COMUNE DI MONTALCINO Provincia di Siena

VARIANTE AL P.R.G. VIGENTE RELATIVA A Sottozona C4c ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco in loc. Castiglion del Bosco - (art. 60 comma c4c)

PROPONENTE: CASTIGLION DEL BOSCO HOTEL socio unico sede legale: Firenze, Via Lungarno Guicciardini 1 C.F.: 01194630529

ELABORATO 01 RELAZIONE TECNICA E PROGRAMMATICA, ANALISI DI COERENZA INTERNA ED ESTERNA E VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI EFFETTI DI CUI ALL’ART.11 C.2 DELLA L.R. T. N.1/2005 CON S.M

Montalcino (SI), lì 21 ottobre 2014 Il tecnico Arch. Tommaso Giannelli

Z:\Lavori_Parisi_Associati\Lavori\Castiglion del Bosco\27_Variante_PRG_settembre_2014\03_VAR\02_ADOZIONE\materiale consegnato\01_RELAZIONE_ADOZIONE.doc

VARIANTE AL P.R.G. VIGENTE RELATIVA A SOTTOZONA C4c RICETTIVA ALBERGHIERA DI CASTIGLION DEL BOSCO, IN LOC. CASTIGLION DEL BOSCO

RELAZIONE TECNICA E PROGRAMMATICA, ANALISI DI COERENZA INTERNA ED ESTERNA E VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI EFFETTI DI CUI ALL’ART.11 C.2 DELLA L.R. T. N.1/2005 CON S.M

Sommario:

RELAZIONE TECNICA E PROGRAMMATICA

 premessa

 descrizione della variante al p.r.g.: presupposti, obiettivi e contenuti

 quadro conoscitivo di riferimento per la variante al p.r.g.

 stato di avanzamento del processo di pianificazione

 verifica di coerenza interna ed esterna e di valutazione integrata degli effetti

 obiettivi della variante al p.r.g. vigente, e tempi nei quali debbono essere perseguiti

 azioni conseguenti, dimensionamento, effetti ambientali, territoriali, economici, sociali e sulla salute umana, attesi9

ANALISI DI COERENZA INTERNA ED ESTERNA

 Necessaria coerenza con i contenuti del P.S. approvato  Necessaria coerenza con IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI SIENA (PTCP)  Necessaria coerenza con il PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE (P.I.T.) regionale

VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI EFFETTI DI CUI ALL’ART.11 C.2 DELLA L.R. T. N.1/2005 CON S.M

RELAZIONE TECNICA E PROGRAMMATICA

PREMESSA

Allo stato attuale gli elaborati tecnici che costituiscono la proposta di Variante al P.R.G. in oggetto sono i seguenti:

 EL 01: Relazione tecnica e programmatica, Analisi di coerenza interna ed esterna e Valutazione integrata degli effetti di cui all’art.11 c.2 della L.R. T. n.1/2005 con s.m;  EL 02: QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO (estratti P.I.T. Regione Toscana, estratti P.T.CP. Provincia di Siena, estratti P.S. Comune di Montalcino, estratti P.R.G. Comune di Montalcino, Estratti di SIT istituzionali ed altre banche dati, documentazione catastale e fotografica);  EL 02a: Tavola dei vincoli paesaggistici e monumentali (scala 1:2000 – 1:10.000);  EL 02b: Trasformazioni del paesaggio – serie delle fotoaeree (periodo 1954 – 2013) - (scala 1:5.000);  EL 02c: Documentazione fotografica di dettaglio;  EL 02d: Relazione tecnica forestale (a firma del Dott. For. Marco Battaggia);  EL 03: NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE – Stato attuale/Stato di variante;  EL 04: Tav. 10.- AZZONAMENTO TERRITORIO EXTRAURBANO IV NO (scala 1:10.000) – Stato attuale;  EL 05: Tav. 10.- AZZONAMENTO TERRITORIO EXTRAURBANO IV NO (scala 1:10.000) – Stato di variante;  EL 06: Tav. 10 bis - AZZONAMENTO DI DETTAGLIO (scala 1:2.000) – Stato attuale;  EL 07: Tav. 10 bis - AZZONAMENTO DI DETTAGLIO (scala 1:2.000) – Stato di variante;  EL 08: Analisi paesistico percettive e valutazione degli effetti della Variante al PRG sulla pertinenza del Bene storico-architettonico del territorio aperto “Castiglione del Bosco” ai sensi dell'art 13.14 della Disciplina del PTCP-2013;  Indagini geologico - tecniche, ai sensi dell'art.62 della L.R.n.1/2005 con s.m. e del relativo Regolamento di attuazione approvato con D.P.G.R.n.53/R del 25.10.2011;  EL 09: RAPPORTO AMBIENTALE ai sensi dell'art. 24 della L.R. 10/2010;  EL 09a: Relazione archeologica (a firma del Dott. Omar Filippi, Dott. ssa Teresa Cavallo);  EL 10: SINTESI NON TECNICA DEL RAPPORTO AMBIENTALE ai sensi dell'art. 24 c. 4 della L.R. 10/2010;

Il presente documento, ed i restanti elaborati suddetti di cui è attualmente costituita la proposta di Variante al P.R.G. in oggetto, hanno tutti i contenuti prescritti ed il valore di Relazione tecnica e programmatica della Variante allo Strumento Urbanistico Generale (S.U.G.) vigente del Comune di Montalcino in oggetto, ai sensi dell’art.15 della L.R. Toscana 03.01.2005 n.1 (Norme per il governo del territorio) con successive modificazioni, e tra l’altro costituiscono:

- aggiornamento delle conoscenze contenute nello S.U.G. vigente;

- atto di accertamento delle risorse interessate, essenziali e non, e del loro stato, aggiornato allo stato attuale delle conoscenze; che necessariamente potrà e dovrà essere aggiornato a seguito dei previsti contributi tecnico-conoscitivi, nulla- osta, pareri ed atti di assenso comunque denominati, nell’ambito del processo di verifica e valutazione e di partecipazione dei soggetti comunque interessati che si intende attivare, nelle fasi successive del procedimento di formazione e di verifica di assoggettabilità a V.A.S. della Variante allo S.U.G. in oggetto.

Gli elaborati che, allegati alla Delib. di G.C., in questa fase costituiscono la Variante al P.R.G. sono i seguenti:

Relazione tecnica e programmatica, con la sintesi dei risultati della ricognizione complessiva dello stato di fatto delle risorse presenti, di normative, discipline e Strumenti-Atti di pianificazioni in atto, sia nell’ambito territoriale direttamente interessato che nel territorio (comunale e non) circostante, la descrizione del quadro conoscitivo già disponibile e delle ulteriori ricerche da svolgere, la definizione degli obiettivi da perseguire e la esplicitazione delle correlazioni e della coerenza tra dette conoscenze, normative, discipline e pianificazioni, e gli obiettivi assunti; Rapporto preliminare per la Verifica di assoggettabilità a V.A.S. ai sensi della L.R.n.10/2010 con s.m.;

Quadro conoscitivo di riferimento, costituito dai seguenti raggruppamenti di documenti e materiali di corredo alla Relazione tecnica e programmatica:  estratti P.I.T. Regione Toscana;  estratti P.T.CP. Provincia di Siena;  estratti P.S. Comune di Montalcino;  estratti P.R.G. Comune di Montalcino;  Estratti di SIT istituzionali ed altre banche dati;  documentazione catastale;  documentazione fotografica;

che sin d’ora si ritiene commisurato alle effettive entità e valenza urbanistico-ambientale delle nuove previsioni ipotizzate con la Variante al P.R.G. in oggetto, ma che potrà essere comunque integrato prima dell’adozione della stessa Variante urbanistica, sulla base del quale in seguito potranno essere sostenute, valutate e/o verificate, le scelte e le azioni strategiche relative alla stessa Variante urbanistica;

Estratti di PRG: EL 04: Tav. 10.- AZZONAMENTO TERRITORIO EXTRAURBANO IV NO (scala 1:10.000) – Stato attuale EL 05: Tav. 10.- AZZONAMENTO TERRITORIO EXTRAURBANO IV NO (scala 1:10.000) – Stato di variante; EL 06: Tav. 10 bis - AZZONAMENTO DI DETTAGLIO (scala 1:2000) – Stato attuale; EL 07: Tav. 10 bis - AZZONAMENTO DI DETTAGLIO (scala 1:2000) – Stato di variante; che costituiscono esplicita anticipazione dei contenuti della Variante al PRG che si intende formare, salve eventuali modifiche che si riterranno necessarie ed opportune nel relativo procedimento di valutazione e formazione; di fatto costituisce in questa fase l’Anticipazione dell’ipotesi di Variante al P.R.G., con i contenuti esattamente definiti delle variazioni che si vogliono introdurre nello S.U.G. (generalmente non richiesti in questa prima fase di Avvio del relativo procedimento di formazione), tuttavia si è ritenuto che in questo caso fosse utile redigerlo ed opportuno introdurlo, chiaramente con il valore di semplice “ipotesi”, tra gli Atti ed elaborati di avvio del procedimento della Variante allo S.U.G in oggetto, al fine di far comprendere ai soggetti Istituzionalmente o comunque interessati, in modo abbastanza definito e comunque inequivocabile, gli intendimenti del Comune di Montalcino e la loro attuale definizione progettuale, in modo tale da metterli in condizione di poter fornire un contributo relativo anche agli aspetti di dettaglio.

Norme tecniche di attuazione – Stato Attuale/ Stato di variante/Sato di confronto che costituiscono anch'esse esplicita anticipazione dei contenuti della Variante al PRG che si intende formare,salve eventuali modifiche che si riterranno necessarie ed opportune nel relativo procedimento di valutazione e formazione;

INDAGINE GEOLOGICA AI SENSI DELLA L.R. N.1 DEL 3/01/2005 COME DAREGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL’ART. 62 IN MATERIA DI INDAGINI GEOLOGICHE DI CUI AL D.P.G.R.T. N. 53/R DEL 25/10/2011 a firma del Dott. Geol. Paolo Bosco. esplicitano l’esatto contenuto e la tipologia di variante urbanistica che si intende adottare, classificabile come Variante al P.R.G. con contenuto prevalentemente monotematico, con ipotesi di interventi che interessano ambiti, risorse ed altri elementi significativi del territorio del Comune di Montalcino, ma porzioni estremamente limitate e circoscritte dello stesso territorio, e che per la sua significatività e rilevanza non incide negativamente sulle linee generali e strategiche della pianificazione vigente od attualmente in formazione, e sono conformi agli indirizzi, ai criteri ed alle metodologie, descritti nelle Istruzioni tecniche per le comunicazioni di avvio delle elaborazioni per la formazione dei piani strutturali e delle varianti agli strumenti urbanistici generali di cui all’ottavo comma dell’art.40 approvate con Delib. di G.R.T. 09.03.1998 n. 217 ai sensi del previgente art.13 della L.R.n.5/1995, aggiornati secondo i contenuti della L.R.n.1/2005 e dei relativi Regolamenti di attuazione attualmente vigenti.

Per i contenuti della Variante al P.R.G. in oggetto detti in precedenza, in coerenza con la prassi consolidata nei procedimenti di formazione delle Varianti agli Strumenti Urbanistici Generali (S.U.G.) ai sensi dell’art.40 commi da 8 a 20 della L.R.n.5/1995, con successive modificazioni, ed i contenuti delle Istruzioni tecniche approvate con la Delib.G.R.T.n.217/1998 citata (cfs. Paragrafo 3.1 Tipologie di variante), si ritiene opportuno provvedere all’Avvio del procedimento della Variante al P.R.G. in oggetto tramite atto di Giunta Comunale, dandone comunicazione al Consiglio Comunale nella prima seduta utile, a cui competono i successivi atti di adozione ed approvazione ai sensi dell’art.17 della L.R.n.1/2005 della stessa Variante al P.R.G. in oggetto.

DESCRIZIONE DELLA VARIANTE AL P.R.G.: PRESUPPOSTI, OBIETTIVI E CONTENUTI

Premesse, ed individuazione degli immobili e degli ambiti territoriali interessati

La CASTIGLION DEL BOSCO HOTEL socio unico con sede legale in Firenze, Via Lungarno Guicciardini 1, C.F.: 01194630529 è proprietaria dei terreni e degli immobili posti in Montalcino (SI), località Castiglion del Bosco, come meglio rappresentati nell'elaborato EL 02: QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO. In tale località ha da tempo sviluppato un'attività alberghiera (art. 26 L.R. n.42/2000) con interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, e con il riutilizzo delle volumetrie di alcuni edifici minori (ristrutturazione edilizia) per la costruzione di altri edifici ritenuti più funzionali alla nuova attività. Tutto ciò in ottemperanza con quanto contenuto dalla specifica normativa di zona di cui al P.R.G. Comunale vigente, delineato con Variante al P.R.G. comunale approvata definitivamente con Del. C.C. N. 69 del 29/09/2006.

L'attività alberghiera di sopra brevemente delineata, rientra in un programma di riqualificazione complessiva che parallelamente al recupero del nucleo storico di Castiglion del Bosco ha interessato l'intera azienda agricola ad esso afferente con interventi sul patrimonio edilizio sparso (case coloniche), sulle colture agricole, e , non per ultimo, con la creazione di un campo da golf omologato per gare di livello professionale internazionale.

L' Art. 60 – comma C4 c - Zona ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco del PRG determina la normativa di riferimento con l’individuazione di una zona alberghiera nel nucleo storico di Castiglion del Bosco, dando a tale scopo la possibilità del recupero degli edifici esistenti e della realizzazione di nuovi edifici tutti destinati ad Albergo (art. 26 L.R. n.42/2000) o comunque a funzioni connesse con quella ricettiva. Fa eccezione a tale destinazione complessiva, la villa tradizionalmente denominata Castello (tale toponimo è anche riportato nel foglio 28 in cui la suddetta villa risulta censita) collocata nella parte alta e più antica del nucleo in prossimità dei ruderi della torre, per cui viene mantenuta la destinazione residenziale. E’ inoltre previsto l’individuazione di un parcheggio di servizio all’attività alberghiera. In particolare l'Art. 60 del PRG, al comma di riferimento precentemente citato, prevede all'interno del perimetro della zona C4 c - Zona ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco la suddivisione in 6 ambiti ognuno con una specifica ed articolata normativa. Gli ambiti sono così definiti: a1. Ambito della parte consolidata del nucleo; a2. Ambito della rocca; b1. Area con previsione di nuova edificazione; b2. Ambito di localizzazione di nuova costruzione di attrezzature per il benessere e la vinoterapia; b3. Ambito di localizzazione di nuova costruzione di attrezzatura funzionali e di servizio all’attività alberghiera; P. Ambito di localizzazione parcheggio. Per ogni suddetto ambito la normativa prevede le modalità di intervento sul patrimonio edilizio, sugli spazi aperti e sulle risorse presenti, e, secondo le seguenti tabelle, le quantità volumetriche degli interventi di recupero e di nuova edifcazione. VOLUMI ESISTENTI (mc)

Castello (ambito a2 – PEE 5) 1.327,58 Fagianaie (ambito a2 – PEE 1) 291,34 Villa (ambito a1 - PEE 10) 4.692,42 Capanno villa (ambito a1 – PEE 6) 49,50 Ex cantina (ambito a1 – PEE 11) 7.531,89 Ex vinificazione (ambito a1 – PEE 2) 928,70 Fontaccia (ambito a1 – PEE 7) 870,53 Chiusa (ambito a1 – PEE 3) 1.612,13 Oliviera (ambito a1 - PEE 4) 1.283,12 TOTALE 18.587,21

VOLUMI NUOVA EDIFICAZIONE (mc)

Edificio alberghiero (ambito b1) 3.000 Vinoterapia (ambito b2) 3.600 Attrezzatura di servizio funzionale all’attività 1.200 alberghiera (ambito b3) TOTALE 7.800

VOLUMI SOGGETTI A RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA (mc) (art.78 della L.R.n.1/2005)

Fagianaie (ambito a2 – PEE 1) 291,34 Capanno villa (ambito a1 – PEE 6) 49,50 Ex vinificazione (ambito a1 – PEE 2) 928,70 TOTALE 1.269,54

VOLUMI PREVISTI DALLA VARIANTE (mc) (volumi esitenti + volumi nuova edificazione – volumi soggetti a ristrutturazione urbanistica)

TOTALE 25.111,67

All'attualità La CASTIGLION DEL BOSCO HOTEL ha realizzato parte di quanto previsto dall' Art. 60 del P.R.G. provvedendo alla totalità degli interventi di ristrutturazione urbanistica, al recupero del patrimonio edilzio esistente e realizzando alcuni dei nuovi volumi consentiti. Il borgo si presenta per questo in ottime condizioni complessive con gli edifici più recenti integrati con quelli storici esistenti e con il contesto paesaggistico di riferimento, il tutto in un disegno complessivo destinato ad un'attività ricettiva di grande livello ed accoglienza. Rispetto a quanto previsto dalle norme vigenti rimangono da realizzare i volumi dell' ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione di attrezzature per il benessere e la vinoterapia – 3.600 mc e quelli dell'ambito b3 - Attrezzatura di servizio funzionale all’attività alberghiera- 1.200 mc per complessivi 4.800 mc.

I MOTIVI E GLI OBIETTIVI DELLA VARIANTE La realizzazione del progetto di un centro alberghiero nel borgo di Castiglion del Bosco ha preso inzio sin dalla fine dell' anno 2006 dopo l'approvazione definitiva della variante di cui alla Del. C.C. N. 69 del 09/09/2006. I lavori si sono poi conclusi sostanzialmente nell' anno 2008. In questi anni, la società proprietaria ha potuto analizzare approfonditamente l'andamento delle presenze e le richieste degli ospiti, valutando I possibili ambiti di sviluppo dell'attività. Così com e approfondito al capitolo successivo è stato valutato di importanza fondamentale per il progredire dell'esercizio alberghiero, la necessità di ampliare il numero della camere a disposizione. Contemporaneamente si ritiene non funzionale l'offerta della vinoterapia, e inutile la previsione di volumi consentiti dalla norma attuale nell'ambito b3 - Attrezzatura di servizio funzionale all’attività alberghiera- 1.200 mc

A tale scopo la variante a cui si riferisce la presente relazione intende rivedere le previsioni vigenti sull'ambito b2 e b3, stralciando quest'ultimo ambito e trasferendo I volumi in esso realizzabili (1.200 mc) nell'ambito b2 in cui si consente quindi la realizzazione di una volumetria complessiva di 4.800 mc destinata ad ospitare camere (circa 26 camere e spazi con un numero complessivo di posti letto pari a 52) e attrezzature ad essa funzionali;

Indicazione dei temi da trattare, presupposti, obiettivi e contenuti della Variante al P.R.G.

L’obiettivo essenziale alla base della variante del PRG è individuato nell’incremento del numero di camere della struttura turistico alberghiera, finalizzato al raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario. Gli effetti attesi a seguito del raggiungimento dell’obiettivo sono riassumibili in: a) incremento del personale, con contratti stagionali fino a 10 mesi; b) incremento del numero di presenze di ospiti su base annua; c) avvio del processo di destagionalizzazione della struttura. Negli anni successivi all’approvazione del PRG, anche a causa della persistente crisi economica mondiale, l’originario modello di accoglienza, basato sulla forma del club esclusivo accessibile a circa 150 soci, si è rivelato economicamente non percorribile. A partire dalla stagione 2010, e grazie al sostegno finanziario del socio di

riferimento, la struttura turistico ricettiva di Castiglion del Bosco è stata protagonista di un importante riorganizzazione aziendale ed un significativo rilancio dell’attività. Abbandonato il progetto originario, infatti, si è scelto di perseguire un’attività turistico ricettiva di posizionamento alto, di spiccata vocazione internazionale, in grado di portare sul territorio soggetti con importanti disponibilità economiche. Ciò sulla base necessitata di sfruttare appieno la bellezza del progetto architettonico originario e la cornice paesaggistico-naturalista della tenuta, pur in presenza di una capacità ricettiva limitata a 23 stanze (e quindi l’obiettivo di ricavi medi per stanza ai vertici del settore su base nazionale), notoriamente sotto la soglia della massa critica minima per una struttura ricettiva. A ciò si aggiunga una proiezione stagionale forzatamente ridotta a circa 8 mesi e la notevole complessità operativa e logistica (oltre 12 chilometri di strada prevalentemente sterrata dal centro di Montalcino). Al termine del quadriennio, è lecito sostenere che tutti gli indicatori diano conforto alla scelta di posizionamento effettuata. I dati di fatturato mostrano una crescita molto significativa, con incrementi medi superiori al 25% anno su anno, negli ultimi due anni. Allo stesso tempo la dinamica dei costi ha subito una notevole compressione, stabilizzandosi oggi su livelli strutturali. Ciononostante, la gestione economica del complesso turistico ricettivo continua a mostrare un risultato negativo, che appare non colmabile sulla base della disponibilità attuale di stanze, nonché della difficoltà ad estendere l’apertura oltre il massimo di 10 mesi su base annua. Tutto ciò quindi mostra in modo inequivocabile la mancanza di massa critica (stanze) della struttura ricettiva. Per garantire il raggiungimento dell’equilibrio economico, è infatti necessario incrementare il numero di stanze disponibili per la stagione. Una volta raggiunto l’obiettivo della variante, è lecito attendersi un incremento del numero totale di dipendenti, in particolare nella forma dei contratti stagionali. Ad oggi, il complesso turistico alberghiero impiega oltre 150 dipendenti diretti, 45 dei quali con contratto a tempo indeterminato. Per i soli servizi in outsourcing (sicurezza, giardinaggio) si stimano almeno ulteriori 30 unità lavorative indirette. L’incremento del numero di stanze totali a circa 50-60 complessive, ci si attende comporterà un incremento di circa 100 dipendenti su base stagionale. L’ulteriore effetto rilevante prodotto dal raggiungimento dell’obiettivo è quello del raddoppio del numero di presenze su base annua per la struttura alberghiera. Indicativamente, nel corso della stagione 2013 il numero totale di presenze individuali paganti (hotel e ville) è stato di circa 14.000. Alla data attuale il numero di presenze complessive è oltre le 12.770. Una stima prudente della capacità ricettiva raggiungibile all’indomani dell’incremento della massa critica si attesa su oltre 20.000 presenze individuali. Infine, il raggiungimento di una capacità di accoglienza per oltre 120 persone presso la struttura alberghiera consentirà l’ampliamento dell’attività commerciale presso nuovi segmenti di mercato (piccoli gruppi, incentive aziendali, matrimoni, competizioni golfistiche internazionali ad invito). L’accesso a questo segmento di mercato potrà consentire l’avvio del processo di ampliamento della stagione di esercizio dell’hotel, concentrando questo genere di clientela nella parte iniziale e finale della stagione.

e si prevedono le variazioni al P.R.G. vigente di seguito indicate:

La variante in oggetto quindi prevede le seguenti modifiche all'ART 60 comma C4 c - Zona ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco delle NTA e agli elaborati del PRG:  Stralcio dell'ambito b3 - Attrezzatura di servizio funzionale all’attività alberghiera dalla Tav. 10 AZZONAMENTO TERRITORIO EXTRAURBANO IV NO (scala 1:10.000);  Stralcio dell'ambito b3 - Attrezzatura di servizio funzionale all’attività alberghiera dalla Tav. 10 bis - AZZONAMENTO DI DETTAGLIO (scala 1:2.000) e contestuale cambio della denominazione dell'ambito b2, attualmente denominato ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione di attrezzature per il benessere e la vinoterapia che diviene ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione destinata all'attività alberghiera e alle attrezzature ad essa funzionali;  Stralcio dalle NTA delle previsioni normative relative all'ambito b3 - Attrezzatura di servizio funzionale all’attività alberghiera;  Variazione delle NTA con cambio della denominazione dell'ambito b2, attualmente denominato ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione di attrezzature per il benessere e la vinoterapia che diviene ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione destinata all'attività alberghiera e alle attrezzature ad essa funzionali;

Previsioni dello Strumento Urbanistico Generale vigente

Nello Strumento Urbanistico Generale vigente, costituito dal P.R.G. (formato ai sensi della L.R.n.74/1984 con s.m.) definitivamente approvato con Delib.C.R.T. n.91 in data 29.02.2000 e con Delib.C.C. n. 41 in data 01.06.2000), i fabbricati direttamente interessati dalla Variante al P.R.G. in oggetto sono attualmente ricompresi in zona C4c - Zona ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco, disciplinata dall’art.60 delle Norme Tecniche di Attuazione del P.R.G. Vigente;

Si fa rinvio alla parte dell’Elaborato EL 02: Quadro conoscitivo di riferimento contenente gli estratti delle Tavole e delle Norme del Piano Regolatore Generale vigente che riguardano gli immobili interessati dalla Variante al P.R.G. in oggetto, per la quale si è anticipata l’ipotesi con Stato attuale e Stato modificato del P.R.G..

Con il procedimento di verifica di coerenza del PRG e PS del Comune di Montalcino con il PTCP-2013, che è in fase conclusiva e resta da sottoscrivere il Protocollo d’intesa con la Provincia di Siena, le previsioni di P.R.G. in loc. Castiglion del Bosco non risultano interessate da norme di salvaguardia ai sensi dell’art.30 della Disciplina del PTCP.

Verifica dello stato di attuazione dello Strumento Urbanistico Generale vigente, limitatamente agli argomenti trattati dalla Variante allo S.U.G.

All'attualità La CASTIGLION DEL BOSCO HOTEL ha realizzato parte di quanto previsto dall' Art. 60 del P.R.G. provvedendo alla totalità degli interventi di ristrutturazione urbanistica, al recupero del patrimonio edilzio esistente e realizzando alcuni dei nuovi volumi consentiti. Rispetto a quanto previsto dalle norme vigenti rimangono da realizzare i volumi dell' ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione di attrezzature per il benessere e la vinoterapia – 3.600 mc e quelli dell'ambito b3 - Attrezzatura di servizio funzionale all’attività alberghiera- 1.200 mc per complessivi 4.800 mc.

QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO PER LA VARIANTE AL P.R.G.

Quadro conoscitivo già disponibile all’Avvio del procedimento di formazione

Per costruire il Quadro Conoscitivo della Variante allo S.U.G. in oggetto è stata eseguita una ricognizione ed un’analisi di norme, discipline, vincoli e condizionamenti in genere, a cui sono soggetti gli immobili interessati, il loro uso e le loro trasformazioni, nonché una ricognizione delle risorse (essenziali e non) presenti, o comunque interessate, dei loro stato (evidenziando eventuali criticità) e valore, in molti casi necessariamente estesa al contesto urbanizzato o territoriale circostante. Detta ricognizione è stata eseguita sulla base della documentazione e dei dati attualmente accessibili o già disponibili, acquisiti presso vari Enti ed Istituzioni, fonti e sedi di loro collocazione, ed anche direttamente sul luogo e/o sul contesto territoriale interessato con la strumentazione a disposizione, di cui parte è stata riportata per estratti nell’Elaborato n.2 Quadro conoscitivo di riferimento che si articola nei raggruppamenti di seguito indicati:

 Q.C.: DOCUMENTAZIONE E DATI COMUNALI, in estrema sintesi comprendente: - Riprese fotografiche a terra degli immobili interessati e del contesto circostante, che documentano lo stato attuale; - Estratti di Carte Tecniche Regionale in scala 1:2'000 e 1:10'000, ed Ortofoto di vari periodi anche recenti; - Estratto di mappa Catastale (N.C.T.) aggiornato; - Estratti del Piano Strutturale approvato con Delib.C.C.n.46 in data 09.11.2011 ed efficace dal 22.02.2012; - Estratti dello Strumento Urbanistico Generale vigente: Tavola n. 10 e Norme tecniche di attuazione;

 Q.C.: ESTRATTI DEL P.S. APPROVATO, in estrema sintesi comprendente: Quadro Conoscitivo, Tavola QC16a, Tavola QC16b, Progetto, Tavola PO2, Tavola P03, Tavola PG-G2, Tavola PG-G6, Elaborato P.r.4 Documento per la valutazione integrata: relazione di sintesi, Scheda Pa10

 DOCUMENTAZIONE E DATI ESTRATTI DAL S.I.T. DELLA PROVINCIA DI SIENA, in estrema sintesi Ortofoto degli immobili interessati e del contesto circostante, dell’anno 2010;

 ESTRATTI DEL P.T.C. DELLA PROVINCIA DI SIENA, ESTRATTI DEL PIANO DI COORDINAMENTO TERRITORIALE 2010 (Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 124 in data 14 dicembre 2011):  QC 2000 C01 –Tipologie Vegetazionali  QC 2000 C03 – Unità Ambientali  QC 2000 E17 – Beni Storico-Architettonici. Strutture Insediative Storiche  QC POLI II.5 – Strutture Insediative Storiche – Aggregati – BSA – Pertinenze  SCHEDA 006 – Castiglione del Bosco  QC 2000 E03 – Emergenze del Paesaggio Agrario  QC PAES IV.3 – Beni Paesaggistici  QIG3 – Carta della Stabilità Potenziale dei Versanti  QIG8 – Carta della Permeabilità  QIG9 – Carta della Vulnerabilità Intrinseca

Per la consultazione dei suddetti documentazione e dati si fa rinvio allo specifico Elaborato n.2: Quadro conoscitivo di riferimento, che costituisce parte essenziale degli atti ed elaborati della Variante allo P.R.G. in oggetto, in cui sono ordinatamente raccolti e riportati.

Fanno parte del Quadro Conoscitivo anche le parti della presente Relazione tecnica e programmatica in cui detta documentazione e dati sono descritti, analizzati e comunque commentati, o quelle in cui i suddetti argomenti vendono specificatamente trattati.

Fa parte del Quadro Conoscitivo anche l'INDAGINE GEOLOGICA AI SENSI DELLA L.R. N.1 DEL 3/01/2005 COME DAREGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL’ART. 62 IN MATERIA DI INDAGINI GEOLOGICHE DI CUI AL D.P.G.R.T. N. 53/R DEL 25/10/2011 a firma del Dott. Geol. Paolo Bosco.

Inquadramento generale, degli Strumenti di pianificazione e degli Atti di governo del territorio vigenti od in corso di formazione, dei vincoli, di norme e discipline, e dei condizionamenti in genere.

Al fine di un inquadramento di carattere generale, per la Variante al P.R.G. in oggetto si rileva che le aree dalla stessa interessate risultano:

stessa direttamente interessati risultano: - esterni a Centri abitati, ai sensi del Codice della Strada e Regolamento di attuazione attualmente vigenti, in particolare da quello di Montalcino che risulta essere quello più prossimo agli stessi; - non soggetti a Vincolo storico artistico ai sensi del D.lgs. 22.01.2004 n.42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, e neppure ricompresi tra gli immobili di proprietà pubblica da assoggettare ad accertamento per l’apposizione dello stesso Vincolo, per la parte esterna agli immobili di seguito precisati: ______Località: Castiglione del Bosco Indirizzo: Strada comunale di Castiglion del Bosco Oggetto: Castellare di Castiglion del Bosco Foglio 28, Part. 11, 12, 15, 16. Tipo proprietà: privata Vincolo: 1089 Art.: - Decreto: 1972 ______Località: Castiglione del Bosco Indirizzo: Strada comunale di Castiglion del Bosco Oggetto: Chiesa di San Michele Arcangelo a Castiglion del Bosco Foglio 28, Part. A. Tipo proprietà: Ente E. Vincolo: 1089

Art.: 4 Decreto: - ______che invece risultano già soggetti a Vincolo storico artistico ai sensi del D.lgs. 22.01.2004 n.42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137. - in ambito non soggetto a Vincolo archeologico, e neppure dichiarato di interesse archeologico, ai sensi del D.lgs. 22.01.2004 n.42, e del PIT-PPR adottato con Delib.C.R.T. n.58 in data 02.07.2014; di Montalcino, che nell’anno 2004 è stato iscritto tra i siti U.N.E.S.C.O. (patrimonio mondiale dell’umanità) a seguito del riconoscimento dell’eccezionalità dei suoi valori culturali e naturalistici. completamente esterni ad ambiti soggetti a Vincolo paesaggistico, ai sensi del D.lgs. 22.01.2004 n.42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, posto con D.M.; - in minima parte ricompresi in ambiti soggetti a Vincolo paesaggistico ai sensi dell’art.142 (Aree tutelate per legge) del D.lgs. 22.01.2004 n.42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n.137, comma 1 lettera g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, quindi in aree classificabili come bosco, ai sensi della L.R.n.39/2000, che conseguentemente sono soggetti a vincoli idrogeologico e paesistico; - privi di individui arborei classificati come Alberi monumentali, soggetti alla specifica normativa di tutela e salvaguardia regionale (L.R. 13.08.1998 n.60, con s.m.); - completamente ricompresi in ambiti sottoposti a Vincolo idro-geologico ex R.D. n. 3267/1923 con specifico provvedimento; - ricompresi nel territorio di Comune in precedenza non classificato sismico (N.C.), ma attualmente soggetto a Vincolo sismico ex art.2 Legge 02.04.1974 n. 64 in quanto classificato in Zona 3 sismica ai sensi dell’Ordinanza P.C.M. n. 3274 in data 20 marzo 2003, confermato in Zone 3 tra i Comuni a bassa sismicità con D.G.R. 16.06.2003 n.604; - ricompresi nel bacino idrografico del Fiume Ombrone, soggetti alla disciplina del relativo P.A.I. ed a quanto di competenza della relativa Autorità di Bacino Regionale e del Genio Civile di Area Vasta sede di Siena; - esterni agli ambiti dei corsi d’acqua ricompresi nell’Elenco dei corsi d’acqua principali ai fini di un corretto assetto idraulico, su cui sono previste le salvaguardie per la difesa dai fenomeni alluvionali di cui all’art.36 comma 3, 4 e 5 della Disciplina del PIT-2007 regionale vigente; - interessati dai contenuti programmatori e disciplinari del P.I.T. della Regione Toscana, approvato con Delib.C.R.T. n.72 in data 24.07.2007 ed efficace dal 17.10.2007, nonché delle relative Varianti di implementazione dei contenuti paesaggistici adottate con Delib. C.R.n.32 in data 16.06.2009 e con Delib. C.R.n.58 in data 02.07.2014; - interessati dai contenuti programmatori e disciplinari del P.T.C. della Provincia di Siena, con revisioni ed aggiornamenti approvati dalla Provincia di Siena con Delib.C.P.n.124 in data 14.12.2011, divenuto efficace con la pubblicazione nel BURT n.11 in data 14.02.2012 del relativo avviso, con successive Varianti parziali; - completamente ricompresi nell’ambito definito Val d’Orcia, comprendente il territorio di più comuni compreso quello del Comune di Montalcino, che nell’anno 2004 è stato iscritto tra i siti U.N.E.S.C.O. (patrimonio mondiale dell’umanità) a seguito del riconoscimento dell’eccezionalità dei suoi valori culturali e naturalistici; - interessati solo in parte (quella relativa ad A - Aree a dominante agricola, A1 - Tessuti agrari a maglia fitta, con prevalenza dell'olivo e del promiscuo, A4 - Seminativi collinari, e con esclusione quella relativa a C - Le aree a dominante insediativa, Insediamenti urbani e Zone per attività produttive e siti estrattivi ) interessati dai contenuti "cedevoli" (nei termini che in modo esplicito si possono desumere dalla parte di seguito riportata per estratto delle relative norme) con del Regolamento dell’A.N.P.I.L. Val d’Orcia, approvato dal Comune di Montalcino con Delib. C.C. n.92 in data 22.10.2003 (avviso nel B.U.R.T. n.47 del 19.11.2003);

Risultanze di ulteriori ricerche ed approfondimenti da svolgere successivamente all’Avvio del procedimento di formazione della Variante al P.R.G. in oggetto

Per la Variante allo P.R.G. in oggetto debbono essere ancora redatte le Indagini geologico-tecniche ai sensi dell’art.62 della L.R.n.1/2005 con s.m., e del relativo Regolamento di attuazione [Regolamento di attuazione dell'articolo 62 della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1 (Norme per il governo del territorio) in materia di indagini geologiche] approvato con D.P.G.R.n.53/R del 25.10.2011. La suddetta documentazione, in forma completata, prima dell’adozione della Variante al P.R.G. in argomento sarà deposita presso la Regione Toscana, Ufficio regionale del Genio Civile di Area Vasta Sede di Siena, con le certificazioni ed attestazioni prescritte, e gli altri Elaborati costituenti la stessa Variante al P.R.G.

A seguito delle suddette integrazioni ed approfondimenti, da questi ne potrà conseguire la necessità di introdurre nella Variante al PRG in oggetto particolari contenuti, di Q.C. ed anche normativi.

STATO DI AVANZAMENTO DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

Strumento Urbanistico Generale (S.U.G) attualmente vigente Lo S.U.G. attualmente vigente è costituito dal P.R.G. (formato ai sensi della L.R.n.74/1984 con s.m.) definitivamente approvato con Delib.C.R.T. n.91 in data 29.02.2000 e con Delib. C.C. n. 41 in data 01.06.2000, dalle parti del Regolamento edilizio con annesso P. di F. previgenti, e dalle successive Varianti approvate, formate ai sensi dell’art.40 c.2 e 8 L.R.n.5/1995 e L.R.n.1/2005.

Con la Delib.C.C. n.23 in data 24.02.2005 è stato avviato il procedimento di formazione del Piano Strutturale del Comune di Montalcino, ai sensi degli artt. 15-17 della L.R. n.1/2005 con s.m..

Con la Delib.C.C.n. 68 in data 09.10.2009 il Comune di Montalcino ha adottato il proprio Piano Strutturale, di cui agli artt. 9, e 53 ai sensi degli artt. 15-17 della L.R. n.1/2005 con s.m., procedendo ai relativi adempimenti per la V.A.S. ai sensi degli artt.13-18 del D.lgs. n.152/2006 con s.m..

Con la Delib.C.C.n. 45 in data 04.11.2011 il Comune di Montalcino ha favorevolmente concluso la V.A.S. ai sensi degli artt.13-18 del D.lgs. n.152/2006 con s.m. ed approvato il proprio Piano Strutturale, di cui agli artt. 9, e 53 ai sensi degli artt. 15-17 della L.R. n.1/2005 con s.m..

Sul B.U.R.T. n.8 parte seconda del 22.02.2012 è stato pubblicato avviso relativo a Piano Strutturale, procedimenti di V.A.S. ai sensi degli artt. 13-18 del D.Lgs. n. 152/2006 con s.m. e di formazione ai sensi degli artt. 15-17 della L.R. n. 1/2005 con s.m.; informazioni su parere motivato art. 15 c. 1 D.Lgs. n.152/2006, decisione finale art. 16 D.Lgs. n. 152/2006 ed approvazione definitiva art. 17 c. 4 L.R. n. 1/2005. Ed alla Delib.C.C.n.45 in data 04.11.2011 suddetta, e da tale data il Piano Strutturale è divenuto efficace.

Termini dell’intesa ai sensi del’art.39 c.1 L.R.n.5/1995 Con l’Intesa ai sensi dell’art.39 c.1 della L.R.n.5/1995, siglata in data 11.04.2001 da Regione Toscana, Provincia e Comuni della Provincia di Siena, e ratificata dal Comune di Montalcino con Delib. C.C. n.60 in data 25.06.2001, per il procedimento di formazione del P.S. del Comune di Montalcino sono stati concordati i termini seguenti: Avvio del procedimento entro il 29.02.2005; Adozione entro il 29.02.2007.

Con l’inutile decorso del termine suddetto, dal 01.03.2007 e fino alla data del 18.11.2009 di pubblicazione sul B.U.R.T. dell’avviso relativo all’atto di adozione del P.S., sono state in vigore le salvaguardie di cui all’art.39 c.2 della L.R.n.5/1995. Ai sensi dell’art.39 c. 2 bis della L.R.n.5/1995 con s.m., le sanzioni suddette si dovranno applicare altresì dalla data dell’eventuale decadenza delle salvaguardie del Piano strutturale e fino alla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione dell’atto d’adozione del Regolamento urbanistico.

Con la Delib. C.C. n.30 in data 19.05.2014 avente ad oggetto Presa d’atto degli esiti delle verifiche tecniche di coerenza tra S.U.G. vigente e P.S. approvato con il P.T.C.P.-2013 della Provincia di Siena e delle salvaguardie di indispensabile applicazione, e disposizioni finalizzate alla sottoscrizione di Protocollo d’intesa con la Provincia ai sensi dell’art.30 (direttive per la coerenza dei piani comunali) della disciplina del P.T.C.P. vigente, ed il Protocollo d'intesa ai sensi dell'art.30 della Disciplina del PTCP-2013 sottoscritto in data 10.09.2014 dai rappresentanti di Comune di Montalcino e Provincia di Siena in attuazione della stessa Delib.C.C. n.30 in data 19.05.2014, si sono definite le salvaguardie ai sensi dell’art.30 della Disciplina del PTCP-2013.

PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DELLA VARIANTE ALLO S.U.G. Il procedimento di formazione della Variante al P.R.G. in argomento è quello ordinariamente previsto ai sensi degli artt. 15, 16 e 17 della L.R.n.1/2005., per questo definito Procedimento unico. Per i particolari adempimenti prescritti in detto procedimento sono stati designati: - in qualità di Responsabile del procedimento, il Responsabile dell’Ufficio Tecnico – U.O. Urbanistica;

- in qualità di Garante della comunicazione, il Segretario generale; Allo stato attuale non si ravvisano particolari motivazioni che rendano necessaria od opportuna una Variante al S.U.G. ai sensi dell’art.39 c.2 della L.R.n.5/1995 con s.m.., in accordo di pianificazione.

VERIFICA DI COERENZA INTERNA ED ESTERNA E DI VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI EFFETTI

PROGRAMMI) dispone quanto segue: Art. 11 - Disposizioni generali per la valutazione ambientale strategica e contenuti degli strumenti di pianificazione territoriale e atti di governo del territorio 1. Gli strumenti della pianificazione territoriale e gli atti di governo del territorio sono assoggettati al procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS) nei casi e secondo le modalità indicati dalla legge regionale 12 febbraio  Art. 13 – Monitoraggio

1. Oltre al monitoraggio svolto ai sensi dell’articolo 29 dalla l.r. 10/2010, la Regione svolge il monitoraggio degli effetti dei propri strumenti di pianificazione e dei propri atti di governo del territorio che, dalle previsioni di detti strumenti o atti, derivano a livello paesaggistico, territoriale, economico, sociale e della salute umana.

2. Oltre al monitoraggio svolto ai sensi dell’articolo 29 della l.r. 10/2010, le province ed i comuni svolgono il monitoraggio degli effetti dei propri strumenti di pianificazione e dei propri atti di governo del territorio che, dalle previsioni di detti strumenti o atti, derivano a livello paesaggistico, territoriale, economico, sociale e della salute umana e forniscono i relativi risultati al sistema informativo geografico regionale.

3. La Regione svolge altresì il monitoraggio degli effetti sul territorio degli strumenti di pianificazione e degli atti di governo del territorio di comuni e province, ai fini della verifica del conseguimento degli obiettivi e delle finalità di cui al titolo I, capo I.

4. Il monitoraggio di cui ai commi 1 e 2, si svolge a partire dal secondo anno dall’approvazione degli strumenti di pianificazione e degli atti di governo del territorio. Delle attività di monitoraggio la Giunta regionale informa il

Consiglio regionale con cadenza annuale.

Ai sensi dell’art. 11 c.1, per quanto riguarda la verifica di assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica della

Variante al P.R.G. in oggetto si fa rinvio alla relativa successiva specifica sezione del presente documento.

Nei paragrafi che seguono, e negli Elaborati costituenti parte integrante e sostanziale della Variante PRG in oggetto, sono contenute:

- una ricognizione dei principali e più significativi contenuti, di quadro conoscitivo e di progetto, sia statutari che strategici, degli Strumenti di pianificazione territoriale e degli Atti di governo del territorio del Comune di Montalcino, della Provincia di Siena e della Regione Toscana, e di altri Enti Amministrazioni e Soggetti competenti in materia;

- le apposite analisi che evidenziano la coerenza interna ed esterna delle previsioni della Variante al P.R.G. oggetto.

Sulla base di dette ricognizione ed analisi, in particolare di quelle eseguite sui contenuti del Piano Strutturale

approvato, si sono individuate le risorse, essenziali e non, comunque interessate dagli interventi previsti con la

Variante al PRG in oggetto, e quindi i relativi effetti attesi o comunque potenzialmente possibili, correlati e conseguenti a dette nuove previsioni urbanistiche, ed in considerazione di sensibilità e criticità delle suddette risorse, si sono effettuate le prescritte valutazioni.

Dette valutazioni sono contenute negli elaborati di seguito elencati:

 EL 01: Relazione tecnica e programmatica, Analisi di coerenza interna ed esterna e Valutazione integrata degli effetti di cui all’art.11 c.2 della L.R. T. n.1/2005 con s.m;  EL 02: QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO (estratti P.I.T. Regione Toscana, estratti P.T.CP. Provincia di Siena, estratti P.S. Comune di Montalcino, estratti P.R.G. Comune di Montalcino, Estratti di SIT istituzionali ed altre banche dati, documentazione catastale e fotografica);  EL 02a: Tavola dei vincoli paesaggistici e monumentali (scala 1:2000 – 1:10.000);  EL 02b: Trasformazioni del paesaggio – serie delle fotoaeree (periodo 1954 – 2013) - (scala 1:5.000);  EL 02c: Documentazione fotografica di dettaglio;  EL 02d: Relazione tecnica forestale (a firma del Dott. For. Marco Battaggia);  EL 03: NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE – Stato attuale/Stato di variante;  EL 04: Tav. 10.- AZZONAMENTO TERRITORIO EXTRAURBANO IV NO (scala 1:10.000) – Stato attuale;  EL 05: Tav. 10.- AZZONAMENTO TERRITORIO EXTRAURBANO IV NO (scala 1:10.000) – Stato di variante;  EL 06: Tav. 10 bis - AZZONAMENTO DI DETTAGLIO (scala 1:2.000) – Stato attuale;  EL 07: Tav. 10 bis - AZZONAMENTO DI DETTAGLIO (scala 1:2.000) – Stato di variante;  EL 08: Analisi paesistico percettive e valutazione degli effetti della Variante al PRG sulla pertinenza del Bene storico-architettonico del territorio aperto “Castiglione del Bosco” ai sensi dell'art 13.14 della Disciplina del PTCP-2013;  Indagini geologico - tecniche, ai sensi dell'art.62 della L.R.n.1/2005 con s.m. e del relativo Regolamento di attuazione approvato con D.P.G.R.n.53/R del 25.10.2011;  EL 09: RAPPORTO AMBIENTALE ai sensi dell'art. 24 della L.R. 10/2010;  EL 09a: Relazione archeologica (a firma del Dott. Omar Filippi, Dott. ssa Teresa Cavallo);  EL 10: SINTESI NON TECNICA DEL RAPPORTO AMBIENTALE ai sensi dell'art. 24 c. 4 della L.R. 10/2010; redatti dal Progettista Arch. Tommaso Giannelli dello Studio Parisi & Associati, anche con la collaborazione del Geol. Paolo Bosco, del Dott. Omar Filippi, Dott. ssa Teresa Cavallo per la parte archeologica e del Dott. For. Marco Battaggia per la parte forestale, incaricati dal Soggetto privato proponente, che allo stato attuale del procedimento di formazione sono complementari al presente documento, e parte integrante e sostanziale degli atti e della documentazione relativi alla Variante al P.R.G. in oggetto. Per quanto riguarda il monitoraggio degli effetti dei propri strumenti di pianificazione e dei propri atti di governo del territorio che, dalle previsioni di detti strumenti o atti, derivano a livello paesaggistico, territoriale, economico, sociale e della salute umana prescritto ai sensi dell’art.13 c.2, si prevede che verrà effettuato in sede di redazione e formazione del Regolamento Urbanistico del Comune di Montalcino.

OBIETTIVI DELLA VARIANTE AL P.R.G. VIGENTE, E TEMPI NEI QUALI DEBBONO ESSERE PERSEGUITI

Gli obiettivi della Variante al PRG in oggetto sono quelli già anticipati e riportati nei paragrafi precedenti relativi alla descrizione della Variante al PRG in oggetto. I tempi nei quali debbono essere perseguiti detti obiettivi sono necessariamente molto brevi in quanto il proponente ha intenzione di provvedere alla realizzazione di quanto previsto nella variante per potere raggiungere tali obiettivi descritti ai punti precedenti nel più breve arco temprale.

ANALISI DI COERENZA INTERNA ED ESTERNA

NECESSARIA COERENZA CON I CONTENUTI DEL P.S. APPROVATO

Il Piano Strutturale del Comune di Montalcino è stato approvato con Delib.C.C.n. 45 in data 04.11.2011, di cui è stato pubblicato il relativo Avviso sul B.U.R.T. n.8 parte seconda del 22.02.2012, data da cui decorre la sua efficacia.

Con l'obiettivo di verificare la coerenza degli interventi previsti dalla variante al P.R.G. in oggetto con i contenuti del Piano Strutturale, si propone la matrice sottostante in cui da una parte vengono riproposti i tematismi ritenuti significativi contenuti nel PS stesso e, in merito ad essi, dall'altra parte si descrivono le valutazioni e quindi la coerenza degli interventi previsti dalla variante.

Dalla ricognizione dei suoi contenuti, relativamente agli immobili interessati dalla Variante al P.R.G. in oggetto emerge (oltre a quanto sopra già riportato, desunto dei relativi Elaborati di Quadro conoscitivo) anche quanto segue:

TAV P02- Lo statuto del territorio. Invarianti strutturali e sistemi territoriali di paesaggio. Scala 1:10.000 Tematismo tavola P02: LINEE DI CRINALE – AMBITI COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE DI RISPETTO DEL CRINALE AL P.R.G. Art. 16 - Il sistema dei crinali La variante in oggetto mantiene sostanzialmente 1. Tale sistema, così come individuato nella Tavola P02 inalterate gli effetti degli interventi previsti dal PRG ricomprende vette e linee di crinale del territorio di comunale vigente su questo specifico aspetto Montalcino nei quali l’antropizzazione, di antica origine, morfologico del terrirorio comunale, in quanto restano ha determinato nelle Crete forme insediative tipizzabili invariate la collocazione e le quantità volumetriche nelle strutture poderali, sempre in posizione rilevante, complessive previste all'interno dell'area con servite da un importante reticolo stradale e circondate destinazione alberghiera Sottozona C4c ricettiva prevalentemente da campi a seminativo; mentre le alberghiera di Castiglion del Bosco. Infatti la variante consiste in una redistribuzione delle volumetrie ora

parti previste negli ambiti b2 e b3. In particolare l'ambito b3 collinari pi interne del territorio comunale presentano sarà totalmente stralciato e le volumetrie fuori terra in ambiti di crinale scarsamente insediati (escludendo il esso previste (1.200 mc) saranno collocate nell'ambito Capoluogo) e dominati dalla presenza del bosco. b2 dove quindi sarà possibile la realizzazione di 4.800 OBIETTIVI mc fuori terra (anziché 3.600 mc attuali) oltre ai volumi 2. In applicazione della disciplina sul paesaggio, Il PS interrati nella quantità massima del 30 % dei volumi tutela la percezione degli elementi caratteristici fuori terra. e strutturanti il paesaggio posti sulle linee di crinale e Tale redistribuzione non comporterà variazioni negli esiti negli ambiti di rispetto , anche nel rapporto progettuali già attesi nell'applicazione delle previsioni normative vigenti, e non inciderà sull'integrità del crinale che instaurano con il contesto, con l’obiettivo di in quanto l'ambito b2 è collocato in posizione defilata valorizzare la loro percezione e di salvaguardare le rispetto ad esso. parti pi esposte del territorio. In base alle previsioni del PRG comunale vigente è DIRETTIVE stato richiesto con N.P. 5591/2009 relativo Permesso di 3. Il RU dovrà evitare processi di urbanizzazione lungo Costruire per la costruzione della vinoterapia. strada o diffusa in particolare sui crinali e Preme inoltre sottolineare che il borgo di Castiglion del predispone una particolare disciplina: Bosco è il risultato dell'aggregazione diacronica di più a. di tutela per gli insediamenti che si collocano in edifici, che a partire dal nucleo storico del castello, si è corrispondenza delle linee di crinale e all’interno successivamente sviluppato lungo il tracciato stradale di degli ambiti di rispetto degli stessi, anche con crinale. Gli intereventi previsti dalla variante in oggetto specifiche verifiche procedurali da effettuarsi nella all'interno dell'ambito b2 potranno quindi essere valutazione dei progetti di trasformazione del territorio, sviluppati secondo questo schema evolutivo, b. di tutela e valorizzazione delle produzioni agricole riconsiderando la relazione tra l'edificato storico e quello tipiche e mantenimento delle attività agricole di più recente formazione con il tracciato stradale di tradizionali compatibilmente con le sistemazioni crinale e quindi più in generale con il contesto fondiarie storiche; paesaggistico di riferimento. c. di recupero e riqualificazione ambientale delle aree Inoltre in fase di progetto dovranno essere adottati tutti di crinale e poggio interessate dalla presenza quegli accorgimenti utili per la sicurezza anti-incendio di manufatti incongrui; contenuti nella normativa vigente (L. n.353 del 2000, 4. Si dovranno altresì: L.R. n.39 del 2000, art. 31 c.4 lettera b del PIT regionale e s.m.i). L'area individuata per l'ambito b2 è inoltre priva a. tutelare e monitorare le superfici boscate presenti, di qualsiasi valore dal punto di vista agronomico in evitando che intervengano ulteriori processi di quanto attualmente destinata a parcheggio. frammentazione. b. ampliare la consistenza delle aree con presenza di fitocenosi autoctone (boschi e cespuglieti), incrementando la estensione media delle tessere forestali; c. favorire programmi di intervento, in accordo con la Comunità Montana, per i rimboschimenti effettuati con specie improprie. Tematismo tavola P02: COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE AREE A VEGETAZIONE NATURALE AL P.R.G. Art. 19 - Aree a vegetazione naturale Il P.S. Nella Tav. P02 classifica l'ambito b2 come area a 1. Le aree incolte, i pascoli, le radure, le aree naturali e vegetazione naturale. seminaturali in genere, che si predispongono a divenire Tale classificazione risulta in contrasto con quanto aree di transizione, individuate nella Tav. 02, garantiscono realmente presente, in quanto anche come deducibile un elevato livello di biodiversità e svolgono una dalla documentazione fotografica facente parte del importante funzione ecologica per gli aspetti climatici, quadro conoscitivo, l'ambito b2 risulta caratterizzato da vegetazionali e faunistici del territorio. un forte grado di antropizzazione poiché destinato prima DIRETTIVE ad area logistica di cantiere durante l'esecuzione dei 2. Il RU, approfondendo i caratteri delle aree naturali e lavori di recupero del borgo, oggi a parcheggio riservato seminaturali, deve garantire in particolare: agli operatori dell'albergo e a quelli dell'azienda a. la conservazione delle praterie aride (habitat prioritari) agricola. e delle specie che le caratterizzano; Per detti motivi gli interventi previsti della variante si b. la conservazione e il progressivo incremento degli inseriranno in un contesto quasi totalmente privo di elementi che accrescono l’eterogeneità del naturalità. mosaico ambientale e che sostengono gran parte delle specie d’importanza conservazionistica; 3. Il RU potrà altresì individuare i casi in cui dovranno essere limitate o vietate le opere di

riforestazione dei terreni abbandonati. Tematismo tavola P02: MAGLIA AGRARIA FITTA COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE AL P.R.G. Art. 21 Zone con tessiture agrarie a maglia Gran parte della Sottozona C4c ricettiva alberghiera di 1. Il PS riconosce quali emergenze del paesaggio agrario Castiglion del Bosco viene classificata dal PS come le tessiture agrarie a maglia fitta che sono rappresentate, zona con tessitura agraria a maglia fitta. dalle sistemazioni agrarie tradizionali, individuate nella Tale valutazione risulta però contrastare con quanto Tav. P02 del PS e definite all’art 90 delle presenti NTA. realmente presente poiché, se è vero che all'interno Tali emergenze sono spesso identificate con le della suddetta sottozona sono presenti strutture agrarie coltivazioni dell’olivo e del promiscuo, dai seminativi o di grande valore paesaggistico ed ambientale, quali il vigneti che presentano significativa presenza di erborati. sistema dei terrazzamenti attorno al castello, l'ambito b2 2. Le zone con tessiture a maglia fitta costituiscono oggetto della presente variante al PRG risulta invarianti sia sotto il profilo paesaggistico che sotto quello totalmente privo di elementi di valore. della difesa del suolo, per il contributo sostanziale che Gli interventi previsti dalla variante si contestualizzano apportano nella regolazione degli equilibri ecologici- quindi in un ambito dove non esiste una tessitura agrari ambientali, alla stabilità dei suoli e alla difesa dai processi di particolare pregio. della sua erosione, alla regimazione delle acque, all’ aumento della biodiversità grazie al loro corredo vegetale arboreo ed arbustivo. OBIETTIVI 3. E’ obiettivo del PS la preservazione dei contesti caratterizzati dalla maglia fitta che identificano molti dei paesaggi caratteristici del territorio di Montalcino, come quelli del sistema di paesaggio n1. DIRETTIVE 4.Il Regolamento Urbanistico dovrà: a. garantire la continuità delle funzioni agricole presenti e la permanenza delle valenze paesaggistiche; in particolare, non sono ammesse l’alterazione dei terrazzamenti e dei ciglionamenti, dei muri in pietrame, presenti solo in forma residuale nel territorio comunale; b. elaborare una disciplina che garantisca la tutela delle sistemazioni colturali tradizionali, tenendo tuttavia conto di quelle trasformazioni che si rendono indispensabili. PRESCRIZIONI 5. Per tutti gli interventi si prescrive che: a. la tutela della tessitura agraria, e soprattutto il mantenimento delle sue prestazioni, che devono essere garantite da tutti gli interventi, pubblici e privati, che inducano trasformazione del suolo, ivi compresi quelli di tipo agricolo anche in assenza di edificazione; b. nelle zone a maglia fitta deve essere perseguita la massima tutela delle sistemazioni idraulico- agrarie e della vegetazione non colturale, con possibilità di limitati accorpamenti dei campi che non comportino significativi rimodellamenti del suolo e che non riducano la capacità di invaso della rete scolante: possono essere eliminate le piantate residue poste all'interno dei campi con eccezione di quelle di bordo o poste in fregio alla viabilità campestre. É inoltre da tutelare la viabilità campestre e il disegno esterno dei campi derivanti da accorpamenti. (Sono previsti assetti diversi da quelli descritti a condizione venga predisposta progettazione specifica). 6. 66.. 6. La realizzazione di invasi o laghetti è consentita solo per assicurare l'accumulo della risorsa idrica. 7. 77.. 7. Il R.U. dovrà dettagliare l’entità dei rimodellamenti e degli invasi tenendo conto degli studi e delle normative vigenti. Tematismo tavola P02: PRESENZA DI EDIFICI E COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE CONTESTI DI PREGIO STORICO ARCHITETTONICO – AL P.R.G. PRESENZA DI EDIFICI E CONTESTI TRADIZIONALI –

PRESENZA DI EDIFICI E CONTESTI TRADIZIONALI, CON EDIFICI DI PREGIO ART. 144 Salvaguardie Tali previsioni del P.S. applicabili in regime di 1. Ai sensi dell’art. 61 della LR n.1/2005, dalla data di salvaguardia ai sensi dell' Art. 61 della LR n.1/2005. adozione del PS, fino all’approvazione del RU e interessano nello specifico solo tre edifici all'interno del comunque per una durata non superiore a tre anni, sono tessuto storico del borgo per cui esse non hanno stabilite le norme di salvaguardia da nessuna ricaduta su quanto contenuto nella variante al osservare per la gestione delle attività urbanistico-edilizie PRG. sul territorio comunale, che in questo periodo restano disciplinate dal vigente Piano Regolatore Generale. 2. Ai sensi dell’art. 61 della LR n.1/2005, il Comune sospende ogni determinazione sulle domande di permesso di costruire e sugli altri atti abilitativi, anche autocertificati, per i quali non sia decorso il termine di efficacia dalla presentazione, quando riconosce che siano in contrasto con le discipline del Piano Strutturale e con le eventuali salvaguardie contenute nel PIT e nel PTCP, ovvero con le misure cautelari di cui all’art. 49 della LR n.1 del 03/01/2005. 3. Restano esclusi dalle salvaguardie: a. gli interventi posti in essere dalle Amministrazioni Pubbliche di cui all’art. 1 comma 2 del DL n.29 del 03/02/1993, nonché le opere riconosciute di pubblica utilità o di pubblico interesse; b. gli interventi per i quali sia già intervenuto il rilascio di concessione edilizia e quelli soggetti a denuncia di inizio attività per i quali sia già decorso il termine di venti giorni dalla data di presentazione; c. gli interventi riferiti alle varianti in corso d’opera di concessioni edilizie o denuncia di inizio attività rientranti nei casi di cui al punto precedente; d. I Piani Attuativi per i quali non sia ancora stata stipulata la convenzione o avviata la procedura di esproprio delle aree alla data di pubblicazione dell’adozione del PIT, 24 aprile 2007, e a seguito di deliberazione del Consiglio Comunale che ne accerti la coerenza agli obiettivi ed alle prescrizioni b. per gli edifici e contesti di pregio storico ed architettonico gli interventi non potranno eccedere il risanamento conservativo, con cambio di destinazione d’uso esclusivamente per le attività integrative di cui all’art. 89, comma 1 delle presenti discipline d. per gli edifici e contesti tradizionali gli interventi non potranno eccedere la ristrutturazione edilizia così come definita all’art. 54 comma 5, punto 2 delle NTA del vigente PRG, con cambio di destinazione d’uso esclusivamente per le attività integrative di cui all’art. 89, comma 1 delle presenti discipline. Tematismo tavola P02: COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE BSA – Beni storico architettonici – ART: L9 AL P.R.G. Aree di pertinenza degli aggregati e del BSA ART. 27- I Beni storico architettonici e le aree di La normativa inerente i BSA dettata dal P.S. in pertinenza del PTC di Siena coerenza con quanto previsto in merito dal P.T.C.P. della Beni storico architettonici e le aree di pertinenza del PTC Provincia di Siena, coinvolge perlopiù in modo puntuale di Siena I Beni storico architettonici e le aree di pertinenza i BSA stessi e quindi si riferisce al bene generatore, nel del PTC di Siena I Beni storico architettonici e le aree di caso di merito: la Villa di Castiglione del Bosco. pertinenza del PTC di Siena I Beni storico architettonici e Per quanto riguarda invece le aree di pertinenza dei le aree di pertinenza del PTC di Siena BSA , il PS recita quanto segue: “Ogni eventuale

OBIETTIVI progetto di trasformazione che interessi tali aree deve 1. I beni storico architettonici (BSA) e le loro pertinenze, essere attentamente valutato sotto l’aspetto costituiti da ville, giardini, castelli, fattorie ed edifici paesaggistico e corredato da idonee analisi e studi specialistici quali chiese, pievi, monasteri e mulini, pertinenti, redatte ad un’apposita scala di lettura, in rappresentano una delle componenti fondamentali del modo da salvaguardare e valorizzare le relazioni che il sistema insediativo senese e sono sottoposte a bene ha instaurato con il contesto (ecologico-ambientali, particolare normativa di tutela paesaggistica al fine di funzionali, storiche, visive e percettive, ecc). E’ per mantenere il contesto figurativo agricolo ed ambientale. questo sempre fondamentale il disegno degli spazi DIRETTIVE aperti” 2. Queste aree ed edifici non possono essere distrutti o La valutazione della coerenza tra i contenuti della modificati arrecando danno ai riconosciuti valori variante e il P.T.C.P. della Provincia di Siena viene architettonici e paesaggistici, se non per ripristinare parti sviluppata nello specifico capitolo nelle pagine perdute e documentate o per reintrodurre elementi successive del presente documento. Quello che però tradizionali, consoni alle caratteristiche originarie del preme considerare è che l'elaborato della presente contesto. Il RU dovrà: variante intitolato EL 08: Analisi paesistico percettive a. precisare una disciplina che preveda, in relazione: alle e valutazione degli effetti della Variante al PRG sulla condizioni di integrità architettonica e tipologica, al grado pertinenza del Bene storico-architettonico del di trasformazione o alterazione degli edifici e dei territorio aperto “Castiglione del Bosco”, viene manufatti; la modulazione delle categorie degli interventi; concepito sin d'ora come strumento che oscilla tra b. prevedere destinazioni d’uso compatibili con i caratteri valutazioni di ordine paesaggistico e, seppur in modo architettonici e tipologici degli edifici. In particolare si preliminare e solo come prefigurazione, quelle di ordine dovrà garantire il rispetto della compatibilità tra tipo progettuale. In tal senso, seppure ad una scala edilizio e modalità di riuso, così da favorire il recupero urbanistica, detto elaborato fornisce spunti sul rapporto degli edifici insieme al mantenimento e/o il ripristino degli tra i nuovi interventi previsti dalla variante, il nucleo di elementi caratterizzanti (scale, ingresso, ecc.); Castiglion del Bosco ed il contesto paesaggistico di c. prevedere una specifica disciplina per le aree di riferimento. Spunti che possono essere pertinenza, orientata al mantenimento dei rapporti tra successivamente riversati nei contenuti della queste e i beni di riferimento, in particolare di dovrà progettazione definitiva, e che in questo frangente fanno prevedere la conservazione di tutti gli elementi che emergere una sostanziale fattibilità della costruzione di organizzano le funzioni degli spazi aperti (viali alberati, nuovi volumi all'interno del perimetro dell'ambito b2 viabilità poderale, case rurali, vegetazione tradizionale interno alla Sottozona C4c ricettiva alberghiera di non colturale, piantate residue, piante arboree e siepi) e Castiglion del Bosco. l’eventuale ripristino delle parti perdute, se documentate. A rimarcare tale fattibilità si ricorda che in ottemperanza PRESCRIZIONI alle NTA vigenti la Castiglion del Bosco Hotel ha 3. Ogni eventuale progetto di trasformazione che interessi richiesto PDC n. 5591/2009. tali aree deve essere attentamente valutato sotto l’aspetto Infine si ritiene che le previsione delle varianti in oggetto paesaggistico e corredato da idonee analisi e studi possano avere risvolti positivi legati allo stralcio della pertinenti, redatte ad un’apposita scala di lettura, in modo sottozona b3, quindi con una riduzione della da salvaguardare e valorizzare le relazioni che il bene ha parcellizzazione dell'edificato. instaurato con il contesto (ecologico-ambientali, funzionali, storiche, visive e percettive, ecc). E’ per questo sempre fondamentale il disegno degli spazi aperti. 4. Non è consentita la realizzazione di nuovi elettrodotti aerei.

TAV P04 – La maglia poderale e le zone ad esclusiva e prevalente funzione agricola - scala 1:10.000 Tematismo tavola P04: Aree ad esclusiva funzione COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA agricola VARIANTE AL P.R.G. Art. 87 - Zone con esclusiva e prevalente funzione L'area oggetto della variante al PRG ricade secondo la agricola TAV P04 del PS all'interno di un'area ad esclusiva 1. Il PS, sulla base degli studi e degli approfondimenti funzione agricola. In coerenza con quanto previsto effettuati, individua per il territorio rurale, nella all'art. 87 - DIRETTIVE del P.S. si ritiene necessario Tav. P04, le zone con esclusiva e prevalente funzione che il R.U. provveda ad una nuova valutazione in agricola, così come definite all’art. 40 della merito a tale specifico aspetto dell'area di Castiglion del L.R. 03/01/2005. Bosco. Infatti si ritiene che detta area abbia ormai da 2. Le zone ad esclusiva funzione agricola sono tempo perso i requisiti che il PS stesso (ART. 87)

individuate sulla base dei seguenti fattori: determina al fine del riconoscimento delle aree ad a. il carattere dei suoli, di alta qualità agronomica, esclusiva funzione agricola. valutato rispetto alla potenzialità produttiva; Per quanto sopra premesso si ritiene che l'ambito b2 b. gli assetti agrari stabili e consolidati, dove si riconosce non debba essere definito con prevalente funzione una produzione di pregio o comunque agricola. sufficiente al sostentamento; c. le aree interessate da investimenti pubblici su infrastrutture agricole realizzate o programmate, 3. Le zone a prevalente funzione agricola sono le parti del territorio non ricomprese nelle zone di cui al comma 2 ed individuate per la presenza dei seguenti fattori : a. vicinanza dei centri abitati, di infrastrutture o condizioni generali che possono condizionare la produttività delle attività agricole; b. suoli a maggiore acclività; c. zone a prevalente superficie boscata; d. ambiti caratterizzati da attività di natura extragricola DIRETTIVE 4. Il RU, effettuando gli approfondimenti opportuni, classifica e perimetra nel dettaglio, con il supporto di una cartografia adeguata e sulla base di studi motivati, le zone a prevalente o ad esclusiva funzione agricola secondo i criteri dei precedenti commi 2 e 3 e pur apportare rettifiche e modifiche di lieve entità alle zone così come perimetrate alla Tav. P04. 5. Il RU specifica e dettaglia le discipline per le aree ad esclusiva e prevalente funzione agricola e definisce le funzioni integrative differenziate che vi possono essere insediate; tali zone possono essere articolate in sottozone, in relazione alla funzione agricola ed in rapporto alla caratterizzazione sociale, ambientale e paesaggistica degli ambiti territoriali interessati. 6. Tra le destinazioni d’uso del suolo ammesse nelle zone a funzione agricola il PS prevede anche la funzione residenziale, che sarà disciplinata dal Regolamento Urbanistico, sulla base della classificazione di valore effettuata per gli edifici e a seguito di adeguate valutazioni di compatibilità par tipologica e architettonica. a. tutelare e monitorare le superfici boscate presenti, evitando che intervengano ulteriori processi di frammentazione. b. ampliare la consistenza delle aree con presenza di fitocenosi autoctone (boschi e cespuglieti), incrementando la estensione media delle tessere forestali; c. favorire programmi di intervento, in accordo con la Comunità Montana, per i rimboschimenti effettuati con specie improprie.

TAV P07 – Il sistema insediativo extraurbano e le utoe scala - scala 1:10.000 Tematismo tavola P07: Nuclei minori, edifici sparsi COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE con annessi e cantine AL P.R.G. Art. 100 – Il patrimonio edilizio extraurbano esistente Si ritiene che le previsioni contenute nella variante del 1. Il PS articola il sistema insediativo comunale all’art. 82, PRG non incidano sulle previsioni di questa tematica Titolo II, tra i quali, sulla base delle specifica del PS, in quanto l'ambito b2 risulta defilato

caratteristiche tipologiche riconosciute da una lettura di rispetto al nucleo storico di Castiglion del Bosco e dagli sintesi dei caratteri strutturanti, figurano le edifici segnalati nella TAV. P07. Dato tale margine di componenti “c, d ed e” disciplinate nel presente Titolo, rispetto tra il nucleo storico e l'ambito b2 di intervento ovvero: della variante, si ritiene che l'edificio costruendo non a. i“nuclei minori” costituiti da nuclei di edifici, avrà ricadute negative sugli elementi che caratterizzano prevalentemente di matrice rurale o comunque il nucleo storico quali edifici, aree aperte ed elementi di specialistica, che sono elementi fondanti e distintivi arredo. dell’insediamento umano a Montalcino e che Inoltre si ritiene che attraverso un'attenta valutazione rappresentano una rilevante forma di presidio progettuale, così come in nuce anticipata dall'elaborato territoriale; EL 08: Analisi paesistico percettive e valutazione b. gli “edifici sparsi con annessi e cantine”, degli effetti della Variante al PRG sulla pertinenza corrispondenti alle case sparse, quasi sempre del Bene storico-architettonico del territorio aperto rappresentati da edifici con pertinenze funzionali “Castiglione del Bosco” sia possibile un coerente alle attività agricole, che riflettono l’immagine della inserimento dei volumi di cui all'ambito b2 nel contesto tipologia colonica toscana, individuati nella Tavola paesaggistico di riferimento. P06; c. gli “annessi singoli”, che in ragione dello sviluppo recente, sono costituiti da costruzioni quasi sempre di scarso valore storico o architettonico, utilizzate per il ricovero di mezzi e attrezzature a supporto delle attività agricole. DIRETTIVE 1. Sulla base della schedatura condotta dal PS per il patrimonio edilizio esistente nel territorio extraurbano, il RU definisce le classi di valore da attribuire sulla base delle caratteristiche specifiche e lo stato di conservazione ed individua i tipi d’intervento e le destinazioni d’uso compatibili per i nuclei, gli edifici ed i complessi edilizi. 2. Il RU dovrà prevedere una specifica disciplina per le aree di pertinenza dei nuclei minori e degli edifici sparsi, orientata al mantenimento dei rapporti tra queste e gli edifici o i nuclei di riferimento. In particolare dovrà prevedere la conservazione di tutti gli elementi dell’organizzazione degli spazi aperti (viali alberati, viabilità poderale, case ed altri edifici rurali, vegetazione tradizionale non colturale, piantate residue, piante arboree e siepi) e l’eventuale ripristino delle parti perdute se documentate. 3. L’area di pertinenza paesaggistica é individuata in considerazione delle relazioni che il nucleo o l’edificio instaura con il paesaggio circostante e in considerazione della presenza di: b.1 - margini di zone boscate che perimetrano un ambito rado intorno all’edificio; b.2 - morfologia del terreno (presenza di fossi, cigli, crinali, ecc.); b.3 - relazioni con il sistema delle colture; b.4 - rapporto di intervisibilità dalle strade principali dagli itinerari di valenza paesistica; 4. Il RU dovr¢ individuare i criteri per l’individuazione delle pertinenze di cui all’art. 45, comma 2 della LR 1/2005, comprensivi di piazzali, aie, orti, e quant’altro direttamente connesso con le abitazioni. 5. Limitati aumenti volumetrici degli edifici potranno essere ammessi dal RU compatibilmente ed in relazione ai caratteri tipologici e al valore dell’edificio, per adeguamenti igienico-sanitari, per migliorare le condizioni di abitabilit¢ degli immobili, per

rispondere alla domanda delle famiglie legata alle esigenze di convivenza e di evoluzione del nucleo familiare. PRESCRIZIONI 5. Negli interventi di restauro e ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente in zona agricola dovranno essere mantenuti e/o ripristinati i caratteri tradizionali e testimoniali degli edifici con particolare attenzione, nel caso di edifici di pregio e delle loro pertinenze, del valore identitario e ruolo simbolico in rapporto al territorio comunale e sovracomunale. 6. Negli interventi di recupero del patrimonio edilizio a fini residenziali dovranno essere mantenuti adeguati spazi, opportunamente proporzionati, riferiti alle unità immobiliari, per la gestione delle pertinenze e destinati a servizio della nuova destinazione d’uso (rimesse per gli attrezzi, autorimesse, ecc.). 7. Non sono ammesse nuove recinzioni che frammentino gli spazi di relazione tra gli edifici esistenti, ma dovrà essere individuata una pertinenza unitaria nel rispetto delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche dell'area, sia nella manutenzione delle corti esistenti che nelle nuove sistemazioni, le pavimentazioni degli spazi privati e degli spazi comuni dovranno essere tra loro coordinate. 8. Non è consentita la formazione di piazzali di servizio che determinino alterazioni significative del profilo e dell’andamento altimetrico del terreno e dovrà essere limitata l’impermeabilizzazione dei suoli prediligendo pavimentazioni drenanti, senza l’uso di asfalti. 9. Le costruzioni tradizionali, gli elementi di arredo (forni, pozzi, stalletti, fonti e abbeverate, ecc.), anche non pi in uso, le pavimentazioni delle aie e le strade di accesso, dovranno essere mantenute nei loro caratteri originali e recuperati con tecniche e materiali uguali o compatibili. 10. I sistemi di illuminazione dovranno rispettare la LR n 37 del 2000 e le linee guida della Regione Toscana Attuazione D.G.R.T. n.815 del 27/08/2004 in materia di inquinamento luminoso, e saranno progettati in modo tale da ridurre al massimo lo spreco di energia, orientati verso il basso senza impattare sul paesaggio e recare disturbo al volo degli uccelli notturni. 11. Nelle zone ad esclusiva e prevalente funzione agricola è ammessa la ricostruzione di ruderi che presentino allo stato attuale una forma originaria ancora individuabile e riscontrabile da rilievi diretti. Tramite il rilievo dell’edificio e la documentazione storica devono essere riscontrabili sia la

Tematismo tavola P07: UTOE 1. Montalcino COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE Castelnuovo dell' Abate AL P.R.G.

Art. 109 - L’ UTOE di Montalcino e Castelnuovo Le previsioni della variante al PRG di 52 posti letto, dell’Abate risultano perfettamente coerenti con quelle del PS che ….... prevede la possibiltà di realizzazione di 600 posti letto 2. Previsioni di PSPrevisioni di PS per l' UTOE 1. Montalcino Castelnuovo dell' Abate. Nuove superfici residenziali SUL in mq 16.500 Nuove superfici produttive SUL in mq 8400 Nuove superfici direzionali SUL in mq 2000 Nuove medie superfici di vendita SUL in mq 2000 Nuove attività turistico ricettive Posti letto 600ulla base di quanto disposto dal D.M. 1444 del 1968

TAV PG1 – Carta della pericolosità geomorfologica - scala 1:10.000 TAV PG2 – Carta della pericolosità geomorfologica di adeguamento al PAI Ombrone - scala 1:10.000 TAV PG4 – Carta della Aree Sensibili - scala 1:10.000 TAV PG5 – Carta della pericolosità idraulica - scala 1:10.000 TAV PG6 – Carta della pericolosità idraulica di adeguamento al PAI Ombrone - scala 1:10.000 INDAGINE GEOLOGICA AI SENSI DELLA L.R. N.1 DEL 3/01/2005 COME DAREGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL’ART. 62 IN MATERIA DI INDAGINI GEOLOGICHE DI CUI AL D.P.G.R.T. N. 53/R DEL 25/10/2011 a firma del Dott. Geol. Paolo Bosco.

NECESSARIA COERENZA CON STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ED ATTI DI GOVERNO DEL TERRITORIO DEGLI ALTRI ENTI INTERESSATI

Necessaria coerenza con il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena (PTCP) Ai fini dell’inquadramento normativo provinciale si segnala come il PTCP sia stato originariamente approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 109 del 20 ottobre 2000 ed a seguito dell’introduzione della L.R. 1/05 è stato revisionato ed aggiornato in base alla stessa legge regionale. Il nuovo PTCP è stato perciò approvato il 14 dicembre 2011 con deliberazione n. 124. L’entrata in vigore dello strumento provinciale è infine avvenuta il 14 marzo 2012 con la pubblicazione sul B.U.R.T. n. 11.

Per quanto riguarda la verifica di coerenza della variante al PRG rispetto ai contenuti del P.T.C. 2010 si evidenzia come la disciplina relativa a questo strumento di possa essere riferita ai sistemi funzionali dell'ambiente, della città e del paesaggio così come all'Art. 7 della disciplina.

Per la verifica di coerenza della variante verrà inoltre considerata anche l’articolazione della Provincia in Unità di Paesaggio dalle quali emerge come dell’area oggetto di intervento ricade entro i confini dell’UdP n. 9 – Valli di Merse e Farma, alla quale si legano le strategie (Titolo III) contenute negli Atlanti del Paesaggio

(Art. 16).

STATUTO (Titolo II)

SISTEMA FUNZIONALE SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE (rif. art. 10)

ACQUA (art. 10.1)

PTCP 2010 COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE AL P.R.G. ART. 10.1 ACQUA [OMISSIS] 3. La salvaguardia della qualità delle acque superficiali e sotterranee non è disgiunta dalla tutela delle condizioni quantitative della risorsa. Per esse sono obbligatorie le seguenti azioni da parte di tutti gli enti e soggetti per le diverse competenze: - risparmio di risorsa attraverso tecnologie di recupero e 3. La variante persegue l’ottimizzazione dei sistemi di ricircolo; distribuzione irrigua attraverso opportune opere di - interventi sulle reti per la riduzione delle perdite; raccolta delle acque piovane. - diversificazione delle fonti di approvvigionamento in relazione alla qualità e quantità richiesta dagli usi; Gli interventi non prevedono inoltre limitazioni significative - ottimizzazione dei sistemi di distribuzione irrigua; della capacità di ricarica degli acquiferi. - realizzazione di bacini di stoccaggio; - il controllo degli emungimenti da pozzi e delle captazioni di sorgenti; - limitazione all’ impermeabilizzazione del suolo nelle zone di ricarica degli acquiferi; - mantenimento della capacità di ricarica dell’acquifero anche nel caso di nuovi interventi, che dovranno comunque assicurare l’invarianza dell’equilibrio idrico preesistente; - realizzazione di nuovi impianti di depurazione, o adeguamento di quelli esistenti, in caso di aumento della pressione antropica sul territorio espressa in termini di abitanti equivalenti.

4. Sono condivisi da tutti gli enti e soggetti competenti nel governo del territorio e nella gestione della risorsa idrica, obiettivi e conseguenti azioni, da programmare in coordinamento, che riguardano: - la salvaguardia del sistema idrografico superficiale e degli acquiferi, in particolare quelli utilizzati ai fini idropotabili - la manutenzione di sponde, argini e opere idrauliche, 4. Ai fini della salvaguardia del sistema idrografico e degli - la individuazione di strumenti per la tutela delle zone di acquiferi si segnala come l'area oggetto di variante non si ricarica, - la definizione di misure per affrontare l’eventuale riduzione attesti su corsi d'acqua o corpi idrici, ma assume una della risorsa acqua nel territorio provinciale di Siena, posizione sommitale. - l’ampliamento della conoscenza sulle falde acquifere e della loro potenzialità a scopo idropotabile, - l’effettuazione di analisi quantitativa della domanda d’acqua ai fini idropotabili, agricoli e produttivi, anche in rapporto alle reti di distribuzione, - le misure di difesa da inquinanti, - la politica di prelievo consapevole della difesa e della rinnovabilità della risorsa, - la promozione, sui principali acquiferi, della pratica di coltivazioni biologiche, stabilendo anche forme di

compensazione ai diretti interessati, - a diffusione di buone pratiche quali il recupero dell’acqua piovana, l’introduzione di acquedotti duali, l’uso di acqua proveniente da depuratori nelle attività artigianali e industriali; [OMISSIS ART. 10.1.1 TUTELA E GESTIONE DEGLI ACQUIFERI [OMISSIS 4. Nelle aree di ricarica della falda: - sono vietati insediamenti e interventi di qualunque genere compresi scarichi, depositi, accumuli o stoccaggi direttamente su terra, produzioni agricole intensive, che possano produrre inquinamenti; - gli interventi di riutilizzo del patrimonio edilizio e urbanistico esistente sono limitati e definiti dagli esiti della preventiva valutazione dell’eventuale rischio di inquinamento delle falde dai diversi usi proponibili; - devono essere monitorati eventuali impianti o reti di 4. La variante al PRG non incide in termini di inquinamento urbanizzazione (soprattutto fognarie) esistenti per verificarne sulle falde in quanto le funzioni ammesse non il buono stato, in modo da procedere, con priorità nei programmi di intervento dei soggetti competenti, alle prevedono fonti contaminanti. manutenzioni e riparazioni per evitare rischi di inquinamento Inoltre l'intero intervento sarà dotato di un sistema di delle falde; raccolta e smaltimento dei reflui opportunamente - nelle aree urbanizzate ed in relazione alle infrastrutture esistenti sono da ritenersi fattibili: tutti gli interventi di ordinaria dimensionato e realizzato, così come da vigente manutenzione degli edifici e delle reti; tutti gli interventi normativa. straordinari che inducono un miglioramento delle condizioni di salvaguardia e quindi una riduzione del rischio di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee; tutto ciò anche se tali interventi richiedono profondità di scavo maggiori rispetto a quanto consentito dalle orme PTCP estrinsecate nei successivi articoli; - nelle aree destinate a servizio cimiteriale e in quello di loro espansione, se contigue, si applica la disciplina di cui al DPR 285/90 dalla quale all'art. 57, punto 7; - le nuove aree cimiteriali dovranno essere scelte in modo da rispettare le norme del PTCP 2010. [OMISSIS ART. 10.1.2 DISCIPLINA DELLE AREE SENSIBILI DI CLASSE 1 1. Nelle aree sensibili di classe 1, ove sono ricompresi gli acquiferi strategici della Provincia, così come individuate nella tav. ST IG 1, i Comuni assicurano che vengano esclusi qualsiasi uso od attività in grado di generare, in maniera 1. Nessun Vincolo effettivamente significativa, l’infiltrazione nelle falde di sostanze inquinanti oppure di diminuire in modo significativo- ad esempio a causa di scavi, perforazioni o movimenti di terra rilevanti - il tempo di percolazione delle acque dalla superficie all’acquifero soggiacente, così come specificato nei commi successivi. [OMISSIS] ART. 10.1.3 DISCIPLINA DELLE AREE SENSIBILI DI CLASSE 2 1. Nelle aree sensibili di classe 2, così come individuate nella Tav. ST IG 1, le attività antropiche sono orientate in modo da perseguire la limitazione delle infiltrazioni di sostanze 1. Nessun Vincolo inquinanti. 2. I depuratori di reflui urbani ed industriali sono dotati, se di nuova realizzazione, di opere e di impianti accessori atti ad evitare il rischio di inquinamento connesso al fermo impianti. 3. Tali opere ed impianti accessori sono realizzati anche nei casi di ristrutturazione ed ampliamento dei depuratori

esistenti. [OMISSIS]

ART. 10.1.4 PROCEDURE DI RICHIESTA DI RICLASSIFICAZIONE DA UTILIZZARSI PER LA FORMAZIONE E GESTIONE DEGLI STRUMENTI DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE COMUNALI E DEGLI ATTI DI Non attinente GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNALI 1. Le Carte della Vulnerabilità (Tavv. QC IG 9 e QC IG 10) e della Sensibilità (Tav. ST IG 1) sono modificabili solo dall’Amministrazione Provinciale in sede di revisione e/o aggiornamento del PTCP utilizzando la procedura SIPS illustrata nella Relazione Finale delle indagini Geologico- Applicate (seconda parte) e nell’Allegato Tecnico n°1 alla medesima. [OMISSIS] ART. 10.1.5 AREE DI SALVAGUARDIA DELLE OPERE DI CAPTAZIONE DESTINATE AL CONSUMO UMANO ED ALL’USO TERMALE 1. Nell’ambito dei PS redatti ai sensi della LR 1/05 le aree di Non attinente salvaguardia delle opere di captazione destinate al consumo umano ed all’uso termale sono individuate secondo quanto riportato dal D.Lgs. 152/06. [OMISSIS] ART. 10.1.6 I CORPI IDRICI TERMALI 1. Le aree afferenti ai corpi idrici termali sono individuate dalla Provincia nell'ambito del PTCP, ovvero con apposita variante ad esso, come zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente, e termale per assicurare e Non attinente mantenere le caratteristiche qualitative delle acque minerali, di sorgente e termali oggetto di sfruttamento, sulla base di specifiche caratteristiche idrogeologiche, così come definito dall’art. 18 comma 1 lett. b e del comma 3 della LRT 38/2004 e successive modifiche ed integrazioni.[OMISSIS] ART. 10.1.7 PRIORITÀ NELLA BONIFICA DEI SITI INQUINATI 1. Al fine di attenuare i rischi potenziali per la qualità Non attinente degli acquiferi sotterranei sono promosse, a cura della Provincia e dei Comuni interessati, le necessarie iniziative, avvalendosi degli strumenti della concertazione e degli accordi, affinché sia assicurata priorità alla realizzazione delle bonifiche dei siti definiti nel Piano Provinciale delle Bonifiche, ricadenti nelle aree sensibili di classe 1 e 2 indicate nella Tav. ST IG 1. [OMISSIS] ART. 10.1.8 DEFLUSSO MINIMO VITALE 1. Al fine di consentire alla Provincia di Siena e ad altri soggetti competenti di implementare politiche più avanzate di salvaguardia della qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei, sono assunte le necessarie iniziative affinché le Autorità di Bacino di rilievo nazionale e regionale dei fiumi Non attinente Tevere, Arno, Ombrone, Fiora, Toscana Costa pervengano, qualora non sia già statovalutato, alla determinazione del deflusso minimo vitale (DMV) da

garantire nelle aste principali dei corpi d’acqua che interessano la Provincia. [OMISSIS] ART. 10.1.9 LA PREVENZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO 1. La difesa del suolo, in funzione della protezione e della prevenzione del rischio idraulico, si attua mediante opere di difesa passiva (briglie, argini, casse di laminazione, etc.) e 1. Il mantenimento della buona funzionalità dei terreni è interventi di difesa attiva volti ad incrementare la capacità di garantita da opportune opere di raccolta delle acque, ritenzione idrica del suolo e l’aumento dei tempi di eliminando già a monte la creazione di potenziali concentrazione e corrivazione delle acque di ruscellamento superficiale, utilizzando a tal fine le pertinenze degli ambiti situazioni di rischio. fluviali come luoghi privilegiati per gli interventi di rinaturalizzazione. 2. A tal fine si fa riferimento anche a quanto riportato nei PAI (Piani di Assetto Idrogeologico) e nei relativi regolamenti redatti dalle Autorità di Bacino insistenti nel territorio provinciale. ART. 10.1.10 LA GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE: IL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO. OBIETTIVI DI GESTIONE DEL SERVIZO IDRICO INTERGATO 1. Per la realizzazione del servizio idrico integrato così come disciplinato dalla LR 21.07.95 n. 81 e succ. mod. ed integr., il PTCP concorre al perseguimento dei seguenti obiettivi: - perseguire il risparmio, il riuso ed il riciclo della risorsa acqua; - prevedere adeguati impianti di depurazione in ogni caso di aumento della pressione antropica, espressa in abitanti equivalenti; - promuovere forme innovative e sperimentali di gestione del ciclo dell'acqua quali il riuso delle acque a fini civili Non attinente non idropotabili, la fitodepurazione nei centri abitati di ridotte dimensioni, il recupero e lo stoccaggio dell'acqua piovana nelle case sparse; - superare la frammentazione dei piccoli acquedotti comunali che captano risorse non sicure quali/quantitativamente; - fare prioritariamente riferimento a risorse “sicure” per disponibilità e volume; - superare le gestioni in economia di livello comunale che non garantiscano livelli di autofinanziamento adeguati alla necessaria revisione degli schemi; - operare per un riequilibrio delle dotazioni che, senza far regredire i comuni che hanno raggiunto standard elevati, consenta di indirizzare risorse verso i comuni meno dotati; - programmare con un ottica interprovinciale per ottimizzare le diverse fonti di approvvigionamento; - individuare le soluzioni gestionali più appropriate a fronteggiare la crescita di integrazione tra i diversi territori e a consentire il reperimento di sufficienti risorse finanziarie e tecniche per affrontare la scala crescente dei problemi; - privilegiare gli investimenti nell’ammodernamento della rete acquedottistica così da diminuire le sue attuali notevoli perdite (circa il 40% dell’immesso in rete) e quindi avere minore necessità di reperire ulteriori risorse (nuovi opere di captazione sotterranee, invasi artificiali, ecc.) per soddisfare la domanda d’acqua per uso idropotabile; - privilegiare l’uso di acque sotterranee di buona qualità a scopo idropotabile rispetto a quelle superficiali, stante il più che positivo rapporto tra relative disponibilità naturali e fabbisogni; - al fine di evitare un eccessivo stress della falda e di incrementare la disponibilità di acqua potabile nelle aree più carenti di risorse sotterranee, è auspicata la realizzazione di invasi per esclusivo scopo idropotabile e/o per alimentazione di reti duali e comunque per uso della

risorsa all’interno del territorio provinciale, che possano eventualmente anche essere usati a fini energetici, purché coerenti con la presente disciplina in particolare in relazione alla tutela paesaggistica. [OMISSIS]

ARIA (art. 10.2)

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ART. 10.2 ARIA [OMISSIS] 2. La tutela dell’aria si attua tramite interventi di prevenzione, di mitigazione, e azioni di adattamento, che devono essere contenute nella pianificazione generale e di settore, negli atti di governo, nei progetti pubblici e privati, all’interno delle procedure previste dalle leggi e norme vigenti per la loro formazione ed approvazione. 3. Il conseguimento degli obiettivi di sostenibilità in 3. Per quanto riguarda gli obiettivi di qualità dell’aria materia di qualità dell’aria dipende dalle azioni nei settori relativi all’attività prevista si evidenzia come non sussistano Attività produttive, Trasporti, Energia, Agricoltura, Rifiuti, Territorio, ognuno per competenze e livelli diversi, e tutti fattori di rischio connessi agli usi programmati. interdipendenti, ed in particolare dalle politiche e dalle Analoga valutazione può essere estesa all'inquinamento azioni che possono portare ad una riduzione netta delle emissioni e dei diversi rischi connessi. luminoso ed acustico. [OMISSIS] 7. Sono relativi alla risorsa aria: - Qualità dell’aria - Inquinamento dell’aria - Inquinamento acustico - Inquinamento elettromagnetico - Inquinamento luminoso - Scarichi civili e industriali - Viabilità ad alto carico di traffico veicolare - Industrie a rischio di incidente rilevante - Piani di classificazione acustica - Catasto scarichi

ENERGIA (art. 10.3)

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ART. 10.3 ENERGIA [OMISSIS] 4. Ogni soluzione insediativa, ivi comprese tanto le scelte morfo-tipologiche in fase di progettazione urbana soggetta a 4. Negli interventi edilizi programmati dalla variante al piano attuativo, tanto le scelte edilizie in fase di progetto di PRG il tema dell’energia viene affrontato in modo da ristrutturazione e recupero, deve tendere, per quanto possibile, garantire l’autosufficienza energetica mediante sistemi a ottenere con modalità passive la maggior parte dell’energia

necessaria al riscaldamento, al raffreddamento, integrati di produzione da fonti rinnovabili. all’illuminazione e alla ventilazione. Devono altresì essere garantite le tecniche necessarie al risparmio energetico, e Approfondimenti progettuali relativi a tale aspetto saranno le tecnologie finalizzate all’utilizzo di fonti rinnovabili per trattati più diffusamente in sede di progettazione l’autoconsumo, fermi restando i prevalenti limiti dettati dalla definitiva. tutela paesaggistica e dei valori architettonici. [OMISSIS] 13. Sono relativi alla risorsa energia: - Risorse energetiche - Consumi energetici

RIFIUTI (art. 10.4)

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ART. 10.4 RIFIUTI 1. La gestione dei rifiuti deve garantire la protezione dell’ambiente, tramite corrette scelte localizzative, idonee soluzioni tecnologiche, pratiche di sensibilizzazione della cultura generale e controlli efficaci. La previsione di variante rientra all'intero di un'area già 2. Il presente piano e il piano inter-provinciale di specifico servita dal servizio di raccolta dei rifiuti. settore condividono i seguenti obiettivi generali: - riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti; Non sono previsti rifiuti speciali o pericolosi. - riutilizzo e valorizzazione dei rifiuti sotto forma di materia, anche attraverso l’incremento della raccolta differenziata; - individuazione e realizzazione di un sistema di gestione dei rifiuti che dia priorità al reimpiego, al riciclaggio ed ad altre forme di recupero di materia, rispetto alle altre forme di recupero del contenuto energetico dei rifiuti; - smaltimento in condizioni di sicurezza dei soli rifiuti che non hanno altra possibilità di recupero o trattamento.

BIODIVERSITÀ (art. 10.5)

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ART. 10.5 BIODIVERSITÀ 1. Le trasformazioni dell’ambiente naturale in territorio urbanizzato producono effetti riduttivi delle quantità e delle qualità di vita non umana - biodiversità naturale - la cui utilità è insostituibile. 2. La biodiversità si definisce quale insieme delle specie, e come tale è soggetta a conoscenza e classificazione dal presente PTCP e dagli atti settoriali provinciali di specifica competenza. [OMISSIS] 6. Rispetto a tale scenario, il presente PTCP: - nelle aree che compongono il sistema biodiversità 6. L'area sulla quale è prevista la variante al PRG e le identificate dal presente PTCP, dagli atti di settore funzioni ad essa connesse sono concepite in modo da provinciali, dagli strumenti di pianificazione comunale, dagli atti di governo comunali ritiene incompatibile ogni risultare il meno impattanti possibile (sia da un punto di intervento che ne possa provocare la perdita in varietà, vista percettivo che eto-ecologico), non riduce i livelli di integrità, qualità; biodiversità, mantenendo di fatto l’attuale disegno - intende la tutela della biodiversità come condizione statutaria fonte di politiche attive, che integrano politiche sociali e ecologico e mosaico agro-ambientale.

politiche ambientali, tese alla diffusione della protezione dell’ambiente e non solo alla creazione di ambienti protetti a gestione speciale. Rientrano in questa accezione anche i caratteri ambientali degli insediamenti umani e lo sviluppo 10. Le aree boscate rappresentano la struttura dei di attività economiche eco-compatibili. collegamenti ecologici funzionali alla permeabilità del [OMISSIS] 10. Rispetto agli ecosistemi vegetazionali, il presente piano territorio da parte di specie vegetali e animali e perciò è persegue i seguenti obiettivi: garantita la loro salvaguardia. - assicurare la conservazione delle capacità di Tali formazioni verranno mantenute nella loro attuale funzionamento delle comunità e dei sistemi di comunità, assumendola come riferimento essenziale per la forma, in quanto la variante insisterà su di un’area non progettazione degli interventi sul territorio; coperta da associazioni vegetazionali arbustive di rilievo. - garantire la presenza di un mosaico di elementi diversi come pattern essenziale per la conservazione della biodiversità animale e vegetale a livello di specie, di habitat, di serie di vegetazione e di paesaggio; - garantire la presenza di stadi essenziali (orlo, mantello e cespuglieto) per conservare la capacità di evoluzione dinamica; - indicare criteri di gestione per sistemi e sottosistemi ambientali, mantenendo il collegamento gerarchico tra i differenti livelli; - indicare criteri di gestione per elementi fisionomici e strutturali (boschi, arbusteti, vegetazione erbacea, vegetazione acquatica e ripariale di fiumi, laghi e zone limitrofe); - orientare la formulazione dei piani di gestione delle aree protette istituite nella Provincia. [OMISSIS] 12. Boschi e alberi isolati sono “strutture” identificate e normate dagli strumenti della pianificazione e dagli atti di governo, dai progetti pubblici e privati e nello specifico dai programmi di miglioramento agricolo e ambientale per tutelarne i valori e individuarne le pratiche d’uso, rispettando i seguenti indirizzi e criteri generali: - per la coltivazione dei cedui: a) nei soprassuoli a ceduo composto proseguire con questa forma di trattamento rilasciando un numero di matricine, di età scalare, compreso tra le 140 e le 180 ad ha, in relazione alla specie, alla fertilità e all’ubicazione paesistica del bosco; b) nei cedui matricinati, considerata anche la tendenza attuale ad allungare i turni di taglio, è opportuno impostare una matricinatura che abbia le seguenti caratteristiche: un numero compreso tra le 80 e le 120 unità ad ha, in relazione all’età ed alla fertilità del bosco; età scalare non superiore ai due turni del ceduo; 1 o 2 piante ad ha di età superiore alle precedenti, scelte tra le piante più vetuste, da rilasciare nei luoghi ritenuti più idonei dall’autorità competente; - trasformazioni dei rimboschimenti di conifere in boschi di specie autoctone quando è ormai evidente, nel sottobosco, la ripresa delle specie legnose spontanee; - favorire, ove non in contrasto con la prevenzione antincendio, la crescita di una fascia di arbusti (5 metri) nel contatto tra bosco e vegetazione erbacea (o coltivo) da mantenere mediante tagli periodici; - redigere un censimento ed un programma per la conservazione dei grandi alberi; - redigere un piano per la conservazione, all’interno dei boschi più maturi, di porzioni da lasciare all’evoluzione naturale, anche di superficie poco estesa ma rappresentative delle diverse serie di vegetazione. [OMISSIS] 18.Sono relativi alla risorsa biodiversità: - Emergenze ambientali - Emergenze botaniche - Emergenze faunistiche - Reti e Corridoi ecologici

- Tipologie vegetazionali - Serie di vegetazione - Unità Ambientali - Siti di interesse regionale e comunitario per gli habitat (SIR- SIC) - RE.NA.TO. Repertorio naturalistico toscano - Analisi faunistica - Piano faunistico venatorio e carta ittica - Serie di vegetazione - Tipologie vegetazionali - Carta di idoneità ambientale per la fauna - Aree di collegamento ecologico funzionale - Reti ecologiche ART. 10.5.1 IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE [OMISSIS] 2. Il Sistema di aree protette permette di garantire e promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione dell'ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico-culturale e di quello naturalistico. [OMISSIS] 4. Il PTCP assume le perimetrazioni relative alle Aree Naturali Protette di Interesse Locale (A.N.P.I.L.) contenute nell’ “Elenco ufficiale Aree protette regionali – terzo aggiornamento” approvato con la Delibera del Consiglio Regionale della Toscana n.161 del 08.06.1999, denominate “Val d’Orcia” (Comuni di Castiglione d’Orcia, Montalcino, 4. L'area oggetto di variante ricade all’interno dell’ANPIL Pienza, Radicofani, S. Quirico d’Orcia), “Fiume Elsa” (Comune di Colle Val d’Elsa) e “Lago di Chiusi” (Comune di Val d’Orcia. Chiusi); assume la perimetrazione preliminare individuata nella richiesta predisposta dal Comune di Poggibonsi con Delibera del Consiglio Comunale n. 25 del 08.04.1999, relativa ad una nuova ANPIL sull’asta fluviale del fiume Elsa fino al confine provinciale, in quanto il quadro conoscitivo del PTCP ha confermato la rispondenza di tale proposta ai requisiti richiesti dall’art. 19 della L.R. 49/95. La perimetrazione definitiva di tale A.N.P.I.L. viene recepita dal 8. In quanto ricompresa all’interno di una ANPIL - e perciò PTCP senza ricorso a procedure di variante. parte integrante del “Sistema” - le funzioni introdotte con [OMISSIS] 8. La gestione del “Sistema” è finalizzata: la variante non incidono sulla conservazione e - alla conservazione degli ecosistemi intesa come salvaguardia, salvaguardia degli ecosistemi ed in particolare alla tutela e difesa delle risorse naturali considerate nel loro biodiversità. complesso, con particolare riferimento alla biodiversità; - alla promozione ed incentivazione delle attività produttive compatibili presenti e quelle future che potrebbero derivare da opportunità relative all’attuazione di normative comunitarie, nazionali e regionali; - alla promozione e incentivazione delle attività di tempo libero compatibili; - allo svolgimento delle attività scientifiche e di ricerca; - alla promozione delle attività coordinate d’informazione e educazione Ambientale. [OMISSIS] ART. 10.5.2 SITI DI INTERESSE COMUNATIRIO (SIC), Le funzioni introdotte con la variante non incidono sulla NAZIONALE (SIN) E REGIONALE (SIR) conservazione e salvaguardia degli ecosistemi ed in 1. Il PTCP assume la perimetrazione dei SIC, SIN, SIR, che particolare alla biodiversità. rappresentano i luoghi privilegiati per l’istituzione di nuove aree naturali protette. [OMISSIS]

ART. 10.5.3 IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE 1. Strumento di tutela e valorizzazione della biodiversità, la rete ecologica deve essere contenuta negli strumenti di pianificazione e negli atti di governo, e può essere connotata quale: - rete ecologica specifica quale sistema di conservazione e collegamento tra habitat di diverse specie animali e vegetali autoctone; - rete gestionale di parchi, aree protette, riserve; - rete di ricomposizione della frammentazione ambientale e paesistica, per la manutenzione, il ripristino e la ricostruzione di componenti, ambiti, elementi dispersi, 1. Il mantenimento degli elementi del territorio rurale frammentati, degradati, per lo più aggrediti dalla crescita insediativa; contribuisce a implementare la rete ecologica ecosistemica - rete ecologica ecosistemica diffusa, applicata a porzioni vaste diffusa. e in genere all’intero territorio rurale al quale si affida la capacità di funzionare quale ambito paesistico ambientale. 2. La rete ecologica si compone di: - il sistema delle aree protette ad elevata naturalità, - l’intero sistema idrografico, - le aree boscate, - le diverse associazioni vegetazionali naturali (arboree, arbustive, garighe, ecc.), - le formazioni vegetazionali riparie e igrofile del sistema idrografico, - gli elementi vegetazionali a macchia, lineari o isolati che in particolare strutturano il territorio rurale e sono di corredo alla viabilità (siepi, siepi arborate, macchie di bosco, filari alberati, ecc.). ART. 10.5.4 GESTIONE FAUNISTICA E VENATORIA 1. La fauna selvatica omeoterma presente sul territorio 1. Con la variante la PRG non si incide sulla risorsa provinciale è conservata nell’interesse dell’intera comunità quale risorsa naturale esauribile. Tale conservazione è faunistica tuttavia perseguita, per quanto possibile, nel rispetto delle esigenze di tutela delle produzioni agricole presenti sul territorio, sviluppando al massimo la prevenzione dei danni alle stesse. [OMISSIS]

SUOLO (art. 10.6)

PTCP 2010 COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE AL P.R.G.

ART. 10.6 SUOLO 1. Il miglioramento prestazionale complessivo della risorsa suolo è legato: - all’innalzamento qualitativo e quantitativo della biodiversità; - al corretto utilizzo, gestione, sviluppo delle aree boscate e/o interessate da colture arboree anche al fine di garantire 1. Il miglioramento della risorsa suolo si lega al effetti positivi sul bilancio provinciale delle emissioni di

CO2 in termini di riassorbimento; mantenimento della biodiversità e dalla corretta gestione - all’aumento delle aree protette e dei parchi; del patrimonio boschivo presente. - alle riserve, ai SIR e alle aree a gestione speciale; Con queste azioni si persegue l’implementazione della - all’incremento degli spazi vegetati nei tessuti urbani; - al mantenimento dei corridoi biologici e alla realizzazione rete ecologica eco-sistemica.

della rete ecologica; In relazione al consumo di suolo la variante tende a - al contenimento del nuovo consumo di suolo non urbanizzato; contenerlo al massimo limitando la realizzazione di nuove - al contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo. edificazione allo stretto necessario e relativamente allo [OMISSIS] svolgimento dell’attività ricettiva, cos' come previsto dal 8. Sono relativi alla risorsa suolo: - Valutazione della Stabilità Potenziale dei Versanti al dissesto; vigente strumento urbanistico comuanle. - Emergenze geologiche di valore geologico e paesaggistico; - Geositi, pedositi; - Grotte; - Uso del suolo agricolo; - Uso del suolo forestale; - Uso del suolo urbanizzato edificato; - Uso del suolo urbanizzato non edificato; - Uso del suolo storico (da cartografia storica: Catasto Leopoldino, carte IGM ). ART. 10.6.1 IL CONTENIMENTO DEL NUOVO CONSUMO DI SUOLO 1. Contenere il consumo di nuovo suolo è una condizione statutaria del PTCP, che deve essere rispettata dagli strumenti della pianificazione e dagli atti di governo. 2. Il contenimento del consumo di nuovo suolo: - non è finalità autoreferente predeterminata in quantità, ma è 2. Il perseguimento dell’obiettivo del contenimento del esito di un corretto processo di scelte insediative correlate a obiettivi consumo di suolo viene attuato mediante una valutazione di delle scelte insediative, frutto della valutazione delle sviluppo; strategie di sviluppo della struttura ricettiva. - è inteso sia come erosione dei terreni liberi tramite la crescita urbana con modelli estranei rispetto ai contesti Inoltre la variante e le funzioni ad essa abbinate urbanizzati storicamente consolidati, sia come privazione di insisteranno su un'area già destinata ad attività qualità dei suoli e come danneggiamento dei valori estetico percettivi dei luoghi. alberghiera. 3. Il contenimento del nuovo consumo di suolo contribuisce a raggiungere obiettivi di tutela paesistica, di salvaguardia ambientale, di efficienza insediativa. 4. Sono escluse da ipotesi localizzative le aree interessate da rischi sulla struttura fisica del territorio (idraulici, geologici, idrogeologici) qualora non siano stati finanziati relativi interventi di messa in sicurezza e non vi siano alternative, la cui inesistenza va dimostrata. ART. 10.6.2 IL CONTENIMENTO DELL’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL SUOLO 1. Per l’intero territorio provinciale si applicano le disposizioni di cui al DPGR 9 febbraio 2007, n. 2/R - Regolamento di attuazione dell’articolo 37, comma 3, della 2. Le previsioni edilizie non contemplano Legge Regionale 3 gennaio 2005 n. 1 (Norme per il governo del l’impermeabilizzazione di ulteriore suolo oltre a quello territorio) – Disposizioni per la tutela e valorizzazione degli occupato dalle strutture ricettive. insediamenti. 2. Nella realizzazione di nuovi edifici e negli ampliamenti di edifici esistenti comportanti rilevante incremento della superficie coperta, definito dagli atti di governo comunali, dovranno essere previsti impianti di accumulo per l’immagazzinamento e il riutilizzo delle acque meteoriche dilavanti non contaminate. Tali impianti dovranno essere dimensionati in relazione alla maggiore superficie impermeabile degli interventi e dovranno evitare incrementi di carico idraulico sulla rete fognaria ovvero sul reticolo idraulico superficiale.

ART. 10.6.3 EROSIONE E DISSESTI 1. In materia di erosione e dissesti, secondo legislazione vigente in materia, il PTCP persegue i seguenti obiettivi: - eliminare i rischi per gli insediamenti connessi alla instabilità 1. Non sono segnalate situazioni di instabilità dei versanti dei tali da incidere significativamente sulla previsione di versanti; variante. - ricondurre ad una dimensione fisiologica i processi di erosione del suolo. 2. A tal fine si fa riferimento a quanto riportato nei PAI (Piani di Assetto Idrogeologico) e nei relativi regolamenti redatti dalle Autorità di Bacino insistenti nel territorio provinciale. ART. 10.6.4 OBIETTIVI DEL PTCP IN MATERIA DI ATTIVITÀ

ESTRATTIVA 1. Per quanto concerne le aree individuate come prescrizione localizzativa” dal “Piano delle Attività Estrattive, di Recupero delle aree escavate e riutilizzo dei residui recuperabili della Provincia” (PAERP) di cui al Capo 2 della LR 3 novembre 1998 n. 78, la regolamentazione delle relative attività fa riferimento alla normativa del PTCP (punto 10.1.2) se esse insistono in aree sensibili di classe 1. Tale disciplina non si applica: - per le aree individuate come “prescrizione localizzativa” (o loro Non attinente porzioni) ove sia dimostrato, sulla base di dati oggettivi e tramite le procedure di cui al precedente punto 10.1.4, che l’area potenzialmente interessata o dalla coltivazione non ospita una falda acquifera permanente - per le aree estrattive nell’ambito delle quali e prima dell’approvazione del presente Piano, sono già state autorizzate attività di escavazione sulla base della pianificazione regionale del PRAE; - le localizzazioni di cave di prestito per opere di interesse locale, regionale o statale. [OMISSIS] ART. 10.6.5 CRITRERI E PARAMETRI PER LA VALUTAZIONE

DI COMPATIBILITÀ DELLE VARIANTI AL PAERP 1. La compatibilità delle azioni di trasformazione derivanti dal Non attinente PAERP e da sue successive varianti deve essere valutata con riferimento sia a criteri di carattere funzionale che di natura ambientale. [OMISSIS] ART. 10.6.6 AREE TARTUFIGENE 1. Le aree tartufigene sono una risorsa che il presente PTCP tutela, sia per la valenza naturalistica che per la caratterizzazione del territorio provinciale senese che per il Non attinente ruolo produttivo. [OMISSIS]

SISTEMA FUNZIONALE CITTÀ (rif. art. 11)

PTCP 2010 COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE

AL P.R.G.

Art. 11 IL POLICENTRISMO INSEDIATIVO E LE INFRASTRUTTURE 1. Il PTCP tende alla ottimizzazione delle localizzazioni e dei dimensionamenti degli insediamenti, affinché siano aumentate l’efficienza urbana e le qualità delle condizioni di vita e di lavoro, e siano ridotte le pressioni sull’ambiente e sul paesaggio. 2. Il PTCP contrasta l’incremento del consumo di nuovo suolo e assume il patrimonio edilizio non utilizzato e l’uso efficiente del territoriourbanizzato quali fattori per il controllo dello sviluppo 1. La variante al PRG, coerentemente con le finalità del insediativo e per il dimensionamento degli strumenti della pianificazione e degli atti di governo comunali. PTCP, tende ad ottimizzare le localizzazioni ed il 3. Si definisce utilizzo di suolo, diverso dal consumo di nuovo dimensionamento degli insediamenti. suolo, l’insieme di interventi necessari a dare risposta a esigenze di sviluppo sociale ed economico e a fabbisogni abitativi, 2. Si contrasta il consumo di suolo stralciando la dimostrate in via esplicita negli strumenti di pianificazione e negli previsione della sottozona B3, la quale verrà atti di governo, che siano conformi alle condizioni statutarie ricondotta all'interno della zona C4 principale di definite dal PTCP per i sistemi territoriali e per i sistemi 54 funzionali. Castiglion del Bosco, sottozona B2. 4. Sono componenti dell’utilizzo di suolo: 6. Si eliminano forme frammentate, polverizzate e - le opzioni di recupero di suolo urbanizzato degradato; dispersioni insediative nel territorio rurale. - le saturazioni urbane e i completamenti dei centri abitati, che rispettano i modelli insediativi consolidati e ne costituiscono 7. La previsione di variante, basandosi sullo stato dei evoluzioni compatibili con il mantenimento dei valori paesistici e luoghi e su opportune analisi, risulta compatibile da delle prestazioni di efficienza ambientale. 5. L’utilizzo di nuovo suolo è ammissibile solo a fronte di un punto di vista morfologico e paesaggistico. dimostrate esigenze di sviluppo che siano coerenti con il PTCP e che non siano attuabili con modalità alternative. 6. Sono comunque esclusi forme frammentate e polverizzate, dispersioni insediative urbane nel territorio rurale, saldature fra centri dotati di propria configurazione, crescite lineari lungo la viabilità, modelli insediativi in contrasto con i principi identificativi esistenti e consolidati, con gli andamenti morfologici, con la percezione degli elementi significativi del paesaggio, nonché linguaggio urbanistico-edilizio urbano in territorio rurale. 7. Gli interventi, applicati a suolo già utilizzato o che consumino nuovo suolo, devono sempre dimostrare la loro compatibilità morfologicopaesaggistica con i contesti entro cui si collocano, nonché il beneficio in termini di qualità urbana, ambientale e paesaggistica apportati. 8. Le indicazioni per lo sviluppo insediativo e per la valutazione delle compatibilità si basano su criteri elaborati a partire dalle conoscenze disponibili, soggette a progressiva implementazione, e sono riferimento per le azioni pubbliche e private. 9. I criteri di valutazione sono: - urbanistico-territoriali, che i Comuni, singolarmente o aggregati in riferimento ai Circondari, adottano o che considerano sia per le nuove scelte insediative, sia per rivedere eventuali previsioni non coerenti con gli indirizzi del PTCP; - paesistico-ambientali, che i Comuni, singolarmente o aggregati in riferimento alle Unità di paesaggio, adottano al fine di orientare le trasformazioni del paesaggio e dell’ambiente verso condizioni di maggiore qualità.

ART. 11.1 IL CALCOLO DEL CARICO MASSIMO INSEDIATIVO 1. Nel rispetto della normativa regionale vigente, gli strumenti della pianificazione e gli atti di governo comunali contengono dati relativi alla capacità massima di carico insediativo, espressa 1. La variante al PRG, prevede lo stralcio della per funzioni e in Superficie utile lorda (mq). sottozona B3 e la sua riconduzione entro i limiti di 2. Fermo restando che le scelte insediative derivano dalle della sottozona B2 già presente. definizioni strategiche della “vision” di governo, e dall’incrocio fra le diverse condizioni dettate dagli Statuti degli strumenti della pianificazione territoriale, tale carico deve essere valutato in via esplicita in ordine alla sostenibilità ambientale, pertanto deve tradurre i dati numerici in pressione sulle risorse. 3. Stante quanto sopra richiamato, il calcolo della capacità insediativa tiene conto delle dinamiche demografiche, delle condizioni di disagio abitativo, delle possibilità di recupero del patrimonio edilizio esistente, delle possibilità di ripristino di aree degradate, delle opportunità di utilizzo di suolo, fino a determinare la superficie territoriale necessaria a soddisfare il fabbisogno/la strategia insediativa finale, e a stabilire gli abitanti equivalenti per le forme della residenza, stabile o stagionale, e misuratori standard per le altre funzioni, funzionali alle attività da svolgere. 4. A livello di Circondario, è opportuno svolgere una analisi delle necessità e delle pressioni sui singoli territori comunali, per verificarne le cause interne ai rispettivi confini amministrativi e quelle esterne. ART. 11.2 CRITERI INSEDIATIVI MORFOLOGICI E PAESAGGISTICI 1. Fra i valori costitutivi del policentrismo insediativo toscano si riconoscono la forma urbana, l’ordinato e netto rapporto di alterità fra tessiture urbane e tessiture agrarie rurali, le trame degli spazi pubblici interne alle forme urbane, le forme urbane medesime. 2. Nei confronti dei valori costitutivi del policentrismo 2. Le scelte insediative utilizzano criteri morfologici per la qualità localizzativa e la qualità formale, con le seguenti finalità: la variante al PRG rispetta gli andamenti morfologici - rispettare gli andamenti morfologici dei suoli e la percezione dei suoli e gli elementi significativi del paesaggio, degli elementi significativi del paesaggio; privilegiando le forme insediative compatte rispetto a - considerare i caratteri storici dell’edilizia e delle strutture urbane nella definizione degli interventi di riqualificazione urbanistica; quelle frammentate. - considerare le caratteristiche fisico-naturali dei suoli e le tracce storicamente consolidate ancora visibili; - privilegiare le forme insediative compatte rispetto alle forme insediative frammentate e polverizzate, riducendo costi di infrastrutturazione e aumentando l’accessibilità ai servizi tramite la mobilità “lenta” e il trasporto pubblico (alternativa a quella motorizzata privata); - privilegiare la riqualificazione funzionale e la ristrutturazione urbanistica delle frange e dei vuoti urbani; - evitare le espansioni insediative lineari lungo gli assi stradali; - evitare le conurbazioni diffuse e l’esportazione di modelli urbani in territorio rurale. ART. 11.3 ARTICOLAZIONE DEL TERRITORIO PROVINCIALE: CRITERI PER L’USO DELLA RISORSA E I LIVELLI MINIMI PRESTAZIONALI 1. Il PTCP riconosce sul territorio provinciale un sistema insediativo ove le componenti urbane e rurali conservano relazioni storicamente consolidate e connotano il paesaggio, pur nelle diverse località, per la forte riconoscibilità delle une e delle altre. 2. Il contrasto alla crescita diffusa e alla disgregazione insediativa, 1. La variante al PRG rispetta il principio di al quale sono funzionali le relative condizioni statutarie e politiche

strategiche del presente PTCP, sono finalizzate all’evoluzione del riconoscibilità della componente rurale e della sistema insediativo senza dannose commistioni tipo-morfologiche delle due componenti al componente urbana. di fuori dei loro contesti. 7. La variante contrasta l'affermazione di episodi 3. Si riconoscono: edilizi diffusi. Nel perseguire questo tutela il BSA e la - il sistema urbano provinciale, costituito dalla rete dei capoluoghi di comune e delle frazioni maggiori; sua area di pertinenza, salvaguardando e rendendo - i centri minori, aggregati e nuclei che costituiscono la trama riconoscibili i rapporti tra bene e intorno attraverso il insediativa intermedia tra sistema urbano e case sparse; mantenimento degli elementi dell'organizzazione - i beni storico architettonici del territorio aperto quali ville, giardini, caselli, fattorie, edifici specialistici come chiese, degli spazi aperti. monasteri, pievi, mulini; - case sparse e frazioni minori. 4. Il sistema urbano provinciale è caratterizzato da centri con armatura urbana fortemente consolidata, e dal permanere del suo rapporto forte con la rete e le identità delle città storiche. 5. Lo sviluppo residenziale, produttivo e dei servizi si ancora prioritariamente all’armatura urbana esistente e storicamente consolidata, costituita da una fittissima rete di micropolarità di matrice storica (abitate) che costituiscono sia la permanenza dell’armatura urbana, sia una componente decisiva della struttura territoriale e della qualità paesistica. 6. La grande quantità di polarità di limitata dimensione ma capace di prestazione da “città” per le componenti storicamente consolidate non può motivare una indistinta e altrettanto diffusa previsione di espansioni. Il carico sopportabile dal territorio, per la difesa dei valori policentrici, deriva anche da scelte in grado di caratterizzare le definizioni dimensionali e funzionali, le soglie minime per i servizi, utilizzare la mobilità quale parametro per la scelta dei luoghi privilegiati ove promuovere la crescita urbana. 7. Gli obiettivi e i criteri da rispettare in via esplicita nelle scelte insediative sono i seguenti: - assicurare la persistenza e la riproducibilità di tutte le componenti del sistema insediativo senese, così come configurato dalla sua lunga evoluzione storica, perseguendo elevati livelli di qualità insediativa per tutti i cittadini e mantenendo la qualità architettonica e paesaggistica degli insediamenti; - mantenere e, ove possibile, rafforzare i nodi del sistema urbano provinciale, equilibrando funzioni residenziali, commerciali e di servizio; - subordinare la crescita degli abitati alla reale possibilità di assicurare ai nuovi insediati una dotazione sufficiente di servizi essenziali e comunque tempi e condizioni ragionevoli di accesso ai servizi non presenti né programmati negli abitati medesimi; - assicurare la persistenza delle relazioni storicamente consolidate tra insediamenti e contesto agricolo circostante, garantendo in particolare la permanenza delle coltivazioni a maglia fitta circostanti gli abitati; - contrastare l’affermazione della città diffusa e degli agglomerati lineari lungo le strade; - privilegiare il completamento e la ricucitura delle espansioni esistenti rispetto all’apertura di nuovi fronti di costruito; - promuovere la tutela dei complessi edilizi censiti nel PTCP e dai comuni: ville, giardini, castelli, fattorie ed edifici specialistici quali chiese, pievi, monasteri, mulini ed altri beni di interesse storicoarchitettonico; - mantenere i rapporti storicamente consolidati tra i beni storicoarchitettonici e le loro pertinenze, intese come contesto figurativo agricolo ed ambientale, tramite le conservazione di tutti gli elementi dell'organizzazione degli spazi aperti (viali alberati, viabilità poderale, case rurali, piantate residue, piante arboree e siepi), da ripristinare nelle parti alterate o perdute, se documentate dall'iconografia storica o dal Catasto Lorenese; - commisurare le aree di espansione alla attività edilizia ed alle dinamiche demografiche più recenti, privilegiando la soddisfazione della domanda abitativa attraverso il recupero dei

centri storici, la riqualificazione ed il consolidamento dell’esistente, la ristrutturazione urbanistica; - limitare l’ulteriore sviluppo delle forme recenti del sistema insediativo(sistemi lineari lungo strada, nuclei isolati, edificazione sparsa); - arginare i processi degenerativi quali disseminazione di impianti produttivi e sistemi insediativi extraurbani per tipi familiari su lotto singolo, non ancorati al sistema urbano esistente e consolidato e non appartenenti al paesaggio rurale. 8. Il sistema urbano provinciale è costituito dai seguenti centri: - Comune di Abbadia San Salvatore: Abbadia San Salvatore; - Comune di Asciano: Asciano, Arbia; - Comune di Buonconvento: Buonconvento, Bibbiano; - Comune di Casole d’Elsa: Casole d’Elsa, , ; - Comune di Castellina: Castellina, ; - Comune di Castelnuovo Berardenga: Castelnuovo Berardenga, , Pianella, , (parte), S. Gusmé, ; - Comune di Castiglione d'Orcia: Castiglione d'Orcia, Bagni S. Filippo, Campiglia d'Orcia, Gallina, Vivo d'Orcia; - Comune di Cetona: Cetona, Piazze; - Comune di Chianciano: Chianciano; - Comune di Chiusdino: Chiusdino, , , Palazzetto; - Comune di Chiusi: Chiusi, , ; - Comune di Colle Val d'Elsa: Colle Val d'Elsa, Campiglia, , Castel S. Gimignano (parte); - Comune di Gaiole: Gaiole, Castagnoli, Lecchi in Chianti, Monti in Chianti; - Comune di Montalcino; Montalcino, Castelnuovo, S.Angelo in colle, S.Angelo Stazione, Torrenieri; - Comune di Montepulciano: Montepulciano, S.Albino, Abbadia, Acquaviva, Gracciano, Stazione Montepulciano, ; - Comune di Monteriggioni: , , , , Quercegrossa (parte), S. Martino-Tognaza, , ; - Comune di Monteroni: Monteroni, , Ponte d'Arbia, ; - Comune di Monticiano: Monticiano, Lama (Iesa), S. Lorenzo a Merse; - Comune di Murlo: Vescovado, Casciano; - Comune di Piancastagnaio: Piancastagnaio, Quaranta, ; - Comune di Pienza: Pienza, ; - Comune di Poggibonsi: Poggibonsi, Bellavista, Staggia; - Comune di Radda: Radda; - Comune di Radicofani: Radicofani, ; - Comune di Radicondoli: Radicondoli, Belforte; - Comune di Rapolano: Rapolano, Serre; - Comune di S. Casciano: S. Casciano, , ; - Comune di S. Gimignano: S. Gimignano, Castel S. Gimignano (parte), , S. Lucia, ; - Comune di S. Giovanni d'Asso: S. Giovanni d'Asso, ; - Comune di S Quirico d’Orcia: S Quirico d’Orcia, Bagni Vignoni; - Comune di Sarteano: Sarteano; - Comune di Siena: Siena, Taverne d'Arbia, Isola d'Arbia; - Comune di Sinalunga: Sinalunga, , ; - Comune di Sovicille: Sovicille, Rosia, S. Rocco a Pilli, ; - Comune di Torrita: Torrita, ; - Comune di Trequanda: Trequanda, , . 9. I centri minori, aggregati e nuclei del territorio aperto sono quelli censiti dal PTCP 2000 (ex art.L8), rappresentati nel QC del presente PTCP e di seguito riportati in tre distinti elenchi:

Elenco 1 (ex art.L8, comma 5 PTC 2000) Elenco 2 (ex art.L8, comma 6 PTC 2000)

Elenco 3 (ex art.L8, comma 7 PTC 2000)

ART. 11.4 PARAMETRI DI SOSTENIBILITÀ DELLE SCELTE INSEDIATIVE 1. Ai fini della sostenibilità ambientale delle politiche e delle azioni di governo del territorio, gli interventi garantiscono: - protezione dell’atmosfera; - protezione delle risorse idriche; 1. Nel rispetto della sostenibilità ambientale la - protezione delle risorse del sottosuolo; variante al PRG persegue il rispetto delle garanzie di - conservazione e miglioramento della qualità dei suoli; - contenimento del consumo di suolo; cui all'art 11.4 e come meglio specificate nei punti - dotazioni e prestazioni ecologiche e ambientali degli seguenti. insediamenti; - riduzione d’uso di risorse energetiche non rinnovabili; - impiego delle risorse rinnovabili non oltre la capacità di rigenerazione; - uso e gestione ambientalmente corretta delle sostanze e dei rifiuti pericolosi e non pericolosi ; - conservazione e miglioramento dello stato della fauna e flora selvatiche, degli habitat e degli ecosistemi; - conservazione e produzione della qualità dei paesaggi; - conservazione della qualità delle risorse storiche e culturali; - aumento della sensibilità, della conoscenza e della partecipazione alle problematiche ambientali; - sviluppo dell’istruzione e formazione in campo ambientale. 2. Si definiscono i seguenti requisiti ambientali generali, che devono essere sempre garantiti negli interventi di trasformazione urbana, nelle scelte insediative e nella formazione e comparazione degli assetti insediativi e infrastrutturali, e che devono essere utilizzati nei processi di valutazione integrata degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo. ART. 11.4.1 DOTAZIONI TERRITORIALI, ECOLOGICHE ED AMBIENTALI DEL TERRITORIO 1. Sono spazi, opere e interventi, infrastrutture per l'urbanizzazione degli insediamenti, attrezzature e spazi collettivi che concorrono a migliorare la qualità dell'ambiente 1. Nella previsione di variante è prevista la sistemazione urbano, mitigandone gli impatti negativi e sono requisito delle aree pertinenziali al fine di garantire un corretto necessario per la realizzazione di insediamenti ambientalmente inserimento paesaggsitico dei volumi nel contesto. e territorialmente sostenibili. Rientrano tra le dotazioni ecologiche e ambientali anche gli spazi di proprietà privata che concorrono al raggiungimento delle finalità attraverso le specifiche modalità di sistemazione delle aree di pertinenza stabilite da ciascun Comune. ART. 11.4.2 PARAMETRI E REQUISITI AI FINI DELLO SMALTIMENTO E DELLA DEPURAZIONE DEI REFLUI 1. Ai fini della valutazione della sostenibilità delle scelte insediative dal punto di vista dello smaltimento e della depurazione, devono essere sempre garantiti: - l’allacciamento alla rete fognaria recapitante ad un impianto di depurazione di tutti gli insediamenti ricadenti nel territorio urbano e dei più cospicui insediamenti in territorio rurale; 1. Nella previsione di variante è prevista la realizzazione di

- l’efficienza idraulica delle reti fognarie principali rispetto ai adeguati sistemi di raccolta e smaltimento dei reflui, così deflussi di acque bianche e nere esistenti e previsti; - l’adeguatezza di rete e corpi rispetto alla portata di piena come da vigente normativa. delle acque meteoriche, in rapporto alla estensione delle impermeabilizzazioni esistenti e previste; - la potenzialità dell'impianto o degli impianti di depurazione adeguata ai carichi idraulici e inquinanti in essere e previsti con utilizzo delle migliori tecnologie esistenti ad elevati rendimenti; - l’integrazione nel sistema di soluzioni fitodepuranti; - adozione di soluzioni tecniche che garantiscano l’invarianza del deflusso delle acque rispetto alla situazione preesistente agli interventi, attraverso azioni che realizzino un adeguato drenaggio nonché il recupero ed il riutilizzo delle acque meteoriche e possibilmente anche di quelle depurate.

ART. 11.4.3 PARAMETRI E REQUISITI DEGLI

INSEDIAMENTI PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI 1. Ai fini della valutazione della sostenibilità delle scelte insediative dal punto di vista della gestione dei rifiuti prodotti, in tutto il territorio provinciale occorre tendere a garantire per 1. La previsione di variante insiste su una zona già servita tutti gli insediamenti idonee modalità di raccolta dei rifiuti, tale da contribuire alla loro corretta destinazione finale, assegnando dai servizi di raccolta dei rifiuti. priorità a riutilizzo, a recupero e a riciclaggio. La fase finale dello smaltimento avviene nel rispetto delle norme di settore, e in particolare dell’atto di governo inter - provinciale. In ogni caso, le attività di raccolta e di smaltimento non devono danneggiare le risorse naturali, le aree di valore paesistico, i beni storici; né arrecare rischi o disagi alla salute umana, ivi compresi inquinamenti olfattivi. ART. 11.4.4 PARAMETRI E REQUISITI DEGLI INSEDIAMENTI IN MATERIA DI UTILIZZO

DELLE RISORSE IDRICHE 1. Ai fini della valutazione della sostenibilità delle scelte insediative dal punto di vista del corretto uso delle risorse idriche, i Comuni regolamentano le misure idonee al risparmio, differenziate per misure e possibili fonti alternative alla rete acquedottistica e alle acque sotterranee, per l’approvvigionamento idrico in grado di soddisfare gli usi meno esigenti, attraverso l’impiego preferenziale delle acque di 1. Nella variante è prevista l'adozione di forme di accumulo superficie e di riciclaggio; stoccaggio dell’acqua meteorica proveniente dal dilavamento dei tetti e apposite reti di idrico per usi non potabili (irrigazione). distribuzione per l’irrigazione delle aree verdi e per operazioni di pulizia e lavaggi stradali e altri usi non potabili con fonti alternative a quella acquedottistica; realizzazione di impianti idrosanitari che consentano la riduzione dei consumi e il recupero e riutilizzo delle acque bianche e grigie, quali l’alimentazione delle cassette di scarico con acque grigie, cassette a flusso di scarico differenziato. ART. 11.4.5 PARAMETRI E REQUISITI DEGLI INSEDIAMENTI IN MATERIA DI QUALITÀ 1. La previsione di variante non prevedono fonti inquinanti DELL’ARIA in grado di compromettere la qualità dell'aria. 1. Ai fini della valutazione della sostenibilità delle scelte insediative dal punto di vista della tutela della qualità dell’aria gli strumenti di pianificazione e di programmazione prevedono azioni e specifici requisiti rivolti all’efficientamento energetico complessivo degli edifici ai fini della riduzione delle emissioni di gas climalteranti.

ART. 11.4.6 PARAMETRI E REQUISITI DEGLI INSEDIAMENTI RISPETTO AL CLIMA ACUSTICO 1. Ai fini della valutazione della sostenibilità delle scelte insediative dal punto di vista dell’inquinamento acustico, il presente PTCP orienta le scelte insediative verso forme di prevenzione, oltre a richiamare la coerenza fra pianificazione 1. La previsione di variante non prevedono fonti di urbanistica e classificazione acustica del territorio a livello inquinamento acustico. comunale, e all’obbligo dei piani di risanamento ove si siano rilevate criticità, con il contributo attivo dei soggetti attuatori degli interventi, siano di ristrutturazione edilizia o urbanistica, di sostituzione o di nuova edificazione, pubblici o privati. Nella progettazione degli insediamenti si dovrà perseguire il raggiungimento del clima acustico idoneo principalmente attraverso una corretta organizzazione dell’insediamento e una adeguata localizzazione degli usi e degli edifici. La progettazione di nuove infrastrutture per la mobilità deve essere accompagnata da specifici elaborati relativi all’impatto acustico.

ART. 11.4.7 PARAMETRI E REQUISITI PER LE PRESTAZIONI ENERGETICHE DEGLI INSEDIAMENTI 1. Ai fini della valutazione della sostenibilità delle scelte insediative dal punto di vista dell’efficienza energetica, ed in coerenza con il Piano Energetico Provinciale, il presente PTCP indica la preferenza per metodi e misure di progettazione capaci di ottimizzare l’efficienza energetica degli insediamenti e 1. La previsione di variante tiene conto dell'efficienza degli edifici, piuttosto che il ricorso generalizzato alle tecnologie a posteriori. A tali fini, le scelte insediative energetica, localizzando i nuovi volumi in modo da limitare danno conto dei caratteri dei siti, delle condizioni di il ricorso generalizzato alle tecnologie a posteriori. soleggiamento e ombreggiature, degli stati vegetazionali, della piovosità e della ventosità; in modo che sia possibile utilizzare al meglio le risorse in ordine alle stagioni e agli effetti attesi (protezione dai venti freddi invernali/ventilazione trasversale raffrescante nei periodi estivi; riduzioni delle dispersionitermiche, etc).

SISTEMA FUNZIONALE PAESAGGIO (rif. art. 13)

PTCP 2010 COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE AL P.R.G. ART. 13.2 FINALITÀ 1. Il PTCP ha le seguenti finalità generali per quanto attiene il paesaggio:

- implementare le conoscenze riferite ai paesaggi della Provincia senese e al loro ruolo a livello regionale, in conformità ai paesaggi del PIT/PPR; - fornire alla società contemporanea, custode dei propri paesaggi, strumenti, metodi, indirizzi per guidare attivamente e responsabilmente le trasformazioni in direzione degli obiettivi proposti. 2. Il PTCP, in coerenza con gli obiettivi di qualità del PIT/PPR, 2. In relazione al PTCP e coerentemente con gli definisce i seguenti obiettivi specifici per la tutela e la obiettivi del PIT/PPR la variante al PRG persegue una valorizzazione del paesaggio: - mantenere valorizzare i centri storici e gli edifici di interesse tutela e valorizzazione delle aree agricole sia da un storico-culturale e le loro relazioni con il territorio aperto; punto funzionale ed ecologico sia da un punto di - tutelare le aree agricole dalle espansioni insediative diffuse di tipo urbano; vista percettivo. - tutelare la qualità del suolo agricolo; A livello edilizio i nuovi interventi cercano la massima - mantenere e valorizzare il paesaggio agrario; coerenza ed integrazione con il contesto. - recuperare il patrimonio edilizio rurale abbandonato o degradato; - realizzare la rete ecologica provinciale; - mantenere e valorizzare le emergenze paesaggistiche; - ampliare la superficie delle aree naturali; - recuperare le aree degradate. ART. 13.3 UNITÀ DI PAESAGGIO - UdP 1. Ai fini di cui ai precedente commi, il PTCP individua le Unità di Paesaggio di rango provinciale, di seguito UdP, quali ambiti territoriali ove i caratteri strutturali sono riconoscibili nelle loro formazione, durata, trasformazione, capacità di rigenerazione. 2. Le UdP sono: 1. Colline di San Gimignano; 2. Val d’Elsa Senese; 1. In base all’individuazione delle Unità di Paesaggio 3. Chianti Senese; della Provincia di Siena l'are si trova all’interno 4. Montagnola Senese; 5. Siena, Masse di Siena e Berardenga; dell’UdP n. 9 – Valli di Merse e Farma. 6. Pian del Sentino; 7. Valli di Cecina e Feccia; 8. Crete d’Arbia; 9. Valli di Merse e Farma; 10. Crete di Monte Oliveto; 11. Dorsale Sommersa; 12. Val di Chiana Senese; 13. Montalcino e Castiglione d’Orcia; 14. Val d’Orcia; 15. Monte Cetona; 16. Monte Amiata Senese. [OMISSIS] 7. Le UdP sono utilizzate da piani, programmi e azioni,costituendo: - ambiti per la gestione dei paesaggi; - ambiti per la valutazione delle politiche e delle azioni di valorizzazione del paesaggio adeguate ai caratteri strutturali di ognuna, a partire dalla distinzione fra paesaggi esistenti da conservare, paesaggi esistenti da migliorare o ripristinare, paesaggi trasformabili e di nuovo impianto; 7. Sulla base dell’UdP n. 9 si è proceduto alla - ambiti di riferimento per la formazione degli strumenti di pianificazione e per gli atti di governo, per le politiche di formazione della presente variante valutandone le settore (culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, trasformazioni sul paesaggio (analisi paesistico- etc.) e per ogni azione che abbia effetti diretti o indiretti sul paesaggio. percettive).

ART. 13.4 INDIRIZZI, CRITERI E METODI [OMISSIS] 4. Il metodo, riconosciuto in ambito disciplinare e proposto come strumento analitico-valutativo dal presente PTCP da condividere all’interno della redazione di piani e progetti pubblici e privati, all’interno delle procedure previste dalle leggi e norme vigenti per la loro formazione ed approvazione, nell’intero territorio provinciale, si articola in una prima fase di scomposizione dei fattori costitutivi del paesaggio in riferimento ai caratteri ecologici-naturalistici, storico-culturali, estetico- percettivi e dell’aspetto sensibile, e in una seconda fase di ricomposizione ove regole combinatorie rendano possibile comprendere le molteplici relazioni che sono presenti, ovvero il funzionamento stesso del paesaggio. [OMISSIS] 5. Nella fase di analisi, i processi di alterazione strutturale del mosaico paesistico sono distinti in: - perforazione, quando i processi spaziali producono trasformazioni puntuali, discontinue. Sono di questo tipo le 5. A livello analitico gli interventi edilizi proposti dalla singole dispersioni urbane che “bucano” la trama del territorio variante non sono riconducibili alle tipologie rurale introducendovi modelli insediativi estranei e non congrui; tradizionali, ma le tecniche costruttive e il linguaggio - suddivisione, quando i processi spaziali producono trasformazioni continue, estese o lineari, iniziando a frammentare architettonico li rendono ben inseriti nel contesto. la tessitura rurale; - frammentazione, quando i processi spaziali producono trasformazioni profonde capaci di alterare il paesaggio agrario e rurale, con effetti di incremento dell’artificialità, perdita di equipaggiamenti vegetali, induzione di incapacità ecologiche, danno alla permanenza storica e all’identità spaziale; - riduzione e/o eliminazione, quando i processi spaziali sono talmente intensi da aver provocato la perdita irreversibile delle prestazioni ecologiche, percettive, identitarie del mosaico paesistico. 6. L’analisi degli effetti delle trasformazioni spaziali condotta 6. Sulla base degli effetti non si segnala la presenza di secondo il modello sopra esposto è indicata per gli strumenti di pianificazione e per gli atti di governo nell’ambito della processi dannosi sul paesaggio. valutazione ambientale per estrarne indicatori di monitoraggio delle azioni, che tali strumenti e atti promuovono per valutare soluzioni alternative al fine di recuperare aree degradate e limitare i processi dannosi. [OMISSIS] 10. Il presente PTCP fornisce per ogni U. di P. la relativa carta della struttura, quale riferimento per ogni strumento della pianificazione o atto di governo, progetto e programma pubblico e privato. Essa inoltre fornisce sinteticamente gli elementi per il progetto di paesaggio, più facilmente individuabili nella ultima sezione delle schede delle U. di P. dell'Atlante dei paesaggi senesi, parte integrante del presente PTCP. [OMISSIS] 11.Ogni intervento per la conservazione, la costruzione, 11. Riferendosi alla struttura del paesaggio gli l’evoluzione, la trasformazione del paesaggio: interventi contenuti della variante perseguono - si riferisce ai principi della tutela e della conservazione obiettivi di conservazione del paesaggio attraverso il attiva che contemplano due diversi gradi di trasformabilità: nella tutela è escluso ogni tipo di intervento che modifica, anche mantenimento dell’assetto agricolo. se in minima parte, l’integrità paesaggistica e ambientale del Per quanto concerne l’apparato urbanistico-edilizio si “bene” individuato e oggetto di tutela; nella conservazione attiva sono ammesse le trasformazioni coerenti con la natura persegue una trasformazione del paesaggio il più del bene individuato, purché sia garantito il suo permanere e la possibile coerente con le preesistenze. Si segnala sua prestazione; inoltre come le nuove edificazioni non introducono - trascende dagli interessi dei singoli individui o delle singole categorie; significative alterazioni percettive o ecosistemiche sul - non può essere progettato con un approccio settoriale ed paesaggio. esclusivo, ma nella sua complessità ambientale, ecologica e paesaggistica;

- non si basa su regole progettuali precostituite, ma, piuttosto, su Regole da desumere attentamente dalla conoscenza di “quel” paesaggio; - non può essere considerato solo nella sua fase conclusiva progettuale ma essere valutato e monitorato nel tempo in modo da conoscere, comprendere e governare le trasformazioni indotte dall’intervento stesso; - garantisce il corretto funzionamento del paesaggio sotto i suoi molteplici aspetti; - assicura i processi di riproduzione del paesaggio stesso e pertanto contrastare i processi di degrado; - garantisce la salvaguardia della la diversità dei paesaggi, la loro Ricchezza, bloccando ogni processo di banalizzazione, semplificazione e omologazione; - considera lo spazio aperto, a prescindere dal suo uso del suolo, non come un vuoto, ma come valore, contenitore di risorse, e spazio fisico in cui avvengono le stesse relazioni paesaggistiche; - valorizza e crea luoghi di vita per le comunità umane, e proteggere e riqualificare gli habitat delle specie animali e vegetali in un’ottica di sviluppo sostenibile; - garantisce la continuità dei processi di trasformazione tra passato, presente e futuro, mettendo continuamente l’uomo in relazione con la storia dei luoghi, come “appoggio” per la creazione dei paesaggi di domani. ART. 13.5 LA VALUTAZIONE DELLE

TRASFORMAZIONI SPAZIALI 1. La valutazione di compatibilità paesistica delle trasformazioni viene operata con riferimento al grado di 1. Le trasformazioni paesaggistiche sono compatibili coerenza della trasformazione in oggetto con le prescrizioni del con le prescrizioni del PIT/PPT e PTCP. PIT/PPR e con i contenuti del presente PTCP (comprese le singole schede riferite alle UdP contenute nell’Atlante dei Paesaggi Senesi della Provincia di Siena). 2. La valutazione delle trasformazioni avviene attraverso la comparazione fra lo stato del paesaggio iniziale e quello post–intervento. In detta comparazione è compresa la verifica del raggiungimento degli obiettivi di qualità posti dal PIT/PPR e dal presente PTCP, dai quali estrarre appositi indicatori come stabilito dal precedente art. 13.4. In ogni modo gli 2. Valutando lo stato iniziale del paesaggio e quello interventi di trasformazione non provocano alterazioni al post-intervento si evidenzia come le azioni paesaggio e non sono concepiti come situazioni da ricomprese nella variante non alterano il paesaggio. “nascondere” entro il paesaggio ma piuttosto come opportunità per valorizzare, riqualificare o creare nuovi paesaggi di qualità. Nella valutazione si deve inoltre tenere conto degli effetti sia diretti e sia indiretti ad ampio raggio, sia indotti, ovvero le ripercussioni nel tempo del nuovo intervento. 3. La valutazione di compatibilità paesistica avverrà in 3. Le previsioni della variante non intervengono sul modo da comprendere se l’intervento altera o non altera il funzionamento del paesaggio e se sono perseguiti gli paesaggio alterandone il funzionamento. obiettivi posti dal PIT/PPR e dal presente PTCP: cioè se è coerente con la struttura del paesaggio e si integra e dialoga con il disegno di insieme, se interrompe relazioni paesaggistiche e se introduce componenti estranee, infine in che modo riesce a tutelare conservare, riqualificare-valorizzare o compensare e trasformare in termini qualitativi – creare nuovi paesaggi - il sistema paesaggio. 4. La valutazione di cui al presente articolo 13.5 non è una procedura, ma consiste in attività analitiche e progettuali da svolgersi nella formazione degli strumenti di pianificazione e degli atti di governo.

ART. 13.6 LE AZIONI DI TUTELA E DI

CONSERVAZIONE ATTIVA 1. Ai fini del loro utilizzo negli strumenti di pianificazione e negli atti di governo, nei programmi e progetti pubblici e privati, all’interno delle procedure previste dalle leggi e norme vigenti per la loro formazione ed approvazione, in riferimento alla Convenzione Europea del Paesaggio e in applicazione della 1. In base alla definizione del PTC possiamo definire presente Disciplina, si definiscono: “salvaguardia dei paesaggi” le azioni contenute nella - “salvaguardia dei paesaggi” le azioni di tutela, variante. conservazione e mantenimento degli aspetti strutturali significativi e connotanti in lunga durata un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo di intervento umano; - “gestione dei paesaggi” le azioni di conservazione attiva in grado di far evolvere il paesaggio armonicamente rispetto ai processi di sviluppo sociali, economici ed ambientali; - “pianificazione dei paesaggi” le azioni progettuali strutturalmente incidenti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi. 2. Il presente PTCP stabilisce e indica quali contenuti degli strumenti di pianificazione territoriale e degli atti di governo garanti della tutela attiva del paesaggio: - l’integrazione tra le diverse politiche settoriali che generano processi di trasformazione del paesaggio (le politiche agricole, produttive, infrastrutturali, insediative, e di competizione economica complessiva del territorio e le politiche di salvaguardia ambientale, storico-culturale e paesaggistica); - la sperimentazione di iniziative innovative finalizzate all’offerta di servizi culturali e ricreativi, che perseguano il duplice obiettivo della sostenibilità socioeconomica e di quella culturale-ambientale attraverso la rivalutazione e valorizzazione integrata del patrimonio ambientale, storico-culturale e paesaggistico proprio del territorio; - la promozione di politiche innovative con il supporto di investimenti provenienti dai diversi canali finanziari settoriali, da reperirsi anch’essi secondo logiche di integrazione intersettoriale. ART. 13.7 GLI APPROCCI PROGETTUALI 1. Ai fini di aumentare la sensibilità e la conoscenza del paesaggio e orientare le pratiche di valutazione degli interventi e dei loro effetti sul paesaggio, procedendo oltre i livelli della 3. In relazione ai nuovi interventi edilizi l’approccio percezione individuale, si danno le seguenti definizioni e perseguito nella variante è quello riconducibile indicazioni, attinenti gli approcci progettuali. all’integrazione. 2. I diversi approcci progettuali riferiscono dei rapporti stabiliti fra l’intervento e il paesaggio, che possono I nuovi volumi sono armonicamente ricompresi nel essere identificati in integrazione, sostituzione, contesto paesaggistico. sovrapposizione e inserimento, mascheramento e occultamento. 3. L’integrazione si ottiene se gli interventi non confliggono e non interferiscono, anche qualora si usino forme e materiali diversi da quelli consolidati storicamente, inducendo una percezione sostanzialmente armonica, di completamento o di evoluzione. L’integrazione si ottiene anche utilizzando elementi tradizionali o consolidati ma ancora attuali, secondo approcci mimetici positivi, che permettono uniformità, omogeneità e rafforzamento dei rapporti esistenti. L’uso, invece, di elementi tradizionali non più attuali porta a mimesi falsate, con effetti dannosi di “vernacolarismo”. [OMISSIS]

ART. 13.8 LE EMERGENZE DEL PAESAGGIO 1. Il presente PTCP individua le emergenze del paesaggio, che corrispondono a quei caratteri strutturali che conferiscono riconoscibilità, identità, unicità e originalità ai luoghi a cui appartengono e come tali riconosciute Invarianti Strutturali dal precedente art. 9 della presente Disciplina. [OMISSIS] 5. Per tutela delle emergenze si intendono il mantenimento e se possibile l’innalzamento dell’efficacia ecologica, della qualità 5. La variante persegue il mantenimento dell’efficacia estetico-visuale e dei riferimenti storico-culturali. ecologica del paesaggio. 6. Gli obiettivi di cui al comma precedente può possono essere raggiunti attivamente tramite pratiche agricole che, in tal caso, possono usufruire di incentivi economici, stabiliti nelle politiche territoriali o di settore dalla Provincia e dai Comuni singoli o aggregati. Viceversa, in riferimento ai casi di degrado o danno alle emergenze, i soggetti testé citati approvano una regolamentazione comune per la definizione e l’applicazione di idonee sanzioni, secondo competenze. [OMISSIS] 9. Sono emergenze antropiche: - la tessitura agraria costituita dalle sistemazioni idraulico- agrarie quali terrazzamenti, ciglionamenti, sistemazioni di piano, argini longitudinali e trasversali, dalla scansione dei campi e dalla rete scolante, dalle solcature, dalle colture 9. La trama agraria è un’emergenze del paesaggio di arboree e dalle piante arboree non colturali - i filari ornamentali, frangivento, alberi isolati o a gruppi, dalle siepi carattere antropico che viene nella variante vive, dalla viabilità campestre. Alla tessitura agraria si riconosciuta e salvaguardata in relazione alle funzioni riconoscono: paesaggistiche individuate in Disciplina. - un rango specifico di risorsa sia sotto il profilo paesaggistico che sotto quello della difesa del suolo, per il contributo sostanziale alla regolazione degli equilibri ecologici- ambientali, alla stabilità dei suoli e alla difesa dai processi della sua erosione, alla regimazione delle acque, all’aumento della biodiversità grazie all’equipaggiamento vegetale arboreo ed arbustivo; - un particolare valore storico-culturale per le capacità di “raccontare” i processi di stratificazione storica; - una determinata capacità di stabilire e rendere riconoscibili le relazioni funzionali (percorsi) e visive e percettive (orientamento e identità delle comunità); - la tutela della tessitura agraria, intesa come mantenimento delle prestazioni fin qui richiamate, è garantita da tutti gli interventi di trasformazione del suolo, ivi compresi quelli di tipo agricolo anche in assenza di edificazione. Per garantire la tutela della tessitura agraria, gli strumenti della pianificazione e gli atti di governo comunali possono indicare specifici limiti e condizioni e regolamentare le pratiche agricole; - la viabilità rurale in genere e le strade bianche; - il sistema insediativo di impianto storico costituito dai centri urbani aventi morfologia compatta e riconoscibile per forma e collocazione territoriale (tessuto urbano storico), dal sistema delle grance, delle ville, delle fattorie, parchi e giardini e dei poderi, delle chiese, delle pievi, ecc., (nuclei e aggregati) strettamente connesso alle caratteristiche naturali del territorio e tenuto assieme dal sistema gerarchico della viabilità; quali il sistema territoriale della Via Francigena; il sistema degli opifici e dei mulini legati al sistema del corso delle acque (Val di Merse, Val d’Elsa), il sistema delle fattorie Granducali nella Val di Chiana, il sistema insediativo delle Masse di Siena; - le opere idrauliche connesse all’opera di bonifica; - il sistema delle cave e delle attività estrattive di valore storico culturale del territorio senese quali quelle della Montagnola Senese e di Rapolano;

- la toponomastica; - il linguaggio architettonico dell’edificato storico.

ART. 13.9 BENI STORICO ARCHITETTONICI E CULTURALI 1. Lo Statuto del PTCP stabilisce quale componente obbligatoria dei piani, programmi ed azioni la tutela degli edifici e dei manufatti di valore, considerati nel loro contesto territoriale e 1 . I contenuti della variante sono stati elaborati in ambientale, che definisce il rapporto tra edifici, complessi, relazione alla presenza del BSA e della sua area di manufatti e loro pertinenze, ambiti della visibilità e della pertinenza, perseguendo un corretto inserimento nel percezione, ambiti della omogeneità di evoluzione storica. territorio. [OMISSIS] ART. 13.10 TUTELA DEL SISTEMA INSEDIATIVO CONSOLIDATO 1. Il sistema insediativo storicamente consolidato è costituito 1. I contenuti della variante sono stati elaborati nel dagli elementi riconoscibili dell’organizzazione storica del territorio provinciale, quali i centri, gli aggregati e i nuclei di rispetto e nella salvaguardia del sistema policentrico antica formazione, i beni storico architettonici del territorio insediativo. aperto quali ville e fattorie, castelli e giardini, la viabilità storica, il reticolo idrografico storico, le sistemazioni agrarie tradizionali, le testimonianze archeologiche. [OMISSIS] ART. 13.11 TUTELA DEI VARCHI E DELLE DISCONTINUITÀ DEL SISTEMA INSEDIATIVO E DELLE VISUALI 1. I contenuti della variante sono stati elaborati in DELLA VIABILITÀ modo da tutelare e salvaguardare la percezione 1. Il presente piano indica la percezione visiva quale fattore visiva. della valutazione dell’interesse paesistico, e a tal fine contiene una specifica carta della visualità, attinente il livello provinciale. [OMISSIS] ART. 13.12 AREE DI PERTINENZA DEI CENTRI APPARTENENTI AL SISTEMA URBANO PROVINCIALE 1. Le aree pertinenti al sistema urbano provinciale hanno rilevante significatività per la configurazione del sito, come componente del paesaggio agrario e per il rapporto tra città consolidata e territorio aperto. Esse, in quanto interfaccia tra il Non attinente paesaggio urbano e quello più propriamente rurale e quindi luogo di transizione e dinamico per il continuo scambio di relazioni funzionali, ambientali, ecologiche, percettive e visive, sono caratterizzate da una alta varietà e ricchezza, conferiscono identità ai luoghi, contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi disposti per il sistema insediativo provinciale. [OMISSIS]

ART. 13.13 AREE DI PERTINENZA DEGLI AGGREGATI (CENTRI MINORI, AGGREGATI E NUCLEI DEL SISTEMA INSEDIATIVO PROVINCIALE) 1. Le aree pertinenti al sistema urbano provinciale hanno rilevante significatività per la configurazione del sito, come componente del paesaggio agrario e per il rapporto tra città 1 . I contenuti della variante sono stati elaborati in consolidata e territorio aperto. Esse, in quanto interfaccia tra il modo da tutelare e salvaguardare le aree di paesaggio urbano e quello più propriamente rurale e quindi pertinenza degli aggregati. luogo di transizione e dinamico per il continuo scambio di relazioni funzionali, ambientali, ecologiche, percettive e visive, sono caratterizzate da una alta varietà e ricchezza, conferiscono identità ai luoghi, contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi disposti per il sistema insediativo provinciale. [OMISSIS] ART. 13.14 PESTINENZE DEI BENI STORICO- ARCHITETTONICI 1. Le aree di pertinenza degli aggregati, insieme alle aree pertinenze dei beni storici e architettonici di cui al successivo punto 13.14, sono capisaldi di una rete paesaggistica di interesse 1. I contenuti della variante sono stati elaborati in provinciale. In tal rango, esse sono contenute nel presente modo da tutelare e salvaguardare le aree di PTCP, che ne dà gli indirizzi ed i criteri per la pertinenza dei beni storico-architettonici regolamentazione degli interventi è di competenza comunale ed è definita in coerenza a detti indirizzi e criteri. [OMISSIS] ART. 13.15 SPAZI APERTI NEL SISTEMA INSEDIATIVO 1. Le pertinenze dei beni storico-architettonici così come censite dal PTCP 2000, aggiornate dagli strumenti di pianificazione e dagli atti di governo comunali vigenti, e confermate, come ricognizione da implementare a cura degli strumenti di Non attinente pianificazione e dagli atti di governo comunali, dal presente PTCP, corrispondono alla porzione di territorio intimamente legata al bene medesimo da relazioni percettive, funzionali, storiche o figurative. [OMISSIS] ART. 13.16 TRACCIATI DI INTERESSE PAESISTICO 1. I “tracciati di interesse paesistico” sono tratti viari per i quali le Non attinente analisi del paesaggio del PTCP 2000 e degli strumenti di pianificazione comunali vigenti hanno rilevato livelli elevati di armonia ed equilibrio con il contesto circostante. [OMISSIS] ART. 13.18 STRADE BIANCHE E VIABILITÀ MINORE 1. Le strade bianche e la viabilità minore dei paesaggi agrari e forestali costituiscono risorsa paesaggistica in quanto parte integrante della struttura del paesaggio. Non attinente 2. La viabilità minore costituisce matrice del paesaggio antropico. [OMISSIS] ART. 13.19 TRACCIATI FERROVIARI DI INTERESSE PAESISTICO 1. Il tracciato ferroviario dismesso tra Poggibonsi e Colle Val d’Elsa e il tracciato dell’anello Siena-Asciano-Monte Amiata-Monte Antico-Buonconvento–Siena offrono una fruizione originale del paesaggio; permettono spostamenti Non attinente locali di uso pubblico alternativo a quello privato nei casi in cui sia possibile scegliere la mobilità lenta (il tratto dismesso fra Poggibonsi e Colle può essere destinato anche all’uso ciclabile); integrano l’accessibilità ai luoghi di interesse

storico insediativo e di interesse turistico e collettivo, al sistema museale provinciale, alle stazioni termali. [OMISSIS]

ART. 13.20 I PROGETTI DI GRANDI OPERE 1. I progetti di grandi opere, quali strade, ferrovie, aeroporti, Non attinente grandi elettrodotti, gasdotti e oleodotti, cave, in coerenza con le leggi e le norme che ne disciplinano la progettazione e la valutazione, contengono: [OMISSIS] ART. 13.21 LE INFRASTRUTTURE VIARIE 1. Le trasformazioni spaziali indotte da una errata progettazione delle grandi infrastrutture viarie possono produrre gravi alterazioni al paesaggio e innescare collaterali fenomeni di degrado, che si definiscono “diretti”, ossia causati dall’opera stradale, e “indotti”, quando Non attinente ne vengono incentivati processi di urbanizzazione, di abbandono delle aree limitrofe alla strada, di aumento del traffico e quindi del disturbo, con progressiva alterazione delle prestazioni ecologiche e progressivo, conseguente, cambiamento delle sue componenti paesistiche. [OMISSIS] Art. 13.22 PROGETTO DI PAESAGGIO PER IMPIANTI PER L’ENERGIA RINNOVABILE (FOTOVOLTAICO, PANNELLI SOLARI, EOLICO E GEOTERMIA) 1. Il presente PTCP promuove la produzione e l’utilizzo di energia 1. Sono previsti i soli interventi di impianti da fonti da fonti rinnovabili e stabilisce i criteri per la collocazione dei relativi impianti nel paesaggio, in coerenza con le Leggi e rinnovabili ai fini dell’autosufficienza e che non regolamenti nazionali e regionali vigenti, con il Piano eccedono tale limite (così come da vigente Energetico Provinciale, con le Linee Guida Nazionali, con il normativa). PIT/PPR regionale e indirizzando gli strumenti della pianificazione e gli atti di governo comunali a distinguere: - soluzioni per la riduzione del fabbisogno energetico; - impianti per l’autosufficienza dell’edificio o del complesso edilizio o del nuovo insediamento o dell’assetto insediativo soggetto a riqualificazione a qualunque destinazione, ivi compresi quelli compresi fra gli interventi per lo sviluppo rurale programmati con PAPMAA purché non eccedenti detta autosufficienza; - impianti eccedenti l’autosufficienza di cui al precedente alinea; - impianti produttivi. [OMISSIS] ART. 12.23 CAVE E DISCARICHE A CIELO APERTO 1. Per quanto regolate da specifica e diversa legislazione, che Non attinente deve essere rispettata nei diversi e rispettivi interventi, il presente PTCP indica le seguenti condizioni comuni: [OMISSIS] ART. 13.24 AREE AGRICOLE 1. In tutti i paesaggi caratterizzati dalla attività agricola deve essere salvaguardata e tutelata la tessitura agraria presente in quanto emergenza paesaggistica per i suoi molteplici ruoli paesaggistici (ecologico-ambientali, storico-culturali, estetico- percettivi e dell’aspetto sensibile). 2. Si intende per tessitura agraria l’insieme delle componenti del

disegno del suolo quali: - sistemazioni idraulico-agrarie (terrazzamenti, ciglionamenti, sistemazioni di piano, argini longitudinali e trasversali, ecc.); - forma e dimensione dei campi; - rete scolante, solcature; - colture arboree; - piante arboree non colturali e siepi vive; - viabilità campestre. 2. Nella variante non si interviene sulla tessitura 3. Il PTCP assume la tessitura agraria come risorsa sia sotto il profilo paesaggistico che sotto quello della difesa del suolo. agraria in ordine alla dimensione dei campi. La tessitura agraria si caratterizza per maglia fitta, maglia media e maglia larga. Sia che dette connotazioni siano rappresentate nella cartografia del Quadro conoscitivo del presente PTCP, sia che non vi siano rappresentate, si intendono fatte salve le individuazioni contenute negli strumenti di pianificazione e negli atti di governo comunali definiti formalmente. 4. Qualora la tessitura abbia subito gravi processi di semplificazione rispetto ai tre predetti tipi di maglia, ogni nuovo intervento previsto deve prevedere la conservazione, la valorizzazione e/o il ripristino della tessitura agraria in modo da ricucire le relazioni paesaggistiche interrotte, comportare una maggior diversificazione al paesaggio tramite un migliore equilibrio del drenaggio e/o della gestione delle acque superficiali (processi di erosione, dilavamento, stabilità dei versanti), arricchimento biologico (creazione di habitat, aumento della biodiversità), ricchezza visiva e percettiva, e riconoscibilità. 5. Gli interventi che interessano il paesaggio agrario hanno il compito di conservare e valorizzare quel insieme di oggetti, chiamati generalmente manufatti di arredo, quali fonti, vasche, cippi, tabernacoli, muretti, che rafforzano il mantenimento della riconoscibilità del paesaggio e dei luoghi. 6. Nei paesaggi a funzione agraria sono stabiliti: - la conservazione, tutela e restauro del paesaggio agrario costituito dalle sistemazioni colturali tradizionali, dalle colture promiscue, dal seminativo vitato, dai tessuti agrari con prevalenza dell’olivo e del promiscuo posto a corona o comunque in prossimità degli edifici rurali (ville, fattorie, poderi) o sui crinali e sulle zone cacuminali (esempio paesaggio delle Crete); dai tessuti agrari con colture miste posti nei ripiani travertinosi, dalle insulae coltivate all’interno delle aree boscate; da seminativi e pascoli a campi chiusi, da prati pascolo con alberi isolati, da pascoli e arbusteti posti sui crinali; dai tessuti agrari di pianura e di fondovalle costituiti da un disegno di paesaggio che presenta essenzialmente inalterata la struttura della bonifica, sia essa di impianto geometrico (generalmente riferibile all’Ottocento) o a mosaico (riconducibile a prima dell’Ottocento o direttamente influenzate dalla morfologia del territorio); - la conservazione e la tutela delle piantate residuali, come gelsi, filari di vite arborata, aceri a spalliera, in particolare se poste a bordo strada (sia principale che campestre), sul limitare dei campi coltivati, lungo la rete scolante o comunque visibili dalla viabilità; - la conservazione e la tutela degli alberi isolati; - il mantenimento della vegetazione spontanea naturale (non infestante) lungo i fossi e le canalette (es. vinchi, giunchi, canneti, etc.), la viabilità sia principale che campestre, il limitare dei campi coltivati, i ciglioni e le scarpate, (rovi, rosa canina, salici, così come bulbose - giaggioli, iris); - la conservazione e la tutela delle sistemazioni idraulico- agrarie. Il recupero delle sistemazioni idraulico agrarie laddove queste si presentino completamente degradate (crolli totali) può avvenire anche con soluzioni alternative purché le tecniche costruttive e l’utilizzo del materiale siano coerenti con il contesto paesaggistico sia dal punto di vista ecologico sia storico-culturale che percettivo-visivo;

- la conservazione e la valorizzazione dei manufatti di antica formazione e delle opere connesse alla bonifica sia nella loro efficienza che come testimonianze storico-culturali; - il mantenimento dei caratteri della viabilità campestre. - la conservazione e la tutela dei diversi equilibri ecologici e paesaggistici legati alle aree soggette ad erosione (calanchi, biancane e balze). Per il raggiungimento di tale obiettivo le coltivazioni agricole dovranno lasciare libera una opportuna fascia di rispetto in prossimità delle aree soggette ad erosione in modo da evitare pressioni antropiche.. 7. Il presente PTCP stabilisce i seguenti limiti, finalizzati a quanto contenuto nel presente articolo per la tutela e la valorizzazione del paesaggio: - limitare l’accorpamento dei campi coltivati; - impedire di introdurre caratteri urbani all’interno dei paesaggi agrari, quali recinzioni con muretti, cancellate ecc, siepi topiarizzate (geometriche) con specie arbustive invasive e decontestualizzate, in particolare a delimitazione delle proprietà private (anche se di insediamenti recenti). Generalmente sono consigliate reti metalliche accompagnate da siepi arbustive informali che riprendono la composizione delle fasce di vegetazione naturale presenti nel contesto paesaggistico o comunque tipologie di recinzioni che siano coerenti con i caratteri architettonici locali; - controllare l’inserimento di specie arboree ed arbustive sia a fini ornamentali che per opere di consolidamento. L’introduzione della vegetazione arborea e arbustiva in genere nei paesaggi a carattere agrario deve utilizzare specie autoctone e coerenti al loro ruolo nel contesto paesaggistico, impedendo l’inserimento di piante esotiche quali ad esempio il cipresso dell’Arizona, thuje o specie simili. Si deve inoltre limitare il proliferare di nuove alberature di cipressi comuni (Cupressus sempervirens), in particolare come elementi di arredo di viali o disposti lungo i confini delle proprietà delle pertinenze degli edifici rurali che tendono a banalizzare, omologare il paesaggio e a diffondere ormai immagini 7. La non prevede l’accorpamento dei campi coltivati. stereotipate. In ogni caso la creazione di filari alberati o di piantagioni di alberature, ad esempio per il consolidamento Inoltre le nuove edificazioni funzionali all’attività di versanti, per la realizzazione di viali a carattere ricettiva non introducono caratteri urbani nel ornamentale a supporto di poderi, in particolare se costituiti da paesaggio rurale. alberi di prima grandezza, devono essere attentamente progettati e valutati anche sotto l’aspetto della visibilità, in modo da Da un punto di vista paesaggistico nella variante si comprendere se le evitano fenomeni di frammentazione paesaggistica. piante, raggiunta la propria maturità e quindi la massima altezza, non obliterano la visibilità dei luoghi, o interrompano le relazioni visive e percettive che si instaurano fra viabilità - o luoghi comunque fruiti dalla collettività - e il paesaggio circostante; - riconferire dignità al paesaggio agrario di pianura e di fondovalle; - evitare processi di urbanizzazione, in particolar modo casuali e/o destrutturati, che introducono modelli urbani nelle tessiture rurali; - evitare espansioni lineari continue lungo viabilità, che interrompono l’ordinato rapporto tra abitati e territorio rurale, i corridoi ecologici, l’armonico alternarsi di “pieni” e di “vuoti” - prevenire e impedire i processi di frammentazione paesistica; - incentivare progetti di riqualificazione e di riordino ecologico - ambientale e funzionale attraverso la dotazione di equipaggiamento vegetale (poggiante sulla struttura paesaggistica) per la realizzazione di reti ecologiche e greenways (percorsi verdi), in modo da ripristinare le relazioni paesaggistiche, arginare fenomeni di marginalizzazione, riconferire ricchezza visiva e naturalità ai luoghi; - evitare processi di urbanizzazione lungo strada o diffusa in particolare sui crinali e nei paesaggi di pianura e di

fondovalle; - collocare le nuove residenze ed i nuovi annessi agricoli, previa valutazione di compatibilità paesistica, preferibilmente in contiguità con i complessi rurali esistenti 8. Per quanto disposto dal presente punto, sono considerate opere di sistemazione ambientale tutte quelle opere volte a conservare i segni del paesaggio agrario; garantire la sistemazione idraulico-agraria del fondo e della viabilità minore pubblica e di uso pubblico; tutelare e mantenere in vita le alberature monumentali così come disposto con apposita legge regionale; tutelare e mantenere in vita la vegetazione di interesse ambientale; mantenere e ripristinare i terrazzamenti collinari storici; ripristinare situazioni di degrado, anche laddove non sia possibile rimettere a coltura i terreni, nel qual caso deve essere prescritto di raggiungere un assetto dei luoghi paragonabile a quello ottenibile con l'attività agricola, ivi comprese la tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali esistenti. 9. Per gli interventi nelle aree agricole si devono garantire 9. In relazione ai materiali costruttivi si privilegia qualità specifiche delle forme e dei materiali. Il presente l’impiego di materiali tradizionali. PTCP orienta la regolamentazione urbanistica di livello autonomo comunale verso l’utilizzo di tecniche, forme e materiali consolidati ma non esclude quelle dell’architettura contemporanea, purché sia indotta una percezione armonica, di completamento o di evoluzione, secondo approcci mimetici positivi, che permettono il rafforzamento dei rapporti esistenti. Dovrebbe essere vietato l’uso di elementi e materiali tradizionali se non più attuali e se utilizzati tramite approcci mimetici falsati, che producono effetti dannosi di vernacolarismo. Dovrebbe essere prescritta la piena consonanza fra funzione e forma, vietando l’uso posticcio dei materiali tipo pietrame faccia vista o mattone, che devono essere utilizzati, se di finitura, con la piena dignità riconoscibile negli esempi architettonici consolidati e di pregio, anche solo testimoniale. Per gli annessi e i manufatti in genere sarà preferito il legno, anche come componente della “filiera corta” della coltivazione del bosco. Si dovrà sempre rispettare la morfologia dei suoli per non alterare il rapporto edificio/terreno che è componente della percezione paesistica. ART. 13.25 PROGRAMMA AZIENDALE PLURIENNALE DI MIGLIORAMENTO AGRICOLO E AMBIENTALE (PAPMAA): ASPETTI PAESAGGISTICI 1. Contribuendo agli obiettivi posti dal PIT/PPR e dalle strategie per il paesaggio del presente PTCP, si indicano di seguito, oltre a quanto stabilito dall’articolo 14.4, specifiche norme per i PAPMAA riferite agli aspetti paesaggistici. 2. I PAPMAA devono prioritariamente individuare, tra gli interventi di miglioramento ambientale a proprio carico, quelli finalizzati alla riqualificazione del paesaggio ed a Non attinente garantire/migliorare la funzionalità ecologica complessiva. 3. Ottemperando a quanto sopra i PAPMAA: - tutelano e conservano le emergenze del paesaggio agrario; - salvaguardano le componenti della struttura del paesaggio; - garantiscono le relazioni visive e percettive e la fruizione collettiva del paesaggio. 4. Ai fini di quanto sopra stabilito, i PAPMAA contengono appositi elaborati che danno conto dei tipi e degli stati del paesaggio in relazione alla UdP di appartenenza, degli interventi in conformità a quanto stabilito dal presente articolo per la difesa del paesaggio, degli obblighi per la realizzazione di detti interventi.

5. Oltre a quanto disposto dal presente punto, i PAPMAA sono disciplinati al seguente punto 14.4.

ART. 13.26 AREE AGRICOLE CON VIGNETI MECCANIZZATI

DI GRANDE ESTENSIONE E RIDISEGNO INTEGRALE DELLA MAGLIA AGRARIA 1. Le aree di cui al presente punto sono ambiti ove una serie di condizioni concomitanti (rilevanti dimensioni, ridisegno integrale della maglia agraria, formazione di un sistema viario di servizio geometrizzato e di scala impropria, rimodellamento integrale del suolo, orientamento dei filari a rittochino) configurano un paesaggio con caratteristiche Non attinente strutturalmente differenti da quello tradizionale. In questi casi, in occasione dei futuri rinnovi degli impianti, dovranno essere considerate: - l’estensione e la continuità del vigneto, introducendo, ove possibile, cesure sia tramite altre colture sia tramite vegetazione non colturale; - l’orientamento dei filari, in relazione alla pendenza (compreso il rittochino nei casi di necessità), all’esposizione e alle esigenze di meccanizzazione del vigneto, così come quello dell’erosione e/o della stabilità dei versanti; - il rimodellamento del suolo, anche tramite l’introduzione delle forme tradizionali dei terrazzi e dei muri a retta; - la viabilità di servizio e la forma dei campi, da organizzare secondo tracciati più aderenti alle forme del suolo (morfologia del territorio, disegno del paesaggio), laddove queste non costituiscano ostacolo alla stabilità dei versanti o al regolare deflusso delle acque. ART. 13.27 PRATICHE DI COLTIVAZIONE DEI SUOLI 1. L’uso produttivo agricolo dei suoli contribuisce al mantenimento dei valori paesistici, come definito dal presente articolo nei commi precedenti. 2. Gli interventi, dal riordino fondiario al reimpianto dei vigneti, devono garantire la manutenzione (cura dell’esistente) e il mantenimento (evoluzione dell’esistente e introduzione di nuovi elementi) dei caratteri strutturali del paesaggio agrario, oltre che la tutela assoluta delle emergenze paesaggistiche definite dal presente PTCP. Il ritmo delle colture deve mantenere le tracce storicamente consolidate, rispettare la morfologia del terreno preservando le linee di impluvio, i

solchi e i ruscelli trattenendovi intorno fasce di vegetazione autoctona, e utilizzare forme di delimitazione che aumentino la dotazione paesistico ambientale, quali filari, siepi, boschetto e macchie, Non attinente avendo cura di non distruggere l’ondulazione dei terreni e l’ordinato seguirsi di vuoti e di pieni. 3. Nell’esercizio delle attività agricole lo spandimento di fanghi provenienti da impianti di depurazione è oggetto di specifico regolamento, che ne disciplina le modalità ed i limiti finalizzati alla tutela della risorsa idrica e delle aree sensibili di classe 2, del paesaggio e delle sue emergenze, quali i siti UNESCO, i SIR e le ANPIL, dei tracciati storici quali la via Francigena, individuando regole, limiti, aree e distanze di protezione idonee a garantire la tutela dei valori specifici, paesaggistici, ambientali e culturali, di tali ambiti. 4. La dimostrazione del rispetto dei criteri fin qui definiti è contenuta nei Programmi di Miglioramento Agricolo e Ambientale o in apposito elaborato, che i Comuni regolamentano per le trasformazioni del suolo conseguenti alle pratiche di coltivazione interventi anche in assenza di Programma di miglioramento agricolo ambientale. ART. 13.28 PROGETTO DI PAESAGGIO PER AREE A SERVIZIO DELLO SPORT IN AREE A PREVALENTE FUNZIONE AGRICOLA (QUALI CAMPI DA GOLF) 1. La scelta di inserire nel territorio rurale attività diverse rispetto a quelle ordinarie agricole è soggetta a specifica verifica della sostenibilità ambientale e paesaggistica, riferita a quanto Non attinente dettato da presente PTCP per i due sistemi funzionali (ambiente e paesaggio) sia come condizioni statutarie che come indirizzi strategici. I progetti dovranno comunque essere concepiti come progetti di paesaggio, riconducibili all’arte e all’architettura di parchi e giardini ed essere coerentemente integrati nel contesto, in modo da salvaguardare il carattere, i segni e la struttura del paesaggio. [OMISSIS] ART. 13.29 PROGETTO DI PAESAGGIO PER INSEDIAMENTI PRODUTTIVI PER INDUSTRIA E ARTIGIANATO PER ATTIVITÀ COMMERCIALI 1. Il presente PTCP, in coerenza con gli obiettivi posti dal PIT/PPR, Non attinente si pone l’obiettivo di attenuare l’impatto degli insediamenti produttivi e per il commercio sul paesaggio. Pertanto disincentiva la disseminazione sul territorio di tali aree di ridotta dimensione e prive di rapporto con gli abitati, e di capannoni isolati. [OMISSIS] ART. 13.30 INQUINAMENTO LUMINOSO 1. La luce è una componente fondamentale del paesaggio. Essa è parte integrante dei progetti urbani e architettonici. 2. L’inquinamento luminoso notturno provoca danni Non attinente ambientali, in particolare alle piante e agli animali, culturali e paesaggistici. [OMISSIS]

STRATEGIA (Titolo III)

L’ATLANTE DEL PAESAGGIO (rif. art. 16)

PTCP 2010 COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE AL P.R.G. 1. Il presente Piano contiene un Atlante, composto da schede per le Unità di Paesaggio, detto “Atlante dei paesaggi della Provincia di Siena”, d’ora in poi Atlante, elencate al precedente articolo 13. 2. L’Atlante è una raccolta sistematica di informazioni e contenuti delle Unità di Paesaggio, inerenti la loro struttura e i processi trasformazione, da utilizzare per elaborare la diagnosi e la proposta di intervento, così come stabilito al precedente articolo 13. 3. L’Atlante contribuisce alla conoscenza dei paesaggi senesi, e del loro ruolo e rango entro i paesaggi regionali, fornendo strumenti e indicazioni per la formazione delle scelte della società contemporanea, in forma responsabile, consapevole e trasparente, in direzione degli obiettivi proposti nel disegno strategico provinciale. 4. Nell’Atlante, ogni scheda di UdP contiene informazioni circa la struttura del paesaggio dell’Unità, le relazioni visive (punti 4. I contenuti della variante sono concepiti in modo panoramici, corridoi e continuità visive, grandi estensioni e orizzonti), le principali tendenze in atto e i relativi rischi per il da rispettare le relazioni visive e perseguono il mantenimento dell’integrità paesaggistica, indirizzi per il mantenimento dell’integrità paesaggistica. progetto di paesaggio (individuazione delle risorse da tutelare, individuazione delle minacce e criticità, proposta di categorie progettuali e intervento con suggerimenti metodologici e indicatori). 5. Il presente Piano si attende l’aumento della sensibilità diffusa per la protezione e valorizzazione del paesaggio, ivi compreso il “nuovo paesaggio produttivo”, e l’aumento della 5. La variante, rispettando le condizioni statutarie e le qualità degli interventi e degli investimenti sul territorio quali strategie delle Schede di Paesaggio, concorre alla effetti della messa in opera delle condizioni statutarie e delle politiche strategiche relative al paesaggio, secondo le regole valorizzazione del paesaggio. dell’art. 13 della presente Disciplina, i contenuti delle Schede dell’Atlante richiamate al precedente comma, e le modalità programmatiche di cui al Titolo IV della presente Disciplina. 6. Provincia e Comuni –in articolazione di Circondario- concordano progetti di tutela, programmi di gestione, azioni di ripristino e progetti ditrasformazione relativi a paesaggi che travalicano i confini comunali, e ne diffondono metodi e risultati, per aumentare le buone pratiche e la consapevolezza del bene collettivo costituito dal paesaggio. 7. L’aumento della sensibilità relativa al paesaggio è un effetto auspicato dal presente Piano non solo per la permanenza dei valori storicamente consolidati, ma per l’incremento dei valori da assegnare, con lungimiranza, al futuro, assumendo che la nuova edificazione contemporanea diventi un domani “patrimonio edilizio e urbanistico” da recuperare o “bene storico architettonico” da conservare. 8. Ai fini di quanto sopra, il presente Piano mette a disposizione conoscenza, condizioni e regole, definizioni. 9. Le politiche coordinate degli enti che governano il territorio tendono a incentivare l’introduzione di nuova architettura nei paesaggi urbani e rurali, e soluzioni di bioarchitettura, secondo protocolli e parametri di qualità edilizia da inserire nei regolamenti comunali.

L’ATLANTE DEL PAESAGGIO (rif. art. 16) Unità di Paesaggio 9 - Valli di Merse e del Farma

Suggerimenti metodologici, indicatori e elementi per il progetto Analisi e valutazione, con appositi indicatori di ecologia del paesaggio, dei processi di trasformazione e di evoluzione del mosaico paesistico, in particolare di frammentazione ecologica indotta dalle grandi infrastrutture viarie. Lettura diacronica della evoluzione del paesaggio con particolare riferimento all’individuazione dei segni naturali e antropici e della loro permanenza - fragilità, al fine di valorizzare e ricucire le relazioni paesaggistiche. Segni naturali: caratteri geomorfologici, forma delle valli, crinali, rocce affioranti, rilievi montuosi e collinari, poggi, reticolo idrografico superficiale e morfologia legata ai letti fluviali, gole, trama delle aree boscate, ... Segni antropici: forme insediative di matrice storica, strade, sentieri, viottoli e scansione dei campi e loro equipaggiamento vegetale (siepi, filari, ecc...), limite del bosco, disposizioni delle colture, sistema degli insediamenti, sistemazioni rnamentali (viali alberati, giardini di impianto storico, ecc...). Analisi visuale e percettiva dei e dai luoghi: dove, come/quanto e cosa vedo. Evidenziare i luoghi altamente panoramici (es. luoghi da cui si aprono le viste sulle valli), le emergenze visive (centri storici, rovine- castello di Crevole, ecc...), la visibilità dalla viabilità, in particolare da e verso il tracciato della SR 223, i detrattori visivi (elettrodotti, capannoni e simili lungo strada, ecc...), la diversa articolazione del mosaico paesistico. Censimento degli spazi aperti in ambiti urbani e nella pertinenze rurali: spazi aperti come tessuto connettivo delle relazioni, come “tessere” del paesaggio.

NECESSARIA COERENZA CON IL PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE (P.I.T.) REGIONALE

Gli atti e gli elaborati della Variante al P.R.G. che si propone in adozione sono improntati alla massima coerenza con i contenuti del P.I.T. della Regione Toscana, approvato con Delibera del Consiglio Regionale n. 72 del 24 luglio 2007 ed efficace dal 17 ottobre 2007. Rispetto alla delibera iniziale il Consiglio Regionale della Toscana, con deliberazione del n. 58 del 2 luglio 2014 (adozione), ed ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge regionale 3 gennaio 2005, n.1 (Norme per il governo del territorio), ha attribuito allo stesso PIT effettiva valenza di Piano Paesaggistico, implementandolo di contenuti riguardanti la dimensione paesaggistica così come disciplinato dal D. Lgs. del 22 gennaio 2004 n.42.

In ragione del recente aggiornamento la verifica di coerenza della Variante al P.R.G. verrà pertanto effettuata sulla nuova versione del PIT, che riprende e amplia i contenuti delle precedente schede dell’Ambito n. 38 - Val d’Orcia, ora divenuto Ambito 17 - Val d’Orcia e Val d’Asso. Nel prosieguo verrà perciò preso in esame il livello d’ambito come livello più adeguato in ragione delle analisi e delle le valutazioni effettuate, le quali permettono di effettuare una verifica di coerenza pertinente.

La nuova scheda d’ambito è organizzata in 5 sezioni:

1. PROFILO DELL’AMBITO

2 DESCRIZIONE INTERPRETTATIVA 2.1 Strutturazione geologica e geomorfologica 2.2 Processi storici di territorializzazione 2.3 Caratteri del paesaggio 2.4 Iconografia del paesaggio

3 INVARIANTI STRUTTURALI 3.1 I caratteri idro-geo-merfologici dei bacini idrografici e di sistemi mrfogenetici 3.2 I caratteri eco sistemici del paesaggio 3.3 Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali 3.4 I caratteri morfotipolofgici dei sistemi agro ambientali dei paesaggi rurali

4 INTERPRETAZIONE DI SINTESI 4.1 Patrimonio territoriale e paesaggistico 4.2 Criticità

5 DISCIPLINA D’USO 5.1 Obiettivi di qualità e direttive

Prima di passare alla rassegna delle sezioni ritenute maggiormente significative per la valutazione della variante (3, 4 e 5), si evidenzia, da un punto di vista descrittivo, come l’area in esame si ponga per quanto concerne la strutturazione geologica e geomorfologica lungo la dorsale Montalcino-Monte Amiata-Monte Civitella (alto strutturale o horst) nella quale prevalgono le formazioni liguri. Sempre da un punto di vista prettamente descrittivo, passando a valutare i caratteri del paesaggio, ci troviamo in presenza di un contesto fortemente caratterizzato dalla presenza del bosco di leccio.

Entrando nel merito delle valutazioni verranno di seguito analizzate - come già ricordato - le sezioni relative alle invarianti strutturali (3); alla interpretazione di sintesi (4), intesa come sintesi dei caratteri strutturali che restituiscono il patrimonio territoriale e paesaggistico ed infine alla disciplina d’uso (5).

Per quanto concerne la verifica di coerenza per la sezione 3 delle Invarianti Strutturali sono state prioritariamente valutate le le criticità e gli indirizzi per le politiche, sulla base dei quali è espressa la coerenza delle previsioni della variante al PRG con i temi affrontati.

3. INVARINATI STRUTTURALI

3.1 i caratteri idro-geo-morfgologici dei bacini COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA idrografici e dei sistemi morfogenetici VARIANTE AL P.R.G.

Criticità La prima criticità dell’ ambito è l’erosione del suolo. Sebbene in forme diverse, l’intero bacino senese è soggetto ad un grave rischio di erosione del suolo. In effetti, come detto in merito alla struttura geologica ed alle dinamiche si trasformazione, si tratta di un fenomeno già influente sulla storia recente. L’importanza che l’erosione ha avuto nel modellare il paesaggio attuale e nel costituirne l’identità pone la questione fondamentale del contrasto tra esigenze ambientali. Da un lato, l’esigenza di tutelare e riprodurre forme caratteristiche, dall’altro la necessità di contenere i processi di erosione del suolo, allo scopo di conservare la risorsa e di non sovraccaricare un sistema idrologico che ha aspetti di criticità. Il sistema idrografico dell’ambito presenta aspetti critici, evidenziati dall’assenza di insediamenti lungo i fondovalle dell’Orcia e del Formone, esposti ad eventi alluvionali; inoltre, gli effetti degli squilibri idrologici prodotti in questo ambito sono suscettibili di propagarsi a valle, nel bacino dell’Ombrone.

Il sistema della Collina su depositi neo-quaternari sollevati presenta uno stato di particolare criticità, dato dalla rapida dinamica di smantellamento del crinale, delle relative infrastrutture e, potenzialmente, degli insediamenti. Nelle aree collinari, l’impronta territoriale dei sistemi rurali è messa in discussione sia dagli abbandoni, accentuati dal relativo isolamento dell’ambito rispetto alle vie di comunicazione moderne, sia In relazione ai caratteri idro-geo-morfologici la dall’estendersi del vigneto specializzato, che rappresenta peraltro una variante in oggetto non risulta incidere su tali risorsa importantissima. I rischi associati sono, di nuovo, relativi aspetti in quanto la previsione insiste su un’area soprattutto all’erosione del suolo, ma anche alla possibile trasmissione di sostanza chimiche alle falde acquifere, peraltro utilizzate poco che in non presenta situazioni di criticità da un intensamente. punto di vista dei processi di erosione del suolo e I siti geotermali presentano una intrinseca fragilità, legata dilavamento. all’equilibrio del serbatoio di alimentazione geotermica, in alcune aree La presenza di un substrato sufficientemente ampiamente sfruttato, a scopi termali o di produzione di energia: tali siti, infatti, possono subire un forte e rapido degrado dovuto alla strutturato riconducibile al dominio ligure infatti deviazione dei flussi idrici mineralizzati. rappresenta un importante elemento in grado di imitare fenomeni di dissesto e di erosione. Indirizzi per le politiche Nei sistemi di Collina dei bacini neo-quaternari ad argille dominanti e a litologie alternate è necessario adottare misure volte a: Da un punto di vista idrografico non si segnalano • raggiungere un equilibrio sostenibile rispetto ai fenomeni compromissioni di carattere fisico e funzionale in erosivi; quanto l’area oggetto di variante non risulta

• contenere la produzione di deflusso; essere in prossimità di corsi d’acqua o in zone di In particolare questi provvedimenti dovranno prevedere: fondovalle. • per le aree interessate da forti dinamiche erosive, la creazione di fasce di rispetto, interdette ad ogni edificazione e apertura di strade, riservate ad attività a basso impatto, come il pascolo regimato, la coltura del tartufo, la riproduzione della fauna selvatica, gli oliveti gestiti a fini paesaggistici e conservativi; tutti gli interventi comportanti movimento terra, anche se a fini agricoli, dovrebbero essere considerati strettamente come tali, ed in particolare non ammessi a sostegni finanziari; • per le aree coltivate, il sostegno alle pratiche conservative, quali la riduzione dello sviluppo delle unità colturali nel senso della pendenza, la massima copertura del suolo negli avvicendamenti, il mantenimento di appropriati sistemi di gestione delle acque di deflusso; nelle aree critiche, individuate negli impluvi a fondo arrotondato, senza corso d’acqua e ripidi, è da incoraggiare l’istituzione di strisce erbose permanenti o altre forme di copertura stabile. In misura delle caratteristiche specifiche dell’ambito, è anche necessario: • prevenire l’inopinata estensione dei vigneti su suoli argillosi, destinata solo a creare problemi idrogeologici ed a compromettere la qualità della produzione; • nella parte meridionale, non ostacolare le dinamiche spontanee di conversione dell’uso dei suoli agricoli a prato e/o pascolo, giustificate in questo ambito dalle specifiche condizioni climatiche. • In questo ambito, la politica infrastrutturale deve tener conto delle dinamiche naturali, adattandosi all’evoluzione delle forme. Particolare cautela in questo senso deve essere applicata al sistema della Collina su depositi neoquaternari sollevati, la cui dinamica erosiva non può essere effettivamente arrestata. Per minimizzare rischi e danni, gli indirizzi di prevenzione sopra elencati debbono essere applicati con particolare cura, aggiungendo: • una forte prevenzione di interventi edilizi o infrastrutturali in posizioni insostenibili; • una programmazione dell’adattamento delle infrastrutture all’evoluzione del territorio. I sistemi forestali dell’ambito hanno, in genere, un elevato potenziale, che permetterebbe il recupero da stati di eccessivo sfruttamento verso una gestione sostenibile orientata tanto alla qualità ecologica quanto alla produzione. La permanenza e la riproduzione dei sistemi geotermali, elementi di valore del paesaggio dell’ambito, richiedono: • un’attenta programmazione dello sfruttamento, in virtù della loro vulnerabilità, con adeguato supporto di norme, studi e sistemazioni basati sul completo e continuo mantenimento delle acque; • una corretta gestione del ciclo delle acque dalle sorgenti agli stabilimenti termali ed agli impluvi naturali, prevedendo un monitoraggio geochimico, delle temperature, dei parametri idrodinamici.

3.2 i caratteri eco sistemici del paesaggio COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE AL P.R.G.

Criticità Le maggiori criticità dell’ambito sono legate ai processi di intensificazione delle attività agricole in grado di incidere negativamente sui caratteristici agroecosistemi tradizionali e sui valori naturalistici a questi associati.

In tale contesto una rilevante criticità è costituita dalla intensa diffusione dei vigneti specializzati nel territorio di Montalcino, ove ha assunto il ruolo di una dominante monocoltura, espandendosi anche a discapito di aree agricole e pascolive immerse nella matrice forestale o sui terrazzi alluvionali del Fiume Orcia. La diffusione dei vigneti specializzati ha comportato la forte riduzione degli agroecosistemi di valore naturalistico, un aumento della frammentazione delle superfici forestali, prima interrotti da colture a maggiore permeabilità ecologica o da incolti e prati pascolo, e ha negativamente condizionato gli importanti ecosistemi fluviali interessando le aree di pertinenza fluviale (soprattutto nel basso corso del Fiume Orcia) o mediante la realizzazione di nuovi impianti realizzati direttamente su terrazzi alluvionali del fiume Orcia, ad esempio ai Piani di Rota, con modificazione del paesaggio fluviale ed eliminazione di habitat di interesse comunitario e regionale. In relazione ai caratteri eco sistemici del Nel basso corso del Fiume Orcia alla diffusione dei vigneti si associa anche paesaggio la variante, insistendo su un’area la realizzazione di frutteti specializzati su terrazzi alluvionali all’interno del Sito di Importanza Regionale Basso corso del Fiume Orcia. attualmente destinata a parcheggio, non risulta

Tale rilevante criticità rispetto agli ecosistemi fluviali è presente anche incidere sull’agricoltura tradizionale in quanto non lungo il Fiume Ombrone con diffusione di vigneti specializzati nelle aree di si interviene su porzioni di terreno coltivate. pertinenza fluviale (ad es. nelle località di Pian Rossi e Pian d’Orcia). Nella vasta matrice forestale dei monti di Montalcino (Poggio Pigna) risultano quasi completamente eliminate le aree aperte con agricoltura In tal senso la previsione della struttura turistico tradizionale, prati pascolo, oliveti e seminativi, per la loro trasformazione ricettiva non è da ritenere un elemento in grado in vigneti specializzati. di compromettere i caratteri tradizionali del Pur costituendo un elemento caratteristico del paesaggio locale, la monocoltura dei seminativi e cerealicola risulta fortemente critica paesaggio in quanto insisterà su un’area senza rispetto alle componenti naturalistiche, con la riduzione dell’eterogeneità alcun valore colturale o paesaggistico. dell’ecomosaico agricolo e, non di rado, con l’interessamento diretto Si anticipa già in questa sede come la delle aree di pertinenza fluviale e dei terrazzi ghiaiosi di gran parte dei prefigurazione dei contenuti della variante, corsi d’acqua dell’ambito (in particolare dei fiumi Ombrone e Orcia). soprattutto in ordine al disegno degli spazi La diffusione della monocoltura cerealicola ha comporta o, in alcune esterni e alle tipologie costruttive, si inserisce in aree, la forte riduzione degli ambienti agricoli tradizionali e del modo coerente nel paesaggio e instaura con pascolo, l’eliminazione di siepi, filari alberati e boschetti, ma soprattutto l’area pertinenziale del BSA un rapporto virtuoso. la riduzione e perdita delle importanti emergenze geomorfologiche e naturalistiche rappresentate delle biancane e delle crete, soggette a rimodellamento, spianamento e successiva messa a coltura. Parallelamente a tale considerazione si può Alla perdita dei caratteri tradizionali del paesaggio agricolo contribuiscono osservare come al livello di rete ecologica la anche la realizzazione di strutture turistico ricreative e campi da golf. previsione di variante non risulta incidere Tale fenomeno ha rappresentato un negativo processo di trasformazione del paesaggio agricolo delle colline della parte centrale negativamente sula connettività eto-ecologica, in dell’ambito e costituisce una grave minaccia per gli ambienti agricoli quanto si interviene su un’area già antropizzata e tradizionali e per gli habitat, le specie e l’integrità complessiva dei diversi che non sottrae perciò superfici utili alla Siti Natura 2000 e delle Riserve Naturali. permeabilità di specie vegetali e animali. L’intensificazione delle attività agricole e la riduzione e frammentazione dei relittuali nuclei forestali, costituisce una forte criticità anche quando La variante inoltre, in ragione delle funzioni si realizza in aree agricole con residuali funzioni di connettività previste, non rappresenta una fonte di pressione ecologica tra nuclei o matrici forestali, con particolare riferimento ai antropica in grado di incidere negativamente paesaggi agricoli situati tra i boschi di Montalcino e quelli del versante nulla stessa connettività ecologica. occidentale del M.te Amiata, tra quest’ultimo e il M.te Cetona, o tra il M.te Cetona e i nuclei forestali dei rilievi di Sinalunga. Ulteriori criticità sono associate al reticolo fluviale, con particolare riferimento alla presenza di siti estrattivi e di lavorazione del materiale alluvionale, di piste da motocross (anche interne al Sito di importanza regionale SIR Basso corso del Fiume Orcia), di interventi di rimodellamento dell’alveo e dei terrazzi ghiaiosi, di taglio della vegetazione ripariale, alla diffusione di conifere su terrazzi ghiaiosi o alla presenza di assi stradali paralleli al corso d’acqua (in particolare le strade SP 40 e SR 2 lungo le sponde del torrente Formone). Significative risultano anche le criticità legate alla riduzione delle portate (per captazioni o per riduzione delle precipitazioni) e alla non ottimale qualità delle acque per il corso del Fiume Ombrone e per gran parte del corso del Fiume Orcia. Per le risorse geotermali lo sfruttamento turistico (ad es. a ), importante risorsa economica per l’area, costituisce un elemento di criticità per la captazione di sorgenti, la riduzione delle loro portate e l’alterazione di aree geotermali caratterizzate da importanti habitat ed ecosistemi, anche compromettendo le risorse idrotermali necessarie al mantenimento delle sorgenti pietrificanti con formazioni di travertino (Cratoneurion), cioè delle sorgenti con acque dure, sature in carbonato di calcio o altri sali in grado di produrre formazioni di travertino. Per l’area termale di Bagno Vignoni, così come per ,l’incanalamento delle acque termali in uscita dagli stabilimenti e la mancata loro percolazione diffusa sulle formazioni attive di travertino, causa fenomeni di evoluzione del suolo e della vegeta zione e la perdita dei preziosi habitat geotermali. Per il patrimonio forestale le criticità sono legate alla presenza di un patrimonio boschivo in parte povero dal punto di vista qualitativo e con prelievi forestali intensi nelle proprietà private. A tali criticità si associano anche i tagli periodici della vegetazione ripariale a fini idraulici, il rischio di incendi e l’isolamento di nuclei forestali nell’ambito di marici agricole delle colline plioceniche. In alcuni settori dell’ambito sono presenti anche fenomeni di abbandono degli agroecosistemi, con processi di ricolo- nizzazione arbustiva e perdita di habitat agricoli e pascolivi; in tale contesto comunque tale fenomeno risulta rilevante soprattutto quando interessa le residuali aree agricole alto collinari o montane immerse in matrici forestali. I processi di urbanizzazione non costituiscono elementi di rilevante pressione nell’ambito, presentando esclusivamente puntuali elementi di criticità legati all’ampliamento di aree residenziali presso nuclei abitati storici a discapito di suolo agricolo (ad es. le nuove aree residenziali

presso Pienza o presso Monticchiello), o alla realizzazione di aree industriali/artigianali su pianure alluvionali, ad es. lungo le sponde del torrente Pagliola, al limite meridionale dell’ambito. Altri elementi isolati a forte grado di artificialità sono costituiti da siti estrattivi e di lavorazione, quali le formaci di Pienza, o i siti estrattivi a monte di Petroio. Relativamente alle infrastrutture stradali un negativo effetto barriera è realizzato dalla SS2, dalla diramazione dalla SP40 in direzione sud, sviluppandosi lungo il torrente Formone e i suoi terrazzi fluviali. Tra le aree critiche per la funzionalità della rete ecologica sono state individuate le seguenti:

Monocolltura viticola nel territorio di Montalcino: con pro- cessi di intensificazione delle attività agricole (vigneti spe- cializzati) a discapito di ambienti agricoli tradizionali (pascoli, oliveti e seminativi), anche nell’ambito delle matrici forestali e su terrazzi alluvionali del Fiume Orcia.

Monocolltura cerealicola nella porzione settentrionale del SIR Crete dell’Orcia e del Formone: con processi di intensificazione delle attività agricole in aree di pertinenza fluviale e nei rilievi collinari, con riduzione degli habitat ripariali e perdita di biancane.

Indirizzi per le politiche Gli obiettivi a livello di ambito per l’invariante ecosistemi sono finalizzati principalmente a mitigare e limitare gli effetti dei negativi processi di intensificazione delle attività agricole, e a conservare gli importanti paesaggi agricoli tradizionali e fluviali. Per l’ambito risulta prioritaria la conservazione dei paesaggi agricoli tradizionali, mitigando gli impatti legati ai processi di intensificazione delle attività agricole (vigneti specializzati o monocoltura cerealicola) e impedendo la realizzazione di nuovi vigneti e seminativi ai danni di aree di pascolo, oliveti, seminativi, incolti e delle aree di pertinenza fluviale. In queste ultime aree sono da vietare ulteriori trasformazioni dei terrazzi alluvionali in vigneti, frutteti o in impianti di arboricoltura da legno, mentre per i terrazzi alluvionali già trasformati sono auspicabili interventi di ripristino delle originarie condizioni ambientali. Sono inoltre da vietare le attività di rimodellamento morfologico e messa a coltura, o trasformazione in altra destinazione, delle caratteristiche emergenze geomorfologiche e naturalistiche dei calanchi, delle crete e delle biancane. Per i paesaggi agricoli intensivi della viticoltura o della monocoltura cerealicola oltre al rispetto degli indirizzi di cui sopra, sarebbe auspicabile il miglioramento delle dotazioni ecologiche, anche attraverso la realizzazione di siepi, di zone tampone rispetto al reticolo idrografico o mediante l’impianto di aree boscate di latifoglie autoctone su ex seminativi, di collegamento tra nuclei forestali relittuali. Tali indirizzi di riqualificazione o di mantenimento del paesaggio agrario risultano prioritari per gli agroecosistemi aventi funzioni residuali di connettività ecologica tra nuclei e matrici forestali, individuati come “Direttrici di connettività da riqualificare” . Prioritaria risulta inoltre una gestione delle fasce ripariali e dei terrazzi ghiaiosi finalizzata al miglioramento del continuum ecologico degli ecosistemi fluviali, anche attuando interventi di riqualificazione e di ricostituzione delle vegetazione ripariale la dove interrotta, migliorando la gestione della vegetazione ripariale a fini idraulici, ma soprattutto attraverso l’individuazione di una fascia di mobilità fluviale da destinare alla dinamica naturale del Fiume Orcia. Nei terrazzi fluviali risulta importante il miglioramento dei livelli di sostenibilità dei siti estrattivi esistenti, vietando la realizzazione di nuovi siti estrattivi o di altri interventi in grado di alterare gli assetti morfologici ed ecosistemici. Sono altresì da sottoporre a interventi di riqualificazione ambientale le aree interessate da ex bacini estrattivi o da piste di motocross. Per gli ecosistemi fluviali risulta inoltre strategico il miglioramento dei livelli qualitativi e quantitativi delle risorse idriche, con particolare riferimento al corso dei fiumi Orcia e Ombrone. Per il patrimonio forestale l’obiettivo è il miglioramento della gestione selvicolturale finalizzandola all’aumento dei livelli di maturità e di valore ecologico delle matrici forestali e dei boschi isolati, alla tutela dagli incendi estivi, anche con particolare riferimento alle estese macchie mediterranee presenti nei versanti del Poggio Pigna e della Riserva Naturale di Ripa d’Orcia. Per il nodo primario forestale l’obiettivo è il mantenimento e miglioramento dei livelli di maturità delle formazioni forestali e la conservazione degli importanti habitat forestali mesofili, con particolare riferimento al nucleo di abete bianco del Fosso del Vivo.

Nelle aree caratterizzate da importanti risorse geotermali risulta importante realizzare forme di valorizzazione turistica sostenibile garantendo la permanenza delle risorse geotermali necessarie alla conservazione dei caratteristici habitat ed ecosistemi. Per le due aree termali di Bagno Vignoni e Bagni San Filippo risulta urgente la predisposizione di piani di gestione complessivi delle attività termali anche finalizzati alla tutela e riqualificazione delle importanti valenze naturalistiche e paesaggistiche. Sono inoltre da contenere eventuali processi di urbanizza- zione residenziale o industriale delle zone collinari e delle pianure alluvionali, mantenendo l’attuale scarsa dispersione insediativa ed evitando di realizzare nuove aree industriali/artigianali o siti estrattivi e di lavorazione del materiale alluvionale nelle aree di pertinenza fluviale. Per la strada SS2 situata lungo le sponde del Formone sono da mettere in atto azioni di mitigazione dell’effetto di barriera ecologica (“Barriera infrastrutturale principale da mitigare”). Per l’area un indirizzo strategico importante è legato alla valorizzazione e tutela del sistema di Riserve Naturali Provinciali e del Sistema di Siti Natura 2000. 3.3 il carattere policentricoe reticolare dei sistemi COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA insediativi, urbani e infrastrutturali VARIANTE AL P.R.G.

Criticità • Forte impatto paesaggistico causato dalle recenti espansioni insediative dei principali centri collinari e dalle infrastrutture che si sono sviluppate sui crinali ad alta panoramicità, interferendo con le visuali da e verso i centri e nuclei storici, le pievi e i casali, e interrompendo le regole insediative di lunga durata. Si tratta di interventi, spesso sovradimensionati rispetto alle reali esigenze abitative,caratterizzati da soluzioni e forme progettuali predefinitee decontestualizzate, prive di qualsiasi relazione sia con i nuclei storici, sia con i paesaggi agrari in cui sono inseriti (lottizzazioni di villette a schiera sul crinale di Monticchiello, lottizzazione residenziale a sud-est di Radicofani che si sviluppa lungo i crinali a maggiore panoramicità verso Celle sul Rigo e S. Casciano dei Bagni. Le nuove espansioni residenziali di Montalcino, caratterizzate da case a schiera e villette plurifamiliari, disponendosi lungo la SP. Traversa dei Monti, vanno ad occupare i crinali a maggiore panoramicità in modo da privatizzarne la vista). • Alterazione delle relazioni territoriali e visuali tra insediamento rurale sparso (ville e casali) e territorio agricolo circostante dovute: ◦ alla riconversione residenziale del manufatto e all’introduzione di materiali ed elementi estranei al contesto. In relazione ai caratteri insediativi la variante può La riconversione residenziale degli insediamenti rurali avviene attraverso interventi di ristrutturazioni, demolizioni, e frazionamenti sui manufatti essere valutata come potenziale elemento in tipici che trasformano in tutto o in parte l’originale organismo grado di salvaguardare il carattere policentrico edilizio, non rispettandone la struttura morfotipologica e le caratteristiche del sistema insediativo del territorio aperto in distributive, formali e costruttive. quanto prevede l'eliminazione di una zona ◦ Altro elemento di forte impatto associato al recupero dei casali è l’utilizzo di recinzioni e cancelli che, di fatto, alterano le relazioni spaziali e visuali alberghiera (C4) esterna alla perpetrazione con il contesto paesaggistico; principale di Castiglion del Bosco. ◦ Modificazione delle strade bianche in prossimità di poderi recuperati a fini residenziali o agrituristici, mediante la creazione di piccoli by-pass che Le volumetrie realizzabili saranno pertanto allontanano la strada dal podere. • alterazioni paesaggistiche causate dalla realizzazione di “attrezzature di previste in corrispondenza di un'area già sostegno commerciale” al settore vinicolo (cantine) o dalla realizzazione di antropizzata di scarsa qualità ambientale e “volumi di servizio” per le attività agricole e agrituristiche, a volte non paesaggistica che verranno inserite all'interno di compatibili con il paesaggio circostante. un disegno degli spazi esterne in grado di • Impatto causato delle espansioni edilizie recenti delle strutture termali, che inserendosi con interventi fuori scala rispetto al disegno del paesaggio ricomporre un quadro paesaggistico coerente con hanno alterato le relazione storiche e visuali tra l’ insediamento termale il contesto che non alteri i caratteri percettivi antico e il contesto naturalistico circostante; connessi ai crinali. • Rischi di alterazione, omologazione e/o banalizzazione del paesaggio a forte vocazione turistica della Val d’Orcia (causati dalla forte pressione del mercato immobiliare e da usi del suolo impropri, sino alla riproposizione di Villette a schiera sul crinale di Monticchiello (foto di A. Marson) immagini sterotipate attraverso filari di cipressi, cancelli, muretti per le recinzioni, ecc... ) • abbandono, sottoutilizzo o utilizzo improprio delle strutture specialistiche e dei manufatti legati alla via Francigena (ad esempio i Ricorsi o La Scala); • Sottoutilizzo della ferrovia Asciano-Monteantico e del connesso sistema di stazioni e scali; • Intenso sviluppo di insediamenti produttivi nei piani del Paglia, che dallo

svincolo per Radicofani proseguono ininterrotti lungo Cassia fino a Ponte a Rigo. • l’intensificarsi dei fenomeni di marginalizzazione e abbandono dei centri amiatini con conseguente degrado delle strutture insediative storiche; • abbandono e degrado dei manufatti del sistema produttivo proto- industriali lungo il torrente Vivo.

Indirizzi per le politiche Gli indirizzi per le politiche dell’ambito sono finalizzati prioritariamente a salvaguardare e valorizzare il carattere policentrico reticolare del sistema insediativo storico e l’identità culturale, urbana e sociale dei centri principali, dei nuclei e delle frazioni e i relativi giacimenti patrimoniali. In particolare, va tutelata l’integrità morfologica e percettiva del sistema insediativo storico, rappresentato dai centri, nuclei e complessi di valore architettonico-testimoniale disposti in posizione dominante sui supporti geomorfologici più stabili e allineati lungo il fascio di percorsi che costituivano l’antica Via Francigena (San Quirico d’Orcia, Castiglione d’Orcia, Campiglia d’Orcia, Pienza, Rocca d’Orcia); vanno salvaguardati, altresì, i loro intorni paesaggistici e gli elementi di corredo arboreo che ne esaltano la rilevanza percettiva (filari alberati che circondano l’insediamento o costeggiano il percorso matrice di crinale); nonchè le visuali panoramiche che traguardano tali insediamenti e i rapporti di reciproca intervisibilità. Nello specifico, va salvaguardata: • la riconoscibilità e la leggibilità del centro storico di Pienza quale eccellenza paesaggistica e iconografica, contraddistinto dalla peculiare collocazione su un basamento collinare a prevalenza di colture tradizionali e dalla presenza di un patrimonio storico-architettonico di straordinario valore universalmente riconosciuto; • la riconoscibilità e la leggibilità del centro storico di Montalcino, con il suo inconfondibile profilo delineato dai campanili, dalla torre del Comune e dalla Fortezza, collocato in posizione dominate su un rilievo collinare caratterizzato dalla prevalenza di colture arboree, e circondato da un sistema insediativo rurale denso e ramificato che si sviluppa lungo la viabilità radiale che discende i versanti. A tal fine è necessario evitare ulteriori processi di urbanizzazione diffusa lungo i crinali e sui versanti e garantire che le nuove trasformazioni non alterino i caratteri percettivi dell’insediamento storico e del suo intorno paesaggistico ma si pongano in continuità e coerenza con essi (skyline urbani, trame agrarie e poderali, filari alberati). Nei fondovalle, è prioritario evitare ulteriori diffusioni residenziali e produttive lungo la via Cassia e riqualificare le aree già esistenti come “aree produttive ecologicamente attrezzate”; con particolare riferimento alla zona produttiva della valle del Paglia. Per quanto riguarda il sistema insediativo rurale, è fondamentale tutelare la maglia rada della struttura storica caratteristica del sistema mezzadrile e le relazioni morfologiche, percettive e, ove possibile, funzionali fra manufatti rurali e paesaggio agrario, evitando la separazione fra edificio e fondo agricolo e privilegiandone il riuso in funzione di attività connesse all’agricoltura. Indirizzo strategico per quest’ambito è, inoltre, la tutela e valorizzazione del patrimonio connettivo costituito dai percorsi matrice, dalle ferrovie e dai lungofiume, anche nell’ottica di una loro integrazione con una rete della mobilità dolce per la fruizione delle risorse paesaggistiche dell’ambito; con particolare riferimento alla via Francigena e le sue deviazioni di crinale, con il patrimonio di manufatti e luoghi di elevato valore storico-testimoniale ad essa connessi; la ferrovia Asciano- Monteantico, con le connesse stazioni; le riviere fluviali dell’Orcia, dell’ Ombrone e dei torrenti Formone e Paglia, con il connesso patrimonio di manufatti legati alla risorsa idrica.

3.4 il carattere morfotipologici dei sistemi agro COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA ambientali dei paesaggi rurali VARIANTE AL P.R.G.

Criticità Le principali criticità presenti nel territorio delle Crete (morfotipo 5) sono determinate da una gestione meccanizzata dell’agricoltura che ha comportato semplificazione della maglia agraria con allargamento degli appezzamenti e rimozione di parti del corredo vegetazionale, perdita di diversificazione del mosaico agrario con eliminazione delle tessere di colture promiscue che storicamente si inframmettevano nel tessuto dei seminativi, e spianamento dalla gran parte dei fenomeni erosivi tipici delle argille. Sul piano esteticopercettivo un effetto negativo è esercitato

dalla presenza di filari di cipressi di impianto recente posti per lo più a corredo di alcune strade ma privi di una relazione toposegnica con il luogo e dunque storicamente e morfologicamente incoerenti. Nel territorio di Montalcino la criticità maggiore è rappresentata dalla intensificazione della viticoltura in grandi appezzamenti monocolturali (morfotipo 11), in certi casi affiancati a seminativi a maglia ampia (morfotipo 15) e a oliveti specializzati (morfotipo 18). Effetti negativi conseguenti a questa dinamica di trasformazione sono dilatazione e semplificazione della maglia agraria, rimozione di elementi dell’infrastruttura rurale storica - come strade poderali e interpoderali, sistemazioni di versante, vegetazione non colturale di corredo -, rischio erosivo e di dilavamento dei versanti specialmente in corrispondenza dei vigneti più lunghi, disposti a rittochino e privi di interruzioni della pendenza. In alcuni casi sussiste anche il rischio di inquinamento della falda acquifera. La realizzazione di nuove cantine di grandi dimensioni può costituire un problema dal punto di vista dell’integrità morfologica e percettiva del paesaggio. Sia nel territorio delle Crete che in quello di Montalcino si osservano processi di urbanizzazione per lo più a carattere residenziale (e talvolta legati a usi turistici) che hanno alterato la morfologia di alcuni insediamenti storici e la loro relazione con il contesto paesaggistico. Alcuni esempi sono visibili attorno a Pienza, San Quirico d’Orcia, Monticchiello. Processi di abbandono delle attività agricole e pascolive possono interessare il territorio dell’alta Val d’Orcia e della Valle del Formone, dove seminativi semplici o prati e pascoli organizzati in tessuti a campi chiusi subiscono l’avanzata della vegetazione spontanea e del bosco (morfotipi 3 e 9). Il fenomeno è particolarmente evidente sui rilievi compresi tra l’Orcia e il Formone, nel territorio circostante Radicofani e tra Bagni San Filippo e Castiglione d’Orcia. I fondovalle sono interessati da processi di semplificazione e dilatazione In relazione ai caratteri morfotipologici dei della maglia dei coltivi dovuti alla intensificazione delle colture a sistemi agrari la variante non risulta incidere seminativo (morfotipo 6) e, in alcuni casi, all’inserimento di nuovi vigneti direttamente sulla maglia agraria, producendo (morfotipo 11, 15, 17) come in parte del fondovalle dell’Asso e di quelli semplificazioni o sostituzioni delle colture. dell’Ombrone e dell’Orcia in prossimità dei rilievi di Montalcino, zona di massima concentrazione della viticoltura specializzata. Isolati e I contenuti della variante introducono, in circoscritti i fenomeni di urbanizzazione dei fondovalle. relazione ai caratteri morfotipologici dei sistemi agro ambientali dei paesaggi rurali, temi legati Indirizzi per le politiche all'urbanizzazione connessi a usi turistici del Il paesaggio delle Crete è contraddistinto da elevati valori estetico- territorio. percettivi legati alla combinazione tra morfologia dei suoli, omogeneità colturale, ampiezza della maglia insediativa e agricola, e alla presenza di fenomeni erosivi caratteristici delle argille. È esposto a rischi di erosione Nel caso specifico, pur presentando una e banalizzazione paesistica ed ecologica. Principali indirizzi per il complessificazione d'uso del nucleo di Castiglion paesaggio collinare a prevalenza di seminativi estensivi del Bosco attraverso nuove funzioni connesse sono: • tutelare il sistema insediativo storico rurale evitando alterazioni all'ospitalità, la previsione della variante dell’integrità morfologica dei nuclei e contrastando fenomeni di introduce comunque elementi coerenti con la dispersione insediativa nel paesaggio agrario; regola insediativa storica, ed al contempo - • incentivare la conservazione delle colture a seminativo evitando la loro grazie alle soluzioni costruttive e di sistemazione massiccia sostituzione con colture legnose (come vigneti specializzati localizzati in aree a rischio erosivo o le colture da biomassa) che esterne - persegue una integrazione altererebbero significativamente i tratti identitari del paesaggio; paesaggistica delle nuove costruzioni. • preservare le corone di oliveti che contornano alcuni dei nuclei storici caratterizzandoli come punti nodali del sistema insediativo e sottolineandone la presenza nell’orizzonte uniforme dei seminativi estensivi; • preservare siepi, alberature, lingue e macchie boscate, formazioni riparie che costituiscono la rete di infrastrutturazione ecologica e paesaggistica e incentivarne la ricostituzione nelle parti più scarsamente equipaggiate; • conservare biancane, calanchi, balze e altre emergenze geomorfologiche per il valore paesaggistico e ambientale. Il paesaggio dei rilievi di Montalcino è esito di trasformazioni recenti del tessuto dei coltivi tradizionali, riconvertiti massicciamente in vigneti specializzati. Il sistema insediativo storico, più denso e ramificato rispetto ai territori contermini, mostra una certa dipendenza da forme di organizzazione e sfruttamento del territorio rurale più simili alla mezzadria classica che al latifondo mezzadrile. Criticità principali sono l’omogeneizzazione paesistica ed ecologica, la semplificazione morfologica del paesaggio e i rischi erosivi, mentre di particolare pregio sono i lembi di colture tradizionali ancora esistenti. Principali indirizzi per il paesaggio collinare a prevalenza di colture viticole sono:

• preservare la leggibilità della relazione tra sistema insediativo storico e paesaggio agrario, attraverso la tutela dell’integrità morfologica degli insediamenti, la conservazione di una fascia di oliveti o di altre colture d’impronta tradizionale nel loro intorno paesistico e lungo la viabilità di crinale, la manutenzione e – nel caso di ristrutturazioni agricole e fondiarie – la creazione di un mosaico agrario morfologicamente articolato e complesso; • incentivare la conservazione delle colture d’impronta tradizionale come oliveti e vigneti terrazzati; • nelle nuove riorganizzazioni del tessuto dei coltivi mantenere una maglia fitta o media, preservare la diversificazione colturale data dall’alternanza tra oliveti e vigneti e conservare l’infrastruttura rurale storica (sistemazioni idraulico-agrarie, viabilità poderale e interpoderale, corredo vegetazionale) in termini di integrità e continuità; • in corrispondenza delle colture tradizionali terrazzate, garantire la funzionalità del sistema di regimazione idraulico- agraria e di contenimento dei versanti, mediante la conservazione e manutenzione delle opere esistenti o la realizzazione di nuove sistemazioni di pari efficienza idraulica, coerenti con il contesto paesaggistico; • nei nuovi impianti di viticoltura specializzata realizzare una rete di infrastrutturazione agraria e paesaggistica articolata e continua, data dal sistema della viabilità di servizio e dal corredo vegetazionale della maglia agraria. Contenere inoltre i fenomeni erosivi mediante l’interruzione delle pendenze più lunghe e la predisposizione di sistemazioni di versante. Il paesaggio dell’alta Val d’Orcia e della Valle del Formone è caratterizzato dall’alternanza di tessuti a campi chiusi (che comprendono pascoli, prati e seminativi bordati di siepi e interrotti da lingue di vegetazione spontanea), macchie di bosco più estese, incolti e seminativi tendenti alla rinaturalizzazione. Notevole la presenza di calanchi e biancane, in certi casi di grande valore. Criticità maggiori sono l’abbandono e la tendenza alla rinaturalizzazione. Principali indirizzi per questo tipo di paesaggio sono: • sviluppare politiche che favoriscano il riutilizzo del patrimonio abitativo, l’offerta di servizi alle persone e alle aziende agricole, l’accessibilità delle zone rurali in termini di miglioramento della viabilità esistente e dei servizi di trasporto; • favorire la riattivazione di economie agrosilvopastorali, promuovere l’offerta turistica e agrituristica legata alle produzioni enogastronomiche di qualità, all’artigianato tipico, alla conoscenza del paesaggio e dell’ambiente collinare-montano; • nelle eventuali trasformazioni del tessuto di coltivi e pascoli, preservare la maglia agraria a campi chiusi e l’alto grado della sua funzionalità ecologica. Di fondamentale importanza è tutelare la continuità della rete di infrstrutturazione paesaggistica ed ecologica, attraverso la conservazione di siepi, filari e altri elementi di corredo; • mantenere le formazioni boschive storiche che si inframmettono come macchie tra seminativi e prati e contenerne l’espansione sulle parti del tessuto agricolo scarsamente manutenute o in stato di abbandono. Il paesaggio dei fondovalle è quasi interamente occupato da seminativi (e in qualche caso da vigneti) a maglia semplificata. Rari i fenomeni di urbanizzazione. Principali indirizzi sono: • contrastare, laddove presenti, i fenomeni di urbanizzazione e di erosione dello spazio agricolo, ed evitare lo spezzettamento delle superfici agricole a opera di infrastrutture o di altri interventi di urbanizzazione che ne possono compromettere la funzionalità; • per i seminativi a maglia semplificata, incentivare la ricostituzione della rete di infrastrutturazione ecologica e paesaggistica salvaguardando gli elementi vegetazionali non colturali presenti e piantando siepi e filari arborati a corredo dei confini dei campi, della viabilità poderale, delle sistemazioni idraulico- agrarie di piano. Nelle nuove riorganizzazioni della maglia agraria, la forma e l’orientamento dei campi dovranno assicurare la funzionalità idraulica dei coltivi e il conseguente equilibrio idrogeologico della rete scolante; • per i tessuti agricoli interessati da vigneti specializzati, incentivare la ricostituzione di una maglia dei coltivi media o medio-ampia ben infrastruttuturata sul piano paesaggistico ed ecologico, attraverso l’introduzione di elementi vegetazionali non colturali, la realizzazione di appezzamenti morfologicamente coerenti con le linee direttrici del

disegno del territorio (orientate per assicurare l’equilibrio idrogeologico), la diversificazione colturale.

Per la sezione 4 Interpretazioni di Sintesi, la quale ha prodotto la carta interpretativa del patrimonio territoriale e paesaggistico verranno analizzate le criticità, sulla base delle quali verrà espressa la coerenza delle previsioni della variante al PRG con gli elementi patrimoniali.

4. INTERPRETAZIONE DI SINTESI

4.2 criticità COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE AL P.R.G.

Il patrimonio territoriale e paesaggistico è dato dall’insieme delle strutture di lunga durata prodotte dalla coevoluzione fra ambiente naturale e insediamenti umani. L’individuazione dei caratteri patrimoniali scaturisce dall’esame della consistenza e dei rapporti strutturali e paesaggistici intercorrenti fra le quattro invarianti: il sistema insediativo storico, il supporto idrogeomorfologico, quello ecologico e il territorio agroforestale. Esito di questo processo è la “rappresentazione valoriale” dell’ambito da cui emergono elementi e strutture complesse di particolare pregio, che svolgono un ruolo determinante per il mantenimento e la riproduzione dei caratteri fondativi del territorio. La descrizione del patrimonio territoriale e paesaggistico dell’ambito mette a sistema gli elementi strutturali e valoriali delle quattro invarianti.

Tre le grandi strutture paesaggistiche attorno alle quali si articola il vasto patrimonio territoriale dell’ambito: il paesaggio delle Crete Senesi, delimitato dalle dorsali di Montalcino, del Monte Cetona e, sul lato meridionale, dal corso del fiume Orcia, dominato da tessuti cerealicoli e pascolivi nudi a maglia rada; il sistema collinare di Montalcino, i cui caratteri principali - la prevalenza delle colture viticole e la densità del sistema insediativo e viario organizzato attorno all’insediamento storico principale – contrastano nettamente con il paesaggio dell’ambito; l’alta Valle dell’Orcia e del Nel quadro complessivo della descrizione di Formone, dagli elevati valori naturalistici compresi nel mosaico sintesi non si evidenziano particolari criticità agropastorale di incolti, prati-pascolo, seminativi. La prima struttura richiama una delle immagini più diffuse derivanti dalla variante al PRG del Comune di e consacrate della Toscana a livello internazionale, il paesaggio Montalcino. delle Crete Senesi. Malgrado le numerose e marcate La previsione infatti non incide su aspetti legati criticità presenti all’interno di questo sistema paesistico all'eventuale implementazione della monocultura (consistenti e duraturi processi erosivi dei suoli che hanno originato le forme caratteristiche di quest’ambito, riduzione della vita, non interviene su emergenze dell’eterogeneità dell’ecomosaico agricolo collegata alla monocoltura paesaggistico-geomorfologiche e non altera gli cerealicola), tale configurazione presenta straordinari ecosistemi fluviali. valori estetico-percettivi, conseguenti all’associazione tra morfologie addolcite, uniformità e ampiezza dei tessuti coltivati, rarefazione del sistema insediativo nel quale spiccano In merito alla componente urbanistica si segnala - come emergenze visive – i nuclei storici in posizione come la variante in oggetto preveda di crinale o sul colmo dei poggi. Il susseguirsi di morbidi l'eliminazione di una zona alberghiera distaccata rilievi collinari incisi dai corsi d’acqua, composti da argille da quella principale che avrebbe creato una plioceniche anche note come “argille azzurre”, occupati per lo più da mosaici di prati-pascolo e seminativi estensivi, e frammentazione insediativa. interessati da fenomeni erosivi tipici dei suoli argillitici (calanchi Ricondurre questa previsione entro i confini e biancane), costituisce una struttura patrimoniale di della zona C4 principale permettere di non straordinario valore estetico-percettivo oltre che geologico disperdere sul territorio episodi insediativi legati e naturalistico. Una eccellenza naturalistica e paesaggistica unica, riconosciuta dall’istituzione di numerosi Siti Natura alla ricettività, ma li colloca rispettando la regola 2000 e aree protette: “Monte Oliveto Maggiore e Crete di storica e perseguendo una integrazione

Asciano”, “Crete dell’Orcia e del Formone” (SIR SIC ZPS), paesaggsitica delle nuove volumetrie. “Lucciolabella” (SIR SIC ZPS). Il paesaggio rurale è contraddistinto da una maglia agraria medio-ampia che, nella sua organizzazione, riporta l’impronta del latifondo mezzadrile, forma di sfruttamento del territorio rurale coincidente con un appoderamento di tipo estensivo all’interno di grosse concentrazioni fondiarie. Lingue di vegetazione riparia presenti negli impluvi, siepi e boschetti svolgono una funzione strutturante il paesaggio, sia sul piano morfologico che ecologico. Entro questo quadro si inserisce un sistema insediativo estremamente rado, concentrato sul colmo dei poggi o in posizione di crinale, ovvero sui pochi supporti geomorfologici più stabili e sicuri offerti dai suoli argillitici. Spesso colture arboree per lo più di impronta tradizionale (oliveti, oliveti misti a seminativi o a piccoli vigneti e ad appezzamenti in coltura promiscua) si dispongono a corona dei nuclei storici (Pienza, San Quirico d’Orcia, Castiglione d’Orcia, i centri minori di Montisi, Castelmuzio, Petroio) sottolineandoli come nodi del sistema insediativo, e interrompono la continuità dei seminativi nudi. Attorno a Pienza e San Quirico d’Orcia affiorano sabbie, conglomerati e calcari pliocenici che determinano versanti più lunghi e ripidi e una maggiore fertilità dei suoli (che hanno reso possibile l’impianto di colture legnose o promiscue) e hanno rappresentato luoghi d’elezione per gli insediamenti storici, grazie anche all’ottima disponibilità d’acqua presente. In corrispondenza delle deviazioni di crinale della Cassia per la Val di Chiana, una viabilità a pettine, seguendo l’andamento morfologico dei crinali e delle valli secondarie dell’Orcia, risale il versante occidentale della catena montuosa del Cetona, scollinando nella Val di Chiana. Tale viabilità intercetta gli insediamenti principali di San Giovanni d’Asso e Pienza e il sistema di centri allineati lungo la dorsale del Monte Cetona (Montisi, Monticchiello, Castelluccio, La Foce). In questo contesto emerge, per lo straordinario valore storico, urbanistico ed architettonico, il centro di Pienza, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. La presenza della via Francigena ha arricchito ulteriormente il sistema insediativo storico con numerose strutture difensive (castelli e torri), pievi e abbazie (come San Piero in Campo e Sant’Anna in Camprena o come l’abbazia di Sant’Antimo), con gli innumerevoli insediamenti aventi funzione di assistenza e di accoglienza dei pellegrini e dei viaggiatori (osterie, ospedali e stazioni di posta) di cui rimangono numerose testimonianze (Ospedale della Scala di Siena a San Quirico, ospedali di Arcimbaldo, la mansione delle Briccole, l’osteria sul ponte dell’Orcia, le stazioni di posta della Scala, della Poderina, di Ricorsi, la Posta di Radicofani). Il sistema collinare di Montalcino coincide con la seconda struttura paesaggistica, che si distingue nettamente all’interno dell’ambito per le mutate morfologie del rilievo, per i suoli più fertili e adatti alle colture legnose, per la presenza di un sistema insediativo più denso rispetto al contesto circostante e organizzato in forma radiale attorno a Montalcino, collocato in posizione centrale e dominante rispetto al suo territorio rurale. Alle morfologie addolcite e poco estese delle Crete si sostituiscono, infatti, massicci collinari dal profilo più nettamente definito (la Dorsale di Montalcino), sostenuti da suoli meno erodibili e per questo quasi interamente occupati da vigneti, oggi condotti in forma specializzata in vaste monocolture o inseriti all’interno di mosaici comprendenti anche oliveti. Un paesaggio questo, trasformato e banalizzato rispetto a un passato recente, diretta conseguenza dell’intenso processo di sostituzione dei coltivi tradizionali avvenuto a partire dagli anni Sessanta, con profonde e strutturali alterazioni dei caratteri morfologici del rilievo, della diversificazione colturale e dell’eterogeneità dell’ecomosaico. Ridotte estensioni di colture tradizionali a maglia fitta sopravvivono solo in lembi di territorio posti attorno ai nuclei storici, in particolare lungo il sistema radiale di Montalcino - svettante sulla sommità della collina con il suo inconfondibile profilo delineato dai campanili, dalla torre del Comune e dalla Fortezza - e in prossimità della radiale di strade che lo collegano al suo contado e ai borghi collinari

sottostanti (Carmignano, S.Angelo in Colle, S. Antimo, Castelnuovo dell’Abate). Nell’alta Val d’Orcia e lungo la Valle del Formone (terza struttura paesaggistica, coincidente con la parte più meridionale dell’ambito) i paesaggi collinari sfumano in quelli montani dell’Amiata e, più a sud, nel fondovalle del fiume Paglia. Scenari segnati ora da tessuti a campi chiusi in cui si alternano pascoli, prati e seminativi bordati di siepi, interrotti da lingue di vegetazione spontanea, ora da macchie di bosco più estese (faggio e castagno verso le pendici del Monte Amiata), ora da incolti e seminativi tendenti alla rinaturalizzazione. In alcuni casi, il paesaggio dei tessuti a campi chiusi, fascia di transizione percettiva e morfologica tra contesti dai caratteri molto eterogenei (come le Crete, le matrici boscate dell’Amiata, i seminativi della Valle del Paglia), rappresenta una notevole testimonianza storica di una peculiare modalità di organizzazione del territorio rurale. Elevato il valore naturalistico di questi mosaici agropastorali che svolgono un ruolo molto importante di nodo di connettività ecologica all’interno della rete regionale degli agroecosistemi. L’alto valore dell’area è inoltre stato riconosciuto dalla istituzione dei Siti Natura 2000 “Crete dell’Orcia e del Formone” e “Lucciolabella” e dal complementare sistema di Riserve Naturali (Lucciolabella e Crete dell’Orcia). Da segnalare, in alcuni contesti, la presenza di calanchi e biancane di grande valore paesaggistico, oltre che naturalistico e geologico. Tradizionalmente bassa la densità insediativa di queste valli, prevalentemente erosive ed esondabili. A elevare il pregio dei caratteri patrimoniali concorre l’articolato sistema idrografico. Il fiume Orcia e i torrenti Formone e Paglia presentano una estrema ricchezza di habitat e specie di interesse conservazionistico, e rappresentano ecosistemi fluviali molto rari all’interno della regione, con lunghi tratti a dinamica naturale o seminaturale caratterizzati da largo alveo e tipici terrazzi alluvionali ghiaiosi. Notevoli anche i caratteri di valore della vegetazione riparia (formazioni arboree e arbustive ripariali a salici, pioppi e ontani, formazioni a dominanza di Santolina etrusca, a costituire garighe fluviali endemiche della Toscana meridionale, Umbria e alto Lazio). Il territorio dell’ambito comprende inoltre numerosi geositi (molti dei quali riferibili alla presenza di calanchi, biancane, balze, altri a frane sottomarine, a siti ipogei scavati per captare le acque, altri ancora che illustrano l’evoluzione geologica dell’ambito), siti interessati da fenomeni geotermici con particolari aspetti di valore paesaggistico e ambientale (Bagno Vignoni e Bagni San Filippo le cui acque vengono sfruttate a fini idroterapeutici e dai quali scaturiscono sorgenti termali), cave di importanza storica o geologica (cave di calcare di Montisi, cava di Podere Pianoia, cava di alabastro calcareo di Castelnuovo dell’Abate, cave storiche di travertino presso Castelnuovo dell’Abate e Bagno Vignoni).

La sezione 5 tratta gli obiettivi di qualità e connesse direttive per tutelare e riprodurre il patrimonio territoriale dell'Ambito 17. «Gli obiettivi di ambito sono individuati mediante l’esame dei rapporti strutturali intercorrenti fra le quattro invarianti, in linea con la definizione di patrimonio territoriale: sono, perciò, formulati, generalmente, come relazioni tra il sistema insediativo storico, il supporto idrogeomorfologico, quello ecologico e il territorio agroforestale; completano gli obiettivi contenuti negli abachi, validi per tutto il territorio regionale, e integrano gli ‘indirizzi’ contenuti nella scheda, relativi a ciascuna invariante».

5. OBIETTIVI DI QUALITÀ E DIRETIIVE

OBIETTIVO 1 COERENZA CON LE PREVISIONE DELLA VARIANTE AL P.R.G.

Obiettivo 1 Salvaguardare l’eccellenza paesaggistica dell’ambito data dalla compresenza di strutture paesistiche fortemente connotate La previsione della variante mira a mantenere in senso identitario e tra loro notevolmente l'eccellenza paesaggistica delle colline di eterogenee, quali i morbidi rilievi delle Montalcino. Crete, le colline di Montalcino densamente insediate e coltivate, i paesaggi agricoli e pascolivi tradizionali dell’alta Val d’Orcia e della Valle del Formone

Obiettivo 2 Tutelare i caratteri strutturanti il paesaggio delle Crete Senesi connotato da straordinari valori estetico-percettivi dati dall’associazione tra morfologie addolcite, uniformità Non attinente dei seminativi nudi, rarefazione del sistema insediativo, nonché da importanti testimonianze storico-culturali e da significative emergenze geomorfologiche e naturalistiche

Obiettivo 3 Tutelare la struttura paesistica delle colline di Montalcino, caratterizzata da un sistema insediativo denso organizzato in forma radiale e dalla diffusione delle colture La previsione della variante mantiene la struttura arboree, e favorire la ricostituzione di una paesistica delle colline di Montalcino ed in maglia agraria articolata e diversificata nei particolare rispetta il sistema insediativo radiale paesaggi delle colture specializzate 3.1 Nella variante, pur introducendo nuove Direttive correlate volumetrie, si tende a garantire la leggibilità tra Gli enti territoriali e i soggetti pubblici, negli strumenti sistema insediativo e paesaggio agrario in della pianificazione, negli atti del governo del territorio e quanto le nuove costruzioni si collocano in nei piani di settore, ciascuno per propria competenza, posizioni coerente rispetto la regola insediativa. provvedono a: Nella variante si stralcia inoltre una previsione che avrebbe prodotto la frammentazione 3.1 - preservare la leggibilità della relazione tra sistema insediativa, ubicando parte della funzione insediativo storico e paesaggio agrario, attraverso la turistico-alberghiera distante dal nucleo tutela dell’integrità morfologica degli insediamenti posti insediativo principale. su supporti rocciosi, la manutenzione delle colture tradizionali presenti nel loro intorno paesistico (con particolare riferimento a Montalcino, Castelnuovo 3.3 Pur non trattandosi di infrastrutture dell’Abate, Sant’Angelo in Colle, Camigliano), il connesse alla produzione vitivinicola, le mantenimento del rapporto dimensionale che lega edilizia previsioni contenute nella variante non rurale di origine mezzadrile e tessuto poderale, evitando comportano soluzioni monumentali e fuori scala, la diffusione di volumi di servizio all’attività agrituristica e ma perseguono un corretto inserimento nel i processi di deruralizzazione; contesto paesaggistico. Anche in funzione dei movimenti di terreno 3.2 - promuovere la conservazione dei tessuti agricoli (sbancamenti) si evidenzia come l'area presenti tradizionali ancora presenti e, nelle aree di pertinenza giù un andamento adatto ad ospitare le nuove fluviale (terrazzi alluvionali dell’Orcia e dell’Ombrone), funzioni senza la necessità di incidere contrastare ulteriori trasformazioni in vigneti specializzati eccessivamente sulla morfologia del terreno. e altre colture intensive; promuovere altresì la riqualificazione dei paesaggi intensivi della viticoltura attraverso il mantenimento della continuità della rete di infrastrutturazione rurale, il miglioramento delle dotazioni ecologiche (corredo vegetazionale della maglia agraria,

zone tampone rispetto al reticolo idrografico, aree boscate di collegamento tra nuclei forestali relittuali), il contenimento dei fenomeni erosivi attraverso l’interruzione delle pendenze più lunghe (con particolare riferimento all’area critica per la funzionalità della rete e alla direttrice di connettività da riqualificare individuate nella carta della rete ecologica);

3.3 - nella progettazione di cantine e altre infrastrutture di servizio alla produzione vitivinicola, perseguire la migliore integrazione paesaggistica valutando la compatibilità con la morfologia dei luoghi e con gli assetti idrogeologici, evitando soluzioni progettuali monumentali o che creino degli effetti di “fuori scala” rispetto al contesto paesaggistico; favorendo localizzazioni che limitino ove possibile gli interventi di sbancamento, non interferiscano visivamente con gli elementi del sistema insediativo storico e non coincidano con porzioni di territorio caratterizzate da elevata intervisibilità (linee di crinale, sommità di poggi).

Obiettivo 4 Favorire il mantenimento degli ambienti agropastorali tradizionali e delle matrici forestali dell’alta Val d’Orcia e della Valle Non attinente del Formone, che costituiscono eccellenza naturalistica e paesaggistica

Obiettivo 5 Garantire la permanenza e la riproduzionedelle risorse Non attinente geotermali, nonché la preservazionedei valori estetico- percettivi ad esse legate.

Obiettivo 6 Salvaguardare e riqualificare i paesaggi fluviali dell’ambito Non attinente (fiumi Orcia e Ombrone torrenti Formone e Paglia), caratterizzati da lunghi tratti a dinamica naturale o seminaturale

Obiettivo 7 Promuovere progetti e azioni finalizzati alla valorizzazione del territorio compreso all’interno del Sito Unesco nelle sue componenti ambientali e antropiche e prevedere Non attinente forme di fruizione sostenibile del paesaggio, salvaguardando i valori storico-culturali e le tradizioni locali, anche attraverso il recupero e riqualificazione delle risorse connettive multimodali

Per quanto detto in precedenza, e contenuto nella documentazione che ne costituisce parte integrante e sostanziale, si ritiene che la Variante al P.R.G. in oggetto risulti sostanzialmente coerente ai contenuti del P.I.T. con

valenza di piano paesaggistico.

Coerenza con il Regolamento per la gestione dell’A.N.P.I.L. Val d’Orcia Il Regolamento all’art.2 dispone quanto di seguito riportato per estratto: Art. 2 – Efficacia ed ambiti di applicazione del Regolamento

1. Il presente Regolamento è redatto in attuazione delle funzioni di gestione dell’ANPIL attribuite ai Comuni in forma associata dall’art. 6, comma 3 e dall’art. 19 comma 1 della legge regionale Toscana n. 49/95 e contiene le modalità di gestione indicate dall’art. 19, comma 2, lettera b) della legge citata.

2. Il Regolamento si applica alle “aree a dominante agricola” ed alle “aree a dominante naturale” di cui al successivo art. 6.

3. Il presente Regolamento non si applica alle zone omogenee A (centro storico), B (completamento), C (espansione), D (industria ed artigianato), F (servizi) ai sensi del DM 2.4.1968 n. 1444 così come perimetrati dagli strumenti urbanistici comunali nei centri appartenenti al sistema urbano provinciale di cui all’art. L1 del PTCP, o comunque all’interno dei medesimi centri così come delimitati dagli strumenti urbanistici comunali redatti ai sensi della LR 5/95.

4. Sono considerati centri urbani ai fini del presente Regolamento i seguenti insediamenti:

i. Comune di Castiglione d’Orcia: Castiglione d’Orcia, Bagni S. Filippo, Campiglia d’Orcia, Gallina, Vivo d’Orcia; ii. Comune di Montalcino: Montalcino, Castelnuovo, S. Angelo in Colle, S. Angelo stazione, Torrenieri, M. Amiata scalo, Camigliano; iii. Comune di Pienza: Pienza, Monticchiello; iv. Comune di Radicofani: Radicofani, Contignano; v. Comune di S. Quirico d’Orcia: S. Quirico d’Orcia, Bagno Vignoni.

5. Tali aree sono graficizzate, con valore indicativo, come “aree a dominante insediativa”, nella tav. A “Perimetrazioni a fondamento tipologico dell’ANPIL” allegata al presente Regolamento.

6. Al fine di assicurare il governo unitario del territorio dell’Anpil, gli strumenti urbanistici comunali disciplinano in una logica di coerenza con i contenuti del presente Regolamento le relazioni funzionali e percettive tra le aree a “dominante insediativa” e quelle a “dominante naturale” oppure a “dominante agricola” ricomprese nell’ANPIL

7. Le modificazioni ai perimetri delle aree di cui al precedente comma 3, contenute in nuovi strumenti urbanistici comunali redatti ai sensi della L.R. 5/95 oppure in varianti agli strumenti urbanistici vigenti, vengono recepite dal Regolamento dell’ANPIL contestualmente alla entrata in vigore dei nuovi strumenti urbanistici comunali o delle varianti stesse.

8. Il presente Regolamento costituisce strumento concorrente per la disciplina delle trasformazioni di natura urbanistica, edilizia e territoriale nelle zone con prevalente o esclusiva funzione agricola dell’ANPIL, così come definite dagli strumenti urbanistici comunali, coincidenti nel loro complesso con le “aree a dominante agricola” e con le “aree a dominante naturale” di cui al successivo art. 6.

9. In attesa dell’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali alla LR 5/95, da operarsi con l’obiettivo di assicurare una disciplina unitaria del territorio dell’ANPIL, nonché della approvazione del Regolamento edilizio unificato dei Comuni della Val d’Orcia, i Comuni governano le trasformazioni di natura urbanistica, edilizia e territoriale sulla base degli strumenti urbanistici comunali e dei regolamenti edilizi vigenti applicando, ove non in contrasto, le indicazioni contenute nel presente Regolamento.

Montalcino (SI), lì 21 ottobre 2014 Il tecnico Arch. Tommaso Giannelli

VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI EFFETTI DI CUI ALL’ART.11 C.2 DELLA L.R. T. N.1/2005 CON S.M

1_ ASPETTI GENERALI DELLA PRORIETÀ – CONTENUTI DELLA VARIANTE AL P.R.G. COMUNALE 1.1 Proprietà CASTIGLION DEL BOSCO HOTEL socio unico sede legale: Firenze, Via Lungarno Guicciardini 1 C.F.: 01194630529 Legale rappresentante CASTIGLION DEL BOSCO HOTEL socio unico: Sig. Simone Pallesi nata a Montalcino (SI), il 08/10/1978 C.F. PLLSMN65H05H501H

1.2 Collocazione delle proprietà – inquadramento catastale Le proprietà (terreni ed edifici) della CASTIGLION DEL BOSCO HOTEL socio unico sono interamente collocati all'interno del territorio comunale di Montalcino (SI). I terreni dell'ambito b2 della Sottozona C4c ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco in loc. Castiglion del Bosco sono collocati all'interno del FG. 51. L'area del nucleo di Castiglion del Bosco è classificata come Sottozona C4c ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco in loc. Castiglion del Bosco - (art. 60 comma c4c) come deducibile dagli elaborati:  EL 04: Tav. 10.- AZZONAMENTO TERRITORIO EXTRAURBANO IV NO (scala 1:10.000) – Stato attuale  EL 06: Tav. 10 bis - AZZONAMENTO DI DETTAGLIO (scala 1:2.000) – Stato attuale

1.3 Contenuto della variante al P.R.G.

La realizzazione del progetto di un centro alberghiero nel borgo di Castiglion del Bosco ha preso inzio sin dalla fine dell' anno 2006 dopo l'approvazione definitiva della variante di cui alla Del. C.C. N. 69 del 09/09/2006. I lavori si sono poi conclusi sostanzialmente nell' anno 2008. In questi anni, la società proprietaria ha potuto analizzare approfonditamente l'andamento delle presenze e le richieste degli ospiti, valutando I possibili ambiti di sviluppo dell'attività. Così com e approfondito al capitolo successivo è stato valutato di importanza fondamentale per il progredire dell'esercizio alberghiero, la necessità di ampliare il numero della camere a disposizione. Contemporaneamente si ritiene non funzionale l'offerta della vinoterapia, e inutile la previsione di volumi consentiti dalla norma attuale nell'ambito b3 - Attrezzatura di servizio funzionale all’attività alberghiera- 1.200 mc

A tale scopo la variante a cui si riferisce la presente relazione intende rivedere le previsioni vigenti sull'ambito b2 e b3, stralciando quest'ultimo ambito e trasferendo I volumi in esso realizzabili (1.200 mc) nell'ambito b2 in cui si consente quindi la realizzazione di una volumetria complessiva di 4.800 mc destinata ad ospitare camere (circa 26 camere e spazi con un numero complessivo di posti letto pari a 52) e attrezzature ad essa funzionali; e si prevedono le variazioni al P.R.G. vigente di seguito indicate:

La variante in oggetto quindi prevede le seguenti modifiche all'ART 60 comma C4 c - Zona ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco delle NTA e agli elaborati del PRG:  Stralcio dell'ambito b3 - Attrezzatura di servizio funzionale all’attività alberghiera dalla Tav. 10 AZZONAMENTO TERRITORIO EXTRAURBANO IV NO (scala 1:10.000);  Stralcio dell'ambito b3 - Attrezzatura di servizio funzionale all’attività alberghiera dalla Tav. 10 bis - AZZONAMENTO DI DETTAGLIO (scala 1:2.000) e contestuale cambio della denominazione dell'ambito b2, attualmente denominato ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione di attrezzature per il benessere e la vinoterapia che diviene ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione destinata all'attività alberghiera e alle attrezzature ad essa funzionali;  Stralcio dalle NTA delle previsioni normative relative all'ambito b3 - Attrezzatura di servizio

funzionale all’attività alberghiera;  Variazione delle NTA con cambio della denominazione dell'ambito b2, attualmente denominato ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione di attrezzature per il benessere e la vinoterapia che diviene ambito b2 di localizzazione di nuova costruzione destinata all'attività alberghiera e alle attrezzature ad essa funzionali;

2_ASPETTI METODOLOGICI GENERALI SULLA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI EFFETTI AMBIENTALI

La variante al PRG comunale vigente in oggetto riguarda la Sottozona C4c ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco in loc. Castiglion del Bosco - (art. 60 comma c4c).

La variante al P.R.G comunale vigente fa parte degli strumenti della pianificazione territoriale così come definiti dall'art. 09 della L.R. T. 01/2005 per i quali secondo l'art. 11 della L.R. T. 01/2005 ai fini della loro adozione risulta necessaria la valutazione integrata degli effetti territoriali, ambientali, sociali ed economici e sulla salute umana.

L'art. 11 della succitata legge regionale, al fine dell'adozione degli atti comunali di governo del territorio, prescrive la redazione della Valutazione Integrata. La valutazione integrata indaga – valuta gli effetti territoriali, ambientali, socio - economici e sulla salute, delle misure previste dagli atti comunali di governo del territorio.

La valutazione integrata inoltre “comprende la verifica tecnica di compatibilità relativamente all'uso delle risorse essenziali del territorio”: a) aria, acqua, suolo e ecosistemi della fauna e della flora; b) città e sistemi degli insediamenti; c) paesaggio e documenti della cultura; d) sistemi infrastrutturali e tecnologici.

L' art 14 della L.R. n.1/2005 prevede i “Criteri per l'applicabilità della valutazione integrata” determinando le possibilità di redigere o meno la valutazione integrata.

La valutazione integrata viene inoltre redatta secondo gli aspetti metodologici previsti dal D.P.G.R. 9 Febbraio 2007 n. 4/R (Regolamento di attuazione dell'art. 11 comma 5 della legge regionale 3 Gennaio 2005 n.1).

3_QUADRO CONOSCITIVO – GLI STRUMENTI URBANISTICI DI RIFERIMENTO (P.I.T. - P.T.C.P. - P.S.)

Il P.I.T. della Regione Toscana è stato approvato con Delibera del Consiglio Regionale n. 72 del 24 luglio 2007 ed è efficace dal 17 ottobre 2007. La delibera iniziale il Consiglio Regionale della Toscana, con deliberazione del n. 58 del 2 luglio 2014 (adozione), ed ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge regionale 3 gennaio 2005, n.1 (Norme per il governo del territorio), ha attribuito allo stesso PIT effettiva valenza di Piano Paesaggistico, implementandolo di contenuti riguardanti la dimensione paesaggistica così come disciplinato dal D. Lgs. del 22 gennaio 2004 n.42.

Il PTCP sia stato originariamente approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 109 del 20 ottobre 2000 ed a seguito dell’introduzione della L.R. 1/05 è stato revisionato ed aggiornato in base alla stessa legge regionale. Il nuovo PTCP è stato perciò approvato il 14 dicembre 2011 con deliberazione n. 124. L’entrata in vigore dello strumento provinciale è infine avvenuta il 14 marzo 2012 con la pubblicazione sul B.U.R.T. n. 11.

Il Piano Strutturale del Comune di Montalcino è stato approvato con Delib.C.C.n. 45 in data 04.11.2011, di cui è stato pubblicato il relativo Avviso sul B.U.R.T. n.8 parte seconda del 22.02.2012, data da cui decorre la sua efficacia.

Il P.R.G. comunale vigente è stato approvato con Delibera del Consiglio Regionale Toscano n° 91 del 29 febbraio 2000 e con Deliberazione Consiglio Comunale n° 41 del 1° giugno 2000.

4_VERIFICA DI COERENZA TRA I GLI STRUMENTI URBANISTICI E GLI INTERVENTI

PREVISTI DALLA VARIANTE AL P.R.G. - VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI EFFETTI AMBIENTALI

Ai punti precedenti della presente relazione, in particolare alla parte dedicata alle analisi di coerenza interna ed esterna si è valutata la relazione delle previsioni contenute dalla variante in oggetto con gli strumenti urbanistici di livello regionale, provinciale, comunale. Da questa analisi emerge una sostanziale coerenza tra gli strumenti sopra elencati e quanto previsto dalla variante qui proposta.

Per lettura più approfondita di detta verifica si rimanda direttamente alla parte dedicata alle analisi di coerenza interna ed esterna in cui il lettore potrà approfondire e valutare in maniera più attenta, argomento per argomento, le considerazioni di coerenza della variante rispetto ai temi: a) aria, acqua, suolo e ecosistemi della fauna e della flora; b) città e sistemi degli insediamenti; c) paesaggio e documenti della cultura; d) sistemi infrastrutturali e tecnologici.

Di seguito comunque si riporta una sintesi delle valutazioni di cui sopra.

IL QUADRO ANALITICO E GLI SCENARI DI RIFERIMENTO – I POSSIBILI IMPATTI SIGNIFICATIVI SULL'AMBIENTE E LE MISURE PER RIDURRE E COMPENSARE GLI EFFETTI

Risorsa - acqua Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa acqua Per la trattazione di questo specifico aspetto ambientale si rimanda alla INDAGINE GEOLOGICA AI SENSI DELLA L.R. N.1 DEL 3/01/2005 COME DAREGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL’ART. 62 IN MATERIA DI INDAGINI GEOLOGICHE DI CUI AL D.P.G.R.T. N. 53/R DEL 25/10/2011 a firma del Dott. Geol. Paolo Bosco.

“In base alle classi di pericolosità e fattibilità assegnate, si ritiene che per gli interventi previsti per l’area di variante siano rispettati i seguenti articoli delle NTA del vigente P.S.: l’Art.66 e 65 che regolamenta le aree a pericolosità geomorfologica 2 e 3 e l’Art.56 che regolamenta le aree a pericolosità idraulica 1, l’Art.43 che disciplina gli interventi su suolo e sottosuolo e l’Art.70 per le aree a pericolosità geomorfologica PFE in adeguamento al PAI.

In relazione al progetto di nuova edificazione previsto e tenendo conto delle classi di fattibilità assegnate, al fine di estrapolare la stratigrafia e le caratteristiche geotecniche dei terreni presenti, dovrà essere effettuata idonea indagine geognostica: in particolare, dovrà essere individuata la corrispondente classe d’indagine prevista dal Regolamento n.36/R del 9 luglio 2009 definita in base alle volumetrie previste.

In base alla classe d’indagine individuata, per la caratterizzazione geotecnica dei terreni, in fase esecutiva potranno essere realizzati sondaggi geognostici e/o prove penetrometriche in aggiunta ai sondaggi pregressi e, per l’individuazione della risposta sismica locale ed in particolare per l’individuazione della categoria di suolo di fondazione, dovrà essere eseguita nell’area da edificare una prospezione tramite profilo sismico a rifrazione o MASW (Multichannel Analysis of Surface Waves) o Down-Hole.”

La variante persegue l’ottimizzazione dei sistemi di distribuzione irrigua attraverso opportune opere di raccolta delle acque piovane. Gli interventi non prevedono inoltre limitazioni significative della capacità di ricarica degli acquiferi.Ai fini della salvaguardia del sistema idrografico e degli acquiferi si segnala come l'area oggetto di variante non si attesti su corsi d'acqua o corpi idrici, ma assume una posizione sommitale.La variante al PRG non incide in termini di inquinamento sulle falde in quanto le funzioni ammesse non prevedono fonti contaminanti. Inoltre l'intero intervento sarà dotato di un sistema di raccolta e smaltimento dei reflui opportunamente dimensionato e realizzato, così come da vigente normativa.

È prevista l'adozione di forme di accumulo idrico per usi non potabili (irrigazione).

Risorsa - aria

Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa aria Si ritiene che gli interventi previsti all'interno della variante al P.R.G. non incidano su questa specifica componente ambientale. L'unico aspetto che può presentare minime criticità è quello legato all'inquinamento acustico durante la fase di costruzione, fase in cui comunque saranno applicate tutte le misure in ambito di sicurezza nei luoghi di lavoro contenute nel D. Lgs 81/2008 e s.m.i. e quindi anche quelle relative alla riduzione dei rumori nocivi.

Gli scarichi fognari dei nuovi edifici saranno collegati all'impianto di fitodepurazione esistente collocato in prossimità del cimitero di Castiglion del Bosco, che conformato nel rispetto delle normative vigenti in materia sarà eventualmente ampliato per poter trattare una maggiore quantità di liquami rispetto a quelli trattati attualmente.

Il nuovo edificio, come descritto ai paragrafi precedenti, sarà edificato in prossimità all'edificato esistente sfruttando quindi tutto il sistema di infrastrutture già presenti: strada di accesso, elettrodotto, acquedotto, fognatura.

Nell'ambiente acustico di riferimento non si riscontrano sorgenti di rumore particolarmente intenso. L'unica fonte segnalabile è il tracciato stradale che però non ha volumi di traffico particolarmente intensi ed ha comunque velocità di percorrenza molto basse.

Al fine di favorire il risparmio energetico in fase di progettazione gli edifici verranno concepiti secondo i criteri della L. 10/91 e s.m.i.

I corpi illuminanti attualmente presenti nell’area per numero e tipologia di impianto, nonché quelli che eventualmente integreranno la struttura, non interferiscono e non interferiranno con l’ambiente circostante. Nel caso di nuova installazione, saranno evitati corpi illuminanti dove non è necessaria l’irradiazione luminosa e saranno previsti dispositivi per la regolazione dell’intensità luminosa con diminuzione del 30% dopo le ore 24.00.

L’area di intervento dell'ambito b2 dal punto di vista della flora e della fauna non presenta caratteristiche significative e quindi da preservare. Si prevede la sistemazione delle aree a verde integrando quanto esistente con la piantumazione di essenze autoctone già presenti in zona.

Per quanto riguarda la qualità architettonica si farà riferimento per materiali e tipologia planivolumetrica a quanto già presente nelle vicinanze.

Risorsa - clima Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa clima. I contenuti della variante al P.R.G. risultano ininfluenti rispetto a questa risorsa.

Risorsa - rifiuti Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa rifiuti. L'attività alberghiera che si svolge all'interno del nucleo di Castiglion del Bosco è fornita di un servizio interno per cui quotidianamente gli operatori recuperano i rifiuti solidi prodotti e li depositano secondo un sistema di raccolta differenziata in una struttura adeguatamente attrezzata presso la quale regolarmente poi vengono recuperati dal servizio di Sienambiente. Anche la parte di nuova edificazione prevista dalla variante sarà connessa a questo sistema.

Non è prevista la produzione di rifiuti speciali.

Risorsa – suolo e sottosuolo Fauna Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa fauna. L'area sulla quale è prevista la variante al PRG (ambito b3) e le funzioni ad essa connesse sono concepite in modo da risultare il meno impattanti possibile (sia da un punto di vista percettivo che eto-ecologico), non riduce i livelli di biodiversità, mantenendo di fatto l’attuale disegno ecologico e mosaico agro-ambientale.

Le aree boscate rappresentano la struttura dei collegamenti ecologici funzionali alla permeabilità del territorio da parte di specie vegetali e animali e perciò è garantita la loro salvaguardia.

Tali formazioni verranno mantenute nella loro attuale forma, in quanto la variante insisterà su di un’area non coperta da associazioni vegetazionali arbustive di rilievo.

Flora Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa flora. Per la trattazione di questo specifico aspetto ambientale si rimanda all'elaborato 02d – Relazione tecnica forestale a firma del Dott. For. Marco Battaggia di cui qui si riportano le conclusioni: “In base alla presente valutazione la maggior parte della superficie dell’ambito b2 della sotto-zona C4c ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco, è si ricoperta da vegetazione per lo più arbustiva, con radure a vegetazione erbacea e alcune specie arboree, ma come correttamente illustra il Piano Paesaggistico adottato dalla Regione Toscana con delibera CRT 58/2014 non costituisce bosco bensì cespuglieti con qualche esemplare arboreo: ossia formazioni vegetali basse e chiuse, composte principalmente di cespugli, arbusti e piante erbacee (eriche, rovi, ginestre dei vari tipi, ecc.). La parte propriamente boscata è marginale all’ambito”.

Vegetazione forestale Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa vegetazione forestale. I contenuti della variante al P.R.G. risultano coerenti rispetto a questa risorsa in quanto la costruzione dei volumi previsti all'interno dell'ambito b2 avverrà all’esterno di zone boscate (che manterranno pertanto intatte le proprie caratteristiche eto-cologiche) ed inoltre essi insisteranno su un’area già occupata da un piazzale sul quale non sono presenti manifestazioni vegetazionali che possano subire danni dalla nuova realizzazione. In funzione dei contenuti della variante al P.R.G. non si prevede quindi al riduzione di bosco consolidato poiché i volumi previsti saranno collocati per la maggior parte all'interno dell'area attualmente utilizzata come parcheggio e in parte minoritaria in quella parte coperta da vegetazione di basso fusto (cespuglieti) così come descritta nella relazione del Dott. For. Marco Battaggia e graficamente rappresentata nell' EL. 02a Tavola dei vincoli paesaggistici e monumentali dove è riportato l'estratto del PIT regionale adottato, in cui appare netta la distinzione tra la zona definita Boschi di latifoglie, che sarà comunque esclusa dall'edificazione dei nuovi volumi, e quella definita come Brughiere e cespuglieti su cui probabilmente invece i nuovi volumi potranno in parte ricadere. Nell' EL 08: Analisi paesistico percettive e valutazione degli effetti della Variante al PRG sulla pertinenza del Bene storico-architettonico del territorio aperto “Castiglione del Bosco”, risulta rappresentata una possibile collocazione dei suddetti volumi.

Si aggiunge che dall' EL 02b: Trasformazioni del paesaggio – serie delle fotoaeree (periodo 1954 – 2013) è chiara dell'evoluzione del struttura paesaggistica dei terreni posti intorno al nucleo di Castiglion del Bosco, dove, con un sistema di terrazzamenti, di cui oggi nell'ambito b2 rimangono delle sparute tracce, era organizzata sino alla seconda metà degli anni 50, un sistema di coltivazioni, probabilmente promiscue, fortemente legate al sostentamento degli abitanti del nucleo stesso. Con la fine della mezzadria, con l'abbandono delle campagne che ha inevitabilmnete interessato anche Castiglion del Bosco, tale sistema si è mano a mano deteriorato, soprattutto nelle aree più marginali quali quella di interesse della variante. Oggi quindi, di questo sistema, rimangono testimonianze costituite da tracce dei muri a secco dei terrazzamenti e da piante di olivo ormai inselvatichite. Ciò ad ulteriore dimostrazione che gran parte dell'ambito b2 non faceva parte storicamente del sistema dei coltivi ed era quindi libera da bosco.

Rischio idraulico Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa Rischio idraulico. Per la trattazione di questo specifico aspetto ambientale si rimanda alla INDAGINE GEOLOGICA AI SENSI DELLA L.R. N.1 DEL 3/01/2005 COME DAREGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL’ART. 62 IN MATERIA DI INDAGINI GEOLOGICHE DI CUI AL D.P.G.R.T. N. 53/R DEL 25/10/2011 a firma del Dott. Geol. Paolo Bosco di cui di seguito si riportano le conclusioni:

“In base alle classi di pericolosità e fattibilità assegnate, si ritiene che per gli interventi previsti per l’area di variante siano rispettati i seguenti articoli delle NTA del vigente P.S.: l’Art.66 e 65 che regolamenta le aree a pericolosità geomorfologica 2 e 3 e l’Art.56 che regolamenta le aree a pericolosità idraulica 1, l’Art.43 che disciplina gli interventi su suolo e sottosuolo e l’Art.70 per le aree a pericolosità geomorfologica PFE in adeguamento al PAI.

In relazione al progetto di nuova edificazione previsto e tenendo conto delle classi di fattibilità assegnate, al fine di estrapolare la stratigrafia e le caratteristiche geotecniche dei terreni presenti, dovrà essere effettuata idonea indagine geognostica: in particolare, dovrà essere individuata la corrispondente classe d’indagine prevista dal

Regolamento n.36/R del 9 luglio 2009 definita in base alle volumetrie previste.

In base alla classe d’indagine individuata, per la caratterizzazione geotecnica dei terreni, in fase esecutiva potranno essere realizzati sondaggi geognostici e/o prove penetrometriche in aggiunta ai sondaggi pregressi e, per l’individuazione della risposta sismica locale ed in particolare per l’individuazione della categoria di suolo di fondazione, dovrà essere eseguita nell’area da edificare una prospezione tramite profilo sismico a rifrazione o MASW (Multichannel Analysis of Surface Waves) o Down-Hole.”

Risorsa - biodiversità Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa biodiversità. L'area sulla quale è prevista la variante al PRG e le funzioni ad essa connesse sono concepite in modo da risultare il meno impattanti possibile (sia da un punto di vista percettivo che eto-ecologico), non riducendo i livelli di biodiversità, mantenendo di fatto l’attuale disegno ecologico e mosaico agro-ambientale. Inoltre le aree boscate, che rappresentano la struttura dei collegamenti ecologici funzionali alla permeabilità del territorio da parte di specie vegetali e animali, verranno mantenute nella loro attuale forma, in quanto la variante insisterà su di un’area non coperta da associazioni vegetazionali arbustive di rilievo.

Il miglioramento della risorsa suolo si lega al mantenimento della biodiversità e dalla corretta gestione del patrimonio boschivo presente. Con queste azioni si persegue l’implementazione della rete ecologica eco-sistemica.

In relazione al consumo di suolo la variante tende a contenerlo al massimo limitando la realizzazione di nuove edificazione allo stretto necessario e relativamente allo svolgimento dell’attività ricettiva, cos' come previsto dal vigente strumento urbanistico comunale.

Risorsa - paesaggio Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con la risorsa paesaggio. La variante in oggetto mantiene sostanzialmente inalterate gli effetti degli interventi previsti dal PRG comunale vigente su questo specifico aspetto morfologico del terrirorio comunale, in quanto restano invariate la collocazione e le quantità volumetriche complessive previste all'interno dell'area con destinazione alberghiera Sottozona C4c ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco. Infatti la variante consiste in una redistribuzione delle volumetrie ora previste negli ambiti b2 e b3. In particolare l'ambito b3 sarà totalmente stralciato e le volumetrie fuori terra in esso previste (1.200 mc) saranno collocate nell'ambito b2 dove quindi sarà possibile la realizzazione di 4.800 mc fuori terra (anziché 3.600 mc attuali) oltre ai volumi interrati nella quantità massima del 30 % dei volumi fuori terra. Tale redistribuzione non comporterà variazioni negli esiti progettuali già attesi nell'applicazione delle previsioni normative vigenti, e non inciderà sull'integrità del crinale in quanto l'ambito b2 è collocato in posizione defilata rispetto ad esso. In base alle previsioni del PRG comunale vigente è stato richiesto con N.P. 5591/2009 relativo Permesso di Costruire per la costruzione della vinoterapia. Preme inoltre sottolineare che il borgo di Castiglion del Bosco è il risultato dell'aggregazione diacronica di più edifici, che a partire dal nucleo storico del castello, si è successivamente sviluppato lungo il tracciato stradale di crinale. Gli intereventi previsti dalla variante in oggetto all'interno dell'ambito b2 potranno quindi essere sviluppati secondo questo schema evolutivo, riconsiderando la relazione tra l'edificato storico e quello di più recente formazione con il tracciato stradale di crinale e quindi più in generale con il contesto paesaggistico di riferimento. Inoltre in fase di progetto dovranno essere adottati tutti quegli accorgimenti utili per la sicurezza anti-incendio contenuti nella normativa vigente (L. n.353 del 2000, L.R. n.39 del 2000, art. 31 c.4 lettera b del PIT regionale e s.m.i). L'area individuata per l'ambito b2 è inoltre priva di qualsiasi valore dal punto di vista agronomico in quanto attualmente destinata a parcheggio.

La normativa inerente i BSA dettata dal P.S. in coerenza con quanto previsto in merito dal P.T.C.P. della Provincia di Siena, coinvolge perlopiù in modo puntuale i BSA stessi e quindi si riferisce al bene generatore, nel caso di merito: la Villa di Castiglione del Bosco. Per quanto riguarda invece le aree di pertinenza dei BSA , il PS recita quanto segue: “Ogni eventuale progetto di trasformazione che interessi tali aree deve essere attentamente valutato sotto l’aspetto paesaggistico e corredato da idonee analisi e studi pertinenti, redatte ad un’apposita scala di lettura, in modo da salvaguardare e valorizzare le relazioni che il bene ha instaurato con il contesto (ecologico-ambientali, funzionali, storiche, visive e percettive, ecc). E’ per questo sempre fondamentale il disegno degli spazi aperti” La valutazione della coerenza tra i contenuti della variante e il P.T.C.P. della Provincia di Siena viene sviluppata nello specifico capitolo nelle pagine successive del presente documento. Quello che però preme considerare è che l'elaborato della presente variante intitolato EL 08: Analisi paesistico percettive e valutazione degli effetti della Variante al PRG sulla pertinenza del Bene storico-architettonico del territorio aperto “Castiglione del

Bosco”, viene concepito sin d'ora come strumento che oscilla tra valutazioni di ordine paesaggistico e, seppur in modo preliminare e solo come prefigurazione, quelle di ordine progettuale. In tal senso, seppure ad una scala urbanistica, detto elaborato fornisce spunti sul rapporto tra i nuovi interventi previsti dalla variante, il nucleo di Castiglion del Bosco ed il contesto paesaggistico di riferimento. Spunti che possono essere successivamente riversati nei contenuti della progettazione definitiva, e che in questo frangente fanno emergere una sostanziale fattibilità della costruzione di nuovi volumi all'interno del perimetro dell'ambito b2 interno alla Sottozona C4c ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco. A rimarcare tale fattibilità si ricorda che in ottemperanza alle NTA vigenti la Castiglion del Bosco Hotel ha richiesto PDC n. 5591/2009. Infine si ritiene che le previsione delle varianti in oggetto possano avere risvolti positivi legati allo stralcio della sottozona b3, quindi con una riduzione della parcellizzazione dell'edificato.

Si aggiunge che dall' EL 02b: Trasformazioni del paesaggio – serie delle fotoaeree (periodo 1954 – 2013) è chiara dell'evoluzione del struttura paesaggistica dei terreni posti intorno al nucleo di Castiglion del Bosco, dove, con un sistema di terrazzamenti, di cui oggi nell'ambito b2 rimangono delle sparute tracce, era organizzata sino alla seconda metà degli anni 50, un sistema di coltivazioni, probabilmente promiscue, fortemente legate al sostentamento degli abitanti del nucleo stesso. Con la fine della mezzadria, con l'abbandono delle campagne che ha inevitabilmnete interessato anche Castiglion del Bosco, tale sistema si è mano a mano deteriorato, soprattutto nelle aree più marginali quali quella di interesse della variante. Oggi quindi, di questo sistema, rimangono testimonianze costituite da tracce dei muri a secco dei terrazzamenti e da piante di olivo ormai inselvatichite. Ciò ad ulteriore dimostrazione che gran parte dell'ambito b2 non faceva parte storicamente del sistema dei coltivi ed era quindi libera da bosco.

Le aree di particolare rilevanza ambientale Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con le aree di particolare rilevanza ambientale I contenuti del P.M.A.A. - P.A. risultano coerenti con i livelli di qualità dell’ANPIL Val d’Orcia. Per le altre aree tutelate, in quanto ubicate ben lontane dall’area oggetto di intervento, non si riscontrano criticità.

Popolazione e attività economiche Verifica di coerenza della variante al P.R.G. con popolazione ed attività economiche L'obiettivo essenziale alla base della variante del PRG è individuato nell’incremento del numero di camere della struttura turistico alberghiera, finalizzato al raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario. Gli effetti attesi a seguito del raggiungimento dell’obiettivo sono riassumibili in: a) incremento del personale, con contratti stagionali fino a 10 mesi; b) incremento del numero di presenze di ospiti su base annua; c) avvio del processo di destagionalizzazione della struttura. Negli anni successivi all’approvazione del PRG, anche a causa della persistente crisi economica mondiale, l’originario modello di accoglienza, basato sulla forma del club esclusivo accessibile a circa 150 soci, si è rivelato economicamente non percorribile. A partire dalla stagione 2010, e grazie al sostegno finanziario del socio di riferimento, la struttura turistico ricettiva di Castiglion del Bosco è stata protagonista di un importante riorganizzazione aziendale ed un significativo rilancio dell’attività. Abbandonato il progetto originario, infatti, si è scelto di perseguire un’attività turistico ricettiva di posizionamento alto, di spiccata vocazione internazionale, in grado di portare sul territorio soggetti con importanti disponibilità economiche. Ciò sulla base necessitata di sfruttare appieno la bellezza del progetto architettonico originario e la cornice paesaggistico-naturalista della tenuta, pur in presenza di una capacità ricettiva limitata a 23 stanze (e quindi l’obiettivo di ricavi medi per stanza ai vertici del settore su base nazionale), notoriamente sotto la soglia della massa critica minima per una struttura ricettiva. A ciò si aggiunga una proiezione stagionale forzatamente ridotta a circa 8 mesi e la notevole complessità operativa e logistica (oltre 12 chilometri di strada prevalentemente sterrata dal centro di Montalcino). Al termine del quadriennio, è lecito sostenere che tutti gli indicatori diano conforto alla scelta di posizionamento effettuata. I dati di fatturato mostrano una crescita molto significativa, con incrementi medi superiori al 25% anno su anno, negli ultimi due anni. Allo stesso tempo la dinamica dei costi ha subito una notevole compressione, stabilizzandosi oggi su livelli strutturali. Ciononostante, la gestione economica del complesso turistico ricettivo continua a mostrare un risultato negativo, che appare non colmabile sulla base della disponibilità attuale di stanze, nonché della difficoltà ad estendere l’apertura oltre il massimo di 10 mesi su base annua. Tutto ciò quindi mostra in modo inequivocabile la mancanza di massa critica (stanze) della struttura ricettiva.

Per garantire il raggiungimento dell’equilibrio economico, è infatti necessario incrementare il numero di stanze disponibili per la stagione. Una volta raggiunto l’obiettivo della variante, è lecito attendersi un incremento del numero totale di dipendenti, in particolare nella forma dei contratti stagionali. Ad oggi, il complesso turistico alberghiero impiega oltre 150 dipendenti diretti, 45 dei quali con contratto a tempo indeterminato. Per i soli servizi in outsourcing (sicurezza, giardinaggio) si stimano almeno ulteriori 30 unità lavorative indirette. L’incremento del numero di stanze totali a circa 50-60 complessive, ci si attende comporterà un incremento di circa 100 dipendenti su base stagionale. L’ulteriore effetto rilevante prodotto dal raggiungimento dell’obiettivo è quello del raddoppio del numero di presenze su base annua per la struttura alberghiera. Indicativamente, nel corso della stagione 2013 il numero totale di presenze individuali paganti (hotel e ville) è stato di circa 14.000. Alla data attuale il numero di presenze complessive è oltre le 12.770. Una stima prudente della capacità ricettiva raggiungibile all’indomani dell’incremento della massa critica si attesa su oltre 20.000 presenze individuali. Infine, il raggiungimento di una capacità di accoglienza per oltre 120 persone presso la struttura alberghiera consentirà l’ampliamento dell’attività commerciale presso nuovi segmenti di mercato (piccoli gruppi, incentive aziendali, matrimoni, competizioni golfistiche internazionali ad invito). L’accesso a questo segmento di mercato potrà consentire l’avvio del processo di ampliamento della stagione di esercizio dell’hotel, concentrando questo genere di clientela nella parte iniziale e finale della stagione.

Ambiente e salute umana Verifica della variante al P.R.G. con ambiente e salute umana I contenuti della variante al P.R.G. risultano ininfluenti rispetto a questo aspetto.

5_SINTESI DELLA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI EFFETTI AMBIENTALI e DEGLI ASPETTI SOCIO - ECONOMICI Dall'analisi proposta ai punti precedenti si può affermare che gli interventi previsti dalla variante al P.R.G. Per la Sottozona C4c ricettiva alberghiera di Castiglion del Bosco in loc. Castiglion del Bosco - (art. 60 comma c4c) non incidono in modo significativo sulle risorse presenti sul territorio di pertinenza. In particolare si sottolinea come in fase di progettazione definitiva, così come prefigurato nell' EL 08, verranno privilegiate le possibili collocazioni che permettano di realizzare le volumetrie lasciando inalterato il bosco di latifoglie così come individuato nell' EL. 02a dove sono riportati i relativi estratti del PIT della Regione Toscana adottato, preferendo collocazioni che sfruttino quanto più possibile l'area utilizzata a parcheggio e quelle dove oggi risulta presente vegetazione a basso fusto di cespugli sviluppatesi in seguito all'abbandono dei coltivi che un tempo coronavano l'intero nucleo di Castiglion del Bosco e che sono riscontrabili nella serie delle foto aree riportate nell' EL 02b. Risulta inoltre preponderante l'aspetto positivo legato alla realizzazione delle previsioni della variante in quanto ad esse è collegato il consolidamento dell'attività economica alberghiera già esistente, che potrà significare un miglioramento della qualità della vita degli dei dipendenti dell'azienda e di riscontro un più facile presidio e la manutenzione dei terreni e del patrimonio edilizio di proprietà.

Montalcino (SI), lì 21 ottobre 2014 Il tecnico Arch. Tommaso Giannelli