Il 1¡ rapporto sullo Stato dell’Ambiente della Comunità Montana Monti Dauni Meridionali è stato realizzato da:

GAL MERIDAUNIA, Società Consortile a responsabilità Limitata Contrada Paduli Ð 71023 (FG) Alberto Casoria Leonardo Mazzeo

A.FO.RI.S. - Agenzia di Formazione e Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile Viale C. Colombo, 13 Ð 71100 Gian Maria Gasperi Vincenzo Lionetti Barbara Torraco Daniela Gasperi Elisabetta Santoro Sergio Ciampolillo

PRIMAGRI SRL Via Lecce, 1 Ð 71100 Foggia Vincenzo Iascone Francesco Paolo Longo

Si ringraziano le Amministrazioni Comunali della Comunità Montana Monti Dauni Meridionali per la collaborazione prestata per le indagini ed i rilievi ambientali effettuati: - - - - Bovino - Candela - - - Celle San Vito - - - - Panni - - Rocchetta Sant’antonio - Sant’agata Di Puglia - Troia

Si ringraziano altresì: Uffici tecnici comunali, provinciali e regionali, Servizio geologico provinciale, Ufficio di Protezione Civile, Genio Civile Foggia, Ente Acquedotto Pugliese, Consorzio di Bonifica di Capitanata, ASL FG/3, Servizio idrografico Bari, Ispettorato Ripartimentale delle Foreste (Foggia), Uffici Agricoltura Comunali, Ispettorato Agrario Regione Puglia (sede di Foggia), CIA, Coldiretti e Unione Agricoltori (Foggia), INEA, ISMEA, I.A.M. (Bari), Azienda di Promozione Turistica della provincia di Foggia e Unionturismo, Camera di Commercio Industria, Artigianato, Agricoltura di Foggia, Osservatorio Ecologia Appenninica OSEAP.

2 Nel presentare il primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente della Comu- nità Montana Monti Dauni Meridionali, non posso fare a meno di espri- mere la mia personale soddisfazione perché si tratta di un lavoro che dimostra la volontà dell’Amministrazione della Comunità di mantenere fede agli impegni presi con i cittadini.

Come Presidente della Comunità Montana Monti Dauni Meridionali ho sempre considerato i temi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile come prioritari per lo sviluppo del territorio in quanto fi-nalizzati al mi- glioramento generale della qualità della vita.

Un sincero ringraziamento ai compagni di questa avventura che tanto hanno “patito” per raccogliere dati finalizzati ad analizzare il territorio nei suoi aspetti socio-economico-ambientali e, considerata l’estensio- ne, l’orografia e la complessità del territorio dei sedici comuni che com- pongono la Comunità Montana, devo dare atto delle notevoli difficoltà incontrate.

Ma, nonostante questo, credo di poter affermare che il primo Rappor- to sullo Stato dell’Ambiente della Comunità Montana Monti Dauni Me- ridionali riesce a descrivere in maniera esaustiva il territorio, e ad evi- denziarne le peculiarità e le grandi potenzialità, legate ad una natura- lità diffusa, ad un ambiente an-cora, e fortunatamente, poco contami- nato, nonostante le carenze infrastrutturali e la complessità deri-van- te dall’orografia del territorio.

Il processo messo in atto dall’adozione dell’Agenda 21 Locale, segna un nuovo corso della Amministrazione che si appalesa nel costante confronto ed attraverso la collaborazione tra l’Amministrazione della Comunità ed i portatori di interesse presenti sul territorio, essendo il costante confronto il migliore strumento a disposizione di una comuni- tà locale per la riduzione del margine di errore, ed per accelerare il pro- cesso di rinnovamento orientato verso una concreta e duratura soste- nibilità ambientale del nostro territorio.

Il Presidentedella Comunità Montana sen. ing. Carmelo Morra

3 4 5 6 INDICE

1 INTRODUZIONE 9 1.1 Struttura del Rapporto 10 1.2 Gli Indicatori Ambientali 11

2 INQUADRAMENTO SOCIO-ECONOMICO 13

3 ARIA E CLIMA 3.1 Premessa 55 3.2 Normativa di riferimento 55 3.3 Analisi ambientale 56 3.4 Indicatori 62

4 RISORSE IDRICHE 4.1 Premessa 66 4.2 Normativa di riferimento 66 4.3 Analisi ambientale 70 4.4 Indicatori 94

5 SUOLO E SOTTOSUOLO 5.1 Premessa 99 5.2 Normativa di riferimento 99 5.3 Analisi ambientale 101 5.4 Indicatori 110

6 NATURA E BIODIVERSITA’ 6.1 Premessa 119 6.2 Normativa di riferimento 119 6.3 Analisi Ambientale 122 6.4 Indicatori 126

7 QUALITA’ DELL’AMBIENTE URBANO 7.1 Premessa 147 7.2 Normativa di riferimento 147 7.3 Analisi ambientale 149 7.4 Indicatori 149

8 RIFIUTI 8.1 Premessa 153 8.2 Normativa di riferimento 153 8.3 Analisi ambientale 157 8.4 Indicatori 157

7 9 MOBILITË E TRASPORTI 9.1 Premessa 164 9.2 Normativa di riferimento 164 9.3 Analisi ambientale 164 9.4 Indicatori 166

10 IN.F.E.A. 10.1 Premessa 168 10.2 Normativa di riferimento 168 10.3 Analisi ambientale 170 10.4 Indicatori 175 10.5 IniziativeIN.F.E.A. 175

GLOSSARIO 178

ACRONIMI 185

BIBLIOGRAFIA 189

LINK 190

8 1 INTRODUZIONE

La Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali ha avviato sul pro- prio territorio il processo di Agenda 21 Locale, a seguito dell’approva- zione del relativo progetto a valere sui fondi del Piano Ope-rativo Re- gionale 2000/2006, Asse V, Misura 5.2 “Servizi per il miglioramento della qualità dell’Ambiente nelle aree urbane” – Azione 1 “Incentivi per la redazione di Piani di Azione Ambientali (Agende 21 Locali)”. La Regione Puglia Ð Assessorato all’Ambiente – Settore Ecologia, con Determinazione Dirigenziale del 23/05/2002 n. 62, ha finanziato il pro- getto di Agenda 21 Locale della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali, per l’avvio di un insieme di azioni integrate e finalizzate al- l’attivazione del Forum, alla redazione del Rapporto sullo Stato del- l’Ambiente e del Piano di Azione Ambientale, unitamente ad azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento della Comunità Locale intorno ai temi della sostenibilità ambientale. In riferimento allo svolgimento operativo delle attività anzidette connes- se al progetto di Agenda 21 Locale, la Comunità Montana ha istituito una apposita struttura di progetto con l’individuazione delle seguenti funzioni: PERSONALE INTERNO ¥ Responsabile di Progetto: dr. agr. Tommaso Lecce; ¥ Coordinatore di Progetto: geom. Marco Domenico Marseglia; ¥ responsabili di settore: dr. Michele Pavia; sig. Giovanni Totaro; ¥ collaboratori: geom. Pasquale Russo; p.a. Carmine Cotugno; p.a. Leonardo Greco; p.a. Antonio Dota PERSONALE ESTERNO ¥ referente di Agenda 21 Locale: A.T.P. (Associazione Temporanea di Professionisti) dr. Guido Lombardi e dr. Donato Alberico; ¥ coordinatore Scuola 21, A.T.P. (Associazione Temporanea di Profes- sionisti) arch. Vincenzo Lombardi, dr. Claudio Pedone; ¥ facilitatori: dott.ssa Michela Bellicoso, arch. Ester Lorusso, arch. Gia- como La Ferrara, ATP costituita tra ing. Carmen Troncone e dott. geol. Vincenzo Troncone, dott. agr. Vincenzo Mazzei. ¥ Comitato Tecnico Scientifico, presieduto dal Presidente della Comu- nità Montana dei Monti Dauni Meridionali, sen. ing. Carmelo Morra, e composto dal responsabile di progetto, dal coordinatore di progetto, dal referente di progetto e dal rappresentante dell’A.T.S. Gal Meridau- nia, A.FO.RI.S. e Primagri s.r.l. •Per quanto concerne l’attività di redazione della Relazione sullo Sta- to dell’Ambiente, l’attivazione del Forum e la formazione del Piano di Azione Ambientale, la Comunità Montana dei Monti Dauni Meridiona- li ha emanato Avviso pubblico in data 11/11/2003, aggiudicato all’Asso- ciazione Temporanea di Scopo composta dal Gal Meridaunia (capofi- la), da A.FO.RI.S. Agenzia di Formazione e Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile e Primagri s.r.l. (partners) in data 16/01/2004.

9 Il presente Rapporto sullo Stato dell’Ambiente è, pertanto, un prodot- to tecnico dell’attività di Agenda 21 Locale e rappresenta un quadro di diagnosi ambientale in grado di integrare il sistema di conoscenze già acquisite dalla Comunità Montana e, al tempo stesso, di riorganizzar- ne i contenuti informativi in modo comprensibile da tutti gli attori della comunità locale. Il Rapporto “fotografa” il livello attuale di qualità ambientale individuan- do le relazioni che intercorrono tra stato delle risorse, attività umane e fattori di pressione, allo scopo di fornire un quadro chiaro delle princi- pali criticità e delle risorse della propria realtà locale, consentendo di individuare obiettivi di miglioramento e adeguati strumenti per il loro raggiungimento. A tale scopo e con l’intento di fornire uno strumento operativo per le successive elaborazioni di Rapporti sullo Stato dell’Ambiente in uno con la definizione del Piano d’Azione Ambientale, è fondamentale per- seguire una stretta collaborazione con gli Enti preposti a realizzare at- tività di analisi e monitoraggio ambientale e con il Forum di Agenda 21 Locale composto degli attori locali. Tutta la comunità locale, infatti, deve divenire un ausilio fondamenta- le per segnalare gli aspetti e le dinamiche ritenute peculiari ovvero pro- porre strategie di sviluppo sostenibile strettamente legate alla realtà territoriale del Sub Appennino Dauno Meridionale.

1.1 Struttura del Rapporto

Il presente documento rappresenta la prima elaborazione del Rappor- to sullo Stato dell’Ambiente (RSA) della Comunità Montana Monti Dau- ni Meridionali, redatta a partire dalle informazioni e dai dati che a tut- t’oggi è stato possibile ottenere presso i diversi interlocutori pubblici e privati competenti sul territorio comunitario. Il RSA è articolato in capitoli tematici, al cui interno vengono restituite informazioni e dati di carattere ambientale e socio-economico, e ven- gono elaborati gli indicatori ambientali di stato delle risorse, di pressio- ne antropica e di risposta dell’amministrazione locale, costruiti sulla base dei dati resi disponibili. Il Rapporto non pretende in alcun modo di trattare in maniera esau- riente tutti gli aspetti connessi con le tematiche ambientali e socio - economiche del territorio considerato; vuole essere un primo contri- buto all’individuazione e alla conoscenza delle problematiche. Nuovi indicatori o altri dati utili alla compilazione di indicatori più detta- gliati e/o aggiornati, potranno essere acquisiti d’ora in avanti anche sulla base delle priorità di azione e degli obiettivi che verranno adotta- ti nel prosieguo dei lavori dell’Agenda 21 Locale e del Forum. Le aree tematiche individuate sono quelle elencate di seguito: ¥ inquadramento socio Ð economico; ¥ aria e clima; ¥ risorse idriche; ¥ suolo e sottosuolo;

10 • natura e biodiversità; • qualità dell’ambiente urbano; ¥ rifiuti; • mobilità e trasporti; ¥ informazione ed educazione ambientale (INFEA). All’interno di ogni area tematica, allo scopo di rendere più omogenea la lettura, si è cercato di utilizzare una medesima organizzazione, se- condo uno schema omogeneo che prevede: • una prima parte di breve introduzione dell’argomento, con i principa- li riferimenti normativi; • l’analisi ambientale riferita alla componente ambientale ancorata al tematismo ovvero allo stato della risorsa (che può riguardare aspetti socio-culturali-economici e di contesto del territorio) ¥ analisi degli indicatori ambientali utilizzati ovvero popolabili, articola- ta a sua volta, secondo un modello definito: • denominazione dell’indicatore; • scopo dell’indicatore; ¥ commento di sintesi.

Alcuni capitoli si presentano in forma non esaustiva, in quanto non è stato possibile reperire tutte le informazioni necessarie alla elaborazio- ne della analisi ambientale ed alla costruzione degli indicatori a causa della carenza di dati informativi utilizzabili per il presente Rapporto.

1.2 Gli Indicatori Ambientali

La redazione del RSA è stata impostata avendo come quadro di rife- rimento metodologico le migliori esperienze internazionali ed europee in materia di indicatori ambientali e di sostenibilità locale (OCSE, WHO, EEA, Eurostat, DGXVI, DGXI ed altri). L’uso degli indicatori permette una rappresentazione sintetica di real- tà complesse, contribuendo a rendere più comprensibili fenomeni o tendenze altrimenti non prontamente percepibili. Un indicatore può essere definito come un parametro o un valore de- rivato da parametri, che fornisce indicazioni su un fenomeno. L’indicatore ha un significato di sintesi e risponde ad una duplice fun- zione: ridurre il numero di misu-re e di parametri per descrivere un fe- nomeno e semplificare il processo di comunicazione attraverso il qua- le i risultati sono messi a disposizione degli utenti. Gli indicatori devono essere: ¥ tecnicamente fondati e adatti al contesto di riferimento (evitando ri- dondanze o eccessive semplificazioni); • in grado di descrivere l’andamento nel tempo (e nello spazio) dei fe- nomeni (fisici, economici, sociali) che si intende rappresentare; • aggiornabili con una buona periodicità (almeno ogni due – tre anni); ¥ associabili ad obiettivi quantitativi (determinati dalle politiche) e a va- lutazioni di “prestazione” (rispetto al raggiungimento di un determina-

11 to obiettivo, in comparazione con altri contesti). Per la definizione del set di indicatori per il 1¡ Rapporto sullo Stato del- l’Ambiente della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali si è tenuto conto di questi criteri generali, che nel corso delle successive e future elaborazioni, andranno comunque confrontati e verificati con la reale disponibilità di dati adeguati, aggiornati e riferiti al territorio comu- nitario. Sulla base delle su menzionate premesse, la metodologia messa in campo per la realizzazione del RSA è costituita dalla struttura di indi- catori DPSIR (Determinanti, Pressione, Stato, Impatti, Risposte), ela- borata dall’OCSE, semplificata in SPR (Stato, Pressione, Risposta). Quella dell’OCSE è una struttura di indicatori che realizza una catena causale: le attività umane esercitano una pressione sull’ambiente e cambiano la sua attualità e la quantità delle risorse naturali, cioè il suo stato; la società risponde a questi cambiamenti attraverso politiche ambientali, economiche e settoriali, la risposta determina un ciclo a ri- troso, detto di “retroazione”, per cui l’attenzione ritorna sulla pressione esercitata dall’attività umana, mettendo in relazione i fattori fisici ed ambientali con quelli antropici. Con il metodo semplificato SPR si procederà analizzando lo Stato del- l’ambito tematico, individuando le Pressioni che sono esercitate sul- l’ambiente e mettendo in evidenza, in ultimo, le Risposte che azioni, politiche e progetti suggeriscono al territorio. Dunque, il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente della Comunità Monta- na dei Monti Dauni Meridionali si sviluppa sull’analisi di un numero di indicatori, che consentono di individuare in maniera detta-gliata lo sta- to ambientale del territorio, con dei brevi richiami al sistema socio-eco- nomico, seguendo le indicazioni comunitarie del metodo OCSE. Nel lavoro di redazione del RSA sin qui svolto, si evidenzia, innanzitut- to, una difficoltà nel reperimento dei dati; tale lavoro si scontra, in al- cuni casi, anche con le specificità degli indicatori. Infatti, le poche banche dati esistenti (nei Comuni, nella A.S.L. e nel Presidio Multizonale di Prevenzione, negli Istituti economici e nelle As- sociazioni di categoria, ecc.) non sono, generalmente attrezzate rispet- to alle specificità indagate per lo sviluppo sostenibile del territorio. L’organizzazione degli ambiti tematici che compongono il RSA, così come riportato nell’elenco di cui sopra, mira a fornire un quadro di comprensione - fase di conoscenza - del territorio in esame, con le sue caratteristiche sociali, demografiche e culturali in generale; seguono gli ambiti che caratterizzano l’economia del territorio e, quindi, i fattori fi- sici che sono di interfaccia tra ambiente naturale ed ambiente antropiz- zato, quali acqua, aria, energia, rifiuti, ecc..

12 2 INQUADRAMENTO SOCIO-ECONOMICO

Il contesto territoriale La Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali è situata nel territo- rio interno sud-occidentale della Capitanata, al confine della Puglia con la Basilicata a sud-ovest e con la Campania ad ovest e nord-ovest; a nord si estende il territorio della Comunità Montana dei Monti Dauni Settentrionali e ad est la pianura del Tavoliere. Il comprensorio amministrativo della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali è formato dai territori dei seguenti Comuni: Accadia, Anzano di Puglia, Ascoli Satriano, Bovino, Candela, Castelluccio dei Sauri, Castelluccio Valmaggiore, , Deliceto, Faeto, Monteleone di Puglia, Orsara di Puglia, Panni, Rocchetta Sant’Anto- nio, Sant’Agata di Puglia, Troia. Il territorio si presenta concentrato nel quadrante sud-occidentale del- la provincia di Foggia e, per con-figurazione fisica, si pone in continui- tà con i territori delle province di Benevento e di Potenza, poiché pre- senta caratteri climatici, geomorfologici, orografici, pedologici e floro- faunistici comuni a queste ultime aree e, nello stesso tempo, molto di- versi da quelli del resto della Capitanata, costituito prevalentemente dal territorio pianeggiante del Tavoliere verso il quale il comprensorio degrada in direzione est, sud-est, includendo i comuni di Troia, Asco- li Satriano e Castelluccio dei Sauri. I 2 comuni con il territorio più esteso, ovvero Ascoli Satriano e Troia si dividono oltre il 30% dell’intero comprensorio della Comunità, mentre gli altri 14 occupano poco meno del 70% della superficie comunitaria

Fig. 1 Ripartizione territoria- le provincia di Foggia Elaborazione P.T.C.P. Provincia di Foggia

13 Superficie territoriale (Kmq) Comuni Km.2 % Montana Svantaggiata Accadia 30,48 2,40% 30,48 Anzano di Puglia 11,12 0,90% 11,12 Ascoli Satriano 334,56 26,60% Bovino 84,13 6,70% 73,31 Candela 96,04 7,60% 7,31 15 Castelluccio dei Sauri 51,31 4,10% Castelluccio Valmaggiore 26,66 2,10% 26,66 Celle San Vito 18,21 1,40% 18,21 Deliceto 75,65 6,00% 66,23 Faeto 26,18 2,10% 26,15 Monteleone di Puglia 36,04 2,90% 36,04 Orsara di Puglia 82,23 6,50% 68,93 Panni 32,59 2,60% 32,59 Rocchetta Sant’Antonio 71,89 5,70% 71,9 Sant’Agata di Puglia 115,79 9,20% 115,78 Troia 167,21 13,30% 38,17 TOTALE COMUNITË 1.260,09 100% 230,83 407,05

Tab. 1 Superficie territo- La popolazione residente riale dei Comuni Conoscere un territorio vuol dire, come prima cosa, conoscere quante persone vi abitano e come si svolge la loro esistenza, di quali servizi pos- sono beneficiare, la loro fissità o mobilità in rapporto al luogo di prove- nienza, la natalità e la mortalità, il numero di componenti per famiglia, la presenza degli stranieri, insomma la struttura sociale dell’area in questio- ne. Successivamente si arriva a considerare, in relazione a questa popo- lazione così definita: la partecipazione alla vita della comunità, l’istruzio- ne scolastica, l’offerta culturale e turistica, la sanità ed il disagio sociale. I dati raccolti stabiliscono, soprattutto, un profilo quantitativo, che neces- siterebbe di profondità e profilo umano. Per fare questo sarebbe utile una ricerca di tipo qualitativo, che equivale a dire volgere lo sguardo verso i come e i perché, e non solo verso i quanto. L’assenza di una banca dati capace di fornire indicazioni sulla qualità del- la vita del territorio è un fattore che ha comportato notevoli difficoltà nel re- perimento dei dati; la collaborazione della maggior parte delle Ammini- strazioni Locali ha consentito, tuttavia, di ovviare il problema. Emerge che uno strumento di monitoraggio quanto/qualitativo del territo- rio è più che mai necessario, in quanto la disponibilità delle informazioni non può essere legata alla possibilità (in termini di tempo, facilità nel di- sporre dei dati ecc.) di collaborazione del singolo .

14 Andamento demografico

La elaborazione dei dati demografici riferiti ai censimenti fino al 2001 permette di individuare e popolare indicatori utili per rappresentare l’andamento demografico del territorio della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali. Si denota una riduzione costante negli anni dal 1961 al 2001 della po- polazione residente, con punti preoccupanti rispetto ad alcuni Comu- ni quali Celle San Vito (-70,98%), Panni (-67,10%), Faeto (-64,84%), mentre i Comuni che hanno subito minor fenomeno di spopolamento (seppur elevato) sono Castelluccio dei Sauri (-19,74%), Troia (- 23,24%) e Anzano (-29,21%). La popolazione dell’intero territorio del- la Comunità Montana, per il periodo considerato, registra una flessio- ne del 44,79%, con-tro un dato di tutta la Provincia di Foggia che si at- testa su di un saldo positivo del 4,08%. È da rilevare come, nell’ultimo decennio su considerato, alcuni princi- pali Comuni della Comunità Montana hanno subito un decremento si- gnificativo, come Bovino (-12,21%), Accadia (-13,04%) e Sant’Agata (23,88%). Tale andamento demografico è ancor più preoccupante se si conside- ra che i principali Comuni della Provincia di Foggia (Foggia +30,9%, +16,4%, +49,0%, +15,3%) regi- strano tassi di crescita della popolazione nell’arco di tempo comples- sivo su considerato. Di seguito si presenta la struttura della popolazione residente al 2001 nel territorio della Comunità Montana.

Graf 1 Andamento demo- grafico Elaborazione su dati ISTAT

15 Graf. 2 Popolazione Il dettaglio della popolazione residente al 2001 (dati ISTAT) per cia- per Comuni scun Comune sono riepilogati nella seguente tabella Elaborazione su dati ISTAT

16 T A ab 2 Popolazione residente per classe di età - Comunità Montana (dettaglio comunale) T Elaborazione su dati IST 17 Secondo i dati dell’ultimo censimento generale ISTAT relativi all’anno 2001, il numero di residenti nell’intero territorio della Comunità Monta- na dei Monti Dauni Meridionali è pari a 44.161, i residenti di sesso fem- minile è pari a 22.715 pari al 51,4%, mentre il numero dei residenti ma- schi è di 21.446 pari al 48,6%. Per fornire un quadro più dettagliato, è necessario dire che l’intera Pu- glia conta 4.020.707 residenti e che la Provincia di Foggia ne conta 690.992.

Tab. 3 Ripartizione per sesso e individuazione dei minorenni - Fonte: Censimento ISTAT 2001

COMUNI Totale Di cui minorenni femmine Di cui minorenni maschi Di cui minorenni Accadia 2.702 473 1429 233 1273 240 Anzano di Puglia 2.239 506 1129 233 1110 273 Ascoli Satriano 6.373 1.305 3247 626 3126 679 Bovino 3.991 620 2058 300 1933 320 Candela 2.823 598 1461 292 1362 306 Castelluccio dei Sauri 1.951 413 983 190 968 223 Castelluccio Valmaggiore 1.469 281 760 135 709 146 Celle di San Vito 186 24 97 8 89 16 Deliceto 4.117 772 2108 370 2009 402 Faeto 758 125 408 64 350 61 Monteleone di Puglia 1.413 254 742 128 671 126 Orsara di Puglia 3.313 589 1712 291 1601 298 Panni 976 142 487 64 489 78 Rocchetta Sant'Antonio 2.034 373 1039 191 995 182 Sant'Agata di Puglia 2.321 349 1207 170 1114 179 Troia 7.495 1.568 3848 741 3647 827 TOTALE Comunità 44.161 8.392 22.715 4.036 21.446 4.356

Struttura della popolazione Per lavorare su questo indicatore è necessario riferirsi ai dati ISTAT in quanto non tutti i Comuni riescono a fornire informazioni in merito alle fasce di popolazione presenti, neanche quelle più recenti. Secondo i dati ISTAT del 2001 sarebbe questa la situazione dei Comuni della Co- munità Montana:

Tab. 4 Ripartizione per sesso e fasce d’età - Ns. elaborazione su dati ISTAT 2001

Fasce di età Maschi % Femmine % 0 - 14 anni 3.568 8,08% 3.284 7,44% 15 - 64 anni 13.676 30,97% 13.614 30,83% 65 e più 4.202 9,52% 5.817 13,17%

18 Dalla tabella si evince che l’ 8 % della popolazione maschile ed il 7,5 % di quella femminile, residente nel 2001 nella Comunità Montana, ha un’età compresa tra 0 e 14 anni; il 31 % dei maschi ed il 31 % delle femmine, invece, tra 15 e 64 anni ed, infine, il 9,5 % dei maschi ed il 13 % delle femmine appartiene alla classe di età 65 anni e più.

Indice di dipendenza: 61,82 %

é possibile estrapolare, dai dati sulla struttura della popolazione al 2001, l’indice di dipendenza o di carico sociale che mette in relazione l’ammontare della popolazione non attiva (quella cioè ricadente nelle fasce 0-14 e 65 e oltre) e l’ammontare della popolazione in età lavora- tiva (15-65). Risulta perciò che l’indice di dipendenza, nella Comunità, è pari a 61,82 % circa, mentre quello regionale è pari al 48,36 % circa e quello riferito alla provincia di Foggia è pari a 51,09 %. Da notare la percentuale più alta di ultra sessantacinquenni rispetto ai giovanissimi, che denota un invecchiamento nella popolazione. L’obiettivo che si pone questo indicatore è segnalare la quota di popo- lazione che dipende da quella che si presume attiva. Il confronto intertemporale dei dati del censimento ISTAT del 2001 con i dati sulla popolazione residente del 1991 evidenziano che l’indice di dipendenza in soli dieci anni è aumentato, con punte di incremento preoccupanti nel comune di Panni e Celle San Vito, denotando una di- minuzione di soggetti residenti in età lavorativa.

Graf 3 Andamento demo- grafico Fonte: Censimento ISTAT 2001

19 Indice di vecchiaia: 146,22 %

L’indice di vecchiaia è pari al 146,22 %, particolarmente alto se consi- deriamo quello regionale (95,23%) e quello relativo alla provincia di Foggia (90,31%). Questo indicatore ci consente di mettere in evidenza il livello di invec- chiamento della popolazione. Esso si determina mettendo in relazio- ne l’ammontare dei soggetti in età 65 anni e oltre ed il numero di indi- vidui in età giovanile (0 – 14 anni). Semplificando: nella Comunità, ci sono 146 anziani ogni 100 giovani di età inferiore ai 14 anni. Stando ai dati ISTAT, il Comune con l’indice di vecchiaia più alto, nel 2001, è Celle San Vito (350%) mentre quello con l’indice di vecchiaia più basso è Castelluccio dei Sauri (97%). Questo dato è estremamente preoccupante, in quanto il tasso di ri- cambio generazionale è molto basso e denota segnali di depaupera- mento della popolazione nel corso del tempo. Il dato dell’Italia Meridionale (93,87) conferma il dato pugliese, mentre a livello nazionale si denota un progressivo allineamento (Italia Ð indi- ce di vecchiaia Ð 131,38% - anno 2001) Anche il confronto intertemporale dell’indice di vecchiaia negli anni 1991 – 2001 evidenzia un incre-mento dell’indice, ancor più accentua- to rispetto all’indice di dipendenza, con dati molto preoccupanti per i comuni di Celle San Vito e Sant’Agata di Puglia, ovvero dei comuni di Accadia e Bovino.

Graf 4 Andamento demo- grafico Elaborazione su dati ISTAT

20 Tab. 5 Indici di dipendenza e di vecchiaia

Puglia Foggia Comunità Montana 0 - 14 anni 671.257 122.778 6.852 15 - 64 anni 2.710.185 457.334 27.290 65 e più 639.265 110.880 10.019 Indice di Dipendenza 1.310.522 233.658 16.871 2.710.185 457.334 27.290 48,36% 51,09% 61,82% Indice di Vecchiaia 639.265 110.880 10.019 671.257 122.778 6.852 95,23% 90,31% 146,22%

Tab. 6 Indici di dipendenza e di vecchiaia per Comuni

0 - 14 15 - 64 COMUNI 65 e più Indice di Dipendenza Indice di Vecchiaia anni anni Accadia 368 1.680 654 1.022 1.680 61% 654 368 178% Anzano di Puglia 423 1.398 418 841 1.398 60% 418 423 99% Ascoli Satriano 1.057 4.096 1.220 2.277 4.096 56% 1.220 1.057 115% Bovino 481 2.488 1.022 1.503 2.488 60% 1.022 481 212% Candela 519 1.723 581 1.100 1.723 64% 581 519 112% Castelluccio dei Sauri 339 1.284 328 667 1.284 52% 328 339 97% Castelluccio Valmaggiore 236 867 366 602 867 69% 366 236 155% Celle di San Vito 18 105 63 81 105 77% 63 18 350% Deliceto 637 2.544 936 1.573 2.544 62% 936 637 147% Faeto 102 447 209 311 447 70% 209 102 205% Monteleone di Puglia 207 829 377 584 829 70% 377 207 182% Orsara di Puglia 493 1.941 879 1.372 1.941 71% 879 493 178% Panni 121 522 333 454 522 87% 333 121 275% Rocchetta Sant'Antonio 304 1.246 484 788 1.246 63% 484 304 159% Sant'Agata di Puglia 283 1.323 715 998 1.323 75% 715 283 253% Troia 1.264 4.797 1.434 2.698 4.797 56% 1.434 1.264 113% TOTALE Comunità 6.852 27.290 10.019 16.871 27.290 62% 10.019 6.852 146%

Elaborazione su dati ISTAT

21 Densità della popolazione: 35 ab/Kmq.

Il dato aggregato non rende giustizia delle molteplici realtà dei paesi presi in considerazione. Infatti, la densità di popolazione nei suddetti Comuni spazia dai 10,2 abitanti per Kmq di Celle San Vito fino ai 201,35 di Anzano. Emerge, comunque, la presenza della cd. città sparsa sul territorio, poiché la popolazione che fa riferimento ai centri urbani è notevolmen- te dispersa sul territorio, in piccolissime borgate e frazioni. È da rilevare che la densità media di 35 ab./kmq dei comuni associa- ti alla Comunità Montana è pari ad un terzo del corrispondente indice provinciale e ad un settimo di quello regionale. La metà dei comuni si colloca al di sotto o intorno al suddetto valore medio e, comunque, solo Anzano si posiziona nettamente al di sopra del corrispondente dato provinciale e in linea con quello regionale

Cittadini stranieri La presenza di cittadini stranieri nel territorio della Comunità Montana è possibile rilevarla, secondo i dati disponibili dell’ISTAT, per gli anni 1999 e 2000, da cui si rileva che per l’anno 1999 il totale ammonta a 182 unità, mentre per il 2000 aumenta a 219 unità, con la seguente composizione. Quasi il 70% dei cittadini stranieri proviene dall’Europa ed il 25-26% proviene dall’Africa, con preponderanza rispettivamente di cittadini provenienti dall’Albania e dalla Tunisia

Dai dati ISTAT della popolazione residente al 2001 nel territorio della Comunità Montana risulta che i cittadini stranieri ammontano a 208, quindi in lieve calo rispetto al dato del 2000.

Graf 5 Provenienza Cittadi- ni stranieri nella CMMDM - anno 1999 Elaborazione su dati ISTAT

22 Graf 6 Cittadini stranieri anno 2000

Elaborazione su dati ISTAT

Livello di istruzione

Nell’ambito del presente paragrafo sono esaminati i livelli di istruzione dei residenti nei Comuni appartenenti alla Comunità Montana, nell’an- no 1991, con lo scopo di mostrare la ripartizione della popolazione re- sidente, in età superiore ai sei anni, secondo il grado di istruzione.

Graf 7 Grado di istruzione anno 1991 Elaborazione su dati ISTAT

23 Graf 8 Grado di istruzione della popolazione residente da 6 anni in poi - Anno 1991 Totale Comunità Montana Monti Dauni Meridionali Elaborazione su dati ISTAT

Dalle elaborazioni dei dati del 1991, risulta molto bassa la quota di re- sidenti in possesso di diploma di laurea (2%), così come dei diploma- ti (18%). Dai confronti intertemporali con gli anni 1971 Ð 1981 Ð 1991, si riscon- tra in generale un innalzamento del grado di istruzione della popolazio- ne, soprattutto attraverso un innalzamento della popolazione in pos- sesso del diploma di istruzione secondario, anche se permane a livel- li al di sotto del 20% sul totale dei soggetti residenti.

Salute e Servizi socio-sanitari

La Comunità montana dei Monti Dauni Meridionali fa riferimento al ter- ritorio della ASL FG3, che ha sede a Foggia. La limitata dimensione del bacino per una domanda di tipo ospedaliero ha determinato l’as- senza di un presidio di ricovero e cura locale, anche perché i presidi ospedalieri di Foggia e Cerignola assorbono la domanda proveniente dalla parte meridionale della Comunità montana, grosso modo corri- spondente al Distretto socio-sanitario nr. 6. L’ospedale di è a servizio più immediato dei Comuni localizza- ti nella parte settentrionale del territorio comunitario che fa capo al Di- stretto nr. 4. Tali presidi ospedalieri sono sufficientemente dotati di posti letto e di specialità in grado di curare la morbilità e le cause di morte più diffu- se nel comprensorio comunitario. La mancanza di un presidio ospedaliero di zona è parzialmente com- pensata da una capillare articolazione sul territorio dei servizi sanitari di base e specialistici, le cui caratteristiche strutturali, capacità di offer- ta e prestazioni erogate, secondo i dati forniti dall’URP dell’ASL FG/3 sono sintetizzati nei prospetti che seguono.

24 Distretto Socio Saniatrio N. 6 Distretto Socio Saniatrio N. 4

Comuni Comuni

Accadia* Deliceto Troia**

Anzano Monteleone di Puglia Castelluccio Valmaggiore

Ascoli Satriano Panni Celle San Vito

Bovino Rocchetta Sant'Antonio Faeto

Candela S. Agata Orsara di Puglia

Castelluccio dei Sauri

All’interno del comprensorio comunitario operano, dunque, due distret- Tab. 7 Distretti sanitario di ti socio-sanitari, uno localizzato ad Accadia (nr. 6) e l’altro a Troia (nr. competenza 4). Secondo i dati demografici del 2001, al distretto nr. 6 fanno riferi- Ns. elaborazione su dati ASL FG/3 (Carta dei Servizi, 2004) mento 30.940 utenti potenziali, al nr. 4 afferiscono 13.221 abitanti. *Sede del distretto socio-sanitario n. 6 I servizi di guardia medica sono presenti in tutti i Comuni, salvo che a **Sede del distretto socio-sanitario Celle San Vito e Faeto che fanno capo alla medesima struttura posta n. 4 a Castelluccio Valmaggiore; inoltre, nel comprensorio operano consul- tori familiari, localizzati in tutti i Comuni della Comunità Montana eccet- to Celle San Vito. I servizi sanitari di base, cioè quelli richiesti prioritariamente dagli uten- ti, sono integrati con i servizi strumentali e specialistici, che sono ero- gati presso i poliambulatori in esercizio, organizzati in modo che l’offer- ta specialistica copra tutto il territorio della Comunità Montana di com- petenza della ASL. I servizi specialistici sono presenti in tutti i Comu- ni, sia pure con un offerta variabile di specialità. Con questo assetto in- tegrato, almeno sul piano diagnostico, è stato conseguito un livello di offerta dei servizi sanitari che non risente della mancanza di un presi- dio ospedaliero in loco.

25 COMUNI Struttura sanitaria Ambulatori disponibili ACCADIA Poliambulatorio Allergologia, analisi di laboratorio, cardiologia, chirurgia generale, derma-tologia, diagnosi prenatale, endocrinologia, fisiatria, geria- tria, medicina interna, nefrologia, oculistica, odontoiatria, ortope- dia, otorino, radiologia, urologia ANZANO DI PUGLIA Poliambulatorio Cardiologia e geriatria ASCOLI SATRIANO Poliambulatorio Allergologia, analisi di laboratorio, cardiologia, chirurgia generale, derma-tologia, endocrinologia, geriatria, medicina interna, nefrolo- gia, oculistica, odontoiatria, ortopedia, otorino, urologia BOVINO Poliambulatorio Allergologia, analisi di laboratorio, cardiologia, chirurgia generale, derma-tologia, endocrinologia, geriatria, medicina interna, neurolo- gia, oculistica, odontoiatria, ortopedia, otorino, patologia clinica, urologia CANDELA Poliambulatorio Cardiologia, geriatria, ginecologia, neuropsichiatria infantile CASTELLUCCIO DEI Poliambulatorio Cardiologia, geriatria, ginecologia, pediatria SAURI CASTELLUCCIO VAL- Poliambulatorio Analisi di laboratorio, Cardiologia MAGGIORE DELICETO Poliambulatorio Analisi di laboratorio, Cardiologia, fisiatria, geriatria, ginecologia FAETO Poliambulatorio Analisi di laboratorio, Cardiologia MONTELEONE DI Poliambulatorio Cardiologia, geriatria, ginecologia, PUGLIA ORSARA DI PUGLIA PPoliambulatorio Analisi di laboratorio, Cardiologia, diabetologia PANNI Poliambulatorio Cardiologia e geriatria ROCCHETTA SAN- Poliambulatorio Cardiologia, geriatria, ginecologia, T'ANTONIO SANT'AGATA DI Poliambulatorio Cardiologia, geriatria PUGLIA TROIA PPoliambulatorio Analisi di laboratorio, algologia, angiologia, cardiologia, dermatolo- gia, diabetologia, fisiatria, ginecologia, neurologia, oculistica, odontoiatria, ortopedia, otorino, pediatria, urologia, ecografia

Tab. 8 Strutture sanitarie e servizi strumentali e spe- cialistici

26 Numero di farmacie: 23

Nel territorio della Comunità Montana si denota una diffusione delle farmacie che risponde alla necessità di offrire un servizio in un territo- rio ad alto indice di ruralità tipico della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali. Di seguito si presenta la diffusione territoriale delle farmacie, dove si evidenzia la presenza del maggior numero di farmacie nel comune di Troia (4), con i comuni di Accadia, Ascoli Satriano Bovino e Candela con due farmacie, rispetto agli altri che ne hanno solo una. Il rapporto tra il numero di farmacie e la popolazione servita è molto elevato, se si considera che nel comune di Deliceto, con una popola- zione di 4117 al 2001 esiste una sola farmacia.

Graf 9: Distribuzione spa- Farmacie - anno 2004 ziale farmacie

5

4

3

2

1

0

Troia

Faeto

Panni

Bovino

Accadia Deliceto

Candela

Celle San Vito

Ascoli Satriano

Orsara di Puglia

Anzano di Puglia

Sant'agata di Puglia

Castelluccio dei Sauri

Monteleone di Puglia

Rocchetta Sant'Antonio

Castelluccio Valmaggiore

27 Servizi culturali

L’offerta dei servizi culturali della Comunità montana può contare su varie tipologie di emergenze storiche, monumentali e architettoniche, presenti in maniera diffusa su tutto il territorio. In particolare nell’area comunitaria sono operativi musei differenziati per temi e tipologie di re- perti ospitati, vi è localizzato un ricco patrimonio di Cattedrali, chiese e santuari, castelli e palazzi di pregio architettonico e di valore storico e numerosi altri beni costruiti nel corso dei secoli. Unitamente a queste strutture culturali, vi sono altri elementi peculia- ri che potrebbero essere opportunamente valorizzati quali, ad esem- pio, le fontane che hanno conservato la struttura originaria, i ponti ro- mani posti lungo le antiche vie di comunicazione, i borghi rurali che an- cora conservano identità e funzioni originarie, i centri storici nel loro in- sieme, e una grande quantità di ruderi di chiese, masserie, castelli e torri sparse nelle campagne, che costituiscono un patrimonio storico- culturale meritevole di maggior attenzione soprattutto in un’ottica di va- lorizzazione integrata con il patrimonio ambientale circostante. L’idea guida del Programma Integrato Settoriale – e anche del Pro- gramma Integrato Territoriale Ð insistente su parte del territorio comu- nitario, è imperniata appunto sulla valorizzazione integrata delle strut- ture ed infrastrutture storico-culturali dell’area, al fine di incrementare le opportunità di sviluppo economico legate ad un’utilizzazione eco- compatibile delle ingenti risorse/emergenze presenti. Di seguito si presenta un dettaglio dei musei presenti e delle tipologie di beni repertoriati.

NUMERO DI MUSEI: 9

28 COMUNI Denominazione Tipologie dei reperti Materiale archeologico di epoca medievale, moderna e ACCADIA Museo civico reperti della civiltà contadina. ASCOLI Materiale archeologico, materiale di epoca dauna (VIIIÐIII Museo civico SATRIANO sec a. C.) e romana

BOVINO Museo diocesano Tesoro della Cattedrale: terni, pianete, mitre, messali, oggetti in oro e argento.

Stele antropomorfe del V secolo a. C., reperti dell’eneolitico Museo civico e neolitico, dell’età romana, del XVIII e XIX sec.

CANDELA Museo etnografico Reperti della civiltà contadina

FAETO Museo civiltà contadina Reperti della civiltà contadina

Materiale archeologico vario, stemmi gentilizi, attrezzature ORSARA Museo civico per le attività artigianali e del mondo contadino, monete anti- che.

TROIA Museo civico Reperti archeologici tra cui cera- miche, pietre miliari, stemmi gen- tilizi e sculture. Sezione dedicata all’arte moderna. Tesoro della Cattedrale: codici antichi, diplomi, pergamene, Museo diocesano tra cui tre Exultet del XII e XIII sec., paramenti e arredi sacri, statue d’argento dei Santi Protettori.

Tab. 9 Circuito dei musei e tipologie dei beni repertoria- ti Fonte: Piano di Sviluppo Socio- Economico della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali

Foto 1 - Deliceto Foto 2 - Rocchetta Sant’Antonio

29 Qui di seguito sono indicati i caratteri identificativi dei castelli e dei pa- lazzi, ritenuti di maggior interesse turistico.

NUMERO CASTELLI E PALAZZI STORICI: 9

Tab. 10 Castelli e palazzi patrizi

COMUNI Tipologia Denominazione Età costruzione/ Privato Stato Stile Pubblico Conservazione ASCOLI SATRIANO Palatium Palazzo Ducale XIIIsc/Medievale Pubblico Restaurato BOVINO Palatium Castello Guevara- XIsc/Normanno/ Suardo Angioino Pubblico Restaurato/Scuole CANDELA Palatium - - Privato Restaurato Hotel CASTELLUCCIO V.RE. Castrum Castro Vallis XI sec./Bizantino Pubblico Residua torre Maioris

DELICETO Castrum Castello normanno XI sc./Normanno Pubblico Restaurato ORSARA DI P. Castrum Castello di Orsara XII sec./Svevo Pubblico Residua torre PANNI Castrum Castello medievale XI sc./Normanno Pubblico Residua torre ROCCHETTA S.A. Palatium Castello svevo XIsc/Normanno/A Privato Inutilizzato. Da ngioino re-staurare

SANT’AGATA DI P. Castrum Castello di XIsc/Normanno/ Sant’Agata Svevo/Aragonese Pubblico Basi mura, torri, cor-tile, portale

Molto ricca in tutto il territorio della Comunità Montana è la dota- zione di strutture religiose per il culto che potrebbero fungere da catalizzatori del turismo religioso, qualora si adottassero ade- guate misure di coinvolgimento e di promozione. Nella tabella n. 11 vengono elencate, per i Comuni della CMMDM, le cattedrali, le chiese, i conventi e i santuari insieme a qualche breve nota esplicativa circa l’epoca, lo stile ed even- tuali elementi di distinzione dei monumenti su citati.

Foto 3 - Cattedrale di Troia 30 NUMERO STRUTTURE RELIGIOSE: 49

Tab. 11 Cattedrali Chiese, Conventi e Santuari

COMUNI/DENOMINAZIONE EPOCA/STILE ELEMENTI PARTICOLARI ACCADIA Santuario Madonna del Carmine XX sec./Moderno Cappella dell’Apparizione

Cappella di S. Maria dei Teutoni XI Sec./Romanico-pugliese Resti della mansio ad Matrem Magnam. Chiesa-ostello dei Teutonici. Cippo con iscrizione latina ANZANO DI PUGLIA Santuario S. Maria in Silice XIX sec./Neoclassico Pellegrinaggi da Baronia e Subappennino. ASCOLI SATRIANO Monastero di S. Pietro XIV sec./Medievale Abbandonato Chiesa S. Maria della XIV sec./Medievale Misericordia Monastero di S. Maria del XVI sec./Barocco Tenuto dagli Eremitani Popolo Monastero benedettino IX sec./Conventuale Convento Frati Minori XIII sec./Conventuale Ex-Episcopio Conventuali Cattedrale Maria SS. della XII sec./Romanico. Natività Convento-Chiesa di S. Potito Sec. XVII/Barocco (Chiesa) Biblioteca ora comunale. Coro ligneo BOVINO Santuario S. Maria di Valleverde XX sec./Moderno Statua della Madonna Duomo IX-XII sec./Romanico- Monumento nazionale, coro ligneo XVII sec pugliese Chiesa di S. Pietro XI sec./Romanico-pugliese Fonte battesimale. Tela della Crocifissione (scuola del Caravaggio o Napoletana) Chiesa del SS Rosario XIII sec./Gotico Chiesa di S. Francesco XV sec./Conventuale Chiostro con portico ad archi e pilastri in pietra lavorata Chiesa della SS Annunziata XV sec./Ricostruita XIX sec./Neoclassico Chiesa del Carmine XIX sec./Neoclassico Campanile di stile neoclassico a due piani con parate e (parte) colonne angolari Chiesa dei Morti XVII sec./Neoclassico Cripta. Tele dell’epoca di costruzione Chiesa dei Norticelli XVIII sec./Neoclassico Timpano triangolare a quattro semicolonne Chiesa dei Cappuccini XVII sec./Conventuale Tabernacolo ligneo a tempietto. Chiostro CANDELA Chiesa madre XVI sec./Rinascimentale Coro ligneo e fonte battesimale del ‘600 31 COMUNI/DENOMINAZIONE EPOCA/STILE ELEMENTI PARTICOLARI Chiesa di S. Tommaso X sec./Romanico-pugliese Affreschi da restaurare Chiesa del Purgatorio XVII sec./Barocco CASTELLUCCIO VALMAGGIO- RE Chiesa parrocchiale XVIIIÐXIX sec./Rinascimentale DELICETO Collegiata del SS Salvatore XVIII sec./Barocco Reliquiario. Tele del ‘600

Chiesa di S. Maria dell’Olmitello XVIII sec./Rinascimentale Chiesa di S. Pietro V-VIII sec./Romanico Convento della Consolazione XVI sec./Conventuale MONTELEONE DI PUGLIA Chiesa di S. Rocco (in campa- XV sec./Rupestre Si trova nel punto di inizio del Tratturo Regio gna) ORSARA DI PUGLIA Santuario di S. Michele XX sec./Moderno Statua del Santo Arcangelo Chiesa Madre XX sec./Moderno Crocifisso ligneo di antica fattura Abbazia dell’Angelo IX sec./Nucleo protoroma- Fondata dai Monaci Basiliani nico PANNI Chiesa madre XIX sec./Neoclassico Statua in marmo di S. Maria di Loreto, reliquia di S. Chiesa del Purgatorio XIX sec./Neoclassico Bella facciata in pietra Chiesa dell’Annunziata XIX sec./Neoclassico Chiesa/Convento della Madonna XVII sec./Conventuale del Bosco Chiesa di S. Vito XIX sec./Neoclassico Chiesa del Calvario XIX sec./Neoclassico ROCCHETTA SANT’ANTONIO Santuario Madonna del Pozzo XX sec./Moderno Chiesetta originaria XVIII sec.

Santuario SS. Annunziata XVI se./Barocco Resti convento benedettino Chiesa parrocchiale XVIII sec./Barocco. Maestosa facciata e coro ligneo in noce nera del 1790 SANT’AGATA DI PUGLIA Chiesa Matrice di San Nicola XVI sec./Barocco Presepio in pietra dipinta, portale in bronzo, cripta. Battistero e pulpito del ‘700 Chiesa di Sant’Angelo XV sec./Tardo romanico Trittico attribuito a scuola Beato Angelico Convento-ospizio di S. Antonio XIV sec./Conventuale Chiesa in stile gotico

32 COMUNI/DENOMINAZIONE EPOCA/STILE ELEMENTI PARTICOLARI Chiesa di Sant’Andrea XVII sec./Barocco Crocifisso ligneo del 1700 TROIA Cattedrale XII sec./Romanico-pugliese Rosone, portale, pulpito. Tesoro cattedrale. Chiesa di S. Basilio X sec./Protoromanico Chiesa di S. Francesco XVIII sec./Barocco Chiesa di S. Giovanni al Mercato XVIII sec./Barocco

Fonte: Piano di Sviluppo Socio-Eco- Sistema economico nomico della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali L’analisi dello scenario attuale del sistema economico e del tessuto delle imprese di produzione agricola, dell’industria e dei servizi è una premessa fondamentale per la costruzione di una mappa competitiva del territorio perché è uno strumento in grado di evidenziare i punti di forza e di debolezza del territorio in relazione alle variabili produttive. Qualsiasi piano di sviluppo sostenibile dovrà necessariamente rifarsi a quanto il tessuto economico è in grado di esprimere e su quali poten- zialità possano diventare motore di crescita ragionata, il tutto, natural- mente, in maniera compatibile con la più grande risorsa sulla quale cia- scun territorio può contare: l’ambiente. In generale, è da rilevare la presenza di numerosi programmi e proget- ti di sviluppo del territorio, legati alla valorizzazione di risorse culturali ed ambientali (P.I.S.) ovvero dei prodotti tipici (P.I.T.), così come delle risorse agroambientali (LEADER +), laddove non si può non rammen- tare come quest’area è interessata dall’attuazione di un Patto Territo- riale (Ascoli Satriano Ð Candela) finanziato con fondi C.I.P.E. legati alla promozione della programmazione negoziata per lo sviluppo industria- le delle aree in ritardo di sviluppo. Come ha avuto modo di esplicitare la stessa Unione Europea in rela- zione alla crescita delle economie locali in uno con la promozione del- la tutela e valorizzazione ambientale, i parametri della sostenibilità per lo sviluppo territoriale devono necessariamente essere ricondotti a: ¥ spinta dal basso, ovvero la valorizzazione delle realtà locali in con- trapposizione alla globalizzazione intesa come imitazione; ¥ puntare sulla coesione sociale e quindi sulla salvaguardia dei beni culturali, ambientali e dei settori trainanti dell’economia; ¥ guardare avanti al sovranazionale ma, allo stesso tempo, promuove- re l’economia locale (glocale). Il territorio deve, pertanto, fare sistema: tutti gli attori devono puntare, in maniera unitaria, alle potenzialità del territorio, alla storia ed alle tradi- zioni come fattore di sviluppo competitivo del tessuto socio-economico. Nell’ambito delle elaborazioni dell’ISTAT, il territorio della Comunità Montana è interessato da ben 5 Sistemi Locali del Lavoro, nella figu- ra seguente individuati con la loro nomenclatura e numerazione unita- mente agli altri della provincia di Foggia

33 Dal Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali emerge come sul territorio sia diffusa una in- frastrutturazione a servizio dell’insediamento e dello sviluppo di attivi- tà produttive di tipo artigianale, industriale e relativi servizi reali alle im- prese. Di seguito si riporta l’elenco delle aree PIP e ex ASI (le vecchie Aree di Sviluppo Industriale sono state riformate con la L.R. Puglia n. 2 del 31 gennaio 2003 con la quale la Regione Puglia conferisce ai Comuni l’esercizio delle funzioni amministrative e dei compiti inerenti la definizione, l’attrezzamento e la gestione delle aree industriali).

Fig 2 - Sistemi locali del la- voro della provincia di Fog- gia Elaborazioni su dati ISTAT

34 COMUNI Tipologia Ettari Assegnati ACCADIA PIP 4 1,5 ASCOLI SATRIANO PIP e ASI 200 70 BOVINO PIP E ASI 22 6,5 CANDELA PIP 40 10 CASTELLUCCIO DEI SAURI PIP 17 Dato non disponibile FAETO PIP 4 2 MONTELEONE PIP 5,6 0,5 ROCCHETTA S. ANTONIO PIP 8 7,8 TROIA PIP 50 12 TOTALE C. M. = 350,6 110,3

Per l’analisi del sistema economico e delle attività produttive della Co- Tab. 12 - Aree PIP e ex ASI munità Montana dei Monti Dauni Meridionali, sono stati individuati i se- della Comunità dei Monti Dauni Meridionali guenti descrittori:

Unità Locali e Addetti per settore

È interessante notare la composizione delle unità locali e degli addet- ti per i settori economici (esclusa l’agricoltura in quanto settore predo- minante e che falserebbe il confronto tra gli altri settori del sistema eco- nomico) per evidenziare la preponderanza del settore commercio e al- tri servizi, indice di una elevata preponderanza delle attività terziarie (82% di unità locali e 79% di addetti), rispetto al settore secondario (18% di unità locali e 21% di addetti). È da rilevare il dato degli addet- ti al settore pubblico e servizi sociali, notevolmente superiore in termi- ni di addetti (28%) rispetto alle unità locali (13%). Tale fenomeno evidenzia, tra l’altro, una percentuale comunque ele- vata del settore secondario, in termini di addetti, rispetto al dato provin- ciale (20%), regionale (28%), determinando una propensione notevo- Tab. 13 - Unità locali e ad- detti per settore le dell’area al settore industriale. Fonte: Censimento ISTAT 2001 e Di seguito si riportano i grafici delle unità locali al 2001 ripartiti per co- 2000

Settori di attività Unità locali addetti Unità locali addetti Industria 445 1.440 18% 21% Commercio 920 1.406 37% 20% Altri servizi 820 2.109 33% 31% Istituzioni 319 1.905 13% 28% Totale 2.504 6.860

35 mune della Comunità Montana, della provincia di Foggia e della Re- gione Puglia, mentre per gli addetti, i grafici evidenziano una analoga suddivisione, con eccezione per alcuni comuni quali Troia che ha una percentuale più alta degli addetti rispetto alla ripartizione per unità lo- cali.

Graf 10 - Unità Locali per settore economico Elaborazione su dati ISTAT 2001

Graf. 11 - Unità Locali per settore economico per ri- partizione geografica Elaborazione su dati ISTAT 2001

36 Industrie a rischio di incidente rilevante per comune e classe di ri- schio: 0 Dai dati del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio aggiornati al 2004, emerge che non vi è sul territorio alcuna industria a rischio di in- cidente rilevante, ai sensi dell’art. 15, comma 4 del D.Lgs. 334/99 e se- condo le normative di settore attualmente vigente. Infatti, nella provincia di Foggia esistono n. 5 stabilimenti industriali rile- vati a , Cerignola (2), Foggia e Manfredonia. Per le normative di settore in materia, si rimanda al capitolo sulla quali- tà dell’aria di cui al presente Rapporto sullo Stato dell’Ambiente.

Densità imprenditoriale Il territorio della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali, come del resto l’intera provincia di Foggia, presenta una densità imprenditoriale

Graf. 12 - Addetti per setto- re economico Elaborazione su dati ISTAT 2001

Graf 13 Addetti per settore economico per ripartizione geografica Elaborazione su dati ISTAT 2001

37 modesta. Infatti, dai dati del Censimento Istat 2001, si rileva che nel ter- ritorio comunitario sono presenti circa 2.200 imprese, che corrispondono a circa 40 imprese ogni mille abitanti, inferiore alla media provinciale di 51 imprese e soprattutto inferiore alla media nazionale di circa 72 imprese/mille abitanti. Il confronto intertemporale del numero di imprese presenti, conferma la tendenza ad una bassa densità imprenditoriale.

Certificazioni d’impresa Numero di imprese certificate ISO 9000: 15 Numero di imprese certificate ISO 14001: 4 Numero di imprese certificate OHSAS 18001: 1 Numero di imprese registrate EMAS: 0

Dai dati Sincert aggiornati al 30/06/2004, risulta che nel territorio della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali sono certificate n. 15 im- prese per la certificazione ISO 9001 (Qualità aziendale) e n. 4 imprese per la certificazione ISO 14001 (Qualità ambientale). Purtroppo si rileva che, come del resto per l’intera Puglia, non vi sono aziende registrate EMAS (Eco Management and Audit Scheme) nel ter- ritorio indagato.

Graf 14 Numero e diffusio- ne aziende certificate Elaborazione su dati Sincert

Graf 15 Numero e diffusio- ne aziende certificate Elaborazione su dati Sincert

38 La presenza di sole 4 imprese certificate ISO 14001 e nessuna impresa registrata EMAS denotano una scarsa propensione dell’area considera- ta ad assumere atteggiamenti (pro)attivi per identificare, analizzare e de- terminare le procedure gestionali ed operative per limitare e migliorare gli impatti ambientali dei cicli produttivi aziendali ed al fine di promuovere miglioramenti continui dell’efficienza ambientale delle stesse imprese. Dai dati Sincert risulta che per l’intera provincia di Foggia sono certifica- te ISO 14001 ben 31 imprese e che nessuna azienda ha ottenuto la re- gistrazione EMAS. Inoltre, dai dati Sincert emerge che vi è un’unica impresa certificata per la sicurezza in azienda secondo i standard internazionali dell’OHSAS 18001. La ripartizione delle suddette certificazioni per settore produttivo è evi- denziata nel seguente grafico.

Agricoltura

Riferimenti normativi ¥Politica di gestione della risorsa idrica: D.lgs. 152/99, D.lgs. 258/2000; Dir. 2000/60/CE; ¥Uso di fertilizzanti: Direttiva 91/676/CE (protezione acque da inquina- mento da nitrati di origine agricola); L.748/84 e successive modifiche e integrazioni; ¥Vendita di prodotti fitosanitari: DM MIPAF 19/04/99, DGS 152/99; •Aree con elementi di naturalità: Direttiva habitat e uccelli, reg. CE 2080/92, 2078/92; ¥Agricoltura a basso impatto ambientale: 2080/92/CEE, 2092/91/CEE,1094/88/CEE

La serie degli indicatori legati all’uso del suolo assume un ruolo di note- vole importanza nel pianificare un corretto sistema di gestione del terri- torio sotto l’aspetto di tutela ambientale ed economico-produttivo. Tale analisi risulta ancora più impellente nella valutazione delle interazioni tra il settore agricoltura/ambiente, visto che tale attività economica è respon- sabile di una serie di impatti ambientali a seconda del peso quali-quan- titativo delle varie produzioni attuate.

Gli indicatori generali di uso del suolo in agricoltura sono: ST – Superficie totale, misura l’area totale utilizzabile di un territorio; SAU – Superficie agricola utilizzata; misura l’area di un territorio real- mente utilizzata da attività agricole SAU/ST – (Superficie agricola utilizzata su superficie totale); misura l’in- cidenza della SAU sulla superficie totale e di contro misura quanta su- perficie viene destinata a sistemi naturalistici e ad altre utilizzazioni (ur- bano,area industriale, etc)

39 Rapporto SAU/ST

Si evidenzia subito che il rapporto tra la superficie totale e quella utiliz- zata a scopi agricoli è elevatissima, laddove in alcuni casi si giunge al 98% per Ascoli Satriano e Troia. Il comune con la minor percentuale è Panni con il 67%.

Interessante è notare l’andamento nel decennio del rapporto SAU/ST in quanto si registrano interes-santi fenomeni di radicali diminuzioni di su- perficie totale e di superficie agricola utilizzabile nel Co-mune di Faeto (- 47% di ST e Ð 42% di SAU), di Orsara e Rocchetta S. Antonio. Di seguito si presenta il dettaglio dell’utilizzazione del suolo nell’ultimo censimento agricolo dell’ISTAT nei comuni della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali.

Graf 16 Rapporto SAU/ST Elaborazione Censimento ISTAT 2000

Graf 17 - Variazioni SAU/ST - Elaborazione Censimento ISTAT 2000

40 COMUNI SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA Arboricoltura Boschi SUPERFICIE AGRARIA Altra Totale da legno NON UTILIZZATA superficie Seminativi Coltivazioni Prati perma- Totale Totale Di cui desti- legnose agrarie nenti e pascoli nata ad attività ricreative Accadia 1.679,53 165,72 892,57 2.737,82 - 472,71 110,05 - 65,6 3.386,18 Anzano di 979,89 9,93 23,21 1.013,03 7,82 46,12 21,09 - 23,29 1.111,35 Puglia Ascoli 27.773,88 1.008,99 417,21 29.200,08 3,94 22,13 416,33 9 370,09 30.012,57 Satriano Bovino 4.422,05 439,65 432,95 5.294,65 - 369,08 218,23 - 71,6 5.953,56 Candela 7.386,58 183,64 125,85 7.696,07 - 64,01 114,45 0,08 119,54 7.994,07 Castelluccio 4.230,18 258,36 8 4.496,54 - 8,15 48,6 - 44,96 4.598,25 dei Sauri Castelluccio 1.588,96 157,6 181,6 1.928,16 - 256,62 51,86 - 42,59 2.279,23 Valmaggiore Celle di San 520,21 16,47 244,81 781,49 - 279,24 10,75 2,7 18,3 1.089,78 Vito Deliceto 6.166,97 317,59 118,37 6.602,93 - 417,95 201,68 - 84,41 7.306,97 Faeto 1.189,39 2,9 156,24 1.348,53 - 211,47 67,77 28,88 15,36 1.643,13 Monteleone 2.294,10 4,45 279,7 2.578,25 - 171,39 10,29 2,06 84,33 2.844,26 di Puglia Orsara di 3.624,44 280,31 198,05 4.102,80 1,02 386,96 152,79 - 61,97 4.705,54 Puglia Panni 1.041,05 129,74 70,5 1.241,29 1 81,55 210,8 0,5 55,85 1.590,49 Rocchetta 4.916,98 38,37 362,49 5.317,84 - 428,43 211,27 0,86 123,33 6.080,87 Sant'Antonio Sant'Agata di 9.601,79 368,28 557,08 10.527,15 0,91 470,08 152,2 2,3 141,05 11.291,39 Puglia Troia 13.795,90 981,32 117,41 14.894,63 - 7,16 116,27 0,42 232,02 15.250,08 TOTALE 91.211,90 4.363,32 4.186,04 99.761,26 14,69 3.693,05 2.114,43 46,80 1.554,29 107.137,72 COM MONT TOTALE 363.104,36 86.530,96 51.208,49 500.843,81 298,93 40.120,96 11.077,60 153,37 7.893,79 560.235,09 PROV FG

L’elemento di gran lunga predominante nell’ambito dell’utilizzazione 14 Superficie aziendale della superficie agricola è rappresentato dall’utilizzazione a seminati- secondo l'utilizzazione dei terreni per comune vo del terreno agricolo, che rappresenta l’86% del totale della superfi- Censimento ISTAT 2000 cie totale.

1 Accadia 5 Candela 9 Deliceto 13 Panni

2 Anzano di P. 6 Castelluccio dei sauri 10 Faeto 14 Rocchetta S.

3 Ascoli Satriano 7 Castelluccio 11 Monteleone di P. 15 Sant'agata di P.

4 Bovino 8 Celle S. Vito 12 Orsara 16 Troia

41 Il dato provinciale è più equilibrato rispetto ad una ripartizione ed uti- lizzazione del suolo, facendo registrare un 66% di superficie adibita a seminativi. I comuni con spiccati orientamenti alle coltivazioni seminative sono Ascoli Satriano, Troia e Sant’Agata di P., che da soli rappresentano più della metà dell’intera superficie a seminativi dell’intera Comunità Montana.

Graf. 18 - Variazioni SAU/ST Elaborazione Censimento ISTAT 2000

Graf 19 Variazioni SAU/ST Elaborazione Censi- mento ISTAT 2000

42 Superfici aziendali ad attitudine agroecologica

La superficie aziendale utilizzata media delle aziende agricole della Comunità Montana è di 9,9 ha. rispetto ai 8,21 della provincia di Fog- gia, aumentando di un punto per la superficie totale sia a livello comu- nitario che provinciale. È interessante notare la variabilità della superficie media tra i comuni componenti la Comunità Montana, laddove le maggiori estensioni aziendali si registrano a Celle S. Vito, Rocchetta S. Antonio e Ascoli Satriano

Graf 20 Coltivazioni a ce- reali - Elaborazione Censimento ISTAT 2000

Graf. 21 - Superficie media aziendale per comune - Ela- borazione Censimento ISTAT 2000

43 Il paesaggio agrario del territorio della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali è caratterizzato da un sistema agroecologico capil- lare, capace di instaurare, nella quasi totalità del comprensorio, un mo- saico di zone coltivate alternate a siti naturalistici; all’interno dei terri- tori coltivati forte è la presenza di una rete agroecologica che favorisce l’interconnessione tra le diverse realtà vegetazionali. Il sistema è ancor più rafforzato da un significativo incremento degli elementi naturalistici quali boschi e prati permanenti, rispetto ad una variazione pressoché negativa dei seminativi e delle coltivazioni legno- se permanenti nel corso del decennio 1990 Ð 2000, come si evidenzia dalle seguenti figure. Si può notare come nel corso del decennio considerato, nei comuni di Castelluccio Valmaggiore e Deliceto si è assistito ad un incremento no- tevolissimo dei terreni in fase di rimboschimento con punte del 780% e del 350% rispettivamente per i suddetti comuni, mentre i prati e pa- scoli sono aumentati considerevolmente a Faeto e Orsara.

Graf 22 variazioni di su- perficie per tipologia e per comune Elaborazione Censimento ISTAT 2000

Graf 23 variazioni di su- perficie per tipologia e per comune Elaborazione Censimento ISTAT 2000

44 1 Accadia 5 Candela 9 Deliceto 13 Panni Castelluccio dei Rocchetta S. 2 Anzano di P. 6 10 Faeto 14 sauri Antonio Castelluccio 3 Ascoli Satriano 7 11 Monteleone di P. 15 Sant'agata di P. Valmaggiore 4 Bovino 8 Celle S. Vito 12 Orsara 16 Troia

Il dato che deve far riflettere rispetto alla destinazione agricola del suo- lo nel territorio della Comunità Montana è la diminuzione della destina- zione del suolo per le coltivazioni a vite ed ulivo, che si è registrato nel decennio 1990 Ð 2000. Nel periodo considerato, le coltivazioni a vite, in ambito comunitario, sono diminuite del 47%, mentre a livello provinciale si è registrato un aumento del 9%. Le variazioni maggiori si sono avute nei territori di Ascoli Satriano, Bovino, Orsara di Puglia e Troia, mentre un leggero

Graf 24 coltivazione a vite per comune Elaborazione Cen- simento ISTAT 2000

Graf 25 Coltivazioni a olivo per comune - Elabo- razione Censimento ISTAT 2000

45 aumento si è avuto nel comune di Sant’Agata di Puglia Le coltivazioni a olivo, per il periodo considerato, si estendono sostan- zialmente sulla medesima superficie, facendo registrare un diminuzio- ne del 7% - rispetto ad un aumento del 4% del dato provinciale Ð su di una estensione complessivamente molto ridotta della superficie agri- cola utilizzabile totale.

Indice di potenzialità zootecnica È un indicatore utile per evidenziare quale è il giusto bilancio tra lo svi- luppo zootecnico e il territorio. Il territorio della comunità montana dei monti dauni meridionali, per la particolare tipologia del territorio e per il suo ordinamento colturale (buona presenza di pascoli e incolti oltre che boschi), ben si presterebbe ad un potenziamento dell’attività zoo- tecnica, ottenendo così un duplice vantaggio: economico e ambienta- le (si eviterebbe lo stato di rinselvaticamento dell’agroecosistema).

Dal censimento dell’Agricoltura dell’ISTAT del 2000, risulta che l’alle- vamento animale è abbastanza ridotto ed è caratterizzato maggior- mente da ovini e caprini e in minor parte da bovini e suini; quasi del tut- to assenti gli allevamenti equini. La forma prevalente di allevamento è quella a stabulazione libera.

Graf. 26 - Tipologia di al- Tipologia di allevamenti levamenti - Elaborazione Censimento ISTAT 2000

9% 1% 12% Equini bovini suini 25% ovini caprini 53%

Tab. 15 Allevamenti pre- senti nella C.M.M.D.M. per tipologia - Censimento ISTAT 2000

Allevamenti nei Comuni della C.M.M.D.M. bovini suini ovini caprini equini avicoli 1990 4.989 3.434 18.614 2.318 268 318.674 2000 3.029 6.480 14.113 2.252 134 788.370

46 Come si evidenzia, come l’allevamento dei bovini è drasticamente di- minuito a cavallo degli anni 1990 Ð 2000, con una riduzione di circa il 40%, mentre si registra un aumento importante sia delle attività avico- le (+147%), che delle attività di allevamento di suini (+89%). L’alleva- mento degli ovini, predominante nella tipologia di allevamenti conside- rati, registra un decremento considerevole stimato attorno al 25%. Di seguito si presenta il dettaglio comunale della consistente diminu- zione dell’allevamento dei bovini nei Comuni della Comunità Montana Il Comune con il più alto incremento di capi di bovini è Castelluccio dei Sauri (ca. +150%). La zootecnia è concentrata soprattutto nei Comuni di Monteleone di Puglia (16%), Accadia (13%), Orsara di Puglia (11%) e Troia (12%). Per l’attività zootenica relativa ai suini, il Comune che possiede la qua- si totalità delle aziende suinicole è Ascoli Satriano, che da solo concen- tra il 92% di tutta la Comunità Montana, con un aumento dal 1990 al 2000 del 124% della popolazione totale dei suini. È da rilevare, infine, l’incremento dell’allevamento avicolo nel territorio considerato, attribuibile, per la maggior parte, all’aumento di circa il 400% registrato nel Comune di Troia.

Graf. 27 - Allevamenti di Bovini variazioni per co- mune Elaborazione Censimento ISTAT 2000

1 Accadia 5 Candela 9 Deliceto 13 Panni

2 Anzano di P. 6 Castelluccio dei Sauri 10 Faeto 14 Rocchetta S. Antonio

Castelluccio 3 Ascoli Satriano 7 11 Monteleone di P. 15 Sant'agata di P. Valmaggiore

4 Bovino 8 Celle S. Vito 12 Orsara 16 Troia

47 Energia

La conferenza mondiale di Kyoto del 1997 sui cambiamenti climatici ha ribadito, ulteriormente approfondendo e sistematizzando le elaborazioni già prodotte, la centralità della questione energetica nel mondo, eviden- ziando sia la dipendenza globale dalle fonti energetiche tradizionali non rinnovabili, sia il bisogno di contenere i danni prodotti all’ambiente (primo fra tutti l’effetto serra) e, quindi, la necessità di introdurre l’utilizzo di nuo- ve forme di energia pulita e rinnovabile I cambiamenti climatici in corso, che producono danni enormi alle calot- te polari e all’equilibrio del sistema terra, introducono modifiche continue in tempi così rapidi da non consentire assorbimenti o assestamenti e ne- cessitano di risposte immediate. Secondo il rapporto “Ambiente Italia 2002” di Legambiente, dal 1990 ad oggi si è registrato un incremento di emissioni di gas serra pari all’11,9% rispetto agli obiettivi di Kyoto e il 27% del territorio italiano è a rischio sic- cità (tra le regioni più colpite è annoverata la stessa Puglia). Nella regione Puglia ferve il dibattito sulle politiche energetiche, che do- vrebbero essere programmate e diffuse con l’elaborazione del Piano Re- gionale Energetica, tuttora in fase di redazione. Il dato rilevante è che, nella sola provincia di Foggia sono state avanza- te ben 12 richieste per l’impianto di strutture produttrici di energia, con si- stemi diversi e con l’utilizzo di varie fonti energetiche. La carenza di un piano regionale energetico e conseguentemente il pia- no provinciale per l’energia non determina le condizioni per poter effettua- re una valutazione integrata degli impatti ambientali sul territorio delle at- tività inerenti tale comparto.

La normativa del settore energetico

In Italia è attualmente in vigore un ampio ed eterogeneo quadro norma- tivo volto a disciplinare i vari aspetti del settore energetico relativi agli im- pianti termici, alla produzione di energia elettrica, al mercato libero dell’e- nergia e del gas e al risparmio energetico. I documenti programmatici più recenti sono: ¥Decreto del MICA recante l’attuazione della direttiva 96/92CE relativo alla liberaliz-zazione del mercato italiano, o presentato al Consiglio dei Ministri il 19 febbraio 1999. ¥Libro Bianco per la valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili ap- provato dal CIPE nell'agosto 1999. ¥Libro Bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili, re- datto dal Governo Italiano e presentato nell’ambito della Conferenza Na- zionale sull’Energia ed Ambiente tenutasi a Roma nel novembre 1998. ¥Libro Verde sulle fonti rinnovabili adottato alla Conferenza Nazionale Energia e Ambiente promossa dai Ministeri Industria, Ambiente e Ricer- ca e organizzata da ENEA (1998). •Protocollo di Kyoto per l’attuazione della Convenzione Quadro sui cam-

48 biamenti climatici, per la riduzione delle emissioni di gas di serra (1997). •Libro Bianco dell’Unione Europea “Energia per il futuro: le fonti energe- tiche rinnovabili” (1996). •Libro Bianco per una politica energetica dell’Unione Europea (1995). ¥Piano Energetico Nazionale (PEN), 10 agosto 1988.

Quadro comunitario

L’Unione Europea ha emanato, per il mercato dell’elettricità e del gas na- turale, due direttive per aprire i mercati alla concorrenza: ¥Direttiva 92/96/CE; ¥Direttiva 98/30/CE sui gas naturali. Parallelamente sono state avviate misure per la riduzione delle emissio- ni di CO2 prevista dal protocol-lo di Kyoto. A Kyoto, infatti, il 10 dicembre 1997, in occasione della Convenzione sui Cambiamenti Climatici, è stato stipulato un Protocollo che impegna gli Stati firmatari a ridurre le emissioni di gas serra entro un lasso di tempo compreso tra il 2008 e il 2010. Per l’Europa è stato fissato l’obiettivo della riduzione delle emissioni re- sponsabili dell’effetto serra4 dell’8% rispetto ai livelli del 1990. In seguito la Commissione Europea ha elaborato la Comunicazione 576 del 20 no- vembre 1996, che va sotto il nome di Libro Verde, che ha obiettivi carat- terizzanti la sicurezza degli approvvigionamenti di energia e l’incentivazio- ne dell’uso delle fonti rinnovabili. A distanza di un anno la stessa Commis- sione Europea ha prodotto il testo “Energia per il futuro: le fonti energeti- che rinnovabili - Libro Bianco per una strategia e un piano di azione del- la Comunità”: Com(97) 599 del 26 novembre 1997. Esso accoglie le in- dicazioni del Libro Verde per aumentare l’apporto delle fonti rinnovabili per la produzione di energia dell’Unione Europea e la riduzione delle emissioni di gas serra. La recente Conferenza di Johannesburg, svoltasi a dieci anni dalla sto- rica Conferenza di Rio, ha raggiunto comunque risultati mediocri, sottoli- neando la diversità con cui l’America, rispetto all’Europa, sta conducen- do la questione e mettendo in crisi in molti casi il lavoro svolto anche dal- la legislazione Italiana, che fino ad ora ha coerentemente recepito le di- rettive europee tese a ridurre i consumi e intro-durre fonti energetiche rin- novabili e sistemi di gestione più flessibili.

Quadro nazionale

¥Decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 “Attuazione della Direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il merca- to dell’energia elettrica” è uno dei recenti atti normativi emanati dal Gover- no Italiano. Il Decreto sancisce la liberalizzazione nel mercato dell’ener- gia elettrica delle attività di “produzione, importazione, esportazione, ac- quisto e vendita”. In particolare:

49 •l’attività di produzione è consentita ad ogni soggetto nei limiti del 50% dell’energia elettrica totale prodotta ed importata in Italia - di qui l’obbligo per l’ENEL di cedere parte della sua capacità produttiva (15.000 MW); •l’attività di distribuzione resta in capo dei gestori delle Reti, fermo restan- do l’obbligo di connettere chiunque ne faccia richiesta, onde assicurare l’universalità del servizio e garantire standard di sicurezza, affidabilità, ef- ficienza e il minor costo del servizio e degli approvvigionamenti. Meritano attenzione, nel corpo dello stesso Decreto, le misure per l’incen- tivazione della produzione da fonti rinnovabili: l’art. 11 prevede che dal 2001 i produttori o gli importatori di energia elettrica da fonte non rinnova- bile devono immettere nel sistema, a partire dal 2002, il 2% della energia prodotta, eccedente i 100 GWh, di energia da fonte rinnovabili. Tale ener- gia può essere prodotta direttamente o acquistata da altri produttori. •Decreto del Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato dell’11 no- vembre 1999 “Direttive per l’attuazione delle norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili”; in particolare, con questo Decreto si istituiscono i certi- ficati verdi, che si configurano come titoli aventi validità annuale e attribui- ti all’energia prodotta da fonti rinnovabili, con valore pari o multiplo di 100 MW, emessi dal gestore della rete. ¥Decreto legislativo del 23 maggio 2000 In attuazione della direttiva 98/30/CE; anche per il gas naturale con que- sto Decreto si introduce la liberalizzare del mercato e in particolare le at- tività di importazione, esportazione, trasporto, distribuzio-ne e vendita. Il nuovo assetto conferito ai mercati energetici in senso liberistico ha reso necessaria l’istituzione di un organo di controllo, organizzazione e piani- ficazione del settore, sempre più legato alle singole realtà locali. •Decreti del Ministero dell’Ambiente nn¡99/SIAR/2000 e 101/SIAR/2001 Definizione e avvio del programma “Tetti fotovoltaici”. ¥Delibera CIPE del novembre 1998 “Linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emis- sioni dei gas serra”. •DM del 10.3.1987, n. 105: “Limiti alle emissioni nell’atmosfera da impian- ti termoelettrici a vapore”.

Graf. 28 Consumi energia elettrica

50 Analisi ambientale

Dalle indagini effettuate e dai dati trasmessi dalle società fornitrici di ener- gia (energia elettrica e gas) presenti sul territorio, si evince che i consu- mi di energia elettrica per il comparto civile si mantengono pressoché co- stanti nel tempo oscillando intorno al valore medio di 30.000.000 di kwh all’anno, mentre i consumi nel settore industriale registrano un andamen- to fluttuante con un brusco calo negli anni 2000 e 2001 e una repentina ripresa negli anni successivi con consumi attestantesi intorno ai 60.000.000 kwh annui.

Graf 29 Consumi di ener- gia elettrica Elaborazione su dati ENEL

Graf 30 - Consumi gas naturale Elaborazione su dati Italgas

Graf. 31 - Produzinoe energia di fonti rinnovabili - Elaborazione su dati APEAC

51 Molto importante è la situazione relativa alla produzione locale di energia da fonti rinnovabili. In particolare la produzione di energia eolica con un totale di 199 torri installate nei comuni di Accadia, Anzano di Puglia, Celle S.Vito, Faeto, Orsara di Puglia, Panni, Rocchetta Sant’Antonio, Sant’Agata di Puglia, ed una potenza complessiva di 115.92 MW, afferma il pri- mato del territorio subappeninico nei confronti dell’intera Provincia di Foggia. Difatti rispetto all’intero territorio provinciale ben il 53% dell’energia da fonti rinnovabili viene prodotta sul territorio dei comuni della C.M.M.D.M. I grafici e i dati che seguono possono meglio chiarire e dettagliare questa notevole situazione.

Foto 4 - Parco eolico

Graf. 32 - Torri e poten- za installata Elaborazione su dati APEAC

52 Turismo

Attività ricettive per tipologia

La ricettività turistica del Subappennino Dauno Meridionale è un fat- tore rilevante per lo sviluppo economico dell’area considerata, in quanto volano per la promozione e diffusione di una serie di prodotti e servizi presenti nell’area. Dai dati forniti dall’A.P.T. di Foggia e presenti sul sito internet di Puglia Turismo, sistema regionale dell’Assessorato al Turismo, si evidenzia la mancanza di un sistema complesso e maturo di strutture ricettive, fondato su poche unità locali, con una bassa diffusione delle struttu- re con elevata qualità residenziale, testimoniata dall’attribuzione delle tre e quattro stelle.

La ricettività turistica può contare unicamente su 24 strutture ricettive, per una capacità di ospitalità data dai seguenti dati: Alberghi camere n. 214 e posti letto n. 373 Affittacamere: camere n. 17 e posti letto n. 36 Agriturismo: camere n. 26 e posti letto n.d. Bed & Breakfast: dati non disponibili

Per quanto riguarda le presenze dei turisti nel territorio della Comunità Montana, gli unici dati a disposizione riguardano solo alcu- ni comuni del Subappennino Dauno Meridionale e, peraltro, sono stati forniti dall’A.P.T. di Foggia in maniera aggregata, in quanto i medesi- mi dati, per via della normativa vigente in materia di privacy, e dato l’esiguo numero di strutture ricettive, non possono essere restituiti ad un livello comunale. I dati forniti non permettono, altresì, di evidenziare l’andamento sta- gionale delle presenze e degli arrivi. I dati forniti, seppur non esaustivi della realtà locale che dovrebbe comprendere altresì il fenomeno delle seconde case, ovvero la con- suetudine all’ospitalità rispetto a parenti emigrati o loro discendenti,

Graf 33 Strutture ricettive - Fonte Puglia Turismo 2004

53 segnalano una interessante propensione all’incremento del numero di turisti, che conferma il trend positivo della Puglia negli anni 1999 Ð 2001 per poi ridursi nel 2002, a causa della sfavorevole congiuntura internazionale. Di seguito si presenta il grafico relativo all’andamento degli arrivi e delle presenze nella Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali Il notevole incremento delle presenze turistiche per il periodo consi- derato giustifica l’adozione di politiche di sviluppo rivolte ad un incre- mento complessivo delle strutture ricettive, soprattutto nei Comuni che ne sono attualmente privi, ed a un miglioramento della capacità ricettiva e della qualità del servizio erogato. L’adozione di strumenti di programmazione integrata e settoriale da parte dei Comuni dell’area considerata, persegue l’obiettivo di agevolare un flusso turistico sem- pre maggiore, al fine di valorizzare le ingenti risorse ambientali e cul- turali presenti nel territorio comunitario

Graf. 34 - Presenze turistiche - Fonte A.P.T. Foggia 2004

54 3 ARIA E CLIMA

3.1 Premessa

Nel presente capitolo si delineano il quadro climatico e quello sulla qualità dell’aria, al fine di tracciare per questa componente ambienta- le uno scenario, seppur carente in merito ai dati disponibili, il più com- pleto possibile e soprattutto aperto a spunti di approfondimento.

3.2 Normativa di riferimento

QUADRO COMUNITARIO Direttiva Quadro sulla Qualità dell’Aria Locale U.E. 96/62/CE: “Valutazione e gestione della qualità dell’aria”; Direttiva 99/30/CE: Definizione dei valori limite per la concentrazione in aria di biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), biossido di azoto (NO2), particolato (PM10) e piombo (Pb). Direttiva 2000/69/CE: Definizione dei valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio, come richiesto dalla direttiva 96/62/CE. DM 02/04/2002 n. 60: Recepimento delle indicazioni delle direttive europee 99/30 e 2000/69; Direttiva europea 2002/3/CE: Recepimento dei valori per l’ozono Protocollo di Kyoto, 1998: Accordo internazionale sottoscritto dalla gran parte dei paesi del mondo per la riduzione delle emissioni di CO2 (gas serra).

QUADRO NAZIONALE DPCM del 28 marzo 1983: “Limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e di esposizione relativi ad inquinanti dell’aria nell’ambiente esterno”. Decreto del Presidente della Repubblica del 24 maggio 1988, n.203: “Attuazione delle direttive C.E.E. numeri, 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203, concernenti norme in materia di qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti e di inquinamen- to prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n.183". DM 15 aprile 1994, DM 25 novembre 1994 e DM 16 maggio 1996: Limiti per l’ozo- no e il benzene. D.Lgs. 351/99: Valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente, in attuazione della direttiva 96/62/CE. DM 02/04/2002 n. 60: Recepimento delle indicazioni delle direttive europee 99/30 e 2000/69. Legge 1 giugno 2002, n. 120: “Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”3;

QUADRO REGIONALE L.R. 7/99: Disciplina delle emissioni odorifere delle aziende. Emissioni derivanti da sansifici. Emissioni nelle aree a elevato rischio di crisi ambientale.

55 L.R. 17/00: Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di tutela am- bientale L.R. n. 31 del 16-5-1985: Disciplina del Comitato Regionale contro l’inquinamento at- mosferico Delibera di giunta regionale n¡1497 dell’11 ottobre 2002: Disposizioni in materia di inquinamento atmosferico - Semplificazione procedure impianti a ridotto inquina- mento atmosferico, nonché nuove procedure per le attività.

3.3 Analisi ambientale

Il clima Si riportano di seguito i dati meteo climatici rilevati dalle stazioni di Ascoli Satriano e Candela. Dall’analisi di questi dati riportati sinteticamente in tabella, risulta in particolare evidente la differenza tra acqua precipitata e acqua evapo- rata, elemento costante nell’ultimo quinquennio, che ha portato ad un progressivo impoverimento delle risorse idriche a servizio del territorio.

Tab. 16 Dati meteo climatici stazione di Candela Fonte Consorzio di Bonifica di Capi- tanata

ANNO pioggia tot evaporaz.tot T max(¡C) T min(¡C) umid. umid. vento radiaz. (mm) (mm) max % min % (km/g) (cal/cmq/g) 1998 834,62 1541,96 22,11 9,38 87,01 42,79 188,16 311,55 1999 707,84 1351,76 23,07 10,78 88,56 44,72 191,71 333,67 2000 585,00 928,17 23,82 10,69 82,24 40,92 178,96 293,57 2001 499,20 1211,48 23,87 10,79 82,67 40,72 207,17 368,48 2002 628,40 973,87 23,67 10,82 90,99 48,86 158,97 360,87 2003 625,95 1002,92 23,15 10,11 91,56 46,25 160,80 324,32

Tab. 17 Dati meteo climati- ci stazione di Ascoli Satria- no Fonte Consorzio di Bonifica di Capi- tanata

ANNO pioggia tot evap.tot T max (¡C) T min (¡C) umid. umid. vento radiaz. (mm) (mm) max % min (%) (km/g) (cal/cmq/g) 2000 315,26 712,90 25,84 14,64 75,61 39,90 273,47 307,01 2001 531,10 1381,45 24,00 12,53 80,08 41,53 326,58 332,34 2002 584,40 1100,74 22,76 11,84 85,44 47,77 303,20 306,77 2003 702,10 1262,95 22,81 11,09 83,50 44,73 319,99 323,82

56 Graf. 35 - Pioggia ed eva- 1600 porazione per anno - Sta- zione di Candela 1400 Fonte: Consorzio di bonifica di Ca- 1200 pitanata

1000 pioggia totale

mm 800 evapoazione totale

600

400

200

0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anno Graf. 36 - Pioggia ed eva- Totale anni 1998-2003 porazione per anno - Sta- 8000 zione di Candela

Fonte: Consorzio di bonifica di Ca- 6000 pitanata

mm 4000

2000

0 pioggia totale evaporaz.totale

Graf. 37 - Pioggia ed evaporazio- 1400 ne per anno - Stazione di Ascoli Satriano 1200 Fonte: Consorzio di bonifica di Ca- 1000 pitanata 800 pioggia totale

mm evaporazione totale 600 400 200 0 2000 2001 2002 2003 anni

Graf. 38 - Pioggia ed evaporazio- TOTALE ANNI 2000-2003 ne totali - Stazione di Ascoli Sa- triano 5000 Fonte: Consorzio di bonifica di Ca- 4000 pitanata

3000

2000

1000

0 pioggia totale evaporaz.totale

57 Qualità dell’aria e inquinamento atmosferico

La qualità dell’aria è definita oggettivamente confrontando le concen- trazioni misurate o stimate di alcuni inquinanti in atmosfera con valori di concentrazione riferiti ad un particolare intervallo temporale. La normativa di riferimento nazionale definisce a tal proposito alcuni tipi di valori: - Valori limite: limiti massimi di accettabilità di concentrazione e di esposizione per la salvaguardia della salute della popolazione; - Valori guida: limiti di accettabilità di concentrazione e di esposizio- ne per la protezione a lungo termine della salute e degli ecosiste- mi; - Livelli di attenzione e di allarme, utilizzati nelle aree urbane a ri- guardo dell’esposizione della popolazione; - Obiettivi di qualità, volti alla protezione a lungo termine della salu- te nelle aree urbane. L’inquinamento atmosferico è il risultato di due tipologie di situazioni: da una parte l’azione antropica determina l’immissione in atmosfera di sostanze prodotte dalle attività umane, industrializzazione ed urbaniz- zazione, dall’altra cause naturali come incendi, eruzioni vulcaniche e tutti i processi biologici determinano l’emissione di gas nocivi alla sa- lute. Di questi due fattori il secondo può considerarsi costante nel tem- po, mentre il primo è in continua crescita, da cui la necessità di control- lare e monitorare lo stato di qualità dell’aria, le concentrazioni degli in- quinanti e i loro impatti sugli ecosistemi. Alcuni inquinanti atmosferici, ovvero quelli che debbono tenere alta la soglia di attenzione in ragione della loro pericolosità e dannosità, pos- sono essere riassunti nella seguente tabella in cui si è provveduto ad effettuare una valutazione del loro grado di pericolosità, in base alla re- lativa importanza della loro presenza

58 Tabella 18: Classi di qualità dell’aria

SIGNIFICATIVITË E LIVELLI DI QUALITË INQUINANTE buona accettabile scadente pessima

BIOSSIDO di AZOTO (_g/m3) Le principali sorgenti di NOx in atmosfera sono il traffico autoveicolare e le attività industriali 0-50 51-100 101-200 >201 legate alla produzione di energia elettrica ed ai processi di combustione.

BIOSSIDO di ZOLFO (_g/m3) Gli ossidi di zolfo si producono nella combustione di ogni materiale contenente zolfo. Le 0 - 50 51 - 125 126 -250 > 251 principali sorgenti di SOx sono gli impianti di combustione di combustibili fossili a base di carbonio, l’industria metallurgica, l’attività vulcanica.

PARTICELLE SOSPESE TOTALI (_g/m3) Il particolato è un miscuglio di particelle solide e liquide di diametro tra 0,1 e 100 mm. Le 0 Ð 40 41 - 60 61 - 150 > 151 principali sorgenti di particolato sono: i processi di combustione, le centrali termoelettriche, le industrie metallurgiche, il traffico, i processi naturali quali le eruzioni vulcaniche.

PM10 (_g/m3) La frazione delle particelle sospese totali con diametro inferiore a 10 mm viene indicata 0 - 15 15 - 30 30 - 40 > 40 come PM10.

MONOSSIDO di CARBONIO (mg/m3) Il monossido di carbonio, inquinante tipicamente urbano, è una sostanza altamente tossica 0 Ð 2.5 2.6 - 15 16 - 30 > 31 poiché, legandosi all’emoglobina, riduce la capacità del sangue di trasportare ossigeno arrecando danni all’apparato cardiovascolare.

OZONO (_g/m3) L’ozono è un inquinante secondario, che si forma in atmosfera dalla reazione tra inquinanti 0 - 50 51 - 100 101-200 > 201 primari (ossidi di azoto, idrocarburi) in condizioni di forte radiazione solare e temperatura elevata.

BENZENE (_g/m3) Le maggiori sorgenti di esposizioni al benzene per la popolazione umana sono il fumo di 0 Ð 2.5 2.5 - 5 5 - 10 > 10 sigaretta, le stazioni di servizio per automobili, le emissioni industriali e da autoveicoli.

IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI - BaP (ng/m3) Gli IPA si formano in seguito alla combustione incompleta di materiale organico contenete carbonio. Le principali sorgenti di immissione in atmosfera sono: gli scarichi dei veicoli a 0 Ð 0.25 0.25Ð0.5 0.5 - 1 > 1.01 motore, il fumo di sigarette, la combustione del legno e del carbone. Il più pericoloso tra gli IPA, è considerato il benzo[a]pirene.

PIOMBO (_g/m3) I metalli pesanti presenti in atmosfera derivano dai processi di combustione e dalla lavora- 0 Ð 0.5 0.51Ð1.0 1.1 Ð2.0 >2.1 zione industriale dei metalli. Le elevate concentrazioni registrate nelle aree urbane sono dovute alle emissioni da traffico veicolare

59 INQUINANTE METODO DI CALCOLO CONCENTRAZIONE

50¡ percentile delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 80 µg/m3

SO2 50¡ percentile delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/10 al 31/3 130 µg/m3

98¡ percentile delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 250 µg/m3

NO2 98¡ percentile delle medie di 1 ora nel periodo dal 1/1 al 31/12 200 µg/m3

O3 media di 1 ora da non raggiungere più di una volta al mese 200 µg/m3

media di 1 ora 40 mg/m3 CO media di 8 ore 10 mg/m3

Pb media delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 2 µg/m3

media delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 150 µg/m3 PTS 95¡ percentile delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 300 µg/m3

concentrazione media di 24 ore 20 µg/m3 F media aritmetica delle concentrazioni medie di 24 ore rilevate in un mese 10 µg/m3

NMHC* concentrazione media di 3 ore consecutive 200 µg/m3

Tabella 19: Valori limite: Al fine di dare un quadro di sintesi dell'attuale situazione nazionale in standard di qualità dell'aria materia di qualità dell'aria, le seguenti tabelle riportano i valori limite, i (DPCM 28/3/83 e DPR 203/88) valori di attenzione e di allarme ed i valori obiettivo attualmente vigen- *idrocarburi totali escluso il metano ti.

Tabella 20: Valori dei livelli di attenzione e di allarme (DM 15/4/94 e 25/11/94)

Inquinante Livello di attenzione Livello di allarme Metodo di calcolo

SO2 125 µg/m3 250 µg/m3 Media giornaliera PTS 150 µg/m3 300 µg/m3 Media giornaliera

NO2 200 µg/m3 400 µg/m3 Media oraria CO 15 mg/m3 30 mg/m3 Media oraria

O3 180 µg/m3 360 µg/m3 Media oraria

Tabella 21: Valori guida di qualità dell’aria (DPR 203/88)

INQUINANTE METODO DI CALCOLO CONCENTRAZIONE

media delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 40 - 60 µg/m3 SO2 valore medio delle 24 ore 100 -150 µg/m3

98¡ percentile delle medie di 1 ora nel periodo dal 1/1 al 31/12 135 µg/m3 NO2 50¡ percentile delle medie di 1 ora nel periodo dal 1/1 al 31/12 50 µg/m3

media delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 40 - 60 µg/m3 PTS valore medio delle 24 ore 100 -150 µg/m3

60 PM10 BENZENE BENZO(A)PIRENE Da 1. 1.1996 60 µg/m3 15 µg/m3 2.5 ng/m3 Al 31.12.1998

Dal 1. 1.1999 40 µg/m3 10 µg/m3 1 ng/m3

Allo stato attuale non sono presenti dati sulla presenza di inquinanti Tabella 22: Obiettivi di nell’atmosfera per l’assenza sul territorio di rilevatori per il controllo del- qualità per: PM10, BEN- ZENE, IPA con riferimento la qualità dell’aria e, data la mancanza di dati oggettivi non è possibi- al BENZO(A)PIRENE le effettuare un’analisi quantitativa della qualità dell’aria. Tuttavia, di fat- (D.M. 25/11/94) to l’area risulta lontana da qualsiasi emissione di gas da parte di indu- strie o impianti che possano esalare sostanze inquinanti, e molto ven- tosa sia in estate che in inverno; pertanto, considerato che la perma- nenza di agenti inquinanti, seppur presenti, è influenzata dalle condi- zioni meteorologiche della zona (piovosità, direzione e intensità del vento,…) e che la zona considerata risulta particolarmente ventilata e con attività prevalentemente agricole con bassa densità di popolazio- ne, non dovrebbero presentarsi problemi di qualità dell’aria. L’Edison ha comunque programmato l’installazione di due centraline prima dell’inizio delle attività della centrale termoelettrica che si realiz- zerà nell’area delle attività produttive del contratto d’area di Ascoli Sa- triano, delle quali una da situare all’interno dell’area delle attività pro- duttive e l’altra nel centro della città di Candela.

Le attività produttive con emissioni in atmosfera Ai sensi della normativa nazionale e regionale le attività produt- tive comprese negli elenchi degli allegati I e II al DPR 25 Luglio 1991, sono soggette o a semplice notifica (attività a inquinamen- to atmosferico poco significativo) presso gli uffici competenti, o ad autorizzazione secondo una procedura semplificata (attività a ridotto inquinamento atmosferico). Dall’analisi di tali elenchi ci si può rendere conto dello stato e del livello di pressione antropica sul territorio in ordine alle emissio- ni atmosferiche. Non è stato possibile elaborare questo dato a causa della non disponibilità degli elenchi delle attività, di cui sopra, in possesso della relativa autorizzazione e/o degli elenchi delle attività che hanno ottemperato all’obbligo di comunicazione presso il Comu- ne di appartenenza.

Le stazioni meteoclimatiche presenti sul territorio sono due, quelle di Ascoli Satriano e Candela, i cui dati sono stati analizzati nel presente capitolo. Sarebbe auspicabile nell’ottica di migliorare la caratterizzazione me- teoclimatica del comprensorio prevedere ulteriori stazioni di rilevamen- to che meglio distribuite sul territorio possano restituire informazioni più attendibili anche per le zone più lontane da Ascoli e Candela.

61 Fonti consultate e dati disponibili

¥Consorzio di Bonifica della Capitanata: dati climatici stazioni di Asco- li Satriano e Candela

3.4 Indicatori

Indicatore di stato: Numero di stazioni pluviometriche e numero di sta- zioni meteo

Indicatore di stato: Precipitazioni medie annue

Le precipitazioni medie negli ultimi sei anni hanno sofferto di un trend negativo con il raggiungimento del minimo nel 2001 di 41,60 mm a Candela e 42,26 mm ad Ascoli Satriano. Negli ultimi due anni la situa- zione è migliorata con un incremento progressivo rilevato in entrambe le stazioni meteo-climatiche come può evincersi dal grafico che segue

Indicatore di stato: Ventosità media

La ventosità della regione risulta medio-alta con valori registrati nella stazione di Ascoli S. ben più elevati della stazione di Candela come può evincersi dal grafico che segue.

Graf 39: Precipitazioni me- die annue - Elaborazione su dati Precipitazioni medie annue Consorzio di Bonifica di Capitanata 80

70

60

50 Ascoli Satriano 40

mm Candela 30

20

10

0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anni

62 Graf. 40: Ventosità media - Ventosità media Elaborazione su dati Consorzio di Bonifica di Capitanata 350

300

250

200 Ascoli Satriano Candela km/g 150

100

50

0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anni

Indicatore di stato: Temperatura ed umidità minima e massima

Graf 41: Andamento delle Andamento temperature stazione di Ascoli S. temperature - Stazione di Ascoli Satriano - Elaborazione 30 su dati Consorzio di Bonifica di Ca- pitanata 25

20 Temperature massime C 15 ° Temperature minime 10

5

0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anni

63 Andamento tem erature stazione di Candela Graf 42: Andamento delle temperature _Sta- 30 zione di Candela - Elabora- 25 zione su dati Consorzio di Bonifi- ca di Capitanata 20 Temperature massime

C

° 15 Temperature minime 10

5

0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anni

Graf 43: Umidità stazio- Andamento umidità stazione di Ascoli S. ne di Ascoli Satriano - Elaborazione su dati Consorzio di Bonifica di Capitanata 100 90 80 70 60 Umidità massima

% 50 Umidità minima 40 30 20 10 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anni

Graf 44: Umidità sta- zione di Candela Andamento umidità stazione di Candela - Elaborazione su dati Consor- zio di Bonifica di Capitanata 100 90 80 70 60 umidità massima

% 50 umidità minima 40 30 20 10 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anni

64 Indicatore di stato: presenza di una rete di monitoraggio

Scopo dell’indicatore é un indicatore che consente di valutare attraverso la presenza e il raggio di azione del sistema di rilevamento della qualità dell’aria, lo sta- to attuale di monitoraggio del territorio.

Indicatore di pressione: emissioni di CO2

Scopo dell’indicatore Quantificare le emissioni climalteranti generate e valutare l’andamen- to delle emissioni totali rispetto agli obiettivi di riduzione assunti dalla convenzione di Kyoto.

Indicatore di pressione: Concentrazioni medie annue degli inqui- nanti atmosferici (CO, NOx, SO2, Ozono, PM10, Benzene

Scopo dell’indicatore È un indicatore che consente di valutare lo stato di qualità dell’aria in riferimento agli obiettivi per la protezione della salute e dell’ambiente.

Indicatore di risposta: dotazione di rete di rilevamento

Scopo dell’indicatore Permette di valutare in che misura si risponde alla necessità del terri- torio di monitorare la qualità dell’aria

65 4 RISORSE IDRICHE

4.1 Premessa

Il tema delle risorse idriche si presenta molto articolato e complesso in quanto a queste si fa riferimento sia quando si parla di corpi idrici su- perficiali come invasi, fiumi, torrenti e quant’altro, sia quando si parla di risorse idriche sotterranee, che in generale del sistema idrico inte- grato, e cioè di tutto quel complesso di opere che rendono possibile l’utilizzazione della risorsa acqua da parte dei cittadini e per gli usi ci- vici che industriali e irrigui. Per questo motivo vengono di seguito analizzate, dopo un esauriente esame dei riferimenti normativi in materia, queste sottotematiche rela- tivamente alla risorsa “acqua” (risorse idriche superficiali, risorse idri- che sotterranee, sistema idrico integrato), analizzando per ciascuna di esse lo stato della risorsa, laddove la presenza di dati lo permette, e gli indicatori ambientali a corredo dell’analisi effettuata. Importante è sottolineare comunque che la gestione, il controllo, il mo- nitoraggio e tutte le azioni di programmazione, intervento, investimen- to e quant’altro fanno capo ad un’unica autorità riconosciuta dalla nor- mativa nazionale e regionale: il Commissario Delegato per l’emergen- za in Puglia, con poteri che scadranno il prossimo 31/12/2004, al qua- le compete la gestione e il coordinamento dell’Ambito Territoriale Ot- timale che nella nostra regione coincide con l’intero territorio pugliese.

4.2 Normativa di riferimento

Normativa comunitaria A livello Comunitario l’atto normativo più recente è la Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, (successivamente modificata dalla Decisione n. 2455/2001/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 novembre 2001). Obiettivo della Direttiva è fissare un quadro comunitario per la prote- zione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, che assicuri la prevenzione e la riduzio- ne dell'inquinamento, agevoli l'utilizzo idrico sostenibile, protegga l'am- biente, migliori le condizioni degli ecosistemi acquatici e mitighi gli ef- fetti delle inondazioni e della siccità. Ai fini della sua applicazione gli Stati membri: - individuano tutti i bacini idrografici presenti nel loro territorio e li as- segnano a distretti idrografici - quattro anni dall'entrata in vigore provvedono affinché, per ciascun distretto idrografico siano effettuate l'analisi delle caratteristiche del distretto, l'esame dell'impatto delle attività umane sulle acque, l'a- nalisi economica dell'utilizzo idrico e si compili un registro delle

66 aree alle quali è stata attribuita una protezione speciale - entro nove anni dall'entrata in vigore per ciascun distretto idrogra- fico devono essere predisposti un piano di gestione e un program- ma operativo che tenga conto dei risultati delle analisi e degli stu- di realizzati. Le misure previste nel piano di gestione del distretto idrografico sono destinate a: ¥ prevenire la deteriorazione, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque superficiali, ottenere un buono stato chimico ed ecolo- gico di esse e ridurre l'inquinamento dovuto agli scarichi e alle emissioni di sostanze pericolose; ¥ proteggere, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque sotter- ranee, prevenirne l'inquinamento e la deteriorazione e garantire l'e- quilibrio fra l'estrazione e il rinnovo; ¥ preservare le zone protette. Gli obiettivi di cui sopra devono essere conseguiti entro quindici anni dall'entrata in vigore della direttiva, data che può essere però rinviata o resa meno vincolante, fermo restando il rispetto delle condizioni sta- bilite dalla direttiva. Con decorrenza dal 2010 gli Stati membri devono provvedere affinché le politiche dei prezzi dell'acqua incentivino gli utenti a usare le risor- se idriche in modo efficiente e affinché i vari comparti dell'economia diano un adeguato contributo al recupero dei costi dei servizi idrici, compresi i costi per l'ambiente e le risorse.

Normativa nazionale e regionale La tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee è attualmente disci- plinata dal D.Lgs 152 del 11 maggio 1999 modificato in parte dal succes- sivo D.Lgs. 258/2000. Il D.Lgs 152/1999 recepisce la Dir. 91/271/CEE sul trattamento delle ac- que reflue urbane (vedi paragrafo successivo), e la Dir.91/676/CEE, sulla protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati. Basato sugli stessi orientamenti alla base della nuova direttiva 2000/60, il nuovo testo opera una profonda revisione della precedente politica di pre- venzione e risanamento, impostata sugli standard allo scarico, introducen- do il concetto di obiettivo di qualità del corpo idrico. L’attenzione del legislatore passa così dal controllo del singolo scarico alla considerazione del corpo recettore ed alla valutazione della sua capacità di assorbimento. La qualità delle acque e degli ecosistemi acquatici viene ora garantita da un piano di tutela che fissa, per ciascun corpo idrico presente sul bacino idrografico, la classe di qualità (biologica e chimico-fisica) che dovrà esse- re raggiunta. La nuova normativa individua, per i corpi idrici superficiali e sotterranei, un obiettivo minimo di qualità ambientale, inteso in funzione della capacità dei corpi idrici di mantenere i processi naturali di autodepurazione, e un obiet- tivo di qualità per specifica destinazione che individua, se necessario, lo stato dei corpi idrici idoneo ad una particolare utilizzazione da parte dell’uo-

67 mo, alla vita dei pesci e dei molluschi. Il Decreto stabilisce i parametri necessari per ottenere la classificazione delle acque, in base agli obiettivi di qualità ambientale e agli usi previsti, e i parametri di riferimento relativi ai limiti d’emissione degli scarichi idrici. Sono individuate cinque classi di stato ambientale per i corpi idrici super- ficiali: Elevato, Buono, Sufficiente, Scadente, Pessimo. La classificazione è ottenuta sulla base dello stato ecologico e dello stato chimico del corpo idrico. La valutazione dello stato ecologico viene effet- tuata incrociando il livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori con i valori dell’I.B.E. (Indice Biotico Esteso); la definizione dello stato chi- mico, invece, viene individuata mediante i principali inquinanti chimici pre- senti nelle acque superficiali. Per le acque sotterranee lo stato di qualità ambientale, attribuito sulla base dello stato quantitativo e dello stato chimico, è definito da cinque diverse categorie: Elevato, Buono, Sufficiente, Scadente, Naturale particolare. A livello nazionale oltre al D.Lgs. n. 152/1999 di notevole importanza è an- che la Legge n. 36/1994. Disposizioni in materia di risorse idriche (c.d. Legge Galli). Con questa legge viene definita l’organizzazione del Servizio Idrico Inte- grato, la costituzione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), le forme socie- tarie per la gestione del Servizio e l’istituzione delle tariffe. La Regione Puglia ha recepito quest’ultima norma con la L.R. 28/99, con la quale ha provveduto ad individuare come ATO l’intero territorio regiona- le e a disciplinare le modalità e le forme di cooperazione per l’istituzione dell’Autorità d’Ambito e per i rapporti che la stessa deve gestire con Comu- ni e Province. In Puglia il Servizio Idrico Integrato, dalla captazione alla distribuzione, po- tabilizzazione, depurazione, smaltimento dei fanghi e riciclo delle acque reflue, è stato gestito sin dall’origine dall’Ente Autonomo Acquedotto Pu- gliese (E.A.A.P.), oggi AQP S.p.A. che ricoprirà tale incarico fino al 2018. Un altro testo normativo di particolare rilevanza, per la valutazione dello stato ambientale delle acque, è il DPR 236/88 che stabilisce i requisiti di qualità delle acque destinate al consumo umano ovvero di quelle fornite al consumo e di quelle utilizzate da imprese alimentari. Tali requisiti sono valutati secondo parametri organolettici, chimico Ð fisici e microbiologici nonché in riferimento a sostanze indesiderabili ed a sostanze tossiche. Per ognuno di questi parametri sono definite le Concentrazioni Massime Ammissibili (CMA), il cui superamento, salvo speciali deroghe, determina l’impossibilità dell’uso ed i Valori Guida (VG), cui le Amministrazioni Regio- nali devono tendere attraverso la redazione e l’attuazione di Piani di Risa- namento. Di recente il governo ha emanato il D.L. n. 31 del 02/02/2001, che rece- pisce nella legislazione nazionale le prescrizioni contenute nella Direttiva dell’Unione Europea 98/83/CE, relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano (vedi paragrafo successivo). Le norme regolamentari e tecniche previste dal DPR 236/88 restano in vi- gore ove compatibili con il nuovo decreto. Le variazioni al DPR 236/88 in- 68 trodotte dalla nuova normativa relativamente ai requisiti di qualità delle ac- que saranno applicate a regime a partire dal 25/12/2003. Il D. Lgs. 31/2001 stabilisce che la qualità delle acque destinate al consu- mo umano dovrà essere resa conforme ai valori dei parametri dell’Allega- to n.1 entro il 25 Dicembre 2003; in particolare dovranno essere sottopo- sti a controllo almeno i parametri sintetizzati nella tabella 23. Il D. Lgs. 152/99 definisce i parametri per la verifica dei valori limite di emissione degli scarichi idrici in corpi idrici superficiali, suddivisi tra quelli riferiti alle acque reflue urbane ed alle acque reflue industriali. Nel caso delle acque reflue urbane, devono essere garantiti i valori li- mite di concentrazione o le percentuali di riduzione (intesa come rap- porto con il carico affluente all'impianto) riportate nella tabella 24.

Tabella 23: Standard qualitativi D.Lgs. 31/2001

Parametro analitico Unità di misura Valore massimo ammissibile Alluminio µg/l 200 Ammonio mg/l NH4 + 0,5 Colore Unità colore di Pt Accettabile e senza variazioni anomale Conduttività µS/cm (20¡) 2.500 Escherichia coli NPP/100 ml 0 Concentrazione ioni idrogeno pH 6,5-9,5 Ferro µg/l 200

Nitriti mg/l NO2 0,5 Odore Soglia di sensibilità Accettabile e senza variazioni anomale Sapore Soglia di sensibilità Accettabile e senza variazioni anomale Batteri coliformi a 37¡ NPP/100 ml 0 Torbidità NTU Accettabile e senza variazioni anomale Disinfettante residuo mg/l Valore consigliato: 0,2

Tabella 24: Limiti di emissione per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane (D.Lgs. 152/99) SCARICHI IN CORPI IDRICI SUPERFICIALI 1.1.1.1 Limiti di emissione per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane Potenzialità dell'impianto 4.2.1.2 Potenzialità dell'impianto 2.000 - 10.000 A. E. * > 10.000 A. E. * media giornaliera Concentrazione % di riduzione Concentrazione % di riduzione BOD5 mg/l <= 25 70-90 <=25 80 (senza nitrificazione) COD mg/l <=125 75 <=125 75 Solidi sospesi mg/l <=35 90 <=35 90 69 limiti validi, per gli impianti non ancora esistenti al 29.5.99, dalla entra- ta in esercizio. limiti validi, per gli impianti esistenti (già effettuato l'appalto e assegna- zione lavori) al 29.5.99, secondo le seguenti scadenze temporali: entro il 31.12.2000 per gli scarichi provenienti da agglomerati di oltre 15.000 A.E. entro il 31.12.2005 per gli scarichi provenienti da agglomerati pari al valore compreso tra 10.000 e 15.000 A. E. entro il 31.12.2005 per gli scarichi in acque dolci o di transizione pro- venienti da agglomerati pari al volume compreso tra 2.000 e 10.000 A.E.

Per il recapito in aree sensibili, gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, devono conformarsi anche alla tabella 2 dell'Allegato 5 del D.Lgs.152/99. Nel caso di acque reflue industriali ed anche nel caso di fognature mi- ste che raccolgono scarichi di insediamenti industriali, gli scarichi de- vono essere conformi ai limiti di emissione stabiliti per cinquantuno parametri (Tabella 3 del succitato Decreto Legislativo).

4.3 Analisi ambientale

Risorse idriche superficiali Il comprensorio dei 16 comuni appartenenti alla Comunità dei Monti Dauni Meridionali è caratterizzato dalla presenza dei due principali bacini idrografici del e del Carapelle, corsi d’acqua a regime torrentizio, i cui principali affluenti sono da Nord a Sud: ¥ T. Sannoro (Cervaro); ¥ T. Lavella (Cervaro); ¥ T. Avella (Cervaro); ¥ T. Iazzano (Cervaro); ¥ T. Biletra (Cervaro); ¥ Fosso Valle dell’Angelo (Cervaro); ¥ Fosso Pozzo Vitolo (Cervaro); ¥ T. Carapellotto (Carapelle); ¥ V. Legnano (Carapelle); ¥ Fosso Viticoni (Carapelle); ¥ Canale Colotti (Carapelle); ¥ T. Frugno (Carapelle); ¥ T. Calaggio (Carapelle).

Nonché dalla presenza del bacino idrografico della sinistra dell’Ofan- to, tra i cui affluenti si contano numerosi gruppi torrentizi. La cartina di Fig. 3 mostra l’idrografia superficiale della provincia di Foggia, mentre la Fig. 4 evidenzia, oltre l’idrografia, le aree contri-

70 buenti al deflusso idrico superficiale dell’intero territorio regionale. Allo stato attuale non è semplice conoscere quale sia lo stato di salu- te dei corpi idrici superficiali giacchè manca sul territorio un’adeguata rete di monitoraggio, tesa a classificare, secondo quanto previsto dal- la normativa, i corsi d’acqua e gli invasi presenti sul territorio, nonché tesa al raggiungimento degli obiettivi di qualità attesi dal decreto legis- lativo 152/99. Mancano ancora quei controlli sistematici sulle acque che possano co- stituire una preziosa banca dati a servizio dell’autorità di bacino, qua- le utile strumento all’individuazione delle criticità e delle opportunità di miglioramento del territorio. Qualcosa si sta movendo per monitore la qualità delle acque del Cervaro, di recente oggetto di ispezioni da par- te dell’ARPA, le cui acque sfociano nel Golfo di Manfredonia. In mancanza di questa rete di rilevamento si fa riferimento nel seguito ai risultati di analisi effettuate dagli ex PMP (Presidi Multizonali di Pre- venzione) su corpi idrici superficiali in prossimità degli scarichi dei de- puratori comunali.

Fig. 3: Idrografia superfi- ciale provincia di Foggia PTCP - Provincia di Foggia

Fig. 4: Idrografia superfi- ciale regione Puglia CNR IRSA Carta realizzata nel- l’ambito degli studi preliminari al Piano di Bacino regionale 2000

71 Tabella 25: Analisi chimico-fisiche su corpi idrici superficiali

ANALISI CHIMICO-FISICHE EFFETTUATE SU CORPO IDRICO RECETTORE - Certificati analisi PMP c/o Ufficio Ambiente Provincia di Foggia

ACCADIA DATA NOTE 11/11/2003 le analisi effettuate su corpo idrico recettore, torrente Frugno, dello scarico del depuratore comu- nale hanno riscontrato un livello di inquinamento discreto 04/11/2002 le analisi effettuate su corpo idrico recettore, torrente Frugno, dello scarico del depuratore comu- nale hanno riscontrato un livello di inquinamento grave

ANZANO DI PUGLIA DATA NOTE 07/03/2002 le analisi effettuate su corpo idrico recettore, Torrente Fiumarelle, ricevente lo scarico del depura- tore comunale hanno riscontrato un livello di inquinamento lieve 09/05/2000 le analisi effettuate su corpo idrico recettore, Torrente Fiumarelle, 400 mt a monte dello scarico del depuratore comunale, hanno riscontrato un livello di inquinamento discreto 09/05/2000 le analisi effettuate su corpo idrico recettore, Torrente Fiumarelle, 400 mt a valle dello scarico del depuratore comunale, hanno riscontrato un inquinamento notevole BOVINO DATA NOTE 27/01/2003 le analisi effettuate su corpo idrico recettore, Torrente Biletra, dello scarico del depuratore comu- nale, non hanno riscontrato inquinamento

CASTELLUCCIO VALMAGGIORE DATA NOTE 07/01/2004 le analisi effettuate sul corpo idrico superficiale Canale Sant'Angelo, recettore dello scarico del depuratore comunale hanno riscontrato un livello di inquinamento discreto DELICETO DATA NOTE 26/04/2002 le analisi effettuate sul corpo idrico, Torrente Meridiano, recettore dello scarico del depuratore comunale, 40 mt a monte dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamento gravissimo 09/04/2002 le analisi effettuate sul corpo idrico recettore, Torrente Meridiano, dello scarico del depuratore comunale, 40 mt a monte dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamento modesto 09/04/2002 le analisi effettuate sul corpo idrico recettore dello scarico del depuratore comunale, 700 mt a valle dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamento grave 13/02/2002 le analisi effettuate sul corpo idrico recettore dello scarico del depuratore comunale, 600 mt a monte dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamento gravissimo 13/02/2002 le analisi effettuate sul corpo idrico recettore dello scarico del depuratore comunale, 600 mt a valle dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamento gravissimo

MONTE LEONE DI PUGLIA DATA NOTE 23/03/2004 le analisi effettuate sul corpo idrico torrente Cervaro, hanno rilevato livelli di inquinamento non significativo 29/03/2004 le analisi effettuate sul corpo idrico torrente Cervaro, hanno rilevato livelli di inquinamento non significativo

72 PANNI DATA NOTE 06/03/2002 le analisi effettuate sul campione del corpo idrico torrente Pisciolo,recettore dello scarico del depuratore comunale, prelevato 200 mt a valle dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamen- to gravissimo 06/03/2002 le analisi effettuate sul campione del corpo idrico torrente Pisciolo,recettore dello scarico del depuratore comunale, prelevato 40 mt a monte dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamen- to lieve

ROCCHETTA S.ANTONIO DATA NOTE 07/02/2002 le analisi effettuate su corpo idrico recettore 1 Km a valle dello scarico del depuratore comunale, hanno riscontrato valori molto fuori della norma

S.AGATA DI PUGLIA DATA NOTE 10/03/2000 le analisi effettuate sul campione del corpo idrico in Vallone S.Antonio,recettore dello scarico del depuratore comunale, prelevato 1 km a valle dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamento gravissimo

TROIA DATA NOTE 25/02/2002 le analisi effettuate sul campione del corpo idrico superficiale recettore dello scarico del depura- tore comunale, prelevato 500 mt a monte dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamento gra- vissimo 25/02/2002 le analisi effettuate sul campione del corpo idrico superficiale, recettore dello scarico del depura- tore comunale, prelevato 1 km a valle dello stesso, hanno rilevato livelli di inquinamento gravissi- mo

Accanto a tali analisi vanno inoltre considerate quelle effettuate sui reflui dei depuratori comunali che immettendosi nei corpi idrici costi- tuiscono una delle principali fonti di inquinamento e di alterazione degli equilibri fisici, chimici e biologici dei corsi d’acqua, laddove non vengano rispettati i limiti imposti dalla vigente normativa.

Allo stato attuale gli unici scarichi idrici autorizzati dall’ufficio compe- tente della Provincia di Foggia riguardano esclusivamente gli scarichi dei depuratori a servizio dei comuni oltre che della zona di insedia- menti produttivi di Troia, e dell’Ecospan srl di Bovino, dotata di un proprio impianto a servizio delle attività svolte. Si riporta di seguito l’elenco degli scarichi autorizzati nonché la carta tematica riportante la densità degli scarichi autorizzati in falda al 2000 per ogni Comune della provincia.

73 Tabella 26: Elenco scarichi idrici autorizzati (aggiornato al 03/09/2004)_ depuratori pubblici Fonte Ufficio Ambiente Provincia di Foggia Comune Titolare Localizzazione Tipologia d’impianto Gestore Corpo idrico recttore ACCADIA sindaco Loc. Sotto le Mandorle biologico a fanghi attivi e Comune Torrente Frugno clorazione finale ANZANO DI PUGLIA sindaco Loc. Carifano biologico a fanghi attivi e Comune Torrente Fiumarelle clorazione finale ASCOLI S. 1 sindaco Loc. Muscelle biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Fosso Rinaldi clorazione finale ASCOLI S. 2 sindaco Loc.Fontane Romane biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Fosso Rinaldi clorazione finale BOVINO sindaco Loc. Pianello biologico a fanghi attivi e Comune Torrente Biletra clorazione finale CANDELA sindaco Loc. Fornaci biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Torrente Rio Salso clorazione finale CASTELLUCCIO sindaco C.da Ministalle biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Canale Pozzo Vitolo DEI SAURI clorazione finale CASTELLUCCIO sindaco Via del Grillo biologico a fanghi attivi e General Canale Sant'Angelo VALMAGGIORE clorazione finale Costruzioni CELLE S.VITO sindaco Loc. Fontanelle biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Canale Fontanelle clorazione finale DELICETO sindaco Loc. Chiacone biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Torrente Meridiano clorazione finale FAETO sindaco Loc. Mulino Vecchio biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Torrente Celone clorazione finale FAETO villaggio turi- sindaco Loc. Rovitella biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Canale Perazzo stico S. Leonardo clorazione finale MONTELEONE DI sindaco Loc. Difesa Grande biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Torrente Lavella PUGLIA clorazione finale ORSARA sindaco Loc. Mulino Guastato biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Torrente Lavella clorazione finale PANNI sindaco Loc. Stella Sario biologico a fanghi attivi e Comune Torrente Pisciolo clorazione finale ROCCHETTA SAN- sindaco Loc. Gesta inesistente Comune Loc. Pozzo S.Pietro T'ANTONIO S.AGATA sindaco Loc. Sant'Antonio biologico a fanghi attivi e CISIA srl Vallone Sant'Antonio clorazione finale TROIA sindaco Loc. San Sepolcro biologico a fanghi attivi e FIMCO spa Canale Rivazzuolo clorazione finale TROIA P.I.P. sindaco C.da Tavernazza biologico a fanghi attivi e ASTALDI spa Fosso Tavernozza clorazione finale

ELENCO SCARICHI IDRICI AUTORIZZATI (aggiornato al 03/09/2004)_ attività produttive Fonte: Ufficio Abiente Provincia di Foggia

Comune Titolare Attività Localizzazione Tipologia d’impianto Corpo idrico recettore BOVINO ECOSPANP srl Stoccaggio sottoprodotti Loc. San Fanghi attivi Torrente Lavello di origine animale Lorenzo

74 L’approvvigionamento idrico del territorio non riesce, com’è noto, ad essere soddisfatto all’interno dell’ATO (Ambito Territoriale Ottimale) Puglia, ma usufruisce di risorse idriche interregionali, per soddisfare sia gli usi civili che industriali e soprattutto irrigui. Per comprendere quale sia la disponibilità idrica del territorio si analizzano i dati relati- vi alla piovosità registrata durante l’anno. La carta tematica relativa alla piovosità registrata nei mesi di Luglio e Novembre della Regione Puglia, elaborata sulla base di uno studio statistico effettuato su 50 anni di rilevazioni delle stazioni pluviometri- che dell’Ufficio Idrografico e Mareografico di Bari mostra come il com- prensorio oggetto di studio sia caratterizzato da una buona piovosità paragonata all’andamento generale della regione, con una escursio- ne tra i valori massimi e i valori minimi più contenuta rispetto ad esempio alla zona del basso salento segnata da valori alti nel mese di Novembre ma molto bassi nel mese di Luglio.

Fig. 5: Carta tematica degli scarichi autorizzati in falda Fig. 6: Carta tematica precipitazioni medie mese di nella provincia di Foggia Novembre Fonte: studi preliminari per la realizzazione del Piano di Bacino Regionale Fonte: studi preliminari per la realizzazione del Piano di Bacino (IRSA-CNR 2000) Regionale (IRSA-CNR 2000)

Fig. 7 Carta tematica precipitazioni medie del mese di Fig. 8: Precipitazioni medie annue regione Puglia Luglio Fonte: Studi preliminari per la realizzazione del Piano di Bacino Regiona- Fonte: studi preliminari per la realizzazione del Piano di Bacino Regionale le (IRSA-CNR 2000) (IRSA-CNR 2000)

75 Tuttavia analizzando per gli stessi mesi i dati registrati dalle stazioni pluviometriche del Consorzio di Bonifica per la Capitanata (Ascoli Sa- triano e Candela) negli ultimi tre anni, si può notare un andamento va- riabile, con precipitazioni medie mensili che a volte si discostano dal- l’andamento riportato in cartografia. C’è comunque da tener presente che ai fini di una caratterizzazione climatica non è sufficiente riferirsi a soli tre anni di osservazioni ma è necessario estendere l’arco di osser- vazione temporale di modo che la regionalizzazione dei dati non pos- sa essere influenzata da eventi anomali ed eccezionali che invece possono falsare lo studio se si accorcia il periodo di indagine. Ciononostante è di non poca importanza valutare i valori di precipita- zione misurati negli ultimi anni per poterli confrontare con l’andamen- to medio studiato sull’arco dei 50 anni. Si riportano pertanto nella ta- bella che segue i dati sulla precipitazione (mm di pioggia) misurata nel- le stazioni di Ascoli e Candela nei mesi di Novembre e di Luglio dal 1998 al 2003. Infine si riporta la carta delle precipitazioni medie annue come dato di sintesi ulteriore che possa fornire un parametro di valutazione circa la di- sponibilità idrica del territorio oggetto di studi.

Tabella 27: Precipitazioni medie anni 1998-2003

anno 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Ascoli Satriano Luglio - - 23,00 0,00 56,20 48,60

Candela Luglio 12,86 73,55 24,80 0,00 53,80 20,40

Candela Novembre 191,78 110,14 49,20 34,80 13,80 6,60

Ascoli Satriano Novembre - - 94,20 31,00 17,00 5,20

76 Risorse idriche sotterranee

L’acquifero del Sub-Appennino Dauno ha una struttura piuttosto com- plessa di difficile individuazione rispetto a quella del Tavoliere, che in- vece presenta una successione, ben riconoscibile di tre sistemi idro- geologici principali: l’acquifero superficiale, quello intermedio e quello profondo. Le analisi condotte nell’ambito degli Studi per la Realizzazione dei Pia- ni di Bacino dal CNR-IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque) di Bari con- sentono di fornire una panoramica a riguardo del numero di pozzi pre- senti sul territorio provinciale. Per la precisione sono stati censiti: ¥ 4.665 pozzi autorizzati (CO.T.R.I e/o Uffici del Genio Civile) • 25.284 pozzi autodenunciati (sanatoria di cui all’Art. 10 del D.L. 275/93) per un totale di 26.648 a cui vanno aggiunti un numero imprecisato di pozzi del tutto sconosciuti all’Autorità di Bacino. La carta tematica relativa al numero di pozzi presenti in ciascun Comu- ne nonché la tabella specifica con l’indicazione dei pozzi autorizzati, autodenunciati e scartati, può meglio chiarire quale sia la situazione sull’intero territorio provinciale.

Fig. 9: Carta tematica numero di pozzi per co- mune. Provincia di Fog- gia Fonte: Studi preliminari per la realizzazione del Piano di Baci- no Regionale (IRSA-CNR 2000)

77 Pozzi censiti nei Comuni della Provincia Comune Pozzi autorizzati Pozzi autodenunciati Scartati Totale Accadia 0 163 2 161 Anzano di Puglia 0 87 4 83 Ascoli Satriano 259 1136 154 1241 Bovino 8 558 136 430 Candela 7 229 14 222 Castelluccio dei S. 19 267 61 225 Castelluccio Val. 0 254 7 247 Celle S.Vito 0 21 1 20 Deliceto 2 262 24 240 Faeto 0 36 2 34 Monteleone di P. 0 191 10 181 Orsara di P. 5 288 27 266 Panni 0 39 7 32 Rocchetta S.Ant. 0 120 0 120 Sant’Agata di P. 0 676 44 632 Troia 23 770 62 731 TOTALE 323 5097 555 4865

Tabella 28: Pozzi censiti per Si può notare da tale prospetto come i Comuni che più usufruiscono della risorsa sot- comune. Provincia di Foggia terranea siano quelli di Ascoli, Sant’Agata di Puglia, Troia e Bovino. Fonte: Studi preliminari per la realizza- zione del Piano di Bacino Regionale Rispetto a tale situazione rilevata dagli studi dell’CNR-IRSA le informazioni fornite (IRSA-CNR 2000) dall’Ufficio del Genio Civile di Foggia in merito al numero di richieste di concessione in sanatoria dei pozzi realizzati e alla loro caratterizzazione in quanto a portata emunta, profondità e superficie irrigata, vengono di seguito riportate. È da conside- rare che tali dati rispecchiano l’attuale processo di informatizzazione che il Genio Civile sta attuando, pertanto le indicazioni riportate fanno riferimento a tutte le richie- ste ed autorizzazioni che hanno subito tale processo di informatizzazione. Con tale premessa la distribuzione dei pozzi nel comprensorio della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali, risulta per lo più limitata ad alcuni comuni (Ascoli, Candela, Troia) che usufruiscono dell’acquifero superficiale, con 792 pozzi regolarmente denunciati per fini irrigui ripartiti sul territorio come riportato nel grafico che segue.

78 Le superfici irrigate dalle acque prelevate da tali pozzi sono riportate nel grafico che segue ove naturalmente c’è corrispondenza tra numero di pozzi realizzati e funzio- nanti ed estensione delle superfici irrigate, le quali ammontano complessivamente a ha 2.919 con percentuali differenti tra i diversi comuni. Le profondità denunciate dei 792 pozzi non superano i 100 metri con una portata emunta media che oscilla intorno ai 4-6 litri/sec; a tal proposito i due grafici che seguono rappresentano la dispersione dei valori di profondità e di portata per i 792 pozzi censiti.

Graf. 45: Distribuzione pozzi DISTRIBUZIONE POZZI NEI COMUNI DELLA COMUNITA' per comune Ufficio Genio Civile di Foggia ASCOLI 52% SATRIANO 9% CANDELA 0% CELLE S.VITO 2% 1% DELICETO 3% FAETO

SANT'AGATA DI PUGLIA

33% TROIA

Graf. 46: Superficie irrigata per comune Ufficio Genio Civile di Foggia 6% 0% ASCOLI SATRIANO 1% CANDELA 0% CELLE S.VITO 75% 3% DELICETO

FAETO

15% SANT'AGATA DI PUGLIA

TROIA

79 Graf. 47: Portata emunta per PORTATA EMUNTA pozzo censito Fonte dato : ufficio del Genio Civile di Foggia 20

15

10

5

0 0 50 100 150 200 250 numero pozzi

Graf. 48: Profondità pozzi censiti Fonte dato : ufficio del Genio Civile di PROFONDITA' Foggia 100 80 60 40 20 0 0 50 100 150 200 250 numero pozzi

Per quanto concerne la qualità delle acque sotterranee le uniche informazioni rinve- nute fanno riferimento ad uno studio del CNR che avvalendosi delle metodiche di analisi indicate nel D.Lgsl. 152/99 ha analizzato le acque di pozzi a cielo aperto, pozzi artesiani e fontanili, per un totale di 27 stazioni campionate, dislocate nei limi- ti amministrativi dei comuni di Ascoli Satriano, Bovino, Deliceto, Monteleone di Puglia e Orsara di Puglia. I parametri presi a riferimento per la caratterizzazione delle acque campionate sono alcuni di quelli indicati nella tabella 1/A dell’allegato 2 al D.Lgsl. 152/99 e cioè Ph, temperatura, Coliformi totale e Streptococchi fecali. Prima di restituire i risultati di tale campagna di caratterizzazione si considerino i parametri previsti dal D.Lgsl 152/99 riportati nella tabella 29.

Tabella 29: Limiti previsti dal D.Lgsl 152/99 A1: trattamento fisico semplice e disinfezione A2. trattamento fisico e chimico normale e disinfezione A3: trattamento fisico e chimico spinto semplice affinazione e disinfezione

A1 A1 A2 A2 A3 A3 PARAMETRO UNITË DI MISURA G I G I G I pH 6.5-8.5 - 5.5-9 - 5.5-9 - Temperatura ¡C 22 25 22 25 22 25 Coliformi totali UFC/100 ml 50 - 5000 - 5000 - Streptococchi fecali MPN/100 ml 20 - 1000 - 10000 - 80 Il Decreto suddetto prevede che per la classificazione delle acque in una delle categorie A1, A2, A3, di cui alla precedente tabella, i valori specificati per ciascuna categoria devono essere conformi nel 95% dei campioni ai valori limite specificati nelle colonne I e nel 90% ai valori li- mite specificati nelle colonne G, quando non sia indicato il corrispon- dente valore nella colonna I. Per il rimanente 5% o 10% dei campioni che non sono conformi i parametri non devono discostarsi in misura superiore al 50% del valore dei parametri in questione, esclusi la tem- peratura, il pH, l’ossigeno disciolto e i parametri microbiologici. Si ricorda che in questa tabella non sono state comunque considera- te tutte le categorie elencate nella tab 1/A dell’allegato 2 al D.Lgsl. 152/99. I risultati delle indagini effettuate nelle 24 stazioni di rilevamento, spe- cificando se trattasi di pozzi a cielo aperto, di pozzo artesiano o di fon- tanile, sono di seguito riportate:

Tab. 30: Risultati delle indagini effettuate su 27 stazioni di rilevamento studio CNR Istituto di Scienze del Mare sez. Ecosistemi Costieri

Coliformi Streptococchi Solfito- Comune Punto di prelievo PH Temperatura Trattamento totali fecali riduttori Deliceto Pozzo artesiano 6.80 29 tappeto 0 tappeto A3 Deliceto Vascone 7.30 18.9 0.1 0 3.2 A1 Deliceto Fontanile 7.0 14.1 0 0 0.8 nessuno Deliceto Fontanile 6.8 14.2 0 0 116 A1 Deliceto Fontanile 7.3 14.2 0 0 0 nessuno Deliceto Acqua superficiale 7.1 16.0 25.2 0 18 Analisi chimiche Bovino Pozzo artesiano 6.86 16.2 tappeto 0 0 A1 Bovino Acqua sorgiva 7.01 15.4 0.8 0 0 Nessuno Bovino Fontanile 7.05 16.6 0.8 0 0 Nessuno Bovino Fontanile 7.16 18.3 3.2 0 0 Nessuno Bovino Fontanile 7.24 19.3 0 0 0 Nessuno Bovino Pozzo artesiano 7.18 15.2 90 43 0 A1 Bovino Pozzo artesiano 7.9 18.0 0 0 0 Filtrazione e monitoraggio Bovino Pozzo artesiano 6.91 13.3 0 0 10 nessuno Ascoli S. Pozzo 7.30 18.0 0 0 0 Filtrazione e monitoraggio Ascoli S. Pozzo artesiano 7.71 19.5 0 0 0 Filtrazione e monitoraggio Ascoli S. Pozzo artesiano 7.45 18.7 12 93 tappeto A1 Ascoli S. Pozzo artesiano 7.23 19.0 0 0 tappeto A1 Ascoli S. Pozzo artesiano 7.3 15.0 14 43 160 A1 (G) Ascoli S. Pozzo artesiano 7.1 13.9 0 240 2400 A2 (I) Monte Leone di Puglia Fontanile 7.0 12.0 48 <2400 790 A3 (G) Monte Leone di Puglia Pozzo 6.5 12.0 40 1100 92 A3 Monte Leone di Puglia Pozzo 7.14 14.5 0 240 304 A2 Orsara di Puglia Pozzo artesiano 6.5 14.0 0 0 0 Nessuno 81 Pertanto riassumendo nel grafico che segue i trattamenti necessari al fine di poter utilizzare le acque dei pozzi analizzate per fini irrigui, si può concludere che su 24 stazioni campionate 7 non necessitano di alcun trattamento in quanto sono salubri, 4 necessitano di un trattamento di fil- trazione,7 necessitano di un trattamento di tipo A1 di semplice disinfezio- ne, 2 necessitano di un trattamento di tipo A2, fisico e chimico normale e di disinfezione, mentre 3 necessitano di un trattamento tipo A3, fisico e chimico spinto,di affinazione e disinfezione. Le fonti di inquinamento individuate che hanno causato la contaminazio- ne soprattutto delle acque dei campioni di Monteleone di Puglia e De- liceto (per i quali è consigliato un intervento A3 più spinto), sono di due tipi: ¥Fonti diffuse: di derivazione agricola e zootecnica, per le quali non è possibile dare un’ubicazione precisa data la presenza sul territorio di nu- merosi punti di diffusione; ¥Fonti localizzate: scarichi fognari da insediamenti abitativi civili, disper- sione delle fognature, scarico sul suolo delle acque nere e stoccaggio di rifiuti, per le quali è invece è possibile una precisa localizzazione del o dei punti di diffusione dell’inquinante. I 7 campioni per i quali le analisi non hanno riscontrato elementi di rischi igienico sanitari, hanno dimostrato invece un buon livello di qualità del- l’acque di falda che sono risultate quindi idonee all’utilizzo irriguo e zoo- tecnico.

Graf. 49 - Tipologia inter- venti Tipologia interventi richiesti Fonte: studio CNR Istituto di Scienze del Mare sez. Ecosistemi Costieri 7 6 5 Legenda: N nessun intervento 4 FM filtrazione e monitoraggio 3 AC analisi chimiche A1 trattamento fisico semplice e disinfe- 2 zione A2 trattamento fisico e 1 chimico normale e disinfezione 0 A3 trattamento fisico e N FM AC A1 A2 A3 chimico spinto, affi- nazione e disinfezio- ne

82 Servizio Idrico Integrato

Per Servizio Idrico Integrato si intende l’insieme di opere che permet- tono la captazione, potabilizzazione, adduzione, distribuzione e depu- razione delle acque. Nella regione Puglia con Decreto Commissariale n¡147 è affidata all’A- quedotto Pugliese fino al 2018 la gestione di tale ciclo integrato delle acque, riunendo sotto il suo controllo il funzionamento dei tre principa- li insiemi di opere e impianti: le opere destinate al servizio degli acque- dotti e delle fognature, quelle connesse al trattamento delle acque (po- tabilizzazione e depurazione delle acque reflue) ed i pozzi artesiani ed alcuni sistemi di distribuzione per uso civile destinati al settore indu- striale e agricolo. Tuttavia sebbene il D.C. 147 ha affidato all’AQP tale gestione, allo sta- to attuale non tutta la rete di distribuzione, nonché molti impianti di de- purazione sono ancora passati al management della società. Accanto all’AQP SpA il Consorzio di Bonifica per la Capitanata ha competenza a realizzare e gestire le reti per il risanamento idraulico del territorio nonché le reti idriche a prevalente scopo irriguo. Attualmente la Puglia è commissariata per l’emergenza ambientale con poteri straordinari conferiti al Commissario Delegato individuato nella persona del Presidente della Regione fino al 31 dicembre 2004.

Rete acquedottistica

Utilizzando la banca dati dell’Aquedotto Pugliese che sottopone a ve- rifiche parametriche le acque destinate a uso potabile attraverso il pro- prio Servizio di Vigilanza Igienica, si riportano nel seguito le analisi ef- fettuate sulle acque erogate presso i comuni Ascoli S., Candela, Ca- stelluccio dei S., Orsara, Rocchetta S. Antonio e Troia. La vigente normativa in materia (DPR 236/88) prevede che per le ac- que destinate al consumo umano debbano essere controllati e moni- torati tre tipologie di parametri: - parametri organolettici (colore, torpidità, odore e sapore); - parametri chimico fisici (Temperatura, pH, conducibilità elettrica, ecc.) - parametri microbiologici (Coliformi totali, Coliformi fecali, Escherichia Coli,ecc.) Il recente D. Lgsl. 31/2001 prevede che vengano effettuati dei control- li di routine che mirino a fornire ad intervalli regolari informazioni sulla qualità organolettica e microbiologica delle acque fornite per il consu- mo umano nonché informazioni sull'efficacia degli eventuali trattamen- ti dell'acqua potabile (in particolare di disinfezione), per accertare se le acque destinate al consumo umano rispondano o no ai pertinenti va- lori di parametro fissati dal decreto. Confrontando i parametri misurati dall’AQP con i rispettivi limiti norma- tivi per i comuni elencati in precedenza si può notare che i parametri microbiologici presentano delle anomalie, evidenziate in rosso, per

83 quanto riguarda soprattutto il quantitativo misurato di coliformi totali, in- dice di contaminazione fecale, che eccede comunque il limite massi- mo consentito di pochissime unità, pertanto è permesso ritenere che le acque consegnate ai comuni considerati sono di buona qualità. Si riporta di seguito la nota esplicativa estratta dal DPR 236/88 relati- va al quantitativo di Coliformi totali: “Non più del 5% dei campioni esaminati nell'arco dell'anno, e non più di due campioni consecutivi prelevati nello stesso punto, possono ec- cedere tale limite; comunque mai il contenuto di coliformi totali può es- sere superiore a 5 per 100 ml. La presenza di coliformi fa comunque ritenere l'acqua sospetta; in tal caso si dovranno avviare indagini e prendere i provvedimenti del caso.”

Tabella 31: Analisi acque potabili comune di Ascoli Satriano

ASCOLI

SATRIANO S/cm) µ C (ufc/1 ml) Ammonio ¡ C ( ¡ torbidità (NTU) Ione idrogeno (pH) Conducibilità a 20 Inoe (ml/l NH4) Inoe Nitroso (ml/l NO2) Cloro Residuo (mg/l Cl2) Coliformi totali (ufc/100ml) Escherichia Coli (ufc/100ml) Carica microbica a 36 Inoe Nitrico (ml/l NO3)

2000 0.47 7.94 451 <0.01 <0.01 4.9 0.06 0 0 3

2001 0.53 7.94 396 <0.01 <0.01 2.6 0.10 0.3 0.1 8

2002 0.44 8.00 401 <0.01 <0.01 1.9 0.11 0 0 3

2003 0.43 7.95 535 <0.01 <0.01 9.2 0.06 0 0 2

VG* 0.4 <8.5 400 0.05 - 5 <0.2 - - 10

CMA** 4 - - 0.5 0.1 50 - 0 0 - di riferimento valori normativi

84 Tabella 32: Analisi acque potabili comune di Candela

CANDELA S/cm) µ C (ufc/1 ml) Ammonio ¡ C ( ¡ torbidità (NTU) Ione idrogeno (pH) Conducibilità a 20 Inoe (ml/l NH4) Inoe Nitroso (ml/l NO2) Inoe Nitrico (ml/l NO3) Cloro Residuo (mg/l Cl2) Coliformi totali (ufc/100ml) Escherichia Coli (ufc/100ml) Carica microbica a 36

2000 0.22 8.05 297 <0.01 <0.01 3.9 0.10 0 0 1

2001 0.22 8.00 305 <0.01 <0.01 3.3 0.09 0.1 0 2

2002 0.20 7.99 309 <0.01 <0.01 2.2 0.15 0 0 1

2003 0.23 8.01 305 <0.01 <0.01 2.5 0.12 0 0 1

VG* 0.4 <8.5 400 0.05 - 5 <0.2 - - 10

CMA** 4 - - 0.5 0.1 50 - 0 0 - di riferimento valori normativi

Tabella 32: Analisi acque potabili comune di Castelluccio dei Sauri

CASTELLUCCIO

DEI SAURI S/cm) µ C (ufc/1 ml) Ammonio ¡ C ( ¡ torbidità (NTU) Ione idrogeno (pH) Conducibilità a 20 Inoe (ml/l NH4) Inoe Nitroso (ml/l NO2) Cloro Residuo (mg/l Cl2) Coliformi totali (ufc/100ml) Escherichia Coli (ufc/100ml) Carica microbica a 36 Inoe Nitrico (ml/l NO3)

2000 0.35 8.04 508 <0.01 <0.01 9.2 0.05 0.2 0 6

2001 0.37 8.01 451 <0.01 <0.01 5.1 0.05 0.3 0 9

2002 0.39 7.95 461 <0.01 <0.01 3.6 0.07 0.2 0 6

2003 0.38 7.96 - <0.01 <0.01 7.6 0.04 0.2 0 3

VG* 0.4 <8.5 400 0.05 - 5 <0.2 - - 10

CMA** 4 - - 0.5 0.1 50 - 0 0 - di riferimento valori normativi 85 Tabella 32: Analisi acque potabili comune di Orsara di Puglia

ORSARA

DI PUGLIA S/cm) µ C (ufc/1 ml) Ammonio ¡ C ( ¡ torbidità (NTU) Ione idrogeno (pH) Conducibilità a 20 Inoe (ml/l NH4) Inoe Nitroso (ml/l NO2) Inoe Nitrico (ml/l NO3) Cloro Residuo (mg/l Cl2) Coliformi totali (ufc/100ml) Escherichia Coli (ufc/100ml) Carica microbica a 36

2000 0.43 8.00 554 <0.01 <0.01 9.3 0.04 0 0 6

2001 0.42 8.02 566 <0.01 <0.01 3.8 0.04 0.1 0 5

2002 0.41 8.02 574 <0.01 <0.01 4.0 0.05 0.1 0 4

2003 0.42 8.00 - <0.01 <0.01 8.9 0.04 0.1 0 2

VG* 0.4 <8.5 400 0.05 - 5 <0.2 - - 10

CMA** 4 - - 0.5 0.1 50 - 0 0 - di riferimento valori normativi

Tabella 32: Analisi acque potabili comune di Orsara di Puglia

TROIA S/cm) µ C (ufc/1 ml) Ammonio ¡ C ( ¡ torbidità (NTU) Ione idrogeno (pH) Conducibilità a 20 Inoe (ml/l NH4) Inoe Nitroso (ml/l NO2) Inoe Nitrico (ml/l NO3) Cloro Residuo (mg/l Cl2) Coliformi totali (ufc/100ml) Escherichia Coli (ufc/100ml) Carica microbica a 36

2000 0.36 7.98 571 <0.01 <0.01 9.8 0.05 0 0 3

2001 0.33 7.98 580 <0.01 <0.01 3.8 0.06 0.1 0 3

2002 0.31 8.00 588 <0.01 <0.01 4.1 0.08 0 0 2

2003 0.35 7.94 520 <0.01 <0.01 9.0 0.04 0 0 1

VG* 0.4 <8.5 400 0.05 - 5 <0.2 - - 10

CMA** 4 - - 0.5 0.1 50 - 0 0 - di riferimento valori normativi

Fonte dati: AQP SpA * VG = Valore Guida ** CMA = Concentrazione Massima Ammissibile Fonte dati : AQP SpA

86 Sistema di depurazione

La situazione impiantistica per quanto riguarda la depurazione delle acque reflue urbane nei comuni del Sub Appennino Dauno si riallaccia allo stato generale della regione Puglia, segnata dalla presenza sul ter- ritorio di una gran quantità di impianti obsoleti e sottodimensionati, come può evincersi dalle analisi di seguito riportate sugli impianti di ge- stione AQP. L’intero sistema impiantistico di depurazione è soggetto ad una fase di riorganizzazione, con l’adeguamento degli stessi ai recenti dettami le- gislativi (D.Lgsl.152/99)e la creazione di impianti consortili.

Tabella 36: Analisi refluo primo depuratore comune di Ascoli Satriano

INPUT OUTPUT (mg/l) % di abbattimento ANNO SST BOD COD SST D.Lgs. BOD D.Lgs. COD D.Lgs. SST D.Lgs. BOD D.Lgs.152 COD D.Lgs. 152/99 152/99 152/99 152/99 /99 152/99 1993 - 450 850 - 3 10 99,33 98,82 1994 750 450 900 5 2 10 99,33 99,56 98,89 1995 700 400 800 5 2 7 99,29 99,50 99,13 1996 600 230 600 10 2 10 98,33 99,13 98,33 1997 600 260 600 30 20 40 95,00 92,31 93,33 1998 245 350 600 75 <35 35 < 25 135 <125 69,39 >90 90,00 >80 77,50 >75 1999 245 370 570 75 35 130 69,39 90,54 77,19 2000 245 370 580 74 36 130 69,80 90,27 77,59 2001 270 500 700 90 50 200 66,67 90,00 71,43 2002 288 522 750 73 35 230 74,65 93,30 69,33 2003 285 520 735 75 35 230 73,68 93,27 68,71

87 Tabella 37: Analisi refluo secondo depuratore comune di Ascoli Satriano

INPUT OUTPUT (mg/l) % di abbattimento ANNO SST BOD COD SST D.Lgs. BOD D.Lgs. COD D.Lgs. SST D.Lgs. BOD D.Lgs.152 COD D.Lgs. 152/99 152/99 152/99 152/99 /99 152/99 ------5 ------5 ------10 - - 630 365 710 15 30 23 8 97,62 93,70 98,87 245 380 570 75 75 <35 35 < 25 14 <125 69,39 >90 90,79 >80 97,54 >75 240 380 580 75 75 36 14 68,75 90,53 97,59 250 370 570 75 74 35 14 70,00 90,54 97,54 260 408 730 75 90 34 13,7 71,15 91,67 98,12 270 408 770 74 73 35 14 72,59 91,42 98,18 270 412 760 73 75 35 13,7 72,96 91,50 98,20

Tabella 38: Analisi refluo depuratore comune di Candela

INPUT OUTPUT (mg/l) % di abbattimento ANNO SST BOD COD SST D.Lgs. BOD D.Lgs. COD D.Lgs. SST D.Lgs. BOD D.Lgs.152 COD D.Lgs. 152/99 152/99 152/99 152/99 /99 152/99 1993 400 400 700 - 3 15 99,25 97,86 1994 450 450 850 8 1 10 98,77 99,78 98,82 1995 400 400 800 5 1 10 98,67 99,75 98,75 1996 220 220 600 10 1 10 97,78 99,55 98,33 1997 300 300 650 30 24 50 95,00 92,00 92,31 1998 380 380 570 76 <35 36 < 25 130 <125 69,60 >90 90,53 >80 77,19 >75 1999 380 380 570 75 34 130 69,39 91,05 77,19 2000 370 370 570 76 35 125 68,98 90,54 78,07 2001 400 405 635 73 35 180 71,92 91,25 71,65 2002 415 415 635 76 35 235 71,85 91,57 62,99 2003 412 412 630 75 35 230 72,22 91,50 63,49

Tabella 39: Analisi refluo depuratore comune di Castelluccio dei Sauri

INPUT OUTPUT (mg/l) % di abbattimento ANNO SST BOD COD SST D.Lgs. BOD D.Lgs. COD D.Lgs. SST D.Lgs. BOD D.Lgs.152 COD D.Lgs. 152/99 152/99 152/99 152/99 /99 152/99 1993 - 450 800 - 300 500 33,33 37,50 1994 ------1995 ------1996 ------1997 ------1998 - - - - <35 - < 25 - <125 >90 >80 >75 1999 ------2000 ------2001 250 370 570 70 36 110 72,00 90,27 80,70 2002 245 370 570 72 35 108 70,61 90,54 81,05 2003 330 575 740 150 175 355 54,55 69,57 52,03

88 Tabella 40: Analisi refluo depuratore comune di Orsara di Puglia

INPUT OUTPUT (mg/l) % di abbattimento ANNO SST BOD COD SST D.Lgs. BOD D.Lgs. COD D.Lgs. SST D.Lgs. BOD D.Lgs.152 COD D.Lgs. 152/99 152/99 152/99 152/99 /99 152/99 1993 - 400 800 - 2 10 99,50 98,75 1994 650 450 850 7 1 8 98,92 99,78 99,06 1995 600 300 700 7 2 7 98,83 99,33 99,00 1996 400 180 500 10 4 15 97,50 97,78 97,00 1997 400 200 500 30 27 70 92,50 86,50 86,00 1998 245 380 575 90 <35 100 < 25 230 <125 63,27 >90 73,68 >80 60,00 >75 1999 245 370 575 90 98 230 63,27 73,51 60,00 2000 243 370 575 100 95 225 58,85 74,32 60,87 2001 265 410 610 100 95 225 62,26 76,83 63,11 2002 265 410 630 92 100 226 65,28 75,61 64,13 2003 267 413 630 90 97 220 66,29 76,51 65,08

Tabella 41: Analisi refluo depuratore comune di Troia

INPUT OUTPUT (mg/l) % di abbattimento ANNO SST BOD COD SST D.Lgs. BOD D.Lgs. COD D.Lgs. SST D.Lgs. BOD D.Lgs.152 COD D.Lgs. 152/99 152/99 152/99 152/99 /99 152/99 1993 - 450 900 - 25 150 94,44 83,33 1994 950 600 1200 50 15 140 94,74 97,50 88,33 1995 800 550 1000 40 30 120 95,00 94,55 88,00 1996 700 350 750 100 100 230 85,71 71,43 69,33 1997 700 350 700 120 70 240 82,86 80,00 65,71 1998 250 375 570 130 <35 160 < 25 345 <125 48,00 >90 57,33 >80 39,47 >75 1999 245 380 580 130 160 340 46,94 57,89 41,38 2000 245 370 570 130 160 350 46,94 56,76 38,60 2001 260 410 630 140 175 360 46,15 57,32 42,86 2002 270 410 640 150 193 373 44,44 52,93 41,72 2003 265 410 630 150 190 378 43,40 53,66 40,00

89 Prendendo in esame invece le analisi effettuate dai tecnici dei Presidi Multizonali di Prevenzione dal 2000 a oggi, si riportano nel grafico 50 che segue il numero delle analisi con esito negativo e cioè con para- metri riscontrati fuori norma, rispetto al numero totale di analisi effet- tuate per ciascun comune. Come si può notare esiste una notevole discordanza per alcuni comu- ni circa il valore degli stessi parametri BOD, COD e SS rispetto alle analisi effettuate dal gestore del Servizio Idrico Integrato. In particola- re mentre le analisi dei reflui effettuate dall’AQP per i comuni di Asco- li Satriano, Candela, Castelluccio dei Sauri e Orsara di Puglia hanno mostrato uno scostamento in certi casi notevole rispetto alle concen- trazioni massime ammissibili, le analisi effettuate dai PMP mostrano un esito positivo nel 100% dei campionamenti effettuati per Ascoli e Orsara, un esito negativo appena dell’8% per Candela (nello specifico 1 campione negativo su 12 effettuati), mentre rispecchia la situazione più sfavorevole di Castelluccio dei S. con il 67 % dei campioni a esito negativo (4 su 6 esaminati). Per gli altri comuni si evidenzia la situazione di Rocchetta Sant’Anto- nio, che presenta valori molto al di sopra dei limiti consentiti data l’ine- sistenza di un depuratore a servizio della città.

Graf. 50: Percentuale campioni di refluo risul- % Campioni fuori norma tati fuori norma 80

Fonte: Analisi chimico- 70 fisiche PMP c/o Ufficio Ambiente Provincia di 60 Foggia 50

% 40

(n° campioni 30 a esito negativo/ totale 20 campioni esaminati)%

10

0

PANNI

FAETO

BOVINO

ORSARA

ANZANO

S.AGATA

ASCOLI 1 ASCOLI 2

ACCADIA CANDELA

DELICETO

VALM.

S.ANTONIO

ROCCHETTA

CELLE S.VITO

MONTELEONE

CASTELLUCCIO

CASTELLUCCIO S.

90 Approvvigionamento idrico

L’approvvigionamento idrico nella regione è assicurato dall’Acquedotto Pugliese gestendo fonti perlopiù extraregionali quali le sorgenti site in Campania (Caposele e Cassano Irpino), gli invasi creati in Basilicata (Pertusillo e Monte Cutugno) ed in Molise (Occhito tra Molise e Puglia, diviso dal confine tra le due Regioni). A queste si aggiungono le fonti di approvvigionamento proprie dell’ATO rappresentate in gran parte da ac- que sotterranee (falda delle Murge e salentina), captate attraverso poz- zi ed in minima percentuale da sorgenti localizzate nell’area del Subap- pennino Dauno e dall’invaso del Locone. Esistono, poi, una serie di ac- quedotti minori, del tipo rurale che forniscono acqua potabile per la po- polazione al di fuori dei centri urbani, oltre a quella destinata all’irrigazio- ne. Questi sono gestiti in economia dai Consorzi di bonifica o ammini- strazioni comunali ed alcuni alimentati dallo stesso Acquedotto Pugliese. L’acqua captata dalle fonti segue percorsi ben precisi all’interno delle grandi reti di adduzione e successivamente di distribuzione attraverso gli schemi acquedottistici esistenti, che prendono il nome dai comprensori Fig. 10. Shemi acque- dei bacini idrografici su cui insistono o dal serbatoio idrico da cui attingo- dottistici per l’approvigio- namento idrico della pro- no la risorsa idrica (invasi o sorgenti). vincia di Foggia

91 La provincia di Foggia è interessata dagli schemi idrici del Fortore e dell’Ofanto: ¥ Schema del Fortore interessa i territori ubicati nei comprensori ir- rigui del Consorzio di Bonifica della Capitanata in Puglia e del Con- sorzio Larinese nel Molise. Le fonti di approvvigionamento sono co- stituite dall’invaso di Occhito, realizzato sul fiume Fortore, e dalla diga del Celone, che sbarra l’omonimo torrente creando un invaso, attualmente, in fase sperimentale. Questo schema realizza il servi- zio della Puglia Nord comprendendo quasi tutta la provincia di Fog- gia ad eccezione di alcuni comuni (13) del Subappennino dauno prossimi al confine con il Molise, che vengono invece alimentati dal- l’Acquedotto Molisano Destro. Nello specifico dei 13 comuni 5 sono quelli che appartengono alla Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali: Anzano, Castelluccio Valmaggiore, Celle S.Vito, Faeto e Monteleone di Puglia. ¥ Schema dell’Ofanto è di interesse interregionale e comprende 5 invasi: Conza e Osento in Campania, Rendina in Basilicata, Mara- na Capacciotti e Locone in Puglia. Le risorse idriche rese disponibi- li dallo schema soddisfano i fabbisogni irrigui e industriali dei terri- tori lucani e pugliesi nell’area del medio e basso Ofanto. L’uso po- tabile interessa solo l’invaso del Locone per il quale è di recente en- trato in funzione il potabilizzatore. Questo insieme alle acque delle sorgenti campane Sele-Calore integra le disponibilità a servizio del- la Puglia Centrale trasportando la risorsa idrica nella provincia di Bari e parte delle province di Brindisi e Taranto, (oltre a servire al- cuni abitati della provincia di Matera in Basilicata). Il volume totale che ha garantito l’uso potabile è pari 538,88 Milioni di metri cubi, di cui il 58% circa di risorsa proviene da altre Regioni. La ri- sorsa locale, il restante 42%, è, infatti, quella proveniente prevalente- mente da falda sotterranea (21% circa), e dagli invasi regionali (Loco- ne ed Occhito), cui si aggiunge l’aliquota minima dei piccoli acquedot- ti comunali.

Per quanto riguarda i consumi idrici pochi sono i dati che possano ef- fettivamente meglio definire il grado di pressione antropica esercitato sulla risorsa idrica per i comuni oggetto di studio. Utilizzando i dati forniti dall’AQP SpA per i comuni del comprensorio ai quali forniscono l’acqua direttamente ai punti di consegna, si può evin- cere che i consumi idrici rispetto a quelli medi nazionali stimati in una forbice tra 220 e 250 litri giornalieri per abitante, risultano nella media tranne che per i comuni di Castelluccio dei Sauri e Orsara che presen- tano consumi più vicini a quella che è la dotazione idrica della provin- cia di Foggia pari a 159 lt/ab/g.

92 Graf. 51: Consumi idrici Consumi idrici pro-capite pro-capite 350 Fonte: AQP SpA

300

250

200 2000 2001 150 lt/ab/g 2002

100

50

0

TROIA

ASCOLI

S. ORSARA

CANDELA

di foggia

S.ANTONIO

ROCCHETTA

media provincia

dotazione idrica

CASTELLUCCIO

Per quanto riguarda invece l’utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui, il Consorzio di Bonifica della Capitanata presenta i consumi più alti rispet- to a titti glii altri consorzi della regione con un volume prelevato di 150,50 Mmc l’anno ed un fabbisogno di circa 330,90 Mmc disatteso dai volumi erogati per più del 50%. Per i comuni oggetto di studio la dotazione idrica per l’irrigazione è ga- rantita solo per Ascoli e Candela, interni al comprensorio del Carapelle, che presentano un superficie attrezzata complessiva di 1.345.72 ha ed un volume medio di acqua utilizzato di 54 mc per ettaro. Si riporta di seguito lo schema idrico del Consorzio per la Bonifica della Capitanata ove si possono distinguere i limiti dei comprensori del Forto- re e del Carapelle.

Fig. 11: Comprensori irri- gui di Capitanata Fonte: Consorzio di Bonifica di Capitanata

93 Fonti consultate e dati disponibili

¥Banca dati Ufficio Ambiente Provincia di Foggia •Cartografia tematica Rapporto sullo Stato dell’Ambiente ¥Banca dati ufficio competente al rilascio di concessione estrazioni ac- que profonde del Genio Civile di Foggia ¥Studio CNR, Istituto di Scienze del Mare sez. Ecosistemi Costieri ¥Banca dati AQP; ¥Banca dati Consorzio di Bonifica della Capitanata;

4.4 Indicatori

Indicatore di stato: qualità delle acque superficiali

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di fornire un dato sulla qualità delle acque superficiali che possa essere monitorato nel tempo, utilizzando un giu- dizio sintetico (Elevato, Buono, Scarso) per ogni corpo idrico superficia- le individuato, così come prescritto dal D.Lgsl 152/99, che scaturisce dall’analisi dei campionamenti effettuati dall’autorità competente in ma- teria di controlli ambientali.

Commento di sintesi Per quanto esposto in precedenza si comprende come non sia possi- bile effettuare una popolazione dell’indicatore “qualità delle acque su- perficiali” se non a livello qualitativo tramite l’utilizzo dei giudizi sinteti- ci rilevati dai certificati di analisi e riportati nella tabella precedente. Quindi considerando che i parametri di inquinamento microbiologico (Coliformi totali, Coliformi fecali, Streptococchi fecali e Escherichia Coli) e i parametri chimico fisici (BOD, COD e SS) analizzati, spesso supe- rano i limiti consentiti dalla vigente normativa in materia di scarichi idri- ci, è possibile affermare che i corpi idrici recettori degli scarichi dei de- puratori di 8 comuni su 16 riportano un livello di inquinamento da “lie- ve” a “gravissimo”, limitatamente alla zona analizzata e cioè nelle vici- nanze degli stessi scarichi idrici. Ciò non significa che per i restanti 8 comuni la situazione sia migliore, in quanto la mancanza di analisi non permette per questi la formulazio- ne di un giudizio neanche sintetico.

Indicatore di pressione: numero scarichi idrici autorizzati

Scopo dell’indicatore Individuare il numero degli scarichi idrici presenti sul territorio, intenden- do per questi sia quelli provenienti da rete fognaria separata (acque pio- vane), sia quelli provenienti da superfici scolanti impermeabilizzate sog-

94 gette ad autorizzazione che non affluiscono alla rete fognaria, oltre che gli scarichi di acque depurate dagli impianti di depurazione presenti sul territorio.

Commento di sintesi Gli scarichi idrici autorizzati sono 20 limitatamente alle immissioni in cor- po idrico recettore dei reflui dei depuratori. Non si hanno informazioni utili a riguardo degli scarichi di acque piova- ne e di acque provenienti da superfici impermeabilizzate soggette ad autorizzazione.

Indicatore di stato: disponibilità idrica superficiale

Scopo dell’indicatore Intesa come precipitazione media fornisce un’indicazione sulla disponi- bilità idrica superficiale.

Commento di sintesi Da quanto esposto in precedenza risulta che la regione oggetto di stu- dio dispone di una discreta disponibilità idrica superficiale.

Indicatore di stato: qualità delle acque profonde

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di fornire un dato sulla qualità delle acque di falda attingendo informazioni dalle analisi su campioni prelevati dai pozzi presenti sul territorio.

Commento di sintesi Per quanto esposto in precedenza non si ha la possibilità di caratteriz- zare l’acquifero per tutto il comprensorio oggetto di studio, tuttavia a fronte delle informazioni rinvenute, lo stato di qualità delle acque si pre- senta piuttosto vario con zone che risentono dell’utilizzazione agricola del territorio e della presenza di scarichi di reflui fognari, e zone con un buon livello di qualità.

Indicatore di pressione: numero di pozzi

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare attraverso un censimento dei pozzi esistenti ed utilizzati, la consistenza dell’approvvigionamento idri- co da pozzi e quindi l’entità della pressione esercitata dall’emungimen- to sulla falda acquifera.

95 Commento di sintesi Attualmente è impossibile stimare il numero di pozzi realmente esisten- ti, ma si può sicuramente affermare che a fronte del numero di tutti quelli censiti da parte del Genio Civile, competente in materia, la mag- gioranza dei pozzi esistenti risultano essere ad uso irriguo e precisa- mente 792 ripartiti tra i comuni della comunità come da grafico riporta- to nella sezione Analisi ambientale.

Indicatore di stato: qualità delle acque distribuite dalle reti idriche

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di fornire un dato sulla qualità delle acque potabili distribuite dalla rete idrica sul territorio che possa essere moni- torato nel tempo, utilizzando le analisi sui campionamenti effettuati.

Commento di sintesi Da quanto esposto in precedenza si può concludere che in ordine ai dati disponibili la qualità delle acque distribuite risulta buona.

Indicatore di stato: numero impianti di depurazione e loro capaci- tà di trattamento

Scopo dell’indicatore L’importanza di questi due indicatori risiede nell’individuazione non solo del numero di impianti di depurazione presenti sul territorio e delle uten- ze da loro servite, ma anche nella valutazione della loro capacità di de- purazione, intesa come numero di abitanti equivalenti per i quali gli stessi impianti sono stati progettati. In questo modo gli indicatori forniscono un’informazione circa l’esten- sione e la dimensione dell’utenza servita da impianto di depurazione, e circa lo squilibrio che eventualmente può presentarsi quando gli impian- ti progettati e realizzati secondo certi standard (numero di abitanti equi- valenti) funzionano per utenze maggiori.

Commento di sintesi I 16 comuni della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali sono tutti dotati di proprio impianto di depurazione fatta eccezione per Asco- li che ne possiede due e Rocchetta S. Antonio che non ne ha alcuno. Si può fare riferimento all’elenco degli impianti riportato a proposito del- l’indicatore Elenco scarichi idrici autorizzati ove per ciascun impianto vengono riportate la localizzazione, la tipologia, l’ente gestore e il cor- po idrico recettore, nonché il titolare dell’autorizzazione allo scarico, e cioè il Sindaco di ciascun comune.

L’utenza servita da ciascun impianto coincide con la popolazione resi- dente nei comuni relativi, ma non è stato possibile confrontare tale in-

96 formazione con la capacità depurativa degli impianti, intesa come nu- mero di abitanti equivalenti per i quali gli impianti sono stati dimensio- nati, per la mancanza oggettiva di questo dato. é comunque possibile risalire all’efficienza di depurazione degli impianti attraverso la qualità delle acque reflue e in particolare dalla percentuale di abbattimento del carico inquinante che viene affrontata nell’indicatore Qualità delle acque reflue degli impianti di depurazione.

Indicatore di stato/pressione: qualità delle acque reflue degli im- pianti di depurazione

Scopo dell’indicatore Fornire un dato sulla qualità delle acque in uscita dagli impianti di depu- razione al fine di valutare la conformità alla vigente normativa, nonché il grado di efficienza degli impianti in virtù della percentuale di abbatti- mento del carico inquinante.

Commento di sintesi Dall’analisi dei dati forniti dall’AQP SpA si può affermare che nessuno degli impianti di depurazione dei comuni di Ascoli, Candela, Castelluc- cio dei Sauri , Orsara e Troia rispetta la vigente normativa né se si fa ri- ferimento alle concentrazioni massime ammissibili, né se si fa riferimen- to alle percentuali di abbattimento. Risulta, analizzando queste ultime, che gli impianti hanno funzionato bene solo i primi anni mentre adesso non garantiscono un adeguato abbattimento dei parametri BOD, COD e SS utilizzati dalla norma per monitorare la qualità dei reflui in uscita dai depuratori. Per questi impianti si può affermare che la costante inosservanza dei li- miti prescritti fa dedurre uno stato di inadeguatezza generale e per il di- mensionamento e per le tecnologie utilizzate.

Indicatore di pressione: consumi idrici

Scopo dell’indicatore Scopo dei due indicatori è quello di fornire un’informazione circa l’ap- provvigionamento idrico nel territorio sia per gli usi civici che per usi “in- dustriali” e valutare se nel tempo le abitudini dei cittadini siano diventa- te più o meno idroesigenti.

Commento di sintesi Per quanto finora esposto risulta evidente come i consumi idrici del ter- ritorio siano piuttosto bassi in linea con quanto accade nell’intero terri- torio della regione Puglia.

97 Indicatore di pressione: efficienza della rete di distribuzione

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare in termini di percentuale di ac- qua dispersa nella rete di distribuzione l’efficienza della stessa.

Commento di sintesi Non è stato possibile in ordine ai dati disponibili popolare questo indi- catore.

Indicatore di risposta: volume economico di investimenti per rin- novo, manutenzione del servizio idrico integrato

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare gli investimenti attuati per mi- gliorare il funzionamento del sistema idrico integrato, intendendo per questo il sistema di approvvigionamento, adduzione, distribuzione, rac- colta e depurazione delle acque.

Commento di sintesi La possibilità di migliorare la politica di gestione della risorsa idrica in Puglia con un coordinamento di tutti gli attori e di tutti gli strumenti che agiscono sul territorio, è offerta essenzialmente dall’attuazione di una serie di Piani e Programmi che gravitano intorno all’Accordo di Pro- gramma Quadro sulle Acque, nonché al Programma Operativo Regio- nale 2000-2006. alcuni di tali piani sono in fase di definizione altri in fase già attuativa come il Piano direttore e Programma degli interventi urgenti.

98 5 SUOLO E SOTTOSUOLO

5.1 Premessa

Sotto l’aspetto geomorfologico l’Appennino Dauno si differenzia note- volmente dalla restante parte della Puglia e della Capitanata. Ai grado- ni di faglie caratteristici delle aree garganiche e murgiane, e alle pieghe molto blande proprie del Tavoliere e della bassa collina, fa riscontro una grande varietà di configurazioni morfologiche nel comprensorio dei Monti Dauni e, proprio a questa si deve la variabilità del paesaggio. Si distinguono due zone differenti a caratteristiche sommariamente ri- correnti: quella sud-orientale è costituita da sedimenti marini apparte- nenti al ciclo di sedimentazione Plio-pleistocenico, quella occidentale è costituita da rocce fliscioidi permeabili, argille e sabbie, con alternan- za di conglomerati e calcari detritici, facilmente alterabili a causa del- la scarsa permeabilità dei terreni (flysh e argille) e del ruscellamento superficiale.

5.2 Normativa di riferimento Gran parte delle competenze in materia di “suolo”, inteso come difesa dal dissesto idrogeologico e gestione delle attività estrattive sono de- legate alla Regione, alle Province ed alle Autorità di Bacino. Ai Comu- ni spettano alcuni compiti di controllo e di integrazione delle problema- tiche nelle politiche locali, in particolare le scelte urbanistiche ed le con- cessioni edilizie, come previsto dalla L. 183/89. In generale: ¥ Le problematiche di dissesto idrogeologico sono governate in at- tuazione della legge 183/89 (e quindi demandate all’autorità di ba- cino). ¥ Le problematiche di vulnerabilità idrogeologica sono affrontate in sede di pianificazione territoriale locale, definendo forme di rispet- to in collegamento con aree di ricarica dei pozzi e sorgenti di ap- provvigionamento idrico. (DPR 236/88). ¥ La difesa delle falde acquifere avviene anche tramite politiche set- toriali di controllo di specifiche attività; si ricordi in tal senso la nor- mativa sugli scarichi diretti ed indiretti in suolo e sottosuolo (Dlg 132/92), la redazione dei progetti di bonifica e disinquinamento del suolo inquinato (Dlg 22/97). ¥ Le problematiche di rischio sismico sono regolamentate dalla leg- ge nazionale n. 64 del 1974 (che classifica i comuni a rischio sismi- co). I comuni recepiscono le indicazioni nei PRG e, se classificati a rischio, predispongono i Piani di Protezione Civile in base alla legge 225/92.

99 Quadro Nazionale

D.L. 279/2000 “Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di prote- zione civile, nonché a favore di zone colpite da calamità naturali, convertito nella L. 365/2000”. D.Lgs. 258/2000 “Disposizioni correttive e integrative del Decreto legislativo 11 Maggio 1999, n. 152, in materia di tutela delle acque dall’inquinamento, a norma dell’articolo 1, co. 4, della L. 24 Aprile 1998, n. 203”. L. n¡152 del 1999 “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole”; L. n¡226 del 13/07/1999 “Conversione in legge, con modificazioni del D.L. 13/05/1999 N. 132, recante interven- ti urgenti in materia di protezione civile; D.M. 471/1999 “Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’articolo 17 del D. Lgs. 22/1997, e successive modificazioni e integrazioni”. DPCM 23 Marzo '90 Atto di indirizzo e coordinamento ai fini della elaborazione degli schemi previsionali e pro- grammatici di cui all'art. 31 della legge 18 Maggio n. 183. D.Lgs. 99/1992 “Attuazione della Direttiva 86/278/CEE concernente la protezione dell’ambiente, in par- ticolare del suolo, nell’utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura”. L. n¡183/1989 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”. D.M. 16 gennaio 1996 “Norme tecniche per le costruzioni sismiche”. D.M. 11 marzo 1988 “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii na- turali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzio- ne e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e opere di fondazione, emanato in at- tuazione dell’art. 1 della legge n. 64 del 2 febbraio 1974”. D.M.16 maggio 1989 “Criteri e linee guida per l’elaborazione e la predisposizione da parte di tutte le regioni e le province autonome dei piani di bonifica, nonché definizione delle modalità per l’ero- gazione delle risorse finanziarie, di cui alla legge 29 ottobre 1987, D. M. n. 471 del 25/10/99 “Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifi- ca e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legisla- tivo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni e integrazioni” D. M. n. 468 del 18/09/01 “Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati” L. 64/1974 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”. Ordinanza P.C.M. n. 3274 del 20 Marzo 2003 revisione della classificazione sismica.

Quadro Regionale In Puglia i regolamenti comunitari di Agenda 2000 che potenziano le ex misure di accompagna- mento (PAC), individuando aiuti alle zone svantaggiate ed alle zone soggette a vincoli ambien- tali, che disciplinano l’agricoltura biologica hanno trovato applicazione nell’attuazione dei P.O.P. 1994-1999 ed attualmente nel P.O.R. e nel P.S.R. 2000-2006.

L.R. n¡ 56 del 31/05/1980 Tutela ed uso del Territorio L.R. n¡19/2002 la Regione provvede all’istituzione di un’unica Autorità di bacino, l’“Autorità di bacino della Puglia”, con competenza sia sui sistemi idrografici regionali, che sul bacino inter-

100 regionale Ofanto L.R. n. 37/85 Norme per la disciplina della attività estrattiva (modificata dalle LL.RR. 13/87 e 4/89), che disciplina la ricerca e la coltivazione in superficie ed in sotterraneo delle sostan- ze minerali industrialmente utilizzabili. L.R. 32/1986 “Tutela e valorizzazione del patrimonio speleologico. Norme per lo sviluppo della spe- leologia”. L.R. 17/00 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di tutela ambientale, che demanda alla Regione il compito di emanare direttive, individuare le zone sismiche e provvedere alla formazione ed aggiornamento degli elenchi delle medesime. Alle Pro- vince spetta il controllo sulle costruzioni in zone sismiche. D.G.R. n. 712/01 La Regione Puglia adotta il Codice di Buona Pratica Agricola contestualmente all’ap- provazione del Piano di Sviluppo Rurale avvenuta con L.R. n¡ 20 del 27/07/2001 Norme generali di governo e uso del territorio L.R. 29/1995 “Esercizio delle funzioni amministrative in materia di utilizzazione dei fanghi di depu- razione in agricoltura attraverso le Amministrazioni provinciali”.

5.3 Analisi ambientale

Le analisi relative al settore suolo e sottosuolo sono servite ad eviden- ziare alcune criticità del territorio della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali: 1. la potenzialità al dissesto di tutte le superfici; 2. la propensione all’alluvionamento ed all’allagamento, vuoi per l’e- sondazione di corsi d’acqua, vuoi per l’intensità dei fenomeni meteo- rici; Appare chiaro che alla determinazione di queste criticità si giunge solo attraverso più fasi ricognitive, comprendenti: - la raccolta generale di tutti i dati disponibili ( progetti, archivi storici, rilievi di campagna, strumenti urbanistici, ecc.); - lo studio delle caratteristiche geologiche dell’intero territorio (carta li- tologica); - l’analisi geomorfologica del paesaggio, ovvero l’interpretazione del- le forme in rapporto alla costituzione geologica del sottosuolo (car- ta geomorfologica); - la ricerca e la catalogazione degli eventi neotettonici. Questa parte del territorio presenta una pedologia fortemente accen- tuata e, pur oscillando intorno al valore mediano di 630 metri, va da un minimo altimetrico di 108 metri, localizzato in territorio di Ascoli Satria- no, ad un massimo di 1151 metri, situato nell’agro di Faeto. L’intera catena subappeninica è percorsa da una serie di faglie, più fre- quenti man mano che ci si avvicina alla porzione più meridionale del comprensorio, orientate grossolanamente Nord-Sud, che contribuisco- no a rendere instabile tutta la struttura montano Ð collinare. Il territorio è naturalmente instabile a seguito della frequente presenza di detriti di falda e di conoidi di deiezione uniti ad evidenti zone di fra-

101 na e di una diffusa rete di sorgenti. Il territorio è caratterizzato da zone i cui rilievi presentano accentuazio- ni piuttosto blande e zone dove la pedologia risulta aspra e con pen- denze notevoli. Il Subappennino costituisce un distretto geomorfologico ben definito, con affioramenti di rocce fliscioidi. In particolare si possono distinguere una zona interna (orientale) da una esterna (occidentale). Nella fascia occidentale i terreni più antichi sono rappresentati da ter- mini lagonegresi: si tratta del “Complesso delle Argille varicolori” pas- santi in alto, per alternanze, al “Flysch numidico”. Formato in maggio- ranza da argilliti e marne rubefatte, questo complesso ha potenza di poco inferiore ai 300 m ed una età oligocenico-aquitaniana. Il “Flysch numidico” ad esso sovrapposto ha invece età langhiana ed è rappresentato da banchi quarzarenitici alternati a sottili intercalazio- ni pelitiche. Lo spessore della formazione è localmente stimato in cir- ca 50 m. Su questi terreni giacciono sedimenti del bacino irpino: le are- narie arcosiche del “Flysch di San Bartolomeo” cui seguono stratigra- ficamente le “Marne di Toppo Capuana” aventi una facies prevalente- mente argillosa. Gli spessori complessivi delle due unità si aggirano in- Fig 12: Schema geo-litolo- torno ai 400 m per il flysch e di 300 m per le marne argillose. gico provincia di Foggia Nella serie stratigrafica della Daunia orientale, invece, non compaiono Fonte: PTCP Provincia di Foggia né il “Flysch numidico” né il “Flysch di San Bartolomeo” sostituiti dal “Flysch di Faeto”. La successione in definitiva vede dall'alto le forma- zioni delle “Marne di Toppo Capuana”, del “Flysch di Faeto” e del “Complesso delle Argille varicolori”. Quest’ultimo termine presenta, nondimeno, una facies abbastanza diversa da quella predominante nel settore occidentale: sono infatti presenti, soprattutto nella parte su- periore della formazione, un centinaio e più di metri di argille bentoni- tiche, a cui si intercalano argille, argilliti e biocalcareniti, e che conti- nuano. in alto, per alternanze, con le facies calcareo-marnose irpine esterne (Flysch di Faeto e Marne argillose del Toppo Capuana). Ce- lenza Castelnuovo.

Fig 12: Schema geo-litolo- gico provincia di Foggia Fonte: PTCP Provincia di Foggia

102 Anche nella Daunia meridionale il “Flysch di Faeto”, formazione costi- tuita da un’alternanza di calcareniti, calcari marnosi e calciruditi con in- tercalazioni politiche per uno spessore di circa 600 m, è ascrivibile, quanto all’età, al Langhiano-Serravalliano. Le “Marne di Toppo Capuana”, infine, sono formate da marne e mar- ne argillose; esse sono del tutto simili a quelle affioranti al margine oc- cidentale della Catena. L’acclività dei versanti e la natura litologica del terreno associati ai fe- nomeni di denudamento della copertura vegetale ed agli effetti di com- pattazione ed impermeabilizzazione del suolo, indotti dall’attività antro- pica, generano processi di instabilità, degrado e rischio idrogeologico. Nella Tab. 42 sono riportati il numero dei comuni classificati a rischio idrogeologico per frana. Si può notare come la superficie territoriale interessata da tale rischio interessa preponderantemente la provincia di Foggia con ben 141 aree censite tra rischioo R1 e rischio R3. Nella figura seguente è visualizzata la distribuzione dei comuni in cui ricadono le aree a rischio in funzione della tipologia del dissesto, da tale figura si può vedere come i comuni della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali sono interessati, in modo particolare, dal ri- schio frana ed idraulico.

Aree a rischio idrogeologico Superficie Densità di Tab. 42 Aree a rischio idro- Distribuzione per frana Superficie territoriale popolazione geologico Fonte: elaborazione dati dal Piano dei siti per territoriale dei Comuni residente Straordinario regionale per le aree provincia Molto elevato Elevato interessata coinvolti [media] a rischio idrogeologico molto eleva- R4 R3 (Ha) (ab/kmq) to (DGR n. 1492 del 27.10.1999) su dati ISTAT, 1999 Provincia di Ba 5 5 14.5410 68.154 244 Provincia di Br 1 1 500 14.883 240 Provincia di Fg 100 41 18.051.220 427.819 56 Provincia di Le 2 10 n.d. 68.120 243 Provincia di Ta 2 2 n.d. 64.819 144 Totale 110 59 18.066.260 643.795 185

Tab. 43 Classificazione comuni a rischio idrogeolo- gico Fonte: Elaborazione dati dal Piano Straordinario regionale per le aree a rischio idrogeologico molto eleva- to. (Dgr 1492 del 27.101999)

103 Nell’intera regione Puglia dalle aree classificate a rischio idrogeologi- co per frana, tabella seguente, si evince che il territorio maggiormen- te esposto è quello della provincia di Foggia. I fenomeni franosi censiti in tutta la provincia di Foggia sono stati pari a 226, di questi ben 58 ricadono nel territorio dei Comuni della Comu- nità Montana dei Monti Dauni Meridionali, come è espresso nella ta- bella 43. Nei grafici che seguono si riportano, rispettivamente, nel Graf. 52 il nu- mero di frane censite nei Comuni della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali, confrontato con quello relativo all’intera Provincia di Foggia; nel Graf. 53 il confronto tra il numero totale delle frane censi- te nella Regione Puglia, nella Provincia di Foggia e nei Comuni della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali.

Tabella 43: Frane censite Numero di frane censite nei Comuni della Comunità Montana dei Monti Dauni per comune Fonte:Riv. ‘Bonifica’ Ð Anno XVIII Ð Meridionali Suppl. al n. 2/2003 COMUNE NUMERO Accadia 4 Anzano di Puglia 3 Ascoli Satriano 2 Bovino 3 Candela 1 Castelluccio dei Sauri 1 Castelluccio Valmaggiore 1 Celle di San Vito 7 Deliceto 8 Faeto 7 Monteleone di Puglia 1 Orsara di Puglia 1 Panni 2 Rocchetta Sant’Antonio 7 Sant’Agata di Puglia 8 Troia 2 Provincia di Foggia 266

104 Numero di frane censite 266 Graf. 52: Frane censite per comune 40 Elaborazione su dati Riv. ‘Bonifica’ Ð Anno XVIII Ð Suppl. al n. 2/2003 35

30

25

20

frane

° n 15

10 7 8 7 7 8 5 4 3 3 2 1 1 1 1 1 2 2 0

Troia

Panni

Faeto

Bovino

Accadia Vito

Puglia Delicato

Candela

Foggia

Puglia

Anzano di Puglia

Sauri

Provincia di

Rocchetta

Celle di San

Castelluccio

Valmaggiore Sant’Antonio

Sant’Agata di

Monteleone di

Ascoli Satriano

Castelluccio dei

Orsara di Puglia Comune

Confronto del n° di frane censite Graf. 53: Confronto 400 frane censite regione Puglia, Provincia di 348 350 Regione Puglia Foggia, Comunità Montana dei Monti 300 Dauni Meridionali 266 Elaborazione su dati Riv. Provincia di ‘Bonifica’ Ð Anno XVIII Ð 250 Foggia Suppl. al n. 2/2003

200 Comunità dei Monti Dauni 150 Meridionali

100

58 50

0 Regione Puglia Provincia di Foggia Comunità dei Monti Dauni Meridionali

Foto 7: Movimenti superficiali lenti tipo Foto 8: Versante subappenninico in soil creep nell’agro di Troia frana presso Panni; si noti il palo della rete elettrica inclinato verso valle

105 I fenomeni di piena censiti in tutta la provincia di Foggia sono stati pari a 185, di questi 33 ricadono nel territorio dei Comuni della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali, come è espresso nella tabella 44. Nei grafici che seguono (54 e 55) si riportano, rispettivamente, nel Graf.54 il numero di piene censite nei Comuni della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali, confrontato con quello relativo all’intera Pro- vincia di Foggia; nel Graf. 55 il confronto tra il numero totale delle piene censite nella Regione Puglia, nella Provincia di Foggia e nei Comuni del- la Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali.

Tabella 44: Eventi di pie- Numero di eventi di piena censiti nei Comuni della Comunità Montana dei Monti na censiti per comune Fonte:Riv. ‘Bonifica’ Ð Anno XVIII Dauni Meridionali Ð Suppl. al n. 2/2003 COMUNE NUMERO Accadia 1 Anzano di Puglia - Ascoli Satriano 7 Bovino 6 Candela - Castelluccio dei Sauri 1 Castelluccio Valmaggiore 1 Celle di San Vito - Deliceto - Faeto - Monteleone di Puglia - Orsara di Puglia 5 Panni 2 Rocchetta Sant’Antonio 1 Sant’Agata di Puglia - Troia 8 Provincia di Foggia 185

106 Foto 9 e 10: Scivolamento rotazionale in località Fornace Le Fosse lungo la strada provinciale S.Agata - Candela

n° piene Numero di piene censite Graf. 54: Eventi di piena 40 censiti per comune Elaborazione su dati Riv. ‘Bonifica’ 35 Ð Anno XVIII Ð Suppl. al n. 2/2003 185 30

25

20

15

10 8 7 6 5 5 2 1 0 0 1 1 0 0 1 0 1 0 0

Troia

Panni

Faeto

Bovino

Deliceto

Accadia Candela

Castelluccio

Valmaggiore

Ascoli Satriano

Orsara di Puglia

Anzano di Puglia Celle di San Vito

Provincia di Foggia

Monteleone di Puglia

Sant’Agata di Puglia Castelluccio dei Sauri

Rocchetta Sant’Antonio

Graf. 55: Confrontopiene Confronto n° piene censite Regione Puglia censite regione Puglia, Provincia di Foggia, Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali Provincia di 800 757 Foggia Elaborazione su dati Riv. ‘Bonifica’ Ð Anno XVIII Ð Suppl. al n. 2/2003 700 600 Comunità dei 500 Monti Dauni 400 Meridionali 300 185 200 100 33 0 Regione Puglia Provincia di Foggia Comunità dei Monti Dauni Meridionali

107 Lo strumento normativo nazionale che fissa i criteri di protezione e le relative norme tecniche per le costruzioni in zona sismica è rappresen- tato dalla recente Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003. La stessa è intervenuta aggiornando la vigente classificazione sismi- ca risalente al 1984 e costruita sulla base delle mappe di pericolosità sismica e della relativa proposta di classificazione del territorio nazio- nale predisposte dal gruppo di lavoro misto Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti Ð Servizio Sismico Nazionale. Alla citata ordinanza è allegato il documento che definisce i “Criteri per l’individuazione delle zone sismiche – individuazione, formazione ed aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”. L’allegato identi- fica i comuni ufficialmente dichiarati sismici, assegnandoli a quattro zone, per ognuna delle quali sono fissate differenti norme tecniche in- gegneristiche di attenzione decrescente dalla prima alla quarta, e in- cludendo nella zona 4 tutti i comuni non classificati ma non per questo esenti da rischio. Nel territorio della provincia di Foggia, dove tutti i comuni sono classi- ficati a rischio, seppure con livelli differenti: 10 comuni sono classifica- ti in zona 1, mentre i restanti ricadono in zona 2.Infine i siti contamina- ti rappresentano tutte le aree nelle quali è stata accertata un’alterazio- ne puntuale delle caratteristiche naturali del suolo, da parte di un qual- siasi agente inquinante, oltre i limiti tabellari stabiliti per specifici riuti- lizzi (D.M. 471/99, attuativo dell’art.17 del D.Lgs. 22/97). La bonifica delle aree inquinate, oltre a costituire uno strumento indi- spensabile di tutela delle risorse ambientali e della salute dell’uomo, ri- veste un ruolo fondamentale ai fini della valorizzazione del territorio e dello sviluppo socio-economico dello stesso. Per quel che concerne il risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquina- ti la Puglia è in regime di commissariamento dal 1998 (O.P.C.M. n. 2776/98) e fino al 31.12.2004, in base a quanto stabilito dal D.P.C.M. del 13.01.2004. L’azione del Commissario Delegato per l’emergenza ambientale in Puglia si è sviluppata nel tempo attraverso l’attivazione di collaborazioni con le Prefetture, gli Istituti pubblici scientifici e di ri- cerca operanti a livello nazionale (APAT, ENEA, ISS) e a livello locale (Politecnico di Bari, Università di Lecce, CNR-IRSA di Bari, Sezione lo- cale ISPESL), al fine di definire la mappa dei siti potenzialmente inqui- nati presenti sul territorio regionale e le priorità di intervento. Tra il 1993 e il ’94 è stato redatto dall’ENEA il “Piano regionale dei siti potenzialmente contaminati”, ai sensi del D.M. 16.05.1989. Sulla base di tale primo strumento è stata operata, tra il 1998 e il 1999, una rico- gnizione in tutti i comuni delle situazioni a rischio e sono stati censiti ol- tre 400 siti inquinati sull’intero territorio. Si tratta nella maggior parte dei casi di discariche incontrollate utilizzate fino ad alcuni anni fa dai co- muni per lo smaltimento dei rifiutiurbani; altri siti riguardano l’abbando- no di rifiuti, spesso pericolosi, di provenienza sconosciuta; altri anco- ra interessano insediamenti industriali abbandonati. La cessazione (temporanea o definitiva) delle attività produttive di que-

108 sti ultimi comporta, quasi sistematicamente, l’abbandono all’interno de- gli stabilimenti di materiali (materie prime, prodotti e residui di lavora- zione) soggetti al progressivo deterioramento con conseguente disper- sione dei composti tossici nei diversi comparti ambientali. Nel 2000 è stata effettuata ad opera dell’Ufficio del Commissario Delegato un’ul- teriore ricognizione dei siti inquinati sul territorio regionale, riportata nel “Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate” ed aggiornata al 31.12.1999, in base alla quale risultano individuati qua- si 600 siti potenzialmente contaminati. La Tabella 45 riporta il numero di siti inquinati censiti per provincia, ri- partiti in due gruppi a seconda che la loro presenza sia stata certifica- ta dagli Enti preposti oppure individuata attraverso segnalazioni, spesso frammentarie, parziali e prive di un adeguato supporto di inda- gine.Nel grafico seguente viene rappresentata la distribuzione provin- ciale dei siti in funzione della tipologia di inquinamento: Dal grafico 56 si evidenzia che la tipologia di contaminazione che de- sta maggiore preoccupazione è rappresentata dalle discariche e dagli scarichi abusivi.

Tabella 45: Siti contaminati Provincia Siti contaminati Totali Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto

Presenza 18 10 8 263 n.d. 299

Segnalazioni 52 48 35 71 61 267

Totale 70 58 43 334 61 566

Graf. 56: Tipologia di con- taminazione dei siti Fonte: Elaborazioni su dati ARPA Puglia, 2003

109 Graf. 57: Tipologia dei siti Distribuzione dei siti inquinati contaminati individuati Fonte: Rapporto sullo Stato discariche dell’Ambiente. ARPA Puglia 2003 scarico abusivo 0 5 0 12 21 fanghi

oli combustibili

autodemolitori 5 amianto

cava 27 abbandonata

Nel grafico 57 sono state evidenziate le tipologie di siti inquinati nella Provincia di Foggia.

Fonti consultate e dati disponibili

- Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Foggia; - Piano straordinario regionale per le aree a rischio idrogeologico mol- to elevato (DGR n.1492 del 27.10.1999); - Rivista ‘Bonifica’ Ð Anno XVIII Ð Suppl. al n. 2/2003; - ‘Criteri per l’individuazione delle zone sismiche – individuazione, for- mazione ed aggiornamento degli elenchi nelle medesime zone’, Alle- gato I all’OPCM n.3274 del 20 marzo 2003; - Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate.

5.4 Indicatori

Indicatore di stato: Aree a rischio frana

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è valutare l’efficacia delle politiche volte a ridur- re il rischio di frana attraverso la localizzazione e il controllo dell’anda- mento nel tempo delle aree maggiormente soggette al pericolo.

Commento di sintesi Non si hanno a disposizione i valori delle estensioni delle aree effetti- vamente esposte a rischio frana. Comunque ben 11 Comuni della Co- munità Montana sono classificati a rischio molto elevato, come si evi- denzia nel grafico 58.

110 N° Comuni a Rischio frana elevato R4 Graf. 58: Comuni a rischio frana 300 Fonte: Piano straordinario regionale 258 per le aree a rischio idrogeologico 250 molto elevato

200

150

Numero 110 100 64

50 26 16 11 0 Comuni Puglia Comuni Puglia Comuni Comuni Comuni C.M. Comuni C.M. a rischio Provincia Provincia a rischio Foggia Foggia a richio

Nel grafico 59 è stato messo in evidenza il confronto tra il numero dei comuni a rischio frana, elevato della Comunità Montana, rispetto a quello provinciale e regionale. Si evidenzia come circa i 2/3 dei Comu- ni della Comunità Montana sono a rischio elevato.

Graf. 59: Confronto comu- Comuni a rischio frane elevato R4 (%) ni a rischio frana

rispetto al tot 80,00 68,75 Comuni C.M. 70,00 rispetto Comuni 60,00 Prov. FG a rischio

50,00 42,31 rispetto Comuni Puglia a rischio 40,00

30,00

20,00 10,00 10,00

0,00 rispetto al tot rispetto Comuni rispetto Comuni Comuni C.M. Prov. FG a rischio Puglia a rischio

Indicatore di stato: Aree a rischio esondazioni

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare l’efficacia delle politiche vol- te a ridurre il rischio idraulico. Commento di sintesi Non si hanno a disposizione i valori delle estensioni delle aree effetti- vamente esposte al rischio di esondazioni, comunque 4 Comuni della Comunità Montana sono classificati a rischio molto elevato, come è evidenziato nel grafico 60. 111 Graf. 60: Comuni a N° Comuni a Rischio idraulico elevato R4 rischio idraulico Fonte: Piano straordinario regio- 300 nale per le aree a rischio idro- geologico molto elevato 258 250

200

150

Numero

100 87 64 50 28 16 4 0 Comuni Puglia Comuni Puglia Comuni Comuni Comuni C.M. Comuni C.M. a rischio Provincia Provincia a rischio Foggia Foggia a richio

Nel grafico 61 sono stati messi a confronto il numero di comuni a ri- schio esondazione della Comunità rispetto al totale dei comuni della CMMDM, della Provincia di Foggia e della Regione Puglia.

Graf. 61: Confronto comuni a rischio idrauli- Comuni a rischio idraulico elevato R4 (%) rispetto tot ComuniC.M. co 30,00 Fonte: Piano straordinario regio- 25,00 nale per le aree a rischio idro- rispetto totale geologico molto elevato Comuni Prov. FG 25,00 a rischio

rispetto totale 20,00 Comuni Puglia a 14,29 rischio 15,00

10,00

4,60 5,00

0,00 rispetto tot rispetto totale Comuni rispetto totale Comuni ComuniC.M. Prov. FG a rischio Puglia a rischio

Indicatore di stato: Aree a rischio sismico

Il rischio sismico è determinato da fattori geologici, geomorfologici, dal- l’intensità sismica e dalle caratteristiche costruttive degli edifici. In par- ticolare l’ubicazione e le caratteristiche tipologiche e strutturali dei cen- tri storici della Comunità Montana rendono questi fabbricati particolar- mente vulnerabili alle scosse sismiche, così come rilevato dalle solle- citazioni sismiche che a più riprese, nel corso dei secoli passati, han- no interessato il territorio. L’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 in un allegato definisce i “Criteri per l’individuazione delle zone sismiche – individuazione, formazione ed 112 aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” aggiornando la vi- gente classificazione sismica risalente al 1984 e costruita sulla base delle mappe di pericolosità sismica e della relativa proposta di classi- ficazione del territorio nazionale. Tutti i comuni classificati come zona 1 nella Puglia ricadono nella Co- munità Montana dei Monti Dauni Meridionali, precisamente: Accadia, Anzano di Puglia, Ascoli Satriano, Bovino, Candela, Castelluccio dei Sauri, Caastelluccio Valmaggiore, Celle di San Vito, Deliceto, Faeto, Monteleone di Puglia, Panni, Rocchetta Sant’Antonio e Sant’Agata di Puglia. Naturalmente i restanti comuni ricadono in zona 2. Nel grafico 63 si riporta il confronto percentuale tra i Comuni a rischio sismico zona 1 della Comunità Montana e quelli provinciali e regiona- li. Nel grafico 65 si riporta il confronto percentuale tra i Comuni a rischio sismico zona 2 della Comunità Montana e quelli provinciali e regiona- li.

Tabella 46: Comuni a ri- Comuni Comuni Comuni Comuni schio sismico Distribuzione Fonte: “Criteri per l’individuazione zona 1 zona 2 zona 3 zona 4 (n.c.) delle zone sismiche - individuazione, per provincia formazione ed aggiornamento degli elenchi nelle medesime zone”, Alle- N % N % N % N % gato 1 all’OPCM n. 3274 del 20 mar- zo 2003. Bari 0 0 4 8 37 77 7 15 Brindisi 0 0 0 0 0 0 20 100 Foggia 10 16 54 84 0 0 0 0 Lecce 0 0 0 0 0 0 97 100 Taranto 0 0 0 0 10 34 18 16 Puglia 10 4 58 22 47 18 143 55

Graf. 62: Comuni zona 1 N¡ Comuni a rischio sismico zona 1 Fonte: Allegato I al DPCM 3274 del 20/03/2003 280 258

240

200

160

120

80 64

40 10 10 16 10 0

113 Graf. 63: Confronto co- muni zona 1 Comuni a rischio sismico zona 1 (%) 100 Fonte: Allegato I al DPCM 3274 100 100 del 20/03/2003

75

63

50

25

0 rispetto tot rispetto totale Comuni rispetto totale Comuni ComuniC.M. Prov. FG a rischio Puglia a rischio

Graf. 64: Comuni zona 2 Fonte: Allegato I al DPCM 3274 Comuni a rischio sismico zona 2 del 20/03/2003 280 258

240

200

160

comuni

° 120

N 80 64 58 54 40 16 6 0 Comuni Comuni Comuni Comuni Comuni C.M. Comuni C.M. Puglia Puglia a Provincia Provincia a rischio rischio Foggia Foggia a richio

Graf. 65: Confonto co- Comuni a rischio sismico zona 2 (%) muni zona 2 100

75

50 38

25 11 10

0 rispetto tot rispetto rispetto ComuniC.M. totale totale Comuni Prov. Comuni FG a rischio Puglia a rischio 114 Indicatore di stato: Popolazione residente nelle aree a rischio

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di verificare l’efficacia delle politiche attua- te per diminuire la popolazione esposta ai rischi presenti sul territorio.

Commento di sintesi Viste le caratteristiche e le peculiarità del territorio si può affermare che tutta la popolazione dei comuni della Comunità Montana risiede in un area a rischio.

Indicatore di pressione: Numero e localizzazione delle cave attive e dimesse

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di verificare l’efficacia della gestione del- le attività estrattive ai fini della mitigazione degli impatti sull’ambiente e il paesaggio.

Commento di sintesi Non è possibile procedere ad una valutazione di questo indicatore in quanto dall’attività di raccolta dati non sono pervenuti informazioni da parte dei comuni utili ad evidenziare sia il numero di cave attive o dimes- se insistenti sul loro territorio.

Indicatore di pressione: Numero ed estensione dei siti contaminati

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare l’effettivo stato di degrado del territorio.

Commento di sintesi Dall’attività di raccolta dati, sono pervenute informazioni da parte dei co- muni tali da poter evidenziare la presenza di siti contaminati elencati nel- la tabella 48.

Tabella 47: Popolazione Densità Popolazione residente nelle aree a rischio (ab) residente nelle aree a (ab/kmq) rischio

Comunità 44.161 35.05 Montana 115 Tabella 48: Siti inquinati Comune N¡ siti Comune N¡ siti per Comune inquinati inquinati Fonte: Dati comunali ACCADIA - DELICETO - ANZANO DI PUGLIA 2 FAETO - ASCOLI SATRIANO 10 MONTELEONE DI PUGLIA 1 BOVINO - ORSARA DI PUGLIA - CANDELA 0 PANNI - CASTELLUCCIO 0 ROCCHETTA - DEI SAURI SANT’ANTONIO CASTELLUCCIO 1 SANT’AGATA DI PUGLIA - VALMAGGIORE CELLE SAN VITO - TROIA 0

Non è possibile procedere alla valutazione delle estensione dei siti con- taminati in quanto dall’attività di raccolta dati non sono pervenuti informa- zioni da parte dei comuni utili ad evidenziare tale valore.

Indicatore di risposta: Numero dei progetti di bonifica attivati e/o effettuati e relativo budget di spesa

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare l’efficacia della gestione delle at- tività di bonifica ai fini del ripristino delle condizioni ambientali ottimali.

Commento di sintesi Secondo le comunicazioni fornite dai comuni il numero di siti per i qua- li è in corso o è prevista un’azione di bonifica sono riportati nella seguen- te tabella, tenendo presente che l’assenza di dati corrisponde ad uno stato di non conoscenza e non di assenza di azioni, che invece è segna- ta dallo zero.

N¡ siti N¡ siti Comune sottoposti Comune sottoposti Tabella 49: Numero siti a bonifica a bonifica sottoposti a bonifica Fonte: Ufficio Ambiente Provincia ACCADIA - DELICETO - di Foggia ANZANO DI PUGLIA - FAETO - ASCOLI SATRIANO - MONTELEONE DI PUGLIA 2 BOVINO - ORSARA DI PUGLIA - CANDELA 1 PANNI - CASTELLUCCIO DEI SAURI 0 ROCCHETTA SANT’ANTONIO 1 CASTELLUCCIO VALMAG- 0 SANT’AGATA DI PUGLIA 3 GIORE CELLE SAN VITO - TROIA 1

116 Dai dati ricevuti dall’Ufficio Ambiente della Provincia di Foggia è stato possibile inoltre determinare il numero e la superficie dei siti sottopo- sti a bonifica ai sensi del D.M.A. 25 ottobre 1999, n. 471 (tabella 50) nonché determinare le spese sostenute per la bonifica delle discariche di RSU, finanziate con fondi regionali (L.R. n.3 del 20.02.95).

Tabella 50: Siti sottoposti a Comune Località Superficie (mq) bonifica Fonte: Ufficio Ambiente Provincia Candela Pozzo Palino 19 12375 di Foggia

Castelluccio Contrada Sotto Le Ripe 8000 Valmaggiore

Deliceto Pozzo Candela 13 2596 Deliceto Pozzo Candela 28 2625 Deliceto Pozzo Candela 29 1875 Deliceto Pozzo Candela 6 2923 Deliceto Pozzo Candela 8 3244 Troia ENEL Troia – Località Cruste 142

Spesa soste- Spesa soste- Tabella 51: Spese soste- Comune Comune nute per interventi di boni- nuta (euro) nuta (euro) fica Fonte: Ufficio Ambiente Provincia Accadia 154937,00 Castelluccio Valmaggiore 361520,00 di Foggia Anzano di Puglia 129.114,25 Orsara di Puglia 154937,00 Ascoli Satriano 413165,50 Panni 180.760,00 Bovino 258.228,50 Troia 180.760,00 Candela 258.228,50

Graf. 66: Spese sostenute Spese sostenute per la bonifica discariche RSU per interventi di bonifica Elaborazione su dati dell’Ufficio Ambiente Provincia di Foggia 500

400

300

200

migliaia di euro 100

0

Troia

Panni

Bovino

Ascoli

Puglia

Puglia Candela

Accadia

Satriano

Orsara di

Anzano di

Castelluccio Comune Valmaggiore

117 Indicatore di risposta: Numero degli interventi di consolidamento effettuati e relativo budget di spesa

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare l’efficacia della gestione del- le attività di consolidamento al fine di minimizzare l’estensione delle aree a rischio nel territorio.

Commento di sintesi Non è possibile procedere alla valutazione del numero degli interven- ti di consolidamento effettuati e del relativo budget di spesa in quanto dall’attività di raccolta dati non sono pervenuti informazioni da parte dei comuni utili ad evidenziare tali valori.

118 6 NATURA E BIODIVERSITÁ

6.1 Premessa

Tra le varie tematiche prese in considerazione in questo rapporto rien- tra anche quella relativa alla “natura e biodiversità”. Per biodiversitá si intende la diversità di specie animali e vegetali (comunità biotica) che vivono e interagiscono in una data area (biotopo) caratterizzandola. L’insieme del biotopo e della comunità biotica rappresenta l’unità eco- logica fondamentale nell’organizzazione della vita: l’ecosistema. Gli organismi viventi e il loro ambiente non vivente sono legati tra loro in modo inseparabile e interagiscono reciprocamente realizzando nell’ecosistema, una condizione di equilibrio che assicura la sopravvi- venza delle varie specie. Questo si verifica solo quando la natura è in- disturbata, cioè fino a quando non intervengono fattori esterni, come disastri ambientali naturali - frane, alluvioni, incendi - o interventi dan- nosi da parte dell’uomo. Per questo oggi, le gravi alterazioni degli eco- sistemi, che vengono a disturbare e a distruggere i delicati legami tra l’ambiente e i suoi abitanti, risultano essere il risultato di complessi e lunghissimi fenomeni di evoluzione, hanno come conseguenza l’estin- zione generalizzata di moltissime specie animali e vegetali.

6.2 Normativa di riferimento

Quadro comunitario Per quanto riguarda gli atti internazionali ed in particolare a quelli del- l’Unione Europea, quelli di maggiore interesse sono:

Convenzione di Ramsar (1971) sulle zone umide di importanza internazionale, spe- cialmente come habitat di uccelli acquatici, e il rela- tivo Protocollo di convenzione di Parigi (1982); Convenzione di Parigi (1972) sulla protezione dei beni culturali e del patrimonio naturale; Convenzione di Berna (1979) sulla conservazione della vita selvatica e dell’am- biente naturale in Europa; Convenzione di Bonn (1979) sulla conservazione delle specie migratrici apparte- nenti alla fauna selvatica; Convenzione di Rio de Janeiro del 1992 adottata dall’Italia con la Legge del 14 feb- braio 1994, n. 124, “Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla biodiversità, con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992”; Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” protezione dell’avifauna selvatica successivamente modificata dalle Direttive 85/411/CEE e 91/244/CEE; Regolamento CEE 2078/92 incentivi all’adozione di metodi di produzione agrico- la ambientalmente compatibili; Reg. CEE 2080/92 aiuti alle misure forestali nel settore agricolo;

119 Reg. CEE 2157/92 e 307/97 protezione delle foreste contro l’inquinamento atmo- sferico. Direttiva 92/43/CEE del 21/5/1992, direttiva Habitat conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica, successivamente modificata dalla Direttiva 97/62/CEE del 27/10/1997 - l’Unione Europea, con tali Direttive, tutela particolari specie animali e vegetali di interesse comunitario, che “richiedono una protezione rigorosa”, oltre ad indire la designazione di speciali aree di conservazione (pro- getto “Natura 2000”). Dette specie sono protette in tut- ta l’Unione grazie a provvedimenti di conversione del- le direttive nei singoli Stati (recepimento). 79/409 CEE direttiva Uccelli gli Stati devono classificare come Zone di Protezio- ne Speciale (ZPS) i territori più idonei alla conserva- zione delle specie ornitiche oggetto di tutela

Quadro nazionale

L. 14 agosto 1991, n. 281 “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”, é stata promulgata con lo scopo di tutelare gli animali di affezione, di proteggere gli animali randagi e di prevenire il ran- dagismo. Legge n. 1497 del 29.6.1939, e la legge n.431 del 8.8.1985 protezione del paesaggio e alla pianificazione pae- sistica o territoriale a valenza paesistico ambientale; Legge 394/1991, “Legge Quadro sulle Aree protette”. Legge 157/1992, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Delibera del CIPE del 16.3.’94 "Approvazione delle linee strategiche per l'attuazio- ne della Convenzione di Rio de Janeiro e per la re- dazione del Piano nazionale sulla biodiversità"; DPR 357/1997, attuazione della Direttiva 92/43/CEE riguardante gli habitat modificato dal D.P.R. 120/2003. Legge n. 426 del 9.12.1998. Nuovi interventi in campo ambientale. DM 3 aprile 2000. Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE. DPR 1 dicembre 2000, n. 425. Regolamento recante norme di attuazione della di- rettiva 97/49/CE che modifica l'allegato I della diret- tiva 79/409/CEE, concernente la protezione degli uccelli selvatici. L. 27 marzo 2001, n. 122. Disposizioni modificative e integrative alla normativa che disciplina il settore agricolo e forestale. L. 353/2000, “Legge Quadro in materia di incendi boschivi”. D.L.vo 18 maggio 2001, n. 227. Orientamento e modernizzazione del settore fore-

120 stale, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57. Quadro regionale

Legge 24/07/2001 n¡16 Integrazione all’art 5, comma 1 della legge regiona- le 24 luglio 1997, n¡ 2 “Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione Puglia” (Bur n¡ 111/2001). Legge n. 17 del 30/11/2000 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di tutela ambientale”. Legge n. 6 del 22/1/1999 “Sistema regionale della prevenzione, istituzione dell’agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa)”. L.R. n. 19/97 “Norme per l'istituzione e la gestione delle aree na- turali protette nella Regione Puglia”, che di fatto non istituisce le aree protette in Puglia ma va ad indivi- duare quelle aree più significative del territorio regio- nale dotate di caratteristiche naturalistiche tali da po- terlo diventare. Disciplina, inoltre, gli aspetti norma- tivi relativi alla loro effettiva istituzione in aree protet- te ed alla successiva gestione delle stesse; inoltre il coordinamento delle attività di istituzione delle aree protette regionali è affidato all’Ufficio Parchi della Re- gione Puglia. DPR 357/97, L.R. n.11/01 “Norme sulla valutazione dell'impatto ambientale” e la L.R. 13/2000 (di attuazione del POR) La Regione Puglia deve sottoporre a Valutazione di Incidenza qualsia- si piano/progetto anche se non connesso alla gestio- ne del sito ma che possa avere incidenze significa- tive su di esso, oltre che a garantire la protezione e la conservazione dei siti. Delib. di G. Reg. n. 1157/02 revisione tecnica delle perimetrazioni dei pSIC e del- le ZPS sulla base di supporti cartografici e numerici più aggiornati. L.R. 18/2000 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di boschi e foreste, protezione civile e lotta agli incendi boschivi”. L.R. 4/2003 “Norme in materia di coltivazione, allevamento e commercializzazione di Organismi geneticamente modificati (OGM)” L.R. n. 50/75 “Istituzione di parchi naturali attrezzati” nella quale la Regione Puglia si dotò di un proprio strumento legis- lativo che indicava un orientamento nei confronti del- la politica di tutela e organizzazione del territorio (la Regione Puglia è annoverata tra le Regioni che si at- tivarono in tema di aree protette già nella prima legis- latura delle Regioni a Statuto ordinario 1970 Ð1975. L.R. n¡ 25 del 18/07/1974 Interventi per la tutela del patrimonio boschivo

121 L.R. n¡ 8 del 21/03/1977 Istituzione delle riserve naturali L.R. n¡ 21 del 24/03/1980 Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n¡50 del 7/06/75 L.R. n¡ 7 del 16/01/1981 primi interventi in materia di tutela faunistica L.R. n¡ 10 del 27/02/1984, Norme per l’attività venatoria, la tutela e program- mazione delle risorse faunistico Ð ambientali. L.R. n¡30 del 11/05/1990 Norme transitorie di tutela delle aree di particolare interesse ambientale paesaggistico. L.R. 27/1998, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterna, per la tutela e la programmazione delle risorse faunistico-ambientale e per la regolamenta- zione dell’at-ività venatoria” modificata con L.R. 15/2003.

6.3 Analisi Ambientale

Il problema della conservazione della biodiversità è ormai generalizza- to e tocca da vicino anche la Comunità per la perdita e/o la drastica ri- duzione di specie una volta presenti e abbondanti. Consegue che è in- teresse della comunità difendere l’integrità dei valori naturali, specie se questi sono non rinnovabili e costituiscono gran parte della ricchezza collettiva o del capitale sociale, come nel caso della Comunità Monta- na. Il paesaggio caratterizzante il territorio della Comunità Montana nelle sue componenti agrarie e forestali, risente delle massicce trasforma- zioni avvenute nel tempo e particolarmente nei secoli XVIII e XIX, du- rante i quali sono stati destinati a coltura agraria sempre nuovi territo- ri, prima coltivati a bosco o a pascolo, quest’ultimo derivante, nella ge- neralità dei casi, da precedenti disboscamenti di antica realizzazione. I disboscamenti sono avvenuti su superfici molto estese, soprattutto alle quote più basse del comprensorio dove gli esempi delle originarie foreste planiziarie sono ridotti a lembi estesi pochissimi ettari, mentre nelle zone collinari e in quelle pedemontane e montane, la pratica Ð pur evidente Ð ha dato origine a un mosaico di forme di uso del suolo Foto 11: Uno scorcio determinato soprattutto dagli aspetti morfologici del territorio. del settore meridiona- Nella zona collinare più bassa in prossimità dei centri urbani sono dif- le del grande sistema dell’Appennino dauno fuse le colture agrarie legnose specializzate (uliveti e vigneti). caratterizzato da este- Così pascoli e popolamenti forestali di varia forma e superficie (boschi, si boschi mesofili di boschetti, formazioni ripariali, ecc.), costituiti da boschi di latifoglie elio- caducifoglie ed aree a file, se si eccettua la faggeta relitta di Faeto e i rimboschimenti di co- seminativo. nifere, si alternano alle grandi estensioni destinate alla cerealicoltura che si spingono alle quote più elevate sino al confine con i pascoli di altitudine.

122 Figura 14: le zone boschive presenti nella Provincia di Foggia.

Foto 12: Boschi Subappen- nino Dauno

Le indagini botaniche di tipo sistematico (dettagliati elenchi floristici ot- tenuti in più anni di indagini, inquadramenti vegetazionali) sul Subap- pennino Dauno sono purtroppo scarse. Tuttavia, i pochi e frammenta- ri dati disponibili permettono di delineare i caratteri più significativi del- la vegetazione naturale. Il territorio della Comunità montana ricade interamente nel piano basa- le, caratterizzato da vegetazione litoranea, planiziale e collinare, sud- diviso in due aree: quella delle sclerofille sempreverdi, che interessa solo le stazioni più calde e protette dai venti freddi settentrionali, e quella delle latifoglie eliofile estesa nelle zone pedemontane, collinari e montane. In realtà la prima tipologia fisionomica è rappresentata da lembi di macchie a olivastro, presenti sui versanti riparati, e da rimboschimen- ti con pini mediterranei, per lo più Pinus halepensis Miller (pino d’Alep- po) e Pinus pinea L. (pino domestico). Esempi di questa tipologia si possono osservare lungo i bassi versanti della valle dell’Ofanto espo- sti a S e SE nel territorio del Comune di Rocchetta S. Antonio. La se- conda tipologia è determinata da specie caducifoglie che formano ro- verellereti, cerrete, orno-ostrieti, corilo-frassineti e castagneti. I boschi di roverella (Quercus pubescens s.l.) si estendono non solo sui versanti più caldi o sui crinali battuti dai venti e quindi in zone a bi- lancio udico sfavorevole, ma anche nelle zone pedemontane caratte- rizzate da una certa continentalità termica. La prevalenza delle specie quercine all’interno di questi popolamenti è particolarmente evidente. Tale prevalenza è dovuta in primo luogo alle

123 Foto 13: Grande sistema dell’Appennino dauno: i rilievi Foto 14: Paesaggio Comune di Deliceto collinari circostanti l’abitato di S. Agata di Puglia.

modalità di utilizzazione del passato che hanno finito di favorire le spe- cie quercine, più rustiche rispetto agli aceri, al tiglio e ai frassini. Le querce, inoltre, erano state maggiormente favorite nella loro rinnova- zione per garantire la produzione di ghiande per l’alimentazione ani- male e per l’approvvigionamento di legna da ardere di ottima qualità. Infine, nella zona montana è possibile osservare, in nicchie ecologiche con microclimi particolarmente favorevoli, limitate estensioni di fagge- ta da considerare come relitti di più ampie formazioni analoghe che si sono ritirate in seguito alle modificazioni del clima nel post-glaciale. Ol- tre ai popolamenti di origine naturale, si registra la presenza di rimbo- schimenti realizzati dal secondo dopoguerra agli anni settanta per cir- ca 1.500 ettari. Da ciò si comprende anche l’importanza di preservare il più possibile alcune zone del territorio della Comunità Montana, il processo di indi- viduazione di aree protette in Puglia datato ormai da oltre un decennio ed ancora non ha ottenuto risultati concreti sul piano della perimetra- zione e della pianificazione specifica. Tuttavia attualmente, almeno sotto il procedimento di identificazione sembra concluso, per cui è pos- sibile avere un quadro più preciso della situazione esistente. In Puglia sono state individuati 77 Siti di Importanza Comunitaria (SIC), così definiti ai sensi della Dir. 92/43/CEE (detta Habitat) e 16 Zone di Protezione Speciale, designate in virtù della Dir. 79/409/CEE (detta Uccelli). Tra i primi sono incluse tre località comprese nel terri- torio della Comunità montana, tra le seconde non figurano siti localiz- zati nel Subappennino Dauno meridionale. La casistica dei siti meritevoli di tutela in Puglia è stata completata con l’individuazione di 56 aree protette, alcune delle quali coincidono o in- cludono SIC e ZPS, ai sensi della L.R. n.19/97. Tra queste ultime sono inclusi i Boschi del Subappennino dauno, per cui il conseguente qua- dro identificativo risulta essere il seguente:

124 Tab. 52 Aree protette Codice Denominazione Comuni Norma secondo la norma di iden- tificazione Monte Cornacchia-Bosco Fonti: Elaborazione su dati Regione IT9110003 Faeto Dir. 92/43/CE Puglia Faeto

Bovino, Castelluccio dei Valle del Cervaro/Bosco IT9110032 Sauri, Deliceto, Panni, Dir. 92/43/CE Incoronata Orsara di Puglia

Accadia, Deliceto, Panni, IT9110032 Accadia-Deliceto Dir. 92/43/CE Sant’Agata di Puglia.

I precedenti +Castelluccio Boschi del Valmag.re, Celle SV, ======Subappennino Dauno L.r. 19/97 Monteleone, Rocchetta meridionale SA

Da un punto di vista faunistico il Subappennino Dauno meridionale ri- veste un interesse elevatissimo sia per le presenze effettive, sia per la potenzialità che offre, infatti, il comprensorio possiede alcune caratte- ristiche importantissime che contribuiscono a determinarne la qualità: La vicinanza con aree a buona naturalità: come è stato già detto, la zona confina con la Campania che conserva notevoli presenze fauni- stiche che consentono scambi con il nostro territorio. é questa una ga- ranzia di non isolamento delle popolazioni, quindi una carta in più per la loro sopravvivenza. La presenza, nelle aree sommatali e sui pendii dei rilievi, di vaste aree a pascolo naturale: fondamentali per le attività di numerosissime spe- cie animali e rifugio di una notevole serie di elementi floristici di rilevo, queste aree a prateria costituiscono un elemento di pregio altissimo e vanno tutelate rigorosamente in quanto permettono la presenza stabi- le di numerosi rapaci, del lupo, della lepre contribuiscono ad elevare il livello di biodiversità della zona. la poca presenza umana nel territorio: è un altro dei fattori che contri- buiscono a rendere possibile una presenza faunistica di elevato inte- resse nelle aree naturali. In effetti, la morfologia complessa del territorio non rende facile la pre- senza massiccia dell'uomo, limitando le sue azioni di maggiore impat- to nella vicinanza degli abitati o, comunque, nelle aree più accessibi- li. Le altre zone vengono lasciate al bosco, alle praterie, ecc. con un uti- lizzo ciclico, ma diluito nel tempo (vedi la ceduazione, ad esempio). lo svolgimento di attività a basso impatto ambientale: Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un elemento determinante. Agricoltura estensiva, pascolo, ceduazione, per quanto possano manomettere al- cuni equilibri, in ogni caso hanno un impatto di bassa valenza sull’am- biente. Ciò, anche se non permette ancora di parlare a tutto titolo di 125 sviluppo compatibile, consente comunque alle popolazioni animali di trovare ancora un loro spazio nel quale svilupparsi. I più recenti cen- simenti della fauna del Subappennino Meridionale permettono di rico- noscere diverse specie importanti.

Fonti consultate e dati disponibili

¥ Note illustrative della carta della vegetazione naturale potenziale d’I- talia, Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, collana verde, fasci- colo 27; ¥ Censimento Società botanica italiana; ¥ Strumenti di pianificazione e gestione delle aree naturali protette ex L.R. 19/97 Ð Provincia di Foggia; ¥ Dati ISTAT; ¥ Ispettorato Ripartimentale delle Foreste Ð Foggia; ¥ Università degli Studi di Bari – Facoltà di Agraria; ¥ Corpo Forestale dello Stato Ð Coordinamento Regionale per la Pu- glia; ¥ Banca Dati Natura 2000.

6.4 Indicatori

Indicatore di stato: Numero di specie faunistiche significative

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di fornire un indice della biodiversità ca- ratteristica del territorio in esame.

Commento di sintesi Dai dati disponibili si è potuto risalire al numero di specie presenti (escluse quelle protette): 172. Di seguito è riportata una tabella ove si è indicata la specie, la famiglia, il nome volgare, la frequenza e la distribuzione delle specie presenti nel territorio in esame:

126 Tab. 53 - Elenco specie Specie Nome volgare Frequenza Distribuzione faunistiche presenti Invertebrati Ð insetti: lepidotteri Papilio machaon Macaone F U Legenda: Iphiclides podalirius Podalirio F U Aporia crataegi F U Frequenza: Anthocharis cardamines F U C = comune; F = frequente; Gonopteryx rhamni F L R = raro; Gonopteryx cleopatra F L RR = rarissimo; Leptidea sinapis F U S = sporadico Pieris rapae C U distribuzione: Peiris brassicae C U U = ubiquitario Pontia daplidice C U L = localizzato Colias croceus C U Fonte: Banca dati Natura 2000 Lasiommata megera F U Brintesia circe F U Thecla betulae R L Quercusia quercus F L Callophrys rubi F U Heodes virgaureae F U Heodes tityrus F U Iolana iolas R L Lysandra coridon F U Limenitis reducta F U Nymphalis antiopa R L Nymphalis polychloros R L Inachis io F U Aglais urticae F U Pandoriana pandora R L Argynnis paphia F U Mesocidalia aglaia F U Fabriciana adippe F U Fabriciana niobe F U Issoria lathonia F U Brenthis daphne F U Melanagria galathea procida F U Melanagria galathea F U Melanagria russiae japygia F U Hipparchia fagi F L Ipparchia semele F U Chazara brizeis R L Adscita sp F L Zygaena carniolica F U Zygaena filipendulae C U Pennisetia hylaeiformis R L

127 Specie Nome volgare Frequenza Distribuzione Synanthedon vespiformis R L Hemaris fuciformis F U Acheronthia atropos R L Syntomis phegea F U Euplagia quadripunctata R L Arctia caja R L Arctia villica F U Catocala sponsa F U Catocala sp F U Invertebrati Ð Insetti: plecotteri, tricotteri, efemerotteri Caenis sp. C U Baetis sp. C U Cloeon sp. C U Leuctra sp. R L Rhyacophila sp. F U Hydropsyche sp. F U Limnephilus sp. F U Invertebrati Ð insetti: odonati Calopteryx virgo haemorroidalis F L Calopteryx splendens F L Cordulegaster sp. F L Orthetrum sp. F L Sympetrum sp F L Gomphus sp F L Anax imperator F L Invertebrati Ð insetti: emitteri Hydrometra stagnorum C U Gerris lacustris C U Nepa cinerea Scorpione d’acqua R L Ranatra linearis R L Notonecta glauca Notonetta C L Corixia sp C L Invertebrati Ð insetti: ditteri Tipula maxima F U Dixa sp. F L Culex pipiens Zanzara comune C U Anopheles sp. Zanzara anofele R L Simuliidae fam. C U Chironomus sp. C U Tabanus sp. R L Invertebrati Ð insetti: coleotteri Carabus violaceus R L Calosoma sycophanta Bombardiere RR L

128 Specie Nome volgare Frequenza Distribuzione Carabus sp F U Dytiscus sp F L Dytiscus marginalis ditisco R L Cetonia aurata C U Cerambix sp Cerambice F U Chlaenius sp F L Chlaeniellus sp F L Scarabaeus sp F U Copris sp F U Melolonthia sp F U Oryctes nasicornis Scarabeo rinoceronte R L Trichius rosaceus F U Trichius fasciatus F U Invertebrati Ð insetti: imenotteri Bombus sp C U Bombus terrestris C U Bombus lapidarius F U Xylocopa violacea F U Vespa crabro calabrone F U Paravespula sp F U Scolia quadripunctata F L Invertebrati Ð aracnidi e simili Argiope bruennichi F U Epeira crociata Ragno crociato F L Euscorpius italicus scorpione F U Invertebrati Ð crostacei Potamon fluviatilis Granchio di fiume R L Tegenaria domestica F U Gammarus pulex F L Asellus aquaticus R L Daphnia pulex C U Invertebrati Ð irudinei Herpobdella sp. F U Vertebrati Ð pesci Ciprinus carpio Carpa C U Tinca tinca Tinca F U Leuciscus cephalus Cavedano C U Anguilla anguilla Anguilla C U Alburnus sp. Alborella F L Ictalurus melas Pesce gatto C U Invertebrati Ð molluschi Helix adspersa C U Helix lucorum R L

129 Specie Nome volgare Frequenza Distribuzione Clausilia sp. F L Lymnaea sp C L Physa fontinalis F L Planorbarius corneus R L Ancylus fluviatilis F L Pisidium sp RR L Unio sp Cozza d’acqua dolce F L Vertebrati Ð anfibi Bufo bufo Rospo comune R L/St Vertebrati Ð rettili Tarentula mauritanica Geco F/R L/St Natrix natrix Natrice dal collare F L/St Natrix tessellata Natrice tassellata F L/St Vipera aspis Vipera comune R L/St Vertebrati Ð uccelli Anas penelope Fischione C Mi Anas crecca Alzavola F Mi Anas platyrhinchos Germano reale C Mip Anas acuta Codone R Mi Anas querquedula Marzaiola F Mi Anas clypeata Mestolone R Mi Aythya ferina Moriglione R Mi Aythya fuligula Moretta RR Mi Perdix perdix Starna F St Coturnix coturnix Quaglia C Mi Phasianus colchicus Fagiano C St Gallinula chloropus Gallinella d’acqua C St Fulica atra Folaga C St Vanellus vanellus Pavoncella F Mi Philomachus pugnax Combattente F Mi Gallinago gallinago Beccaccino F Mip Scolopax rusticola Beccaccia F Mi Limosa limosa Pittima reale R Mi Actitis hypoleucos Piro piro piccolo C Mi Columba livia Piccione selvatico R St Streptopelia decaocto Tortora dal collare orientale C Mi Streptopelia turtur Tortora F Mi Melanocorypha calandra Calandra F Mi Galerida cristata Cappellaccia C St Alauda arvensis Allodola C Mi Turdus merula Merlo C St Garrulus glandarius Ghiandaia C St Pica pica Gazza C St

130 Specie Nome volgare Frequenza Distribuzione Corvus monedula Taccola C St Corvus corone cornix Cornacchia grigia C St Sturnus vulgaris Storno C Mip Passer italiae Passera d’Italia C St/U Fringilla coelebs Fringuello C Mi Vertebrate Ð mammiferi Vulpes vulpes Volpe rossa C U/St Sus scrofa Cinghiale C U/St Lepus capensis Lepre F L/St Apodemus sylvaticus Topo campagnolo C U/St Arvicola terrestris Arvicola C U/St Eliomys quercinus Topo quercino R L/St Muscardinus avellanarius Moscardino R L/St Sorex minutus Toporagno nano R U/St Suncus etruscus Mustiolo F U/St Rattus norvegicus Ratto grigio F U/St

131 Indicatore di stato : Numero di specie vegetali

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di fornire un indice della biodiversità ca- ratteristica del territorio in esame.

Commento di sintesi Dai dati disponibili si è potuto risalire al numero di specie presenti (escluse quelle protette): 269. Di seguito è riportata una tabella ove si è indicata la specie, la famiglia, Tab. 54 - Elenco il nome volgare, la frequenza e la distribuzione delle specie presenti specie vegetali pre- nel territorio in esame: senti

Specie Famiglia Nome volgare Frequenza Distribuzione Acer campestre L. Aceraceae Acero campestre F U/Boschi Acer neapolitanum Ten. Aceraceae Acero napoletano F U/Boschi Acer pseudoplatanus L. Aceraceae Acero pseudoplatano F L/Boschi Aceras anthropophorum (L.) R. Br. Orchidaceae F L/margine di boschi Ð macchia Achillea collina L. Cruciferae Achillea millefoglie R L/prati Agropyron pungens (Pers.) R. et S. Graminaceae Agropiro Prati Ailanthus altissima (Miller) Swingle Simaroubaceae Ailanto F U/boschi, margini stradali/importato Aira caryophyllea L. Graminaceae C Prati Alisma plantago-aquatica L. Alismataceae R L/aree umide Allium sphaerocephalon L. Liliaceae Aglio selvatico R L/prati Allium tenuiflorum Ten. Liliaceae C Prati Alnus viridis (Chaix) DC. Betulaceae Olmo F U/bosco Alopecurus pratensis L. Graminaceae C U/prati Alyssum minutum Schlecht. Cruciferae C Prati Anacamptis pyramidalis (L.)L.C.Rich. Orchidaceae F U/prati e macchia Anagallis arvensis L. C Prati e macchia Anagallis foemina Miller Primulaceae C Prati Anemone appennina L. Primulaceae Anemone F U/macchia e boschi Anemone hortensis L. Ranunculaceae Anemone F U/macchia aperta Anthoxanthum odoratum L. Ranunculaceae C Prati Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm. Graminaceae F Prati Anthyllis vulneraria L. Umbelliferae C Prati Arabis hirsuta (L.) Scop. Leguminosae C Prati Arabis rosea Cruciferae R Sottobosco Artemisia vulgaris L. Compositae C Prati Arum italicum Miller Araceae Gigaro C U/sottobosco Arum maculatum L. Araceae Gigaro maculato F U/sottobosco Arundo pliniana Turra Graminaceae C Prati Asparagus acutifolius L. Liliaceae Asparago C U/sottobosco, macchia Asphodelus microcarpus Salzm. et Viv. Liliaceae Asfodelo C U/prati Asplenium onopteris L. Aspleniaceae Asplenio C Sottobosco

132 Specie Famiglia Nome volgare Frequenza Distribuzione Astragalus monspessulanus L. ssp. monspessulanus Leguminosae Astragalo R Prati Avena fatua L. Graminaceae Avena C U/prati Avena sativa L. Graminaceae Avena C U/prati Bellardia trixago (L.) All. Scrophulariaceae C Prati Bellevalia romana (L.) Sweet Liliaceae C Prati Bellis perennis L. Compositae Margheritina, pratolina C U/prati Borago officinalis L. Boraginaceae Borragine C U/margini stradali e prati Brachypodium pinnatum (L.) Beauv. Graminaceae C Prati Brachypodium rupestre (Host) R. et S. Graminaceae R Prati Briza maxima L. Graminaceae Sonaglino C Prati Bromus alopecuroides Poiret Graminaceae R Prati Bromus erectus Hudson Graminaceae F Prati Bromus madritensis L. Graminaceae R Prati Calendula officinalis L. Compositae Calendula C U/prati Calystegia sepium (L.) R.Br. Convolvulaceae C Prati e sottobosco Capsella bursa pastoris (L.) Medicus Cruciferae Borsa di pastore C U/prati Cardamine pratensis L. Cruciferae C Prati Carduus chrysacanthus Ten. Compositae C Margini stradali e prati Carex distans L. Cyperaceae C prati Carex divisa Hudson Cyperaceae C prati Carex divulsa Stockes Cyperaceae C prati Carex hallerana Asso Cyperaceae C prati Carex remota L. Cyperaceae C prati Carpinus betulus L. Corylaceae C Boschi Carpinus orientalis Miller Corylaceae Carpino orientale R Boschi Castanea sativa Miller Fagaceae Castagno R Boschi Centaurea deusta Ten. Compositae Centaurea Sottobosco Cephalanthera damasonium (Miller) DruceOrchidaceae R Prati Cephalanthera rubra (L.) L. C. Rich. Orchidaceae R Prati Cerastium pumilum Curtis Caryophyllaceae C prati Cercis siliquastrum L. Leguminosae Albero di giuda R Boschi Cerinthe major L. Boraginaceae C sottobosco Chenopodium album L. Chenopodiaceae C Sottobosco Chenopodium bonus-henricus L. Chenopodiaceae C sottobosco Cichorium intybus L. Compositae Cicoria selvatica C Prati Cirsium arvense (L.) Scop. Compositae C sottobosco Cistus incanus Compositae C Macchia Cistus creticus Compositae C Macchia Cistus mospeliensis Compositae C Macchia Clematis flammula L. Ranunculaceae C prati Clematis vitalba L. Ranunculaceae Vitalba prati Colchicum neapolitanum Ten. Liliaceae Colchico C Prati Convolvulus arvensis L. Convolvulaceae Convolvolo C Prati

133 Specie Famiglia Nome volgare Frequenza Distribuzione Cornus mas L. Cornaceae Corniolo C Macchia Cornus sanguinea L. Cornaceae Corniolo C Macchia Corydalis cava C Sottobosco Corylus avellana L. Corylaceae Nocciolo R Bosco Crataegus monogyna Jacq. Rosaceae Biancospino C Macchia Crepis capillaris (L.) Wallr. Compositae C Prati Crepis rubra L. Compositae C Prati Crocus biflorus Miller Iridaceae Croco C Prati Cupressus sempervirens L. Cupressaceae Cipresso C Rimboschimenti Cynara cardunculus L. Compositae C prati Cynodon dactylon (L.) Pers. Graminaceae Gramigna C Prati Cynosurus cristatus L. Graminaceae C Prati Cynosurus echinatus L. Graminaceae C Prati Dactylis glomerata L. Graminaceae C Prati Dactylis hispanica Roth Graminaceae C Prati Dactylorhiza maculata R Prati Daphne laureola L. Thymelaeaceae Olivella C Sottobosco Daphne sericea Vahl Thymelaeaceae R Macchia e sottobosco Daucus carota L. Umbelliferae Carota selvatica C Prati Dianthus sylvestris Wulfen Caryophyllaceae Garofano selvatico C Prati Diplotaxis erucoides (L.) DC. Cruciferae C Prati Diplotaxis tenuifolia (L.) DC. Cruciferae Ruchetta C Prati Dipsacus silvestris Composite Cardo dei lanaioli C Prati Ecballium elaterium (L.) A. Rich. Cucurbitaceae Cocomero asinine C Prati Echium italicum L. Boraginaceae C Prati Echium vulgare L. Boraginaceae C Prati Epilobium hirsutum L. Onagraceae R Prati Equisetum fluviatile L. Equisetaceae Equiseto C Bosco umido Eranthis hyemalis (L.) Salisb. Ranunculaceae Piè di gallo C Sottobosco Erodium malacoides (L.) L'Hér. Geraniaceae C Prati Eryngium campestre L. Umbelliferae Eringio C Prati Euonymus europaeus L. Celastraceae Berretta del prete R Macchia e bosco Euphorbia helioscopia L. Euphorbiaceae C Prati Fagus sylvatica L. Fagaceae Faggio R Bosco Ferula communis L. Umbelliferae Ferula F incolti Festuca altissima All. Graminaceae Festuca F Prati Festuca rubra L. Graminaceae F Prati Ficus carica L. Moraceae Fico C Macchia e coltivi Foeniculum vulgare Miller Umbelliferae Finocchio selvatico C Prati Fontinalis antipyretica Briofite R Fontanili e sorgenti Fraxinus excelsior L. Oleaceae Frassino C Bosco Fraxinus ornus L. Oleaceae Orniello C Macchia Fraxinus oxycarpa Bieb. Oleaceae R Bosco umido

134 Specie Famiglia Nome volgare Frequenza Distribuzione Fumaria officinalis L. Papaveraceae Fumaria C Prati Galium aparine L. Rubiaceae C Prati Galium verum L. Rubiaceae C Prati Genista tinctoria L. Leguminosae C Prati Glyceria plicata Fries Graminaceae C Prati Hedera helix L. Araliaceae Edera C Sottobosco Hedysarum coronarium L. Leguminosae C Prati Helianthemum apenninum (L.) Miller Cistaceae Eliantemo R Sottobosco Helleborus foetidus L. Ranunculaceae Elleboro C Sottobosco Holcus lanatus L. Graminaceae C Prati Hordeum bulbosum L. Graminaceae F prati Hordeum maritimum With. Graminaceae C Prati Humulus lupulus L. Cannabaceae Luppolo R Prati e macchia Ilex aquifolium L. Aquifoliaceae Agrifoglio R Sottobosco Ionopsidium albiflorum Durieu Cruciferae R Prati Juglans regia L. Juglandaceae Noce C Bosco Juniperus communis L. Cupressaceae Ginepro C Macchia Knautia arvensis (L.) Coulter Dipsacaceae C Prati Koeleria splendens Presl Graminaceae C Prati Lagurus ovatus L. Graminaceae Coda di topo C prati Lamium album L. Labiatae C Prati Lamium purpureum L. Labiatae C Prati Leontodon crispus Vill. Compositae C Prati Leopoldia comosa (L.) Parl. Liliaceae Lambascione C Prati Leucanthemum vulgare Lam. Compositae C Sottobosco Linaria vulgaris Miller Scrophulariaceae Prati Linum trigynum L. Linaceae C Prati Lolium perenne L. Graminaceae C Prati Lolium temulentum L. Graminaceae Prati Lonicera caprifolium L. Caprifoliaceae Caprifoglio C Sottobosco Lonicera etrusca Santi Caprifoliaceae C Sottobosco Loranthus europaeus Jacq. Loranthaceae Vischio giallo R bosco Maclura pomifera (Rafin.) C.K.SchneiderMoraceae R Macchia Malus sylvestris Miller Rosaceae Melo selvatico C Bosco Matricaria camomilla Composite Camomilla C Prati Medicago lupulina L. Leguminosae C Prati Medicago sativa L. Leguminosae C Prati Melica magnolii G. et G. Graminaceae C Prati Melica uniflora Retz. Graminaceae C Prati Melilotus officinalis (L.) Pallas Leguminosae C Prati Mentha aquatica L. Labiatae Menta acquatica C Corsi d’acqua Mentha sativa C Prati Mercurialis perennis L. Euphorbiaceae C Prati

135 Specie Famiglia Nome volgare Frequenza Distribuzione Muscari neglectum Guss. Liliaceae Muscari C Prati Myosotis arvensis (L.) Hill Boraginaceae Non ti scordar di me C Prati Myriophyllum spicatum L. Haloragaceae Miriofillo C Laghi e stagni Myrtus communis L. Myrtaceae Mirto C Macchia Narcissus tazetta L. Amaryllidaceae Narciso C Prati Nasturtium Olea europaea L. Oleaceae Olivo C Coltivi Ophrys apifera Hudson Orchidaceae R Prati Ophrys bombyliflora Link Orchidaceae R Prati Ophrys fuciflora (Crantz) Moench Orchidaceae R Prati Ophrys fusca Link Orchidaceae R Prati Ophrys lutea Cav. Orchidaceae R Prati Ophrys sphecodes Miller Orchidaceae R Prati Orchis italica Poiret Orchidaceae R Prati Orchis papilionacea L. Orchidaceae R Prati Orchis purpurea Hudson Orchidaceae R Prati Ornithogalum exscapum Ten. Liliaceae C Prati Orobanche sp. Ostrya carpinifolia Scop. Corylaceae Carpino nero C Bosco Paliurus spina-christi Miller Rhamnaceae Paliuro R Macchia Papaver rhoeas L. Papaveraceae Papavero F Prati Parietaria officinalis L. Urticaceae Parietaria F Prati Pastinaca sativa L. ssp. sylvestris (Miller) Rouy et Cam.Umbelliferae prati Petasites hybridus (L.) Gaertn., Meyer et Sch. Compositae Farfaraccio C Boscho umido Petrorhagia saxifraga (L.) Link Caryophyllaceae Petroragia C Prati Phalaris paradoxa L. Graminaceae Prati Phillyrea latifolia L. Oleaceae Fillirea C Macchia Phleum ambiguum Ten. Graminaceae C Prati Phlomis herba-venti L. Labiatae R Prati Phragmites australis (Cav.) Trin. Graminaceae Cannuccia di palude C Zone umide Pinus halepensis Miller Pinaceae Pino di Aleppo C Macchia Pinus nigra Arnold Pinaceae Pino nero C Rimboschimenti Pinus pinea L. Pinaceae Bosco Pistacia lentiscus L. Anacardiaceae Lentisco C Macchia Pistacia terebinthus L. Anacardiaceae Terebinto C Macchia Poa bulbosa L. Graminaceae C Prati Poa pratensis L. Graminaceae C Prati Poa trivialis L. Graminaceae C Prati Polygala nicaeensis Risso Polygalaceae C Prati Populus alba L. Salicaceae Pioppo bianco C Bosco umido Populus nigra L. Salicaceae Pioppo nero C Bosco umido Populus tremula L. Salicaceae Pioppo tremulo R Bosco umido Primula vulgaris Hudson Primulaceae Primula C Sottobosco

136 Specie Famiglia Nome volgare Frequenza Distribuzione Prunus spinosa L. Rosaceae Prugnolo C Macchia Pulmonaria officinalis L. Boraginaceae C Pyrus amygdaliformis Vill. Rosaceae Pero selvatico R Macchia Pyrus pyraster Burgsd. Rosaceae Perazzo C Macchia Quercus cerris L. Fagaceae Cerro C Bosco Quercus ilex L. Fagaceae Leccio C Bosco Quercus pubescens Willd. Fagaceae Roverella C Bosco Ranunculus aquatilis L. Ranunculaceae Ranuncolo acquatico Sorgenti Ranunculus ficaria L. Ranunculaceae C Prati Ranunculus millefoliatus Vahl Ranunculaceae C prati Reseda lutea L. Resedaceae C Prati Rhamnus alaternus L. Rhamnaceae Alaterno C Macchia Robinia pseudoacacia L. Leguminosae Robinia C Margini stradali e boschi Rubia peregrina L. Rubiaceae C Sottobosco Rubus ulmifolius Schott Rosaceae Rovo C Sottobosco Ruscus aculeatus L. Liliaceae Pungitopo C Sottobosco Salix alba L. Salicaceae Salice bianco C Corsi d’acqua Salix eleagnos Scop. Salicaceae Salice R Corsi d’acqua Salix purpurea L. Salicaceae Salice rosso R Corsi d’acqua Salix triandra L. Salicaceae Salice R Corsi d’acqua Salvia pratensis L. Labiatae Salice C Prati Sambucus nigra L. Caprifoliaceae Sambuco C Sottobosco Sanicula europaea L. Umbelliferae C Prati Saponaria officinalis C Prati Saxifraga bulbifera L. Saxifragaceae Sassifraga C Prati Schoenoplectus lacustris (L.) Palla Cyperaceae R Laghi Scilla bifolia L. Liliaceae C Sottobosco Scrofularia canina Scrofularacae C Prati Sedum acre Crassulacae C Rupi Senecio vulgaris L. Compositae C Prati Serapias vomeracea (Burm.) Briq. Orchidaceae R Prati Sherardia arvensis L. Rubiaceae C Prati Silene alba (Miller) Krause Caryophyllaceae C Prati Silene vulgaris (Moench) Garcke Caryophyllaceae C Prati Sinapis arvensis L. Cruciferae C Prati Smilax aspera L. Liliaceae Salsapariglia C Sottobosco Smyrnium olusatrum L. Umbelliferae Solanum dulcamara L. Solanaceae C Prati Solanum nigrum L. Solanaceae C Prati Sonchus arvensis L. s.s. Compositae C Prati Sonchus oleraceus L. Compositae Sorbus domestica L. Rosaceae Sorbo R Macchia Sorbus torminalis (L.) Crantz Rosaceae Ciavardello C Sottobosco

137 Specie Famiglia Nome volgare Frequenza Distribuzione Spartium junceum L. Leguminosae Ginestra C Macchia Stachys germanica L. Labiatae C Prati Stellaria media (L.) Vill. Caryophyllaceae Stipa pennata L. Graminaceae C Prati Tamarix africana Poiret Tamaricaceae Tamerice C Zone umide Tamus communis L. Discoreaceae C Rupi Taraxacum officinale Weber (aggregato)Compositae Tarassaco C Prati Thlaspi perfoliatum L. Cruciferae C Prati Tilia platyphyllos Scop. Tiliaceae Tiglio R Boschi Tragopogon pratensis L. Compositae C Prati Trifolium pratense L. Leguminosae Trifoglio F Prati Trifolium repens L. Leguminosae Trifoglio F Prati Tulipa sylvestris L. Liliaceae Tulipano selvatico R Prati Typha latifolia L. Typhaceae Mazzasorda C Zone umide Ulmus glabra Hudson Ulmaceae Olmo R Boschi Ulmus minor Miller Ulmaceae Olmo R Boschi Urtica dioica L. Urticaceae Ortica F Prati Veronica chamaedrys L. Scrophulariaceae C Prati Vicia cracca L. Leguminosae C Prati Vicia sativa L. Leguminosae C Prati Vinca major L. Apocynaceae Pervinca C sottobosco Viola aethnensis Parl. ssp. splendida (W. Becker)Merxm. et Lippe.Violaceae Viola C Prati Viscum album L. Loranthaceae Vischio C Boschi

Legenda: Indicatore di stato: Superficie boschiva Frequenza: C = comune; Scopo dell’indicatore F = frequente; R = raro; Scopo dell’indicatore è quello di fornire un’informazione circa la per- RR = rarissimo; centuale del territorio ricoperta da boschi. S = sporadico, Commento di sintesi distribuzione: U = ubiquitario; La superficie boschiva totale nel territorio preso in esame ammonta a: L = localizzato. 4123,86 ettari. Nella tabella seguente sono indicati gli ettari di bosco per ciascun co- Fonte: Banca dati Natura 2000 mune.

Indicatore di stato: Numero ed estensione degli invasi naturali superficiali

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di fornire un’informazione circa la pre- senza di habitat naturali acquatici. Commento di sintesi Non si è potuto valutare tale indicatore. 138 Suerficie Suerficie Tab. 55 - Superficie boschiva per Comune COMUNE boschiva COMUNE boschiva Fonte:Banca dati Ispettorato Ripartimentale delle Foreste - (ettari) (ettari) Foggia ACCADIA 504,65 DELICETO 93,75 ANZANO di P. 63 FAETO 423,41 ASCOLI SATRIANO 138,35 MONTELEONE DI P. 92,82 BOVINO 236,76 ORSARA DI PUGLIA 1023,93 CANDELA 76,81 PANNI 53,07 CASTELLUCCIO DEI S. 13,80 ROCCHETTA S.ANT. 686,04 CASTELLUCCIO VALM. 29,45 SANT’AGATA DI P. 397,72 CELLE DI SAN VITO 212,10 TROIA 78,19 TOTALE 4123,86

Indicatore di pressione: Numero e superficie interessata da incendi

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di fornire una conoscenza a riguardo del- la pressione esercitata sull’ecosistema dagli incendi.

Commento di sintesi I dati raccolti, relativi all’anno 2003, hanno permesso di evidenziare la situazione seguente:

SUP.BOSCHIVA SUP.INCENDIATA SUP. INCENDIATA Tab. 56 - Superficie COMUNE (ettari) (ettari) SUL TOTALE (%) boschiva incendiata nel 2003 ACCADIA 504,65 93,68 18,5 Fonte:Banca dati Corpo Fore- stale dello Stato ANZANO di P. 63 2,10 3,3 ASCOLI 138,35 23,31 16,8 SATRIANO CANDELA 76,81 2,12 2,7 PANNI 53 0,17 0,3 S.AGATA di P. 397,72 51,02 12,8 139 Indicatore di pressione : Superficie disboscata

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di fornire una conoscenza a riguardo della superficie disboscata.

Commento di sintesi Non sono stati forniti, dai comuni interessati, dati sufficienti ad elabo- rare l’indicatore superficie disboscata.

Indicatore di pressione : Superficie sottoposta a vincolo venatorio

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di fornire una conoscenza circa la pres- sione esercitata dalla caccia sull’ecosistema.

Commento di sintesi Non si sono reperiti dati sufficienti ad elaborare l’indicatore superficie disboscata.

Indicatore di risposta : Numero e superficie delle aree protette e vincolate (SIC, ZPS, etc.)

Scopo dell’indicatore L’indicatore permettono di misurare la percentuale di superficie coper- ta da aree di elevato valore naturalistico.

Commento di sintesi I Siti di Importanza Comunitaria (SIC), così come definiti ai sensi del- la Dir. 92/43/CEE (detta Habitat) presenti sul territorio della Comunità Montana sono 3 (Accadia-Deliceto IT9110033, Valle del Cervaro-Bo- sco dell’Incoronata IT9110032, Monte Cornacchia-Bosco di Faeto IT9110003), mentre non ci sono le Zone di Protezione Speciale, così come designate in virtù della Dir. 79/409/CEE (detta Uccelli).

140 Fig.15 Ð Il SIC Valle del Cervaro-Bosco dell’Incoronata - Proposto sito di importanza Comunitaria IT9110032 e Monte Cornacchia-Bosco di Faeto IT9110003

141 Indicatore di risposta: Numero di specie vegetali protette

Scopo dell’indicatore L’indicatore permette di valutare le azioni di salvaguardia messe in atto sul territorio al fine di preservare natura e biodiversità.

Commento di sintesi Il numero di specie vegetali protette è: 6.

Specie Famiglia Nome volgare Frequenza Distribuzione Adiantum capillus-veneris L. Adiantaceae Capelvenere R L/rupi umide e ombrose Allium ursinum L. Liliaceae Aglio orsino R L/sottobosco buio Cyclamen hederifolium Aiton Primulaceae Ciclamino C Sottobosco Galanthus nivalis L. Amaryllidaceae Bucaneve C Sottobosco Lilium bulbiferum L. Liliaceae Giglio dei boschi R Sottobosco Rosa canina L. sensu Bouleng. Rosaceae Rosa selvatica C Sottobosco

Tab. 57 - Specie vegeta- li protette

Legenda: Frequenza: Indicatore di risposta: Numero di specie animali protette C = comune; F = frequente; Scopo dell’indicatore R = raro; RR = rarissimo; L’indicatore permette di valutare le azioni di salvaguardia messe in atto S = sporadico sul territorio al fine di preservare natura e biodiversità. distribuzione: Commento di sintesi U = ubiquitario; L = localizzato. Il numero di specie animali protette è: 127.

Fonte: Banca dati Natura 2000

Tab. 58 - Specie animali Specie Nome volgare Frequenza Distribuzione protette INVERTEBRATI Zerynthia polyxena R L Melanagria arge R L Lucanus cervus Cervo volante R L Hirundo medicinalis Sanguisuga RR L Helix pomatia C U VERTEBRATI - ANFIBI Rana esculenta Rana verde C U/St Rana dalmatina Rana dalmatina F L/St

142 Rana italica Rana italica R L/St Hyla arborea Raganella R L/St Bufo viridis Rospo smeraldino F U/St Bombina variegata Ululone dal ventre giallo RR L/St Triturus italicus Tritone italico R L/St Triturus cristatus Tritone crestato RR L/St VERTEBRATI - RETTILI Testudo hermanni Testuggine terrestre R L/St Emys orbicularis Tartaruga palustre europea RR L/St Podarcis sicula Lucertola campestre F U/St Podarcis muralis Lucertola muraiola R L/St Lacerta viridis Ramarro F/R L/St Coluber viridiflavus carbonarius Biacco F U/St Elaphe quattuorlineata Cervone Ð pasturavacche F U/St Elaphe longissima Colubro di Esculapio R L/St Coronella austriaca Coronella R L/St VERTEBRATI - UCCELLI Tachybaptus ruficollis Tuffetto F St Podiceps cristatus Svasso maggiore F St Phalacrocorax carbo Cormorano F Mip Botaurus stellaris Tarabuso R Mip Ixobrychus minutus Tarabusino R Mip Nycticorax nycticorax Nitticora R Mip Egretta garzetta Garzetta F Mip Egretta alba Airone bianco maggiore R MiAc Ardea cinerea Airone cenerino C S/Mip Ardea purpurea Airone rosso R Mi Ciconia nigra Cicogna nera RR Mi Ciconia ciconia Cicogna bianca RR Mi Plegadis falcinellus Mignattaio R Mi Platalea leucorodia Spatola R Mi Anser anser Oca selvatica RR Mi Aythya nyroca Moretta tabaccata RR Mi Pernis apivorus Falco pecchiaiolo R Mi Milvus migrans Nibbio bruno F Mi Milvus milvus Nibbio reale R S/Mip Circaetus gallicus Biancone RR Mi Circus aeruginosus Falco di palude C Mi Circus cyaneus Albanella reale R Mi Circus pygarus Albanella minore C Mi Accipiter gentilis Astore RR Ac

143 Accipiter nisus Sparviero C Mi Buteo buteo Poiana C St Pandion haliaetus Falco pescatore RR Mi Falco naumanni Grillaio RR Mi Falco tinnunculus Gheppio C St Falco vespertinus Falco cuculo C Mi Falco columbarius Smeriglio F Mi Falco subbuteo Lodolaio F Mi Falco biarmicus Lanario R St Falco peregrinus Pellegrino R Mip Grus grus Gru R Mi Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia R Mip Burhinus oedicnemus Occhione R Mi Tringa erythropus Totano moro RR Mi Tringa glareola Piro piro boschereccio F Mi Larus ridibundus Gabbiano comune F St Larus argentatus Gabbiano reale F St Columba palumbus Colombaccio F S/Mip Cuculus canorus Cuculo F Mi Tyto alba Barbagianni C St Otus scops Assiolo F Mi Athene noctua Civetta C St Strix aluco Allocco R St Asio otus Gufo comune F St Asio flammeus Gufo di palude RR Mi Apus apus Rondone C Mi Alcedo atthis Martin pescatore F St Merops apiaster Gruccione F Mi Coracia garrulus Ghiandaia marina R Mi Upupa epops Upupa C Mi Picus viridis Picchio verde F St Dendrocopus major Picchio rosso maggiore F St Hirundo rustica Rondine F Mi Delichon urbica Balestruccio F Mi Motacilla flava Cutrettola R Mip Motacilla alba Ballerina bianca F Mip Erithacus rubecula Pettirosso F St Phoenicurus phoenicurus Codirosso R St Phoenicurus ochruros Codirosso spazzacamino F St Saxicola rubetra Stiaccino F St Saxicola torquata Saltimpalo F St

144 Cettia cetti Usignolo di fiume F St Acrocephalus schoenobaenus Forapaglie RR Ac Acrocephalus scirpaceus Cannaiola R St Acrocephalus arundinaceus Cannareccione RR Mip Sylvia communis Sterpazzola R St Sylvia atricapilla Capinera F St Phylloscopus sibilatrix Luì verde R St Phylloscopus collibita Luì piccolo R St Muscicapa striata Pigliamosche R St Panurus biarmicus Basettino RR St/L Aegithalos caudatus Codibugnolo R St/L Parus caeruleus Cinciarella F St Parus major Cinciallegra F St Remiz pendulinus Pendolino F St/L Oriolus oriolus Rigogolo F Mi Lanius minor Averla cenerina F Mi Lanius excubitor Averla maggiore RR Mi Lanius collurio Averla piccola F Mi Lanius senator Averla capirossa F Mi Corvus corax Corvo imperiale RR Mip Serinus serinus Verzellino F Mi Caeduelis chloris Verdone R Mi Carduelis carduelis Cardellino C St Carduelis spinus Lucherino R Mi Pyrrhula pyrrhula Ciuffolotto R Mi Coccothraustes coccothraustes Frosone F Mi Emberiza citrinella Zigolo giallo RR Mi Emberiza melanocephala Zigolo testanera R Mi Emberiza cirlus Zigolo nero F Mi Miliaria calandra Strillozzo C St Vertebrati - mammiferi Canis lupus Lupo appenninico R L/St Mustela nivalis Donnola F U/St Martes foina Faina F U/St Mustela putorius Puzzola RR L/St Meles meles Tasso F U/St Lutra lutra Lontra RR L Talpa europaea Talpa C U/St Glis glis Ghiro R L/St Erinaceus europaeus Riccio Ð porcospino F U/St Felis silvestris Gatto selvatico RR(?) (?)

145 Indicatore di stato: Numero e lunghezza dei sentieri percorribili

Scopo dell’indicatore L’indicatore fornisce un’informazione circa la fruibilità delle aree natu- rali.

Commento di sintesi Dai dati disponibili non si è potuto valutare tale indicatore.

Indicatore di risposta: Spese effettuate per opere di manutenzione e ripristino del verde

Scopo dell’indicatore L’indicatore valuta in termini monetari l’entità delle azioni volte al ripri- stino e manutenzione delle aree naturali.

Commento di sintesi I dati forniti dai Comuni non consentono di valutare le spese per ope- re di manutenzione e ripristino del verde.

Indicatore di risposta: Superficie sottoposta a rimboschimento

Scopo dell’indicatore L’indicatore valuta l’efficacia della politica di gestione delle aree natu- Tab. 59 - Superficie sot- rali del territorio. toposta a rimboschimen- to Fonte: Banca dati Ispettorato Ri- Commento di sintesi partimentale delle Foreste - Fog- gia La superficie sottoposta a rimboschimento è pari a: 1853 ettari.

SUP. SOTTOPOSTA A SUP. SOTTOPOSTA A COMUNE RIMBOSCHIMENTO COMUNE RIMBOSCHIMENTO (ettari) (ettari) ACCADIA 184 DELICETO 115 ANZANO DI PUGLIA 66 FAETO 72 ASCOLI SATRIANO 84 MONTELEONE DI PUGLIA 28 BOVINO 60 ORSARA DI PUGLIA 383 CANDELA 11 PANNI 40 CASTELLUCCIO DEI S. 5 ROCCHETTA SANT’ANTONIO 15 CASTELLUCCIO VALM. 123 SANT’AGATA DI PUGLIA 483 CELLE SAN VITO 138 TROIA 46 TOTALE 1853

146 7 QUALITÁ DELL’AMBIENTE URBANO

7.1 Premessa

Si può affermare che la città rappresenta “la più ampia unità in grado di affrontare inizialmente i molti squilibri […] e al tempo stesso la più piccola nella quale i problemi possono essere risolti positivamente in maniera integrata e sostenibile” (Carta di Aalborg, 1994). Una città quindi è un sistema nel quale le tematiche ambientali, socia- li ed economiche risultano fortemente integrate. Ogni tematica ambien- tale, considerata in un particolare ambito urbano, assume connotazio- ni profondamente diverse, in quanto cambia il punto di vista dal quale bisogna analizzarla, cambiano gli indicatori da considerare e variano gli obiettivi di miglioramento da prendere in considerazione. Tutto ciò si traduce nel fatto che l’analisi della qualità dell’ambiente ur- bano rappresenta un fondamentale strumento di supporto per il deci- sore politico che deve attuare una sostenibile politica ambientale..

7.2 Normativa di riferimento

Le principali normative di riferimento nel settore sono le seguenti:

Quadro nazionale

L. 47/85 Norme in materia di controllo dell'attività urbanistico-edi- lizia. Sanzioni amministrative e penali L. 109/94 Legge quadro in materia di lavori pubblici L. 1089/39 Tutela delle cose d'interesse artistico e storico L. 64/74 Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescri- zioni per le zone sismiche L. 1150/42 Legge urbanistica D.M. 8.10.1998 Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo soste- nibile del territorio Ð PRUSST D.M. 21.12.94 Programmi di riqualificazione urbana - PRIU D.M. 1444/68 Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distan- za fra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubbli- ci o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuo- vi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esisten- ti, ai sensi dell’art. 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765 DPCM 1 marzo 1991 limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abi- tativi e nell’ambiente esterno Legge 26.10.1995, n. 447 – Legge quadro sull’inquinamento acustico principi fondamentali per la tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico. Tute- 147 la l’ambiente esterno e l’ambiente abitativo da sorgenti sonore fisse e non fisse. Identifica un articolato sistema di pianificazione acustica che coinvolge lo Stato e gli enti locali. I vari livelli di pianificazione devono essere tra loro coordinati: i piani comunali devono recepire e uniformar- si ai contenuti dei piani regionali e nazionali. DPCM 14 novembre 1997 fissa i valori limite di emissione e di immissione (assolu- ti e differenziali), i valori di attenzione e i valori di qualità delle sorgenti sonore riferiti alle 6 classi di destinazione d’uso del territorio previste dalle tabelle allegate al decre- to e adottate dai Comuni. D.Lgs.n.277/1991 sulla protezione dei lavoratori. Per ciascuna sorgente di rumore, la legge individua il valore limite di emissione, in- teso come valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa. DMA 11/12/96 “Applicazione del criterio differenziale per gli impianti a ciclo produttivo continuo” in GU n. 52 del 4/3/97; Decreto n. 381 del 3/11/98 Protezione da esposizione a campi elettromagnetici a ra- diofrequenza e microonde, informativa generale in vista di una prossima normativa settoriale, fissa i valori limite di esposizione della popolazione ai campi elettromagne- tici connessi al funzionamento dei sistemi fissi di teleco- municazioni e radiotelevisivi operanti con frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHZ e fissa specifiche competenze delle Regioni e degli Enti Locali. Questi ul- timi sono chiamati ad individuate particolari aree dove poter concedere le licenze edilizie per installare le anten- ne, in modo da minimizzare eventuali danni ai cittadini. I limiti di esposizione per tutte le zone ove sia presumibi- le una permanenza superiore a quattro ore vengono fis- sati in 6 V/metro. Legge n¡ 36 del 22/2/01 tutela della salute dei cittadini dai danni provocati dall’e- sposizione ai campi elettromagnetici; attivazione di misu- re cautelative, tese a ridurre gli eventuali rischi; promo- zione di azioni di risanamento volte a minimizzare gli ef- fetti prodotti dai campi DPCM 23/04/1992 “Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e ma- gnetico generati alla frequenza industriale nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno”. Il campo di applicazione del decreto riguarda le linee elet- triche, le stazioni e le cabine di trasformazione a tensio- ne compresa tra 132 KV e 380 KV. I limiti imposti dal De- creto sono 5 KV/m e 100 µT, rispettivamente per l'inten- sità di campo elettrico e di induzione magnetica, in aree o ambienti in cui si possa ragionevolmente attendere che individui della popolazione trascorrano una parte signifi- cativa della giornata e 10 KV/m e 1000 mT, rispettiva-

148 mente per l'intensità di campo elettrico e di induzione magnetica, nel caso in cui l'esposizione sia ragionevol- mente limitata a poche ore al giorno. Quadro regionale

Legge Regionale n.3 del 10/02/2002 “Norme di indirizzo per il contenimento e la riduzione del- l’inquinamento acustico” Legge Regionale Puglia n. 5 del 8/03/2002 "Norme transitorie per la tutela dall'inquinamento elettro- magnetico prodotto da sistemi di telecomunicazioni e ra- diotelevisivi operanti nell'intervallo di frequenza fra O Hz e 300 GHz".

7.3 Analisi ambientale

La mancanza delle informazioni necessarie non ha permesso di costruire tutti gli indicatori proposti sia per la qualità dell’ambiente urbano che per l’inquinamento acustico ed elettromagnetico. Considerate le dimensioni medio-piccole dei centri abitati, nonché l’assen- za del territorio di aree ad intensa attività industriale è possibile affermare che il territorio in esame non ha problemi legati all’inquinamento acustico. Attualmente nessuno dei comuni della Comunità Montana ha adottato Pia- ni di Zonizzazione Acustica in adempimento alle prescrizioni delle leggi re- gionali e nazionali. Si riporta tuttavia per gli indicatori di cui non si sono ottenute informazioni utili, la descrizione degli scopi ed obiettivi cui essi mirano.

7.4 Indicatori

Indicatore di stato: Estensione aree verdi, aree pedonali e piste ciclabili

Scopo dell’indicatore Gli indicatori hanno lo scopo di verificare l’efficacia delle azioni messe in atto a livello comunale per la realizzazione di aree che permettono di migliorare la qualità della vita degli abitanti.

Indicatore di pressione: Produzione edilizia e numero edifici demoliti

Scopo dell’indicatore L’analisi dei dati relativi alla produzione annuale di nuove volumetrie a scopi residenziali e no, permette di valutare la pressione che l’edifica- zione esercita sull’ambiente in termini di occupazione di suolo. L’effica- 149 cia dell’indicatore risulta maggiore se si confrontano i dati della produ- zione edilizia con quelli degli edifici demoliti, ottenendo così il “saldo” complessivo che rappresenta la crescita quantitativa registrata nel ter- ritorio comunale.

Per l’inquinamento acustico gli indicatori considerati sono:

Indicatore di stato: Valori di dB rilevati per area urbana

Scopo dell’indicatore Il dato rilevato per aree urbane permette la valutazione del livello di “rumore” raggiunto nei centri cittadini.

Indicatore di pressione: Numero di abitanti esposti/numero di abitanti totali

Scopo dell’indicatore Tale dato desumibile dal numero di esposti e lamentele presentati dai cittadini permette la valutazione dell’esposizione della popolazione al- l’inquinamento acustico e di delineare un quadro delle aree sensibili laddove il Comune fosse sprovvisto di Piano di Zonizzazione Acustica.

Indicatore di risposta: Adozione del Piano di Zonizzazione Acustica

Scopo dell’indicatore L’adozione del Piano di Zonizzazione Acustica da parte dei Comuni permette di valutare il loro grado di efficienza nella risposta alla que- stione dell’inquinamento acustico.

Commento di sintesi Nessuno dei Comuni ha predisposto il piano di zonizzazione acustica in adempimento a quanto previsto dalla legge quadro sull’inquinamen- to acustico L.447/1995 e dalla legge regionale L.R. 3/2002.

Indicatore di risposta: Presenza di barriere antirumore

Scopo dell’indicatore La presenza di barriere nelle vicinanze di fonti rumorose quali ad esempio le linee ferroviarie e le reti stradali a più elevato scorrimento, espressa in termini di lunghezza di barriera realizzata, rappresenta un’utile indicazione circa le azioni di risposta intraprese per limitare una situazione riscontrata di inquinamento acustico.

150 Indicatore di risposta: Numero di sopralluoghi e rilievi effettuati su richiesta di privati

Scopo dell’indicatore Tale dato esprime un’indicazione circa la sensibilità della popolazione al problema dell’inquinamento acustico e, insieme con il numero di esposti presentati aiuta ad individuare non solo le aree più soggette a questo problema, ma anche le attività maggiormente inquinanti nonché i periodi durante i quali è maggiormente avvertito il disturbo.

Gli indicatori considerati per l’inquinamento elettromagnetico sono:

Indicatore di stato: Numero di impianti per telecomunicazioni

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare la densità di impianti per le te- lecomunicazioni su base comunale.

Commento di sintesi Per i comuni di Anzano, Ascoli Satriano, Bovino, Candela, Rocchetta S.Antonio e Troia il numero di Stazioni Radio Base censite è riepiloga- to nella tabella 60; i restanti comuni non hanno fornito alcuna informa- zione .

Indicatore di stato: Densità territoriale della linea elettrica

Scopo dell’indicatore Tale indicatore permette, in mancanza di dati relativi alla popolazione esposta ad inquinamento elettromagnetico, una valutazione di massi- ma probabilità di esposizione del territorio.

COMUNE SRB Tab. 60. Numero Stazioni Radio ANZANO DI PUGLIA 1 (in costruzione) Base censite ASCOLI SATRIANO 1 Fonte: Dati comunali 4 (2 telefonia mobile + 1 ripetitore TV+ 1 antenna BOVINO telefonia fissa) CANDELA 2 (telefonia mobile) MONTELEONE DI PUGLIA 3 (telefonia mobile) ROCCHETTA S.ANTONIO 2 TROIA 3 151 Indicatore di pressione: Numero di abitanti esposti/numero di abi- tanti totali Scopo dell’indicatore Tale dato desumibile dal numero di esposti e lamentele presentati dai cittadini permette la valutazione dell’esposizione della popolazione al- l’inquinamento elettromagnetico.

Indicatore di pressione: Numero di edifici distanti meno di quan- to previsto per legge da impianti per telecomunicazioni.

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare il numero di abitanti maggior- mente esposti ad inquinamento elettromagnetico.

Indicatore di risposta: Numero di sopralluoghi e rilievi effettuati su richiesta di privati

Scopo dell’indicatore Tale dato esprime un’indicazione circa la sensibilità della popolazione al problema dell’inquinamento elettromagnetico e, insieme con il nu- mero di esposti presentati aiuta ad individuare le aree più soggette a questo problema.

Indicatore di risposta: Numero dei Comuni che hanno adottato piani per la zonizzazione degli impianti per telecomunicazione

Scopo dell’indicatore L’adozione di Piani di Zonizzazione da parte dei Comuni permette di valutare il loro grado di efficienza nella risposta alla questione dell’in- quinamento elettromagnetico.

Commento di sintesi Nessuno dei comuni appartenenti alla Comunità Montana si è dotato di tale strumento.

Indicatore di risposta: Numero di iniziative intraprese per la ridu- zione dell’inquinamento elettromagnetico

Scopo dell’indicatore Numerando le iniziative intraprese per ridurre l’inquinamento elettro- magnetico è possibile valutare il grado di attenzione e sensibilità del- la popolazione e delle amministrazioni in merito a tale problematica

152 8 RIFIUTI

8.1 Premessa

La gestione dei rifiuti è a tutt’oggi uno dei problemi più importanti della società moderna, basata su uno stile di vita caratterizzato da consumi smodati e dalla logica usa e getta. Fino al 1984 i rifiuti venivano smalti- ti in maniera incontrollata, considerandoli quale prodotto di scarto e non come qualcosa da valorizzare in una logica del riutilizzo e del riciclaggio. Fu la Conferenza di Rio del 1992 a segnare un’inversione di tendenza in tal senso, introducendo nelle coscienze un nuovo atteggiamento volto a considerare il rifiuto come una risorsa da gestire e valorizzare con la possibilità di estrarne materiali ed energia. Si è passati quindi, dallo smaltimento in discarica a procedimenti diver- si, che tendono a considerare il rifiuto come risorsa. In Italia è stato il Decreto Ronchi (D.Lgsl 22/97) a inserirsi come legge quadro in materia di gestione dei rifiuti (in recepimento di una direttiva comunitaria), con l’introduzione del concetto nuovo di gestione integra- ta dei rifiuti che disciplina le modalità di gestione in modo tale da favori- re la riduzione della produzione e della pericolosità del rifiuto e di incen- tivarne il riciclaggio e il recupero per ottenere materia prima o energia.

8.2 Normativa di riferimento

Normativa comunitaria

Direttiva 2004/12/CE, Modifica la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. Direttiva 2002/96/CE, Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche Direttiva 91/156/CEE Smaltimento e recupero dei rifiuti Direttiva 91/689/CEE Rifiuti pericolosi Direttiva 94/62/CE Imballaggi e rifiuti di imballaggio Direttiva 1999/31/CE Discariche di rifiuti Direttiva 2000/53/CE Veicoli fuori uso Direttiva 2000/59/CE Impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico,

La prossima entrata in vigore delle norme di recepimento della Diret- tiva 2000/76/CE sull’incenerimento dei rifiuti, completano il quadro nor- mativo di riferimento sul trattamento dei rifiuti e introducono disposizio- ni che dovrebbero incentivare nuovi modelli di gestione, basati sempre più sul recupero energetico e di materia dai rifiuti. Anche la Direttiva 2001/77/CE sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elet- tricità, attualmente in corso di recepimento, e il conseguimento degli obiettivi derivanti dal Protocollo di Kyoto e dal “Libro bianco sulle fon-

153 ti energetiche rinnovabili”, che prevede il 12% dell’utilizzo di tali fonti di energia entro il 2010, dovrebbero garantire un incremento dei rifiuti av- viati al recupero energetico. In questo contesto si inserisce anche il divieto di smaltire in discarica, a partire dal 1¡ gennaio 2007, rifiuti con un “potere calorifico inferiore” maggiore di 13.000 kJ/kg, che imporrà a flussi importanti di rifiuti for- me di gestione differenti dalla discarica. Per il decollo del sistema di recupero importante è anche il Decreto 203/2003 che, a regime, obbligherà gli uffici, gli enti pubblici e le socie- tà a prevalente capitale pubblico, a coprire almeno il 30% del loro fabbi- sogno annuale con manufatti e beni realizzati con materiale riciclato. Il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della frazione biodegrada- bile da allocare in discarica, fissati dal D.lgs. 36/2003, porterà a una crescita del sistema di trattamento biologico aerobico e anaerobico di tali rifiuti che dovranno, poi, una volta trattati, essere avviati a circuiti di valorizzazione.

Normativa nazionale

D.Lgs. 209/2003, “Attuazione della Direttiva 2000/53/CE relativa ai vei- coli fuori uso”. D.Lgs. 182/2003, “Attuazione della Direttiva 2000/59/CE relativa agli im- pianti portuali di raccolta rifiuti”. D.P.R. 254/2003, “Regolamento recante disciplina della gestione dei ri- fiuti sanitari a norma dell’art. 24 della Legge 31 Luglio 2002, n.179”. D.M. 20/11/1997 n. 476 Norme per il recepimento della direttiva 91/157/CEE e 93/68/CEE in materia di pile e accumulatori contenen- ti sostanze pericolose D.M. 25/2/2000 n. 124 Regolamento recante i valori limite di emissione e le norme tecniche riguardanti le caratteristiche e le con- dizioni di esercizio degli impianti di incenerimento e di coincenerimento dei rifiuti pericolosi, in attuazione del- la direttiva 94/67/CE del Consiglio del 16 dicembre 1994, e ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203, e dell'articolo 18, comma 2, lettera a), del decre- to legislativo 5 febbraio 1997, n. 22. D.M. 19/11/1997 n. 503 Prevenzione inquinamento atmosferico provocato da- gli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani e discipli- na delle emissioni e delle condizioni di combustione degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani, rifiuti speciali non pericolosi, nonché di taluni rifiuti sanitari D.M. 11/3/1998 n. 141 Norme per lo smaltimento in discarica dei rifiuti e per la catalogazione dei rifiuti pericolosi smaltiti in disca- rica D.M. 5/2/1998 Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli artt.

154 31 e 33 del D.L.vo 5/2/1997 n. 22 D.M. 145/1998 Formulario per il trasporto D.M. 148/1998 Registro di carico e scarico D. L.vo n. 471 del 25/10/1999 Bonifica siti inquinati L. n. 257 del 27 marzo 1992 Trattamento amianto D. L.vo 27/1/1992 n. 99 Protezione dell’ambiente, in particolare del suolo, nel- l’utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura

Il Decreto Legislativo N. 22/97 (detto Ronchi) e il D.l. 389/97 (Ronchi Bis) recepiscono la Direttiva n¡ 91/156/Cee in materia di rifiuti e residui deri- vanti da cicli di produzione o di consumo, la Direttiva 91/689/Cee sui ri- fiuti pericolosi e la Direttiva 94/62/Cee sugli imballaggi. Il Decreto Ronchi, nello specifico, fissa come obiettivo prioritario il rag- giungimento, per il febbraio 2003 del 35% di rifiuto selezionato trami- te raccolta differenziata. Il rapporto annuale sulla gestione dei rifiuti per l’anno 2002, pubblicato di recente, evidenzia come ancora oggi molti rifiuti finiscono in discarica e le percentuali di riciclaggio si attestano al 22,4% per il Nord, 11,4% per il Centro e 2,4% per il Sud, per una me- dia Nazionale del 14,4%, ben distante dai citati limiti. Obiettivo del De- creto è quello di ridurre il più possibile il ricorso alle discariche per lo smaltimento dei rifiuti, a causa dell’elevato impatto che queste deter- minavano sul sistema naturale, e di conseguenza si auspica il poten- ziamento del riciclaggio o “riuso” dello scarto. Il Decreto inoltre riordi- na in maniera organica tutto il settore, istituendo: l’Osservatorio nazio- nale sui rifiuti, il Catasto dei rifiuti, i Consorzi obbligatori per il recupe- ro del polietilene e degli oli vegetali esausti, il Conai per la gestione de- gli imballaggi e dei rifiuti da imballaggio il passaggio dalla “tassa” sui ri- fiuti alla “tariffa” sui rifiuti prodotti. La necessità di continuare a mante- nere le discariche ha portato alle continue proroghe sul termine di chiu- sura delle stesse. Attualmente si sta aspettando la pubblicazione di un Decreto Legislativo approvato l’11 dicembre 2002 recepente la Diret- tiva n¡99/31/Ce del 1999, che porterà alla definizione di nuove regole per la gestione delle discariche, soprattutto per i rifiuti speciali e peri- colosi, il cui riciclo, secondo le fonti governative, sarebbe di difficile rea- lizzazione. Il decreto Ronchi indica alcune azioni prioritarie che le pubbliche am- ministrazioni devono impegnarsi ad attuare: 1. azioni di prevenzione-riduzione delle quantità di rifiuti prodotti e del- la pericolosità degli stessi; 2. azioni di valorizzazione-studio e introduzione di sistemi integrati tesi a favorire il massimo recupero di energia e di risorse. In particolare, i singoli comuni devono impegnarsi a raggiungere i seguenti obiet- tivi di raccolta differenziata finalizzata al riutilizzo/riciclaggio/recupe- ro: 15% entro il 1999, 25% entro il 2001, 35% entro il 2003; 3. azioni di corretto smaltimento, individuazione e corretta destinazio- ne sul territorio delle frazioni di rifiuto non recuperabili attraverso l’u- tilizzo di tecnologie ambientalmente compatibili, la minimizzazione

155 degli spostamenti e l’efficacia dei controlli. Relativamente alle modalità di smaltimento, dal 1 Gennaio 1999 pos- sono essere autorizzati quei nuovi impianti di incenerimento che pre- vedano un processo di combustione accompagnato da recupero energetico; è vietato smaltire rifiuti urbani non pericolosi in regioni di- verse da quelle in cui sono stati prodotti; lo smaltimento finale in disca- rica dovrà essere preceduto dal trattamento o inertizzazione dei rifiu- ti5. Lo smaltimento vero e proprio deve, comunque, costituire una fase residuale della gestione e ad esso devono essere destinati solamen- te quei rifiuti non altrimenti valorizzabili.

Il D.lgs. 13 gennaio 2003, n. 36 di recepimento della Direttiva 1999/31/CE in materia di discariche e il decreto 13 marzo 2003 relati- vo ai criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, rappresentano pro- babilmente i più significativi per il decollo del sistema integrato di ge- stione.

Normativa regionale

L.R. 30/86 Organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e alle procedure di controllo e di autorizzazione Delib. di Giunta Regionale n. 6159 del 06/11/89 Adozione del progetto di Piano regionale per lo smal- timento dei rifiuti speciali, tossici e nocivi Delib. del Consiglio Regionale n. 11 del 05/12/1990 Approvazione della localizzazione degli impianti in at- tuazione del programma di emergenza di cui al DPCM 3 agosto 1990, per l’adeguamento del sistema di smaltimento di rifiuti industriali L.R. 17/93 Approvazione del Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti urbani L.R. 13/96 Nuove norme per l'accelerazione e lo snellimento del- le procedure per l'attuazione del Piano regionale e della organizzazione dei servizi di smaltimento di rifiu- ti urbani, modifiche e integrazioni alla legge regiona- le 13 agosto 1993, n. 17 Decreto n. 41 del 06.03.2001 del Commissario Delegato per l’emergenza ambientale in Puglia Approvazione del nuovo Piano regionale dei rifiuti OO.P.C.M. nn. 2776/98, 3077/00 e 3184/02 Conferimento di funzioni e poteri straordinari al Com- missario Delegato per l’emergenza ambientale. L.R. n¡17 del 30/11/2000 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di tutela ambientale L.R. n¡6 del 4/01/2001 Individuazione dei siti per lo smaltimento dei rifiuti di amianto.

156 8.3 Analisi ambientale

Sulla base dei dati censiti dall’autorità competente in materia di control- lo ambientale e di quelli forniti dai Comuni appartenenti alla Comunità Montana, sono stati elaborati una serie di indicatori tra quelli proposti, atti a mettere in luce la situazione attuale nel territorio relativamente alla produzione totale dei rifiuti e alla percentuale di questi inviata a re- cupero piuttosto che a smaltimento in discarica.

Fonti consultate e dati disponibili - Banca dati Autorità Ambientale, Regione Puglia; - Dichiarazioni MUD comuni; - Rapporto Rifiuti 2002; - Banca dati Ufficio Ambiente Provincia di Foggia.

8.4 Indicatori

Indicatore di stato: Numero di discariche controllate attive e di- smesse

Scopo dell’indicatore Offre un’indicazione circa lo stato del sistema di smaltimento sul terri- torio, con spunti di riflessione relativamente all’autonomia di gestione all’interno del territorio della Comunità Montana.

Commento di sintesi Allo stato attuale il numero delle discariche attive autorizzate sono due, localizzate nei limiti amministrativi di Panni e Deliceto. La discarica di Panni accoglie i rifiuti della cittadina, mentre quella di Deliceto racco- glie i rifiuti di tutti gli altri comuni del comprensorio dei Monti Dauni Me- ridionali. Si fa presente comunque che tutti i comuni del comprensorio hanno nel proprio territorio una discarica dimessa, nessuna ancora avviata a bonifica, sebbene siano stati finanziati progetti di ripristino ambientale all’interno del Programma Operativo Regionale 2000-2006, in partico- lare per i comuni di Panni, Troia, Candela, Bovino, Anzano di Puglia, Castelluccio Valmaggiore, Accadia, Ascoli Satriano e Orsara di Puglia.

Tab. 61. Discariche auto- Volume CATEGORIA COMUNE Contrada Capacità residua autorizzato (mc) rizzate Fonte: Banca dati Ufficio Ambiente Provincia di Foggia R.S.U. Deliceto Campana 70.000 30.000

R.S.U. Panni Sierro Natalino 23.000 12.000

157 Indicatore di pressione: Produzione assoluta e pro-capite di rifiuti l’anno

Scopo dell’indicatore Lo scopo dell’indicatore è di valutare l’andamento nel tempo della pro- duzione dei rifiuti urbani e la pressione esercitata sull’ambiente.

Commento di sintesi La tabella seguente riassume, sulla base dei dati disponibili, le quan- tità di rifiuti solidi urbani indifferenziati inviati a discarica (il cosiddetto tal quale); la frazione di vetro, plastica, carta e cartone differenziata in- viata a recupero; il totale dei rifiuti prodotti; la percentuale di rifiuto dif- ferenziato su quello totale prodotto, per gli anni 2002 e 2003. Si fa presente che per sopperire alla mancanza di informazioni si sono aggregati i dati rilevati presso gli uffici comunali tramite le dichiarazio- ni MUD e i dati rilevai dall’autorità ambientale della Regione Puglia.

Tab. 62. Produzione ri- . (t) fiuti per Comune. Anno T

2002 (t)

COMUNE OT E CAR A

* Dati rilevati dalle dichia- T . (t)

razioni MUD OT RSU(tal quale) (t) VETRO (t) PLASTICA CAR T %DIFF/T ◊ Dati rilevati dall’Autorità ACCADIA ◊ 862,97 21,02 5,12 31,84 920,95 6,30 Ambientale Regione Puglia ANZANO P. ◊ 534,34 8,02 1,5 1,14 545 1,96 ASCOLI S. * 2126.04 6.98 3.1 12.02 2148.14 1.03 BOVINO◊ 1188,42 12,6 13,71 30,12 1244,85 4,53 CANDELA* 961,68 9,44 1,54 14,18 986,84 2,55 CASTELLUCCIO 727.42 14.4 5.78 11.88 759.48 4.22 DEI SAURI. *

CASTELLUCCIO 294.14 5.84 2.1 1.78 303.86 3.20 VALMAGG. *

CELLE S. VITO - - - - - DELICETO ------FAETO* ------MONTELEONE P. - - - - - ORSARA P. ◊ 1077,08 8,379 4,06 8,01 1097,52 1,86 PANNI ------ROCCHETTA S. 693,92 4,28 1,1 1,54 700,84 0,99 S. AGATA DI P. * 636,04 4,7 1,12 7,18 649,04 2,00 TROIA - - - - -

158 Tab. 63. Produzione rifiuti per Comune. Anno

(t) 2003 OT E A .(t) T T . (t) * Dati rilevati dalle dichia-

OT razioni MUD COMUNE RSU (t) VETRO (t) PLASTICA CAR CAR T %DIFF/T

ACCADIA◊ 569,1 16,72 4,04 24,2 614,06 7,32 ◊ Dati rilevati dall’Autorità Ambientale Regione Puglia ANZANO P. * 518 8,14 0,82 526,96 1,70 ASCOLI S. * 1998.86 11.74 5.04 10.34 2025.98 1.34 BOVINO◊ 1078,84 25,52 19,42 28,52 1152,3 6,38 CANDELA* 944,34 12,04 2,66 16,52 975,56 3,20

CASTELLUCCIO 750.20 13.26 5.24 8.88 777.58 3.52 DEI SAURI. *

CASTELLUCCIO 420.66 13.54 6.00 10.64 450.84 6.69 VALMAGG. *

CELLE S. VITO ------DELICETO◊ 786,96 28,68 10,26 18,66 844,56 6,82 FAETO* ------MONTELEONE P. ------ORSARA P. * 1067.09 13.13 6.95 10.72 1097.89 2.80 PANNI ------

ROCCHETTA S. 654,18 5,66 0,96 2,9 663,7 1,43 ANTONIO*

S. AGATA * 647,54 5.4 3.56 19.56 676.06 4.22 TROIA* 2280.00 - 8.3 - 2288.3 0.36

Si riportano di seguito l’istogramma rappresentante i quantitativi totali di rifiuti prodotti negli anni 2002 e 2003 per i diversi Comuni della Co- munità Montana dei Monti Dauni; e l’istogramma dei rifiuti prodotti pro- capite. Da quest’ultimo in particolare si evince come la produzione pro capite di rifiuti indifferenziata si attesti intorno al valore della media provincia- le, presentando una forbice tra 204 e 398 Kg/ab*anno, ed una media di 305 Kg/ab*anno (per il 2002) e 292 Kg/ab*anno (per il 2003) inferio- re ai 379 Kg/ab*anno della provincia di Foggia, e ben al di sotto dei va- lori di produzione pro capite della regione Puglia e del Sud Italia (dati 2002).

159 Graf. 67. Produzione rifiuti. Produzione totale rifiuti anni 2002-2003 Anni 2002 - 2003

Elaborazione su dati rilevati dai Mud 2500 e dati rilevati dall'Autorità Ambientale 2000

1500 2002

tonn 2003 1000

500

0

PANNI TROIA

FAETO

P.

BOVINO

S.

ACCADIA S. AGATA

CANDELA

DELICETO

ASCOLI S.

ANZANO P.

ORSARA P.

ANTONIO

VALMAGG.

CELLE S. VITO MONTELEONE

ROCCHETTA S.

CASTELLUCCIO CASTELLUCCIO

Graf. 68. Produzione rifiuti kg/ab anno Produzione rifiuti pro capite anni 2002-2003 pro capite. Anni 2002 - 2003 450 Elaborazione su dati rilevati dai 400 Mud e dati rilevati dall'Autorità Ambientale 350 300 250 200 150 100 50 0

TROIA

PANNI

FAETO

BOVINO

ACCADIA S. AGATA

CANDELA DELICETO

ASCOLI S.

ORSARA P.

ANZANO P.

CELLE S. VITO

MONTELEONE P. 2002 CASTELLUCCIO S.

2003 ROCCHETTA S. ANTONIO

CASTELLUCCIO VALMAGG.

Graf. 69. Confronto rifiuti pro capite. Anno 2002 Rifiuti totali pro capite anno 2002 Elaborazione su dati Rapportp Kg/ab anno Rifiuti 2002 600

450

300

150

0 italia sud puglia foggia

160 Indicatore di pressione: Percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti prodotti

Scopo dell’indicatore Lo scopo dell’indicatore è di verificare l’efficacia delle politiche e delle iniziative intraprese per ridurre la quantità di rifiuti smaltita in discarica.

Commento di sintesi Poco confortanti sono i dati relativi alle quantità di rifiuto avviato a re- cupero; infatti rispetto alle percentuali del 19% del Nord Italia, del 6% della regione Puglia e del 4 % della provincia di Foggia, le percentua- li della Comunità Montana oscillano tra il minimo di 0,99 % di Panni (per il 2002)e il 7.32% di Accadia (per il 2003), con una media del 3-4 % circa. Questo dimostra come la produzione di rifiuti sia al di sotto della me- dia provinciale e regionale ma che la raccolta differenziata, seppur at- tivata nella maggior parte dei comuni facenti parte della Comunità Montana, è ancora poco diffusa e praticata, molto lontana dal paletto del 35 % preventivato dal Decreto Ronchi per il 2003. Tutto ciò mostra come la raccolta differenziata possa rappresentare un utile margine di miglioramento nelle “prestazioni ambientali” della po- polazione, e quindi un argomento da promuovere diffondere nella co- scienza della popolazione residente con campagne di sensibilizzazio- ne e formazione del cittadino. Si riportano di seguito i grafici relativi ai quantitativi di rifiuto avviato a recupero in termini percentuale rispetto al totale dei rifiuti prodotti per i comuni oggetto di studio, nonché la suddivisione per frazione mer- Graf. 70. Raccolta differen- ceologica ,carta, vetro e plastica per gli anni 2002 e 2003 e il grafico ziata. Anni 2002 - 2003 con l’andamento della raccolta differenziata in Italia, nel Sud Italia, nel- Elaborazione su dati rilevati dai Mud la Puglia e nella provincia di Foggia. e dati rilevati dall'Autorità Ambientale

% Raccolta differenziata anni 2002-2003 2002 (carta-vetro-plastica) 2003 10

5

0

TROIA

PANNI

FAETO

P.

BOVINO

S.

ACCADIA S. AGATA

CANDELA DELICETO

ASCOLI S.

ORSARA P.

ANZANO P.

ANTONIO

VALMAGG.

CELLE S. VITO

MONTELEONE

ROCCHETTA S.

CASTELLUCCIO CASTELLUCCIO

161 Graf. 71. Confronto Raccolta differenziata anno 2002 raccolta differenziata. Anno 2002 25

Elaborazione su dati Rapportp Rifiuti 2002 20

15

10

% racc. diff./ rif. tot. 5

0 italia sud puglia foggia

Graf. 72. Raccolta dif- ferenziata. Per frazioni merceologiche. Anno Frazioni merceologiche della raccolta differenziata 2002 anno 2002

Elaborazione su dati Rapportp Rifiuti 2002

38% 47%

15% VETRO PLASTICA CARTA E CARTONE

Graf. 73. Raccolta diffe- renziata. Per frazioni Frazioni merceologiche della raccolta differenziata merceologiche. Anno anno 2003 2003

Elaborazione su dati Rapportp Rifiuti 2002 40% 41%

19%

VETRO PLASTICA CARTA E CARTONE

162 Indicatore di pressione: Numero di discariche abusive

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di mettere in evidenza il degrado del ter- ritorio soggetto alla pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti.

Commento di sintesi Alla luce dei dati disponibili non è stato possibile popolare questo indi- catore.

Indicatore di risposta: Numero di comuni che hanno attivato la raccolta differenziata Ð numero di impianti dedicati al recupero e/o riciclaggio

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare l’efficienza nella gestione in- tegrata dei rifiuti da parte dei Comuni interessati.

Commento di sintesi Su 16 comuni della Comunità Montana solo 3 sono quelli che non han- no ancora attivato la raccolta differenziata. Gli impianti dedicati al recupero/riciclaggio presenti sul territorio preso in esame sono 14 e nello specifico se ne riporta la localizzazione e la tipologia nella tabella che segue.

COMUNE IMPIANTO TIPOLOGIA Tab. 64. Impianti dedi- ASCOLI SATRIANO 2 n.ro 1 imp. Stoccaggio olii usati cati al recupero/riciclag- n.ro 1 imp.rigenerazione cartucce stampanti gio rifiuti per Comune Fonte: Banca dati Ufficio Am- BOVINO 1 n.ro 1 imp. Selezione carta, vetro,plastica e trucioli di legno biente Provincia di Foggia CANDELA 2 n.ro 1 imp. Recupero mat. Inerte da scarificazione manti stradali n.ro 1 imp. di autodemolizione e recupero mat. ferrosi

CASTELLUCCIO S. 1 n.ro 1 impianto messa in riserva e frantumazione inerti DELICETO 1 n.ro 1 imp. Recupero ceneri di combustione ORSARA 2 n.ro 1 imp. Recupero mat. ferrosi e messa in riserva auto demo- lite n.ro 1 imp.selezione carta, vetro, plastica TROIA 3 n.ro 1 imp. Di autodemolizione e recupero mat. ferrosi n.ro 1 imp.recupero caucciù, gomma e plasica n.ro 1 impiato di autodemolizione

163 9 MOBILITË E TRASPORTI

9.1 Premessa

Il Secondo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente Europeo ha messo in evi- denza un forte aumento negli ultimi anni dell’utilizzo dell’auto privata, che in alcune grandi città ha fatto crescere il tasso di motorizzazione del 18% in 10 anni; analogamente si sono registrati anche degli aumenti nei Km percorsi ogni anno con l’auto e una diminuzione degli spostamenti siste- matici a piedi o in bicicletta. Considerando la stretta relazione esistente tra mobilità, inquinamento atmosferico, acustico e il peso che esercita sui costi esterni legati all’incidentalità stradale, si comprende l’importan- za che questo tema ha assunto ormai nell’ambito dei rapporti sullo sta- to dell’ambiente.

9.2 Normativa di riferimento

Normativa nazionale

L. 122/89 (Legge Tognoli) Disposizioni in materia di parcheggi L. 208/91 Interventi per la realizzazione di itinerari ciclabili e pedo- nali nelle aree urbane D.Lgs. 285/92 (G.U. 114/92) Nuovo codice della strada D.M. 41/90 Criteri di priorità nella realizzazione dei parcheggi pub- blici D.M. 7/03/1975 Norme tecniche relative alla limitazione delle emissioni alla fonte D.M. 14/06/1988 Norme tecniche relative alla limitazione delle emissioni alla fonte D.M. 6/12/1989 Norme tecniche relative alla limitazione delle emissioni alla fonte D.M. 28/12/1991 Norme tecniche relative alla limitazione delle emissioni alla fonte D.M. 23/03/1992 Norme tecniche relative alla limitazione delle emissioni alla fonte D.M. 28/03/98 Istituzione del Mobility Manager per aziende con più di 300 addetti; D.M. 23/10/98 Iistituzione dei Piani Urbani del Traffico per le città con più di 30.000 abitanti.

9.3 Analisi ambientale

Lo sviluppo economico e sociale del territorio della Comunità Montana è fortemente influenzato dal sistema infra-strutturale della viabilità e dei

164 trasporti, sia per quanto riguarda la mobilità interna, che per quella ver- so l’esterno. Per quanto riguarda la rete verso l’esterno, essa è influenzata favorevol- mente dall’esistenza di una arteria autostradale, quale la A16, che ga- rantisce i collegamenti con la Campania e le restanti parti della Puglia. La viabilità interna si avvale, invece, di strade nazionali e provinciali che collegano tutti i Comuni del comprensorio ed essi con il capoluogo Foggia. I flussi di traffico sono agevolati da una forte presenza di società priva- te addette al trasporto pubblico, con livelli di qualità discreti. Il traffico delle merci, che avviene quasi totalmente su gomma, ha impor- tanti snodi che consentono il trasferimento dall’autostrada NA-BA alle strade interne. Si evidenzia, peraltro, il ritardo di politiche da parte delle amministrazio- ni locali volte all’incentivazione del mezzo pubblico, al controllo e al mo- nitoraggio delle emissioni, alla ricerca di nuove tecnologie tendenti alla riduzione dell’impatto ambientale e all’incentivazione al rinnovo del par- co macchine esistenti. Allo stato attuale le due tendenze dominanti del settore dei trasporti, os- sia la crescita della domanda di mobilità e l’aumento dello squilibrio mo- dale, comportano una serie di impatti diretti e indiretti sull’ambiente, qua- li il consumo di risorse energetiche da fonti non rinnovabili, il riscalda- mento globale, l’inquinamento atmosferico, acustico, idrico e dei suoli, il consumo e la parcellizzazione del territorio, le intrusioni visive, il danneg- giamento del patrimonio storico-artistico. Tali impatti presentano una cre- scita continua, in quanto anche i miglioramenti conseguiti nella riduzio- ne degli impatti ambientali dei veicoli e delle infrastrutture sono stati su- perati da un’enorme crescita della domanda di trasporto con pesanti conseguenze dal punto di vista della sostenibilità ambientale, sociale ed economica del sistema stesso. Nella figura 18 è riportato il reticolo stradale presente nel territorio del- la Comunità Montana, mentre nella tabella 65 si evidenzia la consi- stenza della rete stradale della Regione Puglia (dati 1999).

Fig. 18. Strade territorio CMMDM

xe Strade_c_m.shp S 5 S 546 P12 1 SS S 6 ex SP A 0 11 SP S 6 1 P 33 11 4 Altre TROIA3 11 Fonte: Piano Territoriale SP SP CASTELLUCCIO VALMAGGIORE di Coordinamento Pro- S SP124 P SR 12 SP1 6 28 8 PS 10 SS 1 SP vinciale 1 2 CELLE DI SAN VITO 90 S SSV 3 S FAETO 12 SP111 P S S Com_mont.shp C6A1 STELLUCCIO DEPI1 SAURI S1 0 S 7 ORSARA DI PUGLIA ex 05 Confini Provinciali 1 BOVINO P 1 S R 03 S 1 SP SP 1 04 SP1 06 85 S P P e S S 86 x P SP1 S 10 21 22 S 2 SP120 1 19 P t S re DELICETO 9 99 7 1 P P8 P88 P1 S S S S 5 PANNI 65 S S x S e ASCOLI SATRIANO e P1 x S 3 S S9 8 P 5 1b ACCADIA1 P9 is 93 6 S /A1 842 SP137 E s P137bi MONTELEONE DI PUGLIA SP S 10 1 SP 90 SP SANT'AGATA DI PUGLIA 98 S SP97 P S CANDELA 89 P 82

ANZANO DI PUGLIA S SP9 P 1 9 e 4 S ROCCHETTA SANT'ANTxO NIO P1 SS 00 3 03

S S 04 d1 ri

165 Fonti consultate e dati disponibili - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale; - ISTAT; - Rapporto sullop Stato dell’Ambiente Regione Puglia, ARPA Puglia 2003;

9.4 Indicatori

Indicatore di stato: Km di linea stradale e ferroviaria - Numero di aziende per il trasporto pubblico extraurbano

Scopo dell’indicatore Scopo degli indicatori è quello di quantificare l’offerta di trasporto pub- blico sul territorio.

Commento di sintesi La ripartizione della linea stradale presente nel territorio della Comu- nità Montana è esposta nella tabella 66.

Indicatore di stato: Volume utenza del trasporto pubblico

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è quello di valutare la fruizione del trasporto pub- blico nella comunità montana e quindi la domanda di utilizzazione dei mezzi di trasporto pubblico.

Tab. 65. Km di strade per Autostrade Km 313 tipologia Statali Km. 3.152 Fonti: dati Istat Provinciali Km. 7.964 Raccordi - Totale Km. 11.429

Tab. 66. Km di strada per tipologia nella Tipologia Lunghezza (Km) CMMDM Autostrade 29

Scorrimento veloce 25

Statali 22

Provinciali 625

Comunali 58

166 Indicatore di pressione: Tasso di motorizzazione privata

Scopo dell’indicatore L’indice di motorizzazione privata indica il rapporto tra il numero di au- tovetture circolanti e la popolazione residente ed è generalmente espresso in termini di autovetture/ 100 abitanti. Confrontando i dati di- sponibili con l’andamento della popolazione negli stessi anni, è possi- bile verificare se la variazione del numero di autovetture è legata ad un aumento demografico o ad altri fattori di tipo economico, come ad esempio un maggiore benessere.

Indicatore di pressione: Incidentalità stradale

Scopo dell’indicatore Scopo dell’indicatore è monitorare nel corso del tempo il numero di in- cidenti che avvengono sulle strade del territorio comunale.

Indicatore di risposta: Numero di Comuni che hanno adottato il Piano Urbano del Traffico - Numero ed estensione dei parcheggi pubblici gratuiti - Numero ed estensione dei parcheggi pubblici a pagamento - Num parcheggi gratuiti/num. Parcheggi totali - Num parcheggi a pagamento/num parcheggi totali

Scopo degli indicatori Scopo degli indicatori è quello di valutare l’efficienza nella gestione del traffico urbano da parte dei Comuni interessati, non solo consideran- do l’adozione o meno da parte di quest’ultimi del PUT, ma anche pren- dendo in considerazione la presenza o meno di aree dedicate al par- cheggio pubblico, con la distinzione tra quelle gratuite e quelle a paga- mento.

Graf. 74. Confronto km di strade Comunità Monta-

7000 na e Regione Puglia

Elaborazione su dati ISTA e 6000 PTCP

5000

4000 Km 3000

2000

1000

0 autostrade statali provinciali

C.M. regione

167 10 IN.F.E.A.

10.1 Premessa

L’ambiente rappresenta il vero punto di forza della Comunità montana e le componenti del sistema ambientale sono le più esposte al rischio di modificazioni irreversibili, non compatibili con una strategia di cresci- ta improntata allo sviluppo sostenibile, non solo alla scala locale. Infatti, la sempre più profonda e diffusa coscienza dell’unicità dell’am- biente alla scala globale, la contemporanea crescente diffusione di produzioni e comportamenti avversi al mantenimento dell’equilibrio tra attività antropiche e ambiente, proietta questa prospettiva locale quanto meno sullo scenario interregionale ed, in prospettiva, potrebbe divenire una posizione dominante e un’offerta monopolistica, a condi- zione che sia adottata una strategia di valorizzazione controllata, cioè che permetta di conseguire obiettivi di salvaguardia e di crescita del- le relazioni e delle attività produttive in un quadro di reciproca compa- tibilità. Infatti, sarebbe altrettanto dannoso per l’equilibrio ecologico della Co- munità montana l’abbandono del territorio rurale e degli abitati per mancanza di opportunità di lavoro e a causa dei vincoli posti alla pro- duzione, senza prevedere attività sostitutive. Fare strategia di sviluppo locale sostenibile significa assumere obiet- tivi che consentono da una parte di dare prospettiva reale alle aspet- tative delle comunità locali in termini di occupazione, produzione di reddito e soddisfazione dei bisogni, dall’altra parte di adottare misure di attuazione della strategia, cioè una tattica, che permetta di utilizza- re le risorse locali nei processi di produzione secondo modalità e cicli che permettano la riproduzione delle stesse o, quando ciò non fosse possibile, organizzare il non uso delle stesse per soddisfare tipologie di domanda che intendano godere della risorsa ambientale in quanto tale.

10.2 Normativa di riferimento

Il sistema IN.F.E.A. nasce e si sviluppa grazie ad un’intensa attività di indirizzo da parte del Ministero dell’Ambiente che ha dato vita al Pro- gramma IN.F.E.A. ed al Sistema Nazionale per l’Informazione, la For- mazione e l’Educazione Ambientale attraverso i due Programmi Trien- nali di Tutela Ambientale (P.T.T.A.1989/91 e 1994/96). In Provincia di Foggia particolare rilevanza assume la Delibera di G.P. n. 1995 del 31/12/93 che istituisce il L.E.A. – Laboratorio per l’Educa- zione Ambientale della Provincia di Foggia. Prima di volgere l’attenzione al D.P.R. 426/98 è opportuno accennare alla Legge n. 344 del 97 “Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazio-

168 ne degli interventi e dell’occupazione in campo ambientale”, essa con- ferma l’azione di sostegno da parte del Ministero rispetto ai progetti che costituivano il programma INFEA [in particolare l’art. 3 (informazio- ne, educazione ambientale e sensibilizzazione)]; Nel D.P.R. 426 del 98 “Nuovi interventi in campo ambientale” si fa esplicito riferimento al Sistema Nazionale per l’informazione e l’educa- zione ambientale e le strutture che ne fanno riferimento. In Regione Puglia è con la Delibera di G.R. n.4545 del 29/12/1998 che si avvia il sistema regionale IN.F.E.A.: è infatti istituita la RE.S.E.F.A.P. – Rete dei Servizi per l’Educazione e la Formazione Ambientale della Regione Puglia”. In sede di Conferenza Stato Ð Regioni tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, il 23/11/2000 (rep.1078) è sta- to approvato il documento concernente “Linee di indirizzo per una nuo- va programmazione concertata tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in materia di informazione, formazione ed educazione ambientale (IN.F.E.A): verso un sistema nazionale IN.F.E.A. come integrazione dei sistemi a scala regionale” e costituito (rep. 1081) il Tavolo Tecnico permanente Stato – Regioni per l’esple- tamento delle attività istruttorie in materia di informazione, formazione ed educazione ambientale (IN.F.E.A.). E’ invece all’art. 1 comma 1 della legge n. 93 del 23/03/2001 recante “Disposizioni in campo ambientale”, che ha regolato il rifinanziamento sull’informazione, educazione ambientale e sensibilizzazione. La Conferenza Stato Ð Regioni, nella seduta del 17/01/2002 ha appro- vato lo schema di un Accordo di Programma tra il Ministero dell’Am- biente e della Tutela del Territorio, le Regioni e le Province Autonome in materia di IN.F.E.A e che, nell’ambito di tale Accordo sono state fis- sate le modalità operative per la presentazione dei Documenti di Pro- grammazione regionale in materia IN.F.E.A. per il biennio 2002/03 . Il 31/07/2002, infatti, tra il Ministero dell’Ambiente - Direzione per lo Svi- luppo Sostenibile e la Regione Puglia Ð Assessorato all’Ambiente è stato sottoscritto l’Accordo di Programma “informazione, formazione ed Educazione Ambientale Ð IN.F.E.A.”. Il “Documento di programmazione IN.F.E.A. della regione Puglia per il biennio 2002/2003” – approvato con Delibera di G.R. n. 860 del 02/07/2002 prevede, tra l’altro, l’accreditamento di Centri di Educazio- ne Ambientale (CC.E.A.) e di Centri di Esperienza (CC.E.). Conseguentemente, con la Determinazione del Dirigente settore Par- chi e Riserve Naturali n.1 del 23/01/2003 sono state approvate le mo- dalità di partecipazione e di presentazione delle istanze di accredita- mento al “Sistema Regionale IN.F.E.A.” (BURP n.24 del 27/2/03).

169 10.3 Analisi ambientale

La RESEFAP in Puglia

Il contesto regionale pugliese in materia di informazione, formazione ed educazione ambientale si caratterizza per la presenza di una cospi- cua ed eterogenea realtà, composta da agenzie educative, associazio- ni, istituzioni di ricerca, amministrazioni locali, particolarmente ricca di sensibilità, impegno e professionalità nell’elaborazione di progetti edu- cativi e iniziative orientati nella direzione della formazione per uno svi- luppo sostenibile. La Rete dei Servizi per l’Educazione e la Formazione Ambientale in Puglia (RE.S.E.F.A.P.), istituita con deliberazione di Giunta Regionale n. 4545/98, si configura come un sistema di agenzie territoriali forte- mente impegnate nell’applicazione di politiche attive della formazione del lavoro, in grado di orientare le dinamiche di sviluppo socio-econo- mico in direzione della sostenibilità ambientale. Si pone i seguenti obiettivi: ¥ promuovere iniziative di informazione, formazione ed educazione ambientale (IN.F.E.A.) nell’ambito dell’intero territorio pugliese, con particolare riferimento alla piena attuazione delle finalità della Legge Regionale n. 19/97 “Norme per l’istituzione e la gestione del- le aree naturali protette nella Regione Puglia”, dirette alla sensibi- lizzazione dell’opinione pubblica ed al coinvolgimento delle comu- nità locali interessate; ¥ sostenere le attività di ricerca e divulgazione in materia di educazio- ne ambientale realizzate da enti locali, scuole, cooperative, centri studi, università, favorendo sinergie per superarne l’isolamento e offrendo opportunità di interazione tra insegnanti, scuole, agenzie del territorio, enti locali, etc.; ¥ promuovere occasioni di incontro e di scambio, divulgando le buo- ne pratiche e trasferendo i risultati delle ricerche, attraverso corsi di formazione, seminari, gruppi di lavoro; ¥ fornire servizi diversi centrati sull’individuazione di risorse e oppor- tunità utili allo sviluppo di programmi di educazione ambientale, an- che attraverso la diffusione di materiali didattici e strumenti educa- tivi che supportino percorsi orientati al cambiamento verso la socie- tà sostenibile; ¥ far conoscere le risorse educative, formative, culturali ed ambien- tali del territorio utili all’educazione ambientale; ¥ promuovere sperimentazioni locali, centrate su progetti inerenti alle problematiche dello sviluppo sostenibile; ¥ attivare programmi di informazione, educazione e formazione am- bientale su scala regionale, capaci di acquisire risorse economiche, nella logica del co-finanziamento e della co-gestione e con il coin- volgimento dell’Unione Europea, dello Stato, della Regione Puglia, degli Enti Locali, delle Associazioni e di altri soggetti pubblici e pri- vati.

170 L’organizzazione dei servizi e delle attività della RE.S.E.F.A.P., è strut- turata su tre livelli: un livello locale che coincide con la dimensione pro- vinciale dei singoli centri e laboratori; un livello regionale che consen- te il coordinamento e la comunicazione tra i centri e i laboratori; un li- vello nazionale che ha per interlocutore il Sistema Nazionale per l’Edu- cazione Ambientale. La RE.S.E.F.A.P. si avvale di: ¥ Unità Regionale di Coordinamento per l’Educazione e la Formazio- ne Ambientale della Puglia (U.R.C.E.F.A.P.), una struttura centrale, ubicata presso l’Assessorato Regionale all’Ambiente, con compiti di indirizzo, promozione, coordinamento e monitoraggio delle inizia- tive della Rete, concepita con funzioni di interfaccia fra il Ministero dell’Ambiente, strutture del Sistema Nazionale per l’Educazione Ambientale e l’Assessorato all’Ambiente, e fra questo ed i Labora- tori Territoriali della RE.S.E.F.A.P.; ¥ L.E.A. della Provincia di Foggia, in qualità struttura-capofila (delibe- razione di G.R. n¡4545/98), che svolge attività di supporto tecnico- scientifico alla RE.S.E.F.A.P., ¥ LL.E.A. uno per ciascuna Provincia pugliese, che svolgono funzio- ni di mediazione tra le varie istituzioni e le comunità locali. In parti- colare: ¥ CEA (Centri di Educazione Ambientale) e CE (Centri di Esperien- za); Centri di visita in area parco ed infosportelli; ¥ Scuole-polo che rivestono un ruolo di riferimento nel proprio conte- sto territoriale e più in generale nel sistema regionale IN.F.E.A.; L’informazione e l’educazione ambientale sono stati, altresì, conside- rati dalla Regione Puglia terreni di confronto e crescita nella nuova pro- grammazione 2000/2006 del POR Puglia come di seguito evidenziato: - “Uso idoneo della risorsa idrica e riduzione degli sprechi nella fase dei consumi” – misura 1.1; - “Conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale” attività di in- formazione e sensibilizzazione ambientale prevista nella misura 1.6; - “Interventi volti a promuovere la riduzione e/o la pericolosità dei ri- fiuti” azioni di sensibilizzazione prevista nella misura 1.8; - “Attivazione di campagne informative sui gas di scarico e di campa- gne di sensibilizzazione per la riduzione del traffico, l’uso dei mez- zi pubblici e per lo sviluppo della mobilità ciclistica” azioni previste nella misura 5.2

Il L.E.A. della Provincia di Foggia

Il L.E.A. - Laboratorio per l’Educazione Ambientale – è struttura di ser- vizio pubblico della Provincia di Foggia, istituita formalmente con deli- bera di G.P. n. 1995 del 31/12/1993 ed è gestita mediante convenzio- ne (servizio pubblico esternalizzato) da A.FO.RI.S. Ð Agenzia di For- mazione e Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile. Il L.E.A. è inserito nella rete del Sistema IN.F.E.A. - Informazione For- mazione e Educazione Ambientale - del Ministero dell’Ambiente ed è

171 struttura polo della RE.S.E.F.A.P. - Rete dei Servizi per l’Educazione e la Formazione Ambientale - della Regione Puglia (Delibera di G.R. n. 4545 del 29/12/1998). Il L.E.A. di Foggia, coerentemente con i programmi realizzati e con quelli in corso, con la cultura professionale dell’Ente di gestione, si configura come agenzia di servizi informativi, formativi ed educativi per lo sviluppo sostenibile. Esso si pone come struttura di servizi per l’ambiente e promuove ini- ziative di: ¥ Informazione ed Educazione Ambientale per minori ed adulti; ¥ Formazione al lavoro per giovani diplomati e laureati e sostegno alle imprese che operano, a vario livello, in campo ambientale, nel- la convinzione che l’ambiente è un elemento “orizzontale” rispetto a tutti i settori dell’economia e che non è possibile educare al cam- biamento senza cercare di sviluppare modelli produttivi alternativi; ¥ Formazione dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado del ter- ritorio pugliese e delle regioni limitrofe; ¥ Turismo educativo con escursioni, soggiorni educativi, campi stu- dio e di lavoro nel territorio di Capitanata indirizzati a scolaresche e gruppi di minori e adulti; ¥ Consulenza e progettazione su programmi comunitari e naziona- li per amministrazioni pubbliche e privati. Il L.E.A. sviluppa iniziative privilegiando l’azione sinergica con sogget- ti cointeressati al raggiungimento delle finalità istituzionali. Collabora con Regione Puglia, Province, Enti di formazione, Agenzie comunita- rie, Associazioni ambientaliste e culturali, Imprese, Associazioni di ca- tegoria, Scuole, Centri di Educazione Ambientale (C.E.A.). Conta su una rete locale costituita dal C.E.A. di Lesina, dal C.E.A. di Roseto Val- fortore, dal C.E.A. di San Ferdinando di Puglia, dal CEA di San Gio- vanni Rotondo, dal CEA di Accadia, dal CEA di Trinitapoli e dal CEA di Monte Sant’Angelo. Si avvale di Educatori esperti nella progettazione e gestione dei pro- cessi formativi, Animatori specializzati nella gestione di attività con i mi- nori, Tecnici ed esperti disciplinari, Documentalisti per la gestione de- gli archivi informatici e telematici. Ha una struttura operativa costituita da un’aula didattica, un’aula tele- matica con 10 postazioni in rete, una sala archivio documentale e uf- fici di supporto. Il L.E.A. ospita presso le proprie strutture la Scuola Locale Consulen- ti e Revisori Ambientali E.M.A.S. della Provincia di Foggia.

Le attività di educazione ambientale del L.E.A. nelle aree protet- te: i campi di studio e di volontariato

Concepiti nell’ambito della funzione di turismo educativo il programma di educazione ambientale prevede la realizzazione di attività educative tese a promuovere la modifica dei comportamenti e l’assunzione di una “mentalità ecologica”. Rilevante è l’attenzione al territorio frutto dell’in-

172 contro della storia della natura con la storia dell’uomo. Il lavoro è ricono- sciuto come uno degli indicatori di qualità fondamentali dell’educazione ambientale, in quanto elemento operativo indispensabile per un confron- to diretto con la realtà. Esso rappresenta un’occasione per esplorare le problematiche d’interesse, tramite un’esperienza operativa che consen- ta approcci di tipo percettivo, osservativi ed emozionale. Tra le varie attività il L.E.A. ha organizzato nel periodo estivo Campi di Studio e di Volontariato nel Subappennino Dauno Meridionale rivolto prevalentemente a minori per: ¥ promuovere la conoscenza delle principali aree del subappennino dauno meridionale;sperimentare metodologie di ricerca fondate sull’indagine, raccolta ed analisi dei dati; ¥ realizzare azioni di riqualificazione e valorizzazione ambientale; ¥ realizzare esperienze di gestione di attività sociali sul campo, alla ricerca di stili di vita ecocompatibili attraverso giochi ed animazio- ni, feste spettacoli e musica.

I Centri di Educazione Ambientale

L’istituzione della rete INFEA regionale ha contribuito a creare, sul terri- torio regionale, competenze e professionalità innovative, in grado di for- nire consulenza e sostegno all’azione progettuale delle scuole, per la promozione di iniziative di sensibilizzazione ed educazione ambientale. La scelta di configurare una rete di centri, per sostenere questo patri- monio di risorse ed energie, ha consentito di superare i rischi dell’iso- lamento, del localismo, della estemporaneità e dell’autoreferenzialità, per indirizzare strutture dalle diverse identità e peculiarità verso l’obiet- tivo comune dello sviluppo.

I Centri di Educazione Ambientale e i Centri di Esperienza accreditati dalla RESEFAP sono:

Centri Educazione Ambientale C.E.A. “ECOGARGANO” - Monte Sant’ Angelo (FG) C.E.A.“Masseria Castello”Trinitapoli (FG) C.E.A. di Accadia (FG) C.E.A. di San Ferdinando (FG) C.E.A. di (FG)

C.E.A. di Bisceglie (BA) C.E.A. di Brindisi C.E.A. di Torre Santa Susanna C.E.A. di Villa Castelli e Grottaglie (BR)

C.E.A. di Andrano (LE) C.E.A. di Maglie (LE) C.E.A. di Poggiardo (Ortelle - Surano) (LE)

173 C.E.A. di Scorrano (Muro Leccese, Cursi, Cannole) (LE) C.E.A. di Tricase (LE) C.E.A. di Manduria (TA)

Centri Esperienza: Osservatorio di Ecologia Appenninica (FG) Centro Visite Parco Gargano Ð Lesina (FG) Consorzio di Gestione di Torre Guaceto Ð Carovigno (BR)

Il CEA intercomunale del subappennino dauno meridionale

Il Centro di Educazione Ambientale del Subappennino Dauno Meridio- nale nato nel 2002 è accreditato al Sistema IN.F.E.A. della Regione Puglia ed è affidato in gestione, mediante convenzione, ad A.FO.RI.S. che ne cura la direzione scientifica ed il coordinamento organizzativo. Il C.E.A. è sede di realizzazione del progetto di Servizio Civile Nazio- nale “Orizzonti Verdi” a titolarità della Provincia di Foggia. Esso è ubicato nel Centro Storico del Comune di Accadia in una strut- tura che comprende la Biblioteca, il Museo Civico ed Etnografico, il Museo del Territorio e della Civiltà Contadina e locale, Aule per conve- gni ed attività di studio, oltre che le sedi di alcune associazioni cultu- rali, teatrali e di promozione del territorio. Per lo svolgimento delle attività il Centro dispone di locali utilizzati per: • attività direzionali ed amministrative d’ufficio per la progettazione e la realizzazione di programmi di educazione ambientale e di turismo; • attività educative e ludico-ricreative; attività didattiche e di ricerca a carattere informatico (aula informatica).

Il C.E.A. si pone come struttura di supporto didattico metodologico e tecnico scientifico per:

¥ servizi a scuole, enti, associazioni e cittadini sui temi della storia, del- le tradizioni e dei prodotti locali, del patrimonio naturalistico e storico culturale del territorio; • servizi ed attività nel territorio del Subappennino Dauno Meridionale in ambito di educazione, sensibilizzazione, informazione in campo am- bientale, animazione culturale e promozione del turismo sostenibile; ¥ informazioni di carattere scientifico, illustrativo, tecnico sulle caratte- ristiche paesaggistiche ambientali dell’area in questione; ¥ informazioni relative alle risorse paesaggistiche ed ambientali del ter- ritorio con individuazione di attività turistiche realizzabili, attraverso l’in- dicazione della rete dei sentieri, strutture ricettive, punti di ristoro, per- corsi alternativi per attività di turismo di natura, trekking; ¥ campi scuola, campi natura per associazioni culturali, giovanili, reli- giose ¥ riqualificazione e valorizzazione ambientale; • ”Messa in rete” delle informazioni acquisite per attivare e animare

174 progetti locali e per confrontarsi con altri centri provinciali, regionali e nazionali della rete. ¥ atti di seminari, corsi di aggiornamento, momenti di approfondimen- to rivolti in particolare ad operatori della formazione coinvolti in proget- ti di educazione ambientale con diversi enti territoriali

10.4 Indicatori

Si riportano di seguito nella tabella 67 alcuni indicatori con l’intento di proporre una lista di strumenti per analizzare il contesto territoriale nel- l’ambito della realizzazione e della promozione di iniziative di educa- zione ambientale.

Tab. 67: Indicatori INFEA INDICATORI Educazione Ambientale Numero di soggetti che si occupano di educazione ambien- tale Numero di Centri di Educazione Ambientale/Centri di Espe- rienza Numero di visitatori ai CEA/CE Numero di programmi di E.A. per tipologia e tematismi (ac- qua, rifiuti, aree naturali, etc) Numero di scuole coinvolte in attività di educazione ambien- tale Numero di alunni delle scuole coinvolti in attività di educa- zione ambientale Numero di prodotti realizzati da attività di educazione am- bientale per tipologia (pubblicazioni, cd, eventi ecc.) Formazione Numero di corsi ambientali realizzati per area tematica Numero di destinatari dei corsi ambientali Informazione Numero di campagne di informazione ambientale realizza- te per tipologia Numero di conferenze realizzate per tipologia Numero di convegni ambientali realizzati per aree tematiche

10.5 IniziativeIN.F.E.A.

Il mondo della scuola ha rappresentato da sempre un territorio eletti- vo per l’attivazione di iniziative in grado di produrre cambiamenti non solo nelle conoscenze ma anche nei comportamenti e negli atteggia- menti. Alla comunità scolastico del Subappennino Dauno Merdionale si è chiesto, in molte iniziative, di contribuire alla costruzione di una cultura diversa nei confronti delle varie tematiche, studiando e speri- mentando nuove forme di approccio, facendosi agenzia di mediazione fra istituzioni e cittadini.

175 Qui di seguito si evidenziano alcune esperienze realizzate nel territo- rio del Subappennino Dauno Meridionale particolarmente significative in termini di promozione e sviluppo di attività di educazione ambienta- le, sensibilizzazione e valorizzazione ambientale connesse con attivi- tà ed iniziative rivolte al mondo della scuola (e non solo) quali esem- pi e /o modelli di organizzazione e gestione di attività intesa in senso ampio e moderno, unitamente ad un esempio di iniziativa di valorizza- zione del territorio attraverso la costituzione di reti di operatori locali: ¥ “Natura al futuro”1^ edizione (1997/98) - un programma di educa- zione ambientale sul tema della conservazione della natura rivol- to alle scuole di ogni ordine e grado ed alle comunità locali del ter- ritorio pugliese. Le principali attività realizzate: corso di formazio- ne regionale per docenti di riferimento; creazione di un network re- gionale fra mondo scolastico e rete Infea, soggiorni educativi e pro- duzione di materiale informativo; ¥ “Fai la differenza” (1998/99) – un programma di informazione, edu- cazione e formazione finalizzato alla corretta gestione dei rifiuti so- lidi urbani e rivolto alle scuole ed alle comunità locali della Regio- ne Puglia. Le principali attività realizzate: corso di formazione re- gionale per docenti di riferimento, corsi di formazione su scala pro- vinciale, seminario di formazione per animatori, animazioni in aula e sul campo, settimana di educazione al riciclo, sportello informa- tivo; ¥ “Parchi 2000 – Occupazione e sviluppo sostenibile nelle aree pro- tette di Puglia” (1999/2000)– un programma integrato di iniziative deliberate dalla regione Puglia per dare piena attuazione degli obiettivi della L.R. 19/97 “Norme per l’istituzione e la gestione del- le aree naturali protette nella regione Puglia”. Le principali attività scolte: Conferenze provinciali, Workshop, Corso di specializzazio- ne per la costituzione di una rete di “Agenti Locali per lo sviluppo sostenibile”; ¥ “Parchi 2000 – Fare scuola in area parco” – un’iniziativa di sensi- bilizzazione che ha investito le scuole di ogni ordine e grado non- ché tutti gli operatori interessati ad attività di turismo sostenibile, in modo da operare una integrazione tra le proposte di turismo nelle aree protette e le esperienze didattiche di educazione ambientale. Le principali attività realizzate: produzione di materiali informativi, seminario di informazione per animatori su “Turismo sostenibile nelle aree protette”, seminari di educazione ambientale per docen- ti.

Infine si presentano alcune delle iniziative di sensibilizzazione e divul- gazione ambientale promosse dalle associazioni ambientaliste, mag- giormente presenti nel territorio provinciale, come Legambiente e WWF. Legambiente e WWF organizzano nel corso dell’anno: giornate di vo- lontariato (rivolte specificatamente alle scuole ed ai giovani); pubblica dossier ed indagini al fine di fornire dati e valutazioni su temi specifi-

176 ci; mettono a disposizione materiali e documentazione tecnica e meto- dologica sui temi dell’educazione ambientale (rifiuti, aree verdi, clima, povertà, etc.) La realizzazione di iniziative di informazione e sensibilizzazione am- bientale consolidati nel tempo hanno portato ad un coinvolgimento pie- no della scuola e della cittadinanza e ad una più vicina consapevolez- za delle problematiche ambientali.

Rete di scuole capaci di futuro di Legambiente è un’iniziativa che per- mette alle scuole aderenti di confrontarsi sui temi della sostenibilità, per condividere momenti di formazione e di approfondimento. così come le campagne di educazione ambientale che il WWF (Alla scoperta dell’Ambiente europeo; L’impronta ecologica) organizza ri- spetto ai temi della partecipazione attiva.

177 GLOSSARIO

ABITANTI EQUIVALENTI: rispetto agli scarichi fognari, esprimono, oltre agli scarichi ci- vili, anche quelli di origine industriale o zootecnica. ACQUE BIANCHE: acque meteoriche raccolte in fognatura dalle caditoie stradali e dal- le grondaie. ACQUE METEORICHE: acque piovane. ACQUE NERE: acque che vengono convogliate in fognatura dopo il loro uso in abita- zioni private, ediifici pubblici, servizi igienici industriali, ecc. ACQUIFERO: corpo roccioso o sedimentario poroso in grado di contenere acqua libe- ra (acqua in grado di muoversi con la sola azione della forza di gravità). AGENDA 21 LOCALE: è un processo di miglioramento volontario promosso a livello lo- cale. Agenda, in quanto si annotano le cose da fare; Locale, in quanto viene definita in un contesto definito, agli attori che vi operano; 21 è il secolo che si apre e nel quale il documento, le azioni che lo hanno generato e che ne deriveranno, produrranno i loro ef- fetti. Il Processo di A21L prevede sette passi fondamentali: l'attivazione del Forum, la consultazione permanente, la definizione degli obiettivi, la redazione del Rapporto sul- lo Stato dell'Ambiente, il Piano d'Azione Ambientale, l’attuazione e il monitoraggio. AGRICOLTURA BIOLOGICA: è un metodo di produzione agricola che sviluppa l’ap- proccio sistemico all’azienda agricola, vista come un organismo dove i vari apparati (suolo, colture, ciclo della sostanza organica, allevamenti, ambiente naturale, flora e fau- na) sono funzionalmente legati ed interagenti. L’Agricoltura biologica è un sistema au- tosostenibile che si basa sull’utilizzo di prodotti e processi presenti in natura, riducendo drasticamente l'impiego di imputs esterni attraverso l'esclusione di fertilizzanti, pestici- di e medicinali chimici di sintesi. APPELLO DI HANNOVER: Le autorità locali riunite alla 3¡ Conferenza Europea sulle Città e Comuni Sostenibili di Hannover nel 2000, hanno elaborato "l'Appello di Hanno- ver". La sottoscrizione dell'appello impegna le amministrazioni locali a riconoscersi nei principi di sviluppo sostenibile, di giustizia ed equità economico-sociale, di rispetto del- le diversità e di integrazione sociale. L'appello si rivolge alla comunità internazionale, alle istituzioni europee, alle amministrazioni locali ed a tutti i possibili attori dei proces- si economici e decisionali di ciascuna comunità, affinché tutti si impegnino a realizzare i principi sottoscritti ed a promuovere i processi di Agenda 21 Locale. ASSE PRIORITARIO: Ciascuna delle priorità strategiche inserite in un quadro comuni- tario di sostegno o in un intervento, cui si accompagnano una partecipazione dei fondi e degli altri strumenti finanziari e le corrispondenti risorse finanziarie dello Stato mem- bro, nonché una serie di obiettivi specifici. BACINO E SOTTOBACINO (IMBRIFERO): territorio all'interno del quale le acque me- teoriche vengono allontanate da un determinato corso d'acqua (naturale o artificiale) o da un suo affluente. BIOGAS: è il prodotto gassoso della fermentazione anaerobica dei rifiuti, costituito da metano e moltissime altre impurezze, che gli conferiscono il tipico odore disgustoso. CARATTERISTICHE IDROLOGICHE: insieme degli elementi che caratterizzano il regi- me idraulico di un corso d'acqua, ad esempio: portata, piene, livelli idrometrici, ecc. CARTA DI AALBORG: La Carta di Aalborg è stata approvata dai partecipanti alla con- ferenza europea sulle città sostenibili, che si è svolta ad Aalborg, Danimarca, dal 24 al 27 maggio 1994. Con la firma della Carta le città e le regioni europee si impegnano ad attuare l'Agenda 21 a livello locale e ad elaborare piani d'azione a lungo termine per uno sviluppo durevole e sostenibile. CARTA DI FERRARA: La Carta di Ferrara, sottoscritta dalle amministrazioni pubbliche italiane riunite a Ferrara il 29 aprile 1999, rappresenta l'atto costitutivo del Coordinamen- to Agende 21 Locali Italiane, con lo scopo di promuovere i processi di Agenda 21 Loca- le in Italia e di dare un contributo italiano al movimento internazionale di Agenda 21. C.E.A. (CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE): struttura che svolge prevalente- mente attività di informazione, formazione ed educazione ambientale sui temi propri del- la tutela e della salvaguardia ambientale e, più in generale, su quelli legati allo svilup- po sostenibile. COMPLEMENTO DI PROGRAMMAZIONE: documento di attuazione della strategia e degli assi prioritari d’intervento del Programma Operativo, contenente gli elementi det- 178 tagliati a livello di misure. COMPOSTAGGIO: ciclo di trattamento delle sostanze organiche attraverso le funzioni metaboliche di opportuni microrganismi in grado di semplificarne la struttura molecola- re aiutandone l’assimilazione da parte di organismi vegetali. CONCENTRAZIONE: quantità di una sostanza contenuta in una miscela. CONTABILITÁ AMBIENTALE: disciplina adottata sia a livello macroeconomico (con ri- ferimento ad un livello territoriale sia nazionale che sub - nazionale), che aziendale, svi- luppata sia in termini fisici che monetari. Essa individua innanzitutto gli elementi che de- scrivono l’interazione tra economia ed ambiente ed i rapporti causa effetto tra questi; in secondo luogo, definisce i sistemi di classificazione delle relative informazioni significa- tive. CONTRATTI D’AREA: sono progetti, insieme ai Patti Territoriali, finalizzati ad accelera- re lo sviluppo e la creazione di attività produttive, in territori interessati da gravi crisi in- dustriali ed occupazionali. L’iniziativa del contratto d’area, avviene d’intesa con le rappre- sentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro ed è comunicata alle regioni. Per la gestio- ne di questo strumento di programmazione negoziata si individua il responsabile del co- ordinamento e della verifica dell’attività. CORRIDOIO ECOLOGICO: fascia o porzione di territorio con forti caratteri di naturali- tà che consente la migrazione, lo spostamento o la diffusione delle specie animali e ve- getali criterio cronologico: criterio che utilizza i tempi di arrivo alla captazione di un inqui- nante e con il quale si definiscono le fascie di rispetto e tutela dei pozzi per il prelievo del- l'acqua destinata al consumo umano. DIRETTIVA HABITAT: la Direttiva 92/43/CE del Consiglio del 21 maggio 1992 cosiddet- ta Direttiva Habitat, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e del- la flora e della fauna selvatiche, disciplina le procedure per la realizzazione del proget- to di rete ecologica Natura 2000. La Direttiva 92/43/CE è stata recepita nel 1997 con il D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 (pubblicato sulla G.U. serie generale n. 248 del 23 ot- tobre 1997. La Direttiva, adottata nel 1992, anno del vertice di Rio de Janeiro sull'am- biente e lo sviluppo, rappresenta il principale atto legislativo comunitario a favore della conservazione della biodiversità sul territorio europeo. DIRETTIVA UCCELLI: è del 1979 infatti un'altra importante direttiva, che rimane in vi- gore e si integra all'interno delle previsioni della direttiva Habitat, la cosiddetta direttiva "Uccelli" (79/409/CE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici). Anche que- sta prevede da una parte una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli, indicate negli allegati della direttiva stessa, e dall'altra l'individuazione da par- te degli Stati membri dell'Unione di aree da destinarsi alla loro conservazione, le cosid- dette Zone di Protezione Speciale (ZPS). DPSIR (DRIVING FORCES PRESSURE STATE IMPACT RESPONSE): Modello di con- tabilità ambientale utilizzato per la prima volta dall’OCSE nel 1995; basato su Determi- nanti, Pressioni, Stati, Impatti, Reazioni, mette in evidenza la sequenza causale esisten- te tra azioni antropiche (Pressioni), gli effetti sulle condizioni ambientali (Stato) determi- nati dal consumo e depauperamento delle risorse e le risposte della società per mitiga- re gli impatti ambientali (Risposte). EDUCAZIONE: l’insieme dei processi e degli effetti della formazione umana, consisten- te nel proporre e nell’apprendere complessi di conoscenze, attitudini, comportamenti e pratiche. EDUCAZIONE AMBIENTALE: processo educativo orientato ad approfondire le cono- scenze delle interazioni uomo Ð ambiente utilizzando una prospettiva interdisciplinare e un approccio di problematizzazione e ricerca di soluzioni degli aspetti rilevanti e critici che derivano da tali interazioni. EMISSIONE: emanazione da parte di una sorgente di materiale (inquinante) o, a secon- da dei casi, la sorgente stessa di inquinamento. ENERGIE RINNOVABILI: energie il cui sfruttamento non influenza la capacità dell'eco- sistema di renderle nuovamente disponibili all'utilizzo (nella fattispecie: eolica, solare, da biomasse, dai movimenti di marea, dal risparmio energetico etc.). EOLICO: tecnologia in grado di sfruttare l’energia posseduta dal vento per produrra energia elettrica, tramite l’utilizzo di aereogeneratori, le cd. pale eoliche. FORUM: gli attori locali (soggetti pubblici, privati e associativi) comunicano tra loro all'in- terno di un Forum che ha il compito di orientare il processo di elaborazione dell'Agenda 21 e monitorarne l'applicazione. Il Forum prevede sempre un assemblea plenaria (ge-

179 neralmente annuale o semestrale) che ha il compito di ampliare al massimo la comuni- cazione l’evoluzione degli indirizzi generali dell’Agenda 21. Il Forum può decidere la costituzione di tavoli di lavoro più ristretti, che hanno il compi- to di discutere tematiche specifiche per dare maggiore concretezza alle linee generali in- dicate dalle assemblee plenarie. FALDA ACQUIFERA: acqua contenuta all'interno di una determinata porzione di sotto- suolo (acquifero). FORZA LAVORO: comprendono le persone occupate e le persone in cerca di occupa- zione maggiori di 15 anni. FOTOVOLTAICO: tecnologia in grado di captare e convertire l'energia solare incidente su di una superficie direttamente in energia elettrica. GREEN PUBLIC PROCUREMENT (GPP): acquisto, da parte della Pubblica Ammini- strazione di prodotti a ridotto impatto ambientale con il duplice scopo di: indurre le im- prese a produrre beni con migliori prestazioni ambientali ed essere di esempio per tutti i cittadini consumatori indirizzandoli verso produzioni ambientalmente sostenibili HABITAT: dimora di una specie vegetale o animale, considerata particolarmente in re- lazione a tutti i fattori ambientali che la influenzano ornitofauna: l'insieme degli uccelli di un determinato territorio. INDICATORI AMBIENTALI: gli indicatori sono ormai strumenti sempre più utilizzati nel- le relazioni ambientali a carattere internazionale e nazionale. L’indicatore si riferisce ad un parametro o una specie (chimica, fisica o biologica) avente una stretta relazione con un fenomeno ambientale, in grado di fornire informazioni sulle caratteristiche dell’even- to nella sua globalità, nonostante ne rappresenti solo una parte. Funzione principale del- l’indicatore è la rappresentazione sintetica dei problemi indagati in modo però da con- servare il contenuto informativo dell’analisi.La generale tendenza a livello internaziona- le è quella di classificare gli indicatori in base allo schema Pressione Stato Risposta (PSR), che si basa sul concetto di causa/effetto e prevede lo sviluppo di una serie di in- dicatori ambientali suddivisi in: - indicatori di pressione ambientale: le diverse attività umane che costituiscono fonti di pressione sui vari comparti ambientali; - indicatori di stato: la qualità dell’ambiente attuale e le sue alterazioni; - indicatori di risposta: si riferiscono alle misure prese dalla società per migliorare lo sta- to dell’ambiente. Nella pubblicazione si è fatto riferimento alla variazione al modello PSR introdotta nel 1995 dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), denominata DPSIR (Driving force- Pressure-State-Impact-Response). Il modello DPSIR ha ampliato lo schema degli indicatori aggiungendo: - indicatori di cause primarie (driving force): i settori economici e le attività umane che in- ducono le pressioni ambientali; - indicatori di impatto (impact), che descrivono gli effetti sull’ecosistema e sulla salute umana derivanti dai fattori di pressione ambientale. INDICE DI DIPENDENZA: rapporto percentuale avente a numeratore la somma tra la popolazione con meno di 14 anni e quella di 65 anni e più e a denominatore la popola- zione in età da 14 a 64 anni INDICE DI VECCHIAIA: rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più e quel- la con meno di 14 anni IDROGEOLOGIA: studio degli elementi che caratterizzano le acque sotterranee. IMPATTO AMBIENTALE: conseguenze positive o negative sull’ambiente che possono determinare modifiche nello Stato dell’ambiente. INDICATORE ED INDICE: un indicatore fornisce una misurazione quantitativa di un ele- mento ritenuto significativo nel monitoraggio e valutazione di un intervento. Un indicato- re può essere: - semplice, se fornisce informazioni basiche; - indicatore derivato o indice, ottenuto da un rapporto tra due indicatori semplici; - composto, ottenuto dalla somma ponderata di un numero di indicatori semplici o deri- vati. INFORMAZIONE: contenuto di un messaggio. Con tale significato il termine viene uti- lizzato nella scienza che studia i canali di trasmissione dei messaggi. Su questo concet- to si è rapidamente sviluppata la teoria dell’informazione, secondo la quale il concetto viene esteso anche al contenuto culturale, tecnico, energetico, progettuale di un dato og-

180 getto sia esso un manufatto, un combustibile o prodotto dell’intelletto umano. I concetti di ENTROPIA e di informazione vengono così messi in relazione in base alla loro ana- logia: come un messaggio degradato ha un minore contenuto informativo, così un’ener- gia degradata ha un minore capacità di trasformarsi in lavoro utile. L.E.A. (LABORATORIO PER L’EDUCAZIONE AMBIENTALE): struttura che svolge at- tività di promozione, organizzazione, realizzazione di iniziative, campagne di informazio- ne, educazione e formazione d’interesse ambientale. LIVELLO DI ALLARME: concentrazione di inquinante atmosferico che determina lo sta- to di allarme. LIVELLO DI ATTENZIONE: concentrazione di inquinante atmosferico che determina lo stato di attenzione. Lo stato di attenzione è una situazione di inquinamento atmosferico che, se permane determina il rischio che si raggiunga lo stato di allarme. MORFOLOGIA: in geologia, lo studio delle forme del terreno e la loro origine. MISURA: l’unità base per la gestione di un programma, che consiste in un insieme di progetti simili e in un budget predefinito”. Nell’ambito del regolamento comunitario 1260/99 recante disposizioni generali sui fondi strutturali comunitari: “Lo strumento tra- mite il quale un asse prioritario trova attuazione su un arco di tempo pluriennale e che consente il finanziamento delle operazioni. Ogni regime d’aiuto ai sensi dell’art. 87 del trattato e ogni concessione di aiuti da parte di organismi designati dagli Stati membri, op- pure qualsiasi categoria dei suddetti aiuti o concessioni o una loro combinazione che ab- bia la stessa finalità sono definiti come misura. NATURA 2000: è il progetto che l'Unione Europea sta realizzando per "contribuire a sal- vaguardare la biodiversità mediante la conservazione di habitat naturali, nonchè della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri" al quale si appli- ca il trattato U.E. La rete ecologica Natura 2000 è la rete europea di aree contenenti habitat naturali e se- minaturali, habitat di specie e specie di particolare valore biologico ed a rischio di estin- zione. La Direttiva Comunitaria 92/43/CE, relativa alla conservazione degli habitat natu- rali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (cosiddetta “Direttiva Habitat”), disciplina le procedure per la costituzione di tale rete. Entro il 2004, l’Italia, come la maggior parte degli Stati membri, dovrà designare le Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.) che costituiranno la Rete Natura 2000, individuando- le tra i pS.I.C. la cui importanza sia stata riconosciuta e validata dalla Commissione e da- gli stessi Stati membri mediante l'inserimento in un elenco definitivo. Fanno già parte del- la rete ecologica Natura 2000 le Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.), designate dagli Stati membri ai sensi della Direttiva Comunitaria 79/409/CE concernente la conservazio- ne degli uccelli selvatici, cosiddetta "Direttiva Uccelli". NITRATI: forma ossidata dell'Azoto. OCCUPATI: comprendono le persone che hanno dichiarato di possedere un’occupazio- ne o coloro che hanno indicato una condizione diversa da quella di occupato ma che hanno effettuato almeno un’ora di lavoro nella settimana in cui è avvenuta l’intervista. PAESAGGIO: nozione intuitiva risultato di un particolare ambiente fisico più o meno di- versificato sul quale si adatta la vegetazione ed eventualmente anche una moderata pre- senza umana; scenario naturale visto in uno spazio aperto; il paesaggio agrario per Se- reni (1961) viene concepito come una realtà in continuo divenire, determinata dalle con- dizioni sociali, economiche e culturali della popolazione. PARCHI NATURALI NAZIONALI: sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o ma- rine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da inter- venti antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, edu- cativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future. PARCHI NATURALI REGIONALI E INTERREGIONALI: sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ed eventualmente da tratti di mare prospicienti la costa, di valore natura- listico e ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o più regioni limitrofe, un siste- ma omogeneo, individuato dagli assetti naturalistici dei luoghi, dai valori paesaggistici e artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali PARTECIPAZIONE: Si può parlare, a nostro avviso, di partecipazione in riferimento a tutti quei processi in cui il coinvolgimento dei soggetti protagonisti non si gioca su un pia- no formale e mediato (si pensi, ad es., a sessioni informative, consultive o concertati-

181 ve a cui partecipano attori collettivi in rappresentanza di platee anche assai vaste di soggetti individuali), quanto su un piano di attivazione personale profonda (nel proces- so ciascuno cambia, apprende). Sistema IN.F.E.A. Ð Sistema Nazionale di Informazione, Formazione ed Educazione Am- bientale – sistema che promuove, attraverso l’apporto di diversi soggetti, una serie di ini- ziative coordinate in una strategia unitaria volta a rafforzare le conoscenze specifiche sulle tematiche ambientali. PATTO TERRITORIALE: Pacchetto di progetti finalizzati allo sviluppo di un’area depres- sa del territorio nazionale che essendo promosso dai soggetti che operano in ambito lo- cale, costituiscono lo strumento di concertazione locale dello sviluppo. Fra i soggetti sot- toscrittori, intervengono: gli enti locali ed altri soggetti operanti a livello locale; le rappre- sentanze locali delle categorie imprenditoriali e dei lavoratori, interessate; i soggetti pri- vati. Sottoscrivono i Patti i promotori, ma anche: la regione o la provincia autonoma nel cui territorio devono attuarsi gli interventi; le banche e le finanziarie regionali; i consor- zi di sviluppo industriale. PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE (DISOCCUPATI): coloro che non si dichia- rano occupate, hanno effettuato almeno un’azione di ricerca di lavoro nei 30 giorni pre- cedenti l’intervista e sono disponibili ad accettare un lavoro che venga proposto entro due settimane (definizione ISTAT) PIANO D’AZIONE: individuati in modo consensuale gli obiettivi, il Forum approva un Piano d’Azione, che contiene le scadenze temporali e gli impegni che ciascun attore si impegna a garantire al fine di realizzare politiche ambientali integrate e concertate. PIANO D'AZIONE DI LISBONA: “Dalla Carta all'Azione" è il documento prodotto dalla Seconda Conferenza Europea sulle Città Sostenibili del 6-8 Ottobre 1996 a Lisbona. Co- stituisce un aggiornamento della Carta di Aalborg a partire dalle prime esperienze di Agenda 21 Locale realizzate e dai primi risultati concreti ottenuti. P.I.T. (Progetti Integrati Territoriali): Progetti finalizzati al conseguimento Ð in una limi- tata porzione di territorio che presenta problemi e potenzialità omogenei – di un comu- ne obiettivo specifico, attraverso la realizzazione di una pluralità di interventi finanziabi- li nell’ambito di diverse misure contenute nel P.O.R. e con risorse provenienti dai vari fondi comunitari, ad esclusione del Turismo e dei Beni Culturali. P.I.S. (Progetti Integrati Settoriali): Progetti finalizzati al conseguimento di un comune obiettivo specifico, attraverso la realizzazione di interventi che permettano di valorizza- re e potenziare le sinergie e le interdipendenze tra settori del Turismo e dei Beni Cultu- rali con le risorse immateriali (ambiente, cultura, risorse umane). P.O.R. (Programmi Operativi Regionali): Il documento approvato dalla Commissione Europea ai fini dell'attuazione del quadro comunitario di sostegno, composto di un insie- me coerente di assi prioritari articolati in misure pluriennali, per la realizzazione del qua- le è possibile far ricorso ad uno o più fondi e ad uno o più degli altri strumenti finanzia- ri esistenti, nonché alla BEI; si definisce programma operativo integrato un programma operativo il cui finanziamento è assicurato da più fondi. Il P.O.R. Puglia 2000-2006 è stato approvato dalla Commissione Europea con Decisio- ne C(2000) n. 2349 dell’8.8.2000. PRESSIONE: Il risultato dell’esercizio di attività antropiche sull’ambiente. Viene espres- sa attraverso specifici indicatori di pressione, classificati sulla base dei temi ambientali proposti dalla UE nell’ambito del Progetto ESEPI (vedere voce Tema ambientale). PROGETTAZIONE PARTECIPATA: é un processo volto a costruire significati condivi- si e co-costruiti, che funziona se tutti diventano attori attivi, partecipando alla definizio- ne di tutte le parti del progetto: dalla messa a punto di linguaggi e criteri di lettura della realtà e dalla definizione di ciò che costituisce la situazione-problema, alla messa a pun- to di strategie per risolverlo o per trovare un modo comune per gestirlo; dall’applicazio- ne delle decisioni alla valutazione dei risultati ottenuti. P.R.G. (Piano Regolatore Generale) Ð oggi P.U.G. (Piano Urbanistico Generale): è lo strumento fondamentale per il governo del territorio e delle sue trasformazioni da par- te delle Amministrazioni Comunali. Deve rispettare le leggi urbanistiche nazionali e re- gionali e recepire indirizzi e direttive degli strumenti urbanistici sovraordinati, quali i Pia- ni regionali e provinciali. P.T.C.P. ( Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ): Assume l’efficacia di pia- no di settore nell’ambito delle materie inerenti la protezione della natura, la tutela del- l’ambiente, delle acque, della difesa del suolo, delle bellezze naturali, a condizione che

182 la definizione delle relative disposizioni avvenga nella forma di intese fra la Provincia e le Amministrazioni, anche statali, competenti. In mancanza dell’intesa di cui prima, i pia- ni di settore conservano il valore e gli effetti a essi assegnati dalla rispettiva normativa nazionale e regionale. Viene adottato dal Consiglio Provinciale, in conformità ed in attua- zione del DRAG (Documento regionale di assetto generale) del territorio. P.S.S.E. (Piano di Sviluppo Socio-Economico): costituisce l’asse portante dell’attivi- tà istituzionale delle Comunità Montane e definisce gli obiettivi principali che si pone l’en- te montano per perseguire correttamente le proprie finalità strutturali. QCS (“Quadro Comunitario di Sostegno): per le Regioni Italiane dell’obiettivo 1 2000- 2006”): documento approvato il 1¡ agosto 2000 dalla Commissione Europea, d’intesa con lo Stato membro interessato, sulla base della valutazione del piano presentato dal- lo Stato membro e contenente la strategia e le priorità d’azione dei fondi e dello Stato membro, i relativi obiettivi specifici, la partecipazione dei fondi e le altre risorse finanzia- rie. Tale documento è articolato in assi prioritari ed è attuato tramite uno o più program- mi operativi. RECAPITO: indirizzo finale di un corso d'acqua o di un collettore fognario. RELAZIONE SULLO STATO DELL'AMBIENTE: è uno strumento di informazione e di sensibilizzazione ambientale - soprattutto se integrato nelle componenti sociali e econo- miche - rappresenta la base di riferimento per la pianificazione sostenibile del territorio e per la necessaria attività di monitoraggio dei risultati. REPORTING AMBIENTALE: conoscenza dello stato dell'ambiente locale, delle cause del suo deterioramento e delle azioni correttive da intraprendere RISPOSTA: Politiche ambientali che la società mette in atto per ridurre o riparare il dan- no ambientale. Ai fini progettuali esse possono essere lette utilizzando cinque chiavi di lettura: fonte di finanziamento, motivazione, finalità, obiettivo, natura. RSU (Rifiuti Solidi Urbani): Si tratta di rifiuti prodotti dalle utenze domestiche e dalle al- tre attività industriali, artigianali, commerciali, e di servizio che, in relazione alle caratte- ristiche di qualità e quantità dei rifiuti prodotti, sono state assimilate ai rifiuti domestici at- traverso l'apposito Regolamento Comunale dei servizi di gestione dei rifiuti urbani, non- ché dei rifiuti vegetali prodotti in aree di verde pubblico e privato e dei rifiuti derivanti dal- la spazzamento delle strade e dalla pulizia delle aree pubbliche o aperte all' uso pubbli- co. S.A.T.: superficie agricola totale equivale alla superficie coltivabile di un'azienda o di un territorio. S.A.U.: superficie agricola utile corrisponde alla superficie effettivamente coltivata di un territorio. SIC (Siti di Importanza Comunitaria): designate ai sensi della direttiva 92/43/CE, sono costituite da aree naturali, geograficamente definite e con superficie delimitata, che: con- tengono zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, naturali o seminaturali (habitat naturali) e che contri- buiscono in modo significativo a conservare, o ripristinare, un tipo di habitat naturale o una specie della flora e della fauna selvatiche di cui all'allegato I e II della direttiva 92/43/CE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche in uno stato soddisfacente a tutelare la diversità biologica nella re- gione paleartica mediante la protezione degli ambienti alpino, appenninico e mediterra- neo. I SIC sono designati dallo Stato mediante un atto regolamentare, amministrativo e/o contrattuale e nelle quali siano applicate le misure di conservazione necessarie al man- tenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat na- turali e/o delle popolazioni delle specie per cui l'area naturale è designata. S.I.T. (Sistema Informativo Territoriale): si associano correntemente a questo termi- ne molte fattispecie. In generale si tratta di un insieme di archivi, sia geometrici che de- scrittivi, il più esteso possibile, che comprende informazioni descrittive di fenomeni ter- ritoriali o comunque riferibili al territorio. La stragrande maggioranza del patrimonio in- formativo di un Comune (anagrafe, autorizzazioni, licenze, utenze, ecc.) è potenzialmen- te parte di un Sistema Informativo Territoriale. SOLARE TERMICO: Tecnologia in grado di captare e convertire l’energia solare inciden- te su di una superficie in energia termica trasmessa ad un fluido (generalmente acqua). SOSTENIBILITË AMBIENTALE: “Sostenibilità a livello ambientale significa conservare il capitale naturale. Ne consegue che il tasso di consumo delle risorse materiali rinnova- bili, di quelle idriche e di quelle energetiche non deve eccedere il tasso di ricostituzione

183 rispettivamente assicurato dai sistemi naturali e che il tasso di consumo delle risorse non rinnovabili non superi il tasso di sostituzione delle risorse rinnovabili sostenibili. Soste- nibilità dal punto di vista ambientale significa anche che il tasso di emissione degli inqui- nanti non deve superare la capacità dell'atmosfera, dell'acqua e del suolo di assorbire e trasformare tali sostanze”. “Inoltre, la sostenibilità dal punto di vista ambientale implica la conservazione della bio- diversità, della salute umana e delle qualità dell'atmosfera, dell'acqua e dei suoli a livel- li sufficienti a sostenere nel tempo la vita e il benessere degli esseri umani nonché de- gli animali e dei vegetali”. STAKEHOLDER: ogni soggetto o categoria di soggetti portatori di un interesse di qual- siasi natura (economico, politico, ideologico) nei confronti della realizzazione (o della "non realizzazione") del progetto. STATO: La condizione delle risorse naturali sia in termini di quantità che di qualità. Vie- ne espressa attraverso specifici indicatori di stato. STATO DI ALLARME: è una situazione di inquinamento atmosferico suscettibile di de- terminare una condizione di rischio ambientale e sanitario. STRATIGRAFIA: successione verticale delle litologie. SUBSIDENZA: abbassamento del suolo per diminuzione di volume dei sedimenti. SVILUPPO SOSTENIBILE: Nel 1987 la Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Svi- luppo fissa nel Rapporto Brundtland la definizione di sviluppo sostenibile inteso come “sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità del- le generazioni future di soddisfare le proprie”. Si assume per la prima volta che lo svilup- po economico deve essere necessariamente coniugato alla tutela ambientale e s’intro- duce il principio di equità intergenerazionale, così come, quindici anni prima, veniva pro- spettato nella Conferenza delle Nazioni Unite a Stoccolma. Lo sviluppo sostenibile diviene condizione necessaria affinché non sia irrimediabilmen- te intaccato il patrimonio di risorse naturali, con implicazione dirette per le prospettive di sviluppo. TEP: Tonnellate di petrolio equivalente (unità di misura di energia) pari a 10 milioni di Kcal. TETTONICA: studio delle relazioni esistenti fra le masse rocciose di una regione. TOPOGRAFIA: Andamento plano-altimetrico del terreno. VALORE LIMITE DI QUALITË: limite massimo di accettabilità delle concentrazioni e li- mite massimo di esposizione relativo a inquinanti nell'ambiente esterno. V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica): Introdotta con la Direttiva Comunitaria 2001/42/CE viene definita nel Manuale per la Valutazione Ambientale dell’U.E. come “Il processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azio- ni proposte – politiche, piani o iniziative nell’ambito di programmi – ai fini di garantire che tali conseguenze siano incluse a tutti gli effetti e affrontate in modo adeguato fin dalle pri- me fasi del processo decisionale, sullo stesso piano delle considerazioni di ordine eco- nomico e sociale”. ZPS (Zone di Protezione Speciale): designate ai sensi della direttiva 79/409/CE, sono costituite da territori idonei per estensione e/o localizzazione geografica alla conserva- zione delle specie di uccelli di cui all'allegato I della direttiva citata, concernente la con- servazione degli uccelli selvatici.

184 ACRONIMI

A21L Agenda 21 Locale AFORIS Agenzia di Formazione e Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile AIA Autorizzazione Integrata Ambientale ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani ANDREA Archivio Nazionale sulla Ricerca e Documentazione Ambientale ANPA Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente APAT Agenzia per la Protezione Ambientale e per i Servizi Tecnici APQ Accordo di Programma Quadro APT Azienda Promozione Turistica AQP Acquedotto Pugliese ARPA Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ASI Area di Sviluppo Industriale ASL Azienda Sanitaria Locale AUSL Azienda Unità Sanitaria Locale ATC Ambiti Territoriali di Caccia ATO Ambito Territoriale Ottimale BAT Best Availables Technologies BRef Bat Reference documents BTX Presenza di tre sostanze appartenenti alla classe dei COV: Benze- ne,Toluene, Xilene BURP Bollettino Ufficiale della Regione Puglia CCIAA Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura CCR Centro Comune di Ricerca CD Commissario Delegato per l’emergenza ambientale in Puglia CDR Combustibile Da Rifiuto CE Comunità Europea CEA Centro Educazione Ambientale CEE Comunità Economica Europea CER Codice Europeo Rifiuti CFC Cloro-Fluoro-Carburi CFS Corpo Forestale dello Stato CH4 Metano CIAL Consorzio per il recupero degli Imballaggi in Alluminio CIPE Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica CMA Concentrazione Massima Ammissibile CMMDM Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche CO Monossido di carbonio COMIECO Consorzio per il recupero degli imballaggi cellulosici CONAI Consorzio Nazionale Imballaggi COREA Comitato regionale di Coordinamento per l’Educazione Ambientale COREPLA Consorzio per il Recupero della Plastica COREVE Consorzio per il Recupero degli imballaggi Vetro CORINAIR CooRdination-Information-AIR COV Composti Organici Volatili COVNM Composti Organici Volatili Non Metanici CTE Centro Territoriale per l’Ecosviluppo CTe Centrale Termoelettrica CTN_RFM Centro Tematico Nazionale Rifiuti e Flussi di Materiali CTN_ACE Centro Tematico Nazionale Aria Clima Emissioni CTR Comitato Tecnico Regionale dei Vigili del Fuoco DAP Dipartimento Ambientale Provinciale dBA Decibel in scala A DGR Delibera di Giunta Regionale Dir. CN Direzione Conservazione della Natura DL Decreto Legge DLgs Decreto Legislativo DM Decreto Ministeriale 185 DOC Denominazione di Origine Controllata DOP Denominazione di Origine Protetta DPCM Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri DPGR Decreto del Presidente di Giunta Regionale DPR Decreto del Presidente della Repubblica DPSIR Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risultato ECOLABEL Marchio di qualità ecologica (Reg. 880/92/CEE) EEA European Environmental Agency EEEI European Eco-Efficiency Iniziative E.U.A.P. Elenco Ufficiale delle Aree Protette EMAS Eco Management and Audit Scheme ENEA Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente ENEL Ente Nazionale Energia Elettrica EOX Composti Organo-Alogenati Estraibili EPA Enviroment Protection Agency GECAM Gasolio Bianco GP Green Procuremente GPP Green Public Purchasing GR Giunta Regionale GRTN Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale IAM-CIHEAM Istituto Agronomico Mediterraneo IBA Important Bird Areas IBE Indice Biotico Esteso IFN Inventario Forestale Nazionale IGM Istituto Geografico Militare IGP Indicazione Geografica Protetta IGT Indicazione Geografica Tipica INEA Istituto Nazionale di Economia Agraria INES Inventario Nazionale Emissioni e Sorgenti INFEA Informazione Formazione Educazione Ambientale INFS Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica IPA Idrocarburi Policiclici Aromatici IPP Politica Integrata di Prodotto IPPC Integrated Pollution Prevention and Control IRRE Istituto Regionale di Ricerca Educativa IRSA Istituto di Ricerca sulle Acque, nell’ambito del CNR ISAC Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima ISO International Organisation for Standardisation ISPESL Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro ISS Istituto Superiore di Sanità ISTAT Istituto Nazionale di Statistica IUCN International Union for Conservation of Nature and Natural Resour- ces LABNET Rete Nazionale dei Laboratori Territoriali LCA Life Cycle Assesmente LCC Life Cycle Cost LEA Laboratorio di Educazione Ambientale Leq Livello equivalente LIM Livello di Inquinamento da Macrodescrittori LR Legge Regionale MATT Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio MICA Ministero dell’Industri, del Commercio e dell’Artigianato MIPAF Ministero delle Politiche Agricole e Forestali MUD Modello Unico di Dichiarazione NACE Nomenclatura generale delle Attività Economiche nella Comunità Europea n.c. non classificato n.d. non determinato NH3 Ammoniaca NO2 Biossido di azoto

186 NOX Ossidi di azoto O3 Ozono OCSE Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico OER Osservatorio Epidemiologico Regionale OGM Organismo Geneticamente Modificato OHSAS Occupation Health and Safety Assessment Series OMS Organizzazione Mondiale della Sanità ONR Osservatorio Nazionale Rifiuti ONU Organizzazione delle Nazioni Unite OPCM Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri ORMEA Osservatorio sulla Ricerca e le Metodologie dell’Educazione Am- bientale PAC Politica Agricola Comunitaria Pb Piombo PCB Poli-cloro-bifenili PCT Poli-cloro-trifenili PEN Piano Energetico Nazionale PIP Piano Insediamenti Produttivi PIS Piano Integrato Settoriale PIT Piano Integrato Territoriale PM10 Particolato con diametro inferiore a 10 mm PMI Piccole e Medie Imprese PMP Presidio Multizonale di Prevenzione PNG Parco Nazionale del Gargano POMA Programma Operativo Multiregionale Ambiente POP Programma Operativo Plurifondo POR Programma Operativo Regionale PP.MM.PP. Presidi Multizonali di Prevenzione PRA Piano regionale di Risanamento delle Acque PRAE Piano Regionale delle Attività Estrattive pSIC Sito di Importanza Comunitaria proposto PTA Piano di Tutela delle Acque PTCP Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale PTS Particolato Totale Sospeso PUT Piano Urbano del Traffico PUTT Piano Urbanistico Territoriale Tematico PZA Piano di Zonizzazione Acustica QCS Quadro Comunitario di Sostegno RAEE Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche Rd Regio Decreto RD Raccolta Differenziata RdS Rapporto di Sicurezza RESEFAP Rete Regionale dei Servizi per l’Educazione e la Formazione Am- bientale in Puglia RILEGNO Consorzio per il recupero degli imballaggi legnosi RP Rifiuti Pericolosi RS Rifiuti Speciali RSA Rapporto sullo Stato dell’Ambiente RSNP Rifiuti Speciali Non Pericolosi RSP Rifiuti Speciali Pericolosi RTV Impianto Radio-televisivo RU Rifiuti Urbani RUB Rifiuti Urbani Biodegradabili SAU Superficie Agricola Utilizzata SCAS Indice di Stato Chimico Acque Sotterranee SECA Indice di Stato Ecologico Corsi d’Acqua SEL Indice di Stato Ecologico Laghi SEM Microscopio Elettronico a Scansione SGA Sistema di Gestione Ambientale SGQ Sistema di Gestione della Qualità

187 SGS Sistema di Gestione della Sicurezza SIC Sito di Importanza Comunitaria SII Sistema Idrico Integrato SIM Sistema Informativo della Montagna SIMAGE Sistema Integrato per il Monitoraggio Ambientale e la Gestione del Rischio Industriale e delle Emergenze SIN Sito di Interesse Nazionale SINCERT Sistema Nazionale per l’Accreditamento per gli Organismi di Certi- ficazione SIPA Sistema Informativo Pugliese per l’Ambiente SIR Sito di Importanza Regionale SO2 Biossido di zolfo SOA Servizi Organizzativi Aziendali SOX Ossidi di zolfo SPR Stato, Pressione, Risposta SRB Stazioni Radio Base ST Superficie Territoriale UE Unione Europea UNCCD Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Siccità e/o alla Desertificazione UNEP United Nations Enviroment Programme UNESCO United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization URCEFAP Unità Regionale di Coordinamento per l’Educazione e la Formazio- ne Ambientale in Puglia URP Ufficio Relazioni Pubbliche UV Ultra-Violetto VAS Valutazione Ambientale Strategica VG Valori Guida WHO World Health Organization VI Valutazione di Incidenza VIA Valutazione di Impatto Ambientale WWF World Wide Found for Nature ZPS Zone di Protezione Speciale ZSC Zone Speciali di Conservazione

188 BIBLIOGRAFIA

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