DI REPUBBLICA laDOMENICA 23 NOVEMBRE 2014 NUMERO 507 domenica

La copertina. A beautiful mind, scienziati superstar Straparlando. Salvadori: “La mamma e il Pci” Cult La poesia. Gli amori perduti di Amalia Rosselli Crepax inedito

“Negli ultimi mesi di vita mio padre temeva che la sua Valentina potesse non piacere più” Spuntano dai cassetti di casa le storie disegnate dal grande fumettista e fino a oggi mai viste Il figlio Antonio e Umberto Eco, fan della prima ora, ce le raccontano in anteprima

ANTONIO CREPAX e UMBERTO ECO © ARCHIVIO CREPAX E GUIDO

L’attualità. Fiori, mare, ulivi. La Liguria prima del fango e del cemento L’anniversario. Io e Sciascia nel giorno della civetta Spettacoli. Dario Argento e i suoi fratelli, quando l’Italia fa paura L’incontro. Elio e le Storie Tese: “Perché ci chiamiamo così?”

Repubblica Nazionale 2014-11-23 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 23 NOVEMBRE 2014 30 La copertina. Crepax inedito Matite colorate, tratto fitto e i suoi autori più amati: Kafka, Schnitzler, D’Annunzio Negli ultimi anni di vita il disegnatore milanese continuò a inventare storie nonostante la malattia.Eccone alcune

ANTONIO CREPAX

O UN CARATTERE MANIACALE: passioni for- tissime, dedizioni assolute, amori tra- volgenti, finché all’improvviso... stac- co, mi raffreddo, metto tutto da parte. L’ho fatto spesso, ma coi fumetti, con Valentina, non ci riesco...». È probabil- mente per questa dichiarata incapa- cità di smettere che, anche negli ultimi anni della sua vita, nonostante i pro- blemi di salute avessero irrigidito la fluidità del suo tratto e la memoria gli facesse perdere il filo della narrazione, mio padre ha testardamente continuato a disegnare storie. «HNon deve essere stato facile per il suo sempre vigile senso critico, credendo in cuor suo che non avrebbe trovato editori disposti a pubblicare quei lavori. Per questo, ha cercato agganci narrativi sicuri nei libri che aveva più amato, riprendendo lo stile dei suoi esor- di giovanili: le matite colorate, il tratto fitto e insistito, quasi un ritorno all’espressioni- smo, un ritorno al passato. Per ragioni opposte, noi famigliari, che rendendosi conto all’ultimo che forse il ancora ricordiamo con dolore quel difficile tempo non gli sarebbe bastato. Come Il ca- periodo, abbiamo faticato molto a lasciare stello di Kafka, rimasto incompiuto, o Dop- che anche quegli ultimi lavori uscissero dal- pio sogno, ispirato al romanzo di Schnitzler la sua casa. Tante cose avevamo rimosso di ma indubbiamente influenzato anche dal quegli anni, perché intimamente legate al- film di Kubrick, Eyes Wide Shut, o ancora Il la sua prematura, anche se annunciata, piaceredi D’Annunzio, la sua ultima fatica. scomparsa. Piccole e grandi storie, talvolta E poi curiosi esperimenti, come Valentina incomplete. Come la visionaria Il sogno del- storie incrociate, dove rimescola le pagine la moda, dove Valentina dialoga con sen- di quattro tra le sue storie più riuscite, con sualissime modelle in uno scenario surrea- Valentina che ripensa e commenta alcuni le, con i volti degli stilisti che affiorano dal- momenti chiave delle sue passate avventu- le rocce. Ma anche adattamenti di romanzi re. Quasi a sincerarsi che proprio lui era sta- che da tempo avrebbe voluto illustrare, to capace di concepirle. Idee creative che ancora aveva, ma che spesso non riusciva a sviluppare come avrebbe voluto. Tante di queste pagine non ricordava- mo nemmeno più di averle. Sono riaffiora- te dal suo magico armadio insieme al sen- so della sua silenziosa battaglia per torna- re a essere quello che era, continuare nel- la sua missione di autore. Ed è stata forse questa rinnovata voglia di onorare il suo L’ultima impegno con il fumetto, la molla che ci ha fatto decidere di pubblicare Inedito, pri- mo capitolo di una nuova stagione edito- riale delle opere di Guido Crepax, che ci au- guriamo possa offrire qualcosa di nuovo e inaspettato sia ai suoi vecchi lettori sia a chi ancora non conosce il resto del suo la- voro, stimolando in loro una voglia di sco- Valentina prirlo, partendo proprio dalla fine. Inedito arriva in un momento impor- tante per noi che da circa dieci anni tute- liamo e promuoviamo il ricco patrimonio di immagini e contenuti lasciatoci da no- stro padre. Fino ad oggi, abbiamo realiz- zato mostre, curato riedizioni di molte sue storie, sviluppato oggetti di moda e di de- sign, puntando sempre sui suoi lavori più conosciuti, sulle sue creazioni più valide e attuali. Per tanti anni abbiamo voluta- mente tenuto nel cassetto queste sue ulti- me storie, credendo che così ne avremmo preservato la memoria. Il prossimo anno sarà il cinquantesimo anniversario di Va- lentina. Oltre a Inedito, ci saranno molte sorprese per tutti i suoi lettori appassiona- ti: dal gioco dedicato a Valentina, che non è mai riuscito a realizzare in vita, a un’ori- ginale mostra per raccontare quei meravi- gliosi anni che hanno visto la nascita di Li- nus e di quel personaggio così innovativo nel campo del fumetto. Inedito è dunque sorto da questa decen- nale riflessione sul lavoro di nostro padre, pensandolo sempre più non solo come il creatore di Valentina, ma come un autore da leggere in tutta la sua interezza, mo- RTV-LA EFFE I DISEGNI strandone anche gli aspetti più segreti, i la- vori più oscuri, i momenti più difficili. È co- DOMANI SU RNEWS (ORE 13.45 IN QUESTE PAGINE IMMAGINI TRATTE DA “SCAMBIO me se si chiudesse uno di quei cerchi che a E 19.45, CANALE 50 DEL DT IMPREVISTO” DI GUIDO CREPAX (1933-2003, FOTO SOPRA). lui piacevano tanto, nella sua continua in- E 139 DI SKY) ANTONIO CREPAX IN COPERTINA “L’AMICO CONOSCIUTO”, PER CELEBRARE dagine sul tempo che passa. Adesso che lo RACCONTA LE TAVOLE INEDITE IL COMPLEANNO DI VALENTINA CHE, IN OMAGGIO abbiamo fatto, ci sentiamo più leggeri. DISEGNATE DA SUO PADRE ALLA MOGLIE LUISA, CREPAX FECE NASCERE A NATALE © RIPRODUZIONE RISERVATA

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lato, e al tempo stesso l’istantaneità del Il fumetto fatto miracoloso. L’altro modo è di mettere in serie una sequenza d’istanti diversi, come nei vari episodi che anticipò dell’Invenzione della Croce di Piero ad Arezzo. Con quell’artificio, che si trovava già anche in molte raffigurazioni il cinema medievali, i pittori inventavano il cinema, con qualche secolo d’anticipo, e col cinema prefiguravano il fumetto. UMBERTO ECO Ma con molte sequenze di immagini medievali e rinascimentali il tempo NCHE a rivedere il Crepax veniva evocato anche fisicamente, inedito si rivivono tutte le perché chi guardava era costretto a emozioni che ci avevano muoversi da un lato all’altro del quadro assalito quando lo avevamo o, come in Arezzo, a passeggiare da un Ascoperto. E non solo punto all’altro della chiesa. Con il cinema rievocare i sentimenti di sorpresa ed il tempo interviene di fatto, perché il film entusiasmo con cui avevamo accolto su si svolge nel tempo come un’opera Linus le sue prime storie a fumetti, La musicale, anche se nel tempo mostra curva di Lesmo e subito dopo I porzioni di spazio. Invece il fumetto, non sotterranei, con quegli abitanti del disponendo di un discorso che si dipana sottosuolo e la loro lingua vagamente alla nel tempo, lo fa dipanare nello spazio, Ulfila (“Tòitatnan màtnan nìmen inquadratura dopo inquadratura, ma màutia…ìh, màkla hàuhtsa màtna, qèda chiede al lettore di far passare il tempo, tai wèit bràukjan lebanraumnan!”) che ci mentre passa da un’inquadratura a aveva procurato non poche ansie un’altra. glottologiche. Per poi arrivare Nel fumetto il lettore collabora ancor più all’apparizione dapprima timida poi che al cinema perché deve riempire spazi sfolgorante di Valentina. e tempi vuoti tra vignetta e vignetta. Nel In realtà il mio primo incontro con il cinema qualcuno vibra un pugno e di disegno di Crepax risaliva a sei anni solito si segue tutto il movimento sino prima. Niccolò Castiglioni aveva all’impatto con un corpo altrui, e la pubblicato da Ricordi un piccolo ma caduta del colpito. Nel fumetto in una affascinante libretto, Il linguaggio prima inquadratura si vede qualcuno musicale, e subito gli avevo chiesto chi gli che sta per vibrare un pugno e nella aveva disegnato la copertina. Nulla di seconda l’avversario già a terra. Siamo speciale, in verità, due musici pitagorici sicuri che sia a terra in virtù di quel che per realizzare i suoni della pugno che non abbiamo visto andare a battevano, come vuole la tradizione, su buon fine? Di solito non ci pensiamo un campanelle di diverso formato e istante, ne siamo sicuri, ma questa bicchieri variamente riempiti d’acqua. sicurezza richiede un lavorio mentale Ma l’eleganza, la sicurezza del tratto, la rapidissimo, implicito, un abito assunto novità della prospettiva, mi avevano da un lettore che ha già introiettato il colpito. Non mi ricordavo di nessuno che linguaggio del cinema e sa immaginare in Italia disegnasse così bene dopo quello che il cinema potrebbe avergli Gustavino. detto. Però nessuno si aspettava il “salto” Così lavorava dunque il fumetto prima di compiuto coi fumetti di Linus. Crepax, sequenzialmente. L’evento Con Crepax cambiava il senso del tempo rappresentato nell’inquadratura nel fumetto, ovvero il rapporto tra spazio successiva veniva temporalmente dopo e tempo. Senza citare il Laocoonte di quello dell’inquadratura precedente. Lessing, già esistevano arti dello spazio Invece le inquadrature di Crepax, capaci di suggerire il trascorrere del quando rappresentavano sequenze tempo. Un primo modo, consiste nel temporali di eventi, lo facevano in modo fissare l’istante, come avviene con metonimico, sempre un particolare un’Annunciazione del Lotto dove in minimo per il tutto, un baluginare di mezzo alla stanza appare un gatto in atto eventi infinitesimali che suggerivano di balzare e, fissato così com’è in un uno spazio di tempo, una tensione, e che istante singolo, quel gatto ci suggerisce si qualificavano come tali anche per la una parabola, un movimento da lato a singolare sintassi dell’impaginazione, apparendo in strisce di dimensioni minori delle altre, per inquadrature minuscole, per suggerire che dovevamo leggerle come un succedersi convulso di momenti. Ma in altri casi due inquadrature potevano suggerire non passaggio di tempo, bensì contemporaneità, come se il lettore voltasse rapidamente la testa e da una parte e dall’altra di una scena, cogliendo nello stesso istante due particolari diversi. La grande innovazione di Crepax, quella che ci aveva colpito sin dagli inizi, non era tanto dovuta alla maestria del disegno o all’invenzione romanzesca (molti sanno disegnare e molti inventano vicende romanzesche) quanto alla nuovissima sintassi dell’impaginazione (la quale oltretutto IL LIBRO E LA MOSTRA obbligava il disegno ad adeguarsi al suo “INEDITO” DI GUIDO CREPAX ritmo e farsi più nervoso – e più nervose (EDIZIONI BD, 192 PAGINE, rendeva le storie). Ma direi di più: 20 EURO) SARÀ DISPONIBILE DA DOMANI NELLE FUMETTERIE occorreva persino saper anticipare il E DA MERCOLEDÌ NELLE LIBRERIE. cinema. Perché molte tecniche di VENTI TAVOLE ORIGINALI INEDITE Crepax, e primo tra tutto quel suo SARANNO POI IN MOSTRA “montaggio sconnesso”, saranno tipici A LA SPEZIA DAL 12 DICEMBRE della nouvelle vague, ma se andiamo a AL 31 GENNAIO 2015 vedere le date Crepax giocava d’anticipo, PRESSO LO SPAZIO 32 DELLA FONDAZIONE CARISPEZIA sia pure di un anno o pochi mesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 2014-11-23 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 23 NOVEMBRE 2014 32 L’attualità. Paradisi perduti

Fiori, ulivi e liberty. Fu l’house organ della Sasso, primo in Europa, a creare un secolo fa l’immagine della Liguria oggi sommersa dal fango e dal cemento. Uno scrittore ne ripercorre la storia

L’invenzione della Riviera

GIORGIO BERTONE (Porto Maurizio), dove sta la monaca novi- dato a trovarlo. Sono entusiasta di questa zia dalla bellissima voce canora, di cui s’in- gente che dà cinque o sei ore al commercio e GENOVA canta il protagonista, è già infitto di cocci poi legge Hobbes e ride di Croce”. ISTO DAL RIGHI, sulle alture di Genova, in una tregua delle cata- aguzzi di bottiglia. Agrario senza terra, bi- Garantiva la rigogliosa e duratura attività strofi pluviali, così simili ai monsoni, l’azzurro del Golfo e del- bliotecario senza biblioteca, traduttore lo- della rivista proprio la pubblicità dell’olio e le due Riviere mi appare invaso da osceni laghi d’acque giallo- dato ma inedito, volontario per la guerra su- la munificenza di Novaro. Non proprio uno marrone, che ogni fiume o torrente erutta, insieme con i de- bito riformato, Boine si avvicinò a Novaro: sponsor, come disse Sanguineti. L’Olio Sas- triti, in mare. Ricostruire a braccia, pala e ruspe, sì, che forza “Novaro è un simpaticissimo uomo. Sono an- so era poi pubblicizzato sulle ferrovie e — si d’animo, ricostruire è anche un esercizio della memoria col- tramanda oralmente — in un grande cartel- lettiva. Le Riviere che convergono nella capitale — quella di lone che nello stretto di Gibilterra salutava i Ponente e quella di Levante: quasi solo in Liguria si usano ter- migranti, accompagnandoli nei loro irri- mini da carta nautica — sono diventate nel Novecento un pae- nunciabili consumi. Nella prospettiva di Boi- saggio riconoscibile, fatto di pietre, ulivi, coste rocciose e sco- ne l’olio di raffineria industriale (i primi im- scese in un mare profondissimo e calvo, privo di mediazioni in- pianti al mondo) uccideva la campagna e i sulari, solo tre isolotti e lo scoglio di Bergeggi. Una sorta di proprietari terrieri, come spiegò in un testo brand image che racchiude la terra e il lavoro di pescatori (pochi) e contadini (tanti), di pro- capitale, La crisi degli olivi in Liguria(La Vo- Vduttori industriali di quello che si chiama oggi l’agroalimentare, ricollegato tardivamente ce, 1911). Ma oggi si può dire che i tanti nuo- allo stile e dieta mediterranea: farina e pasta (Agnesi), latte e lattine, e olio, olio dovunque. vi oleari e pastai realizzavano in un luogo Storia del primo Novecento, che ripercorro sulle belle slides inviatemi dalla Fondazione geografico non casuale una nuova industria che si intitola a quel Mario Novaro, uno dei proprietari della Sasso, la cui rivista, La Riviera soft di cui beneficiarono poi i tanti lavorato- Ligure, da lui diretta dal 1910, contribuì formidabilmente all’invenzione della Riviera. Il “fo- ri fino a pochi decenni fa, prima della crisi, glio unto”, come veniva chiamato, era distribuito gratuitamente ai clienti della ditta, fino a nel loro tipico doppio lavoro: operai in fab- raggiungere le centomila copie, firmato agli inizi (1895) da “Paolina Sasso e Figli”, già con brica per otto ore, come i nostri nonni, il mio una grafica, elementare, ispirata ai luoghi della costa (Oneglia e Capo Berta). La Riviera era proprio alla Sasso, e il resto a coltivare l’orto stata già inventatanel pieno dell’Ottocento dagli anglosassoni, e il patriota e latifondista di e gli ulivi, con magari una terza occupazione ulivi in quel di Taggia, Giovanni Ruffini, aveva servito subito un romanzo, Il dottor Antonio, saltuaria di pescatori d’anguille in torrente scritto in inglese per gli inglesi (Edimburgo, 1855). Si trattava di reinventarla a uso degli e di polpi tra scogli. italiani. Il paradosso sta nel fatto che il progetto di Novaro, filosofo e poeta in proprio, si in- Tutto ciò prima che la Liguria vendesse trecciò con il destino di una personalità fortissima ma diversa anche ideologicamente. E og- gran parte dell’anima al Lucifero del ce- gi che per il centenario si rilegge Il peccato di Giovanni Boine (1914, La Voce di Prezzolini, mento. L’opera da Belle Epoque di concilia- ma a puntate sulla Riviera già dal ‘13), un romanzo sperimentale, concitato come una bur- zione di paesaggio e industria sulla base di rasca di libeccio, si vede bene che Boine diede un apporto tutto suo, antiottocento, pronto un territorio reale in trasformazione fu an- per distruggere il pittoresco. E il muro del Convento delle Carmelitane al Monte Calvario che uno specchio incantato, un poco illuso-

Repubblica Nazionale 2014-11-23 la Repubblica DOMENICA 23 NOVEMBRE 2014 33 PER GENTILE CONCESSIONE DELLA FONDAZIONE NOVARO

LE ILLUSTRAZIONI SONO TRATTE DA “LA RIVIERA LIGURE” IL CUI ARCHIVIO È CONSERVATO DALLA FONDAZIONE NOVARO (FONDAZIONENOVARO.IT). UNA RICERCA E DIGITALIZZAZIONE IN CORSO SU QUESTA E ALTRE RIVISTE DEL NOVECENTO SI STA SVILUPPANDO IN UN CONSORZIO DI UNIVERSITÀ (NORMALE DI PISA, UNIVERSITÀ DI GENOVA, SIENA, UDINE): CAPTI.IT (CONTEMPORARY ARCHIVES PERIODICAL TEXTS ILLUSTRATION). UNA BELLA COLLEZIONE DI LATTINE D’OLIO LITOGRAFATE SI TROVA INVECE AL MUSEO DI CHIUSANICO (IM). MENTRE IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DE “IL PECCATO” DI GIOVANNI BOINE È DA SEGNALARE L’EDIZIONE 2014 A CURA DI F. BARRICALLA (MATISKLOEDIZIONI.COM)

rio. L’antologizzatore e redattore della rivi- imprenditori, quella di Boine era una ideolo- parte, ma i magazzini dei negozianti al ma- sce e orti mi raccontava un anziano proprie- sta riuscì comunque a infilare nelle casse del- gia conservatrice, patita sulla propria pelle: re, le giarre, i pozzi, i truogoli dei negozianti tario di un laboratorio di serramenti, nei pri- l’Olio spedito solo e direttamente ai clienti “Si vende qui su in vallata, a dieci chilometri al mare sono pieni, son colmi”. “Botti rigon- mi del novembre 2011 subito dopo l’alluvio- (come tutti i produttori allora, e oggi solo la dal mare, sopra Porto Maurizio, la casa di fie, botti di olio non nostro che ha nome di no- ne assassina, mentre cercavamo di avvitare “Fratelli Carli” e altre Case, tutte attentissi- mio nonno”. Il luogo è Dolcedo, capitale de- stro” (sempre La crisi degli olivi). Perché i giunti di plastica di una tubatura di pvc ne- me al family brand) i nomi più famosi e quel- gli antichi frantoi artigianali, che cedevano l’industria compra da tutte le coste del Me- ro da un pollice e mezzo per riattivare l’ac- li d’avanguardia. Perché pagava bene, in sol- ai frantoi industriali onegliesi: “I frantoi in diterraneo, anche se oggi è più attenta a dif- qua potabile, stando tutti e due a cavalcioni di o in “olio buono”. Di qui l’eterogeneità de- vallata non lavorano più; son chiusi in gran ferenziare i label richiesti dai consumatori di quel torrente che pochi giorni dopo lo stra- gli ospitati: Pirandello, Deledda, Di Giaco- italiani e foresti. ripamento era già ridotto a un rigagnolo lar- mo, Pascoli, Capuana, Soffici, Papini, Sbar- Da quell’ideologia derivano le pagine go quanto la divaricazione delle nostre gam- baro, Ungaretti, Savinio, Palazzeschi. Ma aspre su un paesaggio duro, esente da sfu- be. Erano tutti orti, mi descriveva, mentre l’impresa di dar vita a uno dei primi house or- mature psicologhe e sentimentali, semmai guardavo dal basso in alto la configurazione gan in Europa, sintetizzato in un logo topo- legato a una “razza”: “Terreno avaro, terre- di isometriche costituita da palazzoni, enor- grafico, non sarebbe riuscita senza l’appor- no insufficiente su roccia a strapiombo, ter- mi pareti verticali, affiancati da brevi spiaz- to della pittura e della grafica. Quella più reno che franerebbe a valle e che l’uomo tie- zi asfaltati per le auto, poi un muraglione avanzata e alla moda: il Liberty. Bello e pron- ne su con grand’opera di muraglie e terraz- verticale di cemento, una ridottissima in- to per annettere all’estetica il nuovo volto ze. Terrazze e muraglie fin su dove non co- tercapedine e, più sotto, un altro condomi- della tecnologia industriale e già affermato minci il bosco, milioni di metri quadri di mu- nio-caserma, a chiudere tutti insieme come nelle Riviere con la costruzione degli hotel ro a secco che chissà da quando, chissà per cospirati sull’alveo stretto del torrente. ispirati alle “villes d’eaux”. Novaro ingaggiò quanto i nostri padri, pietra su pietra, hanno Oggi però, qui dall’Alpicella (Capo Ber- due campioni, Plinio Nomellini e Giorgio con le loro mani costruito”. Una terra a gra- ta), luogo di passeggio di quelli della Riviera Kienerk. Al secondo affidò il lettering e la co- doni, terrazzamenti, maxei(muri), in basso (alcuni dei loro manoscritti erano pieni di pertina. Boine non apparteneva per nulla al coltivate a orti, pomodori, fave e fiori, poi a aghi di pino) dove nelle giornate limpide di Liberty, semmai all’espressionismo euro- ulivi, più su a grano e patate, ancora negli an- Maestrale si vede a Levante fino al Tino e a peo, e neppure Novaro, poeta in proprio. In ni Cinquanta. E dove non ci sono più né ulivi, Ponente fino all’Esterel, pare che la Corren- parte il destino dei due rimase comunque le- né castagni, né capre, né uomini, ancora fa- te prevalga. La Corrente del Golfo che attra- gato, come testimonierà a morte avvenuta sce antiche, abbandonate. versa l’Atlantico, si infila in Gibilterra e poi (di tisi a trent’anni, 1917) Montale: “È mor- Anche a Genova poco distante dal centro risale l’Italia verso Nord a lustrare l’arco del- to Giovanni Boine!!! Questa notizia mi ha fat- e dall’industria pesante, fino a pochi decen- le due Riviere da Est a Ovest, mi sembra ri- to male. Per l’avanguardia (parlo della par- ni fa, prima dell’anno domini della specula- prendere forza, meno intersecata dal fango te seria di essa) il danno è incalcolabile (…). zione edilizia. Anche attorno al sempre ter- vomitato dai fiumi. Mi pare che il mare co- La Riviera Ligure ne resta come diminuita” ribile Fereggiano che scarica la sua furia nel minci a riprendere l’azzurro brillante.

(Quaderno genovese). Ma di fronte ai nuovi Bisagno, bloccato dallo scirocco, c’erano fa- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 2014-11-23 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 23 NOVEMBRE 2014 34 L’anniversario. Cose loro

PARIGI 1979, LEONARDO SCIASCIA eonardo Sciascia, il titolo del suo libro, Il CONCEDE UNA LUNGA INTERVISTA A UN SUO AMMIRATORE giorno della civetta, risulta un po’ strano. DOCENTE DI ITALIANO A LONDRA. CHE SOLO ORA, Lo storico Mack Smith si è chiesto se gli A VENTICINQUE ANNI DALLA MORTE DELLO SCRITTORE, italiani stessi possano capirlo, anche se PERMETTE CHE SIA PUBBLICATA. ECCOLA L l’epigrafe è tratta dall’Enrico VI. Come spiega lei quel titolo? «Quando uno ha difficoltà a trovare un titolo può apri- re a caso o la Bibbia o Shakespeare, e lo trova. Io ho fat- to l’operazione con Shakespeare ed è venuta fuori que-

THOMAS BALDWIN sta frase: “come la civetta quando il giorno compare”».

«La civetta è un animale notturno, invece questa specie di so- pedusa, di questa follia. La Sicilia è inverosimile, in un certo sen- cietà segreta che è la mafia, una società diciamo notturna, in Si- so: è vera, ma è inverosimile». cilia agisce di giorno». Ma di quali verifiche dispone lei? Il titolo è quindi una chiave di lettura? Un titolo importante? «Nella vita stessa siciliana, nel modo come si è svolta la stessa «I titoli sono sempre importanti, e questo mi pare che dia an- storia siciliana per secoli c’è dell’inverosimiglianza. È inverosi- che misteriosamente e ambiguamente il senso del libro. La ci- mile la sopravvivenza di questo popolo, con tutto quello che ha vetta, animale notturno, diventa animale diurno, in Sicilia: una subito. Eppure sopravvive, è sempre vivo». metafora. Il giorno della civetta coglie la mafia nel trapasso, da È per questo che ha scelto di contrapporre il capitano Bellodi mafia di campagna, mafia rurale, a mafia urbana. È stato scritto ai vari rappresentanti della mafia? nel momento in cui la mafia attraversava questa evoluzione. Ora «Sì, Bellodi rappresenta per me il simbolo dell’Italia che esce l’evoluzione c’è già stata: il tipo don Mariano Arena-Genco Rus- dal fascismo con una coscienza antifascista, con la coscienza di so, non esiste più. Oggi il capomafia è una specie di burocrate». volersi rinnovare, rappresenta il simbolo della Resistenza». Se lei dovesse aggiungere qualcosa, diciannove anni dopo E perché Bellodi è un carabiniere dell’Italia settentrionale? aver scritto il libro, cosa aggiungerebbe? «Era un’idea, un’idea di Parma, molto antifascista, molto resi- «Non aggiungerei nulla, non cambierei assolutamente nulla stenziale. Non è un personaggio, è un’idea». di quello che ho scritto allora, perché la mafia esiste ancora con Lei condivide l’idea che alla fine niente si può cambiare? la stessa struttura di allora: anzi il fenomeno si è allargato ed è ar- «Difatti non è cambiato niente dal 1961 ad oggi. Nel 1973 han- rivato al Nord Italia. Il sistema mafioso ormai vige in tutta Italia». no pubblicato gli atti della Commissione parlamentare antima- Non c’era allora la speranza che le cose, in Sicilia, fossero cam- fia che sono un esercizio di filologia». biate dopo il tentativo di repressione da parte di Mori? Il giorno della civetta è un giallo? «Sotto il fascismo la repressione di Mori funzionò perché due «Sì, e l’adopero naturalmente questa tecnica. Amo uno scrit- mafie non potevano convivere. Il fascismo è una specie di mafia, tore come Graham Greene perché adopera sempre questa tec- una mafia “grande” non poteva tollerare la minore. Con la cadu- nica del giallo, anche quando parla di drammi interiori. Ma l’a- ta del fascismo e con l’arrivo degli americani, la mafia è risorta». dopera anche Dostoevskij. Praticamente tutti gli scrittori che si La mafia riuscirà a sopravvivere? fanno leggere hanno, in certo modo, adottato la tecnica del gial- «Mah, fino ad oggi, sopravvive». lo. Io l’ho fatto sempre». Nelle sue opere lei insiste sulla storia, e mette molta cura nel È anche un giallo impossibile? verificare i fatti attraverso i documenti del tempo. La storia co- «Lei vuol dire un giallo senza soluzione? Poiché il giallo com- me tema non è ancora presente nel Giorno della civetta. porta sempre una soluzione. Invece nei miei non ce n’è. Sul piano © FERDINANDO© SCIANNA/MAGNUM/CONTRASTO dell’intelletto sono soddisfacenti e insoddisfacen- ti al tempo stesso. Lì ci vuole anche un po’ di ironia, perché il giallo, in effetti, quando si arriva alla fine dà soddisfazione. Però al tempo stesso si rimane in- soddisfatti perché cessa con la soluzione l’interes- se: è finito. Il giallo senza soluzione poi è insoddi- sfacente del tutto perché ci lascia nel dubbio. Co- me andrà a finire? Però questo è un libro che serve Il giorno ancora per il fatto stesso che non esiste soluzione». Nel Giorno della civetta chi ha commesso il de- litto lo si sa abbastanza presto. Continuare il racconto è una questione di tecnica, quindi? «Ho continuato con la tecnica del poliziesco. So- lo che non finisce con della civetta la soddisfazione di as- sicurare il colpevole alla giustizia». In questo senso si potrebbe parlare di pessimismo? e di Mr. Baldwin «Sì, questa è una forma di pessimismo. Il giallo si segue con «Non è un libro propriamente storico. Però è un libro in cui si interesse perché si vuole sapere come va a finire. Nei gialli – di- raccoglie tanta storia, insomma. È un presente che è spiegato da ciamo così – che scrivo io non si va a finire». tanto passato. Si muove sulla cronaca, direi. Però anche la crona- Dalla descrizione dell’ambiente locale si può allargare il di- L’ANNIVERSARIO E LE IMMAGINI ca è destinata a diventare storia. La cronaca è storia in potenza, scorso del potere alla corruzione nazionale o internazionale? in fieri. Domani sarà storia la cronaca di oggi». IN OCCASIONE DEL VENTICINQUENNALE «In quel momento a me interessava dare una rappresentazio- Pensa ai riferimenti al fascismo, al prefetto Mori, al separati- ne della mafia siciliana per un motivo di polemica, di denuncia, DELLA MORTE DI LEONARDO SCIASCIA smo e a ciò che rappresentava a quel tempo? (RACALMUTO 1921-PALERMO 1989) di dovere civile, da cittadino siciliano che vuole reagire a questo «Sì, ci sono riferimenti alla storia recente della Sicilia, che va fenomeno e ne fa una denuncia. Ma con gli anni questo è diven- ADELPHI PUBBLICA IL TOMO I dal fascismo al dopoguerra, al rinascere dei partiti, all’aggrega- (“INQUISIZIONI E MEMORIE”) DEL VOLUME II tato metafora del potere. Per me è difficile dire cosa io intendes- zione, dentro questi partiti, della mafia, che prima era stata se- si, diciannove anni fa, quando lo scrissi, direi al di fuori della de- DELLE SUE OPERE (A CURA DI PAOLO paratista, e poi è diventata democristiana. E la mafia che prima SQUILLACIOTI, 1432 PAGINE, 75 EURO). nuncia. Ma ora vedo che il libro può essere letto in una chiave in puntò sul separatismo e poi puntò sulla Democrazia cristiana, cui si può riconoscere un francese, un inglese, e magari un ame- ENTRAMBE LE FOTOGRAFIE DI QUESTE capì che l’avvenire sarebbe stato della Dc, del partito dei cattoli- PAGINE SONO DI FERDINANDO SCIANNA: ricano. Allora, per me quello che era un problema limitato alla ci. Dapprima la mafia, con la protezione degli Stati Uniti, pensò realtà siciliana con gli anni è diventato un’altra cosa. Questa è la IN QUELLA GRANDE SCIASCIA È RITRATTO che la Sicilia si potesse separare dall’Italia e quindi fu separatista. NEL GIARDINO DELLA SUA CASA sorte di tutti i libri. Per parlare di un grande esempio credo che ef- Quando invece, dopo l’arresto dei due leader del separatismo, la fettivamente Cervantes quando scrisse il Don Chisciotte inten- DI RACALMUTO; IN QUELLA PICCOLA, mafia si accorse che lo Stato italiano viveva ancora, e che era il È INSIEME A TOM BALDWIN, A PARIGI, desse fare la satira di questo mondo che si infatuava delle storie vecchio Stato unitario, allora passò alla Dc». cavalleresche. Ma con gli anni quello è diventato il libro dell’ani- IL 19 MAGGIO 1979 PRIMA DELL’INTERVISTA Lei scrive che la Sicilia “è tutta una fantastica dimensione: e CHE QUI PUBBLICHIAMO ma spagnola, ed è diventato una favola, un emblema di un mon- come ci si può star dentro senza fantasia”. Quale senso hanno do ideale. Il chisciottismo è diventato come una persecuzione, le parole fantasia e fantastico legate alla sua isola? una ricerca di idealità. Ho fatto il paragone per dire che cosa è un «Nel senso che è una realtà difficile ad afferrarsi, difficile a por- libro, e che cosa diventa al di là delle intenzioni dell’autore». si in termini reali. C’è come una follia e ne ha parlato anche Lam- © RIPRODUZIONE RISERVATA

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E alla fine mi invitò a cena, chez Maxim

CONCETTO VECCHIO

EI È LO SCRITTORE JAMES BALDWIN, vero?». «Veramente no, sono Tom Baldwin, insegno italiano a Londra». Tutto ebbe inizio con un equivoco tra Leonardo Sciascia e il giovane docente «Lprecario con cui durava un epistolario da quasi tre anni. «Non fa niente», tagliò corto Sciascia. «Tra qualche giorno sarò a Parigi: perché non mi raggiunge lì, così finalmente ci conosciamo?». Baldwin a fatica mise insieme i soldi per il volo, supplicò un’amica di ospitarlo, e un sabato pomeriggio, il 19 maggio 1979, se lo ritrovò davanti lo scrittore-mito. Voleva intervistarlo. «Venga a trovarmi domani in albergo, al Vernet». L’incontro durò oltre tre ore, il tempo di quattro musicassette da quarantacinque minuti. Ora, nel venticinquesimo anniversario della morte di Sciascia, scomparso il 20 novembre 1989, questo dialogo mai pubblicato emerge dai cassetti di Baldwin. Una riflessione su Il giorno della civetta, il romanzo più letto di Sciascia; sulla Sicilia, sulla mafia, sul destino che i libri importanti assumono oltre le intenzioni del loro autore. Baldwin trema, quando rispolvera quei giorni lontani. «Scoprii Sciascia nel 1976, lo leggevo ai miei studenti, un giorno gli scrissi una lettera, arrivò la sua risposta, di tanto in tanto ci scambiavamo delle impressioni. Nel 1978 andai appositamente in Sicilia con la mia futura moglie, mi spinsi fino a Racalmuto, e poi in viale Scaduto, a Palermo, dove Leonardo abitava, ma sempre mi mancò il coraggio di cercarlo. Avevo paura di fargli le domande sbagliate. Lui a un certo punto mi diede il suo numero di telefono, era quello dell’ufficio di Sellerio, “mi trova qui ogni pomeriggio”. Per iscritto gli espressi il desiderio di conoscerlo, volevo pubblicare Il Giorno della civetta in Inghilterra, un’edizione italiana per studenti, corredata da un’intervista all’autore. Suggerii al direttore dell’Istituto italiano di cultura di Londra d’invitarlo per una conferenza, ma mi rispose che lo stavo compromettendo. Una sera arrivò la sua telefonata: mi invitava a Parigi». Il sabato lo trascorse all’università , dove si teneva un seminario. Lo scrittore che aveva fatto conoscere la mafia al mondo sedeva al tavolo dei relatori, certi studiosi gli ponevano domande lunghe dieci minuti a cui talvolta Sciascia rispondeva con un laconico «può darsi». All’indomani il portiere dell’hotel pregò Baldwin di accomodarsi in una stanza e qua rimase in paziente attesa: «Dall’altra parte del muro sentivo un uomo tossire. Dopo un’ora capii che ero finito nella stanza sbagliata. Quando mi vide estrarre il mangianastri mi disse bonario: “Un buon giornalista non ha bisogno di un registratore”. Ma io non ero un giornalista». Sciascia si rivelò diverso da come Tom se l’era immaginato. «Non aveva le albagie del grande scrittore, era rimasto il maestro di Regalpetra che pazientemente spiegava. Mi sciolsi. Fumava senza requie. La stanza era avvolta in una nuvola spessa di fumo. Mi domandò: “Lei ha impegni per pranzo?”. Non ne avevo. “Andiamo al Maxim’s, ci andava Hemingway”. Mi toccai i pochi spiccioli che serbavo in tasca: nove franchi, bastavano per un hot dog. Sciascia pagò per tutti». Nel maggio del 1979 Sciascia è alla vigilia della sua elezione al Parlamento europeo e al parlamento italiano. Ha da poco pubblicato con Sellerio L’Affaire Moro, vendendo subito centoventimila copie, e rotto con il Pci. «Voglio andare a vedere certe facce» annuncia a Baldwin. Il docente torna a casa, febbrilmente sbobina tutto il dialogo, riempiendo decine e decine di pagine, ma il libro per studenti inglesi, per complicate ragioni, non vedrà mai la luce. Una parte di quel colloquio – sempre la stessa – venne poi pubblicata sul magazine dell’Association of Teachers of Italian Journal nel 1980, e quindi ripresa dal periodico Rassegna siciliana di storia e cultura (agosto 1998), dal bimestrale Lo stato delle cose (dicembre 1998), e nel 2011 dal sito Contessa entellina, in sette puntate. Ma Baldwin il capitolo su Il giorno della civetta l’ha tenuto gelosamente coperto per tutti questi anni, nella speranza, prima o poi, di una pubblicazione. Ora, grazie alla mediazione del nipote di Sciascia, Vito Catalano, anch’egli scrittore, questo documento vede finalmente la luce.

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Repubblica Nazionale 2014-11-23 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 23 NOVEMBRE 2014 36 Spettacoli. Facciamo paura Nessuno prendeva sul serio i nostri film “orrorifici” tanto che nei Sessanta si sceglievano titoli e attori stranieri. Eppure il gotico all’italiana ha fatto scuola E, tremate, sta tornando.Per il momento in libreria

DANZA MACABRA (1964) Italian L’ORRIBILE SEGRETO DEL DOTTOR HITCHCOCK (1962) horror picture TOBY DAMMIT (1967) show

LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO (1976) LA FRUSTA E IL CORPO (1963)

I VAMPIRI (1957)

IL BOIA SCARLATTO (1965) TERRORE NELLO SPAZIO (1965)

EMILIANO MORREALE ler), le esercitazioni “alla Poe” dei giovani dei Cineguf (Il cuore rivelatore, 1934, di Mo- OSA C’ENTRIAMO NOI ITALIANI CON L’HORROR e con il goti- nicelli, Lattuada, Cesare Civita e Alberto co? Davvero quella tradizione di castelli, spettri, Mondadori), Malombra di Mario Soldati. vampiri, licantropi è legata ai brumosi scrittori Ma la vera moda dei gotici italiani, nella pri- del Nord e ai registi loro figli? Scriveva già Leo- ma metà degli anni ’60, si apre sulla scia dei pardi, in piena epoca romantica: “troppo è successi della casa inglese Hammer, quella noto che nessuna delle tre grandi nazioni dei film a colori con Peter Cushing e Chri- che, come dicono i giornali, marchent à stopher Lee. Il capostipite è La maschera del la tête de la civilisation, crede agli spi- demonio(1960) di Mario Bava, tratto da un riti meno dell’italiana”. Tant’è che racconto di Gogol’: oggi il film è considerato gli scapigliati (e perfino il giovane un classico del cinema italiano, e il suo au- Verga) cercarono di ammoder- tore il maestro del genere. L’altro grande narsi abbeverandosi a un imma- nome, Riccardo Freda, aveva girato qual- ginario nordico di vampiri e spettri. La narrativa e il cinema gotici sembrano co- che anno prima I vampiri (1957), cui Bava Cmunque, da noi, merce d’importazione. Il cinema tedesco è l’espressionismo, quel- aveva collaborato; ma il film era andato ma- lo italiano il neorealismo, si dice. Fino agli anni del boom, a spulciare alla ricerca di le proprio per il pregiudizio nazionale: nes- un fantastico italiano al cinema, troviamo solo sporadiche bizzarrie: un Mostro di suno voleva andare a vedere un film “orro- Frankensteinmuto, una specie di Dottor Jeckyll di Alessandro Blasetti (Il caso Hal- rifico” (come si diceva allora) con attori e re-

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CALTIKI, IL MOSTRO IMMORTALE LO SPETTRO UN ANGELO PER SATANA PROFONDO ROSSO Da Satana RICCARDO FREDA, 1959 MARIO BAVA, 1963 CAMILLO MASTROCINQUE, 1966 DARIO ARGENTO, 1975 agli Zombi LA MASCHERA DEL DEMONIO DANZA MACABRA TOBY DAMMIT LA CASA DALLA FINESTRE CHE RIDONO MARIO BAVA, 1960 ANTONIO MARGHERITI, 1963 FEDERICO FELLINI, 1967 PUPI AVATI, 1976

RAPSODIA SATANICA LYCANTHROPUS LA DONNA DEL LAGO UN TRANQUILLO POSTO DI CAMPAGNA ANIMA PERSA NINO OXILIA, 1917 PAOLO HEUSCH, 1961 LUIGI BAZZONI E FRANCO ROSSELLINI, 1965 ELIO PETRI, 1968 DINO RISI, 1977

MALOMBRA SEDDOK- L'EREDE DI SATANA AMANTI D'OLTRETOMBA L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO SUSPIRIA MARIO SOLDATI, 1942 ANTON GIULIO MAJANO, 1961 MARIO CAIANO, 1965 DARIO ARGENTO, 1970 DARIO ARGENTO, 1977

I VAMPIRI I TRE VOLTI DELLA PAURA OPERAZIONE PAURA IL GATTO A NOVE CODE ZOMBI 2 RICCARDO FREDA, 1957 MARIO BAVA, 1963 MARIO BAVA, 1966 DARIO ARGENTO, 1971 LUCIO FULCI, 1979

L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO (1970) SEDDOK - L’EREDE DI SATANA (1961) AMANTI D’OLTRETOMBA (1965)

macchina, perché per lui la macchina da presa era un feticcio, un mito. Un altro che mi ha lasciato Grazie Mario Bava, un’impronta indelebile è stato Michelangelo Antonioni: le sue architetture, il suo controllo, sono mio spirito guida materiale prezioso che porto sempre con me. Per un certo periodo ho amato moltissimo anche Federico Fellini: la sua libertà nel racconto, il modo in cui DARIO ARGENTO intrecciava le storie... Ma se devo pensare al cinema di genere c’è un nome e O COMINCIATO MOLTO PRESTO, da un cognome da fare: Mario Bava. Un maestro, una adolescente, a crearmi un pantheon persona con uno sguardo unico. Tutti ricordano la personale in cui collocare gli idoli che figura del grande artigiano, ma a me piace ricordarne sono stati imprescindibili per la mia piuttosto l’inventiva, la mente vulcanica nel trovare formazione, umana e intellettuale. Ma soluzioni sempre nuove e spiazzanti. OPERAZIONE PAURA (1966) Hdirigere film thriller e horror, aver fondato su di essi È impossibile elencare tutti i miei idoli, e anche se la propria carriera, non significa stare per forza nel alcuni di loro non sono intervenuti direttamente nel solco del genere. Significa spaziare, allontanarsi dalle mio modo di fare cinema, a ciascuno devo qualcosa. voci consonanti per imparare da quelle differenti. E Mi hanno tenuto compagnia nei periodi felici e in dunque la nouvelle vague che da ragazzo mi regalò quelli meno felici, sono stati compagni di gioco, un luogo in cui poter correre e sognare, occasioni di riflessione, momenti di autocritica o di l’espressionismo tedesco e le sue atmosfere cupe, semplice svago, di avventura e di sogni. Senza di loro, Fritz Lang (che omaggiai in 4 mosche di velluto io non ci sarei: la mia gratitudine è dunque grigio: cambiai nome a una via di Roma e la tramutai sterminata. Il maestro ti capita mentre vivi: quando in “via Fritz Lang”), e poi Alfred Hitchcock maestro di entri in sala e rimani travolto dalle immagini che vedi tutto, di racconto, di rigore, di pensiero, e Ingmar RAPSODIA SATANICA (1917) sullo schermo, quando diventi un tutt’uno con la Bergman — che purtroppo oggi non ha il storia raccontata, allora puoi star certo di averne riconoscimento che meriterebbe — grazie a cui conosciuto uno. Per noi cineasti ci sono alcuni compresi all’istante che cosa significasse la parola momenti precisi, mentre siamo sul set, in cui i film “genio”. Venendo all’Italia, ho avuto la fortuna di che abbiamo amato, le persone che hanno diretto lavorare giovanissimo con Sergio Leone: lui per quei film, vengono a farci visita, e ci guidano come un primo mi ha fatto capire la centralità della macchina faro. I maestri arrivano e mi parlano, mi da presa in un film. Il suo cinema era innanzitutto suggeriscono e talvolta mi rimproverano persino: parlare di cinema, pensarlo, farlo entrare nei indicano la strada da seguire. Tutti, tutti loro, sono i ragionamenti, e solo dopo scriverlo, dirigerlo. Era benvenuti.

molto facondo nel raccontare i movimenti di © RIPRODUZIONE RISERVATA MOLTO PRIMA DI DARIO ARGENTO ANCHE BLASETTI, SOLDATI, FELLINI O MONICELLI SI CIMENTARONO NEL GENERE. CHE DA NOI AVEVA UN TOCCO MELÒ, PIÙ EROTICO, FOLLE E PERVERSO PIENO DI SADISMO E ROMANTICISMO

ZOMBI 2 (1979) I TRE VOLTI DELLA PAURA (1963) 5 BAMBOLE PER LA LUNA D’AGOSTO (1970) gista italiani. Così, dal film successivo Freda nema americano e non. Un universo, a guar- Oggi si ha l’impressione che questa tradi- si firmò Robert Hampton e mise pseudoni- darlo oggi, imparentato con certi elementi zione potrebbe tornare, non solo in libreria mi anglofoni a tutti, inaugurando un trucco della cultura di massa dell’epoca, come il fu- dove viene riscoperta e celebrata da vari vo- che sarà ripreso subito dagli spaghetti we- metto nero alla Diabolik, ma soprattutto fi- lumi. Mentre i francesi hanno provato con stern. Va detto che i gotici italiani, in realtà, glio di una tradizione di passioni perverse, Les Revenantsa lanciare una serie tv horror da noi incassavano comunque poco. La loro di bellezze e bizzarrie. di altissimo livello, chiamando a collabora- esistenza era garantita spesso dal mercato Dagli appassionati e dalle fanzine, il ge- re alla sceneggiatura lo scrittore di succes- estero, e in particolare da quello americano, nere è poi passato nelle mani di studiosi uni- so Emmanuel Carrère, in Italia dopo il noir dove i film girati a Bracciano o ai Parioli usci- versitari. E, oltre al ruolo di questi film nel si- alla Gomorra potrebbe essere il turno del vano, magari rimontati, nei drive in con ti- stema dei media dell’epoca, è venuto fuori gotico. E Joe Dante, leggendario regista di toli fantasiosi. E agli spettatori d’oltreocea- anche un versante tutto nazionale. I gotici L’ululato e Gremlins, dopo aver omaggiato no quegli horror sembravano in tutto e per degli anni ’60 ci appaiono oggi mélo trave- Bava nel suo ultimo film Burying the Ex, si tutto anglosassoni (anche perché spesso a stiti, e testimonianze dello spaesamento di aggira per la capitale in cerca dei luoghi del I LIBRI interpretarli erano attori come Christopher una generazione di autori di cinema maschi suo prossimo Ombra amor, annunciato co- DA SINISTRA, “GOTICO ITALIANO” DI STEVEDELLA CASA Lee, Barbara Steele o Boris Karloff), anche di fronte a figure femminili che cambiano. me una specie di Romeo e Giulietta tra li- E MARCO GIUSTI (CSC, 143 PAGINE, 10 EURO), se c’era qualcosa di diverso, di più erotico e Film pieni di sadismo e romanticismo, di at- cantropi e vampiri in una Roma sotterra- “L’HORROR ITALIANO” DI SIMONE VENTURINI folle. Era un universo strano, che attrarrà re- trazione e paura per le donne, vittime o stre- nea. In Italia, ancora una volta, non c’è goti- (DONZELLI, 163 PAGINE, 19,50 EURO) E “PAURA” gisti come Fellini (il suo bellissimo Toby ghe, vere protagoniste del genere come mai co senza melodramma. DI DARIO ARGENTO (EINAUDI, 200 PAGINE, 18,50 EURO): TUTTI DA POCO IN LIBRERIA Dammit, è del 1968), e influenzerà molto ci- era stato fino ad allora. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 2014-11-23 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 23 NOVEMBRE 2014 38 Next. Angeli custodi

Mimo baby monitor IL BODY L’ossessione di ogni buon neogenitore UNA PICCOLA TARTARUGA DI PLASTICA NASCONDE MINI SENSORI è sapere in ogni istante come sta il bebè PER BATTITO CARDIACO Occasione ghiotta per l’industria hi-tech E MOVIMENTI NEL SONNO Che tra body, bracciali e biberon ricoprirà i nostri bimbi di sensori tranquillizzanti

SERGIO PENNACCHINI

A PARTE PIÙ DIFFICILE della vita di un neo genitore non so- no le notti insonni, i pannolini o i biberon. La cosa più complicata è che non saprete mai esattamente cosa succede a vostro figlio, cosa significa quel pianto con- tinuo. Per questo abbiamo creato Mimo». Carson Dar- ling è un giovane americano con una laurea in inge- Smart baby scale gneria al Mit di Boston e un’idea fissa in testa: usare la tecnologia per migliorare la vita dei nostri bambini. La LA BILANCIA sua startup, Rest Devices, è stata tra le più nominate SEGUE LA CRESCITA DEL BIMBO, tra i corridoi del Las Vegas Convention Center duran- DA ZERO A OTTO ANNI. te l’ultimo Consumer Electronic Show, la fiera di tec- SI PUÒ CONNETTERE nologia più importante del mondo. Il merito è di un pic- ALLO SMARTPHONE E MANDA colo body per neonati, con una tartarughina verde di plastica che spunta da un lato. «Lì dentro ab- I DATI AL PEDIATRA «Lbiamo inserito diversi sensori capaci di misurare, ad esempio, temperatura, battito cardiaco e di accorgersi dei movimenti che fa il bambino durante il sonno», ci spiega nel frastuono della ker- messe americana. Tutti i dati vengono raccolti e inviati in tempo reale allo smartphone del geni- tore, che così in qualunque momento può sapere se c’è qualcosa che non va. Ogni anno solo negli Stati Uniti muoiono più di duemila neonati per la cosiddetta “Sindrome da morte improvvisa”, un evento di cui ancora non sono chiare le cause e che costituisce una grande fonte di angoscia per i neogenitori. Prodotti come Mimo possono dare una mano? «Possono aiutare ad accorgersi prima di un possibile problema, perché l’app man- da un allarme in caso ci sia qualcosa che non va. Ma non possono e non devono sostituire la consultazione di un medico», prosegue Carson Dar- ling. Un parere simile a quello di Ana Burica, fondatrice di IDerma e crea-

Sproutling Ubooly IL BRACCIALE IL PELUCHE HA SENSORI E TELECAMERA. UN GIOCATTOLO HI-TECH: ANALIZZA LO STATO DI SALUTE BASTA INFILARCI DENTRO DEL BAMBINO E ANCHE QUELLO IL TELEFONO PER VEDERE DELLA CAMERA IN CUI DORME SULLO SCHERMO GLI OCCHI O GIOCA DI UBOOLY PRENDERE VITA

Smart babies Connessi, guardati e analizzati h 24

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Sleevely Tiggly IL PORTA BIBERON LE FORMINE REGISTRA POPPATE, DURATA INTERAGISCONO CON APP E FREQUENZA E CONSIGLIA PER IPAD O ANDROID, AI GENITORI SE FARLO DANDO AL BIMBO STIMOLI MANGIARE ANCORA OPPURE NO. PER IMPARARE PER ADESSO È UN PROTOTIPO FORME E COLORI

trice di Teddy the Guardian, un orsetto di pelu- tegra con una telecamera per vedere cosa fa il lute del fisico, pensa pure a quella del cervello: che con sensori per controllare lo stato di salute nuovo arrivato anche quando siamo lontani. I ri- ci sono tanti giochi smart pensati per i più pic- del bambino mentre gioca. Anche qui i dati fi- sultati vengono inviati a un’applicazione che i coli, studiati per facilitare l’apprendimento e lo niscono sullo schermo del vostro cellulare, con creatori assicurano essere molto attiva: se c’è sviluppo delle facoltà cognitive. Come Tiggly, un’applicazione che vi avverte se il bimbo ha va- un problema vi avverte subito sul vostro forme colorate di plastica, c’è il quadrato, la stel- lori fuori dalla norma, se ha giocato troppo o se smartphone. Un’idea che ha convinto non solo la o il cerchio, che interagiscono con lo schermo ha avuto sonni burrascosi. «Attenzione però: mamme e futuri genitori, ma anche alcuni fon- del vostro tablet grazie all’applicazione dedica- Ugrow baby una ricerca su Google non trasforma nessuno in di d’investimento: a meno di una settimana dal- ta. Se invece volete sapere quello che sta facen- medico. Certe valutazioni è meglio lasciarle ai la nascita, Sproutling aveva già raccolto oltre do vostro figlio mentre guardate un film, c’è la LA TELECAMERA professionisti. Ma questo non significa che non 2,5 milioni di dollari da investitori privati. nuova telecamera di Philips, che oltre ad avere TIENE SOTTO CONTROLLO si possa utilizzare l’innovazione per proporre Insomma, questo è un mercato che fa gola a sensori per la temperatura è compatibile anche IL BAMBINO E LA STANZA, GRAZIE servizi più efficienti e all’avanguardia», rac- molti. Ci sono però altri fattori importanti per la con i nuovi televisori del marchio olandese: po- A SENSORI CHE REGISTRANO conta. crescita del bimbo. Ad esempio, il cibo. Capire trete avere sotto controllo il bimbo anche men- LA TEMPERATURA AMBIENTALE. Teddy the Guardian e Mimo sono in ottima se il bambino ha mangiato abbastanza, soprat- tre guardate un film. «Il problema è usare que- FUNZIONA ANCHE AL BUIO compagnia. La rivoluzione smart che sta infi- tutto se fate allattamento naturale, è difficile: sti dispositivi nel modo giusto. Non devono es- lando sensori e connessioni wifi in oggetti di uso per essere certi che tutto vada per il verso giu- sere una scusa per fare di meno, ma un modo per comune, non più solo telefoni ma anche brac- sto bisogna pesarlo. Magari con la Smart Kid essere più efficienti in ciò che già fate», conclu- ciali, orologi o vestiti, sta trovando un nuovo Scale di Withings: una bilancia precisa al gram- de Ana Burica. Ma siamo solo agli inizi: nel pros- terreno di conquista anche negli accessori per mo e capace di seguire il vostro bambino per tut- simo futuro l’innovazione potrebbe realmente bambini. Sproutling, ad esempio, è una specie ta la sua crescita, da quando è un neonato fino a stravolgere il modo in cui ci prendiamo cura dei di bracciale smart per neonati. Si mette al piede otto anni. Misura il peso, lo analizza e, se volete, neonati. Dai pannolini intelligenti che fanno in e misura battito, temperatura del bambino e condivide i dati raccolti anche con il vostro pe- tempo reale l’analisi delle urine a un piccolo di- della stanza, livello di luce. Un modo per assicu- diatra. Sleevely è un contenitore smart per bi- spositivo che permette di controllare il sangue rarsi che l’ambiente in cui vive il neonato non beron che vi dice con precisione quanto il bim- direttamente su iPhone, il futuro della medici- sia mai troppo freddo o troppo caldo, due fatto- bo ha mangiato e se ha soddisfatto il suo fabbi- na fai-da-te è sempre più hi-tech.

ri che possono portare a possibili problemi. S’in- sogno giornaliero. Ma c’è anche chi, oltre alla sa- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Teddy the guardian L’ORSACCHIOTTO RIESCE A MISURARE LA SALUTE DEL BAMBINO MENTRE GIOCA. DALL’IDEA DI DUE STUDENTESSE UNIVERSITARIE, ARRIVERÀ A BREVE NEI NEGOZI

Repubblica Nazionale 2014-11-23 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 23 NOVEMBRE 2014 40 Sapori. Veri ristoranti RAPPORTO PRIMORDIALE QUELLO TRA UOMO E CARNE. MA OGGI LA QUESTIONE SI È FATTA MOLTO RAFFINATA. 10 ALLEVAMENTO, MATURAZIONE, AROMI, COTTURA: UN DOCUMENTARIO FRANCESE Stoccolma SPIEGA COME E DOVE AG OTTENERE Al secondo piano E GUSTARE IL TOP di un opificio dismesso, DELLA QUALITÀ una grande sala, con frigorifero-macelleria in bella vista. In menù, le migliori carni europee, chianina compresa. Specialità entrecôte Razza: Chianina

KRONOBERGSGATAN 37 STOCCOLMA TEL. (+46) 8-4106810

Lima OSSO La carniceria y salumeria di Renzo Garibaldi propone degustazioni di carni grigliate con diversi gradi di frollatura, da uno a quasi sei mesi. Irresistibili i mini-hamburger Razza: Criollo

TAHITÍ 175 LA MOLINA (LIMA) TEL. (+51) 1- 3681046

Parigi ATELIER VIVANDA Si mangia sui ceppi di macelleria in questo piccolo locale, dove carni rosse La catena e bianche sono accompagnate Si chiama “Carnivore” il più celebre ristorante di carne in Africa. Oltre dalle straordinarie patate quattrocento posti a sedere all’aria à la Vivanda, aperta, carni infilzate su lance Masai, spadellate con grasso d’oca cotte su griglie immense, servite Razza: Charolaise su piatti di ghisa. Gli animali (bovini, giraffe, struzzi, coccodrilli), vengono 18 RUE LAURISTON allevati in una fattoria a pochi km PARIGI da Nairobi. Altre sedi di “Carnivore” a Johannesburg e al Cairo TEL. (+33) 1-40671000

Bilbao ETXEBARRI Sui tavoli del più famoso asador Mondo steakhouse. di Spagna arrivano uova, formaggi, acciughe, verdure, La scuola cotte su braci profumate È nata a Casalecchio di Reno la prima grazie a legni diversi. scuola italiana di cucina sulla griglia. Da New York ad Arzignano A dirigere l’Accademia dei signori Magnifici il filetto galiziano del barbecue, il bolognese Gianni e il manzo di Kobe Guizzardi, storico importatore Razza: Kobe di apparecchi per la cottura “al fuoco” viaggio alla ricerca da tutto il mondo. Nei corsi PLAZA SAN JUÁN 1 si insegnano le tecniche di cottura, APATAMONASTERIO (BILBAO) ma anche a scegliere e preparare i diversi tagli di carne TEL. (+34) 946-583042 della bistecca perfetta

Mons (Belgio) LICIA GRANELLO

LA TABLE DU BOUCHER A PRIMA VOLTA che uscirono insieme, l’Ex- Luc Broutard ha scelto Atleta portò l’Attrice Bionda alla Villars il grande Joël Robuchon Steakhouse di Beverly Hills. Lì cenaro- come maestro no, dalle otto e dieci alle undici. Seduti a La razza per gli approvvigionamenti un tavolo che sprigionava un alone di lu- Il manzo di Kobe appartiene alla razza delle carni, che spaziano ce sfavillante. I clienti della Villars Kuroge Wagyu, protetta da un registro Steakhouse, uno dei ristoranti più esclu- ufficiale che ne vieta anche dal Black Angus alla Holstein sivi di Beverly Hills, non volendo appari- l’esportazione. Selezione genetica fino al vitello di Takayama re indiscreti, preferirono osservare e particolari condizioni di allevamento Razza: Aberdeen Angus quella coppia di celebrità sbirciandola di concorrono alla produzione di carni tanto in tanto in uno dei numerosi spec- con sottilissime infiltrazioni di grasso RUE D'HAVRÉ 49 chi del locale”. In Blonde, la scrittrice “buono” (colesterolo dimezzato), newyorchese Joyce Carol Oates racconta la storia d’amore tra Joe Di Maggio e Ma- MONS valutate in numeri crescenti, da 1 a 5. “Lrilyn Monroe. Due stelle del firmamento americano: lui ammiratissimo campione Prezzo fino a mille euro al chilo TEL. (+32) 65-316838 di baseball, lei l’attrice più desiderata. Dove divorarsi con gli sguardi e le parole, se

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Nell’atelier macelleria di Yves-Marie,

New York star del filetto KEENS STEAKHOUSE A due passi dall'Empire, è la rivale storica di Peter Luger's (Brooklyn). ANAIS GINORI Novantamila pipe decorano i soffitti delle sale dove gustare PARIGI NA SFILZA di côte de boeuf, le la bone-in prime rib bistecche con l’osso, esibite con patate e uovo alla piastra in vetrina nei diversi “cru”: Razza: Angus 40, 60, 80 giorni. Yves-Marie Le Bourdonnec è convinto 72 WEST 36TH STREET Uche si possa affinare la carne come si fa NEW YORK con il vino o i formaggi, procedendo a un TEL. (+1) 212-9473636 invecchiamento che non solo porta tenerezza ma esalta e rivela i sapori. «A un certo punti si sente il miele, la nocciola». E Osaka attenzione a non chiamarla semplice frollatura, se non volete offendere il WADAKIN boucher-star. «La frollatura rovina la Shigeru Matsuda seleziona carne, la maturazione invece la valorizza» e prepara straordinari tagli di carne a partire spiega Bourdonnec. La Boucherie da bestiame allevato Lamartine è stata dichiarata monumento con i principi dei migliori nazionale: vecchie insegne inizio allevamenti giapponesi, Novecento, bancone in marmo. Qui c’è a base di erba, birra e massaggi tutto ciò che un carnivoro può sognare: le Razza: Matsusaka patriottiche Limousine, Charolaise, ma anche altre razze venute dall’estero. «I 1878 NAKAMACHI francesi pensano di aver inventato gli MATSUSAKA (OSAKA) allevamenti, ma sono gli inglesi i veri TEL. (+81) 598-211188 pionieri». E quindi da Le Bourdonnec si viaggia oltre Manica, con Hertord, Highlands, Angus, ma anche in Svizzera con la Simmental, o in Giappone con il Londra Wagyu, un manzo nutrito con cerali e vino CUT rosso bio, venduto alla non modica cifra di Dopo Los Angeles e Dubai, 180 euro al chilo. Si torna in Francia con il Wolfgang Puck ha aperto re del pollo, quello di Bresse, ma anche il tre anni fa all’interno tacchino di Kerguilavant, in Bretagna, del 45 Park Lane Hotel dove Le Bourdonnec è nato. Per le in Myfair. Le bistecche crude prossime feste molti clienti hanno già arrivano al tavolo prenotato l’agnello invecchiato con il avvolte nei panni per la scelta whisky Nikka Pure Malt Black e un infuso Razza: Hereford di ginepro, timo, rosmarino e pepe. Dietro al bancone, c’è Marie-Flore Keumegne. 45 PARK LANE «Qui non si ha l’impressione di essere in LONDRA una macelleria — racconta — ma in un TEL. (+44) 20-7499545 atelier di artisti». La macellaia di origini camerunesi, ex studentessa di scienze politiche, ha inventato delle salsicce alle erbe con un pizzico di miele per togliere BUENOS AIRES l’acidità. L’indirizzo di avenue Victor ELENA Hugo, XVI arrondissement, è una delle Dedicata a Elena Peña Unzué, tre macellerie a Parigi di Le Bourdonnec la sposa che ricevette che ha iniziato nel 1987, a diciannove non al tavolo di una super bisteccheria? Il rapporto gastroculturale tra uomo e car- in dono La Mansión - oggi anni, con “Il Couteau d’Argent”, il coltello ne arrostita è il più antico del mondo. Il fuoco rappresenta il primo medium tra un sede del Four Season - propone d’argento, ad Asnières, nella banlieue. bisogno ineludibile — mangiare — e la sua evoluzione. Fino a un attimo prima, il ci- bo è solamente crudo. Lo sdoppiamento della scelta è un passaggio straordinario parrilladas con carni in arrivo Ormai lui è un celebrità nazionale, nella storia dell’Umanità. “Il crudo e il cotto”, scrive Claude Lévi-Strauss, uno dei pa- dai migliori allevamenti fornisce i migliori ristoranti, ha vinto tutti dri dell’antropologia, rappresenta perfettamente il passaggio da natura a cultura, estensivi nelle pampas i premi possibili, in particolare con alcune da livello animale a livello umano, con tutto quello che ne consegue. Dove il rapporto Razza: Shorthornes specialità: côte de boeuf invecchiate nei con l’esplorazione e la conquista vibra più forte — America in primis — essere uo- vari procedimenti oppure hamburger mo e occuparsi del barbecue è un tutt’uno, che tu sia un infermiere disoccupato o il FOUR SEASONS HOTEL POSADAS1086/88 tagliato al coltello con muscolo e grasso. presidente degli Stati Uniti. Allo stesso modo, i luoghi deputati al consumo di bi- BUENOS AIRES stecche e tagliate hanno un che di rituale, affettivo, necessario. Perfino per il più Ha ispirato anche un romanzo, Comme amato del baseball. Certo, non tutte le steakhouse sono uguali. Due scuo- TEL. (+54) 11- 43211200 une bête, di Joy Sorman, una sorta di le di pensiero, una più rude e in qualche modo pionieristica, l’altra elegante e for- manifesto dei carnivori in risposta al male. Da una parte, piastrelle, foto d’antan e celle frigorifere in bella mostra, dal- vegetariano Se niente importa di l’altra specchi, camini e boiserie, come nei più esclusivi club inglesi. Nelle prime, i Jonathan Safran Foer. Ed è protagonista quarti di manzo appesi dietro gli spessi vetri termici danno il senso della filiera cor- Vicenza tissima allevamento-macello-cucina del ristorante. Nella seconda, l’affidamento è nel documentario appena uscito di Franck totale e si esprime nella scelta di tagli e razze sul menù. Ma belle o brutte che siano, DAMINI & AFFINI Ribière, Steak Révolution, dove si va alla a fare la differenza davvero è la qualità delle bistecche. Che nel mondo sempre me- I fratelli Damini ricerca dei migliori allevamenti, macellai no meat oriented stanno diventando un lusso da coltivare con misura golosa. gestiscono la prima e cuochi del mondo per scoprire cos’è A metà tra ricerca e snobismo, la frollatura delle carni è diventata dirimente macelleria-ristorante davvero la buona carne, come la si ottiene quanto il lievito-madre nelle pizze, con il limite spostato sempre più indietro nel con stella Michelin. tempo. Se dieci anni fa il toscano Dario Cecchini stupiva il mondo lasciando cosce e e dove la si trova. «Il segreto è il rapporto girelli nelle «celle di meditazione» per quattro, cinque settimane, oggi lo svedese La carne - razza Limousine - con l’allevatore» racconta Boudonnec che Magnus Nilsson porta nei congressi gastronomici internazionali più importanti la arriva da un singolo allevamento visita periodicamente i suoi fornitori, realtà dei suoi filetti maturati fino a nove mesi, grazie alla selezione genetica e al- lombardo a filiera controllata sviluppando nuovi incroci di razze, l’allevamento all’aperto con erbe e fieni bilanciatissimi. In questo modo le carni di- Razza: Limousine tecniche di alimentazione. Si definisce ventano così sode e prive di umidità da reggere riposi prolungati, sviluppando pro- «ecologista» perché il consumo di carne fumi di sottobosco, formaggi stagionati, affumicato, e morbidezze impensabili. Nel VIA CADORNA 31 piatto, nemmeno una stilla di sangue. Se provate con le bistecchine del supermer- deve essere «poco ma buono». ARZIGNANO (VI) cato, il risultato sarà molto differente. E quindi a caro prezzo. TEL. 0444-452914 © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 2014-11-23 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 23 NOVEMBRE 2014 42 L’incontro. Stonati

Milano è allagata. Nello studio di registrazione Jantoman traffica con le tastiere. Civas controlla il Lambro. Meyer è sparito. Rocco Tanica (da Roma) assicura che “Sanremo non è tutto un magna magna”. Faso ri- corda i primi concerti “pagati con una birra e una pizza (piccola però)”. E Elio, deus ex machina, tenta invano di ricordare come nacque il no- me del gruppo più stralunato d’Italia: “Politecnico, lezione di analisi,

avremo avuto tra i venti e i indaffarato in studio. Il “pianolista” Rocco Tanica (“detto Sergio Conforti ma non sveleremo perché”, ridono) lo incontrerò al mio ritorno a Roma: «Faccio parte del- la commissione che sceglie le canzoni per Sanremo: ne abbiamo ascoltate seicen- trent’anni, l’età in cui i genitori tocinquanta e posso assicurare che non è tutto un magna magna come vorrebbe la IL PRIMO vulgata popolare a volte avvalorata anche da noi». CONCERTO Ogni artista ha il suo stile: i rapper vestono firmatissimo con orride catene d’oro, FU NEL 1980 vogliono che tu vada a lavorare....” le rockstar amano i giubbotti di pelle e gli occhiali scuri che, come cantava Battiato, PER I CAF, conferiscono “carisma e sintomatico mistero”, gli Elii per restare fedeli al loro mito I COMITATI vestono invece scazzatissime felpe, maglioni fuori moda, jeans sconosciuti, giub- ANTIFASCISTI botti e camicie dai colori improbabili. Come non amarli anche solo per questo? Cer- PECCATO CHE chiamo verità su alcuni fatti che restano dubbi. Per esempio, esiste una data di na- QUALCUNO scita ufficiale? «Esisterebbe ma è stata tramandata solo oralmente e quindi nessu- SCRISSE: no se la ricorda più» dice Elio con aria rassegnata. «Comunque la prima esibizione, ELIO SUONA ce l’ho in mente perché c’ero solo io, è stata a un Festival dei Caf a Milano», ci tiene PER I COMITATI a precisare. I Caf, ovvero Comitati antifascisti? «Sì, naturalmente quando lo dissi ai FASCISTI tempi, un tuo collega scrisse “al festival dei Comitati Fascisti” procurandoci non po- chi problemi». Data? «Sarà stato il 1980, eravamo un trio e io ero allora ero chitar- rista-cantante. Gli altri elementi sono conosciuti solo ai nostri fedelissimi: Zuffella- to alla batteria e Cortellino al basso, sua unica esibizione. Era una cosa nata sui ban- Elio chi di scuola: nella mia classe c’erano Mangoni (il supergiovane, personaggio deli- rante e stonatissimo che impreziosisce le esibizioni degli Elii e che nella vita fa l’ar- chitetto di grido, ndr) e Marco Conforti, fratello maggiore di Tanica, che quando andavo a casa sua suonava sempre il pianoforte». Quello che ora galleggia. E Davi- de/Cesareo? «Suonavo in un altro gruppo ma Elio mi ha chiamato come guest star per un assolo di chitarra in una cover di Flashdance». Da lì non si è più mosso. I rife- rimenti musicali erano già altissimi: Flashdance, Ramaya, Born To Be Alive... An- e le Storie cora Elio: «Mi sono diplomato in flauto traverso alla scuola civica, poi mi sono iscrit- to a ingegneria. Il nome del gruppo è nato durante le lezioni di analisi al Politecni- co: scegliemmo quello che ci sembrava particolarmente brutto». Nessun riferi- mento alle “storie tese” degli Skiantos? «Forse avevo sentito il loro disco, però io pensavo ai milanesi, sempre schizzati. Tesi, appunto». C’era rivalità con loro? «Adesso si può anche dire: era un gioco molto tra noi, una guerra tra bande rivali». Una volta avete suonato insieme e Freak Antoni vi ha sfidato a mostrare le chiappe al pubblico. «Cosa che abbiamo fatto con soddisfazione: Freak era un genio. Tor- Tese nando a Milano, ai nostri esordi c’era molto fermento e locali in cui suonare: il Ma- gia, il Tangram, le Scimmie, lo Zelig. C’era pubblico e la possibilità di mettersi in lu- ce ». Pagavano? Faso: «Agli inizi una pizza e una birra. Piccola». Elio: «In un posto LUCA VALTORTA che si chiamava “Il mulino della frega” volevano menarci. Cantavamo Alfieri un te- sto che finisce con “siamo una banda di bastardi/ stasera ad esempio noi incassia- MILANO mo/ e voi ve la picchiate dentro al...” si può dire culo sulla Domenica di Repubblica?». LASHBACK. Il pianoforte di Rocco Tanica galleggia. Quello su cui da bam- Quanti anni avevate? «In media tra i venti e i trenta. L’età in cui i genitori cercano bino suonava quando Elio veniva a casa sua a trovare il fratello maggio- di dissuaderti dal fare il cantante». Cesareo: «Infatti io ho fatto undici anni da im- re Marco, suo compagno di classe. L’acqua del Seveso è entrata nella ca- piegato». Elio: «Io ero studente fuori corso a ingegneria». Faso: «Io a filosofia». Ce- sa dei genitori e non ha risparmiato neanche quello, la cosa a cui teneva sareo: «Tu facevi le squadre del Subbuteo». Elio: «Non lo abbiamo considerato un la- di più. Piove. Piove. Piove. Spacciatori di ombrelli abusivi (coro: “Italia sì, voro vero fino al secondo disco: duecentomila copie vendute. Era dura: suonavi e poi FItalia no”) attendono festanti i disgraziati che escono dalla metropolitana di Piaz- al mattino dovevi prendere un treno all’alba e andare a lavorare. Mi ricordo che di- za Udine, Lambrate. Breve tragitto in macchina, palazzina gialla tra officine e sfa- cevo: “Madonna, speriamo che vada bene così posso fare solo il musicista. Anche se sciacarrozze, citofonare Ukapan. «Ieri siamo stati tutto il tempo a guardare fuori poi scopri che non è che, come pensano molti (e allora anch’io), i musicisti non la- dalla finestra: se il livello del Lambro si alza ancora siamo fottuti anche qui in stu- dio», dice Davide Civaschi, chitarrista di pregio, che gli affezionati conoscono come Civas o Cesareo. Siamo nel cuore del potente impero di Elio e le Storie Tese, la loro FREAK ANTONI UNA VOLTA SUL PALCO etichetta/studio Ukapan: «Il nome viene da Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu, CI INVITÒ A MOSTRARE LE CHIAPPE, COSA il nostro primo album», spiega Elio (all’anagrafe Stefano Belisari), «abbiamo sem- CHE FACEMMO CON SODDISFAZIONE: LUI ERA pre fatto titoli semplici perché aiuta a vendere dischi». Dentro la palazzina solo co- UN GENIO E AVREMMO VOLUTO FARE ALTRE se essenziali: i trofei, le spade jedi di Star Wars che si illuminano e fanno rumore COSE INSIEME MA NON C’È STATO IL TEMPO quando si toccano durante la battaglia, il tavolo del Subbuteo, le sale prove e di re- gistrazione e poi la stanza per «raccogliere le idee» piena di computer e la sala “vul- ves” dove stanno Chiara e Cristina, le sacre vestali che custodiscono i più reconditi vorino». Oggi siete milionari? Elio: «Abbiamo sempre sbagliato i tempi e, per esem- segreti del “complesso misterioso”. Ovvero quello strano oggetto caduto nel nostro pio, quando ci fu il nostro maggior successo sanremese non avevamo il disco pron- paese che dai primi anni ’80 riesce a prendere per i fondelli gli italiani e i loro luoghi to e quindi anche noi come cantavamo in Alfieri... E oggi che i dischi non si vendono comuni colpendo senza pietà a destra e a sinistra, triturando l’odiata disco music più bisogna inventarsi mille cose per sopravvivere: teatro, tv. Rimaniamo un grup- ma anche gli stereotipi dell’amato rock, le icone nazionalpopolari ma anche il con- po di nicchia». Alla fine avete vinto o no il Sanremo 1996 con La terra dei cachi? Elio: certone del Primo Maggio, i “bellimbusti” figli del berlusconismo e i bonghisti fric- «Non l’abbiamo capito: sono stato interrogato dal giudice e mi hanno detto che era- chettoni del Parco Sempione, hippie degenerati fuori tempo massimo «e fuori tem- vamo arrivati primi. Poi ho parlato con Tosca (Ron e Tosca sono stati i vincitori uf- po proprio nel senso che, come dice la canzo- ficiali di quell’edizione, ndr) e anche a lei aveva- ne, sono totalmente incapaci di andare a no detto la stessa cosa. Quindi boh...». tempo», chiosa Faso (al secolo Nicola Fasa- Flash forward. Roma, il giorno dopo. In un ho- ni). Sono anche ecologisti (hanno fatto tel vicino alla stazione Rocco Tanica mi fa una lunga, infruttuosa lotta per salvare ascoltare una puntata del suo surreale Tg dalla speculazione il “bosco di Gioia” Tanica per la trasmissione di Raidue Quanto manca. Parliamo del nuovo di- sco che esce il 25 novembre: «Sono ben NON SI È MAI CAPITO SE ABBIAMO tre cd. Più un un dvd con tutti i nostri vi- VINTO O NO SANREMO: A ME HANNO deoclip e piccole chicche. Come le este- DETTO CHE ERAVAMO NOI I PRIMI nuanti sessioni di trucco quando ci siamo POI PARLANDO CON RON E TOSCA ANCHE travestiti da Rockets o le registrazione del A LORO HANNO DETTO LA STESSA COSA 1992 con il celebre Coro delle voci bulga- re che diede origine al Pippero». Le signo- re erano consce di quello che stavano can- nel cuore di Milano) e a loro modo impe- tando? «Assolutamente sì». Tu sai per ca- gnati e idealisti: «Le ragazze dello studio so da dove viene il nome Elio e le storie te- per un bel po’ continuavano a girarci inviti se? «Elio ha sempre dato risposte diverse per eventi mondani a cui nessuno ha mai ri- e a volte contrastanti. Una volta ho cerca- sposto finché si sono rassegnate: nono- to di farmi bello dando una spiegazione stante quello che può sembrare, i-n-c-r-e-d- per come la sapevo da lui, alla fine mi si av- i-b-i-l-m-e-n-t-e non siamo un gruppo vicina: “Ti devo confidare che non è così: il trendy», dice Faso. Christian Meyer (il bat- vero motivo non l’ho mai detto”. Quindi a terista) non si sa dove sia, mentre Janto- tutt’oggi io non lo so». Forse neppure Elio.

man (ovvero Antonello Aguzzi, tastiere) è © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 2014-11-23