L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: “ si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire. Sandro Pertini”

CREDITI PER LE IMMAGINI Jean Duroc-Dannier (La Guerre Face Aux Marocains) Luciano Petruccelli Damiano Ianniello Fabrizio Cardinale Fototeca Pier Giacomo Sottoriva, da Imperial War Museum di Londra Fototeca Provincia di Latina Fototeca Presidenza della Repubblica Associazione Linea Gustav - Fronte - SS. Cosma e Damiano e Castelforte Ricerche iconografiche sui siti internet ed in particolare da Google Cultural Institute - Life Collection (fotografo Carl Mydans), Bundesarchive, ecc: Gabriele Manarini; Paolo Parasmo Copertina (1^ e 4^): sullo sfondo di immagini di guerra nei Comuni di Castelforte, Santi Cosma e Damiano, , , Cisterna, in rilievo, alcuni dei militari pontini ai quali è stato dedicato il Percorso della Memoria.

La Provincia resta a disposizione nel caso di eventuali diritti d’autore sulle immagini.

Le didascalie figurano solo per le fotografie del periodo bellico e per bunker e trince- ramenti; le altre immagini si riferiscono a momenti delle singole cerimonie del Percorso della Memoria. Indice

SOLO UNA TESTIMONIANZA di Salvatore De Monaco...... 11

SETTANT’ANNI FA, SETTANT’ANNI DOPO di Domenico Tibaldi...... 15

Settant’Anni Fa LA LINEA GUSTAV di Ezio D’Aprano...... 19

Settant’Anni Fa IL FRONTE DEL NORD di Pier Giacomo Sottoriva...... 55

Settant’Anni Dopo LA VISITA A LATINA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CIAMPI. L’ITER E IL CONFERIMENTO DELLA MEDAGLIA D’ORO AL GONFALONE DELLA PROVINCIA...... 79

il documento Relazione di base per il conferimento della Medaglia d’oro al Valor Civile al Gonfalone della Provincia di Latina...... 87 Copyright © 2014: Provincia di Latina

IDEAZIONE, ORAGANIZZAZIONE E DIREZIONE EDITORIALE Al Quirinale...... 117 Domenico Tibaldi come sono nati i monumenti del percorso TESTI della memoria...... 125 Ezio D’Aprano, Pier Giacomo Sottoriva, Domenico Tibaldi; Progetto editoriale e impaginazione: A2adv Stampa: Tipografia Monti - Latina

Finito di stampare giugno 2014

7 Parole, Simboli e Segni della Memoria Indice

Settant’Anni Dopo TRA TOBRUK ed EL ALAMEIN ARMANDO CUSANI Presidente della Provincia: Attraver- , 3 ottobre 2010...... 243 so i Discorsi, le Storie del Percorso della Memoria: IL BERSAGLIERE LAUREATO ALLA MEMORIA A MARIA, ALLE ALTRE , 15 giugno 2012...... 253 , 27 luglio 2006...... 137 Settant’anni dopo UN MONUMENTO E UNA MOSTRA PER UN RAGAZZO DEL “CORSO REX” L’ALBO D’ONORE DELLE ISTITUZIONI...... 263 Castelforte, 6 ottobre 2006...... 145 Settant’anni Dopo UNA STELE E UNA CASERMA PER UN EROE DELL’ARMA COSA RESTA Santi Cosma e Damiano, 18 novembre 2006...... 155 di Pier Giacomo Sottoriva...... 267 IN MEMORIA DELL’ESODO: UNA STELE PER RIFLETTERE , 19 marzo 2007...... 163

UNA STELE E UNA MOSTRA PER IL “SANTO” DAL CAPPELLO PIUMATO Ponza, 14 aprile 2007...... 173

DUE SIMBOLI DI MARINAI CORAGGIOSI Gaeta, 27 giugno 2007...... 181

IL SACRARIO DEI DECORATI , 19 marzo 2008...... 191

L’ULTIMA CARICA DEL LANCIERE DI LENOLA Lenola, 10 ottobre 2008...... 201

IL PARACADUTISTA CHE DIVENNE SINDACO , 25 giugno 2009...... 211

«TRA CEFALONIA E KOS» , 9 ottobre 2009...... 221

QUELLE DODICI GAVETTE DI GHIACCIO , 4 giugno 2010...... 233

8 9 Presentazione

SOLO UNA TESTIMONIANZA

on molto piacere adempio al dovere di presentare l’ultimo lavoro della Provincia sul filone Cdella memoria, dopo averne vissuto e condiviso, nel ruolo di Vice Presidente, l’iter ed il conferimento della Medaglia d’Oro al Gonfalone della Provincia, gli eventi, i monumenti, le mostre allestite dal nostro personale perché quel nuovo simbolo di unità dinanzi all’immane tragedia della guerra fosse un valore condiviso da tutti.

Penso alle migliaia di persone, giovani, bambini che abbiamo incontrato in ciascun evento; penso ai sindaci che hanno partecipato al nostro Percorso della Memoria, penso ai militari dell’Esercito Italiano, dell’Aeronautica Militare, della Marina militare, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato schierati per gli onori (o per rappresentanza) ed appartenenti nel presente agli stessi Battaglioni, Reggimenti, Gruppi aerei o Reparti navali dei giovani pontini nati nei primi vent’anni del Novecento caduti sui fronti di guerra non per un credo politico, bensì per un giuramento di fedeltà allo Stato e ai suoi simboli. Per noi è stata una lezione di vita, una iniezione di entusiasmo e di ottimismo nel constatare che i valori del Dovere, della Responsabilità, del Sacrificio, della Pace, della Libertà, della Democrazia sono un’unica benefica fiamma nel cuore della nostra gente, ne esprimono l’integrità, la determinazione e l’impegno a far si che quei valori vengano tra- mandati nel tempo, perché quei ragazzi ai quali la guerra portò via speranze e gioventù non venissero dimenticati ancora una volta, ma consegnati alla storia più semplice di questa pro- vincia percorsa profondamente da vicende belliche approfondite ed ampiamente ricostruite in anni ed anni di ricerca.

Si, abbiamo scelto un filone inedito nel vasto campo della ricostruzione degli avvenimenti di settant’anni fa quasi ad aprire una pista agli studiosi di storia patria, agli storiografi del nostro territorio perché le storie di altri soldati siano oggetto di ricerca e di narrazione ai giovani, perché gli esempi aiutano a crescere, a maturare, ad acquisire responsabilità e rispetto. Siamo arrivati fin dove ci è stato possibile, ma qualcuno raccolga il testimone e continui, continuino le Scuole, continuino i Comuni, continuino le Associazioni nate perché la Memoria di cosa avvenne settant’anni fa sulla parte pontino-aurunca della Linea Gustav fino ad Ortona (Gaeta, Formia, Minturno, Spigno Saturnia, SS. Cosma e Damiano e Ca- stelforte) e sul fronte Anzio, Littoria, oggi Latina-Cisterna- Aprilia si traduca in Lanterna destinata ad illuminare nuove conoscenze storiche e vicende umane, militari e civili, spesso

11 Parole, Simboli e Segni della Memoria

percorse da sentimenti di umanità e solidarietà: ne ha bisogno questa società per rigenerarsi e comprendere che il suo destino di libertà e di pace sarà assicurato solo se la Democrazia si consoliderà nella certezza del rispetto delle regole e dell’equità tra le persone.

Così questo libro aspira ad avere valenza puramente documentale, a raccogliere le cose che sono state prodotte perché altri possano produrne ancora, e di meglio, perché la nostra storia di comunità e di territorio si arricchisca a vantaggio delle nuove generazioni. Set- tant’anni fa, Settant’anni dopo, questo libro è solo una testimonianza. La testimonianza di una istituzione, la Provincia, che ha coltivato la Memoria come ha potuto, fin dove ha po- tuto, prima che il Legislatore decidesse, con un colpo di spugna, di trasformarla in qualcosa che non ci piace e che nel tempo non piacerà ai cittadini.

Salvatore DE MONACO Presidente della Provincia

12 Parole, Simboli e Segni della Memoria

SETTANT’ANNI FA, SETTANT’ANNI DOPO di Domenico Tibaldi

ono trascorsi settant’anni da quei giorni di guerra, tra il settembre 1943 Sed il maggio 1944, quando, dopo mesi di bombardamenti da terra e dal cielo, l’esodo forzato di quasi tutta la popolazione locale e l’infausta offensiva della seconda metà di gennaio, la decima compagnia di fucilieri algerini, guidata dal Capitano Louisot, riuscì a far breccia tra le postazioni di mitragliatrici dei fanti della Wermacht, poste dal generale Von Senger nel punto della Linea Gustav, che l’alto, colto ed umano ufficiale tedesco, riteneva cruciale per reggere l’offensiva finale degli Alleati: Castelforte, al quale, allora, era unito Santi Cosma e Damiano. Mario Puddu, Pier Giacomo Sottoriva, Duilio Ruggiero, Ezio D’Aprano, Livio Cavallaro, Jean Cristopher Notin, Jaques Robichon, René Cham- be, Janus Piekalkiewicz ed altri, hanno scavato a fondo e raccolto ogni fonte credibile per documentare che, prima che a Cassino (dal quale i paracadutisti tedeschi si erano ritirati imbattuti), la Linea Gustav cadde in questo paese, così ischeletrito dalla furia devastante degli spezzonamen- ti delle e delle granate degli obici e dei cannoni di là dal Garigliano, mentre parte della popolazione, a piccoli gruppi, tentava di superare i campi minati del Rio Rave, presto trasformato in una valle della morte, dominata dall’odore nauseabondo di cadaveri orrendamente mutilati dallo scoppio delle mine e in avanzato stato di decomposizione: . A cento chilometri di distanza, il fronte Anzio-Littoria-Cisterna-Aprilia, con battaglie senza esclusione di colpi tra Alleati e Tedeschi ed una intermi- nabile scia di sangue, morte, distruzione, sfollamenti. Nel mezzo tante altre cittadine pontine nel concorrere al triste, originale primato di una Provincia nata neanche dieci anni prima eppure al centro di due grandi fuochi, dei quali è ancora vivo il ricordo. Da questo contesto e dall’esigenza di un simbolo forte di unità, dinanzi alla tragedia di allora, è partito il progetto della Medaglia d’Oro al Merito Civile conferita al Gonfalone della Provincia di Latina e quel Percorso della

15 Parole, Simboli e Segni della Memoria Parole, Simboli e Segni della Memoria

Memoria, intrapreso poco dopo, per raccontare storie di uomini in divisa Vittorio Tartaglia) e di tanti altri ragazzi, ai quali una pallottola, un’esplo- nati nei nostri Comuni e distintisi per valore, onore, fedeltà al Paese e al sione, un naufragio o un abbattimento in volo hanno fermato la vita. Tricolore risorgimentale. Quelle narrazioni che hanno coinvolto la gente, entusiasmato i ragazzi delle Lo abbiamo fatto cercando negli archivi, ascoltando racconti di anziani, rac- scuole, fatto apprezzare i nostri soldati sono raccolte in questo lavoro in- cogliendo immagini ingiallite, lettere con grafie bellissime e parole semplici sieme al racconto di cosa avvenne settant’anni fa da Aprilia a Castelforte. e profonde e trasformando il tutto in eventi, monumenti, mostre e libri. E con esse una breve sintesi di oltre 3.000 fotografie, scattate nel corso Il Percorso della Memoria ha compiuto gran parte del tragitto, ma i tagli alla degli eventi, sono il corredo di ogni singola narrazione, che accompagna un spesa pubblica hanno interessato anche la Provincia di Latina, nonostante i percorso, anche culturale ed artistico, con la Fonderia Marinelli di Agno- conti fossero a posto. Così non ci è stato dato il tempo di affermare il dirit- ne, autrice delle steli, delle campane e delle opere in bronzo erette in tanti to della Città di Formia (e cosi Cisterna, Gaeta e Terracina) ad avere quella Comuni della Provincia, così onorando, con Parole, Simboli e Segni del- stessa Medaglia d’Oro al Valor Civile riconosciuta a Castelforte e Santi Co- le Memoria l’impegno del giovane presidente, con l’allora Presidente della sma e Damiano. Non ci è stato dato il tempo per affermare che gli attestati Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e di consegnare al prossimo una testimo- di benemerenza pubblica, conferiti ai Comuni di e Ponza, non nianza di natura documentale. rendono ragione dei circa 70 morti del piroscafo S. Lucia (primo atto di Il Percorso della Memoria è stato possibile per la sensibilità dello Stato guerra in Provincia) e della storia del confino politico durante il ventennio Maggiore Esercito e del 2° Comando Forze di Difesa, dello Stato Maggiore fascista; non ci è stato dato il tempo per sottolineare, che anche me- Aeronautica e del 6° Stormo , dello Stato Maggiore della riterebbe pari riconoscimento di Priverno, Cori, fregiati di Medaglia Marina Militare, delle famiglie dei caduti e per lo spirito di servizio e di d’Argento al Merito Civile. collaborazione di colleghi come Ada Balestra, Delia Farina, Michela For- Forse altri, in futuro, potranno proseguire il Percorso della Memoria per te, Cinzia Marroni, Stefania Sassu, Angela De Meo, Raffaella De Bonis, far conoscere ai giovani le storie del Ten. Col. Adalgiso Ferrucci (formiano, Graziella Cicconi, Cristina Battisti, Wanda Mustica, Alessandro Pannone, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria), del capitano Riccardo De Manfredo Fantozzi con la squadra del Settore Viabilità dell’Ente; per il pre- Angelis (due Medaglie d’Argento al Valor Militare) di e del suo zioso il contributo dell’Ing. Orlando Giovannone e delle sue collaboratrici, armiere di Sezze, Sergente Ubaldo Piccaro (Croce di Guerra), di altri mi- Arch. Emanuela Vitarella, Geometri Angela Rasile ed Angelica Filosa, del litari, che non abbiamo fatto in tempo a raccontare con lo stesso stile, che Primo Maresciallo dell’Aeronautica Militare Marco Costa, del Comandante ha permesso di un giovane presidente di Provincia, Arman- dei Vigili Urbani di Santi Cosma e Damiano, Enzo Ciavolella. Un’attesta- do Cusani, nell’appassionato narratore delle storie di , zione di stima alla degli eventi del Percorso della Memoria: Eleonora dell’ (Alfredo Fusco), del carabiniere Angelo Di Verzin e Pasqualina Fusco. Tano, de (Mario Musco), de vizio Cerimoniale della Camera dei Deputati per la sensibilità con la quale (Alfonso di Nitto ed Osvaldo Uttaro) de (Mario Rosario Liguori), de di A tutti, ancora grazie. Di cuore! È stata un’esperienza dura, bella. Irripetibi- Minturno (Domenico De Filippis; Angelo De Meo; Pasquale Conte; Augu- le, purtroppo. Resta lo spirito e il messaggio che abbiamo inteso trasmettere sto di Costanzo: Giovanni Fedele; Mario La Serra; Antonio Mauro; Giu- e condividere con tutti: essere patrioti di un nuovo Risorgimento all’inse- seppe Pensiero; Nicola Rotelli; Antonio Stella; Pasquale Zenobio; Mario gna della libertà, della democrazia e della pari dignità di tutti gli italiani.

16 17 SETTANT’ANNI FA

LA LINEA GUSTAV

Gli Alleati entrano a Formia Parole, Simboli e Segni della Memoria La Linea Gustav

di Ezio D’Aprano ciato l’8 settembre 1943. Il giorno successivo, gli Alleati sbarcano a Salerno e si dirigono verso Napoli. Alle prime ore del mattino del 9 settembre, il re, Vite Disperse con la sua famiglia e il suo Governo, fugge da Roma e si rifugia a Brindisi, sotto la protezione degli Alleati. Il Paese è allo sbando e regna l’anarchia orse non è sufficientemente evidenziato, nei reportage di guerra e nei completa. In pratica, è consegnato ai Tedeschi, i quali, da alleati, diven- F manuali di storia, che la Provincia di Littoria è stata teatro di importan- gono dominatori. In pochi giorni essi assumono il controllo del territorio ti avvenimenti bellici ed ha pagato il suo non trascurabile tributo di sangue frettolosamente abbandonato, impossessandosi dei comandi militari, delle e di rovine. Neppure il dramma della sua popolazione, trovatasi al centro industrie, delle infrastrutture e dei punti strategici; sono decisi ad arresta- dei combattimenti, ha meritato la giusta attenzione da parte degli studiosi re la risalita delle forze angloamericane nella piana del Garigliano. A tale dei fatti di guerra. La gente di Littoria, in quel tragico periodo, è stata co- proposito approntano sul fiume Volturno una linea di difesa, denominata stretta ad abbandonare la propria casa e la propria terra, volontariamente o Bernhard, per ritardarne la risalita e avere, così, il tempo di predisporre, d’autorità, a seguito dell’incalzare dei tragici eventi e dei conseguenti ordini più a nord, un fortificato baluardo difensivo: la Linea Gustav. Questa linea di sgombero o dei numerosi rastrellamenti attuati dai soldati tedeschi. Per si estende dal Mar Tirreno al Mare Adriatico, da Gaeta ad Ortona, lungo le diverse zone si è trattato di un esodo biblico. valli dei corsi dei fiumi Garigliano, Rapido e Sangro; comprende i Monti Aurunci situati a sud della Provincia di Littoria. Con questo sbarramento Con la disfatta delle forze dell’Asse in Nord-Africa e il successivo sbarco difensivo il territorio nazionale è diviso in due. Sulla zona a nord della linea degli Alleati in Sicilia, avvenuto il 10 luglio 1943, la situazione del Paese Gustav, i Tedeschi ormai esercitano il dominio assoluto, con l’avallo della diviene drammatica. In precedenza gli effetti della guerra erano visibili solo Repubblica Sociale Italiana. In pratica è un territorio di occupazione, su cui con i bombardamenti aerei sulle grandi città; ora il nemico è giunto sul ter- vige la legge di guerra. In conseguenza di tali eventi, la Provincia di Littoria ritorio nazionale. Il 19 luglio il quartiere di San Lorenzo di Roma è sotto- per i Tedeschi assume un ruolo strategico di grande rilevanza; infatti, nel posto ad un violento bombardamento. Nel Paese lo scoramento è generale; suo ambito si svolgeranno epici e cruenti scontri tra i contrapposti eserciti, si diffonde la convinzione che la guerra ormai è persa e che bisogna evita- che porteranno, dopo otto lunghi mesi, alla liberazione di Roma e alla svol- re ulteriori distruzioni ed inutili lutti, sollecitando la caduta del Fascismo, ta decisiva della guerra in Italia a favore degli Alleati. colpevole della disfatta militare. Sull’onda di tale convinzione, il 25 luglio La Provincia di Littoria, situata a nord di tale linea, che comprende an- 1943 Mussolini è destituito. Cade il Regime fascista dopo circa un venten- che parte del suo territorio, costituito dai Monti Aurunci, subisce pesanti nio. Il re affida l’incarico di formare il Governo al Maresciallo Badoglio. La conseguenze con gli scontri che vi si svolgono, divenendo importante teatro situazione del Paese peggiora con il passare dei giorni. Gli Alleati intensifi- di guerra. cano i bombardamenti delle città, per fiaccare ulteriormente il morale della I Tedeschi, intanto, si insediano in tutti i punti strategici della provin- popolazione e indurla ad esercitare una forte pressione sul Governo, per cia. Nei giorni precedenti lo sbarco di Salerno, gli Alleati effettuano bom- convincerlo a chiedere la resa. bardamenti aerei e navali su vari centri, tra i quali Castelforte, Minturno, Nel Paese il caos è indescrivibile e la situazione diviene sempre più in- Fondi, Formia, Gaeta, Itri, Spigno Saturnia e Terracina. I bombardamenti, sostenibile con l’incalzare degli avvenimenti. Al Governo non resta che soprattutto terrestri nelle zone di prima linea, nel corso delle ostilità sono chiedere l’armistizio incondizionato agli Alleati. L’armistizio, firmato non estesi a tutti i paesi della provincia, con pesanti distruzioni e gravi perdite troppo segretamente a Cassibile (Siracusa), cinque giorni prima, è annun- di vite umane. Gli Alleati, che hanno la supremazia incontrastata del mare

20 21 Parole, Simboli e Segni della Memoria La Linea Gustav

e del cielo e dispongono di enormi mezzi di distruzione e di morte, posso- deschi, in base all’accordo stipulato con il Governo Fascista, emanano un no colpire ogni angolo della provincia. La popolazione cerca di mettersi al proclama con il quale ingiungono a tutti gli uomini appartenenti alle classi sicuro, si allontana dai centri abitati e si trasferisce in campagna, nelle zone 1900-25, che sono capaci a portare le armi e lavorare, di presentarsi al lo- collinari e montane. È un segnale eloquente che la guerra è giunta in Pro- cale Comando militare, minacciando gravi provvedimenti nei confronti dei vincia di Littoria, coinvolgendo l’intera popolazione. disubbidienti. Il giorno 11 settembre 1943 eseguono a Gaeta e Formia un A Roma, dichiarata città aperta il 15 agosto 1943, sono istituiti Centri massiccio rastrellamento degli uomini civili e militari. Tali rastrellamenti si di raccolta e accoglienza per profughi e sfollati presso la Caserma La Mar- attuano anche negli altri comuni della provincia: 23 settembre a Castelfor- mora in Trastevere, Caserma Vespucci in Santa Croce in Gerusalemme, te, 4 ottobre a Lenola e Campodimele, 8 ottobre a Priverno e Roccagorga, nell’ex Stabilimento Breda al quartiere Casilino, nello Stabilimento cine- 10 ottobre a Littoria, 25 ottobre a Cori e nei paesi dei Monti Lepini; degli matografico di Cinecittà, nonché a Cesano e Narni. Il Comando militare altri comuni mancano riscontri sulla loro effettuazione. Questa operazione tedesco mette a disposizione della popolazione, che intende allontanarsi è da considerare come primo esodo forzato dei cittadini della Provincia di dalla zona e trasferirsi a Roma, camion militari e treni. Purtroppo, rispet- Littoria. Gran parte degli uomini catturati sono condotti in Germania e to alla popolazione interessata, in pochi approfittano della possibilità. È internati nei lager per essere impiegati nei lavori lasciati liberi dagli operai difficile abbandonare la propria casa e i propri beni con la consapevolezza tedeschi, chiamati ad integrare gli organici della Wermacht, dopo la defe- di non trovare nulla al ritorno! Infatti, il fenomeno dello sciacallaggio, zione dell’esercito italiano a seguito dell’armistizio. Gli altri, invece, sono del saccheggio dei beni incustoditi, è molto diffuso in concomitanza di adibiti ai duri lavori di approntamento della barriera difensiva, soprattutto guerre e di calamità naturali. nella zona di Cassino. I Monti Aurunci, che fanno da cornice alla piana del Garigliano, che è solcata con grandi anse dall’omonimo fiume e attraversata dalla strada stata- Intanto la Quinta Armata americana attacca la Linea Bernhard, sul Vol- le Appia, per la loro conformazione orografica e per la morfologia del ter- turno, tra il 7 e il 14 ottobre 1943; poi si dirige verso la piana del Gari- ritorio, costituiscono l’ambiente ideale per i Tedeschi per sbarrare la strada gliano, completandovi lo schieramento intorno alla metà di novembre. Da alle forze alleate dirette a Roma. In questa zona le poderose forze alleate questa data gli scontri si fanno durissimi con gravi perdite da ambo le parti. rimangono impantanate fino a metà maggio 1944, nonostante lo sbarco di È una anacronistica guerra di posizione, tipica della prima guerra mondia- Anzio avvenuto il 22 gennaio 1944. Gli eventi bellici incalzano. Nella fase le, combattuta con gli strumenti moderni di morte. I paesi che si affacciano iniziale delle ostilità, la guerra investe in particolar modo la zona sud della sul Golfo di Gaeta si trovano in prima linea e sono i più esposti alle azioni provincia, subendo le prime gravi conseguenze. di guerra. La popolazione, pur di fronte all’ordine di sgombero, tranne sporadici casi, non abbandona la propria terra, decide di restare. D’altron- I Tedeschi il 9 settembre occupano i comandi militari di , Lit- de, è facile indulgere all’ottimismo, vista la travolgente avanzata delle forze toria, la piazza di Gaeta, nonché le località strategicamente rilevanti della alleate fino alla piana del Garigliano, dopo lo sbarco in Sicilia del 10 luglio provincia. Il giorno 12 settembre 1943 il Comando militare tedesco ordi- 1943. La popolazione cerca di mettere al sicuro i propri beni e quanto ha na l’evacuazione di Minturno, Formia e Gaeta. L’ordine si estende il 20 di prezioso e si allontana dai centri abitati, esposti ai bombardamenti, per settembre a e Terracina, il 4 ottobre a Lenola, il 16 ottobre a trasferirsi nelle colline e, soprattutto, nei monti adiacenti. Ora tali località Castelforte (all’epoca era aggregato il di Santi Cosma e Damiano), brulicano di gente, che si sistema nelle poche casupole dei contadini, nelle il 10 gennaio 1944 a Campodimele, il 10 e 11 febbraio a Littoria. I Te- capanne, negli stazzi, negli ovili, nelle grotte, se non occupate dai solda-

22 23 Parole, Simboli e Segni della Memoria La Linea Gustav

ti; si costruiscono capanne e rifugi di fortuna. Purtroppo la sistemazione, merci o bestiame, dopo lunghi ed estenuanti viaggi, che durano anche una che si auspicava temporanea, col passare dei giorni si prospetta lunga, con settimana, sono condotti e sistemati nelle località del Nord Italia, non po- inimmaginabili conseguenze; vivere in quelle condizioni è impossibile in un tendo essere più ospitati nelle strutture di Roma, la cui capienza è satura. Il autunno inoltrato, che peraltro si manifesta inclemente e rigido, con abbon- Governo repubblicano emana disposizioni ai podestà per organizzare, nei danti piogge accompagnate da scrosci di grandine. Inoltre, la sistemazione in loro comuni, l’accoglienza e la permanenza degli sfollati d’autorità dalle montagna degli abitanti dei paesi dei Monti Aurunci è anche pericolosa; in- zone invase, mediante l’Ente Comunale di Assistenza, appositamente tra- fatti, tali zone, come i centri urbani, sono sottoposte a frequenti cannoneg- sformato in Assistenza Fascista. A Viadana (Mantova), in base ai documenti giamenti da parte degli Alleati per demolire le fortificazioni e le postazioni conservati nell’Archivio Storico Comunale, si è potuto riscontrare che vi dei Tedeschi. Per tale motivo, ai disagi della vita all’addiaccio si aggiungono i sono stati ospitati ben quattrocento sfollati di Castelforte, Gaeta, Formia, pericoli dei bombardamenti in un territorio, il quale, tranne le grotte, non Minturno, Spigno Saturnia, Coreno Ausonio (Frosinone) e di altre località offre alcuna protezione. Pertanto, escluso gli uomini, che sono soggetti ai del Sud Italia. Le zone più note di accoglienza degli sfollati di Littoria, di continui rastrellamenti dei Tedeschi, gli altri ritornano in paese. cui si hanno notizie, sono: Brescia (Rovato), Mantova (Gonzaga, Ostiglia, Viadana, Villimpenta), Padova (Montagnana, Saonara), Reggio Emilia (Bo- Il Governo si rende conto che la popolazione, se caparbiamente rima- retto, Brescello), Rovigo (Castelmassa, Castelnovo Bariano), Terni (Narni), ne in zona operativa, rischia lo sterminio. Il Ministero degli Interni della Treviso (Altivole, Asolo), Verona (Casaleone), Vicenza (Mason Vicentino). Repubblica Sociale Italiana, di concerto con il Comando militare tedesco Molti cittadini delle zone degli Aurunci, sfuggiti ai vari rastrellamenti, in Italia, predispone un piano di sgombero d’autorità per allontanare le pochi mesi prima della rottura della Linea Gustav, riescono ad attraversare popolazioni da tutte le zone invase e sistemarle in appositi luoghi di acco- la pericolosissima linea di fuoco, rischiando la vita nell’attraversamento dei glienza. A tale proposito, nei comuni dei Monti Aurunci si attuano improv- campi minati; si mettono in salvo oltre il Garigliano, in territorio alleato, visi rastrellamenti in massa della popolazione, eseguiti dai soldati tedeschi, ove la guerra può considerarsi finita. I profughi, raggiunta la salvezza, dopo coadiuvati da civili italiani, probabilmente repubblichini, che fungono da alcuni giorni di permanenza nei Centri di raccolta predisposti dagli Alleati interpreti. a Sessa Aurunca, Mondragone e Capua, sono trasferiti nelle varie località Dopo la dichiarazione di guerra del 13 ottobre 1943 dell’Italia all’ex al- del Sud Italia, precisamente: Caltanissetta (Mussomeli), Caserta, Cosen- leata Germania, i Tedeschi manifestano un atteggiamento di ostilità, di ri- za (Castrovillari, Corigliano Calabro, Fagnano Castello), Matera (Pisticci), sentimento e di disprezzo anche nei confronti della popolazione; infatti, Messina, Napoli, Palermo, Potenza (Carbone, Maratea), Reggio Calabria durante le operazioni di rastrellamento, sono brutali, sbrigativi, violenti e (Cittanova, Siderno), Salerno (Sala Consilina). pronti a ricorrere alle maniere forti e, nei casi di ritardata esecuzione degli ordini, che spesso la popolazione non comprende, ad usare anche le armi. Lo sbarco degli Alleati ad Anzio, a nord della Linea Gustav, effettuato In provincia si registrano casi di persone trucidate durante i rastrellamen- il 22 gennaio 1944, coglie i Tedeschi di sorpresa, ma non sortisce l’effetto ti. L’operazione di sgombero è imponente, poiché riguarda una popola- desiderato, cioè mettere in crisi il loro sbarramento difensivo dalla foce del zione numerosa, residente in una vasta zona del fronte. È anche rischiosa, fiume Garigliano a Cassino. Infatti i Tedeschi riescono a rintuzzare l’attacco poiché durante i rastrellamenti avvengono anche bombardamenti improv- e ad approntare una efficace linea di difensiva imperniata su Anzio-Nettu- visi da parte alleata. I rastrellati sono trasferiti nelle stazioni ferroviarie di nia-Aprilia-Campoleone-Cisterna. I quattro attacchi, lanciati dagli Alleati Ceprano, Ferentino e Priverno Fossanova, ove con treni composti di carri alla predetta linea il 29-31 gennaio 1944, il 3-12 febbraio, il 16-22 febbraio

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e il 29-4 marzo, non riescono a fiaccare l’agguerrita resistenza nemica. Gli di ricominciare a operare per un futuro migliore. Purtroppo molte località scontri finiscono con pesanti perdite da ambo le parti e con gravi conse- sono distrutte o gravemente danneggiate. Per viverci è necessario effettuare guenze per gli abitanti. Adesso, anche in quest’altro lembo della provincia, la ricostruzione e avviare la ripresa delle attività economiche e sociali. In la guerra ristagna, come sul fronte del Garigliano. Dopo lo sbarco, le Forze tali zone non è possibile accogliere tutti i cittadini rientrati dalle località di alleate, impiegheranno altri quattro mesi di cruenti scontri, a nord e sud, sfollamento; possono restarvi soltanto le persone utili alla loro rinascita. per travolgere la Linea Gustav a metà maggio 1944 e liberare l’intera Pro- Per tale motivo, la popolazione non attiva è invitata a trasferirsi a Roma e vincia di Littoria. La liberazione di Roma avviene il 4 giugno 1944. Subito nei Centri di raccolta per sfollati, e ritornare quando le condizioni lo con- dopo gli Alleati iniziano l’inseguimento dell’esercito tedesco in ripiega- sentiranno. mento verso l’Italia Settentrionale. I cittadini di Littoria, Aprilia, Cisterna, con lo sbarco, si trovano in pri- Il 25 aprile 1945 termina la guerra. Subito dopo inizia anche il rientro ma linea, tra due fuochi, nella medesima situazione della popolazione degli degli sfollati dalle località del Nord. Anche costoro sono invitati a lasciare il Aurunci. Il Comando tedesco il 9 febbraio ordina l’evacuazione di Aprilia, proprio paese e trasferirsi nei Centri di accoglienza di Roma o in quelli di Cisterna, Littoria, dell’Agro Pontino, dei Comuni di Cori, Norma, Ser- Gaeta e Latina. Per la popolazione è un altro allontanamento dalla propria moneta, , Sezze, , fino al confine con Terracina. È una terra; è un nuovo esodo, sia pure volontario. Molti cittadini non ritornano operazione di vasta portata, effettuata in una zona di prima linea, con grave nei loro paesi; rimangono nelle zone di accoglienza oppure si trasferiscono rischio per l’incolumità della popolazione. Il problema dell’incolumità del- nelle città del Nord Italia, nei paesi europei e nei paesi d’oltremare, in par- la popolazione riguarda anche gli Alleati. Infatti, con lo sbarco, parte della ticolare Stati Uniti, Canada e Australia. popolazione di Anzio, Nettunia, Aprilia, Cisterna e alcuni Borghi di Lit- Le località interne della Provincia si spopolano a causa dell’accentuato toria, si trova tra due fuochi. L’operazione di sgombero è particolarmente flusso migratorio; invece quelle costiere e in pianura, investite dal processo complicata, poiché la zona è completamente circondata dall’esercito tedesco di industrializzazione in atto nel Paese, registrano un intenso sviluppo ur- e l’unico sbocco è costituito dal mare. Per tale motivo, l’evacuazione della bano e demografico. In pratica, la guerra, oltre ad arrecare lutti e distruzio- popolazione può avvenire solo via mare. Gli sfollati, radunati sulle spiagge ni, che hanno richiesto anni di duro lavoro e l’impiego di notevoli risorse di Nettunia ed Anzio, sono traghettati con le barche fino alle navi ancorate economiche, ha originato lo stravolgimento dell’assetto socio-economico al largo, con le quali sono condotti nelle località della Calabria, dove già della Provincia. Per dirla con lo storico Annibale Folchi, la guerra ha deter- sono presenti molti profughi volontari degli Aurunci. minato anche la fine di Littoria (Latina dal 9 aprile 1945) e la nascita della Provincia di Latina. Con la liberazione di Roma terminano le vicissitudini della guerra per la popolazione della Provincia di Littoria. La guerra, invece, continua a Nord I Tedeschi si insediano a Castelforte della Linea Gotica. I governatori militari alleati, nei territori liberati, si attivano per il ripristino dell’attività amministrativa per avviare la ricostru- Con lo sbarco degli Alleati in Sicilia, avvenuto il 10 luglio 1943, la guerra zione e la ripresa della vita. ormai era giunta nel territorio nazionale e velocemente risaliva la Penisola. I cittadini della Provincia di Littoria, ospitati nelle località del Sud, sono Gli eventi precipitarono velocemente. Era convincimento generale che l’I- i primi a rientrare nei loro paesi, con la tenue speranza di ritrovare qualcosa talia non era nelle condizioni di continuare la guerra a fianco dei Tedeschi. di ciò che frettolosamente avevano dovuto abbandonare, ma con la volontà Per uscire dalla situazione, che si era determinata nel Paese, il Maresciallo

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Badoglio, l’8 settembre 1943, alle ore 19:45, per via radio, annunciò alla torio nazionale, dalla Sicilia fino alla Linea Gustav, era stato liberato dagli Nazione l’armistizio, firmato a Cassibile (Siracusa) 5 giorni prima, senza Alleati. La popolazione di quel territorio poté trarre un sospiro di sollievo impartire precise direttive alle forze armate dislocate nel territorio nazio- per la fine della guerra. Invece nel restante territorio, la guerra continuò. nale ed oltremare, su come comportarsi con gli ex Alleati. I Tedeschi, con il sostegno della Repubblica Sociale di Salò, erano deter- La situazione divenne tragica ed estremamente confusa, se non grot- minati a contrastare in Italia l’avanzata degli Alleati. Il loro atteggiamento, tesca. Da un lato sembrava che la guerra fosse finita, almeno per l’Italia, nei confronti della popolazione, divenne sprezzante e molto risentito per dall’altro si percepivano i segni dell’immane tragedia, che si stava abbat- l’affronto del secondo tradimento subito dagli Italiani. tendo. I tragici eventi incalzavano con il passare dei giorni. I cittadini avevano la consapevolezza che il Paese era allo sbando e senza un Governo, Le vicissitudini della popolazione di Castelforte iniziarono a partire dal che impartisse loro precise disposizioni per fronteggiare la situazione che giorno 9 settembre 1943. Un segnale eloquente si ebbe quando nella mat- si era determinata con l’armistizio. tinata in paese apparve un camioncino, carico di soldati tedeschi armati di Il 9 settembre ci fu lo sbarco degli Alleati a Salerno; lo stesso giorno, tutto punto e con una grossa mitragliatrice, bene in vista, collocata sul tetto alle ore 5:10, il re, la famiglia, il suo seguito e i membri del Governo, di della cabina di guida. I soldati, con il loro camioncino, effettuarono più soppiatto, abbandonarono Roma diretti a Brindisi, per mettersi in salvo in volte il giro delle principali vie del centro, con atteggiamento spavaldo e territorio occupato dagli Alleati. minaccioso. Il loro intento era di intimorire e far capire alla popolazione, Il 1° ottobre i Tedeschi abbandonarono Napoli e si attestarono sul fiume che ormai nel suo territorio vigeva la loro legge di guerra. Volturno, per ritardare l’avanzata degli Alleati ed avere il tempo di appron- In paese, dopo qualche giorno, giunsero numerosi soldati tedeschi, che tare, più a monte, una linea difensiva, nota come Linea Gustav. Castelforte si acquartierarono nei locali della scuola elementare di Via Risorgimento e divenne un importante caposaldo di tale linea, con la presenza su tutto il suo della scuola media di Via San Rocco. I Tedeschi, ormai, da alleati si erano territorio di numerosi reparti tedeschi. trasformati in occupanti arroganti e adirati nei confronti degli Italiani. Sot- Gli Alleati, verso la metà di ottobre 1943, dopo aver superato lo sbar- to la minaccia delle armi requisirono animali da soma e da macello, e tutto ramento approntato dai Tedeschi sul Volturno, si diressero nella piana del ciò di cui avevano bisogno. Guai ad opporsi alla loro volontà. Inoltre obbli- Garigliano. Per consolidare le posizioni conquistate effettuarono, nella garono molti uomini al lavoro coatto per approntare le strutture difensive, prima decade di novembre, intensi bombardamenti, da terra e dal mare, su per il trasporto del materiale e dei beni requisiti ai cittadini. Castelforte, Santi Cosma e Damiano e Minturno, che causarono le prime Alcuni cittadini, che avevano osato opporsi alla razzia dei loro beni, fu- distruzioni e le prime vittime tra la popolazione. rono percossi e anche trucidati, senza esitazione, dai soldati tedeschi. Tra Il X Corpo d’Armata inglese, il 15 novembre completò lo schiera- le vittime della loro barbarie ci furono anche dei ragazzi e giovani, i quali mento lungo la sponda sinistra del Garigliano. A partire da questa data a causa dell’età e dell’inesperienza, non si erano resi conto del pericolo iniziarono i quotidiani cannoneggiamenti sui centri abitati degli Au- che avrebbero corso opponendosi alla requisizione degli animali avuti in runci, sia per distruggere le fortificazioni difensive, sia per preparare affido dai loro genitori. l’attacco alla Linea invernale (Winter line), antistante la Linea Gustav. Con il passare dei giorni le intenzioni dei Tedeschi divennero più evi- Castelforte si trovò in territorio di prima linea, con gravissime conse- denti. Infatti il 18 settembre ingiunsero ai cittadini di consegnare tutte le guenze per i cittadini e per il centro abitato. armi in loro possesso, di qualsiasi tipo. Il giorno 23, infine, dopo aver bloc- Per l’effetto di tali eventi, dalla fine del mese di ottobre 1943, il terri- cato tutte le vie d’uscita del paese, intimarono agli uomini, civili e militari,

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abili al lavoro, compresi nella fascia d’età 1900-25, di radunarsi nel pome- limentazione era costituita solo di pane raffermo, legumi, grano, grantur- riggio in località San Lorenzo, minacciando gravi sanzioni nei confronti dei co, noci, fichi secchi, carrube, lupini ed olive. renitenti e delle loro famiglie. Molti cittadini, per timore delle rappresaglie Durante il giorno era pericoloso accendere il fuoco in collina, dato che minacciate, soprattutto nei confronti delle loro famiglie, si presentarono; il fumo poteva richiamare l’attenzione dei Tedeschi o indurre gli Alleati a altri furono catturati con i rastrellamenti effettuati in tutte le località del bombardare la zona. Solamente quando era buio pesto si poteva cucinare paese, dopo aver bloccato ogni via d’uscita. qualcosa, schermando la fiamma. I pochi cittadini sfuggiti alla cattura si rifugiarono nelle colline retro- Periodicamente i cittadini dovevano scendere in paese per le provviste stanti, vivendo alla macchia come latitanti. Centinaia di cittadini furono alimentari, che avevano nascosto. Purtroppo, spesso trovavano le dispense e internati nei lager della Germania fino alla fine della guerra. Le donne do- i nascondigli svuotati. Alcuni, per tutelare i loro beni, lasciarono nelle case vettero sostituirsi agli uomini, svolgendo i lavori dei padri, dei mariti, dei le persone anziane o inferme, che non potevano affrontare i disagi della vita fratelli; in particolare dovettero provvedere alle necessità e alla protezione in collina. L’espediente si dimostrò inutile. delle loro famiglie, in territorio di guerra. I soldati tedeschi, con la complicità di alcuni compaesani collabo- L’atteggiamento ostile e insolente dei Tedeschi, si accentuò dopo il razionisti, depredavano le abitazioni, soprattutto quelle dei cittadini 13 ottobre 1943, quando il Governo dell’Italia del Sud dichiarò guerra benestanti, razziando vino, salumi, generi alimentari, biancheria e og- alla Germania. getti preziosi. Con il trascorrere dei giorni per i cittadini la situazione peggiorò ulte- Con il tempo le condizioni di vita in collina divennero insostenibili. riormente. Infatti il 16 ottobre il Comando tedesco ordinò lo sgombro to- Infatti la fame, le malattie, le pessime condizioni igieniche, le molestie dei tale della popolazione entro ventiquattro ore. A tale proposito, è doveroso parassiti, la carenza di acqua potabile, l’assenza di farmaci e di cure mediche ribadire, che per alcuni giorni il Comando tedesco mise a disposizione dei indussero la popolazione a rientrare alla spicciolata in paese. cittadini dei camion per raggiungere Roma, ove sarebbero stati ospitati in I Tedeschi, dopo aver valutato la difficile situazione in cui si trovava la apposite strutture. Stranamente solo in pochi accolsero l’invito. popolazione in territorio di guerra, decisero di allontanarla con rastrella- Gli altri cittadini, per timore di perdere tutti i loro averi, non intesero menti in massa, effettuati in modo sbrigativo, senza consentire di portare abbandonare il paese. Pur rischiando di incorrere in gravi sanzioni, non qualcosa per il viaggio. Nel raggruppare i rastrellati non tenevano conto eseguirono l’ordine di sgombro e restarono in paese, nella vana illusione della composizione dei nuclei familiari o del grado di parentela, accentuan- che gli Alleati avrebbero agevolmente ricacciato i Tedeschi in pochi giorni. done il dolore e la disperazione per la separazione. La decisione di restare fu una follia! Difatti la zona di Castelforte di- I soldati non parlavano l’italiano, impartivano gli ordini nella loro in- venne importante caposaldo della linea Gustav e territorio di prima linea comprensibile lingua, che nessuno capiva. Si facevano intendere con le per otto lunghi mesi. Il paese era sottoposto a quotidiani bombardamenti, percosse, i calci, le spinte dietro la schiena con le loro armi. In segno di divenendo teatro di scontri tra gli opposti schieramenti. disprezzo dicevano: “Italiani scheiss!” Non esitavano a percuotere anche Gli abitanti, dopo aver interrato o murato i loro beni negli scantinati bambini e anziani, che non capivano i loro intenti. Avevano ricevuto dai e nei sottoscala, si trasferirono in collina. La popolazione viveva nelle ca- loro superiori ordini perentori di evacuare la popolazione in poco tempo panne di strame e frasche, nelle caselle, nelle mànnere (fienili di montagna e senza indugio. Non dovevano perdere tempo, dato il gran numero di cit- costruiti con muri di pietra), in pratica all’addiaccio, nel periodo autunnale tadini che dovevano allontanare. Per tale motivo non esitavano ad aprire il caratterizzato da un tempo inclemente, con freddo, piogge e grandine. L’a- fuoco in caso di disubbidienza o ritardata esecuzione delle loro disposizio-

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ni. Durante i rastrellamenti, alcuni cittadini, che avevano osato allontanarsi Quando si esaurirono le disponibilità di accoglienza di Roma, gli sfollati dal loro gruppo per ricongiungersi ai familiari aggregati a un altro, a pochi furono trasferiti nelle località vicine, poi in quelle del Nord Italia, in Emilia metri di distanza, furono trucidati senza esitazione. Romagna, Lombardia e Veneto. Alle stazioni di partenza i soldati tedeschi I Tedeschi, per evacuare la popolazione effettuarono tre grandi ra- affidavano gli sfollati al personale civile italiano. strellamenti in massa, precisamente il 23 novembre, il 2 e il 26 dicembre A causa delle incursioni aeree e dell’interruzione della rete ferrovia- 1943. Nel rastrellamento del 23 novembre, quando i cittadini rientrava- ria, il viaggio durava quattro o cinque giorni. Il disagio degli sfollati era no in paese dalle colline retrostanti, ne allontanarono circa quattromila! accentuato anche dalla inadeguatezza dei mezzi di trasporto. Infatti erano Dopo attuarono solo improvvise e limitate catture di cittadini, fino ai pri- utilizzati treni con carri merci e bestiame, con uno strato di paglia sui pia- mi giorni di aprile 1944. nali, infestati di pulci e pidocchi. Gli sfollati, inoltre, pativano la fame e I rastrellamenti furono disposti dal Comando militare tedesco in Italia, il freddo, per il fatto che non avevano potuto portare con sé il necessario di concerto con il Governo della Repubblica Sociale di Salò. L’attuazio- per il trasferimento. ne dei rastrellamenti richiedeva una attenta pianificazione per l’impiego di mezzi, di soldati, nonché per predisporre le strutture di accoglienza nelle L’offensiva di Gennaio varie località. I Tedeschi, con l’effettuazione dei rastrellamenti, intende- vano ribadire che loro svolgevano un’azione umanitaria, allontanando la Il X Corpo d’Armata inglese, per valutare la capacità difensiva dei Tede- popolazione dalle zone di guerra, mentre gli Alleati la decimavano con i schi, il 30 dicembre 1943 effettuò un attacco tra Castelforte e Minturno, bombardamenti delle città e dei paesi. con modesti risultati strategici e subendo gravi perdite. I Castelfortesi, purtroppo, non capirono l’intento di quei rastrel- Dal 17 al 31 gennaio 1944, alle ore 21:00, vi fu il primo attacco in forze lamenti, sia pure effettuati con modi decisi e violenti. La paura di per- alla Linea Gustav denominato Offensiva invernale, pianificato dal X Corpo dere i loro averi, condizionò il loro comportamento. In quel periodo d’Armata britannico, con l’impiego delle Divisioni 5a, 46a e 56a. Nel setto- i cittadini erano terrorizzati alla vista dei soldati tedeschi. Quando ne re di Castelforte operò la 56a Divisione di fanteria, composta dalle Brigate vedevano uno, anche da lontano, fuggivano o si nascondevano, poiché 167a, 168a, 169a e 201a, con l’intento di occupare: temevano di essere catturati. - Castelforte e proseguire in direzione di Ausonia e S. Giorgio a Liri; Gli sfollati erano radunati in contrada Arole di Santi Cosma e Damiano; - Colle Salvatito e Santi Cosma e Damiano; da qui, con camion o a piedi, erano condotti a Coreno Ausonio, ove erano - , Monte Valle Martina, Monte Fuga, Monte Ornito e Monte Maio. ospitati nella Chiesa di Santa Margherita, trasformata in centro di raccol- I bombardamenti effettuati in preparazione dell’attacco provocarono ta. L’indomani erano avviati alle stazioni ferroviarie di Ceprano, Ferentino la quasi totale distruzione dell’abitato di Castelforte, con molti feriti e e Priverno Fossanova, dove con treni merci e bestiame erano trasferiti a morti tra i civili. Roma, e sistemati nelle apposite strutture di assistenza. I Tedeschi si trovarono in enorme difficoltà a fronteggiare l’assalto delle Secondo alcune testimonianze, quando i rastrellati erano raggruppati unità inglesi. Difatti erano sul punto di capitolare. I soldati tedeschi, che in stazione, in attesa del treno, si verificarono delle incursioni aeree degli avevano iniziato la ritirata, quando si imbattevano nei civili, chiedevano Alleati, con lancio di bombe, che determinavano il panico e il fuggifuggi l’indicazione della strada per Ausonia. La popolazione viveva la situazione generale. Alcuni, nel parapiglia, coglievano l’occasione per ritornare ca- con grande trepidazione. Da un lato temeva per la propria vita a causa dei parbiamente in paese. devastanti bombardamenti, dall’altro auspicava fortemente che le loro sof-

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ferenze finissero con la definitiva disfatta del Tedeschi. Purtroppo alcuni ricolo da affrontare era costituito dalle mine e dalla stretta sorveglianza dei reparti della 29a Divisione Panzergrenadier, giunti di rinforzo dall’inter- soldati tedeschi, i quali aprivano il fuoco su coloro che attraversavano quelle no, riuscirono ad evitare la resa. zone. Tale rigore era dovuto al fatto che i cittadini, giunti in territorio alle- L’Offensiva invernale nel settore di Castelforte si concluse il 19 gennaio ato potessero fornire preziose informazioni sulla consistenza e dislocazione 1944. Gli Inglesi, pur non riuscendo a travolgere lo sbarramento difensivo dei loro reparti in paese. nemico, ottennero un importante successo sul piano strategico. Infatti ri- Molti cittadini persero la vita nell’attraversamento dei campi minati, uscirono ad attestarsi sulla piana, a destra del fiume Garigliano, occupando uccisi dai Tedeschi o saltati sulle mine. I loro corpi, assieme a quelli dei importanti zone del territorio di Santi Cosma e Damiano e Castelforte: soldati tedeschi e alleati, rimasero sul terreno sino alla liberazione del Grunuovo, Campomaggiore, Colle Salvatito, San Lorenzo, Rio Rave (tratto paese. L’attraversamento di Rio Rave provocò il maggior numero di vit- terminale), Petrete, Ripitella, San Cataldo, Viaro, Suio, Valle di Suio, Suio time civili, tanto da essere ricordato come Il percorso della morte o La Terme, i rilievi da Colle Cimprone a Monte Castelluccio, i Monti Furlito, valle della morte. Fuga, Purgatorio e Ornito. Praticamente gli Alleati arrivarono a ridosso dei I Tedeschi, che presidiavano il paese, stranamente, nei giorni 13, 14 e 15 centri abitati di Castelforte e Santi Cosma e Damiano. I Tedeschi, per pro- febbraio del 1944, permisero ai cittadini di attraversare, in assoluta sicu- teggere il loro territorio, approntarono ampie zone con mine e reticolati. rezza, la linea del fronte per raggiungere la zona occupata dagli Alleati. In La situazione della popolazione, dopo la conclusione dell’Offensiva in- pratica consentirono l’esodo della popolazione per metterla in salvo. vernale, divenne insostenibile, senza prospettive per il futuro. L’abitato era Dopo tale esodo, in paese rimasero in pochi, soprattutto vecchi e malati, sottoposto a giornalieri bombardamenti, con l’impiego anche delle terribili quelli che non erano nelle condizioni di superare una zona accidentata e bombe Sharapnel, per snidare i Tedeschi arroccati tra le macerie, nono- difficile da percorrere. stante gli Alleati fossero a conoscenza che vi erano rimasti molti cittadini. Nella Piana del Garigliano, all’inizio della primavera del 1944, fu di- Infatti una bomba Sharapnel, nei primi giorni di marzo 1944, in località sposto l’avvicendamento tra il X Corpo d’Armata britannico e il II Corpo Capo di Ripa, provocò nel cortile interno di uno stabile, la morte di sette d’Armata americano, a cui era aggregato il Corpo di Spedizione Francese, persone e il ferimento di una ottava. costituito da soldati coloniali del Nord Africa, che erano tristemente famosi Le abitazioni, ormai, erano distrutte o danneggiate; le scorte alimentari per la loro brutalità. erano esaurite. Inoltre, l’assenza di cure mediche, le malattie da raffredda- Alcuni soldati tedeschi, che ben conoscevano la ferocia delle truppe co- mento ed infettive, le molestie dei parassiti, le infezioni cutanee e le pessime loniali francesi, fecero capire ai cittadini, soprattutto quelli che avevano condizioni igieniche resero impossibile vivere a Castelforte. La popolazio- famiglie con donne e ragazze, che dovevano assolutamente abbandonare il ne, ormai ridotta allo stremo, si rese conto che era stato un grave errore paese, per non subire la loro violenza e la loro crudeltà. restare, non abbandonare il paese. Ai cittadini non restò che tentare una disperata sortita, attraverso la pe- ricolosissima linea del fronte, protetta dai campi minati, per recarsi al di là Gli sfollati nel Nord e nel Sud Italia del fiume Garigliano. In paese tutti conoscevano i sentieri che conducevano verso la salvezza, Nelle zone di destinazione del Nord Italia gli sfollati furono assistiti cioè nel territorio occupato dagli Alleati: San Martino (Sciesa), Capanna dall’ECA, trasformata in Ente Assistenza Fascista. Durante i primi giorni (Petrete), Santo (attuale Campo Sportivo), Rio Rave e Colle Salvatito. Il pe- dall’arrivo, le famiglie del luogo ospitarono nelle loro case gli sfollati,

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fin quando non furono sistemati negli alloggi che erano stati predisposti. Le stalle erano moderne, ampie, pulite e con l’illuminazione a luce elet- Gli sfollati di Castelforte e delle zone vicine ebbero la fortuna di essere trica. Al loro interno i contadini potevano manovrare i carri e i mezzi mec- stati trasferiti in un territorio molto sviluppato economicamente, nel quale canici per il trasporto del foraggio, dei bidoni del latte e per la rimozione i contadini avevano raggiunto un tenore di vita ben diverso da quello del del letame. Durante i pomeriggi e le sere invernali i contadini e le loro fa- Meridione. In tali zone poterono rifocillarsi e recuperare le energie, dopo miglie si radunavano nelle stalle per riscaldarsi e conversare piacevolmente tante sofferenze, soprattutto con l’aiuto della popolazione, che fu ospitale, al tepore irradiato dai corpi dei bovini. solidale e generosa nei loro confronti. Ma in quelle zone, purtroppo, era In quel periodo l’agricoltura nel Nord Italia era già abbastanza mecca- ancora in atto la guerra. nizzata e avanti alcuni decenni rispetto a quella del Meridione. Molti sfollati Gli sfollati, oltre a ricevere un sussidio giornaliero pro capite, detto di sfol- furono ospitati anche nelle fattorie, le cosiddette Corti, tipiche della zona. lamento, erano aiutati con altre forme di sostegno, quali la distribuzione di In ciascuna Corte vivevano il proprietario (non sempre), il fattore e una de- indumenti, il rilascio della tessera annonaria, le offerte di impiego o di lavoro, cina di famiglie di contadini. Era assimilabile a una piccola comunità con- a seconda dell’istruzione e della condizione sociale. Agli artigiani fornirono gli tadina, ove si coltivavano i campi e si allevavano bovini, suini e animali da strumenti necessari per svolgere il loro mestiere. Molti bambini furono ospita- cortile. Dal punto di vista alimentare era una comunità autosufficiente. Per ti dalle famiglie del luogo per l’intero periodo dello sfollamento. il foraggio dei bovini i contadini coltivavano estesi campi di rape e bietole. I giovani e gli uomini abili alle armi, però, erano indotti ad arruolarsi Alcune sfollate chiedevano ai contadini se potevano raccogliere un po’ di nelle brigate nere della Repubblica Sociale di Salò, pena la immediata so- verdura per cucinarla. L’assenso era accompagnato da stupore, poiché essi spensione degli aiuti alle loro famiglie. In quella situazione era impossibile non la utilizzavano come alimento e non conoscevano i modi di cucinarla. il rifiuto di adesione. Ma il loro stupore fu enorme, quando videro alcune donne che, secondo la Tra gli sfollati ed i residenti si instaurarono rapporti di sincera e affet- tradizionale usanza del Meridione, dopo la mietitura del grano, andavano tuosa amicizia, che durarono per molti anni dopo la fine della guerra. nei campi a spigolare. A quelle donne dicevano che non c’era bisogno di Nei primi tempi la comunicazione tra sfollati e residenti era difficile, per raggranellare le spighe, poiché avrebbero potuto dar loro la quantità di gra- il fatto che ciascuno utilizzava il proprio dialetto, poiché la lingua italiana no che desideravano. all’epoca era poco conosciuta dal ceto popolare. Solo poche persone erano in grado di utilizzarla, quelle che avevano ricevuto un certo livello di istru- I cittadini, che riuscirono a raggiungere la salvezza al di là del fiume Ga- zione. Per tale motivo nei primi tempi la comunicazione era soprattutto rigliano, la sponda sinistra, erano accolti dagli Alleati con gentilezza, puliti gestuale e mimica. Poi la situazione migliorò, poiché gli sfollati impararono e rifocillati, ma dovevano sottoporsi a degli interrogatori tendenti ad ot- i termini di uso comune del dialetto locale. tenere da loro informazioni sul dislocamento dei Tedeschi in paese e sui Gli sfollati ospitati nelle zone rurali dell’Emilia Romagna, Lombardia e sentieri sicuri per aggirare i campi minati. Inoltre dovevano fornire le loro Veneto furono impressionati dall’estensione dei campi, dai mezzi mecca- generalità, che erano trascritte in appositi registri. Al termine del colloquio nici utilizzati, dall’abbondanza dei raccolti, dalla grandezza e dalla raziona- marcavano il loro braccio con un timbro. Questa operazione faceva venire lità delle stalle. Per l’aratura dei campi utilizzavano trattori. Per le piccole in mente la marcatura del bestiame. estensioni di terreno, invece, adoperavano aratri trainati da buoi. Quando Gli Alleati erano molto diffidenti nei confronti dei profughi giovani e di era il tempo della mietitura del grano, nelle aie delle fattorie, per alcuni età media, poiché ritenevano che potessero essere dei sabotatori o spie dei giorni, si effettuava la trebbiatura con grosse trebbie meccaniche. Tedeschi. Le persone sospette erano trattenute per alcuni giorni in apposite

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strutture e sottoposte ad accurate indagini, prima del rilascio. Al termine a casa loro, piuttosto che restare nelle località di accoglienza. Il loro rientro offrivano la possibilità di lavorare per loro con retribuzione e vitto. avvenne alla spicciolata, con mezzi di fortuna e a proprie spese. Da Sessa Tutti gli sfollati erano condotti prima a Sessa Aurunca, poi nel Centro Aurunca, Mondragone e altre zone vicine, tornarono a piedi. Trovarono raccolta di Mondragone, ove erano sottoposti a disinfezione e, se malati, il paese raso al suolo. Ovunque erano sparsi carri armati e automezzi fuori curati. Dopo erano trasferiti nelle altre località della provincia di Caserta, uso, cassette di munizioni, ordigni, armi, materiale militare di ogni genere. della Calabria, della Basilicata e della Sicilia. Mancava l’acqua, poiché i pozzi erano stati distrutti o inquinati. Rovistava- I Castelfortesi, che si misero in salvo in territorio degli Alleati, a diffe- no tra le macerie delle loro case, per recuperare tutto ciò che potesse essere renza di quelli rastrellati dai Tedeschi, poterono portarsi dietro qualcosa, utile. Sgombravano dalle macerie i piani terra delle abitazioni per rimediare cioè gli effetti personali, i risparmi e gli oggetti più preziosi che possedeva- un riparo, sia pure precario, in attesa dell’avvio della ricostruzione. no. Con quelle poche risorse riuscirono a far fronte alle loro prime neces- sità nelle zone di accoglienza. Gli sfollati dal Nord Italia, invece, rientrarono dopo il 25 aprile 1945, La sistemazione degli sfollati nel Sud Italia non era paragonabile a quella alla fine della guerra, in attuazione di un piano organizzato e gestito dal di coloro che furono rastrellati dai Tedeschi e condotti a Roma e alle località Governo e dal Comando alleato. Con camion militari, dalle zone di acco- del Nord Italia. Difatti nel Sud non erano state predisposte le strutture di glienza, furono condotti al Centro raccolta di Bologna, ove rimasero qual- accoglienza gestite dalle Prefetture e dai Comuni. Nel Sud l’assistenza con- che giorno. Poi in treno furono trasferiti a Roma. Da qui, con camion, sisteva nella rara distribuzione di generi alimentari e indumenti. attraverso la SS 7 Appia, finalmente ritornarono a Castelforte. La condizione precaria degli sfollati era accentuata anche dal fatto che l’economia locale era basata sul latifondo, con rapporti tra proprietari e Al termine della battaglia il centro abitato era ridotto a un immenso cu- contadini, che evocavano il medioevo. Inoltre i piccoli proprietari terrieri, mulo di macerie, su cui svettava la Torre medievale, unico manufatto ri- per le loro condizioni economiche, non erano in grado di aiutare gli sfol- masto in piedi. La folta vegetazione delle retrostanti colline, costituita di lati. Per tale motivo alcuni sfollati, non riuscendo a trovare un lavoro o a uliveti, querceti e macchia mediterranea, era scomparsa. Il paese era com- svolgere la loro attività, si ingegnarono per sopravvivere. pletamente distrutto, con i pochi abitanti stremati dalla sofferenza, che si Alcuni, per reperire un po’ di risorse finanziarie, si dedicarono al com- aggiravano tra le rovine come fantasmi. mercio ambulante. Compravano olio e prodotti tipici locali e in treno si Nei primi anni del dopoguerra, data la devastazione subita, si riteneva recavano a Napoli per venderli. Non potevano portare grandi quantità di impossibile la ricostruzione e la rinascita del paese. Si pensò addirittura di merce, poiché i controlli erano frequenti. Se erano sorpresi rischiavano ricostruirlo nella piana. La ricostruzione fu lenta e faticosa, durò alcuni sanzioni previste dalla legge per la pratica del mercato nero, cioè del merca- decenni, con i segni della guerra impressi nella struttura urbana. to clandestino di prodotti vietati. Le tracce della guerra sono state cancellate dalla laboriosità dell’uomo e dal trascorrere del tempo. Anche la risonanza degli eventi bellici e del- In base ad alcune testimonianze raccolte, gli sfollati, soprattutto in alcu- le vicissitudini della popolazione si è notevolmente attenuata, a causa della ne zone del Casertano, se raccoglievano nei campi la cicoria o altra verdura scomparsa di molti protagonisti. Di quel doloroso passato sopravvive il ri- selvatica o qualche frutto, erano allontanati dai proprietari. cordo dei pochi testimoni ancora in vita, quelli che all’epoca erano ragazzi Per le difficili condizioni di vita, gli sfollati dal Sud iniziarono a rientrare o giovani. Purtroppo, con il naturale avvicendamento delle generazioni, la appena seppero della liberazione di Castelforte. Preferivano una vita grama loro memoria diretta, nel giro di pochi anni, scomparirà.

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Ci vollero anni di sacrifici e di duro lavoro per la rinascita del paese. fiume Garigliano alla foce del fiume Sangro, cioè dal Tirreno all’Adriatico. La ricostruzione e la bonifica del territorio dagli innumerevoli ordigni Difatti il suo esito consentì agli Alleati di occupare agevolmente Cassino, il bellici, specialmente dalle mine nei terreni agricoli, richiesero urgenti e successivo giorno 18, di liberare la Provincia di Littoria e di avanzare verso specifici lavori. Roma e il Nord Italia. Nel dopoguerra era pericoloso vivere in paese, soprattutto per i ragazzi, Dalla ricca documentazione esistente negli archivi storici degli eserciti i quali, per la loro vivacità e irrequietezza, erano indotti a scorazzare e rovi- che parteciparono alla battaglia, e dalla puntuale ricostruzione effettuata dal stare ovunque, a manipolare armi abbandonate e ordigni, con grave perico- generale Mario Puddu, nel suo libro “La battaglia di Castelforte”, si evince lo per la loro incolumità. Per tale motivo alle famiglie, specialmente quelle che i Tedeschi ritenevano rilevante la posizione strategica di Castelforte nel con ragazzi e giovani, l’autorità comunale consigliò di trasferirsi nei campi loro schieramento difensivo. profughi di Latina e Roma e ritornare quando le condizioni lo avrebbero In previsione dello scontro finale, il piano difensivo tedesco, nel settore consentito. Si trattò, per loro, di un altro periodo di sfollamento. di Castelforte-Santi Cosma e Damiano, prevedeva l’impiego delle seguenti unità da combattimento: Il bilancio dei Castelfortesi, militari e civili, deceduti nei campi di bat- - Reggimenti 211°, 194° e 191° della 71a Divisione di fanteria e del Reggi- taglia, durante e dopo la guerra, fu molto pesante, intorno al 10% della mento 131° della 44a Divisione di fanteria. popolazione! Di alcuni caduti si persero le tracce e non furono registrati. Data l’importanza del fronte, ai reparti fu impartito l’ordine di resiste- Inoltre nel dopoguerra numerose persone rimasero mutilate a causa delle re sino all’ultimo uomo, poiché Hitler non avrebbe più tollerato ulteriori mine e dei residuati bellici, ma non fu compilato l’elenco. ripiegamenti dell’esercito in Italia, dopo le ritirate dovute agli sbarchi degli Alleati in Sicilia e a Salerno, e dopo l’abbandono di Napoli. Oggi, osservando Castelforte dalla piana o dai rilievi circostanti, sembra Sul fronte di Castelforte i reparti tedeschi furono messi a presidio dei inverosimile che esso sia stato un importante punto strategico della Linea seguenti settori: Gustav e teatro di cruente battaglie, per otto lunghissimi mesi. - il 211° Reggimento schierato nella Valle dell’Ausente, nei pressi di Cerri Ora si auspica soltanto che la follia dell’uomo non determini una nuova Aprano, a difesa della SS 630 Formia-Cassino, il cui controllo avrebbe per- ricaduta nella barbarie, con il ripetersi di una tragedia analoga a quella do- messo agli Alleati di raggiungere la SS 6 Casilina ed incunearsi nella Valle lorosamente patita nel passato e faticosamente superata. La lezione dell’ul- del Liri; timo conflitto mondiale è stata molto severa. Si spera che almeno sia servita - il 194° Reggimento, collocato nell’abitato di Castelforte-Santi Cosma e a far riflettere sul dramma e sulla follia delle guerre. Damiano per presidiare la strada che conduce a Coreno Ausonio e Ausonia, immettendosi poi nella SS 630; La Battaglia di Castelforte - il 191° Reggimento posizionato ad est del bacino montano di Rio Grande, versante Monte Ceschito; Sono trascorsi settant’anni dalla battaglia di Castelforte, combattuta - il 131° Reggimento posto tra Monte Faìto e S. Ambrogio sul Garigliano. dall’11 al 13 maggio 1944, dopo otto mesi di assedio, che si concluse con la I Tedeschi erano consapevoli che il cedimento del settore di Castelforte vittoria degli Angloamericani, ottenuta con il decisivo apporto del Corpo avrebbe consentito agli Alleati di raggiungere la SS 630, sia attraverso il lato di Spedizione Francese. La battaglia contribuì allo sfondamento della Linea sinistro del torrente Ausente, sia dall’abitato di Castelforte e Santi Cosma e Gustav, poderoso baluardo difensivo approntato dai Tedeschi dalla foce del Damiano. Difatti gli Alleati, in caso di sfondamento della linea difensiva in

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tale settore, avrebbero potuto immettersi con le loro poderose unità coraz- - la 3a Divisione di fanteria algerina, con il 4° Reggimento tiragliatori, un zate nella SS 6 Casilina, accerchiare la fortezza di Cassino e penetrare nella battaglione carri, un battaglione caccia carri e un battaglione da ricogni- Valle del Liri per dirigersi verso Roma. zione Spahis, puntò su Castelforte da est (Colle Cimbrone, Colle Siola e S. Martino), da sud (Via Garibaldi e Tore Castelluccio) e da ovest (Monte Il piano di attacco degli Alleati, da Monte Castelluccio (zona Suio Terme Cianelli, Ventosa e Santi Cosma e Damiano); - Valle di Suio) alla Valle del torrente Ausente (Cerri Aprano), era affidato - la 4a Divisione da montagna marocchina, partendo da Monte Fuga e Mon- alle seguenti unità: te Furlito, affiancò prima la 3a Divisione algerina nella fase iniziale dell’at- - la 1a Divisione motorizzata France Libre (Brigate 1a, 2a e 4a), la 2a Di- tacco a Castelforte, poi proseguì in direzione di Monte Petrella, Monte Re- visione di fanteria marocchina (4° Rtm, 5° Rtm e 8° Rtm), la 3a Divisione vole, Esperia e Monte d’Oro. di fanteria algerina (3° Rt algerino, 4° Rt tunisino e 7° Rt algerino), la - La 88a Divisione americana, invece, iniziò a muoversi dalla Valle del tor- 4a Divisione da montagna marocchina (Reggimenti 1°, 2° e 6°), Goumiers rente Ausente in tre direzioni: (Gruppi Tabors irregolari 1°, 3° e 4°) e la 88a Divisione americana (Reggi- - il 350° Reggimento da Colle Salvatito risalì la Valle sinistra del Torrente menti 349°, 350° e 351°). Ausente per occupare Monte Cerri, Monte Cianelli, Monte Rotondo, in L’assalto alla Linea Gustav, noto come Operazione Diadem, scattò alle modo da assicurare la protezione del fianco sinistro ai reparti della 3a Divi- ore 23:00 precise, del giorno 11 maggio 1944, su tutto il fronte che si esten- sione algerina, che avanzavano verso Santi Cosma e Damiano e Castelforte, deva dalla foce del fiume Garigliano a Cassino. L’ordine fu impartito in per procedere in direzione di Monte Civita; codice, via radio dalla BBC, a tutti i reparti. Simultaneamente, sulle posta- - il 351° Reggimento puntò su Tame e Santa Maria Infante; zioni tedesche, disposte lungo la linea, si abbatté un inferno di fuoco prove- - il 349° Reggimento si mosse su S. Vito per attaccare da est la frazione di niente dal mare e dalle vallate dei fiumi Garigliano e Rapido, con distruttive Tufo di Minturno. esplosioni. Il cielo, solcato da innumerevoli scie dei proiettili traccianti, fu illuminato a giorno da una miriade di bengala per guidare i tiri dell’arti- In territorio di Minturno, dal torrente Ausente al mare, la 85a Divisione glieria. Era un fuoco preparatorio, effettuato con circa 1600 pezzi di arti- americana seguì tre direttrici di attacco: glieria, di vario calibro, per mettere fuori uso le postazioni nemiche prima - il 339° Reggimento si mosse in direzione di Tremensuoli, Colle S. Marti- dell’entrata in azione dei reparti di assalto, che coincise con il sorgere della no, Monte dei Pensieri, S. Domenico e Scauri; luna, previsto per le ore 23:30 precise. - il 338° Reggimento, partendo da sud-ovest del cimitero di Minturno, Al termine del cannoneggiamento, lungo tutto il fronte, le unità da procedette su Solacciano, Cave d’Argilla e verso la dorsale ovest. combattimento alleate entrarono in azione, secondo il seguente piano: - il 337° Reggimento si spinse a nord e a ovest del Colle S. Martino, per - la 2a Divisione di fanteria marocchina, dalla zona di Suio e Valle di Suio, prepararsi ad attaccare Spigno Saturnia. si mosse in direzione di Monte Faìto, Monte Garofano, Monte Feuci, Mon- te Maio, Monte Agrifoglio, Colle Castellone e Colle Cantalupo; Dopo la prima giornata di combattimenti, cioè la sera del 12 maggio, gli - la 1a Divisione motorizzata France Libre, inizialmente coprì il fian- Alleati avevano il controllo di gran parte dell’abitato di Castelforte e San- co destro alla 2a Divisione di fanteria marocchina, poi procedette in ti Cosma e Damiano, nonché del primo tratto della rotabile per Coreno direzione di Bosco Castelluccio, Conca di S. Andrea, S. Ambrogio sul Ausonio e Ausonia, a ridosso delle zone ove erano dislocati i comandi dei Garigliano e S. Apollinare; reggimenti tedeschi.

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Il 194° Reggimento della 71a Divisione fanteria tedesca, nell’abitato di Con la liberazione di Castelforte e Santi Cosma e Damiano, alcuni abi- Castelforte, oppose una strenua resistenza ai reparti della 3a Divisione di tanti, sopravvissuti al lungo assedio ed alla battaglia finale, quando riteneva- fanteria algerina, impegnandoli in combattimenti corpo a corpo e casa per no che ormai le loro sofferenze fossero terminate, dovettero subire l’affron- casa, per circa due giorni, subendo gravissime perdite. Tra morti, feriti e to e l’oltraggio delle violenze perpetrate da una parte dei loro liberatori, i prigionieri, il reggimento fu decimato. famigerati goumiers, ai quali era stato concesso, in caso di vittoria, di fruire Il comandante della 71a Divisione, generale W. Raapke, la sera del 12 di “50 ore di carta bianca”, cioè di assoluta libertà e impunità. maggio fu costretto ad impartire alle sue unità l’ordine di ripiegamento. Si trattò di una violenza brutale e disumana, nei confronti di una popo- La svolta della battaglia si ebbe il giorno successivo, il 13 maggio, quando lazione stremata da otto mesi vissuti in territorio di prima linea. Tale violen- i reparti della 2a Divisione di fanteria marocchina travolsero lo sbarramento za non può essere assolutamente giustificata, soprattutto per il fatto che fu difensivo tedesco di Monte Feuci, Monte Maio, Colle Agrifoglio e Monte compiuta dalle unità del Corpo di Spedizione Francese, aggregato alle Forze Garofano, aprendo una breccia di circa 12 Km nel sistema difensivo della Alleate, di cui facevano parte anche reparti italiani nel settore di Cassino. 71a Divisione tedesca. Il generale W. Raapke, consapevole della drammatica situazione in cui Il 13 maggio 1944, a conclusione della battaglia di Castelforte, gli si trovavano le sue unità, reiterò in chiaro l’ordine di ritirata, senza temere Alleati avevano il controllo delle località attraversate dalla SS 630. Per di essere intercettato dal nemico. Era la constatazione del cedimento della sfruttare il loro vantaggio attuarono una strategia finalizzata ad impedi- Linea Gustav, dopo otto mesi di assedio, con cruenti combattimenti, che re alle unità tedesche di riposizionarsi nelle retrostanti linee difensive causarono distruzione e morte in un vastissimo territorio. Dora e Hitler-Von Senger, che avevano predisposto, in caso di cedimen- A tale proposito è opportuno sottolineare che il successo nel settore di to della Linea Gustav. Data la difficile situazione in cui si trovavano, i Monte Maio fu possibile soprattutto per il fatto che, in precedenza, gli Al- reparti tedeschi furono costretti a battere in ritirata verso il Nord, cer- leati, al termine dell’offensiva iniziata il 17 gennaio 1944, si erano attestati cando di contenere le perdite. sulla riva destra del fiume Garigliano, controllando una vasta zona del ter- Gli Alleati avevano una schiacciante superiorità di mezzi e di uomini, ritorio di Santi Cosma e Damiano e Castelforte, precisamente dal torrente con il supporto delle forze aeree. Lungo la costa tirrenica avevano anche Ausente a Suio e Valle di Suio. l’appoggio navale. I loro attacchi spesso erano preceduti da distruttivi Gli Alleati a Suio Terme e Valle di Suio, in previsione dell’attacco alla Li- bombardamenti dal cielo e dal mare, che mettevano fuori uso le fortifi- nea Gustav, costruirono delle strade fino alla località Retelle, in prossimità cazioni nemiche. di Monte Fuga, Monte Furlito e Monte Ornito, strade tuttora esistenti ed utilizzate dal Corpo forestale. A conclusione della battaglia di Castelforte, gli Alleati incalzarono i Te- In assenza di tali strade, le unità da combattimento della 2a Divisione di deschi, che avevano iniziato a ritirarsi con tutti i loro reparti verso il Nord, fanteria marocchina certamente non avrebbero potuto conquistare le po- seguendo tre direttrici: sizioni nemiche di Monte Feuci, Monte Maio, Colle Agrifoglio e Monte Scauri-Formia-Itri; Garofano, difese dal 191° Reggimento della 71a Divisione di fanteria te- Castelforte-Ausonia-Esperia-Pico; desca, in una zona impervia, brulla e senza vie di comunicazione. Infatti i Monti Aurunci-Itri-Pico. rifornimenti alle unità attaccanti poterono essere assicurati con l’impiego I Tedeschi nella fase iniziale delle operazioni belliche opposero una dei reparti di salmerie, che utilizzarono quelle strade. tenace resistenza, che, man mano, con il passare dei giorni, si affievoliva

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sempre di più. Difatti furono costretti a fronteggiare la massiccia offensiva Il 21 maggio, con la presa di Monte Appiolo del territorio di Pastena, ter- alleata solamente con i reparti, che da mesi erano schierati sul fronte, senza minò la battaglia del Garigliano, iniziata il precedente 11 maggio 1944. ricevere rinforzi e munizioni. Lo sfondamento della linea Gustav, uno degli eventi bellici più rilevanti L’attacco alleato alla fascia costiera, che riguardava Minturno, Formia del secondo conflitto mondiale, consentì la liberazione di gran parte del e Gaeta, fu affidato ai reparti della 85a Divisione di fanteria americana. territorio nazionale, ove di fatto la guerra terminò un anno prima. Le operazioni militari furono precedute da un intenso e distruttivo bom- Infatti l’esercito tedesco, incalzato dagli Alleati, dovette arretrare fino bardamento aeronavale, che mise fuori uso molte postazioni nemiche, ma alla Toscana, Marche ed Emilia Romagna, ove si attestò in una nuova linea provocò enormi danni anche ai centri urbani. Nonostante ciò, i Tedeschi difensiva, la Linea Gotica, che si estendeva da Apuania (Massa-Carrara) a riuscirono ad opporre una tenace resistenza, infliggendo pesanti perdite Rimini e Pesaro, per una lunghezza di circa 300 Km, con l’intento di pro- agli Alleati. Ma dovettero capitolare, sopraffatti dalla schiacciante superio- teggere la Valle del Po e le zone industriali della Lombardia. rità del nemico. La conquista di S. Maria Infante, frazione di Minturno, La Linea Gotica comprendeva le Alpi Apuane, le Colline della Carfagna- fu un caso unico nella storia delle battaglie di tutti i tempi: fu conquistata e na, l’Appennino Modenese, l’Appennino Bolognese, l’Alta Valle dell’Arno, perduta per ben 17 volte dai reparti combattenti. La località fu liberata il 14 la Valle del Tevere e l’Appennino Forlivese. Bloccò l’avanzata degli Alleati maggio, ma ormai era ridotta a un cumulo di macerie. per circa un anno, fino alla primavera del 1945, ritardando la conclusione della guerra in Italia. Gli Alleati proseguirono l’inarrestabile avanzata, occupando nei giorni suc- cessivi varie località. Il 15 maggio liberarono Spigno Saturnia, dopo quattro giorni di sanguinosi combattimenti casa per casa. Il giorno 16 i Tedeschi ab- bandonarono Scauri e consentirono il facile ingresso dei reparti alleati. Le truppe coloniali del Corpo di Spedizione Francese conquistarono Mon- te Petrella e Monte Revole, poi proseguirono lungo gli impervi rilievi dei Monti Aurunci. Durante l’avanzata furono riforniti di armi e viveri dagli aerei mediante lanci di paracadute. La popolazione civile, che si era illusa di trovare in quelle zone un riparo sicuro dalla furia della guerra, sperimentò la loro brutale e disumana violenza. Il 17 maggio gli Americani occuparono Maranola. Il giorno dopo entra- rono a Formia. Il 19 maggio furono liberate Gaeta e Itri. Invece Campodimele, lo stesso giorno, fu occupata dalle truppe coloniali francesi, dopo aver preso Monte Faggeto il 17 maggio. Anche gli abitanti di Campodimele dovettero subire i saccheggi e la bestialità dai loro liberatori. Il 20 maggio furono liberate Fondi e Sperlonga. Il giorno 21 fu presa Lenola, i cui abitanti dovettero subire l’oltraggio delle truppe coloniali francesi.

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Carri armati Sherman bombardano Castelforte e SS. Cosma e Damiano Castelforte - SS. Cosma e Damiano, 13 maggio 1944: i tedeschi dislocati a difesa della “Piccola Cassino” si arrendono alle truppe algerine del Corpo di Spedizione Francese

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I Genieri tedeschi manomettono la linea ferroviaria tra le stazioni di Itri e Formia Stazione ferroviaria di Itri: i tedeschi minano un traliccio

50 51 Parole, Simboli e Segni della Memoria La Linea Gustav

Formia: colonna di Sherman attraversa via Vitruvio e truppe motorizzate americane si Gaeta: gli effetti dei bombardamenti nel quartiere Medioevale mentre una pattuglia preparano per attaccare Gaeta alleata effettua in jeep una prima ricognizione

52 53 SETTANT’ANNI FA

IL FRONTE DEL NORD

Attacco aereo a Cisterna Parole, Simboli e Segni della Memoria Il Fronte del Nord

di Pier Giacomo Sottoriva L’affondamento del “Santa Lucia”

i sono volute decine di anni perché le nuove generazioni comin- L’episodio più tragico della guerra pontina fu, come s’è detto, l’affonda- Cciassero ad impadronirsi della esperienza della seconda guerra mento del traghetto, ed esso merita una speciale menzione, perché la storia mondiale in provincia di Latina. Questo da un lato non deve sorpren- documentale ha fatto definitiva chiarezza solo a distanza di 60 e più anni. dere, se è vero che ancora oggi, 100 anni dopo, continuano a pubbli- Vediamo come. Il “Santa Lucia” era un piroscafo di 452 tonnellate appar- carsi libri e si celebrano ricordi sulla grande tragedia dell’altra guerra, tenente alla società napoletana SPAN, che collegava un paio di volte la set- la prima. Evidentemente l’Uomo ha bisogno di una lunga macerazione, timana Napoli e Gaeta alle isole di Ventotene e Ponza, dove la popolazione ha bisogno delle nuove generazioni per digerire il suo dolore, ha biso- locale era stata notevolmente incrementata dai confinati politici là relegati gno di tempo per elaborare la memoria di quel dolore per consegnarlo dal fascismo. Il 23 luglio 1943, nel tragitto Napoli-Ventotene, la nave fu at- ad altri, ma depurato delle angosce dell’immediatezza e trasformato in taccata in mare aperto, non lontano dall’isola pontina: per la verità sembra memoria consapevole, in memoria civica, o in simbolo della comuni- che le bombe che le piovvero a non grande distanza fossero solo gli “scarti” tà locale, come accade a Cisterna che ha sintetizzato la sua esperienza di un’azione aerea condotta altrove e che gli aerei non erano riusciti a sgan- bellica nel ricordo dell’esodo forzato dell’intera sua popolazione nel ciare e di cui si liberavano, come d’uso, lanciandole in mare. Stavolta per giorno 19 marzo 1944. O come è avvenuto per e Ter- poco non centrarono il piroscafo, forse del tutto casualmente. La nave era racina, che ricordano il 4 di maggio l’eccidio consumato dai tedeschi riuscita ad evitare danni, e passeggeri ed equipaggio se l’erano cavata solo nel 1944 a Borgo Montenero. O come a Formia, anch’essa unita alle con molta paura. Il giorno successivo, il “postale” era partito di buonora da tragedie della guerra dal massacro di otto suoi figli nella pendice colli- Ponza, dove aveva caricato 46 passeggeri - militari che lasciavano l’isola, e nare di Costarella di Trivio consumato il 26 novembre 1943. O come, civili che si trasferivano sul continente. A bordo c’erano anche 24 compo- infine, accade per Ponza e Ventotene che ricordano il 24 luglio i morti nenti dell’equipaggio; in tutto, dunque, 70 passeggeri. per l’affondamento del piroscafo “Santa Lucia”. Il 24 luglio, appena in prossimità del porto di Ventotene, un gruppo di La guerra in provincia di Littoria era stata ufficialmente proclamata il aerei britannici iniziarono un nuovo attacco che, stavolta, conseguì risultati 19 luglio del 1943, quando la Gazzetta Ufficiale del Regno n. 165 pub- funesti: la nave fu raggiunta esattamente al centro della chiglia da un siluro blicava il Regio Decreto 14 luglio 1943, n. 630, che disponeva che “su lanciato da uno dei velivoli. Il piroscafo si spezzò in due tronconi ed affon- proposta del Duce del Fascismo, lo stato di guerra è dichiarato anche nel dò nel giro di una manciata di minuti – forse due o tre – del tutto insuf- territorio della Provincia di Littoria”. Il Regio Decreto entrò in vigore ficienti per consentire alla gran parte dei passeggeri – che s’erano rifugiati il giorno successivo. Lo stesso giorno della pubblicazione Roma subiva nel sottoponte – e dell’equipaggio di tentare la salvezza gettandosi in mare. il primo bombardamento aereo. Cinque giorni dopo veniva affondato il Quattro delle persone imbarcate furono sbalzate in acqua dall’esplosione, piroscafo “Santa Lucia” che collegava Napoli, Gaeta e le isole di Ponza tra esse il comandante Cosmo Simeone, originario di Gaeta. Immediata- e Ventotene: aveva a bordo poco meno di un centinaio di persone ed è mente dopo il lancio gli aerei si ritirarono. Dall’isola, dove la tragedia era rimasto il più grave delitto bellico consumato ai danni di civili. Il giorno stata seguita da molte persone, si staccarono alcuni battelli per un tentativo successivo all’affondamento, il 25 luglio, il re defenestrava Mussolini a di soccorso, generoso quanto inutile. I quattro naufraghi, feriti, vennero Villa Savoia. La provincia di Littoria era stata istituita meno di nove anni portati a terra. Il comandante Simeone apparve subito in gravissime condi- prima, con Regio decreto legge 4 ottobre 1934, n.1682. zioni. Dato l’allarme, nel giro di qualche ora giunse nelle acque dell’isola

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un idrovolante allertato dalla Capitaneria di Porto di Gaeta: il comandante In particolare, ricorda Cargnello, la base di Protville (Tunisia) fu scelta per Simeone fu trasferito in un ospedale di Napoli, dove il giorno successivo operazioni di avvistamento e aerosiluramento nel Tirreno campano e sud morì. Di quell’avvenimento si mantenne vivo il ricordo, ma scomparvero i laziale. L’episodio del 24 luglio appartiene a questa casistica. L’azione ebbe particolari della sua storia. Ad essi si poté giungere solo quando un ricer- come protagonisti aerei britannici del tipo Beaufighter, che sganciavano da catore ritrovò il fascicolo dell’affondamento. Di esso si era accertata la po- bassissima quota puntando direttamente il bersaglio navale. Una squadriglia sizione della nave, spezzata in due tronconi su un fondale di 40 metri a un di 8 velivoli del 47° stormo della Royal Air Force, decollò il 24 luglio 1945 miglio e mezzo da Ventotene; ma non si sapeva se non per approssimazione da Protville alle ore 08.08 e raggiunse l’area operativa di Ventotene dopo chi aveva attaccato, quanti erano gli imbarcati e come erano andate effetti- poco meno di 2 ore di volo a bassa quota. Per una coincidenza micidiale, il vamente le cose (v. la mia ricostruzione sul n.1 - Giugno 2010 della rivista “Santa Lucia” quel giorno lasciò Ponza alle ore 08 e si trovò, quindi, presso Annali del meridionale, sotto il titolo Il lungo mistero dell’affon- Ventotene proprio circa 2 ore dopo, in perfetta coincidenza con i velivoli damento del “Santa Lucia” a Ventotene (1943), pp. 39-45). inglesi. Essi giunsero alle ore 9.58 e, come prima operazione, affondarono L’affondamento del “Santa Lucia” rimase, così, una specie di leggenda, i cui a colpi di mitraglia una barca a vela; quattro minuti dopo, alle ore 10.02, contorni reali emersero solo nel 2007, quando il Capo Sezione dell’Archi- avvistarono il piroscafo che navigava a circa 2 miglia da Ventotene. Colori vio storico del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – e caratteristiche della nave indussero il capo equipaggio della squadriglia a Guardia Costiera, Giulio Cargnello, decise di fare quello che nessuno aveva ritenere che essa fosse impiegata per la difesa costiera e valutata, erronea- fino allora fatto: cercare i documenti. Essi furono trovati tra i faldoni cu- mente, di una stazza tra le 1500 e le 2000 tonnellate. Poco avanti rispetto stoditi presso il Ministero della Marina Mercantile. Egli ha anche ricostrui- al “Santa Lucia”, in quello stesso momento, si muoveva un pontone tedesco to il perché e il come della presenza di quegli aerei nella scena di Ventotene, del distaccamento di stanza sull’isola. Lo stormo si divise allora in due squa- in quella calda giornata di luglio del 1943. Ed ecco i fatti. driglie di 4 aerei ciascuna, per attaccare il pontone e la nave. Il pontone, Il piroscafo “Santa Lucia”, con la dichiarazione di guerra del 10 giugno privo di pescaggio, e non raggiungibile con i siluri, fu attaccato solo con 1940, era stato militarizzato a partire dal 25 maggio – due settimane prima la mitraglia e non riportò gravi danni, ed anzi, pare che rispose in qualche che la guerra venisse dichiarata – ma era stato demilitarizzato già il 30 agosto modo al fuoco nemico. La nave italiana, invece, fu attaccata da 2 velivoli in- dello stesso 1940. La militarizzazione aveva avuto un paio di conseguen- caricati di aprire un fuoco di deterrenza con mitraglie, per aprire la strada ze: la nave era stata verniciata con il tradizionale colore grigio militare e vi ad altri 2 velivoli muniti di siluri, che vennero regolarmente sganciati. Uno era stato istallato a prua un cannoncino, e l’arma era stata affidata a ben 7 di essi si perse in mare, il secondo, lanciato dal Warrant Officer A. Thomp- “serventi”. Il cannoncino non sparò mai, ma non fu smontato dopo la de- son, colpì in pieno la nave che esplose e affondò. Gli otto aerei, esauri- militarizzazione della nave. Né la nave fu ridipinta con gli originali colori ta l’azione, ritornarono immediatamente a Protville perché nei 10 minuti civili; né fu sbarcato e destinato altrove il personale militare. Quei segni impiegati del duplice attacco avevano esaurito le riserve di carburante che di una demilitarizzazione decisa ma non portata a compimento avrebbero garantivano l’autonomia di volo. segnato la sorte della nave e dei suoi passeggeri. Dopo la conquista della Dopo l’affondamento, i soccorsi in mare furono portati dallo stesso pon- sponda africana del Mediterraneo e lo sbarco in Sicilia (10 luglio 1943) le tone tedesco, da due pescherecci (uno gaetano e l’altro ponzese) inviati dal forze alleate avevano acquisito la possibilità di lanciare i loro attacchi aerei comando marittimo isolano e da qualche barca locale. Va detto che la notizia da piattaforme più prossime agli obiettivi della penisola italiana. Squadri- partì con sollecitudine da Ventotene verso i Comandi di Roma e Gaeta, e la glie di caccia partivano da basi africane per ricognizioni e per portare offesa. reazione, sia pure con la tempistica che le condizioni dell’epoca consentiva-

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no, fu buona. Ai primi soccorsi si aggiunsero quelli del Mas n. 13 Medolino, La molteplicità dei ricordi di un idrovolante partito da Napoli, che poi imbarcò il comandante Sime- one, e, più tardi, della corvetta Euterpe e della torpediniera Ardimentoso. La molteplicità dei ricordi singoli ha date diverse: oltre al citato 24 lu- Da questo momento l’evento bellico diventa una pratica burocratica. La glio, anche il 26 novembre 1943 (Costarella); il 22 gennaio (sbarco di An- Capitaneria conclude la sua inchiesta 6 giorni dopo, il 31 luglio, acqui- zio-Nettuno) e il 4 maggio 1944 (eccidio di Borgo Montenero). La prin- sendo tutti i nomi delle persone imbarcate, “ma la conclusione della cipale, dal punto di vista militare, inizia nella notte del 22 gennaio 1944. pratica fu interrotta e i documenti dispersi”, perché, come è noto, il Quest’ultima data fa parte del tragico calendario internazionale degli eventi 25 luglio era avvenuto l’arresto di Mussolini, e il 27 il suo avvìo prima della II guerra mondiale, perché in quella notte 374 navi da guerra alle- a Ventotene poi a Ponza. Di conseguenza, conclude Giulio Cargnello: ate scaricarono sulla costa tra Littoria, Nettuno, Anzio e Tor San Loren- “I parenti non saranno mai avvisati ufficialmente della perdita dei loro zo, migliaia di uomini per uno degli sbarchi più fulminei, sorprendenti cari”. Scampati all’affondamento, oltre al comandante Simeone, fu- e fortunati della seconda guerra mondiale. La molteplicità del ricordo di rono il “giovanotto” (ossia il mozzo) Luigi Ruocco di Castellammare quell’anno si forma a Cisterna con la discesa della popolazione nelle grotte, di Stabia; il fante Fernando Capoccioni, di Roma, gravemente ferito cominciata la domenica 23 gennaio. e trasferito a Napoli; il carabiniere Vincenzo Moretti, di Palestrina; e Francesco Aprea, di Ponza. Il mare, poi, restituì i cadaveri del fuochista Una giovane Provincia disastrata Giuseppe D’Esposito di Castellammare di Stabia, e del carbonaio Ettore Albanelli di Napoli. Degli altri, nulla. E perché i familiari delle vittime Ma la guerra in Agro pontino era iniziata, come s’è detto, già nell’estate del non furono avvertiti? La ricostruzione fatta da Cargnello è puntuale: 1943. Questo significa che la giovanissima Provincia affrontava la guerra la Capitaneria di Porto di Gaeta non provvide, con tutta probabilità, nelle peggiori condizioni possibili. La bonifica delle Paludi Pontine non era a causa del disordine che seguì i fatti politici del 25 luglio 1943 e, più consolidata (i tedeschi, dopo l’8 settembre 1943, avrebbero impiegato pochi tardi, a quelli che seguirono l’8 settembre (proclamazione dell’armisti- giorni per sabotarne i punti vitali); la malaria non era stata eradicata, non zio). In questi due frangenti la copia del fascicolo rimasta negli uffici di era consolidato il quadro sociale che nasceva dalla bonifica, né quello am- Gaeta andò smarrita, ma la Capitaneria aveva regolarmente inoltrato la ministrativo che scaturiva dal nuovo assetto istituzionale: la provincia di Lit- pratica al Ministero. Nel settembre 1944, ossia a guerra finita in questa toria, insomma, viveva una vita che ancora non le apparteneva. Le sue sorti parte d’Italia, la Capitaneria chiese ed ottenne un duplicato del fasci- erano decise altrove: nel gabinetto di Mussolini (confini da ritoccare, città colo giacente presso il Ministero, ma mentre si relazionò con i comandi da fondare, borghi da creare), negli uffici tecnici e di vigilanza dell’ONC militari per definire le pratiche del personale in divisa perito nell’af- (gestione delle aziende agrarie e dei poderi assegnati), e nelle stanze del fondamento, non pensò di informare i familiari delle altre vittime. La Pnf, dove si decideva quali contadini fossero affidabili, giacché nei contratti storia di quei passeggeri è rimasta, perciò, ignorata per 63 anni, mal- colonici, dopo il 1936, tra le cause di rescissione del contratto in danno del grado libri e articoli, commemorazioni e rievocazioni, prima che Giulio colono, fu introdotto il parametro della “indegnità politica”, il cui giudizio Cargnello riportasse alla luce le carte e le rendesse pubbliche nel 2007 era rimesso ai “competenti organi di partito”. La giovanissima Provincia, (v. Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Ufficio Relazioni soprattutto la parte più nuova, quella settentrionale, affrontava insomma la Esterne, “Ventotene 24 luglio 1943. L’affondamento della Nave postale guerra in condizioni se possibili anche più gravi. Santa Lucia”). A parte si pubblicano gli elenchi dei deceduti. Subito dopo l’8 settembre, i tedeschi predisposero un piano per contenere

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un prevedibile sbarco alleato, con la creazione di una linea di difesa fatta di Aprilia (che all’epoca registrava solo 2237 residenti), e Terracina, il centro postazioni costiere in cemento armato o trasformando strutture o edifici più popoloso con i suoi 23.559 abitanti, si disperse nella pianura e nella collocati strategicamente (anche qui ci sono ricordi visibili: vedi l’articolo retrostante collina, zona che godeva di una situazione di relativo vantaggio, sui bunker); vennero depositate centinaia di migliaia di mine antiuomo e piuttosto defilata dalle operazioni tattiche e logistiche, ma non da quelle anticarro lungo la fascia litoranea e nell’immediato retroterra; fu decisa ed militari, visto il tributo che anche Cori, Sezze, Priverno, Sonnino, eseguita la distruzione di tutte le strutture portuali e l’affondamento di tutto pagarono alla guerra. Solo la cittadina di Norma si salvò e divenne centro il naviglio non utilizzabile, inclusi i pescherecci; venne attuata la sistematica elettivo di ospitale accoglienza. demolizione con l’esplosivo, di tutti gli edifici - palazzi, antiche torri co- stiere, fabbriche - che avrebbero potuto costituire punto di riferimento per Norma, città solidale lo sbarco o ostacolo per la difesa. Poi, in vista di una risalita via terra, in conseguenza del fatto che in qual- La cittadina lepina di Norma ha, dunque, avuto il singolare privilegio di non che settimana dallo sbarco di Salerno del 9 settembre 1943, l’“Operazione essere stata sfiorata dalla guerra, che ha, invece, potuto osservare dall’alto Avalanche”, gli Alleati avevano raggiunto e liberato Napoli (con l’aiuto della della sua “rave” (la strapiombante rupe su cui è sorta). La favorevole e pres- rivolta cittadina delle “Quattro Giornate”, venne anche disposto l’allaga- soché unica circostanza trasformò Norma in un prezioso rifugio per mi- mento della Piana di Fondi- e di ampie aree della Pianura gliaia di sfollati che lasciarono la pianura pontina martoriata da cannoneg- Pontina, appena bonificate. Furono tagliati gli argini, sabotate le centrali giamenti e bombardamenti. Dopo lo sbarco di Anzio-Nettuno iniziarono idrovore, asportati i motori, stravolto scientificamente il sistema che aveva flussi di profughi verso la collina (Camposoriano, Sonnino, Roccasecca dei permesso di ristabilire l’equilibrio idraulico nelle zone paludose. L’opera- Volsci, Maenza, e in particolare verso Norma), così come verso la campagna zione di devastazione e di sabotaggio fu così disastrosa che persino le poche (di Pontinia e di Terracina), mentre la popolazione di Aprilia veniva imbar- autorità fasciste rimaste, pur con tutte le cautele che le circostanze impone- cata e trasferita verso la Campania-Calabria-Sicilia; quella di Campodimele vano, la giudicarono eccessiva e non spiegabile militarmente. Ciò ha indotto in Emilia; quella di Cisterna verso Cesano, Narni, Roma. a sospettare che quella operazione fosse, in realtà, un atto di vera e propria Norma si trovò a divenire albergo per migliaia di rifugiati. Purtroppo, non vendetta contro gli Italiani, rei di “tradimento”. Una vendetta da consumare ne è mai stato calcolato il numero, ma tenendo conto delle cose obiettive attraverso una vera e propria azione di terrorismo biologico, il reimpaluda- (disponibilità di case, esistenza di rifugi naturali, come caverne, popolazio- mento finalizzato a reintrodurre condizioni di pieno ambientamento delle ne residente, la ineludibile capacità di adattarsi anche a condizioni preca- zanzare portatrici di malaria e a provocare una disastrosa pandemia, che effet- rie, le capacità di sostentamento offerte dal territorio), può ritenersi che la tivamente avvenne nell’estate 1944 con decine di migliaia di malati di malaria. popolazione ne venisse raddoppiata. Questa è una tesi che si appoggia sul È una tesi sostenuta da autori italiani (Corbellini, Merzagora, A. Coluzzi, che ricordo e sulla tradizione della memoria tra generazioni, mentre c’è ca- fu malariologo in zona) e americani (Snowden, Paul Russel), ma che non è renza di dati sicuri. È certo che, malgrado questa forzosa convivenza, non documentalmente dimostrata, mentre personalmente ho esposto perplessità si registrarono episodi di intolleranza o di rifiuto di aiuto e rifugio. Fu su tale finalità bioterroristica (v. Le tre malarie, Book editore, Latina 2008). una generosa corsa all’ospitalità: anche se le difficoltà si palesarono im- Mentre il sabotaggio progrediva, la popolazione veniva fatta evacuare pri- mediatamente, esse furono sopportate in pieno spirito di collaborazione ma a 5 poi a 10 chilometri di distanza dalla costa. La popolazione dell’a- e di reciprocità. Scattò un sentimento fatto di generosità spontanea, che rea settentrionale della provincia, che contava oltre 133 mila persone, tra è la sostanza del comportamento cristiano, e che un filosofo come Johann

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Gottlieb Fichte, teorizzò ragionando di relazioni umane. Egli diceva che Gli episodi peggiori si registrarono a Campodimele, Lenola, Itri, nella col- non c’è Me senza Te, né Te senza Me, intendendo la ineliminabile comple- lina retrostante Fondi e nella Ciociaria, ma anche sui Lepini, anche se qui mentarità delle relazioni tra gli uomini. Io non posso affermarmi per quello gli sfollati che avevano cercato riparo sull’alta collina di Cori, Norma, Ser- che sono se non mi relaziono e non mi confronto con un altro, con il quale moneta, Roccamassima ricevettero l’aiuto delle autorità religiose di Velletri, parlo, discetto, verifico i miei sentimenti e realizzo le mie aspirazioni, i miei dalla cui diocesi un tempo quest’area dipendeva, e dalle stesse popolazioni, successi e i miei insuccessi. L’Altro, quindi, diventa un punto necessario per che a volte reagirono con gli stessi metodi violenti (vi sono documenti anche la vita stessa di un uomo: ma oggi spesso l’Altro viene considerato solo come nell’archivio diocesano di Terracina). un competitore, un possibile ostacolo, un rischio di mescolanza di razze, che porta alla intollerabile polemica sugli sbarchi, gli immigrati, il meticciato, La guerra contro i civili il rifiuto, cioè, dell’Altro, mentre in quella società in cui la guerra divorò milioni di vite umane il sentimento ancora prevalente presso gli animi più Anche questi episodi erano gli effetti di quella “guerra contro i civili” che semplici e originali, come la gente di collina, si palesò nello spirito di acco- caratterizzò la “guerra totale” anche in quest’area e di cui si possono ram- glienza, nell’ospitalità, nel dare conforto, nel condividere i disagi, il cibo, mentare altri eventi: il 4 settembre 1943 venne bombardata dagli alleati Ter- gli indumenti, il tetto; persino nel rischio per la propria vita, perché non va racina (un centinaio di morti), l’8 settembre Gaeta, il 10 settembre Formia dimenticato che venne praticata l’ospitalità anche nei confronti di prigionie- (una settantina di morti e pesanti distruzioni), nel gennaio 1944 furono ri fuggiti da campi di concentramento, e di soldati infiltrati tra le linee ostili massacrati da cannoni e bombe aeree i circa cento fedeli che assistevano alla Quella gravosa e generosa precarietà innescata dalla guerra, quella condivi- messa a Cori e i circa duecento che si erano rifugiati nel bosco dell’Abboc- sione che impoveriva tutti materialmente, anche i privilegiati, ma che arric- catora, e poi Fondi e Lenola in un rosario di sangue e di morti innocenti. chiva gli spiriti, conobbe i momenti più difficili con le numerose ordinanze Il 13 ottobre 1943 il Governo del Sud presieduto da Badoglio,dichiarò guer- di sgombero e di sfollamento di Littoria, che era la città più affollata, ed ra alla Germania. La provincia di Littoria divenne l’estremo lembo della ebbe i suoi episodi chiave in due date: Repubblica sociale fascista, ma vi comandavano solo i tedeschi. - 11 maggio 1944: quando nel Sud provincia si scatenò l’offensiva alleata contro le linee tedesche, venne infranta la Linea Gustav, conquistata Cassino, e l’arma- Lo sbarco di Anzio-Nettuno ta tedesca dovette ritirarsi su successive linee precostitituite (la Dora, la Caesar), e la guerra combattuta nel sud si spostò nell’Agro Pontino e sulla collina lepina; Gli Alleati avevano raggiunto la parte finale della linea Gustav - tra Castelforte e - 22 maggio: con l’operazione breakout sulla testa di sbarco, che coinvolse il mare di Minturno - a metà novembre, e vennero inchiodati dalla organizzata primariamente Aprilia e Cisterna e che durò fino al 30 maggio, quando difesa tedesca. Per aggirare lo scoglio fu progettata l’Operazione Shingle, uno l’ultimo soldato tedesco lasciò la provincia di Littoria. sbarco in profondità dietro le linee di difesa, preceduto da un attacco sulla Gu- In quei giorni scattò, dunque, una nuova forma di solidarietà, perché le stav per richiamare forze. La sera del 21 gennaio salparono dal golfo di Napoli truppe alleate che avanzavano portavano anche i temibili soldati dell’At- 374 mezzi navali, che trasportavano 50 mila uomini e 5 mila automezzi. For- lante marocchino, che lasciavano dietro di sé una scia di sangue, di se- mavano il VI Corpo d’armata posto sotto il comando del generale americano vizie, di terrore lungo tutta la c.d. “linea rossa” che separava il versante John P. Lucas, 54 anni compiuti da una settimana. Il contingente era composto montano loro affidato dal versante percorso dalle truppe americane, che dalla 3^divisione, dal 504° e 509° reggimento paracadutisti di fanteria e da si muovevano sulla collina più prossima alla pianura e nella stessa pianura. tre battaglioni di Rangers, tutti americani; dalla 1^ divisione corazzata e da due

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battaglioni di Commandos britannici. La flotta compì una lunga manovra per Crandall, cadde in mano ai tedeschi all’altezza di Borgo Podgora. Nel settore ingannare eventuali osservatori nemici, poi, col favore della notte invernale, occidentale, gli inglesi inviarono una pattuglia automontata che raggiunge le puntò sull’arco di costa tra Terracina e Ostia per sbarcare nel tratto compreso prossimità di Campoleone, prima di essere intercettata dai tedeschi e di fare tra Tor San Lorenzo-fosso Moletta, a ovest, e Anzio-Nettuno-Foglino-canale dietrofront. La facilità con la quale la pattuglia era penetrata, convinse il co- Mussolini, a est. L’ora H fu fissata alle ore 2 di sabato 22 gennaio. All’1.53 due mandante della 1^divisione britannica, generale Penney a tentare una esplo- navi aprirono il fuoco rovesciando sulla costa 792 razzi in circa 90 secondi e razione in forze su Aprilia il mattino del 25 gennaio. La penetrazione ebbe devastando un’area di circa 15 ettari. Una decina di minuti dopo dai primi mezzi buon esito e l’abitato di Aprilia cadde temporaneamente in mano inglese. da sbarco scendevano in acqua, a pochi metri dalla costa, i fanti. Nella stessa giornata Littoria subì le prime vittime a causa di un cannoneggia- In quella notte, nella zona di Anzio-Nettuno si trovavano soltanto due uni- mento dal mare che raggiunse il centro urbano poco dopo le 12.30. Subito tà tedesche, il LXXI battaglione e il battaglione Esploratori della 29^ divisione dopo i colpi raggiunsero anche Cisterna, e le case del Corso. Panzergrenadier, reduci dalla Gustav per un periodo di riposo, e una sessantina Sulla testa di sbarco erano ormai presenti più di 50 mila uomini, comprese la di uomini del presidio costiero. Lo sbarco, dunque, avveniva in una zona priva 1^ divisione corazzata e la 45^ divisione di fanteria americane, ma i tedeschi di difesa, e nel giro di poche ore americani e inglesi conquistarono gli obiettivi erano riusciti in poche ore a fare affluire circa 40 mila uomini raccolti nella che si erano prefissi senza vittime (solo gli inglesi a Tor San Lorenzo persero XIV armata sotto il comando del generale Eberhard Von Mackensen, e il 26 qualche uomo finito su un campo minato). Per sostenere lo sbarco gli alleati gennaio, il generale tedesco Westphal considerava che “il pericolo acuto di lanciarono, appena sorse l’alba, una serie di attacchi dall’aria, sia a difesa della uno sfondamento in direzione di Roma o di Valmontone era passato”. Can- flotta, sia per terrorizzare, anche col tiro dei grossi calibri delle navi da guerra, i cellata la sorpresa, i due avversari cominciarono a studiarsi. centri attorno alla testa di ponte: Aprilia, Cisterna, Velletri, S. Felice Circeo, i La prima operazione importante tentata dal generale Lucas la notte tra il 30 paesi della collina, in special modo Cori e Priverno. e il 31 gennaio, fu una penetrazione da Isolabella a Cisterna, affidata a 3 bat- L’attacco su Sezze fu tra i più gravi: tra le 8.30 e le 9, ora del mercato, rimasero taglioni di Rangers appoggiati da elementi della 3^ divisione, ma si concluse uccise alcune persone e distrutte alcune case. Il 23 gennaio, domenica, i primi con una catastrofe per gli americani: sorpresi dai tedeschi che essi avrebbero abitanti di Cisterna scendevano nelle “grotte”, le profonde cantine scavate nel dovuto, a loro volta, sorprendere; dei 767 Rangers che presero parte all’at- sottosuolo di pozzolana e tufo, dove avrebbero vissuto per due mesi. Altre due- tacco tornarono alla base di Anzio solo in 6. Circa il 60% dei reparti furono mila persone presero la strada per Torrecchia, Le Castella e per la campagna più uccisi o feriti, gli altri finirono prigionieri. I tedeschi li avrebbero fatti sfilare interna, ai piedi dei monti Lepini. qualche giorno dopo per Roma, come segnale del fallimento alleato. Cisterna a est, Aprilia a ovest: erano i due ostacoli che il VI Corpo alleato doveva superare in questo settore per accedere a Roma. Il primo significava il controllo Le battaglie per Aprilia-Campoleone della Statale 7 Appia e attraverso esso, anche di Valmontone, nodo della Statale 6 Casilina, da Cassino a Roma; il secondo apriva la via ai Colli Albani. Non andò meglio sul settore occidentale, tra Anzio, Aprilia e Campoleone, dove, tra il 29 gennaio e il 4 marzo si svolsero quattro sanguinose battaglie tra Esplorazioni alleate i due schieramenti, che costarono migliaia di morti e comportarono il rischio che gli Alleati venissero rigettati in mare. La prima battaglia si svolse tra il 29 e L’unica iniziativa che Lucas assunse subito dopo lo sbarco fu l’invio di pattu- il 31 gennaio; la seconda dal 3 al 12 febbraio (e in questa circostanza scesero in glie in esplorazione: quella diretta verso Littoria, al comando del maggiore campo anche 300 parà della Repubblica sociale italiana), la terza tra il 16 e il 19

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febbraio, e mise ripetutamente in crisi il dispositivo alleato. I tedeschi furono ti esaminati quattro possibili piani: il Grasshopper (Cavalletta), che prevedeva arrestati al cavalcavia di Campo di Carne. La quarta battaglia durò circa cinque l’attacco principale su Littoria e la prosecuzione su Sezze, per tagliare la ritirata giorni, dal 29 febbraio al 4 marzo, e fu l’ultimo tentativo tedesco di respingere tedesca; il Turtle (Tartaruga), che doveva svilupparsi lungo la via Nettunense, a mare gli alleati. Poi iniziò una fase di stanca, con i due eserciti intenti a recu- Carroceto, Aprilia, Campoleone; il Crawdad, (che ipotizzava una penetrazio- perare le pesantissime perdite, e le popolazioni sottoposte all’ulteriore martirio ne più a ovest, su Ardea, la costa e Roma); e il Buffalo, per il quale l’obiettivo dello sfollamento e della deportazione in regioni lontane. principale dell’attacco era Cisterna e, subito dopo, Cori, Artena e Valmontone, La pausa caduta fra i due eserciti incapaci di sopraffarsi fu intervallata da episodi punto in cui la X Armata tedesca che ripiegava da Cassino avrebbe dovuto essere bellici che potrebbero definirsi di routine, se non fossero costellati da una serie intercettata e bloccata. Il piano prescelto fu il piano Buffalo. di tragici eventi, che possono essere simbolicamente riepilogati nella fucilazione Esso prevedeva un attacco frontale su Cisterna e attacchi contemporanei avvol- avvenuta a Borgo Montenero, il 4 maggio di 5 civili come punizione per non genti sui due lati della cittadina. Il primo fu affidato alla 3^ divisione US del aver abbandonato l’area secondo gli ordini del comando tedesco. Nei tre mesi generale ‘O Daniel; gli altri, alla 1^ divisione corazzata del generale Harmon (a di sosta relativa, inoltre, tanto gli Alleati che i tedeschi posero tra sé e i rispettivi ovest) e alla 1^ S.S.F. del generale Frederick (a est). Aggredire il paese equivaleva nemici uno sbarramento di mine che avrebbe reso ancor più difficile la vita del a tagliare la SS 7 Appia e la linea ferroviaria Roma-Napoli, che lo attraversano. dopoguerra. Secondo il generale Puddu, ne vennero “seminate” ben 966.385, Per garantirsi una difesa più morbida, gli alleati attuarono un piano diversivo, da parte degli alleati, e 581 mila da parte tedesca. Borgo Sabotino (in comune di che avrebbe dovuto attirare l’attenzione tedesca altrove, risucchiando uomini Littoria), intanto, era diventato base per un corpo d’élite alleato, la 1st Special ed unità: era la Operation Hippo, che venne lanciata dagli inglesi nel settore di Service Force, una unità americano-canadese di circa 2000 uomini, specia- Carroceto-Aprilia-Ardea, con le divisioni, 1^ e 5^. Questa operazione, affidata lizzata in azioni che si potrebbero definire di guerriglia, per le quali furono agli inglesi, scattò fra le 23.15 del 21 maggio e le 03.15 del 22, quando fu lancia- battezzati col nome di Diavoli Neri: formavano una struttura militare forte e to nella zona di Moletta-Ardea-Buonriposo-Carroceto un furioso bombarda- compatta, capace anche di muoversi in campo aperto, come avrebbe dimostra- mento di preparazione, seguito dall’assalto alle difese germaniche. Contempo- to nella battaglia di Cisterna. La 1st SSF aveva ribattezzato Borgo Sabotino col raneamente la 45^ divisione US attaccava lungo la ferrovia Anzio-Campoleone nome di Gusville, aveva dato nomi americani alle principali vie, aveva creato e la strada Anzio-Carano. Le unità tedesche comprendevano il 1° Corpo parà anche un bollettino a stampa. del generale Schlemm, la 3^ divisione P.G. e la 4^ divisione parà, affiancati dal reggimento italiano Folgore (ridottissimo) schierato sui battaglioni Folgo- L’offensiva finale re, Nembo Azzurro. L’Operation Hippo convinse i tedeschi che il tentativo di sfondare la testa di ponte sarebbe passato per la zona di Aprilia, e quando si L’arrivo della primavera riaccese le azioni, L’11maggio 1944 gli Alleati lanciaro- accorsero, invece, che l’attacco principale era su Cisterna, ormai non esistevano no l’offensiva contro la Gustav e riuscirono a sfondare nel settore di Castelforte possibilità di rafforzare quella difesa. con le truppe coloniali francesi, iniziando la risalita della provincia. Quando L’attacco su Cisterna iniziò, invece, 24 ore dopo, alle 5.45 del 23 mag- ormai la ritirata tedesca stava imboccando le porte dell’Agro Pontino, il VI Cor- gio, quando le batterie schierate fra Spaccasassi e canale Mussolini, circa po decise di liberarsi dall’accerchiamento che stava subendo nella testa di ponte 500 cannoni, aprirono, come già facevano da alcuni giorni, il solito di Anzio-Nettuno, puntando allo sfondamento della linea che faceva perno su terribile fuoco di artiglieria. Per 40 minuti piovvero sulle posizioni te- Cisterna. Per la verità, si era discusso a lungo presso lo Stato Maggiore alleato su desche migliaia di proiettili. Alle 6.25 iniziò la seconda fase, col martel- quale direttrice imprimere all’ultima battaglia nell’area pontina, ed erano sta- lamento aereo affidato a 60 bombardieri del 12° Tactical Air Command.

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Verso le 8.30 gli aerei allargarono il loro raggio di azione a Sezze, che “Era evidente - scrisse Vaughan-Thomas che seguì la battaglia per la BBC - che colpirono facendo strage nella piazza antistante la chiesa di S. Andrea, non c’era altro da fare che impadronirsi di un mucchio di macerie dopo l’altro, dove era in corso il mercato degli ortaggi. Morirono 94 persone e altre di una cantina dopo l’altra e accettare le perdite inevitabili nei combattimen- 116 rimasero ferite. Nelle stesse ore anche Priverno fu bombardata, ac- ti per le strade. Per rastrellare l’abitato di Cisterna occorsero due giorni. Gli cusando una trentina di morti. americani gettavano bombe a mano nelle inferriate delle cantine e poi entrava- Alle 6.30 gli americani iniziavano l’attacco da terra con la 3^ divisione fante- no nell’oscurità puzzolente dove armi automatiche erano forse in agguato per ria, la 1^ divisione corazzata e la 45^ divisione. La difesa germanica era affida- falciarli, puntate sul rettangolo di luce che segnava l’entrata della cantina. Così ta al LXXVI Panzercorps (generale Herr), che comprendeva due divisioni: la avanzarono combattendo lentamente fino al centro della città, sinché non rag- 362^ di fanteria (generale Heinz Greiner) a ovest, e la 715^ di fanteria (gene- giunsero il mucchio di macerie che segnava il palazzo della piazza principale rale Hans-Georg Hildebrandt), sostenuta da un reggimento corazzato, a est. [Palazzo Caetani]. Duecento uomini della guarnigione tedesca uscirono stra- Mentre quest’ultima si spingeva fino a coprire il settore più orientale (quello scinando i piedi dai nascondigli, con le mani in alto e coperti dalla polvere delle di canale Mussolini, che gli alleati avevano affidato alla 1^ S.S.F.), nel settore mura crollate. Quando scendemmo nella grande cantina [le grotte di Palazzo occidentale, di seguito alla 362^ operava la 3^ divisione Panzergrenadier. Il Caetani] sotto il palazzo dove i tedeschi si erano riparati durante il bombarda- sistema difensivo germanico era ben organizzato: la città aveva la propria linea mento, vi trovammo un mucchio puzzolente di morti e feriti, coperti di spor- di difesa allestita su plotoni di fanteria costituiti “a caposaldo” con 4-8 mitra- cizia e di vestiti sudici”. gliatrici. Ogni caposaldo faceva sistema con quello vicino, in modo da creare L’avvicinamento a palazzo Caetani era stato lunghissimo: poche centinaia di una forte linea di sbarramento. A 500-800 metri alle spalle di questa prima metri di centro urbano furono percorse in molte ore e con grande impiego di linea erano di riserva i primi rincalzi. La prima giornata di battaglia si con- mezzi. “I tedeschi avevano preparato l’estrema resistenza in quello che apparen- cluse con risultati positivi per gli alleati, anche se con dure perdite. Alle 5.30 temente era stato il Municipio, circondandolo di mine anticarro e guarnendo- del 24 maggio, secondo giorno di battaglia, la l^ divisione corazzata america- ne tutti gli accessi con mitragliatrici protette da piazzole di macerie. A ovest, un na riprese l’attacco a ovest di Cisterna, ma solo alle 14 si riuscì a superare la cannone anticarro ben appostato controllava l’ingresso del cortile interno”. In strada Appia, tagliando in tal modo i collegamenti fra Cisterna e i Colli Al- realtà, non fu il Municipio l’estremo baluardo della guarnigione tedesca, ma il bani. Sulla spinta gli americani fecero avanzare un battaglione di carri armati cinquecentesco palazzo Caetani. Contro di esso si svolse un vero e proprio asse- leggeri, in direzione di Torrecchia, per minacciare direttamente Giulianello. dio che durò fino al tardo pomeriggio del 25 maggio. A sera Torrecchia era in mano alleata. Analogo risultato si riuscì ad ottene- Era il crepuscolo quando le pattuglie americane snidarono dai sotterranei gli re entro la sera nella zona di Le Castella, a circa 3 Km. a ovest di Cisterna: ultimi tedeschi, compreso il comandante del 955° reggimento, il colonnello l’abitato fu raggiunto e superato da un battaglione che si spinse fino a circa Annacker. “Fu un momento di gioia e di euforia - commentarono gli alleati -. 6 Km. da Velletri. A quel punto la linea di sbarramento della 362^divisione I GI della 3^ divisione trovarono delle bici, le inforcarono e cominciarono a germanica era spezzata in due e Cisterna isolata da Roma. A est, intanto, la 1^ correre per le strade del paese piene di rovine; colsero fiori e li attaccarono agli S.S.F. si spingeva in direzione di Cori-Monte Arrestino. elmetti, mentre i prigionieri li guardavano stupiti. Tutto attorno c’erano veicoli La giornata del 25 maggio, si apriva con l’attacco portato poco prima dell’al- ed equipaggiamenti distrutti, rovinati, abbandonati ... I soli abitanti di Cisterna ba, dalla 3^ divisione U.S. (colonnello Everett W. Duvall) direttamente su ora erano i prigionieri e pochi gatti mezzi morti di fame”. Cisterna, attraverso le strade ingombre di macerie, nidi di mitragliatrici, Con la caduta di Cisterna si chiudevano praticamente quattro mesi di battaglia franchi tiratori. per la testa di ponte e si concludeva il “lungo assedio”.

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Gli alleati da Sud Giulianello-Cori è una strada stretta e tortuosa, per cui quando i reparti tedeschi della 92^e della 715^ divisioni si incrociarono da direzioni opposte Contemporaneamente si svolgeva senza altri ostacoli la risalita da Sud del ne nacque un inestricabile groviglio di mezzi. I ricognitori del XII Corpo II Corpo d’armata, che, superata Fondi, imboccò due direzioni: quella Aereo Tattico alleato che seguivano le operazioni, si resero conto di quanto interna, attraverso i monti Ausoni; e quella che passava attraverso l’Agro accadeva e pilotarono sul posto i cacciabombardieri. Fu un vero e proprio Pontino. Il 23 maggio viene raggiunta , il 24 Priverno tiro al bersaglio, che si risolse con la perdita da parte tedesca di centinaia di e Sonnino. La direttrice di pianura fu battuta, invece, con maggiore caute- mezzi e con un massacro di uomini. la. Il 24 maggio alle 10 le retroguardie tedesche abbandonavano Terracina Il 26 maggio anche Roccamassima venne raggiunta da un battaglione del 30° dopo una battaglia notturna combattuta anche nel cimitero. Alle 11 una pat- reggimento di fanteria americana, che catturò l’intera guarnigione tedesca, tuglia americana del 91° esploratori raggiungeva San Felice Circeo e, poco composta da una compagnia di fanteria. Il 27 maggio i centri di Maenza e dopo, Sabaudia. La stessa sera del 24maggio unità del VI Corpo provenienti Roccagorga furono cannoneggiati a lungo e il 28 maggio, giorno del pa- dalla litoranea si spinsero in ricognizione per contattare il II Corpo che trono di Maenza, S. Eleuterio, i goumiers coloniali si avviarono verso la avanzava da Terracina: l’incontro tra le due pattuglie avvenne alle ore 7.31 montagna lepina, superando Pisterzo, e allargandosi verso Maenza, del 25 maggio, a Borgo Grappa. Il collegamento fra i due Corpi segnava la Monte Calvello, Monte Acuto, Selvapiana, dove si erano rifugiati circa tre- saldatura fra il fronte di Anzio e quello del Sud. mila civili. La fama delle truppe coloniali era già terribilmente nota. Maen- Il 25 maggio, alle ore 7 del mattino, anche Pontinia veniva raggiunta dagli za veniva a trovarsi al confine di quella “linea rossa” che separava il Corpo americani. In quello stesso giorno altri reparti americani completavano di spedizione marocchino dalla 88^ divisione US: alcuni ufficiali alleati ra- l’occupazione dei borghi e delle località costiere, spingendosi fino al lido dunarono le donne in un unico luogo, che venne affidato alla sorveglianza di Littoria. Da qui iniziarono a risalire verso l’interno, puntando sulla di un plotone di truppe coloniali sotto il comando di sottufficiali francesi. città. Il primo carro armato entrò a Littoria alle 14.30, proveniente da E furono salve. Fogliano-Borgo Isonzo. Sempre il 27 maggio, il 15° reggimento di fanteria americana raggiun- Le truppe americane che avevano seguito il percorso interno, la sera del 25 geva Artena. Quello stesso giorno riprendeva movimento il fronte nella maggio si erano fermate a Sezze Scalo, ma preferirono attendere il giorno zona di Aprilia. Alle 10 le divisioni 35^ e 45^ attaccarono in direzione seguente, quando,verso le 8, i carri armati raggiunsero il paese e prose- di Aprilia, Campoleone e Lanuvio, raggiungendo Carano il 28 maggio. guirono per Bassiano, dove giunsero attorno alle 10. La 1^ S.S.F., si era, Nello stesso giorno alcune pattuglie di Gordon Highlanders entrarono in intanto, diretta verso la collina, scalando monte Arrestino, a est di Cori, e Aprilia senza colpo ferire. isolando il centro lepino, verso il quale si stava dirigendo il 3° battaglione La lunga attesa era ripagata da un susseguirsi di rapidi avanzamenti. Il 29 del 15° reggimento, che aveva aggirato Cisterna da est e che raggiunse Cori maggio la l^ divisione corazzata di Harmon rilevava la 45^ divisione US e a valle la sera del 25 maggio: anche qui gli americani lasciarono trascorre- alle 15.30 raggiungeva la stazione di Campoleone, per tanti mesi impren- re la notte prima di entrare in paese. Era una prudenza motivata, giacché dibile obiettivo. La tortuosa strada per Albano si apriva agli attaccanti che un reggimento della 92^divisione tedesca era stato inviato nella notte del entravano in contatto con la ormai inutile Linea Cesar. 24 maggio lungo la strada Giulianello-Cori. Fu proprio su questa strada che, nottetempo, esso incrociò le unità della 715^ divisione tedesca che la- sciavano Cisterna per non essere tagliate fuori dall’avanzata americana. La

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Una rara immagine del piroscafo “Santa Lucia” nel Porto di Ponza Colonna americana entra a Terracina Siluri arenati sul litorale di Littoria Terracina: il “rancio” dei Fanti americani

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Clark a Borgo Grappa Cisterna: emergenti dalla grotta Ingresso degli Alleati a Littoria Sfollati trasferiti

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La Visita a Latina del PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CIAMPI L’iter e il conferimento della MEDAGLIA D’ORO AL GONFALONE DELLA PROVINCIA

Quirinale, 25 aprile 2006: il Gonfalone della Provincia di Latina viene decorato di Medaglia d’Oro al Merito Civile Parole, Simboli e Segni della Memoria La Visita di Ciampi

Dal Discorso di Armando Cusani, Presidente della Provincia, il proget- Allo stesso modo è presente sul territorio, un reticolo di piccole e medie industrie (più di to e la richiesta della Medaglia d’Oro con la simbolica consegna della 45.000) che, al pari delle grandi imprese, è proteso in una fase ulteriore di ristrutturazione Deliberazione consiliare n. 21 del 9 Maggio 2005. ed ammodernamento delle strutture produttive, nell’introduzione di impianti tecnologicamente avanzati, nell’ampliamento degli stessi siti di produzione. envenuto, Signor Presidente! (Carlo Azelio Ciampi) Rispetto ad un quadro così, fatto di luci ed ombre, punteggiato dall’inderogabile necessità di B salvaguardare il lavoro e di crearne altro per i giovani, le amministrazioni pubbliche sono impe- Con orgoglio, sono felice di porgerLe il saluto, caloroso e profondo, della comunità della Pro- gnate a recuperare tempo prezioso per colmare i ritardi infrastrutturali che in un’area geografica, vincia di Latina, rappresentata con me dai Sindaci dei 33 Comuni che ne fanno parte e presente già stretta tra i due grandi poli metropolitani di Roma e Napoli, era ed è assolutamente indispen- in ciascuna delle sue espressioni istituzionali, religiose, sociali, economiche e culturali alle quali sabile per ridare ossigeno e competitività al “Sistema Latina”: incominciando dai collegamenti con estendo il mio indirizzo di cordialità e di stima. l’Autosole ed i grandi mercati! Ieri Littoria, oggi Latina, la nostra Provincia ha appena compiuto il Settantesimo anniversario Il “Corridoio Tirrenico” e la “Pedemontana” di Formia con la Cisterna-Valmontone, sono della sua istituzione. Settant’anni non sono tanti nella storia di una comunità, formata, su una gli interventi più attesi e racchiudono tutte le aspettative di rilancio del nostro territorio, rap- terra di antiche culture, da genti di diversa provenienza. Sono, tuttavia, una parte significativa del presentando, specialmente adesso che si è tenuto conto delle osservazioni dei Comuni interessati, percorso che essa ha compiuto e durante il quale ha maturato la determinazione e la consapevolez- un’occasione da non perdere perché la provincia possa aprirsi definitivamente all’Europa e al za necessarie per affrontare la lunga, angusta strada dell’identità condivisa, del corretto sviluppo mercato globale, in modo da innescare la ripresa economico-industriale ed un nuovo processo del territorio e dell’equa distribuzione della ricchezza che ancora l’attendono, in un contesto in cui che valorizzi l’immenso patrimonio di risorse di cui disponiamo: 105 chilometri di costa, un la globalizzazione dei mercati dispiega i suoi contraccolpi sul mondo del lavoro, ma apre anche a mare avviato a recuperare lo splendore di un tempo e a conquistare nuove bandiere blu, isole nuove sfide che possiamo, dobbiamo raccogliere per scrivere nuove pagine di progresso economico dal fascino straordinario, parchi e colline di rara bellezza, realtà storiche ed emergenze monu- e sociale per tutti e per i giovani in modo particolare. mentali difficilmente paragonabili, terme di straordinaria importanza. La situazione congiunturale della provincia di Latina è delicata. La deindustrializzazione che, Dico a me stesso e ai Sindaci del territorio, che molto potremo fare per costruire un negli anni trascorsi, dopo l’uscita di Latina dalle aeree di intervento della Cassa per il Mezzogior- progresso nuovo ed equamente distribuito nei suoi effetti bènefici tra i cittadini, se, insieme, no, aveva già avuto pesanti effetti sui livelli occupazionali, vive nelle crisi aziendali che ogni giorno saremo capaci di definire regole certe e trasparenti nell’amministrazione del territorio. L’im- affrontiamo con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, condizioni di preoccupante riflusso prenditoria ha bisogno di tempi brevi, definiti, per poter avviare o incrementare le proprie rispetto alle quali la costante, quotidiana, leale concertazione della Provincia con le istituzioni e le attività. Lo Sportello Unico per le Imprese è l’obiettivo che dobbiamo presto realizzare per categorie interessate muove un impegno intenso sia sul piano delle soluzioni più immediate, che nel snellire procedimenti amministrativi troppo lunghi e farraginosi. definire strategie di sviluppo di medio e lungo periodo. All’auspicio descritto, ne aggiungo uno, altrettanto fondamentale: che si compia interamente il In Provincia di Latina sono presenti settori industriali di grandi potenzialità ed importanza: processo di riforma del Titolo V della Costituzione, perché le Autonomie Locali possano assumere un polo chimico-farmaceutico secondo in Italia solo a quello della Lombardia e tra i primi in Europa, un ruolo di soggetti produttori di ricchezza, concorrendo, dal basso, a quella del Paese. Non vorrei caratterizzato, per ciascuna delle 16 aziende che ne fanno parte, da produzioni d’avanguardia: le valvole che l’incompletezza del disegno riformatore possa consolidare nuovi centralismi nelle Regioni dopo cardiache più usate nel mondo – per fare un esempio tra i tanti possibili - provengono da Latina; che, per tanti anni, abbiamo espresso visioni profondamente critiche di quello statale. un polo aeronautico con industrie di livello mondiale sia per qualità tecnologica dell’impiantistica di bor- Per risalire la china dello sviluppo, sono consapevole, Signor Presidente, di cosa ci atten- do, che per gli allestimenti d’interni degli aerei di linea; de: sofferenza e sacrificio. Ma, una comunità non ha storia se, nel suo divenire, non ha mai un polo agro-alimentare che nel Mercato Ortofrutticolo di Fondi ed in quello di Latina ha due conosciuto sofferenza e sacrificio, sapendo trovare in sé l’orgoglio di rialzarsi e proseguire il punti di riferimento di livello nazionale ed europeo. suo cammino.

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I nostri padri, le nostre madri affrontarono prove peggiori. In particolare una, sconvolgente, sa recare ad una donna ad opera delle truppe marocchine, formate, addestrate e comandate tragica: la guerra e le sue nefaste ripercussioni ben oltre il tacere dei cannoni. da ufficiali e sottufficiali francesi. Era il novembre del 1943, quando la guerra entrò nelle case dei nostri genitori. La Provincia di Littoria era stata istituita appena 9 anni prima, attraverso la fusione del set- Nomi sconosciuti ai più, è vero. Ma, in questi occasionali esempi tra le migliaia possibili dalla tore nord della ex Provincia di Terra di Lavoro, soppressa nel 1926, con il settore sud della storiografia della nostra terra, vorrei riassumere simbolicamente e fuor di retorica, la tragedia di provincia di Roma e comprendeva 30 comuni. una comunità tra due fuochi che, conservando inalterata la propria dignità e l’orgoglio d’essere Debole sul piano economico per la drastica riduzione degli investimenti pubblici dovuti pri- italiani, diede vita ad una generale Resistenza civile in una delle fasi più buie ed orrende della storia ma all’impegno in Etiopia, poi in Spagna, gli anni del secondo conflitto mondiale colsero la contemporanea, affrontando a viso aperto: nuova provincia alle prese con l’obiettivo di consolidare un corpo sociale che usciva dalla boni- fica integrale e dalla nascita di una istituzione che doveva saldare due zone storicamente diverse, fucilazioni, rastrellamenti e deportazioni nei lager tedeschi; organizzare una nuova vita per diverse migliaia di immigrati e relazioni politiche ben più ampie massicci, costanti bombardamenti e mitragliamenti alleati sia attraverso attacchi aerei, che can- della sua origine. noneggiamenti navali e terrestri; Quella guerra che appariva così lontana mostrò presto il suo vero volto, investendo su larga la morte di migliaia di giovani, donne, bambini ed anziani che, specialmente sulla Gustav, al fine scala tutti i comuni dell’area compresa tra Aprilia ed il fiume Garigliano, conferendo a Littoria, oggi di sottrarsi alle furiose battaglie di quei mesi, cercarono di attraversare le linee, avventurandosi sui Latina il tragico primato di unica Provincia d’Italia investita contemporaneamente da due fronti: campi minati e rimanendo dilaniati dallo scoppio delle mine; fame, malattie di ogni genere senza assistenza od aiuto alcuno; La Linea Gustav con epicentro nella “piccola Cassino”, come gli storici contemporanei definiscono l’esodo di parte della popolazione di diversi centri verso località dell’Italia del nord; l’area aurunca degli attuali Comuni di Castelforte e Santi Cosma e Damiano, espugnati con tecni- saccheggi e violenze, ignobili e ripetute, da parte delle truppe coloniali francesi ai danni della popo- che di guerra del primo conflitto mondiale, ovvero con sanguinosi assalti e combattimenti ad arma lazione inerme, specialmente donne e minori, compiute nei centri degli Aurunci, Ausoni e Lepini. bianca, dalle tristemente famose truppe coloniali del Corpo di Spedizione Francese; Dimostrano tutto questo le cifre del bilancio della guerra nella nostra provincia, da cui traggo, per Il fronte Anzio-Nettuno che, in realtà, fu il fronte Littoria-Cisterna di Latina-Aprilia. brevità, solo qualche dato:

Antonio D’Aprano aveva dieci anni quando, sulle colline che cingono Santi Cosma e Damia- a1) settemila morti, diecimila feriti, ai quali aggiungere il sacrificio della vita degli uomini in no, fu ucciso a sangue freddo per non avere voluto rivelare il luogo dove il padre e i fratelli armi (tra loro, anche medaglie d’oro e d’argento al valor militare alla memoria) nei diversi più grandi erano nascosti per sottrarsi alla deportazione in Germania. La madre, prima che scenari di guerra in Patria, sul fronte greco-albanese, in Russia ed Africa e di coloro i quali il figlio fosse sepolto, si tolse le scarpe e le mise ai piedi di Antonio che non le aveva da tempo. morirono a guerra conclusa per la malaria e le malattie contratte nei campi di concentramento, nelle operazioni di sminamento o, comunque, per esplosioni di ordigni bellici; Giuseppe Di Pastena fu catturato in uno dei frequenti rastrellamenti nazisti nel suo paese natale, Castelforte. Aveva 18 anni, quando un plotone d’esecuzione ne spezzò la vita in un lager tedesco. b1) otto comuni pressoché rasi al suolo, altri otto severamente danneggiati sia nel patrimonio edi- Solo diversi anni più tardi, fu possibile ritrovarne i resti grazie al senatore a vita Giulio Andreotti, lizio che nelle infrastrutture. profondamente colpito dalla disperazione della madre. Dimostrano ancora tutto questo le onorificenze conferite ai gonfaloni di 14 dei nostri Comuni: E, poi, Maria …. ferita nell’animo per sempre dall’affronto più ignobile e bestiale che si pos- Due Medaglie d’oro al Valor Civile: Castelforte e Santi Cosma e Damiano;

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Due Medaglie d’oro al Merito Civile: Minturno e Lenola; più giovani l’amore per la Patria, la Pace, la Libertà di ogni Uomo, qualunque siano il colore della sua pelle, le sue idee politiche, la sua fede religiosa, le sue condizioni sociali. Quattro Medaglie d’argento al Valor Civile: Cisterna, Formia, Gaeta, Terracina; Benvenuto di nuovo Signor Presidente! Di cuore! Quattro Medaglie d’argento al Merito Civile: Campodimele, Fondi, Spigno Saturnia e Priverno; Benvenuto nella terra in cui Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi concepi- rono e dalla quale diffusero l’Idea dell’Europa Libera ed Unita! Una Medaglia di bronzo al Valor Civile: Itri; Benvenuto nella terra in cui Sandro Pertini tornò, accolto con calore ed affetto, da Presidente della Repubblica, dopo avervi temprato, ancor di più se possibile, la propria fede nella Democrazia Una medaglia di bronzo al Merito Civile: Aprilia. e nella Libertà in anni di lotta e di confino, testimoniati nei documenti estratti dal suo voluminoso fascicolo personale e riprodotti per Lei, con il suo carico di simbolismo e di affini valori, in un’unica Sessant’anni dopo, storici e storiografi hanno contribuito a portare alla luce fatti sconosciuti o non edizione anastatica con l’aiuto e la collaborazione scientifica dell’Archivio di Stato di Latina, che di sufficientemente conosciuti, in taluni casi depositi sepolti di violenza, bruta ed efferata, motivando quel fascicolo è scrupoloso e rispettoso custode. fortemente la Provincia, quale rappresentante dell’unità del suo tessuto sociale e del suo territorio, A Lei, Signor Presidente, esprimo lo stesso calore, lo stesso affetto riservati vent’anni fa a richiedere che il Gonfalone della propria rinascita, nella Democrazia e nel verbo della Costitu- a Sandro Pertini da una comunità che, mai come oggi, sono stato così orgoglioso di rappre- zione, sia fregiato della Medaglia d’oro al valor civile per memoria delle sofferenze, dei sacrifici, sentare innanzi alla guida morale di tutti gli italiani. delle privazioni, dei morti patiti dalla sua popolazione tra il novembre 1943 ed il maggio 1944 e per monito alle generazioni del presente e del futuro affinché il ripudio della guerra, la costruzione e l’affermazione della Pace e della Libertà ne scandiscano l’esistenza, ne accompagnino l’impegno per un mondo migliore, del quale avvertiamo il forte ed urgente bisogno.

Abbiamo avuto sessant’anni di pace e, forse, abbiamo rimosso la guerra dai nostri pensieri o, più probabilmente, ne abbiamo delimitato i contorni ai due grandi, nefasti eventi del primo No- vecento. Tuttavia, nel mondo si continua a combattere. La regionalizzazione dei conflitti non può non riguardarci. Soprattutto se a patirne le conseguenze sono i bambini. Si calcola che - nell’arco tem- porale compreso tra il 1985 ed il 1995 - due milioni di loro siano rimasti uccisi e che altri quattro, cinque milioni siano rimasti feriti o mutilati nelle guerre disseminate in ogni angolo del pianeta. Che civiltà è la nostra se si continua a vivere nell’odio, se al centro dei conflitti pone proprio i bambini? Quanto meno, è una civiltà percorsa da malesseri profondi e pericolosi. Ecco perché affido alla Sua sensibilità, Signor Presidente, la nostra attesa, rappresentando essa l’inizio di un nuovo percorso della memoria che interesserà le nostre scuole, la nostra storia, i nostri paesi. Faremo “Memoria” perché quei mesi tra il novembre del 1943 ed il maggio 1944, mai siano dimenticati, perché la coscienza di quanti ne vissero i giorni aiuti a maturare in coscienze

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IL DOCUMENTO

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110 111 Parole, Simboli e Segni della Memoria Il Documento

112 113 Parole, Simboli e Segni della Memoria Il Documento

114 115 Parole, Simboli e Segni della Memoria AL QUIRINALE

116 Parole, Simboli e Segni della Memoria Il Giorno della Medaglia d’Oro

Il Giorno della Medaglia d’Oro della gente, del mondo della scuola, di quello militare, dei giovani sono stati tali da motivare la prosecuzione del cammino di valori della libertà, e parlerò con il Ministro dell’Interno Pisanu”, disse il Presidente della pace e della democrazia fino a realizzare tredici tappe sul territo- “NCiampi a Cusani, tornando al Quirinale. Così fu, perché Pisanu rio e un itinerario culturale ed artistico attraverso le opere in bronzo incontrò Cusani al Palazzo del Viminale alcuni mesi dopo per conosce- dei Maestri di Agnone e della scultrice Paola Patriarca Marinelli, quelli re storia e contenuti di una iniziativa destinata a consacrare l’unità di una dell’Antica Fonderia Marinelli esistente dall’anno Mille ed azienda più provincia, pur diseguale sul piano socio-economico e strutturale, dinanzi longeva al mondo. Attraverso le parole di Armando Cusani, Giovane alla seconda grande tragedia del primo Novecento, rimanendone partico- Presidente, ecco le storie che la Provincia ha raccontato a tanti giovani e larmente colpito al pari della Commissione di esperti militari e civili che cittadini pontini perché questa Medaglia d’Oro possa essere il simbolo esaminò la richiesta e la mole di atti, documenti anche inediti, bibliografia in cui riconoscersi. e libri trasmessi attraverso tre distinte spedizioni per dimostrare le ragioni di riconoscere alla popolazione pontina il prestigioso fregio per l’originale e triste primato di aver patito di tutto stretta com’era tra i fronti del sud e del nord pontino. Nel mese di dicembre 2005 la conclusione dell’istruttoria, quattro mesi dopo, nell’imminenza della celebrazione della Festa di Liberazione, ecco arrivare la comunicazione ufficiale della concessione della Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della Provincia. La cerimonia di consegna si tenne il 25 aprile 2006, nel cortile d’onore del Quirinale.

Questa la motivazione dell’onorificenza:

“Territorio di rilevante importanza strategica, dopo l’8 settembre 1943, fu teatro di violenti scontri fra gli opposti schieramenti, subendo devastanti bombardamenti che causarono la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio, industriale e agricolo. Oggetto di feroci rappresaglie, deportazioni e barbarie, la fiera popolazione pontina, sor- retta da eroico coraggio, profonda fede nella libertà ed altissima dignità morale, sopportava la perdita di un numero elevato di concittadini ed indicibili sofferenze, offrendo un luminoso esempio di abnegazione, di incrollabile fermezza ed amor patrio”. (1943-1944-Provincia di Latina)”.

Dopo il prestigioso riconoscimento al Quirinale, il Percorso della Me- moria in ciascun comune insignito di onorificenza al Gonfalone. Do- vevano essere in tutto cinque eventi. La condivisione e l’apprezzamento

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120 121 COME SONO NATI I MONUMENTI DEL PERCORSO DELLA MEMORIA

L’Antica Fonderia Marinelli di Agnone Parole, Simboli e Segni della Memoria Come sono nati i monumenti del Percorso della Memoria

Fonderia Marinelli: Maestri del Bronzo dall’Anno Mille Nunziatella di Napoli e l’Accademia Militare di Modena (ispirate ad Enri- co Cosenz, protagonista del Risorgimento e primo Capo di Stato Maggiore L’occasione per conoscere Armando e Pasquale Marinelli , titolari dell’Antica dell’Esercito), la Teuliè di Milano. Pontificia Fonderia di Campane, risale a circa dieci anni fa ed è stata offerta dal Non è noto a molti, ma è l’azienda più longeva al mondo, spesso visitata dai restauro di un’opera d’arte realizzata dallo scultore perugino Torquato Tama- Pontefici ed apprezzata da statisti ed uomini di cultura: una storia lunga oltre gnini (1888-1965): il Monumento ai Caduti eretto negli anni Venti a Castel- 1000 anni che ha visto alternarsi momenti di difficoltà a momenti ricchi di forte su una colonna di travertino con scritta concepita da un grande libertario, tante soddisfazioni. Su tutte, forse, l’esperienza più significativa risale al 1924, ma di straordinaria semplicità, livello intellettuale e preparazione letteraria e anno in cui Papa Pio XI concesse alla famiglia Marinelli il privilegio (rarissimo) tecnica come il geometra ed agrimensore Tommaso Rossi (1881-1974). di effigiarsi dello Stemma Pontificio. I due fanti componenti la parte bronzea del monumento, erano sopravvissuti Nonostante il lascito di prestigio, Armando e Pasquale Marinelli, le loro fa- ad otto mesi di bombardamenti da terra e dal cielo e alla battaglia conclusiva tra miglie, i loro operai sono gente cristianamente umile, profondamente onesta le truppe algerine e quelle tedesche (1943-1944), ma l’usura del tempo e le e leale, gente di grande sensibilità umana e culturale con la quale facilmente si intemperie avevano determinato una sorta di del bronzo, diventa amici, amici di quelli che non ti tradiscono mai e che se sei in difficoltà, dai Maestri di Agnone, antica citta’ sannita, con una certosina opera di risana- eccoli pronti a venirti incontro purchè l’opera in bronzo si possa fare per tra- mento dell’intero gruppo scultoreo. smettere, attraverso il simbolo, messaggi che volgono alla solidarietà, alla pace, È cominciato così il rapporto di collaborazione che, all’indomani della Me- al rispetto tra gli uomini senza distintinzione di pelle, confini di tempo e luogo. daglia d’oro al Merito civile al Gonfalone della Provincia, ha permesso di rea- Ed è a loro che, nel 1999, si deve Il Museo storico della Campana “Giovanni lizzare i monumenti del Percorso della Memoria legato a personaggi e fatti della Paolo II”, attiguo alla Fonderia. In esso, sono documentate origine, storia e seconda guerra mondiale. tradizioni, riferite alle campane ed è esposta la più vasta collezione al mondo di Per ciascuna stele e campana in bronzo, un viaggio ad Agnone, dove hanno sede bronzi sacri tra cui la preziosissima “campana dell’anno mille”. Inoltre vi sono Fonderia e Museo Marinelli. E per ciascuna stele o campana realizzata, imma- conservati studi, manoscritti, antichi documenti e testi rari come l’edizione gini e documenti ingialliti dal tempo e recuperati dalle nostre ricerche, storie olandese, del 1664, del “de tintinnabulis”, opera definita la “bibbia” dell’arte raccontate e domande con confronti di ore per buttare giù schizzi, semplici campanaria. Rilevante spazio è dedicato ai grandi avvenimenti del XX secolo che tratti di penna o matita da modificare, rifare o perfezionare. E, puntualmente, sono commentati dall’opera dei fonditori Marinelli attraverso testimonianze nei disegni e negli acquerelli di Paola Patriarca Marinelli, nelle cere, nell’argilla fotografiche e campane commemorative. e infine nelle fusioni programmate e dirette da Armando e Pasquale Marinelli, Molto significativi sono inoltre i ricordi che legano la famiglia Marinelli ai papi ecco raccolti quei messaggi che la Provincia ha inteso trasmettere ai giovani e alla del XX sec. a partire da Pio XI che la onorò del Brevetto Pontificio, a Papa comunità nel corso di questi anni e ai quali si accennava poc’anzi. Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II, che visitò la fonderia il 19 Marzo Lavorare con i Marinelli di Agnone è stato bello, entusiasmante e le opere del 1995. Il Museo Storico della Campana dispone inoltre di un’ampia sala per d’arte concepite e realizzate per la Provincia di Latina hanno fatto strada fino a esposizioni e convegni che è un riferimento internazionale aperto a qualsiasi motivarne delle altre come le Campane dell’Unità d’Italia, inaugurate al passo incontro culturale. Non mancano biblioteca, archivio, videoteca, spazio pro- del Garigliano, a Formia e Gaeta (si vedano le immagini a pag. 128 e 129) o iezioni, che sono fucina di lavoro e di studio sull’arte delle campane, dove si quelle del «Dovere» (si vedano le immagini con il Gen.D. Giuseppenicola confrontano studiosi e fonditori per discutere sulle attività di formazione pro- Tota a pag. 130 e 131) donate ai templi della formazione militare italiana: la fessionale e per approfondire diversi campi di ricerca.

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La visita in Fonderia del Pontefice Giovanni Paolo II, recentemente proclamato Santo Armando e Pasquale Marinelli con Papa Benedetto XVI e Papa Francesco

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130 131 SETTANT’ANNI DOPO

ARMANDO CUSANI Presidente della Provincia: Attraverso i Discorsi, le Storie del Percorso della Memoria

Il Presidente Armando Cusani con il Generale C.d.A. Francesco Tarricone Campodimele, 27 luglio 2006

A MARIA, ALLE ALTRE Parole, Simboli e Segni della Memoria A Maria, alle Altre

norevole Vice Presidente della Camera (On. Giorgia Meloni), principale obiettivo delle armi di sterminio di massa, dove lo scopo principale dei soldati non era O soltanto quello di uccidere altri soldati, ma di uccidere anche donne, bambini, anziani con bom- porgo a Lei il saluto cordiale e caloroso della Provincia di Latina e mio personale, unen- bardamenti, rappresaglie, massacri, di depredare, saccheggiare, stuprare così come accadeva nelle do ad esso quello dei Sindaci di tutti i Comuni del territorio. guerre antiche o in quelle coloniali. Quella notte tra l’11 e il 12 maggio del 1944, quando Radio Londra trasmise in codice l’ordine di Analoga espressione di benvenuto esprimo a ciascuna delle Autorità civili, religiose e militari, ai attaccare massicciamente i reparti tedeschi schierati da Gaeta ad Ortona, segnò la fine della Linea cittadini presenti che, oggi, con Lei, hanno inteso sottolineare quanto importante e significativo sia il Gustav e l’apertura della strada per Roma, ma anche l’inizio di un capitolo nuovo e ancor più ne- riconoscimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della Provincia e con essa il tri- fasto durante il quale l’uomo seppellì da queste parti la pietà per liberare una ferocia così inusitata buto di affetto, rispetto, deferenza, memoria che abbiamo inteso riservare a Maria, alle altre: sono da sottrarsi alla sfera umana. L’immagine che la documentazione archivistica e le testimonianze le donne di questo luogo, di tanti altri luoghi degli Aurunci, degli Ausoni e dei Lepini che subirono le orali raccolte ci hanno restituito oggi è quella di un paesaggio infernale dove era impossibile difen- violenze delle truppe del Corpo di Spedizione Francese che espugnarono la Linea Gustav. dersi dinanzi al dispiegarsi della più turpe ed animalesca brutalità. Da poco tempo, infatti, erano stati schierati sulla linea del Garigliano le truppe coloniali del È vero: sono pagine delicate della storia contemporanea, ma per lungo tempo sottaciute, na- Corpo di Spedizione Francese che molto egregiamente si erano battute contro i tedeschi a Mon- scoste o rimosse finché, sessant’anni dopo la fine della guerra, mutuata anche dall’evoluzione dei tecassino. Algerini, tunisini e goumiers marocchini costituivano quell’esercito abile nella guerra in costumi e dei valori, non si è fatta strada, radicandosi, una storiografia finalmente scevra dei con- montagna in cui la Francia aveva riposto le speranze del riscatto militare dopo lo sfaldamento della dizionamenti derivanti dall’annoso e superato dibattito ideologico tra ortodossia e revisionismo, Linea Maginot e delle sue truppe regolari. Venivano dalle montagne dell’Atlante, erano pastori, per seguire l’autonomo solco della ricerca pura ed entrare in una dimensione reale della seconda, piccoli agricoltori, gente misera rastrellati dai francesi e portati lontano a compiere altre violenze. immensa tragedia del Novecento attraverso la vita delle persone, calandosi sul territorio e met- Sapevano muoversi bene tra anfratti rocciosi e terreni impervi. In più, erano veloci, coraggiosi tendo a confronto le fonti militari con quelle archivistiche locali e nazionali, le testimonianze, le quanto spietati con il nemico e una volta espugnatene le posizioni, il saccheggio e la razzia rappre- memorie individuali, familiari, di gruppo, di comunità. sentavano l’inebriante e allucinante rito della paga. Tra i preziosi contributi in questa direzione, vorrei ricordare quelli di autori importanti come Fabrizio Carloni, Tommaso Baris, Gabriella Gribaudo e lo stesso Sindaco di Campodimele, Aldo Erano comandati dal Generale , il migliore dei comandanti alleati impegnati sulla Lisetti che ringrazio per le sue espressioni di apprezzamento sulle iniziative intraprese dalla Provin- Gustav che con i suoi superiori, gli ufficiali del suo Stato maggiore, i comandanti di battaglione, cia per celebrare la Medaglia d’oro al Merito Civile ad essa conferita lo scorso 25 aprile. compagnie, plotoni, squadre condivide la responsabilità delle violenze, brute ed efferate, consu- Non è la storia dei vincitori. Né è la storia dei vinti. È l’ che, conferendo so- mate ai danni delle donne di Campodimele, Lenola, Fondi, di tanti altri paesi dislocati sui monti prattutto spessore all’archivio polifonico dell’oralità, restituisce importanza, dimensione e lin- che dividono la provincia di Latina da quella di Frosinone: da uno degli atti raccolti presso l’Ar- guaggio pubblico al vissuto della gente prima che l’epilogo naturale dell’esistenza umana possa chivio Centrale dello Stato nel corso della ricerche documentali che hanno permesso il riconosci- imprigionare per sempre quei silenzi di guerra che hanno scandito la vita tra le mura di questo mento della Medaglia d’oro al Gonfalone della Provincia per la quale esprimo la mia più sincera borgo, tra le mura di tanti altri borghi della provincia di Latina e della provincia di Frosinone in gratitudine a tutta la Commissione parlamentare per le Onorificenze, al Ministro dell’Interno e al sessant’anni di dolore intimo e profondo, ancorché acuito dall’impietoso ed immateriale indice Presidente Ciampi, emergono duemila casi di stupro, ma il dato è considerato sottostimato rispetto puntato al passare di “Maria e le altre” da una inadeguata cultura dell’onore che faceva loro colpa al reale. Quel che è certo è che il numero più elevato di casi si registrò, per la provincia di Latina, di qualcosa che colpa loro non era. proprio a Campodimele. È la ragione per la quale spero e mi auguro che la richiesta di revisione Fu guerra totale quella che, tra l’ottobre del 1943 e la primavera inoltrata del 1944, investì della Medaglia d’Argento al Merito Civile proposta dal Sindaco Aldo Lisetti possa concludere il suo i nostri paesi. E fu una guerra in cui la nostra gente divenne ostaggio di eserciti contrapposti e iter con l’Oro che la gente di questo paese merita.

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I soldati del Corpo di Spedizione francese furono protagonisti di atti di ardimento e il loro ruolo fu determinante nello sfondamento della Gustav. Ma quel coraggio, quel valore appaiono a distanza di anni fortemente appannati dalle brutalità e dagli stupri di massa compiuti ai danni della popo- lazione, delle donne e dei bambini che aspettavano gli alleati per tornare alla libertà, ma che invece dovettero patire, dopo i bombardamenti, l’incubo d’essere relegati a primitivo bottino di guerra.

La storiografia più moderna ed immune dai condizionamenti della politica ha tolto il velo alla zona grigia che per tanti anni ha avvolto queste storie. Non indugerò sulle ragioni di queste violenze, non mi soffermerò sulle tesi che vedono in esse la vendetta dei francesi verso l’Italia per la pugnalata alla schiena degli inizi della guerra o, su altro verso, sulle tesi assolutorie di Ben Jeal- loun, lo scrittore marocchino che ha considerato la violenza delle truppe del Corpo di Spedizione Francese connaturate alla condizione di soldati che esse vivevano. Non è il mio mestiere. Ed è passato il tempo dei processi. A me interessa la testimonianza, il ricordo, interessa che attraverso l’altra storia, quella che vide protagonista la popolazione civile e non gli eserciti, le nuove genera- zioni comprendano cosa sia stata la guerra e contribuiscano con il loro impegno ad arginare i rivoli dell’odio che ancora scorrono nel nostro Paese, a consolidare la pace e la democrazia, a bruciare i tempi perché in un giorno non molto lontano proprio grazie a loro, vincitori e vinti possano essere protagonisti, in nome di un mondo più giusto e solidale, di un grande, caloroso abbraccio. Come quello, immenso, partecipe e solidale che stasera noi tutti, Onorevole Vice Presidente della Came- ra, tributiamo a Maria e alle altre, scoprendo la prima delle Steli della Memoria che stiamo rea- lizzando sul territorio perché innanzi ad esse ciascuno rifletta e concorra, nella vita d’ogni giorno, a fare in modo che non accada mai più.

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140 141 Castelforte, 6 ottobre 2006

UN MONUMENTO E UNA MOSTRA PER UN RAGAZZO DEL “CORSO REX” Parole, Simboli e Segni della Memoria Un Monumento e una Mostra per un Ragazzo del “Corso Rex”

norevole Sottosegretario di Stato, (On. Marco Verzaschi) egregiamente, ma il suo G.50 “Freccia”, già ridotto male dai colpi delle mitragliatrici avversarie, O risultò inservibile dopo un rovinoso atterraggio. Al pomeriggio, Alfredo, era in turno di riposo, porgo a Lei il saluto cordiale e caloroso della Provincia di Latina e mio personale, unen- quando ecco comparire sulla verticale di Berat alcuni bombardieri inglesi “Bristol Blenheim” scor- do ad esso quello dei Sindaci di tutti i Comuni del territorio. tati dai caccia dell’80° Raf comandati dal Capitano John Pattle, considerato un asso dell’aviazio- ne britannica. L’allarme scattò quando mancavano pochi minuti alle quattro. Fusco fu il primo a Analoga espressione di benvenuto esprimo al Generale di Squadra Aerea, Daniele Tei, Coman- decollare ed ad affrontare gli avversari in un lotta impari e senza scampo. dante delle Scuole dell’Aeronautica Militare oggi tra noi in rappresentanza del Capo Stato Mag- “Alfredo – scrive Matteo al fratello Olderico in una lettera del 20 marzo 1941 - è caduto da giore Generale di Squadra Aerea Vincenzo Camporini, a ciascuna delle Autorità religiose, civili eroe, combattendo da leone. Secondo il racconto fattomi dal suo motorista e da un suo compagno e militari, agli studenti e ai cittadini presenti che hanno inteso sottolineare quanto importante e … Lui è stato il primo a levarsi in volo, ma per una fatale combinazione i suoi gregari non hanno significativo sia il riconoscimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della Pro- potuto seguirlo immediatamente dimodoché i primi minuti del combattimento sono stati sostenuti vincia e con essa il tributo di affetto, rispetto, deferenza, memoria, riservato a Castelforte, comune da lui solo contro quaranta. Alla prima raffica ha abbattuto un caccia, ma da terra lo hanno visto decorato di Medaglia d’Oro al Valor Civile, attraverso il ricordo di un giovane ufficiale dell’Arma precipitare”. Probabilmente, Alfredo era stato ferito ed aveva perso i sensi. “La ferita – aggiunge azzurra che il 20 febbraio 1941, nella sua ultima ed ineguale battaglia, in un cielo lontano da l’inedita lettera che vedrete riprodotta nel contesto della mostra che più tardi visiteremo – non casa, lontano da affetti, amori, amicizie e luoghi, perse, ad appena 25 anni, il più grande dono doveva però essere mortale perché ha ripreso il controllo dell’apparecchio a pochi metri da terra che un essere umano possa avere: la vita! È il Tenente pilota Alfredo Fusco, 154° Gruppo Caccia e nuovamente si è lanciato nella mischia, disimpegnandosi da un secondo attacco di caccia e sca- Terrestri, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria. gliandosi contro i bombardieri che attaccavano la truppa e il deposito di munizioni” di un “reggi- mento di artiglieria. Sotto i suoi colpi è caduto anche un bombardiere e gli altri si sono allontanati Figlio di Sebastiano (Colonnello dell’Esercito) e di Marianna Fusco, due fratelli maggio- dall’obbiettivo. Ma addosso, ala ad ala, gli sono andati 6 o 7 caccia che lo hanno fulminato”. ri (Matteo, valente avvocato, e Olderico, ufficiale dell’esercito), nato il 5 luglio 1915 su una L’aereo pilotato da Alfredo esplose in volo, ed i resti carbonizzati del giovane furono ritrovati nave diretta a Tripoli dove la famiglia, fortemente radicata in questo paese, aveva seguito il padre sul greto del fiume Devoli. di stanza nella colonia, Alfredo entrò nella Regia Accademia Aeronautica, allora dislocata nella Faccio mia e propongo a voi la domanda di Matteo ad Olderico: “Non sembra anche a te che Reggia di Caserta, per frequentare il Corso “Rex” insieme ad altri giovani che, in battaglia, erano questa sia Leggenda?”. armati più di coraggio, che di aerei in grado di competere per velocità e volume di fuoco contro Apprestandomi a questo appuntamento solenne, mi sono ripetutamente chiesto quale molla quelli avversari. Alla fine del corso, conseguirono il grato di sottotenente-pilota in poco più di possa essere scattata nell’animo di Alfredo quando, quel pomeriggio infausto, abbandonò l’infer- duecento. Metà di loro non è più tornata e l’Albo del Rex testimonia di che tempra fossero quei meria per correre a perdifiato sulla pista fangosa, balzare sul primo aereo alla sua portata e decol- ragazzi: 6 sono le Medaglie d’Oro al valor militare, di cui 5 alla memoria, 206 le medaglie d’ar- lare verso l’appuntamento con la morte ….. In fondo la sua parte l’aveva fatta già egregiamente gento, 131 le medaglie di bronzo, 57 le croci di guerra, 29 gli avanzamenti per merito di guerra, 5 al mattino. Perché quest’, giovane e irrequieta, anziché godersi le spartane comodità e il le promozioni per merito di guerra. Delle cinque medaglie d’oro alla memoria, due appartengono gradevole tepore dell’infermeria o imboccare il varco di un rifugio antiaereo, strattonò la presa dei al 154° Gruppo Caccia Terrestri : quella di Alfredo e l’altra del suo amico, il Tenente Livio Bassi, medici e degli infermieri di turno e d’impeto, su un aereo non suo, scelse che si compisse un destino morto due mesi più tardi per le ferite e le ustioni riportate nel combattimento di quel pomeriggio del così tragico e crudele? 20 febbraio 1941 mentre, invano, tentava di essergli d’aiuto. Mi hanno aiutato a capire i ricordi di scuola, i saggi di Mario Arpino e di altri autori, gli scritti ac- Di stanza in territorio albanese, la mattina di quel giorno – testimonia il diario storico del 154° corati del generale Giulio Cesare Graziani (una medaglia d’oro, 6 d’argento, una di bronzo, due Gruppo - ebbe luogo un “combattimento furioso” durante il quale, la squadriglia di Fusco riuscì avanzamenti ed una promozione per merito di guerra), uno dei compagni di Alfredo nel “Corso Rex”. ad abbattere “10 aerei avversari e 8 probabilmente”. Lui, pur ferito ad un orecchio, se la cavò Quel giorno, Alfredo decollò per la sua ultima e ineguale battaglia per motivazioni pure e nobili

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sulle quali tutti noi dobbiamo meditare: il senso del dovere, il senso della lealtà, l’onore personale e tra noi un pluridecorato, il Comandante Giorgio Bertolaso. Non importa oggi se rompiamo il dell’Italia, il coraggio delle proprie azioni, lo spirito di sacrificio, la propria dignità. protocollo. Sarei felice, e credo di interpretare i sentimenti di tutti voi, se Bertolaso accettasse il Sono valori che riconducono ad un concetto risorgimentale di Patria che prima di Alfredo, mio invito a portare brevemente la sua testimonianza. Perché i suoi ricordi e quelli degli altri piloti appartennero a Francesco Baracca e, con Alfredo, sono appartenuti a gran parte dei ragazzi ancora in vita saranno di grande aiuto nella formazione dei giovani. del “Rex”. Per nulla calzante, quindi, risulterebbe la ricerca di un rapporto con lo sfondo dell’i- E non importa da quale parte questi aviatori sfuggiti al tragico inganno di una vittoria impossibile, deologia allora imperante perché questi ragazzi non si facevano prendere dalla facile propagan- si trovassero dopo l’8 settembre del 1943: pur nella inalterabilità dei giudizi della storia, importa da o dai luoghi comuni, preferendo ben altre letture alle biografie del Duce aviatore e ai saggi di che, sessanta anni dopo la fine della seconda, immane tragedia del primo novecento, vincitori e mistica fascista rimasti, mai sfogliati, dentro i cassetti dell’aula di studio o sul “tavolaccio” della vinti si stringano in un abbraccio che, seppellendo per sempre la parola odio, permetta di con- cella in cui Alfredo e i suoi compagni finivano spesso per scontare le trasgressioni di una gioventù solidare la Pace e la Democrazia facendo, del nostro, un Paese che non abbia più bisogno di eroi. esuberante e difficile da contenere. Sono sicuro che lassù questo abbraccio tra gli angeli azzurri c’è già stato e che Alfredo Fusco e John Passione per lo studio molto misurata; numerosi richiami ufficiali per un temperamento irrequieto Pattle ne siano stati tra i primi protagonisti. Ai cittadini, ai giovani di Castelforte, la Provincia de- e, talvolta, irriguardoso; una vita breve, intensa e coraggiosa; un grande senso dell’onore; un forte sidera donare, con questo monumento e questa stele realizzata dalla Pontificia Fonderia Marinelli amore per l’Italia: Questo era Alfredo Fusco! “Vivere ardendo e non sentire il male”, egli scrisse di Agnone, la mostra su Alfredo, allestita insieme all’Archivio di Stato di Latina ed in collabora- sul testo di chimica del “Corso Rex”. Sembra quasi di parlare di Goffredo Mameli o di raccontare zione con il Comune e l’Aeronautica Militare: tra poco la visiteremo e spero che essa sia il primo una storia che sarebbe piaciuta a Edmondo De Amicis, anche se sono diversi i contesti e le epoche. passo, sia lo stimolo e il nostro significativo contributo per un Parco della Memoria in cui, insieme Allora mi chiedo se quei valori risorgimentali siano ancora attuali in una società come la nostra e ai cimeli di questo ragazzo dei quali la famiglia è pronta a privarsi per un progetto così rilevante invito soprattutto padri e madri, gli insegnanti, gli stessi ragazzi, tutti coloro che condividono con sotto il profilo etico e culturale, ricostruire la vicenda esistenziale di un paese che, con il vicino noi questa giornata della memoria a riflettere insieme a me. Santi Cosma e Damiano, fu l’epicentro di otto mesi di battaglie e scontri all’arma bianca, strada Non è giusto morire nel pieno della gioventù come Alfredo! Ma, non ho dubbi: quei valori sono per strada, casa per casa, aula per aula, che determinarono, proprio qui, la caduta della Linea ancora attuali. Per gli stessi valori, sono sicuro, Colonnello Frigerio, che con Lei i piloti del 6° Gustav e il successivo abbandono di Montecassino da parte dei Tedeschi. Stormo “Alfredo Fusco” di stanza a Ghedi, in provincia di Brescia, al pari degli altri piloti dell’Ar- Proprio da questa “Piccola Cassino”, da questa piazza così solenne ed evocativa del confronto ma Azzurra, non esiterebbero a decollare e ripetere la nobiltà di un gesto del quale quest’”aquila democratico, parta l’impulso al recupero della Memoria di una terra e di una comunità che cadde disubbidente” fu protagonista in un cielo lontano, grigio e piovoso, più di sessant’anni fa. in piedi, seppe rialzarsi e ricostruire un paese, un’esistenza, un futuro. Perché la Memoria resterà Meno convinto - ma non ne faccio colpa a loro, alle famiglie o alla scuola- lo sono per i nostri gio- sempre la più grande alleata della Pace, dell’Eguaglianza e della Libertà di ciascun essere umano. vani che in una società dominata dalla comunicazione veloce e dai consumi ne subiscono il fascino Mi fermo qui, anticipando la presentazione del libro su Alfredo Fusco, scritto dalla nipote, Signora e la venalità, correndo il rischio di percepire come valori, tendenze e simboli destinati ad esaurirsi Anna Fusco di Ravello, che avrà luogo presso la palestra dell’Istituto comprensivo in febbraio, nel nello spazio di una stagione. 66° Anniversario della scomparsa del giovane ufficiale, insieme ad una seconda edizione della Perciò la conoscenza di storie semplici ed edificanti come quella di Alfredo Fusco, o dei Visconti, dei mostra per tutte le scuole del sud pontino. Spero che, nel frattempo, gli studenti del luogo abbiano Faggioni, dei Buscaglia, dei Serafini, dei Cannepele, dei Lucchini e di tanti altri che persero la vita l’opportunità di conoscere e approfondire la conoscenza della figura e della personalità di Alfredo in guerra, può contribuire a radicare nei nostri giovani il senso del dovere, dell’onore, della lealtà Fusco, eroe d’impronta risorgimentale di questa terra, della nostra terra! e della dignità personale, quel concetto risorgimentale di patria che renderà loro migliori e di cui una società percorsa da malessere, ma bisognosa di ritrovarsi, impone a ciascuno di noi senza che sia necessario per questo rimetterci la vita. Chi ha avuto la fortuna di tornare dalla guerra, racconti o fermi su carta i suoi ricordi. Riconosco

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150 Santi Cosma e Damiano, 18 novembre 2006

UNA STELE E UNA CASERMA PER UN EROE DELL’ARMA Parole, Simboli e Segni della Memoria Una Stele e una Caserma per un Eroe dell’Arma

rendo di buon grado la parola, per esprimere alle Autorità civili, religiose e militari presenti il più Bari a Durazzo e verso quel destino senza ritorno che si sarebbe compiuto quando Antonietta aveva cin- P cordiale benvenuto per avere accettato di condividere ancora una volta l’impegno di questo lungo que mesi. Inquadrato nel Battaglione Carabinieri Reali “Albania” ed assegnato alla seconda compagnia, percorso della Memoria intrapreso all’indomani del conferimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile Angelo Di Tano si distinse in operazioni militari molto brillanti a Bregu e Vraces e nella difesa di Coriza, al Gonfalone della Provincia. nonché per il disarmo del battaglione “Tomori” composto da militari albanesi e interessato da frequenti Così nel ringraziare Loro per la sensibilità, colgo l’occasione per estendere il saluto a tutti i cittadini, diserzioni. Per quest’ultima operazione, Angelo Di Tano meritò un nuovo encomio. scolari e studenti oggi presenti per il tributo ad un paese che, epicentro dello sfondamento della Linea Gu- Poi, venne il giorno fatale. Era il 18 novembre 1940: giusto 66 anni fa! Nel diario storico del Bat- stav, al pari di Castelforte, visse la tragedia della guerra con dignità e coraggio: Santi Cosma e Damiano. taglione Carabinieri Reali d’Albania è scritto che fu un giorno di intensi combattimenti su tutto il fronte con Coriza sotto costante tiro delle artiglierie avversarie. Le popolazioni italiane e gran parte di quella Il Carabiniere Angelo Di Tano, Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria, è il simbolo del musulmana furono costrette ad evacuare la città, ma proprio a Guri I Capit, la cittadina difesa dalla nostro tributo ad una comunità laboriosa e fiera che, come lui sulle pietraie albanesi di Guri I Capit, seconda compagnia, si registrò l’attacco più violento e sanguinoso. Il carabiniere Angelo Di Tano, benché seppe resistere all’inferno che per otto mesi avvolse queste colline, attraversò queste strade, travolse questi ferito alla mano sinistra, continuò, assistito da altro militare, a sparare tutto il giorno, finché, con la sua affetti, queste esistenze, ma non ne spense le speranze in un futuro di pace e di libertà. E con esso, Angelo arma infranta, non cadde colpito mortalmente per l’esplosione di una granata. Aveva 33 anni. Di Tano, è il simbolo di un tributo che la Provincia doveva all’Arma dei Carabinieri per il suo impegno d’ogni giorno: ieri, oggi, sempre, ovunque essa sia stata o sia presente. La notizia giunse a Santi Cosma e Damiano pochi giorni più tardi, lasciando sgomenti la moglie A Lei, signora Antonietta, figlia dell’esemplare carabiniere che oggi ricordiamo, alla famiglia tutta Gilda, congiunti e conoscenti di quel carabiniere dai capelli lisci e castani, il mento rotondo e lo sguardo estendo il saluto, deferente e commosso, della Provincia e mio personale, convinto che questa giornata pulito e generoso come i suoi gesti verso i fratelli ad uno dei quali regalò il primo paio di scarpe o aiutando resterà nel vostro ricordo, come in noi resterà per sempre l’immagine di un uomo che antepose il senso del altri parenti negli studi. Angelo era così: determinato e coraggioso nella sua divisa da carabiniere, altru- dovere, della dignità e dell’onore personale, dell’Arma e dell’Italia ai suoi affetti, al legame con questa ista e generoso nei rapporti con gli altri. Posso soltanto immaginare, signora Antonietta, quanto sia stato terra e con questa comunità, alla sua stessa vita. difficile per sua madre non avere una tomba su cui piangere ed occuparsi della sua crescita nel contesto Angelo Di Tano, nacque il 22 ottobre 1907 in una casa umile ed onesta dei Sellitti, pochi metri lontano di un paese pesantemente provato dalla guerra, eppure fiero della sua identità e della sua storia. Posso dalla piazza in cui oggi ne fermiamo per sempre nella memoria di tutti la storia, l’esempio, il sacrificio su soltanto immaginare, signora Antonietta quanto difficile possa essere stato per lei, l’essere bambina e ado- quel fronte greco-albanese dove l’ubriacatura totalitaria sognava di spezzare le altrui reni. Angelo lasciò lescente, vivendo l’amore per suo padre attraverso le poche ed ingiallite fotografie rimaste di lui e magari Santi Cosma e Damiano, il papà Sabatino e mamma Giovannina, i suoi nove tra fratelli e sorelle, a ritrovate tra i pochi averi sottratti ad una casa distrutta dai bombardamenti. Ma a Lei, sua madre, gli zii vent’anni, in cerca di un avvenire diverso dalla povertà contadina vissuta fino a poco prima per arruo- hanno detto il vero: suo padre è morto da eroe, per qualcosa di supremo e di nobile che ho già sottolineato larsi nei Carabinieri Reali. Prestò servizio in varie Legioni e in Eritrea, dove con altri commilitoni e al all’inizio del mio intervento: la dignità e l’onore personale e della sua famiglia, dell’Arma dei carabinieri suo comandante di plotone si distinse in varie operazioni meritandosi il primo encomio solenne per avere e dell’Italia. E se ne parliamo oggi, se oggi indichiamo l’esempio di Angelo Di Tano ai giovani in modo contribuito “con la sua opera ad assicurare alla giustizia elementi pericolosi”. particolare è perché capiscano cosa significhi aver sacrificato la propria vita, i propri affetti e maturino Poi, la guerra. Angelo si era sposato qualche anno prima con Gilda e da questa felice unione negli studi, nella vita d’ogni giorno, nei rapporti con gli altri gli stessi valori senza per questo morirne, nacque Lei, signora Antonietta. A suo padre, diedero appena tre giorni di licenza che si ridussero a contribuendo così a rendere migliore una società in cui, nonostante i sessant’anni trascorsi dalla fine della poche ore causa i treni sempre in ritardo. Quelle ore Angelo le trascorse accanto alla sua bambina follia totalitaria e dal recupero della ragione e della democrazia, la pacificazione tra vincitori e vinti pre- e a sua moglie che avrebbe rivisto una volta ancora, l’ultima, un mese dopo, nell’imminenza della valga sull’odio che ancora si coglie e conduca verso una memoria accettata, che non significa condivisione, nuova destinazione in Albania. ma dove la storia degli uni e la storia degli altri abbiano entrambe posto nel contesto di una tragedia che Era il 23 luglio del 1940. Il profumo della salsedine e la brezza dell’Adriatico accompagnarono la non risparmiò nessuno e che mai più dovrà ripetersi per nessuno motivo al mondo. notte probabilmente insonne ed i pensieri di Angelo per la sua bambina, per sua moglie, nel viaggio da Ho pensato molto alla figura di Angelo e al suo gesto nei giorni che mi separavano da questo momen-

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to. Provo per lui profonda ammirazione, ma non meraviglia. Ho prestato anch’io servizio nell’Arma, come ufficiale, e quando uno è stato carabiniere per una volta, lo sarà per sempre anche da Presidente della Provincia. Provo per Angelo ammirazione, ma non mi meraviglio del suo gesto perché i carabinieri sono così: lealtà, dovere, generosità fino in fondo, costi, quel che costi. Così Angelo Di Tano non è in fondo diverso da Salvo D’Acquisto, che offri la sua vita, la sua gioventù alla vendetta delle truppe tedesche perché venisse risparmiata quella degli ostaggi. Così Angelo Di Tano non mi pare in fondo diverso da tutte quelle che caddero sulle ambe di Culquaber in una battaglia impari e senza scampo per nessuno. Così Angelo Di Tano non mi pare diverso dai ragazzi caduti a Nassiriya. Gente valorosa e dai nobili ideali, sempre e dovunque. La di Angelo non s’è mai spenta nel suo cuore, signora Antonietta, e ciò che ho ten- tato di trasmettere ai giovani che oggi condividono con noi il ricordo e l’impegno per realizzare una società che non abbia più bisogno di eroi, Lei lo ha già fatto con i suo figli. Ma in questo giorno in cui suo padre torna a nella storia di questo paese e in ciascuno di noi, sono certo che questa alimenterà la Fiaccola della Memoria perché da questo luogo-simbolo, al pari del vicino paese di Castelforte, in cui la Linea Gustav venne sfondata determinando il ritiro delle truppe tedesche da Monte- cassino e, dunque, l’avanzata degli Alleati verso Roma, essa possa arrivare lontano, oltre l’orizzonte toc- cando paesi, luoghi, città ancora attraversate da conflitti che continuano a seminare morte, distruzione, sangue, soprattutto tra i bambini. Possa quella fiaccola portare, con il suo carico di simbolismo, il tepore della Pace, della Democrazia, della Libertà e dell’Uguaglianza tra gli uomini ovunque ce ne sia il bisogno. È questo il senso delle celebrazioni per il conferimento della Medaglia d’Oro conferito alla Provincia di Latina che oggi a Santi Cosma e Damiano ha voluto ricordare con il Carabiniere Angelo Di Tano, una comunità che non abbassò lo sguardo e la testa, patì lutti e devastazioni, ma mai perse fiducia e speranza in un avvenire migliore. La stele in bronzo dell’Antica Fonderia Marinelli dedicata ad Angelo Di Tano, le targhe in marmo per la Caserma dei Carabinieri che è stata a lui intitolata e per la quale ringrazio il prof. Antonio Martino, già Ministro della Difesa, e l’altra per l’Auditorium della Medaglia d’Oro al Valor Civile conferita qualche anno fa al Gonfalone di questo Paese esprimono il debito di riconoscenza della Provincia verso il sacrificio della popolazione di Santi Cosma e Damiano in otto mesi di guerra e della quale questo carabiniere è l’Alfiere e l’esempio che, con l’aiuto dei docenti, gli scolari e gli studenti delle scuole cittadine possono e debbono approfondire con temi e ricerche di storia patria, quella più impor- tante e realmente in grado d’essere il collante di una frattura che ancor oggi divide il nostro Paese, spezza questa Democrazia che, invece, ha bisogno di unità e impegno sempre e comunque contro ogni avventura ai danni della libertà di ciascun essere umano. Perché è la democrazia a riempire i granai e a svuotare gli arsenali. Perché è la democrazia il sale della Pace sempre e dovunque. Grazie Angelo, Grazie Carabinieri, Grazie Santi Cosma e Damiano!

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IN MEMORIA DELL’ESODO: UNA STELE PER RIFLETTERE Parole, Simboli e Segni della Memoria In Memoria dell’Esodo: una Stele per Riflettere

ell’esprimere alle Autorità civili, religiose e militari presenti, il saluto della Provincia e Ma mai ci fu rassegnazione, mai venne meno la solidarietà e l’altruismo tra quanti condivisero Nmio personale, desidero testimoniare Loro l’apprezzamento sincero per aver voluto an- le privazioni e gli stenti di quei giorni, di quei mesi. cora una volta sottolineare – intervenendo oggi a Cisterna – la propria sensibilità nei confronti di iniziative che, superando il pur rilevante aspetto celebrativo della Medaglia d’Oro conferita Era il 9 settembre del 43, quando i tedeschi occuparono i comandi militari di Sabaudia, Lit- al nostro Gonfalone, aspirano a far riflettere, ad alimentare la fiamma della Memoria perché la toria, Gaeta e le località strategicamente più importanti della provincia, Cisterna compresa. sua luce ed il suo tepore impediscano alla Ragione nuove ed orrende stagioni di buio e di freddo Tre giorni dopo, ecco il primo ordine di evacuazione per le popolazioni di Minturno, Formia e nei rapporti tra gli uomini e le Nazioni. Gaeta, il 20 settembre sarebbe stata la volta di Sperlonga e Terracina, il 4 ottobre di Leno- la, il 17 ottobre di Castelforte cui era unito Santi Cosma e Damiano, il 10 gennaio 1944 di E perché questa Medaglia d’Oro, così come lo furono i fatti e la tragedia che più di 60 anni Campodimele, il 9, 10 e 11 febbraio l’ordine sarebbe scattato per Littoria, Cisterna, Aprilia, avvolsero i nostri paesi e la nostra gente, possa essere colta come il simbolo dal quale partire per Cori, Norma, , Bassiano, Sezze, Pontinia fino al confine di Terracina. E così di affermare e consolidare l’Unità presente e futura del territorio e della comunità che su di essa seguito. Gli uomini validi vennero chiamati a presentarsi ai comandi militari per essere avviati vive, lavora, edifica l’avvenire per sé e per gli altri che verranno. nei lager in Germania al fine di sopperire alla mancanza di braccia o per partecipare ai lavori Così non è un caso che, estendendo il saluto a tutti i cittadini, scolari e studenti intervenuti per di fortificazione in corso sulla Linea Gustav, pena gravi provvedimenti. Furono in moltissimi a la testimonianza d’affetto e di calore che la Provincia e i suoi Comuni portano oggi a Cisterna, disubbidire e a prendere la via dei monti insieme alle proprie famiglie per sottrarsi alla cattura io mi rivolga prevalentemente ai più giovani richiamandone l’attenzione per l’importanza della e ai bombardamenti, ma non sarebbe durato molto: dinanzi ad un inverno così rigido, vivere in storia patria come momento formativo di un impegno nella vita d’ogni giorno volto a rendere improvvisate casupole, nelle capanne, negli stazzi, in rifugi di fortuna, senza cibo e assistenza, giusta la società del presente, costruire la Pace nella tolleranza, rendere robusta equa e solidale risultò presto impossibile. la nostra Democrazia, concreta l’uguaglianza e la fraternità tra gli uomini. Tra l’11 settembre e il 25 ottobre 1943 i tedeschi effettuarono i primi rastrellamenti a Gaeta, Sono felice e consapevole di esporre queste considerazioni in una città che non ha sepolto la Formia, Castelforte, Lenola, Campodimele, Priverno Roccagorga, Littoria, Cori e gli altri pa- memoria ed ha eretto il 19 marzo a momento di ricordo e riflessione collettiva perché ciò che esi dei Monti Lepini. Fu il primo, grande esodo forzato. Sarebbe successo anche dopo, quando le accadde 63 anni fa non si ripeta mai più né per Cisterna, né per tutti gli altri comuni che con battaglie per sfondare la Gustav e il fronte del Nord sarebbe diventate più cruente e sanguinose Cisterna condivisero, nei mesi tra il 1943-1944, un esodo che non è retorico definire di di- sia per i combattenti, che per la popolazione civile. mensioni bibliche. Sono personalmente convinto che i reportage di guerra ed i manuali di storia non abbiamo La gente dei centri del sud venne trasportata nei paesi dell’Italia Settentrionale, mentre quei pochi sufficientemente evidenziato che la provincia di Littoria, oggi Latina, è stata l’originale, tragico che riuscirono a superare i campi minati trovarono rifugio in città della Lucania, Calabria e Sicilia. scenario di due grandi fronti e che ha pagato un enorme tributo di sangue e di rovine. Allo stesso modo sono convinto che non abbia avuto adeguata attenzione da parte degli studiosi il dramma Il 17 gennaio ’44 è la data del primo grande e fallito attacco Alleato alla Gustav. Cinque della sua popolazione improvvisamente tra due fuochi: la Linea Gustav al Sud e il fronte An- giorni dopo, ecco lo sbarco americano ad Anzio e la perdita di tempo prezioso che consentirà zio-Nettuno-Littoria-Cisterna-Aprilia al Nord. ai Tedeschi di consolidare e rafforzare le posizioni nell’area Nord della Provincia, facendo di Cisterna una vera e propria Fortezza, l’epicentro di una linea di difesa che, prima dell’assalto Parlare di ciò che visse e patì, giorno dopo giorno, per otto lunghi mesi, la gente comune signi- decisivo del 23 maggio 1944, riuscì a contrastare efficacemente, nonostante le pesanti perdite fica parlare di persone che conobbero il terrore e lo smarrimento, il dolore e la disperazione, lo da ambo le parti, le offensive del 29-31 gennaio precedente, del 3-12 febbraio, del 16-22 scoramento e la speranza, la fame e la miseria, il freddo e la morte, la razzìa e lo sciacallaggio. febbraio, del 29-4 marzo. Per rendere l’immagine di questa Fortezza, è sufficiente ricordare

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il dato complessivo dei campi minati esistenti in questa zona riportato in conferita al Gonfalone della Città l’8 luglio 1959. Ma, oggi, nella storia contemporanea di di Pier Giacomo Sottoriva: 966, 385 dei quali realizzati dagli alleati con 121 mila mine an- Cisterna si aggiunge un nuovo capitolo. Essa diventa per la Provincia di Latina, il simbolo ti-uomo e anti-carro e 581 da parte tedesca con 73 mila mine. Senza contare tutto il resto dell’esodo che investì tutto il territorio, perché quella della comunità cisternese è, in una, la degli armamenti. Un’immensa e devastante polveriera creata mentre dal 23 gennaio Cisterna rappresentazione di una, tante diaspore provocate dalla guerra che i giovani devono conoscere era sottoposta a bombardamenti che avrebbero ridotto in polvere e macerie il 90 per cento delle per capire quali beni immensi siano la Libertà e la Democrazia. case in venticinque giorni. Sessantatré anni fa, in questo giorno, l’ennesimo ordine di evacuazione. La gente che per quat- Questa stele in bronzo concepita e forgiata nelle antiche officine della Pontificia Fonderia tro interminabili mesi aveva vissuto in grotte illuminate da lumini a petrolio e dall’aria umida, Marinelli di Agnone sublima il sacrificio di Cisterna e invita a riflettere perché il messaggio di fu costretta a lasciarle e nello spazio di due ore quattromila abitanti di Cisterna furono avviati Pace e di speranza che da essa promana, possa tradursi in un impegno delle giovani generazioni verso Velletri lasciandosi alle spalle i tratti spettrali della loro città e promettendo a se stessi che teso ad impedire nuove e devastanti avventure dell’uomo contro altri uomini. l’avrebbero ricostruita pietra su pietra, mattone dopo mattone, impastando la calce con le mani se fosse stato necessario. Noi tutti avevamo un debito verso Cisterna e la sua gente. Siamo felici di averlo onorato proprio oggi. Padre Eugenio Caldarazzo, il frate cappuccino che si prodigò così tanto per dare aiuto e conforto ai cisternesi, ha ricostruito in un diario postumo la storia di quei 125 giorni vissuti dalla popolazione nelle cave scavate nella pozzolana e nel tufo. Sono pagine di straordinaria semplicità, ma intense e profonde sono la storia e le storie che in esse si raccontano perché stra- ordinari e profondi ne sono stati i protagonisti di ogni giorno, pur tra il terrore per i bombar- damenti e il fuoco delle mitraglie, lo sgomento e la disperazione dinanzi al corpo insanguinato o esanime di un amico o di un parente, l’angustia dei pidocchi e delle malattie in uno scenario in cui una comunità senza più lacrime per i suoi 500 morti, al pari di quelle degli altri, nostri pa- esi investiti dal fronte, seppe stringere i denti e rendersi protagonista di un’esemplare resistenza civile contro tutto e tutti.

Queste persone sono state gli d’ogni giorno, senza armi se non quelle della fede e della solidarietà con altri come loro che, avvolti in un fazzoletto pochi averi, affrontarono con sublime dignità la deportazione verso altri luoghi e, poi, tornarono per ricostruire città e paesi o iniziare un nuovo esodo, stavolta volontario, verso i paesi d’Oltreoceano, per ricomin- ciare un’esistenza dove non mancasse più il pane e in cui la parola odio e la parola vendetta fossero bandite per sempre.

Agli d’ogni giorno di Cisterna, a questa straordinaria città rasa al suolo è stata re- centemente negata la Medaglia d’Oro. Comprendo e faccio mia la vostra amarezza ed esprimo l’auspicio che tempi migliori consentano la revisione della Medaglia d’Argento al Valor Civile

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168 Ponza, 14 aprile 2007

UNA STELE E UNA MOSTRA PER IL “SANTO” DAL CAPPELLO PIUMATO Parole, Simboli e Segni della Memoria Una Stele e una Mostra per il “Santo” dal Cappello Piumato

norevole Sottosegretario di Stato, (On. MarcoVerzaschi) l’Italia unendo al resto del territorio Roma, i valori di ardimento, di semplicità, di altruismo che O sono valsi a loro la simpatia e l’affetto di un popolo intero: Il Tenente dei Bersaglieri Mario Musco, Bentornato tra noi! Per la seconda volta nell’ambito delle celebrazioni per il conferimento della ieri; i fanti piumati della Brigata Bersaglieri “Garibaldi” oggi. Medaglia d’Oro al Gonfalone della Provincia, ho il piacere di porgere a Lei il saluto caloroso dell’Ente e mio personale, rinnovando con esso, quello dei Sindaci di tutti i Comuni del territorio. Aveva appena due anni Mario Musco, quando la giovane mamma, Lucia Di Rienzo, affacciata al Con altrettanto calore, estendo a ciascuno delle Autorità religiose, civili e militari, ai cittadini presenti balcone della casa sul porto, poco lontano da Punta Bianca, vide transitare sulla via sottostante, un gio- un sincero benvenuto e un apprezzamento profondo per essere oggi a Ponza – isola d’incanto e dalla storia vane ufficiale dei Bersaglieri dall’andatura marziale e le piume al vento. Piena di ammirazione, mamma intensa e sofferta – per testimoniare con quanta sensibilità essi seguano, sostengano ed alimentino la fiac- Lucia disse che un giorno avrebbe desiderato vedere così quel suo figliolo. Quella donna esemplare e degna cola della Memoria che, lungo questo tragitto, abbiamo acceso perché il ricordo di ciò che avvenne più di compagna di Nazzareno Musco, uomo dai nobili principi e forte senso dello Stato, non avrebbe provato mezzo secolo fa, quando gli uomini persero la ragione, aiuti la Democrazia e la Pace ad essere più solide e la gioia del figlio bersagliere, né la disperazione per la sua perdita in battaglia: un brutto male la rapì la strada della fraternità e dell’eguaglianza non conosca ritorni verso stagioni che, nel Novecento appena alla vita, quando Mario era ancora un bambino. Fu la signora Rosina Fiacco, donna altrettanto colta concluso, hanno già sconvolto e devastato il mondo per due volte, unendolo in una lunga, interminabile e virtuosa, a prenderne il posto accanto a Nazzareno, trasferitosi a Roma negli anni dell’adolescenza di scia di sangue, riducendo a macerie e polvere città e paesi, segnando per sempre esistenze e rapporti. Mario, a colmare d’affetto e sani insegnamenti in eguale misura lo stesso Mario e i suoi fratelli Arturo, Se, oggi, il percorso della Medaglia d’Oro raggiunge Ponza, dopo aver toccato i luoghi simbolo dove Iolanda, Ugo Corrado, Gabriele e Laura, tutti distintisi nella vita e nella professione intrapresa. cadde la Linea Gustav e più cruenti e impietosi furono i combattimenti sul fronte Anzio-Littoria-Cister- na-Aprilia, non è un caso. In questo giorno, Ponza rappresenta le isole in cui portiamo una Medaglia Il giovane crebbe nella serenità, affermandosi presto “per vivacità d’ingegno, serietà di studi, auste- d’Oro che appartiene anche alle comunità che su di esse vivono e lavorano. Ponza è il luogo che con Ven- rità di costumi, fermezza di carattere ed elevato senso del dovere in ogni suo compito”. Terminate le totene ha diviso il lungo e angusto primato del confino e la presenza di sinceri democratici come Sandro medie superiori in quel Liceo che intitolò alla sua memoria la sala di ginnastica, Pertini, Pietro Nenni, Giorgio Amendola, Lelio Basso, Giuseppe Romita finché la legge del contrappasso Mario Musco intraprese gli studi universitari di giurisprudenza per laurearsi a pieni voti ad appena non impose a Benito Mussolini di esservi destinato, anche se per breve periodo, all’indomani del 25 luglio 21 anni. Nel frattempo, il giovane isolano non aveva trascurato il servizio militare. A lui non dissero 1943 e del suo arresto. Ponza è il luogo dal quale partì alla volta di Ventotene il piroscafo “Santa Lucia” mai del desiderio di mamma Lucia, ma appena dopo la Scuola Allievi Ufficiali di Complemento a spezzato in due da un siluro e affondato in pochi minuti con il suo carico di umanità e di speranze, an- Milano, eccolo, quasi fosse predestinato, al 2° Reggimento Bersaglieri. Era il 17 novembre 1932. nunciando alla nostra comunità che la guerra immaginata lontana era in realtà alle porte e nell’arco di un Due anni di leva, il congedo, richiamato per l’addestramento il 29 settembre 1935 presso il 1° anno non avrebbe risparmiato nessuno dei centri della provincia, radendone al suolo totalmente alcuni, Reggimento Bersaglieri, ancora in congedo, di nuovo alle armi presso il 5° reggimento Bersaglieri in per il 90 per cento molti altri, parzialmente la parte restante. Ma Ponza è, oggi, soprattutto l’esempio Siena con il grado di tenente. Era il primo giugno del 1940, ancora nove giorni e “gli otto milioni di di personaggi di storia patria che, in questo percorso del ricordo e della testimonianza, abbiamo a baionette” sarebbero finite nel vortice della seconda tragedia del Novecento: un’altra Guerra Mon- lungo cercato e trovato per indicare ai giovani stili di vita e patrimoni di valori che aiutino loro a diale, ancor più crudele e devastante della prima. Il 28 settembre di quell’anno, ecco il dispaccio comprendere e a radicare nell’animo cosa siano il senso del dovere e dell’onore personale, la lealtà del Ministero della Guerra con l’ordine di raggiungere il 5° reggimento sul fronte greco-albanese. verso gli altri e lo Stato, l’amore per l’Italia, quali diritti, quali doveri abbia un cittadino dinanzi Per Mario, appena il tempo di salutare i genitori e i fratelli, l’imbarco a Bari il 5 ottobre, l’arrivo a al Paese in cui è nato e come quel personaggio di storia patria in realtà esprima significati e valori Durazzo il giorno successivo, il ricongiungimento ai suoi bersaglieri il 7 ottobre. che non sono andati perduti nella società del profitto e della comunicazione frettolosa o distratta e Tra il servizio militare universitario, il servizio di complemento e i frequenti richiami per l’ad- che trovi rinnovati in quanti di quel giovane, nato a Ponza nel 1912, proseguono nel presente, sul destramento, Mario Musco ebbe il tempo di vincere due concorsi indetti dal Ministero dell’Interno: suolo nazionale o sullo scacchiere internazionale dove sono stati spesso impiegati e continueranno come vice commissario di Polizia a Roma nel 1935, poi come funzionario di prefettura a Firenze ad esserlo nell’immediato futuro, il senso dell’appartenenza allo storico corpo che a Porta Pia fece dove conseguì, ad appena 26 anni, il grado di Primo Segretario.

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Il primo encomio ad appena 23 anni ed è del Comando di Polizia da quale egli dipendeva: “…. tratti caratteriali, gli ideali in cui credeva: lo Stato, il dovere,l’onestà, l’onore, la cultura, la fami- Di ottima condotta, disciplinato, dotato di ampia e superiore cultura generale e giuridica ….. è di glia, il rispetto e la difesa degli altri e in particolare dei deboli. Lui era come vorresti tuo figlio. Lui carattere franco e leale, di animo mite ma fermo.. è molto serio ed ha tratto corretto e signorile … sa era come vorresti il più stretto dei collaboratori. Lui era come vorresti il tuo amico più caro. Lui era ben trattare, dirigere, indirizzare, istruire gli inferiori sui quali ha molto ascendente”. Tre anni più come vorresti essere tu. Lui era come questi fanti piumati della Brigata “Garibaldi”. Questi ragazzi tardi – era il 20 maggio – il Prefetto di Firenze proponeva per lui la concessione dell’onorificenza di sono i testimoni nel presente dei valori e della tradizione di coraggio e lealtà verso l’Italia espressa dal Cavaliere della Corona d’Italia, definendolo “ottimo funzionario ed un elemento prezioso sul quale Tenente Mario Musco, si sono formati e sono diventati uomini e donne in un Paese dove la Demo- si può contare moltissimo anche in circostanze eccezionali. Le sue qualità intellettuali e personali lo crazia è fortemente radicata. Sono soldati molto preparati e altamente professionali, ma sono anche i renderanno indubbiamente meritevole di ascendere presto ai maggiori gradi della carriera”. soldati dalla mano tesa e dal sorriso verso il bisogno, verso i bambini, le donne, gli anziani di Bosnia, Non sarebbe andata così. La follia totalitaria che il 10 giugno del 1940 coinvolse l’Italia nel del Kosovo, dell’Iraq, soldati che mai hanno sparato senza prima pensare: me ne compiaccio con Lei, secondo conflitto mondiale impose a Mario un dovere da compiere e in quel dovere egli incluse ri- Generale Iannuccelli, a nome della Provincia, di ciascuno dei presenti e mio personale! schi, disagi, sacrifici, quello della vita compreso. Sul fronte greco-albanese, il Tenente Mario Musco Loro che sono stati a sud di Bagdad, Loro che sono stati e nel futuro saranno, nei luoghi dove Pace si distinse subito nella battaglia al ponte di Kalamas e, poco più tardi, in quella sulla rotabile per non c’è, ma perché Pace ci sia, hanno contribuito ad accrescere il prestigio del nostro Paese sul piano Argirocastro: Stava in prima linea il giovane ufficiale di Ponza, ogni giorno, tutti i giorni. Fino al internazionale. Come i loro colleghi dei carabinieri, della “Sassari” e di altri Corpi che a Nassiriya contrassalto fatale di quel 26 novembre 1940. Mario Musco era al comando della sesta compagnia hanno perso la vita e ai quali vorrei rivolgere insieme a voi, un affettuoso, deferente pensiero. dislocata su un caposaldo di Borgo Tellini, Cippo 33, considerato vitale per le sorti dell’intero 5° Avvicinandosi l’appuntamento di Ponza, riflettevo con me stesso sulla promessa che feci al Presiden- Reggimento e in particolare di quel suo 24° Battaglione che il 4 novembre 1860 fu protagoni- te della Repubblica quando nel maggio di due anni fa venne a Latina. Dissi a lui che se le ragioni della sta della conquista di Mola di Gaeta, poche miglia da Ponza, meritando la Medaglia di Bronzo Provincia nel richiedere la Medaglia d’Oro al proprio Gonfalone per gli eventi bellici del 1943-1944 al Valor Militare. Lui e i suoi bersaglieri si batterono lealmente e con coraggio contrattaccarono fossero state riconosciute, avremmo fatto Memoria. Cosi è stato. Mario Musco e Ponza rappresenta- continuamente, ristabilendo un situazione decisamente compromessa. Mario Musco e i pochi Bersa- vano l’ultima tappa del programma intrapreso nel luglio dello scorso anno e la personale soddisfazione glieri rimasti l’avevano spuntata ancora una volta, ma proprio a battaglia finita, ecco quel colpo di per aver onorato l’impegno promesso al Capo dello Stato. Non sarà così: Il debito etico contratto con bombarda sparato a freddo dai greci, la pioggia di schegge e Mario ne venne investito mortalmente. il Capo dello Stato e la realtà di una provincia dove la metà dei suoi comuni ha, per gli eventi di guerra Al Museo Storico dei Bersaglieri di Roma sono custoditi, con la medaglia d’oro al valor mili- del 43-44, è decorata di medaglia d’oro, d’argento e di bronzo, impongono di continuare. Si, conti- tare, le due croci di guerra, di cui una tedesca, e quella di cavaliere, la sciabola, tante immagini e nueremo il percorso del ricordo senza retorica anche in altre località della Provincia, perché il ricordo lettere. Lettere di Mario alla famiglia. Lettere su Mario a Papà Nazzareno di chi lo conobbe e visse è testimonianza e la testimonianza aiuta a rendere più solidi la Pace e i messaggi che da essa derivano accanto a lui ogni giorno come il bersagliere Zeghini, l’operaio del Genio militare Egidio Lavora- come l’uguaglianza e la fraternità tra gli uomini. E, ufficialmente, aggiungo che la Provincia nei luoghi tori che apprese dai bersaglieri “che il Tenente Musco era l’ufficiale più amato di tutto il battaglio- e tra la gente che la guerra colpì e sconvolse, come per esempio la Linea Gustav, avvierà un progetto per ne, pianto da ufficiali e soldati, perché era un valoroso come ufficiale, un angelo come uomo”, il un Parco della Memoria destinato a fermare per sempre ciò che avvenne nella nostra terra quando gli cappellano del reggimento, Don Bordignon che, nelle funzioni religiose indicava il giovane ufficiale uomini spensero la luce della ragione e della pietà. Mario Musco e la sua storia esemplare ne faranno di Ponza come “un Santo Eroe che aveva scritto una delle più belle pagine nella storia della Patria. parte. Questo ufficiale dei bersaglieri, come tanti altri, è morto giovane. Non credo di sbagliarmi sui I suoi bersaglieri lo adoravano come un Dio”. suoi ultimi pensieri, prima di reclinare il capo: la famiglia lontana; la speranza che il suo stile di vita, La mostra che sarà inaugurata più tardi e per la quale ringrazio l’Archivio di Stato di Latina, il suo senso dello Stato, del dovere e dell’onore, i valori di un’esistenza breve ma intensa non sarebbero la famiglia Musco e il Museo Storico dei Bersaglieri, il libro che a Musco è stato dedicato dal Gene- morti con lui. Oggi, a Ponza, quasi settant’anni dopo, abbiano dato certezza alla speranza di Mario rale Aldo Lisetti offriranno un quadro più ampio delle breve, ma intensa vita di un uomo, eroe suo Musco che quei valori per i quali ha vissuto e offerto se stesso continueranno a vivere e da essi i giovani malgrado. A me preme soprattutto sottolinearne ai giovani la testimonianza e lo stile di vita, i suoi trarranno alimento e forza per rendere equa e solidale una società che tale ancora non è.

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DUE SIMBOLI DI MARINAI CORAGGIOSI Parole, Simboli e Segni della Memoria Due Simboli di Marinai Coraggiosi

ignor Vice Presidente della Camera,(On. Rocco Buttiglione) Alfonso di Nitto ed Osvaldo Uttaro non sono i soli della marineria di Gaeta ad essere stati S insigniti di Medaglia d’Argento al Valor Militar. Sono, però, gli unici tra questi decorati che non Porgo a Lei il saluto della Provincia e mio personale insieme al benvenuto dei Sindaci che fecero più ritorno dalle loro missioni. E, come loro, più di cento sono gli ufficiali, i sottufficiali ed condividono con me il governo del territorio e le attese di crescita culturale, civile ed economica di i marinai di questa città, imbarcati su corazzate, cacciatorpediniere, incrociatori, sommergibili, una comunità che, all’indomani della fine della guerra, seppe ricominciare, ricostruendo paesi, scomparsi nell’affondamento delle loro unità. Portano cognomi che ti dicono subito la provenienza città, economie che uomini dalla ragione smarrita coinvolsero in una tragedia epocale della quale come Buttaro, Cervone, Ciaramaglia, Dell’Anno, Fantasia, Gallinaro, Gallo, Insalaco, Ma- mai dovrà sfumare il ricordo, se desideriamo assicurare alle esistenze del presente e a quelle che gliozzi, Matarazzo, Matarese, Salemme, Scalesse, Simeone, Spinosa, Valente, Vaudo, Viola verranno, prospettive di vita immuni da avventure analoghe e ugualmente devastanti. e tanti altri ancora. Erano tutti iscritti nelle liste di leva della Capitaneria di Porto di Gaeta Medesime espressioni di benvenuto porgo alle Autorità religiose, civili e militari, a ciascuno che quest’anno compie il Settantesimo anniversario della sua istituzione. A tutti loro: Grazie dei cittadini per la testimonianza di attenzione ancora una volta sottolineata dalla loro presenza ragazzi, siamo fieri di voi! e dalla condivisione del intrapreso dalla Provincia all’indomani del Non abbiamo dimenticato, né mai lo faremo! Mai! conferimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile al nostro Gonfalone. È un doveroso tributo E mai dimenticheremo i civili di questa città morti sotto i bombardamenti, nelle rappresaglie dei ai sacrifici, alle privazioni, ai lutti patiti dalla nostra gente negli anni di guerra, ma desideriamo tedeschi o sui campi minati o, ancora, nei campi d’internamento in Germania all’indomani dell’8 anche trasmettere ai giovani di oggi principi, valori, esempi da tradurre nella vita di ogni giorno, settembre 1943 e della di cui i nostri marinai furono protagonisti nel sottrarre ai nazisti motivandone un impegno convinto e costante che aiuterà a far crescere la Pace, la Democrazia, la le corvette “Gru”, “Gabbiamo” e “Pellicano”, il sommergibile “Axum” e altro naviglio minore, Libertà, l’Uguaglianza in un mondo in cui ancora troppi uomini, troppe donne, troppi bambini senza poter fare altrettanto con la nave-officina “Quarnaro”, troppo era il tempo necessario per- non conoscono cosa esse siano e quanto siano importanti per loro, per noi e l’umanità intera. ché le sue macchine a vapore raggiungessero la pressione giusta per salpare. Analogo, deferente e Lungo questo cammino mi sono spesso chiesto se la scelta di colmare il vuoto della nostra storia commosso ricordo riserviamo a quanti ebbero la fortuna di sopravvivere nutrendosi dei frutti del contemporanea - sottraendo all’oblìo o semplicemente facendo conoscere ai nostri giovani la storia carrubo di Ottaiano o di ciò che era possibile trovare nei terreni dei dintorni, ma che patirono di altri giovani che, quasi settanta anni fa, raccolsero in una piccola valigia di cartone poche cose e angherie, disagi e sacrifici indicibili senza mai perdere la dignità personale e di popolo. la speranza di tornare, per andare a servire in divisa, fino in fondo, l’Italia e il Tricolore - potesse Aveva da poco compiuto ventuno anni il marò Osvaldo Uttaro quando perse la vita nelle acque risultare retorico o ridondante. O, invece, tutto questo fosse utile per capire il significato di parole al largo delle coste libiche di Bardìa. Di lui si sa che, come tanti, era di origini umili e che faceva il come Unità, Altruismo, Dovere, Lealtà, Senso dello Stato e rispetto delle sue Istituzioni e delle pescatore prima di andare a lavorare nella vetreria della città. Poi, la chiamata in Marina pochi loro regole e quale importanza devono avere in una società moderna che quei valori pare avere mesi dopo l’ingresso dell’Italia in guerra. Nel giugno del 1941, ecco l’imbarco sul sommergibile smarrito e che deve recuperare in politica, nella scuola, nel lavoro, in ciascuno dei suoi settori, se “Ammiraglio Caracciolo”, unità costruita l’anno prima nei cantieri di Monfalcone. Da Taranto, il essa desidera realmente rinnovarsi e migliorarsi nel segno dell’equità, della solidarietà e delle pari “Caracciolo” salpò per la sua prima missione in zona d’operazioni il 5 dicembre dello stesso anno. opportunità dei suoi cittadini, senza privilegi per nessuno. La destinazione era Bardìa con 126 tonnellate di materiale vario. Vi arrivò cinque giorni più Credo che guardare ogni tanto indietro sia di grande utilità per non smarrire di nuovo la ra- tardi, per ripartire la stessa sera per Suda, nell’isola di Creta. Durante la notte del 10 dicembre la gione e con essa la via della democrazia e della civiltà. Gli esempi del Guardiamarina Osservatore tragedia: ecco l’avvistamento di un convoglio inglese, il successivo attacco in emersione del nostro Alfonso Di Nitto e del Marò Osvaldo Uttaro che oggi ricordiamo nel tributo a Gaeta e alla Marina sommergibile, il disimpegno, la fuga in immersione, ma il “Caracciolo è intercettato dal caccia- Militare Italiana il cui battesimo del fuoco avvenne quasi un secolo e mezzo fa proprio in queste torpediniere “Farndale” che, dopo averlo colpito con le bombe di profondità e averne danneggiato acque, sono le luci che illuminano la strada dell’orgoglio che abbiamo dei marinai di questa città anche le prese d’aria, lo costringe ad emergere. Il Comandante, capitano di corvetta Alfredo Mu- che ebbero la fortuna di tornare o che persero la vita nei combattimenti in mare e della speranza sotto si rende conto che la situazione è senza speranza ed ordina l’autoaffondamento dell’unità ed che i coetanei del presente e del futuro mai più debbano conoscere cosa sia una guerra. il suo abbandono da parte dell’equipaggio.

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Sono momenti tragici. I cannoni della nave britannica continuano a sparare ed il bagliore dei un convoglio, ingaggiò lo scontro a fuoco con una squadra navale inglese, poi incappata in un colpi illuminano il sommergibile italiano. È in quel momento che Osvaldo Uttaro, già in acqua per campo minato con conseguenze a dir poco tragiche: l’affondamento di due unità, il danneggiamen- l’ordine del comandante Musotto, si accorge che un altro marinaio è impigliato e rischia la morte. to grave di altre due e circa 900 morti. Non ci pensa due volte, poche bracciate ed eccolo a bordo per aiutare il suo compagno che Malgrado la battaglia fosse terminata, quel giorno si poneva il problema di determinare la riesce finalmente a salvarsi. Lui, Osvaldo, ormai stremato dallo sforzo non ce la fa e muore posizione del naviglio britannico per un successivo attacco degli aerei italiani: Così, la mattina insieme al suo comandante che già si era rifiutato di lasciare l’unità per andare a fondo con alle ore 8.00, quattro “506B” della 186^ Squadriglia si alzarono in volo alla ricerca delle essa ed altri due ufficiali e 14 tra sottufficiali, sottocapi e marinai. In 53 sarebbero poi stati navi dell’Ammiraglio Cunnigham, ma solo quello del Guardiamarina Alfonso Di Nitto non ri- recuperati dal cacciatorpediniere inglese e alla testimonianza di buona parte di loro si deve entrò più alla base. Intercettato e abbattuto dalla caccia inglese? Colpito dalla contraerea degli probabilmente il riconoscimento della Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria ad incrociatori britannici? Un’avaria letale? Nessuno potrà più dircelo, nessuno potrà dirci come Osvaldo Uttaro. Sono sicuro che questo giovane marò sarebbe piaciuto a De Amicis! sia morto il Guardiamarina Osservatore Alfonso Di Nitto e il resto dell’equipaggio: il tenente Alfonso Di Nitto, invece, di anni ne aveva 25 quando, otto giorni dopo Osvaldo Uttaro, non pilota Giuseppe Aiuto, il secondo pilota sergente Fabio Sebastianelli, gli avieri Vito Musumeci, fece più ritorno con il suo idrovolante, dall’ennesima missione nei cieli del Mediterraneo alla Gerolamo Fonti e Giovanni Dal Bo. ricerca di navi da guerra, convogli di mercantili alleati o naufraghi da segnalare ai Comandi Forse non importa più sapere come sia andata. Perché Alfonso Di Nitto, come Osvaldo Uttaro, di Supermarina. tutti gli altri sono presenti in ciascuno di noi. È importante raccontare di loro e della storia di que- Era il 18 dicembre 1941. In Marina, Di Nitto era entrato nel 1938 dopo aver conseguito il di- sta città - punto d’inizio di quella Linea Gustav che nella sua corsa fino a Ortona, bruciò migliaia ploma di capitano di lungo corso presso l’Istituto Nautico di Gaeta. Ammesso al 34° Corso Allievi e migliaia di vite – ai nostri giovani, significherà offrire loro una lezione di grande dignità e rispetto Ufficiali di complemento presso l’Accademia di Livorno, ne uscì nel 1939 per essere imbarcato per chi antepose il dovere e l’onore della sua persona e del Paese alla propria vita e ai propri affetti. sul cacciatorpediniere e, l’anno seguente, sulla torpediniera con la quale Capiranno i nostri giovani, capiranno che con il ferro delle spade e delle lance si potranno costruire partecipò a varie missioni anche in quelle acque al largo delle coste libiche in cui, così come Uttaro, aratri per seminare i campi e falci per mieterne il frutto e dare cibo a chi non ne ha perché spade e molto probabilmente scomparve con l’Idrovolante Cant 506B in dotazione dopo il lance sono usate contro di lui e i suoi simili. Capiranno i nostri giovani e la loro passione civile sarà Corso di Osservazione Aerea frequentato a Taranto e l’assegnazione agli idroscali di Elmas, Olbia, decisiva per evitare guerre in cui i popoli sotterrino nuovamente se stessi e la Pace, la Democrazia e Augusta e la frequente aggregazione a quello di Stagnone, vicino Trapani. la Libertà saranno la bandiera di ciascun uomo sulla Terra. Di lui, con la Medaglia d’Argento al Valor Militare, sono state consegnate alla famiglia pochi In fondo, non è poi tanto difficile – per usare le parole di Bertolt Brecht, il drammaturgo effetti personali. Tra questi un’agendina, dove, giorno per giorno, il Guardiamarina Alfonso Di tedesco perseguitato dal nazismo – essere amici al Mondo. Nitto annotava le sue pericolose missioni nel Mediterraneo, il costante pensiero rivolto alla fami- glia e agli amici più cari, i suoi svaghi, i suoi trasferimenti da una base all’altra. Emerge da quelle pagine, il ritratto di un giovane equilibrato, dai sani principi e con un forte senso del dovere e dell’onore condiviso con gli altri Osservatori della Marina che, senza essere nep- pure cinquecento, persero quasi il trenta per cento degli effettivi e guadagnarono, al valor militare, otto medaglie d’oro alla memoria, 230 medaglie d’argento, 152 di bronzo e 36 croci di guerra e con esse l’ammirazione degli avversari del Regno Unito che consideravano loro dei valorosi o dei pazzi a volare su idrovolanti così poco manovrieri e fragili nella struttura. Cosa sia accaduto quel 18 dicembre del 1941 non è noto. Quello precedente, invece, è negli annali come la “Prima Battaglia della Sirte” in cui parte della flotta navale italiana, di scorta ad

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186 Priverno, 19 marzo 2008

IL SACRARIO DEI DECORATI Parole, Simboli e Segni della Memoria Il Sacrario dei Decorati

ignor Prefetto Frattasi, Generale Gibellino, Credere di non poter fare più cose ancora importanti nel futuro! S Perdere la fiducia e la speranza per poter costruire un mondo più giusto e solidale! Ho il piacere di porgere loro il benvenuto cordiale della Provincia e mio personale, unendo ad Non deve accadere! La strada del ricordo e della testimonianza debellerà il rischio del esso quello dei Sindaci dei 33 Comuni del territorio. ritorno verso le nefaste avventure che nel Novecento sconvolsero il Mondo e Regioni lontane Con pari calore, estendo a ciascuna delle Autorità religiose, civili e militari e ai cittadini come l’Africa Orientale. presenti un saluto sincero e un ringraziamento sentito per essere tra noi per condividere l’im- Ovvero, cent’anni di storia. Cent’anni di storia cruenta e sanguinosa sono raccolti in questo si- pegno di ricostruire storie e fatti che, sullo sfondo di una lunga scia di sangue, distruzioni e gnificativo luogo della Memoria e fanno da sfondo agli otto cippi in cui il Comune di Priverno privazioni di ogni genere, segnarono, nella carne e nell’anima, la vita delle nostre popolazioni ricompone il ricordo dei suoi cittadini in armi che, con Salvo D’Acquisto, icona nella storia e nella che tra il settembre 1943 ed il maggio 1944 conseguirono il primato, tragicamente originale, di quotidianità dell’altruismo e dello spirito di sacrificio dei carabinieri, resero onore al Tricolore del trovarsi tra i roghi, immensi e devastanti, della Linea Gustav al sud e del Fronte di Anzio-Lit- Risorgimento, all’Italia, al nostro Esercito, a questa Città dell’Arte e rendono onore a tutti noi. toria-Cisterna-Aprilia al Nord. Non sappiamo molto di loro. Le ricerche sono state complesse e non sono ancora concluse. Oggi il Percorso del ricordo e della testimonianza intrapreso all’indomani del conferimento Ma le motivazioni delle onorificenze conferite individualmente dicono di che tempra fossero della Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della Provincia si arricchisce di una nuova fatti questi uomini e in quali ideali credessero: il Dovere, l’Onestà, l’Onore, il Rispetto e e significativa tappa che, come le altre di Campodimele, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, la Difesa degli altri. Cisterna e Ponza esprime la speranza di contribuire alla costruzione di una Memoria composta Cadde sul Monte Vodice, il Sottotenente del 12° reggimento Bersaglieri, Arnaldo Carfagna: ed accettata, finalmente immune dal veleno delle ideologie e rifondata sul rispetto delle “ragio- con il suo plotone agiva dietro le linee austriache, fornendo preziosi informazioni ai comandi ni” di tutti, senza per questo voler alterare o revisionare i giudizi della storia su ciò che avvenne superiori per dirigere gli attacchi. Fu ucciso alla testa dei suoi uomini in uno scontro furibondo. quasi settant’anni fa. Era la fine di maggio del 1917. Pace e Democrazia sono alberi delicati ed i frutti della solidarietà, della fraternità e dell’u- Vide per l’ultima volta il colore del cielo sugli Altipiani di Asiago, il Tenente Antonio Coletta del guaglianza che da essi derivano mai potranno essere sufficientemente maturi e perenni se l’Uomo 10° Reggimento Artiglieria : nonostante l’intenso tiro avversario, era d’esempio ai suoi non sarà capace di alimentarne le radici ogni giorno con il concime della tolleranza, insegnandolo uomini, infondendo loro calma e fermezza, ottenendo, così, l’efficace controtiro della sua batteria. a farlo anche a figli ai quali diamo tanto sul piano materiale, poco o nulla per nutrire lo spirito Cadde al suo posto di combattimento. Era il 15 giugno 1918. di valori che solo la conoscenza della storia nella sue pagine più riposte, e della storia patria in Ercole Martellini, maresciallo maggiore del Genio, ormai esausto, venne travolto dalla corrente particolare, può infondere e radicare in ciascuno di loro. del fiume Dabùs in piena, dopo aver salvato due dei gruppi di ascari che stava addestrando all’uso Quanto accadde nei nostri paesi più di mezzo secolo fa, fu qualcosa di terribile, generando della zattera capovoltasi accidentalmente. Era il 14 agosto 1937 – Africa Orientale Italiana. nei nostri padri e nelle nostre madri il desiderio di rimuovere dalla mente, o di comprimervi in un Salvo d’Acquisto, vice-brigadiere dei Carabinieri, vene condotto dai nazisti sul luogo dell’ese- angolo, un vissuto troppo doloroso. cuzione insieme ad altri 22 innocenti. Non esitò a dichiararsi unico responsabile di un attentato È comprensibile, non c’è dubbio. Ma parlare di quel vissuto, e parlarne ai giovani, significa mai commesso contro le forze tedesche, pur di salvare la vita agli altri, estranei al fatto al pari di raccontare la storia da cui veniamo, una storia che ci ha reso forti, uniti e decisi dinanzi all’orrore lui. Affrontò la morte, imponendosi al rispetto dei suo stessi carnefici. Era il 23 settembre 1942 della guerra, nell’opera di ricostruzione e nel progresso economico poi. – Torre di Palidoro (Roma). Dimenticare questo, significa: Meno di un mese più tardi, ecco spegnersi la giovane vita del partigiano Antonio Aresu: con Non sapere chi siamo! un compagno affrontò una pattuglia tedesca uccidendo uno dei militari. Colpito a morte e Smarrire la nostra identità! interrogato in ospedale non rivelò nulla del movimento di resistenza al quale apparteneva. Non essere più orgogliosi del nostro passato! Era il 12 ottobre 1943-Priverno.

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Tutti gli altri ai quali sono dedicati i cippi restanti, ebbero la fortuna di tornare dopo aver battuto tarono il seme della rinascita del nostro Esercito, dei quali i Bersaglieri della Brigata “Garibaldi” la morte e arrendendosi ad essa solo negli anni del naturale compimento del percorso di vita. oggi con noi costituiscono una sintesi felice e altamente professionale come ampiamente dimostrato Di loro, è interminabile l’elenco degli encomi e delle onorificenze conferite al Capitano Arturo nelle missioni di mantenimento della Pace in cui la Grande Unità è stata finora impiegata. Paglia, nobile e ardimentosa figura d’ufficiale dell’81° Reggimento Fanteria “Torino” che, dopo la La nostra Medaglia d’Oro appartiene a tutta la popolazione della Provincia ed a quanti di essa Spagna, si distinse sul fronte russo e nella guerra di Liberazione con numerose azioni di sabotaggio servirono l’Italia in divisa. Tra loro, i decorati sono circa cinquecento. Di loro non sappiamo nulla messe a segno nella capitale e,alla testa di un pugno di fucilieri, assalti a postazioni e fortini tedeschi e lo sforzo che stiamo compiendo non permetterà di ricordare tutti. E, allora, amici Sindaci, mi dislocati lungo il Fiume di Santerno. Era il 13 aprile 1945-Emilia e Romagna. rivolgo a voi. Sensibile ad iniziative come questa, la Divisione onorificenze e ricompense del Mi- Il Sottotenente di complemento Gennaro Ruggiero e il soldato Vittorio Premoli erano insieme, nistero della Difesa ha accolto la richiesta e trasmesso qualche giorno fa alla Provincia l’elenco dei invece, nel 57° Reggimento Fanteria motorizzata “Abruzzi” inglobato in quella Divisione decorati della seconda guerra mondiale appartenenti ai 33 comuni del territorio. dislocata a Priverno prima dell’Armistizio. A Monterotondo, nei giorni seguenti l’otto settembre del La Banca Dati per la quale esprimo sinceri ringraziamenti al Ministero della Difesa è ancora da ’43, nel disperato scontro con i tedeschi entrambi furono protagonisti di gesta epiche. analizzare ed è probabilmente incompleta, ma i Sindaci potranno da essa prendere spunto nell’au- Ruggero guidò il suo plotone di fucilieri all’attacco di un caposaldo in cui i Tedeschi si erano spicabile disegno di intitolare loro una strada, una piazzetta, uno slargo, una scuola, così amplifi- asserragliati dopo avervi imprigionato molti nostri civili e militari. Liberati i prigionieri, cando e rafforzando il messaggio che, attraverso il Percorso della Memoria, sentiamo di trasmettere Ruggiero venne ferito in più parti del corpo da una bomba a amano, ma, medicato sul posto, ai giovani perché attraverso questi esempi essi possano maturare intimamente e testimoniare nello rifiuto di lasciare il reparto. studio, nel lavoro, nella società civile e nelle istituzioni quel senso del dovere, della lealtà e dello Straordinaria e da letteratura, poi, la figura di Vittorio Premoli. A Monterotondo, egli aveva il Stato rinnovando, nel 60° anniversario della Costituzione lo spirito di un popolo che crede nella compito di portare le munizioni ad un gruppo mitragliatori. Ecco l’agguato, la morte dei com- Pace e nella Libertà e che per esse si impegna oltre i suoi confini. pagni e lui, ferito a sparare all’impazzata abbattendo diversi tedeschi. Solo, accerchiato, ferito Dopo questa cerimonia, la Brigata Bersaglieri “Garibaldi” partirà alla volta del Libano. Porterà altre due volte e senza munizioni, Premoli afferrò il mitragliatore per la canna e usandolo a mo’ di con sé la campana da campo che consegnerò, tra poco, al Comandante, Generale Iannuccelli. randello si fece largo tra gli assalitori abbattendone altri. Ferito una quarta volta, Premoli riuscì a Nel rintocco gioioso alla quale essa è improntata, la Provincia di Latina, le sue istituzioni, il suo raggiungere la sua compagnia per essere prima medicato sommariamente e poi trasportato in ospe- popolo, hanno inteso simboleggiare quel messaggio di pace, libertà e speranza che questi bersaglieri dale. Tre delle quattro ferite erano gravi, gli interventi chirurgici effettuati in due mesi molto sapranno trasmettere ogni giorno a uomini, donne, bambini che pace, libertà e speranza probabil- dolorosi, ma l’invincibile soldato, pur perdendo l’uso d’un braccio, riuscì a riprendersi ma mente non hanno mai conosciuto. non a sottrarsi alla cattura da parte delle truppe tedesche che lo avviarono al nord a bordo Grazie concittadini di un’ambulanza. Premoli, nonostante le ferite non fossero ancora rimarginate, si lanciò dal Viva Priverno, Viva la Provincia di Latina, Viva l’Italia. E ad maiora semper! mezzo in corsa e non si fece più riprendere. Sembra il personaggio di una fiction, eppure è un personaggio vero, è la storia vera di un fante italiano che antepose l’onore della sua divisa e della nostra bandiera a tutto. Vittorio Premoli – Signori – Medaglia d’Oro al Valor Militare. E come Premoli, come Ruggiero, D’Acquisto, Carfagna, Martellini, Aresu, Coletta, Paglia, tanti, tanti altri nostri soldati si distinsero per analoghe qualità e valori. Così, il mio pensiero corre, ugualmente deferente e commosso, lontano da questo luogo, oltre l’Adriatico, verso gli ufficiali subalterni, sottufficiali e militari di truppa della Divisione “Acqui” che pagarono con il sangue il rifiuto di abbassare la testa e consegnare le armi dopo l’otto settembre del 43 e che a Cefalonia get-

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L’ULTIMA CARICA DEL LANCIERE DI LENOLA Parole, Simboli e Segni della Memoria L’Ultima Carica del Lanciere di Lenola

ignor Segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera, (On. Gregorio Fontana) e nell’assedio di Gaeta del novembre-febbraio 1861 e nella presa di Roma del 1870. S La promozione di Mario Rosario a comandante di squadra dipese dall’elevata considerazione Ho il piacere e l’onore di porgere a Lei il saluto della Provincia e mio personale, quello dei dei superiori per un giovane serio e scrupoloso nell’attività operativa, ma anche dotato delle capa- Sindaci del territorio impegnati con noi nel ricomporre storie individuali e collettive di uomini e cità di comando necessarie nell’ambito di una importante unità di cavalleria che con i Reggimenti donne dei nostri luoghi che affrontarono la tragedia della guerra con dignità, coraggio, fede nella > e andò a costituire il “Raggruppamento Celere del possibilità di poter ricominciare una vita normale pur tra lutti, privazioni, violenze di ogni genere Litorale” inquadrato nel Corpo d’Armata della Ciamuria destinato all’offensiva contro la Grecia. in paesi interamente rasi al suolo o fortemente danneggiati e, poi, pazientemente ricostruiti. Racconta la diaristica dell’Arma di Cavalleria che gli squadroni dei Lancieri di Milano pas- Analoghe espressioni di saluto rivolgo alle Autorità civili, religiose e militari presenti sempre sarono il fiume Kalamas, occupando le cittadine di Margherition e Paramitia, nei primi giorni di sensibili ad iniziative che, attraverso il ricordo e la testimonianza, aspirano a trasmettere ai giova- novembre del 1940. Il 23 dello stesso mese, sulle colline a sud di Porto Sajada, riuscì ni, messaggi che parlano di senso del dovere e dello Stato, di responsabilità, partecipazione perché a catturare un battaglione greco sbarcato nella notte dall’isola di Corfù, impossessandosi di una l’impegno a costruire la pace e la democrazia, la giustizia e l’uguaglianza dei popoli siano impegno grande quantità di armi e materiali, ma registrando anche tantissime perdite e numerosi feriti. d’ogni giorno tra i banchi della scuola, nei rapporti con gli altri, nel mondo del lavoro insieme a Contestualmente iniziarono le operazioni di ripiegamento fino ai monti Acrocerauni e al Reggi- quello di rendere migliore e sempre più equa la società alla quale apparteniamo perché avventure mento del Sergente Liguori vennero assegnati compiti di protezione che sarebbero costate nuove ul- che costarono al mondo milioni e milioni di morti non si ripetano più, perché le braci ancora accese teriori perdite: durante questi combattimenti e nel corso di un contrassalto, Mario Rosario Liguori in vari scenari dello scacchiere internazionale non conoscano ritorni di fiamma e siano definitiva- si rese conto che i pochi uomini della sua squadra rischiavano di essere annientati insieme a lui. mente spente da una diplomazia europea finalmente autorevole e coesa nelle sue azioni. C’era un solo modo per distogliere il tiro delle mitragliatrici greche: uscire allo scoperto, sparando Rende legittimo questo nostro impegno l’essere l’unica Provincia d’Italia in cui più della metà all’impazzata con il suo fucile mitragliatore. L’azione ebbe successo, ma Mario Rosario rimase dei Comuni che la compongono ha i propri Gonfaloni decorati di Medaglia d’oro, d’argento e di colpito alla testa, era gravissimo, i suoi stessi commilitoni riuscirono a trasportarlo all’ospedale bronzo al valore e al merito civile per gli eventi bellici 1943-1944: sono ora 17 su 33, con il da campo n. 11, dove il giovane spirò tra le braccia del capitano medico Piero Alliod e del Tenente Gonfalone del Comune di Roccagorga appena insignito di Medaglia di Bronzo al Merito Civile. Cappellano, Don Giuseppe Lusani. In più, sintesi di tutto il territorio e dell’unità della popolazione dinanzi ai quei tragici eventi, la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria, Mario Rosario Liguori risulterà uno dei cinque Medaglia d’Oro al Merito civile al Gonfalone della Provincia. decorati di quei due tragici giorni di fine novembre del ’40 insieme al maggiore Puglisi, al Capitano Oggi a Lenola, paese decorato di Medaglia d’Oro al merito civile, la Provincia di Latina Barbato, al Tenente Bembo e al Sottotenente Previtera, anticipando, per modalità degli accadi- rinnova questo messaggio di unità e di speranza sottraendo all’oblìo la figura e la storia di un menti, condotta personale e coraggio, il sacrificio di un’altra nobile figura dei Lancieri di Milano: ragazzo al quale altrui disegni di dominio impedirono di vivere la gioia dei suoi ventidue anni, Alfredo Notte, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, che, prima di chiudere gli occhi per ma che al dovere verso il suo Paese e la bandiera del Risorgimento mai venne meno, coniugando sempre, con l’aiuto di un pezzetto di legno intinto ripetutamente nel suo sangue, ebbe la forza di con esso la responsabilità di un gruppo di uomini per proteggere i quali sacrificò la sua esisten- vergare su un foglio ingiallito una frase che deve indurre a riflettere: . Cioè, za: Mario Rosario Liguori, sergente del Settimo Reggimento , caduto sul per l’Italia e il suo Tricolore. Per lo Stato, per dovere e responsabilità verso lo Stato, per amore e fronte greco il 24 novembre 1940. dedizione ai colori della bandiera, simbolo dell’unità del nostro popolo e di valori che si tramandano Figlio di Francesco e di Alessandra Caolla, Mario Rosario nasce ad Itri nel 1918, ma vive a nel tempo e si trasfondono nei e nei che, fieri Lenola gli anni dell’infanzia, dell’adolescenza e gli studi magistrali che avrebbero avuto un peso di una storia gloriosa e della difesa di Roma dai tedeschi, oggi rendono onore al giovane commilitone importante dopo la chiamata alle armi nel Sesto Reggimento , dove rimase fino scomparso quasi settant’anni fa e che, come altre forze d’eccellenza dell’Esercito Italiano, effettuano al 1940, quando già in Albania da un anno, venne trasferito con il grado di Sergente a quel Set- missioni di mantenimento della pace in scenari di estrema delicatezza e pericolosità. timo Lancieri di Milano che, prendendo parte alla campagna d’Italia, fu impegnato al Garigliano A Lei signora Wilma Liguori, mi sento, poi, particolarmente vicino. So che la notizia della

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morte di Mario Rosario, comunicata ai genitori tre mesi dopo, sconvolse la vita di mamma quando la nostra terra, unica in Italia, si trovò al centro di due grandi fronti come la Gustav al Sud Alessandra e papà Francesco e dell’intera famiglia. So che non smisero mai di aspettarlo e che e la linea Anzio-Littoria-Cisterna al Nord, aiuterà il nostro impegno per cancellare la parola odio continuarono fino alla fine dei loro giorni a mettere un pezzo di pane sulla tavola al posto e la parola guerra da ogni lingua del mondo, facendo prevalere ovunque la ragione. dove il giovane era solito sedersi. Non è possibile che la violenza e la morte siano le ultime parole della storia! I bambini, i Ma, oggi, Mario Rosario torna a vivere con il suo esempio e la sua lezione morale, nei cuori e nella giovani delle nostre scuole devono sapere cosa accadde e che beni preziosi siano quella Pace e mente di tutti noi, nella gente e nei giovani di questa cittadina. Wilma, sia di conforto a lei – così quella Libertà in cui il nostro Paese vive da più di mezzo secolo e che occorre impegnarsi perché religiosa e devota – che il Signore prima di tendere la sua mano pietosa e di abbracciare Mario la nostra Democrazia non conosca pericolose derive, perché bambini e giovani di altri paesi in Rosario per condurlo con sé, attese che il padre cappellano Don Giuseppe Lusani finisse di sommi- cui sono in corso conflitti, possano presto avvertirne il profumo, coglierne il sapore, coltivare nistrare il sacramento dell’unzione estrema e salvifica. Le sia di conforto sapere che Mario Rosario, le certezze di un domani privo di paura. dopo l’iniziale sepoltura, ora riposa presso il Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari insieme a Mario Rosario Liguori, sergente del Settimo Reggimento Lancieri di Milano, tanti giovani migliaia e migliaia di caduti sul fronte greco-albanese e che al tramonto di ogni giorno, la campana come lui non possono essere morti invano! Confortano in questo le parole di Piero Cala- del sacrario rintocca nove volte anche in sua memoria. mandrei: Guglietta, Labbadia, Mastrobattista, Pannone e tanti altri che magari ricorrono anche tra le vittime civili di quel terribile bombardamento del 23 gennaio 1944, quando il paese, sede di comando tedesco ubicato proprio in questo santuario, divenne un obiettivo strategico per sfondare verso Pico ed altre località del frusinate. Dopo quell’ondata di aerei arrivati all’improvviso al momento della messa domenicale, seguirono i rastrellamenti tedeschi per catturare gli uomini avviandoli in Germania o a rafforzare le trincee della Linea Gustav, la fame, gli stenti della vita in montagna e quattro, interminabili giorni da incubo, quando l’uomo dimenticò cose fossero pietà e rispetto, per ferire nella carne e nell’anima Maria e le altre. Anche qui a Lenola. Le truppe coloniali del Corpo di Spedizione Francese furono protagoniste di ogni genere di nefandezza ai danni della popolazione civile, ma per le donne furono giorni che avrebbero segnato per sempre la loro esistenza in un dolore intimo e profondo proba- bilmente acuito da quell’indice impietoso e immateriale puntato al loro passaggio, comune a tutti luoghi in cui questi fatti si sono verificati e frutto esclusivo di una inadeguata cultura dell’onore che faceva loro colpa di qualcosa che colpa loro non era e magari di essere sopravvissute. Di Maria e le altre siamo orgogliosi, come lo siamo di Mario Rosario Liguori, dei soldati caduti sui fronti di guerra, di quanti perirono in quel terribile bombardamento del gennaio 1944, di tutta la gente di Lenola e dei tanti sfollati che in questi luoghi furono protagonisti di una straordinaria resistenza civile ampiamente riconosciuta dalla Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della cittadina. Non si può dimenticare! Perché non è giusto, perché il ricordo di cosa avvenne settant’anni fa,

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206 Itri, 25 giugno 2009

IL PARACADUTISTA CHE DIVENNE SINDACO Parole, Simboli e Segni della Memoria Il Paracadutista che divenne Sindaco

norevole Questore della Camera, (On. Antonio Mazzocchi) senza esclusione di colpi. De Spagnolis era tra loro e insieme al suo diretto superiore, Tenente Ca- O stellani, fu protagonista di scontri furibondi ma vincenti che permisero al battaglione di sottrarsi Porgo a Lei il benvenuto personale e della Provincia, unitamente a quello dei Sindaci dei suoi alla cattura, unirsi agli Alleati e di entrare a far parte del Primo Raggruppamento Motorizzato, poi 33 Comuni e che oggi, a Itri, compiono con noi un’altra tappa significativa del iniziato tre anni fa, dopo il conferimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile al d’Assalto. Il , come era chiamato in gergo, perse nella guerra di liberazione 268 uomini nostro Gonfalone, e che, gradualmente, interesserà tutti i nostri paesi decorati perché colpiti dalla su quasi 400 di organico e ottenne significativi riconoscimenti al valor militare per le imprese furia degli eserciti in quei mesi di guerra tra l’ottobre del 43 ed il maggio-giugno del ’44, quando compiute: una medaglia d’oro, 18 d’argento, 1 Silver Star americana, 41 medaglie di bronzo, 7 questa terra e questa gente conseguirono il primato, tragico ed originale, di trovarsi al centro di decorazioni polacche, 48 croci di guerra, ripetuti encomi solenni concessi al valoroso reparto dal due grandi bracieri di vite e di gioventù: la Linea Gustav pochi chilometri più in là di Itri; il fronte Generale Utili che oggi riposa nel sacrario militare italiano di Montelungo. Anzio-Littoria-Cisterna-Aprilia al Nord. Era un reparto d’èlite allora, è un reparto d’èlite oggi perché quel 9° Reparto d’assalto rap- Con pari intensità, estendo a ciascuna delle Autorità religiose, civili e militari e ai cittadini presenti presenta le radici storiche, la tradizione di lealtà e di coraggio oggi incarnato dal 9° Reggimento un saluto sincero e un ringraziamento sentito per essere partecipi di un impegno profondo nel re- Paracadustiti , punta di diamante di quella Brigata Paracadutisti che si cuperare fatti e storie dei nostri soldati sui vari fronti del secondo conflitto mondiale sconosciute ai coprì di gloria ad El Alamein e che oggi è rischierata in Afganistan per l’ennesima missione di pace più, ma che appaiono esemplari per senso del dovere, lealtà verso lo Stato, fedeltà al Tricolore del dopo quella svolta egregiamente in Libano qualche anno fa e in Iraq ancor prima. Risorgimento, dignità personale: caratteri di un popolo che seppe ricostruire dalle macerie paesi, Domenico De Spagnolis è una di quelle 41 medaglie di bronzo al valor militare. Ne venne città, economie e dare alla nazione quella Repubblica che, nel ripudio della guerra come strumento insignito, insieme a due croci di guerra e attestati di benemerenza del Generale Alexander, dopo di regolazione delle controversie, ha nella Costituzione l’inestinguibile luce della libertà, dell’u- aver conseguito il brevetto da paracadutista con gli Alleati e l’assegnazione all’Ufficio dello guaglianza, della Pace, del progresso per tutti. Stato maggiore per essere impiegato in operazioni sotto copertura dietro le linee tedesche. Spesso Attraverso la figura di Domenico De Spagnolis, sottotenente di complemento del I Battaglione il sottotenente De Spagnolis si offriva volontario e così fu sul finire della guerra, quando venne Arditi-Parcadutisti, e poi consigliere, Assessore, Vice Sindaco e Sindaco di Itri nel dopoguerra, la paracadutato di notte nella zona di Vittorio Veneto per assumere il comando di un nucleo par- Provincia aspira a rinnovare questi valori nella consapevolezza che essi devono accompagnare la tigiano alla testa del quale portò a termine numerose operazioni di sabotaggio e azioni di guer- crescita e la formazione delle nuove generazioni perché la Repubblica e la Democrazia siano strade riglia contro i tedeschi in ritirata: proprio alle azioni di Vittorio Veneto è legato il conferimento senza ritorno, la Pace un bene supremo, irrinunciabile e unito alla Libertà: perché nessuno può dell’importante onorificenza. essere in pace senza avere la libertà! Bella figura di uomo e di soldato. Ebbe la fortuna di tornare. Analoga fortuna non ebbero tanti Figlio di insegnanti e quarto di cinque figli tutti maschi, Domenico De Spagnolis sospese gli giovani di Itri che persero la vita in Russia, in Nord Africa, sul fronte greco albanese. Un elenco studi universitari, seguendo l’esempio del padre, Bernardo, pure lui ufficiale, ferito nella prima parziale fornitoci dal Ministero della Difesa ne indica più di cinquanta, ma sono almeno 146, guerra mondiale, per seguire un corso di allievi ufficiali di complemento a Salerno. Conseguito il e, come un rosario, sgrana cognomi ricorrenti in questa cittadina come Addessi, Agresti, Arzano, grado di Sottotenente, eccolo impiegato in operazioni di guerra nei Balcani in un’unità di Fante- Capotosto, Lorello, Maggiacomo, Mancini, Manzi, Stamegna, Suprano, Pennacchio. Vada a tutti ria d’arresto denominato Guardie alla frontiera. Poi, dopo un breve periodo di addestramento a un pensiero deferente. E al Tenente Vittorio Pennacchio e a suoi fratelli vorrei riservare in questa Santa Severa, il passaggio nel I battaglione Arditi dislocato in Sardegna e assegnato alla 123.ma cerimonia un ricordo commosso. Sette fratelli che, pur separati tra loro, vissero e parteciparono compagnia d’assalto. Era il primo giugno 1943. Comandava quel battaglione il tenente colonnel- alle vicende di guerra distinguendosi per lealtà, coraggio e fedeltà al tricolore. Vittorio perse la vita lo Boschetti, un marchigiano energico risoluto, pervenuto in seguito ai più alti gradi dell’esercito in un attacco sul fronte greco albanese e risulta insignito di Medaglia di bronzo al valor militare alla repubblicano, che il 12 settembre dello stesso anno, quattro giorni dopo l’annuncio dell’armistizio memoria. Invano, il fratello Edelgisio, pari grado, chiese di poterne prendere il posto sullo stesso firmato a Cassibile, rifiutò di deporre le armi, ingaggiando con i tedeschi una lotta sanguinosa e fronte ma a riconoscimento del suo valore fu fregiato di croce di guerra e del distintivo della guerra

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di liberazione; il Capitano Giovanni Pennacchio, invece, ebbe la medaglia di bronzo al valor mi- interesse di una cittadina che amava quanto la propria famiglia. disse ai citta- litare in un’azione di guerra in Africa Orientale nel 1936 e, transitato nell’Arma dei Carabinieri dini annunciando il suo congedo dalla vita pubblica. durante il secondo conflitto mondiale, fu condannato a morte dai tedeschi riuscendo, tuttavia, De Spagnolis non è più tra noi, ma questa stele in bronzo dedicata a Lui, costituisce il riconosci- a sottrarsi alla cattura; il tenente di cavalleria Emilio riportò ferite per le quali perse l’uso della mento più alto che per noi sia stato possibile verso un soldato, un amministratore, un uomo dalla dita di un piede, il caporal maggiore autiere Carlo, invece, tornò dalla Russia con una tubercolosi condotta esemplare e coerente che aspiriamo possa essere un esempio per tutti e per i giovani in nodulare bilaterale dall’esito letale; Benito, dopo essersi sottratto alla deportazione in Germania, particolare in un momento in cui la crisi del Paese rischia di appannare valori senza i quali per il fece il farmacista e fu anche sindaco di Itri, mentre l’ultimogenito Roberto rimase ferito da una Paese e per noi non potrà esserci alcun destino. Parole come impegno, sacrificio, dovere, rispetto, bomba durante l’avanzata degli alleati. solidarietà, concetti come Pace, Democrazia, Uguaglianza hanno significati profondi ai quali mai Ecco, signor Sindaco, sono convinto che il Comune riconoscerà il tributo di sangue e di nessuno dovrà rinunciare se vuole essere un uomo libero in un Paese libero e immune da nuove dolore dei fratelli Pennacchio con l’intitolazione di una strada o di una piazza importante grandi tragedie come quelle che i nostri genitori dovettero affrontare quasi settant’anni fa. Cioè, di questa città perché così è giusto. Altrettanto convinto, signor Sindaco, sono del fatto che ieri! Perché non avvenga più domani! il Gonfalone di Itri meriti molto di più di quella Medaglia di Bronzo al Valor Civile che, proprio grazie al Sindaco Domenico De Spagnolis e all’intero consiglio comunale dell’epoca, * Impossibilitato all’ultimo momento, il Presidente Armando Cusani la cittadina ottenne ma che oggi, alla luce dei riconoscimenti conferiti ad altri comuni della ha affidato il compito di rappresentare la Provincia al Generale C.d.A. provincia, non rende giustizia di un paese ridotto ad un cumulo di macerie da 56 bombar- nei Carabinieri R.O. dr. Aldo Lisetti, Delegato alla Sicurezza Sociale. damenti aerei, 14 bombardamenti navali, 19 cittadini fucilati dai tedeschi, 106 caduti civili a causa dei bombardamenti, 46 vittime civili per scoppio di ordigni, 108 mutilati di guerra, 31 mutilati civili di guerra. Itri, vittima del calice dell’odio delle dittature, merita molto di più ed invito l’amministrazione ed il consiglio comunale a chiedere con forza una revisione dell’onorificenza per quanto la storia ha voluto per Itri e per la sua gente in quei mesi terribili prima e durante lo sfondamento della Linea Gustav e poi nella complessa opera di rico- struzione della quale anche Domenico De Spagnolis fu protagonista in 13 anni di impegno politico ed amministrativo che conobbe l’apice quando, eletto Sindaco, ebbe la possibilità di esprimere compiutamente quel concetto sacrale del dovere, del rispetto delle istituzioni quello spirito di servizio verso il Paese acquisiti dai genitori e forgiati in gioventù vestendo una divisa che onorò fino in fondo, come fino in fondo onorò la fiducia degli itrani affrontando piccoli e grandi problemi di questo splendido paese. Erano i primi anni sessanta. Domenico De Spagnolis lasciò la carica alla fine del mandato dando conto a tutti del suo lavoro: il primo lotto di lavori per la copertura del torrente , la realizzazione della scuola elementare e l’eliminazione dei , l’istituzione della scuola media, la realizzazione dell’Asilo S. Martino, la rete idrica e fognante, il miglioramento della strada Itri-Sperlonga e delle strade interne, la realizzazione del Viale Civita Farnese, il piano di ricostruzione e l’avvio del piano regolatore, le case popolari, la pubblica illuminazione, l’impulso all’occupazione con la camiceria , tanti altri piccoli e grandi progetti realizzati nell’esclusivo

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216 Spigno Saturnia, 9 ottobre 2009

«TRA CEFALONIA E KOS» Parole, Simboli e Segni della Memoria «Tra Cefalonia e Kos»

ignor Vice Presidente della Camera,(On. Rocco Buttiglione) ranza e ricordo perenne, con Cefalonia e Kos, due isole greche in cui si consumarono, all’indo- S mani dell’otto settembre, le tragedie della Divisione Acqui e della Divisione Regina: Erasman- Bentornato tra noi! Per la seconda volta nell’ambito delle celebrazioni per il conferi- tonio Cocomello, 27 anni, sposato e un figlio che avrebbe accarezzato solo nei primi sei mesi di mento della Medaglia d’Oro al Gonfalone della Provincia, ho il piacere di porgere a Lei il vita, era un caporale del 17° Reggimento, aveva mostrine di stoffa dagli stessi colori di quelle saluto caloroso dell’Ente e mio personale, rinnovando con esso, quello dei Sindaci di tutti di questi soldati che oggi sono schierati nella compagnia d’onore e gridano Acqui con la fierez- i Comuni del territorio. za di un passato e di una storia che incutono rispetto, commozione, silenzio, raccoglimento, Con altrettanta partecipazione, estendo a ciascuno delle Autorità religiose, civili e milita- partecipazione. Questo giovane commerciante dai capelli castani e la fronte rosea arruolato in ri, ai cittadini presenti un cordiale benvenuto e un apprezzamento profondo per essere oggi a aeronautica per il servizio di leva e poi in fanteria allo scoppio della guerra non è più tornato da Spigno Saturnia, comune prossimo a quel carnaio di vite che fu la Linea Gustav, per testimo- Cefalonia: disperso alla data, comune a tanti altri, dell’8 settembre 1943. niare l’elevato grado di sensibilità con la quale essi partecipano ed alimentano, con il respiro derivante dall’aria pulita della democrazia, la Fiaccola della Memoria che, umile Tedoforo E, come lui, non sono più tornati da Cefalonia e Corfù: dell’istituzione in cui si riconoscono mezzo milione di persone, porto accesa in tutto il territorio perché il ricordo di ciò che avvenne più di mezzo secolo fa - quando uomini dal pensiero totali- Del 17° Reggimento Fanteria Acqui: tario e avvolti dal buio della ragione, armarono la mano di altri uomini per una lotta fratricida I Caporal Maggiori: che costò milioni di vite-aiuti la Pace e la Libertà a crescere nella coscienza di tutti come beni Giuseppe Mallozzi di Castelforte; supremi ed irrinunciabili dell’Umanità. Giuseppe Raimondi di Sezze; Che la Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della Provincia sia oggi a Spigno Saturnia Salvatore Trano di Formia. non è un caso. È un tributo alle sofferenze e alle distruzioni che questo paese, ridotto ad un cumulo I Fanti: di macerie per circa il 98 per cento, subì dai tedeschi prima, dagli alleati poi. Rastrellamenti, Giacomo De Meo di Formia; fucilazioni, bombardamenti. Come a Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Minturno, Formia e Giovanni Cianfoni di Roccamassima; Gaeta: i paesi limitrofi! E, poi, il passaggio delle truppe coloniali del Corpo di Spedizione Francese Ercole Meloni di Cisterna; che, anche tra questi monti, espressero la sottocultura del “bottino di guerra”contro Maria e le Adelmo Palladini di Prossedi. altre, facendone scempio nella carne e nell’anima. Del 18° Reggimento Fanteria Acqui: La Medaglia d’Oro della Provincia si compone simbolicamente di 33 parti, quanti sono i suoi comuni. Spigno ne rappresenta una parte tra le più significative. Anzi, l’alta onorifi- Sergente Maggiore Amato Rosetta; cenza al Gonfalone dell’Ente nell’insieme ei significati di unità, fraternità ed uguaglianza che l’accompagnano, aspira ad esaltare la Medaglia d’Argento al Merito Civile di cui, tra poco, I Fanti: il Gonfalone di questa cittadina sarà fregiato dal Vice Presidente della Camera dei Deputati. Tommaso Mancini, di S. Felice Circeo; Condivido con voi, Sindaco e Cittadini di Spigno Saturnia, la convinzione che questo paese Giuseppe Mancini, di Terracina; avrebbe meritato la medaglia d’oro come altri. Il tempo della revisione e di fornire ulteriori Raffaele Sinapi di Itri; elementi di valutazione non manca e questo è il primo passo. Antonio Vellucci, di Gaeta. Ma quanto sia importante Spigno per noi è dimostrato dalla figura prescelta per questa per questa cerimonia che consente alla Provincia di Latina di gettare un ponte ideale, fatto di spe- Del 33° Reggimento Artiglieria Acqui:

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Caporal Maggiore Alfio Pecoraro di Cisterna L’, impose a Gandin di prendere tempo e di mediare, consapevole che l’ar- Artigliere Genesio Cipolla di Sonnino. mamento delle sue truppe non poteva reggere il confronto con un esercito tedesco fortemente equi- paggiato e pronto ad adottare le contromisure del disimpegno italiano e fortemente equipaggiato. Del 317° Reggimento Fanteria Acqui: Nei suoi doveri di Comandante, quello di salvare gli era giustamente Fante: Quirino Arzano di Itri; preminente, ma quando arrivarono gli ordini di battersi contro le truppe alpine della Divisione Edelweiss né Gandin, né i suoi ufficiali e sottufficiali, né i fanti ed artiglieri della Acqui, né carabi- E, ancora, Salvatore Capolino, 2° Capo Marina Militare, di Formia; il Carabiniere del 7° Bat- nieri, finanzieri e marinai si tirarono indietro e nonostante il desiderio di tutti di tornare in patria taglione Mobiliato Michele La Rocca di Minturno. con onore ciascuno fece il proprio dovere fino in fondo. Come il C.le Erasmantonio Cocomello del 17° Reggimento. Per loro, per gli ufficiali, i sottufficiali e soldati della Divisione Acqui che non sono più tornati alle Padroni del cielo, truppe da montagna addestrate ed agguerrite, i tedeschi della Wermacht ebbero loro famiglie, così come per i fanti,i sottufficiali e i 103 ufficiali della Divisione Regina, la maggior ragione della Acqui in pochi giorni di combattimento in cui gli italiani furono protagonisti, in uno, parte dei quali non aveva ancora 28 anni, fucilati ai primi di ottobre del ’43 a Kos dai tedeschi, di ardimento e scoramento, fierezza e smarrimento nell’affrontare la morte, aspergendo sul suolo vorrei che le mie e le vostre mani si unissero in un caloroso applauso. greco lo stesso sacro sangue degli alpini sul Don, dei paracadutisti e dei bersaglieri ad El Alamein, dei granatieri di Sardegna e dei lancieri di Montebello a Porta San Paolo, dei nostri marinai nelle Ai giovani che sono con noi, a coloro i quali faremo pervenire il libro dal titolo e nelle alla Germania, che intervenne solo a metà del successivo ottobre del ’43. varie località di Cefalonia e spero in una rilettura serena dei fatti che coincida con un sostanziale ampliamento delle onorificenze individuali concesse a suo tempo. Si comprese solo allora che la speranza della neutralità, unita all’assenza di piani di difesa e di Non posso tuttavia frenare il mio dissenso dinanzi alle scelte del governo nazionale negli anni della rimpatrio dei nostri soldati, avrebbe lasciato alla sorte più nefasta truppe che pur si difesero, lad- , il quale dinanzi all’esigenza di salvaguardare l’immagine del ricostituendo eser- dove possibile, come in diversi scenari della penisola balcanica. cito tedesco, scelse la strada di tacere agli italiani la tragedia della Divisione Acqui come di altri

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fatti d’arme: Se ne fossero state autrici le non ci sarebbero stati problemi; ma che essa si sia di campane esistente al modo: Marinelli di Agnone. Tra poco esse saranno da me consegnate, per la compiuta ad opera dalle truppe alpine della Wermacht poteva risultare sconveniente per la dei nostri uomini di governo sul finire degli anni cinquanta. Comandante il 2° F.O.D. alle dipendenze del quale, tra l’altro, sono poste oggi la Divisione Acqui Per me non c’è che tenga dinanzi a fatti e vicende come questa, perché voltare pa- e il 9° Reggimento Fanteria inquadrato nella Brigata corazzata . gina e dare vigore allo Stato che si desidera ricostruire dalle fondamenta significa fare i conti con Grazie di essere con noi, Signor Generale, e di aver reso possibile questo momento di raccoglimento il passato senza riguardi e ritegno. Per me quella decisione, pur sforzandomi di comprendere la semplice ma non meno solenne, così come dell’ulteriore apporto dei bersaglieri della Brigata alle sue dipendenze che, impiegata spesso fuori area, è l’esempio del profilo altamente sparato un’altra volta. professionale ed umanitario dei nostri soldati impegnati a mantenere la pace dove la pace non c’è Per fortuna, Cefalonia è un ricordo, anche se a più facce, testimoniato da cerimonie, convegni, e che nel sangue di Cefalonia e di Kos, come tra le sabbie di El Alamein o di Tobruk e le rive del processi risoltisi nel nulla, libri, fiction, intitolazioni di strade. Kos no! Nessuno conosce le vicende Don, a Porta San Paolo come sulle balze di Montelungo, ha l’originario seme dell’onore e dell’ di ufficiali, sottufficiali e soldati della Divisione Regina in quella lontana isola greca presidiati da amore per questa Italia e la sua Democrazia, rinnovati al prezzo della vita, pochi giorni fa, dai sei due battaglioni del 10 reggimento dalle mostrine bianche come quelle degli ufficiali, sottufficiali e paracadutisti della Folgore caduti in un agguato terroristico a Kabul, Afganistan. i fanti del Nono Reggimento oggi tra noi e custodi delle tradizioni di quella disciolta Divi- Ricordiamo questi sei paracadutisti …. con il calore di un applauso che esprima anche la nostra vi- sione. Non vollero arrendersi e dinanzi allo sbarco di una intera Divisione tedesca, nonostante la cinanza alle loro famiglie: Non dimenticheremo! presenza di un battaglione di fanteria inglese giunto 15 giorni prima, il 3 ottobre del 43 gli italiani Ai giovani che sono con noi, a coloro i quali giungerà l’intensità di questo momento, vorrei dire, ingaggiarono una battaglia impari risoltasi con la resa del giorno dopo. 900 dei 1500 soldati con le parole di Ferruccio Parri, che siete voi a dover tirare i sassi nei vetri, così noi grandi potremo britannici furono catturati e poi trasferiti in Germania per essere trattati secondo la convenzione renderci conto, che è venuto il momento di cambiarli. di Ginevra; 3.000 dei 4.000 prigionieri italiani furono trasferiti e rinchiusi nel castello di Kos, Fatelo davvero: la nostra Democrazia sarà sempre più forte e impediremo che dalla Pace e dalla dove per 20 mesi subirono malversazioni e uccisioni indiscriminate. Libertà si possa tornare a vivere il buio della ragione. Dei 148 ufficiali, 7 passarono con i tedeschi, 28 riuscirono a fuggire in Turchia, 10 erano ricove- rati in ospedale e furono trasferiti in Germania, 103 i fucilati nella saline di Linopoti. Quei 103 si rifiutarono di collaborare con i tedeschi, vennero imprigionati e poi uccisi. E non furono 104 per caso, perché il Tenente Guerrino Del Vecchio, nativo di Castelforte, quell’otto settembre era in licenza per sostenere un esame universitario a Roma. Dopo la guerra, da quelle fosse nelle saline di Kos il rimorso altrui fece sì che 66 salme fossero recuperate, traslate prima nel cimitero cattolico dove il comune greco realizzò una lapide comme- morativa e infine al Sacrario dei caduti d’oltremare di Bari, dove Guerrino Del Vecchio è andato spesso, fino al 2005 anno della sua scomparsa, per far visita ai suoi compagni. All’appello, mancano ancora 37 ufficiali, ma nessuno ha mai scavato in quelle otto fosse di Lino- poti di cui si conosce l’esistenza e si hanno le mappe. Da Spigno parta l’appello perché finalmente mani pietose recuperino i resti dei 37 ufficiali che mancano e testimoni l’Italia la propria gratitu- dine a questi giovani che, come a Cefalonia, difesero il proprio onore di soldati e il simbolo di tutti noi italiani: il Tricolore del risorgimento. Iniziamo noi, con le Campane del Ricordo per Cefalonia e Kos realizzate dalla più antica fonderia

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QUELLE DODICI GAVETTE DI GHIACCIO Parole, Simboli e Segni della Memoria Quelle Dodici Gavette di Ghiaccio

norevole Sottosegretario alla Pubblica Istruzione (On. Giuseppe Pizza) Domenico De Filippis; O Angelo De Meo; Esprimo a Lei il benvenuto della Provincia e mio personale, unendo ad esso quello dei Pasquale Conte; Sindaci dei Comuni del territorio. Augusto di Costanzo: Analogo saluto e ringraziamento esprimo nei confronti delle Autorità religiose, civili Giovanni Fedele; e militari, agli studenti e ai cittadini presenti oggi a Marina di Minturno per condividere Mario La Serra; valori, messaggi, speranze che accompagnano il intrapreso Antonio Mauro; dalla Provincia di Latina quattro anni fa, dopo il conferimento della Medaglia d’oro al Giuseppe Pensiero; Merito Civile al proprio Gonfalone. E attraverso il quale aspiriamo a motivare nei nostri Nicola Rotelli; giovani un impegno profondo perché Pace, Democrazia e Libertà si radichino nella co- Antonio Stella; scienza collettiva come beni e diritti irrinunciabili dell’esistenza di ciascun essere umano Pasquale Zenobio; ovunque nel mondo e, nell’insieme, costituiscano l’antidoto contro quella paura, quel Mario Vittorio Tartaglia. dolore, quel lutto, che le nostre famiglie patirono quasi settant’anni fa per un figlio caduto o disperso su un fronte di guerra, o, ancora, quando eserciti contrapposti devastarono la Dei dodici, sappiamo che: nostra terra e l’esistenza di gente inerme che, poi, seppe resistere civilmente alla brutalità di Caino e ricostruire case, paesi, economie, ricomponendo con altrettanta dignità uno il fante Pasquale Conte, morì prigioniero in Germania nel maggio del 1945; straccio di vita. Per la Provincia, Minturno è l’undicesima tappa di questo Percorso. Ed è soprattutto il l’unica salma riportata in Italia è quella del fuciliere Giovanni Fedele. momento in cui l’intera popolazione della Provincia rappresentata dal nostro Gonfalone fregiato di Medaglia d’Oro rende omaggio alle sofferenze e alle distruzioni che questo paese Tutti gli altri dispersi o morti e probabilmente sepolti in fosse comuni nei terrificanti gulag-lager subì ad opera dei tedeschi e degli alleati in quegli otto mesi di guerra che dal settembre 1943 russi come Tambov, Suzdal, Gubaka. al maggio 1944 trasformano questi luoghi in una terra di nessuno di difficile sopravviven- Dei dodici sappiano ancora che con Giovanni Fedele, almeno altri quattro militari appartenevano alle za per soldati e civili. Rastrellamenti, fucilazioni sommarie, bombardamenti aereonavali, Divisioni di fanteria e , componenti il primo Corpo di Spedizione in Russia co- cannoneggiamenti terrestri fecero scempio del centro di Minturno, di Scauri, Tufo, Tremen- mandato dal Generale Giovanni Messe e che in quelle due divisioni era inquadrati tanti giovani di altri suoli, Solacciano, Pulcherini, Colle San Martino, Tame, Sperone, Colle Bracchi e di quella comuni della Provincia di Latina, ieri Littoria che ne hanno condiviso la sorte più orrenda: dispersi o frazione di Santa Maria Infante conquistata e persa dagli Alleati per diciassette volte con morti nei lager per malattie terribili come tifo petecchiale, polmoniti, denutrizione, freddo. Avevano le combattimenti di indicibile ferocia. Come a Castelforte e Santi Cosma e Damiano, punti mostrine giallorosse come questi allievi sottufficiali dell’80° reggimento o giallo-celesti come nevralgici al pari di Minturno di quella Linea Gustav che la storia contemporanea ha fer- la rappresentanza dell’82° reggimento Fanteria Torino. Da qui, muove il dovere di riservare, nel ricor- mato nell’altrui conoscenza come braciere in cui arsero migliaia e migliaia di giovani vite. do complessivo di tutti i nostri militari che non fecero più ritorno dalla Russia, uno spaccato particolare Non è un caso che il Gonfalone di questa città sia fregiato di Medaglia d’Oro al Merito Civile a queste due Divisioni di fanteria che si coprirono di gloria non meno di quelle costituenti il Corpo Alpi- perché altissimo è stato il tributo di sangue pagato alla guerra e ai suoi Signori: 580 civili no o delle altre che composero l’ARMIR, ma delle quali poco si parla perché la memorialistica su quella morti; 126 civili mutilati o comunque resi invalidi da bombe o granate: 125 militari dece- sfortunata epopea proviene soprattutto dalle che riuscirono a tornare e a raccontare, duti o dispersi su vari fronti. Di loro, dodici erano dislocati in Russia con il primo Corpo di come Giulio Bedeschi e Mario Rigoni Stern, cosa vissero e patirono gli italiani in quelle steppe lontane, Spedizione e poi con l’ARMIR. Vorrei ricordane i nomi: cosa vissero e patirono quelle nostre gavette di ghiaccio nei gulag-lager sovietici.

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I soldati italiani fecero il proprio dovere fino in fondo: oltre il ragionevole, oltre l’impossibile, Per gli altri caduti in mano ai russi, una sorte terribile. L’Armata rossa fu inizialmente impreparata oltre l’umano, oltre tutto. Osarono l’inosabile! Per dovere e per onore! Ma nulla avrebbero potuto ad accogliere così tanti prigionieri e non solo italiani. L’organizzazione dei campi fu frettolosa e con- dinanzi a quel Generale Inverno che ancora prima aveva messo in ginocchio Napoleone e le sue centrata in luoghi molto lontani dalle retrovie, raggiunti dopo le lunghe e terribili marce del davaj. Armate. Proprio la rigidità del clima mise presto in evidenzia l’inadeguatezza dell’equipaggiamento In Russo, questa parola significa avanti. Le guardie di scorta la urlavano sulla testa dei nostri fanti, delle nostre truppe. Era quello della prima guerra mondiale, una guerra di posizione. Solo chi era artiglierei ed alpini incolonnati nella neve ed esposti a sofferenze di ogni genere per percorrere fino a di guardia era dotato di stivali di tela con suole di legno chiodate che rendevano impossibili i movi- 600 chilometri prima di finire internati in un gulag. Chi non aveva più forza per proseguire il cam- menti. Le scarpe dei fanti erano di pelle di vitello ed adatte alle marce in Italia, non a quelle sulla mino, era finito con un colpo di mitragliatore. Se erano in tanti, venivano legati in burroni e sottoposti neve con quaranta gradi sotto zero. Gli stessi cappotti di pelliccia rendevano i nostri soldati così a lanci di bombe a mano. Negli intervalli delle esplosioni, le grida dei condannati coprivano il sibilo impacciati che essi preferivano non indossarlo. Mancavano muli, cucine da campo ippotrainate del vento gelido e pungente che sferzava i visi e la steppa. Poi, terminate le bombe, ecco i soldati russi per una minestra calda, le armi spesso si inceppavano per il freddo, le tute mimetiche bianche erano scendere nel fondo del burrone per finire con un colpo di baionetta chi non era ancora morto. Poi, di in dotazione solo ai comandi superiori e agli incursori del battaglione alpino , nuovo in marcia. Per i corpi senza vita rimasti nei burroni, il candore della neve caduta nella notte i passamontagna si coprivano di una patina di ghiaccio creata dal vapore della respirazione e per avrebbe fatto da pietosa sepoltura e coperto la nefandezza dei massacri e l’altrui crudeltà. copricapo una bustina e, in combattimento, l’elmetto. E crudeltà conobbero i nostri militari nei campi di internamento. Sono consapevole di acuire I sovietici, invece, avevano in dotazione i famosi valenki, stivali in feltro robustissimo riempiti nell’animo dei famigliari del Sottotenente della Divisione alpina , Mario Vittorio Tarta- di paglia che si usano ancora oggi e ben isolanti, la fufajka, un giubbotto trapuntato che teneva glia e di quelli dei militari di Minturno che non tornarono più dai lager russi un dolore profondo caldi ma non impacciava i movimenti, il colbacco come copricapo, moschetti automatici con mai lenìto dal tempo. Ma sono sicuro di incontrarne la comprensione nel momento in cui il calore caricatori da 71 facili da costruire in qualsiasi officina meccanica contro i nostri fucili a ripe- del nostro ricordo aspira a coniugarsi con il fine di far comprendere agli studenti e ai giovani oggi tizione manuale modello 91 a sei colpi, carri armati T34 di straordinaria potenza e velocità, presenti cosa sia stata la guerra per i nostri genitori e come loro - più di noi, meglio di noi – pos- le terribili katiuscia in grado di sparare contemporaneamente sedici razzi ad una distanza di sano costruire, migliorandola, una società priva di paura, immune da nuove tragedie planetarie, otto chilometri. ricca di pace, uguaglianza,libertà ed uguali opportunità per tutti. Impossibile sostenere qualsiasi tipo di confronto. E, infatti, l’Armata italiana dopo varie battaglie, Mario Vittorio Tartaglia venne internato a Tambov, più noto alla burocrazia militare sovietica con fu completamente annientata con un attacco massiccio che ebbe inizio l’undici dicembre 1942: il numero 188. Era composto di una quarantina di bunker ricavati da uno scavo sotterraneo a cui l’operazione . La superiorità russa risultò schiacciante: il rapporto era di sei ad si accedeva da uno scivolo tanto ripido da richiedere equilibrio nello scendere e forza per poterlo uno per uomini e artiglierie. In 45 giorni gli italiani persero 95 mila uomini, lasciati morti o vivi risalire. L’interno non aveva pareti, ma rami incastellati per contenere il terreno, dal corridoio si in mano ai russi, riportandone a casa trentamila, feriti e congelati compresi. Durante la ritirata, diramavano a destra e sinistra due terrapieni in forte pendenza e su ciascuno di essi una manciata il gelo, la fame, la spossatezza per la lunga marcia trasformarono gli uomini in belve al punto che di paglia a far da giaciglio ai militari italiani. Niente luce, niente acqua, niente latrine, niente non sembrava disumano, come in realtà è, che si contendessero la vita per una buccia di patata, un assistenza medica, un pezzo di pane nero per tutto il giorno insieme al tè, delle specie di semolino pezzo di pane indurito dal freddo e dai giorni, conteso, baionette alla mano, o divorato di nascosto a pranzo, una brodaglia senza alcun nutrimento la sera, fenomeni di cannibalismo, igiene inesi- dagli altri. Don Gnocchi, cappellano militare, ha reso crudamente il ritorno agli istinti primordiali stente, pidocchi ovunque. Tante persone inizialmente, la morte a far spazio in un contesto in cui dei nostri soldati descrivendo nelle sue memorie quel momento tragico e devastante quando vide un l’accesso al campo avveniva completamente nudi. Non c’era filo spinato intorno al campo, ma soldato sparare nelle testa di un commilitone che, in una capanna, non gli cedeva una spanna di nessuno poteva scappare. terra per stendersi a dormire. Durante questa marcia fanti ed alpini furono protagonisti di sortite Morivano di tifo petecchiale in seicento, settecento al giorno. Nudi, completamente nudi e a e battaglie spesso all’arma bianca che permisero di tornare. Ma ogni passo pareva un chilometro e bordo di slitte, i morti venivano portati nei boschi e sepolti in fosse comuni. Così, se peggio negli ogni attimo un’ora; non si arrivava mai e non si finiva mai. altri campi di internamento: Ecco perché i resti di Mario Vittorio Tartaglia, degli altri soldati di

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Minturno e dei centri pontini insieme a quelli di tanti altri non potranno essere più recuperati. Per molto tempo il silenzio delle autorità sovietiche ha impedito di ricostruire la sorte dei nostri militari in Russia. Solo dal 1992 si è manifestata una certa apertura che ha permesso alla di- visione Albo d’Oro del Ministero della Difesa di confrontare i 95 mila fascicoli di militari che non fecero più ritorno da quel fronte con i tabulati forniti da Mosca e che appaiono incompleti. Nei tabulati, figurano 64.500 nominativi di prigionieri di guerra; di questi, 38.000 si ri- feriscono a prigionieri morti nei lager, di cui 20.650 identificati; 22 mila rimpatriati fino al 1954; per altri nomi, 2.000, non è precisata la sorte; infine, vi sono 2.500, fra frequenti ripetizioni, nomi di stranieri, civili e altoatesini. Ma in quei tabulati non ci sono i morti nella marce del davaj o nei trasferimenti in treno ammassati come bestie. Dovrebbero essere 22 mila uomini. Da parte sua lo stato Italiano è riuscito ad esumare dai territorio dell’ex Unione Sovietica 11.601 caduti, dei quali 8.518 riposano nel Tempio Ossario di Cargnacco in provincia di Udine, dedicato alla Madonna del Conforto. La fredda incertezza dei dati; La crudeltà della guerra; per i caduti e dispersi in Russia di Minturno e degli altri comuni della Provincia e del territorio nazionale una . Per tutti loro il calore del nostro ricordo e della testimonianza di questa giornata della memoria per dire sem- plicemente che non abbiamo dimenticato e mai lo faremo. La libertà, la democrazia che viviamo è frutto di quel sacrificio che mai nessuno potrà rendere vano. E voi studenti, classe dirigente del futuro, non dovrete mai dimenticare le parole che Giovanni Paolo II ha lasciato a ciascuno di noi: .

Pausa: Il Comandante della compagnia Ordina l’Attenti: E il cuore dell’uomo, pochi giorni fa in Afghanistan, è tornato ad uccidere due nostri Alpini della Brigata : il Sergente Maggiore Massimiliano Ramadù e il caporal maggiore scelto Luigi Pascazio. Per loro, unisco le mie alle vostre mani in un lungo, caloroso applauso: non vi dimenticheremo ragazzi così come non abbiamo dimenticato quanti 70 anni fa servirono il Paese e la sua bandiera risorgimentale in un’avventura senza ritorno.

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TRA TOBRUK ed EL ALAMEIN Parole, Simboli e Segni della Memoria Tra Tobruk ed El Alamein

ignor Vice Presidente della Camera, (On. Rocco Buttiglione) per la conquista di Tobruk nel frattempo posta sotto assedio. S Nonostante l’errore strategico, le truppe italo-tedesche riuscirono a contenere l’offensiva inglese e Eccoci di nuovo insieme in una giornata in cui il Percorso della Memoria intrapreso quattro anni proprio quando il Generale Cunningham avrebbe voluto ritirarsi, l’ordine di resistere e di contrat- fa, dopo il conferimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della Provincia, compie taccare imposto dal Comandante supremo delle forze alleate, Generale Auchinlek, permise all’Ot- la dodicesima delle diciotto tappe in programma per condividerne il significato con le comunità locali e tava Armata di battere l’Afrika Korps e di riprendere la Cirenaica. A Sidi Rezegh e a Bir El Gobi per raccontare, attraverso storie individuali di uomini delle nostra terra che indossarono ed onorarono si svolsero le fasi più cruente e sanguinose dell’Operazione Crusader, così chiamata dal moderno il grigioverde della divisa e, con esso, il Paese, fin dove si spinsero il senso del dovere e della dignità, il carro armato inglese schierato per la prima volta in quello scenario, in un rapporto di uomini, principio di responsabilità e lo spirito di sacrificio perché soprattutto i giovani possano comprendere mezzi e fonti di approvvigionamento, sensibilmente a favore delle divisioni inglesi e dei Paesi del quanto valga una vita, il costo della Libertà e della Pace e ne colgano il profumo con il quale accom- Commonwealth che avrebbe segnato tutte le fasi successive della guerra in Africa Settentrionale. pagnare un’esistenza dove dovere, responsabilità, sacrificio si traducano in impegno teso a consolidare Fino a quella sera del 23 ottobre 1942, quando, sulla depressione di El Alamein, testimone una quei valori nel tempo, ma pure per migliorare le istituzioni e la società in cui viviamo. luna piena, stupenda ed indifferente, un uragano di fuoco e di ferro si rovesciò contro fanti, gua- Dunque, bentornato Onorevole Vice Presidente. E grazie per la Sua nuova testimonianza di sen- statori, artiglieri, bersaglieri e paracadutisti italiani, segnando la riprese della battaglia estiva in un sibilità anche a nome dei Sindaci, delle Autorità civili, religiose e militari e dei cittadini di ogni età luogo dove tantissimi nostri giovani dormono per sempre tra le sabbie del deserto o in quel Sacrario presenti, che saluto al pari di Lei. vicino Quota 33 progettato e costruito da uno dei pochi che ebbe la fortuna di sopravvivere per Era il 17 novembre 1941. Le prime, enormi, gocce di pioggia cadevano sulla sabbia del deserto, men- dedicare il resto dei suoi anni alla ricerca di quanti la stessa fortuna non avevano avuto: Paolo tre migliaia e migliaia di uomini di diverse nazionalità offrivano il viso al cielo, chiedendosi se quello Caccia Dominioni. straordinario dono della natura sarebbe durato un attimo o più a lungo come, poi, avvenne. Così tutti Tre soldati contro uno; sei carri armati di straordinaria potenza contro uno, fatto come gli altri, di cercarono recipienti in cui conservare quella manna scesa all’improvviso dalle nubi, consapevoli che, lamiere sottili quasi fossero giocattoli; bocche da fuoco e munizioni in abbondanza contro pochi pezzi almeno per un po’, quell’acqua non avrebbe avuto il terribile sapore di ruggine e di disinfettante al di artiglieria e proiettili razionati; truppe fresche e spesso avvicendate contro soldati dotati di cristiana quale i combattenti del deserto si erano tristemente abituati. fermezza, ma smagriti per la dissenteria. Un divario incolmabile. Eppure ad El Alamein, nessuno Esaurite le incombenze, ciascuno di quei soldati continuò a crogiolarsi sotto la pioggia, finché non ci si arretrò di un passo, tutti si batterono lealmente in una battaglia finale dove, sparato l’ultimo colpo, rese conto che l’acqua aveva ormai riempito quelle spaccature secche del terreno chiamati uadi e che, i soldati italiani si lanciarono contro i carri armati alleati con bottiglie incendiarie da loro stessi con- oltre al rischio di finire annegati, cannoni e mezzi da trasporto potevano finire intrappolati nel fango. fezionate, innescate e gettate negli abitacoli, rotolando tra i cingoli per piazzare sotto la dei Campi da sgombrare in fretta, ordini concitati, brulicare di uomini e mezzi come formiche impazzite. corazzati mine magnetiche con detonatore a tempo, o semplicemente con pugnali e baionette. Reginaldo Rossi, caporale nel 39° Reggimento fanteria della Divisione era uno di Fanatismo? No. Semplicemente cuore ed orgoglio contro l’acciaio dei cannoni, una lezione di ge- loro: aveva 24 anni, non sapeva né leggere, né scrivere, zappava la terra ma sapeva il significato nerosità all’ariana alterigia e allo snobismo neozelandese che considerava disonorevole arrendersi di quelle parole come dovere, onore responsabilità, sacrificio. E per questo è morto il 20 novembre agli straccioni in grigioverde del Belpaese. E tanto, tanto orgoglio e dignità si sentirsi e affermarsi 1941, quando, ormai circondato, rifiutò la resa e venne colpito dal fuoco dei mezzo corazzati come italiani. Questi furono i nostri giovani ad El Alamein, le nostre Termopili. Mutuando dalle inglesi accanto al cannoncino anticarro del quale era il servente. parole di Paolo Caccia Dominioni: uomini fuori commercio che scrissero pagine degne dell’Iliade. L’Operazione Crusader era cominciata da due giorni, appena smessa quella pioggia incessante e Così è stato anche Reginaldo Rossi a Sidi Rezegh quasi un anno prima. Questo giovane rocchigia- la parentesi di frescura nel torrido calore nordafricano, spesso accentuato dal soffio impetuoso del no, che aveva lasciato famiglia e campi appena ricevuta la cartolina-precetto, aveva il coraggio ghibli. Fu una controffensiva della quale i servizi di informazione italiani inutilmente informarono e la dignità della gente semplice di questa cittadina e nei momenti in cui la battaglia in quel luogo Rommel, la Volpe del Deserto, poco o per nulla fiducioso verso la nostra intelligence e perenne- dove la sabbia muore contro la roccia appariva un inferno di polvere, fumo, corpi dilaniati, aiuta- mente in contrasto con le nostre gerarchie, troppo preso dall’organizzazione della spallata finale va i commilitoni della sua batteria a superare la paura, incitandoli di continuo come era solito fare

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in paese con la squadra di mietitori nelle assolate giornate della mietitura del grano. naggio ad Auschwitz, simbolo del buio della ragione e acme dell’odio razziale. Riterrei altrettanto Alla famiglia, secondo un triste rituale, la notizia della morte di Reginaldo venne data dai cara- corretto - mi corregga se sbaglio, Onorevole Vice Presidente - realizzare le condizioni perché i binieri. Dissero che era morto abbracciato alla sua arma, come in uno dei quei racconti che per nostri giovani siano accompagnati in visita ad El Alamein, Bari, o altri sepolcreti in cui dormono un secolo e mezzo dettero la pelle d’oca ai ragazzi delle generazioni post napoleoniche e patriot- in eterno italiani che la gioventù non vissero appieno per evitare che altri come loro non tornassero tarde. Ma i suoi resti non sono più tornati. Giacciono raccolti in un’urna del Sacrario dei Caduti più a casa. Di loro è rimasto il nome. Dei giovani di oggi che tutto, troppo hanno, non so cosa d’Oltremare di Bari, dove ogni sera una campana squarcia il silenzio del luogo intonando nove resterà se non troviamo le parole giuste per spiegare loro che veniamo da quella gioventù spezzata rintocchi anche in onore suo e della sua medaglia d’argento al valor militare. da una pallottola o da una scheggia, proveniamo da quei sacrifici che si chiamano fame, freddo, Come Rossi, altri giovani dei nostri Comuni hanno lasciato la vita in Africa Settentrionale. I loro privazioni degli affetti per assicurare condizioni attuali, dove, tuttavia, lo straordinario sapore nomi figurano tra i circa 50 mila italiani di tutte le armi caduti in combattimento dal settembre della conquista sociale attraverso il sapere appare messo da parte dalla ricerca di sé nel fondo di un 1940 al maggio del 1943 e Roccagorga ne diventa oggi il luogo simbolo al quale affidiamo il bicchiere il sabato sera. nostro commosso e deferente ricordo. Accomuniamo nel pensiero e nel monito che ne deriva, tutti Occuparci di nutrire lo spirito dei nostri giovani è per me un’emergenza. Ricominciare dai valori gli altri militari di questa cittadina che non sono più tornati dagli altri fronti. Portano cognomi potrà contribuire ad invertire la tendenza al decadimento della società moderna. Nella direzione noti come Bartoli, Basilico, Bevilacqua, Cantarano, Ciotti, De Meis, Di Fazio, Ferrarese, Orsini descritta non vedrei male il ripristino, fermo restando quello volontario, del servizio militare di e così di seguito. A questi morti si sarebbero aggiunti nel 1944 più di trenta civili, deceduti per leva coniugato con lo studio ed anticipato agli anni in cui si inizia a frequentare la scuola media spezzonamenti aerei, scoppi di ordigni bellici, cannoneggiamenti, rappresaglie. Tra loro, i fratellini superiore. Magari con l’aggiunta esplicita di una materia, teorica e pratica, dove la valutazione Bartolomeo e Giovambattista Rossi, di 11 e 6 anni, bruciati vivi in un capanno per mano delle SS finale non deve essere inferiore al . quale vendetta contro il fratello più grande, Alfiero, reo di essersi ribellato ai soprusi di due soldati Utopia? Deriva autoritaria? Assolutamente no! Solo una provocazione! Ma discuterne non è un tedeschi giunti a razziare bestiame. male. Per i giovani, per il loro futuro e per il futuro di questa Democrazia che così tanto amiamo. Mi sono spesso chiesto se abbia un senso raccontare queste storie alle generazioni del presente, se il Prima di perdere gli uni e l’altra. Un altro giovane ha perso recentemente la vita per quei valori e nostro modo di fare memoria e di rendere il nostro tributo ai Comuni della provincia che subirono perché dei bambini di un altro paese potessero crescere: Alessandro Romani, Ufficiale della Folgore la furia della guerra siano corretti e contribuiscano a togliere la patina del tempo a valori sui quali ucciso in Afghanistan pochi giorni fa. Non chiedo altro ai giovani e a quanti stanno ascoltando ho a lungo indugiato nel corso dell’intervento e che mi paiono messi da parte. queste parole se non unire le nostre mani in un lungo caloroso applauso. Che abbia un senso raccontare queste storie ne sono convinto al pari del fatto che la storia patria ed i suoi attori nel tempo debbano essere quotidiana materia tra i banchi di scuola e non episodico progetto in cui coinvolgere i ragazzi. Se lo facciamo nel modo più giusto, lascio ad altri valutare. Ma, a ben riflettere, la vicenda di Reginaldo Rossi come di tanti soldati italiani e vittime civili durante i tristi e tragici anni di guerra, sono i semi della Pace e della Democrazia che il Paese vive da quasi settant’anni e della rinascita di un esercito oggi altamente professionale che onora il suo Paese in ciascuna delle missioni interne ed estere in cui è impiegato e del quale i giovani della Scuola Militare Nunziatella costituiscono uno dei più alti, qualificati e selettivi esempi di formazione e di preparazione alla vita. Pace e Democrazia non sono beni durevoli. Hanno bisogno di alimento, testimonianza, riflessione, impegno. Così i valori su quali ho a lungo indugiato e che a mio avviso ne costituiscono l’ideale nutrimento. È certamente corretto che i ragazzi delle nostre scuole compiano l’annuale pellegri-

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IL BERSAGLIERE LAUREATO ALLA MEMORIA Parole, Simboli e Segni della Memoria Il Bersagliere Laureato alla Memoria

utorità Gentili Signore e Signori raggiunse il giovane Agostino alla testa, determinandone la morte improvvisa. Giusto Meazzo, A questo è il suo nome, vive a Sottomarina di Chioggia, vicino Venezia, ha tanti anni sulle spalle e Grazie di essere ancora con noi. Grazie di cuore perché in questo lungo Percorso della Me- difficoltà a camminare, ma il ricordo della morte del suo Sottotenente Quartulli lo accompagna moria che la Provincia di Latina ha intrapreso appena dopo il conferimento della Medaglia d’oro ancora oggi ed è nitido. . nostri giovani e alla gente comune le storie dei soldati pontini sui vari fronti di guerra. Storie di Era il 24 luglio 1942. annota in un breve giovani in grigio-verde, storie dove emergono valori come il senso del dovere e dello Stato, il prin- dattiloscritto Bruno De Monte, caporalmaggiore del Plotone Comando del Battaglione . E cipio di responsabilità, la fedeltà ad un giuramento, l’attaccamento alla nostra bandiera anche a aggiunge parole crude che aiutano a capire cosa sia la guerra: . centro tra i due grandi fuochi della Linea Gustav al sud, del fronte di Anzio-Littoria-Cisterna e Non abbiamo dimenticato neanche noi. Né intendiamo dimenticare tutti i 13 bersaglieri caduti Aprilia al nord con ottomila morti, paesi ed economie interamente o sensibilmente distrutti. con Agostino. Tra loro, il Tenente Antonio De Denaro, di Sebenico, il Bersagliere Pasquale De Analogo benvenuto, inoltre, esprimo nei confronti dei cittadini e dei giovani oggi presenti a Frenza di Bari, entrambi medaglia d’Argento al valor militare alla memoria come Quartulli; Ar- Terracina per condividere significati e speranze che accompagnano le iniziative di una Istituzione mando Carassai, marchigiano, Medaglia di Bronzo. E poi, il Sergente Donati, il Caporale Proni, che costruisce e cura la manutenzione di un patrimonio scolastico d’avanguardia, strade o ponti, i Fanti Piumati Evangelista, Crisalidi, Ciculi, Terzaroli ed altri ancora, mentre 21 furono i feriti ma che si preoccupa pure di nutrire e concorrere alla formazione dello spirito di nuove generazioni di quel giorno. Né, ancora, intendiamo dimenticare tutti i caduti, militari e civili, morti dall’inizio per la verità lontane dai valori della democrazia per i quali giovani di tanto tempo fa morirono della guerra fino a giorni in cui Terracina, come il resto della provincia, divenne scenario delle combattendo per onore e per dovere. azioni di guerra alleate con bombardamenti aerei, martellanti e devastanti. Ed era un giovane come loro, Agostino Quartulli, sottotenente del Battaglione Bersaglieri Non è un caso che proprio Terracina sia stato uno dei primi Comuni Pontini a ricevere la Medaglia , caduto alla testa del suo plotone sulle balze, brulle e sassose, del Monte Sopalj, nell’at- d’Argento al valor civile, un simbolo che onora, insieme ad una significativa porzione della Me- tuale Croazia, il 24 luglio 1942: non aveva ancora 23 anni. I miei collaboratori ne hanno ri- daglia d’Oro della Provincia, la storia millenaria di questa stupenda città che seppe allora, saprà costruito la storia personale e militare grazie alla Signora Benedetta Fiorillo, una delle due nipoti ora, rialzarsi per guardare con fiducia al futuro. del coraggioso Ufficiale, a Rino Mioni, icona del Battaglione Bersaglieri che, nonostante Agostino venne sepolto nel cimitero civile di Sebenico e in quella tomba un po’ grezza ma com- la prigionia nelle carceri naziste prima, in quelle slave del famigerato campo di Borovnica poi e posta e sormontata da una croce in cemento rimase, finché il suo vecchio amico e compagno d’armi di una angusta malattia oggi, si arrende alle lacrime solo quando la malinconia dei giorni di festa conosciuto nell’aprile del 1942, anche venendo incontro alle attese di papà Riccardo e mamma lo porta a recitare uno per uno i nomi dei suoi 70 e passa amici e commilitoni caduti nei teatri in Memmina, delle sorelle Vittoria, Elena e Lalletta, e con l’aiuto del suocero che era di Zara, non ri- cui i Bersaglieri Zaratini furono impiegati. Ha un grande cuore Mioni ed è stato lui ad agevolare i uscì a sbrigare le pratiche per riportare le spoglie di Agostino raccolte in una piccola cassettina nella nostri contatti con il Generale Licciardi, autore di un libro sulla storia dei Bersaglieri Dalmati e sul cittadina natale di Terracina per l’ultima preghiera nella chiesa di via Roma, poco lontano dalla Battaglione Bersaglieri , nonché a creare i presupposti perché fosse possibile raggiungere casa paterna dove tutto lo ricorda insieme ad una lapide in marmo posta all’altezza del civico 46. l’unico Bersagliere attualmente vivente allora inquadrato nel plotone comandato dal Sottotenente Quell’amico aveva aspettato come il sole il 60° raduno nazionale dei Bersaglieri che si concluderà Quartulli e che era immediatamente dietro a lui quando, una fucilata dalle postazioni titine, domenica a Latina e del quale questo evento fa parte; quell’amico è stato protagonista di grandi

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battaglie politiche ed istituzionali da parlamentare e Sindaco di Latina ed è il grande assente di oggi: Ajmone Finestra se n’è andato poche settimane fa e ci piace immaginarlo lassù ridere e scher- zare con Agostino Quartulli, con gli amici e commilitoni del Battaglione Bersaglieri , in cui pure lui ha militato prima di essere trasferito al Battaglione , con Bruno Ferniani e Pietro Caringi, altri due Bersaglieri di Terracina scomparsi su altri fronti, emersi solo recentemente nelle nostre ricerche, ma dei quali ricordiamo la Medaglia d’Argento al valor Militare conferita alla loro memoria, nonché i medesimi valori espressi da Agostino Quartulli: onestà, lealtà, senso del dovere, dignità, coraggio, dedizione alla patria. In omaggio a questi valori e alla sua particolare versatilità negli studi giuridici intrapresi all’U- niversità di Roma dopo gli anni del Liceo di Sessa Aurunca e il soggiorno nell’o- monimo convitto e nonostante il servizio militare, il 21 ottobre 1942 il Rettore De Francisci co- municò a papà Riccardo il conferimento della laurea alla memoria a quel figliolo bello come il sole, di sani principi, volitivo, studioso, geloso delle sorelle, allegro ed esuberante abituato a conquistare la stima e il rispetto di tutti. . Pensate che persona era Agostino: quasi tutto ciò che percepiva di stipendio da ufficiale dei Bersaglieri lo mandava a casa, trattenendo poco per sé. E pensate che persone erano i suoi cari: dopo la notizia del decesso del giovane, non hanno mai voluto percepire l’indennità che lo Stato concede a coloro i quali muoiono in guerra e sono decorati al valore. Gente semplice, gente forte, gente di grandi e radicati valori. Gli stessi che desideriamo trasmettere ai nostri giovani soprattutto adesso che il Paese vive una crisi valoriale ed economica molto profonda. È a loro che dobbiamo volgere lo sguardo. È a loro che dobbiamo volgere tutti i nostri impegni. È su di loro che dobbiamo investire perché la politica e il governo delle istituzioni possano rinnovarsi nel segno della Demo- crazia e della Pace in cui viviamo dopo un secondo conflitto mondiale del quale non si deve perdere memoria perché troppo è costato ai nostri padri, alle nostre madri, all’umanità intera.

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258 259 L’ALBO D’ONORE DELLE ISTITUZIONI Parole, Simboli e Segni della Memoria L’Albo d’Onore delle Istituzioni

LE ONORIFICENZE E GLI ATTESTATI DI BENEMERENZA PUBBLICA AL 2014

• PROVINCIA Medaglia d’Oro al Merito Civile

• CASTELFORTE Medaglia d’ORO al Valor Civile • SS. COSMA E DAMIANO Medaglia d’ ORO al Valor Civile

• MINTURNO Medaglia d’ORO al Merito civile • LENOLA Medaglia d’ORO al Merito civile

• CISTERNA Medaglia d’ ARGENTO al Valor Civile • FORMIA Medaglia d’ ARGENTO al Valor Civile • GAETA Medaglia d’ ARGENTO al Valor Civile • TERRACINA Medaglia d’ ARGENTO al Valor Civile

• LATINA Medaglia d’Argento al Merito Civile • CAMPODIMELE Medaglia d’Argento al Merito Civile • FONDI Medaglia d’Argento al Merito Civile • SPIGNO SATURNIA Medaglia d’Argento al Merito Civile • PRIVERNO Medaglia d’Argento al Merito Civile • CORI Medaglia d’Argento al Merito Civile

• ITRI Medaglia di BRONZO al Valor Civile • APRILIA Medaglia di BRONZO al Merito Civile • ROCCAGORGA Medaglia di BRONZO al Merito Civile • SONNINO Medaglia di BRONZO al Merito Civile

• VENTOTENE Attestato di Benemerenza Pubblica • PONZA Attestato di Benemerenza Pubblica

NOTE: I Comuni sono 33. Diciotto di essi sono insigniti di onorificenza al Gonfalone. La Medaglia d’oro al merito civile al Gonfalone della Provincia di Latina rappresenta tutti i 33 Comuni. Evidenziate le tappe del Percorso della Memoria.

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COSA RESTA

Ieri, oggi: il cimitero inglese di Minturno nei pressi del fiume Garigliano Parole, Simboli e Segni della Memoria Cosa Resta

Tra Bunker e Trincee per un Museo a Cielo Aperto ri, ma ne costituiscono un importante e singolare “monumento”, concentrato di Pier Giacomo Sottoriva in pochi chilometri, e tali da formare un vero e proprio “museo della guerra” all’aperto. Per il rispetto che la storia richiede, e che può anche essere sfruttato l passaggio della guerra abbandona molta spazzatura. Gli archivi sono pieni come motivo di attenzione dall’esterno (vedi i luoghi della Normandia, delle Idelle segnalazioni di rinvenimenti di residuati bellici e di sequestri di armi, trincee alpine, della linea Gotica, che hanno drenato miliardi di investimenti soprattutto nel dopoguerra, quando si temeva che il disinteresse per il recupero e che sono luoghi di richiamo curioso, oltre che storico) si dovrebbe pensare delle armi abbandonate fornisse una facile occasione per perseguire scopi men ad una organica segnalazione di questi bunker, eretti per contrastare il temuto che puliti o “politicamente scorretti”. Le cronache anche dei giorni che vivia- sbarco alleato sulle coste pontine, tra il 1942 e la fine del 1943-primi del 1944. mo, poi, spesso riportano ulteriori rinvenimenti di proiettili abbandonati ed Nell’ordine fotografico seguono, un fortino in mezzo alla spiaggia al di sotto ancora efficienti (soprattutto a Minturno, Castelforte, Formia, Aprilia, Cister- della c.d. “strada chiusa”; un tempo si trovava sulla duna, ed ora testimonia na). E qualche volta si rinvengono anche i poveri resti di soldati caduti senza il quanto il mare abbia divorato in termini di erosione; una casamatta di cemento privilegio di lasciare traccia del proprio nome. La progressiva invasione edilizia armato con feritoie per contrastare con il fuoco eventuali attacchi avversari, sita e stradale del territorio risveglia dalla quiete del tempo questi miseri relitti che in prossimità della Bufalara, in territorio di Sabaudia. Un altro fortino è “sban- la guerra ha lasciato dietro di sé, e mai più rivendicati o ricercati. dato” sulla duna a causa della lenta e sistematica erosione eolica che ha sottratto Tra questi resti di una guerra scomparsa 70 anni fa e non dimenticata, anche alla base la sabbia sulla quale un tempo poggiava. Un altro esempio è quello che se spesso sconosciuta, vi sono anche le testimonianze di un’arte del costruire oggi ha cessato di essere segno militare, per diventare un monumento alla pietà, finalizzata all’arte del distruggere e dell’uccidere, o del difendersi, come i forti- spontaneamente allestito da volontari e trasformato in sacrario del ricordo di ni militari, le pill-boxes, i bunker che nella provincia di Littoria fanno ancora coloro che persero la vita nel tentativo di neutralizzare una mina marittima ap- mostra di sé, pressoché ignorati da chi li vede, che forse neppure sa a cosa servi- prodata sulla spiaggia di Sabaudia. Morirono in sei bonificatori di mine, e i loro rono, e perché si trovano là dove stanno. A volte essi sono anche la testimonian- nomi sono incisi su piccole targhe marmoree, o ricordati in vecchie stampe, al za di profonde modifiche subìte dall’ambiente naturale. vertice della scalinata che conduce dalla lungomare fino all’antico appostamento Il fatto che in terra pontina e aurunca vi siano ancora questi muti e derelitti te- bellico. Infine, un fortino italiano, che avrebbe dovuto presidiare i luoghi della stimoni di una immane tragedia, costata globalmente tra i 50 e i 60 milioni di Milizia portuaria di Sabaudia, e che oggi è l’anticamera di aree occupate dalla morti, è la conseguenza dell’importanza strategica che in un territorio, se pure Martina Militare. considerato dagli alleati “secondario” da un punto di vista strategico, fu teatro Altri fortini fanno parte di un diverso panorama, quello del solo ricordo docu- di grandi avventure militari, come la lunga battaglia contro la linea Gustav, nel mentale, perché sono scomparsi, smantellati, erosi dal tempo e dall’incuria. Tra Sud, e come lo sbarco di Anzio-Nettuno, che costò soprattutto ai centri di Ci- essi il fortino di S. Agostino a Gaeta, usato anche per tenere all’ormeggio con sterna, Aprilia e Littoria, ma anche ai paesi più interni - Cori, Sezze, Priverno una catena di ferro qualche vecchia barca da pesca. Altre foto illustrano strut- - che conobbero gli effetti delle esplosioni dei grossi calibri sparati dalle grandi ture militari che sorgevano nella campagna di Itri o sulla riva del mare di Gaeta navi da battaglia o sganciati dai P-40, gli agili e micidiali caccia bombardieri Porto Salvo. Altre ancora, evidenziano postazioni di (mitragliatrici americani. tedesche) rifugi scavati nella roccia e sangar di pietre sui monti intorno a Castel- Qui documentiamo alcuni dei più evidenti testimoni: si trovano sulle spiagge e forte, Santi Cosma e Damiano ed altri luoghi come l’Ornito (dove un piccolo sulle dune del Parco nazionale del Circeo (singolare contraddizione, a ben pen- sacrario ricorda i caduti alleati), il Siola, il Furlito. Sulle colline e i monti della sarci) tra Latina e Sabaudia. Essi non esauriscono il numero di tali resti milita- Linea Gustav, i bunker erano superflui, perché il terreno offriva alle truppe

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tedesche la possibilità di realizzare punti di difesa strategici che ancor oggi sono 8.000 danneggiati; 71 mila metri cubi di stalle e magazzini distrutti e circa oggetto di studio da parte dei militari della Nato. 100 mila danneggiati; il 50 per cento dei macchinari agricoli o di mezzi di Forse le Associazioni impegnate a recuperare e far conoscere la storia dei due trazione distrutti. Oltre 6.500 ettari di superficie boschiva vennero distrutti grandi fronti di guerra in terra pontina aurunca potranno riservare al recupero o danneggiati, e l’agricoltura accusò anche la perdita totale di 8,5 milioni di di bunker e postazioni parte del loro impegno. Tra queste l’Associazione Li- viti e quella parziale di altri 4 milioni; 220 mila olivi perduti e 150 mila dan- nea Gustav-Fronte Garigliano con sede a Castelforte e SS. Cosma e Damiano, neggiati, 600 mila alberature diverse distrutte o danneggiate. E ancora, con che ha messo a disposizione della Provincia immagini sconosciute ai più, Si di- riferimento alle scorte vive perdute: 47.491 bovini, l’83,4% del patrimonio stingue per impegno ed assiduità nel raccogliere, catalogare ed esporre reperti, anteguerra; 6495 equini, 59.303 ovini, 11.000 suini. studi, testimonianze tese a coltivare Storia e Memoria in un territorio in cui Nel campo delle opere pubbliche e di bonifica, fu messo fuori uso il 50% la rimozione di quei mesi di guerra ha accompagnato per decenni quanti alla degli impianti idrovori e andarono distrutti o furono gravemente danneggia- guerra ebbero la fortuna di sopravvivere. Le Istituzioni hanno l’obbligo di essere ti 30 ponti in cemento armato. In complesso, infine, la Relazione Ballerini d’aiuto perché la nobiltà di questi esempi possa aiutare la generale crescita di dava 59.052 vani civili distrutti o inabitabili in 16 dei Comuni che avevano sensibilità per la Pace e la Democrazia. maggiormente patìto la presenza della guerra.

Dopo la guerra Settanta anni dopo

Il dopoguerra ebbe due strascichi negativi: una forte recrudescenza della ma- Oggi, 70 anni dopo, quei giorni svaniscono nel ricordo o non entrano nel laria e l’allagamento di 10-11 mila ettari di agro pontino. Il ritorno delle feb- patrimonio identitario delle popolazioni giovani, che le ignorano. Una ope- bri fu notevole in tutta la provincia, ed ebbe picchi anche al di fuori delle aree razione-memoria è ancora utile? Io credo proprio di sì, e questa è la ragione un tempo paludose, come Formia, Gaeta e Minturno. Secondo una relazione per cui, insieme a tanti altri ricercatori, mi sforzo di partecipare quello che ho del 12 giugno 1950 fatta dall’ingegner Pietro Ballerini, presidente della rico- appreso dalle testimonianze, dai documenti, dalla lettura di testi militari, di stituita Camera di Commercio, in occasione dell’insediamento della Consul- diari, di depositi archivistici. Ed è quello che, a mio avviso dovrebbero fare le ta economica provinciale, la malaria aveva colpito addirittura il 95 per cento Amministrazioni, soprattutto per i più giovani, ora che l’Europa unita con- della popolazione. Ma è una cifra sicuramente esagerata. La cifra che viene sente di avere dei fatti una visione meno emozionale. fatta da altri è 40 mila colpiti dalla malaria. Gli americani iniziarono subito A mio avviso occorre una mobilitazione capace di ricostruire il volto completo ad impiegare sulle aree impaludate il DDT, lanciato sulla piana di Fondi an- di quei giorni, e tale operazione richiede il concorso di più risorse: che da aerei. E le zanzare sparirono. - quella dei Comuni, che dovrebbero mobilitare storici, studiosi e gente di I danni della guerra non sono mai stati quantificati in maniera definitiva. buona volontà, soprattutto scuole, antiche famiglie, per disegnare una strate- Diverse fonti, tuttavia, illuminano su alcuni valori. Una carta dell’Opera na- gia di comportamenti e di compiti. Il Comune può impegnarsi anche attra- zionale Combattenti parla di 5966 ettari minati nell’area di bonifica, di 299 verso la lettura dei registri anagrafici, per quel che è possibile; e riorganizzan- poderi distrutti, 507 fortemente danneggiati e 954 danneggiati. La relazione do i documenti d’epoca negli archivi storici, dove esistono dell’ingegner Ballerini, fornisce questo consuntivo generale: 10.468 ettari di - quella della comunità religiosa, attraverso la lettura dei documenti conser- superficie allagata per due anni (1944-45), 12.259 ettari di terreno minato e vati nelle chiese locali (atti dei nati, dei morti, dei matrimoni, diari, ecc.); improduttivo per tre anni, 4.205 vani colonici totalmente distrutti e più di - quella della Scuola, che è fondamentale per mobilitare i bambini e studenti

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in un lavoro di sondaggio e di scavo presso le famiglie, dalle quali debbono uscire fuori vecchie, preziose fotografie, lettere e scritti di soldati, diari (ce ne sono), e soprattutto il ricordo dei più anziani. Ogni studente deve diventare una staffetta per ricucire il filo del ricordo con le vecchie generazioni, tra le memorie individuali che vanno perdendosi e l’attualità del ricordo come pa- trimonio comune e condiviso di una collettività; - quella dei circoli di anziani, che debbono imparare a fare memoria attra- verso uno scambio collettivo, che annoti anche piccoli frammenti di ricordo; - la riscoperta di personaggi che hanno svolto un ruolo che molti non cono- scono. Questo è un altro modo per ricostruire la solidarietà di allora e trasferirla al mondo attuale, per fare accoglienza dell’altro, e per consolidare il sentimento di essere parte di una comunità cittadina adulta, matura e che si evolve non solo col mantenimento dei ceppi genetici originari, ma anche attraverso ap- porti esterni, pur nella piena consapevolezza della propria storia e della pro- pria identità. Questi 70 anni, allora, non saranno trascorsi invano.

Questo saggio deriva per larga parte da quanto ho raccontato nei miei libri I giorni della guerra in provincia di Littoria, Cipes, Latina 1974, ried. nel 1984; e Cronache da due fronti, Meganetwork, Latina 2004.

Fortino alla Bufalara, Sabaudia Lungomare Sabaudia Fortino Trasformato in Memoriale per i morti nell’esplosione di una mina marina (Lungomare di Sabaudia) 270 271 Parole, Simboli e Segni della Memoria Cosa Resta

Bunker italiano, davanti alla ex Milizia Portuaria, Sabaudia Fortino alla Piaja, Gaeta, oggi demolito Fortino in S.Agostino, Gaeta Fortino sulla spiaggia di Scauri, demolito

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Rifugi, buche, ripari naturali nelle aspre rocce dei monti Aurunci, presso Castelforte. Rifugi, buche, ripari naturali nelle aspre rocce dei monti Aurunci, presso Castelforte.

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Rifugi, buche, ripari naturali nelle aspre rocce dei monti Aurunci, presso Castelforte. Rifugi, buche, ripari naturali nelle aspre rocce dei monti Aurunci, presso Castelforte.

276 277 Ai Lettori: Il costo di stampa di questo libro è di € 3,91 (IVA inclusa). Ciascun lettore, nel riceverlo, potrà liberamente decidere di donare il corrispettivo, arrotondato a € 4,50 (per compren- dere i costi di grafica pari a € 0,59 IVA inclusa) ad Associa- zioni impegnate per il recupero della Memoria della seconda guerra mondiale od Associazioni umanitarie che si occupano dei diritti e della salute dei bambini e di chi non può. Grazie!