Diocesi di San Miniato da La Domenica del 02/11/2008 ______

Convegno a Pontedera dell’associazione Libera. E’ intervenuto don Armando Zappolini. La mafia in mezzo a noi

Si mimetizza nei panni insospettabili di un ragioniere, di un notaio, di un commercialista o di un avvocato, che tende la mano a un’impresa locale che fa fatica a tirare avanti. La mafia in Toscana arriva col colletto bianco, con una valanga di euro da riciclare e con le idee chiare sui settori della nostra economia dove infiltrarsi: dai locali notturni al calcestruzzo, dalle estorsioni al turismo, da Prato ad Arezzo passando per Massa e Carrara. La mafia in Toscana si muove con passo felpato, facendosi scudo dietro numeri apparentemente irrisori (39 i beni confiscati alle cosche nel Granducato, contro gli oltre 4mila tolti alla mafia in Sicilia). Eppure la criminalità organizzata c’è, e si fa sentire. “La mafia in Toscana” era anche il titolo di un convegno organizzato a Pontedera dalla galassia di enti locali e movimenti riuniti sotto il segno di Libera, l’associazione che fa della lotta ai soprusi e alla cultura mafiosa la sua ragione di vita. “Parlare di mafia con interlocutori così autorevoli - esemplificava all’inizio dell’incontro don Armando Zappolini, referente di Libera per la provincia di - è come togliere il tappo da una pentola e fermarsi a guardare il marcio che si nasconde sotto”. L’interesse del parroco di era lo stesso delle più di duecento persone stipate nell’auditorium del museo Piaggio nel pomeriggio di sabato. E a fornire una lente accattivante in merito ci ha pensato Ettore Squillace Greco, magistrato della procura antimafia di Firenze. “Solo negli ultimi 12 mesi si sono registrati la chiusura di un locale notturno gestito dalla ndrangheta ad Arezzo, un giro di estorsioni con tanto di negozi dati alle fiamme a Firenze, 2 calabresi uccisi in una faida nel Valdarno, l’arresto di un affiliato al clan camorristico dei casalesi con domicilio a Montevarchi, oltre alla stima di circa 200 mafiosi latitanti di cui si cercano tracce in Toscana”. Chi investiga sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra regione descrive una mappa minuziosa e diversificata: “I movimenti della camorra sono più riconoscibili: si rintracciano nei settori agricolo e alberghiero, nell’attività finanziaria-estorsiva e nel tessile a Prato. La mafia siciliana e la ndrangheta invece lavorano più sottotraccia, proponendosi spesso dietro prestanome come soci d’affari o azionisti di imprese toscane in cerca di liquidità”. La mafia col colletto bianco, appunto. La mafia che dopo aver rastrellato con ferocia fiumi di denaro al sud (mettendo le mani sui traffici dei container nei porti, sui finanziamenti pubblici, sul commercio internazionale di droga e di armi), viene al nord a proporre ponti d’oro con gli operatori economici più svariati. “Pensate alla piccola impresa che ora più che mai fa fatica a ottenere finanziamenti bancari, un boccone prelibato per chi arriva qui a riciclare denaro sporco”, mette in guardia Pierluigi Vigna, altro magistrato, ex presidente della procura nazionale antimafia. “Nessuno può sentirsi al riparo dalle infiltrazioni mafiose, a partire dalle amministrazioni comunali come la nostra - aggiunge il sindaco di Pontedera Paolo Marconcini – da sempre collaboriamo con la guardia di finanza che a volte si insospettisce di appalti vinti con regolarità da aziende che si offrono a un prezzo così basso da risultare sospetto”. Un tasto chiave, che batte proprio dove duole il dente di Francesco Forgione: “Ma come si fa a non prendere provvedimenti nei confronti di aziende come Impregilo di Cesare Romiti? - rincara la dose il presidente dell’ultima commissione parlamentare antimafia (dal 2006 al 2008) - Aziende che un giorno sottoscrivono fior di dichiarazioni sulla legalità, e il giorno dopo aver vinto l’appalto autostradale sono già al tavolo con i capimafia per trattare le condizioni?”. I richiami, gli aneddoti e le esortazioni cariche di trasporto di Forgione si susseguono come un fiume in piena: “Chi pensa ancora alle mafie come sinonimo di arretratezza si sbaglia di grosso. Le mafie hanno contribuito al processo di modernizzazione dell’Italia degli ultimi decenni, con la loro logica di individualismo e di profitto, e con i loro rapporti consolidati con la politica. Per combattere questa spirale perversa siamo chiamati tutti a fare la nostra parte: non accontentiamoci dei tribunali; portiamo la lotta alla mafia sul campo sociale e culturale. E soprattutto non smettiamo mai di sostenere l’attività di chi restituisce alla collettività i terreni e gli immobili confiscati. Per le mafie sono i colpi più duri da digerire: non tanto per il risvolto patrimoniale, ma per un discorso di status. Senza la sua ricchezza da esibire il boss è come un re che rimane nudo e che perde così autorità di fronte alla sua gente”. La confisca e la riconversione dei beni mafiosi: un passaggio emblematico, una riscossa quotidiana per tanti territori disseminati per l’Italia, che vede Libera impegnata da sempre in prima fila. Per intuire il valore di un simile processo basta ascoltare la testimonianza di don Raffaele Bruno, un prete che proprio grazie al lavoro sui beni confiscati sta regalando entusiasmo a un grosso spicchio della sua regione: la Puglia. Nella zona di Mesagne (paese simbolo che sta alla Sacra Corona come Corleone sta a Cosa Nostra) don Raffaele e i suoi amici coltivano grano, pomodori e vigne sull’ex terreno degli uomini d’onore: “Quest’anno la nostra cooperativa Terre di Puglia ha prodotto 13mila bottiglie di vino Negroamaro”. E oltre all’agricoltura, fioriscono le attività di aggregazione per i più giovani: l’Allegra Compagnia e il Momart, dove si mastica musica e dove anche i figli di famiglie mafiose si sono lasciati contagiare: “Un rap addirittura lo hanno composto loro. Si chiama “La mafia non fa pensare”, e forse è la gioia più grande del mio essere prete”. Il gruppo di Libera della provincia di Pisa, con don Armando in testa, non vede l’ora di venire a trovarlo, nei giorni di Natale, per regalare un trattore ai suoi ragazzi e per ballare insieme a loro il rap della legalità.

Un prete e la sua gente di don Armando Zappolini

Una delle caratteristiche più legate alla figura del sacerdote diocesano è quella del suo stretto rapporto con le persone, con la gente che gli è affidata. Questo si manifesta solitamente nella parrocchia, che rappresenta la forma ordinaria dell’esercizio del ministero sacerdotale: il parroco è il prete che sta con la gente, possibilmente residente in ogni paese, sempre raggiungibile e sempre disponibile. Ma cosa significa essere in mezzo alla propria gente? Si può forse limitare soltanto al soddisfacimento dei suoi “bisogni spirituali”, alla disponibilità alla chiamate e ai servizi liturgici? O forse non significa anche saper leggere ed accompagnare le sue difficoltà quotidiane, entrare dentro i problemi e farsi coinvolgere dalle loro attese e dalle loro speranze? Quando incontro (e mi accade spesso) preti come don Raffaele mi rafforzo nella convinzione che un prete non può restare nella sua chiesa o nel suo oratorio a dire ed a fare senza accorgersi di cosa accade fuori della sua chiesa e del suo oratorio! Ed è la storia di don Raffaele: ti trovi nel carcere di Brindisi o fra i giovani di Mesagne a parlare contro la cultura mafiosa e cominci a mettere su qualche iniziativa, e cominci a stimolare ed a disturbare le pubbliche istituzioni perché producano atti coraggiosi e non si facciano coinvolgere in speculazioni criminali…. Allora diventi un “prete antimafia”, magari con una etichetta che non rende ragione del perché del tuo impegno. Io penso infatti che don Raffaele in Puglia, don Pino in Calabria e lo stesso don Luigi Ciotti in tutta Italia siano da intendersi prima di tutto come preti che hanno deciso di stare davvero insieme con la propria gente, sia essa la popolazione di territori conquistati dalla criminalità, sia essa la popolazione marginale delle città e delle periferie del mondo. C’è una importante dimensione “pastorale” che non può essere ignorata e che rende ragione del motivo profondo del loro impegno. Coloro che sostengono le azioni della antimafia sociale (la lavorazione sui beni dei mafiosi confiscati, l’apertura di spazi educativi per i giovani nei quartieri più a rischio, il sostegno ai collaboratori di giustizia, ecc.) aprono spesso una strada di legalità in territori occupati dalla criminalità e per questo diventano un segno concreto di speranza, un auspicio di efficace contrasto alla mafia. Ci piacerebbe che questi segni diventassero come quelli sui sentieri di montagna, indicassero cioè un percorso sul quale camminare; speriamo di sentire presto e numerosi i passi di tanti cristiani che sono disposti a mettersi in gioco.

» Carovana Antimafia a MESAGNE (Bs) 28-30 dicembre 2008 » Dono di un trattore alla Cooperativa “Libera Terra Puglia” di Mesagne (Brindisi) Con la partecipazione di rappresentanti dei Comuni, delle istituzioni locali e delle associazioni della Provincia di Pisa. Tutte le Cene della Legalità sono finalizzate alla realizzazione del progetto. Informazioni presso il proprio Comune o le associazioni del territorio aderenti a Libera. Tutti sono invitati a partecipare alla Carovana in Puglia. Per informazioni: don Armando Zappolini.

L’incontro di formazione per i centri di ascolto Caritas “Volontariato e testimonianza della Carità”

Mercoledì 22 Ottobre si è svolto a San Romano presso il Convento dei Frati Francescani il primo incontro del secondo Corso di Formazione per volontari dei Centri Ascolto Caritas. Tema dell’incontro “Volontariato e testimonianza della Carità”, relatore Don Enrico Bacigalupo parroco della Diocesi di Chiavari. Invertendo i termini della traccia in “Testimonianza della Carità e Volontariato”, Don Enrico ha iniziato il suo intervento con un cenno storico sulla Caritas, sottolineando la sua prevalente funzione pedagogica e come la carità non debba essere interpretata al pari di un atteggiamento morale, una gratificazione, una “delega” che parte da noi e va all’altro, ma un grande mistero di reciprocità di dono che nel Padre, nel Figlio e nello Spirito si esprime in pienezza e viene dato all’uomo. Il volontario, prosegue Don Enrico, non è una realtà contro,un alibi, una supplenza,un’isola per buoni e generosi, piuttosto che un elemento riparatorio o consolatore, ma espressione sorgiva di realtà che nella gratuità e nella presa diretta in carico si fa principio attivo di nuove libertà nel sistema sociale. E’ un cittadino che diventa protagonista attivo nella sua città, facendo scelte di campo e di posizione con intelligenza evangelica, pazienza profetica e vigilanza amorosa. Esiste anche un volto interiore del volontario: quello di un uomo toccato dalla Misericordia di Dio, un uomo inquieto e proteso, fedele, umile, accogliente, disponibile, ottimista, stupito, meravigliato mite e altro ancora. Un uomo, in definitiva, che deve pensare ad una formazione intesa non come acquisizione personale di maggiori capacità per imporsi sugli altri, ma, tenendo sempre presente Gesù nell’atto della lavanda dei piedi nell’ultima cena, che abbia come obiettivo poter amare e servire meglio gli altri. I numerosi volontari intervenuti hanno fraternamente condiviso le parole di Don Enrico, che avremo modo di riascoltare in veste di relatore anche al prossimo incontro il 19 Novembre e che avrà come tema “Rapporto tra Centro di Ascolto e Comunità Parrocchiale”.

Quattro nuovi membri della congregazione La festa del Crocifisso di Castelvecchio

Ogni anno San Miniato nell’ultima domenica di ottobre la chiesa si veste con i paramenti rossi e si celebra con grande solennità l’Esaltazione della Croce; il Santuario del Santissimo Crocifisso si riempie di tanti fedeli che accorrono dalle parrocchie della città e dai paesi vicini per ringraziare e rendere omaggio al prodigioso simulacro amato e venerato con grande devozione dal popolo Sanminiatese. Un vessillo che nei secoli ha rappresentato per i nostri avi l’appartenenza alla fede soprattutto nei momenti aspri e dolorosi delle guerre, delle pesti e delle calamità naturali. Ancora oggi, resta nel cuore di molti che giungono ai piedi del volto santo, questo desiderio di sentire Gesù crocifisso vicino alle sofferenze umane. Tanti fedeli attendono con commovente partecipazione il rito dello scoprimento della venerata immagine: Alle sette del mattino al canto del Vexilla Regis i confratelli della Congregazione del SS. Crocifisso con il vescovo e il proposto del capitolo entrano nel santuario e tolta la portella centrale dell’altar maggiore tutti pregano in silenzio e segue la Messa pontificale. Quest’anno hanno ricevuto la veste scapolare quattro nuovi confratelli: Carlo Bambi, Rossano Rosi e Giovanni Serangeli della parrocchia di San Pietro alle fonti in La Scala e Fabrizio Fattoi della Parrocchia di Castelfranco di sotto. A loro l’augurio di conformarsi a Cristo perché siano capaci di servire il Signore sostenuti da una fede viva e contribuiscano con dedizione allo zelo del santuario.

- Montecastello ------

Il dopo Visita Pastorale

Il Vescovo, stando alle parole pronunciate al termine della messa del 19 u. s. , che concludeva la sua prima visita pastorale a questa comunità, sembra che sia rimasto soddisfatto della tenuta della fede trovata nel nostro paese. Certo, non ha visto tutto; non ha notato le difficoltà che incontrano le persone che vengono ad abitare su questa splendida collina, per molte delle quali il paese non è una famiglia, né la chiesa un luogo importante, né la vita cristiana un impegno da realizzare. Non ha avuto l’esatta percezione di quanto disagio in tante unioni solo di fatto, e non edificate sul sacramento del matrimonio; non ha visto il numero di quanti, pur battezzati, non sentono più di appartenere ad una comunità di fede. Anche Montecastello subisce il fascino di una religiosità senza fede e di una vita senza riferimenti divini. Ciò nonostante, proprio quella parte più vigile della comunità, ha ricevuto dalle parole del Vescovo nuova linfa e nuovo vigore per essere “sale della terra e luce del mondo”, per fermentare evangelicamente l’intera massa. Il dopo-visita è già cominciato: ci auguriamo che conosca la sorprendente forza dello Spirito, che porti questo popolo, che vanta un forte radicamento nel cristianesimo, molto al largo.

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La Cappellina bonificata Non è una cappella come tante; quella di Forcoli è il centro pastorale di questa parrocchia: vi si trova la cappella per le celebrazioni, le stanze per la catechesi, per la scuola di musica e l’abitazione del parroco. Ha avuto bisogno di un profondo restauro; siamo partiti dal tetto, che è stato rifatto completamente nella sua parte strutturale e nel suo manto per finire con il piano terreno, le cui mura avevano bisogno di essere bonificate da una umidità salente dal terreno e che stava rovinando un edificio del 1950, bello e utile per tutte le opere parrocchiali. Siamo quasi alla fine dei lavori di risanamento: resta da imbiancare ed occorre che il prodotto dell’Afon–Casa, usato per gli intonaci, sia completamente asciutto. Tutto questo ha creato un certo disagio in questi due mesi, ma il vantaggio sarà di gran lunga maggiore.

La grande fatica Riguarda l’organizzazione del catechismo parrocchiale. A volte è come tentare la quadratura di un cerchio; con una diversità di scuole che i ragazzi frequentano, ciascuno con i propri orari e rientri; con gli impegni di carattere sportivo e non , a cui sono sottoposti i ragazzi ( non hanno più un pomeriggio da poter organizzare da sé, perché tutto è programmato dai genitori, i quali a loro volta Hanno bisogno dei nonni per portare i bambini all’allenamento, alla piscina, a danza, a Karaté…in una girandola di orari e di spostamenti talvolta da capogiro); trovare il giorno e l’ora per l’accoglienza deio gruppi catechistici diventa un’impresa pazzesca. Mi sono fatta una domanda: come possiamo apparire credibili agli occhi dei ragazzi noi adulti, (genitori compresi), quando parliamo loro di Dio, magari insegnando i Comandamenti (Io sono il Signore tuo: non avrai altro Dio fuori di me) e poi smentire con i fatti quello che diciamo con la bocca, perché lo sport e tutti gli altri impegni extrascolastici , di cui si parlava sopra, prevalgono su Dio e sulla priorità? Lo stesso si dica per la partecipazione alla messa festiva: anzi, qui la situazione è ancora peggiore. E ci diciamo anche cristiani? E si pretendono i sacramenti per i figli come fossero diritti acquisiti e non doni di Dio da accogliere con fede all’interno di una comunità di credenti? Ci siamo mai chiesti se questo modo di procedere è veramente il migliore e soprattutto se è quello che Dio vuole da noi?

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Eletto l’Organo Collegiale della Scuola Materna Sono i nove genitori, che saranno affiancati dalle insegnanti, dal gestore e da un membro del Consiglio d’amministrazione. L’elezione ha avuto luogo il 10 u. s. ; sono risultati eletti i seguenti genitori: Sandra Bencini, Alberto Ceccanti, Marianna Luppoli, Samantha Morelli, Bruna Nardelli, Maurizio Paganucci. Monica Pennucci, Michele Reggio, Lara Santoni. In una riunione successiva il Consiglio ha eletto all’unanimità come coordinatrice l’avv. Marianna Luppoli e come segretario l’arch. Maurizio Paganucci. Resta da augurare loro un buon lavoro, sulla scotta di quanto i Consigli precedenti hanno fatto in questi anni.

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Nuovo assetto parrocchiale Dopo la nomina da parte di mons. Vescovo, di don Bruno Meini a parroco di , e e Sant’Ermo è seguita la partenza di don Filippo, nominato vice parroco di Ponsacco. Il “nuovo” assetto parrocchiale, come ha specificato a voce e per scritto mons. Vescovo, non è una sconfessione del cammino fatto fin qui, volto alla collaborazione fra le nostre quattro parrocchie, ma anzi un potenziamento. Con questa scelta, il sottoscritto sarà un po’ più libero di dedicarsi a Casciana, e le frazioni potranno essere servite ancora meglio. Continueremo a fare il catechismo insieme, ad avere un unico Consiglio Pastorale, a collaborare nella Caritas, a vivere insieme la Veglia pasquale.

Un grazie a don Filippo A don Filippo diciamo di cuore un bel grazie di cuore per la sua presenza e la sua opera in questi quattro anni. Ci ha veramente dato tanto, e gli auguriamo di continuare a svolgere il suo ministero sacerdotale con zelo. Possa trovare tanta corrispondenza e collaborazione.

Buon Lavoro sacerdotale a don Bruno A don Bruno, di cui conosciamo da anni la preparazione e l’ardore sacerdotale, auguriamo buon lavoro! Sono sicuro che avrà trovato buona accoglienza e farà tanto bene. In una domenica del prossimo mese di novembre, mons. Vescovo verrà per insediarlo ufficialmente. (Ernesto Testi)

- Santa Maria a Monte ------

Il carisma della Confraternita di Misericordia Sabato 25 scorso la Confraternita della Misericordia di Santa Maria a Monte ha solennemente celebrato il suo centenario dalla costituzione. Ad onorare questo evento è venuto don Mauro Meacci, abate ordinario di Santa Scolastica e del Sacro Speco di Subiaco. Il momento centrale di questa festa è stata la Santa Messa, concelebrata dall’abate con monsignor Alavo Gori e padre Ennio della comunità di . Nella sua omelia dom Mauro ha esplicitato il carisma della Misericordia. “Non poteva capitare –ha esordito il benedettino, riferendosi alle letture proposte per la trentesima domenica del tempo ordinario- Vangelo più adatto a questa circostanza. Nel brano infatti, Gesù viene come provocato mentre è in cammino verso Gerusalemme. In questo percorso è ripetutamente sollecitato dai farisei e dai sadducei, quasi anticipando l’epilogo cui va incontro nella città santa. E Gesù offre una lezione stupenda dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Esprime parole chiare, non confondibili, né interpretabili: l’amore per Dio e per il prossimo sono per il cristiano un binomio imprescindibile. Anzi, si compenetrano”. Ed il punto di intersezione –sempre secondo le parole dell’abate- è costituito dalla carità. “Il cristiano –ha proseguito dom Mauro- è obbligato alla carità ed è tale se, nella misura delle sue possibilità, vive la carità. Servire il fratello non è una distrazione da Dio, ma ci radica in Lui, Dio della misericordia, della bontà”. A questo riguardo ha richiamato i fulgidi esempi di santi come San Vincenzo de’ Paoli e Madre Teresa di Calcutta, i quali sono stati “contemplatori del Signore nei poveri”. Ed il bene –ha ammonito dom Mauro- va fatto a tutti, così come il Signore manda la pioggia sui buoni e sui cattivi. Poi riferendosi alla celebrazione del centenario della Misericordia, l’abate di Subiaco si è chiesto che rapporto c’è tra carità cristiana ed associazionismo. “E’ un modo, una capacità di additarsi alle circostanze concrete, senza che venga meno l’attenzione verso i bisognosi”, ha risposto dom Mauro. Quindi ha proseguito: “La carità è per sua natura propria dell’uomo. Solo dei cuori induriti non esprimono questo sentimento. Ma ciò che nelle opere di bene distingue il cristiano dagli altri è il perché. Ci risponde la riflessione sapienziale:Dio è creatore di tutto, abbraccia tutti nel suo amore universale. Per noi cristiani il baricentro della vita e della storia si fonda sulla Pasqua. Dunque, il grande segno della risurrezione non è la Parola, ma l’amore all’interno delle comunità cristiane, come attestano gli Atti degli Apostoli”. Quindi ha proseguito rilevando che “ci sono motivazioni nella morte e risurrezione di Gesù. Egli ha dimostrato che ama davvero ogni uomo”. Quindi riferendosi direttamente alla Misericordia, ha aggiunto: “Un confratello, come ogni cristiano, deve riferirsi a queste motivazioni. Deve trovare forza nella fede. Esercitando la carità, le nostre mani sono le mani di Gesù. Siamo dunque chiamati ad una vita che si sprofonda in Gesù. In che modo? Ce lo dice San Paolo: occorre nutrirsi della Parola e della preghiera, avviarsi in un cammino di conversione”. Poi concludendo la sua omelia dom Mauro ha conferito una sorta di mandato alla Confraternita della Misericordia: “Chi serve i fratelli – ha detto- testimonia la presenza di Gesù. L’augurio che vi faccio è di prendere consapevolezza del vostro impegno a cui dovete unire l’inevitabile impegno di crescere nella conoscenza di Gesù. Siamo infatti consapevoli di non essere capaci di dare tutto. Ma ci sarà ascritto a merito se il poco che diamo lo facciamo con amore”.

Nuovi chierichetti Sabato 8 novembre prossimo, presso la Casa del Catechismo di via Roma, inizierà la preparazione dei bambini che di recente hanno ricevuto la Prima Comunione per svolgere il servizio di chierichetti. La novità di quest’anno è che del gruppo faranno parte anche delle bambine, le quale hanno espresso questo desiderio. A questo punto un ruolo fondamentale lo avranno i genitori i quali sono chiamati ad assecondare la disponibilità dei propri figli per il servizio dell’altare. Torneremo ad occuparci dei nuovi chierichetti quando giungerà il momento della loro “presa di servizio”. Avremo modo di sottolineare il valore della scelta ed i frutti che può dare per l’intera comunità cristiana.

- Pino ------

Inizio anno catechistico e battesimo di Gaia e Laila

Domenica 26 ottobre nella chiesa parrocchiale, alla celebrazione della messa delle ore 11.00, i fedeli hanno partecipato alla celebrazione Eucaristica con l’amministrazione del sacramento del Battesimo a due gemelline (Gaia e Laila, nate il 19.02.’08) figlie di Giovannoni Andrea e Peruzzi Ilaria e l’inizio dell’anno catechistico, con la consegna dei libri di testo. In una comunità dove tutti si conoscono, il battesimo di Gaia e Lucia e la presenza di tutti i bimbi e ragazzi impegnati nel catechismo, hanno evidenziato e dato maggior impulso e vigore alle esortazioni del priore don Lido Freschi da sempre rivolte ai parrocchiani e intese alla cura che occorre avere per la famiglia, con la parrocchia, con la Scuola Materna, con le catechiste e con tutti noi, popolo di Dio. La presenza di cinquanta e più bimbi con i relativi genitori, parenti e amici ha fatto desiderare nei fedeli, sempre una presenza così folta ogni domenica. “Sappiamo che la vita è un dono di Dio e deve essere accolta come una grazia – ha detto don Lido all’omelia – gioiamo tutti insieme, con i loro genitori, dell’inserimento di due nuove creature nella nostra comunità e della presenza di tanti bimbi con babbo e mamma per l’inizio dell’anno catechistico, presenze che sono consolazione ed impegno per il futuro”. Don Lido, nel ringraziare i genitori per l’impegno preso con i figli per la loro frequenza catechistica e per la loro continua collaborazione ha ricordato quanto l’Oratorio delle scuola materna Paolina, con le Suore Salesiane oblate del Sacro Cuore di mons. Giuseppe Cognata (fondatore), sia a disposizione di tutti i giovani e bimbi che ogni sabato desiderano vivere ore di gioia, di svago e di cultura con personale, la cui missione si realizza ogni giorno a far fiorire la vita fatta ad immagine di Dio. [N.M.]

- Ponte a Elsa Bastia ------

La Scuola materna “Anna Municchi Rosano” in festa per le sue nozze d’oro

Domenica 19 ottobre la Scuola Materna dell’Infanzia “Anna Municchi Rosano” ha festeggiato i 50 anni di attività. Da ieri ad oggi per un domani sempre migliore: questa appare essere la filosofia che sta alla base della celebrazione dei 50 anni di vita della Scuola della Bastia. Esattamente mezzo secolo fa, proprio in questo giorno, s’inaugurava l’asilo della Bastia che le suore Domenicane, gestiscono impegnando tutto il loro amore per i più piccoli e per dare loro solide basi morali. La festa del 50° organizzata dalle suore insieme con l’Associazione genitori, ha visto la presenza del nostro Vescovo Mons. Fausto Tardelli e delle massime autorità civili del Comune di Empoli e di quello di San Miniato dai cui territori provengono i bambini che in questi anni hanno affollato le aule dell’asilo e che della loro prima scuola mantengono un affettuoso e buon ricordo. La memoria dei primi giorni passati all’asilo, infatti, non ha mai lasciato tutti quelli che hanno imparato su quei tavoli i primi rudimenti della propria istruzione ed anche se la vita li ha poi portati ad interessarsi di attività di ogni genere ed a percorrere diversificate carriere professionali, il richiamo dei ricordi dell’infanzia li ha spinti a ritornare ‘ all’ovile’, per ritrovarsi a celebrare l’evento con tutti gli altri bambini , di ogni età, per tentare di riconoscersi nelle foto d’epoca che una ricca mostra fotografica poneva in bella evidenza e per festeggiare tutti insieme la scuola e le insegnanti che si sono succedute nel tempo. La festa, animata dai canti e dal gruppo folk ‘Del Bravo’ di La Scala, ha impegnato l’intero pomeriggio e nel giardino interno all’asilo si sono assiepate centinaia di persone felici di partecipare alla ricorrenza. Si è iniziato con la Santa Messa presieduta da Mons. Vescovo e concelebrata con il parroco padre Tiziano Molteni, padre Albino De Giobbi. Tra i fedeli, la nostra Madre Generale suor Edvige Tamburini, accanto alle sue consorelle: suor Michela Brocchieri, suor Edvige Tamburini, suor Isnarda Toscano , suor Innocenza Boffa. Al termine della messa, dei discorsi commemorativi e delle esibizioni, il tradizionale taglio della torta per le nozze d’oro dell’asilo. Fin qui la cronaca di una serata di gioia, ma la bella celebrazione significa che alla base di tutto questo c’è il riconoscimento dell’opera meritoria che la scuola svolge da tanti anni con immutato affetto verso i bambini e con tensione crescente verso la formazione ci cittadini di domani, maturi e consapevoli, nella consapevolezza che il buon seme genera frutti maturi. La manifestazione per i 50 anni della scuola materna , nata come festa dell’asilo si è trasformata in festa per le suore che con tanto amore lo guidano e questo le ha commosse come dimostrano le loro parole di ringraziamento verso tutti coloro che a vari titolo hanno reso indimenticabile questa serata. [m.t.]

I ringraziamenti delle suore Noi suore siamo profondamente emozionate per il tanto affetto dimostratoci dai nostri ex allievi, dagli amici , da tutta la popolazione e dall’associazione genitori che si è prodigata con tanta abnegazione perché la festa si realizzasse nel modo migliore e che ha associato alla nostra motivazioni di festeggiare gli ex allievi e gli amici, un’altra motivazione che non era certamente nei nostri pensieri e cioè quella di festeggiare le suore. L’associazione, così, come ha fatto di tutto ed anche di più. Grazie! Grazie a tutti , cari amici, siete riusciti a farci sentire partecipi della vostra vita e, rilevando quello che facciamo particolarmente rivolto ai piccoli, coinvolge positivamente famiglie intere, dimostrate che i valori che s’insegnano nella scuola sono ancora validi e lo confermate ancora una volta di più proprio perché ci chiedete di continuare ad insegnarli ai vostri figli. Tutto ciò ci consola, ci commuove e ci rende ardite. Un Ringraziamento ancora una volta a S.E. Mons. Fausto Tardelli che con la sua presenza, con la celebrazione liturgica e con le sue parole calde e convincenti ha esaltata la dimensione cristiana e sociale dell’evento. Vogliamo ringraziare Padre Tiziano Molteni, non solo per quello che ha fatto in questa ricorrenza, ma perché ogni giorno ci favorisce venendo a celebrare la Messa nella nostra cappella, permettendoci così di prestare un servizio migliore nella scuola e nel sociale. Gratitudine e complimenti vanno alla bella nostra Scuola Cantorum parrocchiale guidata magistralmente da suor Filomena, delle suore del Cottolengo. Come non ricordare l’atmosfera festosa che si è creata all’irrompere della banda musicale? Al suono dei vari strumenti si è unito in modo spontaneo l’accompagnamento ritmico del battimano di tutti i presenti. E’ stato molto bello! Era presente alla festa anche il Gruppo missionario “ Tuo fratello ti cerca”. Noi stimiamo moltissimo questo gruppo. Del loro lavoro beneficiano anche le nostre missioni. Nell’augurio che ci uniscono a loro tante persone di buona volontà lo ringraziamo anche a nome dei poveri e delle nostre missionarie. Un ringraziamento affettuoso va a Marco Fani, nostro affezionato ex allievo, per le comunicazioni sociali svolte per questa festa. Con un mega-abbraccio vogliamo riunire e ringraziare tutte quelle persone che da sempre ci sono vicine e lavorano con noi e per noi con talento e fantasia, ma soprattutto con amore e disponibilità. Sono persone speciali e ci sono care. Grazie, grazie ancora! Che il Signore vi benedica. [Suor Giuliana Andriano]

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Tutti i Santi con Padre Pio Il giorno di tutti i Santi 1/11/08, in maniera solenne Padre Pio accompagnato da S. Martino e S. Bartolomeo entrera in Chiesa di S. Martino a Selvatelle per dimorarvi. Padre Pio viene per fare nascere il gruppo di preghiera Padre Pio e guidare quelli che vi aderiranno. Denominazione: Gruppo di Padre Pio di azione cattolica missionaria. - La sua statua con occhi di dolore e le mani coperte di stigmate, benedice chi lo invocherà e anche chi sarà indifferente. -Con devozione, dopo la benedizione della statua in piazza della Chiesa, una brevissima processione verrà fatta entrando in Chiesa. (don Patrizio)

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La riforma della scuola: a Capannoli se n’è discusso di Leopoldo Campinotti

Conoscere e capire: questa è stata la linea tenuta dell’Istituto comprensivo di Capannoli, nel presentare, la scorsa settimana, nei tre comuni di competenza, Lajatico, Terricciola e Capannoli, il Decreto legge 137 e la sua trasformazione nella Legge 133 che il Governo intende attuare per la scuola pubblica con interventi radicali dei metodi di insegnamento che sui mezzi che metterà a disposizione delle famiglie e degli insegnanti. Una “riforma” che per i tempi e i modi in cui è stata messa in atto, ha sollevato tante perplessità e contestazioni in tutta Italia. Dopo la prolusione del presidente del consiglio di istituto che si è ripromesso di far da moderatore nell’eventuale dibattito, è stata la volta della Dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo, che riletto le tappe, dall’agosto scorso, all’atto della approvazione della Legge Finanziaria, sino all’ultimo provvedimento legislativo in approvazione alla Camera. Lettura complessa per la complessità con la quale oggi si definiscono le leggi con richiami a leggi e decreti precedenti senza una traccia evidentemente chiara anche per gli addetti ai lavori se sono stati costretti, come riferito più volte, a fare le ricerche sul decreto e le reali intenzioni del Ministro, su vari siti internet, e non, come d’uso, sulla Gazzetta Ufficiale o in mancanza sul sito del Ministero. Alla presenza di una notevole rappresentanza di genitori e insegnanti che gremivano l’aula magna delle scuola media di Capannoli, è stata poi la volta del sindaco di Capannoli che ha evidenziato come la legge di cui stavamo discutendo, non è una legge motivata tanto dalla reale necessità di un recupero culturale o di metodo pedagogico, bensì dalla necessità ingente di far cassa, tagliando ulteriormente i fondi per una scuola ormai ai limiti della sopravvivenza, rinviando alle pubbliche amministrazioni i maggiori oneri di una richiesta formativa che si elevi dai minimi indispensabili. Questi ulteriori oneri la pubblica amministrazione, che già oggi impegna il 20% delle proprie risorse, non li potrà sostenere. Si aprono scenari nuovi dove la qualità dell’insegnamento erogato dipenderà dalle risorse che ogni amministrazione sarà in grado di destinare ai propri cittadini in età scolare, piuttosto che un asservimento a strutture economico industriali capaci di sovvenzionare ma anche indirizzare l’insegnamento e il grado di apprendimento delle future generazioni. È stato evidente che oltre ad esserci una lettura pratica del provvedimento legislativo, la lettura ideologica offerta porta ulteriori elementi di preoccupazione che dividono ulteriormente. Successivamente si è aperto una dibattito molto caloroso e partecipato, senza frizioni particolari, anche in presenza di persone con punti di vista diversi. Certo le preoccupazioni per la chiusura di qualche plesso scolastico non erano nell’aria come invece è avvenuto nell’incontro precedente di Lajatico. Molto intensa invece è stata la difesa del modello di scuola primaria attuale, che ha stigmatizzato invece l’idea del ritorno al maestro unico. Con un accalorato intervento supportato da altre maestre presenti, le competenze conquistate dalla scuola primaria italiana in questi ultimi trent’anni, sono state motivo di grande apprezzamento da parte dell’assemblea che forse, come ammesso dallo stesso presidente del consiglio di istituto, non è stato mai ben compreso. Si è altresì chiarito che su alcuni punti oggetto di gossip giornalistici (l’uso del grembiulino) non c’è grande interesse, mentre preoccupazioni sono state espresse per il ripristino dei voti numerici che inquadrano il bambino con freddezza senza definirne contestualmente una percorso di crescita e affermazione. Il senso generalizzato di impotenza comunque si respirava su tutta l’assemblea che ha ritenuto più volte indispensabile invitare chi ne aveva la possibilità, a ricercare un dibattito progettuale che scavalcasse i dictat del momento per riportare come ci spetta, il mondo dell’istruzione e della cultura, a livelli di eccellenza europei. La voglia comunque di partecipare a questo movimento di sensibilizzazione, ha portato anche Capannoli, come in altri comuni della Valdera, alla costituzione di una comitato genitori-insegnanti che si pone l’obiettivo di promuovere anche altri tipi di azione in difesa di una scuola che sempre più sta diventando interesse merceologico. L’inserimento del decreto nella legge finanziaria con l’evidente intendimento di risparmiare miliardi di euro ne è la più evidente cartina di tornasole.