l’attualità Usa-Cina, la battaglia navale La FEDERICO RAMPINI e GIAMPAOLO VISETTI Domenica cultura Ultimo cocktail nell’Happy Valley DOMENICA 30 MAGGIO 2010/Numero 277 di Repubblica SANDRO VIOLA

Mentre è in discussione la legge-bavaglio ecco il racconto di chi catturò il boss Bernardo Provenzano Usando cuffie, “cimici” e mestiere senza mai violare la privacy L’intercettatore ILLUSTRAZIONE DI GIPI

ATTILIO BOLZONI GIANCARLO DE CATALDO spettacoli quandoha imparato ad ascoltare la notte, a riconosce- hiunque, e per qualunque motivo, voglia entrare Hollywood e tv, torna il kolossal re i rumori del sonno, che ha cominciato a sentirsi uno legalmente negli Stati Uniti d’America deve ri- ALESSANDRO BARBERO e PINO CORRIAS di loro. Uno di famiglia. Come se in quella casa avesse spondere a una serie di domande, riportate su un vissuto da sempre, come se con loro avesse condiviso modulo precompilato. Fra le altre cose ti chiedono: tutto. Anche le sofferenze, le gioie, anche le paure. Era- sei terrorista? Appartieni a organizzazioni crimina- i sapori no già passati quarantotto mesi, millequattrocento- li? Stai per introdurre sul nostro territorio naziona- Tutte le sorelle della Èquaranta giorni, trentaquattromilacinquecentosessanta ore e Cle armi chimiche o batteriologiche? Con un sorrisetto di suffi- lui era ancora là con le cuffie incollate alle orecchie per catturare cienza, sbarriamo la casella giusta e tiriamo avanti: ma certo che CORRADO BARBERIS e LICIA GRANELLO un altro bisbiglio, un soffio che forse questa volta l’avrebbe por- non siamo noi i cattivi, i cattivi stanno da un’altra parte, e mica te tato a prenderlo. Era ancora là ad ascoltare le voci che proveni- lo vengono a dire, che sono cattivi! E infatti, l’ingenua procedura l’incontro vano da una piccola villa di Corleone quando all’improvviso ha non è che un gioco finalizzato all’eterno spettacolo della sicurez- percepito un lamento, un gemito. Era sera, un inizio d’inverno. E za. La vera partita si gioca da un’altra parte. Qualcosa di simile sta William Forsythe, movimento perpetuo una donna stava piangendo, al buio, sola. accadendo con la legge sulle intercettazioni. LEONETTA BENTIVOGLIO (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive)

Repubblica Nazionale 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 30 MAGGIO 2010 la copertina Ventotto uomini, una sola squadra, un unico obiettivo: L’intercettatore catturare il capo di Cosa Nostra. Un grande alleato: le conversazioni della moglie e dei figli del boss L’incarico: entrare nelle loro vite per arrivare fino a lui

Quattro anni ad ascoltare la famiglia Provenzano

ATTILIO BOLZONI degli altri. Per lui, da quattro anni, gli al- mattino con un bicchierone di caffè nel- parola detta o non detta, da una risata, da tri erano Saveria Palazzolo e due ragazzi, Una donna stava la «sala» e si estraniava dal mondo. C’e- un mugugno riconosceva quando erano (segue dalla copertina) Angelo e Paolo, i figli adolescenti del Pa- rano solo quelle voci. Sulla scrivania un felici o afflitti. «Non rilevante», conti- drino. Faceva lo sbirro ma ormai era di- piangendo foglio bianco e la penna a sfera per se- nuava a scrivere sul brogliaccio. Non ri- ra Saveria, la moglie di Ber- ventato anche psicologo, analista, era gnare le ore e i minuti: il telefono che levante per tutti ma non per lui. Un altro nardo Provenzano. La mi- diventato l’ombra di una famiglia di ma- La microspia squilla, un parente che bussa alla porta, rumore, un altro sussurro era sempre l’i- crospia “registrava” i sin- fia di Corleone. E sapeva bene quali, di registrava i singhiozzi la tivù che si accende e dopo un attimo si nizio di qualcosa che stava accadendo. ghiozzi. Il poliziotto si è al- quelle parole origliate e rubate, sarebbe- spegne. Dalle sette del mattino alle due Anche un minuto di niente poteva signi- zato in piedi di scatto e ha ro dovute restare per sempre segrete. E Il poliziotto di notte appeso ai suoni e ai silenzi. Lui e ficare tanto. Dopo un silenzio prolunga- chiuso gli occhi per con- sapeva bene anche quali, di quelle stes- altri due come lui, che ormai conosceva- to — che forse non era un silenzio — le centrarsiE sul pianto, per raccogliere i se parole, prima o poi si sarebbero rive- ha chiuso gli occhi no tutto degli studi di Angelo, della cuci- sue cuffie non bastavano più. Correva pensieri e provare a comprendere quel late decisive per le sue indagini. «Non ri- na di Saveria, delle passioni di Paolo. Do- nell’altro stanzone con l’ultimo spezzo- dolore. Era successo qualcosa nella casa levante», continuava a scrivere nei bro- per concentrarsi vevano sapere tutto. Dovevano sapere ne di vita dei Provenzano, lo infilava in dove si aggirava il fantasma di un capo- gliacci che trasmetteva in procura. se avevano già pagato l’assicurazione un marchingegno che eliminava ogni mafia, qualcosa di grave che faceva la- «Conversazioni familiari», annotava dell’auto o se avevano acquistato quel li- fruscio, isolava i disturbi acustici, i ron- crimare la sua compagna. Quel lamento giorno dopo giorno nei suoi rapporti bro, dovevano sapere cosa mangiavano, zii, scomponeva le voci. Ed era allora che soffocato, profondo, come una mappa quando inviava nastri che nessuno quando dormivano, dove andavano, chi una macchina cominciava a sentire l’ha guidato fino al sud della Francia, a avrebbe mai ascoltato e che nessuno incontravano, quante volte scendevano quello che non sentivano le sue orec- Marsiglia, in una clinica dove il vecchio avrebbe mai divulgato. a Palermo e quante altre volte vedevano chie. Forse Angelo era uscito, forse an- padrino di Corleone — sotto falso nome Niente sapevamo del privato della fa- lo zio, un cugino, un amico. Erano sem- che Paolo era uscito ma lui non se n’era — si era fatto ricoverare per un cancro al- miglia Provenzano prima e niente ab- pre in agguato di un «evento inatteso». accorto, forse Saveria aveva raccoman- la prostata. Era per quella malattia che biamo saputo dopo la sua cattura. È ri- Bastava un errore, un cedimento di ner- dato sottovoce qualcosa di importante Saveria piangeva. Per la prima volta do- masto tutto celato, dentro le mura della vi, una fragilità. Una volta fu quel pianto. ai suoi figli. Qualcosa che lui non avreb- po quattro decenni, un’intercettazione loro casa. La loro esistenza più nascosta E un’altra volta fu una lunga, una lun- be dovuto scoprire mai. ambientale gli aveva restituito le tracce è servita soltanto a lui. È servita a lui che ghissima quiete. Troppa per la famiglia Il poliziotto era esperto ma anche di uomo che sembrava scomparso per era uno dei ventotto investigatori del di un ricercato di mafia. Troppa per una sperto, che in siciliano vuol dire scaltro. sempre. Era vivo, il latitante Bernardo “Gruppo Duomo” che il questore di Pa- moglie sola. Voleva dire che il boss si era Lo sapeva che era più intelligente di una Provenzano, era ancora vivo. E lui, il po- lermo Antonio Manganelli, alla fine del ripreso dai suoi malanni, che Saveria for- microspia, lo sapeva che la microspia liziotto, con quelle cuffie sempre attac- 1998, aveva dislocato negli stanzoni di se l’aveva visto di recente ed era tornata non sarebbe servita a nulla senza la sua cate alle orecchie, si stava avvicinando al un vecchio commissariato lontani da serena, voleva dire che la filiera dei pizzi- fantasia investigativa, il suo intuito, la boss che tutti credevano imprendibile. tutto e da tutti. Soli, liberi di arrestare un ni funzionava a meraviglia. I messaggi di sua abilità di sbirro. Era il momento di Un altro passo, un altro passo ancora e uomo che era sul bollettino dei ricercati Era successo carta di Bernardo Provenzano arrivava- chiamare al cellulare i colleghi che il gior- avrebbe sentito anche il suo odore. dal settembre del 1963. La storia è finita no a chi dovevano arrivare. E poi torna- no prima avevano pedinato un parente Il suo incarico era quello di entrare l’11 aprile del 2006, in un casolare sulla qualcosa a “Zio Binnu” vano. Uno stato d’animo e uno spiraglio dei Provenzano, era il momento di av- nelle vite degli altri, di spingersi nella lo- Montagna dei Cavalli, a neanche due Quel lamento investigativo, ogni emozione che lui per- vertire anche quegli altri colleghi che ro intimità per carpire informazioni sul chilometri dalla casa dove una notte Sa- cepiva apriva una nuova pista, una nuo- avevano appena visionato i filmati delle criminale più misterioso dell’isola, di veria aveva pianto. E l’ha potuta raccon- era la prova: va speranza. quattro telecamere piazzate per le stra- frugare nelle praterie dei sentimenti per tare chi c’era. Chi era là. Chi respirava Il nastro girava, girava sempre. A mez- de di Corleone. Una era davanti alla casa cercare anche il più piccolo indizio che con loro. Chi ascoltava il loro sonno. il latitante zogiorno il poliziotto prendeva la bobi- di Saveria, sempre lì da otto anni. Un’al- lo potesse aiutare a fermare il boss delle Spie luminose. Manopole. Fili. Il poli- na della notte e ascoltava «il registrato». tra era dietro al bastione che porta alla stragi e delle protezioni indicibili. Le vite ziotto arrivava ogni giorno alle sette del era ancora vivo Era sempre di più dentro di loro. Da una piazza, la terza in via del Calvario, la

Repubblica Nazionale DOMENICA 30 MAGGIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33

Parole, sospiri, silenzi: ogni dettaglio può essere un indizio Cosa mangiavano. Dove andavano. Chi incontravano Nulla è mai trapelato di quelle informazioni rubate Grazie alle quali il Padrino, dopo 43 anni, è stato preso ILLUSTRAZIONE DI GIPI quarta su un albero in mezzo alla cam- 4 marzo alla mattina dell’11 aprile del pagna. Occhi tecnologici che sostituiva- 2006. no occhi umani, che seguivano automo- La fortuna era in quel sacco della spe- bili, i movimenti di un ragazzo che non si sa che andava e veniva dalla casa dei Pro- era mai visto prima, di una donna che era La legge del paradosso venzano. Dal figlio Angelo al cugino Giu- apparsa come d’incanto. seppe Lo Bue, da Giuseppe Lo Bue a suo In un’immagine c’era Angelo che por- padre Calogero, da Calogero Lo Bue a tava un sacco della spesa. Era in fondo a Bernardo Riina, da Bernardo Riina alla GIANCARLO DE CATALDO un vicolo, ed era lì con un cugino che Montagna dei Cavalli. Un’altra teleca- prendeva quel sacco, poi il sacco passa- mera che seguiva un’altra automobile, il va nelle mani del padre del cugino e poi (segue dalla copertina) mo trasformare la società in un Grande orecchio bosco che copriva la visuale, gli uomini ancora nelle mani di un altro. Chi era orwelliano. Come la mettiamo con la privacy? E col appostati con i binocoli che da lontano quell’altro? Chi era l’ultimo uomo che on mentono i giuristi governativi quando giu- gossip, che può infangare reputazioni e distruggere spiavano chi saliva verso la Montagna prendeva la busta della spesa e poi usci- rano che si potrà continuare a intercettare ma- vite? Problema innegabile. Il gossip selettivo, mirato, dei Cavalli. va dalla vista delle telecamere? Era lo Nfiosi e terroristi. È vero. Si potrà continuare a è un’arma potentissima. Per questo gli sporcaccioni Ore 9.45 dell’11 aprile. La telecamera stesso volto che la telecamera davanti al- intercettare mafiosi e terroristi. A patto che, prima, non hanno mai esitato a servirsene. In barba a tutte le piazzata sulla collina era puntata su un la casa dei Provenzano aveva ripreso un abbiano compilato il famoso modulo. E senza menti- leggi. Come il Gene Hackman della Conversazione di casolare. C’era un uomo che cammina- paio di settimane prima, era la stessa vo- re. Sì, sono mafioso, sono terrorista. Sì, voglio di- Coppola. O gli sporchi eroi della trilogia americana di va lentamente verso una porta, sembra- ce che il poliziotto aveva ascoltato un struggere le tue città e inquinare le tue falde, voglio ri- Ellroy: il persecutore di “rossi” Edgar J. Hoover che va solo. Il poliziotto lo conosceva. Si chia- paio di mesi prima nella casa di Corleo- ciclare allegramente gli immensi profitti delle mie at- mette sotto controllo milioni di cittadini, il professio- mava Giovanni Marino, era uno che ne. «Non rilevante», aveva trascritto an- tività criminali, inondare di capitali sporchi le tue nista delle “cimici” Freddie O. che monta trame a vendeva giù in paese. L’uomo era che quella volta sui suoi quaderni. «Con- banche, insinuarmi con fiumi di cocaina nelle tue si- sfondo gay per massacrare attivisti dei diritti civili e le sempre più vicino alla porta e dava le versazione amichevole», aveva aggiun- napsi mentali. Voglio fare tutto questo e molto altro, riviste scandalistiche modello Hush Hush sempre spalle al casolare, stava lì impalato a to poi spedendo un altro pacco di inter- e te lo vengo a dire. Così tu potrai intercettarmi, di- informate su chi va a letto con chi. guardare le sue pecore. Ma le telecame- cettazioni in procura. Però il poliziotto sponendo di evidenti, ovvero gravi, indizi di reato, e Finzione, certo, ma ispirata alla vita vera. I Freddie re erano sulle sue labbra. E le sue labbra sapeva che ormai era solo questione di persino cospargermi di “cimici” il “covo”: provve- O. esistono anche da noi. Di tanto in tanto qualche in- si muovevano. Il venditore di ricotta sta- tempo: le voci, le immagini, la decifra- derò infatti personalmente a informarti di come e chiesta coraggiosa li fa affiorare. Qualche volta incap- va parlando. Fra lui e il casolare però non zione dei pizzini sequestrati in un covo, i quando, nel locale in questione, si commetterà un pano in incidenti di percorso, come una condanna ir- si vedeva nessuno. Con chi parlava? La dati raccolti sul territorio — i pedina- reato. In modo che tu possa intervenire: ovviamente, revocabile. Più spesso se la cavano per il rotto della porta improvvisamente si era aperta e menti — tutto era dentro una “scena”, con i tecnici della Scientifica e non certo con il Setti- cuffia, e dopo un modesto purgatorio tornano a infe- una mano era scivolata fuori. Una lette- tutto era lungo una via che lo stava por- mo cavalleggeri! Paradossi a parte, le intercettazioni stare la scena. Ma, attenzione: la legge che si sta di- ra, un messaggio che passava da una ma- tando a Bernardo Provenzano. Senza dei criminali conclamati sono spesso alquanto delu- scutendo non li riguarda. La legge mira a colpire le at- no all’altra. Se nel casolare c’era una ma- quelle intercettazioni non sarebbe mai denti. Gente che parla il minimo indispensabile, e in tività legali di intercettazione. Quelle illegali sono già no, nel casolare c’era anche un uomo. Il arrivato dove era arrivato. Dopo quaran- modo ambiguo. Nessun aspirante bombarolo dirà vietate, anche se si tende a dimenticarlo. Ai Freddie O. poliziotto non aveva certezze sulla sua tatré anni di latitanza, dopo notti di Na- mai: la facciamo scoppiare all’ora X del giorno Y in via di casa nostra questa legge non fa né caldo né freddo. identità, non poteva averne. Ma le voci tale e notti di San Silvestro passate nella Z. La verità è che le informazioni più preziose, ai fini Non è che una nuova casella da sbarrare nel modulo ascoltate gli dicevano che era Bernardo sala buia ad ascoltare quelle voci, ci vole- investigativi, scaturiscono spesso dalle fonti meno precompilato, tutto qui. Sei spione? Ma quando mai! Provenzano. Altri tredici lunghissimi va ancora un po’ di pazienza. Ci voleva consapevoli, da indagini sui reati minori prodromici Bene. Benvenuto in Italia. minuti, l’ultima attesa. Ore 9.58 dell’11 freddezza. Ci voleva altro genio investi- a fatti più gravi, dalla casualità. Dice: ma non possia- © RIPRODUZIONE RISERVATA aprile. L’uomo era lui, era il vecchio Ber- gativo. Ci voleva fortuna. Ci volevano an- nardo. cora trentanove giorni. Dalla mattina del © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 30 MAGGIO 2010 l’attualità

Dall’Invencible Armada alla pax siglata nel sangue dalla Us Navy contro il Giappone. Le guerre per il controllo degli oceani segnano da sempre il passaggio di epoca La prossima sfida è già in atto. E si gioca tra America e Cina FEDERICO RAMPINI NEW YORK

uando la portaerei Kitty Hawk si è vista negare il permes- so di fare scalo a Hong Kong, uno sgarbo senza prece- denti, per i vertici della U.S. Navy è stato l’inizio di un in- Qcubo: fin dove si spingerà la Cina per contrastare l’ege- monia marittima degli americani? E a Washington lo studio delle gran- di sfide navali è diventato un’ossessione. 23 AGOSTO 1884 Lepanto 7 ottobre 1571: le navi spagnole veneziane e genovesi scon- Lo Squadrone figgono la flotta dell’Impero ottomano. Settembre 1588, la Invencible d’Estremo Oriente Armada di re Filippo II fallisce l’invasione dell’Inghilterra. 23 agosto francese (13 navi) 1884, l’ammiraglio Courbet sgomina la flotta cinese a Fuzhou, assi- sconfigge la flotta curando alla Francia il controllo sul Vietnam. 7 giugno 1942, al largo cinese a Fuzhou dell’atollo di Midway, a metà strada tra le Hawaii e il Giappone, la U.S. (22 navi) Navy distrugge la flotta dell’ammiraglio Yamamoto. Che forme avrà il prossimo “appuntamento” tra due superpotenze marittime? Le grandi contese navali hanno un’importanza che supera la sfe- ra militare. Segnano i punti di passaggio, le transizioni da un’epoca a un’altra. Il controllo dei mari ha sempre avuto un’importanza strategica, economica, politica, perfino culturale. Il Mare Nostrum dei romani, la colonizzazione ispanica del Nuovo mondo, l’impe- ro della Gran Bretagna su cui non tramontava mai il sole: intere ci- viltà si sono affermate governando i flussi navali, hanno affidato ai mari comunicazioni, correnti di merci e di idee. Queste sfide sto- riche nelle epoche di transizione oggi turbano la leadership ame- 23 OTTOBRE 1944 ricana. Washington vede il suo dominio sugli oceani insidiato da Nel Golfo di Leyte un nuovo attore: l’emergente potenza navale della Cina. L’am- la Us Navy (211 navi miraglio Robert Willard, comandante delle forze Usa nel Pacifi- e 1500 aerei) co, parla di «crescente aggressività» della marina cinese in quelle sconfigge acque. Su un altro teatro, il Golfo Persico, hanno visto arrivare due na- i giapponesi (68 navi vi militari della Repubblica Popolare nel porto di Abu Dhabi: e 300 aerei) è la prima volta da cinque secoli che bastimenti armati con bandiera cinese si affacciano in quelle acque. La U.S. Navy riscopre gli studi di Sir Halford Mackinder, visionario geografo inglese che nel 1904 profetizzò un «ruolo di pivot» per la Cina come potenza marittima mondiale, grazie ai suoi 14.000 chilometri di coste. Il declino di un impero, l’ascesa del suo rivale e suc- cessore, si giocherà ancora una volta sugli oceani? Per l’ammiraglio Willard i precedenti storici offrono una mi- niera di lezioni. A Lepanto nel 1571 non si gioca solo una bat- taglia navale, con 13.000 marinai e 28.000 soldati della Lega santa contro 47.000 uomini sotto i comandi di Ali Pasha. E’ in realtà una puntata decisiva nel secolare confronto tra il mon- do cristiano e l’Islam, la battuta d’arresto nell’avanzata otto- mana verso il cuore dell’Europa. La posta in gioco è anche eco- nomica, il controllo del Mediterraneo nel traffico delle spezie. Il pendolo della storia torna a oscillare da Oriente a Occidente. Le- panto diventa un simbolo, segna l’immaginazione degli artisti del tempo: Tiziano, Tintoretto, Veronese. Lo stesso vale per la débacle del 1588 ai danni della “Grande y Felicìsima Armada” ai comandi del Duca di Medina Sidonia. La ritirata degli spagnoli non è tanto signifi- cativa sul piano militare, perché il maltempo fa più danni degli inglesi. Battaglia navale sul Pacifico

Ma segnala uno spostamento tecnologico ed economico. Così come la rista e la Gran Bretagna per il controllo dell’Asia. La posta più importan- flotta di Elisabetta I dimostra di essere la più sofisticata, l’Inghilterra di- te è il controllo delle vie marittime: il Pacifico, il Mar della Cina, l’Oceano venta la punta avanzata della modernità. Si candida a dominare l’Atlan- Indiano, fino al Golfo Persico. Su quelle rotte strategiche transitano tico, nuovo baricentro dell’economia mondiale. energia e risorse naturali contese fra i paesi ricchi dell’Occidente indu- L’America dai tempi di Franklin Roosevelt si è assunta l’eredità dell’e- strializzato, e un nuovo protagonista del decollo industriale come gemonia britannica sui mari. Gli Stati Uniti sono circondati da oceani, la Tokyo. La guerra del Pacifico dura 15 anni. Prima ancora delle bombe loro supremazia militare ha dovuto appoggiarsi in modo determinante atomiche su Hiroshima, il confronto tra l’America e lo sfidante asiatico sulla marina e l’aviazione, per proiettarsi a grandi distanze. La U.S. Navy passa attraverso un embargo petrolifero, carneficine nei combattimen- presidia tutte le rotte commerciali strategiche, l’egemonia sulle acque è ti corpo a corpo per la conquista degli arcipelaghi, la vittoria americana l’equivalente del ruolo dell’inglese come lingua franca globale, o del dol- di Midway. E poi quella che rimane tuttora la più grande battaglia nava- laro come moneta universale. le di tutti i tempi: dal 23 al 26 ottobre nel golfo di Leyte (Filippine), con la Quando Obama partirà per la sua prossima missione all’estero, a metà Terza flotta americana guidata dalle portaerei Intrepid e Cabot (260 ae- giugno, visiterà due nazioni insulari: l’Indonesia e l’Australia. Farà tap- rei), di fronte a loro un’armada di 28 navi militari e i due più grandi in- pa nell’isola di Guam, una “portaerei naturale” in mezzo al Pacifico, la crociatori mai costruiti, Yamato e Musashi. sede della più vasta base militare americana in tutto il pianeta. Per Oba- La memoria di quelle battaglie è custodita nei grandi cimiteri ameri- ma sarà un viaggio nella memoria: è il primo presidente del Pacifico, na- cani del Pacifico. Rende gli Stati Uniti iper—sensibili sul controllo di to alle Hawaii e cresciuto in Indonesia. Per l’America intera quell’itine- quelle acque. Non è un caso se Guam è la loro base più grande; se hanno rario ricorda l’ultima battaglia per il potere sui mari, ed è una ricognizio- esasperato l’opinione pubblica giapponese pur di tenere duro sulla lo- ne dei luoghi dove oggi si apre la nuova sfida. ro presenza militare a Okinawa; se mantengono 28.500 militari in Corea Vista dall’Asia e dagli Stati Uniti, quella che noi chiamiamo la Secon- del Sud. Nelle guerre terrestri hanno incassato sconfitte come in Viet- ci sono le fonti di approvvigionamento strategico, bisogna avere le can- da guerra mondiale è solo l’episodio finale di un conflitto ben più lungo: nam, ma guai se dovesse vacillare la Pax Americana sugli oceani. L’al- noniere. E lo spostamento nei rapporti di forza non richiede necessaria- “The Pacific War”, la chiamano gli storici americani. Ha inizio dieci an- larme dell’ammiraglio Willard, che definisce «drammatico» il rafforza- mente un conflitto armato. Nel 2007 l’allora capo dello U.S. Pacific Com- ni prima di Pearl Harbor, il 19 settembre 1931, con l’invasione giappo- mento in atto della marina militare cinese, è ripreso dall’esperto di stra- mand, ammiraglio Timothy Keating, ricevette una proposta—choc dai nese della Manciura. Occupando il nord della Cina l’impero del Sol le- tegia Mark Helprin del Claremont Institute: «Stati Uniti e Cina sono in cinesi: dividere il Pacifico in due sfere d’influenza. «Ci fu un’epoca — ri- vante getta la maschera e rivela le sue ambizioni. Povero di materie pri- piena rotta di collisione nel Pacifico. Molto prima di quanto potessimo corda Helprin — in cui l’America e le potenze coloniali europee aveva- me, deve garantirsi l’accesso sicuro al sud—est asiatico allora domina- aspettarci, la Cina raggiungerà con noi la parità militare». Pechino è gui- no “The China Station”, un porto di scalo con diritti speciali d’accesso to dagli anglo—olandesi, più i francesi in Indocina. L’irruzione giappo- data dalla stessa logica che ispirò prima gli inglesi, poi gli americani: do- sulle coste cinesi. La Cina finirà per avere la sua “American Station” sul- nese in Cina sconvolge il Grande Gioco che aveva opposto la Russia za- ve si espande la propria forza commerciale, industriale e politica, dove le nostre coste? Questo è l’esito logico, nella traiettoria di una potenza».

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Repubblica Nazionale DOMENICA 30 MAGGIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

29 LUGLIO 1588 La Royal Navy (200 vascelli) sconfigge al largo della Scozia l’Invencible Armada (130 vascelli)

21 OTTOBRE 1805 La Royal Navy di Horatio Nelson (35 navi) sconfigge la flotta napoleonica (40 navi) a Trafalgar

23 SETTEMBRE 48 A. C. La lega ellenica (380 navi) sconfigge la flotta dell’impero persiano (720 navi) a Salamina

LE MOSSE VINCENTI DI PECHINO

GIAMPAOLO VISETTI PECHINO La Cina non è più quella di sessant’anni fa e il suo potere marittimo lo conferma. Il fronte, per Pechino, si è spostato dal Nord siberiano al Sud del Pacifico, dalla terra alle acque, dalla di- fesa regionale dall’Urss al confronto globale con gli Usa. Nata per difendere le coste, la marina militare cinese sta completando il passaggio a superpotenza navale per acque profonde, proiettata per la prima volta nel controllo oceanico totale. Fino a dieci anni fa la flotta della Ci- na era un residuato tecnologico di Mosca. Il cambio di dimensione economica, con l’ascesa al- la guida del pianeta, ha sconvolto i vecchi equilibri. Pechino si è dotata di un’industria bellica 7 OTTOBRE 1571 avanzata e dispone oggi della terza marina militare più potente al mondo, cui riserva 78 mi- A Lepanto la Lega liardi di dollari all’anno (il doppio secondo il Pentagono): 270 mila uomini, 260 unità navali, 63 santa (212 navi) sommergibili, una nuova portaerei pronta a essere varata. Tre gli obiettivi strategici: esclude- sconfigge la flotta re gli Usa dall’area di massima espansione del secolo, ridimensionare l’influenza regionale del dell’impero ottomano Giappone, proteggere le vie marine lungo le quali esporta merci e importa energia. Per Pechi- (216 navi) no il mare aperto è il nuovo «spazio vitale». Lo dimostrano Taiwan, la penisola coreana, le 24 dispute marittime nel Sudest asiatico, la missione in Somalia e il contrasto sistematico dell’e- gemonia americana. In luglio, per la prima volta, navi militari cinesi solcheranno il Mediter- raneo e attraccheranno anche in Italia. E’ il ritorno della Cina all’antica grandezza planetaria. Con un aggiornamento: le navi non serviranno per conquistare territori, ma per garantire la prossima leadership di Pechino nei mercati finanziari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA ILLUSTRAZIONE OLYCOM PORTAEREI 11 FREGATE 30 USA CACCIATORPEDINIERI 55 SOTTOMARINI 71 PORTAEREI 1 FREGATE 51 CINA CACCIATORPEDINIERI 26 SOTTOMARINI 63

Repubblica Nazionale 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 30 MAGGIO 2010

Tra gli inizi del Novecento e la Seconda guerra mondiale un pezzo CULTURA di aristocrazia britannica si rifugiò in un angolo di Kenya circondato *dal lusso e dalla bellezza. Erano gli amici che Karen Blixen frequentava mentre scriveva “La mia Africa”. Fuggivano da debiti, scandali, amori finiti male Presto, per i loro party, vennero chiamati “il gruppo delle tre A: altitudine, alcol, adulteri” Ora un libro ridipinge quello stravagante, spregiudicato e decadente mondo a parte L’ultimo cocktail inglese bevuto all’Equatore

SANDRO VIOLA mandava avanti due grosse farms con una settantina di salariati neri. Era ella primavera del 1972, un’amministratrice esperta, capace di in Kenya, un aristocrati- fare le ore piccole nel suo studio della co italiano venne ucciso bella casa alle falde del monte Kipipiri dalla sua amante con — dove i due abitavano — per tenere i due colpi d’un fucile da conti in ordine, sbrigare la corrispon- caccia grossa. Qualcu- denza e programmare i lavori dei vari noN me ne parlò il giorno dopo il fatto, cicli agricoli. Ma col passare degli anni, mentre cenavo sulla terrazza dell’“Oy- il rapporto tra i due amanti s’era sem- ster Bay” a Dar es Salam, e l’indomani pre più sfilacciato e invelenito. Gua- ricevetti un telex dal mio giornale d’al- rienti era un courer de femmes, le sue lora, che era La Stampa, in cui mi si avventure si susseguivano, e la greca chiedeva di spostarmi in Kenya per invecchiava male. In più, il matrimo- scrivere uno o due articoli sulla vicen- nio che lui aveva molte volte promesso da. La sera stessa ero a Nairobi, girova- non era mai venuto, e i due erano alco- gando tra il bar del “Norfolk” e quello lizzati come la maggior parte dei bian- del “New Stanley”. E come m’ero chi nell’Africa di quel tempo. aspettato, nei due bar non si parlava Così, una sera di pioggia, nella farm d’altro che del delitto. di Kipipiri avvolta nelle nebbie della In sé, la storia sembrava piuttosto Rift Valley, dopo molte ore trascorse a squallida. Il conte Piero Guarienti era bere e litigare, il dramma era esploso. Il comparso in Kenya all’inizio dei Ses- conte aveva sibilato l’ennesima frase santa, lasciandosi alle spalle un matri- insultante, la greca aveva afferrato dal- monio fallito, una serie d’inconclu- la rastrelliera un fucile e gli aveva spa- denti tentativi professionali e una lun- rato nell’addome due pallottole da ga scia di debiti. Aveva trentatré anni, caccia al leopardo. Poi, ubriaca, era an- ed era quel che si dice un bell’uomo. Al data a dormire. L’indomani mattina bar del “Norfolk”, un tale che lo aveva chiamò al telefono i suoi familiari rac- conosciuto bene me lo descrisse come contando quel che era successo, e que- inetto negli affari, e così pigro da non sti avvertirono la polizia. Quattro gior- potersi alzare dal letto prima di mezzo- ni dopo un giudice kenyota che m’è re- giorno. Ma era cortese, gioviale, suo- stato nella memoria (sudatissimo e nava sulla chitarra le canzonette italia- con in testa, un po’ a sghimbescio, la ne del dopoguerra, e il titolo nobiliare parrucca bianca dei magistrati inglesi) gli facilitò l’ingresso al Muthaiga Coun- incriminò formalmente la Gramma- try Club, che negli ultimi anni dell’Im- tikas per omicidio. pero era ancora uno dei santuari del mondo coloniale inglese. Dopo poco, Guarienti conobbe una greca, Ellis Fedra Grammatikas, tren- tenne anche lei, e ne divenne l’amante. I Grammatikas costituivano un caso raro nelle correnti dell’emigrazione greca in Africa e in Asia, che era sempre stata composta da piccoli commer- cianti, locandieri, mediatori. Loro era- no invece agricoltori, e nei primi Cin- quanta, man mano che la cruenta ri- volta dei Mau Mau spingeva i residenti inglesi a lasciare il Kenya, avevano comprato a prezzi stracciati vaste pro- prietà tra la Rift Valley e il lago Naiva- sha. Con quegli acquisti, e mentre la presenza bianca s’andava rarefacen- do, i Grammatikas s’erano affacciati sulle soglie del poco che restava della society coloniale nell’East Africa. E quando si videro in casa un conte, sia pure italiano e senza un soldo, dovette- ro considerare meravigliosamente conclusa la loro scalata sociale. Senza poter fare molto conto sul suo amante (il patrizio veneto, lo abbiamo visto, preferiva dormire piuttosto che lavorare), Ellis Fedra Grammatikas

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Fu allora, occupandomi del delitto ville. Cugina di Victoria Sackville West, alcolica ed erotica nell’Happy Valley. Guarienti, che mi trovai dinanzi la leg- scrittrice non certo trascurabile ma so- L’autrice di Bolter, Frances Osborne, genda della “Valle felice”, come veniva prattutto protagonista di tempestosi rievoca sulle base di lettere e testimo- chiamata tra gli inizi del Novecento e la amori lesbici nella Londra che s’avvici- nianze lo svolgersi dei party dati dalla Seconda guerra mondiale, la Rift Val- nava alla Seconda guerra mondiale, coppia. Mentre la servitù prendeva i ley. Come chiunque bazzicasse l’East Idina era ricca, non bellissima ma mol- bagagli dalle automobili degli ospiti ap- Africa in quei primi anni della decolo- to attraente, alcolizzata, morfinoma- pena arrivati, altri camerieri giungeva- nizzazione, avevo sentito parlare mol- ne, e d’una irrequietezza sessuale che no immediatamente con i vassoi dei te volte dell’Happy Valley. Gli ultimi avrebbe confuso le idee persino a Sig- cocktail. Gli ospiti venivano quindi in- bagliori della country life inglese mund Freud. Vari scrittori e giornalisti trodotti nella grande sala da bagno del- sulle alture keniote non erano inglesi s’erano occupati negli ultimi la padrona di casa. Lì Irina continuava poi tanto lontani, e ancora trent’anni della sua vita scandalosa le sue abluzioni, poi usciva dalla vasca e emergevano dai racconti (cinque mariti, almeno un centinaio di s’avvolgeva in un peplo trasparente. A di qualche anziano resi- amanti): e un paio di mesi fa è uscito un quel punto gli amici andavano nelle lo- dente insabbiato nei libro scritto da una sua pronipote, The ro stanze a vestirsi per il pranzo, le don- bar di Nairobi. Il lusso Bolter, che ricostruisce passo a passo la ne “in lungo” e gli uomini in smoking sfrenato, gli adulteri a vicenda di Idina, con al centro gli anni (quando nei Cinquanta infuriò la rivol- catena, i tornei di polo, che trascorse nell’Happy Valley. ta dei Mau Mau, molti residenti inglesi la bellezza dei club e La Sackville si stabilì la prima volta in vennero ammazzati all’ora di pranzo, dei party nelle case con Kenya nel 1918 con il suo secondo ma- in smoking e cravatta nera). vista sul lago Naivasha, rito, Charles Gordon, lasciando i suoi A tavola si pasteggiava a whisky, per- i fiumi di alcol che scor- due figli che rivide soltanto vent’anni ché i Bordeaux arrivati a Idina da Lon- revano in quelle feste. E dopo. Restò in Africa un paio d’anni, in- dra (insieme agli ultimi libri e ai dischi quella vita coloniale era troducendo nella Valley i primi party a di jazz) avevano quasi sempre sofferto stato lo sfondo, anche se or- base di stupefacenti (morfina e cocai- il viaggio. E finito il pranzo si iniziava a mai sfocato, delabré, del delit- na che giungevano da Port Said), e con ballare. A volte, l’alcol ingerito e l’alti- to Guarienti. i cocktail che si bevevano a Londra in tudine avevano già prodotto l’eccita- L’emigrazione inglese nella Rift quel tempo: Bronx, White Lady, Gin zione necessaria a continuare il party Valley, composta in gran parte di ari- Rose, Trinity, Whisky-Sour. Ma fu al sino all’alba senza dover ricorrere alla stocratici, s’era avviata attorno alla tempo del suo terzo matrimonio con cocaina. E infine, quando il sole co- Prima guerra mondiale. Un divor- Josslyn Hay, di undici anni più giovane minciava a levarsi sulla Valley, tutti an- zio clamoroso, il crack finanziario (divenuto più tardi conte di Erroll, e più davano a letto, preferibilmente non del figlio cadetto d’un duca, una tardi ancora ucciso con un colpo di pi- nella propria stanza. storia di omosessualità maschile o stola da un marito geloso), che la loro Idina si sarebbe sposata ancora tre femminile emersa tra la Camera dei casa di Clouds sotto il monte Kipipiri volte prima di morire, nel 1955, d’un Lords e i club più esclusivi di Londra, divenne il quartier generale, o meglio il cancro all’utero. La Rift Valley si stava spingeva i protagonisti di quelle vicen- Tempio, d’ogni possibile sfrenatezza intanto spopolando a causa dei perico- de a lasciare l’Inghilterra eduardiana li connessi alla rivolta dei Mau Mau, e per rifugiarsi in Kenya. Lì — il Kenya si s’era riempita di brutti ricordi. I divor- chiamava ancora East Africa British I PROTAGONISTI zi non si contavano più. La donna che Protecorate — quasi tutti si trasforma- Sopra, Alice Silverthorne, contessa Mentre si tenta di mettere il bavaglio alla stampa, aveva rivaleggiato con la Sackville in fa- vano in agricoltori. La terra era fertile, de Janzé; a sinistra, la nobildonna rivendichiamo la libertà di essere informati. scino ed eleganza, Alice de Janzé, s’era la mano d’opera agricola e la servitù co- con il leoncino Samson. In alto, Diamo centralità ai veri protagonisti misconosciuti, affermando suicidata. Il bel Joss, secondo marito di stavano quasi niente (lord Soames ave- da sinistra, Josslyn Hay e Lady Idina Idina, era stato trovato riverso nella sua va infatti un domestico masai addetto Gordon su The Tatler. Ancora Hay Bentley con un colpo di pistola dietro soltanto a preparargli i suoi whisky e due ritratti di Idina. Immagini tratte l’orecchio, e due clamorosi processi a and soda). da The Bolter (Virago editore 2008) Londra non erano riusciti a stabilire chi I nuovi arrivati compravano gran- di Frances Osborne e Misfatto bianco lo avesse ammazzato. La stagione del- di farms nella cornice dei monti (Mondadori editore 1982) di James Fox la Valle felice era ormai conclusa. Aberdares, che giungono sino a Una sua memoria, per quanto di- duemila metri, e lì con le loro ar- infaticabile adultero della Valley. E con stante e appannata, era tuttavia rima- genterie antiche, le Rolls e le loro c’era il figlio del conte di Winchil- sta. Ricordi incerti degli ultimi testimo- Bugatti, gli ombrelli di Briggs sea, Denys Finch Hatton, amante di ni, le belle case che si vedono ancora in e le scarpe di Lobb, oltre a Karen Blixen, la scrittrice danese che lo riva al lago Naivasha, le fotografie che stuoli di servitori immortalò nel romanzo Out of Africa. stanno negli album di molte famiglie kikuyu, vivevano in Come disse Evelyn Waugh, «una co- Società Pannunzio inglesi. Ma è con il libro di Frances case non molto di- munità di stravaganti signori di cam- Osborne che possiamo meglio imma- verse da quelle della pagna inglesi trasferitisi all’Equatore». per la libertà d’informazione ginare cosa fu il “mondo a parte” del- campagna inglese. E la definizione è esatta, tenendo però [email protected] www.societapannunzio.eu l’Happy Valley. Lo smalto dell’elegan- C’erano i Delame- presente che si trattava in ogni caso za inglese, la spregiudicatezza dei co- re, i figli del conte di d’una comunità molto, molto partico- Supplemento a Critica Liberale nn. 173-174. Abbonamento 2010: l 30,00. stumi, le nevrosi, le vite spezzate. Una Enniskillen, i Soa- lare, visto che presto venne chiamata I due fascicoli l 7,00. Versamento sul c/c postale n. 11639705 intestato a delle società più straordinarie e strava- mes, gli Erskine, e Idi- «il gruppo delle tre A: altitudine, alcol, Edizioni Dedalo srl, casella postale BA/19, 70123 Bari o con carta di credito ganti del periodo tra le due guerre, la na Sackville con i suoi adulteri». all’indirizzo web: www.edizionidedalo.it/criticaliberale. cui vicenda affiora adesso nitida, come vari mariti, tra i quali Jos- Il personaggio più spettacolare di e-mail: [email protected] www.edizionidedalo.it intatta, dalle pagine di The Bolter. slyn Hay conte di Erroll, il più quel mondo fu certamente Idina Sack- © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Spade e sandali, senatori romani e schiavi liberati, ma anche cavalieri e principi senza pietà SPETTACOLI L’antichità è un copione sempre disponibile, scacciapensieri e libero da diritti. Per questo fiction e film non esitano a saccheggiarla per l’ennesima volta. Prossimamente ci attendono i Medici, Spartacus e Pompei. Sono loro i kolossal degli anni Duemila

SPARTACUS Violenza e nudità gli ingredienti della nuova PINO CORRIAS nei saloon degli spaghetti western. serie tv americana dedicata Un revival La novità è che questa volta tornano al capo della rivolta liate i bicipiti: tornano in formato multimediale: cinema, serie degli schiavi, prodotta gli Swords and Sandals, moltiplicato per televisiva, home video, merchandising, tra gli altri da Sam Raimi le spade e i sandali dalle cento come impone alti budget, coproduzioni internazio- nostre remote antichità nali. Un revival moltiplicato per cento, scolastiche: gladiatori, la globalizzazione alla maniera imposta dalla globalizza- eroi forzuti, titani, perfi- zione dei consumi e dell’immaginario, deO regine dalle lunghe ciglia, bionde dell’immaginario, comprese le quantità di sangue e di ses- principesse illanguidite dalla castità, so, come già si è visto nella serie tv Roma, cupi tiranni con grappoli d’uva bianca comprese le quantità anno 2007, ambientata negli anni di Ce- e di schiave nere. Personaggi non più sare e di Ottaviano, prodotta dagli ame- circondati da cartapesta & ronzini, co- di sangue e di sesso ricani di Hbo, ricca di amputazioni, tor- me ai tempi dei nostri Ercole e Maciste, ture, orge, più tutti gli allestimenti pos- costretti a cavalcare dalle parti del Rac- Come già si è visto sibili della sessualità binaria. Espedien- cordo anulare, bensì da campi di batta- ti necessari a illuminare le ridondanze glia di maxi standard americano, e mo- nella miniserie dello scandalo, bucare il rumore di fon- stri e sangue e dei dell’Olimpo generati do nella baraonda delle piattaforme te- POMPEI dai super computer degli Studios con “Roma” prodotta levisive, e aprirsi un varco nel labirinto Ridley e Tony Scott perfezioni 3D e velocità da playstation. dei telecomandi. stanno girando una serie Tornano, ammesso che se ne siano dalla Hbo nel 2007 Accade lo stesso nell’imminente tratta dal bestseller mai andati, per la quarta o quinta volta Spartacus, considerato “troppo forte” di Robert Harris ambientato per la tv generalista, destinato alle satel- nei giorni che precedono litari, costato 200 milioni di dollari, tre- l’eruzione del Vesuvio dici puntate tv in uscita, più altrettante già in scrittura. Ventisei ore per raccon- al tare un eroe forse esistito forse no, nar- Ritorno rato cento anni dopo la sua (probabile) crocifissione «in due righe da Plutarco» come si compiace di precisare il produt- tore della serie, Steven DeKnight, con- gratulandosi con la fantasia dei suoi sce- neggiatori. Da poco è uscito Le sabbie del tempo, prodotto da Jerry Bruckheimer, versio- ne cinematografica di The Prince of Per- sia, videogame di successo planetario. Mentre all’ultimo mercato tv di Cannes, Passato Ridley e Tony Scott con Sony hanno an- nunciato il progetto Pompei: un po’ più di una metafora sull’estinzione trauma- tica di un intero mondo. A ben guardare siamo alla seconda ondata di una stagione ricominciata non molto tempo fa con il malinconico Gladiatore interpretato da Russell Crowe — seguito dai ridondanti Troy di Wolfgang Petersen e Alexanderdi Oliver Stone — che inaugurò il millennio rivi- sitando quello stesso passato (immagi- nario) col quale esordì ai suoi albori il ci- nema d’ombre mute di Cecil B. De Mil- le con il suo I dieci comandamenti che spopolò più o meno per le stesse ragio- ni che ancora ci imprigionano: il bene contro il male, la libertà contro l’ingiu- stizia, l’amore che trionfa, eccetera. In- trecci di primissima qualità. Per di più fuori diritti, cioè gratuiti, depositati, co- me disse a suo tempo il vecchio De Mil- le, «nel primo cassetto di ogni stanza d’albergo d’America», lo scrigno narra- tivo della Holy Bible. Un vantaggio ca- pace di entusiasmare i cinematografari sempre a corto di buone storie, ma an- che ogni pubblico, vista la longevità del genere e le sue infinite variazioni. Da noi l’epopea durò un po’ meno di dieci anni e un po’ più di cento film, da THE BORGIAS Quo vadis?di Mervyn LeRoy, anno 1953, fino al di J. L. Mankiewicz, co- La miniserie sulla famiglia Cleopatra lossale di costi e di noia, tanto da porta- più pericolosa re la Mgm ai bordi del baratro, nono- del Rinascimento debutterà stante gli occhi viola di Liz Taylor. nel 2011. Protagonista Il genere si rivelò una miniera d’oro, e Jeremy Irons nel ruolo un catalogo virtualmente infinito. Da di papa Alessandro VI Le sette fatiche di Ercole, che segnò l’esor- dio dell’ex Mister Universo Steve Ree- ves, il più celebre tra tutti i maggiorati d’epoca, fino agli improbabili Maciste in questi cento anni di cinema diventa- che combattono in nome dell’indipen- contro ilvampiro, o Ursus terrore dei Kir- to nel frattempo multipla visione, a rac- denza. I soldati romani della IX Legione, ghisi. «Una fabbrica perpetua di inven- contarci i loro mondi fantastici ad alto scomparsi nelle nebbia della Britannia. zioni da infilare nel gioco combinatorio risarcimento emotivo. Mondi semplifi- Gli schiavi che diventano uomini liberi. delle trame — come ha raccontato Ste- cati e anche pasticciati: un po’ greci, un I palazzi di marmo coi bracieri e gli intri- ve Della Casa massimo esperto del pe- po’ romani, un po’ fantasy. Ripescati da ghi. Le belve. Le tuniche. La vendetta, plum all’italiana — dove tutto era infini- Concini, che ne sceneggiava mezza Omero, Tacito, Stanley Kubrick e dal no- l’onore. Più o meno l’eterno armamen- tamente riciclabile: gli eroi, le scenogra- dozzina alla volta: «Ercole è l’uomo che stro Mario Bava, capace di trasformare tario fissato ai tempi degli esordi hol- fie, i cavalli, le fiamme dell’inferno e na- risolve ogni problema con le mani, co- un asse da stiro in uno squalo. Eroi ma- lywoodiani degli anni Venti, poi passato turalmente gli attori». Cinema di massi- me ognuno di noi sogna». Sogni che non gari pagani. Ma anche pronti a una spet- per l’apogeo che si addensò sulle rive del mo divertimento popolare. Specchio di muoiono mai. Come ci svela una scena THE MEDICI tacolare conversione e a impegnarsi nostro Tevere, Anni Cinquanta e Ses- una società ancora binaria e contadina. involontaria del mitologico Kubrick, Sky coprodurrà una serie nell’inevitabile scontro di civiltà, contro santa, quando Ben Hur, Sansone e Cleo- Catalogo anche di bivi morali, l’amici- quando ai bordi della battaglia, uno dei dedicata alla famiglia i barbari che premono alle porte, giusto patra, nelle ore del dopolavoro, sorseg- zia, il tradimento, l’onore, su sfondi epi- suoi gladiatori muore e poi non visto, ri- fiorentina dei Medici per non perdersi le sollecitazioni del giavano aperitivi in via Veneto, in quel- ci e cornici melò. Con quel sovrappiù di nasce, si alza, esce di soppiatto dall’in- Prevista una prima serie tempo nostro e le non secondarie riso- la ricorrente ricreazione del cinema ita- prestazioni atletiche e sbrigative da ri- quadratura, pronto a entrare in quelle di otto puntate sulla vita nanze politiche. liano che seguì il bianco e nero del neo- sarcire, al buio, ogni privata frustrazio- dei cento o mille film a seguire.

di Cosimo e Lorenzo Ci sono i resistenti delle Termopili, realismo, e che poi avrebbe traslocato ne del pubblico. Come notò Ennio De © RIPRODUZIONE RISERVATA

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LE SAGHE Il kolossal Ben Hur Nella pagina di sinistra, I Tudor con Jonathan Rhys Meyers (Enrico VIII) e il nuovo Spartacus

Ma la Storia è tutta un’altra cosa

ALESSANDRO BARBERO

ella miniserie su Carlo Magno man- data in onda dalla Rai nel lontano N1994, l’imperatore si trovava sempre fra i piedi lo storico Eginardo, intento a pren- dere appunti per scrivere la sua biografia, ma sempre con l’aria piuttosto spaesata, come uno che non sa bene dov’è capitato. A parti- re da allora le produzioni ambientate nel passato hanno acquistato crescente visibi- lità nei palinsesti televisivi e nelle sale cine- matografiche, ma gli storici continuano, co- me Eginardo, a starsene in un angolo e a os- servare perplessi, senza che nasca un vero dialogo fra il mondo della ricerca e quello della fiction. Questa diffidenza non nasce da spocchia accademica verso un prodotto che piace al grande pubblico. Che la Storia sia innanzi- tutto un grandioso serbatoio di storie fanta- stiche, gli storici lo sanno benissimo, così co- me sanno che gli archivi non sono luoghi sonnacchiosi che puzzano di muffa, ma po- sti fra i più eccitanti del mondo, perché in quelle carte pulsa la vita di tutti coloro che hanno abitato il passato. Se di questo si ac- corge anche il grande pubblico, gli studiosi sono ben contenti: da quando sono nati, pri- ma a Roma e poi in altre città italiane, cicli di lezioni di Storia che riempiono, la domenica mattina, teatri e auditorium, non c’è mai sta- to uno storico che abbia rifiutato sdegnosa- mente l’invito ad andare a raccontare quello che sa davanti a una platea di mille persone. La perplessità nasce dal fatto che il cinema e la tv trattano la Storia come una riserva ine- sauribile di personaggi e di situazioni da ri- creare come pare a loro, infischiandosene al- tamente se quello che raccontano corri- sponda o no alla realtà. Padronissimi: ma il ri- sultato, nonostante le apparenze, non è più Storia, e quindi a chi fa questo mestiere smet- te di sembrare interessante. Perché gli stori- ci, come i giudici, si occupano di storie suc- cesse davvero; l’immenso orizzonte delle storie inventate non gli appartiene, nemme- no se quelle storie sono ambientate nel pas- sato. Non c’è affatto bisogno di essere storici per inventare storie meravigliose e calarle in secoli lontani, come dimostra Alexandre Du- mas, che di cosa fosse la Francia del Seicento non aveva la minima idea, e tuttavia ha scrit- to I tre moschettieri. La Storia, però, è qualco- s’altro: è la scommessa, arrischiata, di usare tutte le risorse dell’intelligenza e dell’imma- ginazione umana per scoprire cose che sono successe davvero. Preoccupazione di pochi, dirà qualcuno. Non è vero: il pubblico questo si aspetta. Chi esce dalla visione d’un kolossal storico, se gli si spiega che la realtà era tutta diversa, ci ri- mane malissimo, perché a lui è stato fatto credere che quella era storia. Va da sé che non si tratta di scandalizzarsi per il dettaglio ine- satto, la forma della spada o il modo di caval- care, e del resto proprio questi particolari nella fiction sono curatissimi: Russell Crowe dichiara di aver passato quattro mesi a tirare con l’arco per imparare a maneggiarlo come Robin Hood. La mistificazione nasce quan- do si stravolge, o si inventa di sana pianta, il significato o il messaggio d’una storia, e si pretende di farlo passare per la realtà storica. Dovrebbe insospettirci già il fatto che questo capita soprattutto quando si tratta di politi- ca: ecco perché non devono essere solo gli storici ad arrabbiarsi se agli spettatori d’un filmone si fa credere che Robin Hood ha in- ventato la Magna Charta, o magari che Al- berto da Giussano ha inventato la Padania. Anche se in quest’ultimo caso, a ben vedere, non manca una sorta di giustizia ideale: Al- berto da Giussano, infatti, non è mai esistito.

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Repubblica Nazionale 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 30 MAGGIO 2010 i sapori La parente più grassa della nacque Famiglie all’inizio del Novecento nelle campagne baresi, ma da allora ha conquistato mezza Italia Figlia della necessità e del riciclo gastronomico andrebbe gustata sempre freschissima E, soprattutto, a temperatura ambiente

LICIA GRANELLO

urratamon amour. Estre- ma, godereccia, ridon- dante, terapeutica. Con l’ovvia esclusione dei re- nitenti ai formaggi, im- possibile resisterle: mette Bdi buon umore solo a guardarla. Lucen- te, serica, quasi impettita finché avvolta in un nodo di foglie che la contengono come un corsetto vegetale, ma imme- diamente morbida al solo slacciarlo. Dagli occhi al palato, il passo è brevissi- mo. Se la mozzarella, sorella magra — si fa per dire — ha consistenza croccante e succulenta, la burrata rivela un cuore di panna che seduce i sensi. Come molti golosi compagni di tavo- la, la burrata è figlia della necessità e del riciclo gastronomico: gli avanzi di cre- ma di latte della produzione mattutina avvolti in una sfoglia di per assicurare qualche ora di vita alimenta- re in più. Un’invenzione nata a inizio Novecento nelle campagne a nord di Bari e trasformata rapidamente in tra- dizione nei caseifici di tutto il sud, an- che se la terra-madre Puglia mantiene il primato della qualità, a partire dalla cu- ra dell’alimentazione delle mucche, spesso arricchita con crusca e foraggi

per aggiungere sapore a sapore, nella Burratacarne come nel latte. Si dice burrata e si pensa all’estate, anche se il suo tempo vero — il tempo e le sue naturale dell’allattamento, dell’erba nuova da brucare — ondeggia tra fine inverno e primavera compiuta. Ma tant’è: i latticini freschi — mozzarelle e burrate in primis — si portano appres- so un destino bizzarro, che li vede sca- lare la classifica dell’appetito insieme al crescere delle temperature. Un vezzo alimentare che costringe i caseifici arti- gianali a inventarsi percorsi invernali alternativi, con produzioni extra di yo- gurt e formaggi. O per la serie “si fa ma sorelle non si dice”, a congelare il latte in ec- cesso, per utilizzarlo quando la doman- da di mozzarelle & affini torna a salire. Del resto, cucinare la burrata è una sor- ta di omicidio gastronomico. Perché la sorella maggiorata della mozzarella dà il suo meglio nell’inesprimibile bontà del latte crudo. Grande è la fatica dei ca- sari migliori pur di evitare la pastorizza- zione (utilizzata solo per la crema della farcitura), che molto sottrae in fatto di aromi ed elementi nutritivi in nome di un malinteso concetto di salubrità. Ta- le e tanta e la preziosità, che tutti gli scar- ti termici rischiano di offenderla, refri- gerazione compresa. Per questo an- drebbe gustata sul posto, a temperatu- ra ambiente, nel giro di un paio di gior- Tentazione hard ni. E se per cause di forza maggiore fini- sce in frigo, almeno darle tempo di scrollarsi il freddo di dosso prima di ac- comodarla nel piatto, magari in com- pagnia di zucchine crude in lamelle, ma sotto il vestito menta, extravergine e pepe bianco, co- me la offrono al “Cortiletto” di Speziale di Fasano, Bari. In caso di cottura, restituiamola alla il cuore è tenero sua terra natale. Sulla pizza — che in Pu- glia trova grandi interpreti — nei calzo- ni, come condimento delle orecchiette o in versione salsa con la lonza di maia- le selvatico di Martina Franca. Se siete nella zona di Bari, la seconda domenica di giugno Pezze di Greco ospita la festa del fico fiorone: comple- tate lo spuntino con una manciata di ta- ralli e un bicchiere di Fiano aromatico. Biscotti di mosto solo per i più magri.

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Repubblica Nazionale DOMENICA 30 MAGGIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41

Andria (Bt) Matera Battipaglia (Sa) Adagiata sui primi rilievi delle Murge, Nelle campagne tra la città dei Sassi Nella piana del Sele, al confine itinerari è zona benedetta per le produzioni e Potenza si concentra la produzione con la latina Paestum, le bufale agricole di qualità, dall’extravergine del burrino (manteca), proposto prosperano e danno latte squisito Marco Stabile ai formaggi. Qui, a inizio Novecento, spalmato su fette calde dell’eccellente da cui alcuni caseifici ricavano, è uno dei giovani i casari della Masseria Bianchini pane locale, o insieme ai saporiti salumi oltre alle meravigliose mozzarelle, cuochi idearono la burrata della tradizione lucana le burrate bufaline, profumate e gustose più appassionati DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE della nuova BIO MASSERIA LAMA DI LUNA RESIDENCE LE DODICI LUNE VILLA FORTE ristorazione Località Montegrosso Via San Giacomo 27 Via Trasimeno 20 Tel. 0883-569505 Tel. 0835-256365 Tel. 333-9191034 fiorentina Doppia da 140 euro, colazione inclusa Camera doppia da 75 euro Doppia da 60 euro, colazione inclusa Tra i suoi piatti DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE più interessanti ANTICHI SAPORI LUCANERIE IL PAPAVERO spiccano le cappesante Piazza San Isidoro 10 Via Santo Stefano 61 Corso Garibaldi 112, Eboli arrostite su passata Località Montegrosso Tel. 0835-332133 Tel. 0828-330689 Tel. 0883-569529 Chiuso lunedì Chiuso domenica sera e lunedì di ceci rosa, Chiuso domenica, menù da 25 euro menù da 30 euro menù da 40 euro lardo di Colonnata e burrata di Andria DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE AZIENDA BIOAGRICOLA QUERCETA CASEIFICIO BENEVENTO FATTORIA DEL CASARO Strada Comunale Salita dell’Uomo 1 Via Lucana 16 Via Licinella 5 Putignano Località Tricarico Località Uliveto Tel. 080-4057503 Tel. 0835-724460 Tel. 0828-722704 Le varietà

Classica Burrino Mignon Stracciatella Lucente e golosa, ottenuta da latte Nato per conservare il burro Regina del finger food, la versione Consiste della stessa pasta filata vaccino (ma anche di bufala), è una pasta filata di latte di bufala, prêt-à-manger della burrata, grande dell’involucro, però stracciata addizionato con caglio di vitello, simile alla burrata, che racchiude quanto una nespola, si consuma a mano, amalgamata con crema è una sacca di pasta filata, un cuore di burro, ottenuto in un sol boccone, appoggiata di siero e legata con un nastrino dai trecento grammi a un chilo centrifugando il residuo su un crostino di pane casareccio di paglia. Si vende anche di peso, con un cuore di stracciatella di lavorazione della pasta filata Richiede assoluta freschezza da sola in vaschetta Le ricette

Lasagne di verdure Pizza Crostino alle acciughe Caprese Grazie a dolcezza e consistenza Malgrado i cultori della margherita Su una fetta di pane rustico, La versione più sensuale grassosa, la burrata — disseminata classica ammettano solo l’uso si appoggiano una piccola dose e godereccia della tradizionalissima di cubetti di verdure —sostituisce del fiordilatte (o al massimo di burrata e un paio di alici mozzarella-pomodoro&basilico sia la besciamella sia il ragù di carne della mozzarella di bufala), piace conservate. Breve passaggio in forno riesce davvero irresistibile a patto nelle preparazioni vegetariane, moltissimo la burrata adagiata per rendere il pane ben croccante di ridurre la quota di formaggio a partire dalle paste “verdi” sulla pizza e infornata qualche istante e far risaltare il dolce-salato e di evitare il giro di extravergine Le piccole eresie dei formaggi simil-latte CORRADO BARBERIS vviene nella repubblica dei formaggi quello che spesso av- per essere gustato al meglio, ha bisogno di pane e di vino, ossia degli viene nella repubblica dei politici: dove coloro che si sentono altri? È una presunzione di autosufficienza, di assolutezza che scon- Amessi un po’ allo scarto dal procedere delle cose proclamano fina in orgoglio luciferino. Lo sapeva bene lo scià di Persia, Reza Pah- la necessità di «tornare alle origini», cioè a quando godevano di una l’appuntamento levi, il marito dell’incantevole Soraya, quando mandava un aereo maggiore influenza. Nella repubblica dei formaggi le ripicche di Rendez-vous imperdibile apposta da Teheran all’aeroporto di Bari da cui un’auto partiva ve- questo genere sono ovviamente inesistenti, ma il mito del ritorno al- per gli amanti di burrate locissima in direzione di Andria e di quella masseria Bianchini- le origini permane, avvolto in quello dei sapori primitivi, di quel lat- e mozzarelle a Eboli, Chieppa che dal 1920 aveva messo di moda le burrate: sottilissimi in- te materno che le fermentazioni, le stagionature e persino le sala- dove oggi comincia volucri di pasta filata ripieni di lucini, ossia di altri sfilacci di mozza- gioni tendono a snaturare. Particolare interessante: il formaggio che la terza edizione rella nuotanti nella panna, richiusi all’apice da uno stelo di asfode- sa di mamma, ossia di latte, è generalmente poco sensibile agli ac- di “La grande bufala”, lo, evocatore non solo della corona ma dei verdi occhi della princi- coppiamenti, si tratti del vino o persino dello stesso pane. Puro è il quattro giorni di cene, pessa. latte della mamma e anche il formaggio che ne deriva va gustato sen- degustazioni, laboratori Vada per la stracciatella di bufala, pasta filata bianca a strati so- za contaminazioni. Chi ha mai concesso più di un grissino a una bel- didattici per grandi vrapposti, con un tenore grasso del quarantacinque per cento. Ma chi la fettona di mozzarella o più di una crescentina a una cucchiaiata di e piccini. Cinque le aree respingerà le allusioni di un raviggiolo tremolante su un piatto, come ricotta? E chi mai penserebbe a un accompagnamento enologico, se dedicate: latticini, carne, un budino in attesa della mano? Da un siffatto piacere eretico/eroti- non forse a qualche spumante? Ogni altro accostamento turbereb- pizze, gelati, con i migliori co non sono immuni nemmeno quei poveri allevatori della Sila o del- be il rispetto dovuto alla maternità. chef campani impegnati le Murge che, rispettivamente creando il burrino o la manteca, han- Un leggero filone ereticale pervade dunque i formaggi simil-latte, a tradurre in ghiottonerie no inventato — con un anticipo di almeno due secoli — il concetto di specie quelli di più piccole dimensioni anche economiche. Mozza- le grandi materie prime sottovuoto. Perché fa proprio da sottovuoto il leggero strato di cacio- relle e ricotte sono ortodosse per virtù stessa della loro grande mas- regionali cavallo steso attorno alla pallina di burro che vi si rannicchia dentro sa. Ma i piccoli filoni delle burrate, dei raviggioli, delle giuncate, dei come un bambino nella culla. Anzi, nell’alvo materno, in attesa di es- burrini o delle manteche, per tacere del , come non av- serne estratto dopo alcuni mesi. Ah, il latte di mamma... vertire nella loro squisitezza una presa di distanza da tutto ciò che, © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 30 MAGGIO 2010 le tendenze Reggiseno tinta unita e slip fantasia. O viceversa Prova costume La vacanza 2010 è all’insegna della fantasia, e il due pezzi si reinventa secondo il gusto

ARENA FIORUCCI ERES COLMAR Per chi vuole nuotare senza pensieri È la moda dell’estate 2010: Impeccabile per stile e fantasia Fantasia hawaiana per il bikini c’è l’olimpionico sportivo di Arena il reggiseno con una fantasia diversa Ecco il costume Eres con sagoma coloratissimo Colmar. Un costume Sfondo con disegni viola e fucsia dello slip. Baby Angel by Elio Fiorucci impero e scollatura quadrata perfetto per prendere il sole

LOVABLE CALZEDONIA GOLDEN LADY PAUL & SHARK Classico il bikini fiorato di Lovable Intero sì, ma solo in apparenza Fantasia cravatta per il due pezzi Mille righe per il costume Con fantasia delicata. È perfetto È nero carbone e lascia i fianchi bianco rosso e blu di Golden Lady alla marinara di Paul & Shark per far risaltare l’abbronzatura totalmente scoperti Adatto alle carnagioni più chiare Un modello da velista. E non solo

TRIUMPH BENETTON YAMAMAY MISS BIKINI Ricorda i costumi anni Trenta l’intero Colore chic & choc: viola, e laccetti Fascino retrò per il coordinato Piccolo e sfizioso il costume di Triumph nero bordato grigio perla laterali, per il minibikini di Benetton Yamamay: sopra triangolo in pizzo di Miss Bikini. Ideale per un fisico Un modello per qualsiasi fisico ed età Piacerà alle giovanissime e sotto calzoncino fantasia Vichy sportivo e la pelle già dorata dal sole

anchequest’anno è arriva- tava il bikini. Il modello di Reard, nella di una fascia, donano in spiaggia quella to. Gioie e dolori del primo storia, segue a ruota l’atomé di Jacques grazia casta che piacerà alle più discre- caldo. Davanti alle ingene- Heim, ribattezzato così proprio a causa te. Per quanto riguarda lo slip c’è di tut- Estate fai-da-te rose luci al neon di qualche delle ridotte dimensioni e pubblicizza- to: la micromutandina con laccetti o, in boutique o grande magaz- to come il costume da bagno più picco- alternativa, il calzoncino che sfiora zino, ecco il momento del- lo al mondo. Il bikini sembrava, ai ben- l’ombelico. In casi estremi, con un cer- laE “prova costume”. Di fronte al verdet- pensanti e non solo, un eccesso assolu- to gusto retrò, anche gonnellini ornati to dello specchio ogni donna, dai quin- to. La spregiudicatezza in terra. Nel di piccole balze. dici ai settanta, si organizza come può. 1951, addirittura, fu proibito all’elezio- Ma, spesso, bikini e monopezzi di- il bikini è “mix” C’è chi tenta di coprire la pancetta con ne di Miss mondo. Ma da allora, tutto è ventano quasi dei vestiti da sera. Da ve- un monopezzo o di sostenere il seno cambiato. Icone come Brigitte Bardot e ra diva. Raffinati couture con tanto di IRENE MARIA SCALISE grazie a miracolose imbottiture. Strata- Ursula Andress lo hanno reso un sogno drappeggi, cristalli, pietre e inserti pre- gemmi che sembrano la sola soluzione. accessibile. Poi è arrivato il tanga. E poi ziosi. Sono rigorosamente neri e sem- E intanto le firme del fashion, incuranti ancora il trikini. brano rubati dal guardaroba delle star dei crucci femminili, si esibiscono in Quest’anno la parola d’ordine pare degli anni Cinquanta, come Grace Kel- modelli sempre più audaci. sia Mixkini. O mismatched bikini. Che, ly e Audrey Hepburn, che li sfoggiavano S’intravede dunque, aspettando l’e- tradotto, vuol dire fantasia negli abbi- con fiera eleganza a bordo piscina di state, un momento difficile per l’altra namenti. Sembra tramontare, insom- qualche villa da sogno. E il fascino è ta- metà del cielo. Ma in fondo liberatorio. ma, l’obbligo del sopra che va d’accor- le che, la moda, suggerisce d’indossarli Superati i primi pudori, c’è il piacere di do con il sotto in favore di un creativo fai anche in città. Magari sotto una camicia abbandonare vestiti come corazze. E di da te. Il reggiseno è un triangolino bian- trasparente o una giacca senza bottoni. TEZENIS sostituirli con quel piccolo, medio, a co e lo slip rosso fuoco? Pazienza. Anzi Abbandonando il classico total black le Monocolore volte piccolissimo, fazzoletto di stoffa: meglio. Certo bisogna avere parecchio fantasie che più vedremo sulle spiagge e anello marinaro il costume da bagno. La moda del 2010 gusto per non cadere nel ridicolo. Sem- sono quelle marinare, le esotiche d’i- per il bikini a fascia alta sembra autorizzare ogni scelta. Ne è pre giocando al mix degli stili, un ruolo spirazione afro, e le stampe (intramon- proposto da Tezenis passato di tempo da quando il sarto di tutto rispetto tocca ai top bandeau. tabili) floreali.

Per un look classico francese Louis Reard, nel 1946, inven- Alti, altissimi, o appena poco più spessi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 30 MAGGIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43

Le ultime regole della moda offrono nuove possibilità anche a coulotte e pantaloncini Protagonisti non solo al mare ma in città

L’oro mondiale Alessia Filippi “L’intero? VERDISSIMA Un costume optical di Verdissima La fantasia bicolore è completata Solo in gara” da ganci sul davanti e laterali a cominciatoa nuotare a tre anni e, da allora, il costume non se lo è Hmai tolto. Una seconda pelle che, in spiaggia, diventa immediatamente un «vestito da vacanza». Alessia Filippi, classe 1987, argento Olimpico a Pechi- no 2008, medaglia d’oro ai Mondiali di nuoto del 2009: una ragazza che in biki- ni è perfettamente a suo agio. Ma rassi- cura le donne: «Il corpo perfetto non esi- ste». Qual è il rapporto con il costume da bagno, per una nuotatrice che lo indos- sa per tante ore al giorno? «Quando sento la parola costume da bagno la fantasia vola a quello da mare che per me, che vivo in piscina, è spetta- colare. Quello da allenamento, invece, è veramente una seconda pelle». Quanto cambia il tuo rapporto con il costume, quando lo indossi in spiag- gia? «Tantissimo, appena lo metto mi sento già in ferie ed inizia la vacanza mentale. Termina il suo ruolo di “abito da lavoro” che devo indossare per quat- tro ore al giorno». Quest’anno c'è un grande ritorno dell’intero. Come ti trovi con il mono- pezzo da spiaggia? «Preferisco il due pezzi. Sia perché fa- vorisce una maggiore abbronzatura e anche per mostrare un po’ di più il fisi- co!». A proposito di mostrare il fisico, per la maggior parte delle donne la prova costume è un “trauma”. Come la vivo- no le nuotatrici? «Per fortuna non abbiamo nessun problema, ma anche se ci fosse le don- ne non dovrebbero sentirsi a disagio. So che sembra facile detto da me, però. Ba- sta fare costantemente attività fisica du- rante l’anno per non arrivare appesan- tite all’estate. E poi conviene rassegnar- si: la donna perfetta non esiste». Sempre più il mondo del fashion propone nuove forme di bikini, trikini, monopezzi. Tu cosa preferisci? «Non sono una ragazza che “sfila” in spiaggia quindi un bikini è perfetto per me, magari gioco sui colori ma non sui modelli». (i.m.s.)

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Repubblica Nazionale 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 30 MAGGIO 2010 l’incontro Avanguardisti I genitori lo volevano uomo d’affari Non li ha ascoltati e oggi è il più grande coreografo vivente. Teenager a New York, ballava il rock con il frigo Poi da adulto, in Germania, William Forsythe ha sempre fatto di testa sua, contaminando recitazione e danza: “Amo espandere le possibilità”. A giorni la Biennale di Venezia lo premierà con il Leone d’Oro alla carriera. E lui, scatenato sessantenne, si domanda: “Vorrà dire che sono vecchio?”

LEONETTA BENTIVOGLIO nee di splendore metallico, gesti che Billy s’iscrive in Florida, alla Jackson- in modo irrimediabile. Se si lavora con il grovigliati, nata dal dolore per la malat- paiono strategie luminose disegnate al ville University, «con indirizzo in storia materiale classico bisogna prenderlo di tia mortale di sua moglie, di cui si legge etti una sera di qual- computer con velocità assillante. Bal- dell’arte, e dato che la persona con cui petto e rivoluzionarlo, altrimenti gli il resoconto nel testo proiettato) a The che estate fa, durante lando i suoi corpi lanciano azzardi, fil- all’epoca dividevo l’appartamento stu- spettacoli somiglieranno a imitazioni a Fact of Matter/Choreographic Object, il festival teatrale di trano la rabbia in dimensioni siderali, diava balletto classico, un giorno volli buon mercato di mobili antichi». È con- ospitata sempre a Venezia, l’anno scor- Avignone, nella Cor- spingono i movimenti al limite estremo assistere a una sua lezione. Trovai subi- vinto che nell’arte, nella sua come in tut- so, stavolta nella sezione arti visive delle te d’Onore del Palaz- del possibile, giocano tra di loro una to la faccenda terribilmente intriguing, te le arti, «la presenza della storia preme, Biennale. zo dei Papi. Al centro partita implicitamente rock scandita da davvero eccitante. Mi tuffai nella danza respira, si muove, ci avvolge come l’aria, «Non sapevo che esistesse un Leone Mdella scena una ballerina sinuosa e per- acrobazie e da sfide alle vertigini, assu- classica e vinsi presto una borsa di stu- e a questo patrimonio si può ricorrere d’oro per la danza», confessa, «e mi chie- fettamente ammaliante traccia segni mono il fattore-rischio come motore dio per andare a perfezionarmi a New pur sviluppando in pieno la propria li- do se il fatto di ricevere un premio così circolari con le braccia: ripetitivi, vorti- della propria danza. L’effetto è magico e York, dove poco tempo dopo venni in- bertà espressiva. Per me, che lavoro da monumentale corrisponda a un sinto- cosi, a mulinello, e intanto è immobile crudele, come il sogno di cadere nel gaggiato come ballerino nella compa- sempre con la danza, sono colme d’in- mo ineluttabile di vecchiaia». Difficile con il resto del corpo. A un tratto prende buio. gnia del Joffrey Ballet. I miei genitori era- teresse le tracce genetiche della storia considerare quest’ipotesi, davanti alla a gridare. In modo secco, insistito, as- Forse la danza inventata da Forsythe no disperati, perché mi avrebbero volu- che ogni ballerino ha assorbito nel pro- sua perenne frenesia di cambiamenti: sassino, che spezza il fiato e sembra che è ansia in forma di bellezza. E la bellezza to uomo d’affari. Avrei compreso benis- prio corpo. Per questo le inseguo, le me- uscito dalla poderosa ed eccezional- non riesca a esaurirsi. Il pubblico, alcu- da cui attinge per la sua operazione è il simo questa loro reazione in seguito, dito e le analizzo insieme a loro, duran- mente significativa impresa del Balletto ne migliaia di persone, s’agita prima con balletto classico, proprio (paradossal- quando sarei diventato a mia volta geni- te lunghe sedute d’improvvisazione, e a di Francoforte nel 2004, Billy ha forma- blando nervosismo, poi monta un cre- mente) l’antica arte sulle punte. Ma ri- tore. Perché se uno dei miei tre figli (og- partire dai temi e dalle domande che to in Germania una troupe agile e indi- scendo d’inquietudine. Qualche spet- generata dall’interno, addensata da im- gi sono diventato persino nonno) aves- propongo. È da questi laboratori che si pendente, The Forsythe Company, so- tatore comincia a gridare. Diventa un peti e furori nuovi, scardinata per esse- se voluto fare l’agente di cambio io non sviluppano tutti i miei pezzi». stenuta dall’intesa tra due regioni, Hes- contagio, un male collettivo. Nessuno si re messa alla prova come un nitido in- glielo avrei impedito, ma certo sarebbe Nato a New York nel 1949 e stabilitosi se e Sassonia, «che ci danno le sovven- alza e se ne va. Si rimane lì e si grida. Per- granaggio depurato dalle svenevolezze stato un brutto colpo per me». dagli anni Settanta in Germania, dove zioni», e da due città, Dresda e Fran- ché quell’incantevole figura persa nel e dai languori del balletto romantico: Sostiene ancora Forsythe, per ritor- dall’84 al 2004 ha diretto il Balletto di coforte, «che provvedono ai teatri e agli nero divorante della scena, quell’invisi- «Rinnovare, per me, significa immette- nare al territorio della danza classica, Francoforte, compagnia per la quale ha spazi, spesso inusuali e alternativi, dove bile massa di violenza che la sta strito- re un’altra energia nelle medesime che «il vocabolario non dev’essere con- realizzato la maggior parte delle sue posso sperimentare e fare creazioni non lando, quell’urlo esatto e senza alcun ri- strutture», spiega questo glorioso giova- fuso con lo stile: il primo ha una grande opere, un repertorio vasto e strepitoso, i convenzionali. Come il Bockenheimer medio sanno comunicarci, con un po- notto sessantenne, oggi il massimo vitalità, mentre il secondo è invecchiato cui titoli viaggiano nei teatri più presti- Depot, ex deposito di tram a Francofor- tere di sintesi lancinante, le perversioni campione della danza dopo la scom- giosi del mondo (la Scala presenterà te, città in cui non ho mai smesso di abi- di un tempo metropolitano e occiden- parsa di giganti quali Merce Cunnin- uno spettacolo tutto di coreografie For- tare, senza la minima nostalgia per gli tale fitto di coazioni a ripetere. gham e Pina Bausch. «La danza classico- Michael Jackson sythe nel prossimo settembre), Billy, fi- Stati Uniti, dove mi considerano un ar- Non tutto, nelle creazioni del coreo- accademica nacque secoli fa come cele- sicamente, sembra uscire da un film tista completamente europeo». È curio- grafo americano William Forsythe, pos- brazione istituzionale. Ora quest’esi- mi estasiava americano anni Cinquanta: corpo di- so di You Tube, legge molta poesia, ama siede altrettanta perfidia; ma tutto con- genza non esiste più, e quella tradizione noccolato, capelli a spazzola, broncio la matematica, la filosofia e l’architettu- tiene un livello d’ansia dal quale è arduo adottata di per sé, come cultura ferma, per la sua attenzione dispettoso. Sarà fantastico vedere pro- ra. Ma anche la completezza di Michael non restare profondamente coinvolti. È non ha più alcun senso. Ma il vocabola- prio lui, così sfrontato e irriverente, riti- Jackson («mi estasiava la maniacalità un’ansia lucida, artefatta, come smalta- rio in quanto tale resta straordinaria- ai dettagli. Di Barbra rare il 5 giugno, sulla scena del Piccolo della sua attenzione ai dettagli») e il mo- ta. Ricostruita nella prospettiva di un mente fertile, aperto, ricco e in grado di Arsenale, il Leone d’oro alla carriera con do in cui canta Barbra Streisand, «di cui

fulgido rigore estetico. Le coreografie di farsi utilizzare all’infinito. E a me piace Streisand mi piace cui la Biennale di Venezia lo incorona non mi piacciono le canzoni, ma la ma-

“Billy the Big” (definizione coniata dal- espanderne le possibilità». genio e caposcuola, onorandolo di tale niera in cui sa usarle musicalmente». la stampa internazionale di fine Nove- Come ha conosciuto quella strana se- come riesce a usare riconoscimento in quanto artefice di Dice che la sua danza vive di «storie per- cento, quando il fenomeno Forsythe duzione verticale che è il balletto? «L’ho le sue canzoni «progetti che rappresentano svolte con- sonali che corrono dentro la Storia». esplose tra Germania e Francia) sono li- scoperta da ragazzo, ma era da sempre tinue e che varcano le soglie del teatro © RIPRODUZIONE RISERVATA che ballavo. Non è che si comincia a per investire altre discipline, riaffer- danzare. O si danza o non si danza. O sei mando il ruolo della danza nello svilup-

ballerino oppure non lo sei. Io ballo da po dell’arte contemporanea», recita la quando avevo tre anni o anche da pri- motivazione del premio. Billy in effetti è ma. Ero teenager e adoravo Fred Astai- un avanguardista scatenato che può in- re, ma anche musical come West Side trodurre testi recitati nel tessuto delle Story. Mi piacevano da matti il rock’n’- danze, che assembla e ricompone paro- roll e tutti i balli da discoteca, pur essen- le e oggetti intrecciandoli ad ardite ‘ do un pessimo sportivo. Però ballare era esplorazioni gestuali, e che (soprattutto ‘ diverso, era my thing. Ballavo non solo nella fase più recente del suo lavoro) in- per non sentirmi un rammollito e per daga i meccanismi interni del fare dan- socializzare: ballavo perché ero quanto za per demistificarne il processo, chiari- mi sentivo di fare, e in cucina danzavo re i principi della costruzione coreogra- spesso con il frigorifero, mi sfogavo an- fica, interrogare il rapporto tra la danza che così. Avevo un’ottima coordinazio- e lo spazio in cui avviene spezzando o ne orecchio-corpo, dote fondamentale oscurando la visibilità dei movimenti per la danza, e un buon istinto per l’o- con filmati o sipari che calano repentini rientamento nello spazio. In realtà cre- dall’alto. È anche autore di installazioni do di aver deciso che sarei diventato un audaci e intensamente “performative”, danzatore professionista a quindici an- che oggi considera importanti come i ni, però dovevo finire il liceo e andare al- suoi balletti, da You Made Me a Monster, l’università, il che era irrinunciabile dal portata anche alla Biennale Danza di punto di vista di mio padre, pubblicita- Venezia nel 2005 (feroce nella sua “mo- rio e business man newyorchese». struosità” di corpi reattivi e ammassi ag- FOTO AFP ‘‘ Repubblica Nazionale