria. Una lettera di Conti ad Agnoletti del genna- io 1917 informa di una sua visita (con Corrado Pavolini e Achille Lega) al suo appartamento, dove ricorda, si potevano ammirare “le più belle opere di Soffici futurista […]. Appar- tenevano alla sua collezione […] La raccolta delle olive, i primi paesaggi di Rignano, e molti collages, fra i quali vorrei ricordare quello col bicchiere e la scatola di cerini, realizzato usando certe stampe di metallo perforato che servivano per marcare i pacchi e le casse di imballaggio che contenevano cristallerie”29. Il magistero di Soffici avvinceva allora i giovani artisti fioren- tini e sia Conti che l’amico Lega si avvicinarono al Futurismo mossi dal suo esempio, ma con uno sguardo attento anche ai testi figurativi dei componenti del gruppo milanese e, nella fattispecie, di Boccioni, come dimostrano i disegni futuristi di Conti e il Ritratto della madre di Lega, meditazione sull’ormai celebrato capolavoro boccioniano Materia. Il rapporto di amicizia-rivalità fra i due giovani artisti è foto- grafato da una lettera di Giovanni Costetti, altra abituale fre- quentazione fiorentina, dove si comprende il procedere all’u- Fig. 9. P. Conti, Marinaio, 1914, Viareggio, Galleria Comunale di Arte nisono della loro pittura: “Caro Conti, Saluti affettuosi. Lavori Moderna e Contemporanea con lena. Lei è in un momento invidiabile. Oggi siamo io e i Candia stati allo studio dell’orgoglioso Lega. Delusione. Niente – ma lo scartava, quando non lo ignorasse del tutto, per una di sostanzialmente nuovo – brutalità tecnica e la stessa inge- esigenza interiore che mi portava a esprimere una realtà che nuità e personalità fanciullesca e passiva. Io ho detto ciò che già appariva trasfigurata dentro di me”24. pensavo al Lega, che sosteneva di aver fatto un cambiamento In quegli anni, tuttavia, il giovane artista non era certo ignaro pittorico straordinario. Gli ho dimostrato che egli si illude e che in lui c’è ostentazione di nuovo. Le ultime cose non hanno delle più aggiornate suggestioni culturali di matrice soprattut- qualità superiori. Fra l’altro imita anche lei. Gli ho detto che to francese, mentre si apprestava ad inaugurare il suo anno chi ha fatto dei progressi veramente grandi è il Conti, il quale cézanniano, forse anche sollecitato dalla frequentazione dello però non ha risolto in un solo mese o poco più […]”30. studio di Müller, nel 1916 ospite dell’amico Eduardo Gordigia- Il riferimento di Costetti va letto a seguito del repentino muta- ni col quale, reduce da Parigi, coltivava un vero e proprio cul- mento di prospettiva della pittura leghiana, che si può leggere to del pittore di Aix-en-Provence: “Müller mi parlava di Cézan- sulla scorta delle opere in mostra, illuminanti del passaggio ne – al quale anche fisicamente cercava di rassomigliare – con dalla fase primitivista e bucolica del dipinto Contadini nell’a- una forza di evocazione che me lo faceva sentire fra noi, e mi ia, datato 1917, a quella futurista dell’anno successivo, che diceva con un trasporto addirittura commovente, che soltanto dovette apparire al più maturo maestro un esercizio poco me- Cézanne gli aveva insegnato a vedere le cose”25. ditato sulle scomposizioni degli amici della “pattuglia azzurra” Sotto questo nuovo influsso nascono dipinti come il Ritratto e di Conti in particolare. del poeta Gino Chierini, nel quale il poeta stesso, in una lette- ra del 6 ottobre 1916, avvertì la nascita di un nuovo periodo

26 Ivi, p. 83. 27 Ivi, p. 87. 28 Ivi, p. 96. 24 P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 83-84. 29 Ivi, p. 101. 25 Ivi, p. 85. 30 Ivi, p. 103. 16 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Certamente l’approdo di Conti al Futurismo ebbe una più gra- toglierò il lusso di farmi credere “suo imitatore”. Questo per la duale progressione, passato com’era dallo studio di Cézanne, mia superiorità – che ne dici? –”34. per soffermarsi un intero anno, il 1917, a riflettere sulla strut- Poco tempo dopo Conti tornava a raccontare all’amico della tura interna della realtà: sua pittura in una lirica divagazione: “Attraverso zone languide “Alla vigilia del mio incontro con Picasso31 […] avevo l’impres- di grassezza un po’ demente, dove il pennello aveva sostato sione di vivere come un sughero galleggiante in un lago senza titubante a lasciare il fiore di un azzurro distratto; scalando rive o come l’abitante di una casa messa a soqquadro dai ladri. paludi solitarie di grigi inaspettati, ho messo il mio spirito a Esperienze ormai vicine al Futurismo si alternavano a riacco- spogliare nel fondo gli oggetti, fino allo scheletro arabescato stamenti con la realtà: affondavo nel silenzio delle cose con di nero, divampante a larghe fiamme di un nero-fumo tra ge- una maturazione dal di dentro e, al tempo stesso, con un rite- roglifici intensificati – tra cui un disordine primordiale di pic- gno poetico che assottigliava la materia pittorica ai limiti della coli semi bianchi di chi sa mai quale fioritura interiore. Un la- rarefazione. Così i ‘rosa giovane sposa’ e i ‘bianchi vetrini’ del voro cosciente e istintivo che mi sgorga senza premeditazione Fiaschetto uova e formaggio, così il ‘carnevale sotto vetro’ del – come una gallina che deposita tra la rugiada dell’aurora un Fiasco e carte da gioco”32 presenti in mostra, a testimoniare uovo pallido e tremolante. Costetti farà sul prossimo numero di questo momento di evoluzione in cui lo studio di Cézanne di ‘Tempra’ (una ‘Tempra’ davvero rinnovata!) un articolo sulle aveva condotto l’artista a prosciugare il colore dalla tavolozza, mie ultime nature-morte che dice di sentire sensibilmente. Ti volgendosi all’indagine della struttura interna della realtà quo- mostrerei volentieri quei piccoli telai rugosi di tinta, agitati da tidiana, svelandone l’intimo mistero, quasi a volerne mettere qualcosa d’incompleto come chi ha sofferto senza dir nulla a in evidenza il nudo scheletro. nessuno”35. A questo proposito è interessante rileggere le parole affidate L’esitazione di questo momento di passaggio è riflessa in una allora da Conti ad una lettera all’amico Pavolini: lettera a Soffici, dove rievoca i giudizi ottenuti dal pittore “Presto avrai notizie dei miei progetti pittorici: ho un orizzon- sull’Arlecchino del 1915 e vorrebbe poter contare, per questa te nuovo, che mi si spande di giorno di giorno nell’anima. Sarà sua nuova sfida, su un rinnovato incoraggiamento: ancora irrealtà? Forse no”33. “Da tanto tempo desideravo farmi vivo con lei, perché mi ri- Ed ancora, pochi giorni dopo, tornava ad informare l’amico: cordasse, e ricordasse anche la vecchia tela di Arlecchino, dal- “Ho cominciato stamani il ritratto. Müller: vedrai un po’ che le gambe Cézanne e la tovaglia zuloagheggiante [secondo le toscanoneria! – Costetti è venuto a vedere le ultime nature definizioni che lo stesso Soffici aveva comunicato a Conti], morte, e ne è rimasto entusiasta, tantoché la… ‘Tempra’ avrà ora passata coi ricordi dell’Esposizione di via della Colonna due o tre linee a loro riguardo. nella soffitta, tra i barattoli sudici, qualche autoritratto mille- Ma penso di fare il bagaglio anche di lì: novecentodieci, ed altri avanzi del mio studio. Eppure proprio Il fiasco nero scritto sulla calcina, per Arlecchino, il primitivo sbadiglio delle mie buone volontà, sgretolato cristallo della sera mi rammento di avere ricevuto un Suo incoraggiamento […] sul limone bagnato di cucina Quando potrò mostrarle altre cose? […] Da un giorno all’altro ci dipingo una bella primavera. mi rinnovo con tanta convinzione intima, da annullarmi via via Ma accanto c’è un pezzo di giornale come nulla fosse. Così, tra le poche cose fatte, e le molte da che fa il gradasso colla reclàme delle fare, ho abitato le quattro mura e sono appunto queste ultime “Pillole Seno”… che vorrei poterle mostrare. Saranno illusioni?”36. al lustra la lama del coltello Questo momento di allucinato ripiegamento su se stesso non la biancorosa mela morirà fu immediatamente intaccato dall’incontro con Giacomo Balla a mentre nella finestra c’è un cartello Roma, nel luglio del 1917; nonostante la futuristicamente calo- tutt’azzurro che dice: Baccalà! rosa accoglienza del più maturo artista, testimoniata, in mostra, Ma tutto ciò non serve a chiarire nulla […]. dalle cartoline inviate da quest’ultimo a Conti nei mesi successi- Lega lavora poco, sconsolato dalle ‘vane indagini’ da lui ese- vi al loro incontro (fig. 10)37, il giovane scrisse a Costetti: “Balla guite sulle tracce delle defunte ‘Venti donne’, e cerca consola- zioni di bighellonaggio. Se gli scrivi digli che si tranquillizzi in rapporto al mio pae- saggio di Monteoliveto, che gli dà pensiero perché è parso 34 P. Conti, lettera a Corrado Pavolini, Firenze, 11 aprile 1917, Fonda- ‘evidentemente copiato dai suoi’ che non ho l’onore di cono- zione Primo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. scere in quel genere. Se poi persiste nella sua mania, non gli In una cartolina postale indirizzata ancora a Pavolini, presso la IVa compagnia automobilisti Gossolengo Piacenza e datata 24 aprile 1917, Conti lo informava: “È nata un’altra “Naturina” IIª maniera: rosa rosa tutta carta velina. Da baci, insomma. Ma tu di baci non te ne intendi più: vergogna!”. 31 Conti conobbe Picasso nell’aprile 1917, allo spettacolo dei Balletti 35 Lettera di Conti a Pavolini, 30 maggio [1917], Fondazione Primo russi di Diaghilev al teatro Politeama fiorentino: cfr. P. Conti, La Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. gola del merlo, cit., p. 108. 36 Lettera di Conti a Soffici, Firenze, 2 aprile 1917, pubblicata in P. 32 Ivi, p. 105. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 106-107. 33 P. Conti, lettera a C. Pavolini, 4 aprile 1917 notte, Fondazione Pri- 37 Il testo della cartolina inviata da Balla a Conti il 10 settembre mo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. Per un 1917 è pubblicato in P. Conti. La gola del merlo, cit., p. 116. Oltre approfondimento su Pavolini cfr. L. Giusti, Corrado Pavolini criti- a quella riprodotta nella sezione catalogo di questo volume, Balla co d’arte, Napoli, 2008. inviò da Roma a Conti altre due cartoline con timbro postale del Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 17

Fig. 10. G. Balla, cartolina postale a Conti, 10 ottobre 1917, Fiesole, Fondazione Primo Conti

Fig. 12. Lettera di Marinetti a Conti,1919 c., Fiesole, Fondazione Pri- mo Conti

gnano presso Livorno, ad eseguire i primi dipinti dove l’idea futurista di scomposizione dinamica era dal giovane reinter- pretata alla luce delle proprie vaste conoscenze di quel nuovo linguaggio. Fig. 11. Umberto Boccioni davanti al dipinto Materia, Fiesole, Fon- Il futurismo di Conti passa, infatti, come si è accennato, attra- dazione Primo Conti verso lo studio di Boccioni, artista per il quale Primo nutriva una tale venerazione da conservare il suo straordinario ritratto mi ha accolto molto volentieri, e mi ha dimostrato una simpatia fotografico (fig. 11), inviatogli da Marinetti nel 1919, nella pro- indiavolata. Non sono per i suoi quadri, ma ammiro in lui mo- pria stanza da letto, vicino ad un giovane Buddha dormiente39, menti di fantasia felicemente teatrali, e la strafottenza futurista. mentre in una lettera di quest’ultimo, si intuisce il desiderio Certo non sono vicine le nostre strade…vero?”38. dell’artista di organizzare un evento dedicato alla pittura boc- Nella stessa estate, e proseguendo un viaggio per Napoli dove cioniana nella città gigliata (fig. 12). avrebbe soggiornato presso l’amata cugina “Cristabella”, un L’omaggio di Conti all’opera del grande artista futurista appa- secondo incontro doveva incoraggiare il suo avvicinamento re evidente nei disegni Carica di Cavalleria, Quelli che van- al Futurismo: Marinetti, ospite a cena dagli zii di Conti, ebbe no, Il seminatore, sebbene fosse in altre sue opere filtrato dal modo di leggere alcuni suoi manoscritti, che portò con sé con particolare futurismo di Soffici, che sostituiva alla compenetra- l’idea di pubblicarli. zione di figure e ambienti dell’artista milanese, la concretezza L’entusiasmo di quell’incontro, ricordato come cruciale dallo della realtà quotidiana occhieggiante dalla superficie della tela stesso Conti, lo portò, al rientro nella residenza estiva di Anti- attraverso la tecnica del collage. Questi suggerimenti furono riassorbiti da Conti diciassettenne nel primo dipinto di questa nuova fase pittorica inaugurata

27 agosto 1917 e 28 settembre 1918, conservate oggi presso la Fondazione Primo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. 39 Per quest’ultima notizia cfr. Filippo Tommaso Marinetti - Primo 38 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 117. Conti. Nei Proiettori del Futurismo, cit., p. 83. 18 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

da La cocomeraia, dove all’incurvarsi dello spazio dietro al come facili improvvisazioni, e dove il contatto con gli uomini, passaggio rapido della figura, si aggiungono inserimenti tratti e l’impatto con la vita di ogni giorno, si traduceva e si risol- dalla realtà, come un “foglietto di stagnola da cioccolatini ed veva in una visione magica e fantomatica, anticipatrice, in un un batuffolo di stoppa”. certo senso, del Surrealismo”44. “La visione di quel quadro mi aveva investito come un getto L’originalità dei dipinti futuristi di Conti è pienamente rivelata d’acqua fresca, vedendo una bancarella nell’ombra di una stra- da questa affermazione e la si ritrova nell’incanto che il giovane dina nel centro di Livorno, dov’era il mio parrucchiere, e mi si diciassettenne scopre e sa arrestare nelle visioni quotidiane, che era precisata nei riflessi glaciali dello specchio che mi trovai rifuggono dai soggetti tradizionali del primo Futurismo milane- 40 davanti di lì a poco, mentre sedevo a farmi la barba” . se, per concentrarsi su una realtà popolare, in quella ‘scoperta A questo dipinto seguirono, quella stessa estate, Antignano della plebe’ “che non è la classe dei poveri, né il popolino di dall’alto e Casa Colonica, ma la strada intrapresa fu battuta da Rosai […] è quella gente truce, feccia e ultimo strato della socie- Conti ancora al suo rientro a Firenze, dove lo attendeva l’av- tà […] è la forma pura e immobile dell’essere diseredato […] E ventura della rivista di Corra e Settimelli, i quali, determinati può sembrare strano che io, venuto dalla piccola borghesia, mi a pubblicare il suo manoscritto Imbottigliature per i tipi de sentissi proiettato verso questa umanità greggia e non addome- “L’Italia Futurista”, accolsero poi Conti fra i loro collaboratori, sticabile. E che riuscissi a trovare in essa il fondo di me stesso, seguendo un’esortazione di Marinetti e pubblicando la tavola il germe di quella ‘metafisica da osteria’ dove anche Campana, parolibera Dramma dell’Alba sul numero del 23 settembre di 45 quell’anno. angelo plebeo, poteva ritrovarsi a cantare […]” . Un’importante conferma circa il valore del proprio lavoro let- Si spiega così l’attenzione di Conti per gli acrobati (Il saltim- terario giunse a Conti negli ultimi giorni del 1917, grazie ad banco), i venditori ambulanti (Il limonaro, Venditrice di bi- una lettera inviatagli da Soffici: bite), le osterie (Osteria azzurra) e le scomposte figure di “Caro Conti, Lessi il suo libro Imbottigliature e le dirò le mie emarginati (Il marinaio ubriaco) che popolano le sue tele nel impressioni secondo le promisi. triennio futurista, figure ritratte non con il desiderio di denun- Il libro è buono più di quanto mi fossi immaginato. C’è una cia e rivincita che già aveva conosciuto nello studio di Viani, maturità di pensiero e di senso dell’arte che davvero stupisce né con la sistematica esaltazione primitivista per “imbianchini, pensando alla grande giovinezza dell’autore. muratori, ragazzi, verniciatori, pecorai mezzi pazzi, e vagabon- Qualità principale è la naturalezza, la diretta espressione del- di” che già fu propria di Soffici46, ma, si direbbe, osservate, la realtà, il contatto sincero ch’ella dimostra di avere con la come La cocomeraia, attraverso uno specchio rotto che ne natura. distrugge l’immagine apparente per far affiorare la parola se- Credo che lavorando nello stesso senso, arricchendo le sue greta e impronunciabile che hanno da rivelare. sensazioni ed approfondendo la sua arte, farà qualcosa di im- Così per La Bambola=Sintesi di una notte moderna, primo di- portante. […] Lavori e mi racconti sempre quello che fa. Quan- pinto futurista di Conti ad essere esposto al pubblico, che rap- do verrò a Firenze parleremo a voce. Son contento di aver presentava un rispecchiamento di quegli “stati d’animo plasti- visto che è un giovane d’avvenire. ci” di boccioniana memoria addensatisi sulla tela con maturo 41 Le stringo la mano affettuosamente, Soffici” . e calibrato esercizio, un risultato per l’autore particolarmente Nonostante questa incoraggiante lettera, il giovane era preso soddisfacente, poiché ne scriveva il 12 marzo 1918 a Giuseppe in quell’ultimo scorcio del 1917 da una sorta di crisi creativa, Raimondi47: “Oggi ho esposto per la prima volta un quadro come si legge nella minuta della lettera di risposta datata 31 futurista mio in una centralissima vetrina dove comparve una dicembre: “A momenti sento l’incubo dell’impossibilità espres- settimana fa anche il Trovatore di De Chirico. Il quadro inti- siva: pensi che è grave riuscire a farsi prendere sul serio, quan- tolato Bambola=sintesi di una notte moderna è forse il più do (come direbbe Papini) si ha il difetto di esser giovani e si organizzato tra i miei; una ricerca per far sentire con pesi e ha forse troppo da dire…”42. misure plastiche la costruzione del mio tutto complicatissimo In quello stesso giorno dalle pagine de “L’Italia Futurista” si trapezio spirituale e le oscillazioni medianiche dello stato d’a- dava annuncio del costituitosi Gruppo pittorico futurista fio- 48 rentino, composto da Baldessari, Primo Conti, Arnaldo Ginna, nimo notturno” . Achille Lega, Neri Nannetti, Emilio Notte, Ottone Rosai, Giulio L’opera sarebbe stata richiesta da Moses Levy al padre di Pri- Spina, Lucio Vènna, Vieri [Nannetti]43, un’esperienza che ebbe mo, in quel momento a Mantova, arruolatosi volontario nel III vita breve, la cui essenza è mirabilmente riassunta dallo stesso Conti: “Noi della ‘Pattuglia azzurra’ eravamo un gruppo arioso, con un giornale dove le più sofferte esperienze apparivano 44 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 157. 45 Ivi, p. 174. 46 A. Soffici, Henry Rousseau, in “La Voce”, a. II, n. 40, 15 settembre 1910, pp. 395-396, ripubblicato in A. Soffici, Scoperte e massacri, 40 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 123. Firenze, 1919, p. 106. 41 A. Soffici, lettera a P. Conti, 28 dicembre 1917, Fondazione Primo 47 Per il rapporto che legò Giuseppe Raimondi, animatore con Carlo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. Carrà della rivista bolognese “La Raccolta”, a Conti cfr. P. Mania, 42 P. Conti, minuta della lettera indirizzata a Soffici, 31 dicembre Primo Conti – Giuseppe Raimondi. Carteggio, 1918 – 1980, Roma, 1917, Fondazione Primo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio 2001. Primo Conti. 48 P. Conti, lettera a G. Raimondi, 12 marzo 1918, oggi in Filippo 43 “L’Italia Futurista”, a. II, n. 36, Firenze, 31 dicembre 1917, p. 1. Tommaso Marinetti - Primo Conti, cit., p. 59. Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 19

Genio telegrafisti49, per la “Mostra d’Arte di carattere moder- no” che si stava organizzando per l’agosto 1918 al Kursaal di Viareggio, dove avrebbe figurato accanto al dipinto Profughe alla stazione. La lettera di Levy merita di essere parzialmente ricordata per- ché, oltre a confermare la frequentazione dei due artisti a queste date, è illustrativa di quel clima complesso dell’avan- guardia nel periodo bellico, in cui primitivismi, Futurismo e Metafisica apparivano ancora come prospettive aperte e facil- mente sovrapponibili: “Egregio signor Conti, […] Io sono incaricato di invitare gli ar- tisti di mia fiducia perciò mi rivolgo a Lei perché voglia comu- nicare a Umberto suo figlio che io avrei piacere che quei due quadri futuristi che vidi a Firenze nello studio figurassero qui. Dovrebbero giungere prima della fine di luglio. Perché con il I° di agosto si inaugurerebbe la Mostra degli indipendenti e avanguardisti. Figurano altri futuristi come Carrà, De Chirico ecc. ecc. […]”50. Fu forse in questa occasione che Conti avviò la sua riflessione sulla possibilità di una ricomposizione della forma, riflessione parallela alle suggestioni metafisiche offerte dal contatto con Giuseppe Raimondi che già il 26 febbraio 1918 comunicava a Conti i nomi dei collaboratori al primo numero de “La Raccol- ta” (tra cui annunciava Carrà, De Chirico, De Pisis, Savinio)51, domandandogli poi, l’anno seguente, “la fotografia di quel tuo ultimo quadro dove c’è un uomo dall’aria metafisica”52. Nel frattempo, Soffici continuava ad essere il referente d’ec- cellenza per le avventure letterarie di Conti che, avendogli inviato il quaderno di vita militare Arruolamenti spirituali, riceveva questa risposta: “Trovo che voialtri giovani non vi preoccupiate abbastanza di essere profondamente leggeri: bi- sogna studiare, sapere, pensare, vivere a fondo la vita, soffrirla Fig. 13. P. Conti, Ritratto di Corrado Pavolini, 1929, Fondazione Pri- per poter poi denudarsi di tutto. mo Conti

Nello scrittore nudo bisogna però sentire l’abito delle cose alte. Non so se mi fo capire. L’ignorante insomma può essere 49 Sulla breve esperienza militare di Conti rimane, oltre al racconto interessante per un po’, ma non resiste alla critica: il colto offerto ne La gola del Merlo (cit. pp. 179-188), la minuta di una che si fa ignorante per bisogno di semplicità è un’altra cosa lettera a Soffici del 3 maggio 1918 (Fondazione Primo Conti, Fie- perché dà la chiave della sua profondità la quale anche se sole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti) dove, dopo aver fatto dissimulata colorisce tutta l’opera di sé. Studi, soffra, viva ep- cenno al riacutizzarsi di una bronchite, il giovane fa riferimento al noto giornale di trincea cui Soffici dedicava allora le proprie poi lavori. […] Del resto, è in lei della stoffa, ma bisogna che energie: “Scaraventato in un grigiastro ospedale qui di Mantova, accestisca come il grano in inverno”53. da undici giorni fo la vita dell’ozio più monotono: leggo qualche Finita la guerra, Conti si rifugiò nella villa di Antignano dove libro, fumo qualche sigaretta – gioco a dadi. E la sua cartolina è fu raggiunto da Pavolini (fig. 13): in quell’inverno del 1919 stata la prima, dopo quella di mia madre, che si sia ricordata di i due dettero vita alla rivista “Il Centone”54, confortati dalla me. Ieri un amico mi prestò la “Ghirba” e stanotte approfittando di un furtivo candelino che ho appiccicato al mio tre-piedi, me la son collaborazione degli amici Rosai e Lega, anch’essi, dopo il letta tutta. Ho ripensato all’Almanacco purgativo buon’anima, e a i giorni dell’Esposizione da Gonnelli. Quando ci rivedremo? Avrei tanto piacere di ritrovarci in zona di guerra, e parlare un po’ tranquilla- mente di tante piccole grandi cose!”. 53 A. Soffici, lettera a Conti, 31 luglio 1918 (parzialmente pubblicata 50 M. Levy, lettera ad Alfredo Conti [luglio 1918], oggi in P. Conti, La in P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 184-185), Fondazione Primo gola del merlo, cit., pp. 189-190. Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. 51 Ivi, p. 170. 54 Conti intrattenendosi sul titolo dato alla rivista spiegava: “Si voleva 52 G. Raimondi, cartolina a Conti, 14 luglio 1919, Fondazione Primo un titolo toscano, una parola poco usata; e finalmente, e dopo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. La cartolina molto riflettere si trovò centone che vuol dire scartafaccio, così, è integralmente pubblicata in P. Mania, Primo Conti - Giuseppe dove c’è un po’ di tutto”, cfr. P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 196. Raimondi. Carteggio, 1918 - 1980, cit., p. 62, dove viene chiarito, Per la nascita del “Centone” cfr. ivi, p. 195 e seguenti; per un’ap- grazie ad una conversazione del 1987 fra Conti e l’autrice, che il profondita revisione storico-critica della rivista cfr. G. Manghetti, dipinto cui si fa riferimento è Demetrio felice, 1919, oggi conserva- Nell’anno del “Centone”, al di là del Futurismo, in Firenze Futuri- to alla Fondazione Primo Conti di Fiesole. sta 1909-1920, cit., pp. 193-207. 20 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

suggestioni e nostalgie di quel mondo romantico con il quale si erano rotti i ponti”56. Il dissenso con Carrà e De Chirico era dunque, precipuamen- te, di carattere politico – culturale, retaggio di quel rifiuto per la cultura nordica e böckliniana di cui i reduci dalla guerra appena conclusa non riuscivano ancora a liberarsi57. È il momento in cui Conti desidera disfarsi delle proprie so- vrastrutture culturali, mirando ad un’arte “al di fuori e al di sopra di ogni inconveniente o compromissione”, ponendosi di fronte alla realtà da restituire nelle sue più pure forme, “di- segnare una pera e due uova senza mancar loro di rispetto”; riferendosi al disegno Natura morta-bersaglio, Conti ancora commentava: “Quella pera non era una pera vera, però era la forma purificata di una pera senza sovrapposizioni formali, significava cioè quel rifiuto che io andavo maturando nella mia coscienza di ogni sopruso dello ‘stile artistico’ sulla libera essenza delle cose”58. Queste istanze furono espresse da Conti e Pavolini nel Mani- festo della pittura analogica59 dove “il recupero dell’oggetto doveva trovare una sua definizione plastica oltre i limiti delle sue strutture elementari, nel significato stesso di un suo ine- dito stupore […]. Questo inedito stupore trovò in me le vie del grottesco futurista e dell’ironia dadaista alle quali non era estraneo il bisogno di premunirmi contro quel certo ‘ritorno all’ordine’ che già si avvertiva nell’aria”60. Un’opera di passaggio nel processo di ricomposizione della forma dalle furie centrifughe futuriste è Il marinaio ubriaco, dove le schegge di realtà che compongono la figura e l’am- biente si depositano sulla superficie pittorica in campiture piatte e giustapposte, ricordando le linee aperte delle Follie estive di Rosai. Dopo questo esperimento, Conti doveva trovare la cifra del- la propria personale metafisica nella solitudine di un villino attiguo alla proprietà Conti ad Antignano, acquistato dal pa- Fig. 14. “Il Centone”, copertina xilografica di A. Lega, settembre-otto- dre nel 1919 e destinato a rimanere disabitato e senza mobili, bre 1919, Fiesole, Fondazione Primo Conti dove l’artista si ritirava a disegnare e dipingere “con la sola compagnia del vento”: così nacque Il limonaro, frutto di “que- conflitto, desiderosi di tornare a concentrarsi su polemiche e sta Metafisica uscita dal Futurismo come un urlo, un rigurgito problematiche squisitamente estetiche. da bassa plebe che la rendeva diversa da quella di De Chirico 61 Agli infuocati interventi di Rosai contro tutti i passatismi, si e legata, se così può dirsi, a quella di Campana” . alternavano sulla rivistina le bucoliche xilografie di Lega (fig. 14); fuori da un vero e proprio programma, l’idea era quella di “sprovincializzare noi e gli altri” e pur ostentando la toscanità del foglio “si accettava dunque il nostro essere toscani come 56 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 203. 57 un modo atavico di affermare l’universalità”55. A proposito di questo sentimento si veda la cartolina postale in- viata da Soffici a Conti il 30 aprile 1918: “Caro Conti, Ricevetti la Conti si apprestava ad affrontare un nuovo, obbligato, pas- sua lettera con lo scritto molto buono. Le ripeto che lei possiede il saggio: “Nel ’19 mi trovavo infatti tra il Futurismo e quella dono e farà qualcosa di ottimo se vorrà lavorare a fondo passando Metafisica che allora stavo respingendo per certe sue origini sopra alla vanità…ecc. Son contento di vedere i giovani italiani en- nordiche. Ma io e Pavolini, non si reagì alla Metafisica di De tusiasti. Quelli della mia generazione mi ripugnano in genere. Dei precedenti non parlo. Ordine: ESSERE ANTI TEDESCO! L’avvenire Chirico e Carrà per un dissenso sostanziale sulla necessità, che dell’Italia è qui: in politica come in arte e in tutto. Auguri, Soffici”, noi pure si avvertiva, di ridare all’oggetto l’unità di una forma Fondazione Primo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo che avevamo frantumato nelle esperienze del Cubismo e del Conti, oggi parzialmente pubblicata in P. Conti, La gola del merlo, dinamismo plastico, ma dal timore che in questa operazione, cit., pp. 183-184. 58 P. Conti, La gola del merlo, p. 203. che non era soltanto di carattere estetico, potessero riaffiorare 59 Il testo Pittura analogica è oggi pubblicato in Primo Conti, cata- logo generale della grafica. Incisioni, litografie, serigrafie, a cura di L. Faccioli, con una scelta di scritti a cura di G. Cacho Millet, Milano, 1991, pp. 13-18. 60 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 210. 55 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 202. 61 Ivi, p. 213. Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 21

Fig. 15. C. Carrà, I romantici, 1916, olio su tela, Rovereto, MART

Si è detto sopra delle ragioni della polemica contro la Metafisica di De Chirico e Carrà, ma non sarà inutile notare che proprio da quest’ultimo Conti riparte in quest’opera, facendo proprio quel primitivismo di forme già ampiamente saggiato dall’artista piemontese nel 1916 nella vasta tela I romantici (fig. 15), che presenta un analogo sipario (ereditato dai ritratti di Rousseau il Doganiere)62, mentre ai suoi più maturi testi metafisici rimanda- no gli oggetti poggiati su improbabili piani inclinati. Non a caso, infatti, nonostante il rapporto con De Chirico sia documentato già nel 1920 dalla cartolina indirizzata a Conti da quest’ultimo e da Raffaello Franchi (fig. 16), è a Carrà che Primo invia le fotografie dei propri dipinti, come dimostra la lunga lettera di ringraziamento ed incoraggiamento che questi Fig. 16. G. De Chirico, disegno su cartolina postale indirizzata da gli invia il 14 ottobre di quello stesso anno63. De Chirico e Franchi a Conti, 27 agosto 1920, Fiesole, Fondazione “De Chirico mi attraeva di più perché sentivo che l’avventura Primo Conti era sua. Ma Carrà, venuto come me dal Futurismo, era più vicino alla mia pittura […]. Nella Metafisica di Carrà, mi sen- tivo dunque più a casa mia che nella Metafisica di De Chiri- co”, e non stupisce che la sua nuova sensibilità si accordasse 62 Un disegno de I romantici fu vergato da Carrà in una lettera in- maggiormente alle forme antigraziose64 proposte da Carrà nel dirizzata a Soffici il 2 settembre 1916, cfr. Carlo Carrà – . Lettere 1913/1929, a cura di M. Carrà, V. Fagone, Milano, 1916, nel momento in cui, per scongiurare un ritorno all’or- 1983, p. 99. dine in chiave sofficiana (vissuto da Conti e dai giovani più Un riferimento a Rousseau è contenuto in una cartolina di Conti avventurosi come un lugubre mea culpa ed una sorta di tradi- a Pavolini inviatagli il 25 giugno 1918 dal Santuario di Montenero mento) l’artista affidava alla rivistina “L’Enciclopedia”, fondata presso Livorno, dove i numerosi ex-voto esposti gli riportano alla con Franchi, Pavolini, Agnoletti e Bastianelli, il proprio umore memoria l’ingenuità pittorica del maestro francese: “In questo pa- norama impeccabile, in compagnia metafisica di un Rosseau (sic.) grottesco e ironico in chiave Dada: “L’ironia fu allora per noi molto giovane acquarellista di cronache miracolose; dalla sacrestia medianica della Madonna (assente) fiorita di dolcissime disgrazie guarite da una gruccia di fata zoppa; da questo alto giardino di marmi popolati di nomi e date (immagine convinta dello sfarzo) in una serenità di teneri inchiostri viola, ti saluto di cuore Primo 64 La conoscenza, fors’anche diretta, dell’opera di Carrà Antigrazioso Conti”, Fondazione Primo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio da parte di Conti è stata suggerita in C. Toti, Per una cronologia di Primo Conti. Primo Conti futurista, in Primo Conti. Capolavori del Futurismo e 63 P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 215-216. dintorni, cit., p. 40. 22 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

un atto di difesa e vedrai che proprio in quel periodo pre- il neoclassico linearismo di Ingres, che l’artista già denuncia valse nella mia pittura il grottesco e nella poesia di Pavolini, “nell’Autoritratto con lo specchio – dipinto, in clima dechiri- appunto, l’ironia: in fondo noi eravamo più vicini al Dada che chiano, nel 1921 – e al quale molti addebitavano suggestioni ai movimenti restauratori. E fu per questo che di lì a poco mi quattrocentesche”71. distaccai da Lega, che insieme a Rosai si stava accomodando a Queste riflessioni sulla pittura del passato coincidono con la Soffici sulla via di un ritorno al culto dei Macchiaioli e dell’Ot- prima significativa passione di Conti per una fascinosa giova- tocento toscano”65. ne di origini olandesi, incontrata sul litorale di Antignano e ri- L’attenzione al magistero sofficiano, tuttavia, permane viva an- trovata, a Firenze, assieme ai suoi bambini ed alla sua ama, la cora nel 1920 quando nella minuta di una lettera di Conti a domestica cinese che fedelmente la seguiva. Fu proprio Liung- Soffici, redatta ad Antignano il 2 luglio 1920, si legge: “Ho tra Juk a posare per l’artista nel 1924 per quei tre straordinari mano il secondo volume di Rete Mediterranea, che ho letto ritratti in costume oggi divisi fra la Galleria d’arte moderna di subito con una segreta felicità e del quale vorrei che, insieme a palazzo Pitti, la Galleria comunale d’arte moderna e contem- me, tutti i giovani migliori fossero a ringraziarla. Non tanto per poranea di Roma ed una prestigiosa collezione privata, che molte e belle cose che vi sono sparse dentro, e che meritereb- mostrano l’artista nel pieno rigoglio di una nuova stagione, bero da sole riconoscenza, ma per il tutto organico del fascico- cui si affaccia l’esigenza nuova di dedicarsi alla pittura reli- lo, rappresentante, appunto per gli stessi giovani, qualcosa di giosa: “Ripensando ai travagli della nostra generazione, e alla più che una raccolta di ottimi scritti e pitture: vorrei dire anzi somma di dolore e d’esperienza che caratterizzerà nella storia una serena realtà storica, in un certo senso esemplare, e a cui il nostro secolo, mi convinco sempre di più che forse i tempi dovrebbe tenersi ognuno, in questi tempi di nebbia disonesta, sono maturi per la nascita di una vera e grande arte cristiana nei limiti delle proprie forze e della propria personalità”66. – e vorrei (!!!) esserne l’iniziatore”, scriveva in una lettera del La Fanfara del costruttore, volume di Conti edito da Vallecchi novembre 1923 a Pavolini72. nel 1920, e scritto fra il 1917 ed il 1919, fu interpretato dall’au- Nacquero dietro questa spinta, e contestualmente ai ritratti in tore come un ponte gettato fra il suo Futurismo e la Metafisica: costume cinese, i grandi pannelli del Trittico del Golgota ed “dalla scomposizione alla ricomposizione, dalla suggestione altre opere che mostrano come in questo momento l’artista, del movimento alla suggestione onirica, dall’episodio popo- nel condividere il generalizzato clima di ritorno all’ordine, non lare e plebeo dei quadri futuristi ad una metafisica altrettanto intendesse attenersi a moduli definiti, ma desiderasse speri- plebea che poi si esprimeva nel grottesco”, che incontrò il fa- mentare di volta in volta soluzioni diverse in un’assoluta liber- vore di De Pisis, con il quale Conti entrò in contatto epistolare tà pittorica: “L’abbandono dell’avanguardia e quanto poteva proprio da quel fatale 1920 e che per primo collocò i nuovi esserci di autentico in quella sollecitazione del ritorno all’ordi- dipinti nati fra il 1919 e l’anno successivo nella sfera della ne proclamata da Soffici dietro una prima spinta di Picasso, fu Metafisica67. intesa generalmente come una specie di penitenza. La rilettura Era il momento dei primi importanti successi, come l’invito a di certe discipline e di certi moduli estetici che formavano i partecipare alla Grande Esposizione Internazionale d’Arte Mo- cardini della tradizione […] in Italia suonò come un mea cul- derna a Ginevra (1920-1921), che vedeva il giovane ventenne pa per chi sa quali peccati immaginari. […] Certo che io pure, accolto fra un gotha di partecipanti fra cui Picasso, Matisse, con diverse premesse e in una diversa situazione, sperimentai Kandinsky e le retrospettive di Boccioni e Modigliani68; for- un mio ritorno all’ordine. Questo ritorno si realizzò per molti te di questa lusinghiera collocazione, Conti cercò nel 1922 il sull’esempio dei primitivi, col risultato di una volgarizzazione consenso di Mario Broglio per prendere parte alla Primaverile e degenerazione dei postulati metafisici; in me con una libe- fiorentina con il suo gruppo di artisti, “per offrire al panorama razione del mestiere da ogni moralismo estetico, restituendo della Metafisica dei ‘Valori plastici’, con le opere che mi aveva- al pennello la facoltà di rompere il guinzaglio che lo teneva no scelto (Autoritratto con lo specchio, I giocolieri, ecc.), una legato, e inseguire i suoi fantasmi oltre i limiti di ogni schema ipotesi nuova, diversa, malgrado tutte le sue fughe”69. prefabbricato”73. In questo momento l’opera di Conti stava abbandonando pro- Sulla scorta di questa ritrovata libertà Conti affrontò la stronca- gressivamente l’irriverente registro grottesco in favore di una tura di Carrà in occasione della Biennale veneziana del 192474, riflessione sull’arte del passato che doveva coinvolgere lo stu- ma “i contrasti e le umiliazioni subite alla Biennale romana dio degli artisti del Quattrocento, del Seicento70, ma anche

cura di P. Carofano, Pontedera 2009, pp. 347-377. 65 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 232. 71 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 297. 66 Minuta della lettera di Conti a Soffici, 2 luglio 1920, Fondazione 72 P. Conti, lettera a Pavolini, 18 novembre 1923, Fondazione Primo Primo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti, oggi in P. 67 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 256. Conti, La gola del merlo, cit., p. 299. 68 Conti rispose all’invito proponendo di inviare L’Oste burlone, Il Li- 73 P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 303-304. monaro, Testa di contadina strabica, La cugina Pia e La tessitrice, 74 C. Carrà, La XIV Biennale di Venezia, in “L’Ambrosiano”, Milano, cfr. P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 266. 20-21 maggio 1924. Carrà scriveva, nella sua lunga recensione: “A 69 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 285. Primo Conti fu assegnato uno del premi della ‘Fraglia’ ma noi non 70 A questo proposito cfr. L. Giusti, Secentismo e modernità nella staremo a dire quanto poco c’interessarono i suoi dipinti. Special- pittura di Primo Conti (1924-1930), in Atti delle Giornate di Studi mente La disputa dei dottori di [sic] è sembrato di un’artificiosità sul Caravaggismo e il Naturalismo nella Toscana del Seicento, a esasperante”. Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 23

[del 1925] avevano spinto l’impegno della polemica all’interno del mio lavoro rischiando di comprometterne il naturale svi- luppo. Mettevo l’accento e portavo a soluzioni estreme quanto nel mio modo di esprimermi potesse maggiormente dispia- cere o irritare tutti quelli che direttamente o indirettamente volevano mettere in crisi la libertà, che mi ero conquistato, di vivere e di operare al di fuori dei loro steccati. Quegli accenti e quelle forzature, evidenti in molti dei miei lavori eseguiti fino all’ultimo scorcio degli anni Trenta, crearono delle vere frane nel terreno dove stavo avanzando e finirono col giustifi- care l’isolamento nel quale mi avevano cacciato i miei reali o presunti avversari”75. La fine della relazione con l’olandese Harry Quinn76, i dissapo- ri e le incomprensioni sorte intorno alla sua opera, portarono l’artista a fuggire da Firenze il 28 maggio 1927 alla volta di Viareggio, dove il padre, venduta la villa di Antignano, aveva acquistato una casa. In cerca di “pace e lungo riposo”77, Conti stava, invece, per sprofondare nella solare mondanità della Versilia, inutile anti- doto di feste, balli, amori “decorativi”, per un uomo “malato” ed una “pittura malata”78, dalla quale cercava di sollevarlo l’a- mico Bontempelli (“Non fare tanto il pittore di successo!”), che lo introdusse alla conoscenza di Pirandello (fig. 17). Il ricordo di queste due figure di intellettuali giganteggiano nella memoria di Conti come due ancore di salvezza in mezzo a quel mare di inconsistente fatuità mondana; la crisi creativa dell’artista si coglie anche nel noto Ritratto di Pirandello, del quale nei suoi ricordi Conti si mostra particolarmente insod- disfatto, nonostante la foto che documenta il suo lavoro con l’illustre modello, recante la celebre dedica “A Primo Conti, mentre con illuminata maestria d’antico e novissimo pittore fissa per sempre la fugacissima immagine d’uno che si chiamò Fig. 17. Conti, Pirandello, Bontempelli sulla spiaggia della Versilia, Pirandello 1928, Fiesole, Fondazione Primo Conti Viareggio, 25 agosto 1928” (fig. 18). Fu grazie a Pirandello che Conti ritrovò la tranquillità per tornare a riflettere con animo rinnovato sulla propria pittura: disperata grandezza. […] L’esperienza meravigliosa che io feci “Non so dirti in che modo lo stare con lui in questa singolare eseguendo il suo ritratto mi è restata per tutta la vita”79. confidenza dell’anima agisse nel profondo di me stesso, op- In quello stesso 1928 Conti impartisce lezioni di pittura alla ponendo al turbamento della mia coscienza di allora quel mio diciassettenne Munda Cripps, che sposerà nel 1930 e resterà antico richiamo alla meditazione che la mondanità dell’am- sua devota compagna per tutta la vita. Con la giovane moglie biente, dove spesso mi sentivo affondare, pareva che aves- si trasferirà l’anno seguente, in attesa della nascita della prima se distrutto. Nella presenza di Pirandello ritrovavo i grandi figlia, a Firenze, per far meglio fronte alle difficoltà finanziarie fantasmi che avevano abitato i giardini della mia infanzia. Li incontrate da entrambe le famiglie. risvegliava quel suo modo di considerare con meticolosa at- Nel capoluogo toscano Conti ritrovò i vecchi amici Rosai e tenzione l’assurdo delle cose, quasi a farne motivo di una loro Lega, le conoscenze di un tempo fra cui Soffici, Savinio e De Chirico, conobbe Elio Vittorini, ma frequentò poco gli intellet- tuali che si riunivano alle Giubbe Rosse o al Caffè Paszkow- sky, afflitto da una situazione economica più che precaria e da 75 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 307. un malessere psicologico che non lo abbandonava. 76 Il drammatico momento vissuto da Conti nella primavera del 1927 Queste circostanze riportarono nella sua pittura la profondità è rievocato in una lettera a Pavolini, in cui racconta: “La più spa- di riflessione dei suoi anni migliori, lontano da quella pur ventosa, e dolce, e atroce, e pietosa storia d’amore della mia vita, sapida ed eccitata mondanità che ancora si coglieva ne La alla quale avevo dato per quattro anni tutto me stesso, è morta signora dal canino (Ritratto della marchesa Margherita Bot- nella stessa ombra da cui era nata […]. Un’epoca della mia vita, importante, si è chiusa. Ora mi si presenta dinnanzi un immenso tini) e nel Ritratto della contessa Vittoria Contini Bonacossi, spazio verso cui muovo con passo ubriaco e da convalescente”, cfr. P. Conti, lettera a Pavolini, Firenze, 27 maggio 1927, oggi in, P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 320-321. 77 Ibidem. 78 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 336. 79 Ivi, pp. 341-342. 24 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Fig. 18. Primo Conti mentre esegue il ritratto di Luigi Pirandello, 1928, Fiesole, Fondazione Primo Conti con un rinnovato sguardo di fronte alla realtà: “avevo scoperto nuovi nel mistero di quella vita apparentemente semplice […]. quanto quello stato di povertà e di esilio erano diventati amici Ma non ero mai sicuro di me. Ero solo. Oggi mi stupisce la della mia arte. Mentre i Sironi, i Carrà, ed altri ruotanti attorno solitudine con la quale ho vissuto quegli anni, in quella gab- a loro, producevano opere clamorose, il mio stile si era fatto bia intima che mi ero costruito in via dei Banchi. Ogni sera dimesso, assorto, silenzioso, al punto di sembrare spento. Ho scappavo cercando negli angoli di Firenze una risposta che vissuto fino al ’36 nel tepore di un’arte sotterranea che viveva non c’era. Tornavo a casa stanco, a notte alta, con tutti i miei all’insaputa di quegli urlanti e urlati anni Trenta. C’era nel mio problemi irrisolti”81. lavoro di allora come la scoperta di una materia pittorica tra- Nacquero così attoniti ritratti, come quello alla figlia Maria No- sparente e risuonante all’interno che, attraverso varie vicende, vella (fig. 19), che “stava guardando un libro di farfalle quando avrebbe preso poi, nel tempo, inattesi sviluppi. Vorrei ricor- il grammofono si mise a suonare L’Uccello di fuoco di Stravin- darti Frutta dall’alto, Bimba e farfalla, Ritratto di Munda in sky. Lei si voltò di scatto come illuminata a guardarmi. E fu da piedi, Nudino, La ciechina e un’opera di quello stesso periodo quello scatto che nacque Bambina e farfalla”. che Carrà elogiò molto: I maggianti della Versilia […]”80. Similmente, da un incontro casuale durante una passeggiata Alcuni di questi dipinti sono oggi riuniti nella sezione conclu- in via Tornabuoni, nacque l’idea del dipinto La zingara, una siva di questa mostra, a testimoniare la personale dimensione giovane donna che, sulla soglia della libreria Seeber, offriva privata ed intima della pittura di Conti in questo periodo, con- ai passanti biglietti della fortuna. La prima versione della tela, centrata a cogliere il subitaneo presentarsi di un’improvvisa sulla quale l’artista ha ridipinto l’attuale più casta pittura, fu emozione estetica: “Stavo molto con me stesso. Il mio collo- emendata da Conti dietro consiglio di amici, fra cui Giuseppe quio era poi con gli esseri e le cose che avevo intorno: mia Bottai che, vedendo l’opera nell’originario stato nello studio moglie, le mie figlie, gli oggetti domestici. Scoprivo dei segreti (fig. 20), confermò all’artista che non avrebbe potuto esporla per la sua troppo esibita carica erotica. Conti decise allora di

80 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 381. Per I maggianti della Versi- lia si veda il testo in catalogo di A. Tenerini. 81 P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 382-383. Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 25

Fig. 19. P. Conti, Ritratto della figlia Maria Novella, 1933 c., Fiesole, Fondazione Primo Conti allungare le maniche del corpetto, coprire la parte inferiore del corpo con una lunga gonna e sostituire l’allusione alla lussuria rappresentata dalla scimmietta, con una geometrica fisarmonica. La rarefatta pittura di Conti, la stanca mestizia che si coglie nello sguardo della modella, presentano, comunque, un erotismo turbato, privo di gioia e vitalità, rispecchiando, forse, quello che fu lo stato d’animo del pittore in quegli anni difficili di solitudini, vissute nella vita domestica accanto al fervore religioso della moglie Munda, che nel ritratto a figura Fig. 20. P. Conti, La zingara, 1934, prima della ridipintura eseguita intera dedicatole da Conti, appare, con lo sguardo rapito ver- dall’artista so profondissimi pensieri, determinata a trattenerli, anche col gesto della mano, all’interno del proprio cuore. La nascita di questa nuova stagione di privati capolavori, sorti di quest’ultimo e l’ideale conclusione di questa esposizione. fra le ristrettezze economiche ed una vita vissuta lontanissima Conti, infatti, decise, in quell’occasione, di fare il punto del da quella mondanità conclusasi con il finire degli anni Venti, è proprio percorso pittorico, quasi a voler guardare indietro per debitrice forse anche della revisione che l’artista fece della sua controllare la strada percorsa, prima di abbandonarsi a quello opera in occasione della Mostra personale dello scultore Artu- sceltissimo linguaggio formale già espresso nell’opera Incon- ro Martini e del pittore Primo Conti tenutasi a Palazzo Ferroni tro della Vergine con Sant’ Elisabetta (Le due sorelle), esposta nel 193282, che rappresenta un bilancio della carriera artistica nel 1932 a Firenze, e giunto a maturazione nei dipinti appena citati, di pochi anni successivi.

82 Si trattava dell’esposizione inaugurale del nuovo spazio espositivo fiorentino voluto dall’antiquario Luigi Bellini. Per la storia della S. Elisabetta (Le due sorelle) del 1931. Sull’evento espositivo cfr. galleria cfr. S. Ragionieri, Appunti per una storia della Galleria di Anonimo, L’inaugurazione della mostra di Primo Conti e Arturo Palazzo Ferroni, in Un palazzo e la città, catalogo della mostra Martini, in “La Nazione”, 26 gennaio 1932; A. Neppi, La Galleria di Firenze 2015-2016, a cura di S. Ricci, R. Spinelli, Milano, 2015. di Palazzo Ferroni a Firenze. Pitture di Primo Conti, in “Il lavoro L’esposizione, inaugurata alle 17 del 25 gennaio 1932, fu introdot- fascista”, 28 gennaio 1932; A. Del Massa, Mostre personali. Arturo ta da un discorso di C. Pavolini e Conti fu presente con cinquan- Martini e Primo Conti, in “La Nazione”, 30 gennaio 1932; E. Vit- tacinque opere che coprivano tutto l’arco della sua produzione torini, La Galleria di Palazzo Ferroni. I - La pittura di Conti, in pittorica, dall’Autoritratto del 1911, a L’Incontro della Vergine con “L’Italia letteraria”, 31 gennaio 1932.

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Il Maggio Versiliese nell’opera di Primo Conti

Andrea Tenerini

Con il dipinto I maggianti della Versilia, ultimato nel 1935 Plasmata su modelli pittorici classici tanto cari a Conti, l’opera ed esposto alla Biennale veneziana dell’anno successivo1, si consente di mettere a fuoco la stretta consonanza che c’era in chiude per Primo Conti “un periodo di un singolare stato di quel periodo fra le poetiche dei due artisti, legati da un affetto grazia”2. Il primo lustro degli “urlanti e urlati anni Trenta” era profondo e sempre disposti a una reciproca attenzione, e do- passato fra assillanti problemi economici che avevano favorito cumenta la fase finale di un momento particolare della pittura l’isolamento all’interno del mondo domestico e dato origine a contiana. una serie di lavori dal carattere intimistico e personale, ispirati Conti e Pea6 avevano iniziato a frequentarsi abitualmente a da un inconsueto sentimento lirico. Viareggio a metà del secondo decennio del secolo. Nell’e- Il matrimonio nel 1930 con Munda Cripps, figlia di uno dei state del 1914, prima di esser colpito da una fortissima pe- maggiori industriali del marmo apuano, che avrebbe dovuto ritonite che lo avrebbe portato quasi alla morte, il giovane unire i capitali delle due famiglie, viene fastosamente celebra- artista fiorentino aveva trascorso il proprio tempo tra la cam- to quando gli affari del padre di Conti sono già fortemente pagna delle sparute ville della pineta posta al di là della Fos- compromessi. Dall’altra parte il complesso dei provvedimenti sa dell’Abate dove, arrivando in bicicletta, poteva incontrare presi dal Fascismo tra il 1930 e il 1931 determineranno ben Plinio Nomellini, Galileo Chini, Alberto Magnelli, Eleonora presto il crollo dell’impero dei Cripps3. Duse, Grazia Deledda, Matilde Serao e, talvolta, Giacomo Tornato a Firenze nel 1931 il pittore deve scendere a patti con un Puccini e la città balneare notturna del Caffè Margherita dove creditore che lo costringe a lavorare senza sosta per ripianare i si ritrovavano Lorenzo Viani, Moses Levy, Ettore di Giorgio e, debiti paterni. Afflitto dai problemi economici e sempre più chiu- appunto, Enrico Pea7. so in se stesso, nella prima metà degli anni Trenta Conti sviluppa Incalzato da Gabriel Cacho Millet su come fosse lo scrittore se- un linguaggio influenzato solo in minima parte dalla retorica del- ravezzino nei primi anni in cui l’aveva conosciuto, Conti rispon- la coeva pittura accademica e novecentista. Nascosto “nel tepore deva: “credo che fosse arrivato da poco da Alessandria d’Egitto: di un’arte sotterranea” il suo stile si fa – come dirà lui stesso – “di- aveva i capelli rasi a zero, una lunga barba cesputa, e portava messo, assorto, silenzioso, al punto da sembrare spento”4. dei colletti inamidati che si aprivano ‘a vu’ sul davanti, dove I maggianti della Versilia – ricorda l’autore – “era un dipinto appariva, strettissimo, il nodo della sua cravatta nera. Parlava piuttosto bello, ispirato da uno spettacolo popolare all’aperto sottovoce muovendo con arte le mani che aveva molto magre che ha un’antichissima tradizione e che Enrico Pea stava al- e belle – e camminava, anche nelle giornate più calde, con una lora resuscitando nelle pinete della Versilia e nei boschi della specie di spolverino sulle spalle. Mi è difficile spiegare la sen- Lucchesia. Eran drammi d’amore e di ‘cavalleria’, recitati da sazione che ci dava incontrandolo le prime volte: anche senza contadini che indossavano dei costumi fatti da pochi elemen- conoscere le romantiche avventure del suo bazar «Alla baracca ti: da un elmo, da un mantello e da una spada per i guerrieri, rossa», appariva come una figura da Romanzo di Emilio Salgari: da uno strascico appuntato alla sottana o da una coroncina di qualcosa tra il pastore protestante e certi nomadi istrioni che si fiori poggiata sul capo per le regine e le amanti. mostrano nelle piazze con una scimmietta sulle spalle”8. Il mio quadro rappresentava appunto, un guerriero inginoc- Con il trasferimento a Firenze di Conti i legami si allentarono, chiato davanti a una ragazza, e dietro a loro un suonatore di ma ripresero con forza all’inizio dell’estate del 1927 quando violino. Perché queste rappresentazioni erano sempre accom- l’artista, a seguito della fine di una relazione amorosa, decise pagnate dal suono di un violino”5. di ritornare ad abitare stabilmente a Viareggio. Nel brioso cli- ma della città Conti – testimone della nascita dell’omonimo

1 XX Esposizione Biennale Internazionale d’Arte, Venezia, [1936], p. 39. 2 P. Conti, La gola del merlo. Memorie provocate da Gabriel Cacho il Maggio versiliese vedi: C. Paolicchi, E. Lorenzetti, Enrico Pea e il Millet, Firenze, 1983, p. 382. Maggio, Pontedera, 2008. 3 Sulla portata dei decreti fascisti cfr. A. Bernieri, La nascita del fa- 6 Alla Fondazione Primo Conti di Fiesole è oggi conservato l’Archi- scismo a Carrara, in “La Toscana nel regime fascista (1922-1939)”, vio di Enrico Pea. Cfr. M.C. Berni (a cura di), Archivio Enrico Pea, Firenze, 1971, vol. II, pp. 677-697. Inventario, Firenze, 2011. 4 P. Conti, La gola del merlo, cit. p. 381. 7 P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 61-62. 5 Ivi, p. 382. Sul rapporto cinquantennale tra l’opera di Enrico Pea e 8 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 68. 28 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Fig. 1. P. Conti, I Maggianti della Versilia, olio su tela, 1935 Il Maggio Versiliese nell’opera di Primo Conti 29

Fig. 2. P. Conti, Il Guerriero, L’Arcangelo Gabriele e La preghiera del guerriero, tecnica mista su carta, 1933

Premio letterario Viareggio nel 1929 – inizia a frequentare abi- raffiguranti Il Guerriero, L’Arcangelo Gabriele e La preghiera tualmente Massimo Bontempelli, Luigi Pirandello, Marta Abba del guerriero – vengono riprodotti da Pea a corredo del testo ed Ettore Petrolini, riprendendo con entusiasmo anche i rap- edito su “Scenario”12. porti con Viani, Levy e, naturalmente, Pea9. Come noto il testo edito nel 1933, accortamente riordinato Lo scrittore versiliese viveva in quegli anni una fase di intensa nella struttura di poemetto didattico, verrà pubblicato a Sar- conversione spirituale sospinta da un profondo sentimento re- zana nel 195413. Ad illustrare il testo saranno questa volta gli ligioso che, se da una parte si riverberava fortemente sul con- amici pittori Fausto Maria Liberatore, Giuseppe Ardinghi ed tenuto delle opere letterarie, dall’altra, in qualità di impresario Ettore di Giorgio che, già nel gennaio 1923, aveva realizzato teatrale, lo portava a rappresentare testi di intenso contenuto una xilografia per il breve articolo sul maggiante Cecco del devozionale. Nel 1933, in occasione dell’Anno Santo straordi- Moro, edito sulla rivista viareggina “Il Sagittario”14. nario indetto da papa Pio XI – eccezionalmente se conside- Alla Biennale veneziana15 I maggianti della Versilia ottenne riamo l’impronta fortemente eroica o romantica di gran parte giudizi contrastanti. Se Carlo Carrà sull’Ambrosiano ne elogiò dei testi – la compagnia di Pea mise in scena ben due opere a l’aspetto compositivo e la chiara percezione pittorica16 e Mario carattere religioso: il Maggio della Passione di Cristo e La vita Tinti, sul Giornale di Genova, ne mise in luce la “ricca e di- 17 e la morte di Santo Alessio10. Nello stesso momento lo scrittore lettosa composizione decorativa” , altri critici segnalarono la stava completando, in forma di saggio, il testo Il “Maggio” in Versilia che pubblicherà in due parti, tra l’agosto e il settem- bre di quell’anno, sulla rivista “Scenario”11. Conti assiste alle rappresentazioni primaverili di almeno una 12 Ivi, p. 412 (Il guerriero), p. 413 (L’Arcangelo Gabriele), p. 456 (La delle due opere e in quella sede realizza una serie di bozzetti – preghiera del guerriero), siglati tutti P. Conti hanno, tra parentesi oggi in gran parte dispersi – che, opportunamente ricomposti, l’annotazione Appunto per il “Maggio” di Primo Conti. 13 E. Pea, Il Maggio in Versilia, in Lucchesia e in Lunigiana come lo serviranno alla realizzazione della tela del 1935. Tre di questi – ha visto Enrico Pea, Sarzana, 1954. 14 E. Pea, Il Maggiante Cecco del Moro, in “Il Sagittario”, 1, 1923. 15 L’immagine dell’opera venne pubblicata da diversi quotidiani tra i quali La Tribuna di Roma e Il Corriere del Tirreno di Livorno, come anticipazione della Biennale, nel numero del 28 maggio, Il 9 Di quell’anno è un ritratto a matita di Pea tratteggiato da Conti pub- Nuovo Giornale di Firenze il primo giugno e L’Unione di Tunisi nel blicato in G. Bellora (a cura di), Il mondo di Pea, Lucca, 1981, p. 145. numero del 2 giugno, Il Corriere della Sera in quello del 4 giugno 10 E. Pea, Memorie e fughe (1926-1958), Pisa, 2001, p. 41. Il testo Il e Il Mattino illustrato di Napoli il 29 giugno 1936. Maggio di Santo Alessio, riprodotto nel volume fu pubblicato da 16 C. Carrà, La pittura italiana alla XX Biennale, in “L’Ambrosiano”, Pea nel giugno 1933 sull’“Illustrazione Toscana e dell’Etruria”. 20 giugno 1936. 11 E. Pea, Il “Maggio in Versilia, in “Scenario”, 8, agosto, 1933, pp. 17 M. Tinti, Due giorni di ricognizione attraverso la XX Biennale, in 411-418, 9, settembre 1933, pp. 451-459. “Il Giornale di Genova”, 31 maggio 1936. 30 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Fig. 4. L. Viani, Enrico Pea, matrice xilografica, 1914, collezione privata Fig. 3. P. Conti, Enrico Pea, matita su carta, 1929 mancanza di “una precisa intenzione pittorica”18 o giudicaro- e libri antichi, nonché proprietario di una straordinaria bi- no sfavorevolmente i “toni violenti e aggressivi, assolutamente blioteca di storia locale italiana, oggi purtroppo dispersa22. discordi”19. È assai probabile che il creditore del padre di Conti non Come ricorda con grande rammarico lo stesso Conti, l’opera sia stato lo stesso Carresi, all’epoca venticinquenne, ma che venne utilizzata dal padre come “pagamento di uno dei suoi de- quest’ultimo abbia acquistato il dipinto in un secondo tem- biti più assillanti”20. Dopo essere stato esposto, nell’autunno del po. E forse ad attrarre l’interesse dell’avvocato toscano per il 1937, all’International Exhibition of Paintings di Pittsburgh, con dipinto, oltre alla qualità alta e ispirata della pittura e della il titolo di Rustic Players21 del dipinto si sono perse le tracce. composizione, fu proprio il soggetto – per dirla con Attilio Una nota contenuta nel catalogo della mostra statunitense ci Bertolucci – “riconoscibile nelle sue caratteristiche, miste di informa che il quadro era stato prestato dal giurista fiorenti- sacro e di cavalleresco, meravigliosamente, inconfondibil- no Franco Carresi, raffinato e competente esperto di stampe mente italiano”23.

18 V. Guzzi, La XX Biennale di Venezia, in “La Nuova Antologia”, Roma, 1 luglio 1936, p. 71. 22 Franco Carresi (Firenze 1912-1994), giureconsulto di grande fama, 19 G. Marchiori, La Biennale Veneziana in “Emporium rivista mensile è stato autore di volumi monografici a soggetto giuridico e profes- illustrata di arte e cultura”, LXXXIV, 501, pp. 123-134; p. 126. sore ordinario nelle università di Bologna e Firenze. 20 P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 382; “… è un dipinto che ora mi pia- 23 A. Bertolucci, Quando il critico è in vacanza, in “L’Illustrazione cerebbe di riesaminare …” confessava il pittore a Gabriel Cacho Millet. Italiana”, agosto, 1962, pp. 67-68; p. 68; ripubblicato con il titolo 21 The 1937 International Exhibition of Paintings, October Fourte- I Maggi in Versilia in A. Bertolucci, Aritmie, Milano, 1991, pp. enth to December Fifth, Carnegie Institute, Pittsburgh, Catalogo 81-84. Attilio Bertolucci scrive queste parole sul Maggio versiliese della mostra, n. 323, tavola 32. ricordando una rappresentazione vista con Pea alcuni anni prima. CATALOGO

Catalogo 33

Primo Conti Autoritratto, 1911 olio su cartoncino, cm. 61x35 Fiesole, Fondazione Primo Conti 34 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Paesino sull’Arno, 1912 olio su tela, cm. 16x23,5 collezione privata Catalogo 35

Ardengo Soffici Bagnanti, 1911 olio e tempera su cartone, cm. 65x58,5 collezione Tullia Vallecchi 36 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Ardengo Soffici Compenetrazione di piani plastici (Tarantella dei pederasti), 1913

Riproduzione fotografica con cornice originale (tela distrutta dall’autore), cm. 200x200 Poggio a Caiano, Museo Soffici Catalogo 37

Ardengo Soffici Pera, Libro e Tazza, 1914 - 1915 tempera su cartone, cm. 32,5x40,5 Prato, Farsettiarte 38 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Molo di Viareggio, 1914 olio su tela, cm. 54x89 collezione privata Catalogo 39

Galileo Chini Autoritratto, 1901 olio su tela, cm. 100x100 Pistoia, collezione C. R. Pistoia e della Lucchesia 40 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Plinio Nomellini Bimba tra i gigli, 1913-14 ca olio su tela, cm. 104x90 collezione privata Catalogo 41

Lorenzo Viani La moglie del marinaio, 1912-1915 olio su cartone, cm. 96x68 collezione privata, courtesy Società di Belle Arti, Viareggio 42 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Vecchio con turbante bianco, 1914 olio su tela applicata su cartone, cm. 78x68 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 43

Primo Conti Natura morta con frutta, giornale e bottiglia, 1914 olio su tela applicata a cartone, cm. 62x51 Fiesole, Fondazione Primo Conti 44 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Dimostrazione Interventista (24 maggio 1915), 1915 olio su tela, cm. 79,5x65 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 45

Primo Conti Autoritratto con accappatoio al mare, 1915 olio su tela, cm. 90x69 Fiesole, Fondazione Primo Conti 46 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Donna e cocomero, 1915 olio su tela, cm. 80x90 collezione privata Catalogo 47

Primo Conti Arlecchino, 1915 olio su tela, cm. 189x129 Fiesole, Fondazione Primo Conti 48 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti La Fruttivendola, 1915 olio su tela, cm. 94x138 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 49

Primo Conti Nudo di ragazzo, 1915 olio su tela, cm. 80x140 Fiesole, Fondazione Primo Conti 50 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Ortolano, 1915 olio su tela, cm. 100x75 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 51

Primo Conti Ritratto di Eros Chini in divisa da giovane esploratore, 1915 olio su tela, cm. 150x120 collezione privata 52 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Alfredo Muller Natura morta con violoncello, 1920 olio su tela, cm. 145x125,5 courtesy 800/900 Artstudio Livorno/Lucca Catalogo 53

Primo Conti Ritratto del poeta Gino Chierini, 1916 olio su tela, cm. 98x70 Fiesole, Fondazione Primo Conti 54 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Fiaschetto, bricco bianco e fagioli, 1916 olio su tela, cm. 45x40 collezione privata Catalogo 55

Primo Conti La vecchina, 1917 olio su tela, cm. 40x40 collezione privata 56 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Fiasco e carte da gioco, 1917 olio su tela, cm. 49x44 collezione privata Catalogo 57

Primo Conti Fiaschetto, uova e formaggio, 1917 olio su tela, cm. 48x56,5 collezione privata 58 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Bottiglie nere e vasetto di terracotta, 1917 olio su tela riportata su cartone, cm. 48,5x36,5 collezione privata Catalogo 59

Giacomo Balla Cartolina postale a Umberto Primo Conti futurista, 1917 collage e tecnica mista su cartolina postale Fiesole, Fondazione Primo Conti 60 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Antignano dall’alto, 1917 olio su cartone, cm. 58x42 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 61

Primo Conti La cocomeraia, 1917 olio e collage su tavola, cm. 54x36 Fiesole, Fondazione Primo Conti 62 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Interno di osteria, 1917 olio su cartone, cm. 57x41 Roma, collezione privata, courtesy Futur-ism Roma Catalogo 63

Primo Conti Osteria azzurra, 1917 olio su tela, cm. 41x29 collezione privata 64 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Venditrice di bibite, 1917 olio su cartone, cm. 41x28,5 collezione privata Catalogo 65

Ardengo Soffici Le pont (scomposizione di piani di un ponte), 1913 vitrografia (monotipo ad olio), cm. 18x13 courtesy Museo Soffici 66 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Il saltimbanco, 1918 olio e collage su tela, cm. 100x78 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 67

Primo Conti I profughi, 1918 olio su cartone, cm. 55x49,5 Roma, collezione privata, courtesy Futur-ism Roma 68 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Bambola=sintesi di notte moderna, 1918 olio e collage su tela, cm. 80x65 Pistoia, collezione Gori - Fattoria di Celle Catalogo 69

Achille Lega Contadini nell’aia, 1917 olio su cartone, cm. 36x45 collezione privata 70 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Achille Lega Ritratto della madre, 1917 olio su cartone, cm. 70x50 Savona, collezione privata Catalogo 71

Achille Lega Il tram n. 6 di via Scialoja, 1917 olio su cartone, cm. 70x50 collezione Massano 72 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Ottone Rosai Follie Estive, 1918 inchiostro su carta, cm. 33,2x40,5 Prato, Farsettiarte Catalogo 73

Ottone Rosai Follie Estive, 1918-1919 olio su tela, cm. 44x49 Prato, Farsettiarte 74 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Moses Levy Cinema Eolo, 1918 olio su cartone, cm. 55x53 collezione privata Catalogo 75

Primo Conti Marinaio ubriaco, 1919 olio su tela, cm. 56,5x45 collezione privata 76 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Il limonaro, 1919 (sul verso, Il violinista, 1915) olio su tela, cm. 91x56 collezione privata Catalogo 77

Primo Conti La cugina Pia, 1920 olio su tela, cm. 70x60 Fiesole, Fondazione Primo Conti 78 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Autoritratto con lo specchio, 1921 (sul verso, Vecchio con sciarpa rossa, 1915) olio su tela, cm. 60x50 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 79

Primo Conti La Teresina, 1922 olio su tela, cm. 41x31 collezione privata 80 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Moses Levy Anna e l’amica, 1920 olio su tela, cm. 52,5x73 Viareggio, Istituto Matteucci Catalogo 81

Primo Conti Bagnante, 1923 olio su tela, cm. 78x40 collezione privata, courtesy 800/900 Artstudio Livorno/Lucca 82 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti La borghese di Canton, 1924 olio su tela, cm. 100x80 collezione privata Catalogo 83

Primo Conti Ritratto di Alessandro Contini Bonacossi, 1924 olio su tavola, cm. 21x26 collezione privata 84 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Crocifissione (Trittico del Golgota), 1924 olio su tela, cm. 190x130 Firenze, Convento di Santa Maria Novella Catalogo 85

Primo Conti Natura morta (uccellini, cocomero e pomodoro), 1925 olio su tela, cm. 39x31 collezione privata 86 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti La Signora dal canino (Ritratto della marchesa Margherita Bottini), 1927 olio su tela, cm. 100x64 collezione privata Catalogo 87

Primo Conti Ritratto della contessa Vittoria Contini Bonacossi, 1928 olio su tela, cm. 121x80 collezione privata 88 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Ritratto di Luigi Pirandello, 1928 olio su tela, cm. 79x60 Roma, S.I.A.E. (Società italiana degli autori ed editori) - Biblioteca e Museo Teatrale del Burcardo Catalogo 89

Primo Conti Natura morta con fiori e frutta, 1929 olio su tela, cm. 54x40 collezione privata 90 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Rose metafisiche, 1929 olio su tela, cm. 36x26 collezione privata Catalogo 91

Primo Conti Garofani bianchi, 1929 olio su tela, cm. 54x40 collezione privata 92 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Incontro della Vergine con Sant’Elisabetta (Le due sorelle), 1931 olio su tela, cm. 142x88 collezione Banca Monte dei Paschi di Siena Catalogo 93

Ardengo Soffici Fanciullo dal fiore, 1928-1929 olio su carta intelata, cm. 119x75 courtesy Museo Soffici 94 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Bambina con scatola verde (ritratto di Maria Novella), 1932 olio su tela, cm. 40x30 collezione privata Catalogo 95

Primo Conti Bambina con coniglio di gomma, 1933 olio su tavola, cm. 40x30 Fiesole, Fondazione Primo Conti 96 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Bambina e farfalla (bozzetto), 1933 olio su tavola, cm. 40x30 collezione privata Catalogo 97

Primo Conti Frutta dall’alto, 1933 olio su tela, cm. 80x79 collezione privata 98 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Ritratto della moglie, 1933-1934 olio su tavola, cm. 185x75 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 99

Primo Conti La zingara, 1934 olio su tela, cm. 135x85 Fiesole, Fondazione Primo Conti 100 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Il Seminatore, 1914 matita a cera e acquerello su carta, cm. 20,6x15,2 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Contadini che vanno, 1914 c.

matita e acquerello su carta, cm. 20,5x15 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 101

Primo Conti Prete e beghine, 1914-1915

inchiostro e acquerello su carta, cm. 14x20,5 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Primo Conti Beghina, 1914-1915 Il monarca, 1914 c. inchiostro e acquerello su carta, cm. 20,5x15,5 inchiostro e acquerello su carta, cm. 20,5x15 Fiesole, Fondazione Primo Conti Fiesole, Fondazione Primo Conti 102 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti L’ubriaco, 1915 penna, matita e tempera su carta, cm. 21,8x15,5 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Contadina vestita a festa, 1912

Inchiostro e tempera su carta quadrettata, cm. 20,5x14,773 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 103

Primo Conti Arlecchino che rapisce una fanciulla

inchiostro e acquerello su carta, cm. 15x20,5 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Primo Conti Nudo in verde Danzatrice nuda, frutta e fiasco inchiostro e acquerello su carta, cm. 20,8x15,3 acquerello su foglio di quaderno a quadretti, cm. 20,5x15 Fiesole, Fondazione Primo Conti Fiesole, Fondazione Primo Conti 104 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Figura con bicchiere, 1915 matita su carta, cm. 20,5x14,5 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Donna che si pettina e calligrafie, 1917 c.

matita e penna su carta, cm. 19,5x15 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 105

Primo Conti Mendicante (sintesi geometrica), 1915 c. penna e acquerello su carta, cm. 20,5x15 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Donna al caffè (sintesi geometrica), 1915

penna e acquerello su carta, cm. 15,5x14,5 Fondazione Primo Conti, Fiesole 106 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti La carica, 1914-1915 penna, inchiostro nero su carta, cm. 20,5x15 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Figura, sintesi geometrica, 1914-1915

penna, inchiostro nero su carta, cm. 20,5x15 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 107

Primo Conti Operai all’osteria, 1916 matita a cera su carta avorio, cm. 16,5x19,5 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Soldato seduto, 1918 c. matita a cera su carta, cm. 19,2x14,2 Fiesole, Fondazione Primo Conti 108 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Pera e uova, 1919

matita a cera e acquerello su carta avorio, cm. 15,7x21 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Primo Conti Colloquio fra due figure femminili, 1920 Ballerina dall’alto, 1920 matita a cera su carta, cm. 31x21 matita a cera su carta, cm. 21x13,5 Fiesole, Fondazione Primo Conti Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 109

Primo Conti La tessitrice (forme architettoniche), 1920 matita a cera su carta, cm. 20x21 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti La baronessa nell’intimità (figurino per marionetta), 1920

matita a cera su carta avorio, cm. 21,5x13,4 Fiesole, Fondazione Primo Conti 110 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento

Primo Conti Marinetti in accappatoio, 1920

matita a cera su carta, cm. 31x21 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Ardengo Soffici, 1920

matita a cera su carta, cm. 23x14,5 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Ritratto di Giovanni Papini

matita a cera su carta, cm. 19x11 Fiesole, Fondazione Primo Conti Catalogo 111

Primo Conti Statua del giardino di Antignano, 1921 matita a cera e acquerello, cm. 28x18 Fiesole, Fondazione Primo Conti

Primo Conti Pagliaccio, 1922

matita a cera su carta, cm. 27,8x19,5 Fiesole, Fondazione Primo Conti Finito di stampare nel mese di giugno 2016 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore Srl Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Tel. 050 313011 • Fax 050 3130300 www.pacinieditore.it