Non solo . Il dramma del trasporto aereo italiano

Il trasporto aereo è il settore che maggiormente sta risentendo, in questi mesi, dell’emergenza causata dal Covid-19: nell’Unione europea i governi nazionali hanno stanziato aiuti alle compagnie aeree per una cifra complessiva di 23 miliardi di euro. Lo stanziamento previsto dalla Germania per le compagnie tedesche è più della metà della cifra complessiva nell’Unione europea: 11,74 miliardi di cui 9,36 miliardi a Lufthansa. Al momento, nel nostro paese il decreto “Salva Italia” di aprile ha predisposto 550 milioni complessivi per l’intero settore del trasporto aereo: una cifra venti volte inferiore a quella tedesca. La quasi totalità dell’importo, cinquecento milioni, sarà dedicato alla nascita di un nuovo vettore nazionale. Giuseppe Leogrande, commissario di Alitalia dal dicembre 2019, sta dettando la linea su chi e come parteciperà alla costituzione di questo nuovo vettore nazionale e al momento, oltre alla vecchia Alitalia, non sembra esserci nessun altro soggetto coinvolto. Alitalia che, fra le altre cose, in regime di commissariamento, ha beneficiato in meno di tre anni di una cifra complessiva vicina a due miliardi di euro di aiuti pubblici. Aiuti pubblici che vanno a sommarsi ai quasi dieci miliardi di euro ricevuti tra l’inizio del 2009, anno della sua privatizzazione, e il 2020. In una prospettiva di ristrutturazione e di sostegno al trasporto aereo italiano, la regia – come auspicato da alcune parti sociali – dovrebbe essere in mano all’esecutivo e in modo particolare al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Le asimmetrie nelle attenzioni che il governo ha fin qui riservato ai diversi player del settore del trasporto aereo si rendono ulteriormente evidenti in questa fase drammatica. Un’ansa di ieri riferisce che i dipendenti di Ernest Airlines, compagnia aerea italiana con basi a Milano, Bergamo, Verona e Roma Fiumicino, non hanno ricevuto gli stipendi di gennaio né di febbraio e nemmeno la cassa integrazione di marzo e aprile. Quasi duecento famiglie sono senza reddito da quattro mesi.

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Ernest Airlines ha inoltrato domanda di concordato preventivo in piena emergenza Covid-19 e, quindi, è in una posizione amministrativa analoga a quella di Alitalia. Fonti all’interno dell’azienda s’interrogano sul perché i dipendenti e gli slot della compagnia (tratte Italia-Ucraina per le quali non c’è un accordo open-sky tra i due paesi) non siano inclusi nel piano di riorganizzazione del settore aereo. Peraltro, l’esiguo numero di dipendenti, pochissimi dei quali pensionabili, renderebbe la soluzione sostanzialmente a costo zero per le casse dello stato. Un’altra società italiana, Air , attualmente in liquidazione in bonis, sembra inesorabilmente destinata alla chiusura, a meno che il governo non eserciti un’opera di moral suasion nei confronti della proprietà. Si creerebbe però un vulnus giuridico: nella legislazione italiana non si può impedire alla proprietà di un’azienda di chiudere se questa decide in tal senso e liquida dipendenti, stato e fornitori. I dipendenti di sono fin qui stati regolarmente pagati dall’azienda e lo saranno fino a fine giugno – data della chiusura, decisa prima del COVID-19 – e dal luglio 2020 avranno immediatamente accesso al regime di mobilità per due anni. Altre compagnie in Italia avranno bisogno di aiuti in futuro. È necessario, alla luce dell’importanza strategica del settore, che il governo si attivi immediatamente per individuare un percorso unico per le situazioni di grave emergenza, quali quelle di Alitalia e di Ernest Airlines, e definisca un periodo di transizione post Covid-19 durate il quale tutte le compagnie italiane che ne avranno bisogno possano accedere a finanziamenti a garanzia statale.

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Non solo Alitalia. Il dramma del trasporto aereo italiano was last modified: Maggio 5th, 2020 by TOMMASO BRAIT

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