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20/12/2010 : Notizie del mese Affari Italiani ● Come accedere all'assegno di disoccupazione Inps (Online)

Corriere ● Pensioni Un (altro) mini scatto Economia

Corriere Economia ● Pensioni Un (altro) mini scatto Online

Gazzetta del Mezzogiorno. ● Molti a rischio bassa pensione it, La

Giornale di ● Fondi Pensione, la soluzione delle banche di credito Cantù cooperativo

Giornale di ● Aureo Gestioni@ Il futuro delle nostre pensioni è Sondrio molto incerto, è ora di pensare a un fondo

● Si apre la prima finestra per il 2011, Epaca mette i suoi uffici a disposizione

ItaliaOggi7 ● Badanti e badati, alchimia Inps

● Fondi pensione al test di fine anno

● Il fisco è soft sulle pensioni di scorta

● La pensione per il lavoro part-time

● Soggetto dichiarato assente

Liberazione ● Bankitalia: 15% delle pensioni sarà insufficiente

Milano ● Italiani formiche, servirà per la pensione

Finanza ● Italiani, strane formiche

● La strada per arrivare al fondo giusto passa dalla consulenza

● Più robusti in tre mosse

● Quel fondo vale tre tfr Piccolo di ● slovenia, sale l'età della pensione: tutti a 65 anni Trieste, Il

Provincia di ● È allarme per le pensioni del futuro «A rischio il Como, La tenore di vita di molti»

Sole 24 Ore, ● Quelle tentazioni insane sui risparmi

Il ● Rischio pensioni al 60 per cento dello stipendio

● Spagna in piazza contro i tagli

Sole 24 Ore, Il (Del ● Sulla pensione integrativa la tassazione è ridotta Lunedi)

Sole 24 Ore, ● Perseo al via per addetti di enti locali e sanità

Il (Plus) ● Perseo al via per addetti di enti locali e sanità

● Stop a strutturati e prodotti «strani» Occhio ai conflitti di interesse e alle competenze«Casse, investite in modo semplice»«Enti pensione? Più responsabilità»LETTERAObama e aziend

● «Casse, investite in modo semplice»

● «Enti pensione? Più responsabilità»

Tuttosport ● Pensioni d'invalidità, una su tre è riscossa in Online Campania, Puglia o Sicilia

21/12/2010 : Notizie del mese

Alto Adige ● riconoscimento per laborfonds

ASSINEWS. ● Tariffe minime e welfare I due tavoli dei professionisti it L'assegno previdenziale al 25%per i giovani L'agenda del 2011

Corriere ● Contributo al 5% Revisione a metà strada della Sera

Corriere ● Pensioni Un (altro) mini scatto Economia Gazzettino, Il ● Un fondo pensione per 38mila dipendenti (Pordenone)

Giornale di ● Pensioni dal futuro incerto? C'è un fondo su misura Monza per voi

Giorno, Il ● Conto alla rovescia per il 2011

(Milano) ● Ripensamento sul riscatto Ho presentato all'INPS una domanda di riscatto per contributi ...

Italia Oggi ● Doppia imposizione da superare

● E rimanere sarà più difficile

● Pensioni, solidarietà necessaria

● Si apre la finestra per la pensione

● Tre dilemmi per i futuri pensionati

Piccolo di ● pensioni, la spagna aumenta l'età Trieste, Il

Soldionline ● Quel fondo vale tre tfr (Milano Finanza)

Sole 24 ● Tremonti ter ai supplementari Ore, Il

22/12/2010 : Notizie del mese

Cinco Dìas ● El Pacto de Toledo censura la congelación de las pensiones con el aval del PSOE

Corriere ● Benefici per i lavoratori delle aree svantaggiate Adriatico

Italia Oggi ● Casse di previdenza Stretta sui controlli

Pais, El ● El Constitucional reduce el control sindical de los planes de pensiones

Piccolo di ● la regione lavora al fondo pensioni aperto a tutti i Trieste, Il cittadini Provincia ● Previdenza Pensione anzianità: davvero non c'è più di Como, La l'opzione donna?

Thestar. ● Public option best strategy to buttress pension com system

23/12/2010 : Notizie del mese ASSINEWS. ● Integrativa al decollo per sanità ed enti locali it

Gazzetta ● Previdenza integrativa estesa anche a Enti Locali e del Sud Sanità

Italia Oggi ● Integrativa al decollo per sanità ed enti locali

New York ● Alabama Town's Failed Pension Is a Warning Times

Sole 24 Ore ● Quando la previdenza non è un'affare solo per vecchi Online, Il

Sole 24 ● Enti locali e sanità: via al fondo Perseo

Ore, Il ● La vita si allunga: un fondo pensione per ciascuno di noi

24/12/2010 : Notizie del mese

Corriere ● Ultimi ritocchi al nuovo ente socio-economico Agenzia Asse, via a gennaio Theiner: ottimizzare i fondi

Daily ● Pension records mismatched / 1 million believed Yomiuri, affected by different data online and in ledgers The

Provincia di Sondrio, ● Pensioni, finestra a gennaio La

27/12/2010 : Notizie del mese Corriere ● L'assegno di previdenza? Arriverà un anno più tardi

della Sera ● Pensioni, le novità da gennaio

Daily ● Pension records mismatched / 1 million believed Yomiuri, affected by different data online and in ledgers The

Messaggero, ● ROMA Il 2011 sarà un anno denso di novità Il previdenziali. Allo scalino per le pensioni di ...

● ROMA Sarà dell'1,4 per cento l'incremento di tutte le pensioni a partire dal prossim...

Pais, El ● Zapatero y sindicatos se dan 15 días para buscar pactos en pensiones y reforma laboral

Sole 24 ● Arriva lo sconto Irpef per i rientri dei «cervelli» Ore, Il

Sole 24 ● Consumi, bonus, hi-tech: il 2011 parte all'insegna del Ore, Il (Del risparmio energetico Lunedi)

28/12/2010 : Notizie del mese Giorno, Il ● Integrazione al minimo, sale il tetto (Milano)

Italia Oggi ● Casse, una nuova tegola è in arrivo (Lavoro e ● Il Tfr a conguaglio entro marzo Previdenza)

Messaggero, ● FAMIGLIE ricche e occupazione in calo. Un quadro Il contrastato in un'epoca difficile è ci...

Sole 24 ● Il Tfr extra ricco paga una quota di solidarietà Ore, Il Sole 24 ● LONGEVITY RISKDanesi prudenti

Ore, Il ● Perseo al via per addetti di enti locali e sanità

(Plus) ● Previmoda consiglia

● Stop a strutturati e prodotti «strani» Occhio ai conflitti di interesse e alle competenze«Casse, investite in modo semplice»«Enti pensione? Più responsabilità»LETTERAObama e aziend

● «Casse, investite in modo semplice»

29/12/2010 : Notizie del mese

Avvenire ● Assegni 2011, salgono gli interessi

Italia Oggi (Lavoro e ● Costo del lavoro, crescita modesta Previdenza)

Repubblica, ● "marchionne come valletta vuole superare l'ostacolo La fiom" - paolo griseri

● statali, salasso sugli stipendi il blocco peserà fino al 2013

Sole 24 Ore ● Napolitano taglia gli stipendi più alti, blocca gli scatti Online, Il d'anzianità e riforma le pensioni del Quirinale

● Sulla rappresentanza i sindacati ripartono dal patto del 2008

Sole 24 ● Il Colle taglia gli stipendi superiori ai 90mila euro

Ore, Il ● Le donne del pubblico lavoreranno fino a 61 anni

● Sulla rappresentanza i sindacati ripartono dal patto del 2008

● Taglio triplo per le pensioni del 2011

30/12/2010 : Notizie del mese

Alto Adige ● la cgil: a gennaio stangata su pensionati e famiglie

ASSINEWS. ● Rc auto, stangata del 10% sugli assicurati migliori it Daily Yomiuri, ● Don't cut state-funded portion of pension system The

Gazzetta di ● Anziani, l'Inpdap premia il Comune: fondi per un Parma, La milione

Italia Oggi ● Aggiornate le pensioni nel pubblico

● Cisal: previdenza da rivedere

● I politici si interrogano sul futuro delle casse dei professionisti

Messaggero ● le regole dal 2011 per la pensione Veneto, Il

Riviera24.it ● PSI Liguria: dal 2011 pensione sempre più lontana e difficile

Sole 24 ● Opzioni al test di convenienza

Ore, Il ● Piano Isvap per tagliare l'Rc auto

● Se la stangata arriva alla vigilia dell'anzianità

● Vuoi la pensione? Paga con il Tfr

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Affari Italiani (Online) Data: 20/12/2010 "Come accedere all'assegno di disoccupazione Inps"

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Tasse & Pensioni A cura dello studio fiscale tributario e del lavoro Massimiliano Casto

Tasse&Pensioni/ Accedere alla disoccupazione Inps. Ecco come

Sabato 18.12.2010 09:00

Nuova puntata su Affaritaliani.it della rubrica "Tasse&Pensioni", uno spazio a cura dello studio fiscale tributario e del lavoro Massimiliano Casto che risponderà a tutti i vostri quesiti in materia di fisco e previdenza.

Per orientarsi nel difficile mondo della burocrazia e delle leggi scrivete a: [email protected]

Quesito Sono una disabile di 59 anni. Ho fatto la domanda per avere la certificazione necessaria per ottenere i benefici delle legge 104 ma a distanza di due mesi e mezzo non mi hanno ancora convocata. L'unica persona che si prende cura di me è mia figlia ma non le concedono i permessi perché le chiedono l'attestazione rilasciata dall'ASL. Volevo chiedere se per i permessi di lavoro di mia figlia è proprio necessario avere la certificazione oppure potrebbe usufruirne presentando una autocertificazione? Paola Guidini - Lecce

Risposta Gentile signora, utilizzo il suo quesito per rispondere a tanti lettori che mi chiedono pareri e chiarimenti sulla legge 104/92 in considerazione anche del fatto che esiste una certa disinformazione su questa tematica. La legge 104 del 1992 è la legge-quadro riguardante l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, ed in essa vengono individuati i soggetti aventi diritto al riconoscimento dello stato di handicap e vengono stabiliti anche i criteri per la definizione dell' handicap. La certificazione del riconoscimento di handicap grave è uno dei requisiti per godere di alcune agevolazioni tributarie e fiscali, stabilisce priorità di accesso nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici - come l'assistenza domiciliare, l'assistenza infermieristica e fisio terapica - e costituisce un importante requisito per usufruire delle agevolazioni previste dall'art. 33 della legge 104/92 e dall'art. 80, comma 2 della Legge 23 dicembre 2000, n. 388, come ad esempio: - il prolungamento dell'astensione facoltativa dal lavoro fino al 3° anno di età del bambino, o, in alternativa, due ore di permesso giornaliero; - i permessi lavorativi per il lavoratore portatore di handicap, per il genitore, per il coniuge o familiare che si prende cura del disabile o dell'anziano in gravi condizioni; - il trasferimento di sede e/o scelta della sede di lavoro più vicina alla abitazione per il genitore, coniuge o familiare che assista un portatore di handicap in condizioni di gravità; - congedo straordinario retribuito di due anni per i genitori di portatori di handicap grave o per i fratelli/sorelle in caso di assenza o impossibilità dei genitori. Tuttavia, come per la lettrice in questione, i tempi per ottenere la certificazione di handicap legge 104/92 possono essere molto lunghi e non molti sanno che la legge stessa prevede la possibilità di un accertamento provvisorio utile esclusivamente a fruire delle agevolazioni previste dall'art. 33 della legge 104/92 come i permessi per il lavoratore in condizioni di handicap grave e per i genitori, coniugi o familiari che assistano il loro congiunto portatore di handicap in condizioni di gravità. Pertanto, qualora la commissione medica di cui all'art. 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, non si pronunci entro 90 giorni dalla presentazione della domanda, gli accertamenti possono essere effettuati, in via provvisoria, da un medico specialista nella patologia denunciata, in servizio presso l'ASL da cui è assistito l'interessato. L'accertamento provvisorio produce effetto fino all'emissione dell'accertamento definitivo da parte della commissione che dovrebbe pronunciarsi entro 180 giorni dalla data di presentazione della domanda. C'è da chiarire altresì che l'INPS con la circolare n. 32 del 3 marzo 2006 ha specificato che, per quanto riguarda i medici ospedalieri, può rilasciare il certificato o il medico ospedaliero che visita in ambulatorio l'interessato e che deve essere specialista nella malattia di cui soffre il paziente, oppure un medico dipendente dell'ospedale che opera in un reparto specializzato nella cura di quella patologia. Lo specialista sia geriatra, fisiatra o neurologo non può esimersi dall'attribuire alla diagnosi clinica la qualificazione di natura anche medico legale idonea ad attestare la situazione di handicap grave poiché non è tanto importante la patologia ma le difficoltà socio-lavorative, relazionali che la stessa determina e che vanno esplicitate nel certificato. La certificazione provvisoria è efficace fino all'accertamento definitivo da parte della commissione come prevede la circolare dell'INPS n. 53 del 29 aprile 2008. Il lavoratore dovrà allegare alla richiesta la copia della domanda presentata alla commissione presso l'Azienda Sanitaria locale e una dichiarazione liberatoria in cui si impegna, in caso di provvedimento definitivo negativo, alla restituzione delle prestazioni eventualmente utilizzate dopo la conclusione del procedimento. Si ricorda comunque che per i soggetti con patologie oncologiche, l'accertamento dell'invalidità civile e dell'handicap, è effettuato dalle commissioni mediche entro quindici giorni dalla domanda dell'interessato. Gli esiti dell'accertamento hanno efficacia immediata per il godimento dei benefici da essi derivanti, fatta salva la facoltà della commissione medica periferica di cui all'articolo 1, comma 7, della legge 15 ottobre 1990, n. 295, di sospenderne gli effetti fino all'esito di ulteriori accertamenti (Legge 9 marzo 2006, n. 80 - art 6 - comma 3/bis).

Massimiliano Casto

Quesito Lavoro da oltre tredici anni presso un negozio di ferramenta. A causa di un calo delle vendite, il titolare mi aveva preannunciato il licenziamento per riduzione di lavoro ed infatti adesso mi è arrivata la raccomandata che mi comunica ufficialmente che dal 31 ottobre farò parte della schiera dei disoccupati. Non vi nascondo la mia preoccupazione e la mia ansia perché, andando alla ricerca di un nuovo lavoro, mi sto accorgendo che per un adulto di 48 anni è molto difficile trovare una nuova occupazione. Un mio amico mi ha detto di fare domanda di disoccupazione all'INPS non appena sarò licenziato. Volevo chiedere se ho i requisiti per ottenerla.

Claudio Biasetto - Ancona

Risposta Dalle informazioni che mi ha comunicato, Lei possiede i requisiti per ottenere l'indennità di disoccupazione ordinaria. Infatti l'Inps stabilisce che ai lavoratori dipendenti del settore non agricolo licenziati o sospesi, per motivi indipendenti dalla propria volontà, spetta una indennità ordinaria di disoccupazione della durata massima di 8 mesi nel caso in cui il lavoratore non abbia superato i 50 anni di età alla data del licenziamento, oppure 12 mesi qualora abbia superato i 50 anni; Quindi non appena sarà licenziato potrà presentare la domanda, entro 68 giorni dalla data licenziamento. Per quanto riguarda l'ammontare dell'indennità, Lei avrà diritto per i primi sei mesi al 60% della retribuzione media dei tre mesi precedenti il licenziamento, ed al 50% per i successivi 2 mesi.

Massimiliano Casto

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Corriere Economia Data: "Pensioni Un (altro) mini scatto" 20/12/2010

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● 20 dic 2010 ● Corriere Economia ● DI DOMENICO COMEGNA ● RIPRODUZIONE RISERVATA Pensioni Un (altro) mini scatto Le rendite si adeguano all'inflazione: +1,4%. Ma oltre i 1.382 euro la copertura diventa parziale Aumento di 7 euro al mese per le minime. Scala mobile più lenta sui redditi medio-alti Assegni solo un po' più pesanti per i pensionati dal prossimo gennaio. Il mini aumento di 7 euro per le rendite minime è dovuto alla scala mobile (più 1,4%) che scatta all'inizio di ogni anno. Incremento che sarà particolarmente contenuto per gli assegni medio-alti: il 31 dicembre scade il triennio che stabiliva l'aggiornamento pieno (100% dell'Istat) dei trattamenti d'importo sino a 2.305 euro. Quindi il recupero sarà parziale. L'adeguamento riconosciuto in via provvisoria lo scorso gennaio è risultato dello stesso valore (0,7%) dell'inflazione (dato Istat). Quest'anno non occorre procedere con alcun conguaglio. L'indice Istat per il 2010 si potrà ovviamente conoscere solo a fine dicembre. Nel frattempo gli enti si preparano al rinnovo dei mandati di pagamento per l'anno nuovo sulla base del dato provvisorio dell'1,4%. Minime e sociali L'importo del trattamento minimo sale da 460,97 a 467,43 al mese. Con l'incremento Istat, sale anche l'assegno sociale ( la rendita assistenziale corrisposta agli ultrasessantacinquenni privi di altri redditi) introdotta in sostituzione della «vecchia» pensione sociale: passa da 411,53 a 417,30 euro. Mentre la pensione sociale, ancora prevista per i titolari della stessa al 31 dicembre 1995, raggiunge i 343,90 euro al mese. Oltre il minimo Per le pensioni superiori al minimo, l'aliquota percentuale di aumento si applica a scalare, secondo determinate fasce d'importo. Un provvedimento del 2007 (legge n. 127/ 2007) stabiliva che per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra 3 e 5 volte il trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica, per il triennio 2008-2010, deve essere applicato nella misura del 100%. Nel 2011, in assenza di un apposito intervento legislativo che prolunghi tale beneficio, si ritorna al passato, e cioè aggiornamento del: 100% sull'importo mensile sino a 3 volte il minimo Inps; 90% sulla quota mensile compresa tra 3 e 5 volte il minimo; 75% sulla quota mensile eccedente 5 volte il trattamento minimo. L'aumento per l'anno prossimo sarà così articolato: 1,4% (aliquota intera) sulla fascia di pensione mensile sino a 1.382,91 euro; 1,26% tra 1.382,91 e 2.304,85 euro; 1,05% sulla quota mensile eccedente 2.304,85 euro, cinque volte il minimo 2010. Il vecchio milione Chi beneficia della maggiorazione prevista dalla Finanziaria del 2002 che a suo tempo ha consentito di riscuotere 516.46 euro (il famoso milione di lire al mese del precedente governo Berlusconi), nel 2011 incasserà 604 euro. L'anno prossimo l'ex «milione » , che ricordiamo spetta agli ultrasettantenni (o ultrasessantenni se invalidi totali), verrà attribuito a condizione che l'interessato non consegua redditi propri d'importo superiore a 7.850 euro. Se si tratta di soggetto sposato è inoltre necessario che il reddito, cumulato con quello del coniuge, non superi i 13.275 euro. PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Online Data: 20/12/2010 "Pensioni Un (altro) mini scatto"

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Previdenza Le rendite si adeguano all’inflazione: +1,4%. Ma oltre i 1.382 euro la copertura diventa parziale Pensioni Un (altro) mini scatto Aumento di 7 euro al mese per le minime. Scala mobile più lenta sui redditi medio-alti Assegni solo un po’ più pesanti per i pensionati dal prossimo gennaio. Il mini aumento di 7 euro per le rendite minime è dovuto alla scala mobile (più 1,4%) che scatta all’inizio di ogni anno. Incremento che sarà particolarmente contenuto per gli assegni medio-alti: il 31 dicembre scade il triennio che stabiliva l’aggiornamento pieno (100% dell’Istat) dei trattamenti d’importo sino a 2.305 euro. Quindi il recupero sarà parziale. L’adeguamento riconosciuto in via provvisoria lo scorso gennaio è risultato dello stesso valore (0,7%) dell’inflazione (dato Istat). Quest’anno non occorre procedere con alcun conguaglio. L’indice Istat per il 2010 si potrà ovviamente conoscere solo a fine dicembre. Nel frattempo gli enti si preparano al rinnovo dei mandati di pagamento per l’anno nuovo sulla base del dato provvisorio dell’1,4%. Minime e sociali L’importo del trattamento minimo sale da 460,97 a 467,43 al mese. Con l’incremento Istat, sale anche l’assegno sociale (la rendita assistenziale corrisposta agli ultrasessantacinquenni privi di altri redditi) introdotta in sostituzione della «vecchia» pensione sociale: passa da 411,53 a 417,30 euro. Mentre la pensione sociale, ancora prevista per i titolari della stessa al 31 dicembre 1995, raggiunge i 343,90 euro al mese. Oltre il minimo Per le pensioni superiori al minimo, l’aliquota percentuale di aumento si applica a scalare, secondo determinate fasce d’importo. Un provvedimento del 2007 (legge n. 127/2007) stabiliva che per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra 3 e 5 volte il trattamento minimo Inps, l’indice di rivalutazione automatica, per il triennio 2008-2010, deve essere applicato nella misura del 100%. Nel 2011, in assenza di un apposito intervento legislativo che prolunghi tale beneficio, si ritorna al passato, e cioè aggiornamento del:

100% sull’importo mensile sino a 3 volte il minimo Inps;

90% sulla quota mensile compresa tra 3 e 5 volte il minimo;

75% sulla quota mensile eccedente 5 volte il trattamento minimo. L’aumento per l’anno prossimo sarà così articolato:

1,4% (aliquota intera) sulla fascia di pensione mensile sino a 1.382,91 euro;

1,26% tra 1.382,91 e 2.304,85 euro;

1,05% sulla quota mensile eccedente 2.304,85 euro, cinque volte il minimo 2010. Il vecchio milione Chi beneficia della maggiorazione prevista dalla Finanziaria del 2002 che a suo tempo ha consentito di riscuotere 516.46 euro (il famoso milione di lire al mese del precedente governo Berlusconi), nel 2011 incasserà 604 euro. L’anno prossimo l’ex «milione», che ricordiamo spetta agli ultrasettantenni (o ultrasessantenni se invalidi totali), verrà attribuito a condizione che l’interessato non consegua redditi propri d’importo superiore a 7.850 euro. Se si tratta di soggetto sposato è inoltre necessario che il reddito, cumulato con quello del coniuge, non superi i 13.275 euro. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Gazzetta del Mezzogiorno.it, La Data: "Molti a rischio bassa pensione" 20/12/2010

Indietro Stampa Molti a rischio bassa pensione Studio Bankitalia, sara' difficile matenere tenore vita adeguato (ANSA) - ROMA, 18 DIC - Molti lavoratori, una volta in pensione, potrebbero non avere risorse sufficienti a mantenere un tenore di vita adeguato. L'allarme arriva da uno studio di Bankitalia, che sottolinea come la diminuzione del tasso di sostituzione tra retribuzione e pensione previsto nei prossimi anni e l'ancora scarsa adesione alla previdenza integrativa fara' si' che i lavoratori in futuro saranno 'esposti a un forte rischio previdenziale. Lo studio e' dei ricercatori Giuseppe Cappelletti e Giovanni Guazzarotti. 18 Dicembre 2010

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Giornale di Cantù Data: "Fondi Pensione, la soluzione delle banche di credito cooperativo" 20/12/2010

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Angelo Mambretti, presidente di Aureo Gestioni

Il direttore generale di Aureo, Giu- seppe Malinverni Milano - Quanto prenderò di pensione? Sarà sufficiente per vivere? Probabilmente queste domande ce le siamo già poste diverse volte e a fine anno tornano più insistenti perchè è tempo di bilanci. Purtroppo le risposte di solito non sono buone. E' l'occasione, allora, di parlarne con un esperto visto che il mercato offre molteplici soluzioni per integrare la pensione futura. Tra gli istituti di credito più presenti sul nostro territorio ci sono le Banche di Credito Cooperativo, presenti sotto varie sigle. E' qui che, ad esempio, si possono sottoscrivere i Fondi Pensione di Aureo Gestioni, la sgr delle Bcc, che proprio in questi giorni hanno presentato interessanti novità . «Un piano pensionistico previdenziale accompagna per tutta la vita il risparmiatore portando una naturale evoluzione delle esigenze e quindi della composizione del patrimonio fra i diversi comparti - dichiara il direttore generale di Aureo, Giuseppe Malinverni - Questa considerazione ci ha portato a sviluppare un sistema di LifeCycle unico nel panorama dei Fondi Pensione». E' la possibilità , per chi sceglie il Fondo Pensione Aperto Aureo, di definire la distribuzione degli investimenti tra i 4 comparti del Fondo e una serie di passaggi programmati tra gli stessi in modo da costruire un piano previdenziale coerente con le necessità o gli obiettivi che uno si pone. «Il piano pensionistico si svilupperà , quindi, in modo automatico - continua Malinverni - senza che il sottoscrittore debba preoccuparsi di modificare i suoi investimenti nel tempo, seguendone l'evoluzione nel corso degli anni. Inoltre, il Fondo pensione Aureo è diventato "multicomparto". Cioè, ognuno ha la possibilità di scegliere il comparto a cui aderire in base al proprio profilo di rischio-rendimento, delle sue esigenze, dei suoi bisogni; oppure suddividere i contributi verso due o più comparti simultaneamente e nelle percentuali desiderate. In parole povere, se non voglio rischiare sceglierò un comparto "tranquillo", con un profilo di rischio basso, adatto soprattutto a chi è vicino alla pensione. Se, invece, si è giovani e si vuole rischiare qualcosa di più, si sceglie un comparto dove la componente azionaria può giocare un ruolo decisivo».E non si devono dimenticare i vantaggi, contributivi e fiscali, che sono propri di tutti i Fondi Pensione: dedurre dall'Irpef fino a 5.164,57 euro l'anno, con un risparmio fiscale che può oscillare tra i 1.187 euro e i 2.220 euro; tassare la rendita o il capitale con aliquota massima del 15%, e per ogni anno successivo al 15° c'è una riduzione dello 0,30%; ottenere un rendimento presumibilmente superiore a quello stabilito per legge per il Tfr; richiedere l'anticipo su quanto maturato, per spese sanitarie, l'acquisto della prima casa, ristrutturazioni...Con questo prodotto, Aureo Gestioni vuole anche valorizzare il ruolo delle Bcc locali. «Davanti alla crisi economica, molti sono più attenti a risparmiare e a gestire in modo oculato le proprie risorse economiche - spiega Angelo Mambretti , presidente di Aureo Gestioni - Questo, però, spesso non è accompagnato da una maggiore educazione finanziaria. Per questo è più facile che i risparmiatori si rivolgano a quelle istituzioni percepite come "vicine" localmente e quindi le Bcc, che hanno un rapporto privilegiato con il territorio e rispondono meglio al loro bisogno di sicurezza e fiducia. Aureo Gestioni affianca le Bcc in questo loro ruolo sociale fornendo non solo prodotti ma anche servizi e strumenti per incrementare la diffusione di cultura finanziaria e di consapevolezza dell'importanza del risparmio».

Articolo pubblicato il 18/12/10

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Giornale di Sondrio Data: "Aureo Gestioni@ Il futuro delle nostre pensioni è molto incerto, è 20/12/2010 ora di pensare a un fondo"

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Sondrio - Quanto prenderò di pensione? Sarà sufficiente per vivere? Probabilmente queste domande ce le siamo già poste diverse volte e a fine anno tornano più insistenti perchè è tempo di bilanci. Purtroppo le risposte di solito non sono buone. E' l'occasione, allora, di parlarne con un esperto visto che il mercato offre molteplici soluzioni per integrare la pensione futura. Tra gli istituti di credito più presenti sul nostro territorio ci sono le Banche di Credito Cooperativo, presenti sotto varie sigle. E' qui che, ad esempio, si possono sottoscrivere i Fondi Pensione di Aureo Gestioni, la sgr delle Bcc, che proprio in questi giorni hanno presentato interessanti novità . «Un piano pensionistico previdenziale accompagna per tutta la vita il risparmiatore portando una naturale evoluzione delle esigenze e quindi della composizione del patrimonio fra i diversi comparti - dichiara il direttore generale di Aureo, Giuseppe Malinverni - Questa considerazione ci ha portato a sviluppare un sistema di LifeCycle unico nel panorama dei Fondi Pensione». E' la possibilità , per chi sceglie il Fondo Pensione Aperto Aureo, di definire la distribuzione degli investimenti tra i 4 comparti del Fondo e una serie di passaggi programmati tra gli stessi in modo da costruire un piano previdenziale coerente con le necessità o gli obiettivi che uno si pone. «Il piano pensionistico si svilupperà , quindi, in modo automatico - continua Malinverni - senza che il sottoscrittore debba preoccuparsi di modificare i suoi investimenti nel tempo, seguendone l'evoluzione nel corso degli anni». Inoltre, il Fondo pensione Aureo è diventato "multicomparto". Cioè, ognuno ha la possibilità di scegliere il comparto a cui aderire in base al proprio profilo di rischio-rendimento, delle sue esigenze, dei suoi bisogni; oppure suddividere i contributi verso due o più comparti simultaneamente e nelle percentuali desiderate. In parole povere, se non voglio rischiare sceglierò un comparto "tranquillo", con un profilo di rischio basso, adatto soprattutto a chi è vicino alla pensione. Se, invece, si è giovani e si vuole rischiare qualcosa di più, si sceglie un comparto dove la componente azionaria può giocare un ruolo decisivo.E non si devono dimenticare i vantaggi, contributivi e fiscali, che sono propri di tutti i Fondi Pensione: dedurre dall'Irpef fino a 5.164,57 euro l'anno, con un risparmio fiscale che può oscillare tra i 1.187 euro e i 2.220 euro; tassare la rendita o il capitale con aliquota massima del 15%, e per ogni anno successivo al 15° c'è una riduzione dello 0,30%; ottenere un rendimento presumibilmente superiore a quello stabilito per legge per il Tfr; richiedere l'anticipo su quanto maturato, per spese sanitarie, l'acquisto della prima casa, ristrutturazioni, ecc...Con questo prodotto, Aureo Gestioni vuole anche valorizzare il ruolo delle Bcc locali. «Davanti alla crisi economica, molti sono più attenti a risparmiare e a gestire in modo oculato le proprie risorse economiche - spiega Angelo Mambretti , presidente di Aureo Gestioni - Questo, però, spesso non è accompagnato da una maggiore educazione finanziaria. Per questo è più facile che i risparmiatori si rivolgano a quelle istituzioni percepite come "vicine" localmente e quindi le Bcc, che hanno un rapporto privilegiato con il territorio e rispondono meglio al loro bisogno di sicurezza e fiducia. Aureo Gestioni affianca le Bcc in questo loro ruolo sociale fornendo non solo prodotti ma anche servizi e strumenti per incrementare la diffusione di cultura finanziaria e di consapevolezza dell'importanza del risparmio».

Articolo pubblicato il 18/12/10

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Giornale di Sondrio Data: "Si apre la prima finestra per il 2011, Epaca mette i suoi uffici a 20/12/2010 disposizione"

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Sondrio - Si apre l'1 gennaio la prima finestra del 2011 per il pensionamento per anzianità e vecchiaia dei lavoratori autonomi (coltivatori diretti, artigiani, commercianti). Il patronato Epaca-Coldiretti ricorda a tutti gli interessati che, per poter ottenere la pensione, occorre presentare all'Inps un'apposita domanda, opportunamente documentata, a partire da 90 giorni prima del diritto alla pensione e fino al giorno prima della decorrenza. Quindi, per la decorrenza dall'1 gennaio, il periodo utile è compreso tra il l'1 ottobre 2010 e il 31 dicembre. E visto che siamo a ridosso della scadenza, i responsabili di Epaca ricordano che gli uffici sono a completa disposizione di coloro che vogliono inoltrare le domande di cui sopra o che desiderino sapere con esattezza la loro posizione contributiva, per poter calcolare quando matureranno il diritto alla pensione di anzianità o vecchiaia..

Articolo pubblicato il 18/12/10

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ItaliaOggi7 Data: "Badanti e badati, alchimia Inps" 20/12/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Affari di Famiglia data: 20/12/2010 - pag: 26 autore: di Daniele Cirioli Per avere diritto al trattamento previdenziale il «superstite» non deve provare alcuna contribuzione

Badanti e badati, alchimia Inps

Pensione di reversibilità garanzia di assistenza e rendita a vita Miracolo Inps. Riesce a trasformare in tanti principi azzurri i vecchietti d'Italia che, pipa e bastone, disertano i focolari domestici per pronunciare una volta ancora il fatidico sì. Una nuova moda? Non sembrerebbe. Un patto di convenienza? Più probabile. Certo è che crescono, negli anni, i matrimoni tra badati avanti con l'età e badanti giovani e vigorose. E i fortunati vecchietti benedicono l'Inps. Perché a combinare il matrimonio sembrerebbe essere proprio la reversibilità dell'Inps: più che una pensione un'ottima polizza vita, capace di garantire assistenza e compagnia (al pensionato/badato) in cambio di una rendita a vita (alla moglie/ badante). È una pensione che spetta al coniuge e ai figli superstiti del pensionato; non fa distinguo sulla nazionalità; non dipende dall'età (del pensionato né di moglie/figli) e, soprattutto, non scade nel tempo. Il Welfare italiano. La nazionalità non fa differenze per chi lavora in Italia. Il sistema di previdenza, infatti, garantisce la piena parità di diritti alle prestazioni per chi osserva pienamente anche i doveri di contribuzione. Si tratti di operati, di impiegati o di badanti, la copertura assicurativa (Inps e Inail) garantisce il diritto a tutte le principali prestazioni: malattia, maternità, infortuni, pensione. Fa eccezione alla logica del sistema di previdenza, secondo cui al versamento di una contribuzione corrisponde una prestazione, la pensione di reversibilità: in tal caso, infatti, la prestazione (cioè la pensione o, meglio, una quota di pensione) viene trasferita nella titolarità di un familiare del titolare della prestazione. Per avervi diritto, il «superstite» non deve provare alcuna contribuzione; se ha altri redditi o una sua pensione vedrà ridursi la quota di «reversibilità». La pensione…senza contributi. La pensione di reversibilità è una prestazione economica erogata, a domanda, in favore dei familiari del pensionato (in tal caso si chiama proprio «pensione di reversibilità») oppure anche del lavoratore avente diritto alla pensione (in tal caso si chiama «pensione indiretta»). È una prestazione, dunque, che spetta: al coniuge superstite, anche se separato: se il coniuge superstite è separato con addebito, la pensione ai superstiti spetta a condizione che gli sia stato riconosciuto dal Tribunale il diritto agli alimenti; al coniuge divorziato se titolare di assegno divorzile; ai figli (legittimi o legittimati, adottivi o affiliati, naturali, riconosciuti legalmente o giudizialmente dichiarati, nati da precedente matrimonio dell'altro coniuge) che alla data della morte del genitore siano minorenni, inabili, studenti o universitari e a carico alla data di morte del medesimo; ai nipoti minori (equiparati ai figli) se a totale carico degli ascendenti (nonno o nonna) alla data di morte dei medesimi. In mancanza del coniuge, dei figli e dei nipoti la pensione può essere erogata ai genitori d'età non inferiore a 65 anni, non titolari di pensione, che alla data di morte del lavoratore e/o pensionato siano a carico del medesimo.In mancanza del coniuge, dei figli, dei nipoti e dei genitori la pensione può essere erogata ai fratelli celibi inabili e sorelle nubili inabili, non titolari di pensione, che alla data di morte del lavoratore e/o pensionato siano a carico del medesimo. Una bella eredità. Se a passar a miglior vita è un «pensionato», la pensione era già in erogazione: dunque, agli eredi andrà una quota di quell'assegno già fruito dal dante causa.Se invece il lavoratore deceduto non era pensionato, per lasciare in eredità ai congiunti una pensione deve aver maturato, in alternativa, o almeno 780 contributi settimanali oppure almeno 260 contributi settimanali di cui almeno tre nel quinquennio antecedente la data di decesso (requisiti previsti per l'assegno ordinario di invalidità).Il superstite di un lavoratore assicurato al 31 dicembre 1995 (prima della riforma «contributiva» delle pensioni) e deceduto senza aver perfezionato i requisiti amministrativi richiesti, può richiedere l'indennità per morte, se: il lavoratore deceduto non aveva ottenuto la pensione diretta, non sussiste per nessuno dei superstiti il diritto alla pensione indiretta per mancato perfezionamento dei requisiti richiesti, nei 5 anni precedenti la data di morte risulta versato almeno un anno di contribuzione. La domanda per ottenere l'indennità va presentata, a pena di decadenza, entro un anno dalla data del decesso del lavoratore assicurato. Il superstite di lavoratore assicurato dopo il 31 dicembre 1995 e deceduto senza aver perfezionato i requisiti amministrativi richiesti, può richiedere l'indennità una tantum se: non sussistono i requisiti assicurativi e contributivi per la pensione indiretta; non ha diritto a rendite per infortunio sul lavoro o malattia professionale, in conseguenza della morte dell'assicurato; è in possesso di redditi non superiori ai limiti previsti per la concessione dell'assegno sociale. Quanto vale la reversibilità. La pensione ai superstiti decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso del lavoratore ovvero del pensionato, indipendentemente dalla data di presentazione della domanda. Come accennato, la pensione è rappresentata da una quota di quanto già percepiva (o avrebbe potuto percepire) il pensionato (o lavoratore) deceduto.Infatti, l'importo spettante ai superstiti è calcolato sulla base della pensione dovuta al lavoratore deceduto o della pensione in pagamento al pensionato deceduto applicando le seguenti percentuali: 60%, solo coniuge; 70%, solo un figlio; 80%, coniuge e un figlio ovvero due figli senza coniuge; 100% coniuge e due o più figli ovvero tre o più figli; 15% per ogni altro familiare, avente diritto, diverso dal coniuge, figli e nipoti. © Riproduzione riservata

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ItaliaOggi7 Data: "Fondi pensione al test di fine anno" 20/12/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Previdenza data: 20/12/2010 - pag: 17 autore: L'adempimento è necessario per escludere dalle tasse la relativa quota di pensione integrativa

Fondi pensione al test di fine anno

Entro dicembre la dichiarazione sui contributi non dedotti Avviso agli aderenti alla previdenza integrativa. Scade a fine mese il termine per inviare al proprio fondo pensione di appartenenza la comunicazione relativa all'eventuale importo di contributi pagati nell'anno 2009 ma non dedotti fiscalmente (lo si poteva fare quest'anno con la dichiarazione dei redditi). Una comunicazione necessaria affinché il fondo pensione possa, all'atto di erogazione delle prestazioni, escludere dalle tasse la quota di prestazione corrispondente all'importo dei contributi non dedotti fiscalmente. Lo sconto fiscale sui contributi. Una delle peculiarità della previdenza integrativa (l'ultima riforma è entrata in vigore il 1° gennaio 2007) è la previsione di un nuovo regime fiscale di favore, sia per i contributi versati che per le prestazioni erogate.Un regime che si applica dal 1° gennaio 2007, ossia per le quote di contributi pagati da tale data e, di conseguenza, per le prestazioni afferenti agli stessi contributi (per questo aspetto si veda box in pagina). Relativamente ai contributi (le somme versate periodicamente al fondo pensione per costruire la rendita/pensione di scorta), la vecchia disciplina restata in vigore fino al 31 dicembre 2006, sanciva a favore di tutti i contribuenti (dipendenti, soci di cooperative, agricoli, imprenditori, autonomi, ecc.) il diritto a una deduzione dal reddito complessivo fino al limite individuato dal minore tra i seguenti importi: a) il 12% del reddito complessivo e b) euro 5.164,57 (vecchie 10 milioni di lire).Prevedeva, inoltre, che se alla formazione del reddito complessivo concorrevano redditi di lavoro dipendente, relativamente a tali redditi, la deduzione poteva competere sull'importo complessivo non superiore al doppio della quota di tfr destinata alle forme pensionistiche collettive e, comunque, nel rispetto dei predetti limiti (12% del reddito complessivo ed euro 5.164,57). La vigente disciplina, invece, risulta più semplice e, soprattutto, più conveniente ai contribuenti, rispetto al passato.La prima novità è rappresentata dall'eliminazione del doppio vincolo per la deduzione massima (cioè 12% del reddito e 5.164,57 euro): i contributi, pertanto, sono deducibili dal reddito complessivo per un importo che non sia superiore a euro 5.164,57. Ne deriva la conseguenza di un beneficio ai titolari di reddito inferiore a 43.038,00 euro.Tale limite di reddito, infatti, nella passata disciplina, rappresentava il limite: a) fino al quale i contributi potevano essere dedotti sempre in una misura inferiore a euro 5.164,57 e rappresentata dal 12% del reddito complessivo; b) oltre il quale i contributi, anche se versati per importi maggiori, potevano essere dedotti sempre e comunque per un massimo di 5.164,57 euro (il 12% di 43.038 è proprio 5.164,57). Con l'eliminazione del vincolo percentuale, dunque, anche chi consegue redditi inferiori a 43.038,00 euro (per esempio, 25 mila euro) ha la possibilità di dedurre i contributi versati fino a 5.164,57 euro (con le vecchie regole invece, avrebbe potuto dedurre un importo massimo di contributi pari a 3 mila euro (cioè il 12% di 25 mila euro).Ciò diventa tanto più significativo se si considera che, come nella passata disciplina, il limite della deducibilità tiene conto di un unico plafond costituito dai contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro o committente, sia volontari (per esempio nel caso di fissazione autonoma da parte del lavoratore della contribuzione) sia dovuti in base a contratti o accordi collettivi, anche aziendali, nonché delle quote accantonate dal datore di lavoro a fondi di previdenza (articolo 105, comma 1, del Tuir), con eccezione del tfr.La nuova disciplina conserva dal passato la possibilità di fruire della deduzione fiscale anche in relazione ai contributi versati nell'interesse di persone a carico (articolo 12 del Tuir), purché le stesse si trovino in tale situazione (di carico fiscale).La deduzione spetta al soggetto nei confronti del quale le persone sono a carico e per l'ammontare di contributi non dedotto dalle stesse persone, fermo restando il limite di euro 5.164,57.Una deroga per i giovani. Un regime agevolato speciale è previsto per i lavoratori di prima occupazione successiva al 1° gennaio 2007 ai quali, in pratica, è data la possibilità di superare il limite di deduzione.Il particolare meccanismo prevede che, dopo il quinto anno di partecipazione alla previdenza integrativa, tali lavoratori possono dedurre dal reddito complessivo contributi eccedenti il limite di 5.164,57 euro pari alla differenza (positiva) tra euro 25.822,85 e i contributi effettivamente versati nei primi cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche.Questa (ulteriore) deduzione è consentita nei 20 anni successivi al quinto anno di partecipazione alla previdenza integrativa e, comunque, per un importo non superiore a euro 2.582,29 annui. L'appuntamento di fine mese. In base alle vigenti regole, per la parte dei contributi versati che non hanno fruito della deduzione fiscale, compresa la quota di contributi eccedenti il limite di 5.164,57 euro, il lavoratore-contribuente deve dare comunicazione alla forma pensionistica complementare entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui è stato effettuato il versamento. Se cade prima del 31 dicembre, la comunicazione va fatta alla data in cui sorge diritto alla liquidazione della prestazione.La comunicazione, in particolare, concerne l'importo di contributi non dedotto nella dichiarazione dei redditi, al fine di mettere in condizione il fondo pensione di escludere dalla tassazione la relativa quota di prestazioni.Si tratta dell'analoga comunicazione che già andava fatta in base al vecchio regime fiscale, ma entro il termine del 30 settembre dell'anno successivo. L'appuntamento di fine mese dunque (modello in tabella) concerne i contributi versati nell'anno 2009 che potevano essere dedotti dal reddito imponibile e non è stato fatto, quest'anno con l'appuntamento della dichiarazione dei redditi relativa all'anno 2009 (Unico o 730).© Riproduzione riservata

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ItaliaOggi7 Data: "Il fisco è soft sulle pensioni di scorta" 20/12/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Previdenza data: 20/12/2010 - pag: 17 autore: Le imposte

Il fisco è soft sulle pensioni di scorta

La prestazione tipica delle forme previdenziali complementari è una «pensione», ossia una rendita versata dal fondo pensione all'iscritto periodicamente.Un po' come succede con l'Inps o l'Inpdap che gestiscono il sistema di previdenza (la pensione) obbligatorio.I fondi pensione, però, accanto alla rata mensile prevedono anche l'erogazione di un'altra tipologia di prestazione: la liquidazione di un capitale. Non solo; durante la vita lavorativa (quando cioè si pagano i contributi), i lavoratori possono ottenere delle anticipazioni dal fondo pensione. Quale che sia la prestazione erogata dal fondo pensione, le tasse vengono sempre applicate secondo due quote: una relativa alla quota dei rendimenti e l'altra relativa alla quota capitale. La prima quota (rendimenti) rappresenta ciò che il fondo pensione è riuscito a far «guadagnare» al lavoratore iscritto.I versamenti (tfr e contribuzione) fatti a un fondo pensione, infatti, producono un interesse (pari al guadagno degli investimenti) a favore dei lavoratori. Tali rendimenti pagano le tasse nella misura dell'11% in via definitiva, a titolo d'imposta sostitutiva dell'Irpef. Le prestazioni pensionistiche integrative erogate sotto forma di rendita o come capitale a scadenza sono imponibili per il loro ammontare complessivo, al netto della parte corrispondente ai redditi già assoggettati a imposta (cioè i rendimenti).Sulla parte imponibile è operata una ritenuta a titolo d'imposta con l'aliquota del 15%, ridotta di una quota pari a 0,30 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo di partecipazione a forme pensionistiche complementari e con un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali. In altre parole, le prestazioni in capitale liquidate ai lavoratori che hanno partecipato alla previdenza complementare fino a 15 anni, sono tassate al 15%; quelle dei lavoratori che hanno partecipato alla previdenza complementare per 16 anni, sono tassate al 14,70%; e via dicendo.Uno specifico regime di tassazione, infine, è previsto per le anticipazioni.In particolare:- sull'importo erogato a titolo di anticipazione richiesta per spese sanitarie, al netto dei redditi già assoggettati a imposta, è applicata una ritenuta a titolo d'imposta con l'aliquota del 15% ridotta di una quota pari a 0,30 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione a forme pensionistiche complementari con un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali (come succede per le prestazioni in capitale e in rendita); - sull'importo erogato a titolo di anticipazione per l'acquisto della prima casa di abitazione o per la realizzazione di interventi di manutenzione, al netto dei redditi già assoggettati a imposta, si applica una ritenuta a titolo di imposta del 23%;- sull'importo erogato a titolo di anticipazione per ogni altra esigenza, al netto dei redditi già assoggettati a imposta, si applica una ritenuta a titolo di imposta del 23%.© Riproduzione riservata

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ItaliaOggi7 Data: "La pensione per il lavoro part-time" 20/12/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Previdenza data: 20/12/2010 - pag: 48 autore: Risponde Sandra Mauro La pensione per il lavoro part-time

Dal 2001 lavoro in regime part-time. Ho maturato 34 anni e sei mesi di anzianità contributiva. Ormai prossimo alla pensione vorrei sapere quale sarà l'importo della stessa e quando potrò raggiungerla.N.N. 3.1La pensione per il lavoro part-timeDal 2001 lavoro in regime part-time. Ho maturato 34 anni e sei mesi di anzianità contributiva. Ormai prossimo alla pensione vorrei sapere quale sarà l'importo della stessa e quando potrò raggiungerla.N.N. Risponde Sandra MauroNel caso in esame il lettore con 18 anni di versamenti contributivi entro la data del 1995 rientra nel sistema retributivo con un sistema di calcolo più favorevole. Per chi lavora a mezzo tempo avrà sicuramente a fine anno una retribuzione più bassa di chi ha rispettato il normale orario settimanale e tutto ciò si riflette anche sulla pensione. Per la determinazione dell'importo della pensione si tiene conto: 1) per ogni anno di lavoro viene attribuita un'anzianità utile in base al rapporto tra il numero di ore svolte in regime di part-time e quelle previste dal contratto per pieno; 2) viene riconosciuto al lavoratore in regime di part-time una retribuzione pensionabile pari a quella che avrebbe avuto se fosse rimasto con un rapporto a tempo pieno. Per quanto riguarda i tempi per il pensionamento va precisato che un anno di lavoro a part-time viene considerato quanto uno a tempo pieno.

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ItaliaOggi7 Data: "Soggetto dichiarato assente" 20/12/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Previdenza data: 20/12/2010 - pag: 47 autore: Risponde Sandra Mauro Soggetto dichiarato assente

Vorrei sapere cosa accade nel caso di soggetto dichiarato assente. Spetta alla moglie ed ai figli la pensione di reversibilità? Cosa succede nel caso che l'Ente si rifiuti di pagare la pensione?I.N. 3.1Soggetto dichiarato assenteVorrei sapere cosa accade nel caso di soggetto dichiarato assente. Spetta alla moglie ed ai figli la pensione di reversibilità? Cosa succede nel caso che l'Ente si rifiuti di pagare la pensione?I.N.Risponde Sandra MauroLa moglie di persona assente ha diritto all'erogazione «pro-quota» dei ratei pensionistici spettanti all'assente a titolo di pensione di reversibilità. Nel caso prospettato dal lettore la pensione viene pagata dal primo giorno del mese successivo a quello a cui risale l'ultima notizia dell'assente. La liquidazione viene fatta a titolo provvisorio. Se il soggetto riappare la pensione viene immediatamente revocata e le somme pagate verranno richieste dagli uffici in restituzione direttamente a coloro che fino a quel momento hanno riscosso la pensione. «Qualora a seguito della dichiarazione di assenza di una persona, il coniuge di quest'ultima si rivolga al giudice per ottenere dall'Ente previdenziale l'erogazione della pensione di reversibilità quale coniuge superstite, se il diritto alla pensione del coniuge assente sia contestato dall'ente erogatore, va dichiarato il diritto del coniuge, per il solo fatto della dichiarazione pregressa di assenza, di chiedere, in via amministrativa e giudiziaria, la pensione di reversibilità a seguito della morte dell'assente; tale pronuncia sarà vincolante nel successivo procedimento, nel caso che il diritto alla pensione non potrà essere negato per il fatto che non risulti la morte del coniuge dell'istante, ma solo la sua assenza».

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Liberazione Data: "Bankitalia: 15% delle pensioni sarà insufficiente" 20/12/2010

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Bankitalia: 15% delle pensioni sarà insufficiente

La diminuzione del tasso di sostituzione tra retribuzione e pensione previsto nei prossimi anni e l'ancora scarsa adesione alla previdenza integrativa farà sì che molti lavoratori in futuro si troveranno «esposti a un forte rischio previdenziale, ovvero alla possibilità che, raggiunta l'età del pensionamento, si trovino a non avere risorse sufficienti a mantenere un tenore di vita adeguato». Parola di Banca d'Italia. In uno studio appena pubblicato si sottolinea che vi sono «rischi anche per l'intera collettività, poiché essa verrà chiamata a farsi carico di interventi di natura assistenziale». Insomma, c'è una fascia consistente della popolazione «per la quale la ricchezza previdenziale potrebbe risultare inadeguata. In particolare circa il 15% dei lavoratori occupati presenta al contempo tassi di sostituzione inferiori al 60% (della retribuzione, ndr) e tassi di risparmio sotto il primo quintile della distribuzione». Nelle stime della Ragioneria dello Stato citate dallo studio, infatti, un lavoratore del settore privato che nel 2010 avrebbe ottenuto una pensione pari a circa il 70% della propria retribuzione (al lordo dell'imposizione fiscale e contributiva) nel 2040 vedrà ridotta la percentuale al 52% a parità di anni di contribuzione.

19/12/2010

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Milano Finanza Data: "Italiani formiche, servirà per la pensione" 20/12/2010

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Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi inGestione Promotori Finanziari data: 18/12/2010 - pag: 52 autore: di Lucio Sironi Portafoglio

Italiani formiche, servirà per la pensione

Per loro fortuna gli italiani sono ancora tra i maggiori risparmiatori d'Europa: i lavoratori risparmiano in media 488 euro al mese (5.857 euro all'anno), mentre i pensionati 382 euro (4.581 euro all'anno), molto più che negli altri Paesi europei e al terzo posto nelle classifiche internazionali (dati dal Axa Retirement Scope 2010, l'indagine condotta da Gfk Eurisko per il gruppo Axa su scala mondiale). Una buona abitudine che, oltre a tenere in salute i conti delle società che gestiscono patrimoni, li mette relativamente al riparo dalle incerte sorti del welfare pubblico e dello stesso sistema pensionistico di base. Ma dove va a finire tutto questo risparmio? L'indagine Axa ha individuato che buona parte delle risorse finanziarie sono convogliate verso prodotti assicurativi: il 51% dei lavoratori e il 28% dei pensionati ne hanno sottoscritto almeno uno. Rispetto alla media europea è però bassa la penetrazione di prodotti di protezione e per la salute rispetto agli altri Paesi: in Italia li ha solo il 23% dei lavoratori e il 10% dei pensionati, contro una media del 35% e del 38%. Situazione ancora peggiore per quanto riguarda i prodotti assicurativi per la salute, posseduti solo dal 14% dei lavoratori e dal 10% dei pensionati (in Europa la media è 38% e 37%). Consapevoli che con il passaggio dal modello retributivo a quello contributivo riceveranno meno, i giovani lavoratori (età compresa tra 25 e 34 anni) e quelli della fascia compresa tra 35 e 49 anni sono tra i più affezionati nella scelta dei prodotti assicurativi come formula di risparmio. Ritengono in tal modo di venire incontro alla necessità di aumentare il loro reddito da pensione attraverso una pianificazione alternativa individuale. Così alla domanda “quale prodotto sceglierebbe se dovesse investire per prepararsi alla pensione?”, i prodotti assicurativi sono i preferiti, anche se immobiliare e bancario mantengono una certa attrattiva. Nella preparazione alla pensione si osserva tra i giovani una maggiore tendenza a diversificare gli investimenti: a confronto con altre fasce di età, mostrano maggiore propensione e interesse verso prodotti diversi, compresi quelli previdenziali. Eppure, nonostante la maggiore consapevolezza degli italiani sui cambiamenti del welfare pubblico, non emerge ancora un forte orientamento a indirizzare il risparmio privato a fini previdenziali. Anzi, gli italiani risultano meno previdenti rispetto alla media europea. Solo un terzo dei lavoratori ha iniziato a prepararsi alla pensione (45% in Europa) e superiore solo alla Spagna. Per fortuna c'è un altro 40% che dice di voler iniziare in un prossimo futuro. Il fatto è che sono le stesse percentuali delle generazioni precedenti, quelle degli attuali pensionati: il 27% dice di aver iniziato a preparare il periodo della pensione durante il lavoro e il 42% non lo ha fatto (per quanto sostenga che avrebbe voluto). Siccome nel frattempo l'emergenza pensioni si è alquanto acuita, colpisce il fatto che tra chi ancora lavora non vi sia stato un apprezzabile incremento della consapevolezza del problema. Consola il fatto che tra i giovani l'attenzione-preoccupazione sul tema sia in aumento, perché solo prendendo fin da subito in mano la situazione si può sperare di turare la falla. E se la vita lavorativa è destinata ad allungarsi di pari passo a quella dell'uomo (auspicando che non vi siano inversioni di tendenza), mentre al contrario diminuiscono le garanzie, per essere efficaci i piani di risparmio devono cominciare il prima possibile. A margine di tutto questo c'è il pauroso debito pubblico italiano. Una bomba a orologeria per la quale non è ancora giunto il momento dello scoppio. Tarderà ancora molto?

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Milano Finanza Data: "Italiani, strane formiche" 20/12/2010

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Milano Finanza sezione: Copertina data: 18/12/2010 - pag: 17 autore: di Carlo Giuro Previdenza/2

Italiani, strane formiche

Per rilanciare i fondi, spiega de Courtois (ad di Axa Mps), occorrono informazioni più trasparenti, prezzi giusti e una partnership tra pubblico e privato. La vera sfida sarà quella delle coperture aggiuntive Gli italiani parlano tanto di previdenza integrativa, ma la praticano poco. La conferma arriva da Frédéric de Courtois, amministratore delegato di Axa Mps, società nata dal matrimonio nel settore della bancassurance tra la francese Axa, una delle maggiori compagnie assicurative europee, e il Monte dei Paschi di Siena. Nozze di successo, visto che Axa Mps conta oggi circa 80 mila iscritti alle varie forme di previdenza complementare, con una quota di mercato di circa l'8% nel settore dei fondi pensione. Il gruppo Axa ha un osservatorio privilegiato sulla previdenza integrativa in quanto produce periodicamente il rapporto internazionale Axa Retirement Scope, la cui la versione 2010 è stata appena pubblicata. Proprio da questo studio emerge che «oggi gli italiani risultano meno preoccupati, rispetto all'ultima rilevazione di tre anni fa, per il proprio tenore di vita al momento della pensione, come se fosse in atto un calo di tensione e della soglia d'attenzione sul tema». Inoltre, benché la propensione al risparmio rimanga una caratteristica fondamentale degli italiani, «non emerge ancora un forte orientamento alla finalizzazione del risparmio privato a fini previdenziali, segno della mancanza di una decisa consapevolezza sul tema». Il report di Axa delinea anche l'identikit pensionistico del risparmiatore italiano in rapporto agli stranieri. Dalla ricerca risulta innanzitutto un gap tra realtà e aspettative sul fronte previdenziale: i lavoratori italiani vogliono lasciare il lavoro presto, a 57 anni, e sono tra i più contrari, almeno prendendo in considerazione i Paesi del mondo industrializzato, all'innalzamento dell'età pensionabile. In Italia dice no il 69%, una percentuale inferiore soltanto a Spagna e Germania. Le donne, poi, appaiono più consapevoli dei problemi finanziari che potrebbero insorgere nell'età della pensione. Ma in generale uno dei temi di maggiore criticità nel sistema italiano è la necessità di un maggior livello di consapevolezza generale, unito al tema dell'emergenza per le nuove generazioni destinate ad avere una pensione pubblica sempre più magra. Come si può incrementare la cultura previdenziale soprattutto tra i più giovani? Tra le iniziative più recenti di Axa Mps va segnalato Previsio, il portale della previdenza che, attraverso l'utilizzo di un avatar, accompagna l'utente in un percorso di approfondimento del proprio profilo previdenziale. «Il percorso di ascolto e coinvolgimento delle nuove generazioni proseguirà anche in futuro attraverso ulteriori iniziative di dialogo con i giovani, a partire dalla università», sottolinea de Courtois. L'ultimo rapporto Carefin-Bocconi sottolinea che è il tema della rendita a essere ancora scarsamente percepito dai risparmiatori. «Finora il ricorso alla rendita è residuale; infatti alcuni tecnicismi permettono il riscatto totale del patrimonio cumulato nei fondi pensione (per i cosiddetti vecchi iscritti, ndr), mentre in futuro sarà incentivata anche fiscalmente la trasformazione in rendita di buona parte del capitale maturato», sottolinea l'amministratore delegato di Axa Mps. La società tra l'altro di recente ha rivisto la gamma di fondi pensione e polizze previdenziali pip. «L'offerta dei pip è stata rinnovata grazie a meccanismi che mirano a premiare le performance di ogni versamento attraverso sistemi di riallocazione automatica degli stessi, in considerazione dell'età dell'aderente e degli anni mancanti al pensionamento», spiega de Courtois. «Siamo inoltre tra le poche compagnie che garantiscono i coefficienti di rendita per almeno cinque anni senza retroattività di futuri cambiamenti e ad applicare l'eventuale variazione solo sui nuovi contributi». Axa Mps sta ridefinendo anche la gamma di fondi pensione aperti, che «saranno arricchiti sotto il profilo delle performance e della finalizzazione dell'offerta», aggiunge de Courtois. «La partnership con Mps sta dando risultati positivi e continueremo anche nel 2011 a portare avanti il tema della finalizzazione del risparmio, per rispondere al meglio ai rischi emergenti della società moderna, come quelli legati alla longevità». I rischi di non autosufficienza connessi all'allungamento della vita rappresentano un tema chiave in tutta Europa. «Secondo le nostre stime, in futuro una persona su quattro si troverà ad affrontare un problema di perdita di autosufficienza; questo dato, letto assieme a quello dei 3.500 euro mensili che servono in Francia per seguire una persona non autosufficiente, ci fornisce un le dimensioni del problema. Il mercato della long term care (ltc), ossia le polizze che coprono il rischio della perdita di autosufficienza, è in Italia in fase nascente e si continua a contare soprattutto sulla incredibile capacità delle famiglie italiane di gestire delle emergenze». Quali sono le forme di ltc più adatte? «Da parte nostra abbiamo puntato su una formula individuale semplice con un premio costante per la tutta la durata del contratto e con un reddito integrativo utilizzabile senza vincoli dall'assicurato», spiega de Courtois. «I risultati, a pochi mesi dal lancio, sono positivi: abbiamo infatti attivato circa 1.500 polizze in un mercato storicamente pigro, toccando in ottobre picchi del 90% di nuova produzione di polizze individuali di questo tipo». Il manager infine dà tre suggerimenti per rilanciare la previdenza integrativa in Italia. Secondo de Courtois occorrono: un'informazione trasparente per far emergere il bisogno di prepararsi per tempo alla pensione; semplicità e comprensibilità delle soluzioni proposte, che devono avere il giusto prezzo in rapporto al servizio; una forte partnership tra pubblico e privato, con un'attenzione particolare ai giovani e all'equità intergenerazionale.

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Milano Finanza Data: "La strada per arrivare al fondo giusto passa dalla consulenza" 20/12/2010

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Milano Finanza sezione: Copertina data: 18/12/2010 - pag: 15 autore: La strada per arrivare al fondo giusto passa dalla consulenza

Come trovare il giusto fondo pensione? MF-Milano Finanza lo ha chiesto a Sergio Sorgi, vicepresidente della società di consulenza Progetica. Domanda. Quali sono i criteri per individuare il fondo pensione più adatto?Risposta. La scelta di un prodotto pensionistico può apparire di una semplicità quasi disarmante o di una complessità tale da far venire il mal di testa. I fautori della scelta semplice consigliano il fondo con il quale la propria azienda o categoria è convenzionata o, in alternativa, il fondo pensione meno costoso. I fautori della complicazione evidenziano, di converso, la molteplicità delle caratteristiche tecniche che partecipano alla costruzione della prestazione pensionistica. D. Quali, per esempio? R. Tra queste, oltre ai costi, sono da tenere in conto: la flessibilità nella scelta dei comparti, le modalità di adeguamento del profilo di rischio, le garanzie sulla conversione del capitale finale in rendita e la capacità di quest'ultima di mantenere il potere d'acquisto. Importanti, inoltre, sono l'eventuale presenza di garanzie finanziarie o demografiche. Insomma, scegliere il fondo pensione low cost può essere controproducente; all'opposto, scegliere un prodotto caro senza misurare le componenti di servizio potrebbe essere problematico.D. Come si combinano tra loro i fattori ?R. Ogni forma pensionistica ottimizza le tre caratteristiche di economicità, finanza e garanzie secondo logiche costruttive e di marketing volte a un proprio posizionamento competitivo. Ma l'esito di un fondo pensione deriva da come le tre caratteristiche collaborano per dare la prestazione più elevata all'interno dei vincoli costruttivi. Accade che un fondo costoso, ma garantista, potrebbe dare una pensione più elevata di uno meno costoso, che ha magari ottenuto maggiori rendimenti finanziari ma poi mortifica i risultati con una cattiva conversione del capitale finale in rendita vitalizia. D. Il lettore potrebbe cadere in preda allo sconforto. Che cosa fare? R. Ci sono molte alternative. La prima è far da sé, ossia scegliere il fondo più vicino, quello che scelgono tutti, quello più a buon mercato. Il rischio è semplice: comprare qualcosa che ci mostrerà la sua inadeguatezza quando sarà troppo tardi per ripensarci. D. Oppure? R. Altrimenti si delega la scelta a un operatore. Il rischio tuttavia non è minore del precedente, dato che la soggettività è importantissima. Non esistono infatti prodotti migliori e peggiore, ma prodotto coerenti o incoerenti. D. La terza via?R. Diventare esperti di prodotti pensionistici. Ma non tutti hanno il tempo per farlo.D. La via maestra? R. Resta dunque la quarta strada, quella consigliata da istituzioni e dalle regole d'arte finanziarie: interagire con il proprio operatore esprimendo desideri e vincoli ed accertandoci che la selezione li rispetti. È un tema comune nei motori di ricerca che aiutano a comparare prodotti, come vacanze o fotocamere. I motori di ricerca ben fatti degli alberghi, per esempio, non ci interrogano sulle caratteristiche tecniche, ma sui nostri criteri di scelta e selezionano stanze coerenti. Gli strumenti di facilitazione delle scelte sono tali se ci fanno domande su di noi e poi le trasformano in selezioni di prodotti. Lo stesso dovrebbe per servizi, in apparenza complessi, come i fondi pensione.

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Milano Finanza Data: "Più robusti in tre mosse" 20/12/2010

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Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi inGestione Promotori Finanziari data: 18/12/2010 - pag: 45 autore: di Stefania Ballauco Più robusti in tre mosse

Numeri alla mano, anche nel 2010 Anasf è andata a segno su educazione finanziaria, formazione e Irap. Le prossime sfide sono su previdenza complementare e Mifid. Intervista al presidente Conti Nibali e i bilanci dell'anno di Antonio Spallanzani (Assoreti) e Giovanna Giurgola Trazza (Apf) Perseguire l'obiettivo dell'efficienza del mercato, agendo sempre nell'ottica della tutela dei promotori finanziari e dei risparmiatori: è stato questo il filo conduttore delle attività di Anasf nel 2010. Se l'anno volge al termine con un ultimo e significativo intervento dell'Associazione con la campagna pubblicitaria che rimarca l'importanza del servizio di consulenza al risparmiatore fornito dai promotori finanziari, i mesi del 2010 sono trascorsi nell'impegno costante su assistenza e formazione ai soci da una parte e sullo sviluppo del progetto di educazione finanziaria nelle scuole italiane e il miglioramento degli aspetti normativi legati alla trasparenza nei confronti degli investitori dall'altra. Di seguito il Presidente di Anasf, Elio Conti Nibali, fa il bilancio di un anno in cui non sono mancate le difficoltà ma anche le soddisfazioni per i risultati raggiunti, con uno sguardo a quanto si prospetta all'orizzonte. Domanda. La conclusione di ogni anno è occasione di riflessione e di analisi dell'attività svolta. Quale ritiene sia oggi il valore della professione del promotore finanziario?Risposta. In un mercato finanziario in continua modifica ed evoluzione, la nostra attività rappresenta un punto di riferimento costante. Anche nell'ultimo anno abbiamo voluto e saputo accogliere molte sfide, rendendo le difficoltà un'occasione per far sentire la nostra vicinanza ai risparmiatori. Il promotore finanziario riveste, oggi ancor di più, un ruolo centrale, sia come operatore del risparmio e consulente per il proprio cliente, sia come educatore, in ragione della costante vicinanza al risparmiatore che ne caratterizza l'attività. D. Nonostante la sempre più riconosciuta importanza della figura del promotore finanziario, i risparmi delle famiglie italiane affidati alla categoria rappresentano ancora solo il 6% del totale. Come interpreta questi dati?R. Non mi pare che questo 6% sia una cifra da poco: il patrimonio dei clienti delle reti di promotori finanziari ammonta a oltre 200 miliardi di euro, un fondo su tre è collocato dalla nostra categoria e il contributo complessivo al patrimonio in fondi comuni al sistema si attesta a circa 130 miliardi di euro. Tutto questo in poco più di due decenni. Mi sembrano risultati più che soddisfacenti, soprattutto se rapportati a quelli del sistema bancario, che con la sua lunga storia ha certamente più frecce al proprio arco. Il nostro obiettivo è quello di crescere ancora e di non fermarci qui, ma lo sforzo deve provenire non solo dai promotori finanziari, bensì anche dall'industria, e perchè no anche dalla istituzioni, per creare un contesto favorevole alla nostra attività e sfruttarne la qualità. I risparmiatori che si affidano alla nostra categoria non hanno mai smesso di accordarci la loro fiducia e sfida dopo sfida rafforzano il legame con noi. Ora è il momento in cui tutti insieme, e non solo noi, dobbiamo investire su questo modello di servizio all'investitore.D. Tra le principali battaglie del 2010, quella sull'Irap ha visto Anasf molto impegnata. Quali sono le novità a riguardo?R. La nostra Associazione ribadisce da anni che gran parte dei promotori finanziari, se caratterizzati da una struttura organizzativa essenziale, e cioè minima organizzazione e elemento personalistico prevalente rispetto ai beni strumentali, non deve essere soggetta a tale imposta. Anasf ha fornito ai propri associati, attraverso circolari e altre comunicazioni, tutte le informazioni per poter avviare la procedura di rimborso dell'imposta, qualora essi ritengano di non dovervi essere assoggettati. Molti nostri soci, grazie ai nostri suggerimenti e seguendo le indicazioni da noi fornite, hanno ottenuto buoni risultati. Non possiamo che essere soddisfatti di questi traguardi che ci incoraggiano per il futuro. D. Passi in avanti sono stati fatti anche sugli Studi di settore.R. Il 2011 sarà un anno decisivo, considerando che è prevista la revisione degli Studi di settore dei promotori finanziari. Anasf, proprio in previsione di tale revisione, ha continuato a collaborare costantemente nel corso dell'anno con l'Agenzia delle entrate e con il Sose, la società per gli studi di settore, con l'obiettivo sia di individuare le modifiche necessarie a rendere più equo il nostro studio di settore TG91U, sia soprattutto fornendo all'Agenzia delle Entrate indicazioni chiare e precise per la predisposizione di questa revisione. D. Sul fronte Enasarco, qual è la posizione che Anasf porta avanti da anni?R. è costante e continuo l'impegno dell'Associazione per costruire una previdenza complementare a capitalizzazione, alternativa a Enasarco, senza perdere i contributi finora versati. E' ingiustificata la situazione attuale che prevede la duplicazione dell'onere previdenziale, a Inps e a Enasarco, che pesa da anni sui promotori finanziari. Anasf inoltre è fermamente contraria alle proposte di riforma della Fondazione che ipotizzano un aumento della contribuzione da 20 a 25 anni e l'aumento dei massimali oggi previsti. Per non parlare del piano di dismissioni degli immobili. Non c'è alcun dubbio che anche nel prossimo anno dovremo continuare a far sentire fortemente la nostra voce, esprimendo la nostra ferma contrarietà ad ognuna di queste proposte.D. è recente l'istituzione ad opera del Ministero del Lavoro del Comitato “Un giorno per il futuro” al quale Lei, Presidente, è stato convocato insieme a esponenti di enti e istituzioni rappresentative del comparto della previdenza pubblica, come anche del Ministero dell'Istruzione. Può darci qualche indicazione sull'oggetto e i lavori?R. Il tema della previdenza integrativa è oggi diventato una questione urgente da affrontare. Anche come Associazione abbiamo rilevato un gap forte tra l'esigenza di affidarsi a forme pensionistiche complementari e la poca dimestichezza dei risparmiatori su questo argomento. Sono stato chiamato a partecipare al Comitato, allargato ad alcuni esperti, insieme con i Presidenti di Adepp, Covip, Enpals, Inpdap, Inps, che rappresentano la previdenza pubblica, per dare spinta, visibilità e forza al tema della previdenza integrativa. La presenza della nostra Associazione a questo tavolo di lavoro è significativa perché viene riconosciuta la nostra rappresentatività nel sistema distributivo italiano. Obiettivo di questo Comitato è anche quello di massimizzare le iniziative, anche mediatiche, su questa problematica per arrivare a realizzare nel mese di maggio un evento che catturi l'attenzione del pubblico sul tema. D. Sono state recentemente pubblicate e poste in consultazione le Linee Guida per la standardizzazione dell'operatività dell'industria del risparmio gestito, realizzate dal Tavolo Tecnico per la standardizzazione dei linguaggi e dei processi nell'industria dei fondi a cui anche Anasf ha partecipato. Quali sono gli obiettivi identificati dal documento e quali saranno i prossimi passi? R. I lavori del Tavolo Tecnico per la standardizzazione, che si sono svolti per tutto il 2010, hanno avuto lo scopo di individuare le procedure e i linguaggi per la standardizzazione delle relazioni e dei flussi informativi intercorrenti tra i diversi soggetti operanti nell'industria del risparmio gestito, per favorire l'apertura dei modelli distributivi. La standardizzazione potrà creare una situazione di certezza e tempestività nell'evasione degli ordini di investimento e rimborso voluti dai risparmiatori, accrescendo l'efficienza, la flessibilità e la concorrenza. In sostanza, la migliore portabilità dei fondi consentirà un passaggio più semplice delle posizioni del risparmiatore che si trovasse a voler passare da un intermediario a un altro, con uno snellimento delle procedure.Nei prossimi mesi Anasf continuerà a supportare i lavori del tavolo tecnico che dovrà esaminare le eventuali osservazioni ricevute dal mercato sulle linee guida e indicare il piano di lavoro per la migrazione delle procedure. Oltre ai risultati del tavolo di lavoro, sicuramente positivi, mi preme in particolare rimarcare la sinergia che si è creata tra le Associazioni di categoria e le Istituzioni, che ha permesso di realizzare un documento condiviso da tutte le parti coinvolte per la soluzione di una problematica comune. D. La Commissione Europea ha avviato nei giorni scorsi una serie di importanti consultazioni per il mercato finanziario, in particolare la revisione della Mifid a tre anni dalla sua implementazione. Che giudizio complessivo si può dare alla Direttiva e quali ulteriori passi potranno essere compiuti?R. Nel corso degli ultimi mesi il legislatore italiano e quello europeo hanno proseguito nell'elaborazione di norme e regolamenti volti a garantire una migliore tutela per il risparmiatore, aumentando la trasparenza degli strumenti di investimento e incrementando le iniziative di educazione finanziaria. Tale processo ha avuto inizio proprio grazie all'implementazione della Mifid e questo è il principale punto a suo favore, l'aver aperto un forte dibattito nel mercato con la volontà di offrire maggiori garanzie a tutela dei risparmiatori, in considerazione dell'ampiezza e complessità della gamma di servizi e strumenti finanziari offerti. Ci sono però indubbiamente aree di miglioramento che non mancheremo di esaminare dettagliatamente nel corso della consultazione europea. Se l'obiettivo è quello della trasparenza, allora sarà importante diminuire gli oneri amministrativi e burocratici che riducono alcuni passaggi della relazione con il risparmiatore all'esame di montagne di carte non utili sia per il professionista sia per l'investitore. Questo sarà un passo necessario da compiere per far conoscere a chi si affida alla nostra categoria la qualità del servizio che offriamo. Mi preme inoltre sottolineare che nel documento di revisione della Direttiva la Commissione propone di eliminare la discrezionalità nazionale oggi prevista di avvalersi di promotori finanziari, generalizzando quindi la possibilità si avvalersi di questi professionisti in ragione dell'ottimo funzionamento delle regole che ne disciplinano l'attività. Un ulteriore riconoscimento dell'importanza e della valenza di questa professione, che dimostra inoltre di essere efficacemente regolamentata. D. L'impegno di Anasf è rivolto oltre alla tutela dei promotori finanziari anche al mondo dei risparmiatori. Concretamente, l'Associazione ha dato vita nel 2009 al progetto Economic@mente™ – Metti in conto il tuo futuro, che anche nel 2010 è stato sviluppato in diverse scuole italiane. Quanto conta per Anasf questo progetto?R. A spingere l'Associazione a promuovere e realizzare l'iniziativa di educazione finanziaria sono stati lo scarso livello di preparazione degli italiani sui temi legati al risparmio e l'emergere di un'esigenza comune di offrire soluzioni e risposte efficaci all'urgente e crescente bisogno di cultura finanziaria. Il progetto, rivolto agli studenti della scuola secondaria di secondo grado, creato in collaborazione con la società Progetica, ha riscosso grande interesse da parte delle istituzioni, delle associazioni di tutela dei consumatori e degli Uffici scolastici regionali e provinciali con cui sono stati avviati i contatti. La proposta è stata in particolare accolta favorevolmente dall'Assessorato alle politiche della scuola della Provincia di Roma, con cui è stato definito un accordo per la promozione dell'iniziativa alle scuole del territorio provinciale. Pensiamo che formare gli investitori di sui temi del risparmio in maniera del tutto innovativa, partendo quindi dalle loro esigenze di vita e dalle esperienze personali, possa rappresentare un tassello importante nel puzzle dell'efficienza del mercato, tanto auspicabile quanto ancora lontana, soprattutto rispetto a tale argomento. Anasf sta facendo il suo e l'obiettivo come Associazione è che i promotori finanziari possano dialogare sempre meglio con risparmiatori consapevoli dei propri obiettivi, soprattutto oggi, in cui è chiara la necessità di un ridisegno del sistema di welfare.D. Gli ultimi due anni sono stati indubbiamente di particolare difficoltà per il settore finanziario. Come ha vissuto Anasf questo periodo?R. Dall'anno della fondazione, il 1977, di strada ne è stata fatta tanta. Oggi i soci rappresentano circa un terzo dei promotori finanziari attivi iscritti all'Albo. La continua crescita dell'Associazione dimostra che i nostri soci credono in quello che facciamo per difendere la professione, anche perchèAnasf ha rafforzato nel corso degli anni, anche di questi ultimi, la sua rappresentatività nel mercato ed è diventata un interlocutoresempre più autorevole. Il nostro credo è«Più siamo, più contiamo», e questo per poter essere davvero rappresentativi di una categoria che, numeri alla mano, incide sull'andamento del mercato. D. In che modo Anasf ha sostenuto i suoi soci nel 2010?R. Oltre agli interventi presso autorità ed istituzioni per la tutela e la regolamentazione della categoria, Anasf pensa agli uomini e le donne che ogni giorno si confrontano con risparmiatori e alle problematiche legate anche alla loro quotidianità. Pensiamo che puntare a migliorare sempre le proprie competenze è un investimento sicuro, necessario e di tutela, tanto dei promotori finanziari quanto dei risparmiatori. Con questa convinzione, anche nel 2010 il calendario formativo riservato ai soci ha voluto rispondere alle esigenze di aggiornamento professionale tipiche dell'attività. Non è un caso che anche i veterani della professione continuino spesso a frequentare corsi e seminari organizzati da Anasf, come anche decidono di conseguire la certificazione fpa, creata su spinta dell'Associazione proprio per sottolineare il grande peso che la qualificazione professionale ricopre oggi più che mai nel nostro settore. Non solo; abbiamo voluto dare un'ulteriore prova del nostro sostegno alla categoria con il lancio della nuova campagna pubblicitaria “La tua fiducia ha segnato un percorso” pubblicata sulle principali testate nazionali, col fine di rimarcare il valore della professione e dare un segnale forte di presenza attiva, comunicando che, insieme a un promotore finanziario, “il risparmiatore ha sempre la sicurezza di aver fatto la scelta giusta”.

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Milano Finanza Data: "Quel fondo vale tre tfr" 20/12/2010

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Milano Finanza sezione: Copertina data: 18/12/2010 - pag: 14 autore: di Roberta Castellarin e Paola Valentini Previdenza/1

Quel fondo vale tre tfr

Dall'inizio dell'anno il 61% dei fondi pensione aperti e negoziali ha battuto la rivalutazione della liquidazione, che a fine ottobre era al 2,1% netto. I prodotti migliori hanno guadagnato più del 7% in dieci mesi. Tra questi molti della scuderia Fondiaria-Sai Farsi una pensione di scorta è sempre più necessario. In futuro l'assegno pubblico arriverà più tardi e sarà sempre più magro. Dal 1° gennaio 2011 prenderà il via infatti la terza riforma strutturale del sistema previdenziale pubblico, decisa l'estate scorsa dal governo Berlusconi. L'intervento fa sì che chi inizia oggi a lavorare oggi dovrà aspettare la soglia dei 70 anni per andare in pensione. Con la prospettiva di un assegno che coprirà circa il 50% dell'ultimo stipendio. Da qui la necessità di rivolgersi a un fondo pensione per integrare la magra rendita che verrà. E, allora, come si presentano all'appuntamento i prodotti dedicati alla previdenza integrativa? Il primo confronto da fare è con il tfr, ossia con il rendimento con cui viene rivalutata ogni anno la liquidazione. Bene: da inizio anno a fine ottobre i fondi pensione aperti e negoziali hanno vinto la sfida superando l'asticella del 2,1% del tasso di rivalutazione netto garantito dal tfr. In particolare, i prodotti di categoria hanno reso il 2,7%, quelli aperti il 2,8%. Con punte vicino all'8% per i fondi aperti e del 6% dei negoziali. Il 61% dei fondi aperti e negoziali ha superato la rivalutazione del tfr. L'obiettivo era stato centrato anche nel 2009, mentre era stato mancato nel corso del difficile 2008. Anche facendo riferimento a un periodo di tempo più lungo, i dati Covip, che ha raccolto i rendimenti di tutte le linee previdenziali dal 2000 al 2009, dimostrano che nel complesso la pensione di scorta ha tenuto, nonostante i crolli delle borse e le tensioni sul mercato dei bond. Se questo è vero per l'industria in generale, scegliere però il fondo pensione giusto non è facile. Proprio per aiutare i lettori a fare un confronto con quanto offre l'industria, MF-Milano Finanza (in collaborazione con Numeria la società di analisi indipendente) ha dato le pagelle ai fondi pensione. L'elaborazione intende essere uno strumento per individuare quali sono i migliori prodotti sul mercato tra fondi aperti negoziali e pip. Il confronto si basa sui risultati messi a segno dalla nascita, ma anche sui costi e sulla volatilità. La scelta del giusto fondo pensione è infatti fondamentale per colmare il gap tra ultimo reddito e assegno Inps. Tra i fondi aperti si classifica ai primi posti Fondiaria Sai, che ottiene per numerosi comparti il miglior voto, ossia la tripla A. Si collocano in buona posizione anche Anima e Axa Mps. Mentre nella classifica assoluta sono circa 50 i fondi aperti che hanno superato da inizio anno una performance del 5%. A partire da Pioneer Data Target 2035, che ha messo a segno da inizio anno un +7,8%, seguito da Fondiaria Sai Previ Global (+7,1%). La stessa performance messa a segno da Milano Global di Milano Assicurazioni (sempre gruppo Fondiaria Sai). Nelle tabelle in pagina si trovano i comparti migliori da inizio anno e quelli che hanno ottenuto il miglior rating.Nel 2011, oltre alla riforma approvata l'estate scorsa, scatterà il nuovo scalino previsto dalla riforma Damiano, in base al quale nessuno potrà andare in pensione a 60 anni a meno di avere 40 anni di contributi. Per le pensioni di anzianità la soglia sale infatti a 61 anni più 35 di contributi oppure 60 più 36. Ma, in realtà, considerando il nuovo sistema della «finestra mobile», che prevede 12 mesi di attesa per l'uscita dal lavoro a partire dalla maturazione dei requisiti, dal 2011 per andare in pensione bisognerà comunque aver compiuto i 61 anni di età. Del resto la regola dei 12 mesi vale anche per la pensione di vecchiaia dei dipendenti e sale poi a 18 mesi per gli autonomi. In questo modo dal 2011 l'età salirà a 66 anni per gli uomini e 61 per le donne, mentre per le dipendenti l'asticella salirà a 62 anni, ossia 61 anni più uno di attesa. In seguito alla parificazione tra uomini e donne nel settore pubblico, introdotta dall'attuale governo su richiesta della Corte di giustizia Ue, le dipendenti pubbliche, dopo lo scalino del 2011 (che alzerà l'età da 60 a 61 anni), dal 2012 dovranno andare in pensione a 65 anni. Infine dal 2015 partirà il meccanismo che aggancia l'età di pensionamento alla speranza di vita, con la conseguenza che l'allungamento dell'età lavorativa scatterà in automatico. Ciò che significa che nel 2015 bisognerà attendere sei mesi in più per la pensione, mentre un altro scatto si avrà dal 2019, per poi passare a un meccanismo triennale che coinciderà con la revisione dei coefficienti. Infatti, nonostante questo posticipo, l'assegno si assottiglierà proprio a causa dell'inasprimento dei coefficienti di trasformazione in rendita introdotto quest'anno. Da qui la necessità di integrare la pensione che verrà con un apposito investimento previdenziale. La prima via appare quella di sottoscrivere un fondo pensione, destinandovi anche il proprio tfr. Questa scelta consente di ottenere vantaggi fiscali grazie a una deducibilità fino al 12% del reddito, oltre al contributo del datore di lavoro. Fattori che vanno a incrementare il montante finale su cui potrà contare il lavoratore. Come scegliere il fondo pensione giusto? Ormai il mercato è cresciuto ed esistono tre tipi di strumenti: i fondi pensione negoziali, i fondi aperti e le polizze di previdenza individuale (pip). Per i lavoratori che dispongono di un fondo negoziale scegliere un altro strumento vuol dire rinunciare al contributo del datore di lavoro, che non è previsto per le polizze e per i fondi pensioni aperti ad adesione individuale. Questo è uno quindi dei punti da tenere presenti nella valutazione. Dall'altra parte, però, dare una pagella ai fondi negoziali è per ora difficile perché presentano linee molto diverse tra loro e quindi poco confrontabili. Dal punto di vista dei costi i fondi di categoria sono in assoluto quelli che presentano il profilo meno oneroso. Tutti hanno un indicatore di costo a 10 anni inferiore all'1% e in media si attestano allo 0,38%. Dal punto di vista delle performance, a fine ottobre presentavano un risultato medio a 12 mesi del 4,61% e a tre anni del 4,57%. Sempre i fondi negoziali a fine 2009 presentavano un rendimento medio annuo netto dello 0,66% in base ai dati pubblicati da Covip sul track-record storico di tutti i fondi pensione. Sempre in base ai dati Covip, se si allunga l'orizzonte temporale a cinque anni il miglior fondo risulta il bilanciato di Mediafond che ha realizzato una performance nel periodo di quasi il 24%, ossia un rendimento annuo medio netto del 4,57%. Sempre a cinque anni la linea reddito di Solidarietà Veneto mostra una performance media annua netta del 3,7%, mentre a fine ottobre 2010 segnava una performance dello 0,2% da inizio anno. Il miglior fondo da inizio anno è Dinamico di Gommaplastica (+6,1%). Questa dunque la fotografia dei fondi negoziali. Invece per i prodotti aperti, che possono essere classificati in base agli obiettivi di investimento, Numeria ha elaborato una vera e propria pagella, che MF-Milano Finanza anticipa in queste pagine (l'analisi completa sarà disponibile insieme con l'Annuario dell'Investitore allegato al numero di MF- Milano Finanza del 31 dicembre). I fondi hanno ricevuto un rating che tiene conto di risultati raggiunti, volatilità e onerosità. I calcoli del rating sono stati elaborati sulla base dei valori a fine mese e su un arco temporale di cinque anni. Ai fini della valutazione le singole linee sono raggruppate in base alla classificazione di Assogestioni. All'interno di ciascuna categoria sono elaborate tre diverse graduatorie. La prima riguarda il risultato dell'investimento, misurato dal montante (la somma dei versamenti effettuati e dei guadagni maturati) ottenuto con il versamento di contributi mensili di 200 euro per cinque anni. La seconda graduatoria considera la rischiosità, ottenuta dalla media di due valori: la volatilità dei rendimenti mensili e la massima perdita cumulata, ossia la perdita rispetto al valore massimo toccato dal comparto. La terza classifica è basata sulla continuità delle performance, misurata dal numero di rendimenti mensili del comparto superiori alla media di categoria. A ciascun comparto è assegnato un punteggio in base alla posizione occupata in ognuna delle tre graduatorie. Il rating è attribuito in funzione della somma dei punteggi ottenuti. Come si legge il rating? Ogni fondo valutato con la tripla A merita un giudizio ottimo, mentre il voto B si può tradurre in buono. Chi ottiene C'è sufficiente, ossia nella media della categoria. I fondi classificati con D sono sotto la media e quelli con un giudizio E decisamente sottoperformanti. Il rating MF è una valutazione sintetica del rendimento e del rischio di ciascun comparto di investimento. Quindi rappresenta un supporto nella scelta, ma non può rappresentare l'unico criterio di giudizio. Versamenti di importo differente da quello ipotizzato o l'applicazione di costi diversi, per esempio nel caso di adesioni in forma collettiva, possono determinare un montante molto diverso da quello calcolato ai fini del rating. Che cosa dice la classifica elaborata da Numeria? Sono 18 i comparti che hanno ricevuto una tripla A. Nella metà dei casi si tratta di linee garantite, quelle introdotte dalla riforma del 2007 per accogliere il trattamento di fine rapporto dei lavoratori che non effettuano alcuna scelta e che quindi finiscono automaticamente in questi comparti. La società con più triple A è appunto Fondiaria-Sai, che ottiene il massimo dei voti per otto comparti (di cui quattro garantiti). A partire proprio da Previ-global, linea azionaria del fondo pensione Sai di Fondiaria-Sai, che tra l'altro quest'anno è anche in cima alla classifica dei rendimenti (gennaio-ottobre) con una performance del 7,1%. Previ- global è un fondo con una componente azionaria al 75%. Inoltre, in base alle elaborazioni Covip, il comparto di Fondiaria-Sai, con un +5,7% al netto di costi e fiscalità, si piazza anche al secondo posto come rendimento medio annuo per il quinquennio 2005-2009. Un risultato ottenuto nonostante i costi del fondo non siano bassi: l'Isc a 10 anni è dell'1,59%, più dell'1,4% medio dei fondi pensione azionari. Dalle simulazioni che le compagnie devono mettere a disposizione degli aderenti potenziali risulta che una donna di 40 anni che iniziasse oggi a versare 5 mila euro all'anno, al momento del pensionamento avrebbe accumulato un capitale di 127 mila euro, pari a una rendita annua che partirà da 4 mila euro (considerando un rendimento medio annuo lordo del 3,5%). Mentre un coetaneo maschio che versasse lo stesso importo avrebbe a fine attività un capitale di 169 mila euro, pari a una rendita iniziale di 7.400 euro. Ben rappresentato tra i primi della classe è anche il fondo pensione aperto Arti e Mestieri di Anima con i comparti Rivalutazione (40% azioni), che quest'anno ha reso il 4,8%, e Crescita (80% azioni) che ha offerto il 5,7%. L'Isc della linea azionaria Crescita è all'1,48% a 10 anni, leggermente sopra la media (1,4%), mentre il comparto bilanciato Rivalutazione è all'1,31%, contro una media di settore dell'1,2%. A cinque anni le due linee hanno avuto una performance media netta annua del 2,53% e dell'1,49%, contro una media di tutti i fondi aperti del 2,04%. È un fondo tripla A anche la linea azionaria (65% la componente equity) Rettangolo di Axa Mps Vita Kaleido, che quest'anno ha reso il 4,2% con Isc a 10 anni dello 0,91%. Il fondo ha una storia di rendimenti lunga: a 10 anni ha registrato un rendimento medio annuo netto del 2,11%, quasi il doppio rispetto alla media (1,18%). Le polizze previdenziali (pip) hanno invece una storia di rendimenti più breve rispetto a fondi aperti e negoziali, presentano costi più alti e sono difficili da confrontare tra loro o con i concorrenti. Se realizzate con polizze unit linked, dispongono di una quota mensile, mentre se utilizzano la gestione separata danno il rendimento solo una volta l'anno. Dai dati Covip a fine 2009 risulta che a cinque anni la migliore polizza è Zurich Sistema Pensione con un rendimento medio annuo netto del 4%. Sempre da Zurich arriva il fondo Vip, che nei cinque anni ha reso il 3,88% netto.

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Piccolo di Trieste, Il Data: "slovenia, sale l'età della pensione: tutti a 65 anni" 20/12/2010

Indietro Stampa ATTUALMENTE I LIMITI SONO 63 E 61 Slovenia, sale l’età della pensione: tutti a 65 anni di FRANCO BABICH

LUBIANA Si lavorerà di più e si andrà in pensione a 65 anni, con 43 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne: il Parlamento sloveno ha approvato in via definitiva la riforma pensionistica, ma la nuova legge, prima di entrare in vigore, probabilmente dovrà superare ancora un ostacolo. I sindacati infatti hanno annunciato di volere il referendum abrogativo. L'innalzamento dell'età pensionabile dagli attuali 63 anni per gli uomini e i 61 per le donne ai 65 anni per tutti è la principale novità introdotta dalla riforma. È un provvedimento indispensabile, ha spiegato il ministro del lavoro Ivan Svetlik, visto l'andamento demografico della popolazione slovena. Se non si allunga il periodo contributivo, ne risentiranno sia i pensionati attuali sia quelli di domani. Per le pensioni anticipate, le condizioni saranno le seguenti: 60 anni d'età con 40 anni di contributi versati per gli uomini e 38 per le donne. Il malus, ossia la riduzione rispetto alla pensione piena in caso di pensionamento anticipato, sarà dello 0,3% per ogni mese di anticipo. Sono previsti però anche dei bonus: per chi dovesse decidere di lavorare oltre l'età pensionabile, ci saranno integrazioni alla paga pari al 20% di quella che sarebbe la sua pensione. Il calcolo delle quiescenze sarà basato sui migliori 30 anni di contributi, mentre il loro adeguamento dipenderà per il 60% dall'aumento dei salari e per il 40% dal tasso di inflazione. Tutte queste novità saranno introdotte progressivamente, con periodi di transizione più o meno lunghi. Nel calcolo del periodo contributivo non sarà riconosciuto il periodo trascorso al servizio di leva, come invece avrebbe voluto parte dell'opposizione. La riforma è passata con la maggioranza assoluta dei voti (49 su 90), anche se le forze di governo non hanno votato compatte. Contro ha votato il Partito dei pensionati, ma a favore si e' espresso il Partito popolare, che fa parte dell'opposizione. La riforma, comunque, difficilmente entrerà in vigore prima della metà del prossimo anno. È molto probabile che il Consiglio di stato voterà il veto sospensivo – per cui sara' necessario un nuovo passaggio alla Camera – ma, soprattutto, è quasi certo che i sindacati riusciranno a raccogliere le 40mila firme necessarie per indire un referendum abrogativo. Per avviare l'iter referendario ne erano sufficienti 2.500 e la Confederazione dei sindacati liberi della Slovenia è riuscita a raccoglierne oltre 22mila in poche ore. «La riforma è ingiusta sia per chi lavora sia per chi va in pensione» è convinto il presidente della più grande confederazione sindacale slovena, Dusan Semolic. Contro la riforma pensionistica c'è stata mercoledì pomeriggio anche una manifestazione di protesta dei sindacati davanti al Parlamento. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Provincia di Como, La Data: "È allarme per le pensioni del futuro «A rischio il tenore di vita di 20/12/2010 molti»"

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la previsione di Bankitalia È allarme per le pensioni del futuro «A rischio il tenore di vita di molti»

ROMA - La diminuzione del tasso di sostituzione tra retribuzione e pensione previsto nei prossimi anni e l'ancora scarsa adesione alla previdenza integrativa farà sì che molti lavoratori in futuro si troveranno «esposti a un forte rischio previdenziale, ovvero alla possibilità che, raggiunta l'età del pensionamento, si trovino a non avere risorse sufficienti a mantenere un tenore di vita adeguato». È quanto si legge in uno studio dei ricercatori Giuseppe Cappelletti e Giovanni Guazzarotti della Banca d'Italia appena pubblicato sul sito dell'istituto. Lo studio sottolinea che vi sono «rischi anche per l'intera collettività, poiché essa verrà chiamata a farsi carico di interventi di natura assistenziale». C'è una fascia consistente della popolazione - affermano i ricercatori - «per la quale la ricchezza previdenziale potrebbe risultare inadeguata. Circa il 15% dei lavoratori occupati presenta al contempo tassi di sostituzione inferiori al 60% (della retribuzione, ndr) e tassi di risparmio sotto il primo quintile della distribuzione».

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Sole 24 Ore, Il Data: "Quelle tentazioni insane sui risparmi" 20/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: RISPARMIO E FAMIGLIA data: 2010-12-19 - pag: 27 I CONTI IN TASCA

Quelle tentazioni insane sui risparmi

Chi risparmia per la propria pensione va tutelato o è un benestante da aggredire per ripianare i conti pubblici fuori controllo? Il governo ungherese propende per la seconda ipotesi, visto che di fronte alla crescente instabilità finanziaria (Moody's ha declassato il rating dei titoli statali di Budapest a Baa3, un gradino sopra lo status di junk-bond) ha appena approvato una manovra anti-deficit che include un trasferimento dei risparmi previdenziali privati a copertura delle obbligazioni del sistema pensionistico pubblico. I lavoratori ungheresi che decideranno di mantenere i propri risparmi presso i fondi pensione privati verranno seriamente penalizzati, e quindi saranno forzati a dirottare al primo pilastro i loro montanti accumulati circa 14 miliardi di dollari e i contributi futuri. E pensare che nel 1998 la decisione di Budapest di introdurre un secondo pilastro privato obbligatorio in cui far confluire l'8% dei salari era stato visto come un interessante tentativo di costruire un sistema previdenziale equilibrato. Ma si vede che erano altri tempi. Il tema di oggi è invece capire perché in una situazione finanziaria oggettivamente assai poco florida, un governo europeo (di centro-destra, non di leninisti) che gode di un ampio consenso popolare (quello che l'ha spinto a stravincere le elezioni dello scorso aprile) decida, tra le varie possibili misure di austerità, di mettere le mani nelle pensioni private dei lavoratori. L'«Economist» segnalava sottilmente che chi contribuisce a un fondo pensione godendo di agevolazioni fiscali (che anche in Italia sono notevoli) può essere percepito come un fortunato rentier che si sta arricchendo alle spalle della collettività. E quindi, nel momento del bisogno, diventi un soggetto "politicamente aggredibile". Anche perché ve li vedete gli iscritti ai fondi pensione scendere in piazza e alzare barricate in difesa della loro asset allocation? C'è un punto che sfugge a questo pragmatismo. Chi contribuisce ai fondi pensione in fin dei conti deve dichiarare redditi capienti per poter dedurre i versamenti. Sommessamente, ammesso e non concesso che a Occidente si vada verso un aggravamento della tassazione sulle rendite, o addirittura a una imposizione patrimoniale, sarebbe il caso di "aggredire" per prime quelle ricchezze personali che sono state accumulate grazie all'evasione fiscale. [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "Rischio pensioni al 60 per cento dello stipendio" 20/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2010-12-19 - pag: 23 STUDIO BANKITALIA

Rischio pensioni al 60 per cento dello stipendio

Uno studio lancia un nuovo allarme sulle pensioni del futuro. La diminuzione del tasso di sostituzione tra retribuzione e pensione previsto nei prossimi anni e la scarsa adesione alla previdenza integrativa spiegano Giuseppe Cappelletti e Giovanni Guazzarotti, i ricercatori di Bankitalia che hanno condotto l'indagine farà sì che molti lavoratori si troveranno «esposti a un forte rischio previdenziale, ovvero alla possibilità che, raggiunta l'età del pensionamento si trovino a non avere risorse sufficienti a mantenere un tenore di vita adeguato». Secondo i dati raccolti ci sarebbe una fascia consistente della popolazione «per la quale la ricchezza previdenziale potrebbe risultare inadeguata. In particolare circa il 15% dei lavoratori occupati presenta al contempo tassi di sostituzione inferiori al 60% della retribuzione e tassi di risparmio sotto il primo quintile della distribuzione». Nelle stime della Ragioneria dello stato citate dallo studio, infatti, un lavoratore che nel 2010 avrebbe ottenuto una pensione pari a circa il 70% della propria retribuzione (al lordo dell'imposizione fiscale e contributiva) nel 2040 vedrà ridotta la percentuale al 52% a parità di anni di contribuzione.

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Sole 24 Ore, Il Data: "Spagna in piazza contro i tagli" 20/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: MONDO data: 2010-12-19 - pag: 10 Tra rigore e sviluppo. Manifestazioni in trenta città per contestare l'innalzamento dell'età per la pensione

Spagna in piazza contro i tagli

Proteste. Cortei in tutta la Spagna (nella foto Madrid) contro l'elevamento a 67 anni dell'età pensionabile Parte la Madrid-Valencia: il paese è primo in Europa nell'alta velocità - TEMA CALDO - La protesta non si ferma: i sindacati annunciano uno sciopero generale a gennaio sulla riforma del sistema previdenziale MADRID. Dal nostro corrispondente A gennaio in Spagna, dopo quello del 29 settembre, potrebbe esserci un nuovo sciopero generale contro la decisione del governo di aumentare l'età pensionabile da 65 a 67 anni. Lo hanno annunciato ieri i rappresentanti delle due più importanti organizzazioni sindacali (Ignacio Fernandez Toxo di Ccoo e Candido Mendez di Ugt) al termine di una manifestazione svoltasi a Madrid (ma contemporaneamente anche in un'altra trentina di città), a cui hanno partecipato migliaia di lavoratori e cittadini. Proprio ieri, però, la Spagna ha inaugurato il collegamento ferroviario ad alta velocità tra Madrid e Valencia, un'opera da 6,6 miliardi, che ne fa il paese con la rete più lunga in Europa. Il malcontento sociale nel paese sta crescendo, al pari di una situazione economica e occupazionale sempre più precaria e di un rischio- paese in aumento che minaccia l'equilibrio finanziario e il riordino dei conti pubblici nei tempi prestabiliti e concordati con Bruxelles. La Spagna fatica dunque a convincere la comunità internazionale sulle sue capacità di ripresa e il premier Josè Luis Zapatero appare sempre più in difficoltà nel gestire un paese che sembra aver perso fiducia in se stesso o, comunque, aver smarrito quell'entusiasmo che aveva permesso al Pil pro-capite di superare quello dell'Italia. È dunque in questa situazione che Zapatero, dopo aver varato nelle scorse settimane l'ennesima misura di rilancio all'economia (in particolare alcune facilitazioni di carattere fiscale a favore delle Pmi) ha deciso, convinto dai partner della Ue e dalle maggiori organizzazioni economiche internazionali, di accelerare il programma delle riforme strutturali. Rimettendo mano alla nuova legge del lavoro, varata nei mesi scorsi con poco successo, ma soprattutto attaccando il sistema pensionistico che, nonostante non dia alcuna preoccupazione di copertura per i prossimi 20 anni, va riadattato all'evoluzione demografica e all'invecchiamento della popolazione. Una riforma in profondità, quella prevista dal governo, che dovrebbe vedere la luce entro la fine del prossimo gennaio e che si basa su due principali pilastri: l'allungamento, graduale, dell'età lavorativa (o alternativamente degli anni di contributi) dagli attuali 65 a 67; l'allargamento del periodo di calcolo della pensione (peraltro ancora da definire) dagli attuali 15 anni a 20 anni o oltre. Insomma, una rivoluzione che non piace alle organizzazioni sindacali che, prima di trattare il tema pensioni, vorrebbero abbordare una seria revisione del quadro normativo che regola il mercato del lavoro, per ridurre la forte precarietà, ma soprattutto per varare una serie di misure concrete sulla politica attiva all'occupazione. Ad ogni buon conto la Spagna non abbassa la guardia e continua pazientemente a tessere la tela della sua rete infrastrutturale. Ieri la notizia che il paese è balzato in testa alla classifica in Europa con il maggior numero di chilometri di rete ferroviaria ad alta velocità: 2.665, grazie all'inaugurazione della tratta Madrid-Valencia, già battezzata Madriterraneo. Una tratta di oltre 440 chilometri (l'investimento è di oltre 6,6 miliardi di euro) che da ieri (dalla stazione di Atocha dove Autogrill ha aperto 13 punti-ristoro) viene coperta in appena 90 minuti. Nel 2011 sul tragitto viaggeranno 3,6 milioni di passeggeri. Nei prossimi cinque anni l'opera permetterà di creare 136mila nuovi posti di lavoro, permettendo di qui al 2016 il risparmio di 842mila tonnellate di CO2, l'equivalente del consumo di una città di piccola grandezza. RIPRODUZIONE RISERVATA

I NUMERI DELL'ALTA VELOCITÀ FERROVIARIA

2.265 chilometri Il record Con l'inaugurazione della tratta Madrid-Valencia (440 chilometri), avvenuta ieri, la Spagna diventa il primo paese europeo per chilometri di rete ferroviaria ad alta velocità in servizio. Al primo viaggio hanno partecipato re Juan Carlos, la regina Sofia, il premier Zapatero e il leader dell'opposizione Rajoy 6,6 miliardi L'investimento Per il collegamento tra Madrid e Valencia, il governo ha stanziato 6,6 miliardi di euro, altrettanti ne serviranno per le tratte ancora in costruzione. Entro il 2016, l'opera dovrebbe permettere di creare 136mila posti di lavoro e generare volume d'affari di 22,5 miliardi in 6 anni, compreso il valore degli investimenti 3,6 milioni I passeggeri Dall'anno prossimo, sulla tratta Madrid-Valencia viaggeranno 3,6 milioni di persone, con 800mila nuovi clienti. Per raggiungere le due città servono ora solo 90 minuti. L'alleggerimento del traffico su gomma permetterà di tagliare entro cinque anni 842mila tonnellate di anidride carbonica

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Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "Sulla pensione integrativa la tassazione è ridotta" 20/12/2010

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Il Sole-24 Ore del lunedì edizione: NAZIONALE sezione: FISCO data: 2010-12-20 - pag: 44 Cassazione. Prelievo Irpef sull'87,5% del trattamento percepito

Sulla pensione integrativa la tassazione è ridotta

1L'ORIENTAMENTO 2LA VICENDA 3IL PRECEDENTE LA CARATTERISTICA - Le somme erogate al beneficiario rientrano tra i redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente Pensioni integrative a tassazione ridotta. A chiarirlo è la Cassazione con la sentenza 24577/10. La Corte si è trovata alle prese con alcuni titolari di pensione integrativa Inail che avevano presentato un'istanza di rimborso per la maggiore Irpef trattenuta per gli anni 1995-1999. Il conteggio, infatti, era stato effettuato sulla base del 100% del trattamento e non sull'87,5%, così come previsto dagli articoli 47 e 48 del Tuir. La commissione tributaria provinciale aveva dato ragione ai contribuenti applicando i termini previsti dagli articoli 37 e 38 del Dpr 602/73. La decisione era stata appellata dall'ufficio che riteneva come nel caso non fosse possibile applicare il termine decennale per la decadenza del rimborso, ma esclusivamente quello dei 48 mesi previsto dall'articolo 38 del Dpr 602/73. La commissione tributaria regionale della Liguria aveva deciso per l'inapplicabilità del termine decennale senza dare però ulteriori chiarimenti. L'interpretazione La Cassazione ha precisato che i fondi integrativi dovessero rientrare tra i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, così come previsto dall'articolo 47 del Tuir. Quindi sul fronte del regime fiscale per le prestazioni erogate si doveva necessariamente applicare la tassazione ridotta dell'87,5% del loro ammontare. Risolto il primo nodo, il contenzioso ha mostrato un'altra criticità. Ossia quale termine decadenziale applicare alla richiesta di rimborso. I giudici di legittimità hanno precisato che nel caso specifico dovesse trovare applicazione il termine decadenziale di 48 mesi introdotto dalla legge 388/2000. Nei precedenti gradi di giudizio, la Ctp aveva disposto che «per quanto concerneva le ritenute di acconto operate alla fonte si dovesse applicare la prescrizione decennale prevista dall'articolo 2946 del codice civile, mentre per quanto riguardava i versamenti diretti dovesse essere osservato il termine decadenziale di 18 o 48 mesi a seconda della data di presentazione della domanda di rimborso». L'errore in appello, invece, è stato quello di non considerare che l'articolo 38 del Dpr 602/73, così come coordinato con le modifiche della Finanziaria per il 2001, prevedesse due ipotesi a seconda cioè che la domanda di rimborso fosse presentata dal soggetto che avesse effettuato il versamento diretto (ossia il sostituto d'imposta diverso dall'amministrazione statale) o dal percettore delle somme soggette a ritenuta. In entrambi i casi l'iniziale termine di decadenza di diciotto mesi era stato elevato a quello di quarantotto. Poiché, nel caso specifico, la domanda di rimborso era stata presentata dal pensionato percettore della pensione integrativa doveva trovare applicazione il comma 2 dell'articolo 38 e conseguentemente la data di entrata in vigore del nuovo e più ampio termine decadenziale dei 48 mesi. In particolare, la Cassazione ha affermato il principio di diritto secondo cui «nell'ipotesi in cui la domanda sia presentata dal percettore della pensione erogata dal fondo integrativo (Inail) il corretto termine decadenziale applicabile è quello di cui all'articolo 38, comma 2, del Dpr 602/73 come modificato a partire dal 1 gennaio 2001 dall'articolo 34, comma 6 della legge 388/2000». Il riferimento A tal proposito è stata richiamata la sentenza della Cassazione 8 aprile 2009 n. 8504 che, tra l'altro, ha stabilito il principio secondo cui anche il sostituito debba ritenersi già originariamente obbligato solidale d'imposta, e quindi soggetto al potere di accertamento e a tutti i conseguenti oneri. In coerenza con i principi generali in materia di solidarietà passiva, tale rapporto di solidarietà «non dà luogo, neppure nel processo tributario, a litisconsorzio necessario, ma, eventualmente, solo a quello facoltativo; ne consegue che, in caso di mancato versamento della ritenuta d'acconto da parte del datore di lavoro, obbligato al pagamento del tributo è anche il lavoratore contribuente, il quale, laddove, viceversa, pretenda il rimborso dell'indebito tributario, può rivolgere la domanda nei confronti del sostituto, oltre che nei confronti dell'amministrazione erariale». La Cassazione ha così rinviato la questione ad altra sezione della commissione regionale perché si pronunci sulla base dei principi enunciati. RIPRODUZIONE RISERVATA www. ilsole24ore.com/ norme/documenti La sentenza 24577 della Cassazione I punti principali Le pensioni integrative scontano l'Irpef sulla base dell'87,5% e non sul 100% del trattamento. Nel caso concreto il trattamento integrativo pensionistico è stato fatto rientrare tra i redditi assimilati a quello di lavoro dipendente. Secondo l'ufficio, i fondi integrativi non potevano essere annoverati tra i fondi pensionistici complementari Diversi contribuenti avevano impugnato il silenzio rifiuto formatosi sull'istanza di rimborso della maggiore Irpef trattenuta o versata per gli anni 1995-1999 relativamente alle pensioni integrative. La sentenza della Suprema corte ha ritenuto che avessero ragione I fondi integrativi già istituiti alla data di entrata in vigore della legge 421/92 e, in particolare il fondo di previdenza dei dipendenti Inps come dell'Inail, sono soggetti alle disposizioni del Dlgs 124/93. Il trattamento erogato rientra tra i redditi assimilati a quelli da reddito dipendente. Cassazione n. 8504/09

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Perseo al via per addetti di enti locali e sanità" 20/12/2010

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2010-12-18 - pag: 20 Previdenza complementare. Dopo Espero, la seconda struttura dedicata ai dipendenti della Pa

Perseo al via per addetti di enti locali e sanità

Destinato a oltre un milione di lavoratori pubblici. Il nodo basse adesioni Giusto in tempo per Natale. Lunedì 20 dicembre presso la sede del notaio le parti sociali, Aran e rappresentanze sindacali daranno alla luce Perseo, il fondo pensione destinato ai dipendenti pubblici attivi negli enti locali e nel sistema sanitario, ossia medici, veterinari e biologi: in tutto circa 1,26 milioni di lavoratori ancora privi di uno strumento di previdenza complementare di categoria e che per ottenere una copertura previdenziale di secondo pilastro hanno dovuto ricorrere ai mediamente più costosi fondi pensione aperti o piani individuali pensionistici, ossia i Pip. Il passaggio formale dal notaio è cruciale per la nascita di un fondo che è stato istituito nel 2007 e che ora dopo la definizione degli organi collegiali potrà chiedere l'iscrizione all'albo della Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione). Un parto lento, ma non l'ultimo del settore pubblico: è ancora in fase di gestazione Sirio, dedicato a circa 300mila lavoratori di ministeri, enti pubblici, Enac, Cnel e Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sirio, ha per così dire rallentato per lasciare strada a Perseo e consentirgli di tagliare il traguardo dal notaio per l'istituzione ufficiale. La stessa nascita dei fondi pensione del settore pubblico era stata di fatto rallentata dal decollo di quelli del settore privato, che con la 252/2005 hanno trovato un impulso rilevante. Anche se non soddisfacente, visto che il tasso di adesione ai fondi pensione complementari oscilla intorno al 20%, nonostante l'impennata di un milione di iscritti solo nel 2007. Finora dei 3,6 milioni dei dipendenti pubblici, solo quelli del settore scuola hanno un fondo pensione di categoria, Espero: il cui tasso di adesione, al 30 settembre scorso, era tuttavia di circa 86mila gli iscritti, il 7,19% del bacino potenziale, in risibile aumento rispetto all'anno precedente. Eppure la nascita della previdenza complementare per dipendenti pubblici risale al 1999, quando Aran e sindacati avevano siglato un accordo per l'applicazione anche al pubblico impiego delle modalità di calcolo del Tfr (trattamento di fine rapporto; oggi i dipendenti pubblici hanno il Tfs, trattamento di fine servizio, la cui dote accantonata è solo virtuale). Un ostacolo tecnico su cui si è a più riprese inabissata la volontà delle parti di procedere verso la nascita dei fondi pensione, visto l'effetto non favorevole per il lavoratore del passaggio da Tfs a Tfr. La svolta con la manovra economica della scorsa estate in cui l'articolo 12 comma ha stabilito che dal 1 gennaio prossimo il calcolo della liquidazione di tutti i dipendenti pubblici attivi prima del 31/12/2000, attualmente calcolato con il sistema Tfs (trattamento fine servizio), avverrà secondo le regole del Tfr, (trattamento fine rapporto). La mossa omogeneizza il calcolo della liquidazione dei dipendenti pubblici a quelli privati ed è stata accompagnata da una dote operativa di 92 milioni di euro in tre anni per rilanciare la previdenza complementare. Ora tocca a Sirio, preparare le carte per il notaio. Ad Aran e rappresentanze sindacali, quindi, il compito di occuparsi dell'ultimo settore rimasto scoperto ossia Università e ricerca, anche se gli addetti sono rimasti così pochi da indurre dubbi sull'opportunità di istituire un fondo dedicato. Ma soprattutto di promuoverlo ed evitare che la tutela previdenziale per i lavoratori resti solamente virtuale. pagina a cura di Marco lo Conte http://marcoloconte.blog. ilsole24ore.com/ RIPRODUZIONE RISERVATA

PERSEO IN NUMERI

1,26 milioni

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Perseo al via per addetti di enti locali e sanità" 20/12/2010

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2010-12-18 - pag: 21 Perseo al via per addetti di enti locali e sanità

Giusto in tempo per Natale. Lunedì 20 dicembre presso la sede del notaio le parti sociali, Aran e rappresentanze sindacali daranno alla luce Perseo, il fondo pensione destinato ai dipendenti pubblici attivi negli enti locali e nel sistema sanitario, ossia medici, veterinari e biologi: in tutto circa 1,26 milioni di lavoratori ancora privi di uno strumento di previdenza complementare di categoria e che per ottenere una copertura previdenziale di secondo pilastro hanno dovuto ricorrere ai mediamente più costosi fondi pensione aperti o piani individuali pensionistici, ossia i Pip. Il passaggio formale dal notaio è cruciale per la nascita di un fondo che è stato istituito nel 2007 e che ora dopo la definizione degli organi collegiali potrà chiedere l'iscrizione all'albo della Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione). Un parto lento, ma non l'ultimo del settore pubblico: è ancora in fase di gestazione Sirio, dedicato a circa 300mila lavoratori di ministeri, enti pubblici, Enac, Cnel e Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sirio, ha per così dire rallentato per lasciare strada a Perseo e consentirgli di tagliare il traguardo dal notaio per l'istituzione ufficiale. La stessa nascita dei fondi pensione del settore pubblico era stata di fatto rallentata dal decollo di quelli del settore privato, che con la 252/2005 hanno trovato un impulso rilevante. Anche se non soddisfacente, visto che il tasso di adesione ai fondi pensione complementari oscilla intorno al 20%, nonostante l'impennata di un milione di iscritti solo nel 2007. Finora dei 3,6 milioni dei dipendenti pubblici, solo quelli del settore scuola hanno un fondo pensione di categoria, Espero: il cui tasso di adesione, al 30 settembre scorso, era tuttavia di circa 86mila gli iscritti, il 7,19% del bacino potenziale, in risibile aumento rispetto all'anno precedente. Eppure la nascita della previdenza complementare per dipendenti pubblici risale al 1999, quando Aran e sindacati avevano siglato un accordo per l'applicazione anche al pubblico impiego delle modalità di calcolo del Tfr (trattamento di fine rapporto; oggi i dipendenti pubblici hanno il Tfs, trattamento di fine servizio, la cui dote accantonata è solo virtuale). Un ostacolo tecnico su cui si è a più riprese inabissata la volontà delle parti di procedere verso la nascita dei fondi pensione, visto l'effetto non favorevole per il lavoratore del passaggio da Tfs a Tfr. La svolta con la manovra economica della scorsa estate in cui l'articolo 12 comma ha stabilito che dal 1 gennaio prossimo il calcolo della liquidazione di tutti i dipendenti pubblici attivi prima del 31/12/2000, attualmente calcolato con il sistema Tfs (trattamento fine servizio), avverrà secondo le regole del Tfr, (trattamento fine rapporto). La mossa omogeneizza il calcolo della liquidazione dei dipendenti pubblici a quelli privati ed è stata accompagnata da una dote operativa di 92 milioni di euro in tre anni per rilanciare la previdenza complementare. Ora tocca a Sirio, preparare le carte per il notaio. Ad Aran e rappresentanze sindacali, quindi, il compito di occuparsi dell'ultimo settore rimasto scoperto ossia Università e ricerca, anche se gli addetti sono rimasti così pochi da indurre dubbi sull'opportunità di istituire un fondo dedicato. Ma soprattutto di promuoverlo ed evitare che la tutela previdenziale per i lavoratori resti solamente virtuale. pagina a cura di Marco lo Conte http://marcoloconte.blog. ilsole24ore.com/ RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Stop a strutturati e prodotti «strani» Occhio ai conflitti di 20/12/2010 interesse e alle competenze«Casse, investite in modo semplice»«Enti pensione? Più responsabilità»LETTERAObama e aziend"

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: PUBBLICITA' data: 2010-12-18 - pag: 13 Stop a strutturati e prodotti «strani» Occhio ai conflitti di interesse e alle competenze«Casse, investite in modo semplice»«Enti pensione? Più responsabilità»LETTERAObama e aziende, pace fatta

AGFGiorgio Jannone Due anni. Incalzati dalla stampa e da alcuni iscritti alle casse di previdenza. Alla fine i 18 parlamentari della commissione bicamerale di vigilanza hanno chiuso l'indagine conoscitiva sui conti degli enti pensione post crack Lehman Brothers. La relazione conclusiva doveva essere approvata il 14 dicembre ma, per i noti motivi politici, il via libera è slittato dopo Natale. È però un passaggio formale: deputati e senatori, bisogna darne atto, hanno fatto un buon lavoro. Bipartisan. La relazione-bozza (anticipata dal «Sole24Ore» la settimana scorsa) è una sintesi chiara ed efficace di quello che le casse previdenziali devono fare in futuro sul versante finanziario: stop a derivati e obbligazioni strutturate; investimenti solo in prodotti che si capiscono, trasparenza nei costi e nei rischi. Il verdetto è netto ed emerge dalle conclusioni della relazione. Non solo. C'è una bacchettata alle casse sulle finalità di derivati e strutturati: «...finalità che spesso viene individuata in una non meglio precisata e precisabile "attività di copertura" laddove invece risulta evidente la speranza di guadagno connessa a una pura "scommessa speculativa"». Leggere che enti pensione (non tutti) fanno scommesse speculative, porta a svariate riflessioni. Soprattutto (vedi anche intervista in basso) in merito a eventuali ipotesi di riforma del sistema dei controlli sugli investimenti degli enti pensione privatizzati. Obiettivo? Assicurare la necessaria e indispensabile stabilità di lungo periodo e allo stesso tempo la congruità delle prestazioni previdenziali. Senza prendere troppi rischi. Controllo e verifica dunque. Che non possono pesare soltanto sulle spalle di mass media e parlamentari. Una lettura più attenta dei bilanci delle casse di previdenza avrebbe permesso ai diretti interessati (ovvero ai 2 milioni di iscritti agli enti), di analizzare l'attività degli amministratori al tempo della crisi. Facendo pressione, eventualmente, su collegio dei sindaci (organo di controllo interno) e revisori dei conti (organo di verifica contabile esterno). E chiedendo infine, come auspica anche la commissione bicamerale, maggiore trasparenza via internet su bilanci e conti, con annesse relazioni degli organi vigilanti e delibere sugli investimenti. Senza estenuanti e a volte improduttive richieste via mail o raccomandata. Infine due punti da sottolineare nella relazione. Uno che coinvolge direttamente gli iscritti. «Non sempre sono state fornite risposte convincenti alle richieste di chiarimento in merito a investimenti su strumenti finanziari rischiosi da parte degli amministratori delle casse». Nella relazione di 44 pagine, in più parti viene evidenziata la poca competenza dei vertici di alcuni enti in ambito finanziario. In alcune parti del documento (ma è sufficiente leggere i verbali delle audizioni già sul sito www.parlamento.it) ci sono delle vere e proprie stroncature. Non è obbligatorio essere esperti di prodotti finanziari complicati. Ma forse è necessario interessarsi alla vita associativa della cassa previdenziale evitando di eleggere sempre le stesse persone. A proposito, infine, dei consulenti finanziari (e qui passiamo al secondo punto). La commissione bicamerale si dilunga nel documento anche su di loro, sottolineando che alcuni enti pensione più coinvolti nel crack Lehman Brothers hanno cambiato società di advisory. Su tale punto l'organo bicamerale fa notare che «molte delle casse coinvolte in scelte finanziarie altamente rischiose avevano come referenti i medesimi advisor». Ecco, i vertici degli enti pensione farebbero bene a puntare su consulenti finanziari senza conflitti di interessi. Senza legami con società di gestione e ogni altro tipo di investimento. Anche perché, a quanto si sa, in commissione sono pronti a un secondo giro. Con annessa stangata. pagina a cura di Maria Adelaide Marchesoni RIPRODUZIONE RISERVATA «Ogni mercato ha bisogno di poche regole chiare e di un controllore che vigili sulla gestione. Nel caso delle casse di previdenza, per tutelare gli iscritti, sono necessarie l'efficienza della gestione, la trasparenza dell'operato e la salvaguardia del patrimonio di medio-lungo periodo». Giorgio Jannone (Pdl), presidente della commissione bicamerale di controllo degli enti previdenziali, definisce il quadro di controlli presenti (e futuri) per gli enti pensione. La crisi finanziaria ha avuto un grande peso sui conti delle casse di previdenza. Gli attuali controlli sugli enti sono efficaci o da rivedere? I controlli sono sufficientemente efficaci ma di certo va ricercato un maggiore coordinamento tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti. Così come è essenziale che le casse diano frequenti comunicazioni, anche tramite internet, agli iscritti. La nostra commissione ha giocato un ruolo fondamentale nel dissuadere tutti gli amministratori delle casse dal ricorrere di nuovo a investimenti troppo rischiosi. Che ruolo possono giocare le authority esistenti? Nel mondo finanziario e previdenziale italiano le authority hanno adottato regolamenti necessari ad assicurare una sana e prudente gestione, la trasparenza e la correttezza dei comportamenti. Tuttavia questo non è stato ritenuto sufficiente. Le authority stesse hanno preteso che venisse adottato all'interno delle istituzioni vigilate, un sistema di controllo, visto come insieme di regole e procedure interne. Qualche esempio? Nei fondi pensione vi è il responsabile del fondo e l'organismo di sorveglianza. Per banche e assicurazioni vi è la funzione di risk management, l'internal audit, l'attuario incaricato per la gestione tecnico-assicurativa e altro. Le figure devono essere in possesso di requisiti di onorabilità e professionalità. Nei loro confronti non dovrebbero esserci cause di incompatibilità o di conflitto di interessi. Se si dovesse utilizzare un organo di controllo già esistente per le casse di previdenza, quale sarebbe più adeguato fra Covip (fondi pensione), Bankitalia, Isvap (assicurazioni) e Consob? Credo Isvap o Covip. Hanno maturato l'esperienza relativa alla gestione finanziaria finalizzata a far fronte agli impegni previdenziali di lungo termine in presenza di protezione del capitale e garanzie di rendimento. Non dobbiamo dimenticare poi che la gestione tecnica richiede un know how specifico e chi opera in tali authority ha maturato le competenze necessarie. Quali sono le criticità in merito alla gestione del patrimonio delle casse alla luce di quanto accaduto? La criticità più rilevante riguarda la governance del processo di investimento che dovrebbe essere disegnata in modo che siano chiari ruoli e responsabilità. Significa che devono essere adottati e formalizzati i processi decisionali in tema di investimenti. In concreto? In concreto il cda della cassa deve approvare l'investment policy e la risk policy. In altre parole, le responsabilità relative alle scelte effettuate dovrebbero poter essere attribuite agli attori coinvolti che hanno concorso alla formazione dei risultati. I gestori o gli advisor o pochi singoli soggetti non possono avere eccessivi poteri e responsabilità. RIPRODUZIONE RISERVATA Epap e bilancio 2009 A proposito dell'articolo pubblicato su «Plus24» il 27 novembre 2010 dal titolo «Per i geologi un restyling costoso», Epap precisa che così come tutti gli enti di previdenza privati, risponde alla norma civilistica (art. 2426 codice civile) per la quale i titoli sono iscritti in bilancio al minore tra costo di acquisto e valore di mercato. La norma prescrive che «tale minor valore non può essere mantenuto nei successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi». Pertanto l'Epap ha registrato il recupero di valore dei titoli al 31/12/2009 rispetto al valore delle svalutazioni in precedenza accantonato. Diversamente l'ente non avrebbe potuto operare; nessun artificio dunque, soltanto l'applicazione di una norma. ...Inoltre salta agli occhi la diversa valutazione dello stesso bilancio (rispetto all'articolo pubblicato sul «Sole24Ore» il 29 agosto 2010, ndr) Arcangelo Pirrello- pres. Epap La risposta di «Plus24» Nell'articolo in questione non si è mai parlato di «artificio». Ma è stata realizzata un'analisi del bilancio Epap 2009. Inoltre le valutazioni non sono contrastanti con l'articolo del 29 agosto 2010 pubblicato sul «Sole24Ore». Anche in quel caso venne dato conto del restyling del portafoglio scrivendo le medesime cifre: 27,3 milioni di perdite su titoli e rivalutazione dei bond Lehman in portafoglio. (V. D'A.-M.A.M.) Cominciamo dai nomi, almeno i più importanti. All'incontro alla Casa Bianca di mercoledì di Barack Obama con 20 capi azienda americani c'erano Robert Wolf di Ubs America, Greg Brown di Motorola, John Chambers di Cisco Systems, Kenneth Chenault di American Express, Jeffrey Immelt di General Electric, James McNarney di Boeing, Indra Nooyi di PepsCo, Paul Otellini di Intel, Eric Schmidt di Google, Andrew Liveris di Dow Chemical. Il meglio del corporate America. Pace fatta dopo la rottura con la business community? Quasi. Veniamo a una chiave di lettura. Robert Wolf e Eric Schimdt non contano. Sono da sempre molto amici del Presidente. Wolf fin da prima della sua elezione al Senato e Schmidt durante le presidenziali. McNarney di Boeing, che dipende dagli appalti del Pentagono, è per definizione pro Casa Bianca. Chenault, Otellini e Liveris si sono sempre barcamenati e così pure la Nooyi di Pepsi Cola. I due veramente importanti per l'incontro con Obama sono invece stati Immelt e Chambers. Immelt fu il primo ad ammettere pubblicamente che con Obama le cose non andavano, che la comunità degli affari era in rotta totale con la Casa Bianca. La dichiarazione fu letteralmente rubata dal Financial Times - Immelt era a Roma per un incontro ma colpì nel segno, perché Ge rappresenta il massimo dell'establishment del corporate America. Avevamo già visto Immelt a Mumbay, al seguito del viaggio presidenziale in India, subito dopo le elezioni. La riparazione era già in corso. Se in quel caso Immelt era uno di 200, la settimana scorsa era uno di venti. L'altro nome importante è quello di John Chambers. Era un sostenitore sfegatato di John McCain già durante le primarie. E continuò a combattere contro Obama durante le presidenziali. Ma il mondo gira. Obama ha già virato al centro. Il business è business e i grandi capitani d'industria americani debbono lavorare con il potere esecutivo. Si seppelliscono i rancori e si va avanti. Da noi succede meno. Non sappiamo che cosa otterrà Obama. L'appoggio morale non è da poco. Ma spera che questi signori investano la loro cassa per rilanciare l'occupazione. Unico assente? Jamie Dimon di JP Morgan Chase. Lui e Obama erano amici. Poi Dimon non sopportò la retorica contro le banche della Casa Bianca. Ponti rotti per sempre? Secondo me è anche con lui, è solo questione di tempo. mplatero@ilsole24ore. us RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "«Casse, investite in modo semplice»" 20/12/2010

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2010-12-18 - pag: 12 Previdenza. È l'invito della commissione di vigilanza ai vertici degli enti dopo l'inchiesta Lehman

«Casse, investite in modo semplice»

Stop a strutturati e prodotti «strani» Occhio ai conflitti di interesse e alle competenze Due anni. Incalzati dalla stampa e da alcuni iscritti alle casse di previdenza. Alla fine i 18 parlamentari della commissione bicamerale di vigilanza hanno chiuso l'indagine conoscitiva sui conti degli enti pensione post crack Lehman Brothers. La relazione conclusiva doveva essere approvata il 14 dicembre ma, per i noti motivi politici, il via libera è slittato dopo Natale. È però un passaggio formale: deputati e senatori, bisogna darne atto, hanno fatto un buon lavoro. Bipartisan. La relazione-bozza (anticipata dal «Sole24Ore» la settimana scorsa) è una sintesi chiara ed efficace di quello che le casse previdenziali devono fare in futuro sul versante finanziario: stop a derivati e obbligazioni strutturate; investimenti solo in prodotti che si capiscono, trasparenza nei costi e nei rischi. Il verdetto è netto ed emerge dalle conclusioni della relazione. Non solo. C'è una bacchettata alle casse sulle finalità di derivati e strutturati: «...finalità che spesso viene individuata in una non meglio precisata e precisabile "attività di copertura" laddove invece risulta evidente la speranza di guadagno connessa a una pura "scommessa speculativa"». Leggere che enti pensione (non tutti) fanno scommesse speculative, porta a svariate riflessioni. Soprattutto (vedi anche intervista in basso) in merito a eventuali ipotesi di riforma del sistema dei controlli sugli investimenti degli enti pensione privatizzati. Obiettivo? Assicurare la necessaria e indispensabile stabilità di lungo periodo e allo stesso tempo la congruità delle prestazioni previdenziali. Senza prendere troppi rischi. Controllo e verifica dunque. Che non possono pesare soltanto sulle spalle di mass media e parlamentari. Una lettura più attenta dei bilanci delle casse di previdenza avrebbe permesso ai diretti interessati (ovvero ai 2 milioni di iscritti agli enti), di analizzare l'attività degli amministratori al tempo della crisi. Facendo pressione, eventualmente, su collegio dei sindaci (organo di controllo interno) e revisori dei conti (organo di verifica contabile esterno). E chiedendo infine, come auspica anche la commissione bicamerale, maggiore trasparenza via internet su bilanci e conti, con annesse relazioni degli organi vigilanti e delibere sugli investimenti. Senza estenuanti e a volte improduttive richieste via mail o raccomandata. Infine due punti da sottolineare nella relazione. Uno che coinvolge direttamente gli iscritti. «Non sempre sono state fornite risposte convincenti alle richieste di chiarimento in merito a investimenti su strumenti finanziari rischiosi da parte degli amministratori delle casse». Nella relazione di 44 pagine, in più parti viene evidenziata la poca competenza dei vertici di alcuni enti in ambito finanziario. In alcune parti del documento (ma è sufficiente leggere i verbali delle audizioni già sul sito www.parlamento.it) ci sono delle vere e proprie stroncature. Non è obbligatorio essere esperti di prodotti finanziari complicati. Ma forse è necessario interessarsi alla vita associativa della cassa previdenziale evitando di eleggere sempre le stesse persone. A proposito, infine, dei consulenti finanziari (e qui passiamo al secondo punto). La commissione bicamerale si dilunga nel documento anche su di loro, sottolineando che alcuni enti pensione più coinvolti nel crack Lehman Brothers hanno cambiato società di advisory. Su tale punto l'organo bicamerale fa notare che «molte delle casse coinvolte in scelte finanziarie altamente rischiose avevano come referenti i medesimi advisor». Ecco, i vertici degli enti pensione farebbero bene a puntare su consulenti finanziari senza conflitti di interessi. Senza legami con società di gestione e ogni altro tipo di investimento. Anche perché, a quanto si sa, in commissione sono pronti a un secondo giro. Con annessa stangata. pagina a cura di Maria Adelaide Marchesoni RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "«Enti pensione? Più responsabilità»" 20/12/2010

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2010-12-18 - pag: 12 INTERVISTA Giorgio JannonePresidente commissione vigilanza

«Enti pensione? Più responsabilità»

Giorgio Jannone «Ogni mercato ha bisogno di poche regole chiare e di un controllore che vigili sulla gestione. Nel caso delle casse di previdenza, per tutelare gli iscritti, sono necessarie l'efficienza della gestione, la trasparenza dell'operato e la salvaguardia del patrimonio di medio-lungo periodo». Giorgio Jannone (Pdl), presidente della commissione bicamerale di controllo degli enti previdenziali, definisce il quadro di controlli presenti (e futuri) per gli enti pensione. La crisi finanziaria ha avuto un grande peso sui conti delle casse di previdenza. Gli attuali controlli sugli enti sono efficaci o da rivedere? I controlli sono sufficientemente efficaci ma di certo va ricercato un maggiore coordinamento tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti. Così come è essenziale che le casse diano frequenti comunicazioni, anche tramite internet, agli iscritti. La nostra commissione ha giocato un ruolo fondamentale nel dissuadere tutti gli amministratori delle casse dal ricorrere di nuovo a investimenti troppo rischiosi. Che ruolo possono giocare le authority esistenti? Nel mondo finanziario e previdenziale italiano le authority hanno adottato regolamenti necessari ad assicurare una sana e prudente gestione, la trasparenza e la correttezza dei comportamenti. Tuttavia questo non è stato ritenuto sufficiente. Le authority stesse hanno preteso che venisse adottato all'interno delle istituzioni vigilate, un sistema di controllo, visto come insieme di regole e procedure interne. Qualche esempio? Nei fondi pensione vi è il responsabile del fondo e l'organismo di sorveglianza. Per banche e assicurazioni vi è la funzione di risk management, l'internal audit, l'attuario incaricato per la gestione tecnico-assicurativa e altro. Le figure devono essere in possesso di requisiti di onorabilità e professionalità. Nei loro confronti non dovrebbero esserci cause di incompatibilità o di conflitto di interessi. Se si dovesse utilizzare un organo di controllo già esistente per le casse di previdenza, quale sarebbe più adeguato fra Covip (fondi pensione), Bankitalia, Isvap (assicurazioni) e Consob? Credo Isvap o Covip. Hanno maturato l'esperienza relativa alla gestione finanziaria finalizzata a far fronte agli impegni previdenziali di lungo termine in presenza di protezione del capitale e garanzie di rendimento. Non dobbiamo dimenticare poi che la gestione tecnica richiede un know how specifico e chi opera in tali authority ha maturato le competenze necessarie. Quali sono le criticità in merito alla gestione del patrimonio delle casse alla luce di quanto accaduto? La criticità più rilevante riguarda la governance del processo di investimento che dovrebbe essere disegnata in modo che siano chiari ruoli e responsabilità. Significa che devono essere adottati e formalizzati i processi decisionali in tema di investimenti. In concreto? In concreto il cda della cassa deve approvare l'investment policy e la risk policy. In altre parole, le responsabilità relative alle scelte effettuate dovrebbero poter essere attribuite agli attori coinvolti che hanno concorso alla formazione dei risultati. I gestori o gli advisor o pochi singoli soggetti non possono avere eccessivi poteri e responsabilità. RIPRODUZIONE RISERVATA

LETTERA

Epap e bilancio 2009 A proposito dell'articolo pubblicato su «Plus24» il 27 novembre 2010 dal titolo «Per i geologi un restyling costoso», Epap precisa che così come tutti gli enti di previdenza privati, risponde alla norma civilistica (art. 2426 codice civile) per la quale i titoli sono iscritti in bilancio al minore tra costo di acquisto e valore di mercato. La norma prescrive che «tale minor valore non può essere mantenuto nei successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi». Pertanto l'Epap ha registrato il recupero di valore dei titoli al 31/12/2009 rispetto al valore delle svalutazioni in precedenza accantonato. Diversamente l'ente non avrebbe potuto operare; nessun artificio dunque, soltanto l'applicazione di una norma. ...Inoltre salta agli occhi la diversa valutazione dello stesso bilancio (rispetto all'articolo pubblicato sul «Sole24Ore» il 29 agosto 2010, ndr) Arcangelo Pirrello- pres. Epap La risposta di «Plus24» Nell'articolo in questione non si è mai parlato di «artificio». Ma è stata realizzata un'analisi del bilancio Epap 2009. Inoltre le valutazioni non sono contrastanti con l'articolo del 29 agosto 2010 pubblicato sul «Sole24Ore». Anche in quel caso venne dato conto del restyling del portafoglio scrivendo le medesime cifre: 27,3 milioni di perdite su titoli e rivalutazione dei bond Lehman in portafoglio. (V.D'A.-M.A.M.)

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Alto Adige Data: "riconoscimento per laborfonds" 21/12/2010

Indietro Stampa Pagina 8 - econo Riconoscimento per Laborfonds Premiato come miglior fondo pensione italiano

BOLZANO. In occasione degli Ipe Awards 2010 nel Principato di Monaco, Laborfonds è stato premiato come miglior fondo pensione italiano. Il presidente Josef Hofer si è mostrato particolarmente soddisfatto per il riconoscimento. Per Hofer il premio è la conferma dell’importante posto che Laborfonds si è guadagnato nel panorama europeo dei fondi pensione grazie, tra l’altro, alla sua innovativa gestione finanziaria. «Pur essendo a livello internazionale solamente un piccolo fondo pensione regionale, questo premio - spiega - fa puntare gli occhi dell’intero settore europeo della previdenza su Laborfonds». Il coordinatore del comitato investimenti Markus Kunter sottolinea «la revisione strategica e la ristrutturazione del portafoglio che sono state implementate relativamente alla linea bilanciata e che sono il motivo principale per il quale la giuria ha assegnato il premio». Il fondo pensione Laborfonds oggi conta 112 mila iscritti a livello regionale e gestisce un patrimonio di circa 830 milioni di euro.

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ASSINEWS.it Data: "Tariffe minime e welfare I due tavoli dei professionisti L'assegno 21/12/2010 previdenziale al 25%per i giovani L'agenda del 2011"

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Tariffe minime e welfare I due tavoli dei professionisti L’assegno previdenziale al 25%per i giovani L’agenda del 2011

MILANO — Senza un sistema di welfare adeguato il 2011 rischia di diventare un anno particolarmente difficile per i giovani professionisti italiani. Lavoratori autonomi molto lontani dallo stile di vita dei loro predecessori: quelli di oggi sono professionisti con uno stipendio medio che oscilla tra i 1200 e i 1600 euro di media. Quello che sta per chiudersi doveva essere l’anno delle grandi riforme per il mondo professionale italiano e invece tutto è rimasto sospeso o incagliato nell’ultima crisi di governo. Se tutto rimarrà immutato, durante il prossimo anno si presenterà uno scenario complesso in cui i giovani (spalleggiati dall’Antitrust) proveranno ad abbattere ulteriormente le parcelle per rimanere sul mercato facendosi preferire ai nomi più affermati e con maggior «peso» clientelare. Al contrario, gli Ordini si batteranno per il ripristino delle tariffe minime «a difesa degli alti standard qualitativi e per non svendere le capacità professionali degli iscritti» . Quindi il prossimo potrebbe essere l’anno del «low cost» (non a caso molti studi risultano già iscritti ad Asso-Lowcost) e della lotta senza quartiere su parcelle e quote di mercato. Oppure l’anno delle riforme e di un nuovo welfare per le professioni. Isidoro Trovato

Contributo al 5% Revisione a metà strada (i. tro.) Nessun ammortizzatore sociale, niente misure anti crisi e magari una pensione che si assottiglia negli anni fino a diventare il 25%del reddito attuale. Sono le ragioni per cui, da tempo, gli Ordini e le casse previdenziali chiedono un welfare per i professionisti e una riforma della previdenza. Per la verità un progetto di legge per una pensione più decorosa esiste: è la proposta Lo Presti. Alla Camera era stata votata praticamente all’unanimità (un solo voto contrario) e prevede la possibilità di innalzare dal 2 al 5%il contributo integrativo dei professionisti e di destinare parte delle nuove risorse al miglioramento del monte previdenziale. Ora il progetto è a metà del guado e bisognerà vedere se godrà ancora del consenso. Nino Lo Presti, infatti, è un deputato Fli e la sua proposta rischia di non esser più gradita all’attuale maggioranza. In attesa è anche la riforma del welfare. «Ma non può aspettare a lungo — ribadisce Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni —. La creazione di un nuovo sistema di assistenza per i professionisti è un tema ineludibile, soprattutto pensando alle generazioni che entrano ora nel mercato del lavoro, e alle professioniste. E sarà difficile che i nostri interlocutori istituzionali possano ancora ignorarlo, considerato che lo autofinanziamo così come tutto ciò che è nella nostra sfera di competenza» . chiudi

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Corriere della Sera Data: "Contributo al 5% Revisione a metà strada" 21/12/2010

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● 21 dic 2010 ● ● RIPRODUZIONE RISERVATA Contributo al 5% Revisione a metà strada ( i. tro.) Nessun ammortizzatore sociale, niente misure anti crisi e magari una pensione che si assottiglia negli anni fino a diventare il 25% del reddito attuale. Sono le ragioni per cui, da tempo, gli Ordini e le casse previdenziali chiedono un welfare per i professionisti e una riforma della previdenza. Per la verità un progetto di legge per una pensione più decorosa esiste: è la proposta Lo Presti. Alla Camera era stata votata praticamente all'unanimità (un solo voto contrario) e prevede la possibilità di innalzare dal 2 al 5% il contributo integrativo dei professionisti e di destinare parte delle nuove risorse al miglioramento del monte previdenziale. Ora il progetto è a metà del guado e bisognerà vedere se godrà ancora del consenso. Nino Lo Presti, infatti, è un deputato Fli e la sua proposta rischia di non esser più gradita all'attuale maggioranza. In attesa è anche la riforma del welfare. «Ma non può aspettare a lungo ribadisce Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni . La creazione di un nuovo sistema di assistenza per i professionisti è un tema ineludibile, soprattutto pensando alle generazioni che entrano ora nel mercato del lavoro, e alle professioniste. E sarà difficile che i nostri interlocutori istituzionali possano ancora ignorarlo, considerato che lo autofinanziamo così come tutto ciò che è nella nostra sfera di competenza».

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Corriere Economia Data: "Pensioni Un (altro) mini scatto" 21/12/2010

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● 20 dic 2010 ● Corriere Economia ● DI DOMENICO COMEGNA ● RIPRODUZIONE RISERVATA Pensioni Un (altro) mini scatto Le rendite si adeguano all'inflazione: +1,4%. Ma oltre i 1.382 euro la copertura diventa parziale Aumento di 7 euro al mese per le minime. Scala mobile più lenta sui redditi medio-alti Assegni solo un po' più pesanti per i pensionati dal prossimo gennaio. Il mini aumento di 7 euro per le rendite minime è dovuto alla scala mobile (più 1,4%) che scatta all'inizio di ogni anno. Incremento che sarà particolarmente contenuto per gli assegni medio-alti: il 31 dicembre scade il triennio che stabiliva l'aggiornamento pieno (100% dell'Istat) dei trattamenti d'importo sino a 2.305 euro. Quindi il recupero sarà parziale. L'adeguamento riconosciuto in via provvisoria lo scorso gennaio è risultato dello stesso valore (0,7%) dell'inflazione (dato Istat). Quest'anno non occorre procedere con alcun conguaglio. L'indice Istat per il 2010 si potrà ovviamente conoscere solo a fine dicembre. Nel frattempo gli enti si preparano al rinnovo dei mandati di pagamento per l'anno nuovo sulla base del dato provvisorio dell'1,4%. Minime e sociali L'importo del trattamento minimo sale da 460,97 a 467,43 al mese. Con l'incremento Istat, sale anche l'assegno sociale ( la rendita assistenziale corrisposta agli ultrasessantacinquenni privi di altri redditi) introdotta in sostituzione della «vecchia» pensione sociale: passa da 411,53 a 417,30 euro. Mentre la pensione sociale, ancora prevista per i titolari della stessa al 31 dicembre 1995, raggiunge i 343,90 euro al mese. Oltre il minimo Per le pensioni superiori al minimo, l'aliquota percentuale di aumento si applica a scalare, secondo determinate fasce d'importo. Un provvedimento del 2007 (legge n. 127/ 2007) stabiliva che per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra 3 e 5 volte il trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica, per il triennio 2008-2010, deve essere applicato nella misura del 100%. Nel 2011, in assenza di un apposito intervento legislativo che prolunghi tale beneficio, si ritorna al passato, e cioè aggiornamento del: 100% sull'importo mensile sino a 3 volte il minimo Inps; 90% sulla quota mensile compresa tra 3 e 5 volte il minimo; 75% sulla quota mensile eccedente 5 volte il trattamento minimo. L'aumento per l'anno prossimo sarà così articolato: 1,4% (aliquota intera) sulla fascia di pensione mensile sino a 1.382,91 euro; 1,26% tra 1.382,91 e 2.304,85 euro; 1,05% sulla quota mensile eccedente 2.304,85 euro, cinque volte il minimo 2010. Il vecchio milione Chi beneficia della maggiorazione prevista dalla Finanziaria del 2002 che a suo tempo ha consentito di riscuotere 516.46 euro (il famoso milione di lire al mese del precedente governo Berlusconi), nel 2011 incasserà 604 euro. L'anno prossimo l'ex «milione » , che ricordiamo spetta agli ultrasettantenni (o ultrasessantenni se invalidi totali), verrà attribuito a condizione che l'interessato non consegua redditi propri d'importo superiore a 7.850 euro. Se si tratta di soggetto sposato è inoltre necessario che il reddito, cumulato con quello del coniuge, non superi i 13.275 euro.

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Gazzettino, Il (Pordenone) Data: 21/12/2010 "Un fondo pensione per 38mila dipendenti"

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COMPARTO E SANITÀ Previsto in Finanziaria

Un fondo pensione per 38mila dipendenti

Martedì 21 Dicembre 2010,

TRIESTE - Un fondo pensione per 38 mila dipendenti, vale a dire i 22mila della Sanità e i quasi 16mila del Comparto unico: è quanto prevede il tormentato emendamento sul pubblico impiego approvato nella notte fra venerdì e sabato dal Consiglio regionale. Quello, per intenderci, che contempla la corresponsione agli addetti del Comparto del 90% degli aumenti proposti dalla parte pubblica e che ha fatto infuriare Cgil, Ugl, Cisal e Uil. Il provvedimento sulla pensione integrativa enuncia l’impegno della Regione ad agevolare il funzionamento di fondi pensione costituiti su base territoriale regionale, ma anche la promessa di «favorire» la pensione integrativa di tutti i lavoratori del Friuli Venezia Giulia, pubblici o privati che siano. Nei fatti, però, l’aspetto qualificante è la decisione di attuare quanto era previsto sulla carta già da leggi regionali precedenti: una pensione integrativa per i dipendenti del sistema regionale. Per passare dalle parole ai fatti, come sempre, servono i soldi: un primo stanziamento viene sancito dalla legge finanziaria nella misura di 1,5 milioni, un terzo per ciascun anno dal 2011 al 2013. È chiaro che il fondo funzionerà come tutti gli altri: la devoluzione del Tfr maturato mese per mese al fondo, come pure una percentuale della retribuzione a carico del lavoratore (che può aumentarla su base volontaria) e una quota a carico dell’ente datore di lavoro. M.B.

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Giornale di Monza Data: "Pensioni dal futuro incerto? C'è un fondo su misura per voi" 21/12/2010

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Monza - Quanto prenderò di pensione? Sarà sufficiente per vivere? Probabilmente queste domande ce le siamo già poste diverse volte e a fine anno tornano più insistenti perchè è tempo di bilanci. Purtroppo le risposte di solito non sono buone. E' l'occasione, allora, di parlarne con un esperto visto che il mercato offre molteplici soluzioni per integrare la pensione futura. Tra gli istituti di credito più presenti sul nostro territorio ci sono le Banche di Credito Cooperativo, presenti sotto varie sigle. E' qui che, ad esempio, si possono sottoscrivere i Fondi Pensione di Aureo Gestioni, la sgr delle Bcc, che proprio in questi giorni hanno presentato interessanti novità . «Un piano pensionistico previdenziale accompagna per tutta la vita il risparmiatore portando una naturale evoluzione delle esigenze e quindi della composizione del patrimonio fra i diversi comparti - dichiara il direttore generale di Aureo, Giuseppe Malinverni - Questa considerazione ci ha portato a sviluppare un sistema di LifeCycle unico nel panorama dei Fondi Pensione».E' la possibilità , per chi sceglie il Fondo Pensione Aperto Aureo, di definire la distribuzione degli investimenti tra i 4 comparti del Fondo e una serie di passaggi programmati tra gli stessi in modo da costruire un piano previdenziale coerente con le necessità o gli obiettivi che uno si pone.«Il piano pensionistico si svilupperà , quindi, in modo automatico - continua Malinverni - senza che il sottoscrittore debba preoccuparsi di modificare i suoi investimenti nel tempo, seguendone l'evoluzione nel corso degli anni». Inoltre, il Fondo pensione Aureo è diventato «multicomparto». Cioè, ognuno ha la possibilità di scegliere il comparto a cui aderire in base al proprio profilo di rischio-rendimento, delle sue esigenze, dei suoi bisogni; oppure suddividere i contributi verso due o più comparti simultaneamente e nelle percentuali desiderate. In parole povere, se non voglio rischiare sceglierò un comparto «tranquillo», con un profilo di rischio basso, adatto soprattutto a chi è vicino alla pensione. Se, invece, si è giovani e si vuole rischiare qualcosa di più, si sceglie un comparto dove la componente azionaria può giocare un ruolo decisivo.Con questo prodotto, Aureo Gestioni vuole anche valorizzare il ruolo delle Bcc locali.«Davanti alla crisi economica, molti sono più attenti a risparmiare e a gestire in modo oculato le proprie risorse economiche - spiega Angelo Mambretti , presidente di Aureo Gestioni - Questo, però, spesso non è accompagnato da una maggiore educazione finanziaria. Per questo è più facile che i risparmiatori si rivolgano a quelle istituzioni percepite come "vicine" localmente e quindi le Bcc, che hanno un rapporto privilegiato con il territorio e rispondono meglio al loro bisogno di sicurezza e fiducia. Aureo Gestioni affianca le Bcc in questo loro ruolo sociale fornendo non solo prodotti ma anche servizi e strumenti per incrementare la diffusione di cultura finanziaria e di consapevolezza dell'importanza del risparmio».

Articolo pubblicato il 21/12/10

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Giorno, Il (Milano) Data: "Conto alla rovescia per il 2011" 21/12/2010

Indietro Stampa LA PREVIDENZA pag. 24

Conto alla rovescia per il 2011

Sarà l'anno delle novità già programmate, ma cominceranno a fare effetto MANCA ANCORA qualche foglio al calendario e, poi, l'anno vecchio lascerà il posto a quello nuovo! Quello che inizierà all'alba del 1° gennaio 2011 è un anno che porterà significative novità in materia di pensioni. PENSIONE di anzianità. La prima innovazione è quella che riguarda i requisiti per andare in pensione di anzianità. Secondo il calendario previsto dalla legge 247 del 2007, nel biennio 2011-2012, per ottenere questa prestazione occorrerà aver raggiunto, sommando anni di contributi ed età anagrafica, quota "96", se si è lavoratori dipendenti, e quota 97 se, invece, se si è lavoratori autonomi. Per raggiungere le quote di cui abbiamo parlato, è, però, necessario aver compiuto anche un minimo di età anagrafica di 60 anni per chi lavora sotto terzi e di 61 per chi è un artigiano, un commerciante o un coltivatore diretto. Così, da esempio, nel 2011 potrà ottenere la pensione di anzianità il lavoratore dipendente che può far valere 36 anni di contributi e 60 di età (36 più 60 fa appunto 96) mentre invece dovrà ancora rimanere al palo chi ha 37 anni di contributi e 59 anni di età in quanto non ha ancora compiuto il requisito anagrafico minimo; continuando nell'esempio potrà ottenere la pensione di anzianità l'artigiano (o il commerciante) che ha 61 anni di età e 36 di contributi mentre invece dovrà stare fermo ancora un anno il lavoratore autonomo che ha 60 anni di età e 37 di contributi perché, anche se ha tagliato quota 97 non ha ancora compiuto l'età minima di 61 anni. Attenzione, poi, ad una precisazione: per il raggiungimento della quota, vengono considerate anche le frazioni di anno e di anzianità contributiva; così ad esempio un lavoratore dipendente che può far valere 35 anni e sette mesi di contributi, maturerà quota 96 non appena avrà compiuto 60 anni e 5 mesi di contributi. Nulla cambia, invece, per chi raggiungerà i 40 anni di contributi. In questi casi, infatti, in aggiunta agli anni di versamento, non è richiesto alcun requisito anagrafico. FINESTRE per la pensione di anzianità e di vecchiaia L'altra significativa novità che scatterà dal 1° gennaio del 2011 è quella introdotta dalla legge 122/2010in materia di "finestre" verso la pensione (si tratta di quelle decorrenze fisse stabilite dalla legge dalle quali, una volta raggiunti i requisiti di età e di contribuzione, si può ottenere il pagamento della prestazione). A partire da gennaio, la legge 122/2010 introduce, infatti, al posto di un meccanismo che, fino alla fine di quest'anno, stabilisce la decorrenza della pensione a seconda del trimestre o del semestre, per le pensioni di anzianità raggiunte con meno di 40 anni di contributi) nel quale si raggiungevano i requisiti, il concetto di "finestra mobile" o"finestra personalizzata": da gennaio il meccanismo diviene più semplice anche se più "cattivo" e per conoscere la data in cui si aprirà la " finestra" verso la pensione occorrerà aggiungere 13 mesi (19 per i lavoratori autonomi) alla data in cui maturano i requisiti. Lo stesso meccanismo di differimento riguarda le pensioni di vecchiaia. Così ad esempio, una donna, nata il 2 gennaio del 1951 e che matura i requisiti contributivi a gennaio 2011, avrà diritto alla pensione di vecchiaia da febbraio 2012. Queste regole riguardano, però, coloro che matureranno i requisiti per la pensione di anzianità o di vecchiaia dopo il 31 dicembre 2010, a prescindere dalla data in cui si sarebbe aperta la cosiddetta "finestra". Così, ad esempio il dipendente che maturerà quota 95 entro la fine di questo mese, potrà, comunque, andare in pensione di anzianità dal 1° luglio del 2011. Salvatore Martorelli Image: 20101221/foto/169.jpg

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Giorno, Il (Milano) Data: "Ripensamento sul riscatto Ho presentato all'INPS una domanda di 21/12/2010 riscatto per contributi ..."

Indietro Stampa LA PREVIDENZA pag. 24

Ripensamento sul riscatto Ho presentato all'INPS una domanda di riscatto per contributi ...

Ripensamento sul riscatto Ho presentato all'INPS una domanda di riscatto per contributi che il mio datore di lavoro di tanti anni fa non aveva pagato e che erano ormai prescritti. Ora ci ho ripensato e non intendo più proseguire con questo riscatto. Devo per forza pagare ? Cosa devo fare? Enzo 1952 Presentare all'INPS una domanda di riscatto, non significa affatto impegnarsi con l'Ente di previdenza a pagare l'onere del riscatto. L'interessato può rinunciare alla domanda di riscatto quando dopo averla presentata, per qualsiasi motivo, anche di ordine economico, ritenga di non dar più corso alla richiesta. In questo caso se l'INPS non ha ancora inviato la lettera di accoglimento è opportuno che l'interessato comunichi agli uffici la sua intenzione di rinunciare. Se invece l'interessato ha già ricevuto la lettera di accoglimento basta non pagare la somma in essa indicata per manifestare la volontà di rinuncia. Licenziato per chiusura Sono stato licenziato perché la mia ditta ha chiuso. Ho presentato all'INPS la domanda di disoccupazione e la domanda per i versamenti volontari. Posso cumulare i contributi figurativi per la disoccupazione e quelli volontari? F.L. Meda La risposta, caro lettore, è negativa. Se, una volta licenziati, abbiamo presentato sia la domanda per l'indennità di disoccupazione che quella per proseguire volontariamente la contribuzione è bene tener conto che in quest'ipotesi, i contributi figurativi accreditati per il periodo di disoccupazione prevalgono sui versamenti volontari. Per questo motivo potremo effettuare utilmente i versamenti volontari solo per il periodo successivo al percepimento dell'indennità di disoccupazione. La circostanza non è di poco conto per chi è prossimo al traguardo dei 35 anni di contributi indispensabili per il diritto alla pensione di anzianità; in questi casi, infatti, va tenuto presente che i contributi figurativi per disoccupazione non sono conteggiati ai fini del raggiungimento delle 1820 settimane di contribuzione. Contributi in pensione Sono titolare di una piccola bottega da artigiano e dal prossimo primo gennaio andrò in pensione. Poiché, però, continuerò l'attività, vorrei sapere se dovrò ancora pagare i contributi. Antonio Cuma Sì, caro Antonio, la circostanza di essere divenuto pensionato non ti esonera dal pagamento dei contributi. Tieni, però, presente che gli artigiani e i commercianti che, nonostante abbiano compiuto i 65 anni di età e siano già titolari di una pensione erogata dalla Gestione INPS per i lavoratori autonomi, continuano a svolgere un lavoro autonomo possono ottenere un sostanzioso "sconto" sui contributi dovuti all'INPS. Avvalendosi di quanto è previsto dalla Legge 449/1997, hanno diritto, a richiesta, ad ottenere una riduzione del 50 per cento della contribuzione pensionistica. Per ottenere questa facilitazione, che, è bene precisarlo subito, comporterà ovviamente un dimezzamento del rendimento pensionistico dei contributi versati, gli interessati devono presentare agli uffici dell'INPS un'apposita richiesta. Integrazioni al minimo Mia madre è titolare di una pensione di vecchiaia integrata al "minimo" dal 2006. Mi è stato detto che è cambiato il criterio con cui valutare i redditi per verificare se si abbia o meno ancora diritto alla integrazione. Mi spiega con chiarezza quali sono queste novità. Armando, Milano Non sono cambiati i criteri per aver diritto al minimo ma solo l'anno di riferimento per verificare il reddito che dà diritto alla prestazione. A partire da luglio del 2009, infatti, per poter vedersi riconosciuti dall'INPS e dagli altri Enti previdenziali l'integrazione al "minimo" (il criterio è lo stesso anche per le altre prestazioni previdenziali legate al reddito, come, ad esempio, l'assegno sociale) non si fa più riferimento al reddito dell'anno in corso, ma al reddito dell'anno precedente a quello in cui si erogano queste prestazioni. In parole povere non si dovrà più tenere in considerazione il reddito "presunto" relativo all'anno in corso e, quindi, non ancora definitivo - ma quello effettivamente conseguito l'anno prima. La semplificazione, sia per i pensionati sia per l'INPS, è assai rilevante ed eviterà la valanga di "indebiti" che si venivano a creare.

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Italia Oggi Data: "Doppia imposizione da superare" 21/12/2010

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ItaliaOggi sezione: Agenti di Commercio data: 21/12/2010 - pag: 35 autore: Federagenti riporta e condivide un'interrogazione sulla contribuzione degli agenti di commercio

Doppia imposizione da superare

Occorrono equità tra i lavoratori e controlli sugli enti gestori Riportiamo qui di seguito l'interrogazione a risposta immediata (n. 3 – 01369) presentata dal gruppo parlamentare Lega Nord il 15 dicembre scorso, relativa a «Iniziative volte al superamento della doppia imposizione contributiva a carico di agenti e rappresentanti di commercio», in cui si dà conto delle richieste avanzate dalla Federagenti a nome della categoria nel corso dell'audizione parlamentare dei vertici dell'Associazione dinanzi alla commissione di controllo degli enti previdenziali.«Al ministro del lavoro e delle politiche sociali. Per sapere, premesso che:- come previsto dalla legge finanziaria per il 1997 (articolo 1, comma 208, della legge 23 dicembre 1996, n. 662), i soggetti esercenti attività commerciali, qualora esercitino contemporaneamente, anche in un'unica impresa, varie attività autonome assoggettabili a diverse forme di assicurazione obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti, sono iscritti nell'assicurazione prevista per l'attività alla quale gli stessi dedicano personalmente la loro opera professionale in misura prevalente. Spetta all'Istituto nazionale della previdenza sociale decidere sulla iscrizione nell'assicurazione corrispondente all'attività prevalente;- tale disposizione di legge ha portato a non pochi casi di contenzioso giudiziario inerente l'assoggettamento a doppia contribuzione;- in particolare, gli agenti, rappresentanti e intermediari del commercio sono obbligati, per legge, al versamento contributivo sia all'Inps che all'Enasarco;- peraltro, l'1% versato all'Enasarco è sostanzialmente a fondo perduto, dal momento che nella maggior parte dei casi è raro che gli iscritti riescano a maturare i requisiti minimi utili al conseguimento delle prestazioni previste;- la richiesta di uno stop alla doppia contribuzione e di un'unificazione delle due previdenze è stata già avanzata dalla categoria il 15 settembre 2010 presso la commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, durante l'audizione sulla situazione dell'Enasarco;- si ricorda, inoltre, che sulla questione è stata già approvata il 10 novembre 2009 la risoluzione n. 8-00055 della commissione lavoro pubblico e privato:- se non ritenga doveroso intervenire per superare le criticità del sistema pensionistico degli agenti e rappresentanti di commercio».In risposta, il ministro Maurizio Sacconi ha ricordato che «le amministrazioni vigilanti sono in attesa di ricevere dagli enti previdenziali privati i bilanci tecnici al 31 dicembre 2009, di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo n. 509 del 1994, redatti secondo i criteri di cui al decreto ministeriale n. 2911 del 2007. In tale occasione, sarà possibile verificare se Enasarco, valutata la garanzia della sostenibilità finanziaria delle proprie gestioni in relazione all'orizzonte temporale richiesto dalla normativa vigente, cioè non inferiore ai trent'anni, abbia adottato provvedimenti di modifica del rapporto previdenziale al fine di salvaguardare l'equilibrio finanziario di lungo termine. A quel giorno devo rinviare la risposta decisiva».Terminato l'intervento del ministro Sacconi, la deputata Emanuela Munerato, cofirmataria dell'interrogazione e membro della commissione lavoro, ha sottolineato come la stessa «è scaturita dalle preoccupazioni di migliaia di agenti e rappresentanti di commercio circa il loro futuro previdenziale. È a tutti nota la presente crisi nella quale l'ente di riferimento della categoria, l'Enasarco, si è ritrovato al punto che, nel settembre 2008, il management ha deciso di dismettere l'intero patrimonio immobiliare per conseguire la soglia minima di sopravvivenza prevista per gli enti previdenziali privatizzati, ovvero la sostenibilità finanziaria trentennale. I dubbi che questa operazione non basti comunque a garantire le prestazioni in capo agli iscritti permangono. È necessario far sì che ci sia equità tra i lavoratori nel versamento di contributi e, al contempo, monitorare con attenzione gli enti gestori, affinché l'amministrazione dei soldi dei lavoratori sia fatta con massima oculatezza e con l'unico fine di garantire adeguate prestazioni previdenziali».Sul punto l'onorevole Davide Cavallotto, altro cofirmatario dell'interrogazione ed ex agente di commercio ha sottolineato «la necessità di eliminare il paradosso della doppia contribuzione per una categoria che tra agenti in attività e in quiescenza conta circa 400 mila soggetti. È necessario tenere alto l'interesse e l'impegno verso questioni che incideranno sulla vita contributiva e sulla futura garanzia previdenziale di così tanti cittadini».

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Italia Oggi Data: "E rimanere sarà più difficile" 21/12/2010

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ItaliaOggi sezione: Azienda Scuola data: 21/12/2010 - pag: 41 autore: di Nicola Mondelli Salvo chi deve raggiungere il massimo contributivo

E rimanere sarà più difficile

Le ultime manovre hanno inasprito i requisiti Nei confronti del personale della scuola continua a sussistere la possibilità di permanere in servizio oltre il 65° anno di età. Le disposizioni che lo consentono, non abrogate né dalla legge n. 122/2010 né dall'art. 72, comma 7 del decreto legge 112/2008, sono contenute nei commi 2 e 3 del'art. 509 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297.Il comma 2 dispone, infatti, che il personale in servizio al 1° ottobre 1974 che dovrebbe essere collocato a riposo d'ufficio per raggiunti limiti di età, 65 anni appunto, senza avere maturato il numero di anni di anzianità richiesti per il massimo della pensione (40 anni di servizio e/o di contribuzione) ha diritto, a domanda, ad essere trattenuto in servizio per gli anni necessari per maturare la pensione nella misura massima e, comunque, non oltre il 70° anno di età.Il comma 3 dispone, invece, che il personale della scuola che al compimento del 65° anno di età non può fare valere gli anni di servizio e/o di contribuzione per accedere al trattamento minimo di pensione ha diritto, sempre a domanda, ad essere trattenuto in servizio fino al raggiungimento dell'anzianità contributiva minima(19 anni, 11 mesi e 16 giorni) e, comunque, non oltre il 70° anno di età. ermane invece, anche se del tutto teorica, la possibilità di permanere in servizio per un ulteriore biennio, oltre il 65° anno di età, prevista dal comma 5 dell'art. 509 del predetto decreto legislativo n. 297, comma che richiama implicitamente l'art. 16 , comma 1 del decreto legislativo 503/92. Il comma 7 dell'art. 72 della legge 133/2008 ha si ribadito essere nella la facoltà dei pubblici dipendenti di chiedere la permanenza in servizio per un periodo massimo di un biennio oltre il 65° anno di età, ma ha attribuito all'amministrazione la facoltà di accogliere la domanda. Una scelta dettata dalla necessità, condivisa dal ministro dell'economia Giulio Tremonti e della funzione pubblica Renato Brunetta, di risparmiare riducendo i casi di chi, al massimo della retribuzione, poteva decidere di continuare a lavorare ancora un po'. Lo stesso comma ha precisato che la domanda di trattenimento deve essere presentata all'amministrazione di appartenenza dai ventiquattro ai dodici mesi precedenti il compimento del limite di età per il collocamento a riposo previsto dal proprio ordinamento. La permanenza in servizio dei dirigenti scolastici ha delle sue specificità.La permanenza oltre il 65° anno di età è disciplinata, a differenza di quanto avviene per i docenti e per il personale ata, dall'art. 12 del contratto collettivo nazionale – area V sottoscritto il 15 luglio 2010. In tutti i casi in cui il dirigente abbia diritto, ai sensi della normativa vigente( commi 2, 3 e 5 dell'art. 509 del decreto legislativo n. 297/1994), a chiedere la permanenza in servizio oltre il 65° anno di età – si legge tra l'altro nell'art. 12 - la relativa istanza deve essere prodotta entro il 31 dicembre precedente il collocamento in pensione per compimento del 65° anno di età.

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Italia Oggi Data: "Pensioni, solidarietà necessaria" 21/12/2010

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ItaliaOggi sezione: Dottori Commercialisti data: 21/12/2010 - pag: 39 autore: La giunta Ungdcec La giunta Ungdcec chiede ai commercialisti pensionati di ritirare il ricorso contro il contributo

Pensioni, solidarietà necessaria

Solo il patto tra generazioni sostiene il sistema previdenziale Pubblichiamo la lettera aperta dell'Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili ai commercialisti pensionati che hanno presentato ricorso alla cassa di previdenza di categoria contro il contributo di solidarietàEgregio Collega Dottore Commercialistapensionato ricorrente avverso il contributo di SOLIDARIETÀOggetto: Tuo ricorso avverso la Cnpadc per il contributo di solidarietà Caro Collega, Ti scriviamo per esprimerTi tutto il nostro sconcerto per l'azione da Te compiuta contro la nostra Cassa di previdenza e quindi, indirettamente, verso tutti noi iscritti. Attraverso la sentenza della Cassazione 25030 del 27 novembre 2009 abbiamo appreso che Tu e vari colleghi pensionati avete presentato un ricorso finalizzato a recuperare gli importi dovuti a titolo di contributo di solidarietà, così come previsto dalla riforma del nostro sistema previdenziale. Non vogliamo in questa sede entrare nel merito delle ragioni giuridiche che hanno portato alla sentenza, che peraltro ci lasciano fortemente perplessi come talvolta capita per le sentenze della Cassazione (sul punto si veda l'approfondimento di Alessandro Trudda sul n. 01/2010 della Newsletter Cnpadc).Riteniamo però che il vero punto su cui bisogna riflettere con amarezza è l'aspetto antisolidaristico del gesto che hai compiuto in cui ha ritenuto di sottoscrivere il ricorso in questione. Crediamo che l'atto sia dovuto a una incompleta conoscenza del tema previdenziale, piuttosto che il frutto di ragionamenti di mera avidità o banale egoismo, se di questo si tratta è opportuno sapere che ciò che Ti è stato promesso dal «sistema» determina a Tuo favore un iniquo arricchimento. Peraltro, il recente dibattito sviluppatosi all'interno della categoria ci ha dato la conferma che proprio i ricorrenti non abbiano piena conoscenza dei meccanismi previdenziali se è vero, come è vero, che si fa ancora confusione tra contributo integrativo e contributo di solidarietà. Volendo quindi partire dal presupposto della buona fede, riteniamo che sia opportuno riflettere a tutto tondo (e non solo dal punto di vista del pensionato che vede leggermente intaccata la sua rendita) sui principali passaggi che hanno portato al provvedimento da Te contestato, che nulla ha di innovativo in quanto «clonato» dall'omologo contributo di solidarietà previsto dalla riforma Dini per i lavoratori dipendenti e finalizzato al riequilibrio del sistema previdenziale pubblico. Anche la riforma che il nostro Ente ha realizzato nel 2003 è conseguenza dell'esigenza di riequilibrio finanziario a garanzia di tutti i pensionati (in essere e futuri). Tieni conto che tali squilibri di lungo periodo sono dovuti alla sommatoria di situazioni analoghe alla Tua, in quanto riferibili alla spropositata generosità del precedente sistema di calcolo retributivo del quale Tu hai beneficiato in toto. Senza voler entrare in dettagli tecnici, Ti basti sapere che ciò che hai versato non coprirebbe mediamente neanche il 15% di ciò che Ti viene mensilmente corrisposto come pensione (siamo certi quindi che comprenderai che qualcun'altro oggi si sta facendo carico della rimanente). Sappi che dall'altra parte la stessa riforma comporterà enormi sacrifici alle coorti dei più giovani; pensa che le prestazioni attese da parte dei neoiscritti potrebbero contrarsi a circa il 30% dei redditi professionali annui rispetto al 70-80% di cui Tu hai potuto beneficiare.Evitiamo facili e scontate considerazioni circa l'esiguità del sacrificio che Ti è stato richiesto in termini percentuali e di come questo possa essere considerato poco più che simbolico in rapporto al debito latente da Te generato. Se però provi per un attimo a metterti dal punto di vista del collega contribuente, Ti renderai senza dubbio conto che in realtà la vera solidarietà è quella che tutti noi colleghi attivi facciamo nei Tuoi confronti provvedendo a versare (con sempre maggiore fatica) i contributi dovuti affinché si possa provvedere anche al pagamento della Tua non certo morigerata pensione (da considerarsi addirittura spropositata se confrontata alla prestazione attesa per chi oggi si iscrive alla Cassa).Per questi motivi, a nostro parere, sarebbe opportuno che Tu rivedessi la questione nel suo complesso da un punto di vista etico e morale e secondo coscienza e non secondo complicati e incoerenti ragionamenti giuridici. Esistono principi non scritti del vivere civile tra cui quello dell'equità intergenerazionale senza il quale si svilupperebbero tensioni volte a minare il patto tra le varie coorti demografiche che sostiene il sistema assistenziale e previdenziale. Per quanto detto riteniamo che sarebbe utile un atto di responsabilità che Ti riconduca al senso di appartenenza alla categoria o forse, più in generale, al vivere civile dove ciascuno dovrebbe contribuire agli sforzi necessari per garantire a tutti le condizioni basilari di welfare. Ti invitiamo quindi a compiere il gesto certamente più opportuno provvedendo senza indugio a desistere dal ricorso. Confidando nell'accoglimento della richiesta, Ti preghiamo di accettare i nostri più cordiali saluti.

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Italia Oggi Data: "Si apre la finestra per la pensione" 21/12/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 21/12/2010 - pag: 31 autore: di Gigi Leonardi L'uscita riguarda dipendenti e autonomi che richiedono i trattamenti di anzianità o vecchiaia

Si apre la finestra per la pensione

A casa da gennaio chi ha maturato i requisiti entro il 2010 I dipendenti che al 30 giugno scorso hanno combinato 59 anni di età e 36 di contributi (oppure 60 anni e 35 di contributi) e coloro che hanno raggiunto 40 anni di lavoro, indipendentemente dall'età, entro il 30 settembre, se intendono ottenere la pensione di anzianità hanno tempo sino alla fine del mese per dimettersi e presentare all'Inps la relativa domanda. Sta per aprirsi la prima finestra del 2011 e l'uscita di gennaio riguarda anche chi richiede la pensione di vecchiaia, ossia coloro che hanno festeggiato i 65 anni di età (60 anni le donne, o 61 se iscritte all'Inpdap) entro il 30 settembre, se lavoratori dipendenti, ovvero entro il 30 giugno scorso, se lavoratori autonomi. Per le prossime uscite bisognerà fare i conti con il nuovo meccanismo introdotto dalla manovra economica della scorsa estate (art. 12, legge n. 122/2010) che fissa la decorrenza del pensionamento dopo 12 mesi, nel caso dei lavoratori dipendenti, e dopo 18 mesi, nel caso dei lavoratori autonomi. Ma non basta, da gennaio sale di un punto (da 95 a 96) la famosa quota, somma di anzianità contributiva ed età anagrafica richiesta per il pensionamento anticipato. Ma andiamo con ordine.Regole 2010. Le regole attuali, ancora valide per tutti coloro che raggiungono il diritto alla pensione entro il 31 dicembre (indicate dalla riforma Maroni, legge n. 243/2004), prevedono che chi matura la pensione di anzianità con meno di 40 anni per mezzo della famose quote (somma di anzianità contributiva ed età anagrafica) ha a disposizione due uscite. I dipendenti, a seconda che i requisiti vengano raggiunti nel primo o secondo semestre, possono lasciare il lavoro rispettivamente dal primo gennaio o dal primo luglio dell'anno successivo. Mentre gli autonomi, artigiani, commercianti e coltivatori diretti, possono andare in pensione, rispettivamente, dal primo luglio dell'anno successivo, se raggiungono i requisiti entro il primo semestre dell'anno, o dal primo gennaio del secondo anno successivo, se li raggiungono nel secondo semestre. Stessa cosa per le anzianità con 40 anni e le pensioni di vecchiaia normativa (legge n. 247/2007): i dipendenti possono intascare l'assegno all'inizio del trimestre successivo a quello in cui maturano i requisiti. Mentre per gli autonomi, l'attesa per la prima riscossione è più lunga: inizio semestre successivo. La finestra mobile. Tutt'altra musica per chi raggiunge i requisiti per il pensionamento a partire dal 1° gennaio 2011. L'art. 12 della legge n. 122/2010 (la manovra correttiva), in luogo delle attuali finestre rigide, introduce la cosiddetta finestra mobile o a scorrimento, che fissa la decorrenza del pensionamento (anzianità o vecchiaia) dopo 12 mesi, nel caso dei lavoratori dipendenti, e dopo 18 mesi, nel caso dei lavoratori autonomi. Una sorta di uscita personalizzata, che consente di riscuotere la pensione a partire dal 13° mese successivo a quello in cui si maturano i requisiti, oppure a partire dal 19° mese per i lavoratori autonomi. Le nuove disposizioni non trovano applicazione nei confronti del personale del comparto scuola, la cui decorrenza rimane fissata al 1° settembre di ogni anno (comma 9 dell'art. 59 della legge n. 449/1997). Conservano inoltre le attuali regole sulle finestre: i dipendenti che avevano in corso il periodo di preavviso alla data del 30 giugno 2010 e che maturano i requisiti entro la data di cessazione del rapporto di lavoro e, nel limite di 10 mila unità, coloro che si trovano in mobilità (con accordo stipulato entro il 30 aprile scorso) e i lavoratori coinvolti nei cosiddetti piani di esubero (banche, assicurazioni, ecc.). Quota 96. A partire dal primo gennaio 2011 e fino a tutto il 2012, chi non può contare su 40 anni, dovrà fare i conti con la nuova quota 96 (quota 97 i lavoratori autonomi). Per cui, il dipendente che non riesce a combinare 59 anni di età e 36 di contributi (oppure 60 anni e 35 di contributi) entro dicembre, dovrà aspettare di raggiungere 96, sommando all'anzianità contributiva l'età, che non potrà comunque essere inferiore a 60 anni. Potrà quindi ottenere il pensionamento anticipato combinando 35 anni contributi e 61 anni di età (35 e 62 gli autonomi), oppure 36 anni di contributi e 60 anni di età (36 e 61 anni gli autonomi). Una cosa importante da ricordare. Per il raggiungimento della quota, purché si sia comunque in presenza del requisito contributivo minimo di 35 anni e dell'età minima prevista, valgono anche le frazioni di anno e di contributi. Pertanto, un dipendente che il 31 marzo 2011 raggiunga l'età di 60 anni e 6 mesi e sia in possesso di un'anzianità contributiva pari a 35 anni e 6 mesi (1846 settimane), matura i requisiti per la pensione di anzianità, trattamento che, per via della finestra mobile, potrà incassare solo dal primo aprile del 2012.

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Italia Oggi Data: "Tre dilemmi per i futuri pensionati" 21/12/2010

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ItaliaOggi sezione: Azienda Scuola data: 21/12/2010 - pag: 41 autore: di Nicola Mondelli In arrivo il decreto sulle procedure per la cessazione dal servizio. Le domande entro l'11 febbraio

Tre dilemmi per i futuri pensionati

La scelta su cosa fare riguarda 62 mila, tra docenti e Ata L'11 febbraio sarà il termine ultimo per la presentazione da parte dei docenti e del personale ausiliario, tecnico e amministrativo della domanda di collocamento a riposo. Si tratta delle domande per il compimento del 40° anno di servizio e/o di contribuzione, delle dimissioni volontarie dal servizio, ma anche del trattenimento in servizio oltre il 65° anno di età ovvero per chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo parziale con contestuale riconoscimento del trattamento di pensione, ai sensi del decreto 29 luglio 1997, n. 331 del ministro per la funzione pubblica, aventi effetto dal 1.9.2011.È quanto dispone un decreto alla firma del ministro Gelmini. Per gli oltre 47 mila e 500 docenti e per i circa 15 mila amministrativi, tecnici ed ausiliari in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa vigente per accedere al trattamento pensionistico sia di anzianità che di vecchiaia si pone, pertanto, l'annuale dilemma: cessare dal servizio per andare in pensione; andare in pensione per lasciare il servizio o andare in pensione rimanendo in servizio. Non è un gioco di parole. Diverse sono infatti le filosofie che stanno alla base delle domande che si pongono i docenti e gli ata. Cessare dal servizio per andare in pensione è una decisione che si assume, da un lato, per la concomitanza di situazioni personali o familiari che richiedono una presenza in famiglia a tempo pieno, dall'altro per il timore che possano essere modificate le norme che consentono oggi di cessare dal servizio con diritto al trattamento di quiescenza. Sotto tale aspetto valga per tutti il timore da parte del personale femminile di essere costretto a rimanere in servizio comunque fino al compimento del 65° anno di età pur possedendo alla data del 31 dicembre 2011 già i requisiti per la pensione di vecchiaia(61 anni di età e almeno 20 di contribuzione).Andare in pensione per lasciare il servizio è, invece, una decisione che può essere presa da quanti oltre ad essere demotivati nell'esercitare una professione che richiede sempre maggiori impegni e nessun riconoscimento dei meriti ed una remunerazione non adeguata, trovano notevoli difficoltà nel confrontarsi con studenti i cui interessi primari sembrano essere l'uso del cellulare, la navigazione su internet, lo smartphon e il facebook.Una terza alternativa è quella di andare in pensione ma rimanendo in servizio in regime di part-time. Una alternativa questa che negli ultimi anni è stata scelta da un numero sempre maggiore di docenti e anche di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.Vi ricorrono in particolare i docenti e gli ata con esigenze personali e familiari che non richiedono un impegno continuativo ed esclusivo e, soprattutto, quelli che hanno parenti da assistere ma che preferiscono comunque continuare a prestare servizio in regime di tempo parziale e quindi con orario di servizio, impegni e retribuzioni ridotti.Limiti di etàIl dilemma non coinvolge, invece, il personale che alla data del 31 agosto 2011 avrà compiuto il 65° anno di età. Per questo personale la cessazione dal servizio opera, infatti, d'ufficio. Il solo adempimento richiesto è quello di presentare la documentazione che consenta all'Inpdap di determinare l'ammontare della pensione e di disporne il pagamento.Il dilemma non coinvolge, inoltre, i docenti e gli ata che sempre alla data del 31 agosto 2011 avranno maturato l'anzianità massima contributiva di 40 anni. Per effetto di quanto dispone l'art. 72, comma 11 della legge n. 112/2008 e successive modificazioni, nei confronti di tale personale l'amministrazione scolastica dovrà disporre d'autorità la cessazione dal servizio previo un apposito preavviso da notificare entro il 28 febbraio 2011.Il trattamento di vecchiaiaLa pensione di vecchiaia compete sia al personale maschile che femminile al compimento del 65° anno di età sempre che si sia in possesso di un minimo di 19 anni, 11 mesi e 16 giorni di anzianità contributiva. Se in servizio alla data del 31 dicembre 1992 sono sufficienti 15 anni di anzianità contributiva.Specifica femminileNorme in deroga per la pensione di vecchiaia al compimento del 65° anno di età riguardano il personale femminile al quale il trattamento pensionistico di vecchiaia può essere riconosciuto se entro il 31 dicembre 2011 avrà compiuto il 61° anno di età e potrà fare valere la anzianità contributiva minima ordinaria. Dal 1° gennaio 2012 anche per le donne l'età per la pensione di vecchiaia è stata fissata dall'art. 12, comma 12-sexies della legge n. 122/2010 al compimento del 65° anno di età.Le donne che alla data del 31 dicembre 2011 potranno fare valere 61 anni di età potranno, tuttavia, continuare ad accedere alla pensione di vecchiaia prima del raggiungimento del 65° anno di età.A tale fine possono chiedere all'Inpdap, ai sensi dell'articolo 12-sexies della legge n. 122/2010, la certificazione del diritto alla predetta prestazione pensionistica.Permanenza in servizio oltre i limiti di età. 1.Continua

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Piccolo di Trieste, Il Data: "pensioni, la spagna aumenta l'età" 21/12/2010

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MADRID Il ministro del lavoro spagnolo Valeriano Gomez ha confermato ieri che il governo vuole aumentare l'età del pensionamento da 65 a 67 anni e allungare da 15 a 20 anni il periodo di contributi sul quale si calcola l'importo della pensione. In un'intervista alla radio CadenaSer, Gomez ha affermato che vi sarà la sufficiente «flessibilità» per permettere «a chi ha più di 36 o 37 anni di contributi versati» o chi realizza lavori usuranti di andare in pensione «a un'età un pò inferiore agli altri». Il ministro si è detto anche propenso ad aumentare «da 15 a 20, e poi progressivamente fino a 25» gli anni di contributi sui quali si calcola l'importo delle pensioni. La misura ridurrebbe i compensi, perchè entrerebbero nel conteggio anche anni nei quali il salario e i contributi sono normalmente più bassi rispetto agli ultimi.

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Soldionline Data: "Quel fondo vale tre tfr (Milano Finanza)" 21/12/2010

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Mauro Introzzi TAG: tfr , previdenza complementare lunedì, 20 dicembre 2010 - 08:49

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● Nella sue edizione in edicola lo scorso sabato il settimanale finanziario fa il punto della situazione su quanto ha reso la previdenza nel 2010. Dallo ● Share studio emerge che dall'inizio dell'anno il 61% dei fondi pensione aperti e ● negoziali ha battuto la rivalutazione della liquidazione, che a fine ottobre era al 2,1% netto. I prodotti migliori hanno guadagnato più del 7% in 10 mesi e tra questi molti sono della scuderia Fondiaria-Sai.

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Sole 24 Ore, Il Data: "Tremonti ter ai supplementari" 21/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2010-12-21 - pag: 37 I chiarimenti delle Entrate. Possibile anche chiedere il rimborso entro 48 mesi dal saldo

Tremonti ter ai supplementari

Dichiarazione integrativa se c'è cumulabilità con altri bonus Se prudenzialmente non ci si è avvalsi della Tremonti ter nella dichiarazione dei redditi, in attesa del via libera del cumulo con altre agevolazioni, una volta definita positivamente la cumulabilità da parte degli organi competenti è possibile fruire dell'agevolazione, presentando una dichiarazione integrativa a favore entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta successivo a quello in cui la deduzione avrebbe dovuto essere operata, ovvero successivamente presentando un'istanza di rimborso. Il chiarimento è arrivato ieri dall'agenzia delle Entrate con la risoluzione 132 del 20 dicembre 2010. La normativa che ha introdotto l'agevolazione non reca alcuna disposizione generale di incumulabilità del beneficio con altre agevolazioni. Secondo la circolare 28 ottobre 2009, n. 44/E, quindi, la Tremonti ter è cumulabile con altre misure di favore, a patto che le norme relative a queste ultime non dispongano diversamente, «alla stregua di valutazioni che rientrano nella competenza degli organi eroganti». Nell'istanza di interpello della risoluzione 20 dicembre 2010, n. 132/E, è stato chiesto se, a seguito della decisione di concedere la cumulabilità da parte delle amministrazioni, sia possibile presentare la dichiarazione integrativa a favore del modello Unico (articolo 2, commi 8-bis, Dpr 22 luglio 1998, n. 322), per modificare la mancata indicazione della Tremonti ter. Secondo la Cassazione, infatti, l'integrativa non può essere presentata se consiste in «una richiesta di esercitare nuovamente l'opzione offerta dal legislatore, ma a posteriori, cioè quando la precedente opzione si sia (...) rivelata meno favorevole» (sentenza 27 novembre 2006, n. 25056). Le Entrate hanno chiarito che questa sentenza non riguarda i casi in cui la dichiarazione integrativa viene utilizzata per correggere errori od omissioni quali, ad esempio, l'omessa indicazione di debite deduzioni dall'imponibile da cui derivi l'assoggettamento del dichiarante a oneri tributari più gravosi di quelli che, in base alle leggi vigenti, dovrebbero restare a suo carico. In queste ipotesi, l'integrativa corregge errori od omissioni relativi a «elementi funzionali alla determinazione del reddito imponibile» e non modifica «scelte più o meno favorevoli». Secondo l'Agenzia, quindi, la mancata indicazione della Tremonti-ter non pregiudica la «possibilità di avvalersi di tale deduzione in sede di dichiarazione integrativa». Considerando che l'articolo 2, comma 7 del Dpr 322/1998 prevede che siano «considerate valide le dichiarazioni presentate entro 90 giorni dalla scadenza del termine» del 30 settembre (salva l'applicazione delle sanzioni), le imprese che hanno presentato, o presentano entro il 29 dicembre 2010, il modello Unico 2010, relativo al 2009, senza indicare la Tremonti ter per i motivi richiamati, «possono utilizzare lo strumento della dichiarazione integrativa» a favore, al fine di avvalersi dell'agevolazione. La presentazione di questo modello va effettuata entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta successivo a quello in cui la deduzione avrebbe dovuto essere operata. Successivamente a questo termine, la maggiore imposta versata nel periodo di imposta nel quale non è stata indicata la variazione in diminuzione relativa alla Tremonti ter può essere richiesta a rimborso entro 48 mesi dal termine per il pagamento del saldo di imposta (articolo 38 del Dpr 29 settembre 1973, n. 602). RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cinco Dìas Data: "El Pacto de Toledo censura la congelación de las pensiones con el 22/12/2010 aval del PSOE"

Indietro Stampa Federico Castaño - Madrid - 22/12/2010

Los grupos de la oposición tenían una espina clavada con la congelación de las pensiones y ayer intentaron sacársela implicando al PSOE en el reconocimiento de que esta medida no cumple con el trabajo de la comisión del Pacto de Toledo. En aras del acuerdo, los socialistas transigieron, quitaron relevancia a este hecho y ahora intentan pasar página mientras que algunos grupos, entre ellos CiU, subrayaron la censura que ello supone para el Gobierno por parte del Congreso.

Entre los acuerdos alcanzados en la reunión de ayer destaca la ampliación hasta los 25 años la edad máxima para acceder a la pensión de orfandad, frente al límite actual de 22 o de 24 en el caso de que no sobreviva ninguno de los padres o el huérfano sea discapacitado.

En otra de las recomendaciones, los partidos emplazarán al Gobierno a que la Seguridad Social asuma solo los gastos correspondientes al "estricto" mantenimiento del poder adquisitivo de las pensiones, de forma que cualquier subida por encima de la inflación sea sufragada con cargo a otros recursos financieros. En la recomendación se considera conveniente el uso de otros índices de revalorización basados, por ejemplo, en la evolución salarial o el comportamiento de las cotizaciones a la Seguridad Social.

Otras de las recomendaciones emplaza al Gobierno a asumir la financiación de los complementos a mínimos de las pensiones, tarea que aconsejan abordar de manera "prioritaria". De esta forma los grupos parlamentarios apuestan por completar la separación de fuentes del sistema, al tiempo que recomiendan que sea el Estado el que financie también los complementos a mínimos de naturaleza no contributiva.

Prejubilaciones

El Pacto de Toledo instará también al Ejecutivo a frenar las prejubilaciones como fórmula de regulación del empleo. A juicio de los grupos, la jubilación anticipada debería reservarse a aquellos trabajadores que cuenten "con largas carreras de cotización" y se acojan "voluntariamente" a esta posibilidad.

La Comisión del Pacto de Toledo establece también que las fórmulas de acceso a la pensión de jubilación existentes actualmente son "excesivas", por lo que considera conveniente su reconsideración e incluso la supresión de aquellas que sean incompatibles con el contenido de la propuesta del Pacto. Con respecto a las pensiones de viudedad, la Comisión considera que el mecanismo más adecuado sería elevar el porcentaje de la base reguladora que se utiliza para calcularlas; no obstante, la cuantía resultante nunca podría dar lugar a una pensión de viudedad superior a la pensión de la que ésta derive", se afirma en otras de las recomendaciones.

El Pacto de Toledo volverá a reunirse hoy.

Política de bonificaciones eficaz

Las bonificaciones y las reducciones en las cotizaciones sociales son un "instrumento útil" como incentivo a la contratación, pero la experiencia ha demostrado que "una política de incentivos generalizados" puede hacer perder "parte de su eficacia" sobre la generación de nuevo empleo o el mantenimiento del mismo, se reconoce en otras de las recomendaciones consensuadas por la comisión del Pacto de Toledo reunida ayer.

Por este motivo, los grupos políticos apuestan por que el sistema de bonificaciones se concentre en las situaciones y colectivos cuyo empleo se persigue favorecer de forma especial. Asimismo, reclama que se desarrolle el compromiso de bonificar las cotizaciones de los trabajadores ya contratados "que tengan 55 o más años de edad", para incentivar el mantenimiento de su empleo".

La transformación de la actual política de bonificaciones es una de las asignaturas pendientes que el Gobierno se propone negociar con los sindicatos y empresarios.

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Corriere Adriatico Data: "Benefici per i lavoratori delle aree svantaggiate" 22/12/2010

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Benefici per i lavoratori delle aree svantaggiate

Riservandomi di tornare su quanto previsto dalla legge Finanziaria per il 2011 in materia previdenziale, è importante segnalare che la stessa legge, approvata il 7 dicembre scorso, ha apportato significative modifiche all’art.12 della legge 122/2010 in relazione ai soggetti derogati dall’applicazione delle nuove decorrenze pensionistiche dal 2011. Infatti l’art.12 della 122 ( manovra economica) ha previsto che le nuove disposizioni in materia di decorrenza delle pensioni (cioè dopo dodici mesi dalla maturazione del requisito previsto per i lavoratori dipendenti e dopo diciotto per i lavoratori autonomi e a gestione separata), non si applicano ad una platea di 10.000 lavoratori, anche se maturano i requisiti per la pensione a partire dal 2011: i beneficiari individuati dalla norma sono i soggetti delle aree svantaggiate del Mezzogiorno collocati in mobilità ordinaria e quelli in mobilità lunga e i titolari di assegno straordinario a carico dei Fondi di solidarietà di cui alla legge 662/96 (es. lavoratori bancari, postali, esattoriali). In particolare, quindi, per effetto dell’art.37 della Legge Finanziaria: ai lavoratori in mobilità ordinaria ex legge 223/91 titolari di indennità di mobilità di cui all’art.7 c.2 (aree del Mezzogiorno) sono aggiunti anche i lavoratori titolari di indennità di mobilità di cui al comma 1 dello stesso articolo indicato. Pertanto, secondo la previsione legislativa della Finanziaria, che colma una evidente lacuna della precedente legge 122/2010, tutti i lavoratori collocati in mobilità ordinaria, indipendentemente dalla residenza, per effetto di accordi stipulati anteriormente al 30/04/2010, rientrano nel numero dei 10.000 soggetti derogati dallo slittamento di dodici mesi della pensione rispetto alla maturazione. Viene introdotta inoltre una possibilità alternativa, dietro emanazione di appositi decreti ministeriali, a quanto già previsto circa il numero massimo di deroghe. Il comma che la Finanziaria ha aggiunto all’art.12 della legge 122 prevede, in favore dei lavoratori potenzialmente dispensati dall’applicazione della nuova disciplina, qualora non rientrino nel plafond dei 10.000 derogati, il prolungamento degli interventi di tutela del reddito (quindi mobilità e assegno straordinario), fino all’apertura della relativa finestra per l’accesso a pensione. Il periodo di prolungamento dell’intervento di tutela (indennità di mobilità o assegna straordinario) non potrà essere superiore a quello che intercorre tra la data di decorrenza computata sulla base delle norme vigenti prima della legge 122 e quella individuata sulla base di quanto previsto dall’art.12 della stessa legge. Perciò la combinazione di queste disposizioni permette, da un lato di includere tutti i lavoratori in mobilità tra i potenziali beneficiari delle deroghe previste dalla 122 e, dall’altro, di evitare che i lavoratori titolari di indennità di mobilità, sia ordinaria che lunga, e i titolari di assegno straordinario corrano il rischio di restare senza indennità e senza pensione.

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Italia Oggi Data: "Casse di previdenza Stretta sui controlli" 22/12/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 22/12/2010 - pag: 34 autore: di Simona D'Alessio Parla Giorgio Jannone della Bicamerale

Casse di previdenza Stretta sui controlli

Il possesso di titoli Lehman brothers per 125 milioni, pari allo 0,5% circa del patrimonio mobiliare totale delle casse di previdenza, «di per sé non è un dato gravissimo. La cifra, però, va enfatizzata affinché tutti capiscano che d'ora in avanti avvieremo controlli serratissimi: dovranno rispondere con frequenza ad una griglia di domande su come gestiscono i soldi degli iscritti». Giorgio Jannone, deputato del Pdl e presidente della commissione bicamerale sull'attività di controllo degli enti di previdenza, ammette d'essere rimasto «sbalordito» quando alcuni istituti «non hanno saputo spiegarci il perché di talune scelte di investimento». Sulla graticola, perciò, finiscono, fra gli altri, l'Enpav (veterinari) e l'Enasarco (agenti di commercio), tuttavia, dice l'esponente del centrodestra a ItaliaOggi, «sotto la lente d'ingrandimento finirà ogni cassa».Domanda. L'indagine conoscitiva che la bicamerale (si veda ItaliaOggi del 10/12) dovrebbe esaminare ed approvare oggi ha rivelato che pochissimi enti hanno optato per i più sicuri investimenti immobiliari, a beneficio, invece, dei titoli della Lehman brothers o di quelli strutturati (il 13% del patrimonio mobiliare complessivo). Che conclusioni trae? Risposta. Chi gestisce i risparmi dei professionisti deve essere molto accorto. Abbiamo potere di controllo, ma le casse mantengono libertà di scelta, perciò oltre ad una moral suasion per evitare di esporre i bilanci al rischio, abbiamo avviato un'azione congiunta con ministeri vigilanti (Welfare ed Economia), corte dei conti e comitato tecnico di valutazione per esaminare al meglio le cifre. Sebbene, infatti, vada rispettata l'autonomia, non posso non osservare che se sussiste il pericolo che sia lo stato a doverci rimettere, abbiamo tutto il diritto di enfatizzare ciò che abbiamo scoperto. Mi lasci, inoltre, porre l'accento sulla necessità di stabilire criteri di riduzione delle spese generali e di gestione degli istituti, poiché non è possibile che proliferino consigli di vigilanza e comitati vari. Sono, pertanto, convinto che l'indagine sia stata utilissima, e avrà degli importanti riflessi sull'immediato futuro. D. Quali riflessi?R. Il nostro lavoro ha agito come una leva fortissima sui vertici degli enti, che dovranno d'ora in poi rendere trasparenti e fruibili i loro dati di bilancio sempre, anche mettendoli online, in modo che chi versa i contributi possa andare a verificarli ogni volta che vuole. Particolare attenzione la dedicheremo a chi sta dismettendo i propri immobili (l'Enasarco ha annunciato il 1° dicembre che dalla vendita, che inizierà nel 2011, si aspettano ricavi per 4,2 miliardi con una plusvalenza di 1,2, ndr), poiché considerando che si tratta di una grande liquidità, è giusto tenere gli occhi fissi sugli istituti.D. Tirando le somme, oltre a potenziare i controlli, quale sarà il primo obiettivo della bicamerale alla ripresa dei lavori, a gennaio?R. C'è in ballo la delicata vertenza della doppia cassa di previdenza di dottori commercialisti e ragionieri, due professioni che convivono in un unico albo. Una questione che va affrontata e risolta, per questo convocherò a breve i vertici degli istituti.

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Pais, El Data: 22/12/2010 "El Constitucional reduce el control sindical de los planes de pensiones"

Indietro Stampa El Constitucional reduce el control sindical de los planes de pensiones

El tribunal tumba la norma que ampara la designación de representantes

SANTIAGO CARCAR - Madrid - 22/12/2010

El Tribunal Constitucional ha declarado "inconstitucional y nula" la parte del artículo 7.2 del Real Decreto 1/2002 de 29 noviembre que regula los planes y fondos de pensiones. En concreto, cuestiona la designación de los miembros del comité de control de los planes de pensiones de empleo "por acuerdo de la mayoría de los representantes de los trabajadores", o de los sindicatos y la empresa, en el caso de planes de pensiones de promoción conjunta.

La noticia en otros webs El caso lo inició la Asociación de La cuestión Prejubilados de Telefónica en 2005 fundamental ● webs en español sobre la que se ● en otros idiomas ha pronunciado Gestionan 31.000 millones para el dos millones de trabajadores Constitucional es que, en la mayoría de los planes, no se acepta la participación en sus órganos de control de "partícipes en suspenso", prejubilados o ex trabajadores de la empresa que están acogidos al plan pero que no forman parte activa de la compañía.

La declaración de nulidad afecta a la mayoría de los planes de pensiones de empleo que existen en España, con un patrimonio de más de 31.000 millones de euros y a los que están acogidos más de dos millones de trabajadores, según datos de Inverco. Como lo que está en cuestión es la validez legal de los comités de control de los planes, en la práctica, podrían verse afectados los procesos de toma de acuerdos. Incluso aspectos tan concretos como la aprobación de las cuentas o las declaraciones de las políticas de inversión.

La sentencia, fechada el 29 de noviembre con el voto en contra de la magistrada Elisa Pérez Vera, da la razón a la Asociación de Prejubilados de Telefónica, que en septiembre de 2005 alegó ante el Supremo la inconstitucionalidad de la norma al excluir en la designación de los miembros de la comisión de control del plan de pensiones de la empresa a su colectivo ("partícipes en suspenso", según su consideración legal).

La Asociación alegó que la discriminación vulneraba el principio de igualdad ante la ley al excluir de los órganos de control a partícipes en el plan con suspensión o extinción de la relación laboral con la empresa.

En enero de 2008, el Supremo, tras escuchar a las partes afectadas (Asociación de Prejubilados de Telefónica y Fiscalía del Estado por un lado, y UGT, CC OO y Abogacía del Estado por otro), accedió a plantear una cuestión de constitucionalidad. Frente a las tesis de los prejubilados -con apoyo de la Fiscalía del Estado-, los sindicatos UGT y CC OO defendieron que los trabajadores de una empresa, activos o no, están todos afectados por la negociación colectiva y, de alguna forma, representados todos ellos por las organizaciones sindicales que, precisamente, negociaron los convenios. Los argumentos de los sindicatos no han convencido al Tribunal. Este es rotundo: "No se encuentra en la norma", sostiene la sentencia, "ninguna justificación objetiva y razonable que avale la exclusión de determinados partícipes en el proceso de designación de sus representantes en el seno de una comisión que toma decisiones relevantes para el desarrollo del plan, sin que sea suficiente el argumento de la especial vinculación de estos planes de pensiones de empleo al proceso de negociación colectiva". Precisamente este fue uno de los argumentos centrales que planteó la Abogacía del Estado ante el Supremo en defensa de la legalidad de la norma.

A falta de conocer las consecuencias prácticas de la sentencia del Constitucional (en el sector se teme que proliferen las impugnaciones de acuerdos), parece fuera de toda duda que tanto los sindicatos como las empresas tendrán que revisar sus posiciones. Más cuando está pendiente la creación del fondo de capitalización vinculado a la reforma del mercado de trabajo.

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Piccolo di Trieste, Il Data: "la regione lavora al fondo pensioni aperto a tutti i cittadini" 22/12/2010

Indietro Stampa PREVIDENZA COMPLEMENTARE La Regione lavora al fondo pensioni aperto a tutti i cittadini

TRIESTE Avanti tutta con il fondo di previdenza complementare aperto a tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia. Andrea Garlatti, dopo aver incassato l’autorizzazione dell’aula e uno stanziamento di 1,5 milioni di euro nel triennio, accelera: l’assessore regionale alla Funzione pubblica, intervenendo a un convegno su competenze e opportunità dell’Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti pubblici nonché sulle novità pensionistiche, rilancia infatti il fondo pensione territoriale che la Regione intende costituire. A breve. Sarà rivolto ai cittadini del Friuli Venezia Giulia e a quelli che vi prestano attività lavorativa e professionale in qualità di dipendenti, pubblici e privati, oppure in forma autonoma: «Tale fondo - afferma Garlatti - consentirà alla popolazione regionale di incrementare la propria copertura previdenziale». Né va dimenticato che la manovra del governo autorizza sia le amministrazioni del comparto unico del pubblico impiego regionale e locale sia gli enti del comparto sanitario ad aderire al fondo in qualità di datori di lavoro.

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Provincia di Como, La Data: "Previdenza Pensione anzianità: davvero non c'è più l'opzione 22/12/2010 donna?"

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Quesito nr. 1024 Previdenza

Pensione anzianità: davvero non c'è più l'opzione donna?

In riferimento a quanto da voi pubblicato il 30.11.2010 nella rubrica Trovarisposte - Previdenza - quesito n. 977, mi risulta che - contrariamente a quanto scritto - le ultime modifiche apportate per il diritto alla pensione di anzianità (35 anni di contributi e 57 anni di età, sistema contributivo) non prevedano più la cosiddetta "opzione donna". Un grazie se vorrete darmi una cortese risposta. Lettera firmata Gravedona (Co) Risponde Emanuela Mattiroli - Patronato Acli [email protected] Le nuove disposizioni riguardano solo ed esclusivamente le decorrenze delle pensioni: la legge 122/2010 infatti introduce le cosiddette "finestre mobili" che fissano la decorrenza della pensione 12 o 18 mesi dopo il perfezionamento del requisito contributivo e anagrafico, ma non modifica il requisito richiesto per l'accesso alle pensioni sia di vecchiaia sia di anzianità. Rimangono così confermate le "quote" (somma età anagrafica e anni di contribuzione) per accedere alla pensione di anzianità e i 20 anni di contributi e 60 anni d'età per le donne e 65 per gli uomini per la pensione di vecchiaia. Di conseguenza, essendo l'opzione donna un "requisito per il diritto" rimane confermata come possibilità di pensionamento riservata alle "quote rosa" dei lavoratori. Alcune interpretazioni ipotizzano addirittura che le pensioni ottenute chiedendo l'applicazione dell'opzione donna rientrino fra le "eccezioni" e non siano quindi soggette al nuovo regime delle decorrenze.

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Thestar.com Data: "Public option best strategy to buttress pension system" 22/12/2010

Indietro Stampa Back to Public option best strategy to buttress pension system Public option best strategy to buttress pension system December 22, 2010 Douglas D. Peters There has been a wide- ranging discussion recently about the need to reform Canada’s pension system and it was a top topic at the recent finance ministers’ meetings. This has included a lengthy paper published by the C.D. Howe Institute. Institute president William Robson also has expressed his views in a recent article, suggesting that the finance ministers Federal Finance Minister Jim Flaherty walks to a meeting with his provincial and should consider only territorial counterparts on Monday to discuss pensions during a day of talks in “better private pensions Kananaskis, Alta. and RRSPs” and not a Jeff McIntosh/THE CANADIAN PRESS general increase in, for example, the Canada Pension Plan (CPP). He refers to the Howe study as background to his recommendations. But the study itself does not make specific policy recommendations for pension reform. Indeed, some parts of it are counterintuitive to the suggestions Robson makes, and the Howe study’s numbers can be used to show the distinct advantage of the CPP over private pensions and RRSPs. The Howe study does not, for example, compare the returns that might be expected from a private sector pension compared with public sector pension options, such as the Canada Pension Plan. The Howe study uses historical nominal rates of return of 6 per cent (4 per cent real plus 2 per cent inflation) on investments for pensions but reduces such returns to just 3 per cent (1 per cent real plus 2 per cent inflation) for RRSPs and 4.5 per cent (2.5 per cent plus 2 per cent inflation) for defined-contribution Registered Pension Plans (RPPs). The reduction for individuals is the result of “investment-management and other costs” plus the poorer performance levels of individual investments. What kind of results would these numbers produce for a 30-year-old individual who saves $100 a month in an RRSP for 35 years at an annual return of 3 per cent? What pension would he or she would accumulate? By contrast, what would the same $100 a month invested in the CPP at an annual return of 6 per cent less the cost of CPP management yield after 35 years? The CPP investment would yield a pension approximately 80 per cent greater than an investment in RRSPs. This result is consistent with a British study by Mamta Murthi, Michael Orszag and Peter Orszag that in the U.K. individual pension accounts result in a 40 per cent reduction in pensions when compared to a public pension fund. Would Canadians like those substantially greater pensions? They most certainly would. Another consideration that Robson ignores is that the individual cannot know how much one needs to save for retirement. This is because the individual does not know how long he or she will live. And, in addition, the rate of interest on annuities may be based on government bond rates of say 16 per cent (as in the early 1980s) or just 3 per cent (as is the case now). But the large pension funds like the Canada Pension Fund can estimate quite accurately the life expectancies of the large numbers of its members. Thus the CPP is a far more efficient pension scheme than any individual RRSP or defined-contribution RPPs. The CPP, then, both lowers the costs to the individual saver as well as reducing the individual’s risk. It should also be noted that the present level of CPP payments is considered inadequate by any serious analysis. One other subject the Howe study does not report on is the effect of an increase in the retirement age. If the retirement age were to be gradually raised from 65 to 67 it would have a double effect; the years of saving would be increased by two years and the years of pension payments would be reduced by two years. The result would be a substantially positive increase in the adequacy of pensions looking out to the year 2050. Robson also mentions that the Howe study shows that low-income individuals will be more effective in maintaining their income level in retirement than will the higher-income individuals. He, therefore, suggests that the higher-income individuals need “better private pensions and RRSPs” rather than an increase in the CPP. Higher RRSP contributions would mean a tax-expenditure or a subsidy to savers. But such a subsidy would be paid for by the general taxpayer and the largest benefits would go to those in the highest income tax brackets. Thus Robson suggests as social policy that the poor should subsidize the rich so the rich can have larger pensions when they retire. That kind of social policy coming from the president of the C.D. Howe Institute must make the Liberal C.D. Howe spin in his grave. It should also be remembered that an increase in savings, whether from increased CPP premiums or larger RRSP contributions or other savings, has exactly the same effect on the economy. The exception is that increased RRSP contributions will make the financial institutions better off, while an increase in CPP contributions will make Canadian pensioners better off. It is clear that increasing CPP contributions is by far the best way to improve pensions for Canadians. One would hope that all the finance ministers in Canada would heed this call for an improved Canada Pension Plan. Douglas D. Peters is former chief economist of the Toronto-Dominion Bank and a former secretary of state (finance) in the Liberal government of Jean Chrétien.

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ASSINEWS.it Data: "Integrativa al decollo per sanità ed enti locali" 23/12/2010

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Integrativa al decollo per sanità ed enti locali

Pronta al decollo la previdenza integrativa dei dipendenti pubblici di sanità ed enti locali. La firma del rogito notarile e la nomina del Cda del Fondo Perseo completano infatti il percorso sostenuto dai sindacati di categoria per costruire un sistema pensionistico articolato, in grado di garantire ai lavoratori pubblici un reddito adeguato anche dopo l'uscita dal mercato del lavoro. Per i segretari generali Rossana Dettori (Fp-Cgil), Giovanni Faverin (Cisl-Fp) e Giovanni Torluccio (Uil-Fpl) si tratta di una grande opportunità che riguarda un milione e 300 mila potenziali iscritti al Fondo. Un risultato, rimarcano, che viene incontro alle richieste dei lavoratori giustamente preoccupati del loro futuro previdenziale. Tanto più alle soglie dell'andata a regime del sistema contributivo che determinerà una netta riduzione dell'importo della pensione obbligatoria erogata anche per i lavoratori pubblici.

Il fondo Perseo, spiega Giovanni Faverin, è rivolto a tutti i dipendenti dei settori sanità ed enti locali assunti con contratto a tempo indeterminato, full time e part-time e con contratto a tempo determinato anche part-time e ogni altra tipologia di lavoro flessibile di durata pari o superiore a tre mesi.

La contribuzione dovuta al Fondo da parte delle amministrazioni è pari all'1% degli elementi retributivi considerati utili ai fini del trattamento di fine rapporto. La contribuzione destinata al fondo dai lavoratori è pari all'1% degli stessi elementi retributivi. Sono inoltre contabilizzate dall'Inpdap, aggiunge il segretario generale della Cisl Fp, la quota del 2% della retribuzione utile al calcolo del tfr dei dipendenti già occupati al 31 dicembre 1995 e di quelli assunti nel periodo dal 1° gennaio 1996 al 31 dicembre 2000; l'1,5% della base contributiva di riferimento del trattamento di fine servizio e, per i lavoratori assunti dal 1° gennaio 2001, il 100% dell'accantonamento tfr. È naturalmente prevista la facoltà del lavoratore di effettuare versamenti aggiuntivi.

Il Fondo erogherà prestazioni pensionistiche complementari per vecchiaia o per anzianità. Il diritto al prestazione pensionistica per vecchiaia si consegue al compimento dell'età pensionabile stabilita nel regime pensionistico obbligatorio avendo maturato almeno cinque anni di contribuzione al Fondo. Mentre il diritto alla prestazione pensionistica per anzianità si consegue al compimento di un'età inferiore di non più di dieci anni a quella stabilita per la pensione di vecchiaia nel regime pensionistico obbligatorio e avendo maturato almeno 15 anni di contribuzione al fondo (in via transitoria, entro i primi quindici anni, tale termine è ridotto a cinque anni). È possibile anche la liquidazione in capitale entro la misura prevista dalla legge. Qualora l'importo che si ottiene convertendo in rendita pensionistica annua quanto maturato risulti inferiore all'assegno sociale, l'aderente può optare per la liquidazione in capitale dell'intero importo. Trascorsi otto anni di iscrizione al Fondo sarà possibile ottenere anticipazioni per acquistare la prima casa o per eventuali spese sanitarie, terapie e interventi straordinari.

Conclusa la procedura istitutiva, partirà ora la campagna informativa tra i lavoratori che, aggiunge Faverin, «ci vedrà in prima linea, per dare efficacia a una conquista molto attesa dai lavoratori pubblici, soprattutto da quelli più giovani, preoccupati per il loro futuro pensionistico. In questo senso, la previdenza complementare è fondamentale sia per garantire un reddito pensionistico aggiuntivo, sia per annullare gli effetti della riduzione dell'importo della pensione. Ecco perché metteremo molto impegno nell'informare e sensibilizzare i lavoratori su questa opportunità che, con determinazione, siamo riusciti a conquistare e a costruire».

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Gazzetta del Sud Data: 23/12/2010 "Previdenza integrativa estesa anche a Enti Locali e Sanità"

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Previdenza integrativa estesa anche a Enti Locali e Sanità

RomaAl via la previdenza integrativa per Sanità ed Enti locali. Lo rendono noto Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl. «Con l'istituzione del «Fondo Perseo», – si legge in una nota – prende il via la previdenza complementare anche per i lavoratori pubblici di Sanità ed Enti locali. La firma del rogito notarile e la nomina del Cda del Fondo completano infatti il percorso sostenuto dai sindacati di categoria per costruire un sistema pensionistico articolato, in grado di garantire ai lavoratori pubblici un reddito adeguato anche dopo l'uscita dal mercato del lavoro». Per i segretari generali Rossana Dettori (Fp-Cgil), Giovanni Faverin (Cisl-Fp) e Giovanni Torluccio (Uil-Fpl) si tratta di «una grande opportunità che riguarda un milione e 300 mila potenziali iscritti al Fondo». Un risultato, rimarcano, che «viene incontro alle richieste dei lavoratori giustamente preoccupati del loro futuro previdenziale. Tanto più alle soglie dell'andata a regime del sistema contributivo che determinerà una netta riduzione dell'importo della pensione «obbligatoria» erogata anche per i lavoratori pubblici. Il rapporto tra pensione ed ultima retribuzione, infatti, è destinato a diminuire drasticamente, rispetto al sistema retributivo, scendendo dall'80% fino al 60% o 50%. Un rischio previdenziale che tocca soprattutto i lavoratori più giovani (in particolare nella fascia di età tra i 45 ed i 50 anni) ma che potrebbe non risparmiare coloro che rientrano nel cosiddetto sistema misto (parte retributivo e parte contributivo)». In questo senso, sottolineano Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl, «la previdenza complementare è fondamentale sia per garantire un reddito pensionistico aggiuntivo, sia per annullare gli effetti della riduzione dell'importo della pensione. Oltre ad un rendimento presumibilmente superiore a quello previsto per legge per il Tfr, chi deciderà di aderire al Fondo potrà infatti beneficiare di un versamento contributivo mensile da parte del datore di lavoro, della deduzione Irpef dei contributi versati, della possibilità di richiedere per specifiche esigenze l'anticipo su quanto maturato.(c.b.)

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Italia Oggi Data: "Integrativa al decollo per sanità ed enti locali" 23/12/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 23/12/2010 - pag: 30 autore: Conclusa la procedura istitutiva del Fondo complementare Perseo

Integrativa al decollo per sanità ed enti locali

Pronta al decollo la previdenza integrativa dei dipendenti pubblici di sanità ed enti locali. La firma del rogito notarile e la nomina del Cda del Fondo Perseo completano infatti il percorso sostenuto dai sindacati di categoria per costruire un sistema pensionistico articolato, in grado di garantire ai lavoratori pubblici un reddito adeguato anche dopo l'uscita dal mercato del lavoro. Per i segretari generali Rossana Dettori (Fp-Cgil), Giovanni Faverin (Cisl-Fp) e Giovanni Torluccio (Uil-Fpl) si tratta di una grande opportunità che riguarda un milione e 300 mila potenziali iscritti al Fondo. Un risultato, rimarcano, che viene incontro alle richieste dei lavoratori giustamente preoccupati del loro futuro previdenziale. Tanto più alle soglie dell'andata a regime del sistema contributivo che determinerà una netta riduzione dell'importo della pensione obbligatoria erogata anche per i lavoratori pubblici. Il fondo Perseo, spiega Giovanni Faverin, è rivolto a tutti i dipendenti dei settori sanità ed enti locali assunti con contratto a tempo indeterminato, full time e part-time e con contratto a tempo determinato anche part-time e ogni altra tipologia di lavoro flessibile di durata pari o superiore a tre mesi.La contribuzione dovuta al Fondo da parte delle amministrazioni è pari all'1% degli elementi retributivi considerati utili ai fini del trattamento di fine rapporto. La contribuzione destinata al fondo dai lavoratori è pari all'1% degli stessi elementi retributivi. Sono inoltre contabilizzate dall'Inpdap, aggiunge il segretario generale della Cisl Fp, la quota del 2% della retribuzione utile al calcolo del tfr dei dipendenti già occupati al 31 dicembre 1995 e di quelli assunti nel periodo dal 1° gennaio 1996 al 31 dicembre 2000; l'1,5% della base contributiva di riferimento del trattamento di fine servizio e, per i lavoratori assunti dal 1° gennaio 2001, il 100% dell'accantonamento tfr. È naturalmente prevista la facoltà del lavoratore di effettuare versamenti aggiuntivi.Il Fondo erogherà prestazioni pensionistiche complementari per vecchiaia o per anzianità. Il diritto al prestazione pensionistica per vecchiaia si consegue al compimento dell'età pensionabile stabilita nel regime pensionistico obbligatorio avendo maturato almeno cinque anni di contribuzione al Fondo. Mentre il diritto alla prestazione pensionistica per anzianità si consegue al compimento di un'età inferiore di non più di dieci anni a quella stabilita per la pensione di vecchiaia nel regime pensionistico obbligatorio e avendo maturato almeno 15 anni di contribuzione al fondo (in via transitoria, entro i primi quindici anni, tale termine è ridotto a cinque anni). È possibile anche la liquidazione in capitale entro la misura prevista dalla legge. Qualora l'importo che si ottiene convertendo in rendita pensionistica annua quanto maturato risulti inferiore all'assegno sociale, l'aderente può optare per la liquidazione in capitale dell'intero importo. Trascorsi otto anni di iscrizione al Fondo sarà possibile ottenere anticipazioni per acquistare la prima casa o per eventuali spese sanitarie, terapie e interventi straordinari.Conclusa la procedura istitutiva, partirà ora la campagna informativa tra i lavoratori che, aggiunge Faverin, «ci vedrà in prima linea, per dare efficacia a una conquista molto attesa dai lavoratori pubblici, soprattutto da quelli più giovani, preoccupati per il loro futuro pensionistico. In questo senso, la previdenza complementare è fondamentale sia per garantire un reddito pensionistico aggiuntivo, sia per annullare gli effetti della riduzione dell'importo della pensione. Ecco perché metteremo molto impegno nell'informare e sensibilizzare i lavoratori su questa opportunità che, con determinazione, siamo riusciti a conquistare e a costruire».

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New York Times Data: "Alabama Town's Failed Pension Is a Warning" 23/12/2010

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Alabama Town's Failed Pension Is a Warning

Meggan Haller for The New York Times

Prichard, Ala., presents a worst case for public pension funds: It stopped sending checks in 2009. More Photos »

By MICHAEL COOPER and MARY WILLIAMS WALSH

Published: December 22, 2010

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PRICHARD, Ala. — This struggling small on the outskirts of Mobile was warned for years that if it did nothing, its pension fund would run out of money by 2009. Right on schedule, its fund ran dry.

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Where the Pension Checks Stopped

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Meggan Haller for The New York Times

Last week, retirees asked the City Council for some help before Christmas. More Photos »

Then Prichard did something that pension experts say they have never seen before: it stopped sending monthly pension checks to its 150 retired workers, breaking a state law requiring it to pay its promised retirement benefits in full.

Since then, Nettie Banks, 68, a retired Prichard police and fire dispatcher, has filed for bankruptcy. Alfred Arnold, a 66-year-old retired fire captain, has gone back to work as a shopping mall security guard to try to keep his house. Eddie Ragland, 59, a retired police captain, accepted help from colleagues, bake sales and collection jars after he was shot by a robber, leaving him badly wounded and unable to get to his new job as a police officer at the regional airport.

Far worse was the retired fire marshal who died in June. Like many of the others, he was too young to collect Social Security. “When they found him, he had no electricity and no running water in his house,” said David Anders, 58, a retired district fire chief. “He was a proud enough man that he wouldn’t accept help.”

The situation in Prichard is extremely unusual — the city has sought bankruptcy protection twice — but it proves that the unthinkable can, in fact, sometimes happen. And it stands as a warning to cities like Philadelphia and states like Illinois, whose pension funds are under great strain: if nothing changes, the money eventually does run out, and when that happens, misery and turmoil follow.

It is not just the pensioners who suffer when a pension fund runs dry. If a city tried to follow the law and pay its pensioners with money from its annual operating budget, it would probably have to adopt large tax increases, or make huge service cuts, to come up with the money.

Current city workers could find themselves paying into a pension plan that will not be there for their own retirements. In Prichard, some older workers have delayed retiring, since they cannot afford to give up their paychecks if no pension checks will follow.

So the declining, little-known city of Prichard is now attracting the attention of bankruptcy lawyers, labor leaders, municipal credit analysts and local officials from across the country. They want to see if the situation in Prichard, like the continuing bankruptcy of Vallejo, Calif., ultimately creates a legal precedent on whether distressed cities can legally cut or reduce their pensions, and if so, how.

“Prichard is the future,” said Michael Aguirre, the former San Diego city attorney, who has called for San Diego to declare bankruptcy and restructure its own outsize pension obligations. “We’re all on the same conveyor belt. Prichard is just a little further down the road.”

Many cities and states are struggling to keep their pension plans adequately funded, with varying success. New York City plans to put $8.3 billion into its pension fund next year, twice what it paid five years ago. Maryland is considering a proposal to raise the retirement age to 62 for all public workers with fewer than five years of service.

Illinois keeps borrowing money to invest in its pension funds, gambling that the funds’ investments will earn enough to pay back the debt with interest. New Jersey simply decided not to pay the $3.1 billion that was due its pension plan this year.

Colorado, Minnesota and South Dakota have all taken the unusual step of reducing the benefits they pay their current retirees by cutting cost-of-living increases; retirees in all three states are suing.

No state or city wants to wind up like Prichard.

Driving down Wilson Avenue here — a bleak stretch of shuttered storefronts, with pawn shops and beauty parlors that operate behind barred windows and signs warning of guard dogs — it is hard to see vestiges of the Prichard that was a boom town until the 1960s. The city once had thriving department stores, two theaters and even a zoo. “You couldn’t find a place to park in that city,” recalled Kenneth G. Turner, a retired paramedic whose grandfather pushed for the city’s incorporation in 1925.

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Sole 24 Ore Online, Il Data: "Quando la previdenza non è un'affare solo per vecchi" 23/12/2010

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22 dicembre 2010

Quando la previdenza non è un'affare solo per vecchi

Il gruppo assicurativo AXA MPS guarda avanti e cerca i più giovani per costruire, oggi, un servizio previdenziale migliore per il domani. Attraverso il concorso «Visto con i loro occhi» il gruppo vuole reclutare neolaureati per avvicinare il sistema previdenziale alla generazione dei nati negli anni Ottanta.

Alle due migliori proposte sarà offerto uno stage retribuito (rimborso spese mensile di 500 euro + erogazione buoni pasto di 9 mesi) presso la direzione previdenza AXA MPS. Oltre a esprimere la loro idea sulla previdenza del futuro, i partecipanti lavoreranno all'implementazione e allo sviluppo di Previsio, il nuovo portale di informazione lanciato allo scopo di favorire la diffusione di una maggiore cultura previdenziale per coloro che saranno esposti alle carenze del sistema previdenziale pubblico.

Le idee dovranno pervenire entro il 31 gennaio 2011. I requisiti sono: essere nati a partire dal 1 gennaio 1983, essere in possesso una laurea triennale o specialistica da non più di 18 mesi con una votazione minima di 100/110 nelle seguenti facoltà Scienze Politiche Giurisprudenza Economia Scienze della Comunicazione Scienze Statistiche Ingegneria. Le proposte potranno essere presentate in lingua italiana o inglese, in qualsiasi formato, insieme al proprio curriculum all'indirizzo e-mail [email protected]

22 dicembre 2010

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Sole 24 Ore, Il Data: "Enti locali e sanità: via al fondo Perseo" 23/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2010-12-23 - pag: 29 Pensioni. Per 1,2 milioni di lavoratori

Enti locali e sanità: via al fondo Perseo

Un milione e 260mila i lavoratori della pubblica amministrazione che potranno contare sul loro fondo pensione di categoria. Nella tarda serata di martedì Aran e rappresentanze sindacali (con la defezione di alcune sigle minori) hanno siglato presso il notaio l'atto formale per la nascita di Perseo, destinato ai 570mila dipendenti amministrativi della sanità, ai 140mila medici e dirigenti sanitari e ai 550mila addetti degli enti locali (tra cui 10mila dirigenti). Un parto lento: l'istituzione del fondo risale al 2007, mentre i primi accordi per la costituzione di fondi di categoria nel pubblico impiego risalgono al 1999. Con la ratifica dello Statuto del fondo, Perseo può chiedere a Covip l'iscrizione all'albo dei fondi pensione. Dopo Espero (scuola) si tratta del secondo strumento di secondo pilastro dedicato ai dipendenti pubblici. A stringere i tempi per il varo tocca ora a Sirio, fondo pensione dedicato a circa 300mila lavoratori di ministeri, enti previdenziali e pubblici, Enac, Cnel e Presidenza del Consiglio dei Ministri. Proprio a Sirio faranno probabilmente riferimento i dipendenti di Università e ricerca, circa 70 mila lavoratori, tuttora senza copertura di secondo pilastro. «È fondamentale evitare frazionamenti dice il commissario straordinario dell'Aran Angelo Naddeo sia a livello contrattuale che per costituire strumenti previdenziali efficienti». Resta il nodo della diffusione delle adesioni tra i dipendenti: a Espero aderisce il 7% circa del bacino potenziale. «Quando inizieranno a iscriversi a Sirio i dipendenti degli enti previdenziali aggiunge Naddeo sono sicuro che questo creerà un effetto di emulazione su tutti i lavoratori. Dal canto nostro siamo pronti a fare tutti gli sforzi per informare i lavoratori sulla progressiva riduzione della copertura di primo pilastro, impiegando le risorse stanziate l'estate scorsa dall'esecutivo. E ci aspettiamo che le organizzazioni sindacali ci aiutino in questa opera di promozione». La nascita di Perseo giunge giusto in tempo in vista dell'entrata in vigore, dal primo gennaio prossimo, dell'articolo 12 comma I della manovra economica della scorsa estate, secondo il quale il calcolo della liquidazione dei dipendenti pubblici attivi prima del 31/12/2000, avverrà secondo le regole del trattamento di fine rapporto, come nel settore privato, e non più secondo i criteri del trattamento di fine servizio (Tfs). RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "La vita si allunga: un fondo pensione per ciascuno di noi" 23/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IDEE-STORIE data: 2010-12-23 - pag: 12 PREVIDENZA

La vita si allunga: un fondo pensione per ciascuno di noi

NECESSITÀ CONTABILE - Sempre più a regime il sistema contributivo: il rapporto tra ultimo stipendio e prima pensione scenderà fatalmente ancora Nonostante le oscillazioni di borsa che fanno venire il capogiro a chi vuole dalle pensioni stabilità; nonostante il numero ancora esiguo di aderenti; nonostante i mal di pancia che suscitano i dipendenti delle piccole e medie imprese quando decidono di destinare il loro Tfr alla previdenza complementare. Nonostante tutto ciò sentiremo parlare con attenzione dei fondi pensione nel 2011. Cresce infatti la percezione di quanto sia sempre più debole la copertura del primo pilastro previdenziale: la Banca d'Italia, pochi giorni fa, ha fatto sapere che quasi la metà degli italiani si aspetta una pensione inferiore al 60% dell'ultimo stipendio. La giornata della previdenza che l'esecutivo sta preparando per la primavera intende proprio compiere un'opera di sensibilizzazione sulla necessità di un secondo pilastro pensionistico per proteggere il tenore di vita di chi va in pensione. Gli aderenti già mostrano di saper usare i fondi pensione per le necessità quotidiane: oltre che per una rendita, per ottenere anticipazioni prima casa, o per le spese mediche o per le ulteriori esigenze che la crisi economica impone alle famiglie. La stessa Banca d'Italia, d'altronde, calcola che a parità di reddito e anzianità professionale, il tasso di sostituzione tra ultimo stipendio e primo assegno pensionistico scenderà dal 70% di oggi al 52% nel 2040. Il sistema a contribuzione definita, introdotto negli anni 90, aumenta infatti la stabilità degli enti previdenziali pubblici, scaricando però sui lavoratori i rischi. Quali? Le rendite si riducono a causa dell'allungamento della vita media, ma pesa sulle pensioni di base anche la crisi economica: se il Pil scende come nel 2009 o è stagnante come nel 2010, i contributi si rivalutano con un moltiplicatore poco generoso. Ma si sentirà parlare dei fondi pensione l'anno prossimo anche perché questi soggetti acquistano un peso «politico» crescente. Sono l'unico strumento di risparmio gestito che continua a registrare flussi positivi nonostante la crisi: circa 10 miliardi di euro di contributi entrano ogni anno in fondi negoziali, aperti e piani individuali previdenziali (Pip). Denaro investito sui mercati finanziari, per gran parte BTp e Bund tedeschi. Una quota non secondaria finisce sui mercati internazionali, in cui la quota del mercato italiano è risibile. Per questo si discute su come permettere ai fondi pensione di investire in aziende di casa. Tramite, magari, il Fondo di investimenti di Cassa depositi e prestiti (Cdp). I primi contatti sono già stati avviati; i fondi spingono in questa direzione, per lanciare un circolo virtuoso di investimenti sul territorio. Cdp frena per ragioni tecniche: ciò che si raccoglie va anche investito nei tempi prestabiliti, secondo rigorosi criteri di selezione: non si può incassare e tenere in cassaforte in attesa di "occasioni di mercato". Per i fondi pensione italiani, così come per le Casse previdenziali dei lavoratori autonomi, è l'occasione per rimarcare il proprio ruolo di investitori istituzionali sul mercato. marco. [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA

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Corriere Alto Adige Data: "Ultimi ritocchi al nuovo ente socio-economico Agenzia Asse, via a 24/12/2010 gennaio Theiner: ottimizzare i fondi"

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● 24 dic 2010 ● Alto Adige ● RIPRODUZIONE RISERVATA Ultimi ritocchi al nuovo ente socio-economico Agenzia Asse, via a gennaio Theiner: ottimizzare i fondi BOLZANO Dal prossimo mese di gennaio inizia la sua attività la nuova Agenzia per lo sviluppo sociale e economico denominata Asse la quale si occuperà della gestione degli interventi d'assistenza e di previdenza integrativa previsti dalle leggi in materia e si occuperà, inoltre, della gestione e erogazione dei finanziamenti pubblici disposti dalla Provincia, finalizzati alla promozione e realizzazione di opere pubbliche e di progetti di sviluppo economico. L'Agenzia per lo sviluppo sociale ed economico è un ente strumentale della Provincia con personalità giuridica di diritto pubblico, dotato d'autonomia organizzativa, amministrativa, contabile e patrimoniale. «Lo scopo principale della nuova Agenzia sottolinea l'assessore provinciale alla sanità ed alle politiche sociali, Richard Theiner è quello di ottimizzare il servizio a favore dei cittadini e l'efficienza complessiva nell'elaborazione delle domande e nell'assegnazione dei contributi». Grazie all'Agenzia Asse rileva sempre l'assessore Theiner le spese, i mezzi finanziari e le varie procedure di richiesta e di erogazione saranno gestite da una struttura amministrativa unitaria. Nell'Agenzia confluiranno quindi l'Ufficio previdenza e assicurazioni sociali, oltre che il settore riguardante gli invalidi civili dell'Ufficio soggetti portatori di handicap e invalidi civili della Ripartizione famiglia e politiche sociali. In questo modo verrà quindi offerto alle 55.000 persone interessate un unico indirizzo di riferimento per la presentazione delle domande per gli ambiti riguardanti la previdenza (Pacchetto famiglia), l'assegno di cura e l'invalidità civile. L'ulteriore obiettivo della Provincia nella creazione dell'Agenzia è quello di garantire un'elaborazione più rapida ed efficiente delle domande ed una più rapida erogazione dei contributi. L'Agenzia si occuperà della liquidazione dell'indennità d'accompagnamento, delle pensioni degli invalidi civili, dell'assegno provinciale e regionale al nucleo famigliare, della pensione alle casalinghe, di diversi contributi riguardanti la pensione e l'assegno di cura. « Nell'arco dell'anno l'Agenzia amministrerà complessivamente circa 300 milioni di euro», ricorda l'assessore Theiner. La sede della nuova Agenzia per lo sviluppo sociale ed economico sarà presso il Palazzo 12, in via Gamper,1 ai Piani di Bolzano. Il cda dell'Asse sarà composto dal direttore della Ripartizione famiglia e politiche sociali Karl Tragust (presidente), da Fernando Bettega della Ripartizione finanze e dall'esperto Oskar Kieswetter. L'Asse avrà anche la possibilità di utilizzare alcuni fondi «dormienti», come quelli relativi al progetto di pensione per le casalinghe, per cercare di farli fruttare dal punto di vista finanziario. Secondo i calcoli effettuati, infatti, solo negli ultimi anni, con una gestione efficiente, il fondo pensione per le casalinghe avrebbe potuto vedere crescere il proprio valore di circa il 10%.

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Daily Yomiuri, The Data: "Pension records mismatched / 1 million believed affected by 24/12/2010 different data online and in ledgers"

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Online and ledger pension records fail to match in about 1 million cases for pension subscribers and recipients, according to an estimate by the Japan Pension Service.

The estimate is based on a JPS survey that found mismatching occurred in the cases of 8.1 percent of 5,900 corporate pension subscribers and recipients aged 50 or over.

In October, the government started collating online pension records with handwritten information contained in ledgers. The cross-checking to be conducted over four years will cover about 720 million ledgers that contain records of corporate employees and national pension plans.

This figure excludes redundant data and other cases from about 950 million ledgers containing pension records.

The JPS survey was conducted as part of the pension record cross-checking project.

Subject to the survey are about 18 million people who have corporate pension records but have never registered with the national pension program for the self-employed, among others.

JPS selected about 5,900 people at random from among the 18 million people and found that online pension records did not match those in ledgers for 477, or 8.1 percent, of the total.

The mismatching was caused partly by the failure to input data and partly because incorrect information was input on subscription periods and data on the average salary used to calculate the amount of pension to be paid.

Data on subscriptions to corporate employee pension plans were recorded in ledgers until 1979, when the computerization of the pension recording system started.

A breakdown of the mismatched rates by age bracket showed 13.7 percent for people aged 75 or over, 8.7 percent for those aged 65 to 74 and 1.7 percent for those aged less than 65.

Of the 477 people with mismatched records, 409, or 86 percent, will see pension payments increased as a result of the survey. The pension for one person will increase from nil to 1.05 million yen a year, while pension payments for those aged 65 or older will increase by an average 35,000 yen per year. Seventy percent of people whose pension data were found to be mismatched responded with "there are no omissions or errors in my records" in answer to an inquiry sent by the former Social Insurance Agency to pension subscribers and beneficiaries. About 20 percent did not send back their replies.

The JPS believes many pensioners are unaware of pension record errors.

The pension record situation has become a quagmire, observers said.

The cross-checking of corporate pension records has started ahead of that of the national pension plan.

This is because the national pension plan was formerly administered by municipal governments, which made it necessary to confirm the correctness of pension records themselves.

The JPS survey was limited to corporate pension members. It is believed the mismatch rate would increase significantly if the data of people who joined the national pension plan were collated.

The JPS will start notifying those whose data were found to be mismatched this month. It will take several years to notify everyone.

People who are worried about their pension records should visit pension offices to make sure their records are accurate, the JPS said.

(Dec. 16, 2010)

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Provincia di Sondrio, La Data: "Pensioni, finestra a gennaio" 24/12/2010

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Previdenza Pensioni, finestra a gennaio

SONDRIO - Il 1 gennaio si apre la prima finestra del 2011 per i pensionamenti di anzianità e di vecchiaia sia dei lavoratori autonomi sia dei dipendenti. L'Epaca Coldiretti ricorda che per il pensionamento di anzianità i lavoratori autonomi devono aver raggiunto quota 96 (età minima 60 anni) entro il 31 dicembre del 2009 o 40 anni di contribuzione al 30 giugno 2010, indipendentemente dall'età anagrafica. Per la pensione di vecchiaia, invece, gli autonomi dovranno aver raggiunto i 65 ann id ietà (60 se donne) entro il 30 giugno 2010, con i requisiti contributivi necessari per la pensione di vecchiaia. I dipendenti invece possono accedere al trattamento previdenziale di anzianità se avranno raggiunto la quota 95 (età minima 59 anni) entro il 30 giugno 2010; o i 40 anni di contribuzione al 30 giugno 2009, indipendentemente dall'età. Per la pensione di anzianità, invece, devono aver raggiunto di 65 (o 60 se donne) entro il 30 settembre 2010, con i requisiti contributivi necessari per la pensione di vecchiaia.

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Corriere della Sera Data: "L'assegno di previdenza? Arriverà un anno più tardi" 27/12/2010

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● 27 dic 2010 ● Corriere Della Sera ● Domenico Comegna ● RIPRODUZIONE RISERVATA L'assegno di previdenza? Arriverà un anno più tardi Tutte le novità del 2011: da «quota 96» alle finestre mobili MILANO La pensione pubblica si allontana sempre di più. Dal 2011 i requisiti per la rendita di anzianità fanno un altro scatto in avanti. E debutteranno le nuove finestre mobili: per riscuotere materialmente l'assegno, una volta raggiunti i requisiti, i lavoratori dipendenti dovranno aspettare dodici mesi e gli autonomi un anno e mezzo. Vediamo le novità.

Anzianità più difficile Dal prossimo anno i lavoratori dipendenti andranno in pensione anticipata rispetto all'età di vecchiaia soltanto se la somma dell'età anagrafica e dell'anzianità lavorativa ammonta a 96 (la cosiddetta «quota 96»), a patto che abbiano almeno 60 anni d'età. Quindi occorrono 60 anni di età e 36 di contributi, oppure 61 anni e 35 di versamenti. Ai fini del raggiungimento dei requisiti, nel rispetto dei limiti minimi di età e contribuzione, contano anche le frazioni d'anno. Ad esempio matura il diritto alla pensione di anzianità anche il dipendente che a marzo 2011 può vantare 60 anni e 6 mesi di età e una contribuzione di 1.846 settimane (35 anni e sei mesi). Più dura la vita degli autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti), per i quali la quota è fissata a 97, con un minimo di 61 anni di età: possono pertanto ottenere la pensione con 61 anni e 36 di contributi, oppure 62 di età e 35 di versamenti. Anche in questo caso valgono le frazioni d'anno. Fino al 31 dicembre 2010 era in vigore la quota 95 per i dipendenti (età minima 59 anni) e 96 per gli autonomi (minimo 60 anni). La finestra è mobile I lavoratori dipendenti che maturano il diritto a partire dal primo gennaio 2011 potranno intascare l'assegno dell'Inps (anzianità o vecchiaia) dopo un anno dalla data di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi. Un anno e mezzo di panchina, invece, per chi si è messo in proprio (artigiani, commercianti, coltivatori diretti). Praticamente, una volta raggiunto il requisito, il pagamento scatta a partire dal 13 mese successivo per i dipendenti e dal 19 mese per gli autonomi. Chi quindi li matura a 60 anni (avendo raggiunto già il monte contributivo) potrà ricevere la pensione solo dopo aver compiuto i 61 anni. Per i lavoratori autonomi l'età per la pensione di anzianità si alza ancora di più, visto che ai 61 anni come età minima per l'uscita vanno aggiunti 18 mesi di attesa della finestra mobile (arrivando a 62 e mezzo). Gli uomini che non hanno i requisiti contributivi per l'anzianità e devono aspettare l'età di vecchiaia (65 anni) usciranno quindi a 66 i dipendenti; mentre per gli autonomi ce ne vorranno 66 e mezzo. Le nuove regole sulla decorrenza, che riguardano solo coloro che raggiungono i requisiti a partire dal 2011, non si applicano al personale della scuola (gli insegnanti continueranno ad andare in pensione dal 1 settembre di ogni anno), a coloro che avevano in corso il periodo di preavviso alla data del 30 giugno 2010 e che maturano i requisiti entro la data di cessazione del rapporto di lavoro, e, nel limite di 10 mila unità, coloro che si trovano in mobilità (con accordo stipulato entro il 30 aprile scorso), nonché i lavoratori coinvolti nei cosiddetti piani di esubero (banche, assicurazioni, ecc.). Per chi raggiunge i requisiti entro il 2010 si applicano le vecchie finestre con cadenza trimestrale per le pensioni di vecchiaia e di anzianità con 40 anni di contributi, semestrali per chi utilizza il sistema delle quote. I dati Istat registrano che nel 2010 l'età media di chi ha raggiunto il pensionamento è di poco più di 61 anni, ma già a partire dal 2011, grazie alla finestra mobile, si prevede che la media salirà gradualmente e supererà i 62 anni, avvicinandosi ai 63. Pensioni rosa La pensione di anzianità dal 2011, come abbiamo detto, richiede un'età minima di 60 anni. Per le lavoratrici del settore privato ciò coincide con il limite di età previsto per la vecchiaia. Possiamo dire quindi che per le donne, che non possono contare su 40 anni di versamenti, la pensione anticipata non esiste più. Diversa situazione invece per le impiegate nel pubblico impiego, che hanno un requisito anagrafico per la vecchiaia di 61 anni (che salirà a 65 dal 2012). Per loro sarà ancora possibile l'uscita anticipata per anzianità con 60 anni di età e 36 di contributi. Anche qui si applica la finestra mobile e quindi un anno di attesa una volta raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi. Sarà comunque possibile avere la pensione di anzianità, indipendentemente dall'età, con almeno 40 anni di contributi, ai quali andranno comunque sommati i 12 mesi di attesa della finestra mobile, e diventano così 41. Quanto ci costa Una buona notizia: il programmato aumento della quota di contribuzione a carico dei lavoratori, destinata al fondo pensioni (più 0,09% dal primo gennaio 2011), è stato cancellato con la recente approvazione della cosiddetta Legge di Stabilità. La pensione si allontana, ma perlomeno non ci costa di più. Gli aumenti Dal primo gennaio, grazie allo scatto di scala mobile (1,4%) le pensioni minime aumentano di 7 euro al mese passando da 460,97 a 467,43 euro. Con l'incremento Istat, sale anche l'assegno sociale, la rendita assistenziale corrisposta agli ultrasessantacinquenni privi di altri redditi, che sale da 411,53 a 417,30 euro al mese. Mentre la pensione sociale raggiunge 343,90 euro al mese. Quest'anno, a differenza dell'anno scorso, non ci sarà alcun conguaglio. Né positivo, né negativo. Brutte notizie, invece, per le rendite medio alte, comprese cioè tra 3 e 5 volte il trattamento minimo Inps. Per il triennio 2008- 2010 hanno potuto godere di una copertura totale, 100% dello scatto Istat, mentre dal 2011 non sarà più così. L'aumento per l'anno prossimo sarà così articolato: 1,4% (ossia l'aliquota intera) sulla fascia di pensione mensile sino a 1.382,91 euro, il triplo del minimo di dicembre 2010; 1,26% (90% dell'incremento) sulla fascia compresa tra 1.382,91 e 2.304,85 euro; 1,05% (75% dell'aliquota) sulla quota mensile eccedente 2.304,85 euro, cinque volte il minimo 2010. Il vecchio milione

Chi beneficia della maggiorazione prevista dalla Finanziaria 2002 che a suo tempo ha consentito di riscuotere 516.46 euro (il famoso milione di lire al mese del precedente governo Berlusconi), nel 2011 incasserà 604 euro. L'anno prossimo l'«ex milione», che ricordiamo spetta agli ultrasettantenni (o ultrasessantenni se invalidi totali), verrà attribuito a condizione che l'interessato non consegua redditi propri d'importo superiore a 7.850 euro. Se si tratta di soggetto sposato è inoltre necessario che il reddito, cumulato con quello del coniuge, non superi i 13.275 euro (redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti, con esclusione della casa di abitazione).

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Corriere della Sera Data: "Pensioni, le novità da gennaio" 27/12/2010

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● 27 dic 2010 ● Corriere Della Sera ● Mario Sensini ● RIPRODUZIONE RISERVATA Pensioni, le novità da gennaio L'Inps: controllate l'estratto previdenziale come il saldo in banca Riforma dopo riforma, con il 2011 il sistema previdenziale italiano sarà a regime, senza necessità di altri interventi. Lo spiega Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps. Lo Stato comincerà a spendere meno (38 miliardi di euro nel prossimo decennio) e il futuro delle pensioni sarà tutto nelle mani dei cittadini. Cambiano «finestre» e versamenti. «L'assegno verrà calcolato sui contributi effettivamente versati afferma Mastrapasqua e si dovrà controllare l'estratto conto previdenziale come il conto in banca». ROMA Retributivo, contributivo, scaloni, scalini, coefficienti, uomini e donne, speranze di vita. Ci sono voluti quasi vent'anni, e tutto sommato secondo gli esperti è stato un bene, ma riforma dopo riforma, con il 2011 il sistema previdenziale italiano sarà finalmente a regime. Senza più necessità, ma anche senza prospettive politiche, di nuovi interventi. Lo Stato comincerà a spendere meno soldi già da quest'anno, ed il problema delle future pensioni d'ora in avanti sarà tutto nelle mani dei cittadini. «Sono loro che devono costruirsi la pensione. Con il sistema contributivo a regime, l'assegno previdenziale verrà calcolato sui contributi effettivamente versati durante la vita lavorativa. E tutti dovrebbero avere la buona abitudine di controllare l'estratto conto previdenziale con la stessa cura con la quale si controlla il conto in banca. La pensione è il salvadanaio del nostro domani» dice Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps. «Prima la riforma di Amat o, poi Di ni , poi Prodi, Maroni, ancora Prodi con Damiano, e infine la riforma Sacconi- Tremonti. Ci sono voluti diciotto anni, ma finalmente possiamo dire che il cantiere della previdenza in Italia è finalmente concluso». Presidente Mastrapasqua, diciotto anni per arrivare alla stabilizzazione non sono troppi? «Riforme di questo genere sono cose delicatissime e quello che stiamo vedendo oggi nel resto d'Europa ci dice che l'Italia è stata attenta e saggia molto più di altri Paesi. Non è un caso se il Commissario Ue agli affari economici, Ollie Rehn, abbia indicato il sistema italiano e quello svedese come i migliori d'Europa. Siamo stati i primi ad agganciare automaticamente l'età pensionabile alle aspettative di vita. E vorrei sottolineare che tutte queste riforme sono state fatte senza tensioni sociali e, almeno le ultime, senza un'ora di sciopero». Dal 2011 partono le finestre mobili per il pensionamento e scatta un nuovo scalino con il passaggio alla «quota 96» data dalla somma tra età anagrafica ed età contributiva. Che effetti finanziari sono attesi? «Già nel 2011 saranno consistenti. Le finestre mobili, di fatto, spostano in avanti il momento del pensionamento di dodici mesi per i dipendenti e di diciotto per gli autonomi. Poi c'è il nuovo scalino per i lavoratori dipendenti a «quota 96», che sale a «97» per gli autonomi. Nel 2013, insieme all'ultimo scalino, ci sarà l'adeguamento dei coefficienti di trasformazione, e dal 2015 scatta il collegamento automatico con la speranza di vita. Ci stiamo avviando a regime anche per quanto riguarda gli attesi risparmi di spesa. Nel prossimo decennio abbiamo calcolato che l'Inps, quindi lo Stato, risparmierà fino a 38 miliardi di euro». Riforme e controriforme, tuttavia, hanno disorientato i cittadini... «Qui c'è effettivamente un problema, perché in tutti questi anni è mancato quell'impegno sull'informazione che sarebbe stato necessario. L'anno scorso l'Inps ha inviato a 24 milioni di persone le chiavi per poter accedere online al proprio estratto conto previdenziale e ora sette milioni di persone vi accedono regolarmente. Cominciamo a colmare le lacune, è stato un primo momento di trasparenza, ma in Italia non si è ancora formata una cultura previdenziale». Ad intere generazioni, andate in pensione sulla base dell'ultimo stipendio, non serviva. «Ma per i giovani di oggi, che andranno in pensione con il sistema contributivo, è assolutamente fondamentale avere consapevolezza di ciò che hanno già messo da parte. Anche e soprattutto per integrare la pensione con la previdenza complementare che sarà sempre più importante». La stabilizzazione del sistema previdenziale cambierà anche il ruolo dell'Inps? «Sta già cambiando indipendentemente dalle riforme. Abbiamo ormai integrato la nostra banca dati con quella dell'Agenzia delle Entrate, e siamo molto più efficaci nel recupero dell'evasione contributiva. Nel 2010 supereremo abbondantemente l'obiettivo dei 6 miliardi che ci eravamo imposti di recuperare. Solo due anni fa non si arrivava ad un miliardo di euro». Quali obiettivi avete per combattere il lavoro in nero? «Quest'anno abbiamo scoperto, e dunque fatto emergere, circa 70 mila lavoratori completamente sconosciuti al fisco e al sistema previdenziale. Per il 2011 l'obiettivo è ambizioso, puntiamo a scovare altri 100 mila lavoratori, ma è una battaglia prioritaria, perché il lavoro nero è, insieme all'evasione fiscale, la vera piaga del Paese».

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Daily Yomiuri, The Data: "Pension records mismatched / 1 million believed affected by 27/12/2010 different data online and in ledgers"

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Online and ledger pension records fail to match in about 1 million cases for pension subscribers and recipients, according to an estimate by the Japan Pension Service.

The estimate is based on a JPS survey that found mismatching occurred in the cases of 8.1 percent of 5,900 corporate pension subscribers and recipients aged 50 or over.

In October, the government started collating online pension records with handwritten information contained in ledgers. The cross-checking to be conducted over four years will cover about 720 million ledgers that contain records of corporate employees and national pension plans.

This figure excludes redundant data and other cases from about 950 million ledgers containing pension records.

The JPS survey was conducted as part of the pension record cross-checking project.

Subject to the survey are about 18 million people who have corporate pension records but have never registered with the national pension program for the self-employed, among others.

JPS selected about 5,900 people at random from among the 18 million people and found that online pension records did not match those in ledgers for 477, or 8.1 percent, of the total.

The mismatching was caused partly by the failure to input data and partly because incorrect information was input on subscription periods and data on the average salary used to calculate the amount of pension to be paid.

Data on subscriptions to corporate employee pension plans were recorded in ledgers until 1979, when the computerization of the pension recording system started.

A breakdown of the mismatched rates by age bracket showed 13.7 percent for people aged 75 or over, 8.7 percent for those aged 65 to 74 and 1.7 percent for those aged less than 65.

Of the 477 people with mismatched records, 409, or 86 percent, will see pension payments increased as a result of the survey. The pension for one person will increase from nil to 1.05 million yen a year, while pension payments for those aged 65 or older will increase by an average 35,000 yen per year. Seventy percent of people whose pension data were found to be mismatched responded with "there are no omissions or errors in my records" in answer to an inquiry sent by the former Social Insurance Agency to pension subscribers and beneficiaries. About 20 percent did not send back their replies.

The JPS believes many pensioners are unaware of pension record errors.

The pension record situation has become a quagmire, observers said.

The cross-checking of corporate pension records has started ahead of that of the national pension plan.

This is because the national pension plan was formerly administered by municipal governments, which made it necessary to confirm the correctness of pension records themselves.

The JPS survey was limited to corporate pension members. It is believed the mismatch rate would increase significantly if the data of people who joined the national pension plan were collated.

The JPS will start notifying those whose data were found to be mismatched this month. It will take several years to notify everyone.

People who are worried about their pension records should visit pension offices to make sure their records are accurate, the JPS said.

(Dec. 16, 2010)

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Messaggero, Il Data: "ROMA Il 2011 sarà un anno denso di novità previdenziali. Allo 27/12/2010 scalino per le pensioni di ..."

Indietro Stampa Lunedì 27 Dicembre 2010 Chiudi

ROMA Il 2011 sarà un anno denso di novità previdenziali. Allo scalino per le pensioni di anzianità già previsto in base alla riforma voluta a fine 2007 dall’allora governo di centro- sinistra (detta anche riforma Damiano), si aggiungono gli effetti della recente manovra estiva dell’attuale esecutivo, che interviene in particolare sul cosiddetto regime delle finestre. Il risultato pratico per un lavoratore dipendente sarà che all’anno in più (di età o di contributi) richiesto nel sistema delle quote si aggiungeranno gli ulteriori mesi di attesa prima dell’uscita effettiva, fino a sei: con un ritardo complessivo che potrà quindi arrivare fino ad un anno e mezzo. La pensione di anzianità. In base alla legge 247 del 2007, il cosiddetto “scalone” per le pensioni di anzianità era stato sostituito da un sistema più graduale e parzialmente flessibile, detto delle quote. In particolare dal luglio del 2009 alla fine di quest’anno per maturare il diritto alla pensione di anzianità, in caso di lavoro dipendente, servono 60 di età e 35 di contributi, oppure 59 nel caso i contributi versati siano pari a 36 anni. In entrambi i casi la somma dei due requisiti è pari a 95, che è appunto la “quota” richiesta; l’età minima è comunque di 59 anni. Per i lavoratori autonomi il requisito di età, e di conseguenza anche la quota, aumenta di un anno. Quota 96. Dal gennaio del prossimo anno si passa a quota 96: quindi 61 di età e 35 di contributi, oppure 60 e 36, con un minimo di età fissato appunto a 60. Di nuovo per gli autonomi tutto va aumentato di un anno: nel loro caso si arriva quindi a quota 97. Va ricordato che le quote possono essere conseguite anche usando frazioni di età e di contributi, purché sia rispettato il requisito minimo di età. Ad esempio con 60 anni e mezzo di età e 35 e mezzo di contributi si conseguirà ugualmente quota 96. Dal 2013 ci sarà un ulteriore ed ultimo scalino che porterà la quota a 97 per i lavoratori dipendenti e a 98 per gli autonomi, con età minime fissate rispettivamente a 61 e a 62 anni. Le nuove finestre. Su questo meccanismo graduale è intervenuto il decreto 78 del maggio scorso, la cosiddetta manovra estiva. Non tocca il diritto alla pensione, ossia i requisiti di età e contributi necessari per ottenerla, ma il momento effettivo in cui il lavoratore potrà accedervi; riguarda però non solo i trattamenti di anzianità, ma anche quelli di vecchiaia. Con il precedente sistema, le “uscite” venivano raggruppate in base alla data di maturazione dei requisiti: due l’anno per la pensione di anzianità, quattro per quella di vecchiaia o per chi potesse vantare almeno 40 anni di anzianità. Nel primo caso per i lavoratori dipendenti l’attesa poteva variare da 6 a 12 mesi, nel secondo da 3 a 6. Per gli autonomi si arrivava fino a 18 mesi (9 nel caso della vecchiaia). Dal prossimo primo gennaio, il periodo di attesa non sarà più variabile ma uguale per tutti: 12 mesi per i dipendenti e 18 per gli autonomi, sia per la vecchiaia che per l’anzianità, compreso il caso dei 40 di contributi maturati. La penalizzazione è più evidente proprio per questi soggetti e per chi “esce” con la vecchiaia. Salvo chi ce la fa nel 2010. È importante notare che se il 2011 è l’anno in cui scattano legalmente le nuove regole sia per il sistema delle quote, sia per le finestre, gli effetti pratici avranno un ritardo temporale che di fatto li farà scivolare nel 2012. Infatti la manovra estiva “salva” esplicitamente coloro che maturano il diritto alla pensione fino a dicembre di quest’anno. Tutte queste persone usciranno con il vecchio regime e dunque (nel caso dei lavoratori dipendenti) con la prossima finestra di gennaio 2011 se il diritto è stato conseguito nel primo semestre dell’anno, con quella di luglio 2011 se invece hanno maturato i requisiti da luglio in poi. Per chi invece i requisiti li matura dal prossimo anno (e dunque nel caso dell’anzianità con la quota superiore) si applicano le nuove scadenze fissate a 12 mesi per i dipendenti e 18 per gli autonomi: l’uscita effettiva sarà quindi nel 2012. L. Ci. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Messaggero, Il Data: "ROMA Sarà dell'1,4 per cento l'incremento di tutte le pensioni a 27/12/2010 partire dal prossim..."

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ROMA Sarà dell’1,4 per cento l’incremento di tutte le pensioni a partire dal prossimo mese di gennaio. Come ogni anno infatti sarà applicato il meccanismo della perequazione automatica, che prevede l’adeguamento al tasso di inflazione registrato nei dodici mesi precedenti. La variazione è come sempre provvisoria perché la crescita dei prezzi da ottobre a dicembre è quella stimata e non quella reale: eventuali correzioni verso l’alto o verso il basso saranno recuperate nel 2012. Nel corso del 2010 invece non ci sono stati scostamenti rispetto alla stima precedente: dunque l’aumento dello 0,7 applicato dal gennaio scorso è confermato. Il tasso di inflazione preso come riferimento è quello misurato dall’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, esclusi i tabacchi. Il sistema adottato a partire dal 1993 (al posto della vecchia scala mobile) prevede per ciascun anno il recupero dell’inflazione misurata nell’anno precedente. Questo può naturalmente creare qualche sfasamento temporale in caso di variazioni improvvise delle tendenze nei prezzi. Ad esempio nel 2009 fu applicato un incremento superiore al 3 per cento, a fronte della robusta inflazione dell’anno precedente, che si era però “sgonfiata” negli ultimi mesi per effetto dell’arrivo della crisi. Lo scorso anno invece l’aumento è stato molto più contenuto, e pari appunto allo 0,7 per cento. Il +1,4 per cento del 2011 riflette invece un andamento che non dovrebbe cambiare drasticamente nel corso dell’anno, almeno stando alle previsioni ufficiali. Questa percentuale si applicherà non solo all’importo effettivo di ciascuna pensione, ma anche sulle soglie previste dalla legge per alcuni tipi di prestazione. Così l’importo della pensione minima dell’Inps passerà a 467,43 euro al mese, equivalenti a 6.076,59 euro l’anno per tredici mensilità. L’assegno sociale arriverà invece a 417,30 euro al mese. Dall’importo della minima dipende la percentuale di recupero dell’inflazione, che non è totale per i trattamenti al di sopra di tre volte il minimo. Sulla fascia di pensione che supera questo livello, dunque al di sopra dei 1.382,91 euro mensili e fino ai 2.304,85, la rivalutazione è nella misura del 90 per cento (1,26 per cento invece che 1,4). Dai 2.304,85 euro (pari a cinque volte il minimo) in su l’adeguamento sarà al 75 per cento: dunque la quota di pensione superiore sarà rivalutata solo dell’1,05 per cento. Va ricordato che per la fascia tra tre e cinque volte il minimo era stato prevista per il triennio 2008-2010 la rivalutazione piena. In assenza di un nuovo intervento da parte del governo, si torna ora alla decurtazione del 10 per cento. In caso di più pensioni che si cumulano, la prima avrà la rivalutazione totale, mentre nelle successive sarà eventualmente decurtata per tenere conto del livello di reddito complessivo. Ci sono poi alcune situazioni particolari, in cui la legge prevede trattamenti più favorevoli. Ad esempio le pensioni che nel 2002 furono portate all’importo di 516 euro al mese (un milione di lire) l’importo, da allora rivalutato di anno in anno, passerà nel 2011 a 603,87 euro mensili. Per usufruire di questa maggiorazione occorrerà che il reddito complessivo non superi i 9.624,03 euro in caso di pensionato singolo, e i 15.048,93 se il reddito è cumulato con quello del coniuge. L. Ci. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Pais, El Data: 27/12/2010 "Zapatero y sindicatos se dan 15 días para buscar pactos en pensiones y reforma laboral"

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La negociación colectiva Zapatero y sindicatos se dan 15 días para buscar pactos en pensiones y reforma laboral

UGT y CC OO, alarmados ante el planteamiento del Gobierno de modificar la negociación colectiva eliminando derechos reconocidos en convenios

L. ABELLÁN / J. M. ROMERO - Madrid - 27/12/2010

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Nuevos y profundos desencuentros agitan las relaciones entre los dos sindicatos mayoritarios, -CC OO y UGT- y el Gobierno socialista de José Luis Rodríguez Zapatero. Aunque se han dado de plazo hasta el 10 de enero para estudiar las posibilidades de consenso y precisar las diferencias que les separan en reforma laboral, negociación colectiva y pensiones, ambas partes consideran casi imposible un acuerdo general que garantice la paz social en España.

● El presidente admite que la Las grandes medidas deberán Los concretarse antes de verano reforma laboral le supone un sindicatos desgaste están Cándido Méndez preocupados Rodríguez y Méndez y Toxo sostienen que los A FONDO alarmados reglamentos no solucionan nada Nacimiento: 28-01-1952 ante el Lugar: Badajoz planteamiento José Luis Los sindicatos ven inaceptable el que les Rodríguez plan empresarial sobre convenios ha Zapatero colectivos trasladado A FONDO

Nacimiento: 04-08-1960 el Lugar: Valladolid Gobierno Ignacio Fernández La decisión de ampliar a 67 años para Toxo la edad de jubilación es inamoviblemodificar A FONDO la

Nacimiento: 25-11-1952 estructura de negociación colectiva vigente Lugar: El Ferrol en España de manera que los empresarios CC OO tengan casi manos libres para negociar las (Confederación Sindical de Comisiones Obreras) condiciones del nuevo convenio de un sector A FONDO Sede: Madrid (España) o una empresa sin tener en cuenta los Directivo: derechos reconocidos a los trabajadores en Ignacio Fernández Toxo (Secretario General) el convenio anterior y, por tanto, partiendo

Ver cobertura completa prácticamente de cero. UGT La imposibilidad de entendimiento entre los (Unión General de Trabajadores) A FONDO sindicatos y el Gobierno es la principal Sede: Madrid (España) Directivo: conclusión de la discreta cumbre que Cándido Méndez Rodríguez celebraron José Luis Rodríguez Zapatero y (Secretario General) su ministro de Trabajo, Valeriano Gómez, Ver cobertura completa con los líderes de CC OO y UGT, Ignacio Fernández Toxo y Cándido Méndez, respectivamente.

La noticia en otros webs Ese encuentro del domingo 19 de diciembre acabó con un compromiso de ambas partes ● webs en español de estudiar antes del 10 de enero las ● en otros idiomas posibilidades de acuerdo en tres temas cruciales para el futuro de la paz social en España: los nuevos reglamentos de la reforma laboral; las modificaciones en la normativa sobre negociación de convenios colectivos y los cambios en el sistema de pensiones.

La cita privada tuvo su origen en una reunión que Méndez y Toxo celebraron algunas semanas antes con Valeriano Gómez donde comprobaron las diferencias existentes entre los planes del Gobierno y los intereses de los sindicatos.

En esa reunión, según fuentes conocedoras de la misma, el ministro de Trabajo "mareó un poco la perdiz" respecto a la ampliación de la edad de jubilación a 67 años sin querer precisar si ese proyecto del Gobierno era definitivo o se podía rectificar. Toxo y Méndez salieron insatisfechos de aquel contacto y trasladaron a miembros del Ejecutivo su interés en hablar con el presidente para comunicarle que los sindicatos no están en la confrontación por la confrontación y que tienen voluntad de acuerdo, siempre que se retire la propuesta de ampliar la edad de jubilación. La clave está en que esa propuesta sea obligatoria y generalizada para todos los trabajadores o admita importantes matices.

El domingo 19 de diciembre, solo 24 horas después de que los sindicatos sacaran a la calle su malestar por los recortes sociales y avisaran de que si el Gobierno seguía adelante con su reforma del sistema de pensiones podrían convocar una nueva huelga general, Zapatero, acompañado del ministro de Trabajo, se reunió con Méndez y Toxo. Durante casi cuatro horas, repasaron tres temas a los que el Gobierno y los sindicatos dan una trascendencia especial para los próximos meses. Lo que sigue es el resumen de lo tratado, según fuentes conocedoras del contenido de la reunión.

REFORMA LABORAL La hora de los reglamentos

El presidente admite que la reforma laboral le ha supuesto un desgaste serio aunque abre un abanico de posibilidades de acuerdo con los sindicatos. Zapatero y Gómez reflexionan sobre algunos aspectos de la reforma que no han funcionado como ellos preveían y ofrecen la posibilidad de corregir algunas cuestiones vía reglamento. Los sindicalistas dicen que para algunas cosas sirven los reglamentos, pero son inútiles para otras cuestiones que Toxo y Méndez rechazan abiertamente. Los sindicalistas recuerdan a Zapatero que UGT y CC OO están promoviendo una Iniciativa Legislativa Popular, que podría ser una oportunidad para corregir algunas cosas. El Senado acaba de aceptar a trámite esa iniciativa sindical que pretende revertir los aspectos más duros de la reforma laboral, entre ellos el abaratamiento del despido y la mayor flexibilidad en los convenios.

NEGOCIACIÓN COLECTIVA Convenios desde cero

Al presidente Zapatero le preocupa el diálogo infructuoso que mantienen patronal y sindicatos sobre la reforma de la estructura de la negociación colectiva. El Gobierno pregunta a los sindicatos sobre las posibilidades que tiene la propuesta de la patronal sobre el controvertido tema de eliminar la ultraactividad de los convenios. Esta es una antigua reivindicación empresarial -también de organismos como la OCDE- que pasa por eliminar la prórroga automática que se produce en cada convenio si, al expirar, la empresa y los trabajadores aún no han pactado uno nuevo. Quitar la ultraactividad, por tanto, supone que cuando se negocia un nuevo convenio, los derechos de los trabajadores reconocidos en el anterior no sean la base sobre la que acordar nuevas mejoras, sino que el diálogo parta de cero, sin tener en cuenta las condiciones reconocidas por el convenio anterior.

El Gobierno, que les ha dado hasta el 19 de marzo para llegar a un acuerdo con CEOE y en caso contrario legislará, los sondea sobre la posibilidad de mantener los derechos consolidados durante unos años a partir de la fecha de caducidad del convenio y poner el contador a cero una vez pasado ese plazo si no hay acuerdo entre empresa y trabajadores. Para los sindicatos, el planteamiento es inaceptable e innegociable, pues supone una merma intolerable de los derechos del trabajador.

En la conversación, el Gobierno también hace referencia a la cantidad de convenios que se negocian para pequeñas y medianas empresas y lo disparatado de esa medida en un sector productivo tan atomizado como el español. Los líderes sindicales plantean al Gobierno que lo que necesita la reforma de la negociación colectiva no va por ahí, sino que va por una articulación eficaz de las unidades donde se deben negociar los convenios colectivos, las competencias que se le atribuyen a los convenios de cada sector, en la lógica de simplificar, por una parte, los ámbitos de negociación (sectorial, provincial, de empresa...), y seguir ampliando los niveles de cobertura porque sigue habiendo millones de trabajadores fuera de convenio.

PENSIONES Posturas irreconciliables

Zapatero no se anda por las ramas y expresa a los sindicatos que la idea de elevar la edad de jubilación de los 65 a los 67 años es inamovible, que cualquier otra de las medidas que se pueda plantear queda como una solución que no tiene efectos reales para frenar el impacto del envejecimiento de la población en el gasto en pensiones y que, por tanto, la más significativa es la ampliación de la edad de jubilación, que está determinado a llevar a cabo. Les cuenta a los sindicatos que esa medida está directamente relacionada con los compromisos adquiridos hace un año en el Ecofin (reunión de ministros de Economía y Finanzas de la Unión Europea) y se sitúa dentro de la lógica de lo que han hecho otros países.

Los líderes sindicales señalan que tienen voluntad de acuerdo y que aguardan a que terminen los trabajos parlamentarios del Pacto de Toledo, que el próximo miércoles aprobará definitivamente sus conclusiones. Pero dejan claro a Zapatero que UGT y CC OO no podrán aceptar que se eleve la edad de jubilación a 67 años y le recuerdan que el objetivo de conseguir acercar a la edad real de jubilación (hoy 63,7 años) a la legal (65) es posible potenciando la permanencia voluntaria en el mercado de trabajo por encima de los 65 años, que ya existe.

El Gobierno recuerda a los sindicalistas que hay posibilidades para la aplicación flexible de la medida, pero Toxo y Méndez contestan que esa flexibilidad no supone nada y que el error del Ejecutivo es situar las pensiones en la agenda de las reformas necesarias para salir de la crisis.

Méndez y Toxo discuten con Gómez y Zapatero sobre la reforma que el Gobierno defiende. Los sindicalistas sostienen que el modelo perjudica a los colectivos más débiles, a jóvenes con inserción laboral tardía, a trabajadores con carreras discontinuas o con bajos salarios y, por tanto, bajas cotizaciones. El Gobierno, remachan los sindicalistas, no tendrá respaldo a su propuesta por parte de la Comisión del Pacto de Toledo sino al contrario, según la información que ellos tienen. Y le reprochan al presidente que aunque hiciese cambalaches para conseguir determinados apoyos a su propuesta definitiva en el Congreso, ya no podría acogerse a la coartada de que cuentan con el respaldo de la comisión del Pacto de Toledo, pues esta comisión se ha limitado a constatar su desacuerdo sobre la edad legal de jubilación.

CALENDARIO Consensos y diferencias

Tras ratificar las grandes diferencias que los separan, los líderes de UGT y Comisiones Obreras acuerdan con Zapatero y Gómez hacer un trabajo de prospección discreto sobre la reforma laboral, la negociación colectiva y las pensiones para conocer qué posibilidades hay de acuerdo y qué certezas de desacuerdo existen. En los 10 primeros días de enero, el trabajo debe estar terminado. Será, prácticamente, un libro blanco de la conflictividad social de los próximos meses.

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Sole 24 Ore, Il Data: "Arriva lo sconto Irpef per i rientri dei «cervelli»" 27/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2010-12-24 - pag: 31 Fisco. Via libera definitivo del Senato al Ddl per incentivare il ritorno dei laureati

Arriva lo sconto Irpef per i rientri dei «cervelli»

Bonus diverso in base al genere e valido sino a dicembre 2013 MILANO Lasciare carriere, stipendi e opportunità professionali all'estero per uno sconto fiscale in Italia differenziato tra uomini e donne che durerà fino al 31 dicembre 2013. Questa la scommessa del disegno di legge per il rientro dei "cervelli" che ieri ha avuto il definitivo via libera dall'Aula del Senato. Il testo primo firmatario Enrico Letta (Pd) è frutto di un'intesa tra maggioranza e opposizione, tanto che oltre a Pdl e Lega hanno votato a favore anche Pd, Udc e Idv. Si sono espressi in senso contrario, invece, i deputati di Futuro e Libertà. In tutto, otto articoli per favorire i laureati under 40 che hanno maturato esperienze all'estero e desiderano rientrare in Italia per attività di lavoro dipendente, autonomo o d'impresa. Le categorie di beneficiari sono due. Innanzitutto cittadini-lavoratori, dell'Unione europea, laureati e nati dopo il 1 gennaio 1969, che hanno risieduto continuativamente per almeno ventiquattro mesi in Italia e che, sebbene residenti nei loro Paesi d'origine, hanno svolto un'attività dipendente, autonoma o di impresa in un Paese terzo negli ultimi due mesi. Seconda categoria sono gli studenti, ovvero i cittadini Ue, nati sempre dopo il 1 gennaio 1969, con le stesse caratteristiche in fatto di residenza e permanenza in Italia e che negli ultimi due anni si siano laureati o specializzati post lauream all'estero. La norma vale per tutti coloro che questi requisiti li avevano maturati a partire dal 20 gennaio 2009. Per ottenere gli aiuti occorrerà essere assunti o avviare un'attività d'impresa o di lavoro autonomo in Italia, trasferendovi il proprio domicilio, nonché la propria residenza, entro tre mesi e per almeno 5 anni. Solo così scatterà uno sconto Irpef del 30% sulla base imponibile per gli uomini e del 20% per le donne. La norma esclude chi ha già usufruito, in passato, degli incentivi per il "rientro dei cervelli" stabiliti dal decreto competitività (185/2008) e quelli della Visco Sud. Inoltre, è fuori anche chi studia o lavora all'estero in funzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con pubbliche amministrazioni o con imprese di diritto italiano. Le procedure burocratiche (per il perfezionamento delle pratiche e gli adempimenti necessari) saranno curate dagli uffici consolari italiani in loco anche d'intesa con la società Italia Lavoro Spa. Competenze e titoli saranno riconosciuti attraverso il rilascio della documentazione «Europass». Inoltre, le regioni nell'ambito della loro disponibilità potranno destinare una quota degli alloggi di edilizia residenziale pubblica per non meno di 24 mesi ai giovani "cervelli" che rientrano. Sul fronte previdenziale, invece, il Governo avrà l'obbligo di stipulare accordi bilaterali con gli Stati di provenienza per attuare la totalizzazione dei contributi nazionali con quelli versati a gestioni pensionistiche estere. Chi ottiene il beneficio ma opta di ritrasferire all'estero domicilio o residenza prima che siano scaduti cinque anni dalla fruizione dello sconto fiscale non ne avrà più diritto e dovrà restituire la quota di tasse non pagate con relative sanzioni e interessi. Infine, l'articolo 8, precisa (e lo fa più volte nel testo) che tutti gli interventi dovranno avvenire senza determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Anche questa una sfida impegnativa tanto quanto lo è la sfida del rientro dei giovani "cervelli". RIPRODUZIONE RISERVATA Cosa prevede 01|IL PROVVEDIMENTO Il disegno di legge «Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia» è stato approvato ieri dal Senato. È una iniziativa bipartisan elaborata da TrecentoSessanta, l'Associazione del vicesegretario del PD Letta, e dall'Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà 02|I DESTINATARI I beneficiari sono i giovani under 40 che hanno maturato esperienze all'estero e desiderano rientrare in Italia per svolgere attività di lavoro dipendente, di lavoro autonomo o d'impresa 03|IL BENEFICIO Il beneficio fiscale consiste in una riduzione della pressione fiscale per i tre anni successivi al rientro: 30% in meno sull'imponibile Irpef per gli uomini e 20% in meno per le donne 04|LA PREVIDENZA Il Governo dovrà promuove lastipulazione di accordibilaterali con gli Stati esteri di provenienza dei lavoratori per riconoscere loro il diritto alla totalizzazione dei contributi 05|ALTRE FACILITAZIONI Chi intende "rientrare" potrà avvalersi della collaborazione gratuita degli uffici consolari e godere di eventuali quote di riserva (stabilite dalle regioni) sull'assegnazione in locazione di abitazioni di edilizia residenziale pubblica

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Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "Consumi, bonus, hi-tech: il 2011 parte all'insegna del risparmio 27/12/2010 energetico"

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Il Sole-24 Ore del lunedì edizione: NAZIONALE sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-12-27 - pag: 2 L'agenda del nuovo anno - DALL'AGRICOLTURA ALL'ENERGIA

Consumi, bonus, hi-tech: il 2011 parte all'insegna del risparmio energetico

Dal 1 gennaio stabilizzazione degli sconti delle aliquote contributive nelle aree montane e svantaggiate. Per le prime l'abbattimento è del 75% rispetto all'aliquota piena, mentre nelle seconde il taglio è del 68 per cento. Per la copertura è richiesto un budget di circa 200 milioni annui. Gli ebook riusciranno ad avere l'Iva ridotta alla pari dei libri cartacei? La direttiva 2009/47/Ce prevede per i libri informatici un'aliquota Iva del 4%, la stessa prevista per i libri cartacei. La disposizione entrerà in vigore il 10 giugno, ma dovrà essere recepita nella disciplina nazionale con un provvedimento legislativo. 17 Dal 1 marzo 2011 in Europa non si potranno più produrre biberon utilizzando il policarbonato, sostanza ritenuta capace di alterare il corretto sviluppo cerebrale dei bambini. E da giugno saranno vietate anche la commercializzazione e l'importazione di questi biberon. 21 L'etichetta energetica verrà estesa ad altri prodotti connessi all'energia, come le finestre isolanti. Lo stabilisce la direttiva 2010/30/Ue da recepire entro il 20 giugno 2011. Ogni prodotto sarà dotato di etichetta e scheda tecnica che i distributori dovranno esporre in modo visibile. 22 La tariffazione bioraria dell'energia elettrica a gennaio 2011 interesserà 20 milioni di famiglie. L'introduzione dei prezzi biorari riguarderà progressivamente tutti i consumatori del mercato a maggior tutela: fino al gennaio 2012, la differenza fra le due fasce di prezzo sarà piccola (10%), ma poi aumenterà. 23 Da gennaio bollette semplificate per facilitare la lettura e il controllo dei consumi. Questa novità riguarda le forniture di energia elettrica, di gas e quelle dual-fuel (gas più elettricità) inviate sia alle famiglie sia alle aziende. Le informazioni saranno suddivise in un quadro che indica quelle disponibili in dettaglio. 24 Dal 1 marzo 2011 le aziende del gas non potranno più chiedere in un'unica soluzione il conguaglio che dovrà invece essere riscosso a rate. Consumatore e azienda possono accordarsi diversamente a condizione che l'utente abbia espressamente manifestato alla società la sua volontà in tal senso e sia stato informato della nuova modalità di rateizzazione. 25 Nelle scuole si potranno avviare sistemi di raccolta differenziata di carta e plastica senza autorizzazione il cui smaltimento comporta rischi non elevati. I sacchetti per la raccolta differenziata dell'organico dovranno invece essere «biodegradabili». Entro giugno 2011 Regioni, Province e Ato devono adottare misure per incoraggiare la raccolta differenziata e il trattamento dei rifiuti organici. 6 Si attiva il programma per la messa al bando dei sacchetti di plastica non biodegradabili (già prevista dall'inizio del 2010 dalla Finanziaria 2007, articolo 1, commi 1129 e 1130 e poi prorogata fino a oggi). L'obbligo scatta da gennaio, salvo proroghe ulteriori. Con la norma tecnica armonizzata del 2002 (EN 13432), l'Europa ha chiarito che il sacchetto è a norma se oltre alla biodegradabilità è certo che si degradi in un processo di compostaggio entro 12 settimane e per una quota almeno del 90%. 7 Dal 1 gennaio 2011 nuove regole di alimentazione e consultazione della banca dati Isvap. In particolare, sono state semplificate le procedure di accesso, ampliate le categorie di soggetti ammessi alla consultazione e sono stati identificati alcuni «parametri indicatori di possibili fenomeni fraudolenti». 1 8 Entro il 20 gennaio 2011 deve essere recepita la direttiva 2009/48/Ce, che sarà operativa dal 20 luglio 2011. La norma aggiorna e rafforza i requisiti di sicurezza dei giocattoli garantiti dal fabbricante e impone agli importatori e ai distributori di trattare solo giocattoli conformi. In etichetta saranno obbligatori i dati relativi al fabbricante e all'eventuale importatore del giocattolo, la marcatura Ce (che sostituisce tutti gli altri marchi di conformità) nonché le istruzioni d'uso. 20 Scatta dal 1 gennaio la nuova formula del 55%, detrazione fiscale che premia i lavori di risparmio energetico (pannelli solari termici, caldaie a condensazione, finestre isolanti, coibentazioni). Per le spese sostenute dal 1 gennaio 2011, la detrazione dovrà essere suddivisa in dieci rate annuali, anziché in cinque, come è avvenuto nel 2009 e nel 2010. Per i privati, il momento decisivo è quello in cui viene effettuato il bonifico di pagamento. Per le imprese, invece, nei contratti d'appalto conta il momento di fine lavori. 9 Dopo il mezzo flop di quest'anno, il piano casa sugli ampliamenti delle villette arriva nel 2011 all'ultima chiamata: tra la primavera e l'autunno scadono i termini per la presentazione delle domande in diverse regioni, tra cui la Lombardia (15 aprile 2011). Intanto altre regioni come Umbria, Marche e Campania hanno appena messo a punto proroghe o modifiche per rendere meno restrittive le leggi. Se i cantieri non partiranno neppure l'anno prossimo, però, il fallimento sarà completo.€€€ 10 Come un grande e complicato macchinario, il sistema dei fondi per l'edilizia sociale si è messo in moto lentamente, dopo l'innesco lanciato con la manovra d'estate del 2008 (Dl 112, poi convertito dalla legge 133). Nel 2011, però, il meccanismo dovrà produrre i primi progetti e i primi cantieri per edifici destinati a giovani, anziani, stranieri. Con l'assegnazione provvisoria al fondo di Cdp Investimenti dei 140 milioni banditi dalle Infrastrutture, tutto è pronto per l'avvio. 11 Si stringe il cerchio intorno alle case fantasma, i 2 milioni di edifici mai dichiarati in catasto. Da gennaio l'agenzia del Territorio avvierà la operazioni di attribuzione di una rendita catastale presunta agli immobili che i proprietari non hanno regolarizzato (si stima che siano ancora un milione). Intanto, con i provvedimenti di fine anno è in arrivo una proroga di due mesi fino a fine febbraio per i proprietari che vogliano mettersi in regola evitando le sanzioni. 12 Con l'entrata in vigore del Dlgs 141/2010 che ha recepito la direttiva Ue sulla redazione dei contratti di credito al consumo, arrivano nuove incombenze per le autorità creditizie, che dovranno adottare le disposizioni di attuazione entro il 17 gennaio 2011. Mentre entro i successivi 90 giorni, tutti i finanziatori e intermediari del credito dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni. 18 Dal 30 novembre 2011 cambia l'etichetta energetica di lavastoviglie, frigoriferi, congelatori, lavatrici e televisori con consumi che vanno dalla classe A+++ alla C. La nuova struttura, che è stata definita nel regolamento Ue 1060/2010, è valida in tutta Europa e differenziata per ogni tipologia di prodotto in funzione delle sue caratteristiche. 19 Registro da 168 euro e imposta catastale all'1%: queste le agevolazioni in vigore da gennaio sugli acquisti dei terreni. L'agevolazione riguarda coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali e società agricole con la medesima qualifica. 2 Il Dlgs 205/2010 stabilisce che se il privato cittadino abbandona i rifiuti o li immette in acque superficiali e sotterranee, oppure se il proprietario di un autoveicolo destinato alla demolizione non lo consegna al centro autorizzato, è punito con la multa da 300 a 3mila euro (raddoppiata se i rifiuti sono pericolosi). 3 Da settembre 2011 l'Europa manda in pensione le lampadine a incandescenza da 60 watt (in vendita fino a esaurimento scorte). L'embargo ha già toccato quelle da 100 watt (settembre 2009) e da 75 watt (settembre 2010). Saranno sostituite da quelle a risparmio energetico fluorescenti e led (queste ultime, quando esaurite, vanno portate al venditore o all'ecopiazzola). 4 Scade a luglio l'accordo Anci/Cdc sulla rete per la raccolta dei rifiuti elettrici. Intanto, dal 1 gennaio parte il sistema «new waste», in base al quale i produttori di nuove apparecchiature elettriche potranno scegliere se gestire i relativi «nuovi Raee» in modo autonomo o far confluire anche la loro gestione nell'ambito di quella condotta dai sistemi collettivi. 5 Adesso o mai più: il disegno di legge di riforma del condominio, ora in commissione Giustizia al Senato, cerca il voto decisivo. In gioco c'è l'aggiornamento delle norme del Codice civile, ferme al 1942 e applicate a oltre 11 milioni di famiglie. 13 Con il nuovo anno, le vendite di abitazioni da parte delle imprese di costruzione sono soggette a Iva se cedute entro cinque anni dalla data della ultimazione. Il termine si allunga di 12 mesi, mentre fino alla fine del 2010 valeva il termine quadriennale. 14 La transizione verso il digitale terminerà a dicembre 2011. Lo switch off, inizialmente previsto entro fine 2012, sarà ultimato con anticipo per le seguenti regioni Toscana, Umbria, Calabria e Sicilia (ormai oltre il 70% della popolazione fruisce già della televisione digitale terrestre). 15 Auditel rileverà anche le preferenze televisive degli immigrati (cinque milioni di individui che rappresentano l'8 per cento della popolazione residente). Le imprese televisive dovranno dunque fare i conti anche con gli stranieri, prima esclusi dal panel Auditel perché finora basato esclusivamente sui nominativi inseriti nelle liste elettorali. 16 Stop alla produzione di lampadine da 60 watt Allungata a dieci anni la detrazione del 55 per cento Franca Deponti Un anno "in verde". Se il tempo inquieto appena lasciato segna la traccia per quello che verrà, il 2011 si affida a questo colore: il verde del risparmio energetico, del rigore nei conti, della speranza di miglioramento. Le cento novità dell'anno al debutto dagli appuntamenti alle scadenze, raccontati dal Sole 24 Ore in queste pagine partono da qui. E registrano cambiamenti piccoli e grandi, forse in ordine sparso ma comunque significativi. Ecco l'addio a due oggetti "inquinanti" di uso diffusissimo: spariscono i sacchetti della spesa e da settembre andranno in pensione le lampadine a incandescenza, sostituite da quelle a risparmio energetico fluorescenti e led. Salvaguardia delle risorse ambientali anche nella proroga della detrazione del 55% (sia pure spalmata su dieci anni) per gli interventi che limitano la dispersione di calore nelle case, nei rinnovati incentivi per gli impianti fotovoltaici, nell'estensione delle etichette energetiche e della tariffa elettrica bioraria. Il verde del rigore dei conti spunta in molte novità più strettamente legate alle casse pubbliche e al fisco. Prime osservate, le pensioni. Aumentano le speranze di vita e, con esse, la "quota" per raggiungere l'uscita di anzianità che dal 2011 salirà a 96 (per i dipendenti) sommando età anagrafica e anzianità. E sugli assegni di anzianità e di vecchiaia si potrà contare non prima che siano trascorsi 12 mesi dalla maturazione dei requisiti. Impopolare il rincaro del 3,5% delle multe stradali che scatterà all'alba del 2011 e amarissimo per gli statali il blocco per tre anni delle buste paga. Anche pacificarsi con l'erario nel nuovo anno costerà di più perché dal ravvedimento operoso all'adesione aumentano le sanzioni per evitare il contenzioso. Più gradito ai cittadini, invece, il taglio del 20% delle cariche elettive di giunte e consigli che dopo un primo rodaggio entrerà nel vivo: in primavera sono chiamati al rinnovo più di mille comuni, tra cui Milano, Torino, Bologna e Napoli. Tra le innovazioni positive si possono contare, infine, quelle legate al debutto e alla diffusione di nuove tecnologie, come la libertà di accesso al wifi e la semplificazione digitale della pubblica amministrazione. E, pur tra tanti contrasti e con tante riserve, la riforma dell'università che prova almeno a innescare un cambiamento. Ma il riflesso verde della speranza per l'anno che verrà sta soprattutto nel sostegno all'occupazione con la proroga di Cig, mobilità e disoccupazione e della detassazione sugli straordinari. La constatazione di una persistente difficoltà e, insieme, la scommessa di una "resistenza" e di un rilancio. RIPRODUZIONE RISERVATA Hanno collaborato: Rosanna Acierno, Giacomo Bagnasco, Francesca Barbieri, Chiara Bussi, Rossella Cadeo, Annamaria Capparelli, Lorenzo Cavalca, Antonello Cherchi, Andrea Curiat, Enzo De Fusco, Cristiano Dell'Oste, Paolo Del Bufalo, Maurizio Di Rocco, Paola Ficco, Aldo Forte, Andrea Franceschi, Fabio Grattagliano, Enrico Netti, Francesca Padula, Giovanni Parente, Raffaele Pellino, Morena Pivetti, Alessandro Rota Porta, Francesco Siliato, Elio Silva, Manuela Soressi, Gian Paolo Tosoni, Gianni Trovati, Claudio Tucci, Giovanni Valcarenghi

AGRICOLTURA

Meno contributi in montagna

AGRICOLTURA

Acquisto di terreni agevolato

AMBIENTE

L'abbandono costa caro AMBIENTE

Addio lampadina da 60 watt

AMBIENTE

L'accordo sui rifiuti elettrici

AMBIENTE

La differenziata a scuola

AMBIENTE

Sacchetti di plastica non biodegradabili vietati da gennaio

ASSICURAZIONI

I dati Isvap si rinnovano

CASA

Al via il 55% in dieci rate

CASA

Ultima chance per il «piano»

CASA

Nascono i fondi per il sociale

CASA

«Fantasmi» alla resa dei conti

CASA

Il condominio cerca la riforma

CASA

Allunga l'Iva del costruttore

COMUNICAZIONE

Digitale terrestre al 100%

COMUNICAZIONE

L'Auditel rileva lo straniero COMUNICAZIONE

E-book verso l'Iva ridotta

CONSUMI

Contratti di credito targati Ue

CONSUMI

Standard Ue per il frigo

CONSUMI

Al via da luglio l'operazione giocattoli sicuri

CONSUMI

Biberon senza policarbonato

CONSUMI

Etichetta sull'energia

ENERGIA

Tariffa bioraria a regime

ENERGIA

Bolletta più trasparente

ENERGIA

Il conguaglio si paga a rate

LIBERE PROFESSIONI Ok al contratto dipendenti 51 Entro fine gennaio dovrebbe essere siglato il nuovo contratto collettivo che riguarda oltre un milione di dipendenti degli studi professionali. Tra le novità in discussione: estensione anche ai collaboratori delle prestazioni di welfare (visite specialistiche, bonus asili nido, assistenza pediatrica); livelli minimi di compenso o rimborso spese anche ai praticanti; nuove regole per il preavviso necessario a definire la conclusione del rapporto di collaborazione. MULTE E AUTO Certificato per droghe e alcol 60 Il 13 agosto entra in vigore l'obbligo di presentare un certificato che attesti il non-uso di droghe e il non-abuso di alcol. L'obbligo vale per il primo rilascio di qualunque patente e per il rinnovo o la revisione di quelle "professionali", cioè quelle di chi esercita attività di trasporto persone o cose o comunque guida veicoli con massa complessiva a pieno carico superiore e 3,5 tonnellate, autoarticolati, autosnodati, mezzi con più di nove posti a sedere e autobus. PRIVACY Elenco per il telemarketing 68 A fine gennaio arriverà il registro delle opposizioni presso il ministero dello Sviluppo economico, cioè l'elenco dove ci si dovrà iscrivere se non si vorranno ricevere telefonate commerciali. Finora ha funzionato il principio inverso: gli operatori di telemarketing non possono effettuare chiamate pubblicitarie senza prima acquisire il consenso esplicito dell'abbonato. Sulla nuova lista vigilerà il Garante della privacy. L'Authority è chiamata a controllare anche la banca dati del Dna, la cui istituzione è in forte ritardo, ma che l'anno prossimo dovrebbe vedere la luce.ENTI LOCALI Piccoli sindaci uniti per forza 26 Dall'anno prossimo i piccoli comuni dovrebbero cambiare volto. La manovra chiede ai sindaci degli enti fino a 5mila abitanti di unirsi fra loro per gestire i servizi fondamentali (dagli asili nido all'anagrafe) e di vendere le società partecipate (unica eccezione quelle che hanno gli ultimi tre bilanci in utile). A rischio, però, la stessa gestione ordinaria, perché il blocco del turn over strozza i piccoli. FISCO Più alto il prezzo della pace 34 Aumentano da febbraio le sanzioni per gli istituti deflattivi del contenzioso tributario. Per i versamenti omessi, carenti o tardivi sanati entro 30 giorni, la sanzione passa dal 2,5% al 3 per cento. Per la regolarizzazione entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all'anno nel corso del quale è stata commessa la violazione (o, quando non è prevista dichiarazione, entro un anno dalla violazione), la sanzione passa dal 3% al 3,75 per cento. Per rimediare all'omessa presentazione della dichiarazione (al massimo entro 90 giorni), la sanzione passa dal 2,5% al 3 per cento. FOTOVOLTAICO Il nuovo conto energia reinventa gli incentivi 39 LAVORO Ammortizzatori in deroga 47 In attesa della riforma degli ammortizzatori sociali imposta dal collegato lavoro, i trattamenti in deroga sono prorogati per tutto il 2011, sulla base di accordi governativi. Si tratta di Cig, mobilità e disoccupazione in deroga. In caso di proroghe è prevista la riduzione progressiva dei sussidi e, per quelle successive alla seconda, sono concessi solo nel caso di frequenza di specifici programmi di reimpiego. SANITÀ Esami per le regioni in rosso 76 Ogni tre mesi (a marzo, giugno, settembre e a fine anno) "scade" il termine entro cui le regioni con forti deficit sanitari e piani di rientro concordati col governo, devono dimostrare al tavolo di monitoraggio del ministero dell'Economia e del ministero della Salute di aver rispettato le misure previste per il rientro dal disavanzo. In caso contrario scattano ulteriori penalizzazioni tra cui il blocco degli organici e l'aumento anche oltre il limite massimo di Irap (0,15 per cento) e addizionale Irpef (0,30 per cento). Ogni tre mesi e in modo vincolante ogni sei mesi anche le altre regioni sono comunque sottoposte alla verifica dei bilanci SPORT Sì al gioco di squadra in F1 85 Gioco di squadra e più sorpassi: sono le novità per la Formula 1. La Fia ammette gli ordini di squadra, purché non ci siano azioni che facciano perdere credito allo sport. L'altra novità potrebbe essere un nuovo tipo di alettone posteriore, attivabile solo dal terzo giro in poi, e in grado di regolarsi in modo da fornire 10 Km/h in più alla vettura per sorpassare più velocemente TRASPORTI A Linate riapre la concorrenza 94 A fine settembre scade la sospensione dell'intervento dell'Antitrust sul network della nuova Alitalia da e per Milano Linate. L'Autorità torna in possesso dei propri poteri e potrà verificare lo stato della concorrenza sulle diverse rotte, anche considerando l'alternativa intermodale offerta dai treni Alta velocità. Slots da e per Linate potrebbero essere assegnati alle compagnie in fila per volare sullo scalo Al fotofinish la maggioranza è riuscita ad approvare la riforma dell'università, che dall'anno prossimo comincerà a dispiegare i propri effetti. Cambia la strada verso la cattedra, che passerà da un'abilitazione nazionale valida 4 anni, e deve cominciare a organizzarsi la macchina della valutazione per distinguere i docenti produttivi, da premiare, con quelli «inattivi», da punire. Nella nuova università solo i due ruoli docenti degli ordinari e degli associati: per i ricercatori è previsto un contratto triennale, prorogabile di due anni, al termine dei quali si apre una «corsia preferenziale» per chi ottiene l'abilitazione da associato. Gli atenei hanno sei mesi di tempo per cambiare i propri statuti, e adeguarli ai nuovi principi organizzativi previsti dalla riforma: rettore a tempo (massimo sei anni), senato accademico impegnato nelle strategie di didattica e ricerca e consiglio di amministrazione concentrato sulla gestione delle risorse. Gli atenei potranno riconoscere al massimo 12 crediti per l'attività professionale o scolastica dell'aspirante laureato, e dovranno sottoporre tutti i candidati a una valutazione individuale. Con l'entrata in vigore della riforma l'università dovrebbe chiudere la pagina di «parentopoli». Le nuove regole bloccano qualsiasi tipo di contratto a chi ha parenti fino al quarto grado nei ruoli dell'ateneo che effettua chiamata o assunzione LIBERE PROFESSIONI Nuovo test ai dottori-sindaci 52 Dal 1 gennaio entrano in vigore le nuove norme di comportamento del collegio sindacale per le società non quotate. Cambia la valutazione dell'idoneità dei dottori commercialisti a ricoprire il ruolo di sindaco: rapporti di lavoro autonomo, rapporti di consulenza (occasionali o continuativi), prestazioni d'opera retribuite e il numero elevato di incarichi potranno mettere a rischio l'indipendenza e la capacità del sindaco di svolgere il proprio ruolo. In pratica, superati i 20 incarichi, il sindaco è chiamato a valutare l'impegno e il tempo richiesto alla luce anche del tipo di organizzazione di cui si avvale. MULTE E AUTO In arrivo un rincaro del 3,5% per chi commette infrazioni 61 PRIVACY Operazione Pa trasparente 69 Il nuovo anno porterà le linee guida elaborate dal Garante della privacy in materia di trasparenza sui siti della pubblica amministrazione. In altre parole, le linee guida indicheranno quali dati dei dipendenti pubblici o dei privati cittadini che partecipano a concorsi pubblici o usufruiscono di benefici o agevolazioni rendere noti. Le linee guida prendono spunto dalle recenti riforme in materia di trasparenza, che fanno sempre di più leva sulle nuove tecnologie per permettere ai cittadini di conoscere l'operato degli uffici pubblici.ENTI LOCALI Per mille comuni voto e dieta 27 Nel 2011 i tagli a giunte e consigli dovrebbero debuttare davvero. Dopo il mini-antipasto di quest'anno, nella prossima primavera sono chiamati al rinnovo più di mille comuni, tra cui big come Milano, Torino, Bologna e Napoli. Gli organi politici che usciranno dalle urne dovranno essere più leggeri del 20% rispetto a quelli che stanno chiudendo il mandato. FISCO Paletti sulle compensazioni 35 Oltre i 1.500 euro scatta il divieto di compensazione. Dal 1 gennaio non si potranno compensare crediti con debiti di natura erariale in presenza di iscrizioni a ruolo a titolo definitivo di imposte erariali e accessori per un valore superiore alla soglia dei 1.500 euro. In caso di inosservanza del divieto, si applica una sanzione del 50 per cento dei debiti iscritti a ruolo. Il nuovo conto energia ridisegna gli incentivi per il fotovoltaico. Gli impianti che saranno ultimati dal 1 gennaio 2011 riceveranno dal Gse tariffe incentivanti più basse di circa il 15-20% rispetto a quelle di quest'anno. Un taglio netto, che però sarà compensato dalla diminuzione del costo dei componenti: anche dopo la riduzione, gli incentivi italiani rimarranno tra i più generosi al mondo, il che spiega il crescente interesse dei grandi capitali stranieri. La diminuzione degli incentivi sarà articolata per quadrimestri. Per esempio, un impianto con potenza di 3 kW, collocato sul tetto di un'abitazione, riceverà per vent'anni 40,2 centesimi per chilowattora di elettricità prodotta, se entra in funzione entro il 30 aprile. Se invece inizia a produrre tra il 1 maggio e il 31 agosto, il premio si abbassa a 39,1 centesimi, per poi scendere a 38 centesimi tra il 1 settembre e fine anno. Le tariffe diminuiranno anche nel 2012 e nel 2013, di circa il 6% all'anno. Gli incentivi 2010, però, non scompariranno con la fine di quest'anno. Secondo il decreto "salva Alcoa" (Dl 105/2010) potranno essere concessi anche agli impianti ultimati entro il 31 dicembre, purché i moduli entrino poi in servizio entro il 30 giugno 2011. Proprio in questi giorni i ritardatari stanno inviando le comunicazioni di fine lavori, mentre secondo il milleproroghe le asseverazioni dei tecnici potranno essere inviate entro il 31 gennaio 2011. Per prevenire eventuali furbizie, comunque, il Gse ha annunciato un programma di sopralluoghi mirati. Oltre a intervenire sul valore degli incentivi, il nuovo conto energia ne modifica la struttura: le tariffe vengono modulate in modo più dettagliato in relazione alla classe di potenza degli impianti. Maggiorazioni percentuali degli incentivi sono previste per chi sostituisce le coperture in eternit (+10%) o per chi migliora le prestazioni energetiche degli edifici (fino a +30%: il bonus è la metà del miglioramento di performance). Dal 2011 arrivano inoltre tariffe più elevate per i pannelli con caratteristiche innovative integrati negli edifici: un premio che nelle intenzioni del legislatore dovrebbe accompagnare la crescita del mercato verso la maggiore efficienza. Penalizzati, invece, gli impianti su serre solari e tettoie: avranno incentivi pari alla media tra quelli a terra e quelli su edifici. RIPRODUZIONE RISERVATA LAVORO Sì ai contratti di solidarietà 48 I contratti di solidarietà possono essere attivati per tutto il 2011 da parte dei datori di lavoro non rientranti nel campo di applicazione della Cigs. Prorogata anche la maggiorazione del trattamento dei Cds dal 60 all'80% per le aziende che possono utilizzare questo strumento insieme all'integrazione salariale. Confermata la possibilità per le imprese di utilizzare i lavoratori coinvolti dalle sospensioni o riduzioni (Cig, Cigs, Cig in deroga) in progetti di formazione in azienda che possono comprendere attività produttiva. SANITÀ Intramoenia prorogata fino a gennaio 2012 77 Rimane in vigore per tutto il 2011 la possibilità per i medici del Servizio sanitario nazionale di esercitare la libera professione fuori delle strutture di appartenenza, nei propri studi professionali o in strutture non accreditate con il Ssn («intramoenia allargata»). La norma si è resa necessaria per la mancanza di spazi dedicati nelle aziende e si intende automaticamente sospesa nel caso questi siano realizzati. Il ministero della Salute ha mantenuto la promessa ai sindacati di un'altra proroga: il "milleproroghe" di fine anno farà slittare la scadenza al 31 gennaio 2012. TECNOLOGIA Più foto nelle nuove schede Sd 86 In arrivo una nuova generazione di schedine di memoria ad alta capacità, quelle usate nelle fotocamere, videocamere, smartphone e tablet. Alla base ci sarà lo standard Sdxc che permetterà di archiviare fino a 2 Tb di dati. Aumenterà anche la velocità di trasferimento dei dati (si parte da 104 Mb al secondo per arrivare a 300). Gli apparecchi con il nuovo standard potranno leggere anche le vecchie schede Sd. TRASPORTI La dogana si fa telematica 95 Novità per spedizionieri, operatori portuali e compagnie aeree cargo: dal 1 gennaio in dogana scatta la rivoluzione digitale per l'export e l'import delle merci. Diventano obbligatori la dichiarazione sommaria di entrata (Ens), che va inserita nel manifesto merci in arrivo, e la dichiarazione sommaria di uscita, da inserire nel manifesto merci in partenza, per ogni singola partita. Solo telematici gli invii agli uffici delle Dogane 97 VOLONTARIATO 400 milioni al 5 per mille Dopo lunga e tormentata gestazione tornano in bilancio anche per il 2011 i fondi al 5 per mille dell'Irpef. La dote complessiva (inizialmente ridotta a 100) sarà di 400 milioni, di cui 100 dovrebbero, però, andare alla ricerca contro la Sla. Restano in stand by in Parlamento le proposte di stabilizzazione della legge LIBERE PROFESSIONI Legali con il «bollino» 53 Debutta la figura dell'avvocato specialista. Entra in vigore il prossimo 30 giugno il regolamento adottato a settembre dal Consiglio nazionale forense sulle specializzazioni che prevede la scelta tra undici aree. Per potersi fregiare del titolo di specialista, l'avvocato dovrà essere iscritto all'albo da almeno sei anni, aver frequentato almeno un biennio di una scuola riconosciuta dall'Ordine e aver superato un esame presso il Consiglio nazionale forense. Sul regolamento pende però il ricorso presentato da 45 avvocati davanti al Tar del Lazio. Dal 1 gennaio multe più care del 3,5%: scatta l'adeguamento biennale all'inflazione previsto dal codice della strada. Il rincaro si calcola in base alla media nazionale Istat dell'andamento dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, ma può essere applicato solo alle sanzioni che sono rimaste invariate per tutto il biennio: si escludono quindi quelle inasprite nel frattempo, sostanzialmente con la riforma del codice dell'estate scorsa e con il pacchetto sicurezza del 2009. Quindi, per esempio, restano invariate le multe per chi trucca motorini o microcar, vìola i blocchi del traffico, supera i limiti di velocità di più di 40 km/h, commercializza pezzi non omologati o non rispetta i tempi di guida e riposo per gli autisti di mezzi pesanti. Tutto invariato anche per alcol e droga. Contrariamente a quanto previsto dalla riforma, è quasi certo che non scatterà dal 2011 l'obbligo di devolvere agli enti proprietari delle strade il 50% dei proventi delle multe per eccesso di velocità: il decreto ministeriale attuativo è in ritardo. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Al via i premi ai «migliori» 70 Premi a chi lavora sul serio, tagli agli stipendi di chi si "imbosca". Dal 2011 dovrebbe entrare a regime la riforma Brunetta del pubblico impiego, che limita al 25% del personale il trattamento accessorio in formula piena, concede a un dipendente su due un premio limato e azzera l'incentivo all'altro 25 per cento. A frenare la riforma c'è il congelamento degli stipendi in tutti gli uffici pubblici, ma il ministero assicura: sul trattamento accessorio balla almeno mezzo miliardo di euro, una base più che sufficiente per avviare una graduatoria meritocratica delle buste paga.FEDERALISMO La riforma parte dalla cedolare 28 Salvo sorprese, arriva il federalismo fiscale. La riforma, in realtà, farà sentire i primi effetti sui conti locali dal 2012, ma la prima misura a entrare in vigore guarda al portafoglio dei proprietari: è la cedolare secca, che tasserà con l'aliquota unica del 20% i redditi da affitto. FISCO Operazioni Iva oltre 3mila € 36 Scatta l'obbligo di comunicazione telematica delle operazioni rilevanti ai fini Iva di importo pari o superiore a 3mila euro. Il termine per il primo invio (relativo al periodo d'imposta 2010) è il 31 ottobre 2011. Nella fase iniziale, l'adempimento scatterà solo per le fatture da 25mila euro in su e la comunicazione sarà limitata alle sole operazioni per cui è obbligatoria l'emissione di fattura. 40 GIUSTIZIA Micro-danni da aggiornare Come tutti gli anni, anche nel 2011 arriveranno i nuovi valori per stabilire i risarcimenti del danno biologico per le lesioni di lieve entità (che abbiano cioè determinato un'invalidità fino al 9 per cento) provocate da sinistri stradali o della navigazione. Di solito i nuovi importi, stabiliti con apposito decreto del ministero dello Sviluppo economico, scattano a partire da aprile. L'appuntamento, peraltro, non è rilevante solo per le cosiddette micropermanenti, ma anche per le lesioni di più grave entità: in mancanza di una tabella unica nazionale, tali importi sono infatti spesso utilizzati dai tribunali come punto di riferimento. LAVORO Accordi sulla produttività 49 I lavoratori potranno continuare a godere della detassazione sulle somme riconducibili a incrementi di produttività e dell'efficienza organizzativa o alla competitività dell'impresa. Per il 2011 l'importo detassabile è di 6mila euro per i titolari di reddito non superiore, nel 2010, a 40mila euro. Per le imprese lo sgravio sarà determinato da un apposito Dm Lavoro- Economia: le erogazioni devono essere previste da accordi o contratti collettivi territoriali o aziendali. SANITÀ Meno posti letto per «acuti» 78 Il patto per la salute 2010-2012 e la Finanziaria 2010 hanno previsto tra le misure strutturali per far quadrare i conti della sanità pubblica che entro il 30 giugno 2011 i posti letto per acuti siano ridotti dall'attuale indice di 4 per mille abitanti a 3,5 per mille abitanti (di cui 0,7 dedicati a riabilitazione e lungodegenza). I posti letto (a rischio circa 20mila) non dovranno necessariamente essere soppressi, ma possono anche essere riconvertiti per altri utilizzi (lungodegenza, appunto e riabilitazione). Entro la stessa data le regioni dovranno programmare il numero di posti letto "dedicati" ai pazienti non residenti sul loro territorio TECNOLOGIA Un caricabatteria per tutto 87 Si entra nell'era del caricabatteria universale. A portarla è stata la Ue che ha scelto, insieme ai produttori, il connettore micro usb per i modelli di telefonini e smartphone: non potranno più essere commercializzati modelli con i vecchi connettori proprietari. Grazie al nuovo standard sarà sufficiente avere un solo cavo per ricaricare anche il navigatore satellitare e alcuni modelli di tablet. Più comodità per tutti, un prezzo inferiore all'acquisto del nuovo modello e sempre più spesso nella confezione non sarà incluso il caricabatteria. UNIVERSITÀ Negli atenei stop ai parenti e ai crediti a buon mercato 96 98 VOLONTARIATO Lo stimolo dell'anno europeo Il 2011 è l'anno europeo del volontariato. Quattro gli obiettivi: ridurre gli ostacoli al volontariato nella Ue; conferire autonomia e responsabilità alle organizzazioni e migliorarne la qualità, premiare e riconoscere le attività e sensibilizzare al valore del volontariato. La commissione Ue agevolerà lo scambio di best practice, la formazione e la creazione di link tra potenziali volontari e organizzazioni LIBERE PROFESSIONI Per gli avvocati può essere l'anno della riforma 54 Passa alla Camera l'esame della riforma dell'ordinamento forense, dopo il via libera in prima lettura da parte del Senato a fine novembre. Nel disegno di legge vengono ripristinate le tariffe come criterio per determinare gli onorari e si stabilisce che la consulenza farà capo in esclusiva agli avvocati. È prevista anche una forma di compenso per i praticanti, mentre l'esame sarà articolato in tre prove scritte e una orale. Quanto alla forma in cui esercitare la professione, la riforma chiude la porta alla possibilità di utilizzare le società di capitali. PENSIONI Anzianità a quota 96-97 62 Aumentano le quote per accedere alla pensione di anzianità (previste dalla legge 247/2007). Per i lavoratori dipendenti sarà necessario raggiungere la quota 96 sommando età anagrafica e anzianità, e tenendo presente che non si può andare in pensione con meno di 60 anni. Quindi, si potrà accedere alla pensione con 60 anni d'età e 36 di contributi o con 61 anni e 35 di contributi. Invece, per i lavoratori autonomi, la quota è pari a 97, tenendo presente che l'età per il pensionamento non potrà essere inferiore a 61 anni. Ne deriva che per accedere alla pensione di anzianità sarà necessario essere in possesso di 61 anni e 36 di contributi o di 62 anni e 35anni di contributi. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Blocco triennale per la «busta» di tutti gli statali 71 Niente rinnovi contrattuali per tre anni per i 3,5 milioni di dipendenti dell'amministrazione centrale e locale. Le nuove trattative riguarderanno i contratti che si applicheranno dal 2013. Il congelamento riguarda il «trattamento ordinariamente spettante», per cui non tiene conto di eventuali periodi di congedo che nel 2010 hanno tagliato il reddito. Stop anche alle buste paga del personale non contrattualizzato, con un'eccezione parziale per i giudici e per i giovani docenti (ancora da definire).FAMIGLIA Altri sei mesi di fondo bebè 29 Scade il 30 giugno il termine per chiedere finanziamenti agevolati da parte delle famiglie meno abbienti che abbiano avuto (o adottato) un bambino nel 2010. Le richieste vanno presentate a banche o intermediari aderenti all'iniziativa (l'elenco è sul sito www.abi.it). Il finanziamento (non oltre 5mila euro) deve essere restituito al massimo in 5 anni. FISCO Premiato il rientro dei cervelli 37 In arrivo misure incentivanti per il rientro in Italia di docenti e ricercatori. Nel periodo d'imposta in cui il ricercatore diviene fiscalmente residente in Italia e nei due successivi, è infatti previsto, ai fini Irpef, un abbattimento del reddito di lavoro dipendente o autonomo del 90 per cento degli emolumenti percepiti, e ai fini Irap, che l'intero emolumento percepito non rientri nella formazione del valore della base imponibile. 41 GIUSTIZIA Dal 20 marzo la conciliazione diventa un obbligo Ultimo atto per la conciliazione civile e commerciale quale risposta all'emergenza arretrato nei tribunali. A un anno dall'entrata in vigore della media-conciliazione volontaria, dal 20 marzo 2011 il tentativo di risolvere in via amichevole le controversie diventa obbligatorio per una lunga serie di materie (ad esempio condominio, successioni, locazioni o risarcimento danni da incidenti stradali). Quattro mesi di tempo agli organismi di conciliazione per far giungere le parti a un compromesso. Nei casi indicati è compito degli avvocati avvertire il cliente della media-conciliazione quale condizione di procedibilità LAVORO Ancora incentivi-assunzioni 50 Prorogato l'incentivo per chi assume percettori di trattamenti in deroga, pari a quanto il lavoratore avrebbe percepito se non fosse stato assunto. Prolungati per il 2011 i bonus della finanziaria 2010: in caso di assunzione di over 50 in disoccupazione ordinaria o di contratti a tempo pieno e indeterminato con lavoratori in disoccupazione normale oppure speciale edile. Agevolazioni confermate anche per chi assume soggetti licenziati da aziende con meno di 15 dipendenti. SCUOLA Mai più studenti chini sui libri: arriva il digitale 79 Arrivano i libri di testo elettronici. A partire dall'anno scolastico 2011-2012 il collegio docenti non potrà più adottare (per il successivo anno scolastico) testi redatti esclusivamente nella versione cartacea. Spazio quindi ai libri digitali scaricabili direttamente dal web e alle versioni "miste", vale a dire con sezioni digitali e cartacee. Il ministero dell'Istruzione raccomanda l'«opportuna flessibilità» nell'applicare le nuove regole, in particolare per le prime classi della primaria e nel caso di alunni diversamente abili, che potrebbero aver bisogno di strumenti didattici con differenti livelli di accessibilità TECNOLOGIA Wifi senza riconoscimento 88 Wifi e con poche restrizioni. Finora per accedere a una rete a disposizione del pubblico era necessario identificarsi presso il gestore con un documento d'identità, un vincolo introdotto nel 2005 dal decreto Pisanu per ragioni di terrorismo e decade a fine anno. Quindi ci si potrà collegare agli hot spot con una procedura molto più semplice. La capillarità dei punti d'accesso sarà favorita anche dalla Pa che ha varato Free ItaliaWifi e creato un kit per realizzare reti pubbliche Wifi. 99 VOLONTARIATO Tariffe postali con minibonus Il 2011 si annuncia come un altro anno "nero" per le pubblicazioni e il mailing degli enti no profit, che da aprile 2010 hanno perso le agevolazioni tariffarie per le spedizioni postali. Un segnale positivo giunge, però, dal "milleproroghe": nel testo approvato dal Consiglio dei ministri, c'è il mantenimento in bilancio della somma (30 milioni) già destinata nel 2010 al parziale ripristino delle agevolazioni. MULTE E AUTO Lo standard sarà Euro 5 55 Dal 1 gennaio per le auto entra in vigore lo standard europeo antinquinamento Euro 5. È più restrittivo soprattutto sulle polveri sottili e impone accorgimenti che dovrebbero eliminare i costosi intasamenti del filtro antiparticolato tipici di molte Euro 4 usate spesso in città. Euro 5 vale per tutte le autovetture nuove, quindi non sarà più possibile targare esemplari Euro 4, salvo quelli autorizzati come «fine serie». Si potranno anche trovare Euro 4 anche tra le «chilometri zero» in vendita con sconto come di consueto: sono auto targate nel 2010. Sono comunque già tutte Euro 5 le auto lanciate sul mercato negli ultimi tempi: per le nuove omologazioni, lo standard vale già da settembre 2009. Ancora pochi i modelli disponibili, di solito con sovrapprezzo, in versione Euro 6 (taglia soprattutto gli ossidi di azoto), obbligatoria solo dal 1 settembre 2014 per le nuove omologazioni e dal 1 settembre 2015 per tutte le immatricolazioni. PENSIONI Le nuove regole per l'accesso 63 Nuove regole per accedere alla pensione. Dal 1 gennaio 2011, l'assegno di anzianità e di vecchiaia decorre per chi consegue il diritto alla pensione a carico delle forme di previdenza dei dipendenti trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti. Che diventano 18 per chi consegue il diritto alla pensione a carico delle gestioni dei lavoratori autonomi per gli artigiani, i commercianti e i coltivatori diretti, nonché della gestione separata prevista dall'articolo 2, comma 26, della legge 335/1995. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE La Pa si paga con il bancomat 72 Sarà possibile effettuare pagamenti alle pubbliche amministrazioni utilizzando carte di debito, di credito o prepagate e ogni altro strumento di pagamento elettronico disponibile. Mentre le domande di partecipazione a selezioni e concorsi per l'assunzione o per l'iscrizione in albi, registri o elenchi potranno essere inviate per via telematica così come le istanze e la copia fotostatica del documento di identità.FAMIGLIA La tutela della Versamenti alla Cassa Una Cassa a tutela della c C olf aaa 30 N Una novità ancora poco conosciuta: n N ei bollettini Inps debutta un nuovo contributo ad hoc (3 centesimi all'ora , ) scrivendo nell'apposito spazio il codice F2) c he dà diritto omporta all l 'automatica iscrizione alla Cassacolf . Le prestazioni comprendono che dà diritto a un l 'indennità giornaliera in caso di ricovero e convalescenza e , a i l rimborso delle spese sostenute per ticket di alta specializzazione. Per i datori dà , la copertura di un'assicurazione della responsabilità civile per verso la propria colf. FISCO Avvisi esecutivi in 60 giorni 38 Gli avvisi di accertamento, notificati a partire dal 1 luglio 2011 e relativi ai periodi di imposta a iniziare dal 2007, riporteranno l'intimazione ad adempiere entro 60 giorni all'obbligo di versamento delle somme richieste. Trascorsi 30 giorni dal termine ultimo per il pagamento, la riscossione è affidata ai concessionari. GIUSTIZIA Interessi legali all'1,5% 42 Aumenta il saggio degli interessi legali. Sulla Gazzetta Ufficiale del 15 dicembre scorso (ultimo giorno utile per l'aggiornamento) è stato infatti pubblicato il decreto del ministero dell'Economia che determina il nuovo valore a decorrere dal 1 gennaio 2011. La nuova misura dell'1,5% (fino al 31 dicembre è dell'1%) si applicherà per tutte le operazioni che fanno riferimento agli interessi legali, come, ad esempio, il ravvedimento operoso. Allo stesso saggio, secondo l'articolo 1284 del codice civile, bisogna poi fare riferimento per il computo degli interessi convenzionali qualora le parti non ne abbiano stabilito diversamente la misura. SCUOLA Bocciatura oltre 50 assenze 80 A giugno 2011 potremo vedere i primi bocciati nelle superiori per aver superato 50 giorni d'assenza. Ai fini della validità dell'anno scolastico, bisogna frequentare almeno i tre quarti dell'orario annuale (almeno 200 giorni), salvo casi «eccezionali, motivati e straordinari». Superare i 50 giorni d'assenza comporterà l'esclusione dallo scrutinio e la non ammissione alla classe successiva o agli esami TECNOLOGIA Cavi Hdmi più «trasparenti» 89 Più chiarezza al momento dell'acquisto dei cavi Hdmi, quelli che si utilizzano per collegare la televisione al lettore blu-ray o al decoder satellitare per vedere i contenuti video in alta risoluzione. Il vecchio sistema è molto complesso e criptico: prevedeva dei numeri (Hdmi 1.3, 1.4, 1.4a) per indicare la tipologia di cavo. Dal 2011 viene introdotta una nuova etichetta che indica in maniera esplicita le funzionalità offerte dal cavo: ad esempio la presenza del "canale Ethernet", il supporto al 3D o il canale audio di ritorno. WELFARE Assegno sociale sopra 417 € WELFARE 100 L'assegno sociale sale da 411,53 a 417,30 euro mensili, mentre la pensione sociale arriva a 343,90 euro al mese (rispetto ai 339,15 del 2010). La perequazione automatica delle pensioni, fissata per l'anno 2011 all'1,4%, ritocca anche le pensioni integrate al trattamento minimo che passano da 460,97 a 467,43 euro mensili MULTE E AUTO Quiz patente a risposta unica 56 Anno nuovo, quiz nuovi nell'esame di teoria per ottenere la patente. Da gennaio cambia anche il meccanismo della prova: 40 quesiti a risposta unica (e non più con tre opzioni) e possibilità di commettere al massimo quattro errori. Abolita la possibilità di sostenere l'esame in una lingua straniera per gli stranieri che non conoscono sufficientemente l'italiano (resta la possibilità di usare il francese e il tedesco rispettivamente per le minoranze linguistiche della Valle d'Aosta e dell'Alto Adige). PENSIONI Sanzione al committente 64 Anche ai committenti si applicherà la sanzione prevista per i datori di lavoro, nel caso di omesso versamento della contribuzione a carico del collaboratore trattenuta e non versata. A prevederlo è l'articolo 39 del collegato lavoro. In particolare, si configureranno le ipotesi previste ai commi 1-bis, 1-ter e 1-quater dell'articolo 2 del Dl 463/1983. Quindi nei confronti dei committenti si potrà applicare la reclusione fino a tre anni e la multa fino a 1.032,91 euro, nel caso in cui non si adempia anche alla diffida dell'ente previdenziale che affida al committente la possibilità di evitare la sanzione quando viene effettuato il versamento entro 90 giorni dal ricevimento della diffida. RISPARMIO Passaggio titoli automatico 73 Nuova procedura Patti Chiari per trasferire i titoli da una banca all'altra. Il servizio Tdt (trasferimento dossier titoli) consente di rivolgersi a una banca che si faccia carico degli adempimenti necessari a trasferire in automatico, sul dossier aperto dal cliente presso la banca medesima, gli strumenti finanziari detenuti nel dossier presso la banca precedente.FINANZA I titoli di stato in scadenza 31 Vanno in scadenza bond governativi per centinaia di miliardi di euro emessi per finanziare i piani anti-crisi. L'Italia dovrà rimborsare oltre 288 miliardi. Cifre simili per Francia e Germania. Per l'eurozona sarà un test decisivo. Il mercato guarda i paesi a rischio come Portogallo e Spagna: i bond in scadenza di Madrid valgono 126 miliardi. GIUSTIZIA Detenuti Ue con la valigia 43 Dal 5 dicembre 2011 i detenuti stranieri, cittadini di paesi Ue, potranno espiare la pena carceraria irrogata dalle autorità giudiziarie di uno degli Stati membri presso il paese di origine. È questo l'effetto del decreto legislativo 161/2010 che ha fornito le disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro sul reciproco riconoscimento delle sentenze penali. Insieme alla cosiddetta «salvacarceri» (la legge 199/2010 che consente di eseguire presso il domicilio le pene detentive non superiori a un anno) una manna per le condizioni degli istituti penitenziari italiani. SCUOLA Incentivato il merito 81 Nel 2011 due progetti per assegnare una mensilità in più ai docenti meritevoli e un "bonus" fino a 70mila euro alle scuole migliori. Il progetto rivolto agli insegnanti riguarderà Torino e Napoli, mentre quello relativo agli istituti, le medie delle province di Pisa e Siracusa. La partecipazione è volontaria e saranno valutati curricula dei docenti e livello di apprendimento dei ragazzi (misurato dall'Invalsi) TELECOMUNICAZIONI Limiti mensili ai canoni del traffico dati 90 Nelle offerte di connessione a internet da cellulare o chiavetta usb gli operatori telefonici sono tenuti a indicare nelle tariffe varie soglie di consumo tra le quali l'utente può scegliere quella preferita. Se entro il 31 dicembre 2010 il consumatore non ha scelto una soglia di consumo, a decorrere dal 1 gennaio 2011 viene automaticamente fissato un tetto mensile per traffico dati nazionale: 50 euro per i clienti privati e di 150 euro per i clienti business, fatto salvo il limite di 50 euro previsto dalle norme europee per il traffico dati in roaming nei paesi comunitari e l'analogo limite di 50 euro nei paesi extra Unione europea MULTE E AUTO Per il patentino serve l'esame 57 Per guidare un ciclomotore o una microcar (un quadriciclo leggero) sarà necessario superare una prova pratica. La legge 120/2010 sulla sicurezza stradale della scorsa estate, che ha appositamente modificato l'articolo 116 del codice della strada, ha fissato il debutto dell'esame a partire dal 19 gennaio 2011, salvo proroghe dell'ultima ora. PENSIONI Falsi invalidi sotto tiro 65 Sarà ancora potenziata la caccia ai falsi invalidi. Prosegue il programma speciale di verifica del possesso dei requisiti per i beneficiari di prestazioni di invalidità civile. Nel 2011, l'Inps in via aggiuntiva rispetto all'ordinaria attività di controllo effettuerà 250mila verifiche. Sono ora previste sanzioni pesanti per i medici che hanno certificato il falso. RISPARMIO Moratoria mutui prorogata 74 È stato raggiunto a fine 2010 un accordo tra l'Associazione bancaria italiana (Abi), le associazioni di categoria e il ministero dell'Economia per prorogare di sei mesi la moratoria sui mutui alle famiglie e quella sui debiti alle piccole e medie imprese, entrambe in scadenza al 31 gennaio 2011. I lavoratori che abbiano perso il posto di lavoro, che abbiano cessato l'attività o che siano in cassa integrazione, e le famiglie dei lavoratori deceduti, possono sospendere il pagamento delle rate del mutuo per un periodo massimo di dodici mesi. Ma solo nel caso non ne abbiano già usufruito in precedenza.IMMIGRAZIONE Click day per 100mila AAAQ posti 44 Torna Nuov il o click day per l'assunzione di 100mila immigrati, di cui 53mila colf e badanti extracomunitarie: la data non è ufficiale, ma si svolgerà m m olto probabilmente tra fine gennaio e all'in in izio di febbraio , e replicherà la procedura informatica messa a punto sperimentata negli ultimi due decreti flussi (2007 e 2008). In pratica sarà ancora una volta una "gara" di velocità e le prime richieste che saranno ricevute dal Viminale daranno altrettanti permessi di soggiorno agli immigrati, in base all ' ' orario di arrivo delle domande. Le richieste di assunzione dovranno essere presentate dai datori di lavoro, i quali come in passato potranno usare il decreto flussi 2010 per regolarizzare lavoratori e lavoratrici attualmente impiegati in nero. SERVIZI PUBBLICI Partono le liberalizzazioni 82 Dopo due anni abbondanti di attesa, la liberalizzazione dei servizi pubblici locali parte davvero. Dal 1 gennaio 2011 non potrà più operare un primo gruppo di affidamenti illegittimi, per esempio quelli in house a società su cui l'ente affidante non esercita un controllo analogo a quello operato sui propri uffici (lo impongono i parametri Ue), o quelli a società miste il cui socio privato non sia stato scelto con gara. A fine anno, poi, un secondo gruppo di affidamenti dovrà cedere il passo ai gestori scelti con gara a evidenza pubblica TELECOMUNICAZIONI Al via da luglio l'eurotariffa 91 Dopo il taglio alle chiamate internazionali nell'area Ue effettuato nel 2010 i nuovi prezzi massimi (tasse escluse), che secondo quanto previsto dal regolamento 544 /2009 entreranno in vigore dal 1 luglio 2011, per le telefonate tra utenti della comunità europea saranno i seguenti: 0,35 euro al minuto per le chiamate in uscita e 0,11 euro per le telefonate in entrata. Dal 1 luglio, poi, la navigazione in roaming a consumo da cellulare (o chiavetta) effettuata nell'area Ue non potrà essere tariffata a un prezzo superiore ai 50 eurocent a megabyte MULTE E AUTO Limiti ai neopatentati 58 Dal 9 febbraio chi prende la patente B potrà guidare nel primo anno da automobilista solo vetture con potenza non superiore a 70 kW e rapporto potenza/tara non oltre i 55 kW/t. Esenti solo i soggetti che guidano veicoli al servizio di invalidi. Il limite di 70 kW non vale per gli autocarri (pure guidabili con la patente B, se di massa complessiva entro le 3,5 tonnellate). PENSIONI Servizi Inps solo online 66 Da gennaio molti servizi Inps potranno essere richiesti solo dal sito www.inps.it. Ad esempio, le richieste di disoccupazione ordinaria e agricola, per indennità di mobilità ordinaria e di assegno integrativo; per l'iscrizione e la richiesta di variazione per la gestione separata, per i lavoratori domestici, i dipendenti, gli agricoli; per i ricorsi; per le certificazioni Ise/Isee; per le segnalazioni di variazioni contributive. RISPARMIO Zero commissioni sul rosso 75 Stop alle commissioni bancarie per gli «sconfinamenti occasionali» da parte di chi eccede il fido o porta in rosso il proprio conto corrente, purché per brevi periodi di tempo e per piccole somme. Una misura per aiutare chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese con la pensione o subisce ritardi nei pagamenti dello stipendio. Saranno le stesse banche a far fronte a queste evenienze, decidendo autonomamente la soglia massima dello scoperto ammissibile e la platea dei clienti interessati.

FINANZA

Banche alla prova dei bond

C'è una bolla sui corporate bond? I mercati se lo chiedono dal 2009, quando i privati si affidarono ai bond per far fronte alla crisi di liquidità. Una fetta consistente di queste obbligazioni scade nel 2011: Bnp Paribas dovrà rimborsare 37 miliardi di dollari, UniCredit 34, Intesa SanPaolo 36. Cifre più consistenti per BoA (49) e Jp Morgan (48). 32 IMMIGRAZIONE Test d'italiano per la «carta AAA » 45 Test d'italiano obbligatorio per immigrati regolari da almeno 5 cinque anni, con un reddito adeguato e una casa idonea. I primi esami scatteran n o in tutta Italia dal 9 febbraio 2011. Gli interessati dovranno dimostrare di avere una conoscenza pari al livello A2. Il rilascio del permesso per lungosoggiornanti, ex "carta" di soggiorno, è subordinato al superamento con un punteggio di almeno 80 su 100. SPORT Tornano 4 prove in Moto Gp 83 Molte novità nel motomondiale 2011. La commissione Grand Prix ha deciso di introdurre nuovamente quattro sessioni di prove cronometrate, tra libere e ufficiali, per tutte e tre le classi. La durata sarà per tutte le sessioni della Moto Gp di 60 minuti e di 45 per quelle della Moto2. Per la 125 Gp verrà adottata una formula mista, nella quale ci saranno due turni di 45 minuti e due di 30 minuti. Modifiche dal 2011 anche per la conformazione degli schieramenti di partenza: le classi minori, infatti, dovranno adeguarsi alla MotoGp (tre moto per fila) TELECOMUNICAZIONI Rispunta la «ricerca inversa» 92 Dal 1 gennaio 2011 si potrà risalire al nominativo di un abbonato sulla base del suo numero di telefonia fissa. Lo ha deciso il Garante per la Privacy. Il servizio, noto anche come «Ricerca inversa» riguarderà tanto i "vecchi" abbonati (quelli i cui dati erano già inseriti in un elenco pubblico alla data del 1 febbraio 2005) e i nuovi abbonati che abbiano manifestato al proprio operatore il consenso a essere rintracciati tramite questa modalità. Un intervento che permette di sanare quello che era percepito come un disservizio. I fornitori, infatti, non offrivano più al pubblico la possibilità di tale ricerca ritenendo di non essere legittimati a effettuarla senza consenso MULTE E AUTO Recupero punti con i corsi 59 Entro il 9 febbraio ma sono possibili rinvii le Infrastrutture devono emanare il decreto ministeriale attuativo che avvierà gli esami introdotti dalla riforma del codice della strada anche al termine dei corsi teorici di recupero dei punti-patente (finora basta semplicemente frequentarli per recuperare sei punti o nove se si è conducenti professionali). Sempre entro il 9 febbraio, il ministero dell'Istruzione dovrebbe adottare il decreto con i programmi dei corsi di educazione stradale che dovrebbero tenersi obbligatoriamente (ma senza costi aggiuntivi per lo stato) dal prossimo anno scolastico (2011-2012). Dal 1 gennaio parte la sperimentazione che porterà a recuperare punti per certe infrazioni se si fa un corso di guida sicura avanzata. PENSIONI Cambia l'avviso di addebito 67 Da gennaio nuovo «avviso di addebito» dei contributi Inps che contiene l'intimazione ad adempiere entro 60 giorni dalla notifica e l'avvertimento che in caso di morosità si procederà a espropriazione esecutiva, con i poteri, le facoltà e le modalità che disciplinano la riscossione mediante ruolo. Come per la procedura introdotta in materia di riscossione delle imposte dovute in base al nuovo avviso di accertamento, vengono soppresse l'iscrizione a ruolo dei contributi di previdenza non versati dal debitore e la conseguente notificazione della cartella di pagamento.SPORT Fondo per le vittime dei tifosi 84 Il decreto sicurezza, convertito pochi giorni fa dal parlamento, istituisce un fondo di solidarietà civile per risarcire anche le vittime di reati commessi da tifosi violenti in occasione o a causa di manifestazioni sportive. Parte delle risorse sarà destinata a favore delle vittime di incidenti avvenuti in eventi sportivi che abbiano causato lesioni mortali o un'invalidità permanente superiore al 10 per cento. Sarà un decreto interministeriale a stabilire entro marzo l'attuazione delle disposizioni TRASPORTI Primo Ntv a settembre 93 Ha la livrea rossa, si chiama Italo e da settembre darà del filo da torcere al Frecciarossa delle Fs sulla Torino-Milano-Roma-Napoli: il nuovo treno di Ntv la Spa creata da Montezemolo, Della Valle, Punzo, Sciarrone, Intesa San Paolo, Generali e la francese Sncf apre l'era della concorrenza sull'Alta velocità. Toccherà 9 città e 12 stazioni: a bordo offrirà internet, tv live, news e cinema. Il primo esemplare della flotta di 25 Agv di Alstom è giunto in Italia. A giugno sarà inaugurata a Roma la prima stazione Av: la nuova Tiburtina, progettata dallo studio Abdr di Paolo Desideri FISCO Limitazioni sui libretti al portatore 33 Limitazione uso contante. Si completa il quadro delle disposizioni antiriciclaggio introdotte dalla manovra della scorsa estate, che ha ridotto da 12.500 a 5mila euro la soglia massima per l'utilizzo del contante e dei titoli al portatore. L'obbligo da ottemperare entro la metà del prossimo anno riguarda i libretti al portatore. I titolari che detengano un saldo dal valore pari o superiore a 5mila euro possono optare entro il 30 giugno 2011 per una delle due alternative possibili: estinguere definitivamente il libretto o riportare la somma presente al di sotto la soglia di guardia dei 5mila euro. LAVORO L'impresa valuta lo stress 46 Da gennaio operativo l'obbligo di valutare lo stress lavoro-correlato. Una novità per tutti i datori di lavoro, pubblici e privati. Il test di valutazione dello stress andrà applicato a tutti, dirigenti e preposti inclusi. Per semplificare l'attività non dovranno essere prese in considerazione singole persone ma gruppi omogenei di lavoratori ad esempio, turnisti o dipendenti di una determinata area - esposti a rischi dello stesso tipo. Nelle aziende più grandi la verifica potrà essere effettuata a campione.

PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Integrazione al minimo, sale il tetto" 28/12/2010

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Integrazione al minimo, sale il tetto

Scatta dal 1° gennaio il nuovo calcolo in base all'aggiornamento Istat di SALVATORE MARTORELLI DAL 1° GENNAIO, si innalzano i limiti di reddito previsti dalla legge per il diritto alla «pensione minima» dell'INPS. L'aumento della soglia di reddito è stato provocato dal consueto scatto d'inizio d'anno della scala mobile sulle pensioni. Il «trattamento minimo» è un'integrazione che lo Stato, tramite l'INPS, dà al pensionato quando la pensione calcolata con il sistema retributivo, per gli anni di versamento e gli stipendi percepiti, è al di sotto di quello che viene considerato il «minimo vitale». In tal caso la rendita viene integrata fino a raggiungere una cifra massima, stabilita di anno in anno dalla legge. Fino all'ottobre del 1983, il diritto al «minimo» non dipendeva dal reddito e l'INPS riconosceva l'integrazione senza tenere conto né dei redditi del pensionato né di quelli del coniuge. Oggi, invece, per effetto della legge 638/1993, il requisito reddituale è divenuto indispensabile; esso spetta solo quando il reddito personale del richiedente è inferiore a due volte l'importo annuo dello stesso trattamento minimo; a partire dal 1994, inoltre, per chi è coniugato l'ostacolo è doppio visto che si deve tener conto anche del reddito del coniuge. E', dunque, evidente che il pensionato ha diritto o meno all'integrazione a seconda della dta in cui è andato in pensione, della pensione e della circostanza di essere «single» o coniugato. PER CHI, CELIBE O NUBILE, ha ottenuto la pensione entro settembre del 1983, l'integrazione spetta per intero a prescindere dalle condizioni reddituali del pensionato.Per le pensioni, invece, che decorrono dal 1° ottobre del 1983 possono verificarsi tre diverse situazioni: a) non c'è integrazione se il reddito del pensionato è superiore a due volte il trattamento minimo (per il 2010 il limite è pari a 12.153,18 euro); b) l'integrazione è intera se il reddito è inferiore all'importo annuo del trattamento minimo (per il 2011 6076,59 euro) c) l'integrazione è parziale se il reddito personale dell'interessato è compreso tra una e due volte l'importo annuo del «minimo». PER CHI È CONIUGATO con pensioni liquidate fino a dicembre del 1993, il reddito del coniuge non ha alcuna rilevanza e per il diritto al minimo valgono le stesse regole di chi non è coniugato. Per le pensioni, invece, con decorrenza successiva il diritto al «minimo» è condizionato anche al reddito del coniuge. Per chi è coniugato, dunque, si tiene conto, cumulandolo, anche del reddito del marito (o della moglie) e si ha diritto all'integrazione solo se il reddito complessivo non supera quattro volte il «minimo». IN QUESTO MODO, per avere l'integrazione al trattamento minimo di pensione bisogna superare un doppio sbarramento: prima si vanno a vedere i redditi personali e, solo se questi non vanno oltre il limite indicato, si va a verificare quello della coppia. Per il 2011, il reddito personale da non superare è fissato in 12.153,18 euro mentre quello cumulato con quello del coniuge è stabilito in 24.306,36 euro. Prima di concludere è bene ricordare che per verificare il diritto all'integrazione si tiene conto di tutti i redditi posseduti ad esclusione del reddito esente da IRPEF quali, ad esempio, le pensioni di guerra, le rendite INAIL, le pensioni degli invalidi civili, ecc., del reddito ricavato dal trattamento di fine rapporto e relative anticipazioni, di quello determinato dal reddito della casa di proprietà in cui si abita e, infine, dell'importo della pensione da integrare al minimo. Image: 20101228/foto/157.jpg

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Italia Oggi (Lavoro e Previdenza) Data: "Casse, una nuova tegola è in arrivo" 28/12/2010

Indietro Stampa ItaliaOggi Numero 307 pag. 29 del 28/12/2010 | Indietro

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Il ministro del lavoro annuncia una stretta sulla valutazione della tenuta dei bilanci a 30 anni Casse, una nuova tegola è in arrivo Sette casse senza sostenibilità. E a rischio commissariamento di Ignazio Marino

Si annuncia un 2011 difficile per le casse di previdenza, almeno per sette di loro. Gli enti di geometri, notai, consulenti del lavoro, giornalisti, ragionieri, medici e agenti di commercio rischiano infatti di trovarsi commissariati perché non in grado di garantire il pagamento delle pensioni ai propri iscritti nei prossimi 30 anni. Il ministero del lavoro, contrariamente a quanto accaduto durante la prima realizzazione dei bilanci tecnico-attuariali per verificare la sostenibilità di medio periodo, non pare più disponibile ad aspettare che le casse riformino i loro sistemi previdenziali per evitare un annunciato collasso. Così il ministro Maurizio Sacconi, ascoltato il primo dicembre 2010 presso la bicamerale di controllo sugli enti gestori di previdenza obbligatoria, ha annunciato senza mezzi termini che «ai fini della verifica della stabilità trentennale della gestione previdenziale (come previsto dal comma 763 della Finanziaria 2007, ndr) si è convenuto di adottare come indicatore l'anno in cui il saldo corrente dato dalla differenza tra le entrate totali e le uscite totali assume strutturalmente valore negativo». Dai dati inviati al 30 novembre al ministero, che ItaliaOggi ha anticipato il 14 dicembre 2010 e che la direzione generale per le politiche previdenziali passerà ai raggi x nelle prossime settimane, emerge quindi che sette gestioni (in base alla legge di privatizzazione del 94) rischiano molto.

La norma sulla sostenibilità. Con il comma 763 della legge 296/2006 è entrato in vigore l'obbligo per le casse di previdenza di presentare ogni tre anni i bilanci tecnico-attuariali a 50 anni per valutare la sostenibilità dei conti a 30 anni (prima era di 15 anni). Il 30 novembre è scaduto il termine ultimo per l'invio dei documenti. Dai dati forniti a ItaliaOggi dagli stessi enti previdenziali emerge che in tutti i casi il patrimonio non si azzera mai nel periodo esaminato (2009-2059) e tanto basta per gli attuari per classificare una cassa come «sostenibile». Del resto il comma 763 si limita a dire che gli enti devono avere la sostenibilità a 30 anni ma in nessun caso spiega in cosa consiste questa «sostenibilità». In passato l'allora direttore degli affari previdenziali aveva provato a fare chiarezza (si veda ItaliaOggi del 02/09/2009). Il fatto però che sia stato lo stesso Sacconi ad anticipare che il ministero adotterà un criterio di analisi dei bilanci più severo cambia le prospettive. Secondo il metodo Sacconi, infatti, sette istituti previdenziali non risulterebbero sostenibili.

Il precedente. Del resto lo stesso ministro, davanti ai commissari della Bicamerale, ha ricordato come «dall'esame effettuato sulla base delle risultanze dei bilanci tecnici al 31 dicembre 2006 è emerso che diverse Casse ex decreto legislativo n. 509 non risultavano in grado di salvaguardare l'equilibrio economico-finanziario nel lungo periodo e pertanto sono stati invitate ad adottare incisivi interventi correttivi». Interventi che, tuttavia, non tutti hanno messo in cantiere. Secondo ItaliaOggi, infatti, Enpam (medici), Inpgi (giornalisti), Cnpr (ragionieri) nonostante non avessero la sostenibilità al 2036 non hanno prodotto alcuna riforma. Fa eccezione Enasarco (agenti di commercio), che ha presentato un piano di restyling solo nei giorni scorsi.

Gli scenari. Stando alla legge di privatizzazione, il decreto legislativo 509/94, le due opzioni sono: riformare o essere commissariati. L'articolo 2 della citata legge infatti parla chiaro: «In caso di disavanzo economico-finanziario, rilevato dai rendiconti annuali e confermato anche dal bilancio tecnico si provvede alla nomina di un commissario straordinario, il quale adotta i provvedimenti necessari per il riequilibrio della gestione». In realtà, in base ad un documento riservato del ministero del lavoro che ItaliaOggi è stato in grado di anticipare (si veda IO del 2/9/09), il ministero del lavoro avrebbe avuto già la possibilità di commissariare alcuni enti. Ma non l'ha fatto. Sarà indulgente ancora una volta?

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Italia Oggi (Lavoro e Previdenza) Data: "Il Tfr a conguaglio entro marzo" 28/12/2010

Indietro Stampa ItaliaOggi Numero 307 pag. 28 del 28/12/2010 | Indietro

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Le istruzioni nella circolare Inps 162/2010. Nelle operazioni entrano i conteggi sul fondo tesoreria Il Tfr a conguaglio entro marzo Al via le operazioni di ricalcolo dei contributi per il 2010 di Domenico Comegna

Da quando anche il Tfr entra nel conguaglio contributivo, le aziende tenute al versamento al Fondo di Tesoreria gestito dall'Inps (quelle con almeno 50 addetti), che devono provvedere alla sistemazione delle differenze, a debito o a credito, eventualmente determinatesi in relazione alle somme mensilmente versate, hanno più tempo per le dovute operazioni: sino al 16 marzo 2011. Resta fermo l'obbligo del versamento o del recupero dei contributi dovuti sulle componenti variabili della retribuzione nel mese di «gennaio 2010». È quanto precisa, tra l'altro, l'Inps nella maxi-circolare n. 162/2010. Si tratta della consueta operazione attraverso cui il datore di lavoro perviene all'esatta quantificazione dell'imponibile contributivo e conseguente effettuazione del prelievo sulle retribuzioni erogate durante l'anno ai lavoratori dipendenti.

Elementi variabili

Qualora nel corso del mese intervengano elementi o eventi che comportino variazioni nella retribuzione imponibile, può essere consentito ai datori di lavoro di tenerne conto in occasione degli adempimenti e del connesso versamento dei contributi relativi al mese successivo a quello interessato dall'intervento di tali fattori. Si tratta di compensi per lavoro straordinario, indennità di trasferta o missione, indennità economica di malattia o maternità anticipate dal datore di lavoro per conto dell'Inps, indennità riposi per allattamento, giornate retribuite per donatori sangue, riduzioni delle retribuzioni per infortuni sul lavoro indennizzabili dall'Inail, permessi non retribuiti, astensioni dal lavoro, indennità per ferie non godute, congedi matrimoniali, integrazioni salariali (non a zero ore).

L'Istituto (circolare n. 117/2005) tra le variabili retributive ha ricompreso anche i ratei di retribuzione del mese precedente (per effetto di assunzione intervenuta nel corso del mese precedente) successivi alla elaborazione delle buste paga, ferma restando la collocazione temporale dei contributi nel mese in cui è intervenuta l'assunzione stessa. A tale riguardo, mentre non occorre operare alcun accorgimento per assunzioni intervenute nei mesi da gennaio a novembre, ove le stesse avvengono a dicembre con corresponsione dei ratei nella retribuzione di gennaio, occorre ricomprendere l'importo di questi ultimi, sia tra le variabili in aumento della denuncia Dm10 (codice A000), sia nell'elemento dell'EMens «VarRetributive» (contenuto in «DatiRetributivi»), attributo Anno Precedente, «AumentoImponibile». Gli eventi o elementi che hanno determinato l'aumento o la diminuzione delle retribuzioni imponibili, di competenza del mese di dicembre 2010, i cui adempimenti contributivi sono assolti nel mese di gennaio 2011, vanno evidenziati nel flusso Uniemens valorizzando l'elemento «VarRetributive» di «DenunciaIndividuale», allo scopo integrato, per gestire le variabili retributive e contributive in aumento e in diminuzione e anche gli «imponibili negativi» con il conseguente recupero delle contribuzioni non dovute. Ai fini della imputazione nella posizione contributiva del lavoratore, gli elementi variabili della retribuzione sopra indicati si considerano secondo il principio della competenza (dicembre 2010), mentre, ai fini dell'assoggettamento al regime contributivo (aliquote, massimali, agevolazioni, ecc.), si considerano retribuzione del mese di gennaio 2011, salvo il caso di imponibile negativo in relazione al quale la contribuzione non dovuta va recuperata nel suo effettivo ammontare. Anche ai fini della certificazione Cud/2011 e della dichiarazione 770/2011, i datori di lavoro terranno conto delle predette variabili retributive, nel computo dell'imponibile dell'anno 2010. La sistemazione contributiva degli elementi variabili della retribuzione (salvo quanto precisato per la maggiorazione del 18% ex art. 22 L. 177/1976), deve avvenire entro il mese successivo a quello cui gli stessi si riferiscono.

Massimale contributivo

La riforma Dini (art. 2, comma 18, della legge n. 335/1995) ha stabilito un massimale annuo per la base contributiva e pensionabile degli iscritti successivamente al 31 dicembre 1995 a forme pensionistiche obbligatorie privi di anzianità contributiva. Tale massimale, rivalutato ogni anno in base all'indice dei prezzi al consumo calcolato dall'Istat, per l'anno 2010 è pari a 92.147,00 euro (93.437,00 per il 2011). Lo stesso, ricorda la nota, trova applicazione per la sola aliquota di contribuzione ai fini pensionistici (Ivs), ivi compresa l'aliquota aggiuntiva dell'1%.

Per il trattamento contributivo, i datori di lavoro dovranno attenersi alle istruzioni contenute nella circolare n. 177/1996, ossia devono sottoporre a tutte le contribuzioni, mese per mese, l'intera retribuzione sino al raggiungimento del massimale annuo. Raggiunto il massimale, sulla parte eccedente, saranno versate solo le contribuzioni minori (esposte con il codice tipo contribuzione “98”). A tal fine l'Inps ricorda che: il massimale non è frazionabile a mese; nel caso di rapporti di lavoro successivi, le retribuzioni percepite in costanza dei precedenti rapporti, si cumulano ai fini della applicazione del massimale; in caso di rapporti simultanei le retribuzioni derivanti dai due rapporti si cumulano; nel caso di coesistenza nell'anno di rapporti di lavoro subordinato e di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, ai fini dell'applicazione del massimale, le retribuzioni derivanti da rapporti di lavoro subordinato non si cumulano con i compensi percepiti a titolo di collaborazione coordinata e continuativa e viceversa. Nel caso in cui i datori di lavoro, per effetto di inesatta determinazione dell'imponibile nel corso dell'anno, abbiano versato il contributo Ivs sulla parte eccedente il massimale di 92.147,00, provvederanno in sede di conguaglio al recupero del contributo.

Contributo aggiuntivo

L'art. 3-ter della legge n. 438/92 ha istituito, in favore di quei regimi pensionistici che prevedano aliquote contributive a carico dei lavoratori inferiori al 10%, un contributo nella misura dell'1% (a carico del lavoratore) eccedente il limite della prima fascia di retribuzione pensionabile che per il 2010 era pari a 42.364,00 euro, 3.530,00 euro mensili (42.958,00 euro nel 2011). Ai fini del versamento del contributo aggiuntivo in trattazione, deve essere osservato il criterio della mensilizzazione. Ai fini delle operazioni di conguaglio (i codici sono indicati nella circolare) gli elementi variabili della retribuzione, ove gli adempimenti contributivi vengano assolti con la denuncia del mese di gennaio 2010, non incidono sulla determinazione del tetto 2010 di 42.364,00. Ai fini del regime contributivo, infatti, le componenti variabili vengono considerate retribuzione di gennaio 2011. Nel caso di diversi rapporti di lavoro che si succedono nell'anno, le retribuzioni percepite in costanza di ciascun rapporto si cumulano ai fini del superamento della prima fascia di retribuzione pensionabile.

Fringe benefit

L'art. 51 comma 3 del Tuir stabilisce che non concorre a formare il reddito di lavoro dipendente il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati se, complessivamente, di importo non superiore, nel periodo di imposta, a 258,23 euro e che, se il valore in questione è superiore a detto limite, lo stesso concorre interamente a formare il reddito. Nel caso in cui, in sede di conguaglio, il valore dei beni o dei servizi prestati risulti superiore al predetto limite l'azienda dovrà provvedere ad assoggettare a contribuzione il valore complessivo e non solo la quota eccedente. Per la determinazione del predetto limite si dovrà tener conto anche di quei beni o servizi ceduti da eventuali precedenti datori di lavoro. Ai soli fini previdenziali, in caso di superamento del limite di 258,23 euro, l'azienda che opera il conguaglio provvederà al versamento dei contributi solo sul valore dei fringe benefit da essa erogati. Ai fini della quantificazione forfetaria dell'utilizzo in forma privata dell'autovettura, di proprietà del datore di lavoro e assegnata in uso promiscuo al lavoratore, sempre il Tuir (art. 51, comma 4, lettera a) dispone che tale calcolo sia effettuato sulla base di una percorrenza annua totale dell'auto di 15.000 km e riferendone una parte di essi all'uso privato; la percentuale prevista dalla norma è 30% (15.000 x 30% = 4.500 x valore km tariffe Aci = misura del fringe benefit).

Prestiti ai dipendenti

Dal 1° gennaio 2000, ai fini della determinazione della quota imponibile per il compenso in natura relativo ai prestiti erogati ai dipendenti (art. 51, c. 4, lett. b) del Tuir.) si deve assumere quale parametro di riferimento il tasso ufficiale di riferimento (Tur) vigente al termine di ciascun anno (1%). Stock option

L'art. 82, comma 24-bis, della legge n. 133/09 ha previsto, in deroga al principio di armonizzazione delle basi imponibili fiscale e previdenziale, un regime di esenzione contributiva per i redditi di lavoro dipendente derivanti dall'esercizio di piani di stock option, che si applica a tutte le azioni assegnate a partire dal 25 giugno 2008 (data di entrata in vigore del d.l. n. 112/2008), indipendentemente dalla data di adozione dei piani azionari. Ai fini dell'applicabilità del regime esonerativo di cui trattasi:

● il piano azionario non deve essere generalizzato;

● l'attuazione del piano deve essere subordinata al verificarsi delle condizioni in esso previste;

● il piano deve prevedere esclusivamente l'assegnazione di titoli azionari.

Per le modalità di recupero della contribuzione versata ma non dovuta sulle azioni assegnate dal 25 giugno 2008, si richiamano le istruzioni fornite nel messaggio n. 25602/2010. Ove le operazioni di recupero si riferiscono a lavoratori non più in forza alla data del 1° gennaio 2010, i datori di lavoro dovranno avvalersi della procedura delle regolarizzazioni contributive (Dm10/v) e, contestualmente, riproporre il flusso EMens del mese nel quale hanno provveduto al versamento della contribuzione, valorizzando il corretto imponibile.

Conguagli Tfr

Per quanto riguarda i versamenti delle quote di Tfr non destinate ad un fondo complementare da parte di dipendenti di imprese con almeno 50 addetti, è stato chiarito (circolare n. 70/2007) che il versamento delle quote va effettuato mensilmente, salvo conguaglio a fine anno o alla cessazione del rapporto di lavoro. In occasione delle operazioni di conguaglio, quindi, le aziende devono provvedere alla sistemazione delle differenze a debito o a credito eventualmente determinatesi in relazione alle somme mensilmente versate al Fondo di Tesoreria e alla regolarizzazione delle connesse misure compensative.

Rivalutazione Tfr

La nota ricorda che anche il Tfr versato al Fondo di Tesoreria deve essere rivalutato (ex 2120 c. c.) alla fine di ciascun anno (con l'applicazione di un tasso costituito dall'1,5% in misura fissa e dal 75% dell'aumento dell'indice accertato dall'Istat), ovvero alla data di cessazione del rapporto di lavoro e tale incremento (al netto dell'imposta sostitutiva) deve essere imputato alla posizione del singolo lavoratore. Il costo della rivalutazione resta a carico del Fondo di Tesoreria. Sulle somme oggetto di rivalutazione, va versata all'Erario l'imposta sostitutiva del 11% (ex dlgs. n. 47/2000), che grava sul lavoratore. I datori di lavoro possono conguagliare l'importo versato relativamente alla rivalutazione della quota di accantonamento maturato presso il Fondo di Tesoreria entro il mese di «dicembre 2010», salvo conguaglio da eseguirsi entro il mese di «febbraio 2011». Per individuarne l'ammontare, i datori di lavoro potranno calcolare una presunta rivalutazione delle quote di Tfr trasferite alla Tesoreria, avvalendosi dell'ultimo (o del penultimo) indice Istat. A tale riguardo, la circolare fa presente che il coefficiente valido per il mese di ottobre 2010 è 2,354565.

Adempimenti a carico azienda

Con riferimento ai lavoratori per i quali nell'anno 2010 sono state versate quote di Tfr al Fondo di Tesoreria, i datori di lavoro dovranno determinare la rivalutazione ex art. 2120 c.c. (separatamente da quella spettante sul Tfr accantonato in azienda) e calcolare sulla stessa, con le modalità previste dall'Agenzia delle entrate, l'imposta sostitutiva dell'11%. L'importo di quest'ultima sarà recuperato in sede di conguaglio con i contributi dovuti all'Inps. Le somme eventualmente conguagliate in eccedenza a titolo di imposta sostitutiva, sia all'atto del versamento dell'acconto che in altre ipotesi, potranno in ogni caso essere restituite. La gestione del Tfr al Fondo di Tesoreria sul flusso Uniemens, avviene attraverso la compilazione delle sezioni «Denuncia individuale» e «Denuncia aziendale», secondo le modalità descritte nel documento tecnico.

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Messaggero, Il Data: "FAMIGLIE ricche e occupazione in calo. Un quadro contrastato in 28/12/2010 un'epoca difficile è ci..."

Indietro Stampa Martedì 28 Dicembre 2010 Chiudi

FAMIGLIE ricche e occupazione in calo. Un quadro contrastato in un’epoca difficile è ciò che risulta dai dati di Bankitalia. In confronto con gli altri Paesi del mondo occidentale l’Italia gode di una posizione invidiabile. Siamo un Paese ricco che detiene il 5,75% del benessere mondiale, a fronte di una quota di popolazione pari all’1%. Ogni famiglia italiana può contare su un “capitale” di 350 mila euro. Investito in case, terreni, titoli e depositi bancari. L’indebitamento e i mutui gravano soprattutto su alcune frange di famiglie povere. La nostra ricchezza è quasi 8 volte il reddito disponibile, quando questo rapporto negli Usa è solo 5 volte. Tra l’altro, questa ricchezza privata sostiene il nostro pesante debito pubblico, disincentivando la speculazione internazionale. Desta però anche qualche inquietudine poiché gran parte dell’economia irregolare finisce in aumenti del patrimonio, soprattutto in case. Questi dati complessivi e medi nascondono tuttavia disuguaglianze sia territoriali, con il Mezzogiorno più povero, sia tra le famiglie. Il 10% di quelle più facoltose possiede il 45% della ricchezza nazionale, mentre la metà più povera controlla il 10% dei beni privati. Uno squilibrio ben presente in tutto il mondo occidentale. In parte compensato in Italia da un altro dato: il 40% della popolazione possiede il 45% della ricchezza nazionale. Insomma una bella fetta di italiani vive in situazioni di agiatezza, quella che ha consentito di sopportare meglio la crisi. Ma attenzione a non cullarsi troppo. La disoccupazione sta crescendo: a ottobre il tasso è salito all’8,7% toccando il livello massimo dal 2004. Tasso che non considera gli scoraggiati, gli sfiduciati che nemmeno cercano lavoro, nel qual caso il tasso salirebbe ad oltre il 10%. Per i giovani (14-24 anni) la disoccupazione sale al 25% con un valore massimo del 36% per le donne del Sud. La disoccupazione è il male dell’Europa. La crisi ha colpito duro, liberando tanta capacità produttiva, mentre la lenta ripresa ha metabolizzato pesanti ristrutturazioni su vasta scala, risente dei ”tagli” della spesa pubblica e non gode certo di finanziamenti generosi. Rischia di essere una ripresa senza posti di lavoro, una jobless recovery. In Italia, la situazione si presenta critica per vari motivi. Abbiamo subito meno la crisi ma abbiamo difficoltà a riprenderci. Siamo come una palude capace di assorbire, di attutire le cadute, ma altrettante incapace di favorire il decollo, il rilancio. Palude creatasi nel tempo, figlia di scelte del passato sia nel campo pubblico che in quello privato, non più valide ai tempi attuali. Welfare obsoleto, ingiusto che privilegia occupati e pensionati e danneggia i giovani, aziende di piccola dimensione, poco capitalizzate in difficoltà nella competizione globale. Crescente fuga di giovani istruiti non solo verso gli USA ma anche nei paesi europei mentre si continua ad attrarre solo lavoratori a basso o a bassissimo livello di specializzazione. Come uscirne? Un paese ricco, appagato, che non riesce a porsi obiettivi sfidanti. Che non si chiede “che cosa vuole essere nel 2020”, come fanno altri paesi. Dove investire, quali settori privilegiare. Occorrerebbe un patto sociale, un riscatto collettivo a meno che un fattore esterno ci imponga di cambiare. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "Il Tfr extra ricco paga una quota di solidarietà" 28/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2010-12-28 - pag: 27 Liquidazioni. Prelievo per il 2007-2009

Il Tfr extra ricco paga una quota di solidarietà

Alessandro Profumo. Ha ricevuto 40 milioni dal divorzio con Unicredit avvenuto nel 2010. È quindi esentato dal prelievo Matteo Arpe. Liquidato con oltre 31 milioni nel 2007 da Capitalia, rientra tra quanti sono chiamati a versare il contributo di solidarietà Un contributo di solidarietà alleggerisce le maxi liquidazioni relative al triennio 2007-2009. A farne le spese (il 15% della parte eccedente gli 1,5 milioni) saranno i manager liquidati negli anni scorsi, come Matteo Arpe, che nel 2007 ha ricevuto da Capitalia oltre 31 milioni di euro e che ora dovrà versarne allo stato oltre quattro. Lo stesso vale per Cesare Geronzi, che dopo il matrimonio tra Unicredit e Capitalia ricevette 20 milioni. Rientrano nel decreto 29 ottobre 2010 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 solo le liquidazioni concesse nel triennio 2007-2009: questo limite "salva" i 40 milioni lordi ricevuti da Alessandro Profumo dopo il divorzio da Unicredit. E salva anche gli oltre 101 milioni incassati da Cesare Romiti il 22 giugno 1998, dopo 24 anni al vertice della Fiat. Ci sono voluti quasi quattro anni per l'emanazione del decreto ministeriale che regolamenta il contributo di solidarietà del 15% sui maxi trattamenti che eccedono l'importo di 1,5 milioni. Per pagare il contributo di solidarietà i liquidati avranno a disposizione 18 rate mensili. Con il Dm 29 ottobre 2010 trova, così, attuazione quanto previsto dal comma 222, dell'unico articolo di cui si compone la legge 296/2006 (Finanziaria 2007). Si tratta di una disposizione che prevede un prelievo aggiuntivo sul trattamento di fine rapporto, sull'indennità premio di fine servizio, sull'indennità di buonuscita dei dipendenti statali e sui trattamenti integrativi pensionistici. La decorrenza della trattenuta è prevista dalla norma al 1 gennaio 2007 ma, in pratica, non ha potuto trovare applicazione per la mancanza del decreto ministeriale a cui la legge ha demandato la relativa di regolamentazione. Per questo il Dm prevede le modalità di prelievo, cercando di individuare le varie situazioni in cui si possono trovare i percipienti. Se si tratta di un soggetto che, dopo aver incassato il maxi trattamento, è andato in pensione, spetta all'Ente previdenziale trattenere sulla pensione il contributo dividendolo in 18 rate mensili. Se, invece, il percipiente è stato assunto presso un altro datore di lavoro, dovrà essere quest'ultimo a trattenere le 18 rate sullo stipendio. Su questo punto, però, il Dm non specifica con quali modalità il nuovo datore di lavoro potrà venire a conoscenza dell'obbligo di eseguire la trattenuta. Nell'ipotesi in cui, invece, il beneficiario della somma assoggettabile al 15% abbia intrapreso un'attività di lavoro autonomo, dovrà pensare egli stesso al versamento ed effettuarlo in forma autonoma sempre in 18 rate mensili. Per farlo dovrà, tuttavia, attendere le istruzioni che verranno diffuse dall'agenzia delle Entrate. Infine, se il percettore dei trattamenti non è pensionato, non è titolare di un rapporto di lavoro subordinato, né ha iniziato un'attività di lavoro autonomo, ha facoltà di scegliere se versare in unica soluzione oppure in 18 rate. Il provvedimento stabilisce, inoltre, che gli Enti previdenziali e i datori di lavoro, tenuti a eseguire le trattenute, provvedano a versarle entro il quindicesimo giorno dalla data di erogazione del trattamento su cui è effettuata la trattenuta (ovviamente, stante il notevole ritardo nel l'emanazione del decreto, non si tratta più del Tfr o delle altre indennità, ma delle quote di retribuzione o di pensione). Nel provvedimento non è indicato il termine per l'effettuazione della prima rata. Si presume che, fatto salvo il caso dei lavoratori autonomi in attività (in attesa di specifiche istruzioni), la trattenuta possa iniziare non appena saranno rese note le modalità di versamento. Di recente già un'altra disposizione si è occupata di prevedere una maggiore tassazione per compensi particolarmente elevati. Si tratta dell'articolo 33 del Dl 78/ 2010 (legge 122/2010). La norma prevede che ai bonus e alle stock options che eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione, attribuiti ai dirigenti nel settore finanziario e ai titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa (dello stesso settore), venga applicata una aliquota addizionale del 10 per cento. RIPRODUZIONE RISERVATA

TRATTAMENTI DIVERSI

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "LONGEVITY RISKDanesi prudenti" 28/12/2010

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2010-12-18 - pag: 20 LONGEVITY RISKDanesi prudenti

- La buona notizia è che si vivrà più a lungo. La cattiva è che per evitare il peggio è necessario mettere per tempo mano al portafoglio e accantonare qualcosa in più. Pari a tre miliardi di euro per Atp, il fondo pensione danese del settore pubblico. Secondo i nuovi calcoli, oggi un sessantenne danese ha un'aspettativa di vita di tre anni superiore rispetto al sessantenne del 1990. E in futuro la vita media si allungherà di un anno ogni dieci. «Potevamo utilizzare le nostre riserve per aumentare le pensioni dice Chresten Dengsøe, capo attuario di ATP ma abbiamo preferito mantenere le nostre promesse: sia al 20enne che al 95enne». RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Perseo al via per addetti di enti locali e sanità" 28/12/2010

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2010-12-18 - pag: 20 Previdenza complementare. Dopo Espero, la seconda struttura dedicata ai dipendenti della Pa

Perseo al via per addetti di enti locali e sanità

Destinato a oltre un milione di lavoratori pubblici. Il nodo basse adesioni Giusto in tempo per Natale. Lunedì 20 dicembre presso la sede del notaio le parti sociali, Aran e rappresentanze sindacali daranno alla luce Perseo, il fondo pensione destinato ai dipendenti pubblici attivi negli enti locali e nel sistema sanitario, ossia medici, veterinari e biologi: in tutto circa 1,26 milioni di lavoratori ancora privi di uno strumento di previdenza complementare di categoria e che per ottenere una copertura previdenziale di secondo pilastro hanno dovuto ricorrere ai mediamente più costosi fondi pensione aperti o piani individuali pensionistici, ossia i Pip. Il passaggio formale dal notaio è cruciale per la nascita di un fondo che è stato istituito nel 2007 e che ora dopo la definizione degli organi collegiali potrà chiedere l'iscrizione all'albo della Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione). Un parto lento, ma non l'ultimo del settore pubblico: è ancora in fase di gestazione Sirio, dedicato a circa 300mila lavoratori di ministeri, enti pubblici, Enac, Cnel e Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sirio, ha per così dire rallentato per lasciare strada a Perseo e consentirgli di tagliare il traguardo dal notaio per l'istituzione ufficiale. La stessa nascita dei fondi pensione del settore pubblico era stata di fatto rallentata dal decollo di quelli del settore privato, che con la 252/2005 hanno trovato un impulso rilevante. Anche se non soddisfacente, visto che il tasso di adesione ai fondi pensione complementari oscilla intorno al 20%, nonostante l'impennata di un milione di iscritti solo nel 2007. Finora dei 3,6 milioni dei dipendenti pubblici, solo quelli del settore scuola hanno un fondo pensione di categoria, Espero: il cui tasso di adesione, al 30 settembre scorso, era tuttavia di circa 86mila gli iscritti, il 7,19% del bacino potenziale, in risibile aumento rispetto all'anno precedente. Eppure la nascita della previdenza complementare per dipendenti pubblici risale al 1999, quando Aran e sindacati avevano siglato un accordo per l'applicazione anche al pubblico impiego delle modalità di calcolo del Tfr (trattamento di fine rapporto; oggi i dipendenti pubblici hanno il Tfs, trattamento di fine servizio, la cui dote accantonata è solo virtuale). Un ostacolo tecnico su cui si è a più riprese inabissata la volontà delle parti di procedere verso la nascita dei fondi pensione, visto l'effetto non favorevole per il lavoratore del passaggio da Tfs a Tfr. La svolta con la manovra economica della scorsa estate in cui l'articolo 12 comma ha stabilito che dal 1 gennaio prossimo il calcolo della liquidazione di tutti i dipendenti pubblici attivi prima del 31/12/2000, attualmente calcolato con il sistema Tfs (trattamento fine servizio), avverrà secondo le regole del Tfr, (trattamento fine rapporto). La mossa omogeneizza il calcolo della liquidazione dei dipendenti pubblici a quelli privati ed è stata accompagnata da una dote operativa di 92 milioni di euro in tre anni per rilanciare la previdenza complementare. Ora tocca a Sirio, preparare le carte per il notaio. Ad Aran e rappresentanze sindacali, quindi, il compito di occuparsi dell'ultimo settore rimasto scoperto ossia Università e ricerca, anche se gli addetti sono rimasti così pochi da indurre dubbi sull'opportunità di istituire un fondo dedicato. Ma soprattutto di promuoverlo ed evitare che la tutela previdenziale per i lavoratori resti solamente virtuale. pagina a cura di Marco lo Conte http://marcoloconte.blog. ilsole24ore.com/ RIPRODUZIONE RISERVATA

PERSEO IN NUMERI

1,26 milioni

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Previmoda consiglia" 28/12/2010

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2010-12-18 - pag: 20 LA RETE DI DELEGATI

Previmoda consiglia

Anche Previmoda lancia un servizio di consulenza. Dopo Fon.Te (commercio e servizi) anche il fondo del tessile abbigliamento ha iniziato a organizzare una rete consulenziale, che conta sui 40 delegati all'assemblea di origine sindacale, quelli della precedente assemblea, i delegati regionali e i loro delegati. In programma nel 2011 un centinaio di assemblee nelle aziende. Una campagna di promozione e formazione per spiegare ai lavoratori i vantaggi offerti dal fondo pensione, i rischi della non adesione e quelli derivanti dall'iscrizione a prodotti più costosi come i Pip. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Stop a strutturati e prodotti «strani» Occhio ai conflitti di 28/12/2010 interesse e alle competenze«Casse, investite in modo semplice»«Enti pensione? Più responsabilità»LETTERAObama e aziend"

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: PUBBLICITA' data: 2010-12-18 - pag: 13 Stop a strutturati e prodotti «strani» Occhio ai conflitti di interesse e alle competenze«Casse, investite in modo semplice»«Enti pensione? Più responsabilità»LETTERAObama e aziende, pace fatta

AGFGiorgio Jannone Due anni. Incalzati dalla stampa e da alcuni iscritti alle casse di previdenza. Alla fine i 18 parlamentari della commissione bicamerale di vigilanza hanno chiuso l'indagine conoscitiva sui conti degli enti pensione post crack Lehman Brothers. La relazione conclusiva doveva essere approvata il 14 dicembre ma, per i noti motivi politici, il via libera è slittato dopo Natale. È però un passaggio formale: deputati e senatori, bisogna darne atto, hanno fatto un buon lavoro. Bipartisan. La relazione-bozza (anticipata dal «Sole24Ore» la settimana scorsa) è una sintesi chiara ed efficace di quello che le casse previdenziali devono fare in futuro sul versante finanziario: stop a derivati e obbligazioni strutturate; investimenti solo in prodotti che si capiscono, trasparenza nei costi e nei rischi. Il verdetto è netto ed emerge dalle conclusioni della relazione. Non solo. C'è una bacchettata alle casse sulle finalità di derivati e strutturati: «...finalità che spesso viene individuata in una non meglio precisata e precisabile "attività di copertura" laddove invece risulta evidente la speranza di guadagno connessa a una pura "scommessa speculativa"». Leggere che enti pensione (non tutti) fanno scommesse speculative, porta a svariate riflessioni. Soprattutto (vedi anche intervista in basso) in merito a eventuali ipotesi di riforma del sistema dei controlli sugli investimenti degli enti pensione privatizzati. Obiettivo? Assicurare la necessaria e indispensabile stabilità di lungo periodo e allo stesso tempo la congruità delle prestazioni previdenziali. Senza prendere troppi rischi. Controllo e verifica dunque. Che non possono pesare soltanto sulle spalle di mass media e parlamentari. Una lettura più attenta dei bilanci delle casse di previdenza avrebbe permesso ai diretti interessati (ovvero ai 2 milioni di iscritti agli enti), di analizzare l'attività degli amministratori al tempo della crisi. Facendo pressione, eventualmente, su collegio dei sindaci (organo di controllo interno) e revisori dei conti (organo di verifica contabile esterno). E chiedendo infine, come auspica anche la commissione bicamerale, maggiore trasparenza via internet su bilanci e conti, con annesse relazioni degli organi vigilanti e delibere sugli investimenti. Senza estenuanti e a volte improduttive richieste via mail o raccomandata. Infine due punti da sottolineare nella relazione. Uno che coinvolge direttamente gli iscritti. «Non sempre sono state fornite risposte convincenti alle richieste di chiarimento in merito a investimenti su strumenti finanziari rischiosi da parte degli amministratori delle casse». Nella relazione di 44 pagine, in più parti viene evidenziata la poca competenza dei vertici di alcuni enti in ambito finanziario. In alcune parti del documento (ma è sufficiente leggere i verbali delle audizioni già sul sito www.parlamento.it) ci sono delle vere e proprie stroncature. Non è obbligatorio essere esperti di prodotti finanziari complicati. Ma forse è necessario interessarsi alla vita associativa della cassa previdenziale evitando di eleggere sempre le stesse persone. A proposito, infine, dei consulenti finanziari (e qui passiamo al secondo punto). La commissione bicamerale si dilunga nel documento anche su di loro, sottolineando che alcuni enti pensione più coinvolti nel crack Lehman Brothers hanno cambiato società di advisory. Su tale punto l'organo bicamerale fa notare che «molte delle casse coinvolte in scelte finanziarie altamente rischiose avevano come referenti i medesimi advisor». Ecco, i vertici degli enti pensione farebbero bene a puntare su consulenti finanziari senza conflitti di interessi. Senza legami con società di gestione e ogni altro tipo di investimento. Anche perché, a quanto si sa, in commissione sono pronti a un secondo giro. Con annessa stangata. pagina a cura di Maria Adelaide Marchesoni RIPRODUZIONE RISERVATA «Ogni mercato ha bisogno di poche regole chiare e di un controllore che vigili sulla gestione. Nel caso delle casse di previdenza, per tutelare gli iscritti, sono necessarie l'efficienza della gestione, la trasparenza dell'operato e la salvaguardia del patrimonio di medio-lungo periodo». Giorgio Jannone (Pdl), presidente della commissione bicamerale di controllo degli enti previdenziali, definisce il quadro di controlli presenti (e futuri) per gli enti pensione. La crisi finanziaria ha avuto un grande peso sui conti delle casse di previdenza. Gli attuali controlli sugli enti sono efficaci o da rivedere? I controlli sono sufficientemente efficaci ma di certo va ricercato un maggiore coordinamento tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti. Così come è essenziale che le casse diano frequenti comunicazioni, anche tramite internet, agli iscritti. La nostra commissione ha giocato un ruolo fondamentale nel dissuadere tutti gli amministratori delle casse dal ricorrere di nuovo a investimenti troppo rischiosi. Che ruolo possono giocare le authority esistenti? Nel mondo finanziario e previdenziale italiano le authority hanno adottato regolamenti necessari ad assicurare una sana e prudente gestione, la trasparenza e la correttezza dei comportamenti. Tuttavia questo non è stato ritenuto sufficiente. Le authority stesse hanno preteso che venisse adottato all'interno delle istituzioni vigilate, un sistema di controllo, visto come insieme di regole e procedure interne. Qualche esempio? Nei fondi pensione vi è il responsabile del fondo e l'organismo di sorveglianza. Per banche e assicurazioni vi è la funzione di risk management, l'internal audit, l'attuario incaricato per la gestione tecnico-assicurativa e altro. Le figure devono essere in possesso di requisiti di onorabilità e professionalità. Nei loro confronti non dovrebbero esserci cause di incompatibilità o di conflitto di interessi. Se si dovesse utilizzare un organo di controllo già esistente per le casse di previdenza, quale sarebbe più adeguato fra Covip (fondi pensione), Bankitalia, Isvap (assicurazioni) e Consob? Credo Isvap o Covip. Hanno maturato l'esperienza relativa alla gestione finanziaria finalizzata a far fronte agli impegni previdenziali di lungo termine in presenza di protezione del capitale e garanzie di rendimento. Non dobbiamo dimenticare poi che la gestione tecnica richiede un know how specifico e chi opera in tali authority ha maturato le competenze necessarie. Quali sono le criticità in merito alla gestione del patrimonio delle casse alla luce di quanto accaduto? La criticità più rilevante riguarda la governance del processo di investimento che dovrebbe essere disegnata in modo che siano chiari ruoli e responsabilità. Significa che devono essere adottati e formalizzati i processi decisionali in tema di investimenti. In concreto? In concreto il cda della cassa deve approvare l'investment policy e la risk policy. In altre parole, le responsabilità relative alle scelte effettuate dovrebbero poter essere attribuite agli attori coinvolti che hanno concorso alla formazione dei risultati. I gestori o gli advisor o pochi singoli soggetti non possono avere eccessivi poteri e responsabilità. RIPRODUZIONE RISERVATA Epap e bilancio 2009 A proposito dell'articolo pubblicato su «Plus24» il 27 novembre 2010 dal titolo «Per i geologi un restyling costoso», Epap precisa che così come tutti gli enti di previdenza privati, risponde alla norma civilistica (art. 2426 codice civile) per la quale i titoli sono iscritti in bilancio al minore tra costo di acquisto e valore di mercato. La norma prescrive che «tale minor valore non può essere mantenuto nei successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi». Pertanto l'Epap ha registrato il recupero di valore dei titoli al 31/12/2009 rispetto al valore delle svalutazioni in precedenza accantonato. Diversamente l'ente non avrebbe potuto operare; nessun artificio dunque, soltanto l'applicazione di una norma. ...Inoltre salta agli occhi la diversa valutazione dello stesso bilancio (rispetto all'articolo pubblicato sul «Sole24Ore» il 29 agosto 2010, ndr) Arcangelo Pirrello- pres. Epap La risposta di «Plus24» Nell'articolo in questione non si è mai parlato di «artificio». Ma è stata realizzata un'analisi del bilancio Epap 2009. Inoltre le valutazioni non sono contrastanti con l'articolo del 29 agosto 2010 pubblicato sul «Sole24Ore». Anche in quel caso venne dato conto del restyling del portafoglio scrivendo le medesime cifre: 27,3 milioni di perdite su titoli e rivalutazione dei bond Lehman in portafoglio. (V. D'A.-M.A.M.) Cominciamo dai nomi, almeno i più importanti. All'incontro alla Casa Bianca di mercoledì di Barack Obama con 20 capi azienda americani c'erano Robert Wolf di Ubs America, Greg Brown di Motorola, John Chambers di Cisco Systems, Kenneth Chenault di American Express, Jeffrey Immelt di General Electric, James McNarney di Boeing, Indra Nooyi di PepsCo, Paul Otellini di Intel, Eric Schmidt di Google, Andrew Liveris di Dow Chemical. Il meglio del corporate America. Pace fatta dopo la rottura con la business community? Quasi. Veniamo a una chiave di lettura. Robert Wolf e Eric Schimdt non contano. Sono da sempre molto amici del Presidente. Wolf fin da prima della sua elezione al Senato e Schmidt durante le presidenziali. McNarney di Boeing, che dipende dagli appalti del Pentagono, è per definizione pro Casa Bianca. Chenault, Otellini e Liveris si sono sempre barcamenati e così pure la Nooyi di Pepsi Cola. I due veramente importanti per l'incontro con Obama sono invece stati Immelt e Chambers. Immelt fu il primo ad ammettere pubblicamente che con Obama le cose non andavano, che la comunità degli affari era in rotta totale con la Casa Bianca. La dichiarazione fu letteralmente rubata dal Financial Times - Immelt era a Roma per un incontro ma colpì nel segno, perché Ge rappresenta il massimo dell'establishment del corporate America. Avevamo già visto Immelt a Mumbay, al seguito del viaggio presidenziale in India, subito dopo le elezioni. La riparazione era già in corso. Se in quel caso Immelt era uno di 200, la settimana scorsa era uno di venti. L'altro nome importante è quello di John Chambers. Era un sostenitore sfegatato di John McCain già durante le primarie. E continuò a combattere contro Obama durante le presidenziali. Ma il mondo gira. Obama ha già virato al centro. Il business è business e i grandi capitani d'industria americani debbono lavorare con il potere esecutivo. Si seppelliscono i rancori e si va avanti. Da noi succede meno. Non sappiamo che cosa otterrà Obama. L'appoggio morale non è da poco. Ma spera che questi signori investano la loro cassa per rilanciare l'occupazione. Unico assente? Jamie Dimon di JP Morgan Chase. Lui e Obama erano amici. Poi Dimon non sopportò la retorica contro le banche della Casa Bianca. Ponti rotti per sempre? Secondo me è anche con lui, è solo questione di tempo. mplatero@ilsole24ore. us RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "«Casse, investite in modo semplice»" 28/12/2010

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2010-12-18 - pag: 12 Previdenza. È l'invito della commissione di vigilanza ai vertici degli enti dopo l'inchiesta Lehman

«Casse, investite in modo semplice»

Stop a strutturati e prodotti «strani» Occhio ai conflitti di interesse e alle competenze Due anni. Incalzati dalla stampa e da alcuni iscritti alle casse di previdenza. Alla fine i 18 parlamentari della commissione bicamerale di vigilanza hanno chiuso l'indagine conoscitiva sui conti degli enti pensione post crack Lehman Brothers. La relazione conclusiva doveva essere approvata il 14 dicembre ma, per i noti motivi politici, il via libera è slittato dopo Natale. È però un passaggio formale: deputati e senatori, bisogna darne atto, hanno fatto un buon lavoro. Bipartisan. La relazione-bozza (anticipata dal «Sole24Ore» la settimana scorsa) è una sintesi chiara ed efficace di quello che le casse previdenziali devono fare in futuro sul versante finanziario: stop a derivati e obbligazioni strutturate; investimenti solo in prodotti che si capiscono, trasparenza nei costi e nei rischi. Il verdetto è netto ed emerge dalle conclusioni della relazione. Non solo. C'è una bacchettata alle casse sulle finalità di derivati e strutturati: «...finalità che spesso viene individuata in una non meglio precisata e precisabile "attività di copertura" laddove invece risulta evidente la speranza di guadagno connessa a una pura "scommessa speculativa"». Leggere che enti pensione (non tutti) fanno scommesse speculative, porta a svariate riflessioni. Soprattutto (vedi anche intervista in basso) in merito a eventuali ipotesi di riforma del sistema dei controlli sugli investimenti degli enti pensione privatizzati. Obiettivo? Assicurare la necessaria e indispensabile stabilità di lungo periodo e allo stesso tempo la congruità delle prestazioni previdenziali. Senza prendere troppi rischi. Controllo e verifica dunque. Che non possono pesare soltanto sulle spalle di mass media e parlamentari. Una lettura più attenta dei bilanci delle casse di previdenza avrebbe permesso ai diretti interessati (ovvero ai 2 milioni di iscritti agli enti), di analizzare l'attività degli amministratori al tempo della crisi. Facendo pressione, eventualmente, su collegio dei sindaci (organo di controllo interno) e revisori dei conti (organo di verifica contabile esterno). E chiedendo infine, come auspica anche la commissione bicamerale, maggiore trasparenza via internet su bilanci e conti, con annesse relazioni degli organi vigilanti e delibere sugli investimenti. Senza estenuanti e a volte improduttive richieste via mail o raccomandata. Infine due punti da sottolineare nella relazione. Uno che coinvolge direttamente gli iscritti. «Non sempre sono state fornite risposte convincenti alle richieste di chiarimento in merito a investimenti su strumenti finanziari rischiosi da parte degli amministratori delle casse». Nella relazione di 44 pagine, in più parti viene evidenziata la poca competenza dei vertici di alcuni enti in ambito finanziario. In alcune parti del documento (ma è sufficiente leggere i verbali delle audizioni già sul sito www.parlamento.it) ci sono delle vere e proprie stroncature. Non è obbligatorio essere esperti di prodotti finanziari complicati. Ma forse è necessario interessarsi alla vita associativa della cassa previdenziale evitando di eleggere sempre le stesse persone. A proposito, infine, dei consulenti finanziari (e qui passiamo al secondo punto). La commissione bicamerale si dilunga nel documento anche su di loro, sottolineando che alcuni enti pensione più coinvolti nel crack Lehman Brothers hanno cambiato società di advisory. Su tale punto l'organo bicamerale fa notare che «molte delle casse coinvolte in scelte finanziarie altamente rischiose avevano come referenti i medesimi advisor». Ecco, i vertici degli enti pensione farebbero bene a puntare su consulenti finanziari senza conflitti di interessi. Senza legami con società di gestione e ogni altro tipo di investimento. Anche perché, a quanto si sa, in commissione sono pronti a un secondo giro. Con annessa stangata. pagina a cura di Maria Adelaide Marchesoni RIPRODUZIONE RISERVATA

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Avvenire Data: "Assegni 2011, salgono gli interessi" 29/12/2010

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ECONOMIA 28-12-2010

Assegni 2011, salgono gli interessi Pensioni & previdenza di Vittorio Spinelli U decreto del Ministero dell’economia del 15 dicembre scorso ha elevato il tasso degli interessi legali dall’1% all’1,5%, con effetto dal 1° gennaio 2011. L’adeguamento del saggio d’interesse ha effetto su tutti i rapporti economici di debito e di credito, comprese le pensioni e altri sostegni chiesti dai lavoratori e dai pensionati al rispettivo ente di previdenza. Primi a beneficiarne sono i lavoratori che hanno già lasciato il servizio e sono in attesa che Inps, Inpdap e altri enti liquidino il primo assegno. Se il provvedimento è adottato con ritardo, spettano gli interessi legali sugli arretrati. Il pensionato ha diritto quindi agli interessi sulle somme a lui spettanti, quando l’ente accoglie la domanda dopo 120 giorni dalla presentazione, termine stabilito dalla legge 533/73. Il termine è perentorio tanto che, trascorsi i 120 giorni, l’interessato può agire in giudizio. 60 per l’Inps. La vecchia legge del 1973 è stata superata dalle norme sulla efficienza amministrativa (legge 69/2009) che obbligano i dirigenti pubblici, pena la responsabilità personale, ad adottare i provvedimenti di competenza entro 30 giorni dalla domanda. Applicando questa legge, l’Inps si è dotato di un proprio Regolamento (determinazione del Presidente n. 47/2010, presente sul sito Internet dell’Istituto) che impone agli uffici tempi di lavorazione brevi. Il Regolamento non affronta la materia degli interessi len gali, ma in realtà è una pubblica dichiarazione con la quale il debitore (l’Inps) si impegna a saldare il suo credito (la pensione) entro termini prestabiliti. Il Regolamento indica il termine di 60 giorni per respingere o accogliere le pensioni di vecchiaia, di anzianità e ai familiari superstiti dei lavoratori dipendenti e autonomi, e per il pagamento degli assegni agli invalidi. Il termine sale a 90 giorni per le pensioni di invalidità e inabilità dei lavoratori dipendenti e per tutte le pensioni richieste dagli assicurati agli ex fondi speciali (telefonici, elettrici, ferrovieri ecc.). Se questi termini non vengono osservati – a patto che la domanda sia completa – si ha diritto al risarcimento del danno, ingiustamente patito a causa della inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento. Compresi gli interessi legali. Sarebbe infatti illogico offrire spontaneamente un risarcimento del 'danno da ritardo' senza preoccuparsi di applicare anche gli interessi legali previsti da una legge. Gli interessi devono scattare quindi dopo i 60 o i 90 giorni indicati. In particolare, per le domande di pensione presentate nel 2010 ma liquidate nel 2011 l’applicazione degli interessi avverrà pro quota: l’1% sui periodi fino al 31 dicembre 2010 e l’1,5% dal 1° gennaio 2011. Contributi. Il nuovo tasso si applica anche al pagamento dei contributi previdenziali in caso di omesso o ritardato versamento. Anche per i debiti pendenti al 1° gennaio 2011 il calcolo degli interessi tiene conto del tasso pro tempore.

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Italia Oggi (Lavoro e Previdenza) Data: "Costo del lavoro, crescita modesta" 29/12/2010

Indietro Stampa ItaliaOggi Numero 308 pag. 34 del 29/12/2010 | Indietro

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I minimali aggiornati del 2011 utili ai fini del versamento della contribuzione previdenziale Costo del lavoro, crescita modesta La retribuzione minima imponibile sale a 1.155 mensili di Gigi Leonardi

Dal mese di gennaio la retribuzione minima imponibile ai fini del versamento della contribuzione previdenziale sale a 1.155 euro mensili. Il valore utile per il 2011 è frutto dell'aggiornamento Istat (stimato in un più 1,4%).

Retribuzione imponibile. La legge n. 389/1989 dispone che la retribuzione da assumere come base per il calcolo dei contributi di previdenza, non può essere inferiore all'importo delle retribuzioni stabilite da leggi, regolamenti, contratti o accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative su base nazionale, ovvero da contratti individuali, qualora ne derivi una retribuzione di importo superiore a quello previsto dal contratto collettivo. La norma, come ha a suo tempo sottolineato l'Inps, ha portata generale e quindi vincola anche quei datori di lavoro che non aderiscono (neppure di fatto) ai contratti o accordi collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative su base nazionale. Ciò significa, in altri termini, che l'obbligo del versamento contributivo nel rispetto dei trattamenti retributivi previsti dai contratti collettivi, sempre che la retribuzione corrisposta non risulti di importo superiore, investe tutti i datori di lavoro. l'art. 2, comma 25, della legge n. 549/1995 (provvedimento collegato alla finanziaria 1996) ha inoltre aggiunto che in caso di pluralità di contratti collettivi per uno stesso settore, la retribuzione da assumere ai fini del minimale contributivo, è quella stabilita dal contratto collettivo stipulato dalle organizzazioni sindacali (datoriali e dei lavoratori) comparativamente più rappresentative nella categoria. I minimali. A far tempo dal 1° gennaio 1989 (è la stessa legge n. 389/1989 a sostenerlo), il minimale giornaliero da assoggettare a contributi non può comunque essere inferiore al 9,5% del trattamento minimo di pensione del fondo lavoratori dipendenti. La misura della retribuzione minima giornaliera per l'anno prossimo sarà pertanto fissata in 44,41 euro, pari al 9,5% di 467,43 euro, minimo di pensione di gennaio 2011. Lo stipendio minimo contributivo mensile (minimale giornaliero per 26) passa quindi da 1.138,54 a 1.154,66 euro. In una circolare del gennaio 1989 l'Inps ha inoltre precisato che i diversi criteri circa l'individuazione del minimale contributivo non hanno abrogato la previgente disciplina relativa alla determinazione della retribuzione minima giornaliera prevista dalla legge n. 537/1981 (i minimali che vengono aggiornati annualmente sulla base dell'indice medio del costo della vita calcolato dall'Istat). per cui la retribuzione da assoggettare a contributi deve soddisfare una duplice condizione:

● rispetto della retribuzione minima imponibile fissata dai contratti di lavoro;

● rispetto dei minimali di salariali giornalieri stabiliti dalla legge 537/1981, in considerazione appunto della soglia minima rappresentata dal 9,5% della pensione al 1° gennaio dell'anno interessato.

Minimale part-time. La citata legge n. 389/1989 ha peraltro introdotto un diverso criterio da adottare per la determinazione del limite minimo di retribuzione oraria applicabile ai fini contributivi per i lavoratori con contratto a tempo parziale. il minimale utilizzato in passato era stabilito (dall'art. 5 della legge 863/1984) in ragione di un sesto di quello giornaliero. Le attuali disposizioni prevedono invece che la retribuzione minima oraria da assumere quale base in caso di part-time, debba determinarsi rapportando alle giornate di lavoro settimanale a orario normale il minimo giornaliero, e dividendo l'importo così ottenuto per il numero delle ore di orario normale settimanale stabilito dal contratto collettivo nazionale di categoria per i lavoratori a tempo pieno. Il procedimento di calcolo del minimale orario si articola nelle seguenti operazioni:

a) si moltiplica il minimale giornaliero, ossia 44,41 euro per il numero delle giornate di lavoro settimanale a orario normale. l'anzidetto numero, in considerazione delle disposizioni e dei criteri vigenti in materia di minimali giornalieri, è in linea generale pari a 6, anche nei casi in cui l'orario di lavoro sia distribuito in cinque giorni;

b) si divide il prodotto per il numero delle ore di orario normale settimanale previsto dal contratto collettivo nazionale di categoria per i lavoratori a tempo pieno.

Applicando tale criterio, considerando un orario settimanale contrattuale di 40 ore, il minimale orario part-time per il 2011 risulta pari a 6,57 euro (44,41 x 6: 40).

Aliquota aggiuntiva. L'art. 3-ter legge n. 438/1992 stabilisce che, a decorrere dal 1° gennaio 1993, in favore di tutti i regimi pensionistici che prevedono aliquote contributive a carico del lavoratore inferiore al 10% (nonostante l'aumento di 0,3% previsto dalla Finanziaria 2007, l'aliquota a carico del dipendente si attesta a 9,19%, ossia sotto il 10%), è dovuta una aliquota aggiuntiva nella misura di un punto percentuale sulle quote di retribuzione eccedenti il limite della prima fascia di retribuzione pensionabile (il cosiddetto «tetto»). Per il 2011 la prima fascia di retribuzione pensionabile sale a 42.958,00 euro). Pertanto, l'aliquota aggiuntiva predetta (1%), deve essere applicata sulla quota di retribuzione eccedente detto limite, il quale, rapportato a 12 mesi, viene mensilizzato in 3.580,00 euro.

Mensa. Il comma 9 dell'art. 48 del Tuir, come sostituito dall'art. 3 del dlgs n. 314/1997, ha previsto che tutti gli ammontari degli importi che non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente, erogazioni liberali fino a 258,23 euro (500 mila lire), indennità di mensa di 5,29 euro (10.240 lire) ecc., possono essere rivalutati con dpcm quando la variazione percentuale del valore medio dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativo al periodo di 12 mesi terminante al 31 agosto, supera il 2% rispetto al valore medio del medesimo indice rilevato con riferimento allo stesso periodo dell'anno 1998. Per il 2011, in mancanza quindi del dpcm, detti importi continuano ad essere quelli fissati dal dlgs n. 314/1997.

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Repubblica, La Data: ""marchionne come valletta vuole superare l'ostacolo fiom" - 29/12/2010 paolo griseri"

Indietro Stampa Pagina 9 - Interni Lo storico Berta: l´ad Fiat punta a fabbriche prevedibili nei ritmi produttivi e guarda agli investitori Usa "Marchionne come Valletta vuole superare l´ostacolo Fiom" Se quel sindacato vorrà rientrare avrà molte occasioni per farlo. Ma credo che punti ad uscire dalla Cgil Ma il paragone regge fino ad un certo punto Non c´è più l´anticomunismo della Guerra fredda PAOLO GRISERI

TORINO - Marchionne peggio di Valletta, il ragioniere di ferro che governò la Fiat con durezza dal dopoguerra alla metà degli anni ‘60? Può darsi ma non esageriamo con i paragoni. Giuseppe Berta, professore di Storia contemporanea alla Bocconi, ha diretto l´Archivio storico Fiat dal ´96 al 2002. «Sono stato tra i primi a lanciare quel paragone, ma dobbiamo precisare bene i limiti della similitudine. La realtà è che Marchionne non guarda tanto al passato della Fiat quanto alle richieste degli investitori Usa». Professor Berta, ha senso paragonare Marchionne a Valletta? «Ha senso perché Marchionne, come Valletta nel ´49, sta trasformando profondamente l ´organizzazione del lavoro in fabbrica e come Valletta deve superare l´ostacolo della Fiom». Ma per cambiare l´organizzazione del lavoro bisogna davvero neutralizzare la Fiom? «Valletta lo pensava e in qualche misura lo pensa anche Marchionne. Valletta aveva di fronte operai specializzati che conoscevano e controllavano alla perfezione il ciclo lavorativo. Per questo erano un ostacolo ai nuovi sistemi importati, anche in quel caso, dagli Usa. Ma il paragone finisce qui». Perché? «Perché non c´è l´anticomunismo della guerra fredda e Obama non è Eisenhower». Giuliano Ferrara definisce Marchionne un rivoluzionario. Di Pietro annuncia che Mirafiori è tornata al fascismo. Chi ha ragione? «Nessuno. In Italia abbiamo una nefasta abitudine all´enfasi e alla retorica». E´ un fatto però che nella nuova Mirafiori non ci sarà la Fiom. Come giudica questo fatto? «Certamente non è un fatto positivo ma credo che la Fiom avrà molte occasioni, se vorrà, per rientrare». Perché dice «se vorrà»? «Perché penso che una parte del gruppo dirigente nazionale (e non parlo dei torinesi) stia pensando di uscire dalla Cgil e di cavalcare i movimenti sociali». Perché Marchionne ha intrapreso questo braccio di ferro? Serve davvero a migliorare il clima in fabbrica? «Marchionne vuole avere fabbriche prevedibili nei ritmi produttivi. Fabbriche da poter presentare agli investitori». Si dice che negli Usa non vedano di buon occhio l´investimento su Mirafiori. «Non so se sia così. Certo un governo che ha investito 17 miliardi di dollari e un sindacato che ci ha messo tutti i fondi pensione non sono mai contenti quando con quei soldi si investe a migliaia di chilometri di distanza». Perché i lavoratori della Fiat devono pagare per garantire i fondi pensione dei loro colleghi di Detroit? Non era la Chrysler sull´orlo del fallimento? «Chi ha messo i soldi pretende delle contropartite. Quanto ha messo l´Italia?».

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Repubblica, La Data: "statali, salasso sugli stipendi il blocco peserà fino al 2013" 29/12/2010

Indietro Stampa Pagina 31 - Economia Statali, salasso sugli stipendi il blocco peserà fino al 2013 La Cgil: niente aumenti anche a chi è promosso La Cgil: niente aumenti anche a chi è promosso Gli effetti della manovra sulle retribuzioni: in busta paga 1.600 euro in meno

MILANO - I dipendenti del settore privato avranno le loro ambasce (da Fiat in giù), ma quelli pubblici certo non ridono. Con la recente Manovra economica del governo – che prevede il blocco dei contratti fino al 2012 e lo stop agli aumenti per il 2013 – le loro retribuzioni perderanno mediamente, in quattro anni, circa 1.600 euro di potere d´acquisto. È una stima elaborata dalla Cgil, sigla sindacale che teme anche un deflusso, tra blocco del turnover e riduzione degli organici, di almeno 240 mila lavoratori nei prossimi anni. I numeri li ha fatti il responsabile dei lavoratori pubblici Cgil, Michele Gentile: il mancato rinnovo dei contratti nel triennio 2010-2012 costerà 1.200 euro lordi, altri 400 mancheranno nel 2013 per il blocco degli aumenti di stipendio, previsto dalla stessa legge. «Nel triennio 2010-2012 l´incremento degli stipendi per l´inflazione previsto dall´accordo interconfederale del 2009 (che Cgil non firmò, ndr) avrebbe dovuto essere del 4,2%. Poiché ogni punto di inflazione vale circa 20 euro, si tratta di 90 euro lordi in meno. Ipotizzando la sparizione di tre tranche annuali da 30 euro in più al mese (quindi 400 l´anno comprendendo la 13esima), la perdita cumulata di potere d´acquisto sarà almeno di 1.200 euro lordi, in media. Se ci aggiungiamo il blocco già previsto per il 2013, arriviamo almeno a 1.600 euro». Ai dirigenti, poi, andrà peggio: oltre il monte annuo di 90mila euro nel 2011-2013 ci sarà un taglio del 5% della retribuzione, che salirà al 10% sopra i 150 mila euro di introiti. Solo dal 2014 i lavoratori pubblici torneranno a vedere aumenti in busta paga, con evidenti ripercussioni a livello pensionistico, perché neanche un euro sarà recuperato nel monte contributi. Inoltre vengono bloccate la contrattazione integrativa ed eventuali progressioni di carriera, valide solo a fini giuridici e non economici. Ci sono circa 3,5 milioni di contratti pubblici scaduti a fine 2009. «Silvio Berlusconi aveva annunciato che non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani. Alla prova dei fatti, però, il governo ha svuotato il portafoglio di lavoratori e pensionati», dice il responsabile Welfare dell´Idv, Maurizio Zipponi. Qualche sindacalista, però, ricorda come altrove sia andata peggio. «In 17 Paesi europei – dice il segretario generale Fp-Cisl, Giovanni Faverin – non si sono limitati al blocco dello stipendio, ma hanno deciso tagli di personale rilevantissimi. In Spagna del 5%, in Irlanda del 13%». Ma una stretta sugli organici, sia pure più lieve, sarà vissuta anche in Italia. La Manovra prevede fino al 2012 che le entrate non eccedano il 20% delle uscite: su 10 statali pensionati o dimessi, solo 2 potranno essere assunti (e il rapporto vale anche in termini di spesa del personale). Se si stimano 100mila deflussi l ´anno, fino al 2012 a fronte di 300mila partenti ci saranno 60mila assunti. Anzi meno, perché Comuni, Regioni e strutture sanitarie hanno vincoli più stringenti. (a.gr.)

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Sole 24 Ore Online, Il Data: "Napolitano taglia gli stipendi più alti, blocca gli scatti d'anzianità 29/12/2010 e riforma le pensioni del Quirinale"

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28 dicembre 2010

Napolitano taglia gli stipendi più alti, blocca gli scatti d'anzianità e riforma le pensioni del Quirinale di Claudio Tucci

Tagli agli stipendi più elevati, blocco degli aumenti di anzianità e modifica dei pensionamenti anticipati al Quirinale. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano - si legge in una nota della presidenza della Repubblica, su proposta del Segretario generale e sentite le organizzazioni sindacali - ha applicato, per il triennio 2011-2013, le misure "salva conti" previste dalla manovra economica 2010. I soldi risparmiati nei tre anni saranno riassegnati al fondo per l'ammortamento dei titoli del debito pubblico.

Sul fronte stipendi spiegano dal Quirinale, sono applicate le trattenute del 5% e del 10% sulle buste paga superiori, rispettivamente, ai 90mila e ai 150mila euro, e sono bloccate le progressioni automatiche di anzianità per le fasce stipendiali più elevate. In più, è mantenuto il blocco dell'adeguamento all'incremento del costo della vita di tutte le retribuzioni e dei trattamenti pensionistici in atto dal 2008.

Disco verde pure alla modifica della normativa sui pensionamenti anticipati di anzianità, fissando a regime il limite di 60 anni di età e 35 di anzianità utile al pensionamento, con l'introduzione in via transitoria di misure dissuasive attraverso significative riduzioni dei trattamenti pensionistici.

I risparmi così ottenuti, si legge ancora nel comunicato, si aggiungono alle economie già realizzate dal 2006 al 2010, che hanno già consentito di mantenere ferma la richiesta di dotazione per il Colle a carico del bilancio dello Stato per ciascun anno del triennio 2011-2013 al livello del 2010 di 228 milioni di euro (sostanzialmente pari al livello del 2008, a seguito della riduzione di 3.217.000 euro della dotazione per il 2009).

28 dicembre 2010

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Sole 24 Ore Online, Il Data: "Sulla rappresentanza i sindacati ripartono dal patto del 2008" 29/12/2010

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Sulla rappresentanza i sindacati ripartono dal patto del 2008

ROMA A parole sono tutti d'accordo sulla definizione delle nuove regole sulla rappresentanza sindacale. Ma i principi del nuovo quadro regolatorio individuati due anni e mezzo fa da Cgil, Cisl e Uil in un documento unitario sono rimasti finora solo sulla carta. Sono tornati sotto i riflettori dopo che l'a.d. della Fiat ha evidenziato due forti limiti del nostro sistema di relazioni industriali che scoraggiano nuovi investimenti: la pluralità di interlocutori dovuta alla frammentazione sindacale e il mancato rispetto delle intese pattuite. Proprio questi due limiti sono alla base dell'uscita decisa da Sergio Marchionne dall'attuale sistema di relazioni industriali per le newco di Pomigliano e Mirafiori. Il documento unitario su rappresentanza e democrazia sindacale di maggio del 2008, frutto di una mediazione tra due diverse concezioni, quella della Cgil (referendum tra tutti i lavoratori) e quella della Cisl (consultazione tra gli iscritti), è stato osteggiato dalla Fiom – favorevole alla via legislativa, ha presentato una proposta di iniziativa popolare recepita dall'Idv con un Ddl specifico – e dalle componenti della sinistra radicale interne alla Cgil. Il documento all'origine rappresentava due capitoli all'interno della proposta unitaria sulla riforma della contrattazione, che poi è stata firmata da Cisl e Uil, ma non dalla Cgil. La spaccatura sul nuovo modello contrattuale e il pessimo clima tra le confederazioni, hanno mandato in soffitta il documento unitario. Dal quale intendono ripartire i leader della Cisl e della Cgil che ha annunciato che presenterà una proposta agli altri sindacati. Nel merito il documento prevede che la riforma sulla rappresentanza venga attuata «per via pattizia attraverso un accordo generale quadro». Per la misurazione della rappresentatività il modello di riferimento nel privato è il sistema adottato nel pubblico impiego con qualche correzione; si basa sugli iscritti (i dati associativi rilevati dall'Inps) e i voti nelle Rsu. Dovranno essere avallati dal Cnel che diventa l'istituzione certificatrice di ultima istanza della rappresentatività dei sindacati. L'obiettivo è quello di avere sui tavoli negoziali organizzazioni effettivamente rappresentative. Quanto alla democrazia sindacale, sul modello usato per la validazione del Protocollo del welfare del governo Prodi, è previsto che le piattaforme vengano proposte unitariamente dalle segreterie e dibattute negli organismi direttivi che le approvano prima di sottoporle alla consultazione tra lavoratori e pensionati. Secondo il documento unitario «tutto il percorso negoziale, dalla piattaforma alla firma, deve essere accompagnato da un costante coinvolgimento degli organismi delle confederazioni, prevedendo momenti di verifica degli iscritti, e assemblee di tutti i lavoratori e pensionati». In sostanza le segreterie assumono le ipotesi di accordo, le sottopongono alla valutazione dei rispettivi organismi direttivi allo scopo di ricevere il mandato per firmare, dopo una consultazione certificata tra tutti i lavoratori e i pensionati. Questo percorso democratico, nei piani di Cgil, Cisl e Uil dovrebbe garantire il rispetto degli accordi firmati, visto che hanno ottenuto il consenso di lavoratori interessati. Mentre allo stato attuale le consultazioni, così come la scelta di ricorrere al referendum, sono opzioni puramente discrezionali. Tuttavia resta da capire se in questa stagione caratterizzata da intese separate, il percorso ipotizzato ne documento sia sufficiente ad assicurare che gli impegni presi saranno rispettati da tutti. Tra i sindacati la Cgil, pur essendo favorevole alla via pattizia, sostiene anche la necessità di approvare una legislazione di sostegno a posteriori, come è stato fatto con l'accordo interconfederale del 20 dicembre del 1993 tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil sulla costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie. Tra le diverse depositate in Parlamento, il senatore Pietro Ichino (Pd) circa un anno fa ha presentato un disegno di legge n.1872 insieme ad altri 54 senatori. Come ha spiegato lo stesso Ichino si prefigura un sistema di relazioni che «attribuisca anche al sindacato minoritario il diritto alla rappresentanza» – proporzionalmente ai consensi ricevuti – «senza però concedergli il potere di veto di cui esso dispone nel sistema attuale di relazioni industriali». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "Il Colle taglia gli stipendi superiori ai 90mila euro" 29/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: POLITICA E SOCIETA' data: 2010-12-29 - pag: 20 Risparmi. L'adeguamento al decreto 78 in vigore da gennaio

Il Colle taglia gli stipendi superiori ai 90mila euro

CONTRASTO LE MISURE - Trattenute del 5 e del 10% per i redditi oltre 90mila e 150mila euro Bloccate anche le progressioni d'anzianità ROMA Il Quirinale prosegue sulla strada dell'austerity: il presidente della repubblica Giorgio Napolitano taglia ancora i costi del Quirinale dopo la cura dimagrante già adottata negli anni scorsi. Questa volta nel piano risparmi figurano in particolare gli "stipendi d'oro", ai quali viene applicata una trattenuta e il blocco dell'adeguamento al costo della vita. Una nota della presidenza della repubblica spiega infatti che, su proposta del segretario generale e sentite le organizzazioni sindacali, «il capo dello stato ha adottato (ai sensi e con le modalità previste dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78) i decreti attuativi nell'ordinamento interno per il triennio 2011-2013 delle disposizioni del citato decreto-legge». Le trattenute del 5 e del 10 per cento sono applicate sugli stipendi superiori ai 90 e 150mila euro: sono inoltre bloccate le progressioni automatiche di anzianità per le fasce stipendiali più elevate ed è mantenuto il blocco dell'adeguamento all'incremento del costo della vita di tutte le retribuzioni e dei trattamenti pensionistici in atto dal 2008. È inoltre incisivamente modificata la normativa dei pensionamenti anticipati di anzianità, fissando a regime il limite di 60 anni di età e 35 di anzianità utile al pensionamento, con l'introduzione in via transitoria di misure dissuasive attraverso significative riduzioni dei trattamenti pensionistici. I risparmi così ottenuti si aggiungono fa notare il Quirinale alle economie già realizzate dal 2006 al 2010 e che hanno consentito di mantenere ferma la richiesta di dotazione a carico del bilancio dello stato per ciascun anno del triennio 2011-2013 al livello del 2010 (228 milioni di euro). L'amministrazione della presidenza della repubblica, si legge nella nota diffusa ieri, provvederà a quantificare l'importo conseguente ai tagli da versare in ciascun anno del prossimo triennio al bilancio dello stato, per essere riassegnato al fondo per l'ammortamento dei titoli del debito pubblico. La presidenza, nonostante la piena autonomia regolamentare, aveva aderito qualche mese fa anche all'ultima iniziativa lanciata dal ministero della Pa e l'innovazione in materia di taglio dei costi con il monitoraggio sulle auto blu. Nel garage di via della Dataria, era stato prontamente reso noto in settembre, ce ne sono 35 (di cui 12 in proprietà e 23 in leasing), mentre gli autisti di ruolo sono 41, con una spesa che nel 2009 è stata di circa 323 mila euro. Una goccia nel mare degli oltre 4 miliardi spesi ogni anno, non senza polemiche, per mantenere le auto di servizio di tutta la pubblica amministrazione. RIPRODUZIONE RISERVATA

BILANCIO SOTTO CONTROLLO

5 e 10% Trattenute Sugli stipendi superiori ai 90 e 150mila euro sono applicate le trattenute del 5 e del 10% 228 milioni La dotazione È la richiesta di dotazione a carico del bilancio dello Stato per ciascun anno del triennio 2011-2013: è il livello del 2010 3,217 milioni La riduzione La dotazione è sostanzialmente pari al livello del 2008: quella per il 2009, infatti, era stata ridotta di 3,217 milioni di euro

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Sole 24 Ore, Il Data: "Le donne del pubblico lavoreranno fino a 61 anni" 29/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-12-29 - pag: 7 Le donne del pubblico lavoreranno fino a 61 anni

Le novità previdenziali non si esauriscono con il 2011; nel 2012, infatti, entra a regime la nuova età pensionabile per le lavoratrici del pubblico impiego; l'anno successivo, nel 2013, si stabilizzano le quote previste per la pensione di anzianità ma nel 2015 entra in vigore il nuovo sistema di crescita automatica del l'età pensionabile in relazione all'aumento della speranza di vita. Il sistema di crescita delle quote fino al 2013 è stato approvato già nel 2007, con il protocollo del welfare, mentre le altre misure sono state ratificate con la manovra anticrisi approvata prima dell'estate. L'aumento dell'età per la pensione di vecchiaia delle lavoratrici del pubblico impiego è stato imposto dall'Unione europea, che ha ritenuto discriminante la normativa che fissava un'età diversa in ragione del sesso (60 anni per le donne e 65 per gli uomini). Per far fronte agli obblighi comunitari, la legge 122/2010, che ha convertito il decreto legge 78/2010, ha fissato a 65 anni il requisito anagrafico per il diritto alla pensione di vecchiaia, stabilendo la decorrenza al 1 gennaio 2012; nel 2011 si compie una tappa di avvicinamento, con la crescita da 60 a 61 (una prima norma, bocciata dall'Unione europea, prevedeva una crescita graduale fino al 2018). Il 1 gennaio 2015 entra in vigore quella che può essere definita la "riforma permanente" dell'età pensionabile. Secondo la legge 122/2010, per tutti i lavoratori - privati e pubblici - l'età pensionabile crescerà automaticamente, in ragione dell'incremento della speranza di vita accertata dall'Istat. Questa crescita interesserà sia l'età anagrafica necessaria per la maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, sia l'età minima e la quota richiesta per la maturazione del diritto alla pensione di anzianità. La logica della norma è chiara: si vuole fare in modo che la crescita della vita media si rifletta automaticamente sul sistema previdenziale (ritardando il diritto alla pensione), senza dover intervenire ogni volta con una legge. L'adeguamento riguarderà anche l'età anagrafica necessaria per maturare l'assegno sociale, attualmente riconosciuto al conseguimento dei 65 anni. Il primo innalzamento non potrà essere superiore a tre mesi e decorrerà dal 1 gennaio 2015, mentre il secondo partirà dal 1 gennaio 2019. Successivamente l'adeguamento sarà effettuato con cadenza triennale. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "Sulla rappresentanza i sindacati ripartono dal patto del 2008" 29/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-12-29 - pag: 3 Regole. Dopo l'appello di Federmeccanica

Sulla rappresentanza i sindacati ripartono dal patto del 2008

POSSIBILI SOLUZIONI - Il documento unitario sanciva il compromesso tra Cgil e Cisl sulla via «pattizia» alla riforma con un accordo quadro ROMA A parole sono tutti d'accordo sulla definizione delle nuove regole sulla rappresentanza sindacale. Ma i principi del nuovo quadro regolatorio individuati due anni e mezzo fa da Cgil, Cisl e Uil in un documento unitario sono rimasti finora solo sulla carta. Sono tornati sotto i riflettori dopo che l'a.d. della Fiat ha evidenziato due forti limiti del nostro sistema di relazioni industriali che scoraggiano nuovi investimenti: la pluralità di interlocutori dovuta alla frammentazione sindacale e il mancato rispetto delle intese pattuite. Proprio questi due limiti sono alla base dell'uscita decisa da Sergio Marchionne dall'attuale sistema di relazioni industriali per le newco di Pomigliano e Mirafiori. Il documento unitario su rappresentanza e democrazia sindacale di maggio del 2008, frutto di una mediazione tra due diverse concezioni, quella della Cgil (referendum tra tutti i lavoratori) e quella della Cisl (consultazione tra gli iscritti), è stato osteggiato dalla Fiom favorevole alla via legislativa, ha presentato una proposta di iniziativa popolare recepita dall'Idv con un Ddl specifico e dalle componenti della sinistra radicale interne alla Cgil. Il documento all'origine rappresentava due capitoli all'interno della proposta unitaria sulla riforma della contrattazione, che poi è stata firmata da Cisl e Uil, ma non dalla Cgil. La spaccatura sul nuovo modello contrattuale e il pessimo clima tra le confederazioni, hanno mandato in soffitta il documento unitario. Dal quale intendono ripartire i leader della Cisl e della Cgil che ha annunciato che presenterà una proposta agli altri sindacati. Nel merito il documento prevede che la riforma sulla rappresentanza venga attuata «per via pattizia attraverso un accordo generale quadro». Per la misurazione della rappresentatività il modello di riferimento nel privato è il sistema adottato nel pubblico impiego con qualche correzione; si basa sugli iscritti (i dati associativi rilevati dall'Inps) e i voti nelle Rsu. Dovranno essere avallati dal Cnel che diventa l'istituzione certificatrice di ultima istanza della rappresentatività dei sindacati. L'obiettivo è quello di avere sui tavoli negoziali organizzazioni effettivamente rappresentative. Quanto alla democrazia sindacale, sul modello usato per la validazione del Protocollo del welfare del governo Prodi, è previsto che le piattaforme vengano proposte unitariamente dalle segreterie e dibattute negli organismi direttivi che le approvano prima di sottoporle alla consultazione tra lavoratori e pensionati. Secondo il documento unitario «tutto il percorso negoziale, dalla piattaforma alla firma, deve essere accompagnato da un costante coinvolgimento degli organismi delle confederazioni, prevedendo momenti di verifica degli iscritti, e assemblee di tutti i lavoratori e pensionati». In sostanza le segreterie assumono le ipotesi di accordo, le sottopongono alla valutazione dei rispettivi organismi direttivi allo scopo di ricevere il mandato per firmare, dopo una consultazione certificata tra tutti i lavoratori e i pensionati. Questo percorso democratico, nei piani di Cgil, Cisl e Uil dovrebbe garantire il rispetto degli accordi firmati, visto che hanno ottenuto il consenso di lavoratori interessati. Mentre allo stato attuale le consultazioni, così come la scelta di ricorrere al referendum, sono opzioni puramente discrezionali. Tuttavia resta da capire se in questa stagione caratterizzata da intese separate, il percorso ipotizzato ne documento sia sufficiente ad assicurare che gli impegni presi saranno rispettati da tutti. Tra i sindacati la Cgil, pur essendo favorevole alla via pattizia, sostiene anche la necessità di approvare una legislazione di sostegno a posteriori, come è stato fatto con l'accordo interconfederale del 20 dicembre del 1993 tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil sulla costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie. Tra le diverse depositate in Parlamento, il senatore Pietro Ichino (Pd) circa un anno fa ha presentato un disegno di legge n.1872 insieme ad altri 54 senatori. Come ha spiegato lo stesso Ichino si prefigura un sistema di relazioni che «attribuisca anche al sindacato minoritario il diritto alla rappresentanza» proporzionalmente ai consensi ricevuti «senza però concedergli il potere di veto di cui esso dispone nel sistema attuale di relazioni industriali». RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "Taglio triplo per le pensioni del 2011" 29/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-12-29 - pag: 7 Welfare - I CONTI DELLA PREVIDENZA

Taglio triplo per le pensioni del 2011

Requisiti innalzati per età e contributi, «finestre» fino a 18 mesi e trattamenti con importi minori La previdenza è un cantiere sempre aperto. Anche quando il legislatore non interviene con riforme strutturali la materia subisce aggiustamenti continui perché il traguardo della sostenibilità complessiva del sistema non è ancora stato raggiunto. Il 1 gennaio entrano in vigore alcune innovazioni introdotte negli ultimi anni, con il protocollo del welfare (la legge 247/2007) e con la manovra anticrisi del maggio scorso (decreto legge 78/2010). Vediamo cosa cambia. Le nuove finestre Nel 2011 entra in vigore il nuovo sistema di calcolo delle "finestre". Questo meccanismo serve a separare la data in cui si maturano i requisiti pensionistici dal momento (successivo) in cui decorre la pensione; in altri termini le finestre garantiscono l'innalzamento dell'età pensionabile, senza il clamore che accompagnerebbe una riforma esplicita dei requisiti pensionistici. Sino all'approvazione del Dl 78/2010, vigeva un sistema di finestre "rigide": una volta che si maturava il diritto alla pensione, per fruire del relativo trattamento bisognava aspettare la prima "finestra" utile, coincidente con una data fissa. Dal 1 gennaio, la finestra si trasforma in un termine che si calcola per ciascun lavoratore, a partire dalla data di maturazione dei requisiti (finestre "mobili"). Questo termine, che è fissato in 12 mesi per i lavoratori dipendenti e che sale a 18 mesi per gli autonomi e per i parasubordinati, vale per tutti i trattamenti. Sono escluse dall'applicazione delle finestre mobili solo alcune categorie di lavoratori: primi fra tutti i soggetti che maturano i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre del 2010 (si vedano anche le Domande & risposte). Salgono le quote Dal 1 gennaio aumentano anche i requisiti necessari per andare in pensione di anzianità. La maturazione del diritto alla pensione di anzianità, infatti, non dipende più solo dal raggiungimento di un numero minimo di contributi, ma è subordinata anche al raggiungimento di un'età anagrafica minima; inoltre, la somma di queste due voci (contributi ed età) non può essere inferiore a una cifra, la cosiddetta "quota". Secondo la legge 247/2007, questa quota cresce annualmente, fino a stabilizzarsi nel 2013. Per il 2011, il valore della quota è fissato a 96, con un'età minima che non può essere inferiore a 60 anni. Per gli autonomi artigiani, commercianti, coltivatori diretti, è prevista una regola più penalizzante: la quota è fissata a 97, con un minimo di 61 anni di età. Cosa cambia per le donne L'innalzamento delle quote necessarie per andare in pensione di anzianità produce la sostanziale abrogazione di questo istituto per le donne (salvo il caso in cui le lavoratrici riescano a maturare 40 anni di contributi, e allora non si applica alcun requisito anagrafico). L'età minima prevista per andare in pensione di anzianità nel 2011, infatti, coincide con l'età minima necessaria per la pensione di vecchiaia nel sistema privato: 60 anni. Quindi, viene meno la possibilità di pensionamento anticipato. Questa parificazione non si verifica nel pubblico impiego, dove il requisito per la pensione di vecchiaia è fissato a 61 anni nel 2011 e sale bruscamente (come imposto dalla Ue) a 65 nel 2012; questa soglia può essere anticipata nel caso cui una lavoratrice avrà 60 anni di età e 36 di contributi. Il calcolo contributivo Dal 1995 è stato introdotto il calcolo contributivo: ciò significa che gli assegni sono parametrati ai contributi versati. Al momento della pensione la dote accumulata da ciascun lavoratore viene trasformata in rendita mensile con un coefficiente che tiene conto dell'età e dell'aspettativa di vita. Questi coefficienti di trasformazione sono stati aggiornati al ribasso dal 1 gennaio 2010: il risultato è una nuova limatura degli assegni a partire da quella data. Gli adeguamenti Dal 1 gennaio aumenta di 7 euro l'importo delle pensioni minime (460,97 euro). Cresce nella stessa misura percentuale anche l'importo dell'assegno sociale e della pensione sociale. Per quanto riguarda le pensioni medie (comprese cioè tra 3 e 5 volte il trattamento minimo Inps), l'aumento per il 2011 è inferiore all'aumento del costo della vita; per le pensioni di importo mensile superiore a 1.382,91 euro, si applica un incremento pari al 90% dell'aumento Istat, per le pensioni superiori a 2.304,85 euro, la crescita è pari al 75%. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Alto Adige Data: "la cgil: a gennaio stangata su pensionati e famiglie" 30/12/2010

Indietro Stampa Pagina 11 - Economia La Cgil: a gennaio stangata su pensionati e famiglie Ebner: gli aumenti dei redditi saranno insufficienti contro il carovita

BOLZANO. «Il bilancio familiare, dal primo di gennaio, farà venire il mal di testa a più di una persona, in particolare se si tratta di un pensionato». Alfred Ebner, segretario generale della Spi/Cgil esprime preoccupazione per la situazione di pensionati e famiglie in Alto Adige. «Secondo Federconsumatori - spiega il segretario Ebner - per il 2011 è prevista una stangata da circa 1.016 euro a carico delle famiglie. L’aumento sul quale i pensionati potranno contare, nelle loro pensioni, è dell’1,4%, ovvero largamente inferiore ai rincari annunciati per tariffe e beni di prima necessità». Gli aumenti maggiori, infatti, riguarderanno proprio servizi e generi alimentari per i quali le famiglie con redditi bassi, tra i quali si colloca buona parte dei pensionati, spendono la maggior parte dei soldi a disposizione. «Questo - sottolinea Ebner -, rapportando i numeri al contesto locale, significa che in Alto Adige la situazione sarà ancora più penalizzante visto il tasso d’inflazione a Bolzano. Se l’aumento dell’1,4%, che corrisponde al dato ufficiale dell’Istat, a livello nazionale dovrebbe, almeno secondo il Governo, riuscire a salvaguardare il potere d’acquisto dei pensionati, in Alto Adige la situazione rischia di aggravarsi e appesantirsi proprio per quelle stesse fasce, visto che l’inflazione ufficiale si attesta ben oltre il 2%. A questo si aggiungono i dati delle associazioni consumatori, che fanno presagire per il 2011 una ulteriore impennata del costo della vita, con effetti ancora più negativi sul potere d’acquisto delle famiglie. Anche di questo aspetto la politica dovrà tenere conto».

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ASSINEWS.it Data: "Rc auto, stangata del 10% sugli assicurati migliori" 30/12/2010

Indietro Stampa 30 dicembre 2010

Rc auto, stangata del 10% sugli assicurati migliori di Gianluca Zapponini

Il 2011 non è ancora arrivato e già si preannuncia un anno di lacrime e sangue per gli automobilisti italiani. Dopo l'allarme lanciato dalle organizzazioni dei consumatori sui rincari Rc auto previsti nel 2011, stimati dall'Isvap intorno a 60 euro per le classi più basse, gli assicurati subiranno nel nuovo anno un'altra stangata, oltre quelle già previste.

Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, infatti, dal primo gennaio le tariffe subiranno un ulteriore incremento del 10% su base annua. Una storia già vista negli anni passati, ma che stavolta si arricchisce di un particolare che lascia perplessi: la variazione interesserà la classe di massimo sconto ossia quella che coincide con il profilo dell'assicurato migliore. E proprio qui sta il problema. Se i nuovi rincari coinvolgeranno gli automobilisti che sono considerati dalle compagnie assicurative i più affidabili, che ne sarà di quelli che appartengono alle classi superiori? È una domanda a cui attualmente, sulla base dei dati in possesso, non è possibile rispondere con certezza.

Mentre si attende di sapere l'effettiva entità degli aumenti, e le conseguenti ripercussioni su tasche e conti in banca, dall'Isvap è arrivata una serie di proposte che il governo dovrebbe fare proprie per dare ai cittadini un po' di ossigeno, facendoli risparmiare. L'Authority guidata da Giancarlo Giannini ha infatti inviato ai presidenti del Consiglio di Camera e Senato e al ministro dello Sviluppo Economico, un pacchetto di iniziative per prevenire altre brutte sorprese nel corso dell'anno e contenere il costo delle Rc auto «nella misura prudenziale del 15-18%».

La prima proposta avanzata dall'Isvap riguarda il trattamento delle grandi e piccole lesioni. Riguardo alle prime, l'Authority chiede un ulteriore intervento normativo sulla scala delle menomazioni e sul corrispondente valore dei punti di invalidità. Per le seconde, invece, l'Isvap auspica un maggiore controllo sui comportamenti scorretti dei medici legali, mediante il potenziamento delle Commissioni regionali miste. Ma è soprattutto sulle frodi che l'Isvap chiede a gran voce un giro di vite: l'idea è di dematerializzare il contrassegno assicurativo, rendendone così impossibile la falsificazione. Una misura cui si aggiunge la richiesta di inasprimento delle sanzioni per chi viene trovato sprovvisto di polizza assicurativa. Per far sì che tali obiettivi possano essere raggiunti, l'Isvap ha proposto anche di dotare le forze dell'ordine di «strumenti idonei alla consultazione online delle informazioni contenute nelle banche dati. Sempre in ambito di lotta alle frodi, poi, l'Authority ha proposto a governo e Parlamento l'istituzione di una Unità Antifrode, che sia in grado di coordinare e vigilare su tutte le banche dati sinistri esistenti, compresa quella dell'Isvap. Anche in questo caso, poi, entrerebbero ancora in gioco le forze dell'ordine: l'Unità, infatti, dovrebbe avvalersi del supporto di un nucleo speciale di polizia, in grado di contattare le stesse compagnie assicurative in caso di controversie giudiziarie. Anche le questioni relative al risarcimento diretto e al tacito rinnovo sono state oggetto del pacchetto giunto dall'Istituto di vigilanza. Sul primo fronte, dall'Isvap hanno auspicato il ripristino dell'esclusività della procedura «per allontanare le incertezze sollevate dalla sentenza pronunciata dalla Corte costituzionale nel 2008». Il tacito rinnovo dovrebbe essere invece abolito, in modo da stimolare di più la concorrenza e la possibilità di cambiare assicurazione da parte dei consumatori, fattori cruciali per determinare i prezzi delle polizze sul mercato. Ma se per ora queste sono le proposte finite sui tavoli di Palazzo Chigi e Parlamento, dall'Isvap hanno fatto sapere che potrebbero arrivare presto nuove soluzioni per migliorare ancora di più il sistema assicurativo italiano. Tra le proposte allo studio dell'Authority ci sarebbe il sistema bonus malus, su cui, a detta dell'Isvap, occorre mettere mano al più presto. Il meccanismo, secondo il quale ogni anno una certa quota di veicoli assicurati che non ha avuto sinistri «scivola» verso la prima classe, deve essere rivisto dal punto di vista delle condotte degli automobilisti, con relative ripercussioni sul prezzo della polizza. Infine alcuni dati sull'attività 2009 dell'Isvap. Lo scorso anno l'Authority ha irrogato 60 milioni di sanzioni, 50 delle quali per violazione della disciplina Rc auto. Inoltre, a partire da giugno 2009 sono state avviate 14 istruttorie nei confronti di altrettante imprese che hanno violato «l'obbligo a contrarre». Ancora forte nel Mezzogiorno la lotta al fenomeno delle disdette massive. (riproduzione riservata)

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Daily Yomiuri, The Data: "Don't cut state-funded portion of pension system" 30/12/2010

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The Finance Ministry's proposal to reduce the state-funded portion of pension payments is a foolish idea that may undermine confidence in the public pension system.

With the compilation of the draft budget for fiscal 2011 approaching its most important phase, the pension issue has become the hottest topic.

The ministry wants the state-paid portion of the pension lowered from the current 50 percent to 36.5 percent, the level it stood at until two years ago, because of a shortage of financial resources.

If this plan is carried out, the contributions people pay into the system could rise or the benefits they receive may fall. The government must maintain the current 50 percent level by managing financial resources more effectively.

The state-paid portion of the pension was raised to the current level in fiscal 2009 when the Liberal Democratic Party-New Komeito coalition was in power. The government at the time felt that to stabilize the pension system in the years ahead, it was essential to inject additional public funds into the national pension program.

However, the government-funded portion was raised without securing permanent financial resources to cover the additional 2.5 trillion yen needed annually. The government managed to deal with this shortfall by breaking into the surplus funds in the government's special accounts--so-called hidden treasure--in fiscal 2009 and 2010, while assuring the public that permanent financial resources would be secured by fiscal 2011.

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Raise consumption tax

To come up with such a huge sum, there may be no other way but to raise the consumption tax. The previous coalition government carries a grave responsibility for putting off discussion of the issue. Similarly, the ruling Democratic Party of Japan has shied away from the consumption tax hike issue, while implementing such sizable handouts as child allowances.

As the year-end approaches and concern grows over how the government will make ends meet in the fiscal 2011 budget, the Finance Ministry came up with the idea of lowering the government-funded portion of the pension system. This will hardly win public understanding. Another idea that has emerged is to maintain the 50 percent level by manipulating accounts. Under this plan, 2.5 trillion yen would be loaned from the 128 trillion yen reserve fund of the public pensions special account to the general account. This would be used as part of the state-funded portion.

This plan can only be regarded as makeshift.

Unless the government shows how the loaned money would be returned, such as through a consumption tax hike, future generations will be encumbered with a loan that can be equated with the issuance of government bonds.

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Another option

However, there is a slight favorable breeze in the compilation of the budget.

While the initially projected tax revenues for the fiscal 2010 budget are put at 37 trillion yen, it is highly likely they will be revised upward to around 40 trillion yen, thanks to an upturn in corporate performance. Next fiscal year's tax revenues are expected to be equivalent to this fiscal year's.

Nontax revenues of between 5 trillion yen to 6 trillion yen also are likely to be secured. By having the 1.4 trillion yen surplus fund of the Japan Railway Construction, Transport and Technology Agency, an independent administrative institution, returned to the state coffers, and restricting expenditures for fiscal 2011 to slightly more than 92 trillion yen--on a par with fiscal 2010--the government might be able to secure enough funds to maintain the current 50 percent level of the state-funded portion of the pension system in fiscal 2011.

Nevertheless, there is no guarantee the government will be able to come up with sufficient funds beyond that.

Once again, we ask Prime Minister Naoto Kan's administration to recognize that there is only one way to secure stable financial resources for the social security system and put the government's fiscal house in order: raise the consumption tax.

(From The Yomiuri Shimbun, Dec. 2, 2010)

(Dec. 3, 2010)

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Gazzetta di Parma, La Data: "Anziani, l'Inpdap premia il Comune: fondi per un milione" 30/12/2010

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CRONACA 30-12-2010 SOCIALE CONVENZIONE CON L'ISTITUTO DI PREVIDENZA

Anziani, l'Inpdap premia il Comune: fondi per un milione

Il finanziamento erogato per migliorare i servizi a sostegno della domiciliarità Laura Ugolotti ■ Un milione e 100 mila euro nelle casse del Comune per potenziare i servizi a sostegno della domiciliarità: è quanto prevede la convenzione firmata con Inpdap (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche). I fondi serviranno in particolare per erogare servizi socio assistenziali a domicilio per i pensionati pubblici non autosufficienti e i loro familiari. La convenzione è nata da un avviso rivolto agli operatori pubblici, indetto dall’ente di previdenza con l’obiettivo di finanziare progetti sperimentali e innovativi di assistenza domiciliare. All’avviso ha risposto il Comune con il progetto «A casa mia: servizi di qualità per il benessere della popolazione anziana ». In concreto l’accordo firmato ieri consentirà ai pensionati pubblici non autosufficienti di usufruire di servizi come l’assistenza domiciliare, la teleassistenza, spazi collettivi e centri diurni. Il tutto con l’obiettivo di garantire a 9 mila anziani (tanti sono i pensionati Inpdap ultrasessantacinquenni oggi residenti a Parma) la possibilità di non abbandonare la propria casa ed essere assistiti tra le mura domestiche. «E' un nodo importante che si aggiunge alla rete di collaborazioni con associazioni e volontariato - ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali Lorenzo Lasagna, che ieri ha firmato il protocollo con la delega del sindaco - Quando i fondi scarseggiano la sinergia con altri soggetti diventa vitale; la convenzione ci consentirà di ampliare i servizi e rafforzare i progetti di assistenza a domicilio». Il milione e 100 mila euro servirà infatti non solo per il progetto «A casa mia», ma anche per sperimentare nuove soluzioni e sinergie. Inoltre la convenzione prevede il monitoraggio dei bisogni socio-assistenziali del territorio, per valutare nuove possibili risposte e servizi. «Il Comune - ha aggiunto l’assessore alle Politiche abitative Giuseppe Pellacini - continua a puntare sulla domiciliarità, per consentire alle persone anziane di non allontanarsi da affetti e familiari. L’accordo va esattamente in questa direzione». «Inpdap - ha spiegato il dirigente generale direzione Emilia Romagna Inpdap, Alberto Scuderi - non si occupa solo di previdenza, ma anche di welfare, per garantire ai propri associati un alto livello di qualità della vita. In periodi critici è difficile garantire i servizi, ma questi sono soldi dei nostri pensionati e serviranno per garantire il benessere loro e della collettività». «L'attività di monitoraggio - ha aggiunto Forte Clo, vicepresidente del consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inpdap - servirà proprio per ottimizzare le risorse a disposizione, evitando sprechi e dando risposte puntuali ai nuovi bisogni». «Un particolare ringraziamento - ha aggiunto Lasagna - va a Mauro Libè, che ha messo a disposizione il suo ruolo di parlamentare per sostenere e definire l’accordo». Pubblica amministrazione Qui sopra, a sinistra, un momento della firma del protocollo di intesa tra Comune e Inpdap.

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Italia Oggi Data: "Aggiornate le pensioni nel pubblico" 30/12/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 30/12/2010 - pag: 29 autore: di Gigi Leonardi Nota operativa dell'Inpdap. Per il 2011 la perequazione è stata calcolata in misura dell'1,4%

Aggiornate le pensioni nel pubblico

Dal 1° gennaio scatta la rivalutazione Istat degli assegni Tutto pronto all'Inpdap (l'ente di previdenza dei dipendenti pubblici) per il rinnovo dei mandati di pagamento delle pensioni 2011. Lo annuncia lo stesso Istituto con la nota operativa n. 54/20100, dove si legge che la perequazione è stata calcolata sulla base dell'indice Istat nella misura provvisoria dell'1,4%, come stabilito dal decreto interministeriale (Economia-Lavoro) del 19 novembre scorso. Ritorno al passato. Per le pensioni d'importo superiore al trattamento minimo Inps, l'aliquota percentuale di aumento si applica a scalare, secondo determinate fasce d'importo. Al riguardo occorre ricorda la nota, l'art. 5, comma 6, della legge n. 127/2007 (il provvedimento che ha deciso la 14^ mensilità per i pensionati meno abbienti con più di 65 anni) stabilisce che: «Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra 3 e 5 volte il trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato, per il triennio 2008-2010, secondo il meccanismo stabilito dall'articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, nella misura del 100 per cento». In parole più semplici, questo significa che nel triennio 2008-2010 gli aggiornamenti hanno avuto il seguente andamento:100% dell'indice Istat sull'importo mensile sino a 5 volte il trattamento minimo e 75% sulla quota mensile eccedente 5 volte l'importo del trattamento minimo. Nel 2011, in assenza di un apposito intervento legislativo, si ritorna quindi al passato, e cioè aggiornamento del:* 100% sull'importo mensile sino a 3 volte il trattamento minimo Inps;* 90% sulla quota mensile compresa tra 3 e 5 volte il trattamento minimo;* 75% sulla quota mensile eccedente 5 volte l'importo del trattamento minimo.Di conseguenza, l'aumento per l'anno prossimo sarà così articolato: * 1,4% (ossia l'aliquota intera) sulla fascia di pensione mensile sino a 1.382,91 euro, il triplo del minimo di dicembre 2010;* 1,26% (90% dell'incremento) sulla fascia compresa tra 1.382,91 e 2.304,85 euro, cinque volte il minimo 2010;* e 1,05% (75% dell'aliquota di aumento) sulla quota mensile eccedente 2.304,85 euro, cinque volte il minimo 2010.Per effetto dell'applicazione delle suddette percentuali, la misura mensile dell'indennità integrativa speciale (la ex scala mobile dei pubblici dipendenti) viene elevata a 715,84 euro (685,94 euro la quota annessa alla tredicesima mensilità).Vedovi. L'austerity che dalla riforma Dini (legge n. 335/1995) imperversa in materia pensionistica non ha risparmiato neppure i superstiti, le cui rendite vengono ridotte in presenza di altri redditi Irpef (con esclusione della casa di abitazione). Dal 1° gennaio 2011, la pensione dei vedovi, a meno che nel nucleo familiare non vi siano figli minori, studenti o inabili, vengono dunque liquidate come segue:* meno 25% , qualora il reddito supera 3 volte il trattamento minimo Inps (18.229,77 euro);* meno 40%, se il reddito supera 4 volte il minimo (24.806,36 euro);* e meno 50% quando il reddito supera 5 volte il trattamento minimo Inps (30.382,95 euro). Il vecchio milione. Chi beneficia dell'aumento previsto dalla finanziaria 2002 (art. 38 della legge 448/2001) che a suo tempo ha consentito di riscuotere 516.46 euro (il famoso milione di lire al mese del precedente governo Berlusconi), nel 2011 incasserà 603,87 euro. L'anno prossimo l'ex «milione», che ricordiamo spetta agli ultrasettantenni (o ultrasessantenni se invalidi totali), verrà attribuito a condizione che l'interessato non consegua redditi propri d'importo superiore a 7.850,31 euro. Se si tratta di soggetto coniugato è inoltre necessario che il reddito, cumulato con quello del coniuge, non superi i 13.275,21 euro. A tal fine si considerano i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti da Irpef, con esclusione della casa di abitazione.

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Italia Oggi Data: "Cisal: previdenza da rivedere" 30/12/2010

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ItaliaOggi sezione: CISAL data: 30/12/2010 - pag: 31 autore: di Vincenzo Lucarelli I temi affrontati dal segretario generale del sindacato durante il Consiglio generale di Fiuggi

Cisal: previdenza da rivedere

È urgente agganciare le pensioni alla dinamica salariale Il Consiglio generale della Cisal, nel corso dei suoi lavori assembleari, svoltisi recentemente a Fiuggi, ha analizzato e approfondito il tema riguardante le pensioni, affrontato dal segretario generale, Francesco Cavallaro nella sua relazione.L'amara constatazione, più volte fatta, del complessivo arretramento del sistema pensionistico che ha prodotto una progressiva perdita del potere di acquisto degli attuali pensionati determinerà un drastico abbattimento delle prestazioni con la conseguenza, visibile a breve, per la stragrande maggioranza dei lavoratori dell'ingresso nell'area della indigenza, impone ad avviso della Cisal, una seria riflessione e la adozione di provvedimenti intesi a modificare l'attuale impianto.In attesa che si avvii una seria riforma del sistema previdenziale e cessi lo sterile susseguirsi di interventi volti solo a fare cassa, la Cisal ritiene indispensabile l'urgente ripristino dell'aggancio dei trattamenti pensionistici alla dinamica salariale, sulla base degli articoli 36 e 38 della Costituzione e in sintonia con la giurisprudenza della Consulta, che considera la pensione come una vera e propria retribuzione, ancorché differita. Infatti, il cit. art. 36 considera che la retribuzione, e quindi la pensione, deve essere proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, e in ogni caso sufficiente ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa sia al lavoratore in attività e sia a quello in pensione e alla sua famiglia; l'art 38 pone, inoltre, il principio dell'interesse pubblico dell'adeguatezza della pensione attraverso la conservazione della sua capacità reddituale, assicurata dalla retribuzione percepita durante l'attività di lavoro: aspetti, questi, che le attuali norme palesemente disattendono.Stante il vigente sistema di gestione a ripartizione del sistema previdenziale il ruolo dei pensionati nell'ambito del paese deve trovare, a parere della Cisal, una precisa dimensione anche mediante la istituzione di un vero e proprio tavolo contrattuale nazionale, istituendo il Ccnp (Contratto collettivo nazionale pensionati), per gestire l'incremento annuale/ triennale delle pensioni.La Confederazione adotterà le più opportune iniziative per contrastare efficacemente la attuale gestione della previdenza, sia mediante il ricorso allo strumento giurisdizionale che con altre procedure. Considerato l'attuale sistema di rivalutazione non integrale delle pensioni collegate al costo della vita, la Cisal sottolinea la necessità che l'importo delle pensioni collegate a situazioni di indigenza, sia almeno allineato all'importo di 603,87 euro, come già previsto per le pensioni cosiddette parificate al milione di lire (di cui all'art. 38 L.448/2001).Per i lavoratori, si delinea uno scenario pensionistico ancora più tragico:il sistema di calcolo contributivo previsto dalla L. 335/95 (più nota come Legge Dini), in applicazione a tutti i lavoratori in servizio dall' 1/1/96 e a quelli che a tale data non avevano ancora compiuto 18 anni di anzianità contributiva, assicura una pensione pari a circa il 50% dell'ultima retribuzione. Tale previsione, anche se sfugge alla attenzione dei cittadini e dei lavoratori, in realtà, considerando le retribuzioni attualmente esistenti, mediamente intorno a 1.200 euro, delinea il futuro pensionistico dei lavoratori coinvolti in modo drammatico, poiché le pensioni che saranno erogate, sulla base di tale sistema, raggiungeranno a malapena i livelli di 600/700, ossia l'equivalente delle pensioni erogate per scopi assistenziali: le famose pensioni di un milione di lire di antica data! Questa semplice riflessione è sufficiente per far comprendere la drammatica situazione in cui versa il sistema pensionistico e la mancanza di strategia a lungo respiro, che ha prodotto guasti difficili da sanare e tantomeno tollerare.Per tali motivi la Confederazione ritiene necessario assumere iniziative volte a ottenere una revisione significativa degli effetti prodotti dalla Legge Dini, sottolineando che tale provvedimento legislativo è profondamente segnato da una incoerenza che si è concretizzata nella mancata riuscita dell'avvio della previdenza complementare. Quanto alle nuove «finestre mobili», palese è l'ulteriore segnale della ormai virtualizzazione dei diritti dei lavoratori in tema di prestazioni pensionistiche, istituite attraverso la manovra Tremonti e riservate alle pensioni di anzianità e di vecchiaia; le stesse hanno determinato un'ulteriore penalizzazione nella decorrenza, rispetto alle attuali (in particolare, da 1 a 6 mesi per quelle di anzianità, da 7 a 9 mesi per le pensioni di vecchiaia, comprese quelle relative ai lavoratori che hanno raggiunto i 40 anni di retribuzione). Quest'ultimi, peraltro, sono ulteriormente penalizzati, poiché l'ultimo anno contributivo, «per giunta forzato», non viene utilizzato ai fini del calcolo pensionistico configurando per l'Ente di Previdenza il reato di appropriazione indebita.Non solo non è condivisibile l'ulteriore spostamento della decorrenza per coloro che hanno raggiunto i 40 anni di contribuzione, ma anche per le dipendenti pubbliche che hanno dovuto già subire la penalizzazione del cosiddetto «scalone» di 4 anni, per passare dall'età pensionistica di 61 anni nel 2011 a quella di 65 nel 2012.Per giunta dal 2015 l'età minima necessaria per il pensionamento sarà calcolata (e quindi aumentata) sulla base del concetto previsionale legato alla speranza di vita, in aggiunta a un prevedibile decremento dei coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione contributiva introdotta dalla Legge Dini. L'analisi svolta dalla Confederazione, nel corso dei lavori del Consiglio generale, conferma l'impietoso quadro d'insieme del sistema previdenziale ormai devastato da provvedimenti tampone, disorganici e comunque viziati dalla assoluta mancanza di volontà e capacità del potere politico, che troppo spesso ha usato le risorse destinate alla previdenza per fronteggiare altre necessità, come quelle della assistenza cui avrebbe dovuto far fronte la fiscalità generale, per poi ricorrere a provvedimenti draconiani, tali da rendere eterei i diritti dei lavoratori e il frutto del loro lavoro. La scelta operata gradualmente in questi decenni è stata quella di non garantire ai lavoratori un futuro da pensionati dignitoso in linea con il dettato costituzionale, in quanto si è intervenuti solo in termini di tagli sulla scorta di slogan spesso usati da politici, di cui non si conoscevano gli effetti che ora sono alla vista di tutti.In sostanza, il sistema previdenziale pubblico ormai ha imboccato la strada di erogare prestazioni minimali, esigendo, però, dal lavoro contribuzioni di tutto rilievo che non saranno mai investite e mai restituite.Sulla scorta di queste considerazioni, la Cisal ritiene che debba essere operata una scelta coraggiosa, prendendo atto della situazione che ormai si trascina da anni e rendendo coerente, con le necessarie gradualità, le prestazioni erogate con il prelievo contributivo oggi utilizzato essenzialmente per pagare le attuali pensioni, anziché essere investito e tanto meno restituito ai lavoratori nel momento in cui andranno in pensione.Quindi, se il sistema pubblico ha scelto mediante i vari interventi legislativi di continuare ad operare prelievi sempre crescenti, a non operare efficacemente contro la evasione e la elusione contributiva e fiscale, è ora che si prenda atto che esso è stato indirizzato, a dispetto di quanto previsto dai padri costituenti, verso un sistema che eroga ed erogherà pensioni che mediamente sono al di sotto della soglia della povertà. Nel far ciò si impedisce ai lavoratori di disporre di risorse vitali per garantir loro un futuro sereno e nel contempo, avuto riguardo alla esiguità delle disponibilità, non decolla il sistema di previdenza integrativa volontaria. Secondo la Cisal, quindi, non rimane che prendere atto di ciò e, pertanto, o si sciolgono le contraddizioni che oggi hanno ridotto in queste condizioni la previdenza pubblica o viene avviata una riforma che ponga lo stato in condizione di erogare una pensione minima vitale, prelevando una quota di contribuzione ridotta. Ciò finalizzato a una ovvia e indispensabile solidarietà, dando la possibilità ai lavoratori di utilizzare le risorse economiche finora assorbite dal sistema pubblico, in modo da dar vita a una previdenza integrativa, magari gestita dall'ente previdenziale pubblico, purché in grado di integrare in maniera efficace la pensione del sistema obbligatorio. Su ItaliaOggi del 9 dicembre e del 23 dicembre le precedenti puntate sulle deliberazioni assunte dal consiglio generale

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Italia Oggi Data: "I politici si interrogano sul futuro delle casse dei professionisti" 30/12/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 30/12/2010 - pag: 29 autore: Simona D'Alessio Le reazioni di maggioranza e opposizione al rischio commissariamento per sette enti

I politici si interrogano sul futuro delle casse dei professionisti

Interventisti e prudenti. Si suddividono in queste due categorie i politici chiamati ad esprimere un giudizio sull'eventualità che alcune casse di previdenza dei professionisti, non in grado di assicurare il pagamento delle pensioni per i prossimi trent'anni, possano essere commissariate (si veda ItaliaOggi del 28/12/2010). Nel cono d'ombra ci sono gli enti di geometri, ragionieri, agenti di commercio, consulenti del lavoro, medici, giornalisti e notai da quando, poco meno di un mese fa, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha reso noto che per la verifica trentennale della gestione, prevista dal comma 763 della finanziaria 2007, sarebbe stato usato come parametro l'anno in cui il saldo corrente, dato dalla differenza tra le entrate totali e le uscite totali, assume strutturalmente valore negativo. A incidere, poi, sulle valutazioni dei parlamentari, l'esito dell'indagine conoscitiva svolta dalla bicamerale di controllo presieduta da Giorgio Jannone (Pdl), che ha svelato la scarsa accortezza di alcuni gestori negli investimenti (125 milioni in fumo per il possesso dei titoli Lehman brothers). «Il governo non può rimanere indifferente quando si ravvisa un pericolo per le famiglie di chi versa i contributi ad istituti incauti nell'amministrare quei fondi», dichiara con fermezza Pasquale Giuliano (Pdl), alla guida della commissione Lavoro di Palazzo Madama, perciò, «se la situazione lo richiede, sono favorevole ad una presa di posizione netta da parte dei ministeri vigilanti». L'esponente del centro-destra propende per un percorso di «accompagnamento» che non dovrebbe inquietare gli enti: «Se insistono nell'esaltare il principio della trasparenza, dovrebbero capire che è nel loro interesse ricevere aiuto dallo Stato» osserva, aggiungendo che «la situazione dei geometri non è delle migliori e l'Enasarco non naviga in buone acque», mentre «sarebbe giusto pensare all'accorpamento di ragionieri e dottori commercialisti, perché la duplicità delle casse non è un buon esempio per l'unità di una categoria che convive in uno stesso albo». Interventista anche Maurizio Castro, capogruppo pidiellino nella commissione presieduta da Giuliano, poiché «per riportare ordine laddove sono emerse anomalie, il commissariamento può essere l'unica via. Se si scopre che risparmi e immobili sono affidati a gente senza adeguate competenze, la soluzione è una mano professionale che, magari, per un periodo di quattro- cinque anni, si occupi del patrimonio, tagli le spese inutili e affianchi i vertici nella realizzazione di riforme che alcuni hanno promesso, ma mai presentato al ministero», conclude Castro. Sì all'autonomia, ma senza sacrificare la serenità dei professionisti secondo Luigi Bobba (Pd), vicepresidente dell'XI commissione di Montecitorio, che non auspica la gestione commissariale, però è severo quando sottolinea che «in presenza di realtà abnormi nel sistema, chi ha imboccato una strada negativa, conosce già le conseguenze che deriveranno dalle sue scelte». Chi ritiene «necessario» un soggetto unico per la previdenza privatizzata è l'altro numero due dell'organismo parlamentare, Giuliano Cazzola (Pdl), incline a un approccio più morbido, pur ammettendo che «il settore va seguito con attenzione ed è doveroso farlo fino a quando si è in tempo». Nei prossimi anni «c'è il rischio che si producano vere e proprie fratture fra anziani e giovani, tra professionisti pensionati e contribuenti. I giovani, con il sistema contributivo, sono condannati ad avere pensioni modeste, mentre le generazioni precedenti si avvarranno di trattamenti migliori grazie all'abuso che hanno potuto fare degli avanzi di bilancio. Mi auguro che il Senato approvi presto la pdl Lo Presti (il provvedimento che dà la possibilità alle casse di aumentare il contributo integrativo dal 2% al 5% varato alla Camera, ndr), ma se la legislatura avrà il suo corso normale, occorrerà sollecitare il governo ad intervenire». Chiamato in causa da Cazzola, Nino Lo Presti (Fli), vicepresidente della bicamerale, afferma che «fra le sette casse, quella dei notai non corre rischi (la pensa così anche Pasquale Giuliano, ndr), e per ciò che concerne le altre sei non ritengo vi siano i presupposti per arrivare a procedure commissariali. Non mancano criticità, come l'indagine parlamentare ha rimarcato», tuttavia l'esponente finiano scorge «una manovra politica per mettere le mani sulla gestione delle casse da parte dell'organo di controllo, che pure ha lasciato giacere sul tavolo per lunghi periodi progetti di riforma importanti per la sostenibilità, fra cui quello degli avvocati, che poteva entrare in vigore ben prima del 1° gennaio di quest'anno». Decisamente contrario a lanciare l'allarme commissariamento è, infine, Nedo Poli (Udc), giacché alcuni enti hanno annunciato interventi strutturali e «vedremo cosa verrà realizzato. Di certo, la bicamerale ha svolto un lavoro serio e positivo di indagine» e non si può generalizzare, perché «per alcuni soggetti, in funzione della previsione degli iscritti, cambia anche la gestione», chiude il deputato centrista.

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Messaggero Veneto, Il Data: "le regole dal 2011 per la pensione" 30/12/2010

Indietro Stampa Pagina 16 - Udine Le regole dal 2011 per la pensione

Previdenzadi MICHELE DE CARLOCon il primo gennaio 2011 cambiano le regole per dipendenti e autonomi per conseguire la pensione di anzianità. Servirà un anno in più di età anagrafica rispetto alle regole previste nel 2010 perché con il sistema delle quote si è approdati a quota 96 con una età minima di 60 anni e 35 anni di contributi per i lavoratori dipendenti; per i lavoratori autonomi la quota da raggiungere è 97 con una età minima di 61 anni e 35 anni di contributi. Il sistema delle quote consente di raggiungere i requisiti anche sommando frazioni di anno e o di contributi, sempre nel rispetto dei limiti previsti di età e di contributi (per esempio quota 96 è raggiunta anche con 60 anni e 8 mesi di età e 35 anni e 4 mesi di contributi). Il sistema delle quote non è l’unico che consente di liquidare una pensione. Resta sempre la possibilità sia per i lavoratori dipendenti che per quelli autonomi di sommare quaranta anni di contributi a prescindere dall’età, oppure di liquidare una pensione con il sistema esclusivamente contributivo con 60 anni di età se donne e 65 anni se uomini e almeno 5 anni di contribuzione effettiva. Per quest’ultimo caso il diritto alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo, prima del compimento dei 65 anni di età, resta soggetto alla condizione che l’importo di pensione calcolato non sia inferiore a 1,2 volte l’importo dell’assegno sociale. Cambiano anche le decorrenze delle pensioni: 12 mesi dalla data di maturazione dei previsti requisiti per i dipendenti e 18 mesi per gli autonomi (esempio: requisiti raggiunti in febbraio 2011, decorrenza marzo 2012; requisiti raggiunti in settembre 2011, decorrenza aprile 2013). Non è interessato dalle novità chi ha raggiunto i requisiti previsti dalle precedenti norme (legge 243/2004 e 247/2007) entro il 31 dicembre 2010, e continuerà ad andare in pensione con le vecchie regole anche se a tale data non risulteranno ancora aperte le cosiddette “finestre di accesso”. Lo slittamento della decorrenza delle pensioni, infatti, riguarderà solamente coloro che raggiungeranno i requisiti di contribuzione e di età da 1 gennaio 2011 in poi. Soggiacciono alle nuove regole anche coloro che liquideranno la pensione con il sistema della totalizzazione. Per questi lavoratori la finestra si aprirà, come per gli autonomi, trascorsi 18 mesi dal raggiungimento dei requisiti. E il nuovo sistema delle decorrenze si applicherà anche ai lavoratori che, sebbene autorizzati al versamento dei contributi volontari, entro il termine del 20 luglio 2007, non raggiungeranno i requisiti di pensionamento al 31 dicembre di quest’anno. Resta sempre confermato, per tutti i lavoratori dipendenti, l’obbligo di cessare l’attività lavorativa alla data di decorrenza della pensione. Infine merita una nota di attenzione la possibilità, per chi liquiderà una pensione con 40 anni di contributi nel sistema contributivo, di sommare anche i contributi da riscatto per periodi di studio, a differenza di quelli versati a titolo di prosecuzione volontaria che invece restano esclusi.

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Riviera24.it Data: "PSI Liguria: dal 2011 pensione sempre più lontana e difficile" 30/12/2010

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Giovedì 30 Dicembre 2010 | Ultimo aggiornamento 09:47

Politica PSI Liguria: dal 2011 pensione sempre più lontana e difficile

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Genova - In questo modo, lo stato risparmia, in 10 anni, 36 miliardi di euro

Si fa sempre più lontana, anche per chi ne ha i requisiti, la data per precepire la pensione. Da gennaio, al sistema dello scalino e delle quote, si aggiungono gli effetti della recente manovra del governo Berlusconi.

Fino al 31 Dicembre 2010, un lavoratore dipendente, per maturare il diritto alla pensione di anzianità, dove aver compiuto 60 anni di età ed averne 35 anni di contributi, oppure 59 anni di età ed oltre 35 di contributi. In entrambi i casi la somma dei due requisiti, deve essere pari a 95.

I socialisti – dichiara Maurizio Viaggi, segretario del Psi Ligure – vogliono uscire da quel silenzio che circonda questo problema denunciando i gravi disagi che i lavoratori, in attesa di pensione, si verranno a trovare con l’anno nuovo. Da gennaio scatta il terzo scalino, la quota passa a 96. L'età minima per uscire dal lavoro sale a 60 anni di età e 36 anni di contributi necessari. Ma se i contributi sono 35 anni, l'età sale a 61 anni e per i lavoratori autonomi tutto va aumentato di un anno. Su questo s'innesta il meccanismo delle finestre, previsto dal governo Berlusconi, su cui in troppi hanno taciuto i vergognosi effetti. Un volta che il lavoratore ha raggiunto i requisiti per la pensione, il lavoratori dipendenti dovranno aspettare ancora 12 mesi e gli autonomi 18 mesi per percepirla. Anche alla pensione di vecchiaia, che si ottiene quando si raggiungono i 65 anni di età per gli uomini e 60 anni per le donne, si applica il meccanismo delle finestre portando l'età effettiva a 66 e 61 anni.

A tutto questo, non possiamo tacere il balzo fatto dalle donne dipendenti pubbliche, che vengono ora parificate, per le scadenze pensionistiche, agli uomini o la situazione che si prospetta per i nostri giovani, che possono dire addio ad una pensione equa che garantisca una dignitosa vecchiaia.

Comprendiamo gli effetti del sistema pensionistico sull’economia del paese, non siamo a far populismo – ribadisce Maurizio Viaggi – ma il diritto ad una pensione equa e dignitosa oggi, ed in futuro per i nostri giovani, è sicuramente uno degli obiettivi che un prossimo governo, alternativo all’attuale, si deve porre.

27/12/2010

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Sole 24 Ore, Il Data: "Opzioni al test di convenienza" 30/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-12-30 - pag: 6 L'alternativa. La totalizzazione

Opzioni al test di convenienza

IL MECCANISMO - Il cumulo gratuito dei versamenti impone di aspettare 18 mesi per l'assegno e offre cifre più basse Totalizzo o ricongiungo? Come cambia la convenienza dell'una o dell'altra opzione con la riforma previdenziale di luglio? Un bel rebus, soprattutto per chi di mestiere non si occupa di pensioni. Per fare una scelta razionale è necessario capire le sottili differenze che esistono tra i due istituti. La totalizzazione consente di riunire i contributi versati presso gestioni previdenziali diverse, che da soli non darebbero diritto alla pensione; una volta «totalizzati» i singoli periodi, ogni gestione paga la quota di pensione a suo carico. La ricongiunzione serve a raggiungere lo stesso risultato (riunire i diversi segmenti della propria vita lavorativa e utilizzarli ai fini pensionistici) ma segue regole diverse; i contributi versati presso i diversi enti previdenziali vengono spostati presso una sola gestione, e questa si occupa di erogare l'intero trattamento. La convenienza dell'una o dell'altra operazione può essere valutata solo considerando la situazione del singolo individuo. La totalizzazione è completamente gratuita, al contrario della ricongiunzione che è molto costosa. La pensione totalizzata viene però calcolata con il sistema contributivo, secondo regole particolari e ancora più restrittive rispetto a quelle ordinarie, e quindi dà diritto a un trattamento più basso rispetto a quello che spetterebbe in caso di ricongiunzione. Infine, la totalizzazione può includere solo i periodi di contribuzione con una durata non inferiore a tre anni; quelli più brevi sono persi. Il mosaico delle convenienze viene completato dalle novità introdotte dalla legge 122/2010, che ha modificato le regole di decorrenza della pensione totalizzata. Prima della riforma, i trattamenti risultanti dalla totalizzazione potevano essere goduti a partire dal primo giorno del mese successivo alla domanda; nel caso di pensione ai superstiti, la decorrenza era fissata al primo giorno del mese successivo al decesso dell'avente diritto. Con la riforma estiva, anche le pensioni totalizzate sono state assoggettate al meccanismo delle «finestre mobili», e si è allungato molto il periodo che separa la maturazione dei requisiti e la data in cui si comincia a ricevere la pensione. La riforma applica in maniera drastica il sistema delle finestre, e stabilisce per i «totalizzati» lo stesso termine (18 mesi) previsto per gli autonomi e i parasubordinati. Gli unici trattamenti totalizzati esclusi dall'applicazione della finestra sono le pensioni di inabilità e le pensioni ai superstiti; per questi trattamenti, continua ad applicarsi la vecchia regola che fissa la decorrenza al periodo immediatamente successivo alla maturazione dei requisiti. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "Piano Isvap per tagliare l'Rc auto" 30/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2010-12-30 - pag: 17 Tariffe. L'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni propone un pacchetto di aggiustamenti normativi per ridurre i costi

Piano Isvap per tagliare l'Rc auto

Isvap. Il presidente, Giancarlo Giannini Il presidente Giannini: «Con i nostri interventi premi giù del 15- 18 per cento» - LE MISURE - Il dossier inviato a governo e Parlamento spazia dal danno alla persona al risarcimento diretto, dal contrasto alle frodi al tacito rinnovo È divenuto un salasso per le tasche di milioni di automobilisti. Ma le tariffe della Rc auto possono diminuire, del 15-18%, con pochi e ben calibrati aggiustamenti normativi. È la convinzione dell'Isvap (il regulator assicurativo) che, dopo un confronto durato mesi con le compagnie e le associazioni dei consumatori, ha inviato ieri a Governo e Parlamento un decalogo di sue proposte con le quali si propone, appunto, di ridurre l'onere del servizio e, al contempo, realizzare un equilibrio tecnico del ramo. «Le nostre proposte - sottolinea il suo presidente Giancarlo Giannini - si propongono di perseguire l'interesse convergente delle compagnie e dei consumatori, sono utili ad entrambi». L'intervento dell'autorità è reso più urgente dalle sue ultime rilevazioni, non ancora rese pubbliche, sull'andamento del ramo dell'assicurazione obbligatoria. Nel 2010 il profilo più diffuso dell'automobilista quarantenne ha registrato un aumento medio tariffario del 10 per cento. Allo stesso tempo le imprese si avviano a chiudere l'esercizio ancora in perdita. Che fare? In primo luogo l'authority considera necessario un intervento per redigere una tabella sui risarcimenti delle lesioni di non lieve entità (le cosiddette macropermanenti, associate ad oltre 9 punti di invalità permanente). Incidono per oltre il 60% sulle spese degli incidenti con danni fisici. La spesa lievita per effetto delle pronunce dei tribunali spesso in contrasto tra loro ed in alcuni casi l'Isvap ha riscontrato «una differenza di circa 100.000 euro tra gli importi accordati da due diversi tribunali». Dal riordino di questa partita l'Isvap attende i risparmi di spesa più consistenti, circa il 10% delle attuali tariffe. Non sarebbe neppure necessario approvare una nuova legge. La disposizione già c'è da anni, contenuta nel Testo Unico delle assicurazioni. E da anni i ministeri dello sviluppo economico e della sanità devono redigere un regolamento con le nuove tabelle. Una noncuranza pagara a caro prezzo dai consumatori. L'Isvap non ha invece fatto propria la richiesta che veniva dalle imprese di limitare la riasarcibilità delle piccole lesioni fisiche superiori al terzo punto di invalidità, che pure comporterebbe forti risparmi (almeno il 10% del fabbisogno tariffario). «Il rispetto della salute - osserva ancora Giannini - non inizia dal 3 punto di invalidità». Inoltre, sul piano pratico, «ho il sospetto che, all'indomani di una simile misura, le richieste di pagamento si collocherebbero rapidamente al di sopra della soglia di non risarcibilità». E a chi obietta che le piccole lesioni non sono spesso rilevabili clinicamente, ciò che incentiva le truffe, il presidente dell'Isvap ricorda che «per essere risarciti i danni debbono comunque essere dimostrati». Meglio allora intervenire, a suo giudizio, con più penetranti controlli anti-truffe. Giannini è invece d'accordo con il mercato delle polizze nel sollecitare un intervento legislativo che sancisca, contro una recente sentenza della Corte Costituzionale, la «esclusività» del risarcimento diretto come sistema di rimborso dei danni. «Ha mostrato di ben funzionare - osserva Giannini e se non si fa nulla rischia di essere progressivamente abbandonato dalle imprese». C'è poi il capitolo delle truffe, in continuo aumento soprattutto in alcune regioni del mezzogiorno (Campania, Puglia). Un intervento ad ampio raggio potrebbe valere almeno il 5% delle tariffe sul piano nazionale (ma molto di più nelle regioni dove il fenomeno è più acuto). L'Isvap propone la dematerializzazione dei contrassegni assicurativi per scoraggiare le false coperture («spesso le copie contraffatte sono stampate meglio degli originali»), l'istituzione di un agenzia antifrode, su cui il Parlamento sta già lavorando, la messa a disposizione (per 8 giorni) della vettura incidentata prima della riparazione, cosicchè la compagnia possa stimare il danno. Ed anche la sospensione (per 30 giorni), in caso di fondati sospetti di frodi, dei termini di legge dati alle compagnie per formulare le proposte di risarcimento (60 giorni). Infine l'authority propone l'abolizione del "tacito rinnovo" delle polizze per incrementare la concorrenza. Non fa parte del "decalogo" ma l'Isvap propone anche una riflessione, e un tavolo tecnico, sul futuro del sistema di bonus-malus. Interventi legislativi ed anche la riduzione della sinistrosità stanno appiattendo verso il basso la classificazione degli automobilisti (entro i prossimi 20 anni il 90% degli assicurati si concentrerà nelle prime 3 classi). «Se non si fa qualcosa il meccanismo diverrà inservibile». RIPRODUZIONE RISERVATA Le proposte

DANNO ALLA PERSONA

Macrolesioni: intervento normativo sulla tabellazione delle menomazioni e del relativo valore dei punti d'invalidità per uscire dalla attuale fase di incertezza giurisprudenziale

RISARCIMENTO DIRETTO

Risarcimento diretto: ripristino della esclusività della procedura in modo da fugare le incertezze sollevate dalla sentenza pronunciata in materia dalla Corte Costituzionale nel 2008

CONTRASTO ALLE FRODI

Contrasto delle frodi: sanzioni più pesanti per i soggetti privi di polizza e dematerializzazione del contrassegno assicurativo per prevenire il fenomeno della falsificazione e della contraffazione

TACITO RINNOVO

Tacito rinnovo: abolizione al fine di stimolare i meccanismi concorrenziali e la mobilità dei consumatori, fattori questi cruciali nella determinazione dei prezzi sul mercato

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Sole 24 Ore, Il Data: "Se la stangata arriva alla vigilia dell'anzianità" 30/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-12-30 - pag: 6 Se la stangata arriva alla vigilia dell'anzianità

LE STORIE - Per un dipendente dopo 35 anni di attività il conto per l'operazione potrebbe oscillare dai 70mila ai 200mila euro MILANO Sono tante le storie di uomini e donne travolti dalle nuove regole sulla ricongiunzione proprio quando erano arrivati alla soglia della pensione. Telefonici ed elettrici sono uniti dallo stesso destino. Serafino e Maria, ormai a 35 anni di versamenti, offrono due classici casi di di contribuzione "mista": il primo ha versato i contributi all'Inps (Fondo pensione lavoratori dipendenti dell'assicurazione generale obbligatoria), poi al fondo Telefonici e, quando questo fondo è stato soppresso (legge 488/99, Finanziaria del 2000), è tornato all'istituto di previdenza. Maria, dipendente di un'azienda elettrica, ha versato i contributi prima all'Inps e poi al Fondo elettrici (anch'esso soppresso). Serafino e Maria si sono fatti due calcoli. E hanno capito che la pensione potrebbe essere a portata di mano, perché basterebbe giocarsi la carta del ricongiungimento dei contributi. La storia si conclude però con una spiacevole sorpresa e il morale di entrambi a pezzi. La manovra correttiva (legge 122/2010, di conversione del decreto legge 78) ha infatti cambiato le regole in materia di ricongiunzione. Prima di allora, i lavoratori con posizione mista avevano due possibilità: o ricongiungere, a pagamento, la posizione del fondo Inps in quello Telefonici o trasferire, gratuitamente, la propria posizione contributiva dal fondo Telefonici a quello dei dipendenti Inps. Dal 1 luglio 2010 le regole sono cambiate: questa seconda operazione non è più gratuita. Non sono in pochi gli aspiranti pensionati con le spalle al muro. Se vogliono andare in pensione devono ricongiungere i contributi, ma per farlo devono mettere mano al portafoglio. Francesco Baldassarri, del patronato Inca Cgil, dice che «l'operazione potrebbe costare da 70mila a 200mila euro». C'è però un'alternativa, almeno per ora. L'unica soluzione non onerosa, ancora per quest'anno, è infatti la totalizzazione con 40 anni di contributi. In questo caso, tuttavia, Serafino e Maria avranno diritto alla pensione con il cumulo delle due gestioni, calcolate entrambe con il sistema contributivo. Il che significa, spiega ancora Baldassarri, un taglio nell'ordine del 40% nell'assegno che avrebbero ricevuto dal fondo di categoria o dall'assicurazione generale obbligatoria. Non solo: sempre ragionando su questa ipotesi, il lavoratore avrebbe già dovuto dire addio a tre mensilità (ottobre, novembre e dicembre): ancora per tutto il 2010 è infatti possibile chiedere la decorrenza della domanda in totalizzazione dal mese successivo alla maturazione dei requisiti. Dal 2011, ha previsto sempre la manovra correttiva, questa possibilità è venuta meno, ed è stata introdotta anche per le pensioni in totalizzazione una finestra di attesa (18 mesi dalla maturazione dei requisiti). Con la conseguenza che, alla prova dei fatti, la totalizzazione cessa di essere un'alternativa alla ricongiunzione onerosa. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "Vuoi la pensione? Paga con il Tfr" 30/12/2010

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-12-30 - pag: 6 Welfare - COME CAMBIA LA PREVIDENZA

Vuoi la pensione? Paga con il Tfr

Gli effetti delle nuove regole per i lavoratori di telefonia ed elettricità - LA CAUSA - Diventa oneroso ricongiungere i contributi a Inps e gestioni di categoria Mancano però ancora i criteri per calcolare il costo Rinunciare a una buona fetta di Tfr per andare in pensione. È la "scelta" di fronte a cui si trovano molti lavoratori della telefonia e delle aziende elettriche che hanno accumulato una parte dei versamenti contributivi presso i fondi di previdenza delle loro categorie, e che devono sommare questi contributi a quelli versati all'Inps per raggiungere i requisiti necessari al riposo. Per loro la manovra correttiva ha introdotto il meccanismo della ricongiunzione «onerosa», a pagamento, che si traduce in una forte penalizzazione dopo molti anni di lavoro e di conseguenti versamenti contributivi. Questa è la situazione, che per essere definita compiutamente attende ancora le istruzioni dell'Inps. Fino al 1 luglio scorso la ricongiunzione dei lavoratori della telefonia era gratuita grazie a una norma del 1956, scritta per costituire e disciplinare il fondo di previdenza per gli addetti ai servizi pubblici di telefonia in concessione, che stabiliva regole particolari per chi, avendo smesso di lavorare, non poteva comunque andare in pensione. In pratica, la norma aiutava i lavoratori del settore "telefonico" che non avevano raggiunto i requisiti indispensabili per vedersi recapitare l'assegno, e che non avevano attivato la prosecuzione volontaria. La disposizione prevedeva il riconoscimento, nell'assicurazione obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti, dei periodi d'iscrizione al fondo e il trasferimento, per lo stesso periodo, della somma necessaria per integrare i contributi mancanti. Era anche prevista la possibilità di riattivazione dell'iscrizione al fondo "telefonici" in caso di riassunzione in servizio presso un'azienda operante nel stesso settore. Ricongiungere significa far confluire in un unico regime assicurativo l'anzianità contributiva accreditata in diverse forme assicurative. Per mezzo della ricongiunzione è possibile ottenere solo un trattamento pensionistico pagato e disciplinato dalle regole della gestione nella quale è stata trasferita la contribuzione. In tal modo si può spostare la propria posizione contributiva da un fondo all'altro (per esempio: da fondi sostitutivi, esclusivi o esonerativi nell'assicurazione generale obbligatoria e viceversa, oppure da e per le casse professionali). La disciplina è finita nelle tagliole disposte dalla manovra correttiva per diminuire la spesa pubblica. L'articolo 12 del Dl 78/2010 cancella tutta una serie di norme che disciplinavano le operazioni di trasferimento della contribuzione maturata in vari ordinamenti pensionistici, con conseguente costituzione delle posizioni assicurative nel fondo lavoratori dipendenti dell'assicurazione generale obbligatoria. Viene poi abrogato un gruppo di leggi nate per costituire gratuitamente un'unica posizione contributiva presso l'Inps. Riguardo agli iscritti ai fondi telefonici ed elettrici (soppressi), la legge 122/2010 dispone l'uscita di scena della possibilità di costituire la loro posizione assicurativa - d'ufficio o a domanda - nel fondo pensioni lavoratori dipendenti, a titolo gratuito. Dal 1 luglio, quindi, il passaggio da un fondo a un altro dei periodi maturati può avvenire solo a titolo oneroso. Continuerà ad applicarsi la vecchia normativa nei casi in cui le condizioni per il trasferimento d'ufficio o a domanda si siano verificate prima del 1 luglio scorso. L'unica alternativa, per gli iscritti a questi fondi, rimane la «totalizzazione» prevista dal Dlgs 42/2006, che si apre però solo a chi ne rispetta tutti i requisiti (per esempio nel cumulo possono entrare solo le gestioni in cui è presente un'anzianità contributiva superiore ai tre anni). RIPRODUZIONE RISERVATA