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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna DOTTORATO DI RICERCA IN Storia dell’età contemporanea nei Secoli XIX e XX – F. Chabod Ciclo XXV I PARTITI SOCIALISTI ITALIANO E SPAGNOLO E LE LORO RELAZIONI CON I SINDACATI (1976-1986) Presentata da: Luca Costantini Coordinatore Dottorato: Relatori: Prof. Stefano Cavazza Prof. Piero Craveri Prof. Abdón Mateos Esame finale anno 2013 1 A zio Delio 2 Indice Introduzione…………………………………………………………………………………………5 Capitolo I. Il Rinnovamento socialista (1974-1976)……………………………………………….9 Il passaggio di poteri a Craxi…………………………………………………………………………9 Il PSOE dalla clandestinità al rinnovamento………………………………………………………..19 Capitolo II. Due modelli di autonomismo socialista (1976-1977)…………………………….…31 Craxi e la linea Benvenuto…………………………………………………………………….……31 Il PSOE e la svolta moderata del 1977………………………………………………………….…..39 L’intesa PSOE-UGT all’epoca dei patti della Moncloa………………………………………….…52 Il pendolo socialista all’epoca della svolta dell’EUR……………………………………………….63 Capitolo III. L’abbandono del marxismo tra politica e ideologia (1977-1978)……………..….76 La rivista Mondoperaio: il laboratorio del revisionismo socialista…………………………………76 Gli echi del dibattito italiano sulle riviste socialista spagnole………………………………...…....86 Serie ragioni per non dichiararsi marxisti…………………………………………………….…….96 Craxi da Marx a Proudhon……………………………………………………………………...…102 Capitolo IV. Le elezioni del 1979: un importante giro di boa (1978-1979)………………...…113 Verso la fine della solidarietà nazionale…………………………………………………………...113 La fine del processo costituente in Spagna………………………………………………………...128 Le elezioni politiche ed europee del 1979 in Italia………………………………………………...137 Le elezioni politiche e amministrative del 1979 in Spagna………………………………………..144 Capitolo V. La definitiva affermazione della leadership craxiana e felipista (1979-1980)…..154 La ritirata etica di Felipe González………………………………………………………………..154 Dall’incarico di governo alla «Grande riforma»…………………………………………………..160 Il «secondo rinnovamento» del socialismo spagnolo…………………………………………..….167 La definitiva sconfitta della sinistra lombardiana…………………………………………..……..177 Capitolo VI. Il socialismo nel mondo che cambia (1980-1982)…………………………….…..190 3 Il PSI tra «occidentalizzazione» della classe operaia e «marcia dei quarantamila»…………...….190 Tra «imborghesimento» della classe operaia e svolta concertativa: il PSOE verso il centro....…...205 Il PSI alla ricerca di un profilo riformista…………………………………………………………216 Il PSOE tra socialdemocrazia e modernizzazione…………………………………………………231 Capitolo VII. I socialisti al governo (1983-1986)……………………………………………….244 Il PSOE por el cambio………………………………………………………………………………………244 Bettino Craxi al vertice dell’esecutivo…………………………………………………………….252 Verso la «grande slavina»…………………………………………………………………………262 Verso la desaveniencia partito-sindacato………………………………………………………….270 Conclusioni………………………………………………………………………………………..279 Lista sigle………………………………………………………………………………………….286 Archivi…………………………………………………………………………………………….287 Fonti a stampa…………………………………………………………………………………….288 Bibliografia………………………………………………………………………………………..289 4 Introduzione Narrare la storia di due partiti socialisti attivi in due quadri nazionali differenti è opera assai ardua. La diversità dei singoli contesti rischia, infatti, di sviare il ricercatore dall’osservazione obiettiva dei fatti, generando un’analisi scientifica di basso profilo. D’altro canto, l’assenza di un’adeguata produzione storiografica rafforza le ragioni di uno studio che, sino ad oggi, ha trovata adeguata riflessione solo a livello politologico. È assodato che nel processo di democratizzazione spagnola giocarono fattori tra loro intrecciati di carattere globale e continentale: tra cui la persistenza di una crisi economica prodotta dalla crescita dei prezzi del petrolio, l’influsso culturale del maggio francese, il mutamento economico-sociale causato dalla crisi del modello di Welfare State del dopoguerra. Così come la Spagna, anche l’Italia si trovò invischiata in una serie di problemi interni ed internazionali, che hanno spinto alcuni autori a vedere negli ultimi anni Settanta la chiusura della Prima Repubblica e l’avvio di una seconda fase repubblica. La crisi della partitocrazia farebbe così pensare che, anche nel caso italiano, il passaggio agli anni Ottanta costituisse un momento di transizione. All’interno di questo scenario i partiti socialisti italiano e spagnolo (PSI e PSOE) si rivelarono protagonisti politici di un’epoca all’interno della quale anch’essi mutarono nel profondo. Si è parlato a tale riguardo di «transizione nella transizione», o di continuità e rottura, così come di «partito nuovo», a dimostrare l’impatto storico-politico del rinnovamento socialista degli anni Settanta. Lo studio sull’attività del PSI e del PSOE nello spazio cronologico che va dal 1976 al 1986 è stato perciò intrapreso con l’ambizione di favorire un terreno di comprensione tra due fenomeni distinti ma paragonabili. In tal senso si è cercato di trovare un metro di giudizio che fosse dominante ma non esclusivo dell’analisi comparata. Questo è stato rinvenuto nel grado di connessione di PSI e PSOE con il mondo del lavoro e il sindacato. Ciò nonostante, l’approccio analitico è stato rivolto anche alla comprensione politica e ideologica dell’allontanamento del socialismo dai concetti di operaismo e classismo, sino ad allora considerati patrimonio tradizionale della cultura socialista. Alla metà degli anni Settanta, tuttavia, gli esiti di questa storia non erano prevedibili. I socialisti erano ancora impegnati a contrastare il protagonismo comunista che emergeva in entrambi i casi nazionali. Il rinnovamento socialista avviato in Italia e Spagna tra il 1974 e il 1976 ebbe come obiettivo proritario l’azione di disturbo al PCI e al PCE. Nel 1976 il PSOE avviò il suo processo di ritorno nella penisola iberica dopo gli anni dell’esilio, mentre in Italia il PSI toccò il suo minimo 5 elettorale durante le elezioni di quell’anno. Dal fronte comunista, invece, furono costanti gli sforzi di accentramento, nell’obiettivo di favorire una legittimazione democratica essenziale per ambire a ruoli di governo. L’«eurocomunismo» e il «compromesso storico» divennero da questo momento i due nuovi termini definitori del cammino intrapreso dai comunisti per il loro accesso al potere. Di «compromesso storico» si parlò molto in Italia. Ma anche in Spagna questa prospettiva iniziò ad assumere un certo interesse a partire dal 1977, quando parve possibile l’incontro tra Adolfo Suárez, leader della coalizione di centro UCD, e Santiago Carrillo, segretario del PCE. Una prima reazione da parte socialista si sviluppò sul terreno ideologico, dando avvio a un «duello a sinistra» giocato soprattutto sulla difesa del concetto di libertà. Risultarono utili le riflessioni di Norberto Bobbio sulla riscoperta del pensiero liberale e sugli esiti totalitari della dottrina dello Stato marxista, attraverso la quale i socialisti cercarono di rivendicare una loro autonomia ideologica dal comunismo. Il secondo terreno di lotta si definì a livello sindacale, dove i socialisti cercarono di erodere “dal basso” l’appoggio del PCE e del PCI. Tra dimensione ideologica e dimensione sindacale si consolidò un approccio autonomista che postulò la necessità di bloccare il comunismo a sinistra, andando al contempo alla ricerca di nuovi voti localizzabili nel centro moderato. I socialisti spagnoli avrebbero diedero vita ad un progetto di «alternativa democratica di potere», mentre i socialisti italiani si sarebbero mantenuti su una posizione più altalenante. In concomitanza a questa ambiguità il socialismo di Craxi avrebbe agito in maniera poco lineare nei confronti del mondo del lavoro che, invece, Felipe González cercò da subito di catturare nel suo progetto politico. A ragione di questo diverso grado di appoggio popolare, gli esiti del progetto politico di González e Craxi si sarebbero rivelati tra loro molto differenti. Il PSOE sarebbe riuscito a consolidarsi come forza egemonica della sinistra e come prima forza politica, mentre il partito di Craxi non poté mai centrare il «sorpasso» a sinistra al PCI. Tra le ragioni di questo fallimento alcuni autori, come Degl’Innocenti, hanno posto l’accento sull’eccesso di una «cultura della governabilità», che avrebbe finito per arroccare Craxi e i socialisti nelle posizioni di potere, favorendo progressive erosioni del senso etico di appartenenza al PSI. Dello stesso avviso sono stati i contributi di Juliá e Santesmases in Spagna, che hanno sottolineato come gli scandali di corruzione del PSOE degli anni Novanta andassero iscritti alla deriva oligarchica del suo modello accentrato di potere. Questi temi, così come quelli legati agli sviluppi della forma partitica, sono stati, però, tenuti in controluce, dando piuttosto spazio alla comprensione di quello che è stato definito il «revisionismo socialista» degli anni Ottanta. Questo revisionismo trovò nel riformismo il suo momento di sintesi, caldeggiando un collegamento di PSI e PSOE con la «società civile». Si potrà perciò notare nel testo un’attenzione specifica a questo tema, soprattutto nelle ultime sezioni della ricerca. Con la svolta riformista, 6 databile per entrambi i partiti nella parentesi che va dai congressi del 1981 a quelli del 1984, i socialisti rinnegarono il marxismo e crearono canali di contatto con gli strati sociali più interessati al cambiamento. Una seconda fase revisionista ebbe come apice la sostituzione dei concetti di uguaglianza sociale su quelli di promozione della ricchezza e del benessere.

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