MASTERPLAN DI SVILUPPO D’AREA

Associazione Naplest et Pompei

gennaio 2016

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INDICE

Premessa

1 l’Area di Napoli Est 1.1 l’Area di Napoli Est nell’ambito della programmazione comunale 1.2 Analisi socio-economica e territoriale. 1.3 Analisi della progettualità esistente: interventi pubblici e privati programmati e realizzati o in corso di attuazione.

2 La vision di sviluppo dell’area di Napoli Est 2.1 La visione strategica di medio lungo termine. 2.2 Gli obiettivi di sviluppo e le linee di intervento. 2.3 Analisi della progettualità esistente: interventi pubblici e privati programmati e realizzati o in corso di attuazione.

3 Green infrastructures, elemento di sviluppo di Napoli Metropolitana 3.1 Premessa. 3.2 Napoli nelle sua dimensione metropolitana. 3.3 Green infrastructures. 3.4 La Green Stream Strategy per Napoli Est.

4 Azioni ed interventi pubblici e fonti finanziarie attivabili 4.1 Azioni ed interventi infrastrutturali da realizzare. 4.2 Azioni di infrastrutturazione sociale. 4.3 Azioni di sostegno allo sviluppo urbano. 4.4 Azioni per favorire la nascita e lo sviluppo di nuove imprese. 4.5 Iniziative per l’affermazione della cultura e della prassi della legalità, lotta alla criminalità.

5 Interventi privati attivabili 5.1 Premessa. 5.2 Brevi note sulle problematiche urbanistiche. 5.3 Brevi note sui contenuti degli interventi privati.

6 Analisi costi benefici 6.1 Il modello di valutazione. 6.2 Convenienza economica sociale: I lotto 6.3 Convenienza economica sociale: II lotto

7 Conclusioni 7.1 Proposta di strumenti amministrativi e del modello di governance per l’attuazione del masterplan. 7.2 Conclusioni.

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APPENDICE

A Cartografia B Sintesi Interventi infrastrutturali con tempi e fonti di finanziamento C Sintesi Azioni di sostegno con tempi e fonti di finanziamento D Riepilogo degli indicatori fisici collegati agli interventi ed alle azioni finanziate con i fondi pubblici E Schede e riepilogo degli interventi privati attivabili con individuazione degli ostacoli alla loro realizzazione F Riepilogo degli indicatori fisici collegati agli interventi privati G Dettagli analisi costi/benefici H Schede su disagi economici delle Municipalità 4 e 6

Tale documento è riferito ai seguenti atti di programmazione economica:

 Strategia territoriale trasversale di Sviluppo Urbano  Piano Straordinario per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane  PO FESR Campania 2014-2020  PO FSE Campania 2014-2020  Piano d’Azione e coesione 2014-2020  PO città Metropolitane  PON Infrastrutture e reti  PON imprese e competitività  PON legalità

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PREMESSA

La tenuta socio–economica del Paese è legata a un imperativo: tornare subito a crescere, a partire dal Mezzogiorno. Per fare questo occorre un riposizionamento competitivo del sistema produttivo nazionale, nell’ambito di un progetto che incroci gli interessi e i bisogni del Sud con quelli dell’Italia. Il filo rosso di questa strategia deve essere una politica attiva, che, soprattutto nel Mezzogiorno, punti sul settore manifatturiero e sullo sviluppo turistico, consolidando e adeguando l’attuale sistema produttivo e riqualificandone il modello di specializzazione, e, al tempo stesso, favorendo - anche attraverso azioni di attrazione di consistenti flussi di investimenti dall’esterno - la penetrazione in settori in grado di creare nuove opportunità di lavoro. E’, ormai, diffusa la consapevolezza che è illusorio provare a forzare lo sviluppo con forti incentivazioni, senza che si creino sul territorio condizioni orizzontali, contestuali, favorevoli all’impresa. Ciò significa che bisogna tornare a proporre, dopo diversi decenni e con forza, una logica che si applichi a gestire i progetti con approccio “di sistema”, sia dal punto di vista dei soggetti che dei territori, e che richiede interventi strategici anche a redditività differita sui fattori di contesto, assieme a una progettazione a lungo termine, quale si seppe attuare dagli anni ’50 fino ai primi anni ’70. Impresa e territorio rappresentano, in altri termini, un binomio inscindibile: un contesto “business friendly” è un territorio moderno, dinamico, accogliente, anche dal punto di vista urbano, con un “ambiente” sostenibile e funzioni/servizi “intelligenti”. La dicotomia che tenderebbe a contrapporre incentivi alle imprese e investimenti per accrescere le capacità attrattive e competitive del contesto è distorsiva e non convincente. Va, invece, sostenuta ogni azione volta a favorire la realizzazione di aree in grado rappresentare valore aggiunto per le imprese. E queste azioni non devono escludere gli sforzi necessari per

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sostenere il sistema produttivo, anche compensando le tante diseconomie esterne esistenti con misure non assistenzialistiche attente alle esigenze e alle caratteristiche degli investitori. Si può, dunque, ragionare in termini di “business plan contest”, ristrutturando le aree metropolitane e i territori “a misura di impresa”. Va, in particolare, realizzato un intenso intervento di riqualificazione urbana, capace di invertire i fenomeni di progressivo degrado che investono le strutture urbane meridionali, specie nelle zone metropolitane, fenomeni riconducibili soprattutto alle condizioni di criticità in cui versa la gran parte delle amministrazioni e alle inefficienze diffuse nel sistema istituzionale, dai livelli regionali a quelli comunali. Occorre essere pienamente consapevoli che la competizione economica globale oggi avviene, prevalentemente, tra sistemi territoriali gravitanti attorno alle grandi città e sulla scorta della capacità di queste di essere attrattive, dinamiche, efficienti. Le aree metropolitane italiane – per popolazione, occupazione, numero di amministrazioni presenti, flussi di beni e servizi, capacità di innovazione e potenzialità economica – sono “poli territoriali” fondamentali dell’economia nazionale. In questi territori si concentra il 35% del PIL e il 31% degli addetti. Sono aree che detengono ben un terzo degli scambi nazionali con l’estero e le strutture ferroviarie, portuali e aeroportuali in esse presenti movimentano, nell’insieme, più del 60% dei passeggeri e circa il 90% delle merci. Concentrano l’industria finanziaria del paese con un terzo delle unità locali del settore e con quasi il 45% dei relativi addetti. Sono sede dei maggiori centri di istruzione universitaria, ospitando oltre il 40% degli atenei e dei relativi studenti. Ma è a scala globale, e non solo in Italia, che già da qualche tempo, nella geografia dello sviluppo i sistemi territoriali cresciuti attorno alle grandi realtà urbane hanno guadagnato terreno come attori economici globali: non è un caso che i maggiori paesi dell’Unione Europea abbiano in corso già da tempo politiche di sviluppo delle aree metropolitane ed abbiano modificato gli assetti delle istituzioni di governo. Per quanto riguarda il nostro paese e, nello specifico, il Mezzogiorno, la rigenerazione urbana è uno degli ambiti che più di altri si presta efficacemente all’avvio di un “piano di pronto intervento”, in grado di aprire già oggi, anche grazie all’utilizzo delle risorse reperibili nella vecchia e nella nuova programmazione dei fondi strutturali e nel Fondo Sviluppo e Coesione, nuove frontiere della crescita e occasioni di rafforzamento del tessuto economico e sociale delle città. E’ un discorso valido per l’intero Mezzogiorno, ma lo è in modo peculiare per la Campania e per l’area metropolitana di Napoli. Va da sé che i processi di rigenerazione urbana e il miglioramento della vivibilità dei grandi contesti urbani, a partire dalle periferie, possono produrre risultati significativi in termini di crescita e di occupazione, solo attraverso la programmazione di specifici investimenti pubblici e privati, ed un’azione dedicata di stimolo, sostegno e affiancamento alle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno e soprattutto un ruolo propulsore dei Comuni, cui spetta il compito di decidere del proprio territorio ma anche di mobilitare le forze migliori e attivare i necessari procedimenti partecipativi del pubblico e delle imprese. Affinché l’azione di breve termine possa costituire un tassello organico di una strategia di medio - lungo periodo, la riqualificazione urbana va concepita come un intervento integrato che, a partire dalla riqualificazione degli edifici e degli spazi aperti pubblici e privati, realizzi un miglioramento del paesaggio e dell’ambiente e apporti significativi miglioramenti nelle dotazioni e nella gestione delle risorse energetiche e ambientali, creando significative opportunità di rafforzamento dei sistemi di servizi pubblici e privati per i cittadini e le imprese.

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Tra le aree metropolitane del Mezzogiorno, Napoli possiede grandi estensioni di aree dismesse, da a Napoli Est, e un immenso waterfront, luoghi dove è possibile “creare valore urbano” attraverso operazioni di riqualificazione urbanistica paragonabili a quelle realizzate in grandi città europee. L’esempio dell’Area orientale di Napoli è a questo proposito emblematico: si tratta del sito di riconversione industriale più grande d’Europa, localizzato in un territorio periferico altamente degradato dal punto di vista urbano, ambientale e sociale, con forte presenza della criminalità organizzata. Intervenire per riqualificare questa zona significa cambiare funzioni e qualità della vita di una parte della città abitata da 200 mila persone, porta d’accesso orientale alla metropoli e cerniera con tutti i comuni della fascia vesuviana, un tempo eccellenza dell’industria nazionale e poi divenuto simbolo della desertificazione produttiva del Mezzogiorno: un nuovo modello di rigenerazione urbana in cui numerosi investitori stanno realizzando, con ingenti capitali privati e con il coordinamento del Comitato Naplest, un rilevante sforzo di investimento sul territorio che si integra con interventi di natura pubblica, contribuendo tutti, in maniera significativa, allo sviluppo produttivo e urbano dell’area. Si tratta ora di implementare l’attività già in corso da parte del Comitato Naplest, anche alla luce delle opportunità offerte dal POR Campania 2014-20 già in atto, attività che non potrà prescindere da una visione di “macro area” e che allarghi quindi il modello di intervento anche all’area di Pompei e alla valorizzazione di tutto il bacino circostante, la così detta “buffer zone”, che va da Portici a Castellammare di Stabia. E’ stata quindi costituita nel luglio 2015, in continuità con il Comitato Naplest, ed allargando le finalità iniziali allo sviluppo dell’intera AREA METROPOLITANA ORIENTALE di Napoli-Città metropolitana (attivate definitivamente, dopo più di venti anni, con la legge 56/2014), l’Associazione Naplest et Pompei. La fascia costiera orientale di Napoli necessita, infatti, per lo sviluppo antropico che la interessa senza soluzione di continuità, per la comune appartenenza alla zona contigua al Vesuvio e per la percorribilità in un tempo limitato di 20 minuti sia su gomma che rotaia, che determinano le condizioni per individuare l’intera Area come un unico bacino di , di un’unica visione e strategia di area vasta. L’Associazione Naplest et Pompei, immediatamente dopo la sua costituzione, ha ripreso la collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Napoli e con la Regione Campania, con le quali lo stesso Comitato aveva sottoscritto nel marzo 2013 il Protocollo relativo al Grande progetto di rigenerazione Urbana della Periferia Orientale (RI.PO. Naplest), da essa ideato e promosso nel precedente quadro di programmazione 2007/2013, e purtroppo non completamente attuato. Partendo da tale esperienza, e verificando anche le proprie proposte con gli studi e gli indirizzi strategici posti in essere ed in corso di definizione da parte dell’Amministrazione Comunale (vedi ad esempio PUMS, e delibera di GC 525/2012 in tema di adeguamento dell’offerta abitativa) l’Associazione ha predisposto un Masterplan strategico che individua, nell’ambito di una visione di area vasta, una strategia territoriale di sviluppo urbano, sociale ed economico trasversale a tutte le sue componenti . Tale Masterplan può ben qualificarsi come supporto operativo alle scelte strategiche dell’amministrazione comunale che ivi vengono riprese ed individuare le azioni e gli interventi necessari, pubblici e privati, necessari a rilanciare lo sviluppo dell’area orientale della città di Napoli.

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1. L’AREA DI NAPOLI EST

1.1 L’area di Napoli EST nell’ambito della programmazione comunale

1.1.1 L’area del Masterplan

Quale territorio di riferimento di Napoli Est viene convenzionalmente assunto quello corrispondente alla Municipalità 6, che aggrega i quartieri di , e e dalla porzione della Municipalità 4 corrispondente al territorio dei quartieri di e -Gianturco Tale territorio è complessivamente esteso per 31 Kmq, corrispondente a circa il 26,4 % dell’intero territorio comunale esteso per 117,27 kmq. Questo documento estende tale perimetrazione, anche alla parte del quartiere di della Municipalità 7 ceh consente di agrregare, senza soluzione di continuità, anche l’area dell’Aeroporto di Capodichino; estensione necessaria ad includere nell’area di riferimento anche lo scalo aeroportuale, fondamentale hub per le attività connesse al trasporto aereo nei vari settori, e per ogni strategia di sviluppo locale. L'area orientale di Napoli è stata negli ultimi decenni, a cavallo della redazione della nuova strumentazione urbanistica vigente (Variante Generale al PRG approvata nel 2004), oggetto di numerosi studi, ricerche ed elaborazioni progettuali, da parte del mondo accademico e professionale e degli uffici tecnici dell’amministrazione, che nel loro insieme restituiscono un patrimonio di conoscenza e di esperienze di assoluta rilevanza, ed interpretano questa area quale area problematica della città fortemente segnata dalla crisi industriale, ma allo stesso tempo quale area ricca di potenzialità. Un’area le cui specifiche caratteristiche geografiche ed ambientali rappresentano la straordinaria identità di Napoli e del suo ecosistema, riconoscibile nella forma latente di paesaggio che la lega indissolubilmente alla città. Un’area con particolare valenza strategica rispetto allo sviluppo di Napoli e del suo territorio: per la sua storia e per i valori sedimentatisi nel tempo ed ancora presenti oggi in forma di tracce e di persistenze; per le diverse comunità che l'abitano e nel tempo hanno resistito ai diversi fenomeni di degrado fisico, sociale ed economico; per la molteplicità di soggetti e di realtà produttive ancora oggi presenti sul territorio e di soggetti interessati al suo rilancio e sviluppo con forme private di investimento.

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1.1.2 Il ruolo dell’area orientale di Napoli nella Variante Generale al PRG

La variante generale al PRG approvata nel 2004, riconosce l’area orientale della città1 come porzione significativa ed organica del sistema territoriale e urbano della città metropolitana e, contemporaneamente, unica possibile direttrice di espansione cittadina. Il principale obiettivo della riconfigurazione del paesaggio urbano della zona orientale individuato dalla variante generale, è l’integrazione dell’area con il resto della città e con il suo contesto naturale. Si ritiene che la tradizionale capacità delle forme di utilizzo del territorio, di essere partecipi del paesaggio, vada ricomposta con il recupero delle potenzialità naturali e la riorganizzazione degli insediamenti produttivi, che, complementare al ripristino ambientale, non dovrà riproporre la funzione produttiva come altro rispetto alla città e in antitesi con l’ambiente e con il paesaggio, caratterizzato dagli ambiti geografici dominati dalla presenza del Vesuvio: la linea costiera a sud, l’agro campano all’interno. Mediante l’integrazione tra sistemi infrastrutturali e sistemi geografici e agrari si intende precisare la struttura di supporto unitaria in grado di tenere insieme, ma anche di salvaguardare e ridefinire, le diverse identità delle realtà insediative che oggi vengono omologate sotto la denominazione di periferia orientale. La nuova zona orientale si sarebbe dovuta riunificare alla città, ricongiungere il centro storico con i quartieri storici degli ex casali separati dalla vasta area industriale e dallo scalo ferroviario. In tale logica, un nuovo percorso, integrato al sistema della mobilità, raggiunge Ponticelli, un asse verde di circa 5 km, che è esso stesso parco e luogo di alta qualità urbana e non mera urbanizzazione: privilegia la pedonalità, accoglie piste ciclabili, assicura il trasporto pubblico tranviario. La variante attribuisce alla piana dell’ex area industriale, un ruolo strategico di vera e propria rifondazione dell’intera zona orientale. Un ruolo connaturato al suo valore geografico e posizionale di cerniera sia rispetto ai contesti immediatamente circostanti (la collina di Poggioreale, il Centro Direzionale, l’area di Gianturco, i quartieri di S. Giovanni e Barra, Ponticelli), che rispetto alla più ampia scala sovracomunale della circumvesuviana occidentale (il territorio del comune di Volla a nord-est, il territorio del comune di Cercola ad est). La variante affida la rifondazione della zona orientale alla riconfigurazione del paesaggio urbano basata principalmente su due componenti: il parco di scala urbana e territoriale ed il nuovo insediamento per la produzione di beni e servizi integrato a funzioni urbane e residenziali; due sistemi ritenuti strettamente connessi e complementari in coerenza con l’evoluzione dei mercati internazionali che vedono la qualità ambientale come elemento concorrente in misura determinante al rilancio dell’attività produttiva, nonché come fattore di per se trainante. Il parco è dunque concepito come organismo caratterizzato dalla stratificata natura produttiva ed agricola della piana e come elemento trainante per l’integrazione tra nuovi insediamenti produttivi e nuova condizione urbana e ambientale.

1 1 Comune di Napoli: Variante al Piano Regolatore Generale centro storico, zona orientale, zona nordoccidentale. Relazione ,Cap. 5 Le scelte per l’area industriale orientale, pag. 357.

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1.1.3. Criticità dell’attuazione della Variante Generale al PRG

Nonostante vi sia stata negli ultimi dieci anni una maggiore attenzione per Napoli Est da parte delle istituzioni, della cittadinanza e degli imprenditori e si siano già avviate alcune nuove iniziative di riqualificazione e progettualità, ad oltre un decennio dell'approvazione della variante al PRG di Napoli e delle sue previsioni, che avevano delineato alcuni condivisibili scenari, la sua efficacia ha impattato con alcuni elementi di criticità aggravati dal momento storico di crisi, globale e di mercato locale, molto diverso da quello di circa dieci anni fa, epoca in cui si è cominciato a valutare e mettere in campo i progetti di riqualificazione. Alcuni fattori hanno rappresentato difficoltà da scontare che hanno ostacolato successo ed efficacia degli interventi di riqualificazione. Tra questi spiccano gli oneri di urbanizzazione alti in termini di aree o la loro monetizzazione che risultano paragonabili a quelli presenti in aree di centri urbani caratterizzate da valori immobiliari tra i più alti in Italia, fino a dieci volte superiore ai valori di mercato presenti nei quartieri dell’area orientale di Napoli. A questi si aggiunge la bassa quota di cubatura residenziale realizzabile negli ambiti di trasformazione, che risponde alla filosofia del piano di non prevedere significativi incrementi di abitazioni e di demandare il tema della politica della casa ad un riferimento provinciale, non incidendo, quindi, sul problema dell’emergenza casa condizione che non ha aiutato di fatto la fattibilità economico finanziaria dell’iniziativa privata. Quest’ultima non ha potuto, infatti, orientare gli investimenti verso una caratterizzazione di maggiore mixitè funzionale all’interno della quale assegnare alla residenza un ruolo più rilevante. Tale circostanza, articolata nelle sue diverse fasce di utenza e tipologia, costituirebbe senza dubbio una leva maggiore rispetto alle possibilità attuative, soprattutto degli ambiti di trasformazione urbanistica, incrementando la produzione di un prodotto immobiliare più richiesto e più facilmente collocabile sul mercato. Di tale relativa attuazione risente naturalmente anche la costruzione della città pubblica che affida oltre il 30% della realizzazione degli standard all’attuazione dei PUA. Il surplus di aree individuate per il riequilibrio del bilancio attrezzature pubbliche e l’adeguamento dell’offerta dei servizi, indicato tra le finalità da perseguire dalla Variante al PRG, ha rappresentato una risorsa, nel senso di aver permesso di considerare successivamente all’approvazione la possibilità di un eventuale aumento della capacità insediativa residenziale del piano, senza alterare l’equilibrio auspicato relativamente alla problematica degli standard urbanistici. Il tema è stato, in più occasioni negli ultimi anni, sollecitato e ripreso anche dalla stessa amministrazione che ha iniziato un percorso in tale direzione con provvedimenti di giunta che, facendo forza anche sul bilancio positivo delle aree reperite per il fabbisogno relativo al soddisfacimento degli standards urbanistici, ha deliberato possibili e ragionevoli incrementi delle quote residenziali, come nel caso della delibera relativa alle specificazioni inerenti l’attuazione della legge regionale sul Piano Casa del 2009, che configurava una vera e propria nuova variante alla variante. Ma, più recentemente, si è proseguito anche con atti volti alla definizione di una strategia che, nell'ambito del quadro normativo nazionale e regionale di settore, consenta di ridurre il fabbisogno abitativo, adeguando, in modalità e dimensione, l'offerta residenziale del

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PRG ai nuovi termini della domanda abitat iva e alla mutata situazione generale. E’ questo il caso del documento di "Indirizzi urbanistici per l'adeguamento dell'offerta abitativa del PRG" proposto all’approvazione del Consiglio Comunale con Delibera della Giunta n. 525 del 5 giugno 2012. In tale atto della Giunta si afferma, tra l’altro: - che tale scelta debba avvenire esclusivamente nelle aree già destinate a edificazione dal vigente PRG senza in alcun modo produrre ulteriore consumo di suolo a salvaguardia della riserva delle aree ancora libere e di quelle destinate alla realizzazione del verde e delle urbanizzazioni previste; - che tale adeguamento possa, pertanto, concentrarsi, in coerenza a finalità e regole fondamentali del PRG, negli ambiti di trasformazione ivi definiti; - che tale adeguamento possa essere conseguito facendo leva sul riequilibrio della funzione residenziale rispetto a quella terziaria e produttiva previste in tali ambiti; - che i destinatari prioritari di tale incremento residenziale siano i soggetti in condizione di disagio abitativo che necessitano del sostegno pubblico per accedere al bene casa; - che il riequilibrio della funzione residenziale rispetto a quella terziaria e produttiva prevista in questi ambiti migliorerebbe anche l'equilibrio economico degli interventi, accelerandone l'attuazione e garantendo, con la realizzazione di attrezzature e verde pubblico, i parametri di qualità ambientale e urbana previsti dal PRG.

Sarebbe anche auspicabile una maggiore flessibilità nelle destinazioni, che consentirebbe maggiore stimolo alle realizzazioni da parte dei privati con una migliore rispondenza alle esigenze del mercato. In generale una maggiore flessibilità, anche in relazione alla revisione, in termini di identificazione di immobili caratterizzati da vincoli di destinazione d’uso non più in essere, come il caso di scuole pubbliche che occupavano in locazione immobili privati ed hanno cessato la loro attività in tali immobili (chiuse o trasferite), lasciando a carico del soggetto proprietario l’onere di un eventuale destinazione d’uso per istruzione, o anche per interesse comune o parcheggio. Prospettiva poco fattibile e più limitante anche per l’iniziativa privata in regime di convenzionamento, come dimostra l’esperienza fino ad oggi maturata delle attrezzature realizzate con l’art. 56 delle norme del PRG, che riguarda essenzialmente le attrezzature sportive. Va sottolineato che è comunque possibile registrare anche nell’area orientale alcuni interventi realizzati o in corso di realizzazione, come meglio illustrato nei capitoli seguenti. Tale processo, oltre ogni considerazione di carattere quantitativo, rappresenta sicuramente un aspetto positivo ma deve far riflettere sui motivi suesposti, che hanno configurato, almeno sinora, la generale mancata attuazione della variante al PRG soprattutto in riferimento alla sua definizione attraverso la realizzazione dei previsti piani urbanistici attuativi.

1.2 Analisi socio-economica e territoriale

Il territorio di Napoli est, all’interno dell’area metropolitana di Napoli, è oggi un territorio periferico, altamente degradato dal punto di vista urbano, ambientale e sociale.

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L’area orientale di Napoli, alla fine degli anni ’70, destinata in prevalenza ad un uso industriale è quindi, priva delle infrastrutture necessarie per un utilizzo differente. Dalla fine degli anni ’70 e dopo lo scoppio di parte dei depositi industriali ivi presenti, si è pensato di mettere in atto un processo di deindustrializzazione, rivedendo la funzione principale dell’area attraverso un processo di rigenerazione urbana. Oggi Napoli Est è il sito di riconversione più grande d’Europa, all’interno della conurbazione più grande d’Italia, (può infatti essere considerata come un’unica conurbazione con tutto il litorale vesuviano e con tutti i centri costieri che compongono Pompei e la sua Buffer Zone, Torre Annunziata, Torre del Greco, Portici, Pompei, Boscoreale, Castellamare di Stabia, etc.). Si presenta, quindi, come un territorio con notevoli spazi liberi e strutture dismesse da riconvertire.

1.2.1. Cenni sul sistema insediativo

L’area orientale di Napoli occupa una vasta porzione del territorio comunale, la quale ci restituisce l'immagine di un immenso "patchwork" che si estende ben oltre i limiti della città storica; tale immagine fa emergere la condizione di frammentazione, isolamento, rafforzata dalla presenza dei numerosi recinti industriali e non, giustapposti e non comunicanti tra loro. L'area si compone di differenti paesaggi naturali, urbani e sociali. Il tessuto residenziale storico, compatto e regolare, s'interrompe bruscamente dando spazio a grossi insediamenti industriali, scheletri di opifici dismessi, imponenti strutture portuali, ampie arterie di comunicazione, che vanno a soffocare i piccoli nuclei urbani e la trama agraria residuale.

1.2.2. Cenni sul sistema infrastrutturale

L'area, per la sua peculiarità, rappresenta uno snodo principale della città di Napoli essendo circondata per tre dei quattro lati da importanti direttrici stradali: a Nord la sopraelevata di via de Roberto (SS162), a Sud il raccordo tra le autostrade A1 e A3 con il porto, ad Est il raccordo tra le autostrade A1 e A3. Nonostante questa configurazione, risulta però isolata dalla restante parte orientale della città sia per quanto riguarda la rete autostradale sia per la rete ferroviaria. A questo si aggiunge una frammentazione di quelle stesse arterie urbane di bordo che potrebbero invece rappresentare validi collegamenti Nord-Sud, Est-Ovest del territorio comunale; su via De Roberto, via Imparato, via Argine si potrebbe pensare di sviluppare una rete stradale di livello superiore per l’accesso alla distribuzione delle aree interne. Inoltre vi è la necessità di rivedere l’unico asse di penetrazione, via Nuova delle Brecce che, pur risultando ben connessa con il porto, è tuttavia interrotta nel suo tratto orientale e non consente di connettersi su via Argine e sulla interquartiere di Ponticelli se non attraverso una viabilità secondaria. Per quanto riguarda invece l'accessibilità su ferro, l'area è completamente circondate dalla linea ferrata e dalle sue stazioni, che servono i quartieri residenziali, localizzate ai bordi dell'area est. La presenza di una rete su ferro così fitta dovrebbe garantire un facile accesso ai luoghi in questione anche mediante il trasporto pubblico.

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1.2.3. Cenni sul sistema ambientale

L'area Est, anticamente area paludosa, dove giungevano (e giungono ancora oggi) le acque di dilavamento dal monte Somma e Vesuvio, nel tempo è stata sottoposta a numerosi interventi di bonifica votando tali terre a terre agricole fertili e produttive. Con il passare del tempo la vocazione agricola di questi luoghi e andata sempre più scomparendo facendo spazio all'industrializzazione degli anni '50-'60. Oggi Napoli est si presenta come un grande contenitore suddiviso in tanti piccoli recinti specializzati alcuni ancora attivi, altri in via di dismissione o già chiusi. Oggi, dal punto di vista dell'Uso del suolo l'area si presenta fortemente urbanizzata, circa l'80% della superficie risulta impermeabilizzata. Le aree che potrebbero definirsi naturali o sfruttabili dal punto di vista agricolo sono davvero poche e molto spesso sono aree interstiziali, di margine, aree di scarto, l'uso agricolo è scomparso se non per quelle aree di frangia lungo le arterie stradali principali. Dal punto di vista geopedologico la città di Napoli è tipica di un territorio vulcanico con attività prevalentemente esplosiva che ha determinato l'accumulo di ceneri e scorie. L'area orientale, è caratterizzata da una quota topografica variabile tra pochi metri slm delle aree costiere, fino ad arrivare a circa 30 metri slm. Nello specifico l'area est presenta tutte le caratteristiche di una piana alluvionale, in quanto come detto precedentemente, in passato era una zona paludosa dove scorrevano abbondantemente le acque di dilavamento del monte Somma e Vesuvio. Il sistema delle acque è costituito da piccoli impluvi e incisioni, costituenti un reticolo idrografico che è stato stravolto dall'antropizzazione dell'area. Proprio nella zona orientale della città scorreva l'antico fiume Sebeto, che nasceva a Tavernanova (Casalnuovo) con le sorgenti del "Bolla" e scorreva fino al mare, sboccando nei pressi del ponte della Maddalena. Successivi interventi antropici finalizzati all'uso produttivo delle acque (mulini) nonchè l'emungimento dei pozzi di Lufrano che abbassò di molto il livello della falda, determinarono la privazione dell'alimentazione del corso d'acqua del Sebeto. Attualmente, l'alveo del corso d'acqua, spesso tombato, è utilizzato impropriamente come collettore fognario. Si evince che non vi sono corsi d'acqua naturali ma il sistema delle acque è fortemente antropizzato ed industrializzato.

1.2.4. Breve analisi socio-economica

E’ stata condotta un’analisi quantitativa dei valori demografici e socio-economici in atto sul territorio, a scala metropolitana, comunale e d’area. I valori del perimetro Naplest sono stati determinando individuando le sezioni censuarie corrispondenti (vedi anche in appendice l’allegato relativo alle sezioni censuarie interessate). Le seguenti elaborazioni demografiche sono state condotte su base dati ISTAT 15° Censimento della popolazione 2011.

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Tabella 1.1 - Popolazione residente nell’area Naplest, nel Comune di Napoli e nella Città Metropolitana di Napoli

POPOLAZIONE RESIDENTE Popolazione Popolazione Popolazione residente Maschi residente Femmine Incidenza [%] residente Totale [ab] [ab] [ab] Città Metropolitana di Napoli 1 579 812 1 475 144 3 054 956 Comune di Napoli 456 097 505 906 962 003 31% perimetro Naplest 71 984 77 122 149 106 4.8%

Tabella 1.2 -Popolazione residente suddivisa per classi di età nell’area Naplest, nel Comune di Napoli e nella Città Metropolitana di Napoli

Città Metropolitana Comune di Napoli Perimetro Naplest <5 anni 162 939 46 747 8 201 5-9 anni 176 065 50 411 8 725 10-14 anni 184 255 53 784 9 474 15-19 anni 196 366 57 943 10 395 20-24 anni 203 882 60 762 10 667 25-29 anni 198 460 59 151 10 147 30-34 anni 203 488 58 782 9 735 CLASSI DI 35-39 anni 230 966 69 133 10 446 ETA' 40-44 anni 234 100 71 344 10 395 45-49 anni 235 816 74 304 10 811 50-54 anni 204 645 67 040 9 998 55-59 anni 183 010 61 266 8 998 60-64 anni 174 652 58 626 8 458 65-69 anni 142 487 49 280 6 918 70-74 anni 118 555 41 912 5 587 >74 anni 205 270 81 518 10 151 TOTALE 3 054 956 962 003 149 106

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Figura 1.1 - Piramide dell’età relativa alla Popolazione residente totale

>74 anni 70-74 anni 65-69 anni 60-64 anni 55-59 anni 50-54 anni 45-49 anni 40-44 anni Città Metropolitana 35-39 anni Comune di Napoli 30-34 anni NapolEst_2 25-29 anni 20-24 anni 15-19 anni 10-14 anni 5-9 anni < 5 anni

0 50.000 100.000 150.000 200.000 250.000

Tabella 1.3 – Grado di istruzione della popolazione nell’area Naplest, nel Comune di Napoli e nella Città Metropolitana di Napoli

Città Comune di Perimetro Metropolitana Napoli Naplest Pop resid. con laurea vecchio e nuovo ordinamento + diplomi universitari + diplomi terziari di tipo non universitario 277 692 116 328 6 763

vecchio e nuovo ordinamento

Pop. resid. con diploma di scuola secondaria superiore (maturità + qualifica) 782 642 240 396 30 282

Pop. Resid. con media inferiore 918 755 279 965 51 547

Pop. resid. con licenza elementare

GRADO DI ISTRUZIONE DI GRADO 574 895 183 266 34 280

Pop. Resid. Alfabetizzata 255 783 72 101 13 305 Pop. Resid. analfabeti 48 080 13 375 3 068

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Industria e servizi Le elaborazioni sono state condotte su base dati ISTAT 9° Censimento delle industrie e dei servizi 2011.

Tabella 1.4 – Totale INDUSTRIE E SERVIZI suddivise in U.L; Addetti; Altri retribuiti e volontari nell’area Naplest, nel Comune di Napoli e nella Città Metropolitana di Napoli INDUSTRIA e SERVIZI UNITA' LOCALI ADDETTI ALTRI_RETRIBUITI VOLONTARI Città Metropolitana 193.366 704.425 14.366 64.699 Comune di Napoli 74.766 318.609 7.491 32.423 Perimetro Naplest 9.885 61.814 569 2.639

I valori su riportati sono ulteriormente suddivisi in:

Tabella 1.5 -ISTITUZIONI PUBBLICHE suddivise in U.L; Addetti; Altri retribuiti e volontari nell’area Naplest, nel Comune di Napoli e nella Città Metropolitana di Napoli ISTITUZIONI PUBBLICHE UNITA' LOCALI ADDETTI ALTRI_RETRIBUITI VOLONTARI Città Metropolitana 3.147 142.203 7.625 0 Comune di Napoli 1.157 78.048 3.657 0 Perimetro Naplest 113 3.429 150 0

Tabella 1.6 – Totale IMPRESE suddivise in U.L; Addetti; Altri retribuiti e volontari nell’area Naplest, nel Comune di Napoli e nella Città Metropolitana di Napoli IMPRESE UNITA' LOCALI ADDETTI ALTRI_RETRIBUITI VOLONTARI Città Metropolitana 183.804 551.744 0 0 Comune di Napoli 70.895 235.269 0 0 Perimetro Naplest 9.477 57.423 0 0

Tabella 1.7 – Totale ISTITUZIONI NO PROFIT suddivise in U.L; Addetti; Altri retribuiti e volontari nell’area Naplest, nel Comune di Napoli e nella Città Metropolitana di Napoli ISTITUZIONI NO PROFIT UNITA' LOCALI ADDETTI ALTRI_RETRIBUITI VOLONTARI Città Metropolitana 6.415 10.478 6.741 64.699 Comune di Napoli 2.714 5.292 3.834 32.423 Perimetro Naplest 295 962 419 2639

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1.3. Analisi della progettualità esistente: interventi privati e pubblici, programmati e realizzati o in corso di realizzazione

In questo capitolo è stata sviluppata un’analisi dei principali interventi pubblici e privati realizzati o in corso di realizzazione nell’ambito del perimetro NAPLEST e di quelli solo programmati ma non ancora realizzati.

1.3.1 Interventi pubblici e privati realizzati o in corso di realizzazione

1) Realizzazione del centro commerciale Auchan in Via Argine e riqualificazione infrastrutturale della rete viaria e nuovo accesso alla rete autostradale

L’area che è stata oggetto della realizzazione del Centro Commerciale è localizzata nella zona orientale della città di Napoli tra via Argine, via Fossitelli e via Tavernola. Essa confina ed Est con la Motorizzazione Civile, ad ovest con il sito industriale della Whirpool e a sud con un’area per il deposito containers. L’intera superficie impegnata dal Centro Commerciale è di circa 46.500 mq; in figura 1 è mostrato un inquadramento dell’area di realizzazione dell’intervento in rosso.

Figura 1.2-contesto territoriale (Google Maps)

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Figura 1.3- inquadramento intervento (Google Maps)

L'intervento ha previsto:

- l’adeguamento di via Argine con una nuova profilatura dell’asse nel tratto prospiciente il centro commerciale, di lunghezza pari a 500 metri, e realizzazione ad ambo i lati di marciapiedi di larghezza variabile, comunque, superiore a 1.50 metri. La sezione stradale presenta due carreggiate di larghezza paria a circa 6 metri ciascuna a due carreggiate ciascuna con due corsie di 3,00 e 3,50 metri, banchine di 0,50 metri ad entrambi i lati e spartitraffico da 0.80 metri. Sono state realizzate,sul lato di via Argine confinante con Ansaldo, due rampe, una di ingresso e l’altra di uscita, per i flussi, rispettivamente, provenienti dalla direttrice di Ponticelli e diretti verso Napoli, di larghezza paria a 4,50 metri;

- la realizzazione di un tratto stradale, compreso tra via Argine e via Fossitelli, nell’area del Centro Commerciale, di lunghezza pari a circa 170 metri, con una sede stradale costituita da un’unica carreggiata di larghezza pari a 8 metri con marciapiede di larghezza 2,00 metri sul lato adiacente il Centro Commerciale e di larghezza 1,50 metri sul lato opposto. Su tale asse, inoltre, è presente l’innesto della rampa di uscita, per i flussi veicolari diretti a Barra e provenienti dal centro commerciale attraverso una immissione ad ago come mostrato di seguito, nella figura n° 0.3 è illustrato il tratto di strada in questione ad oggi.

- l’adeguamento del cavalcavia autostradale di via Tavernola, garantendo in ogni sezione stradale una carreggiata di 6,00 m e come mostrato nella tavola dello stato di consistenza, di seguito riportata nella fig. 1.5.

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Figura 1.4- tratto stradale compreso tra via Argine e via Fossitelli (variante progetto definitivo)

Figura 1.5 - tratto stradale compreso tra via Argine e via Fossitelli (Google Maps)

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Figura 1.6- rampa autostradale (stato di consistenza)

In fig. 1.6 è mostrata la rampa autostradale ad oggi (2015) a seguito dell’intervento di adeguamento.

Figura 1.7 - rampa autostradale allo stato attuale 2015 (Google Maps)

- la realizzazione di una nuova rampa di immissione all’autostrada A3 dalla rotatoria di cui il punto precedente, con larghezza della corsia di marcia pari a 4.50 metri, banchina laterale di sinistra pari a 1.50 metri e banchina sinistra pari a 1 metro; - l’adeguamento di via Tavernola a Casa Vecchia, nel tratto compreso tra via Fossitelli e la rotatoria di nuova realizzazione, per una lunghezza di circa 230 metri, a strada urbana di quartiere a unica;

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- la realizzazione di una rotatoria, al fine di consentire il collegamento tra via Tavernola e l’autostrada A3 Napoli – Pompei-Salerno, a tre braccia, di diametro esterno pari a 42 metri e anello giratorio di larghezza complessiva pari a 9 metri; - l’adeguamento di via Fossitelli,nel tratto adiacente al lato sud dell’area del Centro Commerciale di lunghezza pari a circa 390 metri, con una strada ad un’unica carreggiata di 8 metri con due corsie di 3,50 metri, banchine di 0,50 metri ambo i lati e marciapiede di 1,50 metri sul lato opposto al Centro Commerciale. Sul lato adiacente al Centro Commerciale sono presenti gli accessi ai piani superiori del Centro adibiti a parcheggio ed all’area di carico e scarico merci. Di seguito in fig. 1.7 è mostrata la sezione tipo di via Fossitelli da variante di progetto definitivo.

Figura 1.8- sezione tipo di via Fossitelli (variante progetto definitivo)

- la realizzazione di un nuovo asse stradale di collegamento tra via Argine e via Fossitelli, di lunghezza pari a circa 130 metri ricadente all’interno dell’area del Centro Commerciale ad est dell’edificio stesso, attraverso la costruzione di una sede stradale ad un’unica carreggiata di 7 metri (2 corsie di 3,00 metri), banchine da 0,50 metri ad ambo i lati e marciapiedi da 1,50 metri ambo i lati;

2) Realizzazione del complesso produttivo/commerciale Brin 69 e riqualificazione urbanistica ed ambientale di via Brin

In via Brin sono stati realizzati due importanti interventi :

- Brin 69, dove trova sede Eccellenze Campane, polo costituito da uffici, attività terziarie e commerciali in genere; - Nuova residenza universitaria napoletana (Università L’Orientale) di via Brin n. 65/C-67;

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Via Benedetto Brin si presenta come un’asse stradale ad andamento Nord –Sud limitato a sud con via Alessandro Volta (asse costiero – via Marina) ed a nord con via Gianturco. Tale asse è caratterizzato per la presenza a nord del rilevato ferroviario, dall’intersezione con via Ferraris e, a sud, dal parcheggio Brin. In figura n°1.8 è illustrato in rosso il tratto di strada che è stato oggetto dell’intervento in oggetto.

Figura 1.9 - inquadramento via Benedetto Brin (Google Maps)

Nell’ambito del progetto di riqualificazione di via Brin sono stati effettuati due tipologie di interventi: per il primo tratto che va da via Alessandro Volta (via Marina) all’intersezione con via Ferraris, si prevede il rifacimento della segnaletica ed il posizionamento di alcune nuove alberature, in quanto tale tratto è stato riqualificato di recente; per il secondo tratto, dal sottopasso esistente di via Ferraris fino al nuovo sottopasso di progetto, è stata effettuata una riconfigurazione planimetria dell’asse e della sezione stradale, oltre al rifacimento completo di pacchetto stradale e marciapiedi, al potenziamento del sistema minore di smaltimento delle acque e della pubblica illuminazione. La riqualificazione ha interessato anche la traversa Brin (tratto tra via Brin e via Gianturco), con il rifacimento del pacchetto stradale e della pavimentazione dei marciapiedi. Nello specifico, l’intervento ha previsto, nel tratto di strada compreso tra via Galileo Ferraris e la parallela a via Carlo di Tocco, una riconfigurazione planimetrica dell’asse stradale e della sezione stradale con due corsie per ciascun senso di marcia di larghezza pari a 3,00m e 3,50m come rappresentato in figura 1.9.

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Figura 1.10 - sezione tipo di via Brin compresa tra via Galileo Ferrari e la parallela a via Carlo di Tocco (da progetto definitivo)

Per il tratto di strada compreso tra via Alessandro Volta e via Galileo Ferraris l’intervento prevede l’adeguamento dell’intersezione con via Galileo Ferraris e il rifacimento della segnaletica orizzontale; per quanto riguarda la geometria della sezione trasversale, essa presenta una corsia per ogni senso di marcia di larghezza pari a 3, 50 m e corsie di sosta di 2,50 m come mostra la figura 1.10 qui di seguito riportata.

Figura 1.11- sezione trasversale di via Brin compresa tra via Alessandro Volta e via Galileo Ferraris (da progetto definitivo)

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In figura 1.11 è possibile vedere come si presenta ad oggi, a seguito dell’intervento, via Brin.

Figura 1.12 stato attuale (2015) di via Brin (Google Maps)

2) Insediamento Università in ex Cirio

Nell’area dismessa della Cirio a San Giovanni a Teduccio si sta realizzando l’insediamento di due nuove facoltà dell’Università degli studi di Napoli Federico II. Si tratta delle nuove sedi della facoltà di ingegneria e della facoltà di giurisprudenza, per un complesso di 200.000 mc di aule, laboratori, biblioteche, studi dipartimentali, centro congressi. Inoltre sarà realizzato un parco pubblico e parcheggi per 28.000 mq, di cui 20.000 riservati all’università.

3) Ospedale del mare

L’intervento consiste nella realizzazione del nuovo ospedale nella zona orientale della città, nel quartiere Ponticelli. Il complesso è di 500 posti letto per una superficie complessiva a scopo sanitario di 80.000 mq. I quattro corpi sono inseriti in una vasta area a verde di circa 50.000 mq e con 30.000 mq di parcheggio per circa 1300 posti auto, e un eliporto.

4) Insediamento per la produzione di beni e servizi – ex Icmi

L’area oggetto di intervento, di superficie pari a circa 213.000 mq, è ubicata nella zona orientale della città, ricade nell’ambito n. 13 ex raffineria previsto dal PRG e comprende l’insediamento industriale dismesso della Icmi. L’intervento rientra tra quelli previsti dalla normativa d’ambito che consente, nelle more della redazione del Piano urbanistico esecutivo dell’ambito o di sua parte, nella sottozona Db, interventi diretti su lotti non inferiori a 5.000 mq nel rispetto della tabella di cui al comma 2 dell’art.143. Tale intervento è consentito a condizione che i proprietari e gli aventi titolo si impegnino a realizzare le opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Il progetto prevede la realizzazione di un insediamento per la produzione di beni e delle relative attrezzature di

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servizio, e la realizzazione di una parte del grande parco urbano previsto dalla variante. In particolare, sono previsti insediamenti produttivi per 169.713 mq, viabilità e parcheggi pubblici per 17.309 mq e un parco urbano di 40.241 mq. L’intervento è in fase di realizzazione.

5) Riqualificazione dell’area ex manifattura Tabacchi (approvazione delib. di G. C. 714 del 26.05.2011)

Per l’area dell’ex manifattura Tabacchi è stato approvato il PUA che prevede la demolizione di gran parte degli edifici esistenti con la creazione di un differente impianto edilizio. Il progetto propone la costruzione di un grande spazio pubblico lineare destinato a diventare un nuovo asse verde e pedonale rappresentando lo spazio sociale, lo spazio di relazione in cui si collocano le funzioni di interesse pubblico, gli uffici, i negozi, e su cui si affacciano i nuovi blocchi edilizi che ospitano le residenze. Nel dettaglio l’intervento prevede l’insediamento nell’area del PUA di: - facoltà di scienze motorie, - residenze universitarie (già realizzate), - scuola materna e primaria, - parco pubblico, - un campo di calcetto, - un parcheggio multipiano, - multisala, - centro benessere, - urban center, - mercato coperto, - parco residenziale con relativi parcheggi.

6) PUA Area ex Breglia (approvazione delib. G.C. n° 1216 del 17.07.2009)

Il piano particolareggiato di iniziativa privata, approvato con delib. G.c. n° 1216 del 17.07.2009, interessa un’area pari a mq.45.315 ubicata nella periferia orientale della città di Napoli nel quartiere di Ponticelli al confine con il comune di Cercola, adiacente all'area interessata dalla realizzazione del PalaPonticelli e ricadente nella Municipalità 6. Il piano prevede la realizzazione di un insediamento urbano integrato, per complessivi mc.104.832, costituito da: - un insediamento residenziale (mc.18.525), con annessi spazi a verde e parcheggi pertinenziali; - una struttura commerciale per la grande distribuzione (mc.71.307), con relative sistemazioni esterne, percorsi pedonali e parcheggi pertinenziali; - un'attrezzatura ricettiva con relativi servizi e parcheggi pertinenziali (mc. 15.000). Con il Pua si forma un significativo insieme di opere di urbanizzazione primaria e secondaria, costituito da: - la nuova viabilità pubblica di collegamento tra le vie Woolf e Matteotti (mq 4.230);

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- un parcheggio pubblico con ingresso da via Argine (mq 7.091); - un'area a verde pubblico attrezzato (mq 2.305); - la sistemazione della fascia di verde di pertinenza stradale su un'area demaniale lungo via Argine (mq 3.380). Per la realizzazione di queste opere pubbliche, le società proponenti si impegnano alla cessione di aree destinate ad attrezzature pubbliche e viabilità (complessivi mq. 13.146) e alla realizzazione delle relative opere (importo complessivo stimato pari a € 1.998.679,19). Per il fabbisogno residuo di aree per attrezzature pubbliche (mq. 5.172) i proponenti si obbligano a corrispondere al Comune di Napoli l'importo corrispondente ai costi di acquisizione delle aree e di realizzazione delle relative opere di urbanizzazioni. A seguire con delib. G.C. n°28 del 14.01.2011 è stato approvato il progetto definitivo delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Successivamente, si è proceduto alla progettazione definitiva delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, attualmente, in fase di approvazione.

1.3.2. Interventi pubblici e privati progettati e in fase di approvazione

1) Porto turistico a san Giovanni a Teduccio (approvazione progetto definitivo delib. G. C. n° 3739 del 3 Agosto 2006)

L’intervento prevede la realizzazione di un porto turistico con relative infrastrutture in località Vigliena a San Giovanni a Teduccio attraverso un intervento di recupero di parte dell'opificio "Corradini", ora dismesso, in parte di proprietà comunale e in parte di proprietà del demanio marittimo; nonché attraverso un intervento, comprensivo delle relative opere di urbanizzazione, su aree di costa demaniale e su porzione di mare territoriale ottenuti in concessione demaniale dall'Autorità portuale. Il concessionario realizzerà opere infrastrutturali esterne alle aree interessate alla concessione, che dopo il collaudo saranno consegnate al Comune, consistenti nella strada di collegamento tra la via Ponte dei Granili e l'area in concessione, con piazza antistante all’università, un molo per l'attracco aliscafi, la passeggiata a mare, la sistemazione della foce dell'alveo Pollena. Il tempo massimo di esecuzione dei lavori è fissato in 54 mesi.

2) Completamento del Centro Direzionale di Napoli (approvazione delib. G.C. n°24 del 29.01.09)

L’intervento ha come oggetto fondamentale la realizzazione della gran parte delle opere pubbliche previste a completamento del Centro direzionale. Il costo delle opere, realizzate in Project Financing, verrà sostenuto dal Concessionario in cambio della gestione trentennale delle opere e della cessione di parte delle aree edificabili che l'amministrazione comunale possiede nello stesso centro direzionale. Le opere pubbliche

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realizzate saranno cedute al Comune in parte subito dopo la realizzazione e in parte alla fine della gestione trentennale. Per il completamento del Centro direzionale, il Comune ha messo a punto una strategia, compendiata nella proposta per la realizzazione del comprensorio orientale del centro direzionale di Napoli -approvata con delibera di giunta comunale n. 54/1998- e poi ribadita nella variante generale al Prg, approvata con DPGR n. 323/11 giugno 2004. Con delib. G.C. n.2297 del 14.06.05 è stato approvato il piano urbanistico attuativo relativo al completamento del comparto sub orientale del Centro direzionale di Napoli, ambito 10 della variante, come configurato nella proposta presentata dalla società Agorà 6 Scarl, di cui alle delibere di giunta comunale n.1791 del 3 giugno 2004, n. 1115 dell’01/04/2005. Con delib. G.C. n°24 del 29.01.09 è stato approvato in linea tecnica il progetto definitivo relativo ai lavori di completamento del comprensorio orientale del Centro Direzionale di Napoli presentato dalla Società concessionaria Agorà 6 S.p.A. Con delib. G.C n. 279 del 01.03.10 sono stati approvati il Project financing ed il progetto esecutivo delle opere pubbliche. Con delib. n. 668 del 13.05.2011 sono state approvate in linea tecnica alcune parziali modifiche del progetto esecutivo approvato.

3) Centro commerciale, albergo e attrezzature pubbliche via Ferraris (approvazione delib. G.C. n°30 del 27.07.06)

Il piano di recupero dell'ambito 12e (via Ferraris), adottato con deliberazione della giunta comunale n° 2244 del 6 giugno 2005, è stato approvato con deliberazione della giunta n° 3036 del 27 luglio 2005. Con decreto sindacale n° 123 del 02.12.2005 pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania n° 68BIS del 27 dicembre 2005, si da atto dell'approvazione del Piano urbanistico attuativo, successivamente è stata stipulata la convenzione tra i proponenti e il Comune e avviata la procedura per l'acquisizione delle aree. In corso d'approvazione i progetti delle opere pubbliche e private. La proposta di piano di recupero riguarda aree del sub - ambito 12/e "Feltrinelli", il soggetto proponente è la "Nuova Parva S.p.A.", del gruppo "Risanamento spa" . Il Piano, che interessa un superficie complessiva di 190.071 mq, è articolato nelle seguenti unità minime di intervento: - unità A - attrezzature pubbliche 98.280 mq - unità B - centro commerciale polifunzionale 69.409 mq - unità C - attrezzatura alberghiera 8.076 mq. Con il piano, oltre le opere private, si prevedono la riqualificazione funzionale della viabilità esistente (via Brecce a Sant' Erasmo, via Galileo Ferraris, via Giliberti e via Taverna delle Brecce) e la realizzazione di opere di urbanizzazione da cedere all'amministrazione comunale. Con il Piano di recupero si è tenuto conto dell'evoluzione del contesto urbano circostante l'area d'intervento e delle opere in corso o in previsione. In questo senso, fra l'altro, si è tenuto conto della previsione, in via Ferraris, di una stazione della linea regionale F.S. per Salerno, destinando un'adeguata area alla piazza antistante, con un parcheggio pubblico per auto e bus su una superficie di 5.953 mq.

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Con il piano si prevedono aree, con posti di sosta per auto e bus, a servizio della stazione. In conformità alle previsioni del Prg, è prevista la realizzazione di una nuova viabilità di collegamento di via Brecce a Sant'Erasmo con via Ferraris e -tramite via Taverna delle Brecce- via Sponsillo, infine tra la stessa via Brecce a Sant'Erasmo e la via Emanuele Gianturco, al fine di garantire la diffusa accessibilità al nuovo insediamento. La nuova viabilità di collegamento -che impegna una superficie complessiva di 20.040 mq- è stata prevista sulla scorta di un apposito studio sugli effetti di mobilità e traffico del nuovo insediamento, garantendo la migliore accessibilità con il minore impatto sulla rete viaria esistente. Attualmente l’area oggetto di intervento è occupata da un campo nomadi. L’intervento sarebbe oggetto di un ridisegno complessivo con quello del Palaponticelli di cui al punto 5) seguente.

4) Insediamento per la realizzazione di un polo produttivo integrato - ex magazzini approvvigionamento FS (approvazione con delib. di G.C. 329/2011)

L’area oggetto di intervento è ubicata all’estremità nord orientale della città di Napoli e ricade nell’ambito n. 43 - area ex magazzini approvvigionamento. Nell’area è prevista la demolizione quasi completa dei capannoni esistenti e al loro posto la realizzazione di un polo produttivo integrato che comprende: attività per la produzione di beni, attività per la produzione di servizi (tra le quali una grande struttura commerciale). Il piano presentato dalla Fingestim Srl coincide con l'area di circa 24 ettari degli ex magazzini approvvigionamento, acquistata dalla suddetta società dalla Real Estate, ex FFSS. L'area costituisce uno stralcio dell'omonimo ambito previsto dallo strumento urbanistico vigente. Il Pua prevede un parco produttivo integrato costituito da: attività industriali per almeno 2/3 dell’area, privilegiando le aziende artigianali e della piccola industria; attrezzature per la produzione di servizi; residenze per una slp non superiore a 4000 mq; viabilità pubblica al fine di garantire il collegamento dell’area con le infrastrutture per la mobilità esistenti; attrezzature di quartiere. E’ stato attivato l’iter procedurale per l’approvazione.

5) Palaponticelli (approvazione delib. G.c. n°2275 del 30.12.10)

Con deliberazione della Giunta comunale n° 2275 del 30 dicembre 2010 è stato approvato l'adeguamento del progetto definitivo (già approvato dalla Giunta Comunale con delibera n. 22 del 29 gennaio 2009) nella sua interezza e limitatamente alle parti pubbliche di competenza della Giunta, del centro di zone Palaponticelli costituito da una attrezzatura a scala urbana e territoriale per la musica e i grandi eventi con annesse attrezzature complementari di servizio, come configurato nella proposta presentata dalla società Palaponticelli srl; approvazione dell'adeguamento del progetto definitivo (già approvato dalla Giunta Comunale con delibera n. 22 del 29 gennaio 2009) delle opere di urbanizzazione primaria da realizzare a scomputo della quota del contributo per il rilascio del permesso di costruire commisurata all'incidenza degli oneri di urbanizzazione; approvazione dello schema di convenzione. Il sito individuato per la realizzazione del Palaponticelli, attualmente in condizioni di abbandono e degrado, prospetta su via Argine, in un'area classificata Fe nel Prg di Napoli, sulla

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quale il piano consente di realizzare attrezzature pubbliche e di uso pubblico anche su iniziativa privata. Il progetto prevede inoltre la riqualificazione urbana della viabilità pubblica a contorno del lotto che si estende su di un'area di 85.000 mq, attrezzature di quartiere per 5.000 mq, una nuova piazza pubblica, e la realizzazione di due livelli di parcheggi interrati per un totale di 3mila posti auto. L’intervento sarebbe oggetto di un ridisegno complessivo con quello di cui al punto 3) precedente .

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2. LA VISION DI SVILUPPO DELL’AREA DI NAPOLI EST

2.1 La visione strategica di medio-lungo termine

Il filo comune degli interventi di rigenerazione urbana nelle citta europee è costituito dall’incremento delle potenzialità di coesione sociale e di produttività innovativa. Su questo tema in particolare l’imprenditoria privata deve orientare gli investimenti e lo sviluppo evitando la creazione di recinti, ovvero aree autonome non correlate ed integrate al sistema urbano, che non comunicano con i loro specifici contesti. E’ quindi fondamentale, nell’avvio di processi rigenerativi, individuare strategie ed azioni da adottare al fine di evitare ambiti monofunzionali autonomi. L’urbanistica delle connessioni e delle reti rappresenta una possibilità concreta per implementare e sviluppare azioni efficaci e sostenibili. Nell’area orientale della città va pertanto contrapposta alla contemporanea condizione di marginalità fisica ed economica una consistente azione di integrazione, connessione, e sviluppo a partire da una diversa e attuale interpretazione delle sue tradizionali potenzialità e vocazioni, capace di collocarla in modo adeguato nella modernità ed in una idea di area metropolitana della città di Napoli.

In tale nuova interpretazione alcuni punti assumono un ruolo di riferimento irrinunciabile per una vision che possa sostenere una significativa inversione della tendenza in atto.

15 punti per una vision di Napoli Est

1. Vanno sviluppate le potenzialità che Napoli est offre alla città in relazione alla sua collocazione geografica, alla struttura ed alle dimensioni del suo territorio e della popolazione. 2. Va posta al centro di una strategia di sviluppo sostenibile, la gestione delle attuali problematiche sociali e delle relative condizioni di marginalità di ampie fasce della popolazione. 3. Va sostenuta la riconfigurazione del paesaggio urbano e agrario della zona orientale e la sua integrazione con il resto della città e con il suo contesto naturale, valorizzandone l’identità e l’ecosistema .

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4. Va ripensata l’antica vocazione produttiva dell’area che non è più riproponibile oggi quale era, sia per le esigenze contemporanee dell’industria e della sua logistica sia per le dinamiche urbane e sociali. 5. Va promossa e sostenuta l’evoluzione di Napoli Est da area industriale a quartiere urbano eco-compatibile del XXI secolo, integrato alla città e all’area metropolitana. 6. Vanno proposte, oltre opportune azioni di sostegno all’industria moderna leggera ed ecosostenibile, anche azioni di sviluppo fondate su altre funzioni che devono essere innestate e fertilizzate per diventare nuove vocazioni, quali i servizi, il tempo libero, l’università e l’industria della conoscenza, il terziario ricettivo. 7. Va pensato un sistema di infrastrutture intese come servizio alla mobilità ed occasione di riqualificazione ambientale paesaggistica ed urbana, che possa sostenere la creazione di spazi pubblici e la diffusione di una qualità urbana favorendo l'insediamento di nuove residenze e di funzioni di eccellenza nella periferia orientale. 8. Va continuato e perseguito il principio che la città si forma, si struttura e si sostiene con l’idea dell’abitare e che per generare qualità urbana, anche nella contemporaneità, è indispensabile la coesistenza delle sfere domestica, civica e produttiva. 9. Va perseguita l’opportunità che un nuovo sviluppo dell’area orientale possa creare condizioni che costituiscono reali attrattori per fasce giovanili della popolazione, contribuendo all’inversione del fenomeno di decrescita demografica in atto. 10. Va colta l’occasione che tale parte della città può offrire alle reali esigenze di decongestionamento e riqualificazione del Centro Antico e della Zona Rossa dei comuni vesuviani, costituendo anche per Napoli l’unica possibile area centrale per insediamenti residenziali stante le vaste aree caratterizzate dal rischio vulcanico. 11. Va costruita una nuova immagine di Napoli Est come città dei giovani: tempo libero, cultura, sport, università, start-up, imprese creative e artigianali, articolando il più possibile la mixitè funzionale. 12. Va implementata e sostenuta una qualità urbana diffusa che può assegnare a Napoli Est il ruolo di porta alla città da nord-est e sud-est e di hub per i comuni vesuviani. 13. Va creata una rete di relazione e scambio con le grandi realtà urbane europee per un confronto costruttivo con le loro esperienze di rigenerazione. 14. Va colta come opportunità la problematica ambientale dell’area da bonificare (sito di interesse nazionale) le cui dovute azioni specifiche vanno regolate da tempi certi, pianificate e realizzate in una relazione sinergica con le strategie di sviluppo e rigenerazione urbana per realizzare parti di città ecosostenibili. 15. Vanno create condizioni che, insieme a regole certe, chiare e a tempi definiti, possano, sotto la regia dell’amministrazione, attrarre investimenti privati e mettere a punto strategie urbane in cui far convergere obiettivi condivisi, ponendo in relazione i processi decisionali con le aspettative degli abitanti e degli investitori privati.

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2.2 Gli obiettivi di sviluppo e le linee di intervento

A fronte delle diverse problematiche del contesto urbano, per rendere quest’area parte integrante del territorio che la circonda, si è deciso di attuare una riconversione dell’area industriale per realizzare una nuova porzione dell’area metropolitana, che avesse in prevalenza funzioni residenziali e commerciali con annessi servizi, collegata con una rete infrastrutturale integrata capace di potenziare i collegamenti con l’esterno del territorio urbano ed in oltre capace di superare i limiti della frammentazione delle arterie urbane oggi esistenti, creando così una maglia infrastrutturale fitta. Attualmente l’alto grado di impermeabilità di questo settore urbano determina una condizione di isolamento dal resto della città, inoltre la principale condizione di inaccessibilità di questa porzione di territorio è determinata dall’inefficienza delle porte d’accesso del territorio nell’ambito di chi proviene dai grandi assi di comunicazione a cui si aggiunge una rete infrastrutturale interna discontinua. Considerando queste nuove esigenze sono stati individuati una serie di interventi mirati descritti in un masterplan individuando due principali obiettivi; il primo è quello di rendere attuabile a livello urbanistico la riconversione dell’area e, più in particolare: • aumentare, a parità di cubature le superfici residenziali, da destinare anche a social housing e categorie svantaggiate, fino ad un massimo del 50%, (attualmente il PRG riserva a residenze circa il 20% delle cubature e l’altro 80% è destinato a produzione di beni e servizi); • consentire il trasferimento di diritti edificatori non residenziali, sempre a parità di cubature, tra diverse aree di NAPOLI EST oggetto di diversi piani di lottizzazione, per realizzare hub commerciali e polifunzionali in linea con le esigenze dei cittadini e del mercato.

Le azioni da intraprendere per quanto attiene gli interventi infrastrutturali pubblici, riguardano:

- l’integrazione e lo sviluppo del programma di realizzazione di interventi infrastrutturali e di riqualificazione in corso di attuazione con il Grande Progetto “Riqualificazione Urbana Area Portuale Napoli Est nell’ambito dei Grandi Progetti approvati dalla Regione Campania per il POR 2007-2013, accolti e successivamente approvati dalla Comunità Europea. Tale programma, per il quale nel marzo 2013, nell’ambito di forme innovative di spesa dei fondi comunitari, è stato firmato dal Comune di Napoli, la Regione Campania, il Comitato NaplEST, l’Unione degli Industriali di Napoli, l’Associazione dei Costruttori Edili di Napoli e Fintecna Immobiliare (oggi CDP Immobiliare) un protocollo di intesa finalizzato all’attivazione di una forma di collaborazione ed efficace coordinamento delle azioni necessarie all’attuazione degli interventi previsti, riguarda la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria, la riqualificazione urbanistica, la riconfigurazione degli spazi per le diverse componenti della mobilità, il potenziamento delle reti del sistema dei sottoservizi ed inoltre l’apertura di sottopassi e attraversamenti in più punti dei binari ferroviari per consentire di ricucire la rete stradale garantendo un’adeguata accessibilità alla zona orientale, il miglioraramento del sistema della mobilità, favorendo l’attrattività dell’area. Esso ha interessato principalmente un'area di cerniera tra i quartieri della periferia orientale ed il centro storico e il superamento puntuale della barriera rappresentata dal

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fascio dei binari delle FS, favorendo l’accessibilità e la riqualificazione della rete stradale. E’ necessario oggi completare tali interventi, integrarli ed ampliarli con ulteriori azioni per la mobilità sostenibile su ferro al fine di raggiungere anche il cuore dell’ex area produttiva di Napoli est e proseguire verso i comuni vesuviani confinanti, acquisendo una nuova dimensione ambientale; - interventi di riqualificazione urbanistica ed ambientale finalizzati alla creazione di nuovi svincoli di accesso dalla viabilità extraurbana collegati anche a nuovi attrattori di rilevante scala sovracomunale, nonché alla realizzazione di parchi urbani territoriali; - la risoluzione di alcuni nodi quali: l’interferenza del trasporto su ferro con la viabilità urbana, il superamento della barriera ferroviaria, la demolizione di alcune rampe stradali; - il potenziamento della linea di trasporto merci con il porto, realizzando anche l’interramento del raccordo ferroviario di Napoli Traccia asservito al porto; - la realizzazione di due nuove stazioni della metropolitana regionale a servizio dei quartieri più popolosi e del nuovo Ospedale del Mare; - il miglioramento dell’accessibilità stradale all’aeroporto di Capodichino; - la creazione di spazi pubblici, generati anche attraverso opere direttamente connesse alle infrastrutture della mobilità, capaci di essere attrattori di nuovi abitanti e utenti e di innalzare il livello qualitativo e di prestazioni attese anche da altri interventi al contorno. In questa cornice si prevede che anche i soggetti privati possano offrire alla città ed al paesaggio urbano spazi di maggiore qualità; - l’integrazione e il riammagliamento delle aree oggetto di piani urbanistici attuativi, creando condizioni di permeabilità urbana per i loro recinti, sostituendo la tradizionale tendenza ad una condizione di isolamento ed autonomia, con una qualificante integrazione e sinergia tra le sfere domestica, civica e produttiva.

Per centrare i suddetti obiettivi, è necessario attuare un’azione di ricucitura del territorio, integrando la maglia industriale con nuovi assi viari, creando così una rete urbana più fitta a servizio della zona residenziale. Ciò che si vuole mettere in atto non è un processo formato da singole azioni isolate, ma è creare un rete di interventi integrati, mirati ad aumentare l’accessibilità della zona oggetto di studio ed a promuovere mobilità alternative in grado di diminuire gli impatti sociali, ambientali, ed economici che il trasporto privato genera. Attualmente, infatti, visto un consumo del suolo sempre maggiore ed una mobilità fonte di ingenti consumi energetici, inquinamento ambientale ed un abbassamento del livello della qualità della vita, un progetto di riqualificazione della città contemporanea non può non innovare, in profondità, i modelli urbanistici, architettonici ed infrastrutturali. Questa rete di interventi, che verranno messi in atto, privilegia, in primo luogo, le potenzialità offerte dalle aree ancora libere, vuote o abbandonate, utili per aumentare le interconnessioni dei vari sistemi funzionali e del quadro ambientale ed in secondo luogo riorganizza il sistema della mobilità e dell’accessibilità delle zone incentivando il trasporto pubblico con percorrenze utili e forme alternative come la mobilità ciclabile e pedonale anche in territori dove lo spostamento più diffuso è sinonimo di veicolarità.

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Figura 2.1 - Prima dell'intervento progettuale

Figura 2.2- Dopo l'intervento progettuale Greenways

Per adempiere al meglio alle seguenti esigenze, si è pensato di sviluppare un sistema di percorsi verdi o greenways urbane, ovvero un “sistema di percorsi dedicati ad una circolazione non motorizzata, in grado di connettere le popolazioni con le risorse del territorio e con i “centri di vita”, in modo da ottenere benefici di tipo ricreativo, ecologico e storico-culturale”. Il termine greenways, “percorsi piacevoli dal punto di vista ambientale”, racchiude in sé due concetti: green (verde) che sta ad indicare non solo ciò che è vegetato ma tutto ciò che è apprezzabile dal punto di vista ambientale e quindi naturalistico, paesaggistico, storico- architettonico e culturale e way (via, percorso) che oltre ad indicare fisicamente le vie di comunicazione (strade, ferrovie, fiumi, ecc.) rimanda ad un’idea di movimento, di comunicazione, di attività.

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Figura 2.3 - St. Paul greenway- prima dell'intervento progettuale

Figura 2.4- St. Paul greenway- dopo l'intervento progettuale

Le greenways urbane a scala territoriale hanno quindi un rilevante significato trasportistico, permettendo nelle zone congestionate o dove la situazione è al limite di saturazione, l’alleggerimento del traffico veicolare e nelle aree conurbate, abitualmente attraversate da strade di scorrimento con un elevato flusso veicolare, e inoltre, potrebbero consentire il collegamento tra i centri urbani presenti nell’area metropolitana per gli utenti non motorizzati. Risulta significativo effettuare una classificazione funzionale delle greenways, considerando che quella prevista dal Nuovo Codice della strada è rivolta principalmente al traffico motorizzato.

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Considerando il centro abitato così come definito nell’art. 3 comma 8 del Nuovo Codice della strada, si potrebbe procedere ad una prima classificazione delle greenways nei tipi di seguito elencati. Tabella 2.1- Classificazione funzionale: greenways urbane

CLASSIFICAZIONE COLLEGAMENTO UTENTI ATTREZZATURE

Di scorrimento Centri urbani all’area Tutti i mezzi di Dovrebbe garantire il comfort degli metropolitana trasporto non- utenti ed il collegamento con i servizi motorizzato: pedoni dell’area metropolitana. normodotati e portatori di handicap, Non sono consentite intersezioni a pattinatori, animali, raso con il traffico veicolare. biciclette, ecc. I materiali dovrebbero essere differenziati in base alla tipologia di utenza prevista, anche con differenziazione in corsie.

Inter-quartiere Quartieri ai servizi Non necessariamente Servizi cittadini. cittadini. dovranno essere ammessi tutti i mezzi Sono tollerate intersezioni a raso con di trasporto non il traffico motorizzato adeguatamente motorizzato, attrezzate, sono comunque preferibili dovrebbero essere attraversamenti multilivello. ammessi i portatori I materiali dovrebbero essere di handicap. Sono differenziati in base alla tipologia di esclusi i cavalli. utenza prevista, anche con eventuale creazione di corsie o piste.

Quartiere Unità di vicinato ai Non necessariamente Servizi di quartiere. servizi di quartiere dovranno essere ammessi tutti i mezzi Sono permesse intersezioni a raso con di trasporto non il traffico veicolare opportunamente motorizzato, attrezzate. dovrebbero essere I materiali dovrebbero essere ammessi i portatori differenziati in base alla tipologia di di handicap. Sono utenza prevista, anche con eventuale esclusi i cavalli. creazione di piste.

Locale Aree residenziali alle Sono ammessi solo Servizi di vicinato. unità di vicinato pedoni e ciclisti, dovrebbero essere Sono raccomandate le intersezioni a ammessi i portatori raso con il traffico veicolare opportunamente attrezzate, si

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di handicap. raccomanda la creazione di eventuali corsie o piste.

Dedicata Da un punto ad un L’accesso deve Le attrezzature saranno differenziate altro lungo un essere consentito e specializzate a seconda della (ad uno specifico mezzo itinerario specializzato. solo a uno specifico tipologia di utenza ammessa. di trasporto/tema) mezzo di trasporto - cioè solo pedoni, solo Le caratteristiche dell’intersezione ciclisti, ecc. In alcuni sono strettamente connesse alla casi i portatori di struttura della greenway. handicap non potranno avere accesso alla rete.

Per implementare una rete di questo tipo, l'area di studio deve essere inserita nel territorio circostante considerando elementi importanti ad essa esterni, rappresentati sia da risorse e elementi di interesse sia da percorsi esistenti, al fine di prevedere eventuali connessioni con la rete già esistente e inserire il percorso in un più ampio sistema. Un sistema di questo tipo rappresenta uno strumento con forti potenzialità di valorizzazione e sviluppo del territorio in grado di coinvolgere gli utenti in un processo di coscienza, rispetto e valorizzazione dell’ambiente circostante. Sviluppare un sistema di questo tipo, inoltre, apporta una serie di vantaggi, quali: - Possibilità di spostamenti sicuri e piacevoli all’interno della città dedicati al traffico non motorizzato - Creazione di aree verdi lineari fruibili e accessibili a tutte le categorie di cittadini - Creazione di ambienti “piacevoli” “sotto casa”, che favoriscono i rapporti sociali - Miglioramento dell’ambiente urbano - Miglioramento della qualità della vita Per tali motivi si è pensato di sviluppare reti di questo tipo nelle più grandi città italiane. Nasce così una “rete verde” capace di connettere le aree verdi, le risorse presenti sul territorio e i centri di vita attraverso un complesso sistema dedicato alla mobilità lenta in grado di sfruttare il “verde lineare” già esistente. La rete principale di greenways urbane, proposta a Milano, è lunga 275 km, e si basa sulla valorizzazione di percorsi già esistenti (con necessità di interventi di miglioramento o completamento), solo 56 km sono totalmente mancanti e si snoderà anche lungo un ambito di grande interesse storico come quello dei Navigli.

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Figura 2.5- Rete delle greenways proposta a Milano

Per i vantaggi che questo sistema offre, anche a Napoli si è pensato di riqualificare e riconvertire l’area est con una rete verde. Con le greenways urbane inoltre, si intende valorizzare la rete esistente riqualificandola, per adattarla agli obiettivi stabiliti ed integrare la maglia urbana con una nuova configurazione degli spazi destinati alle diverse componenti della mobilità (pedoni, bus, sosta, traffico privato, eccetera) con piste ciclabili, corsie dedicate al trasporto pubblico, etc.; nonché la rifunzionalizzazione delle reti (fognarie, di illuminazione, tecnologiche, eccetera) esistenti che tenga conto dei nuovi interventi in corso di realizzazione. L’intento è quello di incrementare la densità abitativa e lo sviluppo delle attività commerciali nella zona orientale di Napoli con una serie di interventi che seguono i criteri della mobilità sostenibile, per la creazione di un sistema capillare di percorsi verdi a livello urbano che permettono la connessione di più punti del territorio. Si crea così una rete adatta alla mobilità dolce ed integrata in una più vasta rete di servizi e sottoservizi che consente una riqualificazione dell’intera area ed una efficace trasformazione. Ciò è possibile attuarlo con i seguenti interventi integrativi al “Grande Progetto Europeo per la riqualificazione urbana area portuale Napoli Est”, previsti nel masterplan per lo sviluppo di Napoli est:  Tramwave e riqualificazione urbana del collegamento via Gianturco – via Nuova delle Brecce (Lotto 1 G1)  Tramwave e riqualificazione urbana del collegamento via Gianturco – via Argine (fino al confine comunale) e viabilità principale Q8 (Lotto 2 G1)  Nuovo svincolo via Argine (G2)  Demolizione via Ferraris – via Giliberti e riqualificazione dell’esistente (G3)  Svincolo tangenziale/ Viabilità US Navy (G4)

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 Riqualificazione urbanistica e ambientale di via Maddalena (G5)  Interramento Circumvesuviana nel tratto di via Imparato sud (G6)

Tutti questi interventi hanno l’intento di promuovere una mobilità di tipo sostenibile, favorendo, da una parte, l’uso del trasporto pubblico, mediante un sistema tramviario che colleghi la zona orientale di Napoli con il centro città, creando un anello chiuso e implementando la rete stradale con piste ciclabili e pedonali così da creare un sistema integrato. Possibili tipologie di sezione trasversale di greenways urbane:

Figura 2.6– tipologia 1

Figura 2.7– Tipologia 2

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Per raggiungere il secondo obiettivo, e cioè quello di rendere l’area più attrattiva per gli investimenti, oltre la realizzazione delle infrastrutture necessarie, si dovrà far ricorso a delle azioni che migliorino la vivibilità ed azioni che agevolano l’insediamento di PMI e di nuove famiglie con la concessione di aiuti all’investimento e contributi all’affitto, oltre la strutturazione di specifici strumenti di ingegneria finanziaria descritti nel capitolo seguente.

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3. GREEN INFRASTR UCTURES, ELEMENTO DI SVILUPPO DI NAPOLI METROPOLITANA

3.1 Premessa

I cambiamenti in atto dal punto di vista economico, ecologico e socio-demografico stanno mettendo i nostri tradizionali sistemi urbani a dura prova. Le città, con il loro delicato rapporto tra pieno e vuoto, attraverso il sistema degli spazi aperti e del paesaggio urbano che ne deriva, svolgono importanti funzioni sia sociali che ecologiche e saranno sempre più chiamate a risolvere anche i problemi dovuti alla maggiore densificazione.

L’Unione Europea proprio nel 2013 ha avviato una nuova strategia a favore delle infrastrutture verdi e anche il movimento delle Green City Europee ha di recente firmato una carta a favore del futuro delle città verdi “La Città Verde” si pone sempre di più come obiettivo per una pianificazione urbana sostenibile. Compatta, densa e verde, così ci immaginiamo la città del futuro e non soltanto quella europea. Per promuovere quartieri attrattivi e vivaci occorre porsi in dialettica con i grandi trend che la trasformazione urbana affronta: la globalizzazione, il cambiamento climatico e la sfida demografica. Lo spazio pubblico assume in questo dibattito un ruolo fondamentale: lo spazio pubblico offre qualità urbana ed è espressione della vita collettiva della comunità civile. In quanto gli spazi pubblici sono la rete fisica per gli spostamenti e lo svolgimento delle attività delle persone, essi vanno concepiti come una rete di spazi in gradi di connettere luoghi della città metropolitana, divenendo elemento di valorizzazione del patrimonio costruito e naturale. Tentativi concreti di applicazione di questi principi sono oggi in corso nella principali città europee e anche in Italia si assiste a tentativi di impostare strumenti processuali finalizzati ad individuare nuovi scenari di sviluppo di lungo periodo con prevedano, al contempo, azioni nell’immediato.

3.2 Napoli nella sua dimensione metropolitana

Nonostante le numerose progettualità programmate nella parte orientale della città, manca una strategia di insieme che possa fare sinergia tra le diverse azioni progettuali, partendo dal presupposto che ogni progetto possa diventare un tassello di un recupero ambientale diffuso, traendo il maggior vantaggio possibile dall’esistente. L’attivazione di un processo di ampio respiro come applicazione della strategia europea delle Green Infrastructures potrebbe rappresentare l’occasione per costruire una nuova immagine per Napoli Metropolitana, partendo proprio dal ruolo attribuito a queste strategie comunitarie nel PTCP di Napoli, che possa comunicare in maniera efficace il proprio impegno verso una città più verde, efficace nell’assolvere le proprie funzioni in modo vitale e nella quale il Paesaggio possa tornare ad essere un protagonista nel disegno urbano.

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In questo scenario la Green Stream Strategy potrebbe innanzitutto costituire uno strumento di dialogo tra pieni e vuoti, tra passato e futuro, tra consolidamento e trasformazioni, tra pubblico e privato inserendo Napoli all’interno del dibattito dell’urbanistica contemporanea che sempre più apre ad una processualità capace di immaginare visioni di lungo periodo a cui si accompagnano azioni più immediate. Una visione appunto, ancor prima di un progetto, orientata ad alimentare il processo inarrestabile di una trasformazione continua verso una sempre maggiore permeabilità urbana.

3.3. Green infrastructures

Come indicato dalla Convenzione Europea del Paesaggio, il paesaggio è una risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile dei territori e per la qualità della vita delle comunità che li abitano, e comprende aspetti sociali, culturali, ecologici e percettivi: è una sintesi complessa tra natura e cultura, tra risorse, esigenze e opportunità locali e territoriali.

3.3.1 Una strategia a livello comunitario

L’Unione Europea, nel quadro della strategia comunitaria sulla biodiversità fino al 2020, si impegna a sviluppare una strategia per le Green Infrastructures, definendole come “una rete di aree naturali e seminaturali pianificata a livello strategico con altri elementi ambientali, progettata e gestita in maniera da fornire un ampio spettro di servizi ecosistemici” (Infrastrutture Verdi - Rafforzare il Capitale Naturale in Europa, CE, SWD 2013-155). L’applicazione delle Green Infrastructures (GI) alla pianificazione e gestione del territorio richiede un approccio integrato e multidisciplinare che parte dalla macro scala territoriale fino alla micro scala locale. Ad ogni scala corrispondono elementi fisici portanti che vanno a costituire la rete di spazi verdi nei quali vengono attivati processi naturali. Questi processi vengono conservati, migliorati o ripristinati attraverso interventi progettuali mirati a garantire la performance dei servizi ecosistemici erogati. A loro volta i progetti si inseriscono in un’attività integrata di pianificazione che mette a sistema i singoli interventi creando le basi per uno sviluppo territoriale sostenibile e nuove opportunità lavorative a livello locale. Un ecosistema sano genera sulla società effetti che si traducono in servizi di approvvigionamento (cibo, acqua), mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e di carattere culturale (benefici educativi, culturali e ricreativi). Questi servizi si traducono anche in benefici economici, sia in qualità di economicità delle soluzioni progettuali, sia di maggiore resilienza alle catastrofi naturali, sia di opportunità di business. E’ riprovato che le green infrastructures, rispetto alle cosiddette grey infrastructures tradizionali, che comportano un ingente impatto di risorse finanziarie e di consumo di suolo, permettono non solo un contenimento dei costi di investimento, ma anche di quelli di gestione e manutenzione, favorendo le economie locali per la specificità e semplicità delle tecnologie adottate e un approccio duraturo incentrato su soluzioni tecniche basate sulla natura.

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3.3.2 La declinazione alle diverse scale dello sviluppo urbano

Realizzare elementi di infrastrutture verdi nelle aree urbane rafforza il senso di comunità, consolida i legami con azioni su base volontaria promosse dalla società civile e contribuisce a contrastare l’esclusione e l’isolamento sociale. Questo approccio giova ai singoli cittadini e alla comunità sul piano fisico, psicologico, emotivo e socio-economico. Sempre maggiore consapevolezza è data alla importanza degli spazi pubblici verdi come valore aggiunto per lo sviluppo urbano, capace di aumentare gli investimenti e le ricadute dirette in termini di benessere sociale e ambientale. Oggi la trasformazione post industriale con le sue esigenze di efficienza energetica, di applicazione tecnologica e di attrattività culturale, non può fare a meno del verde in tutte le sue forme. Si tratta quindi di sviluppare nuove strategie e nuove tipologie di spazi verdi che si posizionino accanto ai tradizionali parchi e che vadano ben oltre a quelli che sono ormai gli obbligatori piani del verde nell’ ambito della pianificazione urbanistica. Il fattore strategico da cui far partire questo cambiamento è il capitale naturale. Il capitale naturale è inteso come l'insieme delle riserve di risorse rinnovabili e non, nonché la capacità ricettiva dell'ecosfera e le prestazioni e funzioni degli ecosistemi (Pearce e Turner, 1991) ed è parte fondante della programmazione europea 2014-2020. Fare paesaggio oggi può essere pertanto un modo per attuare politiche ambientali insieme a politiche sociali. Ciò significa intervenire sia nei territori aperti facendo fronte, ad esempio, all’emergenza idrogeologica, sia all’interno del tessuto urbano consolidato, coinvolgendo il patrimonio edilizio esistente, sostituendo l’edilizia di scarsa qualità, migliorando le dotazioni infrastrutturali e lo spazio pubblico e affrontando in maniera sistemica il tema dell’efficienza energetica, nell’ottica del cambiamento energetico complessivo. L’architettura del paesaggio promuove da tempo processi innovativi aperti e partecipati che coinvolgono sia le istituzioni che i cittadini e i fruitori della città. Questi processi sono orientati non solo alla progettazione del verde e dello spazio pubblico ma soprattutto alla sua gestione a medio e lungo termine.

3.3.3 Il sostegno finanziario ai progetti incentrati sulle infrastrutture verdi

La Commissione Europea sostiene i promotori di progetti basati sulle infrastrutture verdi attraverso l’integrazione in progetti finanziati dagli appositi meccanismi di finanziamento, come la politica agricola comune, il fondo di coesione, il fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), Orizzonte 2020, il meccanismo per collegare l’Europa, il fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e lo strumento finanziario per l’ambiente (LIFE). Il finanziamento delle green infrastructures trova spazio anche nelle declinazione dei fondi di finanziamento a livello regionale. Proprio nel Programma Operativo della Regione Campania per l’attuazione del FESR, le green infrastructures vengono citate come misure per l’applicazione delle linee guida strategiche: - Nell’Asse V – Prevenzione dei rischi naturali ed antropici.

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Tra gli interventi di manutenzione e sviluppo delle green infrastructures mirati alla riduzione dei rischi derivanti dagli effetti del cambiamento climatico, vengono citati: . promozione di progetti pilota di infrastrutture verdi e di servizi eco-sistemici; . interventi finalizzati alla realizzazione di fasce di protezione migliorando corridoi ecologici e habitat per la biodiversità. - Nell’Asse VI – Tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale. Tra le azioni previste, il potenziamento delle infrastrutture blu, ossia gli interventi ambientali legati alle risorse idriche e alla permeabilizzazione dei suoli.

Le green infrasctructures sono anche uno tra gli obiettivi del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Campania, che prevede tra le misure di attuazione: - La Sottomisura 4.4: Per raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile dell'attività agroalimentare della Campania è necessario agire a livello di miglioramento delle condizioni ambientali del territorio in un'ottica agroclimatica-ambientale, perseguendo il raggiungimento di uno stato di conservazione soddisfacente della biodiversità (…). Conseguentemente occorre prevedere una specifica tipologia di intervento finalizzata al sostegno, al ripristino e alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonchè della flora e della fauna selvatiche di interesse comunitario, nonchè di specifici elementi del paesaggio agrario, attraverso la realizzazione di interventi di creazione e/o ripristino e/o l’ampliamento di infrastrutture verdi e di specifici elementi del paesaggio in aree degradate e/o coltivate. - La Misura 5.4 “Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e dalle Foreste”, che prevede tra le azioni-chiave le infrastrutture verdi ovvero: interventi per ridurre la frammentazione degli habitat e mantenere il collegamento ecologico e funzionale ed interventi per la realizzazione, manutenzione e rinaturalizzazione di infrastrutture verdi e servizi eco sistemici.

3.4. La GREEN STREAM STRATEGY per Napoli EST

3.4.1 Il nuovo ruolo della Città Metropolitana

L’istituzione della Città Metropolitana costituisce una preziosa opportunità per riattivare il territorio puntando sulla sua competitività e attrattività. L’Ente metropolitano, per il suo carattere sovraordinato, ha la capacità di coordinare le risorse (il capitale naturale, le eccellenze economico-produttive) e gli attori (i Comuni) del territorio proponendo soluzioni integrate d’intervento. A supporto di questa vocazione istituzionale agiscono le strategie previste dal PTCP del 2007 di Napoli, in cui si profila l’immagine di una città policentrica e reticolare per far fronte al congestionato centralismo attuale del capoluogo partenopeo, in una logica di contenimento del consumo di suolo e densificazione urbanistica. In particolare, tra gli obiettivi del Piano, si evidenziano (M.Sepe 2016): - intrecciare all’insediamento umano una rete di naturalità diffusa, attraverso la costituzione di corridoi ecologici in grado di svolgere la funzione di preservare la biodiversità e allo stesso tempo creare ambienti dove la qualità della vita dell’uomo sia migliore;

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- riqualificare le aree dismesse attuando la concentrazione di localizzazioni e la qualificazione dell’ambiente di lavoro, in particolare recuperando gli spazi inutilizzati ed evitando la dispersione degli impianti costruiti in modo non pianificato. Le politiche di sviluppo di Napoli metropolitana individuano nella aree urbane i motori dello sviluppo economico e dell’innovazione tecnica, culturale e sociale (SVIMEZ 2013). I due principali driver della strategia sono la questione energetica e la rigenerazione urbana, intesi come strumenti per la gestione del cambiamento nelle aree urbane (B.Scalera, 2016). Tra le aree strategiche d’intervento rivestono un ruolo di primaria importanza: - Il rilancio del porto come “porto verde” che incrementi le condizioni di vivibilità delle aree retro-portuali; - lo sviluppo dell’industria delle rinnovabili quale traino per una nuova fase di protagonismo di Napoli nel settore industriale regionale e nazionale; - il rafforzamento delle reti ecologiche verso una risposta resiliente agli effetti del cambiamento climatico e un miglioramento condizioni di vita nell’ambiente urbano

3.4.2 La rinascita urbana di Napoli Est

Napoli, con oltre tre milioni di abitanti, è una delle aree metropolitane più popolose e congestionate d'Europa. Negli ultimi decenni la speculazione edilizia e l'eccessiva cementificazione dell'hinterland napoletano non sono state accompagnate da uno sviluppo economico, urbanistico ed infrastrutturale equilibrato, alimentando un diffuso fenomeno di pendolarismo verso il centro della metropoli, che tutt'oggi non è in grado di reggere una tale dilatazione. Nello specifico l’area di Napoli Est, porta d’accesso orientale alla metropoli e punto di cerniera con tutti i comuni della fascia vesuviana, un tempo rappresentava un polo d’eccellenza dell’industria nazionale. Tuttavia, successivamente al terremoto del 1980, è divenuta uno dei simboli della “desertificazione” produttiva del meridione.

Da questi presupposti nasce l’idea di NaplEST, lanciata da un gruppo di imprenditori che, dopo l'approvazione del precedente PRG, ha inaugurato una nuova stagione del “fare” attivando propri investimenti ed intraprendendo progetti di valorizzazione su una superficie complessiva di circa 265 ettari, progetti che spaziano dalla riqualificazione urbana di aree industriali dimesse alla creazione di nuove aree verdi, dalla sistemazione del waterfront alla realizzazione di infrastrutture.

3.4.3 La Green Stream Strategy

Nonostante le numerose progettualità in atto su questo territorio, attualmente manca una strategia di insieme che attivi sinergie tra le diverse azioni progettuali in atto nell’area industriale, partendo dal presupposto che ogni progetto sia un potenziale tassello di recupero ambientale che trae il maggior vantaggio possibile dall’esistente integrandosi con il contesto. L’attuale griglia urbana suddivisa in macro-lotti deriva dalle esigenze funzionali connesse alla produzione industriale. La dismissione delle attività industriali e la previsione di nuove

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connessioni verdi attraverso la riqualificazione dello spazio pubblico crea occasioni per rivitalizzare spazi abbandonati e in attesa di nuove forme d’uso. L’attivazione di un processo di connessione di ampio respiro come applicazione della strategia europea delle Green Infrastructures rappresenta una potenziale occasione per costruire una nuova immagine per Napoli Metropolitana, una Napoli più verde nella quale il paesaggio torna ad essere protagonista nel disegno urbano ed elemento centrale nelle nuove politiche di sviluppo e trasformazione del territorio.

Figura 3-1 - Da un modello industriale statico verso un nuovo paesaggio dinamico L’ambizioso progetto di trasformazione urbana che riguarda lo sviluppo del polo strategico di Napoli Est, caratterizzato dalla riqualificazione di numerosi siti industriali dismessi si arricchisce di un ulteriore elemento, una connessione che li metta a sistema, una connessione anulare verde, un green circle.

Figura. 3.2 Il Green Stream Figura. 3.3 L’infrastrutturazione paesaggistica

Il Green Stream si configura come una successione sinuosa ed articolata di spazi pubblici che unisce le molteplici progettualità in atto nel territorio creando un continuum verde e dando un nuovo ordine ed una nuova identità all’area di Napoli Est. La nuova connessione anulare darebbe in questo modo continuità alle azioni di recupero e riqualificazione delle strutture

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industriali, che altrimenti resterebbero interventi puntuali frammentati e scarsamente interconnessi. Uno dei principali obiettivi riguarda la valorizzazione delle risorse suolo-acqua- vegetazione, che costituiscono gli ingredienti base di questa nuova infrastruttura verde. L’acqua in particolare può costituire un elemento che può portare ad una nuova identità attraverso la “riscoperta” del sistema idrico che storicamente attraversava questo territorio. Il riferimento è al recupero delle antiche tracce del fiume Sebeto, tracce che sono state prima ridimensionate ed in seguito sepolte dalle numerose trasformazioni urbane susseguitesi nel corso degli anni. Attualmente, il fiume è visibile solo in piccoli tratti di qualche decina di metri, motivo per il quale la riassegnazione del dovuto spazio alla natura potrebbe partire proprio da qui, innescando un meccanismo capillare di rigenerazione ambientale che amplifica il processo di riqualificazione urbana. Dalla dinamica connessione anulare principale si dipartono viali alberati e percorsi secondari che creano una densa maglia verde. Tale maglia penetra dall’entroterra verso il lungomare riattivando il territorio non soltanto dal punto di vista ecologico-ambientale, ma anche economico e sociale. La nuova infrastruttura verde connette il nuovo tessuto urbano ricco di servizi ed strutture commerciali con le preesistenze del paesaggio industriale, diventando uno spazio della gente e per la gente, vero e proprio condensatore di relazioni sociali. La messa in rete delle progettualità consente lo sviluppo di svariate attività per la comunità locale, e, al tempo stesso, fornisce servizi per la promozione del turismo in un’area che in chiave strategica rappresenta la porta orientale della città di Napoli. L’intervento nel suo complesso si inserisce in modo armonico all’interno del tessuto di relazioni visive e territoriali, ponendosi in totale congruità con gli elementi d’intorno in quanto rappresenta un’opera finalizzata alla fruizione e alla valorizzazione del territorio esistente. In quest’ottica il Green Stream non è una semplice connessione bensì uno spazio attrezzato che garantisce accesso e fruibilità del territorio anche alla mobilità dolce (pedoni e ciclisti), dove le progettualità in atto diventano occasione di scoperta e valorizzazione del territorio stesso. L’articolazione planimetrica e la variazione in sezione del Green Stream lo rendono uno spazio multifunzionale e flessibile in grado di rispondere alle esigenze di un bacino di utenza quanto più ampio e diversificato e in grado di evolversi, ampliarsi e modificarsi nello spazio e nel tempo.

Figura. 3.4 - il processo di evoluzione della infrastruttura verde

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Lo sviluppo della visione strategica sopracitata può quindi rappresentare una straordinaria opportunità per la comunità locale di riflessione e conoscenza delle caratteristiche, potenzialità e risorse del territorio. Senza dubbio si tratta di un progetto di lungo periodo, che presenta un elevato grado di complessità in ragione delle numerose progettualità in atto, della molteplicità di attori coinvolti e delle attuali condizioni di mercato ma che nasce dalla necessità di adattarsi ai ritmi veloci delle città contemporanee. L’obiettivo è innescare un processo esteso di qualificazione che possa rendere attrattivo il territorio verso nuove forme di economia ambientale sostenibile, anche facendo un ragionamento su vasta scala. Un processo sicuramente ambizioso ma che può partire solo con azioni concrete, le uniche in grado di testimoniare l’effettiva volontà di ricostruire un rapporto fertile tra la città e il territorio che la ospita. La Green Stream Strategy nasce proprio dallo bilanciamento del rapporto tra brownfield e greenfield ed ambisce a rompere il precedente assetto industriale creando nuove connessioni verdi, come avviene nel resto del mondo, dove il processo di recupero di vecchie aree industriali porta alla creazione di luoghi vivaci e centrali nella vita comunitaria. Un modello di trasformazione dinamico che consente di adattarsi alle condizioni di contesto cogliendo le diverse opportunità che si verranno a delineare contribuendo a definire un nuovo brano di paesaggio urbano multifunzionale, che ritrova nella qualità dello spazio pubblico e del sistema del verde il legante dell’intero sistema.

3.4.4 Nuove prospettive per il territorio metropolitano di Napoli

In un’ottica di vasta scala, si rende necessaria una strategia di insieme al fine di riconnettere i macro paesaggi presenti sul territorio napoletano ai comuni della fascia vesuviana. Tale obiettivo è declinabile in tre azioni principali: 1. valorizzare il sistema naturale come nodo ecologico ambientale principale; 2. mettere a sistema le progettualità in atto a Napoli Est e le emergenze archeologiche presenti sul territorio; 3. innervare le piane attraverso un sistema di green infrastructures come elementi ordinatori del territorio.

Sulla base di questi presupposti, la visione strategica prevede la realizzazione di un unico raggio che, configurandosi a tutti gli effetti come un’infrastruttura verde, connette Napoli Est, territorio oggetto di rigenerazione urbana postindustriale, ai principali punti di interesse dell’hinterland napoletano fino all’area di Pompei, garantendo una continuità ad oggi inesistente considerata la frammentarietà dello sviluppo urbano. Il raggio Napoli-Pompei diventa così un’infrastruttura attrezzata ricca di progetti di qualità che, rispondendo alle logiche di mercato e alla fattibilità economica, offrono risposta all’ampia e diversificata richiesta turistica. Nello specifico, la riattivazione del waterfront consente di promuovere l’unificazione dei paesaggi urbani, naturali e culturali del litorale napoletano, dal centro storico di Napoli ai siti

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archeologici di Pompei ed Ercolano fino a Castellamare di Stabia, promuovendo connessioni e servizi a favore della mobilità sostenibile.

Figura. 3.5 - Il raggio verde Napoli-Pompei

L’approccio della Green Circle Strategy ha quindi una valenza non soltanto comunale bensì sovracomunale con l’obiettivo di garantire uno sviluppo equilibrato di tutte le risorse dislocate nell’area metropolitana partenopea. Il paesaggio diviene il mezzo per coordinare le trasformazioni urbane contemporanee e interpretare le esigenze economico-sociali dell’area urbana più densamente popolata d’Italia, conferendole una migliore qualità di vita orientata verso i modelli di sviluppo sostenibile.

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4. AZIONI ED INTERVENTI PUBBLICI E FONTI FINANZIARIE ATTIVABILI

4.1 Interventi infrastrutturali da realizzare

4.1.1. “Green Stream” - Progetto di collegamento su ferro e riqualificazione urbana ad incremento della mobilità sostenibile

Una nuova visione delle infrastrutture, intese come servizio alla mobilità ed occasione di riqualificazione ambientale ed urbana, sostiene la creazione di spazi pubblici e la diffusione di una qualità urbana che supporti l'insediamento di nuove residenze e di funzioni di eccellenza nella periferia orientale. Questa visione costituisce il punto di partenza per la costruzione di una strategia urbanistico-ambientale per l'area di Napoli Est. Il programma di opere infrastrutturali relativo alle annualità 2007/2013, che interessava un'area di cerniera tra i quartieri della periferia orientale ed il centro storico, è stato integrato ed ampliato per servire il cuore di Napoli Est e proseguire verso i comuni vesuviani, acquisendo, inoltre, una nuova dimensione ambientale attraverso un'integrazione, un potenziamento ed una riqualificazione che caratterizza le infrastrutture, innanzitutto, come green infrastructures. Queste opere "verdi" e "sostenibili" mettono a sistema le vocazioni e le risorse, materiali ed immateriali, di questa parte di città utilizzando soluzioni durature, con un impatto di rigenerazione più ampio della loro effettiva dimensione, e basate il più possibile sulla natura e sul recupero e riutilizzo di spazi aperti e residuali. Il loro disegno rintraccia una potenziale identità a partire dai contesti interessati, guardando non solo al costruito, ai vuoti ed agli usi esistenti ma anche alla natura del suolo, alle tracce dei passati insediamenti industriali, alle stratificazioni ambientali e paesaggistiche. A partire dalla individuazione di una sequenza di tracciati stradali esistenti che, per geometrie, dimensioni e luoghi interessati, si configurano come una risorsa disponibile ad essere utilizzata, trasformata e potenziata per garantire la salvaguardia di ciò che ha ancora senso di Napoli Est ed il suo riuso per il più ampio riscatto e per il futuro di questa parte di città

Si configura così lo sviluppo di una sorta di “flusso verde”, che si struttura e si caratterizza attraverso l'area di Napoli Est come successione di spazi pubblici, strade alberate, piazze, slarghi, giardini, parchi che, relazionandosi e raccordandosi alle diverse specificità dei luoghi attraversati, generano e mettono a sistema nuove centralità urbane, sedi per servizi pubblici, commercio, scambi, cultura, istruzione, sport e tempo libero. Un vero e proprio elemento di paesaggio urbano in grado di tenere insieme parti diverse e relazionarle tra loro, creando unità e portando un nuovo ordine che sintetizzi, esalti e rinnovi l'identità composita di Napoli Est, le peculiarità del suo territorio ed il suo ruolo nella città. Questo sistema di spazi pubblici si configura, quindi, come spina dorsale del rinnovato quartiere ed organizza al suo interno infrastrutture ed attrezzature, dando vita ad un complesso insieme, fatto di preesistenze riqualificate e di nuovi spazi ed infrastrutture, in grado di generare rapporti, processi e collegamenti tra tutti gli elementi della trasformazione, fisica ed immateriale, del tessuto urbano e dell'ambiente nel suo insieme.

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La fascia infrastrutturale, ove le dimensioni lo permettono, è attraversata da un cunicolo tecnologico ispezionabile, riservato ad accogliere tutte le nuove reti di sottoservizi, in modo da configurarsi come sistema integrato di trasporto, energia e raccolta di rifiuti solidi urbani, nonché sistema ambientale per il controllo delle acque e dell'aria, deputato all'abbattimento dell'inquinamento ed all'aumento della biodiversità. Un'infrastruttura che si caratterizza anche come elemento di architettura, paesaggio e disegno urbano avendo come prima finalità la riappropriazione dei luoghi, la promozione di una loro maggiore qualità e attrattività e l'aumento del senso civico. Il Green Stream nei suoi tratti fisici si caratterizzerà, innanzitutto, come spazio per la gente, una forma di spazio pubblico aperto, dove passeggiare, andare in bicicletta, correre, incontrarsi, intrattenersi, giocare, allestire eventi, organizzare spettacoli, fare sport. È evidentemente uno spazio di raccordo, che si caratterizza in base alle opportunità e le dimensioni dei luoghi che va ad interessare, acquisendo ove possibile anche valenze specificamente architettoniche, ma presentandosi essenzialmente come un tessuto connettivo continuo. Il variare della sezione, l’articolazione planimetrica, il tenere insieme preesistenze e nuove edificazioni con infrastrutture esistenti e di progetto, il trattamento composito delle superfici, le diverse geometrie, i tratti rettilinei e gli snodi sinuosi contribuiranno a rendere il Green Stream uno spazio stratificato, flessibile, polifunzionale, polisemico, in grado di rispondere alle più svariate esigenze. La grande varietà di esperienze percettive, la ricchezza e la diversificazione dei punti di vista e degli scorci, il trattamento variato del suolo - in parte pavimentato, in parte con inserti di verde - rende il percorso stesso un’esperienza visiva e narrativa densa e coinvolgente. Il Green Stream assume così il carattere di una sequenza articolata di spazi pubblici, di dimensioni e configurazioni diversissime, generosamente disponibili ad essere usati, ad interagire con la presenza dei cittadini che li percorreranno rintracciandovi una risposta ad esigenze di socialità o di raccoglimento interiore, di comunicazione o di contemplazione, di movimento o di sosta. Il Green Stream vuole essere, innanzitutto, un condensatore di relazioni sociali, e, assecondando la consuetudine per cui la gente generalmente sceglie di stare dove si trova altra gente, la sua sezione è dimensionata in rapporto ai luoghi che attraversa e lungo il suo percorso si troveranno a secondo delle condizioni e delle disponibilità pensiline, pedane, sedute, chioschi, padiglioni (per servizi pubblici, esposizioni, mercati, negozi, bar, ristoranti, etc.), elementi ed attrezzature di arredo, opere d'arte, fontane e giochi d’acqua, aree per il gioco dei bambini, campi ed attrezzature sportive, aree verdi e giardini ornamentali tematici. Al suo interno potranno,ove i luoghi e gli spazi a disposizione lo permetteranno, essere delimitate aree per allestire una serie pressoché infinita di eventi ed attività. Con la sua estensione, le sue dimensioni, la sua differenziazione e la sua ricchezza il Green Stream sarà anche un segno architettonico chiaro, un concetto ordinatore a sostegno dell’identità complessiva di Napoli Est, in grado di salvaguardare e reinterpretare l’identità e l'atmosfera dei luoghi, da area industriale dismessa a spazio generosamente disponibile all’incontro con la città e con la natura. Esso si caratterizza, innanzitutto, come una risorsa per offrire disponibilità e flessibilità di spazio pubblico, una forma non conclusa ma aperta, un terreno comune da sviluppare nel tempo ed in grado di garantire continuità ed ampiamente disponibile ad accogliere cambiamenti futuri.

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Lungo la sua estensione la Green Stream si confronta in maniera diretta con il contesto – o meglio con i diversi contesti – di Napoli Est, rendendo chiaro il senso dell’appartenenza del quartiere stesso ad un sistema territoriale, urbano ed ambientale più ampio. Dai suoi spazi si dipartiranno strade, viali, percorsi, elementi di verde e di paesaggio che si conformeranno alle diverse parti circostanti generando un dialogo con ciò che viene conservato e reinterpretato del paesaggio industriale preesistente con la struttura urbana storica, con il patrimonio ancora esistente di orti esterne, con le superstiti trame agrarie e con il nuovo tessuto degli spazi aperti e del costruito. Nell'attuale situazione di cambiamento, incertezza e diversità il Green Stream offre al territorio di Napoli Est una struttura tale da facilitare e sostenere lo sviluppo integrato delle diverse parti da preservare, riqualificare e trasformare, costituendo nel tempo un'ancora ed una linfa vitale per i loro spazi ed il loro costruito. Il disegno di questo diversificato insieme di infrastrutture avrà origine da una lettura attenta e selettiva della storia di questo territorio e del suo paesaggio. La Green Stream per la sua parte pubblica si snoderà lungo il progetto di completamento dell’esistente linea tranviaria che oggi parte dal Deposito San Giovanni a Teduccio, transita in direzione ovest verso la Stazione FS Napoli Centrale e prosegue fino al confine al nord con il comune di Casoria in via della Stradera. L’obiettivo è quello di chiudere l’anello di congiunzione dal lato est a partire dalla stazione presso il Deposito San Giovanni a Teduccio, passando per via Nuove Brecce e Via Argine (fino al confine comunale), per poi arrivare fino a via Brin, permettendo così la connessione tra un contesto urbano che attualmente versa in condizione di isolamento, a causa della sua inaccessibilità generata spesso dall’inefficienza del trasporto pubblico e dalla rete infrastrutturale interna frammentata, e il resto della città, anche in previsione degli interventi di realizzazione del PUA Q8. Il progetto è stato diviso in tre parti , Linea EST-OVEST, Linea NORD-SUD e Linea Circolare, a loro volta divise in lotti funzionali. Potrà essere adottato anche il sistema innovativo TramWave®, (già impiegato recentemente a Napoli), che fornisce l’energia di trazione necessaria al tram grazie al contatto tra la linea sottostante al carrello del veicolo e il collettore a terra durante il transito del veicolo stesso. La massima sicurezza di questo sistema è garantita, poiché la linea di alimentazione è affondata nell’asfalto e la tensione ritorna a zero immediatamente dopo il passaggio del tram. Inoltre, TramWave® elimina l’impatto visivo della linea di contatto aerea e permette un’agevole integrazione con le linee tramviarie già esistenti. Questa tecnologia è stata ideata per un futuro uso intermodale, poiché può essere adatta anche ad alimentare veicoli elettrici su gomma a guida non vincolata. TramWave® non richiede sistemi di accumulo di energia a bordo del veicolo e permette il ritorno della corrente di trazione tramite un contatto negativo che non interessa le rotaie. Infine, questo sistema permette di eliminare le problematiche legate le correnti vaganti, con un rilevante risparmio economico peril continuo approvvigionamento di energia che ripaga l’investimento necessario alla costruzione della linea stessa. Il progetto prevede, oltre ad un anello più esterno, la formazione di una “maglia tramviaria” integrata nel tessuto urbano che aumenterà notevolmente l’accessibilità dell’area Orientale che risulta isolata a causa della sua inaccessibilità generata spesso dall’inefficienza del

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trasporto pubblico e dalla rete infrastrutturale interna molto frammentata e confinata dalle linee ferroviarie che spesso costituiscono barriere fisiche valicabili solo in pochi punti. La sede tramviaria di progetto sarà in sede riservata. L’intervento prevede anche in una seconda fase il completamento della linea tramviaria di progetto con la realizzazione del tram lungo il tratto di via Imparato che va dall’intersezione con via Galileo Ferraris fino a C.so San Giovanni. A differenza del Green Stream, l’intervento di progetto prevede una sezione promiscua tram – auto.

4.1.2. Nuova Stazione Ospedale del Mare

Tale intervento, previsto dal Piano già dal Piano comunale dei Trasporti e dal Piano delle 100 stazioni, consiste nella realizzazione della Stazione Ospedale del Mare su una linea esistente con lo scopo di garantire la copertura territoriale di alcune aree della città per le quali sono previste operazioni di trasformazione urbana. La nuova stazione consentirà di rendere accessibile il polo ospedaliero che si configura come attrattore a scala sovracomunale e regionale.

4.1.3. Nuova Stazione S.Rosa

Tale intervento, previsto dal Piano già dal Piano comunale dei Trasporti e dal Piano delle 100 stazioni, consiste nella realizzazione della Stazione S. Rosa su una linea esistente con lo scopo di garantire la copertura territoriale di alcune aree che attualmente risultano servite dal trasporto pubblico su ferro in maniera non soddisfacente, soprattutto per l’elevata distanza tra le stazioni. La stazione S. Rosa sarà situata sulla linea Circumvesuviana esistente tra le stazioni esistenti Barra e Ponticelli, poste ad una distanza di circa 1,8Km

4.1.4. Integrazione svincolo SS162 su via Pacioli a servizio degli attrattori a scala sovracomunale localizzati nell'area + Parcheggio di interscambio

L’intervento di progetto consiste nella realizzazione di una rampa in uscita della SS 162 per i flussi provenienti da nord, consentendo un accesso diretto al quartiere Ponticelli, attualmente difficilmente accessibile. L’intervento si inserisce nell’ambito degli interventi infrastrutturali tesi al miglioramento dell’accessibilità dell’area Napoli Orientale e, nello specifico, degli insediamenti attuali e di progetto presenti in zona.

4.1.5. Nuovo Svincolo via Argine – via Nuova delle Brecce anche a servizio dei nuovi insediamenti

Al fine di ottenere un sistema di ingressi diffusi nell’area Orientale, sistema attualmente concentrato su poche direttrici, è importante realizzare un nuovo svincolo con lo scopo di

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“spostare” verso est l’ingresso in città e distribuire i notevoli flussi veicolari sulla rete primaria della zona Orientale. L’intervento di progetto consiste nella realizzazione di un nuovo svincolo autostradale costituito da una rampa di uscita da Salerno e di ingresso verso nord che si collegheranno all’interquartiere Ponticelli e la rampa di uscita da Nord che si collegherà direttamente su via Nuova delle Brecce. L’intervento si configura come uno dei nodi fondamentali per lo sviluppo della rete infrastrutturale ed è teso al miglioramento dell’accessibilità dell’area Napoli Orientale e, nello specifico, degli insediamenti attuali e di progetto presenti in zona.

4.1.6. Svincolo Tangenziale / Viabilità US Navy a servizio dell'Aeroporto

L’intervento di progetto consentirà l’accesso ad un un’area non urbanizzata di circa 62000 mq, confinante a nord con la Taxiway Sud, principale bretella di rullaggio dell’aeroporto, e a sud con il raccordo Autostrade/Tangenziale. Tale area, adiacente all’aeroporto Napoli Capodichino, grazie alla sua posizione strategica, è candidata ad ospitare un polo Courier/Cargo di valenza sovraregionale, soprattutto in relazione all’elevato potenziale di interscambio gomma/aria. Con l’obiettivo di rilanciare l’Aeroporto napoletano e consentirne un notevole sviluppo l’intervento prevede la realizzazione di svincoli diretti dal ramo Autostrade/Tangenziale, al fine di garantire il trasporto delle merci su gomma sia su scala locale che su scala interregionale, sia in direzione Nord (Collegamento con la A1 NA-RM-MI) che in direzione Sud (Collegamento con la A3 SA-RC).

4.1.7. Potenziamento ed interramento del raccordo ferroviario di Napoli Traccia asservito al Porto

Il progetto prevede un nuovo collegamento ferroviario a binario singolo tra il Porto e il nodo di Napoli Traccia della lunghezza di circa 2km. Il tracciato di progetto ha origine in corrispondenza dell’attraversamento di via Taverna delle Brecce e procede in affiancamento al tracciato esistente ad una distanza da esso di circa 15 m. Il tracciato prosegue in trincea a quote del piano del ferro progressivamente inferiori rispetto al piano campagna, fino a raggiungere il punto più depresso in corrispondenza dell’intersezione con via Galileo Ferraris, laddove inizia il tratto in galleria che oltrepassa il rilevato ferroviario e si mantiene alla stessa quota fino alla direttrice di collegamento tra via Nuova delle Brecce e via Carlo di Tocco. A valle di tale direttrice, il tracciato di progetto riemerge in superficie mediante un tratto a cielo aperto e si ricollega al tracciato esistente mediante una curva ad ampio raggio e termina allo scalo di Traccia. Il tracciato si sviluppa parzialmente in sotterraneo in modo da risolvere le principali interferenze in superficie che attualmente rischiano di compromettere la competitività del trasporto su ferro delle merci movimentate nel porto di Napoli. In particolare, l’eliminazione del passaggio a livello di via Galileo Ferraris mediante un sottopasso consente di risolvere un’importante interferenza anche in previsione del diverso e più importante ruolo assegnato a

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tale direttrice nell’ambito del PRG nella funzione di drenaggio dei flussi di traffico di origine autostradale.

4.1.8. Realizzazione del Palaeventi e Casa della Musica

Realizzazione del più grande palaeventi d'Italia, una Casa della Musica, della Cultura e degli Spettacoli che avrà una capienza di circa 12.000 spettatori, con annessi spazi da destinare a funzioni complementari, culturali e sociali, e attività di supporto commerciali e di ristoro. Un'opera che andrebbe a colmare la carenza nel capoluogo campano e nel Sud Italia di "luoghi" al coperto per concerti e altre attività legate alla cultura, alla musica e allo spettacolo, consentendo di inserire la città nei tour musicali più significativi a livello internazionale.

4.1.9. Realizzazione di parchi urbani territoriali integrati con rigenerazione ecologica e ambientale

Il progetto prevede il finanziamento di grandi parchi urbani territoriali, componenti del Green Stream, da realizzarsi nell’ambito dell’area di Napoli EST, le cui enormi superfici sono eccedenti il fabbisogno di standard delle iniziative private ad essi connessi. I progetti dei parchi, dovranno garantire la massima qualità ambientale , con particolare attenzione al disegno della rete delle acque, , anche per garantire un’adeguata gestione e manutenzione del parco nel corso del tempo (acque per la rete di irrigazione e antincendio) al disegno del paesaggio, alla produzione energetica da fonti rinnovabili, con microimpianti eolici e/o un sistema di isole di energia solare.

4.1.10. Riqualificazione urbanistica e ambientale di via De Roberto; Realizzazione del Sottopasso via Miraglia - via Imparato; Adeguamento degli svincoli della strada statale n.162 su via De Roberto; (progetto definitivo)

Il progetto delle opere a servizio dell’ex area ICMI è inserito all’interno della riqualificazione dell’intera area Orientale di Napoli previsto dal Piano della rete stradale di Napoli. Tale progetto prevedeva interventi finalizzati all’adeguamento ed alla riqualificazione delle infrastrutture esistenti, nonché alla realizzazione ex novo di altre. L’obiettivo basilare è la riduzione e l’eliminazione, ovepossibile, delle criticità che ad oggi contraddistinguono l’area, insieme alla riqualificazione evalorizzazione del suo tessuto urbano. Gli interventi previsti sono: - la riqualificazione di Via Ferrante Imparato e di via De Roberto, di via Macello, di via Miraglia, di via Traccia Poggioreale, di via Tarantini e di via Parisi;

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Figura 4.8- Riconfigurazione via Tarantini, via Miraglia e via Parisi

Figura 4.9 - Riconfigurazione tra via De Roberto e via Fasano, via De Roberto/Strada Vicinale Galeoncello

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Figura 4.10- Sezione tipo Via Imparato

- l’adeguamento delle rampe in uscita e in ingresso via D. De Roberto, come anche la rigeometrizzazione della rampa in uscita dalla SS162 Dir su via Traccia a Poggioreale;

Figura 4.11- Scenario di progetto- Rampe di collegamento tra via De Roberto e la SS162

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Figura 4.12- Adeguamento delle rampe in uscita e in ingresso - via De Roberto

- l’adeguamento dell’intersezione tra via Miraglia e via Tarantini e dell’intersezione tra via del Pascone e via Macello;

Figura 4.13- Scenario di progetto- Sezione tipo via del Pascone tra le due rotatorie di progetto

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- la realizzazione dell’attraversamento ferroviario di collegamento tra via Traccia Poggioreale e via Miraglia.

Figura 4.14– Individuazione planimetrica nuovo asse viario di collegamento tra via Traccia Poggioreale e via Miraglia con attraversamento ferroviario di progetto

4.1.11. Riqualificazione urbanistica e ambientale di via Brin; Realizzazione del sottopasso via Brin - via Aulisio; Riqualificazione urbanistica e ambientale di Via di Tocco

Il progetto prevede la realizzazione di un sottopasso di collegamento tra via Brin e via Taddeo da Sessa con lo scopo di creare ulteriore accesso all’area del Centro Direzionale scaricando le infrastrutture viarie esistenti, nello specifico via Gianturco che si configura, attualmente, come unico asse di accesso per i flussi provenienti dalla zona costiera e dal centro di Napoli, è fornito l’inquadramento dell’area di intervento:

Il sottopasso di progetto si immetterà nei pressi dell’attuale intersezione di via T. Da Sessa con via Aulisio, regolamentata mediante la realizzazione di una rotatoria. A causa dei vincoli fisici esistenti (presenza del rilevato ferroviario, presenta di un tornio in fossa da evitare, ecc.) e, al fine di consentire il collegamento a raso del sottopasso con la rotatoria di progetto, si è reso necessario abbassare la quota esistente dell’intersezione tra via T. Da Sessa e via Aulisio di circa 2,00 metri nel punto più basso. Conseguentemente sono stati adeguati i profili altimetrici degli assi stradali di via Taddeo Da Sessa e di via Aulisio. Di seguito è fornita la planimetria di progetto definitivo.

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Figura 4.16- planimetria di progetto definitivo del sottopasso di collegamento via Brin – via Aulisio

Il sottopasso sarà costituito da due canne separate da un setto centrale di spessore pari a 0.50m, a tratti finestrato; la piattaforma stradale, con pendenza trasversale unica verso l’esterno pari a 2.50%, sarà caratterizzata da una larghezza pari a 7.50m, con corsia di destra pari a 3.50m e corsia di sinistra pari a 3.00m, con banchina in destra ed in sinistra pari a 0.50m. L'origine è rappresentata la sezione trasversale del sottopasso in questione:

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Figura 4.17- sezione trasversale del sottopasso via Brin – via Aulisio

4.1.12. Demolizione via Ferraris – Via Gilberti e riqualificazione dell’esistente

La finalità dell’intervento è individuata nella volontà di attuare una riqualificazione urbana dell’area nei pressi dell’intersezione via Ferraris - via Gilberti. Attualmente l’area è caratterizzata dalla presenza di un intersezione a livelli sfalsati con manovre di scambio ed incroci a raso. Tale infrastruttura rappresenta un elemento di grande impatto visivo e oggetto di degrado, in quanto il vuoto centrale tra le rampe è divenuto una sorta di discarica abusiva a cielo aperto. L’intervento prevede la demolizione dell’infrastruttura viaria e la riqualificazione urbanistica e ambientale di tutta l’area con lo scopo di eliminare l’impatto visivo del manufatto e restituire alla popolazione un’infrastruttura funzionale e compatibile urbanisticamente e paesaggisticamente con il contesto circostante.

4.1.13. Risoluzione Nodo Circumvesuviana -via Imparato sud

L’intervento riguarda la risoluzione della criticità costituita dal tratto della circumvesuviana che recide l’arteria stradale di via Imparato, costituendo di fatto una barriera fisica che impedisce una continuità viaria su uno dei principali assi viari di collegamento Nord – sud della zona Orientale.

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L’intervento di progetto mira, pertanto, alla risoluzione di criticità evidenziata mediante l’interramento della Circumvesuviana e la riqualificazione urbanistica e ambientale dell’area di interesse, consentendo così una ricucitura della maglia stradale.

4.1.14. Riqualificazione urbanistica e ambientale di via Imparato

Il progetto, che si inserisce in quadro più ampio di riqualificazione dell’intera area Orientale di Napoli previsto dal Piano della rete stradale di Napoli, comprende diversi interventi atti all’adeguamento ed alla riqualificazione delle infrastrutture esistenti, nonché alla realizzazione di nuove infrastrutture. L’asse stradale interessato dagli interventi è via Imparato nel tratto che va dall’intersezione con via G. Ferraris fino al C.so. S. Giovanni. Tale intervento sarà contestuale all’intervento di risoluzione del nodo Circumvesuviana– via Imparato sud (intervento 13) in quanto parzialmente interessato da tale criticità. L’obiettivo principale dell’intervento è la riduzione e l’eliminazione, ove possibile, delle problematiche che attualmente caratterizzano l’area di interesse. Gli interventi possono sinteticamente riassumersi come segue: la riqualificazione di via Ferrante Imparato sud, da via G. Ferraris a C.so S. Giovanni; la riconfigurazione delle rampe in ingresso su via Delle Repubbliche Marinare e in uscita su via Argine dall’autostrada A3.

4.1.15. Riqualificazione urbanistica ed ambientale di viale U. Maddalena

La rete stradale adiacente l’aeroporto di Napoli Capodichino risulta spesso in alcuni tratti, compreso il corso Maddalena, fortemente congestionata. Tra gli interventi di progetto si prevede l’adeguamento infrastrutturale e la riqualificazione di corso Maddalena con l’intenzione di migliorare l’accessibilità all’aeroporto che ad oggi risulta una delle principali criticità per il suo sviluppo. In dettaglio, l’intervento di riqualificazione si concretizza nelle seguenti azioni: − la riqualificazione urbanistica, ambientale e ampliamento a 3+3 corsie di corso Maddalena nel tratto compreso fra la strada “rent a car” e l’intersezione con Via Briganti; − la riconfigurazione geometrica a 2+2 corsie di corso Maddalena nel tratto compreso tra lo svincolo Doganella ovest-via don Bosco e l’intersezione con via Nuova del Campo; − la riconfigurazione geometrica a 2 corsie della carreggiata sud di corso Maddalena nel tratto compreso tra l’uscita Doganella est-via don Bosco e lo svincolo della tangenziale; − la sistemazione con rotatoria delle tre intersezioni tra Corso U. Maddalena con via Briganti, via Salomone e via Nuova del Campo. Essendo oggi corso Maddalena un’arteria vitale, contrassegnata da un forte degrado urbano e da pavimentazioni stradali in pessime condizioni, è dunque indispensabile la riqualificazione dell’area anche dal punto di vista urbano (marciapiedi, pavimentazioni, sistemazioni a verde, drenaggio delle acque) dal largo S. Maria del Pianto fino alla Piazza Capodichino.

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4.2 Azioni di infrastrutturazione sociale

Proporsi l’obiettivo di avviare concretamente un percorso di sviluppo solido e duraturo in un territorio come quello cui si riferisce questo Master plan, significa dare il giusto peso al forte condizionamento determinato dalla scarsità di capitale sociale nell’area. Non è qui il caso di richiamare dati noti e, purtroppo, strutturali riferiti all’area stessa. Basti ricordare che vi è un altissimo tasso di evasione dell’obbligo scolastico; una diffusa situazione di disagio giovanile; una cronica penuria di servizi alla persona; una strutturale condizione di illegalità nei comportamenti quotidiani e, ovviamente, intrecciata a questi fenomeni, una presenza non irrilevante, anche se con caratteristiche organizzative diverse nelle due sub-aree, della criminalità organizzata. Si può ben dire, per utilizzare un’espressione impressiva, che siamo di fronte ad una “comunità negativa” in cui comportamenti e relazioni sociali orientati al “bene comune” pure presenti nei territori, sono del tutto marginali, sottorappresentati e destinati all’irrilevanza da un punto di vista socio-poltico. Il punto centrale della nostra riflessione al riguardo, che motiva la centralità di questi temi nella nostra proposta, è che tali fenomeni, tale situazione di degrado sociale, non è la conseguenza del mancato sviluppo economico, e quindi del livello di reddito e di occupazione, ma ne è sostanzialmente la causa. Come ormai si va affermando in modo sempre più netto nelle riflessioni teoriche sulla crescita dei territori e, più in generale dei sistemi economici, l’assenza di capitale sociale rende impraticabili percorsi di sviluppo propriamente detto e rischia di rendere inefficaci nel tempo anche consistenti interventi di promozione e di sostegno delle attività produttive e di infrastrutturazione materiale. Ed è indubbio che nel territoro cui si riferisce questo Masterplan tale condizione è assolutamente chiara: diventa difficile immaginare che auspicati interventi in termini di infrastrutture, di aumento e qualificazione di attività imprenditoriali, di riassetto e rigenerazione urbana, possano avere efficacia in un quadro di fragilità istituzionale e di insufficiente dimensione civica. Per questo motivo le proposte di intervento che qui vengono avanzate , per le quali sono altrettanto importanti le modalità di attuazione ed i contenuti, non vanno considerate come manifestazione di una pur apprezzabile “sensibilità” per i temi sociali, ma come elemento decisivo nella nostra proposta di rigenerazione urbana e di sviluppo dell’area. Non si tratta cioè, della volontà di occuparsi “anche” di questi temi, dando un segnale di apertura ai temi dell’eguaglianza sociale e delle pari opportunità da consentire ai cittadini, ma dell’espressione della convinzione che quest’approccio è funzionale alla praticabilità del disegno complessivo. Dal punto di vista dei contenuti saranno sviluppati progetti relativi: -alla lotta alla dispersione scolastica; -al contrasto e soprattutto alla prevenzione delle situazioni di disagio giovanile; -all’assistenza domiciliare agli anziani; -alla realizzazione di asili nido; -all’ offerta di servizi culturali (cinema, biblioteche, teatri); -alla valorizzazione di beni comuni; -all’ integrazione della genitorialità;

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-all’assistenza alle famiglie di persone detenute. Per quanto riguarda la metodologia che sarà adottata si farà riferimento alle migliori esperienze realizzate dalle organizzazioni del terzo settore (cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato). Va rilevato che Nei territori di riferimento, soprattutto nelle aree di Barra e Ponticelli vi sono esperienze e soggetti molto validi, con alcuni casi di vere e proprie eccellenze, negli ultimi tempi in forti difficoltà per il crollo verticale delle risorse destinate dagli Enti locali ai servizi alla persona. Con questi soggetti sarà realizzata un’attenta lettura della domanda e dei bisogni e costruita una mappa degli interventi da proporre che, pur nelle necessarie specificità, consenta di definire una strategia complessiva. Uno specifico progetto sarà dedicato al reinsediamento, con progetti compatibili con la loro cultura e filosofia di vita ma che garantiscano anche la salubrità dei luoghi e la salute umana , della comunità ROM ed all’inclusione della stessa. La rilevanza ed anche il potenziale carattere innovativo di questo intervento potranno consentire un rapporto privilegiato in termini di confronto di esperienze, di know-how disponibile, con istituzioni pubbliche e private particolarmente significative. In tal senso va richiamata la disponibilità della Fondazione con il Sud. Le risorse necessarie per sviluppare adeguatamente gli interventi descritti programma sono valutate in 6 milioni di euro annui dal 2016 al 2020 . Le risorse finanziarie potranno derivare dal POR Campania 2014/2020, dal PON sicurezza e dal FSE e specialmente per la parte relativa alla comunità ROM ,dal PON METRO. Gli interventi potranno essere coordinati con quelli relativi al recupero ed adeguamento delle strutture scolastiche. Per quanto riguarda le modalità di attuazione dovrà essere assicurata la massima trasparenza ed evitata qualsiasi deriva assistenzialistica attraverso la selezione, con meccanismi di evidenza pubblica governati dal soggetto gestore del complessivo intervento sull’area l’adozione di soggetti del Terzo settore interessati e selezionati con criteri predefiniti relativi alle competenze, alla trasparenza, alle esperienze realizzate, alla capacità di “ stare in rete “(evitando, tuttavia, aggregazioni solo formali e forzate) cui, a fronte della presentazione di progetti realizzabili, vengano concessi i contributi. Particolare rilievo sarà dato al monitoraggio ed alla verifica d’impatto degli interventi, utilizzando le migliori metodologie disponibili, ed alla loro progressiva auto sostenibilità.

4.3 Azioni di sostegno allo sviluppo urbano

4.3.1 Fondo di sviluppo urbano ed altri strumenti di ingegneria finanziaria

In questo paragrafo saranno sviluppate proposte di strumenti di ingegneria finanziaria che possano contribuire ad attuare e/o ad accelerare lo sviluppo del territorio secondo la visione prima delineata. Tale visione, lo ricordiamo, delinea nel medio termine una rigenerazione della zona periferica di Napoli EST simile a quella delle altre aree metropolitane postindustriali europee e

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quindi configura un sostanziale equilibrio tra funzioni produttive e direzionali, e residenziali , sviluppi servizi urbani di eccellenza, privilegia il riuso e non il consumo del suolo ed è ambientalmente sostenibile . In tale configurazione si vengono a determinare prodotti immobiliari residenziali e non residenziali (produttivi, direzionali, terziari, commerciali e del tempo libero)che necessitano di una leva e/o di strumenti di ingegneria finanziaria di accompagnamento per la loro concreta realizzazione dato il contesto geo economico di riferimento. La zona di Napoli EST potrebbe essere considerata infatti, dal punto di vista immobiliare, rischiosa per operatori del credito e fondi immobiliari per una serie di ragioni: -la domanda , a causa del basso livello di reddito medio, non appare sufficiente ; -il contesto risulta ancora degradato e non presenta caratteristiche qualitative adeguate o comunque esse sono del tutto inferiori rispetto ad altre zone del nostro paese e del resto del mondo; -il regime di imposizione fiscale (a cominciare dall’IRAP della Campania)ed il costo del lavoro sono alti e scoraggiano gli insediamenti produttivi; -si scontano una serie di luoghi comuni sull’eccessiva burocrazia dell’apparato pubblico italiano e la mancanza di sicurezza all’interno del perimetro dell’area metropolitana di Napoli ; -gli istituti bancari dedicano ad iniziative situate nel mezzogiorno del Paese meno fondi e praticano tassi più alti . Tali condizioni di investimento non ottimali o non sufficienti, da confermare eventualmente con una valutazione ex ante ad hoc, giustificano la creazione di uno o più strumenti di ingegneria finanziaria dedicati all’accompagnamento delle iniziative ricomprese nel programma di riqualificazione e di rigenerazione urbana, ai sensi dell’art. 36 del Regolamento 1303/2013 della Commissione Europea sull’utilizzo dei Fondi SIE , da privilegiare anche per le loro caratteristiche consistenti nell’effetto moltiplicatore e nella possibile riutilizzazione dei fondi ad essi dedicati. Il Fondo di sviluppo urbano di cui il Comitato/Associazione Naplest aveva già manifestato l’esigenza nella programmazione 2007/2013 (cfr protocollo del marzo 2013 ) supporterebbe, attraverso investimenti rimborsabili, con orizzonti temporali opportuni e consoni agli scenari di riferimento e rendimenti minimi ma di mercato, sia la partecipazione al capitale delle società di progetto interessate dalla realizzazione delle iniziative ricomprese nel programma di riqualificazione e di rigenerazione urbana che il finanziamento delle stesse ,con garanzia di fondi FEIS. La proposta è quindi quella di costituire un fondo di sviluppo urbano per il cui finanziamento possano essere utilizzati i fondi Feis per la garanzia sulla parte a debito e fondi Fers e/o i fondi nazionali destinati alla residua parte di cofinanziamento , al quale possano partecipare anche altri enti o fondi per supportare gli interventi di rigenerazione e di riqualificazione urbana inseriti in una strategia di sviluppo urbano integrato come quella che il presente Masterplan ha l’ambizione di delineare . L’entità dello stanziamento necessario a supportare l’equity, sulla base anche della stima delle iniziative private attivabili ricomprese nel presente masterplan, potrebbe essere determinata inizialmente in 100 Meuro nel primo triennio, e successivamente in base al tiraggio. In considerazione delle nuove disposizioni di cui all’art. 826 della legge di stabilità 2016, che attribuiscono a Cassa Depositi e Prestiti ed alle società da essa controllate nuove e rilevanti

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competenze in merito alla gestione di strumenti finanziati con fondi comunitari, e del regolamento UE relativo all’attuazione del piano Junker che prevede tra le azioni lo sviluppo urbano nella sezione ambiente ed efficienza delle risorse, e delle esigenze di riqualificazione urbana delle grandi città metropolitane , si potrebbe strutturare sull’esperienza di Napoli EST, anche un fondo dedicato a tutte le città metropolitane, in cui la CASSA DD.PP. partecipi con le risorse derivanti dalla gestione separata e possa ottenere anche garanzia prestata con fondi FEIS su linee di credito concesse. Per le stesse motivazioni si richiede, nell’ambito del FIA (Fondo per l’Abitare), uno stanziamento dedicato alle iniziative di social housing ricomprese nel programma di rigenerazione urbana Napoli EST e nell’area, con entità di almeno 100 Meuro, nell’ambito del primo triennio, e successivamente in base al tiraggio. Analogamente potrebbero essere concessi stanziamenti al Fondo Italiano d’Investimento per cofinanziare prioritariamente insediamenti ed investimenti produttivi e di ricerca di piccole, medie e grandi imprese ricompresi nel programma di rigenerazione e riqualificazione urbana da localizzarsi nel territorio di Napoli EST.

4.3.2 Azioni di sostegno alla domanda residenziale

Nell’ambito della visione di sviluppo individuata e del riequilibrio urbanistico delle funzioni residenziali rispetto a quelle produttive nella zona di Napoli EST , secondo anche le valutazioni della delibere di GC 525 /2012 e degli studi che la accompagnano, sono a nostro avviso necessarie, azioni complementari di sostegno alla domanda residenziale, anche per la quota non destinata ad alloggi sociali.

Le azioni proposte sono del tutto coerenti con quelle poste in essere a livello nazionale e regionale in materia di politiche abitative e si rivolgono ad una platea di cittadini che non rientrano nelle condizioni di accedere alle agevolazioni dell’edilizia sociale,e si trovano in una zona grigia di difficoltà economica che impedisce loro di poter acquistare o locare una abitazione con standard abitativi adeguati. Le agevolazioni potranno essere concesse solo in presenza di adeguati standard ambientali ed energetici per le unità immobiliari oggetto di locazione e compravendita e si sostanziano in stanziamenti dedicati agli interventi ubicati nella zona del Masterplan per il : - Fondo di sostegno per l’accesso alle abitazioni in locazione istituito dall’art. 11 della legge 431/98; - Fondo per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa ai sensi del Decreto 24 giugno 2013 n.103 ; - Fondo di garanzia per la prima casa, per la concessione di garanzie su mutui ipotecari ai sensi del comma 48 della legge 147/2013, o acquisti in leasing, come da modifiche normative apportate dalla legge di Stabilità 2016.

La quantificazione degli stanziamenti complessivi tra contributi alla locazione, contributi all’acquisto e concorso al fondo di garanzie, può essere determinata in 10 Meuro per anno per il periodo 2018/2022.

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4.3.3 Leve fiscali attivabili

Il disegno costituzionale della riforma del Titolo V ha rilevato l’interesse fiscale da parte degli enti sotto-ordinati di regolamentare autonomamente la finanza locale e secondo criteri di auto-determinazione. Mentre il testo previgente sanciva l’autonomia finanziaria delle sole Regioni, il nuovo art. 119 Cost., primo comma, riconosce a Comuni, Province e Città metropolitane autonomia finanziaria, con funzione di entrata e di spesa. Attualmente, il quadro normativo si muove su più livelli di fonti: i principi generali del federalismo fiscale introdotti dalle disposizioni costituzionali del Titolo V ed espressi dalla legge delega n. 42 del 2009; i decreti legislativi, in specie quello sulla fiscalità municipale, che regola la potestà normativa degli enti locali, le numerose pronunce della giurisprudenza costituzionale che definiscono in particolare il ruolo ed i limiti dei principi di coordinamento, e l’art. 52 del D.lgs n. 446/1997. Con il decreto legislativo n. 23/2011 sulla fiscalità municipale, l’autonomia impositiva degli enti locali viene sensibilmente ridotta rispetto alla regola astrattamente prevista dall’art. 52 del D. lgs n. 446/1997, limitandosi alla scelta delle aliquote all’interno dell’area (compresa tra un’aliquota minima ed una massima) definita dalla legge statale o regionale e nella possibilità di incidere sul regime di esenzioni ed agevolazioni., mediante lo strumento del regolamento. In sintesi, Comuni e Province possono scegliere se adottare il modello normativo predisposto dalla legge statale o regionale, ed intervenire, entro determinati spazi, sulla misura dell’aliquota, ed attraverso deduzioni ed altre agevolazioni. L’imposta unica comunale (IUC), introdotta - dall’anno 2014 ma con decorrenza 2016 - dal comma 639 dell’art. 1 della legge n. 147 del 2013, si basa su due presupposti impositivi: il primo costituito dal possesso di immobili e collegato alla natura e al valore degli stessi e il secondo collegato all’erogazione e alla fruizione di servizi comunali. La IUC si compone dell’imposta municipale propria (IMU), dovuta dal possessore di immobili, escluse le abitazioni principali (ad eccezione di quelle classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 che restano assoggettate all’imposta), e di una componente riferita ai servizi, che si articola nel tributo per i servizi indivisibili (TASI), a carico sia del possessore che dell'utilizzatore dell'immobile, e nella tassa sui rifiuti (TARI), destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, a carico dell’utilizzatore. Nelle tabelle che seguono vengo riassunti i dati dei valori accertati e riscossi per le annualità 2014 e 2015 per IMU, TARI e TASI nonché per gli oneri concessori di urbanizzazione (fonte rendiconto 2014 Comune di Napoli – contabilità ASCOTT 2015 Comune di Napoli – valori in €uro):

Entrata Accertato 2014 Riscosso 2014 Accertato 2015 Riscosso 2015 IMU 192.800.000,00 164.876.499,85 170.000.000,00 116.331.414,99 TARI 232.740.791,00 45.964.861 227.494.581 0 (*dato non disponbile) TASI 63.100.000,00 56.684.354,00 58.000.000,00 28.634.855,00

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Oneri 1.878.467,86 1.354.070,86 2.451.363,96 2.304.846,48 Concessori

E’ intuitivo comprendere come la realizzazione degli investimenti previsti nel masterplan e di altri che li accompagneranno nell’area individuata si traduca, di fatto, in un aumento della platea contributiva e in un forte impatto incrementativo in termini di accertamento delle entrate tributarie proprie del Comune di Napoli. Nel caso dello sviluppo immobiliare la base imponibile dell’IMU, (e quindi della IUC) viene a modificarsi passando dal valore dell’area fabbricabile a quello delle superfici costruite . Se si considera, infatti, che il valore dell’area fabbricabile è, in genere, intorno al 25% del valore del costruito , dovremmo avere che la IUC incassata dall’ amministrazione comunale , ad operazione di trasformazione immobiliare avvenuta,sia pari a 4 volte quella incassata in precedenza. L’amministrazione potrebbe quindi concedere una riduzione del 50% della IUC almeno per i primi 5-7 anni, incrementando ugualmente il gettito netto, per consentire almeno l’avvio del programma di rigenerazione urbana delineato in questo Masterplan . La seconda leva fiscale che si propone di attivare, a sostegno del programma di rigenerazione urbana delineato in questo Masterplan, è la costituzione di una nuova zona franca urbana all’interno del perimetro NAPLEST . Le Zone Franche Urbane (ZFU) sono aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese. Obiettivo prioritario delle ZFU è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri ed aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse. L'iniziativa nasce dall’esperienza francese delle Zones Franches Urbaines, lanciata nel 1996 e attiva in più di 100 quartieri. Per il finanziamento del dispositivo, la legge finanziaria 2007 (L. 296/2006, art.1 comma 340 e successivi) ha istituito un Fondo di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. La legge finanziaria 2008 (L. 244/2008, commi 561, 562 e 563) ha confermato tale stanziamento e ha definito in maggior dettaglio le agevolazioni fiscali e previdenziali che, oggi, trovano la loro definizione particolareggiata all’interno del Decreto Interministeriale 10 aprile 2013 in attuazione di quanto previsto dall’art. 37 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n.179. L'individuazione delle Zone Franche Urbane nella passata esperienza ha previsto agevolazioni fiscali e previdenziali per rafforzare la crescita imprenditoriale e occupazionale nelle micro e piccole imprese localizzate all’interno dell’Obiettivo Convergenza (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia), nonché nel territorio dei comuni della provincia di Carbonia - Iglesias. Tali agevolazioni nella precedente esperienza pilota hanno riguardato: • esenzione dalle imposte sui redditi • esenzione dall'IRAP • esenzione dall'imposta municipale propria • esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente Nel suo disegno definitivo, il dispositivo approvato aveva esteso l'ammissibilità ai benefici ad aree urbane, caratterizzate da significativi fenomeni di disagio sociale, individuate

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nel territorio di 33 comuni dell’area dell’Obiettivo Convergenza e nel distretto di Carbonia - Iglesias, mettendo a disposizione, per quest’ultima, circa 124 milioni di Euro. La Zona Franca Urbana da istituire avrà ovviamente perimetrazione diversa rispetto a quella già istituita, anche in rapporto alle localizzazioni di imprese da insediare . Per le agevolazioni de minimis, considerando un importo medio di € 50.000 ad impresa, si propone uno stanziamento di € 50.000.000, a valere sul PON imprese e competitività, sul POR Campania e/o sul PON Metro.

4.4 Azioni per favorire la nascita e lo sviluppo di nuove imprese

Risultano universalmente riconosciute le relazioni importanti esistenti tra l’idea-forza, l’obiettivo globale, la strategia e gli obiettivi specifici di programmi di recupero di aree in degrado socio-economico; l’idea-forza è, quindi, intesa, generalmente, come indicazione sintetica dei punti di rottura su cui si intende agire per promuovere lo sviluppo ed il benessere del territorio oggetto di intervento. L'obiettivo globale di sviluppo, che ha un riferimento immediato con le variabili economiche e sociali dell'area e si collega in maniera stretta ai principali fabbisogni (di benessere, di lavoro, di ambiente e salute) espressi dalle comunità locali, diviene, pertanto, raggiungibile attraverso una strategia composta anche di obiettivi specifici, dando corpo all'idea-forza che è stata individuata. Tali obiettivi specifici, spesso, risultano legati da una relazione di complementarità e/o di funzionalità; e lo stesso importante legame si registra tra strumenti di incentivazione insistenti sul medesimo territorio che agiscono contemporaneamente. Sulla base di ciò è noto sin dall’esperienza dei patti territoriali e sia dei Progetti Integrati Territoriali, che interventi in aree ristrette di tipo misto, cioè composti sia da azioni sulle opere pubbliche che da concessioni di aiuti alle imprese (sia agli investimenti materiali che non), massimizzino di frequente il raggiungimento dell’obiettivo del recupero socio-economico del territorio con la conseguenza che, spesso, essi risultano preferiti rispetto a programmi tesi solo al rafforzamento infrastrutturale della dotazione dell’area target.

4.4.1 Aiuti per favorire l’insediamento e lo sviluppo di piccole e medie imprese

In tale contesto, al fine di garantire la massima efficacia all’azione di recupero, si propone di intervenire, tra l’altro, anche con l’istituzione di regimi di aiuti , ad esempio de minimis, a favore delle imprese locali dell’area (con una dotazione di fondi FESR del PO Regione Campania della programmazione 2014-2020 e/o del PON METRO o eventualmente di fondi comunali provenienti dalla imposta di soggiorno o altre fonti). Un primo regime potrebbe aiutare l’insediamento di nuove imprese o lo sviluppo di quelle esistenti , con particolare riferimento alle attività lungo le greenways e gli assi tramviari, con le caratteristiche che di seguito si riepilogano in via schematica : Azione A, pari all’80% dello stanziamento) Imprese beneficiarie: microimpresa e piccola impresa, con sede operativa sita nell’area di NAPLEST ed appartenenti a tutti i settori del commercio-turismo-ricerca-cultura–industria-servizi avanzati e non (con la esclusione delle categorie di imprese non finanziabili con il FESR).

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Azione B, (pari al 20% dello stanziamento) - Imprese beneficiarie: microimpresa e piccola impresa, con sede operativa sita nelle strade in cui verrà realizzata l’infrastruttura tramviaria, appartenenti a tutti i settori del commercio-turismo—cultura (con la esclusione della categorie di imprese non finanziabili con il FESR). 1) intensità di aiuto: contributi a fondo perduto concessi pari al 70% della spesa ammissibile, con un max di euro 200.000,00 ed una richiesta minima di contributo di euro 10.000,00. 2) Interventi ammissibili : a) ristrutturazione, ampliamento e riorganizzazione aziendale: 1) investimenti in impianti specifici, macchinari ed attrezzature inclusa la ristrutturazione dei locali adibiti all’esercizio dell’attività economica, tramite opere edili, realizzazione o adeguamento di impiantistica generale incluse spese per il miglioramento dei sistemi di sicurezza; 2) consulenze per ristrutturazione e riorganizzazione aziendale ed elaborazione di nuove strategie, incluse quelle finalizzate alla realizzazione di sistemi per il controllo di gestione e modelli per l'analisi dei costi e quelle di check up economico-finanziari aziendali; 3) implementazione di sistemi di gestione della qualità, sicurezza ed ambiente, incluse le consulenze specifiche e le spese per il rilascio della certificazione; b) innovazione di prodotto e di processo e trasferimento innovazione tecnologica: 1) investimenti in impianti, macchinari, attrezzature, software ed hardware da utilizzare per nuove modalità gestionali, produttive o di trasformazione, per il miglioramento qualitativo della produzione; 2) consulenze finalizzate alla messa a punto di nuovi prodotti, processi produttivi o al miglioramento degli stessi; 3) costi per il deposito di brevetti per nuovi prodotti o nuovi processi produttivi; 6) acquisto di brevetti, licenze e marchi; 7) realizzazione e implementazione del sito internet e/o soluzioni di commercio elettronico; 8)analisi tecniche per check-up tecnologici. Un secondo regime di aiuti, sempre de minimis, consisterà nel rinnovo ed ampliamento della zona franca urbana La quantificazione complessiva di entrambi i regimi di aiuti de minimis può essere determinata in 50 Meuro , considerando la concessione media di aiuti di 100.000 € ad impresa e l’obiettivo di avere 500 imprese beneficiarie. Conformemente a quanto previsto per le piccole micro imprese, appare necessario sviluppare un’azione che favorisca l’insediamento e lo sviluppo di medie e grandi imprese, le cui produzioni di beni o servizi siano ovviamente compatibili con il contesto cittadino. In tal senso appare utile ed opportuno far rientrare anche l’area di Napoli EST nelle zone di riconversione postindustriale di cui alla legge 181/89 con stanziamenti ad essa dedicati o in concorso con le altre aree di crisi della Regione e/o considerare strategici eventuali contratti di sviluppo abbinati ad azioni di riqualificazione urbana specifiche come la rigenerazione di aree dismesse del territorio di Napoli EST .

4.4.3 Aiuti per lo sviluppo di poli tecnologici e di ricerca

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L’attuazione dei programmi operativi, nel settore della ricerca ed innovazione, sia a livello europeo che statale e regionale, prevedono spesso l’adozione di politiche di concentrazione delle risorse su Progetti Integrati a Valenza Strategica, con un duplice obiettivo e cioè sia quello di rafforzare la capacità gestionale delle imprese dell’area di intervento, sia quello, nel contempo, di individuare nuclei propulsivi di sviluppo territoriale e settoriale in grado di impattare significativamente sul territorio per innescare meccanismi autopropulsivi di sviluppo (effetto di lungo periodo). Nel settore della ricerca e innovazione, il POR Campania 2014/2020, infatti, prevede la realizzazione di una Smart Specialization Strategy (RIS3 Campania) individuando priorità strategiche di intervento differenziate che, da un lato, tendono alla valorizzazione delle eccellenze nel contesto industriale e della ricerca (valorizzazione degli attori della RS&I, valorizzazione del capitale umano regionale, sviluppo di start up innovative e della finanza regionale per la RS&I) e, dall’altro, incidono sulle condizioni di contesto che consentono di alimentare tali eccellenze e di favorirne la relativa valorizzazione e diffusione (qualificazione dei processi di trasferimento tecnologico, rafforzamento della cooperazione extra-regionale, disseminazione dei risultati dei progetti di RS&I e animazione a supporto dei processi di entrepreneurial discovery, affermazione della società dell’informazione). In tale quadro appare, perciò, necessario, fermo restando gli altri strumenti di sviluppo elencati, favorire anche la realizzazione nell’area di uno più Poli di Innovazione che si svilupperanno soprattutto attraverso il finanziamento di progetti di ricerca e servizi per l’innovazione e trasferimento tecnologico; ciò, peraltro, in sinergia con un contesto regionale e nazionale che tende a: i) creare una rete regionale di Poli Regionali di Innovazione finalizzata ad organizzare e integrare, garantendo standard di servizi comuni e di qualità, le attuali e le future infrastrutture di ricerca scientifica e innovazione tecnologica presenti sul territorio regionale con riferimento settori/ambiti prioritari di specializzazione; ii) rafforzare i rapporti tra mondo accademico e sistema produttivo attraverso la realizzazione di Reti per l’Innovazione. Per Polo di Innovazione si intende un raggruppamento d’imprese indipendenti (start-up innovatrici, piccole, medie e grandi imprese) e di Organismi di Ricerca attivi in un particolare settore o territorio che operano per stimolare e attivare processi d’innovazione attraverso: - l’interazione intensiva tra le Imprese e tra queste e gli Organismi di Ricerca; - l’utilizzo in comune di installazioni (infrastrutture e attrezzature) per le attività di ricerca scientifica e innovazione tecnologica; - lo scambio di esperienze e conoscenze; - il trasferimento di tecnologie; - la messa in rete e la diffusione delle informazioni tra le imprese che costituiscono il Polo. Nel quadro della strategia nazionale, i Poli di Innovazione sono, infatti, normalmente, strumenti finalizzati a: - organizzare e integrare, garantendo standard di servizi comuni e di qualità, le attuali e le future infrastrutture di ricerca scientifica e innovazione tecnologica presenti sul territorio regionale con riferimento a uno specifico settore tecnologico e applicativo; - svolgere, nell’ambito della più ampia Rete per l’Innovazione, la funzione di intermediari specializzati della ricerca e dell’innovazione e, attraverso l’erogazione di servizi a contenuto scientifico-tecnologico, operare per favorire e supportare sia il rafforzamento dei collegamenti

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tra sistema scientifico e sistema imprenditoriale sia la collaborazione tra le imprese al fine di innalzare la propensione all’innovazione del sistema produttivo. Secondo le vocazioni e le preesistenze del territorio, potranno essere prioritariamente finanziati Poli di ricerca nel settore aerospaziale, della moda e del fashion e dello studio geologico e sismologico e quindi della geotermia, oltre che l’insediamento finora solo annunziato di un centro di ricerca della Apple. Lo stanziamento che si ritiene necessario per aiuti a favorire la nascita e lo sviluppo dei Poli è 50 Meuro nell’intero periodo 2016-2022. Lo sviluppo dei Poli di Innovazione si proporranno il conseguimento dei seguenti obiettivi operativi: - stimolare e recepire la domanda di innovazione delle imprese aderenti al Polo e, in generale, delle PMI locali, ed in genere, campane, per orientare e qualificare il sostegno regionale ai progetti di ricerca e innovazione; - favorire il potenziamento e la condivisione di attrezzature e laboratori di ricerca, sperimentazione, prova e certificazione; - fornire servizi specialistici ad alto valore aggiunto per sostenere la diffusione dell’innovazione fra le imprese dei Poli e le imprese esterne.

4.5 Iniziative per l’affermazione della cultura e della prassi della legalità e lotta alla criminalità

Liberare l’economia e le imprese dai condizionamenti mafiosi è una necessità a cui l’Italia non può più sottrarsi. Il fatto che in un quarto del nostro Paese non esista libertà d’impresa, che chiunque voglia fare impresa è chiamato a confrontarsi con le varie mafie e con le regole da esse “stabilite” nel mercato; che in conseguenza di questo dato è del tutto insignificante l’afflusso di investimenti nel Mezzogiorno e la normale circolazione di uomini e capitali; questo pezzo di Paese, per responsabilità delle mafie, rischia di diventare il più grave handicap per l’Italia. Oggi, nel momento in cui si sono allargati i mercati, è a rischio la capacità dell’Italia di concorrere sui mercati mondiali e di confrontarsi con gli altri Paesi. I condizionamenti mafiosi nelle loro varie forme (il pizzo, l’imposizione di forniture, di servizi, di manodopera, ecc.) non rappresentano solo fatti penalmente rilevanti; costituiscono una gravissima questione economica e sociale con pesanti conseguenze anche sui complessivi equilibri economici del Paese. Per queste ragioni, rispetto ai decenni passati, oggi l’iniziativa antimafia assume significati diversi: non più solo la repressione di odiosi delitti, ma l’eliminazione della principale patologia italiana. In questa prospettiva, un decisivo obiettivo strategico è quello di riuscire ad attrarre investimenti “esterni” nelle regioni con forte presenza mafiosa ponendo rimedio ad uno dei fattori più gravi della questione meridionale. Una recente ricerca prova a dare una risposta ad un interrogativo: “Perché le imprese estere non investono al Sud?”. Mentre tra il 2000 e il 2003 le regioni del Nord-Ovest hanno attratto il 67% degli “investimenti esteri diretti” in entrata in Italia, le otto regioni del Sud hanno beneficiato di una quota pari circa all’1% dei flussi totali. Analizzando gli “svantaggi

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competitivi”, rileva che il tasso di criminalità e, quindi, l’assenza di sicurezza, neutralizzano fattori altrimenti positivi agli occhi degli imprenditori. Nell’investitore esterno alla realtà sociale meridionale vi è, in primo luogo, il timore di un condizionamento criminale in una prospettiva “crescente” ben oltre l’imposizione estortiva del pizzo. Se un’impresa avvia le proprie attività a Napoli o a Palermo accettando da subito le regole della convivenza mafiosa, sarà difficile mettere al riparo, in un momento successivo, la qualità complessiva dell’investimento. Tutto questo senza mettere in conto la lievitazione dei costi rispetto a quelli di mercato e la stessa affidabilità tecnica delle opere realizzate. Per abbattere quella invisibile barriera doganale, con dazi materiali e immateriali, che come nel medioevo divide di fatto una parte dell’Italia dall’altra bisogna assicurare, con credibilità e autorevolezza, agli imprenditori “esterni” la possibilità di investire nel Sud senza la prospettiva di convivenza con la mafia. In primo luogo, c’è bisogno di attivare un circuito informativo con le istituzioni e le associazioni che agevolino la migliore scelta dei partners locali, mettendosi al riparo del rischio di coinvolgimento di imprese mafiose. In secondo luogo, bisogna favorire comportamenti di resistenza rispetto alle richieste estorsive e alle altre forme di condizionamento: è indispensabile poter interloquire con le forze dell’ordine attraverso rapporti diretti e immediati con funzionari e ufficiali; e, nella collaborazione, trovare quelle forme che riducano l’esposizione diretta e assicurino la maggiore tutela. Occorre, inoltre, stabilire relazioni con la comunità locale per avere quel forte sostegno sociale secondo quanto già sperimentato con le associazioni antiracket e con l’iniziativa del “consumo critico” antiracket. Analogamente agli altri interventi del masterplan, appare quindi necessario predisporre e finanziare un progetto integrato per l’affermazione della cultura e della prassi della legalità e lotta alla criminalità. L’obiettivo generale del progetto può essere definito in: Rafforzare la fiducia nelle istituzioni e assicurare alle imprese le migliori condizioni operative per l’attivazione degli investimenti e il successivo sfruttamento economico nell’area di Napoli EST con particolare riferimento ai condizionamenti ambientali. A supporto di quanto sopra sono stati individuati sei obiettivi operativi: 1. Offrire agli imprenditori notizie sugli strumenti di tutela delle imprese (legislazione antiracket), agevolazioni burocratiche, concreta assistenza per prevenire e reagire a ogni forma di condizionamento criminale; 2. Rafforzare le associazioni antiracket e promuoverne la costituzione di nuove al fine di incrementare il numero delle denunce e la collaborazione con le istituzioni; 3. Predisporre studi e ricerche del contesto ambientale con particolare riferimento ai fenomeni criminali per il monitoraggio e la messa a punto di opportune iniziative di contrasto; 4. Progettare e realizzare investimenti materiali necessari ad una maggiore sicurezza ed ad esercitare il necessario contrasto alla criminalità( video sorveglianza ,etc) 5. Attuare un programma di comunicazione e informazione sulle possibilità di investimenti nelle aree prescelte, rispetto ai rischi di condizionamento mafioso, garantite anche attraverso una mirata assistenza antiracket; 6. Attivare una necessaria rete di contatti e relazioni tra l’Associazione Naplest i vari enti territoriali, le Prefetture, le Camere di Commercio, le associazioni imprenditoriali e le

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associazioni di contrasto alla criminalità per creare quel tessuto protettivo che consente di agevolare l’inserimento delle nuove iniziative economiche. L’esecuzione del progetto richiederà varie azioni operative, tra cui : - la predisposizione di un’agile struttura organizzativa a livello centrale; - la predisposizione di adeguati strumenti informativi per la conoscenza del progetto e delle sue finalità - la sensibilizzazione e la formazione dei soggetti interessati nelle varie aree alla gestione del progetto e di quelli che è auspicabile coinvolgere - l’individuazione da parte dei responsabili provinciali delle forze dell’ordine dei referenti da interessare ai contenuti del progetto e loro formazione e sensibilizzazione sulle problematiche della legislazione e dell’associazionismo antiracket. - la sottoscrizione dei contratti individuali di sicurezza, con importanti impegni vincolanti per le parti contraenti, con le imprese interessate a investire nell’ area ; - la gestione operativa dei contratti e individuazione di problematiche emergenti per la necessaria risoluzione. - misure di vigilanza a favore dell’impresa nell’ambito degli ordinari servizi di prevenzione sul territorio o l’adozione di specifiche misure di protezione a fronte di un’ elevazione del rischio; - protocolli di collaborazione con i prefetti e con le associazioni antiracket ; - l’emanazione di una direttiva specifica del Mininterno al Prefetto di Napoli . All’interno del progetto, potrebbe essere utile anche una sorta di “scivolo burocratico” che riduca le tradizionali lungaggini nel rapporto tra le aziende e gli enti locali che sovrintendono alla concessione di permessi, ecc. determinando un tavolo di concertazione triangolare: imprese/ enti / Prefetto e tutor del progetto . Il coordinatore del progetto, in relazione all’imprenditore che ne chieda l’assistenza, può richiedere al Prefetto della Provincia la convocazione di conferenze di servizi con la partecipazione dei responsabili di soggetti pubblici (quali Enti locali, la Camera di Commercio, l’Ispettorato del Lavoro etc.) e/o di privati appartenenti ad organizzazioni sindacali o datoriali, la cui partecipazione sia ritenuta opportuna in relazione alle problematiche di un nuovo insediamento economico-produttivo ritenuto a “rischio estorsivo”, coerente con le prospettive di sviluppo imprenditoriale del tessuto economico locale e del livello di occupazione. E’ indispensabile che la Conferenza dei servizi intervenga per garantire: a) tempi certi e rapidi, procedure trasparenti, per il rilascio di tutte le autorizzazioni della pubblica amministrazione; b) possibilità per il Prefetto di nominare commissari ad acta.

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5. INTERVENTI PRIVATI ATTIVABILI

5.1 Premessa

In questo capitolo saranno esposti gli interventi di alcuni degli associati dell’Associazione Naplest et Pompei che, congiuntamente con gli investimenti pubblici in progetti infrastrutturali ed azioni immateriali esposte nel capitolo precedente sarebbero in grado di concretizzare, integrando la necessaria concentrazione ed addizionalità, la finalità pubblica di uno sviluppo urbano produttivo e sociale del territorio. I progetti che saranno dettagliati nelle schede in appendice non presentano difficoltà realizzative dirette di natura economico-finanziaria, ma sono tutti contraddistinti da difficoltà urbanistiche legate ad un Piano Regolatore che non consente o, meglio, non consente chiaramente l’applicazione di norme che per espressa previsione del Piano stesso, sarebbero di per sé immediatamente applicabili in quanto sopravvenute e sovraordinate a livello nazionale e regionale. Per alcuni di essi è necessario invece anche un’accelerazione delle procedure autorizzative per la bonifica dei siti eccessivamente lunghe e farraginose .

Il mancato adeguamento dei progetti urbanistici rispetto alla loro configurazione primigenia li rende non più economicamente realizzabili, anche perché non rispondenti al mercato attuale (nel contesto della grande crisi economica che ha colpito il nostro paese) e quindi non più “bancabili”. Quasi tutti i progetti hanno comunque un iter urbanistico in corso che evidentemente non tiene conto delle modifiche proposte in questo paragrafo cui si è fatto cenno poc’anzi e, per alcuni di essi, si è in presenza di interventi approvati con convenzione a stipularsi o addirittura con convenzioni già stipulate. Sino a che le modifiche normative proposte non saranno approvate ed autorizzate, resteranno del tutto attive le procedure in corso e le approvazioni già avvenute e le convenzioni già stipulate, ed eventualmente congelati, su richiesta degli operatori, i termini di quelle a stipularsi. Sarà facoltà dei singoli operatori avvalersi delle modifiche normative sopravvenute o proseguire con le procedure in corso.

5.2 Brevi note tecniche sulle problematiche urbanistiche

In questo paragrafo sono riepilogate le problematiche urbanistiche degli interventi privati attivabili illustrati nelle singole schede e nel riepilogo in appendice, con il riferimento alle norme sovraordinate nazionali e/o regionali che consentirebbero l’adeguamento dei progetti urbanistici in base alle esigenze del mercato ed alla visione prospettica e di sviluppo dell’area di Napoli EST.

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5.2 1. Cessioni di aree e diritti edificatori (legge 164/2014 “Sblocca Italia”) Applicabilità Legge Regionale 19/09 e ss. mm. ed i. (piano casa)

Premesso che: a) nel vigente strumento urbanistico dell’Amministrazione, ai sensi dell’art. 4, co. 4 delle NTA (Efficacia e validità), è previsto che: “Nel caso di contrasto tra prescrizioni del presente strumento e previsioni normative dello Stato, della regione Campania o di altro ente competente, le prime si intendono modificate o abrogate in conformità di queste ultime”; b) ai sensi dell’art. 3, comma 2 del DPR 380/01, (definizione degli interventi edilizi) così come modificato dalla legge 164/2014, si legge che “Le definizioni di cui al comma 1 prevalgono sulle disposizioni degli strumenti urbanistici generali e dei regolamenti edilizi.”; c) Il precedente punto trova conferma nella legislazione regionale successiva e precisamente ai sensi dell’art. 12 bis, comma 5 della L.R. 19/09 (Piano Casa), come modificata dalla L.R. 16/14 del 07.08.14, si legge che ” Le definizioni degli interventi di recupero contenute nell’art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n° 380 sono prevalenti rispetto alle definizioni contenute nei PRG e nei PTP e PUT approvati prima della data di entrata in vigore della legge statale.”; d) ai sensi dell’art. 23 ter, comma 2 del DPR 380/01, (mutamento d’uso urbanisticamente rilevante) così come introdotto dall’art 17, comma 1 lettera n, dalla legge 164/14, ” la destinazione d’uso di un fabbricato o di un’unità immobiliare è quella prevalente in termini di superficie utile “; e) L'articolo 28 bis del DPR 380/2001 (Permesso di costruire convenzionato), così come introdotto con la L.164/14 prevede che possa essere disciplinato dalla stipula di convenzione la cessione di aree anche al fine dell'utilizzo di diritti edificatori; f) con la L. R. 16/04, così come modificata dalla legge regionale 1/2011, all’art. 26, co. 3 e s. m. ed i., che disciplina i PUA, è previsto che nell’ambito del perimetro degli stessi non costituiscono variante al PUC una serie di interventi tra cui: “e) la diversa dislocazione, nel perimetro del PUA, degli insediamenti, dei servizi, delle infrastrutture e del verde pubblico senza aumento delle quantità e dei pesi insediativi ”; f) gli interventi in attuazione dell’articolo 7 della legge regionale n° 19/09”; g) Ai sensi dell’art. 2 comma 1 lettera e) Legge Regionale 19/09 (Definizioni), così come modificata dalla legge regionale 1/2011, per “volumetria esistente si intende la volumetria lorda già edificata o in corso di edificazione, o ultimata ma non ancora dotata di certificato di agibilità, o edificabile ai sensi della normativa vigente” (assentita in caso di DIA o permesso di costruire per interventi diretti, o realizzabile in caso di PUA approvato ancorché non realizzato); h) la Legge Regionale 19/09, così come modificata dalla legge regionale 1/2011, prevede altresì la sua applicabilità “in deroga agli strumenti urbanistici vigenti”, anche in caso delle diverse fattispecie di intervento diretto;

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si proporrebbe, alla luce di tali previsioni normative, l’esplicito recepimento delle stesse per consentire:

1) di poter realizzare in accordo tra gli aventi diritto un “trasferimento” del diritto edificatorio tra diversi lotti convenzionati di pianificazione attuativa, anche non contigui, aventi medesima destinazione così come definita dall’art. 23 ter del DPR 380/01; 2) di consentire, in caso di intervento diretto o di PUA, realizzazioni progettuali che tengano conto della disciplina prevista all’interno della legge regionale 19/09 e ss. mm. ed integrazioni, tenendo conto della definizione di volumetria esistente purché vi sia accordo tra gli aventi diritto.

5.2 2. Interventi di manutenzione straordinaria e definizione della destinazione d'uso (così come modificati dalla Legge 164/2014 "Sblocca Italia")

Premesso che: a) nel vigente strumento urbanistico, all’art. 4, co. 4 delle NTA (Efficacia e validità), è previsto che: “ Nel caso di contrasto tra prescrizioni del presente strumento e previsioni normative dello Stato, della regione Campania o di altro ente competente, le prime si intendono modificate o abrogate in conformità di queste ultime”; b) nel vigente strumento urbanistico, all’art. 2, co. 4 delle NTA (Attuazione del piano), è previsto che: “ Nelle more dell’approvazione dei piani urbanistici esecutivi di cui alla disciplina degli ambiti, parte III della presente normativa, sono comunque consentiti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, nel rispetto della disciplina delle singole zone e salvo gli ulteriori interventi eventualmente previsti dalla normativa d’ambito.”; c) sempre nel vigente strumento urbanistico, all’art. 36 (Sottozona Da - Insediamenti per la produzione di beni e servizi - riqualificazione), al comma 3 delle NTA - Le trasformazioni fisiche ammissibili sono regolate come segue, …: “d) per i manufatti riconducibili alle categorie di cui al comma 2, lettere a) e b) è consentita la modifica dei vani sui fronti esterni, limitatamente alle esigenze di adeguamento alle vigenti normative in materia di sicurezza ed ai requisiti igienico- sanitari; e) per i manufatti riconducibili alla tipologia di cui al comma 2, lettera c) è consentita la modifica dei fronti esterni, secondo un ridisegno unitario dei prospetti che valorizzi gli elementi strutturali da restaurare; f) per tutti i manufatti ricompresi nella sottozona Da è consentita la realizzazione di vanelle e chiostrine per determinare condizioni di agibilità-abitabilità del manufatto riqualificato ”; Si può affermare quindi che ai sensi dell’art. 36 delle NTA, sono ammessi per i manufatti di archeologia industriale interventi di manutenzione straordinaria e restauro, tra cui le modifiche dei fronti esterni e dei prospetti, e la realizzazione di vanelle e chiostrine per determinare le condizioni di agibilità ed abitabilità;

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d) l’art. 3 del DPR 380/01, così come modificato dalla legge 164/2014 recita: ”Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso ”; e) sembra essere logico che il frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari comporti necessarie modifiche dei fronti esterni e la realizzazione di opere marginali necessarie a determinare le condizioni di agibilità e di abitabilità da garantire alle nuove unità derivanti dalla divisione o dall'accorpamento; f) sembra essere logico che tali interventi di manutenzione straordinaria, peraltro già consentiti per i fabbricati di un qualche pregio storico-industriale, siano a maggior ragione consentiti per i fabbricati privi di alcun pregio, nei limiti di cui all’art.2 comma 4 delle NTA del PRG; g) ai sensi dell’art. 23 ter del DPR 380/01, (mutamento d’uso urbanisticamente rilevante) così come modificato dalla legge 164/2014, ”la destinazione d’uso di un fabbricato o di un’unità immobiliare è quella prevalente in termini di superficie utile “; si proporrebbe, alla luce di tali previsioni normative, l’esplicito recepimento dell'art.2 comma 4 e dell'art.4 comma 4 delle NTA del PRG con l'applicazione della nuova normativa nazionale per gli interventi di manutenzione straordinaria e la destinazione d'uso e quindi consentire:

1) che nelle more dell'approvazione dei piani urbanistici esecutivi siano consentiti interventi di manutenzione straordinaria anche per frazionamento o accorpamento di unità (anche derivanti da condono), anche variando superfici o carico urbanistico ma nel rispetto della volumetria esistente e apportando modifiche ai prospetti necessarie per garantire funzionalità connesse alle nuove unità e le conseguenti condizioni di sicurezza e rispetto dei requisiti di areo-illuminazione idonei al rilascio dei certificati di abitabilità ed agibilità, nel rispetto della destinazione d'uso prevalente ai sensi dell'art.23 DPR 380/2001.

5.2 3. Applicazione specifica della normativa nazionale e regionale per l’Ambito 13 ex Raffinerie

Premesso che : a) nel vigente strumento urbanistico dell’Amministrazione, ai sensi dell’art. 4, co. 4 delle NTA (Efficacia e validità), è previsto che: “Nel caso di contrasto tra prescrizioni del presente strumento e previsioni normative dello Stato, della regione Campania o di altro ente competente, le prime si intendono modificate o abrogate in conformità di queste ultime”; b) ai sensi dell’art. 3, comma 2 del DPR 380/01, (definizione degli interventi edilizi) così come modificato dalla legge 164/2014, si legge che ” Le definizioni di cui al comma 1 prevalgono sulle disposizioni degli strumenti urbanistici generali e dei regolamenti edilizi. …”

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c) Il precedente punto trova conferma nella legislazione regionale successiva e precisamente ai sensi dell’art. 12 bis, comma 5 della L.R. 19/09 (Piano Casa), come modificata dalla L.R. 16/14 del 07.08.14, si legge che ”Le definizioni degli interventi di recupero contenute nell’art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n° 380 sono prevalenti rispetto alle definizioni contenute nei PRG e nei PTP e PUT approvati prima della data di entrata in vigore della legge statale. …”. d) con la L.R. 16/04, così come modificata dalla L.R. 1/2011, all’art. 26, co. 3 e s. m. ed i., che disciplina i PUA, è previsto che nell’ambito del perimetro degli stessi, e quindi all’interno del perimetro dell’ Ambito 13, non costituiscono variante al PUC una serie di interventi tra cui: "e) la diversa dislocazione, nel perimetro del PUA, degli insediamenti, dei servizi, delle infrastrutture e del verde pubblico senza aumento delle quantità e dei pesi insediativi; f) gli interventi in attuazione dell’articolo 7 della legge regionale n° 19/09.” e) L’art. 32 della L.R. 16/2014 prevede la perequazione urbanistica; f) ai sensi dell’art. 23 ter, comma 2 del DPR 380/01, (mutamento d’uso urbanisticamente rilevante) così come introdotto dall’art 17, comma 1 lettera “n”, dalla legge 164/14, ”la destinazione d’uso di un fabbricato o di un’unità immobiliare è quella prevalente in termini di superficie utile “ si proporrebbe, anche alla luce della normativa regionale e nazionale,

1) di applicare l’istituto della perequazione urbanistica tra i diversi comparti dell’ Ambito 13 senza alcuna limitazione e consentire, sia in caso di ristrutturazione urbanistica che in caso di intervento diretto la realizzazione di funzioni residenziali con l’applicazione del Piano Casa e/o dell’art. 23 ter comma 2 DPR 380/2001, o comunque in misura non prevalente pari al 49% (valore su cui sono state impostate le schede).

5.2 4. Semplificazione modifica NTA di PUA aventi ad oggetto soli parametri edilizi

Premesso che: a) l’art. 22 del DPR 380/01, come modificato dalla L.164/14, norma gli “Interventi subordinati a denuncia di inizio attività (ora segnalazione certificata di inizio attività)”, tra l’altro, alternativi al permesso di costruire. Il comma 2-bis introdotto con la novazione legislativa definisce anche le varianti non essenziali al permesso di costruire sono realizzabili con SCIA da presentare a fine lavori. b) L’art. 32 del DPR 380/01 (Determinazione delle variazioni essenziali), come modificato dalla L.164/14, norma gli “Interventi subordinati a denuncia di inizio attività (ora segnalazione certificata di inizio attività)”, tra l’altro, alternativi al permesso di costruire. si proporrebbe, alla luce di tali previsioni normative, l’esplicito recepimento delle stesse al fine:

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1) di consentire nei PUA modifiche alle norme di attuazione di soli parametri edilizi, che non influiscono né nella trasformazione urbanistica né sulla valutazione di impatto ambientale (varianti non essenziali), con sola delibera di Giunta, immediatamente esecutiva.

5.3 Brevi note sui contenuti degli interventi privati

Per un maggior contenuto di dettaglio degli interventi privati proposti dagli associati di Naplest, aventi dimensione molto variabile, si rinvia alle schede ed al riepilogo allegato in appendice. Si può rilevare che essi siano caratterizzati da:

- conversione delle destinazioni d’uso previste dalla strumentazione urbanistica, attraverso investimenti capaci di ribilanciare specifiche aree, offrendo un’opportunità di convergenza di interessi sociali ed economici. Le aree interessate dal processo di rigenerazione urbana dovranno prevedere la presenza nuovi e preesistenti complessi produttivi di beni e servizi affiancati da interventi residenziali, con residenza privata e quote di social housing, stimate tra il 25% ed il 30%, - diffusione di nuove dinamiche urbane e nuove strutture che possono richiamare la presenza di giovani e generare un reale sviluppo sociale, economico e culturale; - creazione di aree con destinazioni d’uso articolate evitando la monofunzionalità, per garantire maggiore flessibilità e resilienza agli orientamenti del mercato; - densificazione del costruito intorno ai punti di maggiore connessione ed attrattività, per opportunità di lavoro e di investimento; - incremento delle piccole e medie imprese e del tessuto produttivo dell’area; - presenza di funzioni collegate ad attività di ricerca e sperimentazione, anche in relazione alle funzioni di eccellenza del settore pubblico, quali insediamenti universitari, che possano essere attrattori di investimenti e di nuovi posti di lavoro.

Le iniziative private di rigenerazione urbana attivabili potranno anche contribuire alla Creazione di quartieri interamente o parzialmente “ecosostenibili” (ecoquartiere) avendo a riferimento il Protocollo LEED, o analoghi documenti di certificazione, che perseguono un approccio integrato per la riqualificazione di aree urbane rispetto alla qualità della vita, alla salute pubblica e al rispetto per l’ambiente attraverso un uso sostenibile del territorio e delle infrastrutture, nonché attraverso specifiche dotazioni degli edifici. Detto protocollo prevede il soddisfacimento dei seguenti requisiti:

- Rete ciclabile e attrezzature per la sosta delle biciclette - Conservazione dell’habitat - Gestione a lungo termine - Fruibilità pedonale delle strade - Presenza di connessioni interne - Presenza di centri di quartiere - Promozione dei trasporti collettivi - Accesso agli spazi pubblici - Dotazione di viali alberati e strade ombreggiate

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- Garanzia di clima acustico - Gestione efficiente delle acque a scopo irriguo - Gestione delle acque meteoriche - Riduzione effetto isola di calore - Previsione di fonti di energia rinnovabile in sito - Previsione di reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento - Contenimento del consumo energetico delle infrastrutture - Riduzione dell’inquinamento luminoso - Gestione dei rifiuti solidi nelle infrastrutture - Creazione di dorsali infrastrutturali alle quali saranno collegate le reti locali relative alle diverse aree di intervento: Acqua potabile Acqua antincendio Reti elettriche in M.T. Rete gas Reti fonia/dati in fibra ottica Reti fognarie Reti per la raccolta pneumatica dei rifiuti in 4 flussi principali riferiti ad impianti di compattazione: organico, carta, plastica/vetro/metallo, residuale. Il sistema è integrato da contenitori localizzati per rifiuti ingombranti e cartoni/imballaggi e aree ecologiche - Produzione energetica interna ad ogni area di intervento - Centrali di trigenerazione - Energie rinnovabili - Produzione di idrogeno per fuel cells - Cunicoli ispezionabili per accessibilità e manutenzione delle reti - Controllo continuo dei parametri e ottimizzazione dei carichi distribuiti con stazioni periferiche di trasformazione in BT continuamente monitorate dalle stazioni di controllo per bilanciare l’approvvigionamento delle utenze sia dalla rete principale che dalle produzioni locali - Smart grid (rete intelligente o rete di generazione distribuita) è una rete bidirezionale realizzata sovrapponendo una rete di distribuzione delle informazioni alla classica rete di distribuzione dell’energia elettrica. Una smart grid consente: La gestione della distribuzione dell’energia elettrica prodotta in situ da più nodi di generazione; - La tempestiva ed ottimale gestione del bilancio di energia disponibile vs energia richiesta.

Essi vanno considerati nel loro insieme come elementi puntuali e fattori imprescindibili processo di rigenerazione urbana dell’area, con un effetto economico moltiplicativo e di volano a tutta l’area metropolitana. Una sezione dell’analisi costi/benefici evidenzierà la sinergia tra essi ed i progetti infrastrutturali, in termini di valori economico sociali.

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6. ANALISI COSTI-BENEFICI

6.1. Il modello di valutazione

Il metodo di Analisi Costi Benefici, c.d. dei benefici comparati ai costi, è applicato da più di quaranta anni nell’ambito della valutazione delle opere pubbliche, soprattutto per lo studio di investimenti infrastrutturali. Esso è particolarmente adatto quando l’investimento è realizzato esclusivamente con risorse pubbliche o con il concorso di risorse pubbliche perché in tali casi vi è divergenza di giudizio sulla utilità e convenienza della spesa a seconda che il vaglio di essa sia fatta con criteri privatistici, prettamente finanziari, o con criteri socio-economici, più complessivi, atti cioè a valutare appieno tutti gli aspetti positivi dell’opera da realizzare. In altri termini la redditività dell’investimento non va, evidentemente, misurata solo in termini finanziari, ma anche e soprattutto in termini economici e sociali, i più generali, puntuali e reali possibili. Tanto più se l’area oggetto di valutazione è caratterizzata da evidenti svantaggiati in termini competitivi. La verifica della sostenibilità finanziaria ed economico sociale del progetto, è stata, pertanto, svolta con l’ausilio dei modelli suggeriti dalle tecniche più comunemente utilizzate. Per ciascuno dei citati modelli l’analisi è stata articolata secondo gli strumenti propri dell’analisi costi/benefici, distinguendo le due ipotesi “senza intervento” e “con intervento”. Nella pagina successiva è visibile uno schema che evidenzia il percorso del modello di valutazione (fig. 1, fig.2 e fig.3); inoltre, nel seguito sono descritti la metodologia con cui si è proceduto all’elaborazione di ciascun modello di analisi e le relative applicazioni.

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INVESTIMENTO PUBBLICO I LOTTO

ANALISI ANALISI FINANZIARIA ECONOMICO/SOCIALE

SENZA CON SENZA CON INTERVENTO INTERVENTO INTERVENTO INTERVENTO

Figura 6.1– La struttura del modello di valutazione

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INVESTIMENTO PUBBLICO II LOTTO

ANALISI ANALISI FINANZIARIA ECONOMICO/SOCIALE

SENZA CON SENZA CON INTERVENTO INTERVENTO INTERVENTO INTERVENTO

Figura 6.2– La struttura del modello di valutazione

L’analisi, in questa sezione, è stata effettuata applicando il modello analisi costi/benefici all’intervento riguardante l’area da valorizzare, considerando un modello con la sola partecipazione dell’operatore Pubblico (“SPu”), articolato tuttavia in due lotti di realizzazione (lotto I e lotto II), come risulta dalle tabelle in allegato; ciò per consentire una maggior opportunità di finanziamento degli interventi. Lo studio dimostra la convenienza economico sociale della spesa pubblica del I lotto, indipendentemente dagli interventi del lotto II comunque previsti e la successiva convenienza economico-sociale della spesa per il lotto II in una logica di intervento comunque complessivo. Il modello è a sua volta costituito da due sezioni che analizzano la fattibilità finanziaria ed economico/sociale dell’investimento sia nell’ipotesi di assenza totale dell’intervento (Tabb. FinS1, FinS2, FinS3, FinS4 – analisi finanziaria; EcoS1, EcoS2, EcoS3, EcoS4 – analisi economico sociale), sia in presenza di quest’ultimo (Tabb.: FinC1, FinC2, FinC3, FinC3, Fin4 e EcoC1, EcoC2, EcoC3, EcoC4, Eco5).

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INVESTIMENTO PUBBLICO TOTALE

ANALISI ANALISI FINANZIARIA ECONOMICO/SOCIALE

SENZA CON SENZA CON INTERVENTO INTERVENTO INTERVENTO INTERVENTO

Figura 6.3 – La struttura del modello di valutazione

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Inoltre, si è applicato il modello di analisi costi/benefici all’intervento complessivo Pubblico I Lotto e II Lotto, sommando i risultati (in termini di VAN) dell’analisi effettuata sui due lotti. Di seguito si illustrano i risultati ottenuti dall’applicazione dell’analisi.

Obiettivi specifici dell’analisi costi benefici condotta su entrambi i lotti I regolamenti della UE stabiliscono che gli Stati membri o le Autorità di Gestione debbano fornire alla Commissione un‘Analisi Costi Benefici (ACB) per i Grandi Progetti realizzati; tale procedura è sempre più utilizzata anche per il solo utilizzo delle risorse nazionali.

A tal fine, si riportano i risultati dell’investimento pubblico, suddivisi nei seguenti ambiti (distinti per investimento pubblico – diviso in 2 lotti -, e complessivo):

analisi finanziaria;

analisi di convenienza economica e sociale;

Vita economica del Progetto Per poter eseguire l‘ACB è necessario, preliminarmente, stabilire l‘orizzonte temporale di riferimento del progetto ovvero la vita economica dell‘opera. La vita economica è definita come quel periodo di tempo lungo il quale le opere sono in grado di adempiere alla loro funzione in condizioni di efficienza economica: essa è per definizione minore o uguale alla vita fisica e, con riferimento al progetto in esame, l‘orizzonte temporale (trattandosi di opere non omogenee) per il quale sono state fornite previsioni è pari a 20 anni. Tuttavia detta analisi può anche essere estesa al periodo tipico di vita economica per le infrastrutture di trasporto normalmente più lungo.

In merito al I° lotto risulta:

Sostenibilità finanziaria (tabelle finS e finC) I lotto Com’è noto il risultato dell’analisi finanziaria risponde a due obiettivi principali: - verificare il rendimento ai prezzi di mercato delle singole iniziative, laddove ciò sia possibile; - verificare l’equilibrio finanziario, cioè la copertura delle uscite per investimenti e per spese di gestione, attraverso i contributi, gli altri fondi disponibili e quelli generati dalla gestione ordinaria, nel corso della realizzazione dell’opera e durante la stessa gestione.

In questo caso si intende verificare la capacità del progetto di autosostenersi nel tempo una volta realizzato. Le ipotesi trattate nel corso di questo paragrafo, come si è visto nel quadro sintetico di funzionamento del modello, partono dall’analisi della situazione “senza intervento” che tuttavia non evidenziando una situazione di contesto paragonabile alla nuove infrastrutture da realizzare è stata, evidentemente, tralasciata; pertanto l’analisi differenziale coincide con quella

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con intervento. Per quanto riguarda la situazione “con intervento”, sono stati calcolati, invece, i costi di investimento, di esercizio, di manutenzione straordinaria, nonché i ricavi relativi. Dal punto di vista metodologico, i costi e ricavi rilevanti per l’analisi finanziaria sono gli effettivi esborsi, cioè i pagamenti, e gli effettivi introiti, a qualunque titolo percepiti. Detti costi e ricavi sono rispettivamente sostenuti e incassati dal soggetto pubblico il quale, nella situazione in assenza del progetto, gestisce l’offerta di beni e servizi equivalente, ovvero gli esborsi e gli introiti che sono sostenuti ed incassati dal soggetto che si candida a realizzare e/o gestire la nuova offerta derivante dalla realizzazione dell’iniziativa. Tra i ricavi vanno riportati gli eventuali prezzi e le tariffe incassati dal soggetto realizzatore/gestore del progetto, oltre, naturalmente, gli altri contributi eventualmente presenti nella vita economica dell’iniziativa (20 anni). Per quanto detto, l’indagine qui discussa, facendo uso della modellistica innanzi individuata, può consentire, in prospettiva, non solo di simulare l’impatto di natura finanziaria di riparti alternativi dell’investimento pubblico o di scelte progettuali alternative sul sistema, ma anche di individuare il riparto e le scelte progettuali che, sulla base di determinate ipotesi, siano in grado di conseguire i massimi risultati attesi. La scelta fra le diverse ipotesi potrà essere adattata con il confronto fra i diversi TIR (tassi di rendimento interno) delle ipotesi progettuali alternative (se possibili) e/o la comparazione dei diversi risultati del VAN (Valore Attuale Netto) nella configurazione finanziaria ad un tasso di sconto del 4%. Il modello è a sua volta costituito da due sezioni che analizzano la fattibilità finanziaria ed economico/ sociale dell’investimento sia nell’ipotesi di assenza totale dell’intervento (Tabb. FinS1, FinS2, FinS3, FinS4 – analisi finanziaria; EcoS1, EcoS2, EcoS3, EcoS4 – analisi economico sociale), sia in presenza di quest’ultimo (Tabb.: FinC1, FinC2, FinC3, FinC3, FinC4bis e EcoC1, EcoC2, EcoC3, EcoC4, Eco5 ).

Di seguito si illustrano i risultati ottenuti dall’applicazione dell’analisi, come è possibile riscontrare dalle tabelle allegate al presente documento.

a) Sostenibilità finanziaria- situazione senza intervento – I LOTTO Tabb. FinS1, FinS2, FinS3 (senza intervento) - dette tabelle non sono state compilate perché si tratta prevalentemente di nuovi interventi.

b) Sostenibilità finanziaria - situazione derivante dalla realizzazione dell’opera – I LOTTO Tabb. FinC1, FinC2, FinC3, Fin4 (con intervento). Tab. FinC1 - si sono inseriti i costi di investimento e di manutenzione per un importo ripartito per i primi quattro anni.

Voci di Costo 1 2 3 4 Totale Investimento 75.400 340.000 453.280 129.400

Tab. FinC2: contiene l’indicazione degli oneri di manutenzione ordinaria, pari ad Euro 50.000.000,00, a partire dall’anno successivo al completamento dell’intervento ed altri costi di gestione per 160.000.000,00 l’anno per consentire il funzionamento dell’opera;

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Tab. FinC3: contiene ricavi pari a 193.536.000,00 milioni l’anno, mentre l’indicazione del valore residuo dell’investimento al ventesimo anno stimato è di euro 50.000.000,00 ovvero pari a circa il 5% dell’investimento.

Tab. Fin4: tabella di riepilogo di tutte le entrate e le uscite corrispondenti all’ipotesi di assenza e di presenza dell’intervento, evidenzia il risultato di fattibilità in termini di VAN Finanziario (VANF) e SRI Finanziario (SRIF).

In particolare, si riscontra che il VANF differenziale (analogo a quello in presenza) è pari a Euro - 1.240.802.000 circa, mentre lo SRIF non è calcolabile in quanto serie numerica sempre negativa (andamento dei flussi peraltro in linea con la tipologia di opera realizzata).

6.2 Convenienza economica sociale I lotto

Oggetto dell’analisi economica è il contributo del progetto al benessere economico del contesto territoriale nel quale esso è inquadrato. Tale contributo viene stimato mediante la formalizzazione di un modello di analisi che deve poter rispondere ai criteri dell’efficienza e della giustizia distributiva. L’analisi economica è strutturalmente simile a quella finanziaria, ma deve essere adeguata al diverso contesto e tenere conto anche degli eventuali costi e benefici economici non derivanti dai costi e rientri finanziari, cioè di quelli esterni o indiretti. In sostanza, i concetti di benefici e costi dell’analisi economica hanno un significato più vasto di quelli di entrate ed uscite dell’analisi finanziaria. Per costi esterni, si intendono quei costi sopportati da soggetti diversi da quello cui compete la realizzazione o la gestione dell’opera. Andranno considerati anche i costi relativi alle opere collaterali all’intervento ma necessarie per la sua funzionalità, quelli connessi alle attività economiche indotte (ai quali corrisponderanno i relativi benefici esterni) e quelli “esterni al mercato”, cioè relativi a beni e servizi non vendibili (ad esempio i costi sociali riferiti alla salute, all’impiego del tempo, ecc.). I benefici economici esterni sono quelli che derivano alla collettività nel suo insieme dalla realizzazione e gestione dell’opera, particolarmente importanti per le caratteristiche dell’opera realizzata, e sono dunque diversi rispetto a quelli (interni) eventualmente individuati dall’analisi finanziaria. Per quanto detto, l’indagine economico-sociale, facendo uso della modellistica economica innanzi individuata, consente non solo di simulare l’impatto di alternative sul sistema economico, ma anche di individuare il riparto e le scelte progettuali che, sulla base di determinate ipotesi, siano in grado di conseguire i massimi risultati attesi. La scelta fra le diverse ipotesi potrà essere adattata con il confronto fra i diversi TIR (tassi di rendimento interno) delle ipotesi progettuali alternative (se possibili) e/o la comparazione dei diversi risultati del VAN (Valore Attuale Netto) nella configurazione economico/sociali ad un tasso di sconto sociale del 3,5%.

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a) Convenienza economico sociale- situazione senza intervento – I LOTTO Tabb. EcoS1, EcoS2, EcoS3, EcoS4 (senza intervento) - Dette tabelle non sono state compilate perché si tratta prevalentemente di nuovi interventi; tuttavia ulteriori approfondimenti potrebbero portare a valutare in termini di esternalità ambientali negative la situazione di partenza.

b) Convenienza economico sociale - situazione con intervento – Sezione Pubblico- I LOTTO Tabb. EcoC1, EcoC2, EcoC3, EcoC4 (con intervento) - Tab. EcoC1: i valori indicati, ottenuti dalla rettifica di quanto indicato in Tab. FinC1 con i relativi fattori di conversione sono i seguenti:

Voci di Costo 1 2 3 4 Totale Investimento 64.344 296.581 404.241 110.012

Tab. EcoC2: anche in questo caso, il risultato di Euro 169.412.000,00 che deriva dalla rettifica apportata ai corrispondenti valori finanziari (Tab. FinC2) mediante i fattori di conversione; Tab. EcoC3: non si sono valutate particolari esternalità negative, ovvero costi sociali indiretti; Tab. EcoC4: il relativo importo dei benefici diretti deriva dalla parametrizzazione di quanto indicato in Tab. FinC3 con il fattore di correzione relativo ai rientri. In particolare per i benefici esterni, si è fatto riferimento a due diverse tipologie di benefici:  l’aumento del reddito derivante dall‘aumento dei flussi turistici; 1. la realizzazione del progetto I lotto può portare ad un prolungamento medio delle presenze locali di un parametro pari al 5% che, calcolato sugli arrivi medi 2007-13, che sono pari a 800.000 arrivi circa; infatti, si potrebbe incrementare il numero di visitatori di un valore pari a 40.000 unità per l'anno. Poiché dai dati della Banca d‘Italia e dell‘Ente Provinciale per il Turismo di Napoli è stata ricavata, per il periodo 2007-2013, una spesa media per visitatore di €106 per ciascun giorno di permanenza nella città di Napoli, si stima che l'incremento del valore della spesa turistica possa raggiungere i 4.106.000 per anno a partire dal sesto anno;  rivalutazione immobiliare: 1. dai dati disponibili è stato ricavato un dato relativo agli abitanti insistenti nell’area che sono pari a 149.106; tale dato diviso per 2,4 (media abitanti per abitazione) consente di ottenere la stima di 62.127,5 abitazioni, che a loro volta moltiplicate per una media di 60 mq di superfice disponibile determina mq. 3.727.650; detto dato, moltiplicato per una media di euro 1.500 per mq determina un valore di area di euro 5.591.475.000 per le abitazioni; altrettanto è stato considerato per le altre destinazioni, (attraverso una media per produttivo, laboratori, direzionale e commerciale), giungendo ad un valore immobiliare stimato totale di 11.182.950.000 euro a cui è stato applicato un incremento del valore immobiliare del 20% pari a 2.236.590.000 riportato come esternalità, calcolata al quinto anno; pertanto, i risultati dell’analisi economica sono i seguenti:

Tab. EcoC5: sulla base di tali risultati, il VANE in presenza e differenziale è di Euro 494.302.000,00 e lo SRIFE differenziale è del 40,84%

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In merito al II° lotto invece risulta:

Sostenibilità finanziaria (tabelle finS e finC) II lotto Preliminarmente valgono le stesse considerazioni sopra esposte in merito all’analisi del I lotto.

a) Sostenibilità finanziaria- situazione senza intervento – Sezione Pubblico – II LOTTO Tabb. FinS1, FinS2, FinS3 (senza intervento) - Dette tabelle non sono state compilate perché si tratta prevalentemente di nuovi interventi.

b) Sostenibilità finanziaria - situazione derivante dalla realizzazione dell’opera – II LOTTO Tabb. FinC1, FinC2, FinC3, Fin4 (con intervento) - Tab. FinC1: si sono inseriti i costi di investimento e di manutenzione per un importo ripartito per i primi quattro anni.

Voci di Costo 1 2 3 4 Totale Investimento 47.728 95.464 65.248 73.685

Tab. FinC2: contiene l’indicazione degli oneri di manutenzione ordinaria, pari ad Euro 15.000.000,00, a partire dall’anno successivo al completamento dell’intervento ed altri costi di gestione per 54.000.000,00 l’anno per consentire il funzionamento dell’opera; Tab. FinC3: contiene ricavi pari a 49.766.000,00 milioni l’anno, mentre l’indicazione del valore residuo dell’investimento al ventesimo anno stimato è di euro 10.000.000,00 ovvero pari a circa il 5% dell’investimento. Tab. Fin4: tabella di riepilogo di tutte le entrate e le uscite corrispondenti all’ipotesi di assenza e di presenza dell’intervento, evidenzia il risultato di fattibilità in termini di VAN Finanziario (VANF) e SRI Finanziario (SRIF). In particolare, si riscontra che: il VANF differenziale (analogo a quello in presenza) è pari a Euro -442.156.000 circa mentre lo SRIF non è calcolabile in quanto serie numerica sempre negativa (andamento dei flussi peraltro in linea con la tipologia di opera realizzata).

6.3 Convenienza economica sociale II lotto

Preliminarmente valgono le stesse considerazioni sopra esposte in merito all’analisi del I lotto.

a) Convenienza economico sociale- - situazione senza intervento – II LOTTO Tabb. EcoS1, EcoS2, EcoS3, EcoS4 (senza intervento) - Dette tabelle non sono state compilate perché si tratta prevalentemente di nuovi interventi; tuttavia ulteriori approfondimento potrebbero portare a valutare in termini di esternalità ambientali negative la situazione di partenza. b) Convenienza economico sociale- - situazione con intervento - II LOTTO Tabb. EcoC1, EcoC2, EcoC3, EcoC4 (con intervento) - Tab. EcoC1: i valori indicati, ottenuti dalla rettifica di quanto indicato in Tab. FinC1 con i relativi fattori di conversione sono i seguenti:

Voci di Costo 1 2 3 4 Totale Investimento 44.273 87.856 57.750 55.828

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Tab. EcoC2: anche in questo caso, il risultato di Euro 50.8240.000,00 deriva dalla rettifica apportata ai corrispondenti valori finanziari (Tab. FinC2) mediante i fattori di conversione; Tab. EcoC3: non si sono valutate particolari esternalità negative, ovvero costi sociali indiretti; Tab. EcoC4: il relativo importo dei benefici diretti deriva dalla parametrizzazione di quanto indicato in Tab. FinC3 con il fattore di correzione relativo ai rientri. In particolare per i benefici esterni, si è si è calcolato in modo puntuale:  l’aumento del reddito derivante dall‘aumento dei flussi turistici: 1. la realizzazione del progetto II lotto può portare ad un prolungamento medio delle presenze locali di un parametro pari al 1% che, calcolato sugli arrivi medi 2007-13, che sono pari a 800.000 arrivi circa; infatti, si potrebbe incrementare il numero di visitatori di un valore pari a 8.000 unità per l'anno. Poiché dai dati della Banca d‘Italia e dell‘Ente Provinciale per il Turismo di Napoli è stata ricavata, per il periodo 2007-2013, una spesa media per visitatore di €106 per ciascun giorno di permanenza nella città di Napoli, si stima che l'incremento del valore della spesa turistica possa raggiungere gli 848.000,00 € per anno a partire dal sesto anno.  la rivalutazione immobiliare incrementale: 1. dai dati disponibili, come si è visto in precedenza, è stato ricavato un valore immobiliare attuale medio nell’area di 11.182.950.000 €/m2. Con la realizzazione del progetto, è stato stimato un aumento del valore immobiliare pari a un ulteriore 6%, il beneficio totale derivante dall‘incremento immobiliare è pari ad € 670.977.000,00 calcolato al quinto anno; pertanto, i risultati dell’analisi economica sono i seguenti:

Tab. EcoC5: sulla base di tali risultati, il VANE in presenza e differenziale è di Euro 108.528.000,00 e lo SRIFE differenziale è del 39,13%.

Risultati totali dell’analisi finanziaria ed economico sociale

I risultati complessivi del I e II lotto in termini di VANF e VANE sono i seguenti:

VANF totale (euro -1.240.802.000 lotto I, sommato algebricamente ad euro 42.156.000 lotto II) è pari a – 1.722.858,00 euro, tipicamente negativo per il tipo di opera.

VANE totale (euro 494 302.000 lotto I, sommato algebricamente ad euro 108.528.000 lotto II) è pari a oltre 600.000.000,00 di euro con rendimenti medi del 40% circa, particolarmente positivi.

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7. Conclusioni

7.1 Proposta di strumenti amministrativi e del modello di governance per l’attuazione del masterplan

Le iniziative nel campo della rigenerazione urbana rappresentano un banco di prova assai complesso per il numero elevato di livelli amministrativi coinvolti. Non è un mistero che esse scontino proprio nel Mezzogiorno la condizione particolarmente critica in cui versano molte amministrazioni loc ciò anche senza considerare quei regimi vincolistici e le pianificazioni urbanistiche vigenti che troppo spesso frappongono griglie eccessivamente rigide per immaginare programmi di recupero produttivo e di attrazione di capitali e investimenti. E’ quest’ordine di motivi che spiega la posizione di fanalino di coda delle città del Mezzogiorno nella riqualificazione delle aree industriali dismesse, rispetto a realtà del Centro Nord, dove il recupero è occasione di insediamento di nuove funzioni e di creazione di valore urbano. Tutto ciò induce a riflettere, da un lato, sulla capacità del sistema pubblico di garantire le condizioni e l’efficienza dei procedimenti per lo stimolo all’intervento e all’iniziativa dei privati e, dall’altro, sulla capacità di selezionare le forze imprenditoriali migliori. La ricerca della massima efficienza è irrinunciabile, considerato anche che sono alle nostre spalle (ma non del tutto superate!) lunghe stagioni di fumoso, confuso e malinteso partenariato economico e sociale che, pur cambiando nomi e forme, non ha mai superato l’ostacolo di un generico e improduttivo confronto su macro obiettivi, tanto condivisibili negli indirizzi generali, quanto di difficile realizzazione concreta nelle fasi attuative. Una possibile soluzione è data da misure di semplificazione amministrativa ad hoc a favore del Comune di Napoli o di altri soggetti beneficiari o attuatori di specifici interventi ammessi ai finanziamenti europei e dichiarati “elegibili”, che consentano di accelerare gli iter procedurali e autorizzativi, pena il disimpegno automatico delle risorse. Potrà, inoltre, essere opportuno prevedere meccanismi di surroga nei confronti degli amministratori inadempienti rispetto ai tempi prestabiliti da specifici cronoprogrammi che dovrebbero essere parte integrante della progettazione a valere su risorse comunitarie. Tali meccanismi potrebbero essere ispirati o a principi di sussidiarietà orizzontale o avocando alle amministrazioni centrali lo svolgimento delle procedure amministrative “incagliate”. Nel caso di progetti di particolare complessità che coinvolgono più livelli amministrativi, locali e nazionali – categoria nella quale rientrano a pieno titolo gli interventi di rigenerazione urbana come quello proposto nel presente Masterplan – gli accordi di tipo partenariale andrebbero accompagnati da misure di natura procedimentale e senza costi dal punto di vista delle coperture, che dovrebbero garantire meccanismi di deroga e semplificazioni tali da rimuovere sul nascere i tanti colli di bottiglia che paralizzano il processo decisionale pubblico: estensione del “silenzio-assenso”; dimezzamento dei tempi concessi alle diverse amministrazioni per esprimere pareri; possibilità per le amministrazioni di recepire a costo zero le progettualità preliminari o esecutive messe a disposizione dai soggetti privati.

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Nel caso specifico del presente Masterplan , per ottenere l’addizionalità degli interventi pubblici e privati, e per dare certezza ai processi amministrativi, appare necessario definire un accordo di programma almeno tra Comune di Napoli-Città Metropolitana di Napoli e Regione Campania . Accordo di programma che potrebbe avere anche i contenuti dell’accordo quadro, nell’ambito di intese istituzionali tra Ministeri, Regione e Città metropolitane, in cui siano coinvolti i Ministeri delle Infrastrutture e Trasporti , dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, in quanto gestori di interventi a scala sovraregionale sia dal punto di vista programmatico (SIN di Napoli EST, Autorità Portuali, Piano Energetico Nazionale, che finanziario , PON infrastrutture, PON Metro , PON imprese e competitività, etc). Eventuali modifiche urbanistiche aventi valore di modifiche normative al PRG, anche se derivanti da norme sovraordinate e sopravvenute, sarebbero comunque sottoposte al vaglio del Consiglio Comunale ai sensi dell’art.34 Decreto legislativo 267/2000 . Tutte le azioni, almeno quelle della stessa matrice, dovrebbero avere preferibilmente un unico attuatore che dovrà necessariamente dotarsi di una struttura tecnica ed organizzativa adeguata . Potrebbe essere utile chiedere una modifica del POR Campania 2014-2020 per definire un sottoprogramma come per gli altri ITI delle zone interne . L’associazione Naplest et Pompei si candida a svolgere funzioni partenariali, nell’abito della sussidiarietà orizzontale, di assistenza all’attuazione della programma e monitoraggio della stessa , garantendo la massima trasparenza e la totale assenza di conflitti di interesse dei suoi associati nell’esecuzione dei lavori relativi agli interventi proposti.

7.2 Conclusioni

La rigenerazione urbana non può prescindere da un approccio trasversale ed integrato , e si ritiene, sia pure con le dovute approssimazioni, di averlo fornito con il presente Masterplan che sviluppa nella fase 1 (corrispondente all’attuale periodo di programmazione)800 Meuro di investimenti ed aiuti pubblici e 1600 Meuro di investimenti privati attivabili, con circa 40.000 occupati di cantiere e 20.000 a regime , oltre molte esternalità positive a vantaggio dell’amministrazione comunale e delle comunità locali (oneri pagati , parcheggi, aree verdi e spazi pubblici, impianti sportivi e per il tempo libero, linee di trasporto su rotaia , etc). E’ opinione comune che lo sviluppo economico ed urbano ed il superamento del degrado sociale siano una componente necessaria, alla pari del controllo del territorio, per sconfiggere la criminalità e dare un futuro ai nostri giovani. Tale obiettivo non può che essere condiviso dall’Associazione Naplest et Pompei, dai suoi associati, dalle istituzioni locali e dal Governo nazionale. L’Associazione Naplest et Pompei intende svolgere in pieno il proprio ruolo di proposta e ritiene imprescindibile un forte coinvolgimento delle altre istituzioni per cercare di raggiungere questo ambizioso obiettivo, almeno nella parte orientale dell’area Metropolitana di Napoli.

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