APPENDICE L’ABBAZIA DI SAN GALGANO E SIENA. PER UNA STORIA DEI RAPPORTI TRA I CISTERCENSI E LE CITTÀ (1256-1320) 1. PREMESSA Tuttavia, le motivazioni dell’insediamento cistercense rimangono in buona parte da studiare: si è sostenuto che l’inserimento dell’Ordine Il rapporto fra ideali e realtà della vita quotidiana dei monasteri ci- nell’area senese-volterrana agisse da elemento di pacificazione e di stercensi, che rappresenta uno dei filoni più interessanti degli studi equilibrio in quella turbolenta zona, dominata da conflitti interni alla 1 cistercensi è stato recentemente oggetto di approfondite ricerche . feudalità locale e tra questa e l’episcopato volterrano 4. Alle motivazioni In questa sede saranno analizzati un aspetto e un particolare periodo politiche si accompagnano ipotesi di altro tipo: è testimoniata la pre- della complessa vicenda dell’abbazia di San Galgano in Val di Merse, senza di una ferriera – acquistata assieme a una gualchiera e a un mu- quello dei suoi rapporti con la città di Siena e le sue istituzioni nel lino –, presso la Merse, in prossimità dell’abbazia, nel 1278. Di que- momento di maggiore intensità e vitalità. sto complesso abbiamo testimonianze archeologiche nelle scorie di Le origini dell’abbazia di San Galgano si intrecciano con le vicende ferro rilevate nell’area circostante il monastero: è possibile che i mo- della comunità eremitica sorta in Val di Merse, nella diocesi di naci avessero intravisto la possibilità di impiantare attività metallurgi- 2 Volterra, intorno alla figura di Galgano Guidotti , nato intorno al che nella zona. Per dare un riscontro a quest’ipotesi attendiamo i ri- 1147 a Chiusdino e morto nel 1181. La comunità cistercense delle sultati degli scavi archeologici in corso 5. origini – inserita tra 1181 e 1184 nel contesto dell’alta Val di Merse Fra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo apparve evidente l’inar- per volontà del vescovo volterrano, che curò e nutrì adeguatamente restabile crisi dell’episcopato volterrano, che ne determinò la perdita la reputazione di Galgano – utilizzò con ogni probabilità un culto e di ruolo economico e istituzionale all’interno della complessa situa- il luogo a esso deputato per dar luogo a una grande fondazione mo- zione dell’alta Val di Merse e della zona mineraria, da tempo oggetto nastica e per giustificare e rafforzare le ragioni della propria esistenza di contesa tra le maggiori forze politiche ed economiche della regione 3 in quel contesto . e contemporaneamente l’altrettanto forte ascesa della potenza di Siena 6; l’ampliamento territoriale di quest’ultima interessò aree * Un particolare ringraziamento a Gabriella Piccinni, per la sollecita e preziosa assistenza molto distanti tra loro, non incluse nel suo dominio in età longo- nella ricerca sui Cistercensi e Siena e nella stesura di questo testo. Questo contributo è de- bardo-carolingia 7. Ai suoi primordi, l’istituzione cistercense di San dicato alla cara memoria di Sonia Adorni Fineschi. ABBREVIAZIONI: ASS = Archivio di Stato di Siena; ASF = Archivio di Stato di Firenze; Galgano si mosse dunque tra i due referenti senese e volterrano. KSG = ASS, Conventi 161-163 (Caleffo di San Galgano); KSGF = ASF, Compagnie Nell’ultimo ventennio del XII secolo, la piccola comunità si trovò in soppresse da P. Leopoldo, 475, n. 290 bis; BSSP = “Bullettino Senese di Storia Patria”; un contesto ancora largamente dominato dalle figure dei vescovi di MEFRM= “Mélanges de l’École Française de Rome. Moyen Age et Temps Modernes”; Volterra, i Pannocchieschi: l’abbazia di San Galgano, nei suoi primi CG = ASS, Consiglio Generale ; OM = ASS, Diplomatico, Opera Metropolitana; anni di vita, fu in larga parte debitrice all’aiuto di Ildebrando e Pagano, AG = ASS, Diplomatico, Archivio Generale; Riform. = ASS, Diplomatico, Riformagioni; 8 Cost. = Costituto; CV = Il Caleffo Vecchio del Comune di Siena, voll. I-III a cura di che assicurarono al monastero protezione, privilegi e proprietà . G. Cecchini, Siena 1932-1940, e voll. IV e V, a cura di M. Ascheri, A. Forzini, C. Santini, Siena 1984-1991; DIP = Dizionario degli Istituti di Perfezione, a cura di G. Rocca e 4 F. CARDINI, San Galgano cit., pp. 34-35. San Galgano agiva così anche da antago- G. Pelliccia, Roma 1974; Cost. 1262 = Il Costituto del Comune di Siena dell’anno 1262, a nista del potente vicino monastero di Santa Maria della Serena, presso Chiusdino, cura di L. Zdekauer, Milano 1897, rist. anast. Bologna 1974; Cost. 1309 = Il Costituto del Eigenkloster della famiglia Della Gherardesca, un ramo della quale faceva lega con Comune di Siena volgarizzato nel MCCCIX-MCCCX, a cura di A. Lisini, 2 voll., Siena 1903; Siena, A. BARLUCCHI, Il patrimonio fondiario dell’Abbazia di San Galgano (secc. XIII- Stat. Siena = ASS, Statuti di Siena. inizi XIV). I. Consistenza e formazione, in “Rivista di storia dell’agricoltura”, XXXI (1991), pp. 63-107, p. 64; II. La gestione, ibidem, 1 (1992), pp. 55-79. 1 Si vedano in particolare L’économie cistercienne. Géographie. Mutations du Moyen Age 5 F. SCHEVILL, San Galgano, cistercian abbey of the middle ages, in “American Historical aux Temps Modernes, Auch 1983, gli studi di L. LEKAI, I Cistercensi. Ideali e realtà, tr. Review”, XIV (1908), pp. 22-37, a p. 23. Per quanto riguarda le motivazioni econo- it., Pavia 1989, e quelli di R. COMBA, Aspects économiques de la vie des abbayes cister- miche rimane da costruire tutta l’ipotesi della presenza cistercense e le ragioni della ciennes de l’Italie du nord-ouest, (XII-XIV siècle), in L’économie cit., pp. 119-131; ID., scelta del luogo, per ciò che riguarda sia la bonifica della zona paludosa in cui si tro- I Cistercensi tra città e campagne nei secoli XII e XIII: una sintesi mutevole di orienta- vava l’abbazia, sia lo sfruttamento delle ricchezze minerarie. Per l’attestazione di una menti economici e culturali nell’Italia nord-occidentale, in “Studi Storici”, XXVI (1985), ferriera presso , non confermata tuttavia da altre fonti, v. A. CANESTRELLI, pp. 237-262; ID., Fra XII e XIII secolo: la mutevole sintesi cistercense, in Contadini, si- L’abbazia di San Galgano, Firenze 1896, rist. anast. Pistoia 1989, p. 27. Neanche gnori e mercanti nel Piemonte Medievale, Bari, 1988, pp. 21-39. M. BORRACELLI, Una nota di siderurgia in area senese nel Medioevo: ferriere e fabbriche 2 Sulla vita e la leggenda di Galgano Guidotti si veda il fondamentale saggio – risa- in Val di Merse, in “Ricerche Storiche”, XIV (1984), pp. 49-56, pur facendo riferi- lente al 1982, ma recentemente a riedito e aggiornato – di F. CARDINI, San Galgano mento a ferriere nella zona di Monticiano, riesce a dar conto di eventuali rapporti tra e la spada nella roccia, Siena 2000, contenente anche la Leggenda di Santo Galgano con- i Cistercensi di San Galgano e l’estrazione dei minerali e C. CUCINI, G. PAOLUCCI, fessore, un testo inedito in volgare del XV secolo. Topografia archeologica e saggi stratigrafici presso l’abbazia di San Galgano, in 3 I primi Cistercensi, probabilmente attratti dalla grande fama dei miracoli che avveni- “Archeologia Medievale”, 12 (1985), pp. 447-470. Più recente e ben documentato è vano intorno al sepolcro del santo, dovettero essere indotti a domandarne il locus e il cor- lo studio di M.E. CORTESE, L’acqua, il grano, il ferro. Opifici idraulici medievali nel pus al papa Lucio III, in modo da trovare un punto d’appoggio nella già consolidata de- bacino del Farma-Merse, Firenze 1997, p. 100 sgg. vozione galganiana. Questa vicenda trova vasta eco nelle agiografie di matrice agostiniana, 6 P. CAMMAROSANO, Tradizione documentaria e storia cittadina. Introduzione al in polemica contro i Cistercensi, F. CARDINI, San Galgano cit., p. 18 sgg. Costante fu il “Caleffo Vecchio” del Comune di Siena, Siena 1988, pp. 42-43. culto dell’Ordine per le reliquie del Santo, attestato fino al XV secolo, si veda A. 7 P. CAMMAROSANO, Tradizione cit., p. 41. LIBANORI, Vita del glorioso San Galgano eremita cistercense, Siena 1645, pp. 134-138. 8 F. CARDINI, San Galgano cit., pp. 34-35.

195 Nel 1215, con l’atto di sottomissione di Chiusdino al Comune di 1257 al 1262; nello stesso periodo divennero operai dell’Opera del Siena fu sancita la supremazia di quest’ultimo sulla zona in cui sorgeva Duomo 13. l’abbazia. Tuttavia, il legame tra Volterra e San Galgano non venne La presenza dei Cistercensi nell’amministrazione finanziaria senese era mai interrotto: anche negli anni successivi al 1215 vi sono testimo- garanzia di trasparenza e di onestà 14, ma il conferimento di incarichi nianze di incarichi e servizi prestati dal monastero al vescovo con evi- pubblici rifletteva anche la fiducia delle autorità nelle competenze dei dente vantaggio per l’abbazia 9. Questa, a sua volta, rimase pur sempre monaci come revisori dei conti e amministratori. A sua volta il mona- proprietaria di terre e immobili e destinataria di donazioni e testamenti stero trasse beneficio dall’attiva collaborazione con il Comune di Siena in molte comunità della diocesi volterrana 10. San Galgano, si trovava in termini di protezione esercitata da quest’ultimo sull’ente e i suoi in un territorio di confine tra due potenze e alla fine orientò larga parte beni e mediante sgravi fiscali su pedaggi e dogane. delle sue energie verso il Comune di Siena 11, che offriva spazi e pro- Nel novembre del 1256, il Consiglio Generale – su richiesta del po- spettive di sviluppo ai depositari della tradizione cistercense. destà Uberto de Mandello – deliberò di mettere don Ugo, monaco di San Galgano e futuro camarlengo del Comune di Siena, in condizione Se dal 1181 al 1215 – periodo della formazione del primo nucleo mo- di spendere a sua discrezione il denaro del Comune per sei mesi e di nastico – l’abbazia ruotava ancora nell’orbita del vescovo volterrano abitare presso la chiesa di San Pellegrino, oppure di scegliere per sé e e sullo sfondo compariva la nascente potenza senese, negli anni dal un suo accompagnatore una sistemazione di suo gradimento 15. Don 1215 al 1250 la tendenza si inverte. Si assiste a un progressivo avvici- Ugo – proveniente forse dalla famiglia senese degli Ugurgieri 16 – era namento di San Galgano a Siena, attraverso una programmata stra- già stato uomo di fiducia del Comune in alcuni investimenti immo- tegia di investimenti immobiliari e si scorgono segnali di favore e re- biliari eseguiti nei mesi precedenti per conto del Comune di Siena a lazioni d’affari tra l’abbazia e privati cittadini ed enti religiosi senesi. 17. Cionostante, don Ugo, pur avendo ottenuto dal mo- Il crescente favore nei confronti di Cistercensi culmina nel “periodo nastero il consenso per accettare cariche comunali per l’anno 1257, si d’oro” (dal 1250 al 1290) segnato da numerosi incarichi pubblici ri- rifiutò di giurare perché, a suo dire, la Regola non glielo permetteva. coperti dai monaci per conto del Comune e dell’Opera del Duomo. Dopo l’intervento del priore che, in nome dell’obbedienza dovuta a In questa fase il volume di affari con i senesi aumenta vistosamente. un superiore 18, gli impose di ricoprire l’ufficio di camarlengo in L’anno 1290 vede l’acquisizione del patronato del Comune di Siena conformità con gli Statuti senesi, don Ugo accettò il suo nuovo ruolo sul monastero. Da quel momento in poi, fino al 1320 si assiste a una “virtute Spiritus Sancti et obedientiae” 19. stabilizzazione del rapporto dei monaci con la città e al definitivo in- L’episodio è di cruciale importanza: in questo caso il Comune richie- serimento di San Galgano tra le maggiori istituzioni del territorio se- deva esplicitamente i servigi di un monaco e non di un converso – cui nese. È un periodo ancora contrassegnato da grande ricchezza e po- era istituzionalmente legata la funzione di intrattenere rapporti con il tenza dei Cistercensi, con le prime avvisaglie di crisi sullo sfondo. Di mondo esterno al monastero – senza che si dovesse derogare alla Regola. questi intensi anni dal 1250 al 1320 ci occuperemo nelle pagine se- Non sappiamo perché la scelta delle autorità ricadde proprio su don guenti 12. Ugo: forse egli era in quel momento il massimo esperto in materia fi- nanziaria, e perciò la sua presenza era considerata necessaria. Altrimenti non si spiega il fatto che invece per l’Opera del Duomo ci 2. I CISTERCENSI CAMARLENGHI DEL COMUNE DI SIENA si appoggiò alla collaborazione dei conversi per gestire un’impresa di A metà del XIII secolo i Cistercensi di San Galgano risultavano dun- responsabilità di livello tecnico-amministrativo non inferiore, anche que stabilmente insediati all’interno a Siena, dove erano giunti per se politicamente meno elevato. In altre parole, la scelta del monaco gradi qualche decennio prima, mentre la città stava vivendo un’e- rispetto al converso non sembra legata a una gerarchia di mansioni, poca di pieno fermento economico e sociale caratterizzata da una quanto piuttosto a una diversità di competenze all’interno della stessa forte espansione demografica e territoriale. Negli anni in cui i mo- comunità monastica. naci strinsero relazioni con l’amministrazione comunale, ricoprirono Di fatto si pose una questione di principio molto forte: da un lato il la carica di camerlenghi dell’ufficio finanziario della Biccherna, dal rispetto per la Regola, dall’altro l’obbligo di rendere un servizio al Comune, protettore del monastero. L’abate risolse il problema ri- 9 Per esempio il 30 giugno 1216, Pagano Pannocchieschi concedette a San Galgano, chiamando il monaco Ugo all’obbedienza nei confronti di un suo su- con il consenso di Innocenzo III, di costruire attraverso i territori dell’episcopato un acquedotto per i molini del monastero, KSG 161, c. 329r, documento trascritto in A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., doc. III, pp. 108-110. L’abate di San Galgano risultava 13 Dopo una parentesi laica, i monaci bianchi ricoprirono cariche pubbliche dopo le leggi spesso arbitro in cause contro persone e comunità, come nel 1229, quando emise una antimagnatizie del 1274. A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., pp. 126-127, doc. XX. scomunica nei confronti del Comune di Volterra per le questioni che questo aveva nei 14 W. BOWSKY, Le finanze del Comune di Siena (1287-1355), trad. it. Firenze 1976, confronti della comunità di Montevoltraio, ASF, Diplomatico, Comune di Volterra, pp. 9-10. 1229, agosto 25, che era stato preceduto da un lodo emesso due anni prima dallo stesso 15 La somma fu poi fissata in 60 lire senesi (perché Ugo non voleva non spendere i soldi abate, ASF, Diplomatico, Comune di Volterra, 1227, ottobre 8. Tuttavia i rapporti tra del Comune) e la dimora fu stabilita presso una casa che era stata dei Sansedoni, CG 7, vescovo volterrano e abbazia non furono sempre idilliaci: nel 1255, il 17 novembre, il c. 9v. Tuttavia, nel 1290, per motivi di sicurezza che non conosciamo, il camerario del Consiglio generale di Siena incoraggiava un’azione pacificatrice dopo gli attriti che si Comune venne fatto risiedere presso le case dell’Opera di Santa Maria, CG 39, c. 27r. erano verificati tra le due istituzioni “occasione cuiusdam fovee”, CG 5, c. 53r. 16 A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., p. 20. 10 Si vedano gli schemi riassuntivi delle proprietà di San Galgano in A. CANESTRELLI, 17 Riform., 1256 aprile 20, Ugo ricevette per conto del Comune 8 lire per una terra L’Abbazia cit., pp. 25-37 e A. BARLUCCHI, Il patrimonio fondiario cit., I, pp. 63 sgg. a Monticchiello a esso venduta; Riform., 1256, aprile 20, pagò per il prezzo d’acqui- 11 Per lo sviluppo di Siena prima di metà ’200 il classico E. SESTAN, Siena avanti sto di una casa a Monticchiello, per conto del Comune. Fra agosto e novembre ac- Montaperti, in “BSSP”, LXVIII (1961), pp. 28-74. quistò anche altre due case a Monticchiello per il Comune. Riform., 1256 agosto 8 e 12 Ho approfondito la storia delle origini e dei rapporti con la città di Siena nella mia Riform., 1256, novembre 18. tesi di laurea intitolata L’abbazia di San Galgano e Siena (1181-1320). Per una storia 18 L’obbedienza ai superiori era specificamente prevista dalla Regola di San Benedetto e dei rapporti tra i cistercensi e le città, Università degli Studi di Siena, Facoltà di Lettere teorizzata da San Bernardo. A. GAUTHIER, Obbedienza (voto), in DIP, VI, p. 515. e Filosofia, A.A. 1991-1992, rel. professoressa Gabriella Piccinni. 19 CG 7, c. 6r.

196 periore, come previsto nei voti dell’Ordine stesso. Ma che tipo di ob- cedette a quest’ultimo per 1.000 lire 2/3 della grangia, con l’obbligo bligo legava il monastero di San Galgano al Comune di Siena, per- di fortificarla e di amministrarla 29. ché si ammettesse una così vistosa eccezione alla Regola? La risposta Per quanto riguarda la circolazione di prodotti agricoli e i relativi potrebbe stare in una serie di favori concessi dal Comune all’Ordine sgravi, nel 1246, papa Innocenzo IV offrì al monastero la possibilità relativamente alla protezione del monastero e dei suoi beni e allo di non pagare alle autorità senesi pedaggi su granaglie, vino, lana e sgravio fiscale su merci e prodotti dell’abbazia circolanti sul suo ter- altre merci 30.Nel 1249, il Consiglio Generale – su proposta del po- ritorio senese. destà Bernardino da Faenza – consentì il trasporto di viveri – fino a Già dal 1230 infatti papa Gregorio IX supplicava i podestà senesi di 25 moggia di frumento – al monastero di San Galgano 31. Nel 1260 imporre a Ugolino Gualingi e ad altri abitanti di Campagnatico di papa Alessandro IV emise una bolla con la quale supplicava il mettere fine alle vessazioni perpetrate ai danni delle proprietà di San Comune di autorizzare i monaci di San Galgano a trasportare libe- Galgano 20. Nel 1262, i Pannocchieschi, signori di Ravi, Lattaia e ramente per il territorio senese frumento, legumi, sale e altri viveri Monteleone, nell’atto di sottomettersi al Comune di Siena, s’impe- dalle loro proprietà dislocate su tutta la giurisdizione comunale, no- gnarono affinché “homines dictarum terrarum non debeant nec te- nostante le diverse prescrizioni statutarie 32. La supplica fu pronta- neantur facere exercitum per comune a monasterio Sancti Galgani ci- mente accolta nel Costituto del 1262 33. Nel 1277, il Consiglio tra” 21. Nel 1270 il Comune, che doveva assegnare 55 soldati ai Generale permise all’abate di San Galgano di far trasportare fru- Pannocchieschi, li obbligò a non danneggiare la “Domus Sancti mento e granaglie dal podere di Isola e dai mulini di Abbadia Galgani” né i suoi beni 22.Nel Costituto del 1262, già dalla prima di- Ardenga al monastero, purché i carichi fossero ben riconoscibili 34. stinzione si affermava che il Comune, a sue spese, doveva farsi carico Nel 1282, i Quindici concedettero a San Galgano una scorta armata di proteggere il monastero, la sua filiazione femminile di Montecellesi del Comune per difendere un carico di grano proveniente dalla gran- 23 e le loro proprietà da chiunque tentasse di danneggiarle . Questa di- gia di Sant’Andrea e dal mulino a Istia d’Ombrone 35 in Maremma, sposizione continuò a rimanere in vigore per i decenni seguenti negli fino all’abbazia 36. 24 statuti successivi fino al Costituto del 1309-10, che riportava la stessa Il trasporto di prodotti agricoli su un territorio vasto come quello se- 25 norma evidenziando le ragioni per le quali il monastero era in peri- nese, sul quale le proprietà di San Galgano erano assai diffuse era un colo: “Anco, con ciò sia cosa che lo monistero di Sancto Galgano sia problema cruciale. Il Comune contribuì a risolverlo e ciò costituì per fatto in tali parti, che per le guerre et per li malefattori, e’ quali in quelle l’ente religioso una sorta di obbligo a ricambiarne i favori. Un ulte- parti dimorano et molto spessamente sostengano et patiscano molti e riore esempio di benevolenza delle autorità senesi verso l’abbazia si ha grandi gravamenti e danni” 26. D’altra parte in questo periodo si regi- nel 1276, quando papa Giovanni XXI impose alle capitudini dell’Arte strarono effettivamente episodi di violenza nei confronti di San della Lana di Siena di non molestare monaci e conversi di San Galgano Galgano: nel 1288 il monaco don Iacobo fece pace con Bindo di che fabbricavano una certa quantità di panni di lana in una loro di- Lotterengo detto Biscazza e con i suoi compagni per alcune vessazioni mora urbana, per l’autosufficienza del monastero, senza che ciò pre- commesse ai danni del monastero, in particolare per le violenze con- giudicasse la produzione laniera cittadina 37. tro alcuni dei confratelli 27. Un caso particolare riguardava la grangia La questione degli incarichi pubblici ai monaci non si esaurì però di Colle Sabatini, in Maremma. Infatti, nel febbraio del 1277, il nell’anno 1257, ma si ripropose periodicamente, anche se per ragioni Consiglio Generale, su petizione dell’abate di San Galgano, decise che diverse da quelle iniziali. Nel dicembre del 1280, allo scadere del fosse chiesto al figlio di Gherardo da Cotone di cessare le scorrerie e le ruberie ai danni della grangia e delle relative proprietà, appartenenti al monastero 28. Non conosciamo l’esito della richiesta, ma due anni 29 Riform., 1278, marzo 3 e ASS, Capitoli 2, cc. 755v-759v e 759v-762v. Il passag- dopo San Galgano, a causa dei debiti contratti con il Comune di Siena, gio avvenne nel luglio seguente. CG 23, c. 2r e c. 9v. 30 ASF, KSGF, c. 36r-37r. Nello stesso anno Innocenzo impose ai vescovi di Siena, Grosseto e Volterra di difendere il monastero di San Galgano da invasioni e distru- zioni che potevano danneggiarne i beni, ASF, KSGF, cc. 38v-39r. 20 ASF, KSGF, c. 26rv. I privilegi di protezione da parte imperiale dei beni di San 31 CG 1, c. 26v-27r. Galgano erano continuati nel corso del ’200, con i diplomi di Federico II negli anni 32 Riform., 1259, gennaio 20, trascritto in A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., p. 124, doc. 1223 e 1240, che conservavano i privilegi ottenuti da Enrico VI. ASF, KSGF, XVI. cc. 6r-7r; 8rv; 10rv. 33 Cost. 1262, I, CIIII, p. 50: il Comune offrì ai monaci la possibilità di trasportare i 21 CV, pp. 993-994. cereali all’abbazia, liberamente, cioè senza pagamento di pedaggi. 22 CG 13, c. 76v. 34 CG 21, c. 69r. 23 Cost. 1262, I, CIII, pp. 49-50. 35 San Galgano possedeva in quella zona alcune proprietà fin dal 1227, ampliate nel 24 Stat. Siena 3, c. 16v e Stat. Siena 5, c. 15r. corso degli anni, A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., p. 29. 25 Cost. 1309, I, XXVII, vol. I, pp. 60-61; la rubrica era presente anche in Stat. Siena 5, 36 KSG 162, c. 121v-122r. c. 15v. 37 ASF, KSGF, c. 62r-63r. Come si vede dalla grande quantità di norme presenti negli 26 Per questa ragione, il monastero, presso il quale i malfattori spesso si rifugiavano per statuti dell’Arte della Lana successivi, Statuti dell’università dell’Arte della Lana di Siena, curarsi e ristorarsi, riceveva tre volte l’anno la vista di messi del Comune per accertarsi 1298-1307, in F.L. POLIDORI, Statuti senesi scritti in volgare ne’ secoli XIII e XIV, Bologna che non gravassero sul monastero stesso. Cost. 1309, I, XXVIII, vol. I, p. 61. 1863. La lana veniva prodotta anche dagli Umiliati, i quali erano esplicitamente sottratti 27 AG, 1288, luglio 19. Bindo di Lotterengo, nel 1290, venne sbandito dai crimini alla disciplina dell’Arte negli Statuti del 1309, P. ANGELUCCI, Gli Umiliati e la chiesa del commessi contro i monaci, AG, 1290, agosto 4. Anche in altre zone d’Italia i mona- borgo franco di Paganico, in Chiesa e società dal IV secolo ai nostri giorni. Studi Storici in steri cistercensi avevano avuto in quegli stessi anni la protezione da parte dei Comuni onore di P. Ilarino da Milano, in “Italia Sacra” 30, vol. I, Roma 1979, vol. I, pp. 261-289, circostanti perché fosse permesso loro di esercitare appieno la loro attività: per esem- pp. 267-268. Anche lo scambio di favori fra monasteri cistercensi e Comuni era fre- pio, il Comune di Chieri concedette protezione e salvaguardia all’abbazia di quente all’epoca: si ha infatti il caso, nello stesso periodo, dell’abbazia di Settimo, che Casanova, nel 1267, e il Comune di Asti lo accordò all’abbazia di Staffarda. Cfr. ricevette dal Comune fiorentino sgravi fiscali e protezione, mettendo, in cambio, a sua Cartario dell’Abbazia di Casanova, a cura di A. Tallone, Pinerolo 1943, p. 353 e disposizione il suo patrimonio di conoscenze tecniche e amministrative. Lo scambio di Cartario dell’Abbazia di Staffarda, a cura di F. Gabotto, G. Roberti, D. Chiattone, 2 vantaggi reciproci è ipotizzato anche da F. SCHEVILL, San Galgano cit., p. 30 e cfr. an- voll., Pinerolo 1901-1902, II, pp. 214-215. che P. PIRILLO, I mulini ed i porti sull’Arno della Badia a Settimo, in “Rivista di storia del- 28 CG 21, cc. 38r-40r. l’agricoltura”, XXIX (1989), pp. 19-43, pp. 33-34.

197 mandato di don Guido, il Consiglio Generale, in seguito ad alcune rilevanza politica 48. Sembra che proprio don Ugo – raffigurato sulla lettere ricevute dall’abate del monastero, decise di inviare ambascia- più antica tavoletta di copertura a noi pervenuta, quella del volume tori all’abbazia affinché venisse mandato un monaco a ricoprire il del secondo semestre del 1258 – abbia introdotto l’uso di far dipin- ruolo di camarlengo del Comune 38. La trattativa non ebbe esito po- gere le coperture lignee dei libri di entrata e uscita del Comune di sitivo e il Comune dovette rassegnarsi a eleggere un camarlengo al di Siena, le cosiddette “Biccherne”, che nel corso degli anni furono de- fuori dell’Ordine, nonostante che le disposizioni statutarie preve- corate dai più importanti artisti cittadini 49. dessero esplicitamente che questo fosse un cistercense 39. Dopo il Di notevole rilevanza, oltre al ruolo amministrativo, è quello politico 1280 i monaci di San Galgano non ricoprirono la carica fino al dei Cistercensi all’interno del Comune 50. Nel febbraio del 1260, il 1283; da quella data in poi la collaborazione proseguì con una certa monaco Guidotto, camarlengo della Biccherna, presiedette le sedute regolarità fino al 1375, con l’alternanza dei monaci bianchi a mem- del Consiglio Generale unitamente al capitano del Popolo, in assenza bri di altri Ordini 40. del podestà e in qualità di suo vicario, di solito insieme a uno dei giu- dici del podestà stesso 51. Infatti, nel marzo seguente il monaco fu uf- La Biccherna, la principale magistratura finanziaria senese, era retta da ficialmente investito dal maggior consesso cittadino di tutti i poteri Quattro Provveditori e da un camerario, che restavano in carica per un spettanti al podestà; don Guidotto condusse a tutti gli effetti la se- semestre a partire dal gennaio e dal luglio di ogni anno. In qualità di duta, divenendo, sia pur temporaneamente, la massima autorità del- camarlenghi, i Cistercensi avevano dunque essenzialmente un ruolo di l’esecutivo senese 52 con il potere di convocare e presiedere la pubblica amministrazione delle finanze comunali 41. Alla fine degli anni ’80 del assemblea, redigendone l’ordine del giorno e moderandone il dibat- XIII secolo, viste le esperienze positive al servizio della Biccherna, si tito 53. Lo stesso fatto accadde anche circa trent’anni dopo quella procedette alla nomina di un camarlengo di San Galgano anche per la prima esperienza, nel giugno del 1289, quando don Bartolomeo so- Gabella, in alternanza a un frate degli Umiliati 42. stituì il podestà assente per impegni militari, come si stabilì nel corso Il camarlengo aveva innanzitutto il compito di effettuare i pagamenti della seduta 54. Il problema della scelta del vicario del podestà si ri- per conto del Comune con il consenso degli altri provveditori, men- presentò anche qualche mese dopo, quando don Bartolomeo guidò tre era di esclusiva competenza dei provveditori il ricevimento degli ancora il Consiglio Generale 55.Con l’avvento del regime novesco introiti, che poi erano girati al camarlengo. Questi era coadiuvato da questo fenomeno, tuttavia, si ridimensionò 56. notai e scrivani, come vediamo dai libri di Biccherna e dagli atti con- Da rimarcare inoltre il ruolo diplomatico dei camarlenghi cistercens in siliari, che sono molteplici e offrono un quadro assai dettagliato della qualità di mediatori in questioni pubbliche e private 57. Del resto i mo- vita della città 43. Al solo camarlengo spettava il compito di erogare naci di San Galgano avevano preso parte negli anni precedenti – anche il denaro e di svolgere talvolta affari per conto del Comune 44. Il ca- se non da camarlenghi – a numerose missioni diplomatiche per conto marlengo contraeva anche mutui e ne riceveva le quietanze 45, inol- del Comune, avevano testimoniato in molti atti di cruciale importanza tre si occupava di vendite di immobili per conto del Comune 46, ge- per la vita politica cittadina ed erano stati arbitri in contese pubbliche stiva gli affitti di beni demaniali 47 e dava l’autorizzazione a trascri- e private 58. I Cistercensi si misero al servizio del Comune, indipen- vere nei Caleffi del Comune alcuni atti pubblici di particolare

48 In questo caso l’atto di conferma della sottomissione del castello di Sticciano al Comune nel 1273 e la promessa da parte del conte Ildibrandino di Bonifazio degli 38 Nonostante le proteste dei monaci di non avere nessuno da destinare a quella fun- Aldobrandeschi al Comune di pagare 1.500 lire per le condanne subite da suo figlio zione, a riscontro dell’insistenza del Consiglio stesso, CG 24, 5r-6v e 10r. e dagli uomini di Arcidosso nel 1278, CV, III, pp. 1048 e 1103. 39 CG 24, c. 10v-11r. 49 Le Biccherne cit., p. 8 e p. 42 (scheda n. 1). 40 A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., pp. 126-127, doc. XX. 50 Il ruolo politico dei camarlenghi è stato verificato anche per gli anni precedenti al 41 Il quadro più esauriente della Biccherna si trova nell’introduzione di Ubaldo Morandi 1257, e quindi per i camarlenghi laici, in Le Biccherne cit. p. 4. a Le Biccherne. Tavolette dipinte delle magistrature senesi (secoli XIII-XVIII), a cura di 51 Le Biccherne cit., p. 4. L. Borgia, E. Carli, M.A. Ceppari, U. Morandi, P. Sinibaldi, C. Zarrilli, Roma 1984, 52 CG 9, c. 86r e 108v. pp. 1-19 e in Archivio di Stato di Siena, Archivio della Biccherna cit., p. IX sgg. Prima 53 Questi erano i compiti istituzionali del podestà, W. BOWSKY, Un comune italiano nel dell’avvento dei Nove la scelta era effettuata dal Consiglio Generale, W. BOWSKY, Le fi- Medioevo. Siena sotto il regime dei Nove (1287-1355), trad. it., Bologna 1986, pp. 58-59. nanze cit., p. 3 e Cost. 1262, I, CCCLXXXI, p. 144. Il camarlengo fu laico fino all’ele- 54 CG 37, c. 102rv. zione di don Ugo nel 1257, mentre i provveditori furono sempre laici, Le Biccherne cit., 55 CG 38, c. 50r. pp. 6-7. Nell’introduzione al volume sono dati tutti i dettagli tecnici dell’elezione della 56 Le Biccherne cit., p. 4. magistratura. 57 Nel 1278, un monaco bianco chiese l’assoluzione da ogni interdetto nei confronti dei 42 W. BOWSKY, Le finanze cit., p. 20 e CG 37, cc. 56r-57v. pievano di Rapolano per conto del podestà di Siena (Riform., 1278, dicembre 12) e 43 Le Biccherne cit., p. 3, 5. nel 1280 concedette al podestà licenza di nominare arbitri per stabilire i capitoli della 44 Come nel 1259, quando – assieme ai provveditori di Biccherna – il camarlengo ce- pacificazione dei fuoriusciti con la parte ghibellina di Siena (CV, III, pp. 1114-1116). dette per 80 lire a tre privati cittadini i diritti di esazione della gabella a Porta 58 A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., p. 15. Nel giugno del 1254, i monaci furono testi- Camollia, dal 1° marzo al 1° gennaio seguente, Riform., 1258, marzo 11. moni nella pace tra Siena e Firenze per le questioni inerenti Orvieto, Montepulciano e 45 Si veda il caso di Iacoppo Gallerani, che, nel 1280 rilasciava quietanza al camera- Montalcino – assieme ai Cistercensi fiorentini di Settimo – e nella ratifica dei relativi trat- rio e ai Quattro di Biccherna per la somma di 1.510 lire che il Comune doveva a tati (ASS, Capitoli 2, cc. 56r-57v e CV, II, pp. 773-779). Nel luglio seguente infatti fu- Bernardino di Alamanno Piccolomini, il quale aveva poi ceduto i diritti su quella rono presenti all’atto di sottomissione della comunità di Sticciano a Siena (CV, II, somma ai Gallerani, cfr., Riform., 1280, settembre 14. p. 809). Nel 1256 il priore di San Galgano andò in missione a Campagnatico per conto 46 Tra settembre 1261 e novembre 1262, don Ugo acquistò da alcuni proprietari di del Comune per questioni riguardanti l’elezione del rettore di quella comunità(CG 7, c. Montepulciano una cospicua quantità di edifici da abbattere per far costruire un cas- 7v). Nel 1283, i monaci furono testimoni della vendita di 22/30 del castello di sero o fortezza, segno della presenza senese in quella comunità. CV, III, pp. 906-984 Campagnatico ai Gallerani (CV, III, pp. 1317-1326). Nel 1257 don Viviano fu no- e O. REDON, Il Contado di Siena 1263-1270. Una frontiera medievale, in Uomini e co- minato ambasciatore per conto del Comune per chiedere al papa di condurre alcuni fuo- munità nel contado senese del Duecento, Siena 1982, pp. 17-32, p. 31. riusciti alla pace con Siena (CG 12, c. 41r). Nel 1270, frate Melano – operaio del Duomo 47 Nel 1287 don Andrea con i Quattro provveditori di Biccherna affittarono per 29 nel 1260-1262 e nel 1266-1277 – fu inviato a trattare il passaggio ai senesi del castello di anni ad Andrea di Scotto Domenichi una terra alla Selva del Lago. ASS, Diplomatico, Fornoli, in Maremma (CG 13, cc. 24r e 45r, all. A, e c. 36v e P. CAMMAROSANO, V. R. Acq. Piccioli, 1287, novembre 26. PASSERI, I castelli del Senese. Strutture fortificate dell’area senese-grossetana, 2 voll., Siena

198 dentemente dalle parti al potere: introdotti nei ruoli amministrativi bri del Capitolo della cattedrale; nel 1226 ve ne era stato uno esterno, negli anni d’oro del ghibellinismo, continuarono ad adattarsi alle esi- qualche volta invece, gli operai erano due e, dopo il 1258, si ridus- genze dell’esecutivo anche sotto i governi guelfi 59. sero a uno solo e da allora i laici lasciarono il posto ai religiosi 62. Ancora, intorno al 1280 i monaci bianchi, insieme ai rappresentanti L’operaio era affiancato da consiglieri laici e religiosi, a simboleggiare dei maggiori ordini religiosi della città di Siena, continuavano a parte- la duplice autorità civile ed ecclesiastica da cui egli dipendeva 63. cipare, in qualità di testimoni o arbitri, a trattative di vario genere tra Anche l’episcopato senese, infatti, partecipava all’impresa della cat- enti pubblici e privati cittadini 60. E il caso senese non è isolato nel pa- tedrale, fulcro della vita religiosa cittadina, sebbene il Comune si ri- norama del monachesimo cistercense italiano delle’epoca 61. servasse l’ultima parola, sia in materia amministrativa, sia nell’àm- bito della costruzione e della decorazione dell’edificio 64. Il ruolo del vescovo era essenzialmente quello di attirare mezzi finanziari per il 3. I CISTERCENSI E L’OPERA DEL DUOMO fabbisogno dell’Opera del Duomo, tramite i proventi derivanti dalle L’istituzione dell’Opera di Santa Maria di Siena risale all’epoca del indulgenze pagate dai fedeli, i lasciti, le donazioni 65, le elemosine, il governo consolare della città, ed è menzionata per la prima volta nel tributo di cera offerto per la festa dell’Assunta, riducendo così l’o- 1196. La sua funzione consisteva nell’amministrare le entrate e le nere comunale nella fornitura della calce e nei finanziamenti di opere uscite per la costruzione della cattedrale di Siena e di organizzare e straordinarie. La contabilità dell’Opera era tuttavia tenuta dalla controllare i lavori mediante operai scelti dal Comune fra i cittadini Biccherna, che effettuava anche i pagamenti, come dimostrano i re- senesi (originariamente tre, poi uno). Gli operai erano inoltre pre- lativi registri a partire dal 1226. Si trattava quindi di una struttura posti alla raccolta e all’amministrazione dei fondi erogati dal amministrativa con basi laiche, fondata sul sistema legale e ammini- Comune e di tutti i proventi dell’Opera e a fornire periodici rendi- strativo del Comune: la figura dell’operaio era la sintesi della colla- conti al Consiglio Generale. Dal Costituto del 1262 si apprende che borazione tra autorità civile e religiosa 66. la nomina degli operai doveva essere effettuata dal Comune, princi- Fino al 1258, la libertà d’azione dell’operaio era ancora abbastanza pale finanziatore dell’impresa. In origine la scelta cadeva tra i mem- limitata: difficilmente, però, egli poteva prendere decisioni senza il consenso del vescovo e del Comune 67. Nel 1258 la responsabilità fi- 1976, II, p. 366). Nel 1275, lo stesso Melano fu incaricato dai Trentasei governatori di nanziaria e tecnica passò a frate Vernaccio di San Galgano, il quale discutere su un invio di ambasciatori nelle varie comunità dello Stato “ad reformandum tra la data dell’insediamento e il 1259 ricevette l’autorizzazione a eas in bono statu partis guelfe”, affinché le terre soggette non diventassero focolai di ri- trattare debiti, legati e ogni altro affare, sia dal vescovo sia dal bellione (CG 20, c. 126r, in particolare la comunità di Massa, in cui Siena era impe- Consiglio Generale 68. Anche il già menzionato frate Melano nel gen- gnata in quegli anni in un’opera di pacificazione interna tra guelfi e ghibellini, P. naio del 1260 ottenne la stessa procura del suo predecessore dai ca- CAMMAROSANO, V. PASSERI, I castelli del Senese cit., II, p. 328). 69 59 Così tra il 1278 e il 1280 – nel periodo in cui Siena stava completando la sua ege- nonici della cattedrale, in rappresentanza del vescovo . Nel 1271 il monia sull’Amiata –, nel castello di Arcidosso frate Melano partecipò alla stesura de- Comune, nelle persone del podestà e dei provveditori della gli accordi tra Ildibrandino Aldobrandeschi e il Comune di Siena (P. CAMMAROSANO, Biccherna, nominò operaio frate Melano per sovrintendere ai lavori V. PASSERI, I castelli del Senese cit., II, p. 284). Nel luglio Melano fu nominato agente della cattedrale e all’amministrazione finanziaria dell’impresa 70. Le del conte palatino Ugolino del fu Bonifazio per trattare di 1.500 lire che gli uomini modalità secondo le quali si dovevano svolgere i lavori dell’Opera, di Arcidosso dovevano restituire ai senesi, a causa della condanna emessa dal podestà per l’omicidio di un certo Cione da Montelaterone (ASS, Capitoli 2, c. 349v-351r e frutto di una lunga elaborazione, vennero fissate nel Costituto del Riform., 1278, luglio 18). Pochi giorni dopo, il Consiglio Generale nominò un pro- 1262, che già dalla prima distinzione si occupava della materia 71. curatore per garantire che le parti si accordassero e Melano, dal canto suo, promise di pagare per conto di Ildibrandino la somma pattuita (CG 22, c. 14r e 22v e CV, III, p. 1102). Due anni dopo, nel settembre del 1280, Melano fu fra i testimoni di una 62 Per una storia completa della Cattedrale si veda E. CARLI, Il Duomo di Siena, Siena dichiarazione di assoluzione degli Aldobrandeschi, da parte del Comune di Siena 1979, p. 13. Molto utile è anche l’introduzione storica del volume A. MIDDELDORF (CV, III, p. 1120). KOSEGARTEN, Scultori senesi nel “Duomo Vecchio”. Studi per la Scultura a Siena 60 Melano fu testimone degli atti preliminari delle trattative di pace fra fuorusciti ghi- (1250-1330), Siena 1984, pp. 15-16. A queste opere si rinvia per tutto quello che ri- bellini e parte guelfa, avvenuti nel settembre del 1280 a Santa Fiora(CV, III, pp. 1123 guarda la vicenda completa del Duomo. Per l’Opera del Duomo si veda l’introduzione e 1126). Nell’ottobre, le parti, in presenza del podestà, giurarono pace perpetua (CV, a L’Archivio dell’Opera Metropolitana di Siena. Inventario a cura di S. Moscadelli, III, pp. 1141-1145). Nel settore privato, frate Melano fu eletto arbitro per dirimere München 1995 (“Die Kirchen von Siena”). alcune questioni vertenti tra Ranuccio di Baldistricca Tolomei e la comunità di 63 E. CARLI, Il Duomo cit., p. 13. Campriano, in aggiunta ai due arbitri già scelti, Stricca di Baldistricca Tolomei e 64 Infatti il Comune si assunse il compito di edificare la cattedrale e il palazzo vesco- Buoninsegna di Donato, OM, 1272, maggio 27. vile, sotto forma di protettorato; in un certo senso, il potere comunale derivava da 61 Si registra infatti un forte coinvolgimento dei Cistercensi di Settimo al servizio del quella sorta di patronato esercitato sull’episcopato. A. MIDDELDORF KOSEGARTEN, Comune fiorentino in qualità di camarlenghi dal 1250 fino al XIV secolo, a dispetto dei Scultori cit., p. 27. e Cost. 1262, I, I, pp. 25-26. capovolgimenti politici. Inoltre, i monaci erano addetti anche alla Camera dell’Arme, 65 Il vescovo non era oggetto di grandi lasciti o donazioni da parte dei senesi, che pre- l’arsenale della Repubblica, e custodi del “forziere serrato”, in cui si contenevano i nomi ferivano devolvere i loro beni a chiese e monasteri di città e del contado. D. WALEY, degli eleggibili alle cariche pubbliche. I monaci restavano in carica per sei mesi, insieme Siena and the Sienese in the thirtheenth century, Cambridge 1991, pp. 133-134. a tre rappresentanti delle Arti, con una vacatio di due anni, R. DAVIDSOHN, Storia di 66 L’onore della città era importante non solo per il Comune, ma anche per il vescovo, Firenze, 8 voll., tr. it. Firenze 1977, III, p. 580-582 e P. JONES, Le finanze della Badia A. MIDDELDORF KOSEGARTEN, Scultori cit., pp. 16 e 24-27. cistercense di Settimo nel XIV secolo, in Economia e società nell’Italia medievale, Torino 67 A. MIDDELDORF KOSEGARTEN, Scultori cit., p. 17. 1980, pp. 317-344, p. 318. Inoltre i camarlenghi erano sottoposti come gli altri fun- 68 OM, 1257, febbraio 21 e CG 9, c. 13v. zionari alla revisione del mandato, E. SALVINI, I Cistercensi e il Comune di Firenze nel 69 OM, 1259, gennaio 19. Trecento, in “Notizie Cistercensi”, I (1968, pp. 179-183), a p. 182. Anche i Cistercensi 70 OM, 1271, maggio 7. Frate Melano, converso di San Galgano, fu quasi ininter- di Chiaravalle Milanese furono spesso coinvolti in attività amministrative del Comune rottamente operaio del Duomo dal gennaio del 1260 al 1278, con un breve intervallo di Milano. Furono infatti attivi in materia di esazione fiscale e di redazione degli estimi fra il 1264 e il 1266. In A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., p. 128, doc. XXI, si trova catastali nonché di valutazione di debiti e crediti del Comune milanese, alternando la una lista degli operai del Duomo provenienti da di San Galgano. loro attività con quella degli Umiliati. L. CHIAPPA MAURI, Le scelte economiche del mo- 71 Come l’acquisto e distruzione delle case nell’area su cui doveva essere realizzato lo nastero di Chiaravalle Milanese nel XII e nel XIII secolo, in Chiaravalle. Arte e Storia di spazio intorno alla cattedrale, la costruzione di una cappella dedicata alla Vergine un’abbazia cistercense, Milano 1992, pp. 31-49, p. 46. Maria, della fattura della gradinata sulla facciata. Cost. 1262, I, XIII-XVI, pp. 28-30.

199 Le misure di controllo sull’efficienza, la sicurezza e la funzionalità Nell’Opera della cattedrale di Siena, i Cistercensi, che nel 1224 ave- della struttura tecnico-amministrativa che dirigeva la costruzione del vano ultimato il complesso abbaziale di San Galgano 81, approdarono Duomo dovevano garantire un corretto svolgimento dei lavori 72. Già in una fase di grande fervore dei lavori. Vennero chiamati a dirigere dal febbraio del 1260, infatti, il Consiglio Generale nominava nove la fabbrica nel momento decisivo, dandole un nuovo impulso, in ar- uomini (tre per ogni Terzo cittadino) che provvedessero a controllare monia con le indicazioni della committenza civica. Tra il 1257 e il l’andamento dei lavori 73. Nel Costituto era previsto che l’operaio – o 1313 infatti furono realizzati l’ampliamento dello spazio contiguo al gli operai –, fosse obbligato a giurare di consegnare tutti i proventi Duomo, la copertura della cupola e vennero scolpiti il pulpito e gli dell’Opera a tre “legales homines de penitentia”, che il vescovo eleg- stalli del coro. geva in accordo con i Ventiquattro e con i consoli della Mercanzia 74. Dell’ambizioso progetto di apertura di un’area intorno alla cattedrale L’operaio doveva anche giurare che si spendessero 10 lire “pro ama- si hanno riflessi normativi nel Costituto del 1262 82: il Consiglio ge- namento et facto Operis”, su ordine del vescovo e del podestà, i quali nerale infatti deliberò “de facienda platea”, cioè uno spazio ottenuto a loro volta ordinavano le murature 75. Inoltre, “qui acquirunt”, per mediante l’allargamento di quello esistente, con l’abbattimento delle l’Opera, dovevano giurare che qualsiasi provento sarebbe stato con- case e degli edifici da espropriare “circa Operam Sancte Marie ex segnato di settimana in settimana nelle mani dei responsabili del- parte posteriori” 83. In realtà, la strategia dell’acquisizione di immo- l’impresa 76. Il Costituto prevedeva anche che l’Opera facesse co- bili contigui alla fabbrica del Duomo era stata già intrapresa qualche struire, a proprie spese, in un luogo idoneo della cattedrale una cap- anno prima e i Cistercensi operai avevano preso parte alle trattative pella in onore della Vergine Maria, se i consoli della Mercanzia e i e all’acquisto degli edifici 84; l’ampliamento degli spazi intorno al provveditori di Biccherna ne fossero stati richiesti dal vescovo 77. Duomo mise l’Opera anche in contenzioso con privati, proprietari Dal 1258 in poi, i Cistercensi furono costantemente scelti come ope- degli immobili 85.Gli acquisti di immobili nei pressi del Duomo rai della cattedrale di Siena, ma non si trattò di un fenomeno solo se- continuarono ancora nei decenni seguenti 86. nese. Tra XII e XIII secolo il rapporto tra i Cistercensi e le città si con- Nel frattempo, però, il consiglio dei Quindici del Comune di Siena, nel figura come un momento particolare in una larga presa di contatto tra gennaio del 1285, aveva deliberato che l’operaio frate Masio, insieme l’Ordine e le contemporanee istituzioni sociali e politiche. I monaci ai consoli della Mercanzia e ai suoi tre consiglieri nell’Opera, prendesse uscirono dalle abbazie, si fecero uomini di Stato e impiegarono anche tutta la loro abilità di costruttori facendosi collaboratori e maestri di città nel XIII secolo, in “Benedictina”, 36 (1989), pp. 329-348, alle pp. 329-332). Nel edilizia in edifici non destinati a loro 78. Alla base dell’azione rinnova- capoluogo ligure sono state ritrovate tracce di interventi edilizi dei Cistercensi, che nel trice in campo architettonico non vi furono influssi di un’architettura XIII secolo diressero, in qualità di operai, i lavori nel Palazzo di San Giorgio – sorto di una regione più progredita in questo settore su regioni più arretrate; come sede del Comune –, nel porto e nel suo molo; i due tecnici, Filippo e Oliverio, erano definiti minister e operarius, cioè di amministratore e di responsabile dei lavori. ai fenomeni di influsso cistercense corrispondevano precise realtà so- Per l’Umbria (particolarmente Spoleto), si veda A.M. ROMANINI, Storia cit., p. 717. A ciali, politiche ed economiche, in grado di condizionare le forme e i Firenze, nel primo quarto del Trecento, ai monaci di Settimo – che avevano fama di abili modi in cui quest’influsso si esplicò. Alla base di tutto ciò fu l’uso de- costruttori – fu affidata la gestione del cantiere della terza cerchia muraria cittadina e della gli stessi cantieri da parte della committenza civica: i nuovi strati so- fortificazione di alcuni castelli del contado, P. PIRILLO, L’organizzazione della difesa: i can- ciali emergenti e connessi alle vicende comunali utilizzano per le loro tieri delle costruzioni militari nel territorio fiorentino (sec. XIV), in Castelli. Storia e ar- cheologia, Torino 1984, pp. 269-287, a p. 275. 79 esigenze i cantieri-scuola delle grange monastiche . Verso la fine del 81 A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., pp. 67-70. XIII secolo si assisté a un declino dell’architettura cistercense vera e 82 D. WALEY, Siena cit., p. 14. propria a fronte di un’ascesa della ricca serie di costruzioni non cister- 83 Cost. 1262, I, XV, p. 29. Per questo motivo era prevista l’acquisizione e la distruzione censi edificate e progettate da maestranze dell’Ordine, che agirono an- della casa che era stata dei figli di un certo Troiano “in platea que est post Opus Sancte che da guida in campo edilizio. Molti sono gli esempi, in Italia e fuori, Marie” e di quella dei figli del fu Dainello dall’Arbiola, “pro explananda et actanda pla- tea”, affinché i fedeli potessero più agevolmente entrare in chiesa. Cost. 1262, I, XVI, p. per interi centri o per singoli monumenti, in cui appare chiaro il ruolo 29. La Biccherna doveva provvedere alla stima delle case, mediante l’elezione di tre rivoluzionario e decisivo dei monaci bianchi, in qualità di maestranze esperti che dovevano valutare gli immobili. all’avanguardia, molto richieste dalla committenza laica 80. 84 Nell’ottobre del 1261, Cavalcante del fu Paganello vendette a frate Melano una casa nel popolo di San Giovanni presso la cattedrale (OM, 1261, ottobre 1. La casa valeva 12 lire); e pochi giorni dopo, lo stesso Melano prese possesso di un’altra casa presso il 72 A. MIDDELDORF KOSEGARTEN, Scultori cit., p. 17. 73 CG 9, c. 57r. Duomo, confinante con le proprietà dell’Opera, vendutagli da una certa donna 74 Stava al Consiglio Generale decidere se vi dovesse essere uno o più operai, Benvenuta di donna Romana (OM, 1261, ottobre 4. Il prezzo era di 35 lire). Ancora, Cost. 1262, I, VII, p. 27. Tuttavia si assunse la prassi di assumere un solo operaio. negli stessi giorni, un tale Benvenuto Tiezzi confessò all’operaio Melano di aver acqui- V. LUSINI, Il Duomo di Siena,2 voll., Siena 1911, I, p. 15. I tre fiduciari del vescovo stato un muro a metà con l’Opera, forse presso la fabbrica stessa (OM, 1261, ottobre 10). 85 erano rinnovabili in carica ogni tre mesi e alla fine del loro mandato dovevano render Tra agosto e settembre del 1262, infatti, si ricorse all’elezione di un arbitro – il pievano conto del loro operato in Consiglio generale. Cost. 1262, I, VI-VII, p. 27. di Sant’Innocenza –, per dirimere le questioni sorte tra maestro Tebaldo del fu Orlandino 75 Cost. 1262, I, VIII, p. 27. grammatico senese e sua moglie Beatrice, e frate Melano operaio, a causa di una casa con- 76 Cost. 1262, I, IX, p. 27. finante con la cattedrale che l’Opera intendeva acquisire e che poi, in effetti, acquistò, 77 Cost. 1262, I, XV, p. 29. dopo che l’arbitro aveva emesso un lodo, in cui si stabilivano i patti per la transazione. Il 78 Fino ad allora infatti i Cistercensi avevano costruito abbazie, grange ed edifici atti- lodo emesso da Renaldo, pievano di Sant’Innocenza stabilì che la casa venisse venduta nenti alle loro esigenze, A. CADEI, Dalla chiesa abbaziale alla città, in I Cistercensi e il all’Opera per la somma di 325 lire da pagare entro 8 giorni dall’emissione del lodo e ne Lazio, Roma 1978, pp. 281-288, a p. 281. seguisse l’immediata presa di possesso da parte dell’operaio. Inoltre Tebaldo con la sua 79 Sono casi particolarmente evidenti in Lombardia e in Umbria. A.M. ROMANINI, famiglia vi potevano risiedere solo fino a tre giorni dopo la festa di San Michele, il 29 set- Storia dell’architettura gotica a Spoleto in Il ducato di Spoleto, Atti del IX Congresso in- tembre, dello stesso anno. Tebaldo rilasciò in seguito una ricevuta della somma della ven- ternazionale di studi sull’Alto Medioevo (Spoleto, 27 settembre-2 ottobre 1982), dita. OM, 1262 agosto 19, OM, 1262 settembre 12 e OM, 1262, ottobre Spoleto 1983, pp. 713-736, pp. 717-718. 86 Infatti nel 1270 Melano trattò l’acquisto di una casa di proprietà di Ildibrandino 80 L’intero nucleo di Ferentino sembra che sia stato costruito sotto l’influsso cister- del fu maestro Ventura, posta nel piano di Santa Maria, il cui prezzo fu fissato in 60 cense, così come il Duomo di Bamberga e quello di Magdeburgo, A. CADEI, Dalla lire in denari senesi piccioli. OM, 1270, ottobre 10. Nel 1286 donna Contessa del fu chiesa cit., pp. 284-285. Tra gli altri, si registrano casi di committenza a Genova (L. Ranieri Saracini vendette all’Opera due case contigue e confinanti con la fabbrica CAVALLARO, I Cistercensi a Genova: una ‘presenza attiva’ intravista presso due cantieri in stessa (OM, 1286, giugno 6. Il prezzo delle case era di 170 lire).

200 accordi con il vescovo per i lavori da eseguire davanti alla cattedrale 87, della porta posteriore dalla parte di San Desiderio, nell’attuale via di comune accordo tra le due istituzioni. Non è chiaro, tuttavia, se si Monna Agnese, e l’aggiunta di scalini 94. trattasse di quelli della facciata o di quelli delle scale di pietra sul sagrato Il progetto era già stato probabilmente abbandonato nel maggio di del Duomo, commissionate dai nove rappresentanti del Comune pro- quell’anno, se gli stessi nove rappresentanti chiedevano a frate prio all’inizio del 1260 88; comunque sia, i lavori della facciata furono Melano di far eseguire due serie di tre volte simili a quella già co- intrapresi già in quegli anni, a opera di Giovanni Pisano, che ottenne struita, una delle quali dalla parte dell’altare di San Bartolomeo 95. dal Comune di Siena la cittadinanza e l’“immunità” 89. Forse si trattava delle volte delle navate laterali del corpo ante- I Cistercensi, in qualità di operai, avevano una precisa funzione nella riore della fabbrica 96. Tuttavia, emergevano dubbi sulla stabilità selezione delle maestranze e degli artisti da tenere a disposizione del- delle volte appena costruite, in cima alle quali nel frattempo si erano l’impresa della cattedrale. La loro competenza tecnica e i contatti che prodotte delle crepe. Infatti, pochi giorni dopo, fu dato un parere in essi intrattenevano con ambienti culturali esterni a Siena li rendevano tal senso a frate Melano da parte di alcuni maestri della fabbrica del idonei per questo compito. Anche il Costituto del 1262 autorizzava il Duomo, e da altri esterni, incaricati di verificare la stabilità delle volte Comune – su richiesta dei Domini Opere – a dare all’Opera fino a stesse. Essi conclusero però che quelle “scissure” non si sarebbero ul- dieci maestri per un anno. Questi dovevano giurare fedeltà all’Opera teriormente allargate e che alle volte già costruite si potevano con- 97 e promettere di lavorare “sine fraude, sicuti in proprio suo”, assidua- giungere quelle ancora da costruire . mente e senza interruzioni, in ogni stagione, e di sottoporre i lavo- Sembra dunque che la prima parte della cattedrale a essere ricostruita – tra 1259 e 1260 – sia stata quella della cupola, che all’epoca ne divenne ranti (manovali, carpentieri ecc.) al gradimento del podestà; sul lavoro il motivo dominante e che risultò ultimata pochi anni dopo 98. Infatti, di tutti doveva vigilare l’operaio. Se i patti non venivano rispettati, l’o- agli inizi del 1263, frate Melano, insieme ad altri procuratori peraio poteva deferire i maestri alla Biccherna 90. dell’Opera, contrassero un mutuo di 260 lire, destinate all’acquisto del Nei primi anni di collaborazione con l’Opera di Santa Maria, l’ope- piombo necessario “ad coperiendum metam eiusdem Operis” 99.Un raio, nella persona di frate Vernaccio, incaricò maestro Mannello del altro prestito di oltre 578 lire, contratto per la fattura dell’“opus plum- fu Ranieri di intagliare i sedili del coro 91. bei mete Maioris Ecclesie”, fu restituito da Melano al procuratore del- Dal 1260 circa si ebbe una svolta nell’evoluzione della forma della cat- l’arcidiacono Lorenzo 100. La palla ricoperta di piombo – eseguita da tedrale: da quel momento in poi sembra infatti che, optando per una Rosso Padellaio fonditore –, è tutt’ora visibile al vertice della cupola 101. copertura voltata, si fosse abbandonato il progetto – iniziato nel 1226 Da tutto ciò si deduce che erano i nove rappresentanti della città a for- – di un edificio coperto a tetto. Questa decisione appare concomitante mulare le decisioni che l’operaio doveva far eseguire, chiedendo anche alla nomina dei monaci di San Galgano a operai. E se non è testimo- pareri tecnici ai maestri che utilizzavano i lavoratori. niata un’influenza diretta del collegio dei nove consiglieri sulle scelte In quegli anni di grande fermento prese vita anche il progetto di dotare degli operai, la cooptazione dei Cistercensi – di provata abilità nel pro- il Duomo di Siena di un pulpito scolpito. Frate Melano aveva sicura- gettare e costruire speciali forme di copertura – fa pensare a una coin- mente ammirato il pergamo eseguito da Nicola Pisano e dal figlio cidenza di vedute sulla forma architettonica che la nuova cattedrale do- Giovanni nel 1260 per il battistero di Pisa e forse era stato invogliato a veva assumere 92. Nel febbraio del 1260, infatti, la commissione dei crearne uno simile per il Duomo senese, ancora più grande e ricco 102. nove cittadini a ciò preposti, incaricò frate Melano di far costruire una Melano si recò a Pisa nel settembre del 1265 per stipulare direttamente volta tra le ultime due colonne marmoree, affinché queste fossero più il contratto con cui affidava il lavoro a Nicola Pisano “magister lapi- vicine al muro, dalla parte retrostante la cattedrale stessa e la volta do- dum”, il quale gli promise di fornire entro il 1° novembre successivo veva arrivare fino al muro suddetto. Era inoltre necessario aprire una una quantità di blocchi di marmo da Carrara 103, specificandone la porta dalla parte di San Desiderio – sul lato destro guardando la fac- qualità, le dimensioni e la funzione, per il prezzo complessivo di 65 lire ciata – più elevata e ampliata rispetto a quella allora esistente 93. Il che significa che doveva essere stata già coperta tutta l’area retrostante la 94 E. CARLI, Il Duomo cit., pp. 15-16. 95 OM, 1260, maggio 31, in G. MILANESI, Documenti cit., I, pp. 142-143. cupola fino alla muraglia nord, che forse era ancora quella della vec- 96 E. CARLI, Il Duomo cit., p. 16 e A. MIDDELDORF KOSEGARTEN, Scultori cit., p. 35 e C. chia chiesa; inoltre, si stabiliva l’allargamento e l’aumento in altezza PIETRAMELLARA, Il Duomo cit., p. 28-29, la quale sostiene che la parte in costruzione del Coro con la cupola fu conclusa quando nel 1268 vi fu posto il pulpito di Nicola Pisano. 87 OM, 1284, gennaio 27. La pergamena è riportata anche in G. MILANESI, Documenti 97 OM, 1260, giugno 9 in G. MILANESI, Documenti cit., I, pp. 144-145 e E. CARLI, Il per la storia dell’arte senese, 3 voll., Siena 1854, vol. I, pp. 157-158. Duomo cit., p. 16. I maestri sentenziarono che le volte in questione appena costruite non 88 OM, 1259, febbraio 20, riportato in G. MILANESI, Documenti cit., I, pp. 142-143. erano “dissipande vel demergende” mentre le volte da erigere vicino a queste vi si dove- 89 E. CARLI, Il Duomo cit., p. 21. Giovanni Pisano si era reso colpevole di un reato as- vano congiungere. Le volte in cui vi erano le crepe non avevano alcun difetto. sai grave, di cui si ignora la natura, che comunque doveva implicare l’arresto. Nel 98 E. CARLI, Il Duomo cit., p. 16. 1290 infatti il Consiglio Generale fu chiamato a decidere la proposta dei Diciotto di- 99 OM, 1262, gennaio 24. fensori del Comune di commutare la pena a Giovanni in un’oblazione all’Opera, dato 100 OM, 1262, gennaio 26. che l’artista era molto utile per essa e una volta estinto il reato, poteva continuare a la- 101 G. MILANESI, Documenti cit., I, p. 145. vorare per la fabbrica. La proposta fu favorevolmente accolta, ma Giovanni non do- 102 E. CARLI, Il Duomo cit., p. 31. Prima di Nicola, il pulpito aveva avuto una molte- veva avere sufficiente denaro per estinguere l’oblazione. Tuttavia tramite l’aiuto del plice diffusione in Toscana, ma Nicola e Giovanni avevano dato una libera interpre- Comune e dell’operaio, che in quegli anni non era un Cistercense, Giovanni evitò la tazione al tema tradizionale, creando un nuovo genere che dette in seguito luogo ad prigione senza ammenda. E. CARLI, Il Duomo cit., p. 47. applicazioni di vario tipo, grazie alla bottega da essi guidata, una vera e propria fucina 90 Cost. 1262, I, XI e XIII, pp. 27-28. di artisti. Si veda a tal proposito M. SEIDEL, Il pulpito di Nicola Pisano, Siena 1971, 91 Se ne ha notizia dalla ricevuta per una parte del pagamento che Mannello e suo fi- pp. 8-11. Nel 1260 venne ultimato il pulpito del battistero di Pisa, nel 1266-68 fu glio Parti rilasciarono all’operaio nel 1259, OM, 1259, settembre 26 riportato in G. eretto quello di Siena, nel 1301, quello di Sant’Andrea a Pistoia e successivamente MILANESI, Documenti cit., I, p. 139. I sedili costarono in totale 75 lire. quello del Duomo di Pisa. 92 C. PIETRAMELLARA, Il Duomo di Siena. Evoluzione della forma dalle origini alla fine 103 Forse i marmi, scelti direttamente dall’artista alla cava, dopo essere stati trasportati del Trecento, Firenze 1980, pp. 28-29. a Pisa per via marittima prima e fluviale poi, venivano sbozzati nella “taglia” di Nicola 93 OM, 1259, febbraio 20 riportato in G. MILANESI, Documenti cit., I, pp. 142-143. prima di essere inviati a Siena. E. CARLI, Il Duomo cit., p. 31.

201 pisane, pagabili in due rate 104. Nicola si impegnava anche a venire a sud, ebbe probabilmente contatti con l’ambiente dei Cistercensi an- Siena a lavorare le pietre per il pulpito e a soggiornarvi senza muoversi cora prima di entrare in relazione con Arnolfo 112. – se non per brevi periodi, connessi alle necessità della cattedrale e del Più complicato è il problema dell’impronta dei Cistercensi sul can- battistero pisano – a partire dal marzo del 1266, data d’inizio dei la- tiere della cattedrale, e niente affatto studiato. Sembra infatti inne- vori. Egli era inoltre tenuto a condurre con sé i propri allievi e colla- gabile che la ripresa in grande stile dei lavori e delle opere artistiche boratori Arnolfo di Cambio, Donato e Lapo 105 nonché suo figlio del Duomo sia avvenuto in coincidenza con l’avvicendarsi di operai Giovanni, al cui vitto, alloggio e salario si doveva provvedere per tutta provenienti da San Galgano con laici o anche religiosi ma non ci- la durata dell’incarico, mantenendo gli artisti esenti da qualsiasi altra stercensi. È lecito chiedersi se si trattò della spinta innovativa che de- prestazione nei confronti del Comune di Siena. In realtà, Donato, rivò dall’organizzazione amministrativa e del lavoro da parte dei con- Lapo e un certo Goro continuarono a lavorare nella cattedrale anche versi-operai – i maggiori esperti del settore – chiamati dal Comune dopo la conclusione del pulpito e, nel 1272, ottennero la cittadinanza ad assumere le responsabilità negli anni dell’emergenza, oppure, fu senese. Fu ancora frate Melano a sostenere e motivare la richiesta da- una forte volontà politica a utilizzare e indirizzare le competenze dei vanti al Consiglio Generale affermando che, in assenza di abili maestri monaci bianchi verso opere di alto livello civico e religioso. di intaglio a Siena, la loro presenza in città era di utilità per l’Opera 106. Probabilmente questi due aspetti coesistettero e si intrecciarono. I patti tra Opera e maestri erano molto minuziosi e severi gli impe- Infatti il Comune desiderava, in accordo con l’autorità religiosa, ma- gni reciproci, ma la prima trasgressione degli accordi si ebbe da parte nifestare la propria crescente potenza e il proprio interesse per l’a- di Arnolfo di Cambio, che non risultava presente all’inizio dei lavori; spetto della città con una cattedrale di grandi dimensioni e di straor- infatti nel maggio del 1266, Melano impose a Nicola di farlo venire dinaria ricchezza. L’autorità civica era disposta a ingaggiare il fior a Siena 107, mentre Nicola lavorò assiduamente al pulpito per quasi fiore dei tecnici nel settore dell’edilizia e dell’amministrazione per tre anni, dal marzo del 1266 al novembre 1268 108. dotare l’impresa-cattedrale di qualificati direttori dei lavori. La co- Il primo pagamento per il lavoro avvenne solo nel luglio del 1267 e fu munità senese, con i suoi funzionari si riservava il ruolo di indirizzo fatto pervenire a Nicola a Pisa mediante due mercanti senesi, e controllo sui progetti delegandone l’aspetto esecutivo all’operaio. Ginattagio e Guccio; questa somma comprendeva anche il compenso Questi, a sua volta – nel momento in cui la carica fu ricoperta dai ci- per la fattura di quattro leoni e sette basi di marmo, su cui dovevano stercensi di San Galgano – apportò tutto il suo bagaglio culturale, poggiare le colonne, che nel frattempo gli erano state commissio- agendo da catalizzatore di energie vitali nel settore delle arti e dell’e- nate 109. Esiste anche la registrazione degli altri pagamenti effettuati da dilizia e sfruttando al meglio le risorse offerte dalla cittadinanza. Non Melano in favore di Nicola e della sua équipe tra il 1267 e il novembre sembra un caso che dal 1258 la funzione dell’operaio fu svolta da un del 1268, quando presumibilmente l’opera era ormai conclusa 110. solo converso, a fronte dei due o più uomini che avevano fino ad al- In questo caso appare evidente il ruolo amministrativo-contabile e lora ricoperto l’incarico: il cistercense divenne allo stesso tempo di- tecnico-artistico che Melano ricopriva nelle diverse fasi della com- rettore dei lavori e amministratore di risorse umane e materiali, il che mittenza e della direzione dei lavori del pulpito. Notazioni tecniche comportò un notevole impulso per l’intera ‘macchina’ della catte- così dettagliate non possono non indurre a pensare che Melano agisse drale. Purtroppo però questo quadro, è destinato a rimanere lacu- con una cognizione di causa tale da poter agevolmente criticare i la- noso, a causa della scarsezza di documentazione, in quanto mancano vori e trattare senza problemi con gli artisti da lui stesso incaricati le possibilità di raffronto, con l’epoca precedente, specie con la prima dello svolgimento di un’opera tanto prestigiosa. Infatti, non è da sot- metà del ’200, epoca d’inizio dei lavori della cattedrale. tovalutare proprio quest’aspetto di selezione degli artisti, che Melano operò negli ambienti culturalmente più all’avanguardia del suo 4. I CISTERCENSI AMMINISTRATORI DELL’OPERA tempo, come quello pisano della cerchia di Nicola. Inoltre, è da ri- marcare il fatto che sia Nicola che Arnolfo di Cambio avevano già La gestione delle risorse dell’Opera presenta aspetti molto diversifi- avuto separatamente contatti con la cultura artistica d’Oltralpe e più cati. Molteplici infatti sono le operazioni che i Cistercensi furono specificamente con quella cistercense, da cui tuttavia entrambi ave- chiamati a svolgere in qualità di operai: la figura dell’operarius si unì vano poi maturato una certa indipendenza stilistica, elaborando a quella del minister. Il suo compito iniziava dall’acquisizione di beni forme nuove e autonome. Arnolfo, nato a Colle verso il 1240, aveva lasciati in eredità o donati all’Opera. Abbiamo alcuni esempi di beni avuto una prima educazione artistica e tecnica nell’ambiente dei mo- devoluti all’Opera, talvolta anche congiuntamente all’Ospedale della naci di San Galgano, agendo successivamente da mediatore in Siena Scala e alla Casa della Misericordia 113. Le somme di denaro erano di dell’arte gotico-cistercense 111. Anche Nicola, originario dell’Italia del solito abbastanza modeste: nei lasciti avvenuti in questo periodo

104 OM, 1265, settembre 29. Nicola si impegnava a fornire 11 “columnellas” (di cui 112 La bibliografia su Nicola e Arnolfo è molto ampia, e la si può consultare in cinque lunghe 7 palmi e mezzo e le altre sei lunghe 5 palmi); sette pietre ad archectos E. CARLI, Il Duomo cit., p. 44. Il Duomo prima cattedrale gotica in Italia, mise arti- e una serie di altri marmi. I pagamenti dovevano avvenire a Natale del 1265 e il 1° sti di origine senese in condizione di confrontarsi con i pisani, ingaggiati in assenza di marzo dell’anno seguente, quando Nicola si sarebbe dovuto trasferire a Siena. La de- maestranze locali, nonché di affinare le proprie capacità tanto da poter elaborare, nella scrizione più accurata dell’utilizzazione e del montaggio dei pezzi del pulpito è data seconda metà del XIV secolo, uno stile autonomo e indipendente. È quindi pensabile in E. CARLI, Il Duomo cit., pp. 31-33. che fosse stata la “scuola della cattedrale”, alla quale i Cistercensi avevano dato uno 105 CG 15, c. 56v-57r, in G. MILANESI, Documenti cit., I, pp. 153-154. slancio così forte, a favorire questa nascita; a tal proposito si veda A. MIDDELDORF 106 OM, 1265, settembre 29. La pergamena è in doppia copia e ha il doppio stile di KOSEGARTEN, Scultori cit., p. 11. Si veda anche A.M. ROMANINI, Arnolfo di Cambio datazione senese e pisano (29 settembre 1266). e lo “stil novo” del gotico italiano, Firenze 1980, pp. 48 sgg. 107 OM, 1266, maggio 11. 113 È il caso di un certo Alessio di Guglielmo, che lascia all’Opera e all’Ospedale un 108 E. CARLI, Il Duomo cit., pp. 12-13. podere a Pozzecchio, per il quale l’operaio riscuoteva un censo annuo in natura (ASS, 109 OM, 1267, luglio 16 e E. CARLI, Il Duomo cit., p. 32. Ospedale 70b, c. 78v). Mentre la vedova di un macellaio, donna Soperchia del fu 110 OM, 1267, luglio 16-1268, novembre 6. Guido Carboni, donò una casa per metà all’Opera e per metà alla Casa della 111 E. CARLI, Il Duomo cit., p. 19 e ID., Il pulpito di Siena, Bergamo 1945, pp. 27-28. Misericordia (OM, 1286, maggio 10).

202 l’Opera ereditava piccole somme insieme a molti altri enti citta- Da segnalare che l’acquisto di immobili su cui si trovavano strutture dini 114 In ogni caso, era sempre l’operaio in prima persona a racco- utilizzabili per la fabbrica della cattedrale non furono infrequenti nel gliere la beneficenza nei confronti dell’ente. ventennio tra il 1260 e il 1280: nel 1261 Melano infatti acquistò una Un altro delicato compito dell’operaio consisteva nel contrarre mutui casa con una fornace piena di calcina, a Scorgiano, sulla Montagnola per conto e per le necessità dell’Opera. Negli anni in cui i lavori della senese 121. A Tonni, sempre nella stessa zona, l’operaio Villa, nel 1278 cattedrale erano in pieno svolgimento (tra il 1266 e il 1275) e anche comprò una terra, sulla quale, l’anno seguente i maestri di pietra l’attività di razionalizzazione dei beni dell’ente era in una fase cruciale, Paganello Martini e Martino Ciurli, per conto dell’Opera, posero le l’operaio contraeva un certo numero di debiti, per somme variabili confinazioni. Lo stesso giorno, i maestri vendettero a frate Villa e poi dalle 50 alle 350 lire. Una buona parte di questo denaro, per il cui mu- confinarono una casa a San Quirico a Tonni, dove nel 1281, l’operaio tuo non era specificata la causale, doveva servire per le spese della fab- frate Masio acquistò una terra o petraia, insieme al diritto di passaggio brica del Duomo, dato che proprio in questi anni si intrapresero le per transitare con o senza bestie sulla strada detta di Castagneto – la grandi opere al suo interno. Frate Melano 115 stipulò otto contratti di proprietà era probabilmente vicina o contigua a quella già acquistata questo tipo, tutti con termini molto stretti per la restituzione, dai 2 ai nello stesso luogo, a Valle Suvera, anni prima 122. 5 mesi 116, il che fa pensare a momentanee carenze di liquidità – per Da queste testimonianze si può concludere che gli operai attuavano esigenze speciali – che l’Opera era in grado di restituire agevolmente e verosimilmente una serie di investimenti in località in cui vi erano in tempi brevi. Tra i prestatori alcuni personaggi famosi 117 e altri materie direttamente utilizzabili per le necessità della fabbrica, meno noti della Siena dell’epoca 118. senza passare da intermediari, per sfruttare risorse reperibili nelle Nel 1275, Melano eseguì una ricognizione dei debiti dell’Opera nei vicinanze di Siena. Il Comune a sua volta agevolava il trasporto del confronti dei seguenti maestri che prestavano servizio nella fabbrica marmo e dei materiali, accollandosi l’onere delle spese di trasferi- della cattedrale: Paganello Martini, Ventura di Dietisalvi, Gregorio mento; l’operazione doveva essere espletata anche dai possessori di be- di Gerardo, Toscanello, Ruggerino di Francesco, Iacobo Ugolini, stie da soma in Siena, che erano tenuti a mettere i loro animali a di- Rustichino e Ildibrandino Marini; i pagamenti avvennero sulla base sposizione dell’Opera 123. L’Opera inoltre acquisì e amministrò per delle giornate di lavoro svolti 119. proprio conto o insieme ad altri enti anche alcuni immobili in città Tra il 1267 e il 1270, Melano si accollò, per conto dell’Opera, l’o- e nel contado, specialmente negli anni ’70 del XIII secolo 124. nere di contrarre mutui per l’acquisto – da Rosso di Gianni pizzi- Per quanto riguarda la normale amministrazione dei beni dell’Opera, caiolo – di un complesso di immobili a San Matteo ai Tufi – alle in molti casi l’operaio si occupava in prima persona degli affitti di im- porte di Siena –, comprendente una terra con vigna, una fornace e mobili e dell’erogazione e riscossione dei relativi censi per conto due case. Il complesso doveva essere di una certa importanza – per dell’Opera soltanto, oppure anche di altre istituzioni con cui l’ente la sua vicinanza alla città e per la presenza della fornace –, se im- aveva beni in comune 125. Era compito dell’operaio anche la gestione pegnò per oltre tre anni l’Opera con somme di tutto rispetto 120. dei rapporti con i dipendenti dell’Opera nelle varie proprietà fondia- rie, degli affitti delle terre e della compravendita del bestiame 126.

114 È questo il caso del lascito di 100 soldi del notaio Buonadota Caponeri, ASS, 121 OM, 1260, gennaio 17. Il luogo si chiama “Bosco de Vagli”, e la somma pagata Ospedale 70b, c. 15r, e di quello di Paganuccio Buonricoveri, i cui eredi promisero di era di 12 lire e 10 soldi. dare all’operaio 40 soldi per il lascito del padre, OM, 1277, marzo 18. 122 Nella località “Valle Suvara”, per la somma di 6 lire. OM, 1278, novembre 17 e 115 In due casi Melano si costituì debitore in modo solidale con altre persone: con tale OM, 1279, giugno 11. OM, 1279, giugno 11 e OM, 1281, settembre 20. Ventura di Renazzo, OM, 1266 maggio 11; con Pietro Scotti, OM, 1271, luglio 2; 123 Cost. 1262, I, X, p. 28 e I, XVII, p. 30. e con Ventura del fu Orlando chierico e Bonaventura del fu Alberino, OM, 1271, 124 A Siena si acquistarono due case: una in Salicotto e una in San Marco, entrambe a aprile 15. Soltanto in un caso, ma non ne conosciamo le ragioni, Melano contrasse metà con l’Ospedale della Scala, cfr. OM, 1270, aprile 25 e ASS, Ospedale 70b, c. 24v un debito a titolo personale dal pizzicaiolo Ventura del fu Bonazzo e dai suoi soci per (1272, novembre 23). Insieme all’Ospedale e a San Galgano fu comprata una terra con 63 lire e 2 soldi (OM, 1271, ottobre 12). lama alla Sorra, e una terra con vigna a San Miniato (OM, 1270, maggio 14 e OM, 116 In un solo caso la somma era restituibile a richiesta del creditore: OM, 1271, 1270, settembre 10). Una sola vendita venne registrata in questi anni: nel 1263 Melano aprile 15. e il rettore dell’Ospedale si disfecero di una terra con lama e casa che avevano in comune 117 Come Renaldo e Cristofano Tolomei, OM, 1271, luglio 2. Da notare che in que- al Laterino, nel luogo detto Ferriccioli, per la somma di 72 lire (ASS, Diplomatico, Santa st’atto Melano agiva anche per conto di Pietro di Scotto Domenichi e prese in pre- Maria della Scala, 1263, novembre 20 e ASS, Ospedale 71, cc. 4v-5r). stito 315 lire. 125 Si registra un solo contratto con cui frate Melano prese in affitto per tre anni per 118 Come Cavalcante di Paganello, maestro Lorenzo arcidiacono, donna Finoria del fu conto dell’Opera una terra con lama e un podere con attrezzature per la cantina presso Matteo, Giovanni del fu Lorenzo chierico, Bindo di Berardo, Leonardo di messer la Tressa, a San Matteo (OM, 1271, gennaio 29), il canone annuale non era modesto: Giliberto, Giovanni di Michele. e pergamene e le somme di denaro relative sono le se- 100 lire. Nel 1274 l’operaio ricevette 12 stai di grano per l’affitto del podere di guenti: OM, 1266, maggio 11, lire 100; OM, 1268 gennaio 11, lire 150; OM, 1269, Pozzecchio e nel 1278 50 lire per una rata di una vigna non identificata, rispettiva- agosto 9, lire 200; OM, 1270, maggio 9, lire 62; OM, 1270, settembre 6, lire 100; mente e ASS, Spedale 70b, c. 62v e OM, 1277, marzo 22. Altre riscossioni risalgono OM, 1271, aprile 15, lire 50; OM, 1273, maggio 2, lire 60 e 63 aquilini grossi. Un al 1284, per un podere in San Marco, in comproprietà con l’Ospedale e la Casa della caso particolare si ha nel 1274, quando Melano contrasse un mutuo con un certo Vitale Misericordia e al 1285 per una casa a Siena in San Giovanni, posseduta anche dal di Giovanni, di 14 fiorini d’oro per l’acquisto di un mulo dal pelo rosso: in questo caso Comune di Siena e dall’Ospedale. Rispettivamente: BIBLIOTHÈQUE NATIONALE DI la causale sembra del tutto fittizia, in quanto la somma appare sproporzionata al valore PARIGI,ms. Par. Lat. 4725, c. 16v e OM, 1285, aprile 28. dell’animale. Non conosciamo le motivazioni del prestito, verosimilmente però il mulo 126 Come per esempio nel caso di un abitante di Abbadia Nuova che si mise a disposi- era solo una piccola garanzia data dall’Opera a fronte del forte debito contratto (OM, zione dell’Opera per servizi di custodia del bestiame e Melano prese accordi con lui sul 1274, giugno 30). Anche in un altro contratto di qualche anno prima, frate Melano salario e sui termini del lavoro (OM, 1265, luglio 16). Nel 1266, l’operaio cedette a rate vendeva un mulo dal pelo rosso per 32 lire senesi (OM, 1266, novembre 7). un mulo dal pelo rosso a un certo Bartalino Gilii per il prezzo di 32 lire senesi da pagare 119 OM, 1275, luglio 30. in tre rate (OM, 1266, novembre 7). Nel 1268, si ha notizia di un pagamento rateale a 120 OM, 1266 febbraio 1; OM, 1267, giugno 7; OM, 1269 gennaio 29. I mutui erano favore dell’Opera per un mulo venduto a un Tolomeo di Giovanni e a suo figlio Vitale rispettivamente di 200 lire, 90 moggi di grano e 350 lire. I creditori erano Iacobo del fu (OM, 1268, maggio 27, la rata è di 13 lire). Ancora, nel 1268 Bernardo di Giunta ri- Martino e Renaldo di Orlando Malavolti, canonico del Duomo. Non era infrequente sultava debitore per l’acquisto di due muli da frate Melano e da un certo Pietro di la gestione di fornaci da parte dei conversi, come nel caso di Chiaravalle Milanese in cui Pettinuccio, per riscuotere il prezzo dei quali l’Opera nomina un procuratore (OM, essi gestivano anche i mulini, L. CHIAPPA MAURI, Le scelte economiche cit., p. 45. 1267, febbraio 28). A Melano dovevano essere restituite 40 lire e a Piero 27 lire.

203 5. LAGESTIONE DEI MULINI DELL’OPERA DEL DUOMO A e Macereto 133, oggi rispettivamente nei comuni di Monticiano e FOIANO SULLA MERSE , al confine tra i due comprensori. Le prime notizie risalgono al 1271, quando Melano acquistò – per la Per completare il quadro della gestione dei beni dell’Opera del somma di 1.300 lire – da Iacobo del fu Ugolino de’ Balzi la sesta parte Duomo da parte degli operai cistercensi, è necessario fare riferimento di un mulino a Sorleone 134, sotto il Ponte di Foiano, con tutta una se- ai mulini. Già negli anni ’50 del Duecento, la “corsa ai mulini” da rie di proprietà, case e terre, che Iacobo aveva insieme ai monaci di San parte dei Cistercensi caratterizzò il progressivo avvicinamento dei Galgano, a Orlando Buonsignori, ad Andrea di Iacobo Incontri e ai fi- monaci a Siena 127.La presenza di strutture molitorie di proprietà gli e agli eredi di Errigo di Iacobo Incontri. Nel settembre dello stesso dell’abbazia permaneva nella zona intorno a Siena, sulla Tressa, ma anno Iacobo vendette all’Opera anche un altro decimo della stessa pro- nel corso del ’200 San Galgano allargò il proprio del raggio di azione prietà per 900 lire 135. Due giorni dopo la prima transazione, l’abate di sulla Merse e sull’Ombrone. Esistono testimonianze di società di San Galgano nominò suoi procuratori frate Melano e il converso Cistercensi con alcuni mercanti di Monticiano a metà del XIII se- Giovanni per acquisire a nome del monastero tutte le parti dello stesso colo 128; mentre ad Abbadia Ardenga, sull’Ombrone, tra Montalcino mulino e delle sue proprietà da Andrea di Iacobo Incontri e dagli eredi e Buonconvento, presso la Via Francigena, i monaci erano giunti sin e i figli di Errigo di Iacobo Incontri 136, i quali effettivamente poco dopo dai primordi della loro comunità. vendettero per 2.500 lire a Melano, agente questa volta per conto di Dato che si trattava di un’impresa che necessitava di ingenti capitali San Galgano, un terzo della loro parte di mulino e beni connessi, e si e notevoli conoscenze tecniche, gli uomini d’affari senesi avevano in- obbligarono a pagare al Capitolo e alla Canonica della cattedrale 40 teresse a coinvolgere i monaci nella gestione dei mulini. Dal canto soldi l’anno, come canone d’affitto della terra su cui si trovava la gora loro, i monaci, possedendo proprietà molto estese e sparse sul terri- del mulino, che loro mantenevano insieme ai soci 137. Tuttavia, il com- torio, dovevano appoggiarsi su strutture molitorie diffuse il più pos- plesso molitorio richiedeva per l’Opera un certo dispendio di denaro, sibile nelle zone in cui si collocavano le loro terre. Col tempo il mu- dal momento che nel maggio del 1271 Melano doveva chiedere a tale lino divenne quindi il punto d’incontro privilegiato per le società Meo Ormanni, un prestito di 200 lire da convertire in utilità dell’Opera d’affari tra monaci, cittadini e istituzioni senesi per l’acquisto di alcune altre parti del mulino di Foiano 138. Inoltre, È significativo che i Cistercensi avessero stabilito mulini e gualchiere dallo stesso Meo Ormanni Melano prese, nel 1274, una somma di 24 nella zona della Merse, tra Orgia e Foiano. Non lontana dall’abba- lire e 12 soldi come complemento di una somma di 215 lire, che si im- zia e dalle sue terre, quest’area molto “senesizzata” 129 rappresentava pegnava a restituire entro 7 mesi 139 e che serviva a finanziare l’acquisto un nodo assai importante per la vita economica cittadina, con gli im- di altre parti del mulino del Ponte di Foiano. pianti dell’Arte della Lana, che sfruttavano per le operazioni di ma- Nel marzo del 1272 140, Melano, per conto dell’Opera, dichiarava di nifattura il corso d’acqua più ricco nelle vicinanze della città 130. Il avere ricevuto in conduzione per i successivi tre anni da Ranieri ed Comune aveva già da tempo esteso il suo controllo sulla rete di mu- Errigo del fu messer Orlando (rispettivamente per due e cinque parti lini e gualchiere intorno a Siena, riconoscendo la necessità e l’utilità della metà) e da Martinuccio di Guglielmo e Armino del fu Armino di avere a disposizione una quantità di strutture molitorie della cui (ciascuno per 1/4) le rispettive parti dei 16/60 di un mulino con gual- efficienza e incremento si faceva garante 131.Coltempo i mulini pas- chiere ed edifici sulla Merse a Sorleone, che Melano, a nome del sarono direttamente nelle mani del Comune e in quelle di enti ec- Comune di Siena, insieme a Iacopo di Ugolino de’ Balzi, avevano in clesiastici e di privati abbienti, a causa dell’alto costo degli impianti precedenza venduto ai suddetti locatori, impegnandosi a condurre cor- e del potenziale controllo sul territorio che un mulino offriva a chi rettamente le terre e a corrispondere un canone annuo di 12 moggi di lo possedeva 132. grano. Dunque, Melano vendeva a nome del Comune e affittava per Gli anni ’70 del XIII secolo furono un’epoca di mobilità delle pro- conto dell’Opera, gestendo per quest’ultima una parte del complesso. prietà e di cospicui investimenti per l’Opera del Duomo. La zona I legittimi proprietari mantenevano il possesso e ne delegavano la ge- in cui questi investimenti avvenivano era ancora una volta quella stione. Tuttavia, lo stesso giorno, Martinuccio di Guglielmo e Ranieri della Merse, ma in questo caso era una parte del suo corso più di- ed Errigo del fu Orlando promisero a frate Melano di vendergli, a stante rispetto alla città, tra Foiano (l’attuale ) nome dell’Opera, per 1.400 lire, le rispettive parti dei 16/60 del mu- lino più la gualchiera, gli edifici e le attrezzature a Sorleone, sotto il Ponte di Foiano e le proprietà annesse; l’acquisto doveva avvenire en- 127 La tendenza è verificabile in Toscana anche nel caso di Badia a Settimo nei secoli tro i tre mesi seguenti con il pagamento immediato della somma 141. XIII e XIV, v. P. PIRILLO, I mulini cit., p. 26. 128 Cfr. M.E. CORTESE, L’acqua cit., pp. 105-114. 133 P. CAMMAROSANO, V. PASSERI, I castelli del Senese cit., rispettivamente alle pp. 343 129 Il controllo da parte dei senesi era effettuato con un’opera di industrializzazione e e 346. In questo territorio era situato il Ponte di Foiano. di bonifica, ma anche di investimento in castelli e terreni, D. BALESTRACCI, Profilo sto- 134 Iacopo aveva acquistato proprietà negli anni precedenti (OM, 1259, ottobre 27; OM, rico di un territorio tra Medioevo ed Età Moderna, in Sovicille, Milano 1988, 1260, giugno), anche a nome dei Bonsignori e Incontri, i quali dichiaravano di posse- pp. 149-161, a p. 158. Più di recente M.E. CORTESE, L’acqua cit., cfr. nota precedente. dere parti in comune nel 1265 (OM, 1264, marzo 17). La terra per edificare i mulini era 130 La mancanza d’acqua, principale ostacolo all’attività laniera senese aveva costretto stata venduta da Buonudito di Guarnieri da Siena nel 1259, OM, 1259, giugno 30. i mercanti senesi a costruire piscine e fonti fuori dalla cinta muraria, S. TORTOLI, Per 135 OM, 1271, marzo 28. Il 28 marzo stesso, Melano si costituì debitore per 600 lire la storia della produzione laniera a Siena nel Trecento e nei primi anni del Quattrocento, che servivano come complemento della somma d’acquisto del mulino, e che promet- in “BSSP”, LXXXII-LXXXIII (1975-1976), pp. 220-238, a p. 222. L’Arte della Lana teva di restituire di lì a pochi giorni, forse per una momentanea carenza di liquidità. aveva trovato nell’abbazia di Torri un socio ideale con cui gestire le attrezzature pro- 136 OM, 1271, marzo 30. I nomi degli eredi di Errigo Incontri erano i seguenti: toindustriali nella zona, utilizzando le gualchiere e i mulini dei monaci, D. Bartolomeo, Giovanni, Andrea e Enea. BALESTRACCI, Profilo cit., p. 157. 137 La vendita è datata 8 aprile 1271, KSG 162, cc. 122v-124r. 131 D. BALESTRACCI, Approvvigionamento e distribuzione dei prodotti alimentari a Siena 138 Il termine fu estinto entro 6 mesi. OM, 1271, maggio 9. nell’epoca comunale. Mulini, mercati e botteghe, in “Archeologia Medievale”, VIII 139 Infatti restituì solo 24 lire e 12 soldi. OM, 1274, maggio 19. (1981), pp. 127-154, p. 135. Tracce del controllo effettuato dal Comune sui mulini 140 OM, 1271, marzo 23. a secco e ad acqua si hanno in Cost. 1262 cit., pp. 353-354. 141 OM, 1271, marzo 23. Anche nell’area senese, secondo una tipologia diffusa, erano 132 D. BALESTRACCI, Approvvigionamento cit., p. 139. unite le gualchiere, una tecnica che utilizzava l’energia motrice dell’acqua per il maggior

204 Nel mese di maggio del 1272 risulta che Melano, a nome dell’Opera, infatti nel dicembre del 1283 i tre enti comproprietari dovevano ri- insieme a Iacopo di Ugolino de’ Balzi, avessero rivenduto a Mar- scuotere un credito di 30 lire da alcuni possidenti di Foiano che face- tinuccio di Guglielmo e a Errigo di Orlando i 16/60 del complesso e vano macinare i prodotti nel mulino di Sorleone 150. Ancora, fra il delle parti suddette del mulino e dei suoi annessi, ancora in compro- 1284 e il 1285, Masio, a nome dei tre enti, acquistò alcune altre terre prietà con Orlando Buonsignori, Andrea di Iacobo Incontri e gli eredi – di cui una a Foiano presso la gora del mulino – da proprietari locali di Errigo di Iacobo Incontri 142. Nell’ottobre, Martinuccio, Armino, e dal Capitolo della cattedrale 151. Talora l’operaio, per provvedere al Ranieri ed Errigo dichiararono di aver avuto da Melano, per conto mantenimento del mulino era costretto a contrarre mutui, come nel dell’Opera, 2 moggi di frumento a titolo d’affitto per i 16/60 delle pro- 1287, quando prese 50 lire per fare lavori allo steccato e alla gora 152. prietà 143. Quindi Melano continuava a mantenere la gestione di quella I Cistercensi, ai vertici dell’amministrazione dell’Opera ripercorsero parte del complesso. Lo stesso giorno, Melano acquistò dai predetti la il modello di gestione del patrimonio sperimentato con successo per quarta parte dei 16/60 del complesso per 350 lire, e di tutte le pro- le proprietà di San Galgano 153. In questo periodo infatti si registrò la prietà che essi possedevano con Orlando Buonsignori, Andrea di tendenza ad accorpare terre e immobili per razionalizzare le proprietà, Iacobo e gli eredi di Errigo di Iacobo Incontri 144. Così, qualche anno eliminando quelle meno utili; ad acquisire diritti su infrastrutture di dopo, nel marzo del 1278, il successore di Melano, frate Villa, acqui- immediata convenienza per l’Opera (cave di pietra, fornaci di cal- stò dagli stessi ancora tre parti dei 16/60 del complesso e di tutte le cina); a investire capitali in imprese redditizie, anche se impegnative, proprietà che essi avevano in comune con Niccolò di Bonifazio come quelle molitorie, in società con grandi proprietari ed enti senesi; Bonsignori e con il monastero di San Galgano (che forse avevano com- e infine a dividersi le responsabilità del possesso e dell’amministra- prato nel frattempo le quote degli Incontri e di Orlando Buonsignori) zione dei mulini e di altri immobili con soci di sicura affidabilità, al prezzo di 350 lire 145. Si colloca probabilmente in questa fase l’ini- come il Comune di Siena, il monastero di San Galgano, l’Ospedale zio dei rapporti d’affari dei monaci con Niccolò di Bonifazio della Scala, la Casa della Misericordia, tutti parte del circuito senese Bonsignori, che tanta parte ebbe nella questione dopo il 1290. Pochi di enti di natura marcatamente pubblica. giorni dopo, frate Villa si dichiarò debitore verso Paganello di Martino, Così, abilità tecnica e amministrativa chiamarono nuovi incarichi. A maestro di pietra e uomo di fiducia dell’Opera, per 50 lire che gli do- partire dagli anni ’70 del Duecento, i monaci di San Galgano ormai veva “in recolligendo parte dicti Operis molendinorum positorum et saldamente inseriti nei punti-chiave del corso della Merse poterono constructorum in flumine Merse ad Pontem de Foiano”, cioè per con- dimostrare la loro abilità tecnica anche nella progettazione e nel man- finare lo spazio e fare una ricognizione della proprietà 146. L’operazione tenimento di infrastrutture, come ponti e canali. Proprio ai di accorpamento di altre parti del mulino da parte dell’Opera, che fino Cistercensi infatti il Comune di Siena si affidò per studiare e, fin dove ad allora aveva avuto un andamento poco lineare, procedette in modo è possibile, realizzare opere tecniche altamente sofisticate 154.È il caso più deciso e spedito e proseguì negli stessi giorni, quando Villa acqui- della canalizzazione del piano della Merse, che era iniziato tra la fine stò sempre dagli stessi proprietari ancora tre parti del mulino 147. del XII secolo e l’inizio del XIII, contemporaneamente all’assetto dei mulini del Comune e alla regimazione delle acque del Padule di Negli anni ’80 del XIII secolo l’Opera continuò, insieme al Comune Orgia. Nel piano del torrente Feccia, affluente settentrionale della e al monastero di San Galgano la progressiva penetrazione nella stessa Merse, presso la quale sorgeva l’abbazia di San Galgano, sono state re- zona del Ponte di Foiano. Infatti nel febbraio 1281 148, Melano, agente centemente rinvenute tracce di una canalizzazione (comprendente per l’Opera e per San Galgano, pagò al Capitolo di Siena il canone di anche alcune peschiere), operato dai monaci bianchi 155. Nel Costituto affitto – anche per alcuni anni precedenti – per una terra contente la del 1262 i Cistercensi erano stati incaricati di rimettere in ordine le gora del mulino di Foiano, a Sorripa, presa in affitto insieme a Errigo vie e i ponti sulla Feccia, assieme agli uomini delle comunità vicine 156. di Iacobo Incontri, a Iacobo di Ugolino de’ Balzi e a Orlando Nel 1268 il Comune, su proposta di Provenzano Salvani, incaricò Buonsignori. Nel dicembre del 1282, l’operaio Masio, a nome l’esperto don Gnolo di San Galgano di condurre un sopralluogo dell’Opera, di San Galgano e del Comune di Siena, acquistò tre serie sulla Merse per verificare la possibilità di canalizzare le acque per por- di terreni dai proprietari della zona 149. A quanto pare, il mulino fun- tarle fino a Siena. Tuttavia il progetto si presentò palesemente irrea- zionava anche per la macinazione delle granaglie dei proprietari locali, lizzabile per gli ostacoli geografici e gli scarsi mezzi tecnici disponi- bili all’epoca e rimase quindi soltanto allo stato virtuale 157. Al di là dei risultati, è però significativo il coinvolgimento dei Cistercensi in numero di usi possibile, dato che lungo lo stesso corso d’acqua potevano macinare più mulini, e gli impianti potevano essere sfruttati per la lavorazione della lana, decentrando un’opera ingegneristica di portata immane e che doveva rappresen- nella Val di Merse tutte le funzioni che richiedevano l’uso di una notevole quantità d’ac- qua e di forza idraulica, D. BALESTRACCI, Approvvigionamento cit., p. 131 e ID., Profilo 150 OM, 1283, dicembre 8. cit., p. 157. L’uso di unire la gualchiera al mulino, e quindi di utilizzare l’impianto non 151 OM, 1284, maggio 14 e OM, 1285, marzo 28. soltanto per la macinazione del grano è testimoniato in Italia a partire dal X secolo, 152 OM, 1287, agosto 30. L. WHITE JR., Tecnologia e società nel Medioevo, trad. it. Milano 1967, pp. 149 sgg. 153 Si veda a tal proposito A. BARLUCCHI, Il patrimonio cit. 142 OM, 1272, maggio 1. 154 Sull’apporto tecnico del Cistercensi all’architettura civica e civico religiosa si veda 143 OM, 1272, ottobre 24. A. CADEI, Dalla chiesa cit., p. 281 e T.N. KINDER, I Cistercensi. Vita quotidiana, cul- 144 OM, 1272, ottobre 24. tura, arte, tr. it. Milano 1997, pp. 60-61. 145 OM, 1277, marzo 14. 155 D. BALESTRACCI, L’acqua a Siena nel Medioevo, in Ars et Ratio. Dalla torre di Babele 146 OM, 1277, marzo 18. al ponte di Rialto, a cura di J.C. Maire-Vigueur e A. Paravicini Bagliani, Palermo 1990, 147 OM, 1277, marzo 19. pp. 19-31, alle pp. 20-21, nonché M.E. CORTESE, L’acqua cit., pp. 100-104. 148 OM, 1280, febbraio 19. 156 Cioè di Montarrenti, Pentolina, Gausa, , Chiusdino e Monticiano, 149 OM, 1282, dicembre 22 (tre pergamene) e ASS, ms. B.39, c. 82rv, regesto di Cost. 1262, III, CXXVI, pp. 313-314. una pergamena perduta, datata 1282, settembre 23. In questa data l’abate di San 157 CG 12, c. 16v e riportato in A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., p. 17. A tal proposito si Galgano aveva dato a Masio la procura per ricevere dal Comune 50 lire per rifare vedano anche F. BARGAGLI PETRUCCI, Le fonti di Siena ed i loro acquedotti, 2 voll., Firenze la steccata del mulino di Foiano (che l’Opera, il Comune e San Galgano possede- 1906 e Siena 19923, II, pp. 126-127; Siena e l’acqua, a cura di P. Turrini e M.A. Ceppari, vano per 1/3 ciascuno). Siena 1997; D. BALESTRACCI, L’acqua a Siena nel Medioevo cit., p. 23.

205 tare la soluzione ai secolari problemi di approvvigionamento idrico 6. SAN GALGANO, CASA DEL COMUNE DI SIENA della città. Un’ulteriore dimostrazione di tale perizia si ebbe nell’ultimo venten- Con il giugno del 1290 si chiuse una parabola. In quell’anno infatti nio del ’200; il Comune aveva alcuni annosi problemi con il già men- il Consiglio Generale prese atto che San Galgano era casa propria e zionato ponte di Foiano sulla Merse. Il ponte era in rovina, e così, nel monastero del Comune di Siena, e lo pose pertanto sotto la protezione maggio del 1281, il Consiglio Generale in accordo con i Cistercensi del Comune stesso. Ciò comportava che nessun cittadino senese po- decise di incaricarli di prendere le misure necessarie per scongiurarne tesse esigere dal monastero esazioni illecite, né acquisire diritti con- 166 il pericolo di crollo 158. In relazione a questa decisione, i Quindici go- tro di esso . vernatori, nell’ottobre dell’anno seguente, deliberarono di eliminare Il documento è di fondamentale importanza: anzitutto perché dimo- la steccaia presso il ponte, che recava danno al ponte stesso e al Bagno stra come in questi anni fosse portata alle estreme conseguenze la poli- di Macereto 159. Il ponte di Foiano subì ancora riparazioni e interventi tica di tutela del monastero da parte del Comune di Siena, iniziata fin pubblici nel 1295 quando, processando i colpevoli di un danno, il dagli anni ’50 del Duecento. In questo caso il patronato del Comune Comune impose loro di riattare a loro spese le parti rovinate 160. fu conclamato e ufficializzato, il monastero diventò la sua casa. Da sot- Infine, nel 1312, il Consiglio Generale deliberò di stanziare 52 lire tolineare che il nuovo status di San Galgano fu sancito con l’avvento del per la riparazione del ponte che doveva essere attuata da frate regime novesco, che si attestò sulla linea impostata dai governi prece- Bencivenne, operaio del Duomo 161. denti. In realtà la tendenza del Comune di prendere sotto la propria Del resto, gli enti proprietari dei mulini avevano interesse al buon protezione gli enti più importanti della città, iniziata con San Galgano mantenimento dei ponti; il binomio “ponte-mulino” rappresentava nel 1290, proseguì nel 1292 con l’assunzione del controllo una costante nella politica cistercense per gli impianti molitori. Vi sull’Ospedale di Santa Maria della Scala, sulla Casa della Misericordia era infatti uno sforzo collaterale di creazione di infrastrutture desti- e sull’Ospedale di Monna Agnese, i cui patrimoni si erano notevol- nate a facilitare tutte le operazioni legate alla macinazione, ivi com- mente accresciuti nel corso del XIII secolo, grazie a donazioni, testa- 167 presa quella dei trasporti, per evitare ulteriori investimenti in questo menti e acquisti programmati . Questo fatto comportò per queste senso e agevolare l’immissione degli utenti in una fitta rete di istituzioni l’esenzione dal pagamento di tutte le gabelle e le imposte sui scambi 162. beni a essi devoluti, con lo scopo di incoraggiare i donatori a offrire i 168 Anche lo Statuto dei Viari, redatto intorno al 1290, prevedeva che la loro averi, per usufruire di un vitalizio e godere dell’immunità fiscale . manutenzione dei ponti tra Siena e Petriolo, tra Siena e Asciano, tra Un caso emblematico è quello dell’Ospedale della Scala, che, nato come Siena e Grotti e tra Siena e Monteriggioni dovesse essere affidata a ente religioso sotto l’egida dei canonici del Duomo, era riuscito a svin- due religiosi, che controllassero anche i fondi per le spese; la presenza colarsi dalla tutela del potere ecclesiastico fin dalla fine del ’200, quando dei religiosi, sembrava garantire così anche la trasparenza nell’am- i frati del Capitolo dell’Ospedale avevano rivendicato il diritto di eleg- 169 ministrazione 163. Nel corso degli anni il Comune continuò a servirsi gere un rettore proprio . L’Ospedale, nel corso del Duecento, acquisì dei Cistercensi per progettare ponti: nel 1297 il Consiglio Generale un peso sempre più rilevante nell’economia della Repubblica, agendo elesse tre rappresentanti per ogni Terzo cittadino per decidere sulla da prestatore dell’erario e da calmiere dei prezzi del grano in epoca di costruzione di un ponte sul fiume Farma presso il Bagno di Petriolo, carestie, in cambio di privilegi, protezione, sgravi fiscali da parte del stabilendo le modalità di progettazione e di realizzazione e affidando Comune, il quale dimostrò così una forte volontà di controllo sulla ge- l’impresa a un monaco di San Galgano in qualità di direttore dei la- stione finanziaria dell’ente, acquisendo al suo interno un notevole 170 vori e di amministratore 164. peso . Il processo di formale sottomissione dell’Ospedale al Comune Negli anni precedenti l’arrivo dei Cistercensi all’Opera del Duomo i si concluse nel 1309, con l’apposizione delle armi del Comune alla movimenti delle proprietà dell’ente non avevano avuto lo stesso im- porta principale dell’Ospedale, anche se frequenti e decisi furono i ten- pulso né la stessa mobilità. Ancora intorno al 1250, infatti, si stipu- tativi dei vari rettori di mantenere una sfera di autonomia rispetto al po- 171 lavano livelli e il numero dei contratti era decisamente inferiore al pe- tere pubblico anche nei secoli seguenti . Fin dal 1267, anche la Casa riodo successivo 165. La spinta data dagli operai di San Galgano al- della Misericordia ottenne dal Comune vantaggi simili, per poi essere l’incremento e alla razionalizzazione dei possessi dell’Opera non fu posta sotto la tutela dei Nove con l’esenzione fiscale e il privilegio per 172 dunque né superficiale né limitata. gli oblati dell’esonero dai servizi da rendere al Comune . Gli operai cistercensi non interruppero le loro relazioni con il mo- nastero d’origine, continuarono anzi ad agire per conto del loro ente 166 CG 39, c. 75r-77v. anche in seguito e in occasione di affari con l’Opera del Duomo per 167 A. CAIROLA, U. MORANDI, Lo Spedale di Santa Maria della Scala, Siena 1975, il mulino di Foiano. I legami fra le due istituzioni, rappresentati da pp. 21-25 e G. CATONI, Gli oblati della Misericordia. Poveri e benefattori a Siena nella monaci e conversi non si recisero, semmai si rafforzarono. prima metà del Trecento, in La società del bisogno. Povertà e assistenza nella Toscana me- dievale, a cura di G. Pinto, Firenze 1989, pp. 1-17, pp. 7-8. 168 S. EPSTEIN, Alle origini della fattoria toscana. Lo Spedale di Santa Maria della Scala di 158 CG 24, c. 43rv. Siena e le sue terre (metà ’200-metà ’400), Firenze 1986, pp. 14-15 e A. CAIROLA, U. 159 KSG 162, c. 121rv. MORANDI, Lo Spedale cit., p. 22. Lo stesso trattamento di esenzione dalla gabella del 160 OM, 1295, dicembre 23. vino e del grano e altri generi fu esteso nel 1298 anche a Francescani, Domenicani, 161 CG 80, c. 149r. Agostiniani e Servi di Maria e Carmelitani, S. EPSTEIN, Alle origini cit., p. 162. 162 P. PIRILLO, I mulini cit., pp. 34-35. Un caso analogo si verificò nel Milanese, dove 169 D. BALESTRACCI, G. PICCINNI, L’Ospedale e la città, in D. GALLAVOTTI, L’Ospedale la facilitazione dei trasporti era stata al centro degli interessi dei monaci di Chiaravalle, di Santa Maria della Scala in Siena. Vicende di una committenza artistica, Siena 1985, i quali per questo motivo si erano fatti carico dell’assetto del sistema viario della zona pp. 19-42, a p. 22. in cui si svolgevano le loro attività. L. CHIAPPA MAURI, Le scelte economiche cit., p. 45. 170A. CAIROLA, U. MORANDI, Lo Spedale cit., p. 22 e D. BALESTRACCI, G. PICCINNI, 163 Viabilità e legislazione di uno stato cittadino del Duecento. Lo statuto dei Viari di L’Ospedale cit., p. 22 e S. EPSTEIN, Alle origini cit., p. 10-12 e 18. Siena, a cura di D. Ciampoli e T. Szabò, Siena 1992, p. 124. 171 D. BALESTRACCI, G. PICCINNI, L’Ospedale e la città cit., p. 22 e A. CAIROLA, U. 164 CG 52, cc. 75v e 82v-83r. MORANDI, Lo Spedale cit., p. 22. 165 ASS, ms. B.39, cc. 22r-44v. 172 G. CATONI, Gli oblati cit., pp. 4-6.

206 San Galgano non sfuggì a questa logica: il Comune proteggeva gli enti In questi anni si assisté all’ascesa degli Ordini Mendicanti, ai quali le per controllarne i poteri, le ricchezze e le professionalità che vi si an- città permisero di sviluppare nuove forme organizzative, diverse da davano accumulando in quegli anni e quindi per limitarne in qualche quelle della vita religiosa monastica tradizionale. Vari conventi si erano modo l’autonomia che, teoricamente, avrebbe potuto agire da con- impiantati a Siena con successo già nella prima metà del XIII secolo, traltare rispetto al regime novesco. Tuttavia la strategia comunale mi- erodendo in misura ancora non troppo evidente il favore riscosso fino rava in definitiva ad articolare il proprio potere in modo più pervasivo. ad allora dagli altri Ordini, fra cui gli stessi Cistercensi 177. A essi il Il Comune entrava progressivamente a far parte di enti che, come ab- Comune aveva accordato qualche compito, coinvolgendoli, seppure biamo visto, erano già da tempo nell’orbita pubblica. in misura limitata, nella cosa pubblica e offrendo loro aiuti e prote- È forse riduttivo leggere la vicenda di San Galgano, così come quella zioni di vario genere 178. Nello stesso periodo si prospettò anche una dell’Ospedale della Scala nelle loro relazioni con il Comune di Siena e più generalizzata crisi del numero dei conversi cistercensi, che decrebbe con il regime dei Nove in particolare, in chiave di pura sottomissione- a partire dalla metà del XIII secolo. In questo periodo si fece impo- controllo, non foss’altro che per i larghi margini di autonomia e auto- nente la propagazione dei Mendicanti specialmente nelle campagne – determinazione che queste istituzioni mantennero, e per lo scambio di lamentata anche in un Capitolo dell’Ordine cistercense nel 1274 – in vantaggi che si instaurò tra essi e il Comune, che fa pensare piuttosto seguito al progressivo rallentamento demografico e allo sviluppo del- a un rapporto paritario. Certo che le conseguenze della pubblicizza- l’economia monetaria ed entrò in crisi la struttura tradizionale della zione del monastero non tardarono a manifestarsi: anche se non si proprietà agraria monastica 179. trattò necessariamente di un cambiamento in negativo, né questo fu Anche in questi anni, tuttavia, il monastero di San Galgano si rivelò determinato in modo automatico dal nuovo e meglio definito rap- bisognoso dell’aiuto e del sostegno del Comune di Siena. Già fin dal- porto con il Comune. Difficile fare ipotesi a riguardo, soprattutto in l’inizio della pubblicizzazione dell’ente, nel 1292, il Consiglio mancanza di studi specifici di riferimento sul problema di una mar- Generale approvò una richiesta, in base alla quale i monaci erano au- cata partecipazione pubblica nella gestione di istituzioni di origine re- torizzati a trasportare liberamente cereali, sale e altri prodotti agricoli ligiosa. In ogni caso appare indicativo il caso di San Galgano: nato per attraverso il territorio senese, purché venisse specificato alle autorità attuare il più rigorosamente possibile l’ideale della Regola benedettina, il luogo di destinazione delle derrate – debitamente marcate con sim- attraverso un lungo cammino, si avvicinò alla città, ne godette i privi- boli di riconoscimento – al fine di non incorrere nelle sanzioni previ- legi, vi prestò servizi e ne divenne parte, tanto da essere dichiarato pro- ste dal Comune 180. prietà comunale. Il Comune, a sua volta, continuò a richiedere i Cistercensi come ca- marlenghi e codificò questa prassi nello statuto della Biccherna del 1298, precisando che il camarlengo doveva essere un religioso e sta- 7. I CISTERCENSI E LA VITA PUBBLICA TRA IL 1290 EIL1320 bilendone le mansioni. Egli era tenuto a ricevere il denaro e a erogarlo Gli anni dal 1287 al 1355 sono caratterizzati dal governo del regime per le pubbliche necessità, tuttavia ciò non poteva essere eseguito dei Nove, “mezana gente”, che, una volta estromessi dall’esecutivo del governo cittadino i rappresentanti dei casati magnatizi – dopo i prov- e notizie, in “BSSP”, LXVI (1959), pp. 167-169. Per i Servi di Maria, F. DAL PINO, vedimenti del 1274 e 1277 – assicurò un lungo periodo di stabilità di I Servi di Maria a Siena, “MEFRM”, 89 (1977), pp. 749-755. 177 G. BARONE, L’Ordine dei Predicatori e le città. Teologia e politica nel pensiero e nel- governo, dopo l’avvicendarsi di molti esecutivi nel corso del XIII se- l’azione dei Predicatori, in “MEFRM”, 89 (1977), pp. 609-618, a p. 610. Si ha noti- 173 colo . Il regime mantenne larghi margini di supremazia rispetto ai zia di incarichi edilizi affidati dal Comune di Siena da metà ’200 ai “Mantellati” o magnati, con i quali tuttavia condivise molti poteri, specialmente nelle “Frati della Penitenza”, che diressero in qualità di operai il restauro di alcune fonti, la magistrature e negli uffici più importanti, pur detenendo il monopo- costruzione del Bolgano (la zecca) e si occuparono della manutenzione delle strade e lio dell’organo più delicato di governo. Nessun campo di attività sfuggì della riscossione dei pedaggi, nonché dell’esazione di imposte doganali, di pesi e mi- all’esame, al controllo e alla regolamentazione dei Nove: in campo ur- sure per conto del Comune, v. B. SZABÒ-BECHSTEIN, Sul carattere dei legami tra gli Ordini Mendicanti. La Confraternita laica dei Penitenti ed il Comune di Siena nel 174 banistico, economico-fiscale, giudiziario, culturale . Duecento, in “MEFRM”, 89 (1977), pp. 743-747, a p. 746. I Servi di Maria arriva- Tra il 1290 e il 1320 il rapporto tra i monaci di San Galgano e la città rono a Siena verso il 1233, F. DAL PINO, I Servi cit. I Francescani e i Domenicani di Siena fu caratterizzato da un significativo diradarsi della prestazione erano a Siena già dal 1216 e da quell’epoca vi impiantarono i loro conventi, i cui la- di servizi dei monaci al Comune e all’Opera. Abbiamo operai cister- vori si protrassero fino alla metà del ’200, V. LUSINI, Storia della Basilica di San censi con una certa regolarità fino al 1296, dopodiché si dovettero at- Francesco in Siena, Siena 1894, pp. 25-26 e F. SCHEVILL, San Galgano cit., p. 31. 178 Aiuti sono registrati per l’edificazione dei conventi, per il conferimento di elemo- tendere oltre sette anni prima di rivedere un monaco bianco alla guida sine e per la protezione giuridica, v. SZABÒ-BECHSTEIN, Sul carattere cit., pp. 743-745. dell’ente. In questo periodo – fino al 1350 – il ruolo di operaio – così Anche LUSINI, Storia cit., pp. 47-48, in cui si enfatizza il rapporto tra il regime nove- 175 come quello di camarlengo della Biccherna – fu ricoperto da laici e sco e i Mendicanti in termini un po’ idilliaci. Mentre, più seriamente, A. VAUCHEZ, i Cistercensi si alternarono frequentemente con membri di altri ordini La Commune de Sienne, les Ordres mendiants et le culte des saints. Histoire et enseigne- religiosi – Umiliati, Vallombrosani di San Donato e Servi di Maria 176. ment d’une crise, in “MEFRM”, 89 (1977), pp. 757-767. 179 R.P. OTHON, De l’institution et des us des convers dans l’ordre de Citeaux (XII-XIII siècles) in Saint Bernard et son temps, Dijon 1929, pp. 139-201, p. 172. In seguito al 173 Su quest’epoca in generale si vedano i lavori di W. BOWSKY, Un Comune italiano progressivo rallentamento demografico e allo sviluppo dell’economia monetaria, en- cit., e ID., Le finanze cit., J. HOOK, Siena una città e la sua storia, trad. it. Siena 1989, trò in crisi la struttura tradizionale della proprietà agraria monastica, Ibid., e in parte anche l’opera di D. WALEY, Siena cit. e D. BALESTRACCI, G. PICCINNI, Siena nel Trecento. Assetto urbano e strutture edilizie, Firenze 1975. pp. 139-201, pp. 122-123. 180 174 A questo proposito la descrizione più articolata è quella di W. BOWSKY, Le finanze cit. e CG 43, cc. 20v-21r. Nel 1296, le autorità senesi rilasciarono un certo Ristoro di ID., Un Comune cit., p. 24 e cap. VI. Orlando da Gallena oblato di San Galgano, fermato mentre trasportava da Selvatella 175 Le Biccherne cit., p. 9 e A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., pp. 127-128. a Mollano una salma di grano, per utilità del monastero (CG 50, c. 41rv). Ancora nel 176 Sull’Ordine degli Umiliati in Siena si veda P. ANGELUCCI, Gli Umiliati cit., 1296, il monastero, a causa del maltempo e dello scarso raccolto, ebbe una momenta- pp. 265-272. Il loro convento senese fu fondato attorno al 1226-1256, a esso il nea carenza di frumento e di granaglie da seminare e da consumare; pertanto l’abate Comune dette un notevole contributo in termini di elemosina e materiali edilizi; era chiese al Consiglio Generale – e ottenne – l’autorizzazione e le garanzie per il trasporto intitolato a San Tommaso e si trovava presso Porta Camollia. Per notizie sul mona- di 50 moggia di grano “libere et secure”, da Istia in Maremma – dove era custodito – stero di San Donato v. A. LIBERATI, Chiese, monasteri, oratori e spedali senesi. Ricordi a San Galgano e ai mulini sulla Merse (CG 50, c. 72v).

207 senza il consenso e la presenza di almeno due dei provveditori. La ma- sponsabilizzare le nuove compagini religiose nell’àmbito della pub- gistratura doveva dare un rendiconto mensile e uno semestrale della blica amministrazione. Anche le regole degli Ordini Mendicanti vie- propria attività. Se il camarlengo proveniva dal monastero di San tavano esplicitamente ai propri appartenenti di ricoprire ruoli pub- Galgano, era tenuto ad avere il consenso dell’abate per svolgere que- blici, ma questo non impedì al Comune di Siena di coinvolgere i loro sto compito; con questa norma si sancì una consuetudine che era in membri in compiti, come la custodia di documenti o le trattative di- atto già fin dalla nomina di don Ugo nel 1257 181. Inoltre il camar- plomatiche o di pacificazione 184. lengo percepiva i censi e conduceva in prima persona acquisti di im- mobili 182, compresi quelli che servivano al Comune per ampliare lo 8. L’OPERA DEL DUOMO E I CISTERCENSI TRA IL 1290 E spazio per la costruzione il Palazzo Pubblico 183. IL 1320 Al volgere del XIII secolo la fortuna del monastero presso il governo era ancora intatta. I monaci, una volta ottenuto il prestigioso patro- Nel settembre del 1302 il podestà di Siena e il Consiglio Generale ap- nato comunale si trovavano in una sorta di stabilità, in una situa- provarono una richiesta di frate Martino di San Galgano, operaio del zione in cui, esauritosi lo slancio della vitalità iniziale, che aveva por- Duomo, in base alla quale l’operaio doveva essere delegato a incame- tato San Galgano a compiere il salto di qualità che gli aveva consen- rare lasciti e donazioni a favore dell’Opera 185. Fino ad allora infatti tito di trasformarsi da monastero del contado in ente cittadino a tutti all’operaio veniva contestata questa facoltà e si doveva fare ricorso in gli effetti, i Cistercensi si attestarono in una posizione consolidata ogni singolo caso alle autorità giudiziarie. Lo stesso giorno frate presso l’amministrazione comunale. Certamente quest’ultimo pe- Martino ottenne la procura generale a nome del Comune. Tuttavia, riodo segnò il passaggio a una situazione di stasi. Non si avverte al- non si trattava di una nuova regolamentazione, bensì di una rifor- cuna novità significativa rispetto all’epoca precedente, i modelli di mulazione della prassi già in voga dal 1259 e dal 1275 186. Nel feb- gestione del patrimonio e il modo di porsi dei monaci rispetto al braio del 1293, infatti, frate Chiaro aveva assunto la procura generale Comune e agli altri enti pubblici non presentarono novità di rilievo. del Comune per trattare gli affari dell’Opera, accordatagli dai Nove, La presenza di norme e deliberazioni dei pubblici consigli nei con- dalla Biccherna e dal Consiglio Generale 187. fronti del monastero di San Galgano cessò di essere costante rispetto Questi provvedimenti andavano nel senso di una più attenta ridefini- al quarantennio precedente, mentre aumentarono in misura espo- zione del ruolo dell’operaio, per riportare ordine nell’amministrazione nenziale norme e delibere in favore di altri Ordini religiosi in fase di un’impresa che negli anni precedenti aveva visto momenti di incer- ascendente. In questo periodo molte cose erano mutate e gli Ordini tezza tali da danneggiare il buon andamento dei lavori della cattedrale. nati per la città risposero positivamente alla sfida, anche a parziale Infatti era passato da poco il 1297, anno in cui era stato affidato a danno delle istituzioni tradizionali, che mostravano qualche diffi- Giovanni Pisano l’incarico di erigere la facciata del Duomo, e già si re- coltà a reggere il passo. San Galgano restò una delle prime potenze gistrava un gran disordine nel cantiere in cui si lavoravano i marmi; economiche di Siena e del suo territorio, come risulta dalla Tavola occorreva quindi una maggiore razionalizzazione dell’impresa da parte delle Possessioni (1316-20) – la cui redazione è il nostro ultimo ter- dell’operaio 188. All’inizio del 1299, la cattiva amministrazione mine di confronto. A questo assestamento economico corrispose dell’Opera del Duomo fu oggetto di alcune querimonie al Consiglio però una certa ripetitività dei ruoli: i monaci restavano camarlenghi Generale, il che fa pensare a una forte crisi della fabbrica della catte- di Biccherna e ancora per qualche tempo operai del Duomo, ma non drale 189. Si lamentava in particolare che con la quantità di risorse a di- vennero affidati loro nuovi compiti né mansioni diverse da quelle già sposizione della fabbrica si sarebbero potuti ingaggiare oltre 40 mae- ricevute; mancavano la creatività, la versatilità e le innovazioni che li stri e perciò si invocava la necessità di ripristinare a capo dell’Opera un avevano caratterizzati negli anni centrali del Duecento. religioso che guidasse i lavori come se agisse in proprio 190. L’ascesa dei nuovi Ordini non appare però strettamente e automati- Questo passaggio è di particolare interesse per diversi motivi. Infatti, camente collegata al “ristagno” del ruolo dei Cistercensi; piuttosto ci nel 1299 erano già circa tre anni che i conversi di San Galgano non si muoveva su piani paralleli, dal momento che la posizione di San erano più operai del Duomo 191. I lavori della facciata e dello spazio an- Galgano, acquisita nel corso del XIII secolo non era in discussione e tistante la cattedrale in questi anni procedevano alacremente 192; l’ope- i Cistercensi avevano responsabilità di gran lunga superiori a quelle di altri Ordini religiosi in seno al Comune, a sua volta orientato a re- 184 Su questo aspetto si veda ancora SZABÒ-BECHSTEIN, Sul carattere cit., p. 745. 185 OM, 1302, settembre 11. 186 A. MIDDELDORF KOSEGARTEN, Scultori cit., pp. 52-53 e V. LUSINI, Il Duomo cit., 181 ASS, Biccherna 1, cc. 20v-21r e CG 53, c. 115rv. I, pp. 15-16. Si ha un esempio del genere nel 1292, quando Monaco, arcidiacono se- 182 Come nel caso della riscossione di un canone di due anni dal vescovo di Volterra nel nese, nell’anniversario della morte di Renaldo Malavolti, vescovo di Siena, distribuì 1292, per i diritti che i Senesi gli avevano parzialmente ceduto sulle argentiere di legati a enti e persone; fra di essi vi era frate Chiaro, operaio del Duomo che ricevette Montieri, oppure come nel 1295, quando il camarlengo ricevette un fiorino d’oro da- 3 lire per l’Opera, OM, 1292, ottobre 21. gli Agostiniani dell’eremo di San Leonardo per lo sfruttamento di una terra del Comune 187 OM, 1292, febbraio 13. nella Selva del Lago, v. rispettivamente Riform., 1292, dicembre 31 e ASS, Capitoli 2, 188 Stat. Siena 5, c. 26r, riportato in C. PIETRAMELLARA, Il Duomo cit., p. 61. c. 13v – nel 1304 il camarlengo rilasciò quietanza al vescovo per un censo di 215 lire 189 Ai primi di gennaio del 1298 il Consiglio Generale aveva deliberato circa l’oppor- annue per conto del Comune di Siena – Riform., 1303, febbraio 4 e ASS, Diplomatico, tunità di nominare un nuovo operaio, CG 53, c. 25r e così all’inizio dell’anno se- R. Acq. Piccioli, 1295, agosto 11. Fra gli acquisti più rilevanti si vedano i casi di parte guente, CG 55, c. 26v. del castello e della corte di Prata nel 1293, di parte della corte di Sasso di Maremma dai 190 La notizia riportata da G. DELLA VALLE, Lettere sanesi, 3 voll., Venezia 1782, rist. Buonsignori e del castello e corte di Monteverdi, nel 1294, e di alcuni beni a Rocca anast. Bologna 1976, I, p. 190 sgg. e sembra tradotta da un delibera del Consiglio Tederighi nel 1295, rispettivamente ASS, Capitoli 2, cc. 476r-477r e CV, IV, p. 1438. Generale del 14 gennaio 1299, in CG 55, c. 36v. CV, IV, pp. 1470-1476. CV, IV, pp. 1478 e 1480. CV, IV, pp. 1503-1506. 191 A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., p. 128, doc. XXI e A. MIDDELDORF KOSEGARTEN, 183 Come le case di Bartolomeo e Alessio Saracini e di Meo Nastagi nel popolo di San Scultori cit., pp. 49-50. Paolo, nella contrada di Malborghetto, presso piazza del Campo in Siena, tra il di- 192 È testimoniato anche in questi anni l’acquisto di immobili nella zona circostante cembre del 1293 e il gennaio del 1294, v. CV, IV, pp. 1417-1442 sgg. Si veda anche la cattedrale per abbatterli al fine di aprire spazi su cui eseguire i lavori. Nel 1294 frate Il Palazzo Pubblico di Siena. Vicende costruttive e decorazione, a cura di G. Borghini, Chiaro acquistò da Cino di Ugo del popolo di San Vigilio una casa nel popolo di San Siena 1983, p. 33. Giovanni per 175 lire, confinante con la fabbrica del Duomo e con la strada, che fu

208 razione, che proseguì per molti anni, vide impegnati, oltre a Giovanni Comune di Siena – che ne possedeva delle quote –, e don Niccolò Pisano, in qualità di direttore dei lavori, anche altri maestri senesi 193. di Guido Maizi agente per San Galgano, ottennero tutto il mulino, L’interruzione di prestazioni da parte dei Cistercensi coincise probabil- la gualchiera, alcuni immobili e i terreni a essi pertinenti. Questa di- mente con la fase di cattiva amministrazione dell’impresa e del suo can- visione ebbe il valore di una riorganizzazione delle proprietà delle tiere, il che fece invocare il ritorno dell’operaio religioso, chiaramente due parti. Il mulino era a questo punto completamente pubblico, riconosciuto come portatore di buona conduzione dell’Opera. Ancora mentre Fazzino si riservava di mantenere i propri investimenti in ter- una volta i Cistercensi furono chiamati a fronteggiare un momento cri- reni. Pochi giorni dopo ci si accordò per spartirsi i lavori e la manu- tico. Appena insediato, il nuovo operaio lamentò il dissesto delle finanze tenzione dell’intero complesso: don Niccolò e Crescentino furono e chiese al Consiglio di porvi rimedio, pena l’interruzione dei lavori e autorizzati a costruire e mantenere sui terreni di Fazzino la gora, lo la risposta fu positiva 194. steccato, i canali e le attrezzature del mulino per una superficie non Le autorità non restarono insensibili a questo appello: infatti, già dal superiore a 16 braccia, impegnandosi a pagargli 12 lire per ogni staio 1302 venne insediato, anche se per un breve periodo, ancora un ci- di terra a lui sottratta alla lavorazione, e di conservarne la servitù 201. stercense a capo dell’Opera, per prendere in mano la situazione di La proprietà si ampliò ulteriormente nell’agosto dello stesso anno, emergenza del proseguimento della facciata 195. Egli ripristinò ordine quando Gabriello di Chigio Accarigi da Siena vendette a Iacopo di e razionalità, tanto che da qui partirono le richieste del 1302-1303 Giliberto Marescotti, nuovo operaio – agente anche per di dare la procura generale all’operaio per tutti gli affari dell’Opera, San Galgano – una terra boscata nella curia di Macereto, a Macchia come era accaduto in precedenza. del Prato 202. Tra maggio e giugno del 1306 però il monastero resti- tuì all’operaio del Duomo una somma per la manutenzione della sua parte del complesso (20/36), gli concedette la facoltà di trattare la 9. I MULINI SULLA MERSE E GLI ALTRI BENI DELL’OPERA somma per le comuni spese di manutenzione e gli cedette due parti DEL DUOMO del suo possesso 203. Anche Fazzino si disfece nel 1308 di una terra Tra il 1290 e il 1320, l’Opera del Duomo continuò a condurre i presso il ponte di Foiano, a Sorleone, del valore di 50 lire, in favore mulini sulla Merse, a Foiano. Alla fine degli anni ’70 del Duecento dell’Opera e di San Galgano 204. Nel 1309 lo stesso Fazzino vendette l’Opera del Duomo era impegnata a spartirsi con San Galgano e con per 200 lire alcune terre nelle curie di Foiano e di ancora il mercante senese Niccolò di Buonifacio Bonsignori il mulino di all’Opera e a San Galgano 205. Queste due istituzioni continuarono a Foiano e le proprietà a esso attinenti. Nel 1293, i tre proprietari, pagare l’affitto della terra presso il Ponte di Foiano, su cui passava la frate Matteo di San Galgano, frate Chiaro converso cistercense e gora del mulino, al nuovo proprietario del fondo, prete Mino di operaio del Duomo, e il procuratore di Niccolò affittarono per 29 Giovanni, cappellano della cattedrale 206. Nel 1313 i monaci affitta- anni a un certo Mino di Giovanni detto Minella da Bagno di rono all’Opera la loro parte di mulino 207, forse a causa di un mo- Macereto una terra “in capite pontis” di Foiano, che essi avevano in mento di temporanea difficoltà nella gestione del complesso. La pro- comproprietà, con il patto che vi fosse edificata una casa e impian- prietà del mulino e delle sue pertinenze continuò ad ampliarsi nel tata una vigna per uno staio di sementa 196. Due anni dopo, nel 1316 quando donna Margarita da Foiano e Minuccio di Neri da 1295, lo stesso Minella rivendette ai tre l’edificio da lui costruito so- vendettero all’Opera e a San Galgano una terra a Ponte pra la terra che aveva preso in affitto da frate Chiaro 197. Nel 1298 di Foiano per 109 lire 208 L’acquisizione proseguì nel 1318 quando l’operaio laico Fazio de’ Fabbri, insieme ad Andrea di Bonaguida – l’Opera e il monastero comprarono da alcuni abitanti di Foiano metà procuratore di Niccolò Bonsignori e di San Galgano – affittarono a di una terra ivi posta, a Maggiorino (l’altra metà spettava a un senese) Baldo di Dietaviva da Siena un palazzetto, case, casamenti ed edi- per 10 lire 209. Nel 1319 i due enti si spartirono, con alcuni proprie- fici contigui alla proprietà presso il ponte di Foiano per 30 lire an- tari locali, una terra a Tocchi appartenente stesso complesso 210 e ne nue di canone per cinque anni 198. cedettero a loro volta in affitto alcune delle parti 211. Nel 1302 il Consiglio Generale approvò una proposta dell’operaio Al di là delle singole tappe dell’assestamento patrimoniale, San frate Martino che chiedeva di poter vendere gli 8/30 del mulino di Galgano e l’Opera tesero ad accorpare parti sempre più estese e a ge- Foiano competenti all’Opera – in comune con San Galgano e con stire in comune la proprietà, in modo da accentrare un crescente nu- Fazzino di Niccolò Bonsignori –, che l’ente aveva difficoltà ad am- mero di beni anche di proprietari locali, formando un complesso am- ministrare 199. Tuttavia bisogna aspettare il 1305 per avere un con- pio e consolidando la loro posizione, soprattutto dopo che i tratto di divisione di beni tra le parti 200. Fazzino trattenne alcune Bonsignori – forse in seguito alla crisi seguita al tracollo finanziario proprietà fondiarie che facevano parte del complesso molitorio, di- della loro compagnia – uscirono progressivamente di scena. Si deli- slocate nelle curie di Bagno di Macereto, Foiano, Tocchi, mentre Camaino di Crescentino – operaio del Duomo e agente per il 201 OM, 1305, giugno 2. 202 OM, 1305, agosto 2. disfatta per farvi le gradinate; ASS, ms. B.39, c. 103v (regesto di una pergamena per- 203 OM, 1306, giugno 7. duta del 1294, dicembre 3). 204 OM, 1310, ottobre 10 e KSG 162, c. 121v-122v. 193 A. MIDDELDORF KOSEGARTEN, Scultori cit., pp. 49-50. 205 OM, 1308, febbraio 10. 194 CG 55, cc. 50r-51v e 67rv. 206 OM, 1310, aprile 7. 195 Per le fasi di ricostruzione della facciata v. A. MIDDELDORF KOSEGARTEN, Scultori 207 ASS, ms. B.39, c. 134rv (regesto di una pergamena perduta, datata 1313, set- cit., pp. 50-53. tembre 15). 196 L’affittuario inoltre, non vi doveva più accampare più alcun diritto, OM, 1292, 208 OM, 1316, settembre 18. febbraio 6. 209 OM, 1318, novembre 7. 197 OM, 1295, luglio 8. 210 OM, 1319, giugno 4. 198 OM, 1298, settembre 20. 211 Come nel caso di Minuccio e Cecca, coniugi di Brenna, che si dichiaravano debitori, 199 CG 61, cc. 132v-133r. nel 1317, per 99 lire senesi che dovevano ai due enti per l’affitto dei tre anni successivi di 200 OM, 1305, maggio 22. un palazzo, con case, terre, vigna e orto a Ponte di Foiano (OM, 1317, giugno 10).

209 neava così una grande proprietà di carattere marcatamente pubblico menti a San Quirico a Tonni 219. Un caso particolare si verificò nel nella zona di Foiano, in cui le strutture molitorie erano saldamente in 1303 quando il nuovo operaio frate Iacobo di Bertuldo nominò una mano ai due grandi enti e le proprietà contigue erano suddivise anche serie di persone di fiducia come custodi della Selva del Lago, concessa con altri proprietari, senesi e locali. La tendenza alla stabilità e al con- provvisoriamente in gestione dal Comune all’Opera del Duomo 220. solidamento faceva così seguito al dinamismo dell’epoca precedente. L’attività di accumulo e amministrazione dei beni dell’Opera da parte 10. CONCLUSIONI dei Cistercensi è testimoniata anche in zone diverse dall’area di Foiano e in particolare proseguì dal 1295 nei dintorni di Siena. In Gli anni intorno al 1300 videro una generalizzata fase di ristagno quell’anno, frate Chiaro d’Arduino (o Ardovino), operaio del nell’espansione dell’Ordine cistercense in terra di Siena, il che pre- Duomo, acquistò dal senese Feo di Bono fornaio una terra con vigna ludeva all’inesorabile declino che sarebbe avvenuto dopo la metà del e casa, per 175 lire, a Piaciano, presso Sant’Eugenio 212. Nel gennaio secolo 221.In questo periodo erano ormai profondamente mutate le del 1296 maestro Neri d’Ildibrandino, “magister mannarie in arte li- strutture sociali e la religiosità, con la nascita di nuovi movimenti, gnaminis”, vendette a frate Chiaro un’altra terra vignata nello stesso più consoni alle rinnovate esigenze spirituali dell’epoca 222. luogo 213. Nell’aprile dello stesso anno, frate Chiaro ricevette da un I monaci possedevano ancora ingenti proprietà nel contado e in certo Nese del fu Grazia Benedicti tutti i diritti e le azioni su una terra città – come testimonia la Tavola delle Possessioni del 1316-20, for- a Piaciano 214. Nel novembre del 1308, Iacopo di Giliberto donò midabile “fotografia” dello stato patrimoniale di cittadini ed enti di all’Opera una terra con casa a Monistero, in località Colto 215. Siena e del suo territorio – e, insieme alle loro filiazioni femminili di Tuttavia, l’operazione condotta con successo da frate Chiaro alla fine Monntecellesi e San Prospero, godevano di grande fiducia da parte del ’200, ebbe un’inversione di tendenza nel 1312, quando l’operaio dei Senesi 224.Tuttavia lo status politico ed economico raggiunto, che Iacopo di Giliberto Marescotti donò al monastero di San Galgano i implicava una moltiplicazione della ricchezza, mise progressivamente diritti su quella terra 216 e questo a sua volta la cedette “ad medium” i monaci al riparo da nuove imprese: la storia trecentesca di San a un certo Buono di Bianco del popolo di San Marco, perché la la- Galgano suggerisce una certa ripetitività di ruoli. vorasse e la migliorasse 217. In questa fase, dunque, sembra che alcune Con la scelta del primo ventennio del Trecento come termine crono- delle terre del monastero non fossero più lavorate dai conversi, bensì logico conclusivo della nostra indagine, si è deliberatamente lasciata la da mezzadri. vicenda di San Galgano sospesa nella fase di stabilizzazione (ancora pe- Infine, nel novembre del 1292 frate Chiaro, operaio del Duomo, raltro aurea) e di progressivo ritirarsi dal campo. Dopo il 1320, i prese in affitto una terra boscata a San Quirico a Tonni, a Piano di Cistercensi restarono ancora camarlenghi di Biccherna per molti anni, Lepre – per dieci anni – al canone annuo di 20 soldi; a questo affitto ma a essi non furono più affidate opere pubbliche di rilievo, alle quali ne seguirono altri lo stesso giorno 218. Le terre, che in realtà avevano pure durante il regime novesco si dette grande impulso. valori abbastanza modesti, servivano all’Opera “ad fodiendum et ex- Nei decenni successivi, la perdita della sicurezza e di protezione du- traendum inde lapides et marmora que sunt in ea”, cioè per evidenti rante le burrascose incursioni militari di fine Trecento sul territorio scopi d’utilità della fabbrica, mantenendo così l’attività estrattiva. dell’abbazia si accompagnarono a una più generalizzata crisi dell’isti- L’operazione di acquisizione di terre con pietraie proseguì nel 1306, tuzione 224. Ma questo era ancora un fantasma lontano. quando furono acquistati da proprietari locali anche altri appezza- Laura Neri

212 OM, 1295, dicembre 9 e OM, 1295, dicembre 10. 213 OM, 1295, gennaio 27 e OM, 1295, gennaio 28. 214 OM, 1296, aprile 27. 215 OM, 1308, novembre 16. 216 OM, 1312, settembre 26. 219 OM, 1306, novembre 28, OM, 1306, dicembre 31 e OM, 1306, gennaio 5. 217 OM, 1313, ottobre 15. 220 OM, 1303, maggio 25. 218 OM, 1292, novembre 15. Una certa donna Bonaventura, vedova di Alessandro di 221 L. LEKAI, I Cistercensi cit., pp. 115-116. San Quirico, dette a frate Chiaro una terra contigua alla precedente per 15 soldi 222 L. LEKAI, I Cistercensi cit., pp. 116-118. l’anno, per dieci anni. E così fecero anche Guido Grazzetti, dello stesso luogo, che af- 223 Per tutti questi aspetti rimando al capitolo conclusivo della mia tesi di laurea fittò la sua terra per 25 soldi annui e frate Filippo, procuratore dell’eremo di Rosia, L’abbazia di San Galgano e Siena cit. che dette la sua terra contigua alle precedenti tre per 20 soldi l’anno. 224 A. CANESTRELLI, L’Abbazia cit., pp. 22-24.

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