COMUNE DI ROCCALBEGNA

PROVINCIA DI

AREA TECNICA UFFICIO URBANISTICA

PIANO REGOLATORE GENERALE

PIANO STRUTTURALE

PROGETTISTA ARCH . G IANCARLO TESEI COLLABORATORE ARCH . G IUSEPPE CONTI

NORME TECNICHE GENERALI E DI DETTAGLIO PER SISTEMA DI PAESAGGIO

LA PRESENTE È COMPOSTA DA N .148 PAGINE COMPRESA LA PRESENTE

TESTO APPROVATO IN SEDE DI APPROVAZIONE CON DELIBERAZIONE C.C. N° 19 DEL 27/08/2010 CON LOSTRALCIO DI CUI ALLA NOTA 2 A PAG . 143

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TITOLO 1

NORME TECNICHE GENERALI

2 INDICE TITOLO PRIMO NORME TECNICHE DI DETTAGLIO 1.0 ELEMENTI DI ORDINE GENERALE 1.1 Disposizioni generali 1.2 Riferimenti legislativi 1.3 Finalità e caratteristiche del piano strutturale 1.4 Attuazione del Piano Strutturale 1.5 Elaborati costitutivi del Piano Strutturale 1.6 Norme di salvaguardia 1.7 Termini tecnici e definizioni 2.0 Indicazioni e direttive per la sostenibilità delle previsioni e degli interventi 2.1 La suddivisione del territorio comunale in ambiti di intervento omogenei 2.2.1 Per la risorsa Acqua 2.2.2 Per la risorsa Acqua rappresentata dalle acque superficiali e sotterranee in riferimento alla loro interazione con la risorsa Suolo 2.2.2.1 AMBITO A1 di assoluta protezione del corso d'acqua 2.2.2.2 AMBITO A2 di tutela del corso d'acqua e di possibile inondazione 2.2.2.3 AMBITO B aree potenzialmente inondabili in prossimità dei corsi d'acqua. 2.2.2.4 Direttive per le aree di particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti 2.2.3 Classi di Pericolosità Idraulica del territorio comunale (Vedi Tavola 9 abc) Determinazione delle azioni necessarie alla riduzione del rischio idraulico Aree a pericolosità idraulica molto elevata (P.I.M.E.) (i.v.) Aree a pericolosità idraulica elevata (P.I.E) (i.v.) 2.2.3.5 Aree di pertinenza fluviale 2.2.4 Le acque sotterranee e la gestione della risorsa idrica Classificazione del territorio in base alla vulnerabilità della falda 2.2.5 Funzioni dell’A.A.T.O. e rapporti con il Piano Strutturale 2.2.6 Discariche 2.2.7 Adeguamento igienico sanitario: 2.3 Per la risorsa Suolo 2.3.1 Il Suolo Terreni geologicamente inidonei, instabili e soggetti dissesti 2.3.1.1 Direttive per le aree di particolare attenzione per la prevenzione dei dissesti idrogeologici 2.3.2 Forme antropiche Aree urbanizzate Cave, miniere - cartografate e riprese dalla Variante al S.U.G. per l’adeguamento al P.R.A.E. attualmente vigente; 2.3.3 Invasi artificiali 2.3.4 Bonifiche 2.3.5 Forme e processi di versante: predominante azione della forza di gravità. 2.3.6 Forme, processi e depositi dovuti alle acque superficiali: 2.3.7 Classificazione del suolo sulla base della pericolosità derivante dalle caratteristiche geomorfologiche 2.3.8 Definizione delle classi di pericolosità ed interventi ammessi 2.3.9 Siti ipogei 2.4 Classificazione degli interventi 2.4.1 Interventi sull'esistente 2.4.2 Interventi di nuova edificazione 2.4.3 Sbancamenti di grande entità 2.5 Depurazione (di competenza ATO 6 Ombrone) 2.6 Igiene urbana e rifiuti 2.7 Energia 3

2.8 Criteri generali per la organizzazione programmata dei tempi di vita, di lavoro e di mobilità dei cittadini in applicazione della LEGGE REGIONALE 22 luglio 1998, n. 38 “Governo del tempo e dello spazio urbano e pianificazione degli orari della citta’.” 2.9 Criteri generali per la prevenzione dell’inquinamento luminoso ai sensi della L.R. 21 marzo 2000, n.37 contenente “Norme per la prevenzione dell’inquinamento luminoso” 2.10 Criteri generali finalizzati al rispetto della L.R. 89/98 contenente “Norme in materia di inquinamento acustico” e della Delib.C.R. 77/2000 2.11 La valutazione di incidenza in base all’art. 15, comma 2, della l.r. n. 56/2000 3.0 INVARIANTI 3.1 Invarianti fisiche 3.1.1 Descrizione degli elementi di invarianza fisica 3.1.2 I centri storici ed il nucleo storico 3.1.3 I fabbricati ed i nuclei edificati di interesse storico 3.1.4 La viabilità storica e di interesse paesistico 3.1.5 I boschi 3.1.6 Aree agricole storiche 3.1.7 Aree di tutela paesistica a margine delle strutture urbane . 3.1.8 Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) 3.1.9 Aree di reperimento all'interno delle ARPA 3.1.10 I Siti di Importanza Regionale (S.I.R.) 3.1.11 II reticolo idrografico e fasce di pertinenza fluviale 3.1.12 Le emergenze geologiche 3.1.13 Corridoi infrastrutturali 3.1.14 I crinali ed i coni di percezione visuale 3.1.15 I corridoi biologici 3.1.16 Gli ambiti destinati alla localizzazione di invasi collinari per uso idropotabile 3.2 Invarianti prestazionali 3.2.1 Invarianti prestazionali per il territorio insediato 3.2.2 Invarianti prestazionali del territorio rurale 3.2.3 Usi Civici 4.0 STATUTO DEI LUOGHI 4.1 Ambiti urbani consolidati 4.2 Ambiti urbani da consolidare 4.3 Ambiti urbani del recupero e della conservazione 4.4 Ambiti urbani da trasformare 4.5 Ambiti di particolare pregio paesistico ambientale 4.6 Ambiti delle aree agricole deboli ai margini dell’edificato urbano (orti e coltivazioni marginali) 4.7 Poderi e nuclei edificati nel territorio rurale 4.8 Quadro sinottico degli elementi edificati rilevabili sul territorio comunale 5.0 IL TERRITORIO INSEDIATO 5.1 UNITÀ TERRITORIALI ORGANICHE ELEMENTARI E SUBSISTEMI INSEDIATIVI AD ESSE CORRELATE 5.2 Attività produttive 5.3 Strutture pertinenziali per le pratiche sportive ed il tempo libero 6.0 LO SCHEMA NORMATIVO PER IL TERRITORIO RURALE 6.1 Norme generali 6.2 Definizioni principali 6.2.1 Territorio rurale 6.2.2 Zone a prevalente funzione agricola 6.2.3 Zone ad esclusiva funzione agricola 6.2.4 Attività agricole principali 6.2.5 Strutture pertinenziali per le pratiche sportive ed il tempo libero 4 6.2.6 Attività integrative 6.2.6.1 Attività integrative commerciali 6.2.6.2 Attività integrative artigianali 6.2.6.3 Attività integrative di locande rurali o alberghi di campagna 6.2.6.4 Attività integrative di servizio 6.2.7 Attività connesse a quella agricola 6.2.8 Centri di servizio per l'agricoltura 6.3 Recupero degli assetti territoriali degradati 6.4 Elementi edificati di natura accessoria 6.4.1 Elementi edificati in ambito pertinenziale, con destinazione sportiva e ricreativa 6.4.2 Elementi edificati destinati alla equitazione ed attività ippiche in genere 6.5 Agriturismo ed ospitalità in spazi aperti (agricampeggio) 6.6 Interventi edilizi in zona agricola: Riuso del patrimonio esistente e nuova edificazione. 6.6.1 Interventi sul patrimonio edilizio esistente con destinazione d'uso agricola 6.6.2 Interventi sul patrimonio edilizio esistente con destinazione d'uso non agricola 6.6.3 Interventi di nuova costruzione di edifici rurali 6.7 Criteri insediativi 6.8 Piano di miglioramento agricolo ambientale (PAPMAA) 6.9 Annessi rurali a servizio di fondi non costituenti aziende agricole 6.10 Specie forestali 6.11 Attività integrative 6.12 Costruzioni precarie e serre 6.12 Tettoie per auto 6.13 Ripari per finalita’ ittico-venatorie 6.14 Canili per allevamenti o squadre di caccia al cinghiale e randagismo 6.15 Ricoveri per animali da cortile o detenuti a scopo amatoriale 7.0 Elementi di ordine particolare riguardanti insediamenti di natura particolare o speciale 7.1 Disciplina particolare per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente di valore storico architettonico Antichi appoderamenti riportati nel catasto Leopoldino ed elencati tra le invarianti. 7.2 Disciplina particolare per la qualificazione tipologica dei manufatti destinati ad attività produttive speciali. 7.5 Disciplina particolare per la realizzazione di campi di volo temporanei. 7.6 Infrastrutture stradali. 8.0 I Programmi strategici 8.1 Programma strategico A Il centro storico di Roccalbegna 8.2 Programma strategico B Il centro storico di Cana 8.3 Programma strategico C La Triana 8.4 Programma strategico D Il centro storico di 8.5 Programma strategico E I Parchi fluviali o delle confluenze 8.6 Programma strategico F I corridoi biologici 8.7 Programma strategico G La strada della Pietra (articolo modificato) 8.8 Programma strategico H, detto “Progetto 15” Modifica al tracciato per il collegamento con Grosseto ed il comparto Amiatino (articolo modificato)

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8.9 Programma strategico I Miglioramento del collegamento con il comprensorio termale di 8.10 Programma strategico L La Cava del Sasso (articolo modificato) 8.11 Programma strategico M Programmi ed iniziative per la valorizzazione della risorsa termale e Idropotabile (articolo modificato) 8.12 Programma strategico N Il parco eolico 8.13 Programma strategico O La sponda del Fiora 8.14 Programma strategico P Ippovie e Trekking TITOLO 2 NORME TECNICHE DI DETTAGLIO PER SISTEMA DI PAESAGGIO 1 SISTEMI AMBIENTALI E PAESISTICI 2 Obiettivi di ordine generale 2.1 Per la risorsa “aria” 2.2 Per la risorsa “acqua” 2.3 Per la risorsa “suolo” 2.4 Per la risorsa “flora e fauna” 2.5 Obiettivi legati alla individuazione delle “invarianti” 3 Strategie di ordine generale 3.1 Territorio insediato 3.2 Ambito urbano consolidato 3.3 Ambito urbano da consolidare 3.4 Ambito urbano del recupero e della conservazione 3.5 Ambito urbano da trasformare 3.6 Attività produttive 3.7 Territorio rurale SISTEMA DI PAESAGGIO N. 1 La Fattoria del SISTEMA DI PAESAGGIO N. 2 e 3 Le Trasubbie versante orientale ed occidentale SISTEMA DI PAESAGGIO N. 4 Monte Faete UTOE DI CANA SISTEMA DI PAESAGGIO N. 5 Gli Usi SISTEMA DI PAESAGGIO N. 6 Grillese Subsistema insediativo degli Usi SISTEMA DI PAESAGGIO N. 7 Rocconi e Zolferate Subssitema insediativo della Triana SISTEMA PAESISTICO N. 8 Il Fiume Fiora SISTEMA DI PAESAGGIO N. 9 Roccalbegna e Vallerona UTOE DI Roccalbegna UTOE DI Vallerona Subsistema insediativo di Vallerona Subsistema insediativo di Santa Caterina RIEPILOGO DEL DIMENSIONAMENTO e criteri per l’attuazione della previsione

6 1.0 ELEMENTI DI ORDINE GENERALE

1.1 Disposizioni generali 1 Lo strumento urbanistico denominato Piano Strutturale si applica al territorio compreso all’interno dei limiti amministrativi del Comune di Roccalbegna così come individuati dall’Ufficio per il Territorio della Provincia di Grosseto. 2 In esso sono contenute disposizioni, norme, regole e strategie per la conservazione, riqualificazione trasformazione e miglioramento degli assetti urbanistici e territoriali assumendo come riferimento il P.I.T. della Regione Toscana, il P.T.C. della Provincia di Grosseto, gli altri strumenti urbanistici ed amministrativi sovraordinati ed i piani comunali di settore vigenti. 3 Esso è' redatto secondo le modalità di cui all’art. 53 della L.R. 3.1.2005 n.1. 4 Lo strumento urbanistico denominato Piano Strutturale regola specificatamente gli aspetti paesistici ed ambientali, secondo i principi e le finalità della D.L.gs n.42 del 22 gennaio 2004, del PIT e del PTC. 5 Lo strumento urbanistico denominato Piano Strutturale del Comune di Roccalbegna è formato ai sensi dell'art.53 della L.R. 3.1.2005 n.1. ed è approvato con le procedure dell’accordo di pianificazione. 6 In caso di contrasto o difformità con altri provvedimenti o normative comunali adottate antecedentemente al Piano Strutturale, prevalgono le presenti norme con i relativi elaborati grafici.

1.2 Riferimenti legislativi – L.R. 17/04/84 n. 21: Norme per la formazione e l’adeguamento degli Strumenti Urbanistici ai fini della prevenzione del rischio sismico; – D.C.R.T. n. 94 del 12/02/85: Direttiva: “Indagini geologico-tecniche di supporto alla pianificazione urbanistica”; – D.M. 11/03/88: Norme Tecniche sulle indagini sui terreni, rocce, la stabilità dei pendii naturali e scarpate, ecc.; – D.P.R. 24/05/88 n. 236: Attuazione della direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, ai sensi dell’art. 15 della L. 183 del 16/04/1987; – D.G.R.T. 14/12/98 n. 1541: Istruzioni tecniche per la valutazione degli atti di programmazione e di pianificazione territoriale di competenza degli Enti Locali ai sensi della L.R. 16/01/95 n. 5. – D.Lgs. 11/05/99 n. 152: Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della Direttiva CEE 91/271 e 91/676; – D.Lgs. 18/08/2000 n. 258: Disposizioni correttive ed integrative del D.L. 152/99; – D.C.R.T. 25/01/2000 n. 12: Approvazione del Piano di Indirizzo Territoriale – art. 7 L.R. 16/01/95 n. 5; – D.G.R.T. 07/08/2000 n. 868: Misure di salvaguardia del P.I.T. (art. 11 L.R. 5/95) Indirizzi per l’applicazione, Circolare; – D.C.R.T. 20/05/1997 n. 155: Direttive sui criteri progettuali per l’attuazione degli interventi in materia di difesa idrogeologica. – D.P.C.M. 05/11/99: Piano Stralcio - Riduzione del Rischio idraulico del Bacino del Fiume Ombrone; – Del. Comitato Istituzionale n. 135 del 27/10/99 e n. 136 del 10/11/99: misure di salvaguardia per le aree a pericolosità e a rischio di frana elevato; – Del. Comitato Istituzionale n. 139 del 29/11/99: misure di salvaguardia per le aree a pericolosità ed a rischio idraulico molto elevato; - Del Progetto di Piano Assetto Idrogeologico del Bacino Regionale Ombrone (Legge n. 183/1989 – Legge n. 267/1998 – Legge n. 365/2000) - Codice Urbani 42/2004 - D.Lgs n.42 del 22/01/2004; - D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente;

1.3 Finalità e caratteristiche del piano strutturale 1 Il Piano Strutturale del Comune di Roccalbegna persegue le finalità indicate dagli articoli 1 e 5 della legge regionale n. 1/2005 ed ha come obiettivo 7 l’incremento in senso positivo della qualità e della quantità dell’assetto e delle prestazioni fisiche, sociali e culturali dell’intero territorio e la tutela e la salvaguardia del patrimonio ambientale e storico. 2 Il PS costituisce strumento di governo del territorio comunale ai sensi e con le finalità dell’art. 53 della suddetta legge regionale e attraverso il quale l’Amministrazione svolge le essenziali funzioni di pianificazione, programmazione e controllo della politica urbanistica locale, verificando in primo luogo la coerenza e la corrispondenza delle norme e dei contenuti del Piano Strutturale alle norme ed ai contenuti degli strumenti sovraordinati (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Grosseto e Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana) e tra questo ed il Regolamento Urbanistico e gli strumenti attuativi. 3 L’Amministrazione svolgerà la prevista funzione di controllo dell’evoluzione degli assetti territoriali attraverso la sistemazione e l’integrazione continua dei dati costituenti l’apparato delle conoscenze. 4 L’Amministrazione Comunale, a seguito della adozione del Piano Strutturale, si impegna nei confronti degli utilizzatori delle risorse essenziali e dei servizi del territorio, a mettere in atto e verificare le seguenti azioni: prevenzione e riduzione degli effetti ambientali negativi eventualmente prodotti dalla azione del soggetto intervenente; tutela e protezione delle bellezze naturali; tutela e protezione delle zone di particolare interesse ambientale; mantenimento qualitativo e quantitativo delle risorse naturali e dei servizi.

1.4 Attuazione del Piano Strutturale 1 Il Piano Strutturale si attua: o con i Regolamenti urbanistici, previsti dall'art.55 della L.R. 3.1.2005 n.1.; che esauriscono il dimensionamento globale in fasi successive e da verificare nei singoli R.U. a condizione che: o con i Piani complessi di intervento previsti all’art.56 della L.R. 3.1.2005 n.1., atto di pianificazione non obbligatorio con il quale il comune individua le previsioni urbanistiche da attuare per il periodo corrispondente al proprio mandato amministrativo; 2 In ogni occasione per la quale si modifichino le condizioni generali o particolari dell’assetto territoriale e delle procedure di intervento, l’Amministrazione comunale provvederà nel Piano Strutturale all’aggiornamento dei contenuti del Quadro conoscitivo, alla introduzione di norme, all’adeguamento a piani, testi legislativi e programmi che per la loro natura e provenienza siano da considerare sovraordinati rispetto al Piano Strutturale stesso. 3 Nel corso della redazione del Regolamento Urbanistico potrà essere valutata l’opportunità di variazioni ovvero modifiche non sostanziali delle dimensioni massime ammissibili degli insediamenti nei limiti del 10% della previsione contenuta per lo specifico sistema e comunque rimanendo inalterato il dato del dimensionamento complessivo a livello comunale. 4 per “modifiche non sostanziali” si fa riferimento alle sole modifiche del perimetro dei Sistemi di Paesaggio per adattare gli stessi perimetri a rilievi di maggior dettaglio e così come definibili attraverso la applicazione della norma relativa alle “varianti per la rettifica di perimetri e confini”. Nel Regolamento Urbanistico non sarà possibile modificare il perimetro delle Unità di Paesaggio né quello delle Arpa, dei SIR o delle aree comunque sottoposte a vincolo sovraordinato. Si specifica che in sede di redazione del Regolamento urbanistico, sarà possibile ridurre (e non ampliare) il perimetro delle UTOE in relazione alla verifica della reale estensione dei programmi insediativi.

1.5 Elaborati costitutivi del Piano Strutturale Relazione generale Prima sezione Elementi di ordine generale Seconda sezione 8 Verifiche con la pianificazione sovraordinata e relazioni di conformità Bilancio idrico Programmi strategici Norme tecniche generali e di dettaglio per Sistema di Paesaggio Valutazione degli effetti ambientali Valutazione d’incidenza delle azioni di Piano Relazione geologica di supporto al Piano Strutturale Elaborati grafici della sezione geologica in scala 1/10.000 Carta geologica Tavola 1 Carta geomorfologica Tavola 2 Carta idrogeologica Tavola 3 Carta litotecnica Tavola 4 Carta delle aree a pericolosità geomorfologica Tavola 5 Carta delle aree a pericolosità idraulica Tavola 6 Carta di adeguamento al P.A.I. Tavola 7 Carta delle aree con problematiche idrogeologiche Tavola 8 Carta delle zone a maggior pericolosità sismica locale Tavola 9 Tavole LO STATUTO DEL TERRITORIO

1.1 Base cartografica 1/10.000 1.2 Base cartografica 1/10.000 1.3 Base cartografica 1/10.000 1.4 Base cartografica 1/10.000 2.1 Risorse del sottosuolo e viabilità 1/10.000 sovracomunale 2.2 Risorse del sottosuolo e viabilità 1/10.000 sovracomunale 2.3 Risorse del sottosuolo e viabilità 1/10.000 sovracomunale 2.4 Risorse del sottosuolo e viabilità 1/10.000 sovracomunale 3.1 Le Unità di paesaggio e le azioni del Piano 1/10.000 Territoriale di Coordinamento 3.2 Le Unità di paesaggio e le azioni del Piano 1/10.000 Territoriale di Coordinamento 3.3 Le Unità di paesaggio e le azioni del Piano 1/10.000 Territoriale di Coordinamento 3.4 Le Unità di paesaggio e le azioni del Piano 1/10.000 Territoriale di Coordinamento 4.1. Lo strumento urbanistico vigente 1/10.000 1 Quadro conoscitivo Inquadramento generale 4.1. Lo strumento urbanistico vigente 1/10.000 2 Quadro conoscitivo Inquadramento generale 4.1. Lo strumento urbanistico vigente 1/10.000 3 Quadro conoscitivo Inquadramento generale 4.1. Lo strumento urbanistico vigente 1/10.000 4 Quadro conoscitivo Inquadramento generale 4.2 Lo strumento urbanistico vigente 1/2.500 Quadro conoscitivo

9 Stato di attuazione dello S.U. vigente Cana

4.3 Lo strumento urbanistico vigente 1/2.500 Quadro conoscitivo Stato di attuazione dello S.U. vigente Roccalbegna 4.4 Lo strumento urbanistico vigente 1/2.500 Quadro conoscitivo Stato di attuazione dello S.U. vigente S. Caterina 4.5 Lo strumento urbanistico vigente 1/2.500 Quadro conoscitivo Stato di attuazione dello S.U. vigente Triana 4.6 Lo strumento urbanistico vigente 1/2.500 Quadro conoscitivo Stato di attuazione dello S.U. vigente Usi 4.7 Lo strumento urbanistico vigente 1/2.500 Quadro conoscitivo Stato di attuazione dello S.U. vigente Vallerona 5.1. Vincoli tutelati per legge 1/10.000 2 Vincolo paesaggistico D.Lgs 42/2004 e s.m.i. Usi Civici D.Lgs 42/2004 e s.m.i. 5.1. Vincoli tutelati per legge 1/10.000 4 Vincolo paesaggistico D.Lgs 42/2004 e s.m.i. Usi Civici D.Lgs 42/2004 e s.m.i. 5.2. Vincolo idrogeologico R.D. n.3267/1923 1/10.000 1 5.2. Vincolo idrogeologico R.D. n.3267/1923 1/10.000 2 5.2. Vincolo idrogeologico R.D. n.3267/1923 1/10.000 3 5.2. Vincolo idrogeologico R.D. n.3267/1923 1/10.000 4 5.3. Aree di tutela paesaggistica ambientale 1/10.000 1 naturalistica 5.3. Aree di tutela paesaggistica ambientale 1/10.000 2 naturalistica 5.3. Aree di tutela paesaggistica ambientale 1/10.000 3 naturalistica 5.3. Aree di tutela paesaggistica ambientale 1/10.000 4 naturalistica 6.1 Infrastrutture a rete e puntuali 1/10.000 6.2 Infrastrutture a rete e puntuali 1/10.000 6.3 Infrastrutture a rete e puntuali 1/10.000 6.4 Infrastrutture a rete e puntuali 1/10.000 7.1 Sistemi insediativi 1/10.000 7.2 Sistemi insediativi 1/10.000 7.3 Sistemi insediativi 1/10.000 7.4 Sistemi insediativi 1/10.000 8.1 Le invarianti storiche 1/10.000 8.2 Le invarianti storiche 1/10.000 8.3 Le invarianti storiche 1/10.000 8.4 Le invarianti storiche 1/10.000 9.1 Uso del suolo agricolo 1/10.000 9.2 Uso del suolo agricolo 1/10.000 9.3 Uso del suolo agricolo 1/10.000

10 9.4 Uso del suolo agricolo 1/10.000 9.2. Qualità agricola dei suoli 1/10.000 1 9.2. Qualità agricola dei suoli 1/10.000 2 9.2. Qualità agricola dei suoli 1/10.000 3 9.2. Qualità agricola dei suoli 1/10.000 4

LA STRATEGIA DELLO SVILUPPO TERRITORIALE

10.1 Quadro conoscitivo 1/10.000 Le Unità e i subsistemi di paesaggio 10.2 Quadro conoscitivo 1/10.000 Le Unità e i subsistemi di paesaggio 10.3 Quadro conoscitivo 1/10.000 Le Unità e i subsistemi di paesaggio 10.4 Quadro conoscitivo 1/10.000 Le Unità e i subsistemi di paesaggio 11.1.1 Invarianti dell’apparato edificato 1/10.000 11.1.2 Invarianti dell’apparato edificato 1/10.000 11.1.3 Invarianti dell’apparato edificato 1/10.000 11.1.4 Invarianti dell’apparato edificato 1/10.000 11.2.1 Invarianti dell’apparato naturalistico 1/10.000 11.2.2 Invarianti dell’apparato naturalistico 1/10.000 11.2.3 Invarianti dell’apparato naturalistico 1/10.000 11.2.4 Invarianti dell’apparato naturalistico 1/10.000 12.1 Progetto di piano iniziative e progetti speciali 1/10.000 12.2 Progetto di piano iniziative e progetti speciali 1/10.000 12.3 Progetto di piano iniziative e progetti speciali 1/10.000 12.4 Progetto di piano iniziative e progetti speciali 1/10.000 13.1 Il nuovo apparato infrastrutturale 1/10.000 13.2 Il nuovo apparato infrastrutturale 1/10.000 13.3 Il nuovo apparato infrastrutturale 1/10.000 13.4 Il nuovo apparato infrastrutturale 1/10.000 14.1.1 Sistemi di paesaggio 1/10.000 Unità territoriali organiche elementari Sistemi insediativi extraurbani 14.1.2 Sistemi di paesaggio 1/10.000 Unità territoriali organiche elementari Sistemi insediativi extraurbani 14.1.3 Sistemi di paesaggio 1/10.000 Unità territoriali organiche elementari Sistemi insediativi extraurbani 14.1.4 Sistemi di paesaggio 1/10.000 Unità territoriali organiche elementari Sistemi insediativi extraurbani 14.2 Sistemi di paesaggio 9 1/2500 Unità territoriali organiche elementari UTOE Roccalbegna 14.3 Sistemi di paesaggio 4 1/2500 Unità territoriali organiche elementari UTOE di Cana 14.4 Sistemi di paesaggio 9 1/2500 Unità territoriali organiche elementari

11 UTOE di Vallerona 14.5 Sistemi di paesaggio 4 1/2500 Unità territoriali organiche elementari Subsistema urbano della Triana 14.6 Sistemi di paesaggio 9 1/2500 Unità territoriali organiche elementari Subsistema urbano di Santa Caterina 14.7 Sistemi di paesaggio 6 1/2500 Unità territoriali organiche elementari Subsistema urbano degli Usi 14.8.1 Delimitazioni delle aree per la realizzazione 1/10.000 della cartografia geologica, geomorfologica, litologico-tecnica 14.8.2 Delimitazioni delle aree per la realizzazione 1/10.000 della cartografia geologica, geomorfologica, litologico-tecnica 14.8.3 Delimitazioni delle aree per la realizzazione 1/10.000 della cartografia geologica, geomorfologica, litologico-tecnica 14.8.4 Delimitazioni delle aree per la realizzazione 1/10.000 della cartografia geologica, geomorfologica, litologico-tecnica

1.6 Norme di salvaguardia 1 Ai sensi dell’art. 53 della L.R. 3.1.2005 n.1. recante “Norme per il governo del territorio” e successive modifiche ed integrazioni, il presente Piano Strutturale è sottoposto alle norme di salvaguardia. 2 Le misure di salvaguardia hanno efficacia dalla approvazione del Piano Strutturale fino alla approvazione del Regolamento Urbanistico e comunque nel rispetto del termine massimo di cui all’art. 53, comma 2, lett. h) della L.R. n° 1/05 e s.m.i.. 3 In attesa della definitiva approvazione del Ru e comunque per un periodo non superiore a tre anni dalla data di approvazione del PS , viene sospesa ogni determinazione sulle domande di permesso di costruire e Denuncie di inizio attività, quando si riconosca che tali domande siano in contrasto con le previsioni del PS e con quelle del PIT e nel PTC. 4 Fino all'approvazione del Regolamento Urbanistico vigono le prescrizioni vincolanti e le salvaguardie individuate nelle presenti norme per ogni sistema, sottosistema e Utoe. 5 Nel rispetto delle norme e delle prescrizioni di cui al sistema insediativo di appartenenza, possono essere attuate le seguenti previsioni dal vigente PDF che concorrono al dimensionamento del PS: a) per le zone interne alle UTOE caratterizzate da edificabilità produttiva dal vigente PDF sono consentiti interventi di Ristrutturazione Urbanistica, ampliamento e nuova edificazione, a condizione che il lotto oggetto di intervento sia dotato delle opere di urbanizzazione e dei necessari requisiti di accessibilità dalla strada pubblica, b) per tutte le zone esterne alle UTOE sottoposte a completamento edilizio, industriale e artigianale dal vigente PDF (zone B, D e zone ad esse riconducibili), vale la disciplina di cui al vigente PDF. c) per tutte le zone di espansione interne ed esterne alle UTOE già previste dal vigente PDF gli interventi ammessi sono quelli relativi a eventuali Piani Urbanistici Attuativi già approvati e convenzionati. 6 Fino all’approvazione del RU e comunque non oltre 3 anni dalla data di approvazione del PS e fermo restando che tutti gli interventi concorrono al dimensionamento complessivo del P.S.comprese eventuali previsioni esistenti e non attuate ma confermate nel P.S., sulle aree agricole sono ammessi i seguenti interventi con le specifiche limitazioni:

12 a. sul patrimonio edilizio esistente dei fondi agricoli che alla data di adozione del presente strumento non raggiungono i minimi di superficie di cui al P.T.C. provinciale sono ammessi tutti gli interventi di manutenzione e ristrutturazione edilizia senza trasferimento di volumetrie e senza modifica della destinazione d’uso; b. gli interventi di nuova edificazione nei fondi agricoli che alla data di adozione del presente strumento si trovano al di sopra dei minimi fondiari di cui al P.T.C. provinciale, sono ammessi dietro presentazione di Programma aziendale pluriennale di Miglioramento Agricolo ambientale (P.M.A.A.) ai sensi della vigente normativa regionale e provinciale. Non sono tuttavia ammessi interventi edilizi che comportano la realizzazione di volumetrie eccedenti le capacità produttive del fondo c. nelle aziende agricole che alla data di adozione del presente strumento si trovano al di sopra dei minimi fondiari di cui al P.T.C. provinciale: - sono consentiti gli interventi di cui all’art. 43 della L.R. 1/2005 - è consentito ricavare una unità immobiliare deruralizzata con le modalità di cui all’art. 43, comma 4, L.R.T. 01/2005, a condizione che sia comunque mantenuta in produzione una superficie fondiaria superiore ai minimi del P.T.C. provinciale. 7 Nelle aree soggette ai vincoli di natura geologica e/o idraulica, descritte negli elaborati grafici facenti parte del Piano Strutturale, non sono ammessi interventi se non dopo la realizzazione delle opere dirette al superamento del rischio geologico e/o idraulico. 8 Il Piano Strutturale recepisce le misure di salvaguardia di cui all’art 36, comma 3, 4 e 5 del vigente P.I.T. ai fini del corretto assetto idraulico del territorio 9 Fino all’approvazione del RU e comunque non oltre tre anni dalla data di approvazione del P.S., sono inoltre ammissibili i seguenti interventi: a. gli interventi posti in essere dagli enti pubblici (ammessi dall'art.1, comma 2, del DL 3 febbraio 1993, n.29) e le opere di pubblica utilità o pubblico interesse, realizzate dagli enti istituzionalmente competenti. Tali interventi devono essere realizzati nel rispetto del corretto inserimento ambientale secondo le finalità e gli obiettivi del presente Piano Strutturale; b. gli interventi di bonifica e riqualificazione relativi ad aree in condizioni di degrado fisico-ambientale; c. gli interventi di manutenzione della rete idrografica (fossi e canali) , quelli atti a ridurre il rischio idrogeologico nonché di prevenzione e soccorso in caso di emergenza per eventi naturali eccezionali. d. interventi sui fabbricati ed i nuclei edificati di interesse storico patrimonio edilizio ante 1915 fino alla ristrutturazione edilizia limitatamente a quegli interventi che non alterino i caratteri architettonici, decorativi e gli elementi che costituiscono arredo urbano propri dell’edificio medesimo. e. interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e di restauro e risanamento conservativo sui fabbricati eventualmente presenti all’interno delle aree di tutela paesistica.

10 Varianti anticipatorie del Regolamento Urbanistico. Anche in anticipo rispetto all’approvazione del futuro Regolamento Urbanistico, attraverso la redazione di apposite varianti, si possono prevedere attuazioni di carattere prioritario del Piano strutturale. Queste potranno riguardare esclusivamente: a) opere pubbliche di rilevanza strategica ai fini degli assetti urbani e territoriali del comune; opere sia pubbliche che di iniziativa privata destinate alla realizzazione di impianti per lo sfruttamento o la valorizzazione delle energie rinnovabili; b) piani complessi d’intervento;

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1.7 Termini tecnici e definizioni Statuto del territorio 1. Lo statuto del territorio è l’insieme dei principi, delle regole e degli indirizzi programmatici da attivare per garantire la valorizzazione e la tutela delle risorse e i livelli prestazionali delle funzioni individuate. 2. Lo statuto del territorio: o definisce l’insieme dei fattori che rendono un territorio riconoscibile e corrispondente alla cultura, alla storia, alle aspettative della comunità locale, promuovendo l’identità e la specificità di ogni parte del territorio; o tutela l’esistenza e garantisce la permanenza e lo sviluppo della qualità dei rapporti che sono storicamente intercorsi fra attività umane di uso e trasformazione del territorio ed i caratteri fisici e naturali del territorio stesso. Regolamento Urbanistico 1. Il Regolamento Urbanistico traduce gli obiettivi, i vincoli ambientali e le strategie operative del Piano Strutturale in norme operative e prescrizioni, fino alla scala del singolo edificio, specificando destinazioni d’uso, tipi di intervento, regole morfologiche e strumenti di attuazione. Invarianti 1. Le invarianti riconoscono e rappresentano le specifiche caratteristiche dei luoghi che sono rimaste o devono rimanere essenzialmente inalterate e comunque attive nel tempo. Esse devono tendere a configurarsi, attraverso le azioni di protezione e valorizzazione come cardini o sicuri punti di riferimento per ogni futura azione di trasformazione. Statuto dei luoghi 1. Lo statuto dei luoghi definisce senza alcuna relazione funzionale con il valore stesso del luogo considerato, i vari livelli ed intensità di trasformazione delle risorse e della qualità del loro uso. Sistema di paesaggio 1. Per sistemi sistemi di paesaggio si intendono le nove articolazioni morfologiche del paesaggio. 2. Il sistema di paesaggio individua porzioni del territorio caratterizzate da una comune identità morfologica (struttura delle coltivazioni agrarie, presenze produttive, principi insediativi, tipologie edilizie, densità ecc.) ed ambientale. Unità territoriali organiche elementari (U.T.O.E.) 1. Per unità territoriali organiche elementari si intendono le porzioni minime di territorio individuate sulla base di criteri morfologici, ambientali, insediativi e socio-economici presenti o previsti sul territorio. La sua dimensione funzionale è calibrata in funzione dell' obiettivo di garantire una adeguata capacità di carico del territorio nei confronti delle previsioni di sviluppo degli insediamenti, delle infrastrutture e dei servizi necessari. 2. Il PS identifica le UTOE e la loro delimitazione, ne definisce gli obiettivi locali, le dimensioni massime ammissibili, gli indirizzi di carattere prescrittivo e indicativo con riferimento alle invarianti, ai luoghi a statuto strategico, ad altre prescrizioni vincolanti e alle salvaguardie.

Territorio rurale 1. Si assume il territorio rurale come l’insieme delle aree esterne alle aree urbanizzate e urbanizzabili, in conformità con quanto previsto dal PTC provinciale. Al suo interno sono individuati gli ambiti di applicazione della normativa per il territorio rurale con le zone ad esclusiva e a prevalente funzione agricola nonché le classi di cui all’art.25 comma 4 del PTC. Nel territorio rurale possono trovare collocazione anche attività extragricole, per le quali siano tuttavia ammissibili le connessioni con il contesto rurale che le ospita. 2. I subsistemi insediativi : nell’ambito del territorio rurale si identificano particolari perimetri che definiscono agglomerati edificati che hanno caratteristiche insediative simili a quelle delle UTOE ma di minor importanza e 14 comunque ancora fortemente legate alla natura agricola dell’intorno, con servizi ed infrastrutture tali da non poter essere ricondotte a livello urbano ma che vengono trattate sul piano della pianificazione territoriale in modo simile.

2.0 Indicazioni e direttive per la sostenibilità delle previsioni e degli interventi 1. Gli interventi pubblici e privati, in ogni singola porzione del territorio per le operazioni che comportano azioni che interagiscono o influenzano in termini diretti o mediati con le risorse naturali ed i servizi del Comune di Roccalbegna, dovranno essere diretti a) alla salvaguardia della tipicità e dei valori riconosciuti e condivisi dell'ambiente e del paesaggio, individuabili per il paesaggio in una specifica tessitura delle coltivazioni nella porzione di territorio che costituisce la porzione sud del territorio (Sistema paesistico degli Usi) e quella che si affaccia sulla vallata delle Trasubbie (Sistema paesistico delle Trasubbie, versanti occidentale ed orientale) ed in una spiccata naturalità nella parte pedemotana e della Fattoria del Baccinello, b) alla protezione dai rischi naturali o conseguenti alle modifiche e trasformazioni delle risorse naturali, individuando come possibili modificazioni incompatibili anche l’insediamento di apparati produttivi non legati alla trasformazione delle produzioni agricole o alla realizzazione di infrastrutture di livello sovracomunale che siano estranee alla maglia infrastrutturale esistente; c) alla costruzione di un territorio stabile in modo che le sue modificazioni siano programmabili e non influenzabili da imprevedibili fattori di pericolosità, perseguendo questo risultato sia con il consolidamento delle linee principali dell’apparato idrografico che attraverso azioni di restauro e recupero ambientale in quelle aree che siano state interessate da attività incompatibili. 2. Il Regolamento Urbanistico può prevedere norme operative e prescrizioni relative alle singole risorse naturali. 2.1 La suddivisione del territorio comunale in ambiti di intervento omogenei 1. Il territorio comunale è suddiviso in unità di paesaggio (derivanti dal P.T.C.) a loro volta interpretate nel dettaglio attraverso la formazione di sistemi di paesaggio. 2. I sistemi di paesaggio che compongono il territorio comunale di Roccalbegna sono nove e precisamente: Vedi tavole 14.1, 14.2, 14.3 e 14.4 Sistema n. 1 La Fattoria di Baccinello , che occupa la porzione ovest del territorio comunale, tra il confine comunale e la Strada Vicinale del Baccinello Il Sistema di paesaggio è compreso nell’Unità di Paesaggio CP2.4 I Colli di Cinigiano Sistema n.2 Le Trasubbie, versante occidentale , tra il Torrente Trasubbie, la Strada Vicinale del Baccinello e il Torrente Melacciole La natura del soprassuolo, l’andamento generalmente più lieve dei pendii. la pertinenza ed il riferimento complessivo sia culturale che economico delle due aree al Torrente Trasubbie, hanno suggerito di trattare queste due sistemi come un unico sistema ambientale, indipendentemente dal fatto, solo in questo ambito formale che appartengano a due Unità di Paesaggio differenti. Il Sistema di Paesaggio è compreso nelle’Unità di Paesaggio denominate CP2.4 I Colli di Cinigiano e R8.1 Monte Aquilaia Sistema n. 3 Le Trasubbie, versante orientale , tra il Torrente Trasubbie, lungo la valle del Fosso San Pellegrino fino alle balze ovest di Cana Il Sistema di Paesaggio è compreso nella ’Unità di Paesaggio denominata R8.2 Crinale di e Sistema n. 4 Monte Faeta ,

15 ampio elemento territoriale corrispondente al bacino idrografico del Torrente Trasubbino e comprendente l’UTOE di Cana Il Sistema di Paesaggio è compreso nella ’Unità di Paesaggio denominata R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro Comprendente l’UTOE di Cana Sistema n. 5 Gli Us i tra l’Albegna e la S.P. della Crocina Il Sistema di Paesaggio è compreso nella ’Unità di Paesaggio denominata R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro Sistema n. 6 Grillese , comprendente il Subsistema insediativo della Fattoria degli Usi , tra il Fosso delle Manzinelle e la SP della Crocina; Il Sistema di paesaggio è compreso nell’Unità di Paesaggio CP3.2 La Valle del Medio Albegna Comprendente il Subsistema Insediativo della Fattoria degli Usi. Sistema n. 7 Rocconi Zolferate , tra l’Albegna, La Triana ed il Fosso Calizzano Il Sistema di paesaggio è compreso nell’Unità di Paesaggio R10.1 L’Alta Valle dell’Albegna Istituzione ai sensi della LR 49/95 della Riserva Naturale di Pescinello e Rocconi. Comprendente il Subsistema Insediativo della Triana Sistema n. 8 Il Fiume Fiora , tra la Triana ed il Fiume Fiora Il Sistema di paesaggio è compreso nell’Unità di Paesaggio R10.2 L’Alta Valle del Fiora Sistema n. 9 Roccalbegna Vallerona , tra il confine nord del comune e la SP della Fronzina Comprendente le UTOE di Vallerona e Roccalbegna oltre al Susistema insediativo di Santa Caterina. Il Sistema di paesaggio è compreso nelle tre Unità di Paesaggio R8.1 Monte Aquilaia, R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro ed R10.2 L’Alta Valle del Fiora Comprendente l’UTOE di Vallerona, l’UTOE di Roccalbenga ed il Subsistema Insediativo di Santa Caterina. I limiti delle Unità di paesaggio derivanti dal PTC non sono stati modificati. 2.2 Per la risorsa Aria Il Regolamento Urbanistico, in relazione alla risorsa aria, dovrà precisare norme finalizzate alla: 1. limitazione e compensazione delle emissioni inquinanti in atmosfera; allo stato attuale non si rilevano nell’ambito territoriale comunale attività che emettano sostanze inquinanti.; 2. limitazione e compensazione dell’inquinamento acustico attraverso il Piano di classificazione acustica del territorio comunale, che è stato predisposto dal Comune di Roccalbegna; che rivolge la propria attenzione principale al rumore derivante dall’apparato viario che trova nella Strada per la Montagna un tratto di particolare intensità emissiva ed altri ambiti da monitorare e verificare lungo la SP della Crocina, identificando come principale causa del disagio la eccessiva velocità di attraversamento da parte dei mezzi meccanizzati e la presenza di curve che costringono al cambiamento di marcia; 3. limitazione e compensazione dell’inquinamento da radiazioni magnetiche non ionizzanti: nel territorio comunale sono presenti trasmettitori puntuali per telefonia mobile in aree a bassa densità insediativa; se non si potranno limitare le interferenze di questi poli emissivi, si dovrà porre la massima attenzione nel prevedere attività ed insediamenti nelle loro immediate vicinanze; 4. limitazione e compensazione dei fenomeni di innalzamento della temperatura e dell’aridità dell’aria: questo argomento, di grande importanza nell’ambito territoriale di Roccalbegna, trova concretezza progettuale negli interventi su due fattori distinti: l’estensione della copertura boschiva, che notoriamente produce effetti benefici sulla termoregolazione ambientale e sulla qualità dell’aria e la natura dell’apparato idrografico sia in riferimento alla sua estensione (superficie libera delle acque superficiali e proporzionalmente alla 16 sua entità aumenta lo scambio di vapore con l’atmosfera) che alla velocità di scorrimento, che tende a diminuire la temperatura assoluta e quindi a ridurre lo scambio di vapore; 2.2.1 Per la risorsa Acqua (individuare corpi idrici da definire come invarianti strutturali e norme per la loro tutela e conservazione) Ai fini della tutela degli insediamenti si deve mirare al raggiungimento del massimo risparmio idrico D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente ed incrementare la cultura della tutela della risorsa perseguendo i seguenti obiettivi specifici: a) razionalizzazione dei consumi idrici attraverso la destinazione delle acque che presentano livelli qualitativi più elevati al consumo umano ed abbandonando progressivamente il ricorso ad esse per usi che non richiedono acque di migliore qualità; b) controllo e manutenzione programmata della rete di distribuzione idropotabile, per limitare gli sprechi dovuti a dispersione nel terreno; c) monitoraggio dei livelli di utilizzo e per evidenziare la discrepanza tra volumi distribuiti e volumi effettivamente consumati; d) installare contatori differenziati per le attività produttive e del settore terziario secondo quanto disposto dal D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente ; e) provvedere, ove possibile, all’interconnessione tra reti distributive diverse per raggiungere una distribuzione ottimale della risorsa e garantire la fornitura della dotazione prevista dal D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente; f) per le piccole frazioni e le case sparse, per le quali è difficile ipotizzare un collegamento con gli impianti di approvvigionamento pubblici, potrà essere incentivata la realizzazione di opere di captazione per lo sfruttamento degli acquiferi locali; g) promozione del risparmio idrico domestico e nel settore industriale, terziario ed agricolo. h) protezione delle risorse idriche esistenti dall’eccessivo sfruttamento e dall’inquinamento. All’interno del R. U. si promuoveranno le seguenti azioni: a) ricerca di risorse idriche aggiuntive, con particolare attenzione all’utilizzo di soluzioni e tecnologie eco-compatibili a basso consumo energetico; b) per le trasformazioni che comportino incremento di prelievi a fini produttivi ed artigianali previsione di un sistema di approvvigionamento idrico alternativo, favorendo il ricorso alle acque sotterranee di qualità meno pregiata di quelle destinate al consumo umano; c) regolamentazione dell’uso dei pozzi ad uso privato (domestici, irrigui, industriali); in particolare la realizzazione di nuovi pozzi sarà specificatamente regolamentata all’interno del R. U., nel quale, come per ogni altro intervento edilizio, saranno definiti i livelli di rischio e di fattibilità in funzione del quadro conoscitivo riconosciuto, con particolare riferimento alla classificazione in termini di vulnerabilità idrogeologica. Nel frattempo, per la realizzazione di nuovi pozzi, ove ammissibile in base alle normative regionali e nazionali vigenti, saranno seguiti i criteri di cui alla Scheda n. 5 del PTC della Provincia di Grosseto; d) riutilizzo, nei limiti della normativa vigente, delle acque reflue secondo i criteri definiti dal D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente ; e) miglioramento della qualità delle acque ricorrendo ad opere di separazione della rete di smaltimento delle acque bianche da quella delle acque nere; f) adeguamento graduale ai limiti imposti dal D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente sulla tutela delle acque e sul trattamento delle acque reflue urbane; g) si favorisca la formazione di zone di accumulo attraverso la realizzazione di piccoli invasi collinari o laghetti da attuare nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 9, e 10 delle norme del P.T.C. E’ necessario predisporre misure di razionalizzazione e integrazione delle dotazioni esistenti attraverso il potenziamento di alcune reti di distribuzione, la previsione del reperimento di nuova risorsa con portata di circa 4lt/sec. Il R.U disciplinerà gli interventi individuati in relazione alle potenzialità di trasformazione degli insediamenti.

17 Dal punto di vista idrologico nel territorio del Comune di Roccalbegna, si riscontrano reticoli idrografici a pattern dendritico, sub-dendritico, sub-parallelo ed in corrispondenza dei Torrenti Trasubbie e Melacce-Melacciole si evidenziano tracciati anastomizzati o breided stream. Altri tipi di tracciati fluviali, nell’area in oggetto, possono essere: a. rettilinei: si osservano generalmente impostati lungo una faglia od una frattura rettilinea e in tipi litologici ad elevata coerenza, che impediscono al corso d’acqua di assumere un percorso meno regolare; b. irregolari: si presentano tortuosi ed irregolarmente sinuosi; le cause più evidenti sono riconducibili a discontinuità litologica e tettonica, intreccio tra l’attuale sistema morfoclimatico con le forme e le paleoforme del rilievo, variazioni di portata, variazione della copertura vegetale. La Carta idrologica contiene, informazioni sull’idrografia superficiale del territorio comunale. I corsi d’acqua sono stati differenziati secondo la classificazione di A.H. Strahler: - segmento fluviale di I° ordine; - segmento fluviale di II° ordine; - segmento fluviale di III° ordine; - segmento fluviale di IV° ordine; - segmento fluviale di V° ordine; - segmento fluviale di VI° ordine; - canali antropici; - segmento fluviale maggiore del VI° ordine: comprende i Torrenti Melacce, Melacciole e Trasubbie, il Fiume Fiora. Nella Carta idrologica ( vedi tavola 5abc) sono state evidenziate le aree soggette a fenomeni di sedimentazione fluviale( vedi tavola 5abc) . Infine sono state individuate le aree inondabili secondo la perimetrazione della D.C.R.T. 13/2005. Dove le aree di sedimentazione fluviale, riportate nella carta idrologica, ricadono all’interno delle aree in classe 3 e 4 di pericolosità idraulica si applicano le norme di P.S. riferite alle classi 3 e 4 di pericolosità idraulica; dove, invece, le aree di sedimentazione fluviale ricadono all’esterno delle aree a pericolosità idraulica 3 e 4, i progetti riferiti alle trasformazioni del territorio ivi comprese quelle morfologiche, sono soggette ad indagini geologiche di dettaglio che tengono conto della possibile evoluzione fluviale. In tutto il territorio comunale non sono presenti opere idrauliche puntiformi, come briglie, ecc. e quindi risultano totalmente assenti nella carta idrologica. Sono previste, comunque, dal P.A.I. OMBRONE (Gennaio 2005), degli interventi paralleli ai corsi d’acqua di basso grado ed impatto ambientale (potatura, ripulitura, ecc.). Il Piano Strutturale non prevede specifiche azioni di tutela per i corsi d’acqua di ordine da 1 a 2 Il Piano Strutturale, rimandando al Regolamento Urbanistico la definizione di dettaglio degli interventi, prescrive che la tutela dei corsi d’acqua di ordine da 3 a 6 , dovrà avvenire con azioni di tutela passiva da concordarsi preventivamente con l’AATO e l’Autorità di Bacino, e consistenti: 1. disincentivare qualsiasi previsione edificatoria negli ambiti definiti come soggetti a fenomeni di esondazione o inondabili; qualora le stesse non fossero delocalizzabili dovranno attuarsi nel rispetto della normativa in materia di rischio idraulico contenuta nel presente P.S. 2. nel controllo periodico della qualità dell’acqua di superficie con azioni di tutela attiva da concordarsi preventivamente con l’AATO e l’Autorità di Bacino, e consistenti: 1. nel riassetto dell’equilibrio idrogeologico ed al miglioramento generale della qualità chimico-biologica. In particolare si proceda alla verifica periodica delle condizioni nei corsi d’acqua sia della qualità delle acque superficiali sia di quelle di falda; 2. nella regimazione delle acque superficiali . Con la formazione di briglie o traverse aventi la funzione di limitare la velocità di scorrimento superficiale e di conseguenza favorire la penetrazione delle stesse nel sottosuolo a ricarica della falda freatica; particolare attenzione dovrà essere fatta per la verifica degli scarichi in atto o potenziali, in prossimità dei corsi d’acqua, in modo da evitare che si avvino processi di inquinamento per percolazione o infiltrazione; 3. nella formazione di casse di espansione 4. nella formazione di livellatori d’alveo 18 5. nella riqualificazione delle fasce di rispetto dei corsi d’acqua e degli argini . Con la effettuazione di manutenzioni periodiche consistenti nella ripulitura degli alvei da sviluppi vegetazionali impropri che possano generare ristagni o pericolosi rallentamenti dei flussi di piena, dalla eliminazione di detriti vegetali e di altra natura; 6. nel mantenimento e potenziamento delle regimazioni idrauliche agricole . Nel Regolamento urbanistico saranno evidenziate le eventuali particolari sistemazioni idrauliche esistenti ma già il Piano Strutturale dispone il mantenimento dei sistemi di coltivazione in atto e la utilizzazione di tecniche agrarie che impediscano il ruscellamento delle acque di origine meteorica o la eliminazione dei terrazzamenti esistenti a favore di coltivazioni agrarie su superfici curve e prive di soluzioni di continuità; si dovrà inoltre evitare, nelle nuove sistemazioni agrarie la rapida e diretta immissione nei corsi d’acqua esistenti delle acque di origine meteorica, ricercando invece le opportunità fornite dalla natura geologica e dall’assetto orografico del terreno per convogliarle verso bacini permeabili così favorendo la ricarica della falda; queste azioni dovranno essere sempre dimostrate nei progetti specifici legati agli interventi sulle aree agricole e sui corsi d’acqua in genere; 7. nella regolarizzazione e pulizia degli alvei. Il Regolamento Urbanistico prevederà norme ed incentivi che attuino tali indicazioni. I progetti di urbanizzazione, i progetti di infrastrutture, i piani di miglioramento agricolo dovranno attenersi alle seguenti prescrizioni: -non deve essere rialzata la quota di fondo dei fossi anche costituenti la rete agraria campestre; -non devono essere eliminati canali o fosse o, se il caso, compensati con altri di analoga o maggiore capacità di invaso; -devono essere vietati restringimenti di sezione in corrispondenza di attraversamenti, incentivandone invece l’ampliamento ed il miglioramento delle condizioni di flusso; -deve essere ampliata la sezione di deflusso nei tratti critici e/o morfologicamente non coerenti con le necessità idrografiche dell’area; -nel caso di interventi insediativi rilevanti, quali Piani Attuativi o ad essi assimilabili, il progetto delle opere di urbanizzazione deve comprendere anche la rete di smaltimento delle acque superficiali e garantire che non siano aggravate le condizioni idrauliche del reticolo a valle; nel caso in cui i collettori a valle non siano in condizione di poter recepire incrementi di portata il progetto di urbanizzazione deve contenere anche la previsione delle opere di mitigazione degli effetti. 8 nella costante verifica dello stato dei corsi d’acqua a carattere torrentizi . In particolare per la verifica dello stato degli argini, degli alvei e delle opere d’arte esistenti Il Piano Strutturale, rimandando al Regolamento Urbanistico ed alla puntuale verifica con l’A.A.T.O., la definizione di dettaglio degli interventi, nell’ambito della tutela della risorsa idrica prescrive che: 1. si favorisca la formazione di zone di accumulo attraverso la realizzazione di piccoli invasi collinari o laghetti (nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 9, comma 3 e 10 delle norme del P.T.C.) che si identificheranno, una volta individuati, come invarianti di tipo fisico 2. sia resa obbligatoria la formazione di reti duali in nuovi ambiti di espansione 3. le previsioni di nuovi insediamenti siano correlate a specifiche indicazioni progettuali per ridurre usi impropri ed eccessivi sfruttamenti ( raccolta acque piovane e formazione di cisterne per l’irrigazione dei giardini e degli orti periurbani, formazione di pozzi consortili , ecc). 4. si preveda potenziamento della rete dell’acquedotto pubblico in stretta connessione con l’attività istituzionale dell’A.A.T.O. 5. ogni intervento di nuova edificazione (con esclusione degli interventi che non comportino aumento del carico urbanistico all’interno della UTOE o dell’ambito pertinenziale del fabbricato o del complesso edilizio se posto in zona esterna) possa essere attuato soltanto se in possesso di preliminare parere dell’A.A.T.O. che attesti la sussistenza dello standard idrico sia per le utenze in atto che per quelle di nuova previsione. Il Piano Strutturale, rimandando al Regolamento Urbanistico la definizione di dettaglio degli interventi, nell’ambito della tutela della risorsa idrica prescrive che per i pozzi di emungimento (vedi tavola 6abc, specificando che nella categoria dei “pozzi” rientrano tutte quelle opere atte a captare acqua proveniente dal sottosuolo (pozzi, opere di presa, gallerie, scavi di qualsiasi natura e dimensione che raggiungano falde idriche in genere) da destinare a qualsiasi uso anche domestico (sono compresi negli usi domestici l'innaffiamento di giardini ed orti inservienti direttamente al proprietario ed alla sua famiglia e l'abbeveraggio del bestiame). Per la realizzazione delle opere di cui al comma precedente, i richiedenti, svolti gli adempimenti di cui al RD 1775 del 11/12/1933 e successive modificazioni, al DL 26/3/1991, alla L. 36/94 e alla LR 81/94, dovrà presentare domanda al Comune allegando relazione geologica e idrogeologica di fattibilità dell’intervento) e per le sorgenti con documentata utilizzazione idropotabile (vedi tavola 6abc) valgano le seguenti disposizioni, di cui al DCR n.236 del 24 maggio 1988:

19 1. nelle aree definite “zone di tutela”, con una estensione di raggio non inferiore a 10 metri dal punto di affioramento o di captazione, sono consentiti esclusivamente interventi per realizzare opere di presa o costruzioni di servizio; tali aree devono essere recintate e provviste di canalizzazione per il deflusso delle acque meteoriche; 2. nelle aree definite “zona di protezione”, con una estensione di raggio non inferiore a 200 metri dal punto di affioramento o di captazione (le sorgenti sono esclusivamente quelle attive ed ad uso idropotabile), sono vietate le seguenti attività o destinazioni: dispersione ovvero immissione in fossi non impermeabilizzati, di reflui, fanghi e liquami anche se depurati; accumulo di concimi organici; dispersione nel sottosuolo di acque bianche provenienti da piazzali e strade; aree cimiteriali; spandimento di pesticidi e fertilizzanti; apertura di cave; stoccaggio di rifiuti, reflui, prodotti, sostanze chimiche pericolose, sostanze radioattive; centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; impianti di trattamento di rifiuti; pascolo e stazzo di bestiame. Nelle zone di protezione è inoltre vietato l’insediamento di fognature e pozzi perdenti; per quelle esistenti dovranno essere adottate, ove è possibile, le misure per il loro allontanamento. Per i pozzi (eventuali) di emungimento dell’acquedotto comunale e per le sorgenti l’area definita “di tutela” si estende per un raggio di 200 ml dal baricentro geometrico dei punti di captazione o affioramento. La realizzazione di pozzi è ammessa solo al di fuori delle aree di tutela delle sorgenti. Le sorgenti ed i pozzi privati o di uso privato possono essere utilizzate dal proprietario o dall’avente diritto fino al momento nel quale non si rilevi la necessità di un uso pubblico.

2.2.2 Per la risorsa Acqua rappresentata dalle acque superficiali e sotterranee in riferimento alla loro interazione con la risorsa Suolo Le acque superficiali Classificazione del territorio comunale sulla base della individuazione del rischio idraulico (vedi tavola 8abc) AMBITO A1 soggetto a prescrizioni a vincoli AMBITO A2 soggetto a prescrizioni e vincoli AMBITO B soggetto a direttive

2.2.2.1 AMBITO A1 di assoluta protezione del corso d'acqua Si applica:a tutti i corsi d'acqua identificati nelle specifiche tavole dell’apparato geologico e corrisponde: alvei, golene, argini aree comprese nei 10 m dal piede esterno dell'argine o dal ciglio di sponda Prescrizioni e vincoli: divieto di rilascio di: concessioni edilizie e D.I.A divieto assoluto di modifiche morfologiche anche di modesta entità, di nuove edificazioni, manufatti di ogni genere, eccetto quelle di carattere puramente idraulico (opere di attraversamento, interventi trasversali di captazione e restituzione delle acque); è possibile adeguare infrastrutture esistenti, senza avanzamento verso il corso d’acqua, riducendo il rischio idraulico e migliorando l’accessibilità al corso d’acqua medesimo.

2.2.2.2 AMBITO A2 di tutela del corso d'acqua e di possibile inondazione

20 Si applica ai corsi d'acqua con larghezza maggiore di 10 m corrisponde alle fasce immediatamente esterne agli ambiti A1, per una larghezza pari al fosso in oggetto, fino ad un massimo di 150 m. Per questo ambito il P.S. assume le disposizioni di cui all’art.15, comma 8, del P.T.C. Nel R.U. saranno individuate e localizzate puntualmente le seguenti specifiche azioni progettuali: • la diminuzione della velocità di scorrimento superficiale attraverso la formazione di casse di laminazione correlate a ipotesi di attraversamenti (guadi) non carrabili dei corsi d’acqua secondari e talvolta, in alcune limitate e identificate situazioni anche carrabili con la costruzione di passerelle • formazione di casse d’espansione lungo i corsi d’acqua principali aventi come scopo quello della ricarica della falda e come effetto secondario la salvaguardia ed il potenziamento dello sviluppo florofaunistico; questa operazione sarà legata all’altra, altrettanto importante della creazione di zone di accumulo con laghetti o piccoli invasi per laminazione piene, integrazione portate di magra, funzioni antincendio, irrigue, idropotabili e di creazione di particolari effetti microclimatici ecc • la manutenzione e ripulitura delle aste fluviali con privilegio agli interventi tesi alla eliminazione della pericolosità legata alla formazione di restringimenti, diminuzione della sezione o riduzione della quota d’alveo; • azioni di vigilanza sulla possibile surrettizia attività di escavazione degli alvei; • le attività consentite negli ambiti che sono individuati nel Piano Strutturale come pertinenza del corso d’acqua potranno essere la sede di attività legate al turismo ambientale e culturale, alla didattica, alla pesca ed alla acquacoltura Prescrizioni e vincoli: interventi ammessi : le concessioni edilizie, le autorizzazioni edilizie, le D.I.A., le autorizzazioni per l’attività estrattiva, le approvazioni di opere pubbliche, gli accordi di programma e le conferenze ex art. 3 bis L.441 del 1987 possono prevedere nell’ambito A2 i seguenti interventi che, per le loro caratteristiche, non necessitano di verifica idraulica: - ogni intervento previsto dallo S.U. generale comunale all’interno delle zone omogenee A, B, D non soggette a Piano Urbanistico Attuativo, F destinata a Parco nonché le opere di urbanizzazione primaria di interesse di quartiere; - gli interventi in zona omogenea C e D di espansione soggette a Piano Urbanistico Attuativo e relative opere di urbanizzazione primaria e secondaria per i quali risulti che alla data di entrata in vigore del P.I.T. siano già state rilasciate concessioni per almeno in 50% della superficie coperta complessiva prevista dal piano attuativo; - gli interventi in zona territoriale omogenea “E” o a prevalente ed esclusiva funzione agricola per la realizzazione di serre, per impianti produttivi che comportano l’impermeabilizzazione del suolo e per la riqualificazione degli edifici esistenti anche con demolizioni e ricostruzioni mantenendo lo stesso volume; - le opere pubbliche necessarie per la manutenzione ordinaria, straordinaria e di adeguamento di infrastrutture, attrezzature, impianti ed opere idrauliche esistenti; - escavazione con caratteristiche di intervento (profondità, estensione, modalità di ripristino) controllate da progetto; interventi condizionati (alla dimostrazione analitica dell'assenza di rischio o all'approvazione degli interventi finalizzati alla riduzione del rischio) : le concessioni edilizie, le autorizzazioni edilizie, le D.I.A., le autorizzazioni per l’attività estrattiva, le approvazioni di opere pubbliche, gli accordi di programma e le conferenze ex art. 3 bis L.441 del 1987 possono prevedere nell’ambito A2 i seguenti interventi di nuova costruzione e trasformazione morfologica, dove non rientrano nei punti precedenti, alle seguenti condizioni: - nuove opere pubbliche a condizione che venga dimostrato l’assenza di rischio legato a fenomeni di esondazione e di ristagno, ovvero si apportino gli interventi necessari per la riduzione del rischio idraulico; - interventi di edilizia economica e popolare ed i piani per gli insediamenti produttivi a condizione che venga dimostrato l’assenza di rischio legato a fenomeni di esondazione e di ristagno, ovvero si apportino gli interventi necessari per la riduzione del rischio idraulico, minimizzando i rischi per i futuri utenti; - interventi di iniziativa privata a condizione che venga dimostrato l’assenza di rischio legato a fenomeni di esondazione e di ristagno, ovvero si apportino gli interventi necessari per la riduzione del rischio idraulico, minimizzando i rischi per i futuri utenti. Nel Regolamento Urbanistico saranno disciplinati gli ambiti di rischio secondo quanto previsto dall’art.15 delle Norme del P.T.C.. 2.2.2.3 AMBITO B aree potenzialmente inondabili in prossimità dei corsi d'acqua.

21 Si applica ad alcuni dei corsi d'acqua rilevabili sulle tavole della sezione geologica e corrisponde alle aree a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a due metri sopra il piede esterno dell'argine o del ciglio di sponda ed estese per un massimo di 300 m. Le salvaguardie si applicano quando lo strumento urbanistico generale o la relativa variante individua, all’interno dell’ambito “B”, nuove previsioni relative alle zone C, D ed F per attrezzature generali, esclusi i parchi, nonchè per nuove infrastrutture a rete o puntuali che comportano nuove costruzioni o trasformazioni morfologiche. Tali salvaguardie si applicano anche alle nuove previsioni degli strumenti urbanistici generali e loro varianti. Le previsioni sopra definite possono essere approvate se si verifica le seguenti condizioni: si dimostri l’impossibilità di localizzare la previsione all’interno del tessuto urbano esistente anche tramite interventi di recupero urbanistico; si dimostri la necessità, in rapporto alle esigenze di interesse pubblico, di localizzare la previsione all’interno dell’ambito “B”; si effettui sul corso d’acqua interessato una specifica indagine idrologico- idraulica al fine di individuare l’eventuale presenza di rischio idraulico con un tempo di ritorno duecentennale (la valutazione dovrà essere analitica attraverso calcoli idraulici specifici per la porzione di bacino idrologico di riferimento) ; qualora venga verificata la presenza del rischio idraulico potranno essere individuati, se possibile, sia gli interventi di regimazione idraulica prescrivibili che le aree dove ubicare gli interventi stessi, in modo da estendere la protezione e la tutela sia alle nuove edificazioni e/o modificazioni che all’apparato urbano esistente. Le opere di regimazione idraulica dovranno essere progettate e realizzate senza aggravare le condizioni di rischio a monte e a valle degli insediamenti per i quali sono posti a protezione. All’interno dell’Ambito “B” i piani urbanistici attuativi di S.U. vigenti, adottati dal 06/07/1994, che prevedano nuove edificazioni o trasformazioni morfologiche, devono essere dotati di uno studio idrologico-idraulico che definisca gli ambiti soggetti ad inondazioni con un tempo di ritorno di duecento anni e l’assenza di ristagno; qualora venga verificata la presenza del rischio idraulico potranno essere individuati, se possibile, sia gli interventi di regimazione idraulica prescrivibili che le aree dove ubicare gli interventi stessi, in modo da estendere la protezione e la tutela sia alle nuove edificazioni e/o modificazioni che all’apparato urbano esistente. Le opere di regimazione idraulica dovranno essere progettate e realizzate senza aggravare le condizioni di rischio a monte e a valle degli insediamenti per i quali sono posti a protezione, sempre considerando un tempo di ritorno di duecento anni. In particolare per quanto riguarda la questione della permeabilità dei suoli si rimanda a quanto contenuto agli articoli 16 e 17 del Regolamento d’attuazione della LRT 1/2005 di cui DPGRT 2/R/2007 “disposizioni per la tutela e la valorizzazione degli insediamenti”. 2.2.2.4 Direttive per le aree di particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti Al fine di garantire il mantenimento/restituzione ai corsi d'acqua gli ambiti di respiro naturale, nonché di mantenere e recuperare la funzionalità e l'efficienza delle opere idrauliche e di bonifica e di non rendere inefficaci gli interventi strutturali realizzati o da realizzare in funzione dei livelli di sicurezza definiti dal Piano, gli strumenti per il governo del territorio individuano discipline secondo le seguenti direttive: a) - nel territorio rurale la rete di drenaggio delle acque di pioggia dovrà comunque garantire una volumetria di accumulo non inferiore a 200 mc. per Ha; b) - sono vietati la copertura ed il tombamento dei corsi d’acqua ricompresi nel reticolo di riferimento del presente PAI e comunque anche in caso di attraversamento non potrà essere ridotta la sezione idraulica di sicurezza relativa alla portata con tempo di ritorno duecentennale; a. - le reti fognarie dovranno prevedere per le nuove urbanizzazioni adeguati volumi di invaso al fine di garantire opportune condizioni di sicurezza, in relazione alla natura della previsione urbanistica ed al contesto territoriale, tenuto conto della necessità di mitigare gli effetti prodotti da eventi 22 b. pluviometrici critici con tempo di ritorno di 200 anni; tali verifiche dovranno progressivamente essere ampliate anche alle reti fognarie esistenti; c) - il recapito finale, nei corsi d’acqua ricompresi nel reticolo di riferimento del presente PAI, dovrà essere verificato in termini di sicurezza idraulica; d) - la conservazione del reticolo idrografico e mantenimento o recupero delle caratteristiche di funzionalità ed efficienza delle opere idrauliche e di bonifica; e) - la realizzazione delle opere spondali e di regimazione idraulica con interventi che dovranno eseguirsi in conformità a quanto previsto dalla D.C.R.T. 155/97 recante "Direttive per la progettazione e l’attuazione degli interventi in materia di difesa idrogeologica"; f) - la manutenzione e, ove necessario, ripristino della vegetazione spondale; g) - la conservazione degli insiemi vegetazionali di tipo particolare (zone umide, ecosistemi dunali, ecc.); h) - il convogliamento delle acque piovane in fognatura o in corsi d’acqua deve essere evitato quando è possibile dirigere le acque in aree adiacenti con superficie permeabile senza che si determinino danni dovuti al ristagno. 2.2.3 Classi di Pericolosità Idraulica del territorio comunale (Vedi Tavola 9 abc ) Determinazione delle azioni necessarie alla riduzione del rischio idraulico 2.2.3.1 CLASSE 1 pericolosita' irrilevante Aree collinari o montane, per le quali ricorrono le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di precedenti inondazioni; b) sono in situazione favorevole di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori di ml.2 rispetto al piede esterno dell'argine o, in mancanza, al ciglio di sponda. 2.2.3.2 CLASSE 2 pericolosita' bassa Aree di fondovalle per le quali ricorrono le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di precedenti inondazioni; b) sono in situazione di alto morfologica rispetto alla piana alluvionale adiacente, di norma a quote altimetriche superiori a ml.2 rispetto al piede esterno dell'argine o, in mancanza, al ciglio di sponda. In tali aree non sono necessarie considerazioni sulla riduzione del rischio idraulico 2.2.3.3 CLASSE 3 pericolosita' media Aree per le quali ricorre almeno una delle seguenti condizioni: a) vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono morfologicamente in situazione sfavorevole, di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a ml 2 sopra il piede esterno dell'argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda. Rientrano in questa classe le aree di fondovalle non protette da opere idrauliche, per le quali ricorre una sola delle condizioni di cui sopra. Relativamente alla area di questa classe 3 di pericolosità idraulica, dovrà essere redatta, per lo strumento urbanistico, una specifica indagine idrologico-idraulica al fine di individuare la reale presenza di rischio idraulico con un tempo di ritorno duecentennale; i risultati dello studio dovranno costituire elemento di base per la classificazione della fattibilità degli interventi e ove necessario indicare soluzioni progettuali per la riduzione del rischio idraulico. La attuazione degli interventi sarà possibile soltanto dopo la avvenuta realizzazione delle opere di messa in sicurezza. 2.2.3.4 CLASSE 4 pericolosita' elevata Aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorrono entrambe le condizioni di cui al punto precedente. In relazione alle specifiche condizioni idrauliche ed idrogeologiche, alla tutela dell’ambiente e alla prevenzione di presumibili effetti dannosi di interventi antropici, sono soggetti alle norme del presente titolo le aree perimetrate con la sigla P.I.ME. e P.I.E. – pericolosità idraulica medio elevata e pericolosità idraulica elevata: sono da considerare come aree a pericolosità idraulica molto elevata tutte le aree individuate sulla base di studi idrologici idraulici sui corsi d’acqua di riferimento del presente P.A.I., all’interno delle quali defluiscono le portate aventi tempo di ritorno fino a 30 anni. Relativamente alla area di questa classe 4 di pericolosità idraulica, dovrà essere redatta, per lo strumento urbanistico, una specifica indagine idrologico-idraulica al fine di individuare la reale presenza di rischio idraulico con un tempo di ritorno di 20 anni: nel caso di fenomeni di inondazione con tempi di ritorno compresi tra 0 e 20 anni i nuovi strumenti urbanistici generali o le loro varianti non dovranno consentire previsioni edificatorie salvo che per le infrastrutture a rete se non diversamente localizzabili.

23 Nel caso di inondazione dell’area con tempi di ritorno di 20 anni, in caso utilizzazione dell’area si dovranno prevedere interventi di messa in sicurezza atti alla riduzione del rischio ma non alteranti il livello di rischio medesimo nelle aree limitrofe di monte e di valle. La attuazione degli interventi sarà possibile soltanto dopo la avvenuta realizzazione delle opere di messa in sicurezza. Sono da considerare come aree a pericolosità idraulica elevata tutte le aree individuate sulla base di studi idrologici idraulici sui corsi d’acqua di riferimento del presente P.A.I., all’interno delle quali defluiscono le portate aventi tempo di ritorno compreso tra 30 e 200 anni . Nella fase di redazione del Regolamento Urbanistico saranno definite per le aree di classe 3 e 4 di pericolosità idraulica definite in queste norme e dalla cartografia allegata e solo per le aree di intervento comunale, le reali potenzialità di rischio attraverso calcoli analitici e verifiche idrauliche: in particolare se si verifica esondazione con un tempo di ritorno fino a 30 anni, si ricade nella P.I.M.E., se invece si ha esondazione con un tempo di ritorno tra 30 e 200 anni, si ricade nella P.I.E.. All’interno di tali aree saranno applicate le Norme del P.A.I. riportate di seguito. • Aree pericolosità idraulica molto elevata (P.I.ME): aree individuate e perimetrate ai sensi degli atti di indirizzo e coordinamento emanati a seguito della Legge 183/89 e del D.L. 180/1998; • Aree pericolosità idraulica elevata (P.I.E.): aree individuate e perimetrate ai sensi degli atti di indirizzo e coordinamento emanati a seguito della Legge 183/89 e del D.L. 180/1998. Tali ambiti integrano i quadri conoscitivi degli strumenti di governo del territorio di cui alla L. R.5/2005. Aree a pericolosità idraulica molto elevata (P.I.M.E.) (i.v.) 1. Nelle aree P.I.M.E. sono consentiti interventi idraulici atti a ridurre il rischio idraulico, autorizzati dalla autorità idraulica competente, tali da migliorare le condizioni di funzionalità idraulica, da non aumentare il rischio di inondazione a valle, da non pregiudicare l’attuazione della sistemazione idraulica definitiva e tenuto conto del Piano di Assetto Idrogeologico. I progetti preliminari degli interventi sono sottoposti al parere del competente Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area. Sono altresì consentiti gli interventi di recupero, valorizzazione e mantenimento della funzionalità idrogeologica, anche con riferimento al riequilibrio degli ecosistemi fluviali. 2. Tali aree potranno essere oggetto di atti di pianificazione territoriali per previsioni edificatorie non diversamente localizzabili, subordinando l'attuazione delle stesse alla preventiva o contestuale esecuzione di interventi di messa in sicurezza per eventi con tempo di ritorno di 200 anni. Gli interventi, definiti sulla base di idonei studi idrologici e idraulici, tenendo anche conto del reticolo di acque superficiali di riferimento del presente P.A.I., non devono aumentare il livello di rischio in altre aree con riferimento anche agli effetti dell’eventuale incremento dei picchi di piena a valle. Le aree che risulteranno interessate da fenomeni di inondazioni per eventi con tempi di ritorno non superiori a 20 anni, non potranno essere oggetto di previsioni edificatorie, salvo che per infrastrutture a rete non diversamente localizzabili con le condizioni di cui al successivo comma 11 lettera c. 3. Gli studi di cui al comma 2 devono attenersi ai criteri definiti dal Bacino, il quale si esprime sulla coerenza degli stessi con gli obiettivi e gli indirizzi del PAI e dei propri atti di pianificazione e, ove positivamente valutati, costituiscono implementazione del quadro conoscitivo del presente Piano. 4. Nelle aree P.I.M.E. il Bacino si esprime sugli atti di pianificazione di cui alla L.R. 5/2005 in relazione alla coerenza degli stessi rispetto al presente Piano, nonché alla coerenza con il complesso degli strumenti di pianificazione di bacino delle valutazioni sugli effetti ambientali riferiti alle risorse acqua e suolo. I pareri di cui sopra si intendono espressi in senso favorevole decorsi 90 giorni dalla presentazione della relativa istanza istruttoria in assenza di determinazioni o di comunicazioni da parte del Bacino. 5.La realizzazione di nuovi interventi pubblici o privati, previsti dai vigenti strumenti di governo del territorio alla data di entrata in vigore del presente Piano, fatto salvo 24 quanto previsto al successivo comma 8, è subordinata alla preventiva o contestuale esecuzione di interventi di messa in sicurezza per eventi con tempo di ritorno di 200 anni. Gli interventi, definiti sulla base di idonei studi idrologici e idraulici, tenendo anche conto del reticolo di acque superficiali di riferimento del presente P.A.I., non devono aumentare il livello di rischio in altre aree con riferimento anche agli effetti dell’eventuale incremento dei picchi di piena a valle. I progetti preliminari degli interventi strutturali di messa in sicurezza sono sottoposti al parere del Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area. La messa in sicurezza rispetto ad eventi con tempo di ritorno di 200 anni potrà essere conseguita anche tramite adeguati sistemi di autosicurezza, nel rispetto delle seguenti condizioni: - dimostrazioni dell’assenza o dell’eliminazione di pericolo per le persone e i beni; - dimostrazione che l’intervento non determina aumento delle pericolosità a monte e a valle. Della sussistenza delle condizioni di cui sopra deve essere dato atto nel procedimento amministrativo relativo al titolo abilitativo all’attività edilizia (concessione, autorizzazione, dichiarazione di inizio attività). 6. In merito alla contestuale realizzazione degli interventi di messa in sicurezza connessi alla realizzazione di interventi edificatori o infrastrutturali, è necessario che il titolo abilitativi all’attività edilizia (concessione, autorizzazione, dichiarazione di inizio attività) contenga la stretta relazione con i relativi interventi di messa in sicurezza evidenziando anche le condizioni che possono pregiudicare l’abitabilità o l’agibilità dell’intervento. 7. Il soggetto attuatore, pubblico o privato, degli interventi di messa in sicurezza idraulica, è tenuto a trasmettere al Comune e al Bacino dichiarazione a firma di tecnico abilitato, degli effetti conseguiti con la realizzazione degli interventi, ivi compresa la delimitazione delle aree risultanti in sicurezza per eventi con tempo di ritorno di 200 anni. Quanto sopra costituisce implementazione del quadro conoscitivo del presente Piano 8. Nelle aree P.I.M.E., la realizzazione di edifici e nuovi volumi in singoli lotti nell’ambito di un contesto edificato, nonché il completamento di zone di espansione che risultino già convenzionate, previsti dagli strumenti urbanistici vigenti alla data di entrata in vigore del presente Piano, è consentita, nelle more della messa in sicurezza complessiva, nel rispetto delle seguenti condizioni : • dimostrazione di assenza o di eliminazione di pericolo per le persone e i beni, anche tramite sistemi di autosicurezza, compatibilmente con la natura dell’intervento ed il contesto territoriale; • dimostrazione che l’intervento non determina aumento delle pericolosità a monte e a valle Della sussistenza delle condizioni di cui sopra deve essere dato atto nel procedimento amministrativo relativo al titolo abilitativo all’attività edilizia (concessione, autorizzazione, dichiarazione di inizio attività). 9. Nelle aree P.I.M.E., le utilizzazioni per finalità ambientali, ricreative e agricole dovranno comunque garantire la sicurezza degli utenti anche attraverso specifici piani di sicurezza. 10. Sul patrimonio edilizio esistente, sono consentiti gli interventi che non comportino aumenti di superficie coperta né di nuovi volumi interrati, fatti salvi volumi tecnici e tettoie senza tamponature laterali. Sono altresì consentiti gli interventi di ampliamento della superficie coperta di fabbricati esistenti nei seguenti casi: • interventi funzionali alla riduzione della vulnerabilità del fabbricato; • interventi necessari alla messa a norma di strutture ed impianti in ottemperanza ad obblighi derivanti da norme vigenti in materia igienico sanitaria, di sicurezza sull’ambiente di lavori, di superamento delle barriere architettoniche e di adeguamento antisismico. 11. Nelle aree P.I.M.E. sono inoltre consentiti: a. gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere pubbliche e delle infrastrutture pubbliche, di interesse pubblico e private; 25 b. gli interventi di ampliamento e di adeguamento delle opere pubbliche e delle infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico, purchè siano realizzate in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento ed al contesto territoriale e, previo parere del Bacino, non precludano la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio e non concorrano ad aumentare il rischio in altre aree; c. la realizzazione di nuove opere e infrastrutture pubbliche o di interesse pubbliche non diversamente localizzabili, purché siano realizzate in condizioni di sicurezza idraulica per tempi di ritorno di 200 anni, non precludano la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio e non concorrano ad aumentare il rischio in altre aree. Quanto sopra deve risultare da idonei studi idrologici ed idraulici che dovranno attenersi ai criteri definiti dal Bacino, il quale si esprime sulla coerenza degli stessi con gli obiettivi e gli indirizzi del presente Piano e dei propri atti di pianificazione, ed ove positivamente valutati costituiscono implementazione del quadro conoscitivo del presente Piano; d. nelle zone del territorio destinate ad usi agricoli, le opere e gli impianti per usi agricoli, zootecnici ed assimilabili purchè siano realizzati in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento ed al contesto territoriale e senza aggravio di rischio nelle aree limitrofe, nonché la realizzazione di annessi agricoli risultanti indispensabili alla conduzione del fondo e con destinazione agricola vincolata fino ad una dimensione planimetrica massima di 100 mq.; e. l’installazione di strutture mobili temporanee stagionali per il tempo libero a condizione che sia comunque garantita l’incolumità pubblica, fermo restando la necessità di acquisire il parere dell’autorità idraulica competente. 12 I Comuni possono promuovere piani finalizzati alla rilocalizzazione delle funzioni non compatibili con le condizioni di pericolosità esistenti. Aree a pericolosità idraulica elevata (P.I.E) (i.v.) 1. Nelle aree P.I.E. sono consentiti interventi idraulici atti a ridurre il rischio idraulico, autorizzati dalla autorità idraulica competente, tali da migliorare le condizioni di funzionalità idraulica, da non aumentare il rischio di inondazione a valle, da non pregiudicare l’attuazione della sistemazione idraulica definitiva e tenuto conto del Piano di Assetto Idrogeologico. I progetti preliminari degli interventi sono sottoposti al parere del competente Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area. Sono altresì consentiti gli interventi di recupero, valorizzazione e mantenimento della funzionalità idrogeologica, anche con riferimento al riequilibrio degli ecosistemi fluviali. 2. Tali aree potranno essere oggetto di atti di pianificazione territoriali per previsioni edificatorie non diversamente localizzabili, subordinando l'attuazione delle stesse alla preventiva o contestuale esecuzione di interventi di messa in sicurezza per eventi con tempo di ritorno di 200 anni. Gli interventi, definiti sulla base di idonei studi idrologici e idraulici, tenendo anche conto del reticolo di acque superficiali di riferimento del presente P.A.I., non devono aumentare il livello di rischio in altre aree con riferimento anche agli effetti dell’eventuale incremento dei picchi di piena a valle. 3 Gli studi di cui al comma 2 devono attenersi ai criteri definiti dal Bacino, il quale si esprime sulla coerenza degli stessi con gli obiettivi e gli indirizzi del PAI e dei propri atti di pianificazione e, ove positivamente valutati, costituiscono implementazione del quadro conoscitivo del presente Piano. 4. Nelle aree P.I.E. il Bacino si esprime sugli atti di pianificazione di cui alla L.R. 5/2005 in relazione alla coerenza degli stessi rispetto al presente Piano, nonché alla coerenza con il complesso degli strumenti di pianificazione di bacino delle valutazioni sugli effetti ambientali riferiti alle risorse acqua e suolo. I pareri di cui sopra si intendono espressi in senso favorevole decorsi 90 giorni dalla presentazione della relativa istanza istruttoria in assenza di determinazioni o di comunicazioni da parte del Bacino. 5.La realizzazione di nuovi interventi pubblici o privati, previsti dai vigenti strumenti di governo del territorio alla data di entrata in vigore del presente Piano, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 8, è subordinata alla preventiva o contestuale 26 esecuzione di interventi di messa in sicurezza per eventi con tempo di ritorno di 200 anni. Gli interventi, definiti sulla base di idonei studi idrologici e idraulici, tenendo anche conto del reticolo di acque superficiali di riferimento del presente P.A.I., non devono aumentare il livello di rischio in altre aree con riferimento anche agli effetti dell’eventuale incremento dei picchi di piena a valle. I progetti preliminari degli interventi strutturali di messa in sicurezza sono sottoposti al parere del Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area. La messa in sicurezza rispetto ad eventi con tempo di ritorno di 200 anni potrà essere conseguita anche tramite adeguati sistemi di autosicurezza, nel rispetto delle seguenti condizioni: - dimostrazioni dell’assenza o dell’eliminazione di pericolo per le persone e i beni; - dimostrazione che l’intervento non determina aumento delle pericolosità a monte e a valle Della sussistenza delle condizioni di cui sopra deve essere dato atto nel procedimento amministrativo relativo al titolo abilitativo all’attività edilizia (concessione, autorizzazione, dichiarazione di inizio attività). 6. In merito alla contestuale realizzazione degli interventi di messa in sicurezza connessi alla realizzazione di interventi edificatori o infrastrutturali, è necessario che il titolo abilitativi all’attività edilizia (concessione, autorizzazione, dichiarazione di inizio attività) contenga la stretta relazione con i relativi interventi di messa in sicurezza evidenziando anche le condizioni che possono pregiudicare l’abitabilità o l’agibilità dell’intervento. 7. Il soggetto attuatore, pubblico o privato, degli interventi di messa in sicurezza idraulica, è tenuto a trasmettere al Comune e al Bacino dichiarazione a firma di tecnico abilitato, degli effetti conseguiti con la realizzazione degli interventi, ivi compresa la delimitazione delle aree risultanti in sicurezza per eventi con tempo di ritorno di 200 anni. Quanto sopra costituisce implementazione del quadro conoscitivo del Piano 8. Nelle aree P.I.E., la realizzazione di edifici e nuovi volumi in singoli lotti nell’ambito di un contesto edificato, nonché il completamento di zone di espansione che risultino già convenzionate, previsti dagli strumenti urbanistici vigenti alla data di entrata in vigore del presente Piano, è consentita, nelle more della messa in sicurezza complessiva, nel rispetto delle seguenti condizioni: • dimostrazione di assenza o di eliminazione di pericolo per le persone e i beni, anche tramite sistemi di autosicurezza compatibilmente con la natura dell’intervento ed il contesto territoriale; • dimostrazione che l’intervento non determina aumento delle pericolosità a monte e a valle Della sussistenza delle condizioni di cui sopra deve essere dato atto nel procedimento amministrativo relativo al titolo abilitativo all’attività edilizia (concessione, autorizzazione, dichiarazione di inizio attività). 9. Nelle aree P.I.E., le utilizzazioni per finalità ambientali, ricreative e agricole dovranno comunque garantire la sicurezza degli utenti anche attraverso di specifici piani di sicurezza. 10. Nelle aree P.I.E. sono consentiti, oltre agli interventi di cui ai commi 10 e 11 dell’art. 5: a) gli interventi sul patrimonio edilizio esistente che possono pervenire ad un riassetto complessivo degli organismi edilizi esistenti e degli spazi urbani ad essi appartenenti, alle seguenti condizioni: • dimostrazione di assenza o di eliminazione di pericolo per le persone e i beni, anche tramite sistemi di autosicurezza; • dimostrazione che l’intervento non determina aumento delle pericolosità a monte e a valle. b) le opere che non siano qualificabili come volumi edilizi, purché realizzati con criteri di sicurezza idraulica e senza aumento di rischio in altre aree. 11. I Comuni possono promuovere piani finalizzati alla rilocalizzazione delle funzioni non compatibili con le condizioni di pericolosità esistenti.

27 Gli studi idrologici e idraulici analitici e di dettaglio finalizzati all’individuazione delle aree pericolosità idraulica molto elevata ed elevata saranno redatti da tecnico abilitato per la definizione del Regolamento Urbanistico.

2.2.3.5 Aree di pertinenza fluviale riprese anche dalla norma 3.1.11 Con riferimento ai fiumi ricompresi nel reticolo di acque superficiali del presente PAI, sono definite aree di pertinenza fluviale le aree di naturale esondazione dei corsi d’acqua costituite dall’alveo attivo e dalla pianura esondabile attiva individuate con criteri geomorfologici. Costituisce comunque area di pertinenza fluviale la fascia di mobilità funzionale del fiume corrispondente alle aree non urbanizzate, interessate da divagazione del corso d’acqua nell’ultimo secolo e da probabile rimodellazione per erosione laterale nel medio periodo (100 anni). Le aree di pertinenza fluviale come sopra definite, funzionali anche al contenimento dei danni a persone, insediamenti, infrastrutture, attività socio-economiche e patrimonio ambientale, anche per eventi di piena con tempo di ritorno tra 200 e 500 anni, sono prioritariamente destinate a garantire il recupero e la rinaturalizzazione degli ecosistemi fluviali. Tali aree potranno essere oggetto di previsioni edificatorie non diversamente localizzabili da realizzarsi comunque nel rispetto degli obiettivi di cui al precedente punto.

2.2.4 Le acque sotterranee e la gestione della risorsa idrica Classificazione del territorio in base alla vulnerabilità della falda La valutazione della “vulnerabilità delle falde” è stata ottenuta considerando le caratteristiche litostratigrafriche, litotecniche, idrogeologiche e di permeabilità dei terreni affioranti (vedi tavola 10abc, Carta della vulnerabilità della falda) . In particolare sono state individuate le seguenti classificazioni: Classe 1 pericolosità irrilevante per la caratteristiche litotecniche ed idrogeologiche (unità con scarsa circolazione sotterranea, praticamente privi di circolazione idrica) del substrato non si determinano interazioni tra la falda (qualora presente) e le opere prevedibili (fosse biologiche con sub irrigazione e condotte fognarie) Nel caso di nuove costruzioni o interventi sull’esistente si dovranno stabilire percentuali di terreno permeabile di pertinenza delle nuove costruzioni; tale rapporto non potrà, comunque, essere inferiore al 25% del lotto libero. Classe 2 pericolosità bassa per la caratteristiche litotecniche ed idrogeologiche (unità mio-plioceniche argillose con scarsa propensione alla captazione di acqua sotterranea, praticamente con circolazione idrica ubertosa) del substrato non si determinano interazioni tra la falda (qualora presente) e le opere prevedibili (fosse biologiche con sub irrigazione e condotte fognarie) Nel caso di nuove costruzioni o interventi sull’esistente si dovrà comunque disporre una relazione che valuti la possibile interferenza con l’appartato acquifero di falda e comunque si dovranno stabilire percentuali di terreno permeabile di pertinenza delle nuove costruzioni; tale rapporto non potrà, comunque, essere inferiore al 25% del lotto libero Classe 3 pericolosità media per la caratteristiche litotecniche ed idrogeologiche (unità con circolazione idrica presente) del substrato sono possibili interazioni tra la falda e le opere prevedibili (fosse biologiche con sub irrigazione e condotte fognarie) Per la realizzazione di interventi, sono richieste indagini di dettaglio sulla vulnerabilità della falda ed una valutazione delle eventuali interferenze sia quantitative che qualitative tra acque sotterranee e l’intervento medesimo (sia in caso di SA che di intervento diretto). La realizzazione di manufatti e strutture emittenti liquidi o percolati inquinanti è ammessa solo al di fuori delle aree di rispetto di sorgenti e di pozzi e con la prescrizione che sia rispettato il paramentro di 75 mq/utente di superficie destinata allo smaltimento da realizzare di norma attraverso un sistema autonomo di depurazione e non per per sub irrigazione; nel caso di sub-irrigazione, sarà possibile l’immissione delle acque reflue nel sottosuolo purchè sia garantita la tutela delle acque sotterranee e l’assenza di rischio di inquinamento (come nelle classi di pericolosità 1 e 2). E’ ammessa la realizzazione di pozzi sia per uso domestico che agricolo (per agricolo si intende anche per gli usi igienico ed assimilati, ed altri, ecc.) nelle zone di classe 3 (sempre se il sito è idoneo dal punto di vista geologico ed idrogeologico), in ogni caso i pozzi per uso domestico dovranno essere realizzati nell’ambito di pertinenza degli edifici e comunque ad una distanza non superiore a 100 metri dall’edificio stesso. Tale distanza può essere aumentata sino ad un massimo di 300 metri qualora il pozzo serva più proprietari costituenti un consorzio; i pozzi con portata di esercizio superiore a 3 litri/sec. potranno essere considerati di interesse pubblico e quindi suscettibili di acquisizione da parte dell’Autorità competente in casi di comprovata necessità pubblica. Nella realizzazione di nuovi edifici saranno da privilegiare soluzioni tali da permettere l’infiltrazione estesa delle acque piovane ai fini della ricarica delle falde sotterranee, evitando di compromettere l’esistente permeabilità. 28 Non sono previste limitazioni particolari per ampliamenti di edifici esistenti, strutture per liquidi non inquinanti o gas, infrastrutture viarie o energetiche, aree verdi ed aree agricole. Classe 4 pericolosità alta Area di ricarica della falda ; il livello di pericolosità è tale che gli interventi devono considerare una serie di prescrizioni in relazione alla vulnerabilità degli acquiferi, in particolare per la realizzazione di strutture per liquidi inquinanti e/o condotte fognarie, ma anche con ogni tipo di intervento che possa interferire con il deflusso anche epidermico delle acque (scavi, movimento terra, ecc.). Nei nuovi insediamenti (sempre e comunque ammessi) l’infiltrazione estesa delle acque piovane ai fini della ricarica delle falde sotterranee dovrà essere garantita con la limitazione delle superfici pavimentate impermeabili a non più del 65% della superficie della pertinenza. Non sono previste limitazioni per ampliamenti di edifici esistenti, strutture per liquidi non inquinanti o gas, infrastrutture viarie o energetiche, aree verdi ed aree agricole, purchè sia garantita la tutela delle acque sotterranee e l’assenza di rischio di inquinamento. Nelle coltivazioni agricole è vietato l’uso di anticrittogamici, insetticidi e fitofarmaci.

Sono privilegianti gli impianti di depurazione ad ossidazione totale, ma, nel caso di sub-irrigazione, sarà possibile l’immissione delle acque reflue nel sottosuolo purchè sia garantita la tutela delle acque sotterranee e l’assenza di rischio di inquinamento (come nella classe di pericolosità 3). E’ ammessa la realizzazione di pozzi sia per uso domestico che agricolo (per agricolo si intende anche per gli usi igienico ed assimilati, ed altri, ecc.) nelle zone di classe 4 (sempre se il sito è idoneo dal punto di vista geologico ed idrogeologico), in ogni caso i pozzi per uso domestico dovranno essere realizzati nell’ambito di pertinenza degli edifici e comunque ad una distanza non superiore a 100 metri dall’edificio stesso. Tale distanza può essere aumentata sino ad un massimo di 300 metri qualora il pozzo serva più proprietari costituenti un consorzio; i pozzi con portata di esercizio superiore a 3 litri/sec. potranno essere considerati di interesse pubblico e quindi suscettibili di acquisizione da parte dell’Autorità competente in casi di comprovata necessità pubblica.

2.2.5 Funzioni dell’A.A.T.O. e rapporti con il Piano Strutturale 1. Il Piano di Ambito dell’A.A.T.O. Ombrone è lo strumento per la programmazione e riorganizzazione delle reti e delle strutture impiantistiche del servizio idrico. 2. Nella formazione del Regolamento Urbanistico si dovrà tenere conto di quanto previsto e contenuto nel suddetto Piano ed armonizzarne i contenuti e le scelte con gli indirizzi e le prescrizioni dello stesso. 3. In sede di R.U. dovrà essere acquisita la certificazione del gestore dei servizi in merito all’adeguatezza del sistema di approvvigionamento idrico e di smaltimento delle acque reflue per le previsioni di nuovi insediamenti o trasformazioni urbanistiche che prevedano funzioni maggiormente idroesigenti. 4. Prima di ogni attuazione delle previsioni di Piano Strutturale così come dettagliate dal Regolamento Urbanistico dovrà essere verificata e documentata la sostenibilità dell’intervento in relazione alla risorsa idrica, fognaria e depurativa, raccolta e smaltimento rifiuti e di conseguenza dovrà essere ottenuto il parere vincolante dalle autorità di bacino preposte. 5. Il parere dell’autorità di bacino dovrà essere espresso anche in riferimento al complesso di interventi previsti nel R.U. e con il riferimento della disponibilità di 300 lt/ab. (dimostrazione bilancio idrico in cordinamento con ATO – relazione - e richiamo nella norma o allegare parere ATO)

2.2.6 Discariche 1. Nel territorio del Comune di Roccalbegna non esiste conferimento in discarica; i rifiuti solidi urbani di tutto il comprensorio vengono smaltiti nelle discariche provinciali delle Strillaie e dei Cannicci e comunque ogni specifica valutazione sia di quadro conoscitivo che di progetto ha come esclusivo riferimento il Piano Provinciale per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti.

2.2.7 Adeguamento igienico sanitario: 1. Dai dati provenienti dall’ARPAT, nel territorio del Comune di Roccalbegna sono presenti i seguenti adeguamenti igienico sanitari:

LOCALITA’ TIPO DI IMPIANTO POTENZIALITA’ UTENZA RICETTORE FINALE Roccalbegna Depuratore 600 303 Fiume Albegna

29 Vallerona Fosse imhoff 296 fossi vari Cana Fosse imhoff 306 fossi vari Triana Fosse imhoff 74 fossi vari Usi Fosse imhoff 25 fossi vari S.Caterina Fosse imhoff 227 fossi vari

Impianti previsti LOCALITA’ TIPO DI IMPIANTO POTENZIALITA’ UTENZA RICETTORE FINALE Roccalbegna Depuratore 600 303 Fiume (adeguamento) Albegna Vallerona Depuratore 500 296 fossi vari Cana Depuratore 500 306 fossi vari Triana Fosse imhoff 74 fossi vari Usi Depuratore 300 25 fossi vari S.Caterina Depuratore 500 227 fossi vari

2. Vale quanto previsto nel D.Lgs. 11.05.1999 n. 152 Art. 27 e successivi così come modificati dal D. Lgs. 18.08.2000 n. 258. E’ fatto comunque divieto di realizzare nuovi impianti di sub-irrigazione nel suolo in tutte le aree del territorio comunale classificate in pericolosità geologica 4 ed in quelle classificate a vulnerabilità elevata nella Carta della Vulnerabilità. 3. La realizzazione di nuovi impianti di subirrigazione nel suolo è condizionata ad uno studio geologico-idrogeologico del sito specifico; è fatto divieto di realizzare nuovi impianti di sub-irrigazione nel suolo nei centri abitati ed in ogni altro luogo dove sia tecnicamente possibile ed economicamente compatibile l’allaccio alla pubblica fognatura; la realizzazione di impianti di smaltimento sarà regolamentata all’interno del R. U. e nel rispetto delle normative vigenti, come per ogni altro intervento saranno pertanto definiti i livelli di rischio e la fattibilità in funzione del quadro conoscitivo riconosciuto, con particolare riferimento alla classifica-zione in termini di vulnerabilità idrogeologica; 4. Al di fuori dei centri abitati è consentita la realizzazione di impianti di depurazione a fanghi attivi con smaltimento delle acque reflue per mezzo di accumulo in apposita cisterna ed irrigazione o immissione in corsi d’acqua superficiali, nel rispetto dell’art. 45 comma 8 del D.Lgs. n. 152/1999.

2.3 Per la risorsa Suolo Il Suolo, descrizione Per la descrizione della natura geologica del territorio si rimanda al corpo della relazione geologica ed alle tavole allegate.

2.3.1 Il Suolo Terreni geologicamente inidonei, instabili e soggetti a dissesti Dal punto di vista morfologico il territorio del Comune di Roccalbegna presenta una notevole varietà essendo caratterizzata da prevalenti paesaggi collinari e pedemontani ad energia di rilievo variabile e da un’ampia zona pianeggiante posta nell’ambito sud del Comune. La morfologia degrada indicativamente da Nord-NordOvest a Sud-SudEst, dove in corrispondenza dei Fiumi o corsi d’acqua principali si riscontrano le quote più basse (circa 135 m. s.l.m.). Nel paesaggio, articolato tra alti morfologici, valli molto incise ed aree pianeggianti disposte lungo i principali corsi d’acqua, si riscontrano evidenti forme morfologiche. I terreni geologicamente instabili e soggetti a dissesti attivi - compresi prevalentemente tra il Fiume Albegna, il Torrente Trasubbino ed il Torrente Trasubbie -, sono considerati punti di vulnerabilità dell’intero sistema territoriale e devono, quindi, essere circoscritti, fatti oggetto di azioni di ripristino degli assesti compromessi, con specifico riferimento alle opportune limitazioni degli usi.

30 L’elaborazione della Carta Geomorfologica in scala 1:10.000 -Tavola 2abc, ci ha permesso di cartografare puntualmente le forme morfologiche presenti, distinguendole in base alla causa, al tipo di movimento, all’attività od inattività del medesimo.

2.3.1.1 Direttive per le aree di particolare attenzione per la prevenzione dei dissesti idrogeologici Nelle aree di particolare attenzione per la prevenzione dei dissesti idrogeologici, al fine di garantire la conservazione dei suoli, la riduzione dei rischi idrogeologici, la tutela dell’ambiente, l’aumento del tempo di corrivazione, il controllo del trasporto solido, gli strumenti per il governo del territorio individuano discipline finalizzate a tener conto della necessità di secondo le seguenti direttive di non convogliare acque di pioggia nelle aree a pericolosità geomorfologica elevata e molto elevata. Dovrà essere garantita nei Piani d’Ambito del servizio Idrico Integrato l’eliminazione di perdite delle condotte che possono interessare le aree a pericolosità geomorfologica elevata e molto elevata. A) Nelle aree caratterizzate da attività agricola: sono da incentivare: a) mantenimento, manutenzione e ripristino delle opere di sistemazione idraulico agraria di presidio tipiche degli assetti agricoli storici quali: muretti, terrazzamenti, gradonamenti, canalizzazione delle acque selvagge, drenaggi ecc. b) aratura lungo le linee di livello (giropoggio); mantenimento di siepi, alberi e zone inerbite ai limiti del coltivo; inerbimento dei vigneti e degli oliveti; inerbimento permanente, evitando il pascolo, nelle zone limitrofe le aree calanchive; giusta densità di bestiame per unità di superficie; realizzazione di adeguata rete di regimazione delle acque quali fosse livellari (fossi di guardia, fossi di valle), e fossi collettori; per le lavorazioni agricole adiacenti alle sedi stradali mantenimento di una fascia di rispetto a terreno saldo dal ciglio superiore della scarpata a monte e dal ciglio inferiore della scarpata a valle della sede stradale; mantenimento di una fascia di rispetto a terreno saldo in adiacenza della rete di regimazione delle acque; manutenzione della viabilità poderale, sentieri, mulattiere e carrarecce con dotazione di cunette, taglia- acque e altre opere consimili al fine di evitare la loro trasformazione in collettori di acque superficiali. c) utilizzo dei disciplinari di produzione integrata definiti dall’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel Settore Agricoloforestale (A.R.S.I.A.) B) Nelle aree boscate sono da incentivare: a) le azioni relative alla conservazione, manutenzione ed adeguamento dei boschi in funzione della regimazione delle acque superficiali e al potenziamento delle superfici boscate; la salvaguardia degli impianti boschivi e arbustivi di pregio; l’avviamento ad alto fusto; la rinaturalizzazione delle aree incolte e abbandonate dalle pratiche agricole. b) mantenimento, manutenzione e ripristino delle opere di sistemazione idraulico forestale quali: muretti, terrazzamenti, gradonamenti, canalizzazione delle acque, drenaggi ecc. c) utilizzo dei disciplinari di produzione integrata definiti dall’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel Settore Agricoloforestale (A.R.S.I.A.) Elaborazioni ed approfondimenti conoscitivi basati sulle caratteristiche pedologiche, geolitologiche e morfometriche ai fini dell’elaborazione della carta di capacità d’uso agricolo-pastorale-forestale potranno consentire di procedere alla valutazione dell’attitudine delle varie colture ai fini della dinamica dei versanti, anche in relazione al controllo dell’erosione, e la conseguente individuazione, anche prescrittiva, di alternative tecniche di utilizzo del suolo.

2.3.2 Cave, attività estrattive cartografate e riprese dal PAERP; Cava del Sasso Cava storica con coltivazione sospesa, impostata sul Calcare Massiccio.

31 Sono presenti le Miniere di lignite di Cana e del Baccinello parzialmente interessanti il territorio comunale del Comune di Roccalbegna, entrambe dismesse oltre a localizzazioni estrattive alle pendici del Monte Labro (antimonio). Il Piano Strutturale recepisce il PAERP (previsto dalla L.R. n.78/98) approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n.49 del 27.10.2009 e la relativa disciplina sarà definita con apposita variante al PDF e recepita con il R.U.. Il Piano Strutturale recepisce gli strumenti della pianificazione di settore sovracomunale. I criteri di redazione del Regolamento Urbanistico e di eventuali varianti Comunali di adeguamento al PAERP saranno conformi al P.T.C..

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Articolo modificato (A RTICOLO ORIGINALE ) 2.3.3 Invasi artificiali vedi tavola 2 abc dell’apparato delle conoscenze, sezione geologica 1. Per essi il Piano Strutturale dispone una azione di continuo monitoraggio per la verifica delle condizioni dell’invaso e degli argini e sponde. 2. È ammessa la realizzazione di invasi di piccole dimensioni in applicazione delle normali procedure esistenti in zone ritenute geologicamente e geomorfologicamente adeguate 3. In particolare detti invasi dovranno essere ubicati in aree: a) con affioranti terreni a permeabilità bassa o nulla (vedi carta geologica) b) aventi un’accertata stabilità morfologica (vedi carta geomorfologia) c) cassificate in Classe 2 di pericolosità geologica e Classi 1 e 2 di pericolosità idraulica (vedi Carte pericolosità geologica ed idraulica) 4. Le aree preferenziali risulterebbero essere quelle poste negli ambiti dei torrenti principali e del Fiume Albegna e sostituito con il seguente: ARTICOLO MODIFICATO 2.3.3 Invasi artificiali vedi tavola 2 abc dell’apparato delle conoscenze, sezione geologica 1 Per essi il Piano Strutturale dispone una azione di continuo monitoraggio per la verifica delle condizioni dell’invaso e degli argini e sponde. 2 È ammessa la realizzazione di invasi di piccole dimensioni in applicazione delle normali procedure esistenti in zone ritenute geologicamente e geomorfologicamente adeguate 3 In particolare detti invasi dovranno essere ubicati in aree: - con affioranti terreni a permeabilità bassa o nulla (vedi carta geologica) - aventi un’accertata stabilità morfologica (vedi carta geomorfologia) - cassificate in Classe 2 di pericolosità geologica e Classi 1 e 2 di pericolosità idraulica (vedi Carte pericolosità geologica ed idraulica) 4 Le aree preferenziali risulterebbero essere quelle poste negli ambiti dei torrenti principali e del Fiume Albegna. 5. Nella realizzazione degli invasi a fini idropotabili dovrà essere sempre verificata preliminarmente la garanzia della permanenza del minimo deflusso vitale e quindi del regolare svolgimento delle funzioni biologiche nell’ecosistema, in particolare per le specie ittiche presenti e, comunque per tutte le specie tutelate dalle norme comunitarie e regionali.

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2.3.4 Bonifiche Dalla verifica del Piano Provinciale per le Bonifiche approvato con deliberazione del Consiglio Provinciale n. 37 del 31.5.2004, si evidenzia che nel territorio del Comune di Roccalbegna non sono presenti aree soggette a specifica normativa (salvo le localizzazioni estrattive alle pendici del Monte Labro).

32 Qualora in sede di approvazione definitiva si dovessero introdurre modifiche al Piano che interesseranno il territorio comunale, il perimetro di tali aree e la normativa sovracomunale saranno recepite integralmente nel Piano Strutturale e comporteranno il conseguente adeguamento del Regolamento Urbanistico.

2.3.5 Forme e processi di versante: predominante azione della forza di gravità. Per la descrizione delle frane si rimanda al corpo della relazione geologica ed alle tavole allegate. Le aree interessate da dissesti attivi potranno essere oggetto di pianificazione territoriale per previsioni edificatorie, solo subordinatamente all’esito positivo di indagini geologiche, geotecniche ed idrogeologiche che verifichi le effettive condizioni di instabilità attraverso indagini specifiche e calcoli tecnici analitici ed alla preventiva realizzazione degli eventuali interventi di messa in sicurezza – consolidamento del versante precedentemente o contestualmente all’atto di pianificazione territoriale. In linea generale fatte salve le migliori conclusioni derivanti dagli approfondimenti sopra descritti in tali aree sono vietati i nuovi insediamenti e la modifica degli esistenti dovrà essere limitata alle opere necessarie alla messa in sicurezza

2.3.6 Forme, processi e depositi dovuti alle acque superficiali: Predominante azione degli agenti di trasporto, in primis acque superficiali. In tali aree ogni nuovo insediamento e/o modifica degli esistenti dovrà essere supportato da specifiche indagini geologiche tese ad accertare la fattibilità dell’intervento proposto a) Ruscellamento su versante b) Tratti di fondovalle in erosione c) Conoidi di deiezione. d) Aree potenzialmente esondabili

2.3.7 Classificazione del suolo sulla base della pericolosità derivante dalle caratteristiche geomorfologiche Da un punto di vista della pericolosità geologica e geomorfologica il territorio comunale è stato suddiviso, sulla base delle caratteristiche litotecniche, geomorfologiche e di acclività dei versanti, in quattro classi di pericolosità, così come previsto dalla normativa vigente ( DPGRT n°27/R/2007). La valutazione del livello di rischio discende dalla sintesi degli elaborati di base costituiti dalla carta geologica, geomorfologica, litotecnica e dell’acclività dei versanti, nonché di tutte le conoscenze geologico-tecniche acquisite sul territorio investigato. In linea generale le aree classificate in Classe 1 e 2 non presentano particolari problematiche, mentre quelle inserite in Classe 3 e, in maggior grado, quelle inserite in Classe 4, presentano situazioni di diversa importanza che ne impongono un utilizzo ragionato e articolato. Il territorio comunale, sulla base dei dati contenuti nella cartografia dell’apparato geologico, individua le seguenti classi di appartenenza, classi che dovranno essere definite nel dettaglio (ad una scala inferiore al 10.000) al momento della redazione, ai sensi del D.P.G.R.T. 26/R2007, del Regolamento Urbanistico con la definizione della Carta della Fattibilità delle previsioni urbanistiche e la individuazione della disciplina specifica per la redazione degli studi geologico-geotecnici a supporto degli interventi.

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Tabella del criterio utilizzato per la realizzazione della Carta della pericolosità geologica pendenza Successioni Successione con Successioni di litotipi conglomeratiche alternanze di litotitipi lapidei Cc lapidei ed argilloso siltoso Dt As A S Lr Lc Lsb Lsa Cs Lmb Lma <5 II II II II I I 5 – 10 II II II II II I 10 – 20 III II II II II II 20 - 35 III III II III II II 35 – 50 III III III III III III >50 III III III III III III fenomeni superficiali(ruscellamento soliflusso deform.coltre ecc.) III B Frane – aree calanchive – dissesto diffuso IV

Come è dato vedere nella Carta della pericolosità geologico sismica -Tavola 7abc-, redatta in scala 1:10.000, è stata operata la seguente classificazione, distinguendo quattro differenti classi di pericolosità: CLASSE 1 - pericolosità irrilevante: aree pianeggianti dove sono totalmente assenti fenomeni di instabilità e di erosione; CLASSE 2 - pericolosità bassa: aree stabili con assenza di fenomeni erosivi; CLASSE 3a - pericolosità media: aree con condizioni geologiche sfavorevoli per pendenza e caratteristiche litotecniche, con assenza di frane e di fenomeni superficiali di debole intesità; CLASSE 3b - pericolosità media: aree interessate da fenomeni superficiali di debole intensità, ruscellamento, soliflusso, deformazione o denudamento della coltre superficiale, grotte, alcune gradonature della sede stradale – P.F.E. secondo il P.A.I. (fenomeni quiescenti).; CLASSE 4 - pericolosità elevata: aree interessate da fenomeni di dissesto attivo, frane, alcune gradonature della sede stradale. – P.F.M.E. secondo il P.A.I.

2.3.8 Definizione delle classi di pericolosità ed interventi ammessi

2.3.8.1 CLASSE 1 - Pericolosità irrilevante Si potranno ammettere interventi di qualsiasi natura senza particolari limitazioni; è necessario conoscere la stratigrafia del sottosuolo per la progettazione specifica, valgono le norme espresse dalla DPGRT n°27/R/2007 e dal D.M.14/01/2008.

2.3.8.2 CLASSE 2 - Pericolosità bassa Si potranno ammettere interventi di qualsiasi natura, nuove edificazioni, modifiche morfologiche ecc. corredati da apposita indagine geognostica e relazione geologica mirata alla soluzione dei problemi evidenziati dal Piano Strutturale e quindi con un’indagine specifica (vedi nota 68) per conoscere il sottosuolo, la stratigrafia locale ed i parametri geotecnica necessari per i calcoli geo-strutturali e per la valutazione dell’impatto terreno-struttura.

2.3.8.3 CLASSE 3 - Pericolosità media Nelle aree classificate a Pericolosità 3 si dovrà evitare la realizzazione di nuove infrastrutture o ampliamenti di quelle esistenti e di nuova espansione urbana. Nei casi in cui sia dimostrata la mancanza di alternative possibili vi si potranno prevedere nuove infrastrutture o ampliamenti di quelle esistenti e nuove espansioni urbane a condizione che vengano previsti studi di dettaglio condotti al livello di area complessiva, con una specifica caratterizzazione geotecnica del sottosuolo (vedi nota 68) ed con un’analisi di stabilità del versante attraverso calcoli tecnici analitici. Tali indagini dovranno rappresentare tutte le opere necessarie alla riduzione del rischio.

2.3.8.4 CLASSE 4 - Pericolosità elevata

34 Nelle aree classificate in classe di pericolosità 4, potranno essere oggetto di pianificazione territoriale per previsioni edificatorie, solo subordinatamente all’esito positivo di indagini geologiche, geotecniche ed idrogeologiche che verifichi le effettive condizioni di instabilità attraverso indagini specifiche e calcoli tecnici analitici ed alla preventiva realizzazione degli eventuali interventi di messa in sicurezza – consolidamento del versante precedentemente o contestualmente all’atto di pianificazione territoriale. In relazione alle specifiche condizioni geomorfologiche e idrogeologiche, alla tutela dell’ambiente ed alla prevenzione di presumibili effetti dannosi di interventi antropici, sono soggetti alle norme del presente titolo le aree perimetrate con la sigla P.F.M.E. e P.F.E nell'allegata Carta di tutela del territorio: • aree a pericolosità geomorfologica molto elevata (P.F.ME.): aree interessate da fenomeni franosi attivi individuate e perimetrate ai sensi degli atti di indirizzo e coordinamento emanati a seguito della Legge 183/89 e del D.L. 180/1998; • aree a pericolosità geomorfologica elevata (P.F.E): aree interessate da fenomeni franosi quiescenti individuate e perimetrate ai sensi degli atti di indirizzo e coordinamento emanati a seguito della Legge 183/89 e del D.L. 180/1998. Tali ambiti integrano i quadri conoscitivi degli strumenti di governo del territorio di cui alla L. R. 5/2005. In particolare, come da cartografia allegata (carta della pericolosità geomorfologica), le aree cartografate in classe 4 (pericolosità elevata) corrisponde alla P.F.M.E. (pericolosità di frana molto elevata), mentre quelle cartografate in classe 3b (percolisità media) corrisponde alla P.F.E.. Infatti, sono da considerare come aree a pericolosità geomorfologica molto elevata tutte le aree interessate da fenomeni franosi attivi e relative aree di influenza, nonché le aree che possono essere coinvolte dai suddetti fenomeni. Rientrano comunque nelle aree a pericolosità geomorfologica molto elevata le aree che possono essere coinvolte da processi a cinematica rapida e veloce quali quelle soggette a colate rapide incanalate di detrito e terra, nonché quelle che possono essere interessate da accertate voragini per fenomeni carsici. Sono da considerare come aree a pericolosità geomorfologia elevata tutte le aree interessate da fenomeni franosi quiescenti e relative aree di influenza, le aree con indizi di instabilità connessi alla giacitura, all’acclività, alla litologia, alla presenza di acque superficiali e sotterranee, nonché a processi di degrado di carattere antropico, le aree interessate da intensi fenomeni erosivi e da subsidenza. Le aree a pericolosità geomorfologia molto elevata ed elevata vengono individuate sulla base di adeguati studi geologico-tecnici, coerenti con la tipologia del fenomeno e con le ipotesi cinematiche ad esso connesse. Tali studi sono sottoposti alla valutazione del Bacino in relazione alla coerenza degli stessi con i propri atti di pianificazione e, ove positivamente valutati costituiscono implementazione del presente Piano. All’interno di queste aree (P.F.M.E. e P.F.E.), saranno applicate le Norme del P.A.I. di seguito riportate.

Aree a pericolosità geomorfologica molto elevata (P.F.M.E) (i.v) 1. Nelle aree P.F.M.E sono consentiti gli interventi di consolidamento, bonifica, protezione, sistemazione dei fenomeni franosi, nonché quelli atti a controllare e mitigare i processi geomorfologici che determinano le condizioni di pericolosità molto elevata, approvati dall'Ente competente, tenuto conto del presente Piano di Assetto Idrogeologico. Gli interventi dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza. I progetti preliminari degli interventi sono sottoposti al parere del competente Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area.

35 2. Tali aree potranno essere oggetto di atti di pianificazione territoriale per previsioni edificatorie non diversamente localizzabili, subordinando l'attuazione delle stesse alla preventiva esecuzione di interventi di consolidamento, bonifica, protezione e sistemazione. Gli interventi, definiti sulla base di idonei studi geologici, idrogeologici e geotecnici, che documentano la dinamica complessiva del versante e l’areale potenzialmente coinvolgibile, dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza. 3. Gli studi di cui al comma 2 devono attenersi ai criteri definiti dal Bacino il quale si esprime sulla coerenza degli stessi con gli obiettivi e gli indirizzi del PAI e dei propri atti di pianificazione e, ove positivamente valutati, costituiscono implementazione del quadro conoscitivo del presente Piano. 4. Nelle aree P.F.M.E il Bacino si esprime sugli atti di pianificazione di cui alla L.R. 5/2005 in relazione alla coerenza degli stessi rispetto al presente Piano, nonché alla coerenza con il complesso degli strumenti di pianificazione di bacino delle valutazioni sugli effetti ambientali riferiti alle risorse acqua e suolo. I pareri di cui sopra si intendono espressi in senso favorevole decorsi 90 giorni dalla presentazione della relativa istanza istruttoria in assenza di determinazioni o di comunicazioni da parte del Bacino. 5. La realizzazione di nuovi interventi pubblici o privati, previsti dai vigenti strumenti di governo del territorio alla data di entrata in vigore del presente Piano è subordinata alla preventiva realizzazione degli interventi di messa in sicurezza. Gli interventi, definiti sulla base di idonei studi geologici, idrogeologici e geotecnici, che documentano la dinamica complessiva del versante e l’areale potenzialmente coinvolgibile, essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza. I progetti preliminari degli interventi sono sottoposti al parere del competente Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area. 6. Il soggetto attuatore, pubblico o privato, degli interventi di messa in sicurezza di cui sopra è tenuto a trasmettere al Comune ed al Bacino dichiarazione, a firma di tecnico abilitato, relativa agli effetti conseguiti con la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza, all’eventuale sistema individuato per il monitoraggio ed alla delimitazione delle aree risultanti in sicurezza. Quanto sopra costituisce implementazione del quadro conoscitivo del presente Piano. 7. Nelle aree P.F.M.E., sono consentiti i seguenti interventi: a) gli interventi di demolizione senza ricostruzione, gli interventi sul patrimonio edilizio di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro, risanamento conservativo, così come definiti alle lettere a), b) e c) dell’art. 3 del D.P.R. n. 380/2001 e successive modifiche e integrazioni e nelle leggi regionali vigenti in materia; b) interventi di ristrutturazione edilizia così come definiti alla lettera d) dell’art. 3 del D.P.R. n. 380/2001 e successive modifiche e integrazioni e nelle leggi regionali vigenti in materia che non comportino aumento di superficie o di volume, purchè siano realizzati senza aggravare le condizioni di instabilità e non compromettano la possibilità di realizzare il consolidamento del movimento franoso e la manutenzione delle opere di consolidamento; c) gli interventi strettamente necessari a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superficie e volume; d) gli interventi sul patrimonio edilizio per adeguamenti minimi necessari alla messa a norma delle strutture e degli impianti relativamente a quanto previsto dalle norme in materia igienicosanitaria, di sicurezza ed igiene sul lavoro, di superamento delle barriere architettoniche; e) gli interventi di ampliamento e di adeguamento di opere e infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico, non delocalizzabili, purché siano realizzati senza aggravare le condizioni di stabilità delle aree adiacenti e non compromettano la possibilità di

36 realizzare la bonifica del movimento franoso, previo parere del Bacino sulla compatibilità degli interventi con gli obiettivi della pianificazione di bacino; f) nuove opere e infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico non diversamente localizzabili, a condizione che venga dimostrato il non aumento del rischio nelle aree adiacenti, previa realizzazione delle opere funzionali alla messa in sicurezza. Queste ultime devono essere supportate da idonei studi geologici, geotecnici ed idrogeologici; il Bacino si esprime sulla coerenza degli studi e del progetto preliminare delle suddette opere con gli obiettivi e gli indirizzi del presente Piano e dei propri atti di pianificazione.

Aree a pericolosità geomorfologica elevata (P.F.E) (i.v.) 1. Nelle aree P.F.E. sono consentiti gli interventi di consolidamento, bonifica, sistemazione, protezione e prevenzione dei fenomeni franosi, nonché quelli atti a controllare, prevenire e mitigare gli altri processi geomorfologici che determinano le condizioni di pericolosità elevata, approvati dall'Ente competente, tenuto conto del presente Piano di Assetto Idrogeologico. Gli interventi dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi e dei diversi processi geomorfologici, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza. I progetti preliminari degli interventi sono sottoposti al parere del competente Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area.. 2. Tali aree potranno essere oggetto di atti di pianificazione territoriale per previsioni edificatorie, subordinando l'attuazione delle stesse all’esito di idonei studi geologici, idrogeologici e geotecnici finalizzati alla verifica delle effettive condizioni di stabilità ed alla preventiva realizzazione degli eventuali interventi di messa in sicurezza. Gli interventi di messa in sicurezza dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione e prevenzione dei fenomeni, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza. 3. Gli studi di cui al comma 2 devono attenersi ai criteri definiti dal Bacino il quale si esprime sulla coerenza degli stessi con gli atti di pianificazione del suddetto bacino, ed ove positivamente valutati, costituiscono implementazione del quadro conoscitivo del presente Piano. 4. Nelle aree P.F.E il Bacino si esprime sugli atti di Pianificazione di cui alla L.R. 5/2005 in relazione alla coerenza degli stessi rispetto al presente Piano, nonché alla coerenza con il complesso degli strumenti di pianificazione di bacino delle valutazioni sugli effetti ambientali riferiti alle risorse acqua e suolo. I pareri di cui sopra si intendono espressi in senso favorevole decorsi 90 giorni dalla presentazione della relativa istanza istruttoria in assenza di determinazioni o di comunicazioni da parte del Bacino. 5. La realizzazione di nuovi interventi pubblici o privati, previsti dai vigenti strumenti di governo del territorio alla data di approvazione del presente Piano è subordinata alla verifica dello stato di stabilità dell’area sulla base di idonei studi geologici, idrogeologici e geotecnica ed alla preventiva realizzazione degli eventuali interventi di messa in sicurezza.. Gli interventi di messa in sicurezza dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione e prevenzione dei fenomeni, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza. I progetti preliminari degli interventi sono sottoposti al parere del competente Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area.. 6. Qualora le opere di consolidamento e messa in sicurezza costituiscano elemento strutturale e sostanziale degli interventi previsti, la realizzazione di questi ultimi potrà essere contestuale alle opere di consolidamento e messa insicurezza. 7. Il soggetto attuatore, pubblico o privato, degli interventi di messa in sicurezza di cui sopra è tenuto a trasmettere al Comune ed al Bacino dichiarazione, a firma di tecnico abilitato, relativa agli effetti conseguiti con la realizzazione degli interventi di messa in 37 sicurezza, all’eventuale sistema individuato per il monitoraggio ed alla delimitazione delle aree risultanti in sicurezza. sicurezza. Quanto sopra costituisce implementazione del quadro conoscitivo del presente Piano. 8. Nelle aree P.F.E., sono consentiti, oltre agli interventi di cui al comma 7 dell’art. 13, i seguenti interventi: a) interventi di ampliamento fino ad un massimo del 30% una tantum del volume esistente alla data di adozione del progetto di piano; b) opere che non siano qualificabili come volumi edilizi Al di fuori delle aree a pericolosità molto elevata ed elevata, ogni bacino risulta diviso in ambiti definiti di particolare attenzione in funzione delle diverse dominanti presenti: 1) Aree di particolare attenzione per la prevenzione dei dissesti idrogeologici (dette anche "ambito collinare e montano" o "dominio geomorfologico idraulico-forestale"): corrispondono alle aree collinari e alto collinari nelle quali è necessaria una azione di presidio territoriale tesa a prevenire il manifestarsi di dissesti locali e a non indurre squilibri per le aree di valle. Queste aree presentano le seguenti caratterizzazioni: assetti agricoli storici, terrazzati, parzialmente terrazzati, i quali si vanno sempre più riconvertendo in impianti moderni a colture specializzate; diffusione di edilizia ed impianti storici e di qualità; aree marginali incolte o abbandonate in espansione a cui bisogna attribuire assetti futuri; ampie aree boscate intervallate da pascoli, arbusteti e cespuglieti. Di tali caratterizzazioni si ricorda il ruolo di caposaldo, in funzione della regimazione idrogeologica dei versanti, del paesaggio agrario storico e della copertura boschiva. 2) Aree di particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti (dette anche "ambiti di fondovalle" o "dominio idraulico"): corrispondono alle aree di fondovalle nelle quali assume rilevanza il reticolo idrografico nella sua continuità e dove il territorio deve essere necessariamente riorganizzato in funzione della salvaguardia dell’esistente. In particolare, nella fase di redazione del Regolamento Urbanistico, saranno normate le aree al di fuori delle aree a pericolosità molto elevata ed elevata (dominio geomorfologico-idraulico e dominio idraulico) considerando le direttive “per le aree di particolare attenzione per la prevenzione dei dissesti idrogeologici” e tenendo conto anche del “Piano degli Interventi Strutturali” e del reticolo significativo individuato nella cartografia del P.A.I..

______Articolo introdotto ex novo in accoglimento della specifica osservazione della Provincia di Grosseto 2.3.9 Siti ipogei 1. L’accesso ai siti ipogei è vietato per tutto il corso dell’anno se viene verificata la regolare frequentazione dei chirotteri. Ogni uso di tali luoghi dovrà essere sottoposto a preventiva ed esaustiva valutazione di incidenza.

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2.4 Classificazione degli interventi Gli interventi sono suddivisi nelle seguenti categorie: a) interventi sull'esistente; b) interventi di nuova edificazione; c) interventi di sistemazione del suolo; d) aree di escavazione dismesse e) altri interventi.

2.4.1 Interventi sull'esistente Oltre a quanto meglio definito al comma 3 del successivo art. 2.4.2: 1. Manutenzione ordinaria: non è richiesta alcuna indagine geologica o geotecnica. 2. Manutenzione straordinaria: relazione geologica e geotecnica solo per gli interventi che comportino la sostituzione di elementi strutturali. Di norma non sono richieste indagini specifiche. (Per indagini specifiche si intendono indagini per la caratterizzazione geologica che devono essere basate su informazioni proprie del sito dove è previsto l'intervento. Tali informazioni potranno essere ricavate, in base alla diversa entità

38 dell'intervento ed a discrezione del Geologo incaricato, attraverso: accurato rilievo geologico dell’area di intervento; saggi da effettuarsi con pozzetto scavato a mano, trivella manuale, escavatore meccanico; prove penetrometriche; sondaggi geognostici; prospezioni indirette.) 3. Restauro: richiesta relazione geologica e geotecnica per tutti gli interventi che comportino modifiche di elementi o parti strutturali o che venga alterata l'entità o la distribuzione dei carichi di fondazione; se gli interventi ricadono su terreni classificati in pericolosità 3 o 4, tali relazioni si dovranno basare su indagini specifiche. 4. Risanamento conservativo: per interventi che alterino l'entità e la distribuzione dei carichi di fondazione sono richieste la relazione geologica e quella geotecnica; se gli interventi ricadono su terreni classificati in pericolosità 3 e 4, tali relazioni si dovranno basare su indagini specifiche. 5. Ristrutturazione edilizia - ampliamenti - demolizione con ricostruzione: per questi tre casi è sempre necessaria una relazione geologica. E' inoltre richiesta una relazione geotecnica che, se gli interventi ricadono su terreni classificati in pericolosità 3, dovrà essere basata su indagini specifiche. 6. Ristrutturazione urbanistica: è richiesta una relazione geologica estesa a tutta l’area di intervento. Per tutti gli interventi classificati in pericolosità geologica 3 e 4, le indagini dovranno permettere di elaborare un progetto per gli interventi di consolidamento, bonifica e miglioramento dei terreni, la prescrizione di particolari tecniche di fondazione ed un programma di controlli necessari a valutare l'esito degli interventi.

2.4.2 Interventi di nuova edificazione 1. Interventi ricadenti su terreni in classe di pericolosità 1 e 2: è richiesta relazione geologica in fase di eventuale elaborazione del P.U.A. e geologica e geotecnica a livello di progettazione esecutiva; la caratterizzazione geologica e geotecnica del terreno, presupponendo una indagine geologica di buon dettaglio (corredata da cartografia almeno in scala 1:2.000), dovrà comunque avvenire attraverso indagini specifiche. 2. Interventi ricadenti su terreni in classe di pericolosità 3: è richiesta relazione geologica in fase di eventuale elaborazione del P.U.A. condotta a livello di area complessiva con verifica della stabilità del versante e geologica e geotecnica a livello di progettazione esecutiva con verifica della stabilità del versante. La caratterizzazione geologica e geotecnica del terreno dovrà essere ottenuta mediante indagini specifiche. L'esecuzione di quanto previsto in base a tutte le indagini in termini di interventi di bonifica, miglioramento dei terreni e particolari tecniche costruttive e fondazionali costituisce un vincolo specifico per il rilascio della concessione edilizia. 3. Interventi ricadenti su terreni in classe di pericolosità 4: le indagini dovranno essere finalizzate alla soluzione dei problemi evidenziati dagli studi per il piano strutturale e il regolamento urbanistico. In base ai risultati conseguiti dovrà essere stilato un programma di intervento sul terreno ed un programma di controlli necessari a valutare l'esito degli interventi. In presenza di aree in dissesto attivo (come rappresentati nella carta geomorfologica - tavola 2) del quadro conoscitivo di P.S., fatti salvi gli interventi di adeguamento delle opere esistenti nonché gli interventi finalizzati alla difesa idrogeologica e di messa in sicurezza, il R.U. disincentiverà le previsioni di trasformazione territoriale ed in particolare quelle di nuova edificazione e nuova infrastrutturazione. Negli ambiti urbani da consolidare inclusi nelle UTOE definite dal P.S., la disciplina del R.U. sarà pertanto orientata al mantenimento delle volumetrie delle opere esistenti, se legittimate, mediante progetti unitari finalizzati al recupero dell’assetto idrogeologico locale.

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2.4.3 Sbancamenti di grande entità 1. In correlazione e concomitanza alla realizzazione delle opere di cui al titolo e ottenute le specifiche autorizzazioni (se necessarie) si dovranno predisporre: a) azioni tese alla diminuzione della velocità di scorrimento delle acque da monte a valle, aumento della copertura boschiva ove necessario, introduzione di pascoli stabili nelle aree degradate, introduzione delle tecniche di inerbimento delle colture specializzate arboree, privilegio verso le forme di irrigazione a basso consumo di acqua e con limitati effetti battenti, cura delle sistemazioni idrauliche agrarie; b) azioni tese alla diminuzione dei tempi durante i quali il suolo è denudato, soprattutto nei terreni di media collina, sui suoli sabbioso-argillosi delle formazioni plioceniche e su quelli sabbiosi dei litotipi arenarei; dando anche particolare attenzione ai suoli su tufi e pomici incoerenti che su pendii possono essere soggetti ad intensa erosione; c) azioni per permettere alle acque di espandersi negli alvei dei corsi d’acqua che devono essere rinaturalizzati se degradati o compromessi (aree prevalentemente canalizzate) con l’introduzione di casse di espansione e aree per la ricarica delle falde (laghetti con fondi perdenti limitrofi ai corsi d’acqua), azioni per la manutenzione e la ripulitura delle aste fluviali per impedire l’innalzamento degli alvei e il conseguente rischio di esondazioni; d) creazione di zone di accumulo mediante laghetti e piccoli invasi per uso plurimo delle acque nelle zone pedemontane o collinari che inducano effetti positivi quanto a laminazione delle piene, integrazione delle portate di magra, usi antincendio, usi irrigui, usi idropotabili, effetti microclimatici e ambientali; e) azioni di recupero e accumulo delle risorse idriche nell’ambito delle progettazioni di nuova captazione, con studi estesi al bacino a monte, per aumentare la capacità di infiltrazione dei suoli e l’efficacia dell’infiltrazione verso le falde; 2. Per tutti gli interventi speciali che non ricadono in casi sopra menzionati, si dovrà fare esplicito riferimento al D.M. 14/01/2008 e s.m.i., con richiesta di relazione geologica preventiva a livello di area e relazione geotecnica.

2.5 Depurazione (di competenza ATO 6 Ombrone) 1. Insieme a quello della viabilità sarà questo l’aspetto dove maggiormente si concentreranno gli interventi infrastrutturali nel territorio comunale. 2. Si prevede la realizzazione di nuovi impianti di depurazione nelle frazioni di Vallerona e Cana, nei subsistemi di Santa Caterina e Usi ed il potenziamento di quello esistente di Roccalbegna. 3. Ogni intervento di nuova edificazione o di ampliamento dell’esistente non sarà attuabile se non preventivamente munito di autorizzazione allo scarico dei reflui.

2.6 Igiene urbana e rifiuti 1. Il Comune di Roccalbegna gestisce autonomamente il servizio di igiene urbana relativamente allo spazzamento, raccolta r.s.u., assimilati, raccolte differenziate nonché trasporto allo smaltimento ad eccezione dello smaltimento dei rifiuti medesimi. 2. Sulla base dei dati in essere il servizio di igiene urbana prestato è in linea con le attuali esigenze. 3. Ai fini della gestione dei rifiuti deve essere garantito il rispetto della normativa nazionale e regionale e di riduzione della produzione di rifiuti definiti dal D. Lgs. n. 22/1997, attraverso le seguenti modalità: a) localizzazione e realizzazione di appositi spazi per favorire la raccolta differenziata con particolare attenzione al recupero di carta, organico ed imballaggi, soprattutto nelle grandi utenze; b) localizzazione e realizzazione di isole ecologiche per il conferimento di rifiuti particolari o di grosse dimensioni; 40 c) promozione di campagne di sensibilizzazione ed adozione di strategie per incentivare la raccolta differenziata; d) riduzione dell’immissione di rifiuti verdi e organici attraverso la valorizzazione e l’incentivo dell’autocompostaggio 4. L’amministrazione Comunale dovrà garantire il graduale adeguamento del servizio alle previsioni del Piano Strutturale

2.7 Energia Il P.S. assume i criteri e gli indirizzi contenuti nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Grosseto in relazione alle fonti energetiche rinnovabili, per le quali recepisce anche i contenuti dell’art. 34 bis del P.I.T., fonti energetiche da recupero, virtuali, non rinnovabili. Per queste ultime si precisa quanto segue: Metano Si dovrà predisporre la realizzazione di un servizio di distribuzione del gas metano sull’intero territorio comunale. Petrolio e suoi derivati Nel territorio comunale è presente una sola stazione di servizio per la distribuzione carburanti, in Santa Caterina. Non si prevedono altri insediamenti. Relativamente alle centrali per la produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica vengono individuate come “aree preferenziali” per la loro realizzazione l’ ambito Fattoria del Castagnolo e quello del Podere Alice; (vedi tavola 14.1) Per la realizzazione di centrali per la produzione di energia elettrica da fonte eolica il P.S. individua come area preferenziale l’ambito Montebello (vedi tavola 14.1);

2.8 Criteri generali per la organizzazione programmata dei tempi di vita, di lavoro e di mobilità dei cittadini in applicazione della LEGGE REGIONALE 22 luglio 1998, n. 38 “Governo del tempo e dello spazio urbano e pianificazione degli orari della citta’.” (31.7.1998 Bollettino Ufficiale della Regione Toscana - n. 26) 1. Premesso che la realtà del Comune di Roccalbegna non presenta particolari problematiche legate al governo del tempo e dello spazio urbano e alla pianificazione degli orari di lavoro, il Piano Strutturale individua alcuni obiettivi che saranno fatti propri dal Regolamento Urbanistico in relazione alla precisa localizzazione delle funzioni nell’ambito delle UTOE per una migliore organizzazione dei tempi e degli orari per non indurre necessità di mobilità. 2. In tal senso il Comune tenderà a: o armonizzare gli orari di accessibilità ai servizi pubblici con gli orari di lavoro; o armonizzare gli orari dei mezzi pubblici con gli orari di accessibilità ai servizi pubblici e con gli orari di lavoro; o attivare il coordinamento sovracomunale allo scopo di programmare i Piani degli orari e dei servizi con vasti bacini di utenza.

2.9 Criteri generali per la prevenzione dell’inquinamento luminoso ai sensi della L.R. 21 marzo 2000, n.37 contenente “Norme per la prevenzione dell’inquinamento luminoso” 1. In applicazione della L.R. 21.03.2000, n.37, contenente “Norme per la prevenzione dell’inquinamento luminoso”, il P.S. detta i seguenti criteri da seguire nella redazione del R.U. e del piano comunale dell’illuminazione pubblica: a) si dovranno utilizzare sorgenti luminose che garantiscano una luce calda, evitando apparecchiature che diano luce bianca (spettrale); b) le apparecchiature dovranno dare un cono di luce rivolto verso il basso, in modo da incrementare il rendimento dei corpi illuminanti e limitare gli 41 effetti di riflessione della luce che amplifichino in maniera impropria un chiarore percepibile a distanza; c) l’illuminazione nelle zone rurali dovrà essere limitata in modo da consentire la giusta percezione del paesaggio naturale e la corretta vista del cielo senza dare inutili effetti di chiarore; d) nei centri abitati l’illuminazione dovrà essere tale da garantire effetti di chiaro-scuro evitando l’eccessiva luminosità che appiattisce impropriamente il costruito e non consente una lettura articolata del paesaggio urbano. 2. Il tutto garantendo comunque un sufficiente grado di illuminamento delle strade e dei passaggi pedonali.

2.10 Criteri generali finalizzati al rispetto della L.R. 89/98 contenente “Norme in materia di inquinamento acustico” e della Delib.C.R. 77/2000 1. Il Quadro Conoscitivo ed il Piano Comunale di classificazione acustica di cui il Comune si deve dotare in applicazione della L.R. 89/98, deve essere formato tenendo conto dei criteri desunti dalle linee guida approvate con D.C.R. 77/2000. 2. Il Piano Comunale di classificazione acustica , approvato con delibera di C.C. n. 23 del 29.9.2004 sarà assunto quale parte integrante del quadro conoscitivo del Piano Strutturale di cui tenere obbligatoriamente conto nella formazione dei principali piani di settore di competenza comunale e nelle valutazioni che il Piano Strutturale e le vigenti norme prescrivono come necessarie per le previsioni insediative e infrastrutturali che saranno attuate dal R.U. e dagli eventuali P.C.I..

2.11 La valutazione di incidenza in base all’art. 15, comma 2, della l.r. n. 56/2000 1. La legge regionale toscana 6 aprile del 2000, n. 56 "Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche (…)" attua la Direttiva Habitat e il d.p.r. n. 357/1997, ampliandone il quadro di azioni previste per la conservazione della natura, nei modi seguenti: a) la definizione di un elenco di specie e di habitat d'interesse regionale, più ampio di quello d'interesse comunitario, per i quali è possibile individuare Siti di Importanza Regionale (SIR); b) l’applicazione immediata in tutti i SIR di quanto richiesto da direttiva e d.p.r. per i siti della rete Natura 2000: salvaguardie, valutazione d'incidenza, misure di conservazione, monitoraggio; c) l’ampliamento ai Geotopi di Importanza Regionale dell'insieme di aree e beni naturali destinati alla conservazione in situ; d) il completamento degli interventi di conservazione con l'individuazione dei Centri per la conservazione e la riproduzione ex situ delle specie faunistiche e floristiche d'interesse conservazionistico; e) l’affidamento alle province delle competenze per l'attuazione della legge, oltre a varie competenze affidate agli enti gestori di aree protette. Ad essa è dedicata una specifica sezione allegata al Piano Strutturale.

3.0 INVARIANTI Vedi tavola 11.1 e 11.2 oltre che la tavola 8 per invarianti storiche e le tavole 2 e 5 per le ARPA e le AREP, i SIC ed i SIR 1 Sono considerate invarianti strutturali gli elementi territoriali che presentano individuabili caratteristiche e pregio storico, artistico, architettonico, paesaggistico e naturalistico, e che grazie a queste caratteristiche e pregi concorrono a formare l’identità e la peculiarità territoriale del Comune, e gli elementi che sono funzionali alla continuità territoriale ed all’equilibrio naturale degli ambiti e degli ecosistemi.

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3.1 Invarianti fisiche 1 Le invarianti nello specifico del territorio di Roccalbegna sono rappresentate dagli elementi ambientali, storici, morfologici, infrastrutturali, di identità territoriale da tutelare e da valorizzare che vengono assunti come criteri di riferimento progettuale. 2 Sono elementi di invarianza strutturale, e pertanto entità fisiche da tutelare e conservare: a) i centri storici b) l’edificato al catasto Leopoldino c) l’edificato al catasto d’impianto d) i fabbricati di interesse storico, architettonico, tipologico e) la viabilità storica e di interesse paesistico f) i boschi g) le aree agricole storiche e/o di pertinenza degli insediamenti h) le Aree di rilevante pregio ambientale i) le aree di reperimento all’interno delle ARPA j) i siti di importanza regionale (SIR) k) le aree di tutela paesistica delle strutture urbane l) il reticolo idrografico e fasce di pertinenza fluviale m) le emergenze geologiche n) i crinali ed i coni di percezione visuale o) i corridoi infrastrutturali p) i corridoi biologici q) gli invasi collinari per uso idropotabile

3.1.1 Descrizione degli elementi di invarianza fisica 3.1.2 I centri storici ed il nucleo storico 1 Costituiti dagli edifici presenti nel Catasto Leopoldino nonché l'edificato al catasto d'impianto (anteriore al 1946). 2 Assolvono alla preminente funzione di insediamento antropico ma per la particolare connotazione architettonica ed urbanistica anche ad una funzione di testimonianza storica e turistica di tipo culturale. 3 I centri storici del territorio comunale di Roccalbegna sono: a) Roccalbegna (centro storico con cinta muraria) b) Cana (centro storico con cinta muraria) c) Vallerona (centro storico privo di cinta muraria) d) Triana (centro storico con cinta muraria) al loro interno, rinviando comunque alle indicazioni di cui al comma 10 dell’art. 30 del PTC, sono oggetto di particolare tutela: - i rapporti tra vuoti e pieni edilizi anche in riferimento ai rapporti tra gli spazi aperti ed edificati; - i particolari architettonici sia che costituiscano elemento strutturale sia che appartengano alla scala formale e decorativa; - le emergenze storico - architettoniche; - le direttrici visive, i percorsi urbani sui tre assi planoaltimetrici; - i percorsi e le sistemazioni al suolo; - i rapporti di bilanciamento tra i nuclei edificati ed il paesaggio vicino - il tessuto morfologico caratteristico o i rapporti tra gli edifici e le aree di pertinenza; - l'allineamento degli edifici con il fronte stradale; - gli elementi architettonici, formali, distributivi e strutturali degli edifici di pregio; - gli elementi architettonici decorativi e strutturali decorativi degli edifici di pregio; 4 Lo Statuto dei Luoghi dispone la applicazione delle regole della “conservazione” Il R.U. dovrà effettuare un’indagine conoscitiva attraverso specifici elenchi sul patrimonio edilizio esistente, al fine di individuare i valori storici, architettonici e ambientali da tutelare e valorizzare attraverso categorie di intervento appropriate ai valori riscontrati e alle invarianti strutturali riconosciute dal P.S. La schedatura del patrimonio edilizio dovrà garantire la descrizione dei seguenti aspetti: 43 - epoca di costruzione; - tipologia edilizia; - numero di piani; - tipo e materiali della copertura; - accessibilità; - destinazione d’uso prevalente ed al piano terra; - paramento murario; - infissi; - area di pertinenza; - caratteristiche architettoniche e strutturali di pregio; - elementi decorativi di pregio; - incongruità; - valore architettonico; - rilevanza ambientale.

3.1.3 I fabbricati ed i nuclei edificati di interesse storico 1 Il R.U. dovrà effettuare un’indagine conoscitiva attraverso specifici elenchi sul patrimonio edilizio esistente ante 1915 in zona extraurbana ed urbana, quali gli agglomerati rurali, le case rurali, le ville, i poderi e gli edifici specialistici, con la rispettiva area di pertinenza, al fine di individuare i valori storici, architettonici e ambientali da tutelare e valorizzare attraverso categorie di intervento appropriate ai valori riscontrati e alle invarianti strutturali riconosciute dal P.S.. La successiva disciplina attuativa, ovvero quella che sarà contenuta nel RU, dovrà tenere conto dei criteri ed indirizzi di cui alla scheda 8.2 e 11.7 del P.T.C. della Provincia di Grosseto. 2 Gli edifici posti all’interno delle UTOE e dei Sistemi insediativi che abbiano interesse e/o valore storico architettonico saranno individuati nel Regolamento Urbanistico, gli edifici o i complessi edificati posti in ambito extraurbano sono individuati nella tavola 8 del quadro conoscitivo. La schedatura degli edifici storici o di interesse storico dovrà contenere: 1. Fase di indagine (rilievo) a) indagine storica e d'archivio; b) rilievo critico e diagnostico (schedatura edifici) (a); c) rilievo degli edifici (in scala 1:200 o 1:500); d) rilievo degli apparati decorativi (fregi, cornici, in scala adeguata); e) rilievo cromatico (indagini di laboratorio, rilievo stratigrafico del colore, ….); f) rilievo degli intonaci (indagini di laboratorio, rilievo stratigrafico dei supporti, ….); g) rilievo dello stato di conservazione e di degrado (in scala 1:200 o 1:500); h) planimetria in cui evidenziare le zone e gli edifici interessati dal rilievo (in scala 1:200 o 1:500). 2. Fase di elaborazione dei dati rilevati e proposte progettuali a) relazione storica; b) relazione illustrativa; c) planimetrie in scala adeguata all'entità dell'intervento (in scala 1:200 o 1:500) con indicati gli edifici e le zone oggetto delle previsioni progettuali; d) profili altimetrici con i prospetti degli edifici (in scala 1:200 o 1:500) con indicazione dei cromatismi previsti; e) Norme Tecniche di Attuazione: normative e prescrizioni differenziate per edifici del centro storico, edifici di recente costruzione e nuovi edifici; f) Indicazioni puntuali per tutti gli edifici schedati nella fase di indagine. Definizione di Sp = superficie pertinenziale Da collegare alla realizzazione di opere accessorie è pari all’interno delle UTOE ad un massimo di 100 volte la superficie coperta, identificata preliminarmente all’interno del mappale catastale graffato e qualora il mappale fosse di dimensioni inferiori al dato generale, con ampliamenti paralleli ai lati del fabbricato esistente fino al raggiungimento del valore di 100 volte la superficie coperta del fabbricato. Nel territorio extraurbano la pertinenza è identificata con gli stessi criteri ma sarà pari a 200 volte la superficie coperta del fabbricato in aree ad esclusiva funzione agricola ed a 100 volte la superficie del fabbricato in aree a prevalente. La fascia di pertinenza degli edifici storici in ambito extraurbano è legata alla effettiva estensione della memoria storico architettonica del luogo, da determinarsi di volta in volta con specifica relazione storica e da riportare negli approfondimenti del Regolamento Urbanistico, non potendo però mai essere inferiore alla “superficie pertinenziale” generica. 3 Nelle more della approvazione del Regolamento Urbanistico si potranno eseguire soltanto gli interventi previsti all’art. 1.6, Norme di Salvaguardia.

44 3.1.4 La viabilità storica e di interesse paesistico 1. Rappresentata dalle reti della viabilità storica, della viabilità principale, della viabilità vicinale e rurale individuate nel catasto Leopoldino ed ancora presenti nel territorio comunale, le strade di crinale e quelle bordate da filari di alberature di pregio o siepi, le strade che offrono particolari panorami o "viste pittoriche", da conservare in quanto costituiscono una trama di fondamentale importanza per la corretta fruizione del territorio, e mettono in relazione le varie aree del paesaggio agrario con le parti urbanizzate del comune. 2. Sono oggetto di tutela, quindi costituiscono elementi di invarianza: - i caratteri planoaltimetrici generali dei tracciati; - le opere di sistemazione e contenimento del terreno - le opere di raccolta e convogliamento delle acque - le opere d'arte ed i segnali di viaggio - le alberature segnaletiche, gli allineamenti arborei e le siepi ornamentali, limitatamente alle - specie vegetali locali - la sistemazione ed i materiali del fondo stradale. 3. In particolare si dovrà tutelare la trama dell’appoderamento distinta tra quella consolidata nel tardo ‘800, avente come base la preesistenza medievale e quella della riforma fondiaria, entrambe elemento fondamentale per la determinazione ed il mantenimento della centralità del complesso del patrimonio storico e culturale inteso quale struttura portante dei valori e della memoria storica delle comunità; questa opera di tutela ha come obiettivo principale l’evitare trasformazioni e comportamenti estranei alla nostra cultura della città e del territorio e come obiettivi secondari la ricerca di un corretto rapporto tra la funzione residenziale e la funzione turistica e la migliore funzionalità socio - economica tra il nucleo residenziale, l’apparato produttivo non agricolo e quello eminentemente agricolo; 4. Il Regolamento Urbanistico dovrà verificarne lo stato e la consistenza, anche rispetto agli elenchi e alle schedature esistenti o di progetto, specificare eventuali trasformazioni dei tracciati storici e diversificare i livelli di tutela (invarianza). 5. Nel caso di presentazione di PAPMAA che includano porzioni di tracciati di validità storica, si dovrà prevedere il recupero in via prioritaria di detti tracciati

3.1.5 I boschi 1 Sono le aree del territorio occupate da boschi individuati come tali ai sensi della normativa vigente in materia comprese quelle collocate all’interno delle ARPA. 2 Salvo diverse prescrizioni più restrittive contenute nel Regolamento Urbanistico per le aree boscate si applicano le norme della L.R. 39/2000, L.R. 40/2004 e successive modificazioni ed integrazioni e regolamento d’attuazione e le norme specifiche del P.T.C. se più restrittive o dettagliate. 3 La natura del vincolo derivante dalla individuazione dei boschi ha sempre efficacia relativa perchè legato alla effettiva natura del soprassuolo al momento dell’intervento. 4 Nelle aree forestali sono vietati gli interventi di nuova edificazione e la realizzazione di nuove infrastrutture, salvo l’apertura di viali e cesse parafuoco in caso di comprovata necessità, nel rispetto degli strumenti sovraordinati e previa acquisizione dei pareri ed autorizzazioni necessarie. 5 Gli interventi all’interno delle aree forestali, volti alla tutela e al corretto uso del bosco, sono disciplinati dalle norme di legge e regolamenti regionali e provinciali in materia. 6 In particolare nei tagli di utilizzazione boschiva dovrà essere tutelata la biodiversità, preservando dal taglio le specie minori eventualmente presenti. 7 Valgono anche le norme riportate ai punti 3.1.8 e 3.1.9 delle presenti norme. 8 Nelle aree boscate di particolare pregio, natura o qualità individuabili nel dettaglio del Regolamento Urbanistico non sarà consentita l'apertura di cesse e viali parafuoco se non con particolari progetti dedicati e comunque nel rispetto del Piano Provinciale Antincendio e previa acquisizione dei pareri del Vincolo 45 Idrogeologico e nella salvaguardia delle forme vegetazionali e dei prodotti del sottobosco 9 Nelle aree boscate sono comunque sempre vietati interventi di nuova edificazione; è vietata la nuova infrastrutturazione, privilegiando l’ammodernamento e la utilizzazione di tracciati di infrastrutture esistenti; è vietata infine ogni attività non compatibile che possa pregiudicare la "struttura" forestale nel suo complesso) 10 Nelle aree boscate sono ammissibili le seguenti attività: a) governo del bosco e del sottobosco ai fini produttivi; b) raccolta dei prodotti del bosco e del sottobosco; c) agricoltura e pascolo; d) interventi connessi alla prevenzione incendi; e) interventi connessi alla garanzia dell'assetto idrogeologico e . idraulico; f) rimboschimento e pratiche fitosanitarie; g) interventi connessi alla tutela dell'assetto faunistico; h) fruibilità e pratiche del tempo libero; i) miglioramento della viabilità forestale esistente con opere di minimo impatto ambientale, finalizzate a migliorare la percorribilità dei tracciati, agevolare le attività selvicolturali e le attività connesse alla prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi; gli interventi volti alla stabilizzazione del fondo stradale alla canalizzazione delle acque e alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere accessorie dovranno essere eseguiti nel rispetto dell’ambiente circostante, facendo attenzione a non alterare lo stato dei luoghi e garantendo la stabilità delle opere nonché la regimazione delle acque. 11 Il PS prescrive la tutela delle piante camporili, delle alberature segnaletiche e stradali significative, dei filari alberati e delle siepi. 12 A tal fine ogni progettazione che comporti la modifica del soprassuolo dovrà contenere: a) la segnalazione di gruppi o piante isolate ed impegno alla loro conservazione; b) l’obbligo della manutenzione di siepi arboree e arbustive con operazioni colturali che ne migliorino la funzionalità (potature, abbattimento di eventuali piante secche, rinfoltimenti con specie autoctone). 13 Il R.U. individuerà le alberature camporili e le formazioni lineari di particolare valore paesaggistico disciplinando le azioni di tutela che dovranno essere poste in atto. Individuerà, inoltre, le piante monumentali sulla scorta della legislazione vigente. 14 Il Piano Strutturale, non ammette alcuna riduzione delle seguenti formazioni arboree ed arbustive: formazioni boscate planiziarie; sugherete; aree boscate comprendenti biotopi; o avendole individuate nel quadro conoscitivo del Piano Strutturale, rimanda all’approfondimento contenuto nel Regolamento Urbanistico la eventuale specifica normativa delle: aree boscate di particolare pregio, natura o qualità le aree soggette a rimboschimento naturale le aree degradate o bisognose di interventi anche ai fini della tutela fitosanitaria e di contenimento del pericolo incendi; aree boscate generiche, in particolare: • tutela vietandone la modificazione in riduzione e prescrivendo una adeguata progettazione per gli ampliamenti, le associazioni vegetali lineari naturali, arboree o arbustive, i filari frangivento, le formazioni riparie dei corsi d'acqua naturali anche ai fini della difesa idraulica • tutela vietandone l’abbattimento e prescrivendone la tutela attiva, le alberature segnaletiche e stradali significative, delle piante isolate (camporili) e quelle a gruppi

46 isolati che rappresentano elementi caratteristici del paesaggio e gli alberi monumentali • individua le aree boscate da trasformare in zone aperte, quale elemento di diversificazione ambientale, necessario per la fauna o elenca le zone con specifiche regole di gestione: Siti Bioitaly • individua le emergenze paesistico-ambientali di interesse locale per sottoporle con gli approfondimenti del R.U. a specifiche norme di tutela e/o modalità di gestione, anche in attuazione della L.R. 49/85. • individua le visuali da salvaguardare, sia lineari - lungo i percorsi -che puntuali - da siti panoramici individua (specificandola nel R.U.) nei casi in cui sia verificata la compromissione di tali visuali le opportune misure di ripristino o quantomeno di mitigazione degli impatti

3.1.6 Aree agricole storiche Non sono state rilevate aree di questa natura, se si eccettua per le pertinenze dei poderi storici o dell’edificato storico in aree extraurbane. Si rimanda comunque alla formazione del R.U. l’analisi di maggior dettaglio del tema 1 Sono le aree di pertinenza degli insediamenti individuati come storici e le aree che presentano particolari sistemazioni agrarie dei terreni riferibili ad azioni intervenute in epoca antecedente alla Riforma Fondiaria e ritenute meritevoli di conservazione dopo una accurata analisi da condurre nella redazione del Regolamento Urbanistico Individuabili nella Tavola 12.0 2 Sono da tutelare: - le eventuali tipologie edilizie e metodi costruttivi tradizionali; - le caratteristiche delle colture agrarie di pregio con il connesso reticolo idrografico e le opere di raccolta e convogliamento delle acque superficiali; - la trama dell’appoderamento consolidata nel tardo ‘800 ed avente come base la preesistenzea medievale, elemento fondamentale per la determinazione ed il mantenimento della centralità del complesso del patrimonio storico e culturale inteso quale struttura portante dei valori e della memoria storica delle comunità; questa opera di tutela ha come obiettivo principale l’evitare trasformazioni e comportamenti estranei alla nostra cultura della città e del territorio e come obiettivi secondari la ricerca di un corretto rapporto tra la funzione residenziale e la funzione turistica e la migliore funzionalità socio - economica tra il nucleo residenziale, l’apparato produttivo non agricolo e quello eminentemente agricolo; 3 Nelle aree agricole storiche non è ammissibile la realizzazione di nuove costruzioni, nè la modifica dell’oggetto della tutela, ovvero delle trame poderali, della conformazione e dell’assetto dell’apparato vegetazionale identificato come storico e delle eventuali opere d’arte agraria.

3.1.7 Aree di tutela paesistica a margine delle strutture urbane . 1 Sono definite aree di tutela paesistica delle strutture urbane le aree specificamente individuate e contigue alle aree edificate vere e proprie ma con caratteristiche di naturalità tali da assimilarle ad aree di grande pregio ambientale, sono parti integranti della percezione visiva che dall'esterno si ha dei centri urbani (Tav. 14.2, 14.3, 14.4, 14.5, 14.6, 14.7). 2 All'interno delle aree di tutela paesistica degli insediamenti non è ammessa la realizzazione di nuovi edifici. 3 Il Regolamento Urbanistico dovrà verificare la possibilità di prescrivere in relazione a particolari abiti di pregio visuale e paesaggistico, il mantenimento e ripristino delle colture tradizionali ed eventuale riconversione di quelle improprie. Il RU individuerà le aree incolte e abbandonate che potranno essere oggetto di interventi di impianto o ripristino di colture tradizionali ovvero di rimboschimento; lo stesso criterio di intervento sarà riservato per le aree boscate con il divieto di introduzione di essenze estranee o non compatibili. Nel caso di interventi di rimboschimento è prescritto l'uso di essenze arboree e cespugliate autoctone. Si prescrive il mantenimento della viabilità esistente vicinale e poderale; sono consentiti solo limitati interventi di adeguamento che non determinino alterazioni morfologiche, Il RU individuerà anche i percorsi 47 pedonali storici che saranno sottoposti a tutela. Nuove infrastrutture saranno ammesse esclusivamente se strettamente funzionali all'esercizio delle attività agricole o se specificamente indicate nel Piano Strutturale. Per i manufatti e le strutture a servizio delle reti di trasporto energetico e di telecomunicazione dovranno prevedersi idonei trattamenti per ridurne o annullarne l'impatto visivo. È consentita la realizzazione di percorsi per il tempo libero attrezzati con piccoli manufatti (sedute, fontane, slarghi di sosta pedonale, recinzioni) in pietra, legno o metallo senza un aumento della superficie impermeabilizzata ; 4 Il Regolamento Urbanistico dovrà verificarne lo stato e la consistenza e dovrà puntualmente definire il tipo di intervento ammissibile. 5 Nelle more della approvazione del Regolamento Urbanistico, qualora fossero presenti fabbricati all’interno di dette aree, si potranno eseguire soltanto interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo.

3.1.8 Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) N23 ARPA ed AREP del Monte Labro

3.1.9 Aree di reperimento all'interno delle ARPA NP 24 ARPA ed AREP di e Gole dell’Albegna 1 All'interno delle porzioni di territorio individuate come A.R.P.A ed aree di reperimento, il Piano Strutturale, rimandando per la normativa di dettaglio alla redazione del Regolamento urbanistico, vieta: a) previsione di nuove espansioni urbane ad eccezione delle zone destinate a parco urbano non attrezzato b) realizzazione di: nuove infrastrutture a rete e puntuali di tipo primario o principale; nuove strutture ricettive, strutture di servizio, villaggi turistici, campeggi, impianti sportivi e per lo spettacolo e serre fisse; volumi interrati solo nelle zone umide, nuova viabilità; sistemazioni esterne di tipo impermeabile, palificate, antenne per ripetitori, piloni ed altri manufatti che alterino la morfologia dei luoghi; c) introduzione di: nuove sistemazioni esterne in aree prive di fabbricati; iscrizioni pubblicitarie; nuovi arredi vegetazionali estranei al contesto ambientale delle stesse A.R.P.A. d) le Varianti Urbanistiche in applicazione dell’art. n.39 della LR 1/2005 che non si riferiscono alla salvaguardia, al ripristino ed al recupero degli assetti paesistico ambientali; e) alterazione di crinali, elementi tipici delle sistemazioni agrarie e della struttura fondiaria, emergenze geomorfologiche, calanchi e biancane; f) riduzione e trasformazione delle zone umide e degli apporti acquiferi; g) rimozione di : elementi di pareti rocciose, minerali cristallini, fossili affioranti; h) eliminazione di: formazione arboree di argine, ripa, golena; alberature segnaletiche di confine, di arredo e stradali; i) attività e interventi di: scarico di materiali di riporto e di risulta di scavi; raccolta in superficie di ghiaia, sabbie e sassi; eliminazione di alberi caratteristici del paesaggio, siano essi isolati o a gruppi; imboschimento con specie non autoctone, utilizzazione differente dal rimboschimento o da colture foraggere perenni dei versanti con pendenza superiore al 35%; sbarramenti in alveo. 2 All'interno delle porzioni di territorio individuate come A.R.P.A ed Aree di reperimento, il Piano Strutturale, rimandando per la normativa di dettaglio alla redazione del Regolamento urbanistico, consente: a) il riconoscimento di situazioni di fatto non formalizzate negli S.U. vigenti e compatibili con l'assetto delle A.R.P.A (Nel Piano Strutturale di Roccalbegna queste “situazioni” non sono presenti).; b) la costruzione di residenze rurali ed annessi per i soli IAP;

48 c) la applicazione della vigente Legge Regionale per lo svolgimento della attività di agriturismo ad eccezione dell' "agricampeggio" ( l’agriturismo dovrà essere praticato soltanto nell’ambito della volumetria esistente, senza deroghe ); d) l'adeguamento della segnaletica stradale e di informazione turistica; la installazione di segnaletica per la valorizzazione delle A.R.P.A. (la segnaletica, realizzata con materiali naturali, dovrà essere uniformata su tutto il territorio comunale) e) il potenziamento, ammodernamento e ristrutturazione della viabilità comunale, provinciale e statale esistente compresi gli interventi di messa in sicurezza per la viabilità vicinale; f) il riuso del patrimonio edilizio esistente con cambio di destinazione d'uso per attività compatibili con le caratteristiche intrinseche dell'A.R.P.A.; si ricorda che sono attività compatibili con la natura dell’ARPA localizzata in territorio del Comune di Roccalbegna tutte quelle legate alla valorizzazione turistica dell’area stessa, generalmente caratterizzata dalla presenza di bosco d’alto fusto. Non saranno permesse in alcun caso diminuzioni della superficie boscata e aumento di volume dei fabbricati esistenti; g) la realizzazione di sistemazioni esterne agli edifici esistenti, sempre limitatamente alle aree di pertinenza, da prevedersi nell'estremo rispetto degli aspetti paesaggistico ambientali tipici del luogo ed il mantenimento od il miglioramento del rapporto di permeabilità esistente al momento dell’intervento; h) l'ampliamento di edifici esistenti solo per gli IAP; i) l'apertura di piste fuori strada per mezzi motorizzati necessari alle attività agro-silvo-pastorali o all'approvvigionamento di: rifugi, posti di soccorso, abitazioni non altrimenti raggiungibili, esecuzione di opere pubbliche escluse quelle non ammesse ai sensi dell’art. 20, comma 9 del P.T.C., funzioni di vigilanza, spegnimento incendi, protezione civile j) la realizzazione di: infrastrutture per protezione civile e difesa idrogeologica, idraulica e del suolo; k) piste per prevenzione e spegnimento incendi; opere di cantiere temporanee e funzionali all'attività archeologica; 3 Per quanto riguarda la localizzazione gli interventi di cui ai punti precedenti dovranno: a) non interessare i crinali così come individuati nelle tavole del quadro conoscitivo e quindi essere posti da essi a distanza tale da non superare mai in altezza il crinale stesso b) non interessare i tracciati e le aree di rispetto delle acque superficiali, in aree alluvionabili, in aree di pendenza superiore al 35%, così come individuate nel quadro conoscitivo c) non modificare la continuità del soprassuolo o essere visibili dai tracciati stradali percorribili con mezzi meccanici d) essere schermate con alberature di pregio formate da specie autoctone. 4 Per quanto riguarda i parametri edilizi gli interventi di cui ai punti precedenti dovranno: a) essere realizzati solo a completamento di nuclei esistenti a conformazione chiusa b) essere adeguati alla tipologia insediativa esistente e quindi non superare i due piani fuori terra, comunque non potranno mai essere più alti del volume al quale si affiancassero c) identificare l’unità minima di intervento nel nucleo poderale, se esistente, o comunque non interessare superfici di riferimento inferiori ai 25 ha. 5 Per quanto riguarda le sistemazioni esterne, dovranno essere adottati criteri di inserimento e caratteristiche realizzative proprie del contesto ambientale interessato, non ammettendo la suddivisione del territorio rurale con recinzioni non consone al contesto paesaggistico ambientale, escludendo tipologie riconducibile a contesti urbani ed in particolare non utilizzando tecnologie o finiture che riducano l’esistente grado di permeabilità del terreno. La D.G.R. 12/00 (ex D.C.R. 230/94) prevede per i nuovi interventi insediativi e relative opere infrastrutturali accorgimenti atti a ridurre l’impermeabilizzazione del suolo, ciò al fine di non far

49 diminuire i tempi di corrivazione dei bacini imbriferi, riducendo così il rischio di piene, e per favorire l’infiltrazione delle acque e la ricarica delle falde sotterranee. La normativa impone che, su tutto il territorio comunale, la realizzazione di nuovi edifici e manufatti deve garantire il mantenimento di una superficie permeabile pari ad almeno il 25% della superficie fondiaria di pertinenza. I nuovi spazi pubblici e privati destinati a piazzali, parcheggi e viabilità ciclopedonale e meccanizzata, devono essere realizzati con modalità e materiali che consentano l’infiltrazione delle acque. Nella manutenzione o nel rifacimento delle viabilità esistenti si dovranno attuare interventi volti a favorire la penetrazione dell’acqua piovana nel sottosuolo. Deve essere evitato, quanto più possibile, il convogliamento delle acque piovane nei corsi d’acqua iscritti nell’elenco della D.G.R. 12/00 (ex D.C.R. 230/94) , in tal caso è possibile dirigere le acque in aree adiacenti con superficie permeabile senza che si determinino fenomeni di ristagno. 6 All'interno delle porzioni di territorio individuate come A.R.P.A ed aree di reperimento, il Piano Strutturale rimanda alla redazione del Regolamento urbanistico per l’individuazione e la disciplina nei complessi vegetazionali naturali e artificiali di consolidato interesse paesaggistico, gli interventi colturali per assicurare la conservazione e la tutela, tendendo alla ricostruzione della vegetazione e favorendo la diffusione delle specie tipiche locali.

3.1.10 I Siti di Importanza Regionale (S.I.R.) 1 In applicazione della Legge regionale 6 aprile 2000, n.56 (norme per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna) 2 Perimetrazione dei siti di importanza regionale e designazione di zone di protezione speciale in attuazione delle Direttive CEE n. 79/409 e n. 92/43. 3 Il Piano Strutturale riporta i due siti individuati dalla Regione e nel dettaglio: o SIR 119 Alto corso del Fiume Fiora Codice Natura 2000 IT51A0019 o SIR 118 Monte Labbro ed Alta Valle dell’Albegna Codice Natura 2000 IT51A0018 o SIN B22 Torrente Trasubbie Codice Natura 2000 IT51A0103 4 In relazione a tali ambiti dovrà essere redatta una specifica valutazione di incidenza con la descrizione degli habitat, della flora e della fauna, il loro stato di conservazione e i livelli di criticità di ciascun sito. (Il riferimento normativo è all’articolo 81 del P.I.T.) 5 In applicazione della Legge regionale 6 aprile 2000, n.56 (norme per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna) 6 Il Piano Strutturale riporta i siti individuati dalla Regione Toscana. 7 Per tutti i progetti e piani di intervento che non hanno attinenza alla gestione naturalistica di tali siti, ma che si riferiscono direttamente il loro territorio o influiscono anche indirettamente su di esso dovrà essere redatta una specifica valutazione di incidenza con la descrizione degli habitat, della flora e della fauna, il loro stato di conservazione e i livelli di criticità di ciascun sito. 8 Dovranno essere descritti gli interventi di trasformazione, insediativi e infrastrutturali, indicando fornendo, le misure per evitare, ridurre o compensare eventuali effetti negativi sugli habitat e sulle specie presenti nei singoli S.I.R. 9 La valutazione d'incidenza deve essere presentata all'amministrazione comunale dai soggetti titolari di piani e progetti influenti sul SIR, preventivamente o contestualmente alla presentazione dei piani o dei progetti e sarà oggetto di valutazione preliminare; solo dopo l’esito positivo della valutazione di incidenza l'Amministrazione comunale potrà espletare l'istruttoria del piano o progetto. 10 Il Piano strutturale assume come prescrittivi gli obbiettivi e le misure di conservazione indicati nella relazione d’incidenza. 11 Pur non prevedendo il PS azioni di trasformazione all’interno dei SIR, qualunque intervento che possa avere effetti diretti sul sito interessato, compresi quelli relativi alla pianificazione forestale è subordinato alla valutazione d’incidenza . 12 All’interno dei SIC/ZPS/SIR non è consentita l’asfaltatura delle strade comunali e vicinali esistenti.

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3.1.11 II reticolo idrografico e fasce di pertinenza fluviale 1 La trama di fiumi, torrenti e fossi costituente il reticolo idrografico principale e la loro pertinenza che contribuisce all'equilibrio complessivo del regime delle acque, coì come individuata nel Piano di bacino. 2 Sono da tutelare compatibilmente alle previsioni sovracomunali di sfruttamento della risorsa: o gli alvei ed i percorsi fluviali con particolare riguardo alle confluenze; o le opere di difesa idraulica compresi i relativi manufatti; o la vegetazione riparia. Il Regolamento Urbanistico dovrà verificarne lo stato e la consistenza e dovrà definire il tipo di intervento ammissibile.

3.1.12 Le emergenze geologiche 1 I geotipi, intesi come aree dove la presenza di particolari formazioni geologiche inducono ad una azione di tutela che limiti, controlli e se necessario inibisca la loro modificazione, controllando il grado di antropizzazione e le caratteristiche degli interventi proposti. Per gli stessi sono da favorire interventi di valorizzazione anche ai fini della promozione dei percorsi geoturistici. Con il R.U. si redigerà una norma di dettaglio anche secondo gli indirizzi definiti dalla disciplina regionale e provinciale.

3.1.13 Corridoi infrastrutturali 1. Sono rappresentati dalle le aree interessate dalle previsioni di nuove infrastrutture di servizio a rete ed in particolare dalla nuova viabilità comunale, sovracomunale e suoi adeguamenti. 2. I tracciati riportati negli elaborati grafici del Piano Strutturale sono indicativi e, pertanto, sono consentiti adeguamenti in sede di progetto esecutivo dell'opera. 3. Tali aree hanno valore di invariante 4. Sono da tutelare (fino alla realizzazione delle infrastrutture previste che sostituiranno come invariante la previsione del Piano Strutturale): • i tracciati della viabilità di progetto; ( per tracciato si intende l’ambito territoriale all’interno del quale si potrà sviluppare l’intervento di nuova costruzione, di modifica o di ammodernamento; tale ambito avrà spessore variabile (così come individuato in cartografia) ed al suo interno non potranno essere realizzate opere che possano costituire una servitù o impedire l’attuazione della previsione). • le fasce di rispetto come individuate dal Codice della Strada. 5. In sede di formazione del Regolamento Urbanistico le invarianti rappresentate dai corridoi infrastrutturali potranno essere considerate come “elementi attivi” della pianificazione, ai quali collegare le previsioni di dettaglio (strade di importanza secondaria, derivazione delle reti acquedottistiche, tracciati privilegiati per derivazioni delle reti energetiche, ecc.) Si dovrà seguire il criterio generale del contenimento dell’impatto che le infrastrutture hanno sul territorio, sia nel caso di nuove realizzazioni che nei casi di adeguamento e ammodernamento delle infrastrutture esistenti. Sarà comunque prioritaria la manutenzione e l’adeguamento delle infrastrutture esistenti rispetto alla realizzazione di nuove. Il R.U. dovrà definire le modalità di intervento in relazione alla conservazione e tutela delle risorse essenziali del territorio, cercando di ridurre gli effetti sui caratteri propri del paesaggio montano e collinare oltre che rurale. Gli interventi di miglioramento o potenziamento delle strade dovranno essere realizzati con particolare attenzione alla tutela del paesaggio. Nelle fasce di rispetto stradale, così come definite dal Codice della Strada e nelle fasce riportate nelle tavole di PS, sono consentiti solo interventi di 51 adeguamento e potenziamento del tracciato senza che ciò comporti variante al P.S. Per quanto riguarda i criteri tecnici per la progettazione, realizzazione e gestione di impianti di illuminazione esterna il PS recepisce le disposizioni transitorie dell’art. 37 della L.R. n° 39/2005 (Disposizioni in materia di energia) che saranno intese come indirizzi per la redazione del RU: 1. Impegnare preferibilmente sorgenti luminose a vapori di sodio ad alta pressione o con efficienze luminose equivalenti o superiori; possono essere utilizzati altri tipi di sorgenti dove è assolutamente necessaria la corretta percezione dei colori. 2. Per le strade con traffico motorizzato, selezionare ogniqualvolta ciò sia possibile, i livelli minimi di luminanza ed illuminamento consentito dalle normative UNI 10439 o dalla norma DIN 5044. 3. Evitare per i nuovi impianti l'adozione di sistemi di illuminazione a diffusione libera o diffondenti o che comunque emettano un flusso luminoso nell'emisfero superiore eccedente il 3 per cento del flusso totale emesso dalla sorgente. 4. Limitare l'uso di proiettori ai casi di reale necessità, in ogni caso mantenendo l'orientazione del fascio verso il basso, non oltre i sessanta gradi (60°) dalla verticale. 5. Adottare sistemi automatici di controllo e riduzione del flusso luminoso, fino al 50 per cento del totale, dopo le ore 22 o dopo le ore 23 nel periodo di ora legale, e adottare lo spegnimento programmato totale degli impianti ogniqualvolta ciò sia possibile, tenuto conto delle esigenze di sicurezza. 6. Impiegare, laddove tecnicamente possibile, impianti che rispondano ai contenuti delle “Linee Guida per la progettazione, l’esecuzione e l’adeguamento degli impianti di illuminazione esterna” di cui alla deliberazione di Giunta regionale 27 settembre 2004, n. 962.

3.1.14 I crinali ed i coni di percezione visuale I crinali principali e secondari , dove storicamente si sono insediati i principali borghi ed i maggiori insediamenti rurali (poderi storici), ed i coni di percezione visuale , identificati come ambiti di particolare pregio apprezzabili dal viaggiatore sia in posizione statica che dinamica, da individuare nel dettaglio del Regolamento Urbanistico, dovranno essere tutelati impedendo la formazione di nuovi insediamenti o la localizzazione di attrezzature tecnologiche che possano modificarne stabilmente la percezione. Criteri di salvaguardia dei crinali e dei coni visuali e contestuali indirizzi per la formazione del R.U.: 1 Oggetto della tutela deve essere non solo la conservazione degli scorci paesaggistici di particolare pregio estetico e/o culturale ma anche la loro ricostituzione, ove questi risultino compromessi. 2 Questo deve avvenire in correlazione con l’esigenza di assicurare l’accessibilità dei punti di vista. 3 La salvaguardia di queste due entità deve essere “attiva”, cioè deve consentire trasformazioni dei luoghi che non ne compromettano la conservazione e qualora necessario, deve essere accompagnata da misure di conservazione tali da mantenere inalterati gli aspetti significativi del paesaggio. 4 Lo scopo sarà quello di individuare una disciplina che sia in grado di armonizzare le esigenze economiche con quelle sociali e ambientali. 5 All’interno dei coni visuali sono consentiti esclusivamente gli interventi che non alterino le caratteristiche peculiari del luogo, la sua immagine paesaggistica e le prospettive panoramiche. A questo fine deve essere mantenuta la coerenza architettonica con gli altri edifici facenti parte della veduta, ed il rispetto dei materiali e delle finiture esterne che dovranno integrarsi con l’ambiente esterno. Sono inoltre tutelati (o ripristinati con progetti specifici) tutti quegli elementi che dall’analisi visuale risultano costituire fattori di “riconoscibilità” (sistema irriguo, percorsi intrapoderali, elementi di naturalità diffusa).

52 6 Vengono inoltre tutelati quei coni visivi che abbiano la caratteristica di “punti di vista panoramici”. (I coni visivi saranno individuati nel corso della redazione del Regolamento urbanistico e nell’ambito della valutazione di incidenza di ogni intervento proposto). 7 A questo fine è fatto divieto di edificazione nelle aree di primo piano rispetto al punto di vista per 1000 m dal punto di osservazione. Particolare attenzione verrà posta alla cartellonistica pubblicitaria. In ogni caso nell’area di primo piano del cono visuale gli interventi dovranno essere sottoposti a valutazione di “incidenza visuale”. 8 Obiettivo principale della valutazione di incidenza visuale sarà la tutela del carattere identitario della “figura territoriale”che caratterizza il cono visuale attraverso una descrizione dei caratteri strutturanti e le regole di costruzione di lunga durata, cui attenersi per le trasformazioni. Poiché il paesaggio, soprattutto vasto e aperto non può essere museificato, occorrono regole di trasformazione che rispettino le invarianti e l’individualità della figura territoriale. Le diverse figure territoriali sono individuate dalle schede descrittive di ogni cono visuale che saranno allegate al Regolamento Urbanistico. 9 Le indicazioni progettuali e normative, di cui sopra, sono da intendere come indicazioni per la successiva stesura del R.U. In sede di R.U., nell’ambito della schedatura del patrimonio edilizio di interesse ambientale-documentale, potrà essere integrata l’individuazione dei siti di interesse panoramico.

3.1.15 I corridoi biologici Definizioni e contestuali indirizzi per la redazione del R.U. 1 All'interno dei Corridoi Biologici deve essere attentamente valutata la compatibilità della realizzazione di nuove costruzioni prestando attenzione e disponendo una specifica valutazione di incidenza per verificare la interazione tra la permanenza e lo spostamento della fauna sia terrestre che avicola e le caratteristiche dei manufatti. 2 Gli edifici esistenti sono sottoposti alla specifica normativa propria di ciascun Sub Sistema di Paesaggio. 3 È previsto il mantenimento il ripristino delle aree boscate ed il divieto di introduzione di essenze estranee ed infestanti. Nel caso di interventi di rimboschimento è richiesto l'uso di essenze arboree e cespugliate autoctone finalizzate alla tutela della fauna con preferenza per gli alberi da frutto selvatici e per la vegetazione riparia 4 Mantenimento e ripristino delle colture tradizionali ed eventuale riconversione di quelle improprie. Per le radure incolte e abbandonate, in alternativa all'impianto o ripristino di colture tradizionali, è consentito l'allevamento zootecnico allo stato semibrado in aree organizzate a pascolo arborato. 5 È prescritto il mantenimento della viabilità esistente compreso quella vicinale e poderale ed è fatto divieto (salvo alcune specifiche e documentate esigenze) di asfaltatura delle stesse; sono consentiti solo limitati interventi di adeguamento che non determinino alterazioni morfologiche. 6 Nuove infrastrutture saranno ammesse esclusivamente se strettamente funzionali all'esercizio delle attività agricole, di vigilanza e per la sicurezza antincendio Per i manufatti e le strutture a servizio delle reti di trasporto energetico e di telecomunicazione dovranno prevedersi idonei trattamenti per ridurne o annullarne l'impatto visivo e funzionale (es. elettrodotti che impediscano il passaggio in sicurezza dei volatili o recinzioni che penetrino nel terreno ed impediscano il passaggio della fauna) 7 II R.U. disciplinerà la eventuale realizzazione delle opere destinate a regolamentare il corso delle acque e a conservare i manufatti esistenti (ponti, briglie, etc..).

3.1.16 Gli ambiti destinati alla localizzazione di invasi collinari per uso idropotabile (da realizzare con derivazione nei momenti di piena e di massimo

53 apporto) 1 In alcune aree strategiche del territorio comunale definte dal presente PS (Tav. 11.2) e da dettagliare nel R.U. e comunque sempre al di fuori delle zone vincolate (ARPA, AREP, SIC, SIR, ecc.), sono individuati ambiti compatibili con la formazione di invasi per uso idropotabile ed opere di ingegneria idraulica per la laminazione delle piene ed individuati nel Piano come “invarianti fisiche”. 2 E’ prevista la conformità con il P.T.C. (articolo 9) ed il P.I.T. e la eventuale valutazione ambientale dello specifico progetto di realizzazione. 3 Inoltre il RU conterrà i seguenti approfondimenti: a) individuazione delle aree di possibile laminazione delle piene da sottoporre a specifica normativa di tutela b) valutazione del mantenimento di un adeguato equilibrio del trasporto solido 4 Tali invasi potranno essere realizzati soltanto a seguito dell’ottenimento dei pareri favorevoli di tutti gli enti ed organismi interessati alla attuazione della previsione.

3.2 Invarianti prestazionali 3.2.1 Invarianti prestazionali per il territorio insediato 1 Ai sensi dell'ari. 15 del P.I.T. sono considerate Invarianti del territorio le seguenti prestazioni relative agli insediamenti: a) la qualità ambientale, funzionale e la adeguata dotazione di servizi, per gli insediamenti urbani prevalentemente residenziali b) la continuità del rapporto tra la cultura della città espressa dal centro antico e la collettività dei cittadini c) la centralità del complesso del patrimonio storico e culturale inteso quale struttura portante dei valori e della memoria storica delle comunità d) un corretto rapporto tra la funzione residenziale e la funzione turistica per i centri antichi caratterizzati da forte attrazione turistica e) la migliore funzionalità socio - economica a livello aziendale e di sistema produttivo/commerciale per gli insediamenti urbani prevalentemente produttivi

3.2.2 Invarianti prestazionali del territorio rurale 1 Ai sensi dell'art. 16 del P.I.T. sono considerate Invarianti del territorio le seguenti prestazioni relative al territorio rurale: a) la reversibilità dei processi di degrado in corso; b) la valorizzazione delle risorse naturali; c) la riqualificazione territoriale ed ambientale, la ricomposizione delle relazioni e delle continuità biotiche ed ecologiche con particolare riferimento alle aree a protezione naturale; d) il rapporto tra qualità delle risorse idriche e l'utilizzazione della stessa. e) l'individuazione di specifici assetti territoriali di riferimento, insediativi e di struttura del paesaggio rurale, che siano coerenti con le trasformazioni territoriali e con quelle indotte dal settore produttivo agricolo e che garantiscano il mantenimento o l'incremento della qualità del paesaggio stesso e delle sue componenti fìsiche, intese come rappresentazione dell'equilibrio tra la presenza umana e gli ecosistemi. f) la conservazione di equilibri in modo che la competitività ed il rispetto delle regole di mercato sia coniugabile con la sostenibilità ed il rispetto dell'ambiente; g) l'attivazione ed il potenziamento condizioni di redditività delle attività rurali, compreso il turismo rurale e l'agriturismo in modo che l'agricoltura possa svolgere appieno anche il ruolo di tutela della qualità del paesaggio come equilibrio tra le attività umane e la trasformabilità delle risorse essenziali; h) le condizioni territoriali di mantenimento e di "sviluppo" degli insediamenti rurali in modo da valorizzare il ruolo nella preservazione e gestione del territorio da parte delle imprenditorialità agricole e delle "popolazioni rurali";

54 i) la valorizzazione della diversità dell'agricoltura in rapporto alle diversità territoriali in cui questa viene esercitata rispetto alla sostenibilità dello sviluppo ed alla valorizzazione delle risorse locali.

3.2.3 Usi Civici 1 Negli elaborati grafici sono localizzati terreni di proprietà collettiva (vedi Tavola 5.1) relativi alla comunità di Roccalbegna per i quali si rimanda all’A.S.B.U.C. di competenza. 2 Queste aree definite dal P.T.C. “contenitori ambientali” costituiscono una risorsa importante per i residenti che ne beneficiano, inoltre con la gestione collettiva dei boschi e delle risorse territoriali presenti l’A.S.B.U.C. svolge un’azione socialmente aggregante mediante un sistema di gestione democratico e pubblico delle proprietà. 3 Nel caso in cui l’A.S.B.U.C. ravvisasse l’opportunità di utilizzare parte del patrimonio collettivo per altri scopi, mutandone la destinazione d’uso al fine di affidarlo in concessione o alienarne la proprietà a terzi, tali azioni potranno essere espletate mediante autorizzazione della autorità tutoria (oggi Regione Toscana) nel rispetto delle vigenti leggi in materia (oggi L.1766/27e Reg. Prov.le 322/28), previa dimostrazione del pubblico interesse. 4 Su questi saranno applicate le norme del resto del territorio secondo la disciplina dell’u.d.p. di appartenenza e le norme di cui all’art. 23 del P.T.C.. 5 L’A.S.B.U.C. comunicherà al Comune ogni variazione della consistenza di tali proprietà, in modo da mantenere il quadro conoscitivo sempre aggiornato. 6 In caso di alienazione di porzioni di proprietà collettiva i proventi saranno investiti in opere permanenti od immobili in genere, di pari o maggiore entità economica ed a beneficio della popolazione; la applicazione di tale previsione sarà garantita dagli organi competenti (Regione).

4.0 STATUTO DEI LUOGHI Disposizioni generali 1. Il Piano Strutturale attraverso lo statuto dei luoghi stabilisce la disciplina urbanistica del territorio e delle sue risorse, così come individuate nelle tavole del gruppo 14.0. 2. Lo statuto dei luoghi è definito come combinazione di fattori relativi ai modi di intervento ed alle destinazioni d’uso, secondo il seguente schema: • “ambiti urbani consolidati”. • “ambiti urbani da consolidare” • “ambiti urbani del recupero e della conservazione” • “ambiti urbani da trasformare” • “ambiti di particolare pregio paesistico ambientale” • “ambiti delle aree agricole deboli ai margini dell’edificato urbano (orti e coltivazioni marginali)” • “poderi e nuclei edificati in ambito extraurbano” Il Regolamento Urbanistico, nel rispetto dei contenuti e delle indicazioni dello Statuto dei luoghi, deve stabilire e definire i tipi di intervento relativi ai singoli edifici e spazi aperti dell’intero territorio comunale che, per casi specifici e puntualmente definiti e motivati, potranno discostarsi, integrandole, dalle indicazioni dello Statuto dei luoghi, in conseguenza al passaggio ad una scala di maggior dettaglio e ad una maggiore conoscenza dello stato dei luoghi e con il solo scopo di dare una migliore attuazione agli obiettivi generali espressi negli ambiti di riferimento. Per quanto attiene alle aree da sottoporre ad interventi di trasformazione, il Regolamento Urbanistico verifica la fattibilità degli interventi previsti secondo i criteri ed i contenuti del Piano Strutturale, valutando gli effetti ambientali delle trasformazioni, specificandone le eventuali e necessarie misure di mitigazione. La verifica delle trasformazioni rispetto all’aumento, al mantenimento o alla diminuzione del carico ambientale e l’individuazione delle conseguenti misure correlate al cambiamento, è condizione indispensabile e vincolante per la conferma e l’attuazione delle previsioni degli interventi trasformativi. 55 Per ogni intervento che preveda nuovi impegni di suolo dovranno essere garantite opere di prevenzione e di recupero del degrado ambientale identificabili genericamente in azioni e manufatti concernenti: • la difesa del suolo; • la messa in sicurezza da esondazioni e/o frane; • l’approvvigionamento idrico e depurazione; • lo smaltimento rifiuti solidi; • la disponibilità di energia; • la accessibilità e la mobilità.

4.1 Ambiti urbani consolidati Per ambito urbano consolidato si intende la città esistente, stabilmente configurata e definita, generata anche dall’attuazione di strumenti urbanistici e non ulteriormente modificabile. In tale ambito rientrano anche il Centro Storico e gli altri siti localizzati nel territorio comunale che presentano particolari qualità dal punto di vista storico, architettonico con una conformazione morfologica compiuta e paesaggisticamente rilevante. Il Centro storico è generalmente rappresentato dall’edificato riportato nel catasto Leopoldino. 1 Sono consentiti interventi volti al mantenimento e/o al recupero di una risorsa individuata, nella struttura morfologica, tipologica, fisica dei manufatti e degli spazi liberi che la costituiscono. In detti ambiti sono ammessi gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di ristrutturazione e di restauro con esclusione di quanto previsto ai punti 1, 2 e 3 della lett. d, comma 2, art. 79 della L.R.T. 01/2005. 2 Il Regolamento Urbanistico dovrà operare una maggiore articolazione delle diverse categorie del restauro (risanamento conservativo, restauro scientifico, restauro con modificazione con opere della destinazione d’uso originaria) nonché un’articolazione delle categorie della ristrutturazione. 3 Il Regolamento Urbanistico deve inoltre prevedere e disciplinare: o gli interventi di sola manutenzione ordinaria e straordinaria, in quei contesti specifici dove si riconoscono condizioni assolutamente inalterabili e/o modificabili e dove si rilevano non essere necessari interventi volti ad adeguare i caratteri esistenti degli edifici e degli spazi aperti; o gli interventi volti ad adeguare i caratteri esistenti rispetto ad una migliore funzionalità dell’edificio o degli spazi aperti e a migliorarne le condizioni d’uso; o gli interventi finalizzati a conferire alle parti del territorio e agli edifici una differente articolazione tra le parti, in termini di distribuzione, che migliorandone le condizioni d’uso, comunque non ne modifichino i caratteri e la struttura. Nel caso di individuazione di ambiti inedificati, si rimanda alla normativa di dettaglio contenuta nel R.U. e riguardante la formazione di eventuali piani di recupero finalizzati al completamento residenziale o a standards.

4 Le aree definite come “ambiti di particolare pregio paesistico ambientale” sono considerate inedificabili e protette, generalmente destinate alla formazione di aree verdi pubbliche.

4.2 Ambiti urbani da consolidare Per ambito da consolidare si intende la porzione di città avente in larga parte le caratteristiche della città consolidata ma all’interno della quale si rilevano spazi ed opportunità per il ridisegno urbano o possibilità di completamento edilizio contenute negli strumenti urbanistici vigenti ma non ancora attuate 1 E’ consentita una azione innovativa e migliorativa. Sono ammessi gli interventi finalizzati a conseguire l’obiettivo della riqualificazione, fino alla scala della singola particella urbana ed a condizione che venga dimostrato un miglioramento rispetto alle condizioni di partenza. Rientrano tra detti interventi le opere di bonifica, di adeguamento tecnologico, di riassetto viario; 2 Il Regolamento Urbanistico, deve prevedere e disciplinare:

56 • interventi volti ad adeguare i caratteri esistenti alle nuove esigenze e/o di fruibilità, ad eliminare elementi estranei e comunque a migliorarne le condizioni d’uso, anche attraverso l’inserimento di nuovi impianti; • interventi finalizzati a conferire all’edificio una differente e più razionale articolazione distributiva, anche attraverso modifiche ed ampliamenti che si rendessero necessari; • interventi finalizzati alla riorganizzazione, anche distributiva e planimetrica, con il mantenimento dei preesistenti rapporti urbanistici. • interventi di completamento edilizio e/o interventi contenuti e limitati di nuova edificazione nei limiti del Piano Strutturale a ricucitura delle aree poste all'interno della città con morfologia e tipologia caratteristica del luogo di appartenenza; • la utilizzazione degli ambiti produttivi esistenti anche a fini commerciali sia per prodotti di produzione propria che esterna. • il riuso del patrimonio edilizio esistente con funzioni compatibili con il sistema della struttura residenziale e dei servizi per la residenza e per il turismo;

4.3 Ambiti urbani del recupero e della conservazione Sono quelle parti di territorio nelle quali si renda necessaria un’operazione di riprogettazione con criteri di tutela dell’assetto urbanistico delle aree stesse, tendendo all’arresto di una tendenza in atto verso la casuale urbanizzazione. Si prescrive: • difesa e valorizzazione delle risorse agricole e dei sistemi irrigui tradizionali dai processi di degrado e trasformazione indotti dall’influenza urbana; • definizione e controllo della “fringe area” tra nucleo urbano e territorio aperto con la costituzione di una fascia di verde agricolo strutturato, da normare nel dettaglio del Regolamento urbanistico; • riduzione delle interazioni ed influenze degli sviluppi urbanistici e infrastrutturali sull’ambito agricolo; • trasformazione e recupero degli edifici esistenti in strutture turistico – ricettive e residenziali. • rinaturalizzazione generalizzata con l’introduzione di regole precise per l’uso;

4.4 Ambiti urbani da trasformare Per ambito urbano da trasformare si intende la porzione di territorio insediato per il quale si rende necessaria un’operazione di trasformazione dell’assetto morfologico e tipologico degli edifici e degli spazi aperti esistenti. 1 E’ consentita un’operazione di trasformazione dell’assetto morfologico e tipologico degli edifici e degli spazi aperti esistenti. 2 Il Regolamento Urbanistico, prevederà e disciplinerà: • interventi volti alla riorganizzazione distributiva e planivolumetrica di una singola parte di territorio, anche con modifica degli esistenti rapporti urbanistici (ovvero la modifica del rapporto tra gli spazi pubblici e quelli destinati agli insediamenti privati a favore dei primi). • interventi di modifica e/o sostituzione del tessuto edilizio ed urbanistico esistente. • interventi di nuova edificazione e/o di nuovo assetto degli spazi aperti.

4.5 Ambiti di particolare pregio paesistico ambientale Sono quelle aree specificamente individuate in tutte le tavole delle UTOE (14.2, 14.3, 14.4, 14.5, 14.6, 14.7) e contigue alle aree edificate vere e proprie ma con caratteristiche di naturalità tali da assimilarle ad aree di grande pregio ambientale, sono parti integranti della percezione visiva che dall'esterno si ha dei centri urbani. 1 Si prescrive il mantenimento e ripristino delle colture tradizionali ed eventuale riconversione di quelle improprie. Le aree incolte e abbandonate potranno essere oggetto di interventi di impianto o ripristino di colture tradizionali ovvero di rimboschimento; lo stesso criterio di intervento sarà riservato per le aree boscate con il divieto di introduzione di essenze estranee o non compatibili. Nel caso di interventi di rimboschimento è richiesto l'uso di specie arboree e cespugliate autoctone. Si prescrive il mantenimento della viabilità esistente compreso quella vicinale e 57 poderale; sono consentiti solo limitati interventi di adeguamento che non determinino alterazioni morfologiche. Nuove infrastrutture saranno ammesse esclusivamente se strettamente funzionali all'esercizio delle attività agricole o se specificamente indicate nel Piano Strutturale. Per i manufatti e le strutture a servizio delle reti di trasporto energetico e di telecomunicazione dovranno prevedersi idonei accorgimenti per ridurne o annullarne l'impatto visivo. È consentita la realizzazione di percorsi per il tempo libero attrezzati con piccoli manufatti (sedute, fontane, slarghi di sosta pedonale, recinzioni) in pietra, legno o metallo senza un aumento della superficie impermeabilizzata ; 2 Non è ammessa la realizzazione di nuovi edifici. 3 In particolare gli usi e le attività ammissibili sono quelle riferibili alla manutenzione ordinaria, straordinaria, del restauro e della ristrutturazione dei soli volumi esistenti. 4 Il Regolamento Urbanistico individuerà il patrimonio edilizio esistente all’interno di dette aree e definirà le tipologie di intervento ammissibile per ciascun fabbricato.

4.6 Ambito dell’area agricola debole a margine dell’edificato urbano (orti e coltivazioni marginali) Rientrano in questo ambito (individuato nella Tav. 7 del Quadro Conoscitivo): 1. le aree coltivate ad orti e/o infrastrutturate con derivazioni urbane, caratterizzate dalla presenza di giardini e cortili, ovvero di spazi delimitati da edifici od opere edilizie, strutturati con prato, pavimentazioni, percorsi pedonali, coltivazioni marginali, e similari. 2. le aree agricole deboli incolte, ma interessate da fenomeni anche rudimentali di infrastrutturazione urbana, ovvero terreni di pertinenza diretta o indiretta delle abitazioni, destinati a colture orticole, alberi da frutto e piccoli vigneti, oliveti, e similari, comunque raggiungibili a piedi dall’agglomerato edilizio principale. In questo ambito si applica la disciplina degli ambiti urbani del recupero e della conservazione.

4.7 Poderi e nuclei edificati nel territorio rurale I poderi ed i nuclei edificati in ambito extraurbano rientrano negli ambiti urbani consolidati, da consolidare e da trasformare secondo la seguente specifica classificazione: Tipo A Edificato storico riportato nelle mappe del Catasto Leopoldino Sono applicabili le regole degli ambiti urbani consolidati. Per gli elementi edificati accessori estranei al riferimento al Catasto Leopoldino e comunque riconducibili agli insediamenti tipo B e C, come specificato ai punti successivi, sono applicabili le regole degli ambiti di riferimento. Tipo B Edificato storico ante 1952 Sono applicabili le regole degli ambiti urbani da consolidare. Tipo C Edificato recente Per il quale sono applicabili le regole degli ambiti urbani da trasformare.

4.8 Quadro sinottico degli elementi edificati rilevabili sul territorio comunale: Sistema Podere o Nucleo edificato extraurbano Tipo note Baccinello La Pigna B Podere di Poggio Miliotto A Podere del Renzi A Podere La Locca A Podere La Crocina B Casetta del Morticino B Vecchia Fattoria del Baccinello ELEMENTO URBANO Podere La Paolona B

Trasubbie est e Podere il Poggione B ovest Podere Val di Becco A Fattoria del Castagnolo A Podere al Fosso delle Volte B Podere Falconi C Podere Fornaciaceia A Podere San Luciano C 58 Podere Formicaiolo A Podere Volpaio B Podere Poggio al Tesoro (secondo) B Podere Poggio al Tesoro (primo) C Podere San Martino B Podere La Cava A Podere La Dogana B Molino alle Faine A Podere di Sopra B Podere di Marino C Podere Molinello B Podere Molino della Scoiola A Podere Aia Bruciata C Podere Giacial di Lepre B Villa Patrizia C ELEMENTO URBANO Podere Orto di Boccio C Casetta del Lume morto B Podere Fiorello A Podere di Sopra C Podere Via Piana C Podere Casinono A Monte Faeta Cana AGGLOMERATO URBANO Podere Bandita dei Bovi B Podere Casibosco A Casetta Corridori B Podere Belluccia A ELEMENTO URBANO Podere Il Poggetto A Podere Il Giardino A Podere I Sorboni B Podere Cassaio A Il Poderuccio A Podere Il Poggione B Podere Casorsola A Podere Capanna Rossa A Podere Faeta A Podere Viapiana A Podere Sasso Grosso B Podere Casino B Podere di Gelasio B Podere L’Aiona B Podere Il Villino B Podere di Castellino A diruto Podere Poggio della Ficaia B Podere Grotta di Castellaccio B diruto Podere Bellaria A Podere Poggio della Ficaia B Podere del Piccino B Podere di Marsilio B diruto Podere Niccioleto C Podere Pian di Maggio (primo) A Podere Poggio di Faete C Podere La Piaggiona C Podere Le Piane A Podere Romitorio A Case del Romitorio B Podere Fosso Mozzo B Pian di Maggio (secondo) C Podere nei pressi di case del Romitorio C Podere nei pressi di Poggio del Conte C Casa la Bella B Podere Montebello C Podere dei Tavoloni C Podere del Poltrello B Podere Cancellone di Sotto C Podere del Ragnini C Podere Bellavista C Podere Bellavista di sopra A Podere La Casetta B Podere nei pressi del Podere La Casetta C Podere Alice C

59 Usi Podere Ponte del Serraglio C Podere Felcetone C Podere Casa vecchia A Podere Poggio del Conte A Podere nei pressi di Poggio Lago C Podere del Sasso A Casa del Sasso C ELEMENTO URBANO Podere Campone di Sotto B Podere Campone di Sopra B Podere Poggio alle Logge B Podere a sud di Poggio alle Logge C Podere Poggio alla Scala B Podere Cancellone di Sopra A Case Poggialti C Podere Pescinoco B Casa del Guardiano B Case Mancio B Podere Poggio della Pescina C Podere Fonte del Sarto C Podere Ceccherino C Podere Rocconi B Grillese Podere Poggio Il Boschetto C Fattoria degli Usi ELEMENTO URBANO Podere Le Caprarecce C Podere a sud del Poggio Quercia Gobba C Podere La Crocina C Podere Aia della Colonna C Podere Greppaccio C Podere Quarcona C Podere Poggio Lardo (nord) B Podere Poggio Lardo (sud) C Fiora Podere Vicchio C Podere Castagneto C Podere Capannelle A Podere Osteria Vecchia A Podere Colombaio A Casa di Meco C Casa Bruci A Podere Vigna del Conte C Rocconi Zolferate La Triana AGGLOMERATO URBANO Podere dei Poggi C Podere a ovest del Pod. dei Poggi C Capanna di San Giovanni A Podere San Giovanni A Casa Massini A Podere a nord di San Giovanni C L’Imposto ELEMENTO URBANO Podere Mulinaccio A Mulinaccio A Podere di Sano A Podere Signorili A diruto Podere Il Poderino A Il Podere A Podere Sant’Angelo B Podere Poggio Sorbi A Podere Pian d’Acquaio A Podere Casagrande A Podere ad ovest del P. Casagrande C Podere Casa Fontini B Podere Stiaccioni C Podere Greppo di Luca C Podere nei pressi dei Vignali A Podere Trasocci A Podere Laschi C Podere a Sud di Casa Fontani C Poderi a nord di Case Pezzano C Case Pezzano B Roccalbegna Roccalbegna AGGLOMERATO URBANO Vallerona Vallerona AGGLOMERATO URBANO

60 Santa Caterina AGGLOMERATO URBANO Podere Sassaie C Podere Grisostomo A Capanna della Fonte A Podere del Sambuco A Podere Le Rossette C Podere Greppo Landino C Podere Le Grascete B Podere del Rigacci C Podere Poggio Cornetto C Podere del Sambuco C Podere Pian di Cucco B Podere di Monte Labro B Podere Le Puzzole C Podere Pietriccioni A Podere Le Capanne A Capanne delle Pianacce A Podere La Chiave A Podere Morticino C Podere Vallicone B Diruto Podere Rossi C Podere dell’ C Poderino A Podere Poggio Carletta A Podere Case Nuove A Podere Riccione A Podere Tre Piscine A Podere Pogginaccio A Podere a nord di Fonte C Podere Le Buche C Podere Grillaione C Podere Fontanella C Podere Pescinello A Podere di Poggio Cerrino C Podere delle Zolferate B Podere Fonte di Feo A Podere Colombaio A Podere Chiusa Murata A Podere di Brogio A Podere di Moggino A Podere dei Salci A Podere di Anacleto A Podere del Fosso della Selva C Podere a sud di Vallerona C Podere Camparelli C Podere Aiole C Le Aiole B Podere del Conte B Case Saloni (nord) B Podere Paiolaio B Podere Bartarello A Case Saloni (sud) C Podere Le Serre C Podere Le Tassonaie C Podere Pisciatoio A Podere a nord ovest del P. Pisciatoio C Il Poderino B Case Mariotti A

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5.0 IL TERRITORIO INSEDIATO 5.1 UNITÀ TERRITORIALI ORGANICHE ELEMENTARI E SUBSISTEMI INSEDIATIVI AD ESSE CORRELATE Disposizioni generali 1 Il territorio di Roccalbegna si identifica per tre unità territoriali organiche elementari, individuate in base ad aspetti economici, sociali, culturali ed ambientali. Le unità territoriali organiche elementari del comune di Roccalbegna sono: o Roccalbegna o Cana o Vallerona 2 Alle U.T.O.E. si correlano i Subsistemi insediativi. Nel territorio comunale si individuano i seguenti Subsistemi insediativi: o Santa Caterina o La Triana o Gli Usi o porzione nord di Vallerona 3 Le unità territoriali organiche elementari ed i subsistemi insediativi stabiliscono per ciascuna porzione di territorio in essa compresa o le dimensioni massime ammissibili degli insediamenti o le dimensioni minime necessarie delle infrastrutture e dei servizi di uso pubblico 4 Le dimensioni massime ammissibili degli insediamenti costituite da ampliamenti (indentificati nel dimensionamento generale del Piano Strutturale) e da completamenti e ristrutturazioni, sono stabilite in base all’incremento massimo di popolazione, consentito e sostenibile in ciascuna UTOE o subsistema insediativo. 5 Il Regolamento Urbanistico deve stabilire i parametri urbanistici e dimensionali relativi agli interventi di cui al punto precedente, ferme restando le quantità stabilite in ciascun ambito o area di intervento, verificando il dimensionamento del Piano Strutturale con l’applicazione di un parametro non superiore a 40 mq di superficie netta pari a 120 mc di volume netto per ciascun abitante. 6 Nelle quantità espresse dal dimensionamento per ciascuna UTOE non sono compresi gli interventi di completamento e riuso del tessuto edilizio esistente, in quanto il dato, limitato comunque a percentuali inferiori al 10% del dato complessivo contenuto nel Piano Strutturale, è trascurabile sul peso insediativo complessivo. 7 Il R.U. dovrà prevedere per ogni intervento di nuova edificazione residenziale i minimi di superficie abitativa, definiti in base alle tipologie e agli ambiti di appartenenza disincentivando la realizzazione di monolocali e stabilendo per ogni intervento quote massime per tali tipi di alloggio. 8 Il R.U. dovrà inoltre definire standard di qualità abitativa e quote di residenza (sociale) pubblica accorpabili tra i diversi interventi secondo criteri perequativi.

5.2 Attività produttive 1. In applicazione dell’articolo 53 della Legge 1/2005 il Piano Strutturale contiene i criteri per l’adeguamento alle direttive di urbanistica commerciale di cui all’articolo 48 della stessa Legge. 2. In particolare si rimanda al Regolamento Urbanistico il dettaglio dei vari insediamenti ma si riporta nelle presenti Norme che sul territorio del Comune di Roccalbegna la norma regionale non prevede l’insediamento di grandi strutture di vendita. 3. Le medie strutture di vendita così come determinate dalla legge regionale possono essere localizzate all’interno delle UTOE o dei sub sistemi insediativi extraurbani ed in particolare nella esistente Area PIP, eventualmente modificata, di Santa Caterina; nella esistente area PIP, eventualmente modificata, di Cana; nella esistente zona produttiva di Roccalbegna. 62 4. Sarà comunque sempre possibile la utilizzazione degli ambiti produttivi esistenti anche a fini commerciali sia in riferimento a prodotti di produzione propria e locale che esterna. 5. In relazione al comma 4, il dimensionamento delle nuove attività commerciali è ricompreso nel dato del dimensionamento produttivo.

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Articolo modificato (A RTICOLO ORIGINALE ) 5.3 Strutture pertinenziali per le pratiche sportive ed il tempo libero 1. Le piscine, i campi da tennis, campi polivalenti da pallacanestro, a volo, calcetto ecc. sono strutture per pratiche sportive e ludiche, realizzabili sia da privati che dal pubblico. 2. Nella progettazione sarà posta particolare attenzione all’inserimento delle strutture nel contesto territoriale ed edilizio in particolare. 3. In particolare le aree per le pratiche sportive, comprese le attività golfistiche, non dovranno interessare le aree protette (ARPA, AREP, SIC, SIR, Riserve, ecc.) e comunque nel rispetto dei criteri e parametri individuati nelle Istruzione Tecniche di cui alla DGR 646/98. La pianificazione comunale degli impianti da golf (campi "pratica" e campi "promozionali" fino a 9 buche), dovrà prevedere per la club-house (strutture di servizio ad eccezione delle attività di pernottamento ricettivo) e gli annessi tecnici, prioritariamente il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente ed in alternativa nuova edificazione; con una volumetria massima di 200 mc. da disciplinare negli S.U. comunali. Nel PS non sono previsti percorsi golfistici a 18 buche. La localizzazione, il dimensionamento e la progettazione dei campi da golf omologati dovrà seguire criteri generali di rispetto ambientale, perseguendo il minimo impatto e previa dimostrazione del relativo bilancio idrico al fine di non compromettere la risorsa; dovranno inoltre essere privilegiate le aree interne e già antropizzate. La attuazione della previsione per campi da golf dovrà essere oggetto di Valutazione integrata. e sostituito con il seguente: ARTICOLO MODIFICATO 5.3 Strutture pertinenziali per le pratiche sportive ed il tempo libero 1. Le piscine, i campi da tennis, campi polivalenti da pallacanestro, palla a volo, calcetto ecc. sono strutture per pratiche sportive e ludiche, realizzabili sia da privati che dal pubblico. 2. Nella progettazione sarà posta particolare attenzione all’inserimento delle strutture nel contesto territoriale ed edilizio in particolare. 3. In particolare le aree per le pratiche sportive, comprese le attività golfistiche, non dovranno interessare le aree protette (ARPA, AREP, SIC, SIR, Riserve, ecc.) e comunque nel rispetto dei criteri e parametri individuati nelle Istruzione Tecniche di cui alla DGR 646/98. 4. La pianificazione comunale degli impianti da golf (campi "pratica" e campi "promozionali" fino a 9 buche), dovrà prevedere per la club-house (strutture di servizio ad eccezione delle attività di pernottamento ricettivo) e gli annessi tecnici, prioritariamente il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente ed in alternativa nuova edificazione; con una volumetria massima di 200 mc. da disciplinare negli S.U. comunali. 5. Nel PS non sono previsti percorsi golfistici a 18 buche. 6. La localizzazione, il dimensionamento e la progettazione dei campi da golf omologati dovrà seguire criteri generali di rispetto ambientale, perseguendo il minimo impatto e previa dimostrazione del relativo bilancio idrico al fine di non

63 compromettere la risorsa; dovranno inoltre essere privilegiate le aree interne e già antropizzate. 7. La attuazione della previsione per campi da golf dovrà essere oggetto di Valutazione integrata. 8. Si rinvia alla definizione del Regolamento urbanistico la eventuale possibilità di realizzare, in occasione di feste e sagre paesane a servizio degli impianti di ristorazione temporanea, ludici e di intrattenimento, strutture anch’esse temporanee destinate spogliatoi, magazzini, servizi, cucine. Parimenti si rinvia alla definizione del Regolamento urbanistico la eventuale possibilità di realizzare in ambiti pubblici stabili magazzini per il deposito di attrezzature di proprietà pubblica.

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6.0 LO SCHEMA NORMATIVO PER IL TERRITORIO RURALE Nel territorio aperto le invarianti sono prescrittive rispetto alle norme dello stesso 6.1 Norme generali 1 Le presenti norme si riferiscono alla disciplina del territorio rurale, ai sensi della L.R. 1/2005 attualmente identificato nella zona E (denominato nel corso della trattazione “territorio rurale”) del vigente strumento urbanistico comunale ed attuano le indicazioni del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Grosseto. Tale disciplina trova attuazione nella carta del territorio rurale che fa parte integrante del presente Piano Strutturale.

6.2 Definizioni principali 6.2.1 Territorio rurale 1 Parte del territorio comunale il cui perimetro coincide con le aree esterne ai centri abitati organizzati in U.T.O.E. in coerenza con quanto affermato dal P.T.C. provinciale.

6.2.2 Zone a prevalente funzione agricola 1 Attributo che viene conferito a quella porzione del territorio rurale con vocazione agricola non esclusiva per cui, nello spirito della L.R.1/2005 si intende promuovere il suo sviluppo consentendo non solo interventi relativi all’attività agricola ma anche interventi per insediamenti ed attività ad essa complementari ed integrative ed altri interventi ancora che valorizzino il territorio stesso in coerenza con gli obiettivi che lo strumento urbanistico si prefigge. 2 Nel territorio del Comune di Roccalbegna sono presenti soltanto aree con questa caratteristica

6.2.3 Zone ad esclusiva funzione agricola 1 Attributo che viene conferito a quella porzione del territorio rurale ove, tenuto conto delle condizioni pedoclimatiche ed infrastrutturali, si individua una particolare potenzialità per la specializzazione agricola. Per tali territori l'agricoltura è elemento strutturale fondante, vocazione che diventa risorsa da preservare e valorizzare. 2 Nel territorio del Comune di Roccalbegna non sono presenti aree con questa caratteristica

6.2.4 Attività agricole principali 1 Per la determinazione della natura delle cosiddette “attività agricole principali” si rimanda alla elencazione contenuta nel D. Lgs. 228/2001 e successive modificazioni ed integrazioni.

6.2.5 Strutture pertinenziali per le pratiche sportive ed il tempo libero 1 Strutture di competenza privata a carattere sportivo e ludico quali piscine, campi da tennis, campetti per pallavolo, calcetto ecc.

6.2.6 Attività integrative 1 Attività commerciali, artigianali, ricettive e di servizio esercitate all’interno di fabbricati preesistenti o di nuova edificazione che per i limiti dimensionali e le modalità di esercizio non alterano la connotazione rurale del territorio e che comportano, anzi, la valorizzazione del carattere rurale di esso. Tali attività possono essere esercitate, quindi, nell’ambito del territorio rurale. In particolare si definiscono, in coerenza con l’art. 24 comma 8 del PTC:

65 6.2.6.1 Attività integrative commerciali 1 sono quelle di vendita di prodotti legati alle tradizioni e più in generale all’attività agricola come i prodotti del bosco e del sottobosco, i prodotti delle coltivazioni, naturali o conservati, e da essi derivati per trasformazione e altre che saranno puntualmente definite nel R.U.

6.2.6.2 Attività integrative artigianali 1. sono quelle di modeste dimensioni che svolgano funzione di supporto e servizio alle attività agricole il cui esercizio non comporti impatti negativi in termini di rumore e di visibilità rispetto all’ambiente circostante e che saranno puntualmente definite nel R.U.

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Articolo modificato (A RTICOLO ORIGINALE ) 6.2.6.3 Attività integrative di locande rurali o alberghi di campagna 1 per le attività integrative di locande, definite comunemente “alberghi di campagna” potranno essere realizzati nuovi volumi, in misura pari al 50% dei volumi esistenti. Dette strutture dovranno essere comunque dimensionate complessivamente per accogliere un numero massimo di cinquanta posti letto. Le strutture nuove per attività integrative si devono ricollegare a edifici già esistenti e con essi devono creare un unico sito insediativo secondo tipologie compatte e conformi a quelle tradizionali della zona. ll progetto potrà prevedere l'ampliamento del volume esistente solo nel caso in cui l'edificio non abbia particolare interesse storico e/o architettonico e comunque non si potranno realizzare ampliamenti prolungando l’edificio preesistente parallelamente alle strade tendendo alla realizzazione di un “nucleo edificato omogeneo e concluso”. e sostituito con il seguente: ARTICOLO MODIFICATO 6.2.6.3 Attività integrative di locande rurali o alberghi di campagna 1 per le attività integrative di locande, definite comunemente “alberghi di campagna” potranno essere realizzati nuovi volumi, in misura congrua rispetto ai volumi esistenti, legando l’entità dell’ampliamento e dell’intervento a destinazioni d’uso alberghiere, vincolate con atto d’obbligo pluriennale. Dette strutture dovranno essere comunque dimensionate complessivamente per accogliere un numero massimo di cinquanta posti letto. Le strutture nuove per attività integrative si devono ricollegare a edifici già esistenti e con essi devono creare un unico sito edificato secondo tipologie insediative conformi a quelle tradizionali della zona. ll progetto potrà prevedere l'ampliamento diretto del volume esistente solo nel caso in cui l'edificio non abbia particolare interesse storico e/o architettonico e comunque non si potranno realizzare ampliamenti prolungando l’edificio preesistente parallelamente alle strade ma tendendo alla realizzazione di un “nucleo edificato omogeneo e concluso”. In ogni caso l’intervento sarà coerente ai criteri insediativi del PTC.. L’immagine “tipica” dell’edificato potrà essere raggiunta anche mediante l’impiego delle nuove tecnologie e di materiali specifici per il contenimento dei consumi energetici e la produzione diretta di energia da fonti rinnovabili.

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6.2.6.4 Attività integrative di servizio 1. sono quelle di supporto per attività di svago, tempo libero, ricreazione e didattica e quant’altro legato alla tipicità dei luoghi che non abbiamo le caratteristiche di attività connesse a quella agricola.

6.2.7 Attività connesse a quella agricola 1. sono quelle attività che l'imprenditore agricolo può esercitare anche se non inerenti la coltivazione o l'allevamento, ai del comma 1 art 1 Dlgs 228 del 18 maggio 2001. Sono individuabili nelle seguenti attività: o agriturismo o attività faunistico venatorie o manipolazione, trasformazione, conservazione, commercializzazione e valorizzazione di prodotti ottenuti prevalentemente dalle proprie coltivazioni o governo del bosco o dagli allevamenti o fornitura di beni o servizi compresa attività di valorizzazione dell'ambiente e del territorio rurale, purché venga utilizzata prevalentemente attrezzature o risorse aziendali normalmente impiegate nell'esercizio dell'attività agricola o I fabbricati utilizzati per tali attività rimangono a destinazione agricola

6.2.8 Strutture di servizio per l'agricoltura 1. sono nuclei edificati ove si concentrano attività funzionali allo sviluppo dell'agricoltura. Le attività che vi si possono concentrare sono quelle: o commerciali: locali per la vendita dei mezzi di produzione agricoli, la vendita diretta dei prodotti agricoli al consumatore, la conservazione e lo stoccaggio delle derrate agricole o artigianali: attività a servizio del territorio rurale (officine meccaniche specializzate in macchine agricole, maniscalchi, o industriali: opifici di trasformazione dei prodotti agricoli (industria lattiero casearia, pastifici, frantoi, cantine, lavorazione di ortaggi ecc...) o di servizio: sedi di associazioni, consorzi o cooperative agricole; raccolta organizzata da queste ultime dei rifiuti speciali provenienti dalle aziende agricole (imballaggi, olii usati ecc...) se ed in quanto autorizzati dalla provincia, studi professionali di professionisti del settore agricolo (periti agrari, dottori agronomi, veterinari ecc...) 2. il RU individuerà le aree dove localizzare le strutture di servizio tenendo conto di un criterio insediativo teso a concentrare tali strutture in pochi ambiti a completamento di nuclei rurali esistenti e/o ad integrazione di strutture produttive e di servizio sia esistenti che previste dal PS

6.3 Recupero degli assetti territoriali degradati All’interno dei quali si dovrà comunque intervenire nel rispetto della norma generale che disciplina il riuso del patrimonio edilizio esistente. 1. Nel caso di progettazione riguardante situazioni degradate per cui si dimostri, documentandola, la necessità di un recupero, è consentita la demolizione di volumi esistenti ed in situazione di regolarità edilizia, da destinare al successivo accorpamento per scopi abitativi; l’accorpamento è consentito tra volumi, sia che interessino abitazioni od annessi agricoli, che si trovavano a svolgere funzioni afferenti ad un unico nucleo edificato e comunque non lontani tra loro. 2. Per annessi che presentino caratteristiche inadeguate per mancanza di qualità costruttiva (materiale precario, lamiera…) o tipologico - funzionale (fabbricati concepiti in funzione di attività non più praticate o praticabili) è consentita la demolizione e l’accorpamento del volume con ricostruzione anche in luogo diverso ma sempre riferibile al nucleo edificato d’ambito, secondo criteri stabiliti nel dettaglio del R.U. e comunque senza aumenti di volume.

67 3. E’ consentito, come incentivo al recupero, un aumento di volume pari a quello necessario per la dotazione di servizi igienici e tecnologici (al massimo due servizi igienici per ogni appartamento). 4. Il recupero potrà realizzarsi previa redazione di un progetto complessivo di intervento che dovrà conseguire la costituzione di un unico nucleo edificato che completi il nucleo preesistente, di riferimento. 5. Nel progetto unitario di intervento dovranno essere fornite specifiche indicazioni per le sistemazioni esterne. 6. L’edificio risultante dall’accorpamento potrà essere utilizzato sia a fini produttivi (annesso agricolo) che residenziali o destinato ad integrare i volumi per attività integrative o agrituristiche. 7. Per gli annessi che presentino caratteristiche inadeguate per mancanza di qualità edilizia o tipologico – funzionale da individuare con il RU, è consentita la demolizione e l’accorpamento del volume con ricostruzione anche in luogo diverso ma sempre riferibile al nucleo edificato di riferimento, secondo criteri stabiliti nel dettaglio del R.U. e comunque senza aumenti di volume. 8. Nel caso in cui tali annessi facciano parte di una azienda agricola, se la riutilizzazione dei volumi viene destinata ad attività extra agricole, si dovrà dimostrare la inutilità di tali annessi a fini agricoli con idoneo PAPMAA. 9. “Il regolamento urbanistico individua le aree connotate da condizioni di degrado sulla base di specifiche categorie (degrado urbanistico, fisico, igienico-sanitario…) e all’interno di suddetti ambiti definisce e disciplina gli interventi atti al recupero degli stessi. 10. In tale contesto il RU individua puntualmente i volumi oggetto di demolizione e ne detta i relativi criteri per la ricostruzione, ne specifica le percentuali ammissibili per la ricostruzione e definisce le modalità d’ accorpamento, in considerazione degli specifici valori ambientali e architettonici riconosciuti al contesto e in considerazione degli obiettivi e delle prescrizioni di cui alle schede di paesaggio del PIT. 11. Il RU individua le destinazioni ammissibili, previa verifica della loro sostenibilità nel contesto di riferimento, tenendo presente che il recupero di annessi agricoli per destinarli ad altri usi mediante interventi di ristrutturazione, costituisce nuovo impegno di suolo ai sensi dell’art. 23 comma 1 del PIT, pertanto sia il recupero di detti annessi, quanto la demolizione e la successiva ricostruzione rientrano allo stesso modo nel dimensionamento complessivo del Piano strutturale”.

6.4 Elementi edificati di natura accessoria 6.4.1 Elementi edificati in ambito pertinenziale, con destinazione sportiva e ricreativa 1 Sono realizzabili in tutto il territorio comunale esclusivamente nelle aree di pertinenza di edifici, sia rurali che con destinazione d’uso non agricola, residenziali, turistico-ricettivi e agrituristici. 2 Non si potrà superare il limite di una attrezzatura per tipo per ogni pertinenza. 3 Le piscine non potranno superare la dimensione massima dei 130 mq. 4 Non sarà ammessa la realizzazione di più di una attrezzatura per tipo e per le strutture di servizio dovranno essere utilizzati preventivamente i volumi esistenti per le eventuali strutture di servizio, la loro realizzazione non è ammessa nelle ARPA e nei SIR/SIC. 5 Le regole insediative di dettaglio per le attrezzature di cui al presente punto saranno specificate nel Regolamento Urbanistico nel rispetto del PTC provinciale.

6.4.2 Elementi edificati destinati alla equitazione ed attività ippiche in genere 1 Sono realizzabili in tutto il territorio comunale a condizione che si adottino i seguenti criteri insediativi: o una progettazione accurata di tutti gli interventi che sia riferita all’intera azienda e mostri lo stato attuale e modificato di tutta l’azienda con dettaglio delle aree destinate a maneggio o attività ippiche in genere 68 o una evidenziazione dell’assetto vegetazionale e delle azioni indirizzate alla manutenzione, sistemazione, miglioramento e valorizzazione ambientale o utilizzazione prioritaria di volumi esistenti anche aventi, nello stato attuale, altre destinazioni o realizzazione di nuovi volumi esclusivamente nella pertinenza dell’edificio esistente o possibilità di realizzare recinzioni in ambiti confinanti e funzionalmente direttamente connessi con la pertinenza o rispetto della tipicità dei luoghi attraverso l’uso di finiture, materiali e tipologie tipiche della zona 2 Le dimensioni massime ammissibili non possono superare i 200 mc complessivi.

6.5 Agriturismo ed ospitalità in spazi aperti (agricampeggio) 1. Sono attività agrituristiche quelle disciplinate dalla L.R. 30/2003 e relativo regolamento di attuazione. 2. Ai sensi della L.R. 30/2003 e successive integrazioni e modificazioni e nel rispetto dell’art 32 punto 6 della Norme del PTC è consentita la elevazione del numero massimo di posti letto da 30 a 45. tale elevazione sarà consentita solo negli edifici di valore storico, culturale ed ambientale, anche per i fini di cui al presente articolo, che saranno individuati e classificati dal RU. 3. Si prevede, inoltre, la possibilità di effettuare l’agricampeggio in spazi aperti, nei limiti ed alle condizioni stabilite dalle disposizioni normative vigenti in materia. 4. L’agricampeggio è consentito solo al di fuori delle aree territoriali nelle quali sono individuate inviarianti fisiche o prestazionali.

6.5.1 Criteri insediativi : 1. Tali attività, anche qualora vengano insediate con interventi di sostituzione edilizia, dovranno rispettare i criteri insediativi generali definiti per il territorio rurale, mantenere i caratteri distintivi della edilizia rurale tradizionale, eliminando aggiunte e superfetazioni, nonché elementi architettonici incongrui; nella progettazione si dovrà tendere a “semplificare” l’organismo architettonico ed a rendere il più possibile leggibile la evoluzione storica dell’insediamento. Le finiture superficiali dovranno riprendere quelle originali, se conosciute, o uniformarsi all’esistente, potranno essere sia faccia vista che intonacate e tinteggiate con colori terrosi. 2. Qualora si realizzino interventi di sostituzione edilizia essi dovranno uniformarsi all’esistente. 3. Ai sensi dell’art 6 comma b della LR 30/03 e nel rispetto dell’art 32 punto 6 della Norme del PTC è consentita l’ospitalità in spazi aperti sul territorio comunale (agricampeggio) con esclusione delle aree definite come: o pertinenze dell’edificato al catasto Leopoldino o pertinenze dei fabbricati di interesse storico, architettonico, tipologico o aree contigue o che possano influenzare la visibilità e la tutela della . viabilità storica e di interesse paesistico o boschi o aree agricole storiche e/o di pertinenza degli insediamenti o Aree di rilevante pregio ambientale o aree di reperimento all’interno delle ARPA o aree di tutela paesistica delle strutture urbane o aree costituenti o contigue al reticolo idrografico ed alle fasce di . pertinenza fluviale o emergenze geologiche o crinali e coni di percezione visiva o corridoi infrastrutturali

69 6.6 Interventi edilizi in zona agricola: Riuso del patrimonio esistente. 1 In linea generale non è ammesso l’utilizzo di aree agricole o pertinenze di edificati di natura agricola per funzioni espositive, deposito di materiali non utilizzati a fini propriamente agricoli, deposito di autoveicoli non agricoli se non nelle aree puntualmente definite a tale scopo nell’ambito delle UTOE e dei Subsistemi insediativi.

6.6.1 Interventi sul patrimonio edilizio esistente con destinazione d'uso agricola 1 Sul patrimonio edilizio avente destinazione d'uso agricola e pertinente ad aziende aventi le dimensioni minime definite dal PTC sono ammessi i seguenti interventi, purché non comportino il mutamento della destinazione d'uso agricola: a) manutenzione ordinaria e straordinaria; b) restauro e risanamento conservativo c) ristrutturazione edilizia, anche con trasferimento di volumetrie nei limiti del 10% del volume v.p.p. degli edifici aziendali, ma fino ad un massimo di 600 mc di volume ricostruito; e) nell'ambito della ristrutturazione edilizia, ampliamenti una tantum di 100 mc per ogni abitazione rurale e fino ad un massimo di 300 mc e del 10% del volume esistente sugli annessi agricoli. Tali interventi non devono comportare l’aumento delle unità abitative; f) interventi necessari al superamento delle barriere architettoniche ed all'adeguamento degli immobili per le esigenze dei disabili; g) ampliamenti per la realizzazione di autorimesse pertinenziali nei limiti di mq 1/10 mc di residenza rurale da realizzare esclusivamente al piano interrato. h) ampliamenti per la realizzazione di volumi tecnici.

2 Gli interventi sul patrimonio edilizio esistente con destinazione d’uso agricola di ristrutturazione edilizia e ampliamenti oltre i limiti di cui ai punti precedenti, sostituzione edilizia, ristrutturazione urbanistica, mutamento della destinazione d'uso di edifici facenti parte di aziende agricole che mantengono in produzione superfici fondiarie minime superiori a quelle previste dal PTC provinciale, sono consentiti solo previa approvazione di Programma pluriennale di miglioramento agricolo ambientale ai sensi della vigente normativa regionale e provinciale. 3 Il R.U. fissa criteri dettagliati per il recupero del patrimonio edilizio esistente di cui ai punti precedenti relativamente al ridimensionamento e/o alla diversa composizione architettonica dei volumi risultanti dal recupero, nel perseguimento degli obiettivi di qualità paesaggistica e conservazione delle risorse del presente piano. 4 Il R.U., in coordinamento con le norme del PTC, stabilisce criteri specifici per consentire il recupero del patrimonio edilizio esistente senza mutamento della destinazione d'uso agricola per la realizzazione di ulteriori unità abitative in favore di componenti dell’azienda agricola (coadiuvante familiare, addetti a tempo determinato impegnati nella attività agricola). 5 Il cambio di destinazione d’uso di edifici facenti parte di aziende agricole con superfici fondiare minime uguali o superiori a quelle definite del P.T.C., risultanti non gravati da atto d’obbligo ai sensi della vigente normativa, è consentito solo previa approvazione del P.A.P.M.A.A. che dimostri la non necessarietà alla conduzione del fondo dei suddetti edifici. 6 I fabbricati rurali non facenti parte di aziende agricole, ovvero facenti parte di fondi agricoli con superfici minime fondiarie inferiori a quelle del P.T.C., possono modificare la destinazione d’uso agricola mediante la presentazione di una relazione in cui si dimostri la non necessarietà alla conduzione del fondo dei suddetti edifici. 7 Resta fermo che nel rispetto dell’art.41, comma 6, della legge R.T. n.1/05, così come successivamente integrata e modificata, non possono mutare la

70 destinazione d’uso agricola gli annessi agricoli costruiti ai sensi del suddetto articolo.

6.6.2 Interventi sul patrimonio edilizio esistente con destinazione d'uso non agricola 1 Salvo quanto specificatamente stabilito per i vari sistemi di paesaggio del Comune, sul patrimonio edilizio avente destinazione d'uso non agricola sono ammessi i seguenti interventi: a) manutenzione ordinaria e straordinaria; b) restauro e risanamento conservativo; c) ristrutturazione edilizia; d) sostituzione edilizia così come normata dalla LR 1/2005 art. 78, comma h) per edifici o manufatti edilizi fino a 300 mc di volumetria v.p.p., per motivate esigenze in relazione alle caratteristiche geologiche e paesaggistiche dell’ambito o in adeguamento a normative sul rispetto delle distanze, con possibilità di ricostruzione anche in altro sito, purchè migliorativo in relazione alle caratteristiche paesaggistiche ambientali e comunque nel rispetto del criterio insediativo della zona. L’intervento dovrà avvenire mantenendo la volumetria e l’altezza massima esistenti; e) interventi necessari al superamento delle barriere architettoniche ed all'adeguamento degli immobili per le esigenze dei disabili; f) per le abitazioni risultanti non agricole alla data di adozione del presente piano è consentito l'ampliamento una tantum del 3O% della superficie attuale e comunque fino ad un limite massimo di superficie netta di mq 90 compreso l’esistente, senza possibilità di incremento del numero delle unità abitative e purché l'ampliamento non comporti un peggioramento dei caratteri architettonici e paesaggistici del sito; g) ampliamenti per la realizzazione di autorimesse pertinenziali nei limiti di mq. 1/10 mc di residenza. h) ampliamenti per la realizzazione di volumi tecnici. 2 Gli edifici risultanti non agricoli possono mutare la destinazione d’uso purchè rientranti nel dimensionamento del Piano strutturale, nei seguenti casi (purché non sia stato sfruttato l’ampliamento una tantum di cui al punto f): o realizzazione di attività integrative con l'attività agricola e il territorio rurale (artigianali e/o commerciali, servizi); o realizzazione di attività ricettive alberghiere di cui al Titolo II, artt. 26 (alberghi), 27 (residenze turistico-alberghiere) e 55 (affittacamere), della legge R.T. n. 42/00; o realizzazione di attività di ristorazione e/o degustazione prodotti agro-alimentari locali; o recupero abitativo fino ad un massimo di n. 3 unità per ciascun immobile, con superficie utile per ciascuna unità abitativa non inferiore a mq 60. o supporto all'attività di aziende faunistico-venatorie o agrituristico-venatorie per l'ospitalità di cacciatori (sale riunioni, club house, sale espositive e simili). 3 Il predetto mutamento dell’uso è subordinato alla sottoscrizione di una convenzione, o di un atto d'obbligo unilaterale, da registrare e trascrivere a cura del Comune e a spese del richiedente, e all’individuazione, ove già non siano individuate, delle aree di pertinenza degli edifici, trovando applicazione i seguenti commi del presente articolo. 4 Le aree di pertinenza, da sottoporre a sistemazione ambientale, devono essere pari almeno a 100 volte la superficie coperta dei manufatti edilizi interessati. 5 Il R.U. fissa i criteri e i limiti al recupero del patrimonio edilizio esistente con ristrutturazione e sostituzione edilizia, nonché al mutamento della destinazione d'uso di cui al punto precedente, nel perseguimento degli obiettivi di qualità paesaggistica e conservazione delle risorse fissati dal presente piano.

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6.6.3 Interventi di nuova costruzione di edifici rurali 1 Fermo restando l'obbligo di procedere prioritariamente al recupero del patrimonio edilizio esistente e fermo restando quanto previsto all’art. 46 della LRT 01/2005, la costruzione di nuovi edifici rurali è ammessa solo se ne vengono dimostrate le necessità in rapporto alla conduzione aziendale. 2 La costruzione di nuovi edifici rurali ad uso abitativo è soggetta all'approvazione da parte del comune del programma aziendale pluriennale di miglioramento agricolo ambientale presentato dallo IAP, dove si dimostri la necessità di utilizzare almeno 1728 ore lavorative annue, corrispondenti al lavoro di un addetto a tempo pieno, per ogni unità abitativa, computando anche le unità abitative esistenti. Le 1728 ore lavorative devono essere riferite in modo prevalente alle attività agricole e, solo per la parte residua, alle attività connesse. Nelle zone montane o svantaggiate come definite dalle norme vigenti, le ore lavorative annue per ogni unità abitativa sono ridotte alla metà; 3 La costruzione di nuovi annessi agricoli è soggetta all'approvazione da parte del comune del programma aziendale pluriennale di miglioramento agricolo ambientale, presentato dallo IAP, dove si dimostri che la costruzione di nuovi annessi agricoli è commisurata alla capacità produttiva dell'azienda agricola; 4 Il R.U.,in coordinamento con le norme del PTC, individua i criteri dettagliati per gli interventi di nuova edificazione di edifici rurali relativamente alla corretta localizzazione rispetto ai caratteri del territorio e del paesaggio, nonché i materiali ed elementi tipologici in relazione alla salvaguardia delle tradizioni architettoniche, allo sviluppo della bio-edilizia ed al perseguimento del risparmio energetico; inoltre detta i criteri relativamente alle sistemazioni esterne che dovranno essere di tipo rurale e non riconducibile a contesti urbani. 5 Il R.U. individua e disciplina le casistiche in cui si ammette l'edificazione di annessi agricoli eccedenti le capacità produttive del fondo, pur nel rispetto dei principi generali di salvaguardia delle risorse e riproducibilità degli assetti fissati dal presente Piano. 6 Volumi massimi ammessi I rapporti massimi tra volumi edilizi e superfici fondiarie (rapporti fra edifici utilizzati per la conduzione del fondo e superfici fondiarie) sono i seguenti: Per le zone a prevalente funzione agricola 400 mc/Ha di volumetria massima per colture ortoflorovivaistiche specializzate 200 mc/Ha per vigneti e frutteti in coltura specializzata 125 mc/Ha per oliveti in coltura specializzata 100 mc/Ha per terreni seminativi asciutti ed irrigui, seminativi arborati, prati e prati irrigui 8mc/Ha per bosco ad alto fusto e misto, pascolo, pascolo arborato e castagneto da frutto 5mc/Ha per bosco ceduo e pascolo cespugliato I suddetti parametri saranno presi a riferimento per redigere i Programmi Aziendali Pluriennali di Miglioramento Agricolo Ambientale; sono comunque fatte salve valutazioni agronomiche e zootecniche diverse da dimostrare e argomentare da parte del tecnico redattore del Programma Aziendale.

6.7 Criteri insediativi 1 Sia negli interventi di nuova edificazione che in quelli di sostituzione edilizia e di ristrutturazione urbanistica, si dovrà tenere conto dei criteri insediativi esistenti. 2 Tali criteri sono: o ubicazione degli interventi nel rispetto della maglia territoriale e poderale esistente e delle tradizioni insediative stoicamente consolidate laddove queste caratterizzano in modo qualificante il territorio o localizzazione e configurazione dei nuovi manufatti in modo da conseguire aggregazioni significanti con i fabbricati esistenti 3 Gli interventi, in particolare, dovranno ricollegarsi alle situazioni esistenti più vicine oltrechè fisicamente anche visivamente per inserirsi adeguatamente nel tessuto insediativo esistente. 72 4 In presenza di attività di agricampeggio essa dovrà esplicarsi nella pertinenza del fabbricato esistente o dell’agglomerato edilizio di riferimento.

6.8 Programma aziendale pluriennale di miglioramento agricolo ambientale (PROGRAMMA AZIENDALE) 1. Il Programma Aziendale di cui alla L.R. 1/2005, in coerenza con quanto stabilito dal P.T.C. e dal D.P.G.R. 9 febbraio 2007 n.5/R (Regolamento di attuazione titolo 4° capo 3° L.R.T. n.1/2005), avrà i seguenti contenuti: 1. Contenuti del Programma a) una descrizione della situazione attuale dell’azienda; b) una descrizione degli interventi programmati per lo svolgimento delle attività agricole e delle attività connesse nonché degli altri interventi previsti per la tutela e la valorizzazione ambientale; c) una descrizione dettagliata degli interventi edilizi necessari per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dell’imprenditore agricolo nonché per il potenziamento delle strutture produttive; d) l’individuazione degli edifici esistenti e di quelli da realizzare con specificazione delle relative superfici fondiarie collegate; e) l’individuazione degli edifici presenti nell’azienda ritenuti non più necessari e coerenti con le finalità economiche e strutturali descritte dal programma; f) la verifica di conformità con la vigente strumentazione urbanistica e regolamentare del comune; g) la valutazione degli effetti sulle risorse ambientali e sul paesaggio; h) l’indicazione dei tempi e delle fasi di realizzazione del programma stesso. La descrizione della situazione attuale dell’azienda deve rappresentare lo stato di fatto complessivo, rilevato alla data di presentazione del programma, con riferimento a: a) la superficie fondiaria aziendale, individuata in termini catastali e graficamente rappresentata in scala adeguata, nonché riportata su estratto della carta tecnica regionale in scala di 1: 10.000 o in scala più dettagliata se disponibile; b) la superficie agraria utilizzata, comprensiva degli ordinamenti colturali e delle produzioni unitarie conseguite; c) il numero degli addetti impegnati nella conduzione aziendale e l’impiego in termini di ore/lavoro; d) gli impianti, le infrastrutture e le dotazioni aziendali; e) gli edifici esistenti con specificazioni in termini di ubicazione, volumi complessivi e superfici utili, tipologia e caratteristiche costruttive, stato di manutenzione ed effettiva utilizzazione a carattere residenziale o produttivo/commerciale; f) le risorse paesaggistiche ed ambientali presenti sulle superfici interessate dagli interventi di trasformazione edilizia o colturale programmati, con particolare riferimento a: 1) le formazioni lineari arboree ed arbustive non colturali; 2) le alberature segnaletiche di confine o di arredo; 3) gli individui arborei a carattere monumentale ai sensi della normativa vigente; 4) le formazioni arboree d’argine di ripa o di golena; 5) i corsi d’acqua naturali o artificiali; 6) la rete scolante artificiale principale; 7) le particolari sistemazioni agrarie quali muretti, terrazzamenti o ciglionamenti; 8) i manufatti aventi valore paesaggistico, storico o testimoniale censiti dagli enti pubblici territoriali; 9) la viabilità rurale esistente. Le risorse paesaggistiche ed ambientali di alla lettera f) sono descritte nella documentazione di corredo al programma aziendale. In tale documentazione sono altresì evidenziati con appositi elaborati di raffronto gli elementi rispetto ai quali la situazione attuale presenti delle variazioni rispetto alla documentazione cartografica e aerofotografica di maggior dettaglio già disponibile presso la pubblica amministrazione.

73 La descrizione degli interventi programmati per lo svolgimento delle attività agricole e delle attività connesse e per gli interventi di tutela ambientale, è articolata, in rapporto a: a) la superficie agraria che si prevede di porre o mantenere a coltura in attuazione del programma, con la descrizione degli ordinamenti colturali e delle produzioni unitarie che si intendono conseguire, evidenziando le modificazioni eventualmente apportate e le pratiche di difesa del suolo correlate; b) le eventuali attività programmate connesse a quelle agricole ed il loro rapporto con le tipologie e le caratteristiche produttive aziendali; c) la quantità e la qualità degli eventuali interventi di tutela ambientale, atti a minimizzare gli effetti indotti sull’ambiente dalla gestione aziendale, in termini di difesa del suolo, di mantenimento delle sistemazioni agrarie aventi rilevanza paesaggistica, nonché delle risorse ambientali esistenti; d) la quantità e qualità degli eventuali interventi di valorizzazione atti a favorire la diversità e complessità ambientale, attraverso l’incremento delle risorse ambientali esistenti, anche a fini di ricovero, pastura e riproduzione della fauna selvatica; e) il fabbisogno di manodopera espressa in ore/lavoro, nonché di impianti, infrastrutture e dotazioni aziendali, necessari per il raggiungimento degli obiettivi programmati. La descrizione, accompagnata da idonea rappresentazione grafica su copia dell’estratto di mappa catastale, degli interventi edilizi necessari al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dell’imprenditore agricolo nonché al potenziamento delle attività agricole evidenzia, a seconda dell’intervento edilizio prospettato: a) gli edifici esistenti ritenuti non necessari e non coerenti con le finalità economiche e strutturali del programma e non più collegati o collegabili, anche con adeguamenti edilizi, all’attività programmata, con la individuazione delle relative pertinenze; b) gli edifici da realizzare, in rapporto di stretta funzionalità con gli interventi programmati sui fondi rurali, con specificazioni in termini di ubicazione, volumi e superfici utili, tipologia, caratteristiche costruttive e porzioni dell’azienda cui ciascun edificio è riferito; c) gli edifici esistenti, con l’individuazione delle superfici dell’azienda cui ciascun edificio sia funzionale, nonché gli eventuali interventi di ristrutturazione urbanistica, ampliamento e mutamento della destinazione d’uso agricola di cui all’articolo 43, comma 4, della l.r. 1/2005, previsti. Relativamente alle lettere b) e c) è preventivamente verificata la conformità con le disposizioni urbanistiche e regolamentari comunali. I tempi e le fasi di realizzazione del programma aziendale sono indicati correlando la realizzazione degli interventi agronomici e degli eventuali interventi ambientali con l’attuazione di quelli relativi agli interventi di nuova edificazione o comportanti mutamento della destinazione d’uso agricola. La convenzione o l’atto f’obbligo prevedono apposite penali in caso di mancato rispetto della correlazione tra gli interventi dissata dal programma aziendale. 2. Parametri Agronomici Il fabbisogno orientativo di manodopera dipendente dal tipo di coltura agraria, dall’allevamento e dalle industrie agrarie praticate, nonché dall’esercizio della attività agrituristica ed imprenditoriale in genere, con i correttivi per alcune particolari condizioni operative, è quello individuato dalla scheda del PTC. Per l’individuazione delle superfici minime fondiarie (superfici minime per la realizzazione di nuove costruzioni rurali) valgono gli indici riportati nel P.T.C.. Qualora vengano realizzate nuove abitazioni agricole (sia di nuova costruzione, sia mediante il riuso di annessi agricoli) la superficie minima aziendale sarà equiparata alla superficie aziendale prevalente dell’area di riferimento, appositamente determinata in sede di formazione del RU. 3. Parametri paesistico-ambientali Nella redazione dei Programmi Aziendali dovranno essere rispettati i seguenti criteri, parametri e indirizzi. a) Ubicare gli interventi proposti nel rispetto della maglia territoriale e poderale esistente e delle tradizioni insediative storicamente consolidate nel territorio.

74 b) Localizzare e configurare i nuovi manufatti in modo da conseguire aggregazioni significanti con i fabbricati esistenti. c) Adottare tipi edilizi e materiali conformi alle caratteristiche e alle tradizioni costruttive dell’intorno e del più ampio contesto ambientale. d) Ottimizzare l’inserimento dei manufatti in rapporto al sistema delle acque superficiale sotterranee in base alla rete scolante e più in generale in ordine alla difesa del suolo e al rischio idrogeologico. e) Ottimizzare l’inserimento nel contesto paesistico e nel sistema delle emergenze storico-artistiche. Interventi per la tutela e la valorizzazione ambientale Ai sensi della L.R. 1/2005 saranno considerati interventi di miglioramento fondiario per la tutela e la valorizzazione paesaggistico-ambientale quelli tesi a: o eliminare ogni forma di degrado architettonico, paesaggistico ed ambientale o ripristinare o adeguare le infrastrutture esistenti o introdurre opere di difesa idrogeologica (dissesti, falde, sorgenti etc.), dal fuoco e da altri fattori di rischio o ottenere una corretta regimazione idraulica e un efficace smaltimento dei reflui e dei rifiuti o introdurre schermature arboree e arbustive a integrazione degli interventi edilizi costituite da specie autoctone e naturalizzate caratteristiche, non esotiche oltreché salvaguardare le strutture vegetazionali più rilevanti anche con specifici interventi di recupero (sugherete, leccete, biotopi etc.) o non ammettere l’utilizzo di specie indesiderate ed invadenti quali pino marittimo, ailanto, acacia e prevedere la sostituzione di quelle esistenti con latifoglie di specie autoctone e naturalizzate caratteristiche o salvaguardare e ripristinare strutture storiche e architettoniche significative del paesaggio agricolo (antichi tracciati viari, fonti, seccatoi, muri a retta, alberature e vegetazione di interesse storico e paesaggistico) o ottimizzare l’inserimento dei manufatti in riferimento alla morfologia del suolo e alla viabilità rurale esistente o realizzare sistemazioni agrarie congruenti con quelle caratteristiche dell’intorno; in particolare saranno evidenziati quegli interventi di ripristino e manutenzione di sistemazioni agrarie tendenti a mantenere e/o migliorare la stabilità dei versanti e più in generale la regimazione idraulica, nonché alcune sistemazioni tipiche (lunettamenti, gradonamenti, terrazzamenti od altro) o migliorare le condizioni ambientali per la fauna selvatica, anche in relazione ad interventi entro le aziende faunistiche oppure concertati con gli ambiti territoriali di caccia ( A.T.C.) o con gli organismi di gestione delle zone a divieto di caccia (parchi, riserve naturali, oasi, zone di ripopolamento e cattura)

6.9 Annessi rurali a servizio di fondi con superfici fondiarie inferiori ai minimi definiti dal PTC o non costituenti azienda agricola Il R.U. fissa modalità e criteri per gli interventi edilizi nei fondi agricoli che si trovano al di sotto dei parametri minimi di cui al PTC o da parte di soggetti diversi dagli imprenditori agricoli, in conformità con i seguenti principi (verificare se trasferire sotto un punto specifico) o le possibilità edificatorie si limitino alla sola realizzazione o ampliamento di n. 1 annesso agricolo per ciascun fondo; o il concessionario sottoscriva un impegno a non alienare separatamente dal fondo il fabbricato concesso e a non mutarne la destinazione d'uso prima di 20 anni dalla sua costruzione; o obbligo di conservazione e, ove necessario, di miglioramento di tutti gli elementi caratteristici del paesaggio agrario presenti sul fondo; o obbligo di coltivare e mantenere sul fondo coltivazioni arboree, arbustive o erbacee pluriennali tipiche o storicizzate nel contesto paesaggistico di riferimento per un impegno lavorativo, calcolato secondo i parametri colturali fissati dal PTC provinciale, non inferiore a 500 ore/anno. A questa quota lavorativa potranno concorrere anche le sistemazioni ambientali per la

75 conservazione degli elementi caratteristici del paesaggio agrario individuati dal presente piano. o obbligo di rimozione al cessare dell’attività agricola o in caso di trasferimento anche parziale del fondo o al venir meno anche di uno solo degli impegni di cui ai punti precedenti E’ammessa l’edificazione di annessi rurali a servizio di fondi non costituenti azienda agricola esercitata da soggetti diversi dagli imprenditori agricoli professionali secondo quanto di seguito riportato: Salvo i divieti indicati all’interno dei singoli sub-sistemi si osserveranno i seguenti limiti: A) annesso con volume massimo di mc. 120 alle seguenti condizioni. superf. minima mq. 4.000 vigneto, frutteto e orto “ mq. 6.000 oliveto “ mq. 16.000 seminativo B) annesso con volume massimo di mc. 180 alle seguenti condizioni. superf. minima mq. 8.000 oliveto, vigneto, frutteto e orto “ mq. 20.000 seminativo Sono escluse dal computo le aree boscate.

Elementi specifici 1 Per fondi con diverso ordinamento colturale la superficie minima si intende raggiunta quando risulti maggiore o uguale ad uno la somma dei quozienti ottenuti dividendo le superfici dei terreni di ciascuna qualità colturale per le relative superfici minime previste. 2 In caso di fondo suddiviso in più appezzamenti, si potrà tenere conto nello schema di cui al successivo punto 5 degli appezzamenti esistenti nello stesso comune o località ricadenti in altri comuni ma vicine al confine comunale; in tali casi l’annesso sarà edificato nell’appezzamento con maggiore densità colturale, ove è più giustificabile la necessità di servirsi dell’attrezzatura. Potrà essere giustificata la realizzazione di più annessi su appezzamenti diversi appartenenti ad un unico conduttore, che singolarmente raggiungano i minimi di cui ai punti A) e B), solo nel caso in cui a causa della notevole distanza tra di essi nello schema si dimostrerà la necessità di più centri operativi. 3 I terreni interessati dall’intervento edilizio non devono aver subito divisione della proprietà dopo la data del 1995 salvo quanto previsto dalla L.R. 1/2005 e successive modificazioni ed integrazioni. Ove sia intervenuto frazionamento, resterà valido il presente divieto per i 10 anni successivi. 4 L’istanza per il conseguimento del permesso di costruire è presentata dal titolare dell’azienda agricola o dal proprietario del fondo che dovrà presentare all’Amministrazione Comunale uno schema in cui figureranno: - le motivate esigenze produttive - relazione tecnico illustrativa dell’intervento con allegato atto comprovante il titolo di possesso dei terreni (nel caso di affitto agrario sarà allegato il consenso del proprietario alla edificazione); - raggiungimento della superficie minima di cui ai punti A) e B); - situazione del fondo in termini di colture ed attrezzature presenti e previste nel piano; - elaborati progettuali dell’annesso e planimetria del fondo interessato con le caratteristiche e le dimensioni dell’annesso o manufatto - adeguata documentazione fotografica. - l’impegno alla rimozione dell’annesso o manufatto al cessare dell’attività agricola o in caso di trasferimento di proprietà anche parziale del fondo; - le relative forme di garanzia 5 Caratteristiche costruttive: Nel rispetto dei valori paesaggistici l’installazione degli annessi e dei manufatti è consentita a condizione che non comporti alcuna modificazione della morfologia dei luoghi e che tali annessi e manufatti siano realizzati in legno, o con altri materiali leggeri, non abbiano opere di fondazione, escluse soltanto quelle di ancoraggio, non abbiano dotazioni che ne consentano l’utilizzo abitativo, ancorché saltuario o

76 temporaneo e comunque nel rispetto delle caratteristiche che saranno specificate nel Regolamento Urbanistico. In caso di terreni acclivi, il manufatto sarà collocato in maniera da comportare minimi movimenti di terra e la sua collocazione tenderà a nasconderlo alla vista rispetto ai punti panoramici. Devono essere individuati gli ambiti dove consentire tale attività o dettati criteri per la loro individuazione con il RU. Inoltre devono essere definiti i criteri insediativi per la realizzazione dei nuovi annessi agricoli.

6.10 Specie forestali 1. Oltre al rinvio alle Leggi nazionali e regionali ed alle norme provinciali al riguardo, si fa presente in particolare che per le specie arboree forestali presenti nei campi (piante camporili), in particolare le specie quercine, qualora si volesse intervenire al fine di ridurne la presenza per operazioni di sistemazione dei terreni, oltre a quanto previsto dalla normativa provinciale ai fini del vincolo idrogeologico e forestale, dovrà essere presentata al Comune la seguente documentazione: a) relazione con descrizione della consistenza e dello stato delle specie arboree presenti nell’area di intervento, delle piante che si intendono eliminare, delle piante che si intendono trasferire, delle nuove piante che si intendono mettere a dimora; b) foto illustrative dell’area e delle alberature presenti; c) planimetria a corredo della relazione in scala da 1:5.000 a 1: 2.000 con ubicazione delle piante allo stato attuale e di quelle da trasferire o da mettere a dimora ex novo. 2. Tale documentazione sarà esaminata dalla Commissione degli esperti, per la relativa autorizzazione. 3. Qualora la Commissione fosse chiamata ad esprimere parere su richiesta di autorizzazioni e utilizzazioni forestali (tagli, aperture di piste ecc..) si dovrà tenere nel debito conto degli aspetti tecnici legati a tali utilizzazioni del contesto paesaggistico in cui il bosco è inserito, delle conseguenze ecologiche sullo sviluppo della vegetazione delle operazioni richieste.

6.11 Attività integrative 1 La realizzazione di strutture per attività integrative a quella agricole ai sensi della L.R. 1/2005 è consentita nelle zone a prevalente funzione agricola: anche attraverso la realizzazione di nuovi volumi secondo i limiti di cui al comma successivo. 2 Requisiti e limiti dimensionali: o per le attività integrative commerciali si potranno riutilizzare volumi esistenti utilizzandone la superficie utile massima del manufatto (comprendente sia il locale vendita che i vani accessori); in caso di realizzazione di nuovi volumi essi potranno raggiungere una superficie complessiva lorda di 80 mq., con una altezza max di 3,5 m; o per le attività integrative artigianali si potranno riutilizzare soltanto i volumi esistenti; o per le attività integrative di locande, definite comunemente “alberghi di campagna” potranno essere realizzati nuovi volumi, in misura pari al 50% dei volumi esistenti. Dette strutture dovranno essere comunque dimensionate complessivamente per accogliere un numero massimo di cinquanta posti letto. Le strutture nuove per attività integrative si devono ricollegare a edifici già esistenti e con essi devono creare un unico sito insediativo secondo tipologie compatte e conformi a quelle tradizionali della zona. ll progetto potrà prevedere l'ampliamento del volume esistente solo nel caso in cui l'edificio non abbia particolare interesse storico e/o architettonico e comunque non si potranno realizzare ampliamenti prolungando l’edificio preesistente parallelamente alle strade tendendo alla realizzazione di un “nucleo edificato omogeneo e concluso”.

77 o per le attività integrative di servizio si potranno riutilizzare volumi esistenti utilizzandone la superficie utile massima del manufatto; in caso di realizzazione di nuovi volumi essi potranno raggiungere una superficie complessiva lorda di 80 mq., con una altezza max di 3,5 ml. 3 Nel Piano Strutturale vengono individuati una serie di “ambiti preferenziali” in corrispondenza dei quali si è verificata la compatibilità ambientale per la localizzazione di un “albergo di campagna”. 4 Il R.U. effettuerà una ulteriore verifica in termini di localizzazione e definirà in termini quantitativi detta previsione nel rispetto dei limiti massimi individuati con il presente P.S. 5 Il Regolamento Urbanistico definirà il dettaglio dei criteri di accesso alla opportunità di realizzazione.

6.12 Costruzioni precarie e serre 1 Ad eccezione delle porzioni di territorio ricadenti: o nelle Aree a rilevante pregio ambientale (A.R.P.A.) individuate dal P.T.C. provinciale e dal presente P.S. o nelle zone di particolare pregio paesistico ambientale o SIR, SIC, ZPS e parchi e riserve naturali o in aree dove non sia documentabile la natura e l’entità dell’approvvigionamento idrico è consentita previa comunicazione al comune la realizzazione di manufatti precari per lo svolgimento dell’attività delle aziende agricole realizzati in legno, o con altri materiali leggeri e semplicemente appoggiati a terra e prive di opere di ancoraggio . 2 Nella comunicazione, presentata dal titolare dell’azienda agricola, sono indicate: o le motivate esigenze produttive, le caratteristiche, le dimensioni dei manufatti; o l’indicazione su planimetria catastale del punto in cui è prevista l’installazione; o il periodo di utilizzazione e mantenimento del manufatto, comunque non superiore ad un anno; o l’impegno a realizzare il manufatto in legno salvo diversa esigenza da motivare; o l’impegno alla rimozione del manufatto al termine del periodo di utilizzazione fissato; o la conformità dell’intervento alla l.r. 1/2005, al presente regolamento ed alle eventuali disposizioni contenute nella disciplina comunale del territorio rurale. o Ove perdurino le esigenze di cui al comma 2, lettera a), i manufatti precari, previa ulteriore comunicazione ai sensi del comma 1, possono essere mantenuti o reinstallati anche in parti diverse della superficie aziendale per più periodi consecutivi, fermo restando quanto stabilito al comma 2 lettera c). 3 Ad eccezione delle porzioni di territorio ricadenti o nelle Aree a rilevante pregio ambientale (A.R.P.A.) individuate dal P.T.C. provinciale e dal presente P.S. o nelle zone di particolare pregio paesistico ambientale o SIR, SIC, ZPS e parchi e riserve naturali o in aree dove non sia documentabile la natura e l’entità dell’approvvigionamento idrico è consentita solo alle aziende agricole e previa comunicazione al comune, l’installazione di serre temporanee e di serre con copertura stagionale per lo svolgimento dell’attività agricola aventi le stesse caratteristiche costruttive dei manufatti precari di cui al comma 4. Tale installazione, riferita alla durata del ciclo produttivo, ancorché superiore all’anno, è consentita a condizione che: o il materiale utilizzato consenta il passaggio della luce; o l’altezza massima non sia superiore a 4 metri in gronda e a 7 metri al culmine; nel caso di serre con tipologia a tunnel viene considerata solo l’altezza del culmine; o le distanze minime non siano inferiori a: o metri 5 dalle abitazioni esistenti sul fondo;

78 o metri 10 da tutte le altre abitazioni; questa distanza è ridotta a 5 metri qualora la serra non abbia alcuna apertura nel lato prospiciente l’abitazione; o metri 3 dal confine se l’altezza massima al culmine è superiore a metri 5; metri 1 se questa altezza è 5 metri o inferiore; o distanze minime dalle strade pubbliche secondo quanto previsto dal codice della strada. 5. Nella comunicazione presentata dal titolare dell’azienda agricola, sono indicate: o le esigenze produttive; o la superficie e le dimensioni di ciascuna serra; o i materiali utilizzati; o l’indicazione su planimetria catastale dei punti in cui sono previste le varie installazioni; o la data di rimozione, per entrambe le tipologie di serre, nonché il periodo annuale di rimozione della copertura per le sole serre con copertura stagionale; o la conformità dell’intervento alla l.r. 1/2005, al regolamento di attuazione ed alle disposizioni contenute nella presente disciplina comunale del territorio rurale; 6. Le serre temporanee e quelle con copertura stagionale possono essere reinstallate anche in parti diverse della superficie aziendale per più periodi consecutivi. 7. All’installazione di serre con requisiti diversi da quelli indicati al comma 1 si applicano le disposizioni previste per gli annessi agricoli.

6.12 Tettoie per auto 1. E’ consentita la costruzione di tettoie per riparo delle automobili nell’area di pertinenza dei fabbricati di abitazione, con le seguenti caratteristiche: a) sostegni verticali in muratura in analogia con la finitura delle facciate del fabbricato principale, copertura a capanna o ad una falda –in entrambi i casi con pendenza non superiore al 35%- con struttura portante in legno e manto in laterizio dello stesso tipo del manto del fabbricato principale. b) colonne e grigliato in legno con pendenza massima del 5% a sostegno di materiale impermeabilizzante rivestito nella parte inferiore e nella parte superiore in cannucciato.

6.13 Ripari per finalita’ ittico-venatorie 1. Allo scopo di offrire riparo dalle intemperie ed un luogo per ritrovo con scopo ludico e di socializzazione, è consentito ad ogni squadra di caccia iscritta nel registro provinciale avente zone di caccia assegnate in Comune di Roccalbegna, realizzare una capanna con funzioni di “rialto” con le seguenti caratteristiche: a) superficie coperta massima 200 mq tamponata, con rivestimento esterno in cannucciato o scopo b) struttura portante in legno c) copertura a capanna di materiale vegetale come cannucce e scopo, con eventuale interposizione di strato impermeabile, non visibile all’esterno ed all’interno d) eventuale locale di dimensioni massime 50 mq per rimessa materiali in legno. e) installazione di fossa biologica per la depurazione delle acque di scarico, qualora venga realizzato nel volume un punto cottura e/o un servizio igienico f) realizzazione di un area di sosta ad uso parcheggio da ubicare in modo da non costituire pericolo per il pubblico transito; 2. Tale riparo avrà funzioni esclusivamente private, mentre, qualora dovesse essere adibito ad ospitare iniziative pubbliche, dovranno essere acquisite le specifiche autorizzazioni.

79 3. E’ ammessa la costruzione di capanni per pesca con superficie massima di 150 mq e con le medesime caratteristiche tipologiche di quelle enunciate al punto 2°). 4. Allo scopo di consentire attività legate allo studio della fauna selvatica è consentita la realizzazione di punti di osservazione della fauna stessa. 5. La richiesta per la realizzazione di tali strutture dovrà essere inoltrata da associazioni riconosciute, da amministrazioni pubbliche o da Istituti universitari o altri istituti riconosciuti di ricerca allegando un programma delle attività da svolgere presso la struttura, con riferimento alla durata delle osservazioni ed alle modalità di frequentazione del punto di osservazione. 6. La struttura sarà in legno e costituita da un locale più servizio igienico della sup. max complessiva di 30 mq, limitata al piano terreno. Su di essa potranno essere collocate antenne od altre strutture utili alla realizzazione delle osservazioni 7. Al fine di offrire un riparo ed un locale per l’accoglienza della clientela, è consentito ai titolari di aree addestramento cani regolarmente autorizzate dall’Amm.ne Prov.le, per una durata coincidente con l’autorizzazione stessa, realizzare strutture precarie esclusivamente in legno con le seguenti caratteristiche: superficie massima 30 mq, struttura in legno, cannucciato e/o scopi.

6.14 Canili per allevamenti o squadre di caccia al cinghiale e randagismo 1. Si potranno realizzare tali canili per attività cinotecniche previo studio della loro collocazione in un punto a basso impatto paesaggistico, nel rispetto delle norme di cui alle Leggi vigenti e comunque in ambiti esterni alle Invarianti ed ai Programmi strategici. A tal fine sarà presentato all’ufficio tecnico comunale un elaborato cartografico corredato da foto con cui si rappresenti chiaramente l’inserimento dei previsti manufatti nel contesto paesaggistico. 2. La recinzione sarà schermata con specie arbustive e l’eventuale superficie impermeabilizzata antistante il canile non dovrà superare 5 mq/cane 3. Potrà essere realizzato con localizzazione rinviata al Regolamento Urbanistico, un canile per ospitare i cani randagi, con i parametri di cui alla normativa vigente, in ambiti esterni alle Invarianti ed ai Programmi strategici.

6.15 Ricoveri per animali da cortile o detenuti a scopo amatoriale 1. I ricoveri per animali da cortile od altri detenuti a scopo amatoriale (cavallo, cane ecc…) che comportano la realizzazione di cucce o altro manufatto non precario potranno essere realizzati previa comunicazione al Sindaco comprendente elaborati di progetto e nel rispetto delle seguenti caratteristiche: o nel caso di cavalli: materiale da costruzione: legno non colorato; presenza massima di due capi, eventuale recinzione alla maremmana in filagne di castagno, superficie massima da destinare al ricovero coperto 25 mq o nel caso di cani: da realizzare in legno, fissata a terra, con pianta regolare, altezza e larghezza massima 1 ml, profondità massima 2 ml ed eventuale recinzione in legno o rete metallica su pali in legno schermata da arbusti od alberi di specie caratteristiche locali. 2. In ogni caso è possibile realizzare una tettoia parasole in legno semplicemente infissa nel terreno senza opere di fondazione, ricoperta con rete ombreggiante di superficie massima 20 mq ed altezza massima da terra 2,3 ml nel caso di canili e 10 mq/capo nel caso di cavalli 3. Tali ricoveri non potranno essere realizzati nelle porzioni di territorio ricadenti nelle Aree a rilevante pregio ambientale (A.R.P.A.) individuate dal P.T.C. provinciale e dal presente P.S., nelle zone di particolare pregio paesistico ambientale, SIR, SIC, ZPS e parchi e riserve naturali. 4. Tali interventi non sono ammessi in aree a rischio idraulico (ambito A1 e B dell’elaborato riferito alla parte geologica). 5. Tali ricoveri potranno essere realizzati solo dopo il consenso della Commissione degli esperti ambientali del Comune, la quale dovrà esprimere un giudizio in merito agli aspetti paesaggistico ambientali ed evitare comunque la

80 concentrazione di tali ricoveri in un’unica zona disponendo la realizzazione di non più di tre impianti ogni 2 ha per il cavallo e un impianto ogni ha per il cane. 6. In ogni caso le realizzazioni saranno improntate alla massima semplicità e decoro. E’ vietato il riuso come ricovero di animali di strutture o loro porzioni dismesse impropriamente riciclate nei contesti in oggetto (es. auto, roulottes, fogli di lamiera, coperture in onduline ecc.) 7. In merito alla collocazione dei canili sarà rispettata la vigente normativa igienico sanitaria.

7.0 Elementi di ordine particolare riguardanti insediamenti di natura particolare o speciale 7.1 Disciplina particolare per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente di valore storico architettonico Antichi appoderamenti riportati nel catasto Leopoldino ed elencati tra le invarianti. 1. Si potranno ristrutturare gli apparati edilizi intervenendo con un recupero filologico della porzione antica così come individuata sul catasto Leopoldino o sui catasti disponibili di impianto. 2. L’obiettivo dell’intervento dovrà essere quello di riportare l’immobile alla sua consistenza ed aspetto originari. 3. Le aggiunte e le modificazioni posteriori, più o meno recenti, eseguite comunque non prima dei 50 anni dalla richiesta di intervento edilizio, potranno essere demolite e ricostruite in posizione tale da non influire sull’aspetto del volume storico originale, sempre comunque rimanendo in un ambito pertinenziale congruo e tale da non modificare il carattere unitario dello stato attuale. 4. La ristrutturazione potrà avvenire a “costo zero” attraverso la concessione di un aumento di volumetria ammesso in misura tale che il rapporto tra il valore della volumetria in ampliamento ed il costo della demolizione e ricostruzione degli apparati recenti sia uguale a zero; con un massimo di ampliamento pari a non più del 40% del demolito e ricostruito.

7.2 Disciplina particolare per la qualificazione tipologica dei manufatti destinati ad attività produttive speciali. 1. Nel caso di realizzazione di impianti produttivi legati al trattamento ed allo stoccaggio di specifiche produzioni agricole, integrati da volumi o aree destinati alla commercializzazione dei prodotti aziendali ed extra aziendali (cantine, frantoi, spacci di produzioni tipiche aziendali, ecc.) con esclusione dell’allevamento, siano essi realizzati in applicazione dei parametri aziendali definiti dalla legge regionale n.1/2005, essi dovranno: o essere posti al di sotto del piano di campagna con un massimo di 1.500 mc di volume fuori terra; Il piano di campagna sarà essenzialmente quello naturale, individuato dal profilo del terreno prima dell’intervento, saranno comunque ammesse variazioni del profilo naturale non superiori al 30% del volume dell’ingombro del manufatto edilizio così come descritto nella nota successiva, aventi lo scopo di formare un nuovo profilo artificiale che collegandosi al naturale preesistente contribuisca a integrare la nuova architettura nel paesaggio agrario circostante o avere coperture, disposizioni planimetriche ed elevazioni, nonchè forme generali il più possibile affini all’edificato storico agricolo esistente; questa conformità dovrà essere valutata e dimostrata con una ricerca storico – architettonica che tenga conto delle preesistenze in un intorno geografico congruo lo studio e quindi l’azione progettuale dovrà essere estesa necessariamente anche alla forma e sviluppo delle vie di accesso, siano esse nuove o derivino dalla utilizzazione delle

81 preesistenze; dovrà essere privilegiata la utilizzazione delle antiche vie, riportate tra le invarianti del Piano Strutturale l’intorno geografico sarà determinato in relazione ad una valutazione dei punti di vista sensibili, ovvero esteso fino ai limiti massimi della visibilità del manufatto, anche se essi superano il confine amministrativo comunale o essere realizzati con tecniche costruttive idonee all’intervento ed affini all’edificato storico ambientale agricolo esistente.

7.3 Disciplina particolare per la realizzazione di campi di volo temporanei. 1. Può essere autorizzata, con impegni di ripristino ambientale laddove necessario, l’attività , anche solo stagionale, di decollo e atterraggio di velivoli per il volo da diporto e sportivo, su un campo di volo di superficie complessiva non superiore a 2 ettari, nell’ambito del territorio rurale, ad adeguata distanza da centri abitati e da ARPA, SIC, SIR, biotopi, ecc.; 2. Il campo di volo non deve essere collocato all’interno di zone interessate da complessi vegetazionali e altre emergenze a cui si attribuisca un pregio ambientale e paesaggistico da sottoporre a tutela. 3. Sul campo di volo, di lunghezza massima pari a 200 m, non saranno consentiti movimenti di terra e l’accesso a tale area dovrà essere garantito da viabilità già esistente. 4. Dovrà essere preclusa qualsiasi impermeabilizzazione del campo di volo e delle altre superfici accessorie 5. Non è consentita la realizzazione di alcun manufatto accessorio o di servizio.

7.4 Infrastrutture stradali. 1. Nella classificazione, progettazione e realizzazione di strade indipendentemente dalle indicazioni delle specifiche tavole di Piano sarà sempre applicato il contenuto del D.M. 05/11/2001 “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”, nel quale vengono indicati i fattori fondamentali che permettono di individuare un ordinamento delle strade sulla base della funzione ad esse associata nel territorio e nella rete stradale di appartenenza: 2. tipo di movimento servito (di transito, di distribuzione, di penetrazione, di accesso); 3. entità dello spostamento (distanza mediamente percorsa); 4. funzione assolta nel contesto territoriale attraversato (collegamento nazionale, interregionale, provinciale, locale); 5. componenti di traffico e relative categorie (veicoli leggeri, veicoli pesanti,…) 6. Le strade rilevabili all’interno del territorio comunale di Roccalbegna sono classificabili riguardo alle loro caratteristiche costruttive, tecniche e funzionali, nei seguenti tipi: Strade tipo B La Strada Statale del Monte Amiata n. 323 è individuata come Strada tipo B1 poichè: costituisce una grande direttrice del traffico nazionale; congiunge tra loro i capoluoghi di regione, ovvero i capoluoghi di provincia situati in regioni diverse. ovvero costituisce diretti e importanti collegamenti tra strade statali; allaccia alla rete delle strade statali centri di particolare importanza turistica e climatica; serve traffici interregionali e presenta particolare interesse per l'economia di vaste zone del territorio nazionale. All’interno delle aree protette (SIC/ZPS/SIR) non potranno essere realizzate asfaltature o comunque impermeabilizzazioni del connettivo esistente o di nuova previsione.

Strade tipo C Le strade interne al territorio comunale e meglio descritte nel corpo delle Norme tecniche di dettaglio per Sistema, sono definite Strade tipo C, quando allacciano al capoluogo di provincia capoluoghi dei singoli comuni della rispettiva provincia o piu' capoluoghi di comuni tra loro ovvero quando allacciano alla rete statale o regionale i capoluoghi di comune, se cio' sia particolarmente rilevante per ragioni di carattere industriale, commerciale, agricolo, turistico e climatico. Nel territorio comunale sono presenti due direttrici di tipo C1: la Strada Provinciale della Fronzina n. 24 e la Strada Provinciale della Follonata n. 10. All’interno delle aree protette (SIC/ZPS/SIR) non potranno essere realizzate asfaltature o comunque impermeabilizzazioni del connettivo esistente o di nuova previsione.

Strade tipo F Le strade interne al territorio comunale e meglio descritte nel corpo delle Norme tecniche di dettaglio per Sistema, sono definite Strade tipo F, quando congiungono il capoluogo del comune con le sue 82 frazioni o le frazioni fra loro, ovvero congiungono il capoluogo con la stazione ferroviaria, tranviaria o automobilistica, con un aeroporto o porto marittimo, lacuale o fluviale, con interporti o nodi di scambio internodale o con le localita' che sono sede di essenziali servizi interessanti la collettiivita' comunale. Le strade "vicinali" sono assimilate alle strade tipo F. Le strade urbane di tipo F sono sempre di competenza comunale quando siano situate nell'interno dei centri abitati. All’interno delle aree protette (SIC/ZPS/SIR) non potranno essere realizzate asfaltature o comunque impermeabilizzazioni del connettivo esistente o di nuova previsione.

7. Nel Progetto di Piano Strutturale vengono individuate specifiche “aree di rispetto inedificabili per ampliamenti e rettifiche” che non saranno aree preordinate all’esproprio ma semplicemente aree all’interno delle quali le nuove edificazioni e le modificazioni in ampliamento degli edifici esistenti saranno ammissibili solo se no in contrasto con il progetto di adeguamento.

8.0 I Programmi strategici 1. Taluni interventi progettuali contenuti nel Piano Strutturale potranno essere meglio compresi e resi visibili se inseriti in "Programmi strategici", da elaborare nel corso dell’attuazione del Piano Strutturale e capaci di raccordare prassi amministrative e gestionali con reali innovazioni nella forma fisica e nel funzionamento del territorio. 2. Si indicano alcuni Programmi strategici che varrebbe la pena di avviare perché rispondono ad una domanda al tempo stesso specifica e di interesse generale. Si tratta di indicazioni estremamente sintetiche, che andranno sviluppate adeguatamente dopo il dibattito circa la fattibilità e l’opportunità di avviarli. 3. La loro progettazione dovrà coinvolgere gli Uffici dell’Amministrazione responsabili della loro organizzazione e del loro funzionamento e i soggetti ai quali prevalentemente i Progetti sono dedicati. 4. In alcuni casi l’attuazione del Programma strategico potrà dare luogo alla formazione di una ANPIL 5. Tale determinazione sarà oggetto di approfondimento nella redazione del Regolamento Urbanistico

8.1 Programma strategico A Il centro storico di Roccalbegna 1. Apparato urbano di impianto urbanistico regolarissimo frutto di un intervento senese riconducibile alle “terre murate” tanto da identificarsi come contemporaneo alla edificazione di ed alla ristrutturazione di . 2. Nei secoli, per scelta e un po’ per forza, Roccalbegna ha conservato quasi inalterato il suo centro storico ed il “programma strategico” dovrà eliminare gli effetti di alcuni interventi dettati dall’ignoranza e dalla necessità. 3. Il più importante sarà quello della eliminazione del passaggio interno con la realizzazione di una strada a variante esterna sopra la Pietra e la conseguente eliminazione della “curva di piazza” che di curva ha poco ma di pericolosità ha moltissimo. 4. In linea generale si dovrà evidenziare lo straordinario valore del cardo e del decumano ancora leggibili, che congiunti alla grande qualità delle mura devono essere sottratte alla progressiva “riutilizzazione” moderna, fatta di una architettura caratterizzata da infissi e finiture superficiali assolutamente improbabili. 5. La necessità di intervenire in modo unitario lascia ipotizzare la realizzazione di un progetto unitario.

8.2 Programma strategico B Il centro storico di Cana 1. A differenza di Roccalbegna, Cana è un tipico arroccamento medievale. 2. In tal senso dovrà essere trattato e la ricerca progettuale dovrà privilegiare la conservazione ed il miglioramento di quell’effetto scenografico che caratterizza l’impianto urbano di crinale. 3. La necessità di intervenire in modo unitario lascia ipotizzare la realizzazione di un progetto unitario.

83 8.3 Programma strategico C La Triana 1. La Triana è, inequivocabilmente, un castello. 2. Un castello antico, databile all’ottavo secolo e quindi rimaneggiato, ampliato e variamente utilizzato alla fine del ‘500, nel ‘700 e quindi restaurato con interventi pesanti ed invasivi agli inizi del ‘900. 3. Numerosi e rilevanti sono gli interessi legati al suo riuso ed alla conseguente ristrutturazione pertanto si dovranno individuare i limiti delle azioni possibili. 4. La necessità di intervenire in modo unitario lascia ipotizzare la realizzazione di un progetto unitario.

8.4 Programma strategico D Il centro storico di Vallerona 1. Vallerona, centro storico senza mura, ma antico e di impianto settecentesco, rischia di perdere la sua dimensione ed il suo centro. 2. La necessità di intervenire in modo unitario lascia ipotizzare la realizzazione di un progetto coordinato.

8.5 Programma strategico E I Parchi fluviali o delle confluenze 1. I cosiddetti Parchi delle Confluenze e le aree di tutela integrale, sono ambiti territoriali caratterizzati dalla confluenza dei Torrenti Trasubbie, Trasubbino, Melacce, ecc.: per la loro natura le confluenze ed i tratti che le precedono sono ambiti territoriali sede di uno straordinario habitat faunistico e vegetazionale e sono caratterizzate da una continua evoluzione dell’assetto idraulico e del suolo e da una estrema variabilità delle condizioni generali, si ritiene pertanto necessario individuare tali aree come zone di protezione assoluta, di assoluta inedificabilità sia con manufatti temporanei che stabili, non utilizzabili a fini produttivi ma veri e propri “santuari” di naturalità 2. I Parchi Fluviali devono essere pensati come corridoi biologici – via naturale, caratterizzati da un uso turistico estremamente leggero e tale da non influire sulle caratteristiche fisiche, ambientali e paesaggistiche del luogo. 3. Per questi ambiti valgono le stesse direttive espresse per i “corridoi biologici” con la ulteriore vulnerabilità del sito, derivante dell’essere all’interno dell’asse fluviale di importanza primaria. 4. Ogni utilizzazione o insediamento dovrà essere commisurato alla natura strategico del luogo ed essere limitato al concetto dell’”attraversamento” o della sosta di servizio, alla quale potranno essere collegate minime sistemazioni ambientali prive di edifici o costruzioni di natura stabile.

8.6 Programma strategico F I corridoi biologici 1. I corridoi biologici sono elementi territoriali indispensabili per l’efficiente funzionamento della rete ecologica e la legge prevede che gli indirizzi normativi debbano essere approvati dal Consiglio Regionale, nell'ambito del Piano di Indirizzo Territoriale regionale (PIT). 2. La direttiva “Indicazioni tecniche per l'individuazione e la pianificazione delle corridoi biologici”, che è stata approvata con Deliberazione di Giunta Regionale n. 1.148 del 21 ottobre 2002, è destinata in particolare alle Province, cui la legge dà la facoltà di operare anche in assenza dei citati indirizzi normativi. 3. Nell’ambito del Piano Strutturale e sulla base delle indicazioni tecniche, sono stati sviluppati gli aspetti territoriali ed urbanistici di dettaglio. 4. Nell’ambito della redazione del Regolamento Urbanistico sarà infatti necessario definire per quali specie siano necessarie le aree di collegamento ecologico, evitare che esse favoriscano il diffondersi di specie o malattie indesiderate e chiarire quali ulteriori caratteristiche esse debbano avere per funzionare veramente.

84 5. Al solo fine di mantenere e favorire la funzione di “collegamento biologico” all'interno dei Corridoi Biologici deve essere attentamente valutata la compatibilità della realizzazione di nuove costruzioni. 6. Gli edifici esistenti sono sottoposti alla eventuale specifica normativa propria di ciascun Sistema di Paesaggio 7. È previsto il mantenimento il ripristino delle aree boscate ed il divieto di introduzione di essenze estranee ed infestanti. Nel caso di interventi di rimboschimento è richiesto l'uso di essenze arboree e cespugliate autoctone finalizzate alla tutela della fauna con preferenza per gli alberi da frutto selvatici e per la vegetazione riparia 8. Mantenimento e ripristino delle colture tradizionali ed eventuale riconversione di quelle improprie. Per le radure incolte e abbandonate, in alternativa all'impianto o ripristino di colture tradizionali, è consentito l'allevamento zootecnico allo stato semibrado in aree organizzate a pascolo arborato. 9. È prescritto il mantenimento della viabilità esistente compreso quella vicinale e poderale ed è fatto divieto (salvo alcune specifiche e documentate esigenze) di asfaltatura delle stesse; sono consentiti solo limitati interventi di adeguamento che non determinino alterazioni morfologiche. 10. Nuove infrastrutture saranno ammesse esclusivamente se strettamente funzionali all'esercizio delle attività agricole, di vigilanza e per la sicurezza antincendio. 11. Per i manufatti e le strutture a servizio delle reti di trasporto energetico e di telecomunicazione dovranno prevedersi idonei trattamenti per ridurne o annullarne l'impatto visivo e funzionale (es. elettrodotti che impediscano il passaggio in sicurezza dei volatili o recinzioni che penetrino nel terreno ed impediscano il passaggio della fauna) 12. II R.U. disciplinerà la realizzazione delle opere destinate a regolamentare il corso delle acque e a conservare i manufatti esistenti (ponti, briglie, etc..).

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Articolo modificato (A RTICOLO ORIGINALE ) 8.7 Programma strategico G La strada della Pietra 1. In altra parte del capitolo dedicato ai Programmi strategici parleremo del tracciato in variante alla Strada Provinciale della Fronzina; all’interno di quel progetto vi è una definizione particolare, legata alla specialissima natura dell’ambito attraversato, ovvero il passaggio in quota, sopra l’abitato di Roccalbegna e appena ai piedi della Pietra. 2. Questo passaggio, se correttamente disegnato, potrebbe unire le due esigenze primarie di liberare il centro storico da un insostenibile traffico pesante e di aprire un nuovo orizzonte al paese, consentendo il migliore godimento delle sue bellezze panoramiche, dell’impianto urbano e delle mura. 3. L’attraversamento dovrà essere il più possibile “incassato” sia per limitarne la pendenza che per eliminare ogni possibile impatto visivo.

L’articolo viene eliminato e di conseguenza la connessa previsione: nel Regolamento Urbanistico verrà semplicemente riportato uno schema progettuale non utilizzabile a fini attuativi, ma utile per salvaguardare l’area da ulteriori e diversi interventi infrastrutturali o insediativi.

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Articolo modificato (A RTICOLO ORIGINALE ) 8.8 Programma strategico H, detto “Progetto 15” Modifica al tracciato per il collegamento con Grosseto ed il

85 comparto amiatino 1. Uno degli elementi essenziali per la rinascita sia sul piano economico che sul piano sociale della comunità di Roccalbegna è rappresentato dalla necessità di interrompere il progressivo spopolamento di questo territorio. 2. L’ostacolo più evidente alla permanenza degli abitanti nei luoghi di origine ed alla valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche ed anche produttive dell’area è costituito dalle difficoltà di raggiungimento, dovute alle caratteristiche delle strade che da Grosseto portano a Roccalbegna. 3. Quindici minuti in meno per arrivare da Grosseto a Roccalbegna: tanto basterebbe per cambiare tendenza e far rinascere questo comprensorio. 4. Il programma strategico interviene sulla Strada Provinciale della Fronzina ipotizzandone la rettifica di alcuni passaggi particolarmente lenti e pericolosi, oltre naturalmente alla normalizzazione delle caratteristiche a quelle previste dalle leggi vigenti. e sostituito con il seguente: ARTICOLO MODIFICATO 8.8 Programma strategico H, detto “Progetto 15” Modifica al tracciato per il collegamento con Grosseto ed il comparto amiatino 1. Uno degli elementi essenziali per la rinascita sia sul piano economico che sul piano sociale della comunità di Roccalbegna è rappresentato dalla necessità di interrompere il progressivo spopolamento di questo territorio. 2. L’ostacolo più evidente alla permanenza degli abitanti nei luoghi di origine ed alla valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche ed anche produttive dell’area è costituito dalle difficoltà di raggiungimento, dovute alle caratteristiche delle strade che da Grosseto portano a Roccalbegna. 3. Quindici minuti in meno per arrivare da Grosseto a Roccalbegna: tanto basterebbe per cambiare tendenza e far rinascere questo comprensorio. 4. Il programma strategico interviene sulla Strada Provinciale della Fronzina ipotizzandone la rettifica di alcuni passaggi particolarmente lenti e pericolosi, oltre naturalmente alla normalizzazione delle caratteristiche a quelle previste dalle leggi vigenti. 5. Le presenti considerazioni progettuali sono specificamente cogenti e significative per quei limitati ambiti di intervento legati ad azioni di adeguamento normativo e non potranno investire genericamente tutto il tracciato della strada.

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8.9 Programma strategico I Miglioramento del collegamento con il comprensorio termale di Saturnia 1. Anche in questo caso come per il “Progetto 15”, l’intervento è essenzialmente infrastrutturale e consiste nell’adeguamento della Strada Provinciale degli USI, così da poter collegare rapidamente l’ambito territoriale che dal Podere il Cancellone arriva agli Usi, con la vallata di Saturnia, aprendo a questo tipo di utilizzazione turistica anche il Comune di Roccalbegna

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Articolo eliminato in ottemperanza alle osservazioni della Provincia di Grosseto. eliminato 8.10 Programma strategico L La Cava del Sasso

L’antica cava di marmo del Sasso potrà essere oggetto di una regolarizzazione attraverso una operazione di “land art” che veda coinvolti scultori di fama

86 internazionale e dalla successiva apertura di un museo mostra permanete delle lavorazioni e delle realizzazioni storiche eseguite con il materiale proveniente da questo sito.

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8.11 Programma strategico M Programmi ed iniziative per la valorizzazione della risorsa termale e idropotabile 1. Si tratta essenzialmente di riprendere le prospezioni nell’ambito delle Zolferate e quindi ipotizzare uno sviluppo dello sfruttamento della risorsa termale. 2. A questo si connette lo studio per una regimazione dei corsi d’acqua dell’Albegna e delle Trasubbie al fine di creare un “comprensorio azzurro” ai piedi del Monte Labro e verificare la possibilità di realizzare invasi in derivazione secondo quanto disciplinato all’art. 3.1.16 delle norme di P.S..

8.12 Programma strategico N Il parco eolico Si tratta del completamento sul lato del territorio comunale di Roccalbegna (Loc. Montebello) dell’esistente parco eolico posto nel territorio del Comune di Scansano. Ipotizzabile con caratteristiche insediative simili. La sua realizzazione sarà sottoposta a procedura di V.I.A. Il parco fotovoltaico In un’area ubicata nei pressi della Fattoria del Castagnolo, avente caratteristiche adeguate, ovvero la giusta esposizione e la pendenza corretta, attualmente incolta o a seminativo, lontana da insediamenti urbani, si potrà studiare ed approfondire l’opportunità della formazione di un parco per la produzione di energia rinnovabile con impianto di celle fotovoltaiche. La sua realizzazione sarà sottoposta a procedura di V.I.A.

8.13 Programma strategico O La sponda del Fiora 1. Si tratta di adeguare dal punto di vista della tutela ambientale e paesaggistica anche questa parte del territorio comunale, identificandone l’ambito come ANPIL e dotandola delle necessarie infrastrutture turistiche per raggiungere il corso del Fiora con mezzi adeguati e compatibili.

8.14 Programma strategico P Ippovie e Trekking 1. Questo progetto riguarda il completamento della rete di percorsi non meccanizzati, che già caratterizza il territorio comunale, ma che ancora non si lega nella maniera migliore alle emergenze ambientali esistenti. 2. A questo progetto si integra la identificazione e la valorizzazione della invariante delle “strade storiche”

87 TITOLO 2

NORME TECNICHE DI DETTAGLIO PER SISTEMA DI PAESAGGIO

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1 SISTEMI AMBIENTALI E PAESISTICI

Denominazione Sistema di paesaggio n. 1 La Fattoria di Baccinello Sistema di paesaggio n. 2 Le Trasubbie (versante occidentale) Sistema di paesaggio n. 3 Le Trasubbie (versante orientale) Sistema di paesaggio n. 4 Monte Faete UTOE di Cana Sistema di paesaggio n. 5 Gli Usi Sistema di paesaggio n. 6 Grillese Subsistema insediativo degli Usi Sistema di paesaggio n. 7 Rocconi Zolferate Subsistema insediativo della Triana Sistema di paesaggio n. 8 Il Fiume Fiora Sistema di paesaggio n. 9 Roccalbegna Vallerona UTOE di Roccalbegna UTOE di Vallerona Subsistema insediativo di Santa Caterina

2 Obiettivi di ordine generale Individuazione dei “punti vista” e delle “percezioni ambientali caratterizzanti”, loro tutela e valorizzazione anche attraverso opportune localizzazioni degli eventuali nuovi insediamenti e comunque mantenimento di una bassa densità insediativa. I “punti di vista” e le “percezioni ambientali caratterizzanti” sono generalmente individuabili (salvo particolari approfondimenti da verificare con la redazione del R.U.) con i crinali principali e secondari, dove storicamente si sono insediati i principali borghi ed i maggiori insediamenti rurali (poderi storici), ed i coni di percezione visuale, identificati come ambiti di particolare pregio apprezzabili dal viaggiatore sia in posizione statica che dinamica. Questi ambiti dovranno essere tutelati impedendo la formazione di nuovi insediamenti o la localizzazione di attrezzature tecnologiche che possano modificarne stabilmente la percezione. Criteri di salvaguardia dei crinali e dei coni visuali. Risulta evidente che oggetto della tutela deve essere non solo la conservazione degli scorci paesaggistici di particolare pregio estetico e/o culturale ma anche la loro ricostituzione, ove questi risultino compromessi. Questo deve avvenire anche in correlazione con l’esigenza di assicurare l’accessibilità dei punti di vista. La salvaguardia di queste due entità deve essere “attiva”, cioè deve consentire trasformazioni dei luoghi che non ne compromettano la conservazione e qualora necessario, deve essere accompagnata da misure di conservazione tali da mantenere inalterati gli aspetti significativi del paesaggio. Lo scopo sarà quello di individuare una disciplina che sia in grado di armonizzare le esigenze economiche con quelle sociali e ambientali. All’interno dei coni visuali sono consentiti esclusivamente gli interventi che non alterino le caratteristiche peculiari del luogo, la sua immagine paesaggistica e le prospettive panoramiche. A questo fine deve essere mantenuta la coerenza architettonica con gli altri edifici facenti parte della veduta, ed il rispetto dei materiali e delle finiture esterne che dovranno integrarsi con l’ambiente esterno. Sono inoltre tutelati (o ripristinati con progetti specifici) tutti quegli elementi che dall’analisi visuale risultano costituire fattori di “riconoscibilità” (sistema irriguo, percorsi intrapoderali, elementi di naturalità diffusa). Vengono inoltre tutelati quei coni visivi che abbiano la caratteristica di “punti di vista panoramici”. I coni visivi saranno individuato nel corso della redazione del Regolamento urbanistico e nell’ambito della valutazione di incidenza di ogni intervento proposto. A questo fine è fatto divieto di edificazione nelle aree di primo piano rispetto al punto di vista per 1000 m dal punto di osservazione(area di primo piano) se non a seguito di una precisa valutazione degli effetti ambientali dell’intervento ed a seguito di particolari misure progettuali tese a rendere “invisibile” dal punto di vista principale l’intervento stesso. Particolare attenzione verrà posta alla cartellonistica pubblicitaria. In ogni caso come già detto nell’area di primo piano del cono visuale gli interventi dovranno essere sottoposti a valutazione di “incidenza visuale”. Obiettivo principale della valutazione di incidenza visuale sarà la tutela del carattere identitario della “figura territoriale”che caratterizza il cono visuale attraverso una descrizione dei caratteri strutturanti e le regole di costruzione di lunga durata, cui attenersi per le trasformazioni. Poiché il paesaggio, soprattutto vasto e aperto non può essere museificato, occorrono regole di trasformazione che rispettino le invarianti e l’individualità della figura territoriale. Particolare attenzione al quadro complessivo delle tradizioni, degli usi dei rapporti privati e pubblici in atto, delle colture sia esistenti che di previsione, con la contemporanea limitazione di interventi “incompatibili” derivanti da attività legate alla introduzione di nuove tecnologie o presenze non autoctone che tendono inevitabilmente a trasferire culture e tradizioni differenti e talvolta contrastanti con quell’immagine che si tende a tutelare. Difesa e recupero, valorizzazione e tutela delle produzioni tipiche. Incentivo alla formazione di nuclei organizzati ed interrelati di turismo rurale, soprattutto se legati alla presenza di alcune attività agrituristiche, nuclei generalmente identificabili con i cosiddetti “alberghi di campagna”. 2.1 Per la risorsa “aria” 1 valutazione e controllo dell’eventuale inquinamento da radiazioni magnetiche non ionizzanti; 2 valutazione e controllo delle eventuali emissioni inquinanti; 3 valutazione e controllo dell’inquinamento acustico

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2.2 Per la risorsa “acqua” 1 individuazione del modello standard dell’equilibrio idrogeologico e miglioramento della qualità delle acque sia superficiali che sorgive; 2 valutazione e descrizione della sostenibilità dei consumi idrici; 3 restauro, conservazione e potenziamento delle canalizzazioni agricole; 4 censimento e tutela dei pozzi e delle sorgenti, con formazione di aree di rispetto e di modalità di interazione con gli insediamenti e le azioni di pianificazione; 5 formazione e descrizione grafica delle fasce di rispetto dei corsi d’acqua principali; 2.3 Per la risorsa “suolo” 1 individuazione di un modello di regimazione delle acque superficiali e valutazione del rischio idraulico 2 valutazione e controllo dei fattori di pericolosità geomorfologica, idraulica e idrogeologica; 3 stabilizzazione dei versanti collinari; 4 verifica ed individuazione dei bacini di accumulo, delle casse di espansione, degli alvei, della regimazione delle acque; 5 valutazione, controllo ed eventuale integrazione degli sterri e riporti delle infrastrutture viarie; 6 valutazione, controllo ed eventuale integrazione di sottovie, stramazzi e botti; 7 valutazione, controllo ed eventuale integrazione di sbancamenti, scavi e reinterri; 8 valutazione, controllo ed eventuale integrazione dei sottoservizi urbani ed extraurbani. 9 valutazione, controllo ed eventuale limitazione in norma della impermeabilizzazione del suolo a seguito di nuove edificazioni 2.4 Per la risorsa “flora e fauna” 1 difesa e mantenimento del paesaggio agrario nella sua caratterizzazione del prevalente apparato forestale; 2 difesa, manutenzione e mantenimento del soprassuolo boschivo; 3 difesa della biodiversità; 2.5 Obiettivi legati alla individuazione delle “invarianti” Si costituiscono come invarianti: 2.5.1 Il centro storico ed il nucleo storico composto dagli edifici presenti nel Catasto Leopoldino al loro interno sono oggetto di particolare tutela, da sottoporre a verifica di congruità e corrispondenza al momento della redazione del Regolamento Urbanistico che dovrà verificarne lo stato e la consistenza, anche rispetto agli elenchi e alla catalogazione esistente e di progetto e dovrà puntualmente definire il tipo di intervento ammissibile: 1 i rapporti tra vuoti e pieni edilizi anche in riferimento ai rapporti tra gli spazi aperti ed edificati; dovranno essere tutelati nella formazione del R.U. e negli altri atti normativi tutte quelle caratteristiche “visuali”, quegli scorci, quelle altezze di gronda, in sintesi tutti quegli elementi fisici che, comunemente e concordemente vengono individuati come le cause principali dell’”immagine” del centro storico; 2 i particolari architettonici sia che costituiscano elemento strutturale sia che appartengano alla scala formale e decorativa; 3 le emergenze storico – architettoniche; 4 le direttrici visive, i percorsi urbani sui tre assi planoaltimetrici; 5 i percorsi e le sistemazioni al suolo; 6 i rapporti di bilanciamento tra i nuclei edificati ed il paesaggio vicino. 7 il tessuto morfologico caratteristico 8 i rapporti tra gli edifici e le aree di pertinenza; 9 l’allineamento degli edifici con il fronte stradale; 10 gli elementi architettonici, formali, distributivi e strutturali degli edifici di pregio; 11 gli elementi architettonici decorativi e strutturali decorativi degli edifici di pregio; 2.5.2 gli edifici storici nel territorio extraurbano quali le case rurali, le ville, i poderi e gli edifici specialistici, con la rispettiva area di pertinenza, che hanno caratterizzano la struttura insediativa agraria, che vedranno tutelati con necessaria verifica di congruità e corrispondenza al momento della redazione del Regolamento Urbanistico: 1 gli elementi architettonici, formali, distributivi e strutturali nonchè gli elementi decorativi; 2 le sistemazioni planoaltimetriche e le relative opere; 3 gli impianti arborei coerenti con il disegno di progetto originario; 4 i percorsi e le sistemazioni al suolo; 2.5.3 la trama dell’appoderamento distinta tra quella consolidata nel tardo ‘800, avente come base la preesistenzea medievale e quella della riforma fondiaria stabilendosi per limite temporale ultimo della tutela l’anno 1952, entrambe elemento fondamentale per la determinazione ed il mantenimento della centralità del complesso del patrimonio storico e culturale inteso quale struttura portante dei valori e della memoria storica delle comunità; questa opera di tutela ha come obiettivo principale l’evitare trasformazioni e comportamenti estranei alla nostra cultura della città e del territorio e come obiettivi secondari la ricerca di un corretto rapporto tra la funzione residenziale e la funzione turistica e la migliore funzionalità socio - economica tra il nucleo residenziale, l’apparato produttivo non agricolo e quello eminentemente agricolo; Il Regolamento Urbanistico dovrà verificarne lo stato e la consistenza, anche rispetto agli elenchi e alle schedature esistenti o di progetto, e dovrà puntualmente definire il tipo di intervento ammissibile.

90 2.5.4 le reti della viabilità storica individuate nel catasto Leopoldino ed ancora presenti nel territorio comunale, da conservare in quanto costituiscono una trama di fondamentale importanza per la corretta lettura e fruizione del territorio, e mettono in relazione le varie aree del paesaggio agrario con le parti urbanizzate del comune. Si dovrà tutelare anche con necessaria verifica di congruità e corrispondenza al momento della redazione del Regolamento Urbanistico: • l’insieme dei tracciati e la loro percorribilità; • i selciati realizzati con metodi tradizionali, le opere d’arte e tutti gli elementi di rilevanza storica architettonica. 2.5.5 i boschi si dovranno tutelare anche con necessaria verifica di congruità e corrispondenza al momento della redazione del Regolamento Urbanistico: 1 la consistenza, la estensione e la biodiversità delle specie arboree; 2 la sistemazione del soprassuolo, la rete dei sentieri e la viabilità di servizio interna alle aree. 2.5.6 le aree di particolare pregio paesistico ambientale che definiscono l’intorno territoriale contiguo alle strutture urbane da salvaguardare in quanto nucleo storico 2.5.7 la trama di fiumi, torrenti e fossi costituente il reticolo idrografico principale e la loro pertinenza che contribuisce all’equilibrio complessivo del regime delle acque. Sono da tutelare compatibilmente alle previsioni sovracomunali di sfruttamento della risorsa: 1 gli alvei ed i percorsi fluviali con particolare riguardo alle confluenze; 2 le opere di difesa idraulica compresi i relativi manufatti; 3 la vegetazione riparia. Il Regolamento Urbanistico dovrà verificarne lo stato e la consistenza e dovrà definire il tipo di intervento ammissibile. 2.5.8 le aree interessate dalle previsioni di nuova viabilità comunale e sovracomunale , indispensabili alla risoluzione dei collegamenti principali all’interno del territorio comunale e con i comuni vicini. I tracciati riportati negli elaborati grafici del Piano Strutturale sono indicativi e, pertanto, sono consentiti adeguamenti in sede di progetto esecutivo dell’opera. A margine dell’ipotesi di tracciato è individuata una fascia di rispetto “progettuale” da considerare come invariante fino alla realizzazione materiale dell’adeguamento. Premesso che gli adeguamenti saranno sempre di lieve entità e tali da non determinare sostanziali modifiche del tracciato individuato, sono da tutelare (fino alla realizzazione delle infrastrutture previste che sostituiranno come invariante la previsione del Piano Strutturale): 1 i tracciati della viabilità di progetto, intendendo per tracciato l’ambito territoriale all’interno del quale si potrà sviluppare l’intervento di nuova costruzione, di modifica o di ammodernamento; tale ambito avrà spessore variabile ed al suo interno non potranno essere realizzate opere che possano costituire una servitù o impedire l’attuazione della previsione; 2 le fasce di rispetto come individuate dal Codice della Strada. 3 Il Regolamento Urbanistico dovrà verificarne lo stato e la consistenza, anche rispetto agli elenchi e alle schedature esistenti o di progetto, e dovrà puntualmente definire il tipo di intervento ammissibile. 2.5.9 i crinali principali e secondari ed i coni di percezione visuale dove storicamente si sono insediati i principali borghi ed i maggiori insediamenti rurali (poderi storici), che dovranno essere tutelati impedendo la formazione di nuovi insediamenti o la localizzazione di attrezzature tecnologiche che possano modificarne stabilmente la percezione; sono fatti salvi gli ampliamenti agli insediamenti esistenti sottoposti a specifiche procedure di valutazione di impatto ambientale. 2.5.10 i geotipi , intesi come aree dove la presenza di particolari formazioni geologiche inducono ad una azione di tutela che limiti, controlli e se necessario inibisca la loro modificazione, controllando il grado di antropizzazione e le caratteristiche degli interventi proposti 2.5.11 i pozzi la cui realizzazione sarà disciplinata con il Regolamento Urbanistico anche sulla base delle classi di vulnerabilità delle falde definite negli elaborati del quadro conoscitivo di P.S. 2.5.12 le sorgenti da considerare come fonti locali di approvvigionamento idrico devono essere tutelate rispetto a fenomeni di inquinamento della falda e modificazione dell’area di ricarica; l’Amministrazione comunale eseguirà un approfondimento di indagine finalizzata alla possibile realizzazione di piccole raccolte locali per l’utilizzazione di queste acque; Il Regolamento Urbanistico dovrà verificarne lo stato e la consistenza e dovrà definire il tipo di intervento ammissibile

3 Strategie di ordine generale 3.1 Territorio insediato Le strategie generali di norma (punto 5.0 e succ. delle Norme generali) prevedono: 3.1.1 la riqualificazione degli insediamenti; ed in particolare: 1 per beni storico-culturali, ritenuti elementi di arricchimento dell’offerta territoriale. Le azioni ammesse coniugheranno il mantenimento, la riqualificazione, la valorizzazione e l’ottimizzazione della fruizione anche in termini di economia di mercato, purché secondo assunti di sviluppo sostenibile; tali azioni di riqualificazione introdurranno nel dettaglio del R.U. la conoscenza dei beni territoriali di interesse storico-culturale mediante classificazioni ed elenchi; gli elenchi delimiteranno gli elementi edificati per categorie di

91 beni indicandone il valore intrinseco ed il valore relazionale, dettando norme specifiche di tutela, disciplinando le forme di uso della risorsa, individuando perimetri di rispetto in relazione al valore del bene in sé, al rapporto morfologico con il paesaggio circostante ed ai criteri di visibilità; nel P.S. si avviano o si indicano iniziative di valorizzazione anche di natura sovracomunale (vedi i Programmi strategici); 2 per il recupero degli assetti territoriali degradati attraverso l’eventuale introduzione di una disciplina che contenga regole e incentivi, ivi inclusi contenuti aumenti di volume, per interventi di riqualificazione morfologica e riordino insediativo (demolizioni, interventi di ripristino, accorpamenti, ridimensionamento dei lotti etc.). 3 per la determinazione degli effetti di riqualificazione paesistico - ambientale indotti dagli interventi sul territorio rurale ; 4 per lo sviluppo degli insediamenti artigianali e produttivi in genere , privilegiando le azioni di riqualificazione urbana, ristrutturazione e recupero degli impianti esistenti ove compatibili. 5 per dare, nell’ambito della industria turistica , una adeguata risposta alla segmentazione della moderna domanda e quindi fornire un'offerta integrata e specializzata per tipologia e prodotti tipici e nello stesso tempo idonea a favorire l'integrazione fra costa ed entroterra; utilizzando le potenzialità e le risorse dell’entroterra collinare o pedemontano (turismo storico-culturale, naturalistico, rurale, termale, venatorio, escursionistico ecc.) per orientare e distribuire i flussi sull'intero territorio provinciale alleggerendo la costa. 3.1.2 il controllo e l’indirizzo dei processi insediativi lungo la viabilità definendone le nuove linee dell’eventuale sviluppo, indirizzato verso forme perpendicolari all’asse viario; 3.1.3 la riorganizzazione dei servizi valutandone la destinazione a scala locale e sovralocale, anche sulla base dell’analisi dei risultati del Piano di classificazione acustica del territorio; 3.1.4 il recupero e il completamento delle infrastrutture per la mobilità attraverso la razionalizzazione, il completamento, l’adeguamento funzionale e la caratterizzazione formale in chiave unitaria della maglia viaria; ma soprattutto attraverso il potenziamento e riorganizzazione del tratto viario tra la Triana e Baccinello oltre che ad un adeguato potenziamento del trasporto collettivo. 3.1.5 la tutela e la valorizzazione ambientale dei paesaggi agrari, fluviali e delle aree extraurbane degradate; 3.1.6 il ripristino e la interconnessione degli ecosistemi e della loro continuità territoriale (corridoi biologici, vie naturali, parchi delle confluenze); 3.1.7 il recupero ed il risanamento, la tutela e la valorizzazione delle aste dei fossi e dei torrenti (invariante del reticolo idrografico); 3.1.8 il controllo e la riduzione degli effetti indotti dall’impermeabilizzazione dei suoli; 3.1.9 riqualificazione delle parti urbane degradate o dimesse; 3.1.10 riqualificazione e integrazione degli spazi aperti (con incentivo al recupero a fini pubblici nell’ambito del soddisfacimento degli standards); 3.1.11 razionalizzazione della connessione tra le abitazioni, i servizi e le zone del terziario; 3.1.12 riorganizzazione e potenziamento del sistema dei servizi; 3.1.13 razionalizzazione del sistema della viabilità e formazione di un più efficiente sistema di parcheggi. 3.2 Ambito urbano consolidato art. 4.1 delle Norme Generali Le strategie generali di norma prevedono: 3.2.1 recupero e la conservazione degli edifici esistenti 3.2.2 tutela degli aspetti esteriori, decorativi, delle caratteristiche costruttive e tipologiche degli edifici 3.2.3 recupero degli spazi urbani non edificati attraverso progetti specifici 3.2.4 gli interventi sugli edifici dovranno seguire una regola di intervento che privilegi il mantenimento della memoria storica e dei residui di originalità morfologica, anche attraverso incentivi al restauro ed al recupero per l’utilizzazione 3.2.5 trasformazione e riutilizzazione delle aree inutilizzate o libere seguendo la tendenza al completamento, con regole formali e tipologiche da approfondire nel Regolamento Urbanistico 3.2.6 riconversione delle aree caratterizzate dalla presenza di attività incompatibili con la residenza 3.3 Ambito urbano da consolidare art. 4.2 delle Norme Generali Le strategie generali di norma prevedono: 3.3.1 il regolamento urbanistico, determinerà gli specifici criteri di intervento sia qualitativi che quantitativi per il completamento nonchè per il ridisegno e la localizzazione degli standards; 3.3.2 gli interventi edilizi tenderanno alla tutela ed al mantenimento delle condizioni originali anche quando si debbano collegare ad esse nuove attività insediative in particolare quando connesse alla funzione residenziale e turistico ricettiva; 3.3.3 si dovrà prestare particolare attenzione al dettaglio della progettazione architettonica e degli spazi per standards; 3.4 Ambito urbano del recupero e della conservazione art. 4.3 delle Norme Generali Le strategie generali di norma prevedono: 3.4.1 difesa e valorizzazione delle eventuali risorse agricole e dei sistemi irrigui tradizionali dai processi di degrado e trasformazione indotti dall’influenza urbana;

92 3.4.2 definizione e controllo della “fringe area” tra nucleo urbano e territorio aperto con la costituzione di una fascia di verde strutturato, da normare nel dettaglio del Regolamento urbanistico; 3.4.3 riduzione delle interazioni ed influenze degli sviluppi urbanistici e infrastrutturali sull’ambito agricolo; 3.4.4 trasformazione e recupero degli edifici esistenti in strutture turistico – ricettive e residenziali. 3.4.5 rinaturalizzazione generalizzata con l’introduzione di regole precise per l’uso; 3.5 Ambito urbano da trasformare Le strategie generali di norma prevedono: 3.51 il regolamento urbanistico, determinerà gli specifici criteri di intervento sia qualitativi che quantitativi (intendendo per quantitativi i dettagli contenuti nel dimensionamento complessivo del Piano Strutturale) per le espansioni nonchè per il ridisegno e la localizzazione degli standards; 3.52 si dovrà prestare particolare attenzione al dettaglio della progettazione architettonica e degli spazi per standards; 3.6 Attività produttive art. 5.2 delle Norme Generali Le strategie generali di norma prevedono: 3.6.1 ricerca di ambiti destinati alla trasformazione ed alla espansione preliminarmente all’interno delle aree esistenti; 3.6.2 individuazione di interventi di completamento puntuali che saranno definiti dal Regolamento Urbanistico 3.6.3 ricerca di una particolare attenzione nella progettazione delle infrastrutture pubbliche e della viabilità, che tengano conto della necessità di movimentazione di mezzi di grandi dimensioni; 3.6.4 verifica della sostenibilità degli interventi attraverso lo studio del rapporto tra le aree produttive e gli spazi aperti e quelli già edificati 3.6.5 limitazione dei nuovi interventi a destinazione produttiva non agricola in ambito extraurbano e costante valutazione della possibile sostituzione delle previsioni del vigente strumento urbanistico con destinazione produttiva con altre con destinazione residenziale.

Le eventuali modificazioni della destinazione d’uso dovranno sempre essere correlate con il dimensionamento generale del Piano ed in esso ricomprese, inoltre la sostituzione delle previsioni con destinazione produttiva del vigente strumento urbanistico con altre a destinazione residenziale, è riferita alle previsioni confermate dal Piano Strutturale. 3.7 Territorio rurale Le strategie generali di norma (punto 6.0 delle Norme tecniche generali) prevedono: 3.7.1 valorizzazione dei prodotti tipici anche favorendo attività agricole di tipo biologico; 3.7.2 mantenimento del sistema di canali e fossi e della vegetazione riparia; 3.7.3 ricostituzione della vegetazione riparia lungo gli impluvi; 3.7.4 mantenimento e incentivazione alla reintroduzione di siepi, alberature e macchie, per garantire la continuità ecologica e la biodiversità; 3.7.5 manutenzione delle aree fragili, delle scarpate e della relativa vegetazione di sostegno; 3.7.6 incentivazione dell’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica in fase preventiva nelle aree dove sono presenti indizi preliminari di denudazione o erosione del pendio; 3.7.7 reimpianto di boschi e macchie per favorire la stabilizzazione dei versanti; 3.7.8 incentivazioni per la realizzazione dei bacini di stoccaggio delle acque meteoriche con doppia funzione: contenimento dei prelievi dalla falda e allungamento dei tempi di convogliamento delle acque dal bacino imbrifero all’alveo principale in corrispondenza di eventi meteorici eccezionali. 3.7.9 incentivazione di forme integrative del reddito agricolo; 3.7.10 incentivazione e sostegno delle culture tradizionali e di forme integrative dell’attività agricola anche legate alla fruizione turistica; 3.7.11 manutenzione e miglioramento dei fondi stradali carrabili; 3.7.12 creazione di itinerari legati alle caratteristiche storiche, ambientali e culturali, con mete di degustazione di prodotti locali, in collegamento ad itinerari di livello sovracomunale; 3.7.13 inserimento dei percorsi esistenti negli itinerari turistici; 3.7.14 recupero dei percorsi sia storici che recenti esistenti e mantenimento dei loro fondi naturali. 3.7.15 localizzazione di strutture ricettive all’aria aperta quali campeggi, da posizionare nelle aree più stabili e ben servite dalla viabilità esistente. 3.7.16 collegamenti tra i vari ambiti del bacino idrogeologico; 3.7.17 realizzazione di strutture all’area aperta di sosta e servizio alla mobilità ed al tempo libero (tettoie in legno e sedute con ripari aperti sui lati, con pavimentazioni naturali e non impermeabili); 3.7.18 nelle aree boscate è consentita la realizzazione di spazi di sosta e la dotazione di piccole strutture provvisorie all’aria aperta di sostegno all’attività motoria, nel rispetto della disciplina di cui al punto 3.1.5 i boschi del presente PS. Il regolamento urbanistico dovrà definire le modalità di intervento sul patrimonio edilizio esistente attraverso: a) il controllo della qualità dei nuovi interventi mediante la determinazione di regole edilizie tali da non alterare i caratteri dell’architettura rurale dei luoghi; b) la definizione dei criteri formali e tipologici per il recupero degli edifici dismessi e loro trasformazione in strutture residenziali o turistico ricettive

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SISTEMA DI PAESAGGIO 1

LA FATTORIA DI BACCINELLO

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SISTEMA DI PAESAGGIO N. 1 Superficie complessiva del SdP 5.131.975 mq

Sistema di paesaggio n. 1 La Fattoria di Baccinello

1 Elementi del quadro conoscitivo 1.1 Obiettivi e strategie particolari del sottosistema Territorio rurale In generale si fa riferimento ai già descritti obiettivi e strategie di ordine generale. 1.2 Verifica del Piano di Indirizzo Territoriale a. Sistemi territoriali locali Il SdP “La Fattoria di Baccinello” fa parte del Sistema Territoriale Locale N. 32 Area Grossetana b. Sistemi territoriali funzionali Il SdP “La Fattoria di Baccinello” ricade nel Sistema territoriale funzionale della Provincia di Grosseto, ma non comprende direttamente al suo interno localizzazioni di questo livello. c. Insediamenti ed infrastrutture La tavola specifica riporta le infrastrutture lineari e puntuali di interesse del Piano relative alla mobilità delle persone e delle merci. La rete stradale è distinta sia per gerarchia (d’interesse nazionale, regionale, locale, ecc.), che per stato di attuazione (esistente, di programma, ecc.). d. Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) Assenti e. Aree di reperimento per l’avvio di provvedimenti istitutivi (ex aree b,c,d DCR 296/88) Assenti f. Vincolo idrogeologico presente vedi specifica tavola di Piano Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. g. Siti di importanza regionale SIR Assenti Attività estrattive Assenti 1.3 Verifica del Piano Territoriale di Coordinamento a. Individuazione delle Unità di Paesaggio Il PTC individua una unità di paesaggio: b. CP 2.4 I Colli di Cinigiano Colline spoglie con colture estensive Territorio collinare, con porzioni di aspetto brullo analoghe alle crete senesi- Maglia poderale risultante dalla colonizzazione dell’Ente Maremma, con prevalenza di conduzione diretta. Prevalenza di colture estensive di cereali e pascolo. Paesaggio rurale fondato sulla cura delle lavorazioni e delle sistemazioni agrarie in relazione all’assetto idrogeologico. Assenza di segni naturali di natura “verticale” (alberi, siepi, boschi). La normativa comunale punterà al mantenimento dei livelli di antropizzazione e degli assetti paesistico-ambientali esistenti. A tal fine occorre perseguire e sviluppare il controllo dei movimenti franosi. E’ opportuno che eventuali interventi, anche infrastrutturali, siano inseriti con particolare cura nel profilo del paesaggio circostante. c. Individuazione delle Aree di Rilevante Pregio Ambientale Assenti d. Individuazione delle Aree di Reperimento Assenti 1.4 Verifica dei vincoli e delle preesistenze a. Vincolo paesaggistico (D.M. 27 agosto 1973) Assente b. Vincolo idrogeologico ex RD 30/12/1923, n.3267 presente nella totalità del SDP. Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. c. Boschi (art.142 lettera G D.lgs n.42/2004) presenti su alcune porzioni del SDP d. Aree di interesse storico artistico ed emergenze architettoniche puntuali (D.lgs n.42/2004 titolo II) Assenti e. Antichi tracciati viari Tracciato storico di Fattoria del Baccinello – Podere del Tesoro Tracciato storico La Pigna . Val di Becco Tracciato storico Podere del Renzi - Cetinelle

95 f. Usi civici (art.142 lettera H D.lgs n.42/2004) Assenti 1.5 Infrastrutture a. Strade di scorrimento: tratti urbani ed extraurbani (connessione territoriale) Assenti b. Strade di connessione (urbana secondaria) Assenti c. Reti idriche extraurbane presenti vedi specifica tavola di Piano d. Telecomunicazioni non sono presenti ripetitori per rete di telefonia mobile 1.6 Insediamenti a. Periodizzazione e destinazione funzionale del costruito Vedi quadro sinottico riportato al punto 4.8 delle Norme generali eTav. 8 b. Stato di attuazione del vigente strumento urbanistico ZTO A centri storici ed assimilati Assenti ZTO B aree di completamento residenziale Assenti ZTO C aree di espansione residenziale Assenti ZTO E, F e G aree di servizio e per infrastrutture Assenti c. Elementi accessori della pianificazione Attrezzature e dotazioni pubbliche Verde pubblico attrezzato Assenti Parcheggio pubblico Assenti Attrezzature collettive Assenti Agriturismi Assenti Cimiteri Assenti 2 Elementi del progetto di Piano a. Il connettivo Nelle tavole di piano è contenuta una chiara classificazione delle infrastrutture previste in funzione del rispettivo rango territoriale, che nel SDP in esame si limitano ad infrastrutture di interesse locale. Gli interventi di riqualificazione e potenziamento delle infrastrutture esistenti che di seguito vengono analizzate nel dettaglio, dovranno rispettare le caratteristiche esistenti mantenendo la caratteristica di finitura superficiale, di tracciato al fine di garantirne le compatibilità ambientali e di destinazione, nonché l’inserimento armonico rispetto al contesto territoriale e urbano. La localizzazione di nuove infrastrutture a rete di competenza comunale dovranno impostarsi su corridoi di attraversamento in relazione alla rete preesistente e dovranno essere messe in atto tutte quelle azioni che determino un inserimento ambientale e morfologico corretto e discreto. Se nel R.U si evidenziasse la necessità o l’opportunità di individuare nuovi tracciati, dopo una analisi congrua ed a seguito di esplicite valutazioni riferite a un quadro di lunga durata e, come specifica il PTC si dovranno privilegiare quei tracciati che: - sono o saranno integrati nel modo più redditizio alla rete esistente; - contribuiscano ad ottimizzare la funzionalità degli insediamenti esistenti; - insistano su ambiti che possano fruire di interventi migliorativi collegati all’intervento. Tali previsioni dovranno essere oggetto di specifica variante al Piano Strutturale. La mobilità interna dovrà essere caratterizzata da interventi di razionalizzazione, completamento, adeguamento funzionale e caratterizzazione formale in chiave unitaria della maglia viaria. All’interno delle aree protette (SIC/ZPS/SIR) non potranno essere realizzate asfaltature o comunque impermeabilizzazioni del connettivo esistente o di nuova previsione. b. Le strade vicinali Questi tracciati secondari dovranno essere attentamente salvaguardati nello sviluppo e mantenuti nelle caratteristiche superficiali e di sponda, per attenuare il processo di riduzione della penetrabilità ed utilizzabilità del territorio, prodromo dell’abbandono antropico, culturale e colturale. c. Le strade attrezzate Non è prevista la formazione di particolari percorsi attrezzati, con esclusione della necessità di individuare nel R.U. le modalità di attraversamento dell’ARPA e delle caratteristiche delle strade storiche con formazione di spazi attrezzati con semplici elementi di arredo per la sosta e per la fruizione della aree limitrofe (tettoie in legno e sedute con ripari aperti sui lati, con pavimentazioni naturali e non impermeabili) e la necessità di individuare alcuni tracciati che uniscano la tutela della strada storica con quella della formazione di percorsi naturalistici all’interno dell’ARPA

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d. I percorsi naturalistici Il R.U. potrà individuare quei percorsi esistenti che potrebbero essere ridisegnati e integrati a formare percorsi naturalistici per il collegamento tra le aree protette delle Trasubbie con gli ambiti di pregio e tutela ambientale del Pescinello, dei Rocconi e di Monte Labro. e. I corridoi infrastrutturali Nel SDP sono presenti ramificazioni dell’acquedotto e tracciati di trasferimento energetico. Il Piano prevede il loro mantenimento e la loro tutela. f. I corridoi biologici Presenti all’altezza del Podere Falconi e del Podere Il Tesoro 2.1 La pianificazione nel territorio rurale a. I centri agricoli produttivi Assenti b. I centri agricoli commerciali e dedicati alla produzione tipica Assenti e non previsti c. Potranno essere realizzati, preferibilmente mediante il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, alberghi di campagna, da definire nel dettaglio con il RU, nel rispetto del dimensionamento complessivo dei posti letto del presente Sistema di Paesaggio. d. Altri elementi di interesse Assenti e. Programmi strategici Assenti 2.2 La pianificazione nel territorio insediato a. Aree edificate urbane Assenti b. Aree produttive Assenti

Dati e dimensionamento del sistema nel territorio rurale Dimensionamento del sistema (insediamenti residenziali) Tipo di insediamento residenziale Insediamenti sparsi in ambito agricolo Popolazione al 1981 48 (8 poderi) Popolazione al 2000 18 Previsione insediativa al 2010 34 Totale abitazioni ------Volume realizzabile nel PRG (residuo) ------Volume previsto nel Piano Strutturale ------Alloggi previsti nel Piano Strutturale ------Nuovi abitanti insediati 16 Dimensionamento del sistema (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti assenti Superficie complessiva disponibile nel PS

Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) Fattoria del Da definire nel dettaglio con il R.U. Superficie complessiva disponibile nel PS Baccinello 12 posti letto Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti Non previste (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti Non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità assenti Non previste (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo assenti Non previste svago ed il tempo libero Possibile previsioni nella redazione del R.U. (spettacolo, sport agonistico, tempo libero) nell’ambito delle aree di tutela ambientale e paesaggistica

97 SISTEMA DI PAESAGGIO 1 FATTORIA DEL BACCINELLO

RESIDENZIALE RESIDENZIALE PRODUTTIVO /COMMERCIALE TURISTICO TURISMO RURALE (S.U.L. MQ ) (ALLOGGI ) (S.U.L. MQ) (POSTI LETTO ) (POSTI LETTO ) PREVISIONI 0 12 ESISTENTI PREVISIONI IN 0 50 38 AMPLIAMENTO TOTALI 0 50 50

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SISTEMA DI PAESAGGIO 2 E 3 LE TRASUBBIE VERSANTE OCCIDENTALE ED ORIENTALE

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SISTEMA DI PAESAGGIO N. 2 e 3 Superficie complessiva del SDP 15.285.173 mq

Sistema di paesaggio n. 2 e 3 Le Trasubbie

1 Elementi del quadro conoscitivo 1.1 Obiettivi e strategie particolari del sottosistema Territorio rurale Attività produttive In generale si farà riferimento ai già descritti obiettivi e strategie di ordine generale. 1.2 Verifica del Piano di Indirizzo Territoriale a. Sistemi territoriali locali Il SDP “Trasubbie” fa parte del Sistema Territoriale Locale N. 32 Area Grossetana b. Sistemi territoriali funzionali Il SDP “Trasubbie” ricade nel Sistema territoriale funzionale della Provincia di Grosseto, ma non comprende direttamente al suo interno localizzazioni di questo livello. c. Insediamenti ed infrastrutture La tavola specifica riporta le infrastrutture lineari e puntuali di interesse del Piano relative alla mobilità delle persone e delle merci. La rete stradale è distinta sia per gerarchia (d’interesse nazionale, regionale, locale, ecc.), che per stato di attuazione (esistente, di programma, ecc.). d. Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) Assenti e. Aree di reperimento per l’avvio di provvedimenti istitutivi (ex aree b,c,d DCR 296/88) Assenti f. Vincolo idrogeologico presente vedi specifica tavola di Piano Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. g. Siti di importanza regionale SIR SIR IT 190103 Torrente Trasubbie Nell’ambito dei SIC e SIR non sono previste dal Piano Strutturale azioni insediative o modificative degli assetti naturali h. Attività estrattive Assenti 1.3 Verifica del Piano Territoriale di Coordinamento a. Individuazione delle Unità di Paesaggio Il PTC individua tre unità di paesaggio: b. R8.1 Monte Aquilaia Montagna a bosco e pascolo Territorio montuoso di aspetto brullo, digradante intorno alla vetta. Sulla sommità boschi di conifere, con parti distrutte per incendio in via di rimboschimento. Sulle pendici residue attività agricole a carattere estensivo, con ruolo crescente della pastorizia e delle colture foraggere. Nella parte settentrionale più pianeggiante attività relativamente più intensiva con assegnazioni ex Ente Maremma. Esigui insediamenti storici di mezzacosta. La riqualificazione del territorio potrà essere perseguita dai Comuni anche mediante la valorizzazione turistica della vetta, al rilancio dell’attività venatoria e al potenziamento dei percorsi ecologici, incentivando il recupero dei centri. c. R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro Alta collina boscata e coltivata Crinale di alta collina con buona presenza di colture. Emergenze naturalistiche: intorno al Colle della Civitellaccia, con formazioni arenarie quarzoso-feldspatiche e arenoscisti (macigno) di età oligocenica che ospitano un peculiare sistema floristico; alla confluenza fra il Rigo e l’Albegna, con profonde vallate, rocce a strapiombo che si stagliano nella macchia circostante e caratterisitica avifauna (falchi). Nella zona di Montepò memorie insediative (castelli e mulino) significativamente inserite nel contesto naturale. Le opportunità di sviluppo insediativo dei Comuni, legate all’attività agrituristica e alla valorizzazione della produzione vinicola, saranno indirizzate secondo criteri di rigorosa compatibilità con l’integrità del contesto ambientale e di rafforzamento del lessico insediativo. d. CP 2.4 I Colli di Cinigiano vedi Sistema di Paesaggio n. 1 e. Individuazione delle Aree di Rilevante Pregio Ambientale Assenti f. Individuazione delle Aree di Reperimento Assenti 1.4 Verifica dei vincoli e delle preesistenze a. Vincolo paesaggistico (D.M. 27 agosto 1973) Assente b. Vincolo idrogeologico ex RD 30/12/1923, n.3267 presente nella quasi totalità del SDP.

100 Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. c. Boschi (art.142 lettera G D.lgs n.42/2004) presenti su ampie aree della SDP d. Aree di interesse storico artistico ed emergenze architettoniche puntuali (D.lgs n.42/2004 titolo II) Assenti e. Antichi tracciati viari Podere Poggio del Tesoro - Podere Fornaciaceia Podere Fornaciaceia - Fattoria del Castagnolo Podere Volpaio - Podere Il Poggiolo Podere La Crocina - Cana Villa Patrizia - Cana Podere Molinello - Molino della Scola Podere Orto di Boccio - Cana Podere Il Casino - Cana f. Usi civici (art.142 lettera H D.lgs n.42/2004) Assenti 1.5 Infrastrutture a. Strade di scorrimento: tratti urbani ed extraurbani (connessione territoriale) Strada provinciale della Fronzina, n. 24 b. Strade di connessione (urbana secondaria) S.V. della Ciaia S.V. della Cava S.V. di Poggio Pigna S.C. del Castagnolo S.V. per Cinigiano S.V. del Valentone S.V. Maremmana S.V. del Molino della Faina S.V. del Molinello S.V. dell’Orto di Boccio c. Reti idriche extraurbane presenti, vedi specifica tavola di Piano d. Telecomunicazioni sono presenti ripetitori per rete di telefonia mobile 1.6 Insediamenti a. Periodizzazione e destinazione funzionale del costruito Vedi quadro sinottico riportato al punto 4.8 delle Norme generali eTav. 8 b. Stato di attuazione del vigente strumento urbanistico ZTO A centri storici ed assimilati Assenti ZTO B aree di completamento residenziale Assenti ZTO C aree di espansione residenziale Assenti ZTO E, F e G aree di servizio e per infrastrutture Assenti c. Elementi accessori della pianificazione Verde pubblico attrezzato Assente Parcheggio pubblico Assente Attrezzature collettive Assenti Agriturismi Meridiana Cimiteri Assenti 2 Elementi del progetto di Piano a. Il connettivo vedi Sistema di Paesaggio n.1 b. La viabilità provinciale Strada Provinciale della Fronzina n. 24 che potrà essere interessata da interventi legati al Programma strategico per la riduzione dei tempi di percorrenza da Grosseto a Roccalbegna c. La viabilità comunale Strada comunale del Castagnolo La strada comunale attualmente pur avendo un tracciato accettabile, si presenta non completamente asfaltata. Nel R.U. si dovrà prevedere il completo ammodernamento ed in particolare un approfondimento delle caratteristiche del tracciato in corrispondenza dell’attraversamento del Torrente Trasubbie dove si darà concreta attuazione al progetto di tutela e valorizzazione. Il progetto di tutela e valorizzazione interviene:

101 • con modifiche di piccola entità al tracciato che tendano a rendere costante la pendenza ed a facilitarne la percorribilità • con la formazione di alcuni slarghi ai margini, per la realizzazione di piccole aree di sosta con panchine e tavoli in materiali naturali • con un accurato studio delle finiture superficiali che consentano di limitare al massimo le asfaltature, affiancando peraltro anche una analisi del colore in relazione alla natura del sito • lo studio di dettaglio dell’attraversamento del Torrente Trasubbie d. Le strade vicinali vedi Sistema di Paesaggio n.1 e. Le strade attrezzate vedi Sistema di Paesaggio n.1 punto 2.c f. I percorsi naturalistici Il R.U. dovrà individuare quei percorsi esistenti che potrebbero essere ridisegnati e integrati a formare percorsi naturalistici che conducano alle Riserve Naturalistiche Provinciali e consentano di raggiungere i corsi d’acqua principali percorrendone il margine interno. g. I corridoi infrastrutturali Nel SDP sono presenti numerose ramificazioni dell’acquedotto. Il Piano prevede il loro mantenimento e la loro tutela. h. I corridoi biologici Il Piano individua un corridoio biologico all’altezza del Podere Falconi, individuato per collegare le sponde delle Trasubbie con il corso Trasubbino 2.1 La pianificazione nel territorio rurale a) I centri agricoli produttivi a. Si prevede il potenziamento delle attività vitivinicole esistenti. b) I centri agricoli commerciali e dedicati alla produzione tipica a. Si prevede la possibilità di un ampliamento a fini commerciali da definire nel dettaglio del RU. c) Sono previsti: un campeggio con area di sosta camper senza la realizzazione di volumi aggiuntivi rispetto all’esistente, un insediamento alberghiero, alberghi di campagna preferibilmente mediante il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente. Il tutto da definire nel dettaglio con il RU, nel rispetto del dimensionamento complessivo dei posti letto del presente Sistema di Paesaggio. d) Interventi da definire nel dettaglio con il RU o Si potrà studiare ed approfondire l’opportunità della formazione di un parco per la produzione di energia rinnovabile con impianto di celle fotovoltaiche nei modi e con le regole definite dal PTC. (vedi punto 2.7.3 delle Norme generali) o Nell’ambito del Torrente Trasubbie, si potrà prevedere la formazione di un invaso a fini idropotabili conforme nei modi e nella sostanza a quanto stabilito dalle Norme del PTC, . o Si prevede un potenziamento degli insediamenti produttivo/commerciale per una superficie complessiva lorda di 5000 mq, da destinare sia a fini produttivi diretti che alla commercializzazione di prodotti locali e tipici in generale. Si richiede un particolare studio di inserimento paesaggistico in modo da dimostrare la non alterazione percettiva del bosco e del coltivato circostanti dai punti di vista sensibili della strada provinciale. L’ampliamento dovrà avvenire nel rispetto del punto 7.2 delle presenti norme o Si prevede la realizzazione di una struttura ricettiva per 50 posti letto. o Si prevede la realizzazione di un campeggio con una capacità complessiva di 80 piazzole ed una specifica area attrezzata per la sosta camper (si individua un carico urbanistico pari ad una struttura ricettiva per 150 posti letto). Non sono previste strutture edificate in aggiunta all’esistente. o Si prevede il potenziamento di strutture esistenti che svolgono attività di ristorazione, con l’ampliamento della volumetria esistente per un massimo di 500 mq e la realizzazione di una strutture ricettive per 30 posti letto. o Nell’ambito dei Castagni dovrà essere localizzato un parcheggio pubblico che elimini la pericolosità di quel tratto della provinciale, privo di adeguate aree di sosta. e) Programmi strategici (vedi le specifiche norme al punto 8.0 delle Norme generali) a. Programma strategico E I Parchi fluviali o delle confluenze b. Programma strategico F I corridoi biologici c. Programma strategico H, detto “Progetto 15” Modifica al tracciato per il collegamento con Grosseto ed il comparto amiatino d. 8.12 Programma strategico N Il parco fotovoltaico e. 8.14 Programma strategico P Ippovie e Trekking 2.2 La pianificazione nel territorio insediato a. Aree edificate urbane Assenti b. Aree produttive aree produttive esistenti per 1700 mq complessivi in ambito Villa Patrizia e Aia Bruciata

102 Dati e dimensionamento del Sistema nel territorio rurale Dimensionamento del Sistema (insediamenti residenziali) Tipo di insediamento residenziale Insediamenti sparsi in ambito agricolo Popolazione al 1981 108 (27 poderi) Popolazione al 2000 65 Previsione insediativa al 2010 110 Volume realizzabile nel PRG (residuo) ------Volume previsto nel Piano Strutturale ------Alloggi previsti nel Piano Strutturale ------Nuovi abitanti insediati 45 Dimensionamento del Sistema (standards urbani) Istruzione di base mq ------Gli standards prevedibili sono legati alle specifiche ipotesi Attrezzature mq ------progettuali da definire nel R.U. per gli interventi di valorizzazione Verde attrezzato mq ------ambientale e paesaggistica, nonchè agli interventi di tutela in Parcheggi mq 500 ambito storico. Lo standard speciale a parcheggi si riferisce Totale standards mq 500 all’intervento ai Castagni. Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie complessiva mq 1.700 Superficie realizzabile nel PRG (residuo) ------Superficie complessiva disponibile nel PS 5.000 (vitivinicola) 500 (ristorazione) Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 100 posti letto

Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico rurale) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 50 posti letto

Dimensionamento del sistema (campeggio e sosta camper) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 150 posti letto

Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti non previste (religiose, civico sociali, culturali) Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti Non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità assenti Non previste (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo assenti Possibile previsioni nella redazione del R.U. svago ed il tempo libero nell’ambito delle aree di tutela ambientale e (spettacolo, sport agonistico, tempo libero) paesaggistica

103 SISTEMA DI PAESAGGIO 2 E 3 TRASUBBIE

RESIDENZIALE RESIDENZIALE PRODUTTIVO /COMMERCIALE TURISTICO TURISMO RURALE CAMPEGGIO E (S.U.L. MQ) (ALLOGGI ) (S.U.L. MQ) (POSTI LETTO ) (POSTI LETTO ) SOSTA CAMPER PREVISIONI 0 1700 0 0 0 ESISTENTI PREVISIONI IN 0 5500 100 50 150 AMPLIAMENTO TOTALI 0 7200 100 50 150

104 SISTEMA DI PAESAGGIO 4 MONTE FAETE

105

SISTEMA DI PAESAGGIO N. 4 Superficie complessiva del SDP 25.801.184 mq

Sistema di paesaggio n. 4 Monte Faete

1 Elementi del quadro conoscitivo

1.1 Obiettivi e strategie particolari del sottosistema

a. Ambito urbano consolidato b. Ambito urbano da consolidare c. Ambito urbano del recupero e della conservazione d. Ambito urbano da trasformare e. Attività produttive f. Territorio rurale In generale si farà riferimento ai già descritti obiettivi e strategie di ordine generale.

1.2 Verifica del Piano di Indirizzo Territoriale

a. Sistemi territoriali locali Il SDP “Monte Faete” fa parte del Sistema Territoriale Locale N. 32 Area Grossetana b. Sistemi territoriali funzionali Il SDP “Monte Faete” ricade nel Sistema territoriale funzionale della Provincia di Grosseto, ma non comprende direttamente al suo interno localizzazioni di questo livello. c. Insediamenti ed infrastrutture La tavola specifica riporta le infrastrutture lineari e puntuali di interesse del Piano relative alla mobilità delle persone e delle merci. La rete stradale è distinta sia per gerarchia (d’interesse nazionale, regionale, locale, ecc.), che per stato di attuazione (esistente, di programma, ecc.). d. Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) Assenti e. Aree di reperimento per l’avvio di provvedimenti istitutivi (ex aree b,c,d DCR 296/88) Assenti f. Vincolo idrogeologico presente vedi specifica tavola di Piano Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. g. Siti di importanza regionale SIR SIR IT 190103 Torrente Trasubbie Nell’ambito dei SIC e SIR non sono previste dal Piano Strutturale azioni insediative o modificative degli assetti naturali h. Attività estrattive Assenti 1.3 Verifica del Piano Territoriale di Coordinamento

a. Individuazione delle Unità di Paesaggio Il PTC individua una sola unità di paesaggio: b. R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro

c. Individuazione delle Aree di Rilevante Pregio Ambientale Assenti d. Individuazione delle Aree di Reperimento Assenti 1.4 Verifica dei vincoli e delle preesistenze

a. Vincolo paesaggistico (D.M. 27 agosto 1973) Assente b. Vincolo idrogeologico ex RD 30/12/1923, n.3267 presente nella quasi totalità del SDP. Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. c. Boschi (art.142 lettera G D.lgs n.42/2004) presenti su ampie aree della SDP d. Aree di interesse storico artistico ed emergenze architettoniche puntuali (D.lgs n.42/2004 titolo II) Assenti e. Antichi tracciati viari Podere Poggio La Pescina - Podere Alice 106 Podere Bellavista - Podere Bellaria . Podere Sasso Grosso Podere Bellavista - Podere Casetta - Podere Bellaria Podere Sasso Grosso - guado al Tra subbino Podere Via Piana - Cana Cana - Podere Camparelli Cana - Podere Moggino Cana - Fosso Istrico f. Usi civici (art.142 lettera H D.lgs n.42/2004) Assenti 1.5 Infrastrutture a. Strade di scorrimento: tratti urbani ed extraurbani (connessione territoriale) Strada provinciale della Fronzina, n. 24 S.S. n. 323 del Monte Amiata

b. Strade di connessione (urbana secondaria) S.C. del Castagnolo S.C. di Cana S.V. di Murci S.V. del Poltrello S.V. del Romitorio S.V. Pescicolle Montebello c. Reti idriche extraurbane presenti, vedi specifica tavola di Piano d. Telecomunicazioni sono presenti ripetitori per rete di telefonia mobile 1.6 Insediamenti d. Periodizzazione e destinazione funzionale del costruito Vedi quadro sinottico riportato al punto 4.8 delle Norme generali eTav. 8

a. Stato di attuazione del vigente strumento urbanistico ZTO A centri storici ed assimilati Centro storico di Cana dotato di normativa di dettaglio ex LR 59/80 ZTO B aree di completamento residenziale Localizzate esclusivamente nell’abitato di Cana Parzialmente attuate ZTO C aree di espansione residenziale Localizzate esclusivamente nell’abitato di Cana Parzialmente attuate ZTO E, F e G aree di servizio e per infrastrutture Localizzate esclusivamente nell’abitato di Cana Parzialmente attuate

b. Elementi accessori della pianificazione Attrezzature e dotazioni pubbliche Verde pubblico attrezzato si veda dettaglio UTOE di Cana all’interno della quale sono localizzate attrezzature sportive di livello locale. Non sono presenti esternamente al perimetro delle UTOE Parcheggio pubblico si veda dettaglio UTOE di Cana. Non sono presenti esternamente al perimetro delle UTOE Attrezzature collettive si veda dettaglio UTOE di Cana. Non sono presenti esternamente al perimetro delle UTOE Agriturismi Capra Matilda Casi Bosco Cimiteri Si veda dettaglio UTOE di Cana. Non sono presenti esternamente al perimetro delle UTOE

2 Elementi del progetto di Piano a. Il connettivo vedi Sistema di Paesaggio 1 Nel SDP corre una porzione della SS.323 Amiatina. b. La viabilità provinciale Strada Provinciale della Fronzina n. 24 che potrà essere interessata da interventi legati al Programma strategico per la riduzione dei tempi di percorrenza da Grosseto a Roccalbegna c. La viabilità comunale Strada comunale del Castagnolo La strada comunale attualmente pur avendo un tracciato accettabile, si presenta non completamente asfaltata. Nel R.U. si dovrà prevedere il completo ammodernamento. Strada comunale di Cana La strada comunale si presenta in buone condizioni d’uso e di manutenzione, non si prevedono particolari interventi di ammodernamento.

107 d. Le strade vicinali e. vedi Sistema di Paesaggio 1 f. Le strade attrezzate g. vedi Sistema di Paesaggio 1 h. I percorsi naturalistici i. vedi Sistema di Paesaggio 1 j. I corridoi infrastrutturali Nel SDP sono presenti numerose ramificazioni dell’acquedotto. Il Piano prevede il loro mantenimento e la loro tutela. k. I corridoi biologici Il Piano individua un corridoio biologico all’altezza del Podere Bellavista, fino al Poggio della Puscina, per collegare il Fosso dell’Acquaviva con il Fosso delle Manzinelle

In sede di esame delle osservazioni il punto 2.1 viene modificato nel seguente modo: (comma originale) 2.1 La pianificazione nel territorio rurale a. I centri agricoli produttivi Assenti e non previsti b. I centri agricoli commerciali e dedicati alla produzione tipica La presenza di volumi a destinazione produttiva extra agricola consente di prevedere il loro ampliamento, da definire nel dettaglio con il R.U., sia con destinazione connessa con la produzione agricola della zona che di natura prettamente artigianale con vendita diretta della produzione. Inoltre si prevede la possibilità di riutilizzare volumi di servizio non più utilizzati a fini agricoli per una superficie massima di 3000 mq per attività commerciali e produttive legate sia alla produzione agricola tipica che alla produzione artigianale specialistica, da definire nel dettaglio con il R.U. c. Insediamenti turistico-alberghieri extraurbani Potranno essere realizzati, preferibilmente mediante il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, alberghi di campagna, da definire nel dettaglio con il RU, nel rispetto del dimensionamento complessivo dei posti letto del presente Sistema di Paesaggio. d. Interventi da definire nel dettaglio nel RU

o si prevede la possibilità di ristrutturare ai fini residenziali quei volumi edilizi per i quali è stata riconosciuta una acquisita e stabile estraneità alla destinazione d’uso agricola, sempre verificando preliminarmente la applicabilità delle regole di cui all’articolo 6.6.2 delle Norme Tecniche Generali. Gli ampliamenti dovranno essere localizzati nella pertinenza. o Si prevede l’ampliamento di volumi a destinazione produttiva extra agricola per attività integrativa a quella agricola. o Si prevede il riuso del patrimonio edilizio esistente anche agricolo ai fini residenziali, collegato ed integrato ad una presenza produttiva, nel rispetto dei criteri insediativi definiti dall’art.6.8.3 delle Norme Tecniche Generali. o Si prevede la ristrutturazione e l’ampliamento dei volumi esistenti con la realizzazione di un frantoio con annessa area di vendita. o Si prevede la realizzazione di due strutture ricettive turistiche (albergo di campagna) o Si prevede un impianto produttivo/commerciale agricolo dedicato alla raccolta e stoccaggio dei prodotti agroalimentari e dell’allevamento. o Si potrà realizzare un Campo di Golf a 9 buche dotato di una club house che riutilizzi prioritariamente i volumi esistenti e comunque, in caso di nuova edificazione, non superi i 200 mq complessivi lordi. o Si potrà realizzare un Campo di Golf a 9 buche, privo di strutture edificate, utilizzando il patrimonio edilizio esistente o Si prevede il riuso di volumi non più utilizzati a fini agricoli per una superficie massima di 3000 mq per attività commerciali e produttive allegate sia alla produzione agricola tipica che alla produzione artigianale specialistica. o In Agro di Cana sarà possibile verificare la possibilità di impiantare un Parco Eolico di dimensioni sovra comunali. (vedi Programma Strategico “N”) o In un’area ubicata nei pressi del Podere Alice, avente caratteristiche adeguate, ovvero la giusta esposizione e la pendenza corretta, attualmente incolta o a seminativo, lontana da insediamenti urbani, si potrà studiare ed approfondire l’opportunità della formazione di un parco per la produzione di energia rinnovabile con impianto di celle fotovoltaiche nei modi e con le regole definite dal PTC. (vedi punto 2.7.3 delle Norme generali) e. Programmi strategici (vedi le specifiche norme al punto 8.0 delle Norme generali) Programma strategico B Il centro storico di Cana Programma strategico E I Parchi fluviali o delle confluenze Programma strategico F I corridoi biologici Programma strategico H, detto “Progetto 15” Modifica al tracciato per il collegamento con Grosseto ed il comparto amiatino Programma strategico N Il parco eolico ed il parco fotovoltaico

108 Programma strategico P Ippovie e Trekking

Comma modificato 2.1 La pianificazione nel territorio rurale f. I centri agricoli produttivi Assenti e non previsti g. I centri agricoli commerciali e dedicati alla produzione tipica La presenza di volumi a destinazione produttiva extra agricola consente di prevedere il loro ampliamento, da definire nel dettaglio con il R.U., sia con destinazione connessa con la produzione agricola della zona che di natura prettamente artigianale con vendita diretta della produzione. Inoltre si prevede la possibilità di riutilizzare volumi di servizio non più utilizzati a fini agricoli per una superficie massima di 3000 mq per attività commerciali e produttive legate sia alla produzione agricola tipica che alla produzione artigianale specialistica, da definire nel dettaglio con il R.U. h. Insediamenti turistico-alberghieri extraurbani Potranno essere realizzati, preferibilmente mediante il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, alberghi di campagna, da definire nel dettaglio con il RU, nel rispetto del dimensionamento complessivo dei posti letto del presente Sistema di Paesaggio. i. Interventi da definire nel dettaglio nel RU

o si prevede la possibilità di ristrutturare ai fini residenziali quei volumi edilizi per i quali è stata riconosciuta una acquisita e stabile estraneità alla destinazione d’uso agricola, sempre verificando preliminarmente la applicabilità delle regole di cui all’articolo 6.6.2 delle Norme Tecniche Generali. Gli ampliamenti dovranno essere localizzati nella pertinenza. o Si prevede l’ampliamento di volumi a destinazione produttiva extra agricola per attività integrativa a quella agricola. o Si prevede il riuso del patrimonio edilizio esistente anche agricolo ai fini residenziali, collegato ed integrato ad una presenza produttiva, nel rispetto dei criteri insediativi definiti dall’art.6.8.3 delle Norme Tecniche Generali. o Si prevede la ristrutturazione e l’ampliamento dei volumi esistenti con la realizzazione di un frantoio con annessa area di vendita. o Si prevede la realizzazione di due strutture ricettive turistiche (albergo di campagna) o Si prevede un impianto produttivo/commerciale agricolo dedicato alla raccolta e stoccaggio dei prodotti agroalimentari e dell’allevamento. o Si potrà realizzare un Campo di Golf a 9 buche dotato di una club house che riutilizzi prioritariamente i volumi esistenti e comunque, in caso di nuova edificazione, non superi i 200 mq complessivi lordi. o Si potrà realizzare un Campo di Golf a 9 buche, privo di strutture edificate, utilizzando il patrimonio edilizio esistente o Si prevede il riuso di volumi non più utilizzati a fini agricoli per una superficie massima di 3000 mq per attività commerciali e produttive allegate sia alla produzione agricola tipica che alla produzione artigianale specialistica. o In Agro di Cana sarà possibile verificare la possibilità di impiantare un Parco Eolico di dimensioni sovra comunali. (vedi Programma Strategico “N”) o In un’area ubicata nei pressi del Podere Alice, avente caratteristiche adeguate, ovvero la giusta esposizione e la pendenza corretta, attualmente incolta o a seminativo, lontana da insediamenti urbani, si potrà studiare ed approfondire l’opportunità della formazione di un parco per la produzione di energia rinnovabile con impianto di celle fotovoltaiche nei modi e con le regole definite dal PTC. (vedi punto 2.7.3 delle Norme generali) o Localizzazione nell’ambito tra il Poggio Tabarro ed il Poggio del Lupo (vedi tav 12.1) di un deposito di materiali esplodenti, utilizzando volumi esistenti con possibilità di ampiamento

j. Programmi strategici (vedi le specifiche norme al punto 8.0 delle Norme generali) Programma strategico B Il centro storico di Cana Programma strategico E I Parchi fluviali o delle confluenze Programma strategico F I corridoi biologici Programma strategico H, detto “Progetto 15” Modifica al tracciato per il collegamento con Grosseto ed il comparto amiatino Programma strategico N Il parco eolico ed il parco fotovoltaico Programma strategico P Ippovie e Trekking

2.2 La pianificazione nel territorio insediato a. Aree edificate urbane Cana b. Aree produttive Assenti e non previste

109

Dati e dimensionamento del Sistema nel territorio rurale

Dimensionamento del Sistema (insediamenti residenziali) Tipo di insediamento residenziale Insediamenti sparsi in ambito agricolo Popolazione al 1981 235 (47 poderi) Popolazione al 2000 78 Previsione insediativa al 2010 120 Alloggi previsti nel Piano Strutturale 14 Nuovi abitanti insediati 42 Dimensionamento del Sistema (standards urbani) Istruzione di base mq ------Gli standards prevedibili sono legati alle specifiche ipotesi Attrezzature mq ------progettuali da definire nel R.U. per gli interventi di Verde attrezzato mq ------valorizzazione ambientale e paesaggistica, nonchè agli Parcheggi mq ------interventi di tutela in ambito storico. Totale standards mq ------Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie complessiva Ha Superficie realizzabile nel PRG (residuo) ------Superficie complessiva disponibile nel PS 9700 Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS Turismo rurale Alberghi di campagna 200 posti letto Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti Non previste (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti Non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità assenti Realizzazione di un centro (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili commerciale dedicato ai prodotti fieristiche) tipici della zona ma anche possibile utilizzazioni a fini produttivi speciali ed avanzati. Istituzioni per l'integrazione culturale, lo assenti Realizzazione di due Campi da Golf svago ed il tempo libero da 9 buche. (spettacolo, sport agonistico, tempo libero)

110 2.3 UTOE DI CANA

Descrizione Il paese di Cana, ben visibile nel suo impianto medievale di incastellamento su crinale, tipico di molti dei paesi della maremma e riconducibile alla tradizione insediativa etrusco romana, si dispone in senso longitudinale su un esteso sperone roccioso caratterizzato da ripidi pendii in corrispondenza dell’attuale centro storico e da fasce sempre meno accentuate mano a mano che ci avviciniamo alla strada provinciale. L’UTOEdi Cana comprende il centro edificato principale ed alcune aree marginali aventi funzione di tutela ambientale e paesaggistica. L’UTOE comprende l’elemento significativo dell’apparato urbano e si estende fino ai margini della variante esterna, seguendo, in linea di massima l’impianto del vecchio Piano Regolatore, del quale non riprende le previsioni, né in ordine alla estensione territoriale né in riferimento al dimensionamento. Al suo interno distinguiamo L’UTOE non supera fisicamente il limite imposto dalla presenza della Strada Provinciale della Fronzina e si identifica verso sud, sud est nel rilievo collinare sul quale si dispone l’antico nucleo storico. Al suo interno distinguiamo i seguenti episodi principali: • il centro storico, caratterizzato dall’antico incastellamento, ormai definitivamente sostituito da una corona di residenze di antico impianto, del quale dovranno essere particolarmente curati gli spetti edilizi con la eliminazione degli elementi incongrui e delle super ed extrafetazioni e la ricerca di un ordine cromatico sulle facciate esterne; • i margini edificati sul lato che guarda alla provinciale, caratterizzati da una edilizia recente e di scarsa qualità sul piano formale e del collegamento al contesto del paese vecchio; • l’importante formazione boscata che caratterizza il versante sud, luogo di tutela ambientale; • l’espansione residenziale lungo le fasce del crinale in prosecuzione del centro storico e l’espansione produttiva sul lato nord; • a formazione di elementi di servizio (parcheggi, mercatale, ecc.) nelle fasce sottostrada ai fianchi dell’abitato recente. Obiettivo fondamentale della tutela sarà il mantenimento della caratteristica di incastellamento medievale, evitando aggiunte che possano modificare l’aspetto del paese dai significativi punti di vista della Strada provinciale della Fronzina

Gli interventi di nuova edificazione, da definire nel dettaglio con il R.U riguarderanno: Insediamento produttivo e commerciale di nuova formazione, collocato in posizione defilata ed estranea rispetto ai punti di vista significativi della cresta collinare. Realizzazione di una struttura edificata di servizio pubblico sociosanitario (centro anziani) Formazione di parcheggi pubblici sottostrada Espansioni residenziali sottostrada, in posizione facilmente collegabile con l’impianto infrastrutturale principale e non influente sui punti di vista caratteristici del paese e dal paese. Intervento residenziale unitario, in ambito sensibile sul piano paesaggistico, pertanto, nella redazione del R.U. si dovrà evitare che le forme edificate superino il crinale o interrompano la continuità fisica del paese, prescrivendosi la integrazione formale con lo skyline esistente. Le dimensioni dell’insediamento non potranno superare un terzo del dimensionamento complessivo per l’UTOE di Cana e la tipologia dovrà prevedere una adeguata dotazione di aree verdi private, e l’aggregazione non potrà essere superiore alla trifamiliare. Completamenti urbani di dimensione significativa, con destinazione residenziale e terziaria. Area sportiva pubblica o di uso pubblico, attrezzata con piscina, campi da tennis e calcetto, corredata da una piccola strutture precarie di ristoro. Il Mercatale con collegate strutture di sosta (parcheggi e garages interrati) Aree preferenziali per la formazione di parcheggi pubblici e standards. Aree preferenziali per la localizzazione di orti dotati piccoli annessi di servizio.

Dati e dimensionamento dell’UTOE

Dimensionamento (insediamenti residenziali) attuale progetto Popolazione al 1981 280 Popolazione al 2000 205 Previsione insediativa al 2010 433 Volume realizzabile nel PRG (residuo) il residuo del PRG non viene computato non essendo riutilizzato nell’ambito del Piano Strutturale Alloggi previsti nel Piano Strutturale 60 Nuovi abitanti insediati 180 Nuovi alloggi da edificare 60 Dimensionamento (insediamenti produttivi commerciale) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) il residuo del PRG non viene computato non essendo riutilizzato nell’ambito del Piano Strutturale Superficie complessiva disponibile nel PS ------2.500 mq

111

Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura Sede della casa comunale (religiose, civico sociali, culturali) Chiesa

Istituzioni previdenziali, assistenziali, Plesso scolastico Nuovo centro sociale per anziani sanitarie ed igieniche Cimitero (asili nido, consultori, ambulatori, Ambulatorio ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità Assenti Spazi per il commercio ed il mercato (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo Assenti Nuova area polifunzionale sportiva svago ed il tempo libero (spettacolo, sport agonistico, tempo libero) Verde pubblico Verde pubblico generico con Nuovo parco pubblico sul crinale posto (giardini vicinali, parchi di quartiere, prevalenza di verde stradale tra le strade di ingresso al paese dalla parchi urbani) provinciale Istiituzioni amministrative, associative, Ufficio postale per attività comunitarie e per la sicurezza (Carabinieri, pubblica sicurezza, carceri, uffici pubblici, uffici giudiziari, uffici imposte e di registro, uffici postali)

112 SUBSISTEMA DI PAESAGGIO 4 MONTE FAETE

RESIDENZIALE RESIDENZIALE PRODUTTIVO /COMMERCIALE TURISTICO TURISMO RURALE (S.U.L. MQ) (ALLOGGI ) (S.U.L. MQ) (POSTI LETTO ) (POSTI LETTO ) PREVISIONI 0 0 0 ESISTENTI PREVISIONI IN 7200 60 12200 200 AMPLIAMENTO 200 TOTALI 7200 60 12200 0 200 200

113 SISTEMA DI PAESAGGIO 5

GLI USI

114 SISTEMA DI PAESAGGIO N. 5 Superficie complessiva del SDP 19.805.532 mq

Sistema di paesaggio n. 5 Gli Usi

1 Elementi del quadro conoscitivo 1.1 Obiettivi e strategie particolari del sottosistema a. Attività produttive b. Territorio rurale In generale si farà riferimento ai già descritti obiettivi e strategie di ordine generale. 1.2 Verifica del Piano di Indirizzo Territoriale a. Sistemi territoriali locali Il SDP “Gli Usi” fa parte del Sistema Territoriale Locale N. 32 Area Grossetana b. Sistemi territoriali funzionali Il SDP “Gli Usi” ricade nel Sistema territoriale funzionale della Provincia di Grosseto, ma non comprende direttamente al suo interno localizzazioni di questo livello. c. Insediamenti ed infrastrutture La tavola specifica riporta le infrastrutture lineari e puntuali di interesse del Piano relative alla mobilità delle persone e delle merci. La rete stradale è distinta sia per gerarchia (d’interesse nazionale, regionale, locale, ecc.), che per stato di attuazione (esistente, di programma, ecc.). d. Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) Riserva naturale dei Rocconi e. Aree di reperimento per l’avvio di provvedimenti istitutivi (ex aree b,c,d DCR 296/88) Assenti f. Vincolo idrogeologico presente, vedi specifica tavola di Piano Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. g. Siti di importanza regionale SIR SIC IT5190018 1 Monte Labro ed Alta Valle dell’Albegna h. Attività estrattive Cava del Sasso, dismessa ed oggetto di uno specifico progetto di recupero 1.3 Verifica del Piano Territoriale di Coordinamento a. Individuazione delle Unità di Paesaggio Il PTC individua una sola unità di paesaggio: R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro b. Individuazione delle Aree di Rilevante Pregio Ambientale ARPA Monte Labro ed Alto Albegna Riserva Naturale di Rocconi c. Individuazione delle Aree di Reperimento Assenti 1.4 Verifica dei vincoli e delle preesistenzee a. Vincolo paesaggistico (D.M. 27 agosto 1973) Presente b. Vincolo idrogeologico ex RD 30/12/1923, n.3267 presente nella quasi totalità del SDP. Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. c. Boschi (art.142 lettera G D.lgs n.42/2004) presenti su ampie aree della SDP d. Aree di interesse storico artistico ed emergenze architettoniche puntuali (D.lgs n.42/2004 titolo II) Assenti e. Antichi tracciati viari Podere Pescinocoli - Santa Caterina Podere Pescinocoli - Podere Cancellone Podere Pescinocoli - Podere Campone Podere Pescinocoli - Podere Le Caprarecce Podere Pescinocoli - Podere Fontanile Podere Pescinocoli - Podere Casa del Guardiano Podere Pescinocoli - Fattoria degli Usi Podere Pescinocoli - Podere Le Serre Podere Casa del Guardiano - Rocconi Podere Casa del Guardiano - Podere Ceccherino Podere Casa del Guardiano - Podere Mancio - Podere Caprarecce Roccalbegna - Podere Pezzano f. Usi civici (art.142 lettera H D.lgs n.42/2004)

1 Nell’ambito dei SIC e SIR non sono previste dal Piano Strutturale azioni insediative o modificative degli assetti naturali

115 Presenti sul Poggio Quercia del Trono 1.5 Infrastrutture a. Strade di scorrimento: tratti urbani ed extraurbani (connessione territoriale) Strada provinciale degli Usi n. 112 Strada provinciale della Crocina n. 117 b. Strade di connessione (urbana secondaria) S.V. del Sasso S.V. di Poggio Brusca S.V. del Felcetone S.V. di Poggio Barone S.V. delle Lupaie c. Reti idriche extraurbane presenti, vedi specifica tavola di Piano d. Telecomunicazioni non sono presenti ripetitori per rete di telefonia mobile 1.6 Insediamenti e. Periodizzazione e destinazione funzionale del costruito Vedi quadro sinottico riportato al punto 4.8 delle Norme generali eTav. 8 a. Stato di attuazione del vigente strumento urbanistico ZTO A centri storici ed assimilati assenti ZTO B aree di completamento residenziale Assenti ZTO C aree di espansione residenziale Assenti ZTO E, F e G aree di servizio e per infrastrutture assenti b. Elementi accessori della pianificazione Attrezzature e dotazioni pubbliche Verde pubblico attrezzato assenti Parcheggio pubblico assenti Attrezzature collettive assenti Agriturismi Caprarecce Cimiteri assenti 2 Elementi del progetto di Piano a. Il connettivo vedi Sistema di Paesaggio 1 Nel SDP corre una porzione della SS.323 Amiatina. b. La viabilità provinciale Strada Provinciale degli Usi n.112 c. Le strade vicinali d. vedi Sistema di Paesaggio 1 e. Le strade attrezzate f. vedi Sistema di Paesaggio 1 g. I percorsi naturalistici h. vedi Sistema di Paesaggio 1 i. I corridoi infrastrutturali Nel SDP sono presenti numerose ramificazioni dell’acquedotto. Il Piano prevede il loro mantenimento e la loro tutela. j. I corridoi biologici Il Piano individua un corridoio biologico all’altezza del Fosso dell’Asinarco

2.1 La pianificazione nel territorio rurale a. I centri agricoli produttivi Assenti e non previsti b. I centri agricoli commerciali e dedicati alla produzione tipica Assenti c. Insediamenti turistico-alberghieri extraurbani Assenti d. Interventi, da definire nel dettaglio con il RU o Si prevede il riuso di strutture già agricole non più utilizzate a fini residenziali, con unità immobiliari della superficie non inferiore ai 60 mq ciascuna e. Programmi strategici (vedi le specifiche norme al punto 8.0 delle Norme generali) Programma strategico I Miglioramento del collegamento con il comprensorio termale di Saturnia Programma strategico E I Parchi fluviali o delle confluenze

116 Programma strategico F I corridoi biologici Programma strategico L La Cava del Sasso Programma strategico N Il parco fotovoltaico in ambito del Podere Alice Programma strategico P Ippovie e Trekking 2.2 La pianificazione nel territorio insediato a. Aree edificate urbane Assenti b. Aree produttive Assenti Dati e dimensionamento del Sistema nel territorio rurale

Dimensionamento del Sistema (insediamenti residenziali) Tipo di insediamento residenziale Insediamenti sparsi in ambito agricolo Popolazione al 1981 100 (20 poderi) Popolazione al 2000 85 Previsione insediativa al 2010 155 Totale abitazioni 20 Alloggi previsti nel Piano Strutturale 20 Nuovi abitanti insediati 60 Dimensionamento del Sistema (standards urbani) Istruzione di base mq ------Gli standards prevedibili sono legati alle specifiche ipotesi Attrezzature mq ------progettuali da definire nel R.U. per gli interventi di Verde attrezzato mq ------valorizzazione ambientale e paesaggistica, nonchè agli Parcheggi mq ------interventi di tutela in ambito storico. Totale standards mq ------Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie complessiva mq assenti assenti Superficie realizzabile nel PRG (residuo) Superficie complessiva disponibile nel PS Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Non previsti Superficie complessiva disponibile nel PS

Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti Non previste (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti Non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità assenti non previste (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo assenti Recupero della Cava del Sasso e svago ed il tempo libero delle strutture edilizie connesse, (spettacolo, sport agonistico, tempo libero) senza ulteriori coltivazioni da definire nel dettaglio con il R.U.

117

SISTEMA DI PAESAGGIO 5 USI

RESIDENZIALE RESIDENZIALE PRODUTTIVO /COMMERCIALE TURISTICO TURISMO RURALE (S.U.L. MQ) (ALLOGGI ) (S.U.L. MQ) (POSTI LETTO ) (POSTI LETTO ) PREVISIONI 0 0 0 ESISTENTI PREVISIONI IN 1200 20 0 0 AMPLIAMENTO TOTALI 1200 20 0 0 0

118

SISTEMA DI PAESAGGIO 6 GRILLESE

119 SISTEMA DI PAESAGGIO N. 6 Superficie complessiva del SDP 6.623.424 mq

Sistema di paesaggio n. 6 Grillese

1 Elementi del quadro conoscitivo 1.1 Obiettivi e strategie particolari del sottosistema a. Ambito urbano consolidato b. Ambito urbano da consolidare c. Ambito urbano del recupero e della conservazione d. Ambito urbano da trasformare e. Attività produttive f. Territorio rurale

In generale si farà riferimento ai già descritti obiettivi e strategie di ordine generale.

1.2 Verifica del Piano di Indirizzo Territoriale a. Sistemi territoriali locali Il SDP “Grillese” fa parte del Sistema Territoriale Locale N. 32 Area Grossetana b. Sistemi territoriali funzionali Il SDP “Grillese” ricade nel Sistema territoriale funzionale della Provincia di Grosseto, ma non comprende direttamente al suo interno localizzazioni di questo livello. c. Insediamenti ed infrastrutture La tavola specifica riporta le infrastrutture lineari e puntuali di interesse del Piano relative alla mobilità delle persone e delle merci. La rete stradale è distinta sia per gerarchia (d’interesse nazionale, regionale, locale, ecc.), che per stato di attuazione (esistente, di programma, ecc.). d. Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) Assenti e. Aree di reperimento per l’avvio di provvedimenti istitutivi (ex aree b,c,d DCR 296/88) Assenti f. Vincolo idrogeologico presente vedi specifica tavola di Piano Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. g. Siti di importanza regionale SIR assenti h. Attività estrattive Assenti 1.3 Verifica del Piano Territoriale di Coordinamento a. Individuazione delle Unità di Paesaggio Il PTC individua una sola unità di paesaggio: CP3.2 La Valle del Medio Albegna Collina coltivata, con boschi Ampio comprensorio collinare con diffusa presenza agricola. Complesso archeologico del Ghiaccio Forte con resti etruschi e successivi ed altri siti di interesse storico. Caratteristiche risorse termali a Saturnia. Fiume intatto e fondovalle non insediato. Insediamenti principali (comunque piccoli) sulle alture che dominano il fiume e viabilità primaria esclusivamente di crinale. Nell’indirizzare la valorizzazione dell’attività agricola si darà priorità al settore vitivinicolo e olivicolo e ai relativi servizi. In un quadro di integrazione delle risorse, turismo rurale e termalismo potranno essere sviluppati assumendo come bacino di riferimento anche l’Alta Valle del Fiora e dell’Albegna, l’Agro di Manciano, Murci e Poggioferro. L’eventuale realizzazione di un invaso sul corso dell’Albegna dovrà essere indirizzata alla valorizzazione percettiva e fruitiva del fondovalle. Auspicabili interventi di recupero del patrimonio storico. b. Individuazione delle Aree di Rilevante Pregio Ambientale Assenti c. Individuazione delle Aree di Reperimento Assenti 1.4 Verifica dei vincoli e delle preesistenze a. Vincolo paesaggistico (D.M. 27 agosto 1973) Assente b. Vincolo idrogeologico ex RD 30/12/1923, n.3267 presente nella quasi totalità del SDP. Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. c. Boschi (art.142 lettera G D.lgs n.42/2004) presenti su ampie aree della SDP d. Aree di interesse storico artistico ed emergenze architettoniche puntuali (D.lgs n.42/2004 titolo II) Fattoria degli Usi e. Antichi tracciati viari Podere Poggio La Pescina - Podere Alice Podere Bellavista - Podere Bellaria . Podere Sasso Grosso

120 Podere Bellavista - Podere Casetta - Podere Bellaria Podere Sasso Grosso - guado al Tra subbino Podere Via Piana - Cana Cana - Podere Camparelli Cana - Podere Moggino Cana - Fosso Istrico f. Usi civici (art.142 lettera H D.lgs n.42/2004) Presenti nella porzione del Podere Quercia del Trono 1.5 Infrastrutture a. Strade di scorrimento: tratti urbani ed extraurbani (connessione territoriale) Strada provinciale degli Usi n. 112 Strada provinciale della Crocina n. 117 b. Strade di connessione (urbana secondaria) S.V. della Casetta S.V. delle Caprarecce c. Reti idriche extraurbane presenti, vedi specifica tavola di Piano d. Telecomunicazioni non sono presenti ripetitori per rete di telefonia mobile 1.6 Insediamenti f. Periodizzazione e destinazione funzionale del costruito Vedi quadro sinottico riportato al punto 4.8 delle Norme generali eTav. 8 a. Stato di attuazione del vigente strumento urbanistico ZTO A centri storici ed assimilati Ambito storico della Fattoria degli Usi ZTO B aree di completamento residenziale Assenti ZTO C aree di espansione residenziale Assenti ZTO E, F e G aree di servizio e per infrastrutture assenti b. Elementi accessori della pianificazione Attrezzature e dotazioni pubbliche Verde pubblico attrezzato assenti Parcheggio pubblico assenti Attrezzature collettive assenti Agriturismi Caprarecce Cimiteri assenti

2 Elementi del progetto di Piano a. Il connettivo vedi Sistema di Paesaggio 1 Nel SDP corre una porzione della SS.323 Amiatina. b. La viabilità provinciale Strada Provinciale degli Usi n.112 c. Le strade vicinali vedi Sistema di Paesaggio 1 d. Le strade attrezzate e. vedi Sistema di Paesaggio 1 f. I percorsi naturalistici g. vedi Sistema di Paesaggio 1 h. I corridoi infrastrutturali Nel SDP sono presenti numerose ramificazioni dell’acquedotto. Il Piano prevede il loro mantenimento e la loro tutela. i. I corridoi biologici Il Piano individua un corridoio biologico all’altezza del Fosso dell’Asinarco 2.1La pianificazione nel territorio rurale a. I centri agricoli produttivi Assenti b. I centri agricoli commerciali e dedicati alla produzione tipica Assenti

c. Insediamenti turistico-alberghieri extraurbani Potranno essere realizzati, preferibilmente mediante il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, alberghi di campagna, da definire nel dettaglio con il RU, nel rispetto del dimensionamento complessivo dei posti letto del presente Sistema di Paesaggio. d. Interventi da definire nel dettaglio con il RU Si prevede la realizzazione di tre strutture ricettive turistiche (alberghi di campagna)

121

e. Programmi strategici (vedi le specifiche norme al punto 8.0 delle Norme generali) Programma strategico I Miglioramento del collegamento con il comprensorio termale di Saturnia Programma strategico E I Parchi fluviali o delle confluenze Programma strategico F I corridoi biologici Programma strategico P Ippovie e Trekking 2.2 La pianificazione nel territorio insediato a. Aree edificate urbane Usi b. Aree produttive Assenti

Dati e dimensionamento del Sistema nel territorio rurale

Dimensionamento del Sistema (insediamenti residenziali) Tipo di insediamento residenziale Insediamenti sparsi in ambito agricolo Popolazione al 1981 70 (9 poderi) Popolazione al 2000 60 Previsione insediativa al 2010 80 Totale abitazioni Volume realizzabile nel PRG (residuo) ------Volume previsto nel Piano Strutturale Alloggi previsti nel Piano Strutturale Nuovi abitanti insediati 20 Dimensionamento del Sistema (standards urbani) Istruzione di base mq ------Gli standards prevedibili sono legati alle specifiche ipotesi Attrezzature mq ------progettuali da definire nel R.U. per gli interventi di Verde attrezzato mq ------valorizzazione ambientale e paesaggistica, nonchè agli Parcheggi mq ------interventi di tutela in ambito storico. Totale standards mq ------Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie complessiva mq assenti assenti Superficie realizzabile nel PRG (residuo) Superficie complessiva disponibile nel PS imensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS Turismo rurale 150 posti letto Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti non previste (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità assenti Alberghi di campagna (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo assenti non previste svago ed il tempo libero (spettacolo, sport agonistico, tempo libero)

122 3 SUBSISTEMA INSEDIATIVO DELLA FATTORIA DEGLI USI Descrizione L’insediamento agricolo della antica Fattoria degli Usi, si dispone lungo una curva della Strada Provinciale e si compone di alcuni edifici di vecchia costruzione che scendono ad abbracciare alcune ampie corti. Il Subsistema degli Usi comprende il centro edificato principale ed alcune aree marginali aventi funzione di tutela ambientale e paesaggistica. Il Sistema non supera fisicamente il limite imposto dalla presenza della Strada Provinciale degli Usi e si identifica verso sud, nel margine del bosco. Al suo interno distinguiamo i seguenti episodi principali: • il centro storico, caratterizzato dall’antico fabbricato della fattoria, ormai definitivamente riutilizzato a fini residenziali turistici e commerciali artigianali, del quale dovranno essere particolarmente curati gli aspetti edilizi con la eliminazione degli elementi incongrui e delle super ed extrafetazioni e la ricerca di un ordine cromatico o di finitura sulle facciate esterne; • l’importante formazione boscata che caratterizza il versante sud, ed alcuni dei margini opposti alla provinciale, luogo di tutela ambientale; • l’espansione residenziale lungo le fasce in prosecuzione del nucleo storico; • la formazione di elementi di servizio (parcheggi, mercatale, ecc.) nelle fasce sottostrada ai fianchi dell’abitato. Obiettivo fondamentale della tutela sarà il mantenimento della caratteristica di borgo agricolo, evitando aggiunte che possano modificare l’aspetto del paese dai significativi punti di vista della Strada provinciale

Gli interventi di nuova edificazione riguarderanno (il numero a fianco della descrizione indica il riferimento alla tavola 14 delle strategie di PS): o Espansioni residenziali sottostrada, in posizione facilmente collegabile con l’impianto infrastrutturale principale e non influente sui punti di vista caratteristici del paese e dal paese. o Espansioni residenziali integrate da esercizi commerciali, direttamente connesse con l’impianto edilizio storico. o Espansioni residenziali sottostrada, in posizione facilmente collegabile con l’impianto infrastrutturale principale. o Nuova area commerciale ed artigianale.

Dati e dimensionamento del subsistema

Dimensionamento (insediamenti residenziali) attuale progetto Popolazione al 1981 10 Popolazione al 2000 25 Previsione insediativa al 2010 109 Volume realizzabile nel PRG (residuo) il residuo del PRG non viene computato non essendo riutilizzato nell’ambito del Piano Strutturale Alloggi previsti nel Piano Strutturale 28 Nuovi abitanti insediati 84 Nuovi alloggi da edificare 28 Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) il residuo del PRG non viene computato non essendo riutilizzato nell’ambito del Piano Strutturale Superficie complessiva disponibile nel PS ------1750 mq Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti edificio per il culto (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità Assenti Spazi per il commercio ed il mercato, (commerciali, annonarie, ricettive, area per una fiera di campagna mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo Assenti non previste svago ed il tempo libero (spettacolo, sport agonistico, tempo libero) Verde pubblico assenti parco urbano (giardini vicinali, parchi di quartiere, parchi urbani)

123 Istiituzioni amministrative, associative, assenti locale comunale polivalente per attività comunitarie e per la sicurezza (Carabinieri, pubblica sicurezza, carceri, uffici pubblici, uffici giudiziari, uffici imposte e di registro, uffici postali)

124 NORMA ORIGINALE ELIMINATA

SISTEMA DI PAESAGGIO 6 GRILLESE

RESIDENZIALE RESIDENZIALE PRODUTTIVO /COMMERCIALE TURISTICO TURISMO RURALE (S.U.L. MQ) (ALLOGGI ) (S.U.L. MQ) (POSTI LETTO ) (POSTI LETTO ) PREVISIONI 0 0 0 ESISTENTI PREVISIONI IN 1960 28 1.750 150 AMPLIAMENTO TOTALI 1960 28 1.750 0 150

SOSTITUITA CON LA SEGUENTE NORMA MODIFICATA

SISTEMA DI PAESAGGIO 6 GRILLESE

RESIDENZIALE RESIDENZIALE PRODUTTIVO /COMMERCIALE TURISTICO TURISMO RURALE (S.U.L. MQ) (ALLOGGI ) (S.U.L. MQ) (POSTI LETTO ) (POSTI LETTO ) PREVISIONI 0 0 0 ESISTENTI PREVISIONI IN 980 14 1.000 150 AMPLIAMENTO TOTALI 980 14 1.000 0 150

125

SISTEMA DI PAESAGGIO 7 ROCCONI E ZOLFERATE

126

SISTEMA DI PAESAGGIO N. 7 Superficie complessiva del SDP 13.191.741 mq

Sistema di paesaggio n. 7 Rocconi e Zolferate

1 Elementi del quadro conoscitivo 1.1 Obiettivi e strategie particolari del sistema a. Ambito urbano consolidato Sarà necessario ed opportuno promuovere e mettere in atto: • la salvaguardia e la valorizzazione dell’immagine dell’edificato esistente, identificabile principalmente con l’apparato storico; • il mantenimento del ruolo baricentrico dell’abitato storico rispetto alla città attraverso la conservazione di facili accessi ed il mantenimento delle attività commerciali di base all’interno od immediatamente ai margini del nucleo storico; • la conservazione del tessuto morfologico e delle caratteristiche architettoniche, edilizie e tipologiche, rappresentato dal tipico impianto medievale, da edifici generalmente a faccia vista o intonacati e tinteggiati con colori terrosi. In generale si dovrà operare con azioni di • recupero e la conservazione degli edifici esistenti • tutela degli aspetti esteriori, decorativi, delle caratteristiche costruttive e tipologiche degli edifici • recupero degli spazi urbani non edificati attraverso progetti specifici in particolare nell’area posta a margine dell’edificato, verso sud • le azioni sugli edifici dovranno seguire una regola di intervento che privilegi il mantenimento della memoria storica e dei residui di originalità morfologica, anche attraverso incentivi al restauro ed al recupero per l’utilizzazione • riconversione delle aree caratterizzate dalla presenza di attività incompatibili con la residenza ovvero quelle attività che possano produrre emissioni nocive o moleste Destinazioni d’uso caratterizzanti, compatibili o escluse: • la funzione caratterizzante dell’ambito è la residenza; • saranno ammesse tutte le funzioni con essa compatibili, in particolare servizi e attrezzature, attività direzionali, attività commerciali di vicinato e artigianali non inquinanti, e’ ammessa la funzione turistico-ricettiva; sono escluse le destinazioni che possano produrre emissioni nocive o moleste; b. Ambito urbano da consolidare c. Ambito urbano del recupero e della conservazione d. Ambito urbano da trasformare e. Attività produttive f. Territorio rurale

In generale si farà riferimento ai già descritti obiettivi e strategie di ordine generale. 1.2 Verifica del Piano di Indirizzo Territoriale a. Sistemi territoriali locali Il SDP “Rocconi e Zolferate” fa parte del Sistema Territoriale Locale N. 32 Area Grossetana b. Sistemi territoriali funzionali Il SDP “Rocconi e Zolferate” ricade nel Sistema territoriale funzionale della Provincia di Grosseto, ma non comprende direttamente al suo interno localizzazioni di questo livello. c. Insediamenti ed infrastrutture La tavola specifica riporta le infrastrutture lineari e puntuali di interesse del Piano relative alla mobilità delle persone e delle merci. La rete stradale è distinta sia per gerarchia (d’interesse nazionale, regionale, locale, ecc.), che per stato di attuazione (esistente, di programma, ecc.). d. Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) Assenti e. Aree di reperimento per l’avvio di provvedimenti istitutivi (ex aree b,c,d DCR 296/88) Riserva Naturale dei Rocconi f. Vincolo idrogeologico presente, vedi specifica tavola di Piano Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. g. Siti di importanza regionale SIR SIC Monte Labbro ed Alta Valle dell’Albegna IT5190018 h. Attività estrattive Cava del Sasso (dismessa da recuperare) 1.3 Verifica del Piano Territoriale di Coordinamento a. Individuazione delle Unità di Paesaggio Il PTC individua una unità di paesaggio: R10.1 L’Alta Valle dell’Albegna Versante montuoso e collinare a pascolo Versante alquanto frastagliato che digrada dal crinale Monte Labbro- verso l’alto corso dell’Albegna. Terreno roccioso con prevalenza di pascoli. Percorso principale di crinale, presso il quale si concentrano tutti i numerosi centri storici salvo Roccalbegna, posta sul tratto di mezzacosta della S.S. 323. Quest’insediamento medievale, dal caratteristico tessuto ortogonale, è dominato dalla pittoresca rocca erta su un altissimo macigno. A Triana resti del castello dei Piccolomini.

127 La valorizzazione delle attrattive turistiche del territorio sarà subordinata al mantenimento dell’integrità del rapporto tra insediamenti e paesaggio naturale, privilegiando gli interventi a basso impatto (sentieristica e simili). Presenza di biotopo (SS. Trinità). Istituzione ai sensi della LR 49/95 della Riserva Naturale di Pescinello e Rocconi.

1.4 Verifica dei vincoli e delle preesistenzee a. Vincolo paesaggistico (D.M. 27 agosto 1973) Presente b. Vincolo idrogeologico ex RD 30/12/1923, n.3267 presente nella quasi totalità del SDP. Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. c. Boschi (art.142 lettera G D.lgs n.42/2004) presenti su ampie aree della SDP d. Aree di interesse storico artistico ed emergenze architettoniche puntuali (D.lgs n.42/2004 titolo II) Triana: elementi vari e. Usi civici (art.142 lettera H D.lgs n.42/2004) Assenti 1.5 Infrastrutture a. Strade di scorrimento: tratti urbani ed extraurbani (connessione territoriale) S.S. n. 323 del Monte Amiata b. Strade di connessione (urbana secondaria) S.P. n. 24 della Fronzina c. Reti idriche extraurbane presenti, vedi specifica tavola di Piano d. Telecomunicazioni sono presenti ripetitori per rete di telefonia mobile 1.6 Insediamenti g. Periodizzazione e destinazione funzionale del costruito Vedi quadro sinottico riportato al punto 4.8 delle Norme generali eTav. 8 a. Stato di attuazione del vigente strumento urbanistico b. ZTO A centri storici ed assimilati Presente alla Triana, dotato della normativa di dettaglio ex L.R. 59/80 c. Elementi accessori della pianificazione Attrezzature e dotazioni pubbliche Verde pubblico attrezzato Parcheggio pubblico Attrezzature collettive Si veda il dettaglio della Triana Non sono presenti esternamente al perimetro delle UTOE Cimiteri Triana

2 Elementi del progetto di Piano a. Il connettivo vedi Sistema di Paesaggio 1 b. La viabilità provinciale Strada Provinciale della Fronzina n. 24 che potrà essere interessata da interventi legati al Programma strategico per la riduzione dei tempi di percorrenza da Grosseto a Roccalbegna c. La viabilità comunale vedi Sistema di Paesaggio 1 d. Le strade vicinali vedi Sistema di Paesaggio 1 e. Le strade attrezzate vedi Sistema di Paesaggio 1 f. I percorsi naturalistici vedi Sistema di Paesaggio 1 g. I corridoi infrastrutturali Nel SDP sono presenti numerose ramificazioni dell’acquedotto. Il Piano prevede il loro mantenimento e la loro tutela. h. I corridoi biologici Presenti 2.1 La pianificazione nel territorio rurale a. I centri agricoli produttivi Assenti e non previsti b. I centri agricoli commerciali e dedicati alla produzione tipica Assenti c. Insediamenti turistico-alberghieri extraurbani Potranno essere realizzati, preferibilmente mediante il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, alberghi di campagna, da definire nel dettaglio con il RU, nel rispetto del dimensionamento complessivo dei posti letto del presente Sistema di Paesaggio.

128 d. Interventi da definire nel dettaglio con il RU ______

Comma originale modificato o Ricerca a potenziamento della risorsa termale dell’Acquaforte, collegata funzionalmente con strutture residenziali e turistico ricettive esistente.La norma dispone che si potranno intraprendere le valutazioni per l’attuazione della previsione solo nel caso di individuazione e reale sfruttamento di adeguate risorse termali nell’ambito dell’Acquaforte.

e sostituito con il seguente: o Ricerca a potenziamento della risorsa termale dell’Acquaforte, collegata funzionalmente con strutture residenziali e turistico ricettive esistenti. La norma dispone che si potranno intraprendere le valutazioni per l’attuazione della previsione solo nel caso di individuazione e reale sfruttamento di adeguate risorse termali nell’ambito dell’Acquaforte. La ricerca ed il potenziamento della risorsa termale dell’Acquaforte dovrà essere anticipata da un attento studio di incidenza che illustri tra le altre cose la portata dell’intervento, descrivendo gli scenari biotici e abiotici e motivandone concretamente la necessità.

. ______

o Si prevede l’espansioni residenziali integrate da attività produttive esistenti. (2 alloggi) o Si prevede un albergo di campagna nell’ambito del podere Pian d’Acquaio o Si prevede un Albergo di campagna e volumi accessori da destinare alla realizzazione di un centro per la ricerca nell’ambito delle discipline mediche, ambientali e sociali o Si prevede la realizzazione di opere ambientali per potenziamento della raccolta ed accumulo della risorsa idropotabile e. Programmi strategici (vedi le specifiche norme al punto 8.0 delle Norme generali) Programma strategico C La Triana Programma strategico E I Parchi fluviali o delle confluenze Programma strategico H, detto “Progetto 15” Modifica al tracciato per il collegamento con Grosseto ed il comparto amiatino Programma strategico M Programmi ed iniziative per la valorizzazione della risorsa termale e idropotabile 2.2 La pianificazione nel territorio insediato b. Aree edificate urbane Nucleo edificato della Triana c. Aree produttive Area produttiva in prossimità del bivio della Triana

Dati e dimensionamento del Sistema nel territorio rurale Dimensionamento del Sistema (insediamenti residenziali) Tipo di insediamento residenziale Insediamenti sparsi in ambito agricolo Popolazione al 1981 120 (26 poderi) Popolazione al 2000 60 Previsione insediativa al 2010 66 Totale abitazioni 2 Alloggi previsti nel Piano Strutturale 2 Nuovi abitanti insediati 6 Dimensionamento del Sistema (standards urbani) Istruzione di base mq ------Gli standards prevedibili sono legati alle specifiche ipotesi Attrezzature mq ------progettuali da definire nel R.U. per gli interventi di Verde attrezzato mq ------valorizzazione ambientale e paesaggistica, nonchè agli Parcheggi mq ------interventi di tutela in ambito storico. Totale standards mq ------Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie complessiva mq 1500 Superficie realizzabile nel PRG (residuo) ------Superficie complessiva disponibile nel PS 1500 Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 50 posti letto attuabile solo in caso di sfruttamento reale delle possibili risorse idrotermali dell’Acquaforte. Turismo rurale 100 posti letto in alberghi di campagna 129 Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti non previste (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità assenti Alberghi di campagna (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo assenti Eventuale verifica nel RU della svago ed il tempo libero possibilità di realizzare volumi di (spettacolo, sport agonistico, tempo libero) supporto alla attività termale nel rispetto del dimensionamento complessivo del PS

3 SUBSISTEMA INSEDIATIVO DELLA TRIANA

Gli interventi di nuova edificazione riguarderanno: o Realizzazioni nuovi volumi residenziali e ristrutturazione dell’esistente, con particolare attenzione al mantenimento sia delle caratteristiche edilizie tradizionali che del rapporto tra vuoti e pieni lungo la strada di accesso al Castello. Si potranno affiancare all’impianto residenziale anche ristrutturazioni a fini turistico ricettivi con il riuso dei volumi esistenti. (non ci siano interferenze visive con il castello, volumi eventualmente no strada castello ma provinciale) o Ristrutturazione a fini residenziali dei volumi produttivi esistenti e posti lungo strada con la realizzazione di tre nuove unità immobiliari, ricostruzione dei volumi produttivi fino ad un massimo di 1000 mq in ambito defilato e protetto rispetto ai punti di vista principali. o Programma strategico per il recupero del Castello della Triana, senza interventi volumetrici aggiuntivi e destinato al riuso a fini pubblici o di interesse pubblico. o Formazione di parcheggi pubblici e aree a standards. o Ampliamento dell’insediamento residenziale nell’ambito della pertinenza attuale e realizzazione di una struttura ricettiva solo in funzione del possibile reale ed attuato sfruttamento della risorsa idrotermale con effettivo rilascio della concessione regionale. Tali previsioni dovranno essere realizzate in aggregazione agli edifici esistenti

Dati e dimensionamento del subsistema

Dimensionamento (insediamenti residenziali) attuale progetto Popolazione al 1981 30 Popolazione al 2000 14 Previsione insediativa al 2010 59 Volume realizzabile nel PRG (residuo) il residuo del PRG non viene computato non essendo riutilizzato nell’ambito del Piano Strutturale Alloggi previsti nel Piano Strutturale 15 Nuovi abitanti insediati 45 Nuovi alloggi da edificare 15 Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) il residuo del PRG non viene computato non essendo riutilizzato nell’ambito del Piano Strutturale Superficie complessiva disponibile nel PS ------1000 mq Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 25 posti letto Turismo rurale Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti non previste (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità Assenti non previste (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche)

130 Istituzioni per l'integrazione culturale, lo Assenti sfruttamento della risorsa idrotermale svago ed il tempo libero (spettacolo, sport agonistico, tempo libero) Verde pubblico assenti parco urbano (giardini vicinali, parchi di quartiere, parchi urbani) Istituzioni amministrative, associative, assenti locale comunale polivalente per attività comunitarie e per la sicurezza (Carabinieri, pubblica sicurezza, carceri, uffici pubblici, uffici giudiziari, uffici imposte e di registro, uffici postali)

131 SISTEMA DI PAESAGGIO 7 ROCCONI E ZOLFERATE

RESIDENZIALE RESIDENZIALE PRODUTTIVO /COMMERCIALE TURISTICO TURISMO RURALE (S.U.L. MQ) (ALLOGGI ) (S.U.L. MQ) (POSTI LETTO ) (POSTI LETTO ) PREVISIONI 0 0 0 ESISTENTI PREVISIONI IN 1640 17 2500 75 100 AMPLIAMENTO TOTALI 1640 17 2500 75 100

132

SISTEMA DI PAESAGGIO 8

IL FIUME FIORA

133

SISTEMA PAESISTICO N. 8 Superficie complessiva del SDP 5.188.613 mq

Sistema di paesaggio n. 8 Il Fiume Fiora

1 Elementi del quadro conoscitivo 1.1 Obiettivi e strategie particolari del sottosistema a. Territorio rurale b. Attività produttive In generale si farà riferimento ai già descritti obiettivi e strategie di ordine generale. 1.2 Verifica del Piano di Indirizzo Territoriale a. Sistemi territoriali locali Il SDP “Fiume Fiora” fa parte del Sistema Territoriale Locale N. 32 Area Grossetana b. Sistemi territoriali funzionali Il SDP “Fiume Fiora” ricade nel Sistema territoriale funzionale della Provincia di Grosseto, ma non comprende direttamente al suo interno localizzazioni di questo livello. c. Insediamenti ed infrastrutture La tavola specifica riporta le infrastrutture lineari e puntuali di interesse del Piano relative alla mobilità delle persone e delle merci. La rete stradale è distinta sia per gerarchia (d’interesse nazionale, regionale, locale, ecc.), che per stato di attuazione (esistente, di programma, ecc.). d. Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) Assenti e. Aree di reperimento per l’avvio di provvedimenti istitutivi (ex aree b,c,d DCR 296/88) Assenti f. Vincolo idrogeologico presente, vedi specifica tavola di Piano Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. g. Siti di importanza regionale SIR IT5190019 Alto corso del Fiume Fiora h. Attività estrattive Assenti 1.3 Verifica del Piano Territoriale di Coordinamento a. Individuazione delle Unità di Paesaggio Il PTC individua una sola unità di paesaggio: R10.2 L’Alta Valle del Fiora b. Individuazione delle Aree di Rilevante Pregio Ambientale Assenti c. Individuazione delle Aree di Reperimento Assenti 1.4 Verifica dei vincoli e delle preesistenze a. Vincolo paesaggistico (D.M. 27 agosto 1973) Presente b. Vincolo idrogeologico ex RD 30/12/1923, n.3267 presente nella quasi totalità del SDP. Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. c. Boschi (art.142 lettera G D.lgs n.42/2004) presenti su ampie aree della SDP d. Aree di interesse storico artistico ed emergenze architettoniche puntuali (D.lgs n.42/2004 titolo II) Assenti e. Antichi tracciati viari Tracciato Osteria Vecchia – Castagneto Tracciato Osteria Vecchia – Vicchio Tracciato Vicchio – Case Bruci - Fiora f. Usi civici (art.142 lettera H D.lgs n.42/2004) Assenti 1.5 Infrastrutture a. Strade di scorrimento: tratti urbani ed extraurbani (connessione territoriale) S.P. della Follonata n. 10 b. Strade di connessione (urbana secondaria) S.V. del Castagneto S.V. Vigna del Conte c. Reti idriche extraurbane presenti, vedi specifica tavola di Piano

134 d. Telecomunicazioni sono presenti ripetitori per rete di telefonia mobile 1.6 Insediamenti h. Periodizzazione e destinazione funzionale del costruito Vedi quadro sinottico riportato al punto 4.8 delle Norme generali eTav. 8 a. Stato di attuazione del vigente strumento urbanistico ZTO A centri storici ed assimilati Assenti ZTO B aree di completamento residenziale Assenti ZTO C aree di espansione residenziale Assenti ZTO E, F e G aree di servizio e per infrastrutture Assenti b. Elementi accessori della pianificazione Attrezzature e dotazioni pubbliche Verde pubblico attrezzato Assente Parcheggio pubblico Assente Attrezzature collettive Assenti Agriturismi Assenti Cimiteri Assenti

2 Elementi del progetto di Piano a. Il connettivo vedi Sistema di Paesaggio 1 b. La viabilità provinciale S.P. della Follonata n. 10 per la quale non è previsto a livello comunale alcun intervento strategico c. La viabilità comunale Assente d. Le strade vicinali vedi Sistema di Paesaggio 1 e. Le strade attrezzate vedi Sistema di Paesaggio 1 f. I percorsi naturalistici vedi Sistema di Paesaggio 1 g. I corridoi infrastrutturali Nel SDP sono presenti numerose ramificazioni dell’acquedotto. Il Piano prevede il loro mantenimento e la loro tutela. h. I corridoi biologici Assenti 2.1 La pianificazione nel territorio rurale a. I centri agricoli produttivi Assenti e non previsti b. I centri agricoli commerciali e dedicati alla produzione tipica Assenti c. Insediamenti turistico-alberghieri extraurbani Assenti d. Programmi strategici Assenti 2.2 La pianificazione nel territorio insediato a. Aree edificate urbane Assenti b. Aree produttive Assenti

Dati e dimensionamento del Sistema nel territorio rurale

Dimensionamento del Sistema (insediamenti residenziali) Tipo di insediamento residenziale Insediamenti sparsi in ambito agricolo Popolazione al 1981 presenze non documentabili Popolazione al 2000 presenze non significative Previsione insediativa al 2010 nessuna variazione Totale abitazioni nessuna variazione Volume realizzabile nel PRG (residuo) ------Volume previsto nel Piano Strutturale ------

135 Alloggi previsti nel Piano Strutturale ------Nuovi abitanti insediati ------Dimensionamento del Sistema (standards urbani) Istruzione di base mq ------Gli standards prevedibili sono legati alle specifiche ipotesi Attrezzature mq ------progettuali da definire nel R.U. per gli interventi di valorizzazione Verde attrezzato mq ------ambientale e paesaggistica, nonchè agli interventi di tutela in Parcheggi mq ------ambito storico. Totale standards mq ------Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie complessiva Ha assente assente Superficie realizzabile nel PRG (residuo) Superficie complessiva disponibile nel PS Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Non previsti Superficie complessiva disponibile nel PS

Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti non previste (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti Non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità assenti Non previste (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo assenti Non previste svago ed il tempo libero (spettacolo, sport agonistico, tempo libero)

136

SISTEMA DI PAESAGGIO 8 IL FIUME FIORA

RESIDENZIALE PRODUTTIVO /COMMERCIALE TURISTICO TURISMO RURALE (ALLOGGI ) (S.U.L. MQ) (POSTI LETTO ) (POSTI LETTO ) PREVISIONI ESISTENTI PREVISIONI IN AMPLIAMENTO TOTALI

137

SISTEMA DI PAESAGGIO 9

ROCCALBEGNA E VALLERONA

138

SISTEMA DI PAESAGGIO N. 9 Superficie complessiva del SDP 34.105.610 mq

Sistema di paesaggio n. 9 Roccalbegna e Vallerona

1 Elementi del quadro conoscitivo 1.1 Obiettivi e strategie particolari del sistema a. Ambito urbano consolidato Sarà necessario ed opportuno promuovere e mettere in atto: • la salvaguardia e la valorizzazione dell’immagine dell’edificato esistente, identificabile principalmente con l’apparato storico; • il mantenimento del ruolo baricentrico dell’abitato storico rispetto alla città attraverso la conservazione di facili accessi ed il mantenimento delle attività commerciali di base all’interno od immediatamente ai margini del nucleo storico; • la conservazione del tessuto morfologico e delle caratteristiche architettoniche, edilizie e tipologiche, rappresentato dal tipico impianto medievale, da edifici generalmente a faccia vista o intonacati e tinteggiati con colori terrosi. In generale si dovrà operare con azioni di • recupero e la conservazione degli edifici esistenti • tutela degli aspetti esteriori, decorativi, delle caratteristiche costruttive e tipologiche degli edifici, evitando incongrue intrusioni di elementi “moderni” o “falsi” • recupero degli spazi urbani non edificati attraverso progetti specifici in particolare nell’area posta a margine dell’edificato, verso sud • le azioni sugli edifici dovranno seguire una regola di intervento che privilegi il mantenimento della memoria storica e dei residui di originalità morfologica, anche attraverso incentivi al restauro ed al recupero per l’utilizzazione • riconversione delle aree caratterizzate dalla presenza di attività incompatibili con la residenza ovvero quelle attività che possano produrre emissioni nocive o moleste Destinazioni d’uso caratterizzanti, compatibili o escluse: • la funzione caratterizzante dell’ambito è la residenza; • saranno ammesse tutte le funzioni con essa compatibili, in particolare servizi e attrezzature, attività direzionali, attività commerciali di vicinato e artigianali non inquinanti, e’ ammessa la funzione turistico-ricettiva; sono escluse le destinazioni che possano produrre emissioni nocive o moleste; b. Ambito urbano da consolidare c. Ambito urbano del recupero e della conservazione d. Ambito urbano da trasformare e. Attività produttive f. Territorio rurale In generale si farà riferimento ai già descritti obiettivi e strategie di ordine generale. 1.2 Verifica del Piano di Indirizzo Territoriale a. Sistemi territoriali locali Il SDP “Roccalbegna e Vallerona” fa parte del Sistema Territoriale Locale N. 32 Area Grossetana b. Sistemi territoriali funzionali Il SDP “Roccalbegna e Vallerona” ricade nel Sistema territoriale funzionale della Provincia di Grosseto, ma non comprende direttamente al suo interno localizzazioni di questo livello. c. Insediamenti ed infrastrutture La tavola specifica riporta le infrastrutture lineari e puntuali di interesse del Piano relative alla mobilità delle persone e delle merci. La rete stradale è distinta sia per gerarchia (d’interesse nazionale, regionale, locale, ecc.), che per stato di attuazione (esistente, di programma, ecc.). d. Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) Arpa Monte Labbro e. Aree di reperimento per l’avvio di provvedimenti istitutivi (ex aree b,c,d DCR 296/88) Area di reperimento del Monte Labbro Riserva Naturale del Pescinello f. Vincolo idrogeologico presente, vedi specifica tavola di Piano Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. g. Siti di importanza regionale SIR SIC Monte Labbro ed Alta Valle dell’Albegna IT5190018 h. Attività estrattive Assenti 1.3 Verifica del Piano Territoriale di Coordinamento a. Individuazione delle Unità di Paesaggio Il PTC individua tre unità di paesaggio: R8.1 Monte Aquilaia

139 Montagna a bosco e pascolo R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro Alta collina coltivata e boscata b. Individuazione delle Aree di Rilevante Pregio Ambientale ARPA Monte Labbro c. Individuazione delle Aree di Reperimento Area di reperimento del Pescinello e del Monte Labbro 1.4 Verifica dei vincoli e delle preesistenze a. Vincolo paesaggistico (D.M. 27 agosto 1973) Presente b. Vincolo idrogeologico ex RD 30/12/1923, n.3267 presente nella quasi totalità del SDP. Per il vincolo idrogeologico, inteso come invariante del quadro conoscitivo, in caso di contrasto interpretativo, prevale, come riferimento giuridico amministrativo la tavola originale in scala 1/25000 depositata presso gli uffici comunali. c. Boschi (art.142 lettera G D.lgs n.42/2004) presenti su ampie aree della SDP d. Aree di interesse storico artistico ed emergenze architettoniche puntuali (D.lgs n.42/2004 titolo II) In Roccalbegna Il Cassero, Le Mura medievali, La Pietra, La Cattedrale, L’Oratorio e. Antichi tracciati viari S.Fiora - Vallerona Poggio Olmi - Vallerona Pian di Moggino - Vallerona Poggi di Faete - Vallerona Podere Pisciatoio - Vallerona Monte Faete - S.Caterina Podere Felcetone - S.Caterina Podere Il Sasso - S.Caterina Podere il Sasso - Roccalbegna Corso dell’Albegna - Roccalbegna Podere Case Nuove - Roccalbegna Podere Paiolaio - Roccalbegna Podere di Sano - Roccalbegna Podere Segalari - Roccalbegna Podere Pietriccoli - Roccalbegna Santa Fiora - Roccalbegna f. Usi civici (art.142 lettera H D.lgs n.42/2004) Presenti in loc. Podere Grillaione e Podere Le Buche 1.5 Infrastrutture a. Strade di scorrimento: tratti urbani ed extraurbani (connessione territoriale) S.S. n. 323 del Monte Amiata b. Strade di connessione (urbana secondaria) S.P. n. 24 della Fronzina c. Reti idriche extraurbane presenti, vedi specifica tavola di Piano d. Telecomunicazioni sono presenti ripetitori per rete di telefonia mobile 1.6 Insediamenti i. Periodizzazione e destinazione funzionale del costruito Vedi quadro sinottico riportato al punto 4.8 delle Norme generali eTav. 8 a. Stato di attuazione del vigente strumento urbanistico ZTO A centri storici ed assimilati Presenti in Roccalbegna e Vallerona, dotati della normativa di dettaglio ex L.R. 59/80 ZTO B aree di completamento residenziale Localizzate in Roccalbegna, Vallerona e nei centri minori ZTO C aree di espansione residenziale Localizzate in Roccalbegna, Vallerona e Santa Caterina ZTO E, F e G aree di servizio e per infrastrutture Localizzate in Roccalbegna e Vallerona b. Elementi accessori della pianificazione Attrezzature e dotazioni pubbliche Verde pubblico attrezzato Parcheggio pubblico Attrezzature collettive Si veda il dettaglio delle UTOE di Roccalbegna e Vallerona Non sono presenti esternamente al perimetro delle UTOE Agriturismi Agriturismo Montebello Podere Micitto Podere Paiolaio Cimiteri Roccalbegna, Vallerona, Santa Caterina 140

2 Elementi del progetto di Piano a. Il connettivo vedi Sistema di Paesaggio 1 b. La viabilità provinciale Strada Provinciale della Fronzina n. 24 che potrà essere interessata da interventi legati al Programma strategico per la riduzione dei tempi di percorrenza da Grosseto a Roccalbegna c. La viabilità comunale S.C. dei Prati Molli S.C. di Pian di Cucco S.C. del Capannone S.C. di Capecchio S.C.. della Rosseta Queste strade, attualmente, pur avendo un tracciato accettabile, si presentano non completamente asfaltata. Nel R.U. si dovrà prevedere il completo ammodernamento ed in particolare un approfondimento delle caratteristiche del tracciato in corrispondenza degli attraversamenti di ambiti sensibili dove si darà concreta attuazione al progetto di tutela e valorizzazione d. Le strade vicinali vedi Sistema di Paesaggio 1 e. Le strade attrezzate vedi Sistema di Paesaggio 1 f. I percorsi naturalistici vedi Sistema di Paesaggio 1 g. I corridoi infrastrutturali Nel SDP sono presenti numerose ramificazioni dell’acquedotto. Il Piano prevede il loro mantenimento e la loro tutela. h. I corridoi biologici Assenti 2.1 La pianificazione nel territorio rurale a. I centri agricoli produttivi Assenti e non previsti b. I centri agricoli commerciali e dedicati alla produzione tipica Assenti c. Insediamenti turistico-alberghieri Potranno essere realizzati, preferibilmente mediante il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, alberghi di campagna, da definire nel dettaglio con il RU, nel rispetto del dimensionamento complessivo dei posti letto del presente Sistema di Paesaggio.

d. Interventi da definire nel dettaglio con il RU • Realizzazione di un albergo di campagna • Per la struttura produttiva esistente (mattatoio e produzione derivati) si prevede la ristrutturazione e la riutilizzazione integrale con destinazione commerciale, produttiva e direzionale e. Programmi strategici (vedi le specifiche norme al punto 8.0 delle Norme generali) Programma strategico A Il centro storico di Roccalbegna Programma strategico D Il centro storico di Vallerona Programma strategico E I Parchi fluviali o delle confluenze Programma strategico G La strada della Pietra Programma strategico H, detto “Progetto 15” Modifica al tracciato per il collegamento con Grosseto ed il comparto amiatino Programma strategico P Ippovie e Trekking 2.2 La pianificazione nel territorio insediato a. Aree edificate urbane UTOE di Roccalbegna UTOE di Vallerona Subsistema insediativo di Santa Caterina b. Aree produttive Area produttiva di Roccalbegna Area produttiva di Vallerona

Dati e dimensionamento del subsistema nel territorio rurale

Dimensionamento del subsistema (insediamenti residenziali) Tipo di insediamento residenziale Insediamenti sparsi in ambito agricolo Popolazione al 1981 224 (56 poderi) Popolazione al 2000 80

141 Previsione insediativa al 2010 90 Totale abitazioni ------Volume realizzabile nel PRG (residuo) ------Volume previsto nel Piano Strutturale ------Alloggi previsti nel Piano Strutturale ------Nuovi abitanti insediati 10 Dimensionamento del subsistema (standards urbani) Istruzione di base mq ------Gli standards prevedibili sono legati alle specifiche ipotesi Attrezzature mq ------progettuali da definire nel R.U. per gli interventi di valorizzazione Verde attrezzato mq ------ambientale e paesaggistica, nonchè agli interventi di tutela in Parcheggi mq ------ambito storico. Totale standards mq ------Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie complessiva Ha Superficie realizzabile nel PRG (residuo) Superficie complessiva disponibile nel PS 5000 Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Non previsti Superficie complessiva disponibile nel PS 50 posti letto in albergo di campagna

Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura assenti non previste (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, assenti Non previste sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità assenti Non previste (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo assenti Non previste svago ed il tempo libero (spettacolo, sport agonistico, tempo libero)

142 3 UTOE DI Roccalbegna a. Descrizione L’UTOE di Roccalbegna comprende il centro edificato principale ed alcune aree marginali aventi funzione di tutela ambientale e paesaggistica. b. L’UTOE si dispone su tre ambiti principali: • il centro storico e le espansioni recenti, posto direttamente sul passaggio dell’Albegna al suo sfociare dalle gole poste a Nord, • l’espansione lineare recente, posta lungo la statale e verso Vallerona • l’espansione produttiva posta verso La Triana Obiettivo fondamentale della tutela sarà il mantenimento della caratteristica struttura medievale, evitando aggiunte che possano modificare l’aspetto del paese dai significativi punti di vista stradali

Gli interventi riguarderanno: o Ampliamento del cimitero collegando l’espansione all’esistente o Formazione del cantiere comunale o Ampliamento dell’area destinata agli insediamenti produttivi e commerciali o Ampliamento del Caseificio Fiorini con destinazione produttiva e commerciale o Ristrutturazione urbanistica dei piccoli volumi agricoli esistenti da realizzare senza aumento di volume. o Ristrutturazione dei volumi esistenti e consistenti in capannoni e abitazioni, al fine di realizzare un piccolo insediamento residenziale, rafforzato da modesti ampliamenti o Ampliamenti residenziali generici, come espansione dell’insediamento esistente o Alle spalle dei volumi posti direttamente sulla Statale, all’ingresso del paese, si rilevano alcuni spazi liberi che potrebbero essere interessati da completamenti residenziali e commerciali di limitate dimensioni o Aree di completamento urbano, con destinazione residenziale e di servizio, in particolare destinate alla realizzazione di un nuovo asilo comunale e laddove compatibili con le norme di difesa del suolo contenute nel PS o Aree destinate a nuovi insediamenti residenziali o Ambito vocato alla localizzazione di attrezzature sportive di interesse comunale o Nuova caserma dei carabinieri e nelle propaggini poste a monte una struttura ricettiva di piccole dimensioni o Area di servizio per soste turistiche (camper) e polifunzionale (eventuale campeggio strutturato) o Area destinata alla formazione di un parco pubblico di valenza urbana o Area destinata alla formazione di un parco pubblico attrezzato per fiere di campagna e feste locali o Aree di margine, già interessate da fenomeni di coltivazione per uso domestico e da ristrutturare come area per orti periurbani. La sistemazione di tali aree dovrà garantire il mantenimento dei caratteri rurali della zona e la riqualificazione urbanistica ed edilizia del tessuto esistente. o Impianto per le biomasse di provenienza forestale, mediante utilizzo di prodotti derivanti dai piani di taglio delle intere superfici boscate presenti in azienda o nel caso di impianti di biomasse di provenienza agricola, mediante utilizzo di prodotti derivanti dalle colture aziendali. 2

Dati e dimensionamento dell’UTOE

Dimensionamento (insediamenti residenziali) attuale progetto Popolazione al 1981 258 Popolazione al 2000 203 Previsione insediativa al 2010 318 Volume realizzabile nel PRG (residuo) ------Alloggi previsti nel Piano Strutturale 34 Nuovi abitanti insediati 102 Nuovi alloggi da edificare 34 Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) ------Superficie complessiva disponibile nel PS ------15800 Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico alberghieri) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 30 posti letto

Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico rurale) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 100 posti letto

Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura Sede della casa comunale (religiose, civico sociali, culturali) Chiese, biblioteca

2 TESTO STRALCIATO IN SEDE DI APPROVAZIONE CON DELIBERAZIONE C.C. N° 19 DEL 27/08/2010 143 Istituzioni previdenziali, assistenziali, Asilo nido Nuovo centro sociale sanitarie ed igieniche Scuola Nuovo Asilo nido (asili nido, consultori, ambulatori, Cimitero Struttura di accoglienza per anziani ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Ambulatorio Farmacia Istituzioni per il commercio e l'ospitalità Assenti Spazi per il commercio ed il mercato (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo Campo sportivo Attrezzature sportive e per il tempo svago ed il tempo libero Parco con possibilità di libero (spettacolo, sport agonistico, tempo spettacoli libero) Verde pubblico Parchi urbani Nuovo parco sull’Albegna (giardini vicinali, parchi di quartiere, Verde pubblico parchi urbani) Istiituzioni amministrative, associative, Carabinieri Nuova caserma dei Carabinieri per attività comunitarie e per la sicurezza Comune (Carabinieri, pubblica sicurezza, carceri, Banca uffici pubblici, uffici giudiziari, uffici Ufficio postale imposte e di registro, uffici postali)

4 UTOE DI Vallerona

a. Descrizione L’UTOEdi Vallerona comprende il centro edificato principale ed alcune aree marginali aventi funzione di tutela ambientale e paesaggistica. b. L’UTOE si dispone tutta al di sotto della variante automobilistica e comprende: • il centro storico e le espansioni recenti, avente la caratteristica forma di edificato di crinale, ormai leggibile con una certa difficoltà nel suo impianto originario, • l’espansione lineare recente, posta lungo la vecchia strada • l’espansione produttiva posta sopra strada Obiettivo fondamentale della tutela sarà il mantenimento della caratteristica struttura medievale, evitando aggiunte che possano modificare l’aspetto del paese dai significativi punti di vista stradali

Gli interventi riguarderanno: o Completamento dell’area destinata a insediamenti produttivi con destinazione produttiva e commerciale o Completamenti residenziali all’interno della maglia dell’edificato esistente o Espansioni residenziali a completamento degli esistenti interventi di edilizia residenziale pubblica o Area di servizio per soste turistiche (camper)

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(in applicazione delle specifiche prescrizioni della Provincia in tema di mitigazione dell’impatto ambientale dell’intervento si elimina l’area destinata a campeggio lasciando la sola sosta camper)

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Dati e dimensionamento dell’UTOE

Dimensionamento (insediamenti residenziali) attuale progetto Popolazione al 1981 180 Popolazione al 2000 150 Previsione insediativa al 2010 232 Volume realizzabile nel PRG (residuo) ------Alloggi previsti nel Piano Strutturale 32 Nuovi abitanti insediati 66 Nuovi alloggi da edificare 22 Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) ------Superficie complessiva disponibile nel PS ------4150 Dimensionamento del sistema (campeggio e sosta camper) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 50 posti letto

Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto

144 Istituzioni per il culto e la cultura Chiesa (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, Cimitero Nuovo centro sociale sanitarie ed igieniche Ambulatorio (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità Assenti Spazi per il commercio ed il mercato (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo Parco con possibilità di Attrezzature sportive e per il tempo svago ed il tempo libero spettacoli libero (spettacolo, sport agonistico, tempo Campo sportivo libero) Verde pubblico Parchi urbani (giardini vicinali, parchi di quartiere, Verde pubblico parchi urbani) Istituzioni amministrative, associative, per attività comunitarie e per la sicurezza (Carabinieri, pubblica sicurezza, carceri, uffici pubblici, uffici giudiziari, uffici imposte e di registro, uffici postali)

5 Subsistema insediativo di Santa Caterina

a. Descrizione Si tratta di un vasto comprensorio, costituito da due diversi tipi di insediamento: • quello addensatosi intorno al trivio di Santa Caterina, importante perchè raccoglie il traffico di antiche e moderne direttrici: la strada per la montagna, quella per Scansano e il mare, quella verso Baccinello e Grosseto, l’antica via per il Monte Labbro • quello costituito dai borghi agricoli di importanza maggiore, costituitosi per la necessità storica di ridurre le diseconomie della diffusione sul territorio ed aumentare la forza sociale dell’insediamento agricolo pedemontano. Gli interventi riguarderanno: o Aree destinate al completamento residenziale o Ampliamento della zona destinata alle attività produttive e commerciali o Impianto sportivo privato (pista da motocross) o Area di piccole dimensioni a servizio delle soste turistiche (camper), da individuare in ambiti urbani ed in posizioni protette e poco visibili.

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(in applicazione delle specifiche prescrizioni della Provincia in tema di mitigazione dell’impatto ambientale dell’intervento si elimina l’area destinata a campeggio lasciando la sola sosta camper)

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o Parcheggi pubblici

Dati e dimensionamento del Subsistema

Dimensionamento (insediamenti residenziali) attuale progetto Popolazione al 1981 230 Popolazione al 2000 128 Previsione insediativa al 2010 185 Volume realizzabile nel PRG (residuo) ------Alloggi previsti nel Piano Strutturale 9 Nuovi abitanti insediati 57 Nuovi alloggi da edificare 19 Dimensionamento (insediamenti produttivi) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) ------Superficie complessiva disponibile nel PS ------3550 Dimensionamento del sistema (insediamenti turistico rurale) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 50 posti letto

145 Dimensionamento del sistema (campeggio e sosta camper) attuale progetto Superficie realizzabile nel PRG (residuo) assenti Superficie complessiva disponibile nel PS 50 posti letto

Le attrezzature di pubblico interesse attuale progetto Istituzioni per il culto e la cultura Chiesa (religiose, civico sociali, culturali)

Istituzioni previdenziali, assistenziali, Cimitero Nuovo centro sociale sanitarie ed igieniche (asili nido, consultori, ambulatori, ospedali, assistenziali vari, cimiteri) Istituzioni per il commercio e l'ospitalità Assenti Spazi per il commercio ed il mercato (commerciali, annonarie, ricettive, mercantili fieristiche) Istituzioni per l'integrazione culturale, lo Campo sportivo Attrezzature sportive e per il tempo svago ed il tempo libero libero (spettacolo, sport agonistico, tempo libero) Verde pubblico Parchi urbani (giardini vicinali, parchi di quartiere, Verde pubblico parchi urbani) Istituzioni amministrative, associative, Ufficio postale per attività comunitarie e per la sicurezza (Carabinieri, pubblica sicurezza, carceri, uffici pubblici, uffici giudiziari, uffici imposte e di registro, uffici postali)

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SISTEMA DI PAESAGGIO 9 ROCCALBEGNA VALLERONA

RESIDENZIALE RESIDENZIALE PRODUTTIVO /COMMERCIALE TURISTICO TURISMO RURALE CAMPEGGIO E (S.U.L. MQ) (ALLOGGI ) (S.U.L. MQ) (POSTI LETTO ) (POSTI LETTO ) SOSTA CAMPER PREVISIONI 0 0 0 0 0 ESISTENTI PREVISIONI IN 8450 65 22000 30 150 100 AMPLIAMENTO TOTALI 8450 65 22000 30 150 100

147 SCHEMA RIASSUNTIVO DEL DIMENSIONAMENTO E DISPOSIZIONI ATTUATIVE

Nel primo Regolamento Urbanistico si potranno inserire previsioni attuative pari a: • 50% delle previsioni residenziali • 50% delle previsioni turistico ricettive • 65% delle previsioni produttive - commerciali • un massimo di 250 posti letto per il turismo rurale (alberghi di campagna)

residenziale residenziale Turistico Produttivo/commercial Turistico rurale Campeggio e SISISTEMA alloggi alloggi ricettivo e p.letto sosta camper n. S.U.L. MQ p. letto S.U.L. MQ 1 BACCINELLO 50 50 2 e 3 TRASUBBIE 100 7200 50 150 4 MONTE FAETE 60 7200 12400 200 5 USI 20 1200 6 GRILLESE 28 1960 1750 150 7 ROCCONI E ZOLFERATE 17 1640 75 2500 100 8 FIUME FIORA 9 ROCCALBEGNA E VALLERONA 65 8450 30 22000 150 100 190 20450 255 45850 700 250

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