Profili Uno straordinario personaggio e studioso Pierre Fatumbi Verger: un ponte tra e Brasile

di Antonella Rita iaggiatore, etnologo, fotografo, scrit- agiata di origine belga e tedesca. Visse fino Roscilli tore, babalão (sacerdote indovino): ai 30 anni una vita convenzionale per le Vquesto ed altro era Pierre Fatumbi persone della sua classe sociale, ma nel Verger. Era una persona profondamente ri- 1932 scoprì la passione per il viaggio e il cettiva, rispettosa delle culture e ha lasciato piacere della fotografia. Dopo la morte dei all’umanità testi straordinari, risultato di in- fratelli, del padre e della madre, partì con numerevoli ricerche, che oggi costituiscono una sacca e la macchina fotografica per rag- un patrimonio fondamentale per la cultura giungere la Corsica compiendo un viaggio e la religione afro-brasiliana e per l’intero di 1.500 km a piedi. In bicicletta girò l’Ita- Brasile. La storia, i costumi e la religione lia e la Spagna. Andò in Russia, in Polinesia praticata dai popoli iorubás e dai loro di- e a Tahiti, ispirato dal lavoro del pittore scendenti in Africa occidentale e a Bahia co- Paul Gaugain. Nel 1934, insieme al foto- stituiscono, infatti, i temi centrali dell’intera grafo Pierre Boucher, fondò l’agenzia di fo- sua opera che consta di circa 30 volumi, al- tografi indipendenti “Alliance Photo” e cuni dei quali sono classici dell’antropologia continuò a viaggiare per circa 14 anni intor- visuale. Jorge Amado, il più grande degli no al mondo. Parigi divenne per lui solo un scrittori brasiliani, nel 1995 parlando di lui luogo dove rivedeva gli amici, i surrealisti aveva detto: «Ancora una volta, pochi gior- legati a Prevért e gli antropologi del museo ni fa, mi hanno chiesto se Pierre Verger esi- di Trocadero. Nel 1940 fece il suo primo ste realmente o se è un’invenzione bahiana. viaggio in Africa. Nel 1941 andò in Ameri- No, lui non è un’invenzione bahiana perché ca Latina, prima in Brasile e , poi esiste, lavora, scrive, corre per il mondo!». proseguì per il Perù. Viveva esclusivamente Pierre Eduard Léopold Verger nacque a Pa- della fotografia e riuscì a riunire una prezio- Pierre Fatumbi Verger. rigi il 4 novembre 1902 in una famiglia sa documentazione sulle antiche civiltà in via di estinzione e su quelle che subivano trasformazioni traumatiche nelle tradizioni culturali. Oltre che reporter, fu collaborato- re del laboratorio fotografico del Musée d’Etnographie a Parigi (oggi Musée de l’Homme) e corrispondente di guerra in Cina per la rivista Life. Dopo aver letto il li- bro Jubiabà di Jorge Amado, incuriosito, decise di conoscere Salvador de Bahia e fu così che nel 1946 la sua vita cambiò radical- mente. Rimase talmente affascinato dall’ospitalità e dalla sua ricchezza culturale che scelse come residenza Salvador, «boa Terra que matou minhas saudades das outras terras» (Terra buona che non mi fece avere nostalgia di al- tre terre). Divenne collaboratore della rivi- sta O Cruzeiro con la quale lavorò fino al 1960. Bahia era una bella città popolata an- che da molti discendenti di africani con cui Verger conviveva quotidianamente. Affasci- nato da questa convivenza si immerse nella cultura afro-brasiliana e si interessò agli aspetti culturali della diaspora negra nel Nuovo Mondo. I suoi viaggi divennero me- no casuali e finì per dedicare tutta la vita al-

patria indipendente l 30 ottobre 2005 l 19 bàs e la loro influenza nella cultu- genere dal titolo Ewé: l’uso delle ra bahiana. La sua relazione con piante nella società iorubá di cui oggi la religione e la cultura negra finì esistono pochissimi esemplari. Nel per superare l’interesse intellet- corso di un’intervista realizzata nel tuale tanto che si coinvolse pro- 1995 da Gilberto Gil, oggi Ministro fondamente e fece attivamente della Cultura in Brasile, Verger disse: parte dei rituali del Candomblé. «…Quando scoprii che si erano per- Nel 1948, grazie a una borsa di se molte cose nei legami culturali tra studio, andò a , in , il popolo del e della e ove la sua intimità e il profondo quello di Bahia, passai a fare da pon- rispetto che nutriva per questa te portando informazioni da una cul- religione, gli facilitarono il con- tura all’altra». Nei suoi costanti viag- tatto con sacerdoti e autorità. gi rimase incantato dalle somiglianze Una foto di Verger scattata a Doumé, Benin Nel 1952, a Ketu, nel Daomè tra i popoli dei due lati dell’oceano (1948-79). (oggi Benin), visse la sua rinasci- Atlantico. Studiò per circa 20 anni il ta iniziandosi al culto di Xangô traffico degli schiavi e il ritorno di lo studio della forte e complessa rela- come babalão con il nome di “Fa- molti di loro in Africa dopo l’aboli- zione esistente tra l’Africa e Bahia tumbi” , ovvero “rinato dalla grazia zione della schiavitù nel 1888. Nac- consolidando un fondamentale lavo- di Ifà”. Il suo nome completo diven- quero così libri importanti, editati da ro storico e etnografico. La sua os- ne Pierre Fatumbi Verger e divenne Arlete Soares della casa editrice Cor- servazione arguta, l’austerità nei con- messaggero tra due mondi: quello rupio, tra i quali ricordiamo Orixás, fronti dei beni materiali, l’umiltà in- degli uomini e quello degli Orixás. deuses iorubás na Africa e no novo tellettuale, la saggezza umana, basata Negli anni seguenti, dopo essere sta- mundo (“Orixás, divinità iorubás in sulla semplicità e il rispetto, sicura- to iniziato da Mãe Senhora nell’Ilê Africa e nel nuovo mondo”), Notí- mente lo facilitarono. Tutto ciò lo Axé Opô Afonjá, venne da lei consa- cias da Bahia-1850 (“Notizie di Ba- condusse alla scoperta del Candom- crato alla divinità Xangô e divenne hia-1850”), Os libertos: sete caminhos blé, la religione di origine africana “Oju Obá (gli occhi di Xangô, colui na liberdade de escravos da Bahia no praticata da moltissime persone a Ba- che tutto osserva e tutto sa). Sempre século XIX (“I liberati: sette vie nella hia: pensò che lì risiedeva la fonte in quegli anni Verger presentò all’I- libertà degli schiavi di Bahia nel sec. della vitalità del popolo bahiano. In- stituto Francese dell’Africa Negra XIX”) e Fluxo e Refluxo do Tráfico de fatti notò che il popolo afro-brasilia- (IFAN) duemila negativi, risultato di Escravos entre o Golfo de Benin e a no di Bahia, nonostante avesse vissu- un’eccezionale ricerca, documentata Bahia de Todos os Santos dos Séculos to l’esperienza umiliante e dolorosa dalle sue splendide fotografie in bian- XVII a XIX (“Flusso e Riflusso del della schiavitù, non si era lasciato im- co e nero scattate sulle due sponde Traffico degli Schiavi tra il Golfo di pregnare dall’odio e dall’amarezza e dell’Atlantico. Ma non bastò: gli Benin e la Bahia de Todos os Santos ciò derivava principalmente dalla reli- chiesero una documentazione scritta dal XVII al XIX secolo”). In que- gione che continuava a professare da su ciò che aveva visto. Perciò agli ini- st’ultima opera Verger descrisse le re- secoli, dalla fedeltà agli Orixás (divi- zi degli anni ’60 si consacrò a lavori lazioni commerciali, le rivolte degli nità della natura) che li avevano se- di importanza fondamentale come schiavi, le forme di emancipazione, le guiti nel doloroso viaggio sulle navi ricercatore. In qualità di babalão ap- condizioni di vita e la legislazione, il negriere fino a Bahia. Verger diceva prese il patrimonio culturale degli io- ritorno in Africa, la vita dei discen- sempre che rispettava e aveva interes- rubás, la loro mitologia, la botanica denti dei brasiliani e trascrisse lette- se per il Candomblé anche perché applicata alla terapeutica tradizionale ralmente molti documenti consultati “svolgeva un ruolo sociale molto im- e alla liturgia dei culti di possessione. negli archivi di Londra, Lisbona, Pa- portante” conferendo agli adepti un Viaggiò in Nigeria, , Suriname, rigi, Bahia e Rio de Janeiro. Nel radicamento culturale, un’identità orientando le sue ricerche sul- 1966 il testo fu presentato a Parigi ben definita. Così scriveva in quegli la Nação Nagô, Ketu, Jêje (iorubás), alla Sorbonne: Pierre Fatumbi Ver- anni: «È fondamentale il senso di di- che meglio si conservarono in Brasi- ger, un autodidatta che era stato gnità che il Candomblé conferisce al le. Riuscì a registrare i meccanismi e espulso dalla scuola due volte per in- singolo individuo e all’intera comu- le intonazioni usate dagli antichi ba- disciplina e aveva smesso di frequen- nità. Loro sono rispettati per una balãos per la cura dei fisici e spi- tarla a 17 anni, ricevette il titolo di cultura che gli è propria in cui la pa- rituali, conobbe le migliaia di piante Dottore in Studi Africani. La tesi si rola ha il potere di animare la vita e utilizzate per le ricette penetrando trasformò due anni dopo in un libro mettere in movimento l’Axé, l’ener- un’ampia area della cultura negra prezioso che chiarisce gli aspetti gia contenuta nella natura». Perciò non accessibile agli europei e, ancora oscuri sulla schiavitù e sulle conse- avviò una instancabile ricerca sul cul- oggi, chiusa ai non iniziati. Nel corso guenze economiche, sociali e politi- to degli Orixás e sulle influenze eco- di 40 anni accumulò migliaia di for- che, ed è un riferimento fondamen- nomiche e culturali del traffico di mule preziose e catalogò informazio- tale per gli studiosi del campo. Il suo schiavi africani in Brasile. Intensificò ni su 3.549 piante da cui ricavò un li- lavoro attirò l’interesse dei ricercato- gli studi sull’etnia africana degli ioru- bro incomparabile e prezioso nel suo ri per il rigore con cui raccoglieva le

20 l patria indipendente l 30 ottobre 2005 informazioni e per l’apparente man- de Freitas, nell’Ilê Axé Opô canza di metodologia accademica. Aganju dove ricevette il posto di Infatti Verger indagava senza fretta o Otun Mogbá di Xangô (ministro ipotesi prestabilite, analizzando, co- di Xangô). Nel 2004 per volere me amava dire, «...senza metodolo- di Pai Balbino, all’interno del gia, ma annotavo quello che vedevo Terreiro, è stato creato il Memo- e ascoltavo, osservavo e aspettavo riale Pierre Verger dove sono che l’informazione mi fosse data al esposti oggetti di uso personale momento opportuno». Agiva come dell’etnologo. Nel luglio 2005 un fotografo pieno di rispetto: fedele l’Ilê Axé Opô Aganju di Lauro alla documentazione, riportava la de Freitas è stato riconosciuto trascrizione integrale dei documenti dallo Stato di Bahia come patri- come fosse un mosaico che si andava monio culturale nell’ambito del completando a poco a poco. Negli “Progetto di protezione giuridica anni ’70 Pierre Fatumbi Verger fece i contro l’invasione di Spazi Sacri” suoi ultimi viaggi in Africa. Insieme a adottato dall’Istituto del Patri- Yannick Bellon nel 1975 realizzò un monio Artistico e Culturale. Mãe Senhora, Candomblè Opô Afonjá, Salvador, importante film-documentario dal ti- Negli anni ’70 Pierre Verger pas- Bahia, 1950-’51. (foto Pierre Verger) tolo Brasileiros da Africa, africanos sò ad integrare il corpo dei pro- do Brasil che illustra il suo ruolo di fessori dell’Università Federale di Ba- re con lui, si trasferì stabilmente nel- messaggero fra i due continenti. Il hia con il ruolo iniziale di creare a la Fondazione dove ancora oggi è ri- protagonista del documentario è il Bahia il Museo afro-brasiliano. Im- cercatrice oltre a costituire essa stessa Babalorixá Balbino Daniel de Paula portante fu la sua amicizia con lo un importante punto di riferimento che ha fondato e mantiene da circa scrittore Jorge Amado e il pittore per gli studi sul Candomblè. trenta anni a Lauro de Freitas uno Carybé. Divenne professore visitante Elevata su tre piani, la Fondazione ha dei più importanti Terreiros di Bahia: all’Università di Ifé, in Nigeria. Con- come méta la continuazione e la di- l’Ilê Axé Opô Aganju. Nel febbraio tinuò un instancabile lavoro sulla do- vulgazione internazionale dell’opera 1973 Verger lo accompagnò nel suo cumentazione raccolta in 50 anni di di Verger attraverso le mostre delle primo viaggio a Saketê, nel Benin. E ricerche e decise di portare avanti sue fotografie in bianco e nero scat- proprio in Africa il giovane Balbino, l’attività insieme ad una équipe di ri- tate in tutto il mondo. Conserva le discendente di schiavi africani, andò cercatori. Per questo nel 1988 nac- poche cose che gli servirono in vita: alla ricerca della casa di Xangô e la que la Fondazione Pierre Verger del- un tavolo, un letto, un armadio fatto trovò. Fu protagonista di uno dei più la quale fu presidente fino alla morte, di semplici tavole inchiodate. Ma poi marcanti episodi della sua vita di ini- mantenitore e donatore visto che tra- la vista si apre sulla sua biblioteca di ziato al Candomblé. Verger disse che sformò in centro di ricerca la sua 3.500 volumi che parlano della cul- «…in quell’occasione Balbino parte- stessa casa. L’aveva acquistata nel tura afro-brasiliana, i tanti negativi cipò alle feste in onore di Xangô con 1960 in un quartiere popolare di Ba- delle sue foto, lo schedario di legno perfetta naturalezza, come se la sua hia, ricco di piante e luoghi sacri de- con 3.000 ricette e formule magiche famiglia non avesse lasciato quel Pae- dicati al Candomblé: una casa rossa, da lui raccolte e trascritte a mano. se da varie generazioni». Dagli anni semplice e spartana come tutto ciò Appartiene alla Fondazione anche un ’70 in poi Pierre Fatumbi Verger rea- che apparteneva al suo proprietario, laboratorio dove si organizzano atti- lizzò buona parte dei suoi studi sul circondata da fitta vegetazione tropi- vità educative gratuite per i bambini Candomblé bahiano proprio a Lauro cale, seminata dallo stesso Verger. Là della comunità, come la creazione at- negli ultimi tre anni della sua vita traverso il riciclaggio dei rifiuti, dan- fu amorevolmente accudito da za, canto, teatro e corsi di fotografia. Dona Cici, filha-de-santo e eg- Identificare Pierre Verger come fran- bonmi dell’Ilê Axé Opô Aganju cese non è la forma migliore di pre- che divenne il suo angelo custo- sentare questo ricercatore, Oju Obá de. Studiosa delle somiglianze tra dell’Ilê Axé Opô Afonjá di Bahia e i culti del Candomblé praticato Ojé Rindé nei Terreiros d’Africa. in terre brasiliane e africane, Do- L’11 febbraio 1996, durante l’axexé, na Cici andava sempre a visitare il cerimonia rituale funeraria che ac- suo amico nel quartiere Vila compagnò Pierre Verger nell’aldilà, America per ascoltare i suoi rac- Jorge Amado disse: «Era un ponte conti e per aiutarlo a lavorare nel- tra l’Europa, l’Africa e il Brasile. Nes- la registrazione dei suoi 63.000 suno è riuscito come lui a compren- negativi analizzando i quali cer- dere l’anima e la cultura di Bahia. Era cavano di trovare punti in comu- un francese che fece ricerche in Afri- Cerimonia Candomblè, Lauro de Freitas, Bahia, ne tra le due culture. Alla fine ca e divenne il più bahiano di tutti. 1972-’73. (foto Pierre Verger) Dona Cici, per assisterlo e lavora- Era un bahiano fondamentale».

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