LA PIVA DAL CARNER opuscolo rudimentale di comunicazione a 361 °

27 - Montecchio(RE)- ottobre 2019

SOMMARIO

IL SALUTO 3° BANDO CONCORSO DI POESIA DIALETTALE REGGIANA…………....3 GRUPPO ANONIMO INDEFINITO: Materiale o materia ?...... ,,...……4 PIERANGELO REVERBERI:Migliara al centro di un film……………..……..7 BRUNO GRULLI: L’Appennino che suonava, un film…………………………9

IL SALUTO

Ancora un numero della Piva dal Carner. Apre con il bando del 3° concorso di poesia in dialetto reggiano e con una polemica sul materiale usato per comporre i versi. Il Gruppo Anonimo che ha curato l’articolo si dichiara “indefinito” in quanto di esso può far parte chiunque si senta in sintonia con la logica ivi espressa. Recuperando un suo pezzo dal sito della Associazione degli Amici, Pierangelo Reverberi pone l’accento sulla centralità di Migliara nel percorso del film L’Appennino che suonava mentre con una nota conclusiva Bruno Grulli fa alcune considerazioni sul film medesimo. La PdC

Copertina Fotogramma del film :L’APPENNINO CHE SUONAVA, di Alessandro Scillitani usata come copertina del box contenente il DVD del film medesimo. Da sinistra Paolo Simonazzi(fisarmonica), Emanuele Reverberi (violino) Alfio Fiorini e Silvana Mattioli (ballerini)

3° BANDO CONCORSO DI POESIA DIALETTALE REGGIANA Indetto dalla Associazione Amici della “Piva dal Carner” EDIZIONE 2019

Al fine di favorire la produzione di poesie in DIALETTO REGGIANO di qualità sempre più alta l’ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DELLA PIVA DAL CARNER bandisce un concorso di poesia dialettale a TEMA LIBERO. Si intende per “dialetto reggiano” qualsiasi variabile dialettale in uso nella provincia di , sottolineando la piena dignità del dialetto, non come espressione localistica o nostalgica, ma come lingua a tutti gli effetti capace di interpretare qualsiasi tematica attraverso la valorizzazione e l’uso di arcaismi ancora vitali, la cura metrica, l’ uso di assonanze, la cantabilità.

Ogni concorrente, al fine di privilegiare la qualità dei loro componimenti rispetto alla quantità, potrà partecipare con un solo componimento che non dovrà superare i 40 (quaranta) versi. La partecipazione è gratuita È d’obbligo abbinare la esatta traduzione letterale in lingua italiana del componimento evitando di dare ad essa forma poetica. Il componimento deve essere inedito ma è possibile presentare anche un testo che abbia partecipato ad altri concorsi purchè non premiato.

I testi devono pervenire per posta elettronica ed in formato word, entro le ore 24 del 15 Dicembre 2019 all’ indirizzo : [email protected] e riceveranno riscontro. Il concorrente dovrà inviare il testo della poesia e sua traduzione unitamente a una: lettera di accompagnamento contenente nome,cognome, anno e luogo di nascita( e frazione), indirizzo attuale, numero telefonico,dichiarazione che l’opera presentata è inedita, che non è stata premiata in altri concorsi e che vengono accettate le norme del bando ed il giudizio della commissione giudicatrice.

Sono ammessi pseudonimi ai soli fini della stampa ma le generalità dovranno apparire nella lettera di accompagnamento

Il Presidente ed i membri della Giuria verranno resi noti dopo la pubblicazione della graduatoria. I membri della giuria non possono partecipare al concorso. La giuria formulerà una graduatoria di merito che sarà inappellabile. Le prime 3 poesie classificate riceveranno in premio prodotti alimentari tipici reggiani mentre la prima poesia classificata verrà pubblicata su un organo di stampa locale. Le poesie ritenute idonee verranno pubblicate sulla rivista “LA PIVA DAL CARNER” a diffusione nazionale informatica. Le poesie non premiate e non pubblicate verranno cancellate.

Per informazioni e chiarimenti telefonare al segretario del concorso : Franco Piccinini 331536862

MATERIA O MATERIALE? A cura del GRUPPO ANONIMO INDEFINITO

Già nelle otto righe d’apertura del 1° bando erano stati esplicitati quali erano gli intendimenti che la direzione della PdC, in accordo con la Associazione degli Amici, si prefiggeva nel bandire questo concorso differenziandolo dai numerosi altri consimili. Si voleva favorire la produzione di un tipo di poesia in dialetto libero dai richiami al localismo, alla nostalgia, alla tradizione, ai ricordi dell’infanzia, al mondo contadino, alla cucina di una volta, alla comicità, alle macchiette di paese, e via dicendo, insomma di tutto quel materiale che un GRUPPO ANONIMO INDEFINITO, critico dell’attuale stato di cose, ha così individuato e raggruppato. Sappiamo come questi temi costituiscano la base della stragrande produzione della poesia in dialetto, locale e non, secondo la acquisizione spontanea che il dialetto sia legato naturalmente a queste tematiche. Nel bando viene invece ribadita l’opportunità di approdare ad un concorso di poesia in dialetto Reggiano che tratti di argomenti individuali e generali profondi, facendo uso di un buon linguaggio che valorizzi gli arcaismi ma introduca dove necessario italianismi e neologismi, che faccia uso di una corretta metrica o di giuste assonanze e che curi la cantabilità. La brevità dei componimenti era richiesta per evitare produzioni troppo lunghe o tiritere, filastrocche, sirudellle, satire che, nonostante il loro fascino e la loro bellezza, ci portano in un altro mondo. Nonostante l’impegno della PdC le cose hanno preso la stessa strada delle forme di produzione precedenti. In molti ci danno ragione ma hanno anche fatto notare che molti poeti reggiani(quasi tutti) intendono che la poesia in dialetto non possa prescindere da questo materiale. Cè però chi ha bandito dal suo menù detto materiale ed ha scritto, con ben altra materia, poesie che inducono a varie interpretazioni. Possiamo citare alcuni componimenti presentati nei due concorsi indetti dalla Associazione; ad

esempio “FESTI D’ISTEE’” di ROSSANA(pseudonimo) che ha ottenuto il 4° posto nel primo concorso del 2017:

Fogh in dla Basa // in dal fèsti d’istèe // in mèz ala polvra // gh’è stofegh // inséma ai prée // e in dal siri vodi // ricord malisios // a stighen al cor // A tròuna e in dl’armor // a croda dal strèli // ed tot i color.

In pochi versi Rossana descrive con un dialetto curato e semplice ma ricco di arcaismi un ambiente in cui si provano caldi sentimenti e le sensazioni che si percepiscono nelle sere d’estate camminando in mezzo alla polvere. STORM (pseudonimo), aveva composto un gioiellino “ ME A GH’O UN COR”, ma non ha partecipato al 1° bando per un vizio di forma:

Mè a gh’ ò un cor che ninsun al vol a man // l’è difecil complichè l’è testerd come un sumer // al fa finta ed capir mia // mo in di sòo òcc gh’è al mer // la so voz l’am met in smania // al so man am fan voler // fin al Sol, fin a strinerom // me a gh’ ò un cor // mo ninsun al vol

Storm in pochi versi racconta un amore intenso, venato di erotismo, usarndo parole semplici ma tese. Ancora di Storm nell’inedita: “MALINCONIA” dal ritmo galoppante. La malinconia // la ciapa a l’improvis // Tet cat un grop in gola // Sèinsa savèir perché L’è pigra l’è indolèinta // La riva pian pianèin. Et pèins a col ch’ è stèe//a col che n’è mia stèe // a col che arev pru eser //a col che an prà mai eser l’at lasa al dols in bòca // insèm a un po d’amer la riva a l’improvis //sèinsa al preavis //sèinsa bader al tèimp// un tèimp ormai pasèe //che ormai l’è bèle andèe

LORG (pseudonimo), nell’inedito “S’AN ROTAMEE” , parla dei rapporti di lavoro attuali con una metafora dei lavori nei campi che nulla concede alla tradizione del mondo contadino

s’an rotamèe // dala punta dal badil a san stremnèe cmè rud insema a un camp // insema a un prèe //mo préma a s’an druvèe // s’an rotamèe mo an s’an gnan ringrasièe // s’an rotamèe // mo quand al rud l’è bòun // e sl’ é bèin nudrighèe //s’al cata scmèinta prunta // se al tèimp l’è giòst e bòun // al farà creser furmèint e furmintòun

Lorg si inserisce su argomenti recentissimi con una breve poesia nella quale rime ed assonanze si confondono nella loro cantabilità. Ricordiamo anche la poesia di GUIDO SARZI: “QUEDER ‘D AVTOUR” vincitrice del 1° concorso che pone temi esistenziali universali pur essendo ambientata nelle campagne reggiane:

Al pitōr dal tèimp // cun i pastée in mân int’la basōra al guêrda luntân, // un camp ‘d girasōl, // l’êrba brušêda dal sōl // al biòndi spighi, // ‘na piantêda ed vidi, // un maciòun ‘d urtighi, // un ôrt semnèe, // un spaveintapâser de šgalèmber impajèe. // al bâli ‘d fèin arvujèe // cun dèinter i pinsēr dal satrai armes’cèe,// un òm cichîn al guệrda pr’âria al sèirc dla luna e i so mistēr // “dmân vînel sèimper préma ‘d iēr”??

Non carichiamo con altri esempi ma ci pare evidente che è possibile fare poesia senza tirare in ballo materiale locale anche se questa scelta poetica darà un minor numero di autori. Ma vediamo cosa accadrà nel 3° bando che si chiuderà entro il mese di dicembre 2019. C’è chi lamenta il calo progressivo dei partecipanti ai concorsi di poesia in

dialetto ma questo è naturale, è tutto un tipo di poesia, dobbiamo dirlo:”decadente”, che scomparirà per motivi anagrafici. Con tutto il rispetto e l’ammirazione per chi ha lavorato fino ad ora contribuendo al mantenimento della poesia in dialetto crediamo che solo una spinta innovativa che produca versi su temi universali potrà ora salvarla dalla estinzione. Non sarà certo la poesia a salvare il dialetto ma potra’ pur sempre, se rinnovata, dare ad esso piena dignità non come espressione localistica ma come strumento di comunicazione a tutti gli effetti in una logica di bilinguismo perfetto.

NB.: la grafia è stata uniformata a quella in uso della PdC.

MIGLIARA E’ IL CENTRO DI UN FILM

Di Pierangelo Reverberi (dal sito www.lapivadalcarner.it )

Raggiungendo Migliara si passa sotto il voltone dipinto metà di giallo e metà di blu per segnare il confine tra i due comuni di e di . Li c’è il portoncino sempre chiuso della mitica osteria Casotti che fu attiva fino al 2001. Ricordo quando da bambino, negli anni ’60, andavo con mio padre Olten all’osteria di Curio, c’erano sempre dei suonatori ed ora quando passo di lì mi viene voglia di spingere le ante per vedere cosa c’è dentro. Tra il 2 ed il 10 settembre 2017 l’ Associazione Amici della Piva dal Carner ha prodotto nei locali dell’osteria un film ideato di Bruno Grulli e sceneggiato dal medesimo assieme al regista del film Alessandro Scillitani. Il film è stato proiettato in prima nazionale per 3 sedute consecutive al cinema Rosebud di Reggio il 19 febbraio scorso facendo sempre il pienone di pubblico. Del film Bruno ne aveva parlato con Paolo Vecchi prima del 2013 e già da allora aveva abbozzato il soggetto e la sceneggiatura. Vi si racconta la storia dei vecchi suonatori

dell’ Appennino Reggiano attivi tra la fine dell’800 e gli anni ’60 grazie alle testimonianze di chi visse in quel mondo. La testimone più vecchia ha 105 anni. Dedicata a Casina c’è una bella fetta del film. Dai balli all’osteria di Curio Casotti alle frequenti feste alle Salatte di Roncroffio a casa di Agostino Olmi e di tutta la sua discendenza coi Casotti e coi Lumetti di Casina dei quali Dea Castagnetti ha fornito bellissime foto d’anteguerra, all’attraversamento di Vercallo col violino e la piva e le suonate di piva e organetto nella casa di Renzo Casali, l’epopea di Spelti Alberino detto Biret che da Giandeto si spostava a piedi in ogni angolo della montagna, il Valzer Africano di Afro Paladini di Busanella.Ma il film riguarda anche altre parti dell’Appennino con scene molto belle grazie all’ottimo montaggio eseguito da Scillitani come la festa campestre con violinista e fisarmonicista seduti di schiena, la quadriglia di Sillano sul passo di Pradarena, il transito sul passo di Scalucchia, la marcia del Maggio di Costabona, il ballo dei tre gobbi. Le musiche sono quelle raccolte da Grulli alla fine degli anni ’70 dai suonatori originari e vengono riproposte dagli ottimi polistrumentisti Emanuele Reverberi, Paolo Simonazzi ed altri. Molte fotografie d’epoca appaiono nel film. Di notevole aiuto per la comprensione del materiale sono gli interventi di Paolo Simonazzi ed il corposo libretto allegato al DVD.l film sfiora con alcuni passaggi la Resistenza con la Brigata Garibaldi ballata, cosa mai vista prima , parla delle riunioni dell’ANPI alla trattoria Garofani di Rosano mostrando una bella foto di Luigione. Mostra la lapide dedicata ai Mechetti, due garibaldini di Cerreto Alpi, apprezzati musicisti della zona, che caddero su una mina mentre tornavano a casa il giorno della Liberazione.

L’APPENNINO CHE SUONAVA: UN FILM di Bruno Grulli

Ripartendo da quanto scritto sulla PdC nn.22/23 dell’ottobre 2018 faccio alcune valutazioni sul percorso del film dopo 8 mesi dalla sua presentazione avvenuta al cinema Rosebud di Reggio Emilia in data 21 febbraio 2019 con grande successo di pubblico. Voluto dalla ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DELLA PdC, girato e montato dal regista ALESSANDRO SCILLITANI il film, della durata di 72 minuti, ritorna sui luoghi in cui sono vissuti ed hanno operato i vecchi suonatori popolari tra fine ’800 e metà anni ’70 già incontrati durante la ricerca effettuata dal sottoscritto tra il 1979 ed il 1981. In quegli anni era ancora possibile registrare suonatori che eseguivano, a volte bene ma più spesso di malavoglia, o a volte male, o che ricordavano poco, brani di ballo antico, prevalentemente Furlane, che conservavano come residui nei loro repertori in quanto gli venivano richiesti fino agli anni Settanta da anziani nostalgici. Già da allora cullavo l’idea di fare un film che producesse una reazione di esaltazione reciproca tra la bellezza delle musiche e quelle del paesaggio dell’Appennino. Il soggetto del film, la cui incubazione viene dunque da molto lontano, venne redatto prima del 2010 su consiglio del critico cinematografico PAOLO VECCHI che mi fece anche il nome di alcuni registi. La sceneggiatura venne in seguito abbozzata e l’Associazione fece propria l’idea della produzione di un film. Nel maggio del 2017 mi venne presentato il regista Alessandro Scillitani che si dichiarò interessato alla mia idea e dall’agosto successivo mettemmo a punto la sceneggiatura che da anni tenevo nel cassetto. Le diversità di vedute trovarono una giusta mediazione nella colonna sonora che costituisce il filo conduttore del film. Le musiche sono sia i balli antichi (Furlana, Piva,ecc) che il vecchio liscio o ricostruite nel caso della piva(strumento). Alle esecuzioni dei portatori riprese dalle registrazioni originali: Furlana, Picchiarina e Valzer di Ezio Chesi,Furlana dei Montermini, Pive di Costetti e di Mattioli, Valsoviè di Walter Costi, Furlana

di Cervarolo, Furlana di Carla, si alternano le riproposizioni del violinista EMANUELE REVERBERI, del polistrumentista PAOLO SIMONAZZI e di altri: Pive di Casali e di Celso Campani, Francesina, Polca bel Morettino,Valzer degi Sposi, Valzer di Virgilio, Jolanda, Ballo dei tre gobbi, Valzer Africano di Paladini, Furlana di Felina, Furlana di Campani, Quadriglia di Sillano, Furlana di Mori Florindo, Furlana di Migliara, Marcia del maggio di Costabona, Furlana di Casali e, in omaggio alla Resistenza, La Brigata Garibaldi. Le riprese iniziarono il 2 settembre 2017 e dopo 11 missioni si conclusero il 18 giugno 2018. Nella lavorazione vennero intervistati decine testimoni viventi che raccontarono ciò che la memoria ha conservato di quel mondo. Una trentina di ballerini hanno partecipato alle scene di danza eseguite dal gruppo di EUGENIA MARZI , da ALFIO FIORINI, SILVANA MATTIOLI, FEDERICA CASINI, MARIETTO GENTILI, GIANNA MASONI, EROS RICCO, CAROLINA ORLANDI, MARIA FIORINI, ANTONIA MARZIANI CASOTTI, DOMENICO CAMORANI, dallo scultore VASCO MONTECCHI ben munito di bretelle rosse e da altri. Terminata brillantemente la successiva fase di montaggio si giunse alla Prima del 19 febbraio 2019. Da allora si sono susseguite, o sono state richieste o sono in programmazione una cinquantina di eventi. La stampa locale è stata attenta alle sorti del film e ne parlò seppur con delle imprecisioni sui ruoli degli operatori. Il film si gioca su alcune scene particolarmente spettacolari quali il ballo nella osteria di Migliara dove ANGELO REVERBERI entra aprendo il portoncino , la festa campestre con violinista e organettista seduti di schiena, l’attraversamento di Vercallo con piva e violino, la quadriglia di Sillano sul passo di Pradarena, la Piva e l’ organetto suonati al passo di Scalucchia, le due marce del Maggio, eseguite nella carbonaia di Costabona e nel campo di Asta. Il lavoro poteva essere limato ulteriormente ma nel suo complesso è piaciuto ed è risultato gradevole e rilassante,

attento al rigore scientifico senza essere assillato da accanimento filologico. Vengono tralasciati i musicisti di preparazione superiore privilegiando i suonatori più capillarizzati sul territorio, improvvisatori di frequenti festicciole alla fine dei lavori sui campi, conclusa la mungitura del latte o soltanto per ascoltare loro stessi e quindi rappresentativi della cultura musicale dell’ Appennino. Non si tratta dunque di “Vere feste paesane” frutto di una visione borghese di quella cultura. Sulle figurazioni delle danze (in particolare della Furlana) non si è parlato molto e vengono trattate usando le interviste ma anche filmati di repertorio. Tutto questo ha contribuito a rendere unica l’opera in un quadro culturale avanzato che non è un lavoro esaustivo sulla materia (tra l’altro non interessa completamente tutti i comuni della montagna sopra la linea Veggia-San Polo e spazia più verso l’Enza che sul Secchia) ma è semplicemente un viaggio che parte (*) là dove la valle del Crostolo, a Puianello, improvvisamente si restringe e la Montagna sembra voler dire:” Ecco…io comincio qui”, percorre alcune decine di kilometri ma dura più di 100 anni in uno spazio costellato di borghi incastonati tra colline e monti in un tempo in cui molti si avvicinavano ad una fisarmonica che cantava e metteva allegria ed a un violino che raccontava e commuoveva. Tutto questo è avvenuto solo pochi anni fa ed è avvenuto nell ’Appennino che suonava.

(*) le ultime righe sono parafrasate dal libretto allegato al DVD

LA PIVA DAL CARNER Opuscolo rudimentale di comunicazione a 361° TRIMESTRALE – esce in Gennaio – Aprile –Luglio - Ottobre c/o BRUNO GRULLI via Giuseppe Minardi 2 – 42027 - – RE - ITALY E MAIL: [email protected] ANNO 7° - n.27/2019

Redazione:Bruno Grulli-RE (proprietario e direttore) Paolo Vecchi-RE (direttore responsabile) Giancorrado Barozzi, Marco Bellini, William Bigi, Gian Paolo Borghi, Antonietta Caccia, Franco Calanca, Antonio Canovi, Stefania Colafranceschi, Ciro De Rosa, Giovanni Floreani,Nicoletta Fontanesi, Luciano Fornaciari, Ferdinando Gatti, Luca Magnani, Eugenia Marzi, Remo Melloni, Silvio Parmiggiani, Franco Piccinini, Emanuele Reverberi, Pierangelo Reverberi, Paolo Simonazzi, Fabio Spezzani, Placida Staro, Andrea Talmelli, Riccardo Varini Alla memoria: Gabriele Ballabeni, Claudio Zavaroni

IMPAGINAZONE E GRAFICA: NICOLETTA FONTANESI prodotto in proprio e distribuito gratuitamente per POSTA ELETTRONICA,

IL CARTACEO consistente in un limitato numero di copie è stato stampato presso la:Cartolibreria “PAOLO e FRANCA” di Castagnetti Donald via G.Garibaldi 3 - 42027 Montecchio Emilia (RE) – P.IVA 02179560350

Tutti i diritti sono riservati a: LA PIVA DAL CARNER. Il permesso per la pubblicazione di parti di questo fascicolo deve essere richiesto alla Direzione della PIVA DAL CARNER e ne va citata la fonte.

Copie cartacee della Piva dal Carner sono depositate alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, alla Biblioteca Nazionale di Firenze, alla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, alla Fondazione Museo Ettore Guatelli di Ozzano Taro (PR), alla Biblioteca Angelo Umiltà di Montecchio Emilia, al Circolo della Zampogna di SCAPOLI(IS) e ad altre biblioteche.

Registrazione Tribunale di Reggio Emilia n° 2 del 18/03/2013 Direttore Responsabile: PAOLO VECCHI

La PIVA DAL CARNER è gemellata con UTRICULUS

LA STESURA DEFINITIVA DI 12 PAGINE E’ STATA CHIUSA E LANCIATA IL 31 OTTOBRE 2019