Poesia italiana 1957 Objekttyp: Group Zeitschrift: Quaderni grigionitaliani Band (Jahr): 28 (1958-1959) Heft 2 PDF erstellt am: 05.10.2021 Nutzungsbedingungen Die ETH-Bibliothek ist Anbieterin der digitalisierten Zeitschriften. Sie besitzt keine Urheberrechte an den Inhalten der Zeitschriften. Die Rechte liegen in der Regel bei den Herausgebern. Die auf der Plattform e-periodica veröffentlichten Dokumente stehen für nicht-kommerzielle Zwecke in Lehre und Forschung sowie für die private Nutzung frei zur Verfügung. Einzelne Dateien oder Ausdrucke aus diesem Angebot können zusammen mit diesen Nutzungsbedingungen und den korrekten Herkunftsbezeichnungen weitergegeben werden. Das Veröffentlichen von Bildern in Print- und Online-Publikationen ist nur mit vorheriger Genehmigung der Rechteinhaber erlaubt. Die systematische Speicherung von Teilen des elektronischen Angebots auf anderen Servern bedarf ebenfalls des schriftlichen Einverständnisses der Rechteinhaber. 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Si dovrä quindi limitare la nostra indagine annuale alla registrazione di risultati; e, come si e fatto negli anni scorsi, ad esemplificare secondo le varie flessioni del linguaggio. cercando di individuare e sottolineare qualche nuovo elemento di stile, onde fare cronaca di quelle modifi- cazioni che finiranno col dare nuova forma alla poesia. Gioverä a questo fine fissare anche la pur minima nozione di un metodo che serva a conoscere la poesia, a distinguerne il valore e stabilirne il grado di novitä e di invenzione. E sarä il criterio (giä piü volte indicato) del linguaggio a guidare il giudizio nella selva dell'immensa produzione poetica contemporanea. Cioe il modo e non il contenuto; tenuto conto che da circa un secolo il valore artistico della poesia si e spostato, per opera principalmente di Rimbaud e di Mallarme, dalle immagini e dalle idee alle «curve di linguaggio» ed a certe tensioni e riso- nanze sottratte al senso. Vedremo quindi, piü che nel passato. dominare un'idea della forma in cui si delinea la struttura della Urica moderna, «anche lä dove essa parla nel modo piü misterioso o procede nel modo piü arbitrario », come dice Hugo Friedrich in un suo recente saggio *) al quäle si puö rinviare chi voglia approfondire la difficile storia della poesia nel decorso dell'ultimo secolo che ha segnato il distacco definitivo dalle antiche forme e l'irrompere di nuove categorie nell'eterna vicenda della parola umana che si fa espressione complessa, rivelazione di se stessa all'intelligenza ed al sentimento, e continua approssimazione alle mutevoli veritä della vita. Dice il Friedrich nel suo giä citato saggio che «la Urica moderna e come una grande favola. mai ancora sentita. solitaria: nel suo giardino vi sono fiori, ma anche pietre e colori chimici; frutti, ma anche droghe pericolose. Vivere nelle sue notti e alle sue temperature estreme. e faticoso. Chi e capace di udire avverte in questa Urica un amore duro, che vuole restare intatto e preferisce perciö parlare alla confusione o magari al vuoto piuttosto che a noi. La realtä smembrata o strac- data dalla violenza della fantasia, giace nella poesia come un campo di macerie. Sopra di essa si levano irrealtä forzate. Ma macerie e irrealtä portano il mistero, ed e per questo che i poeti lirici compongono». * * * * Non sarä certo nei pochi testi di un anno che noi potremo trovare esauriente 1) H. Friedrich. Die Struktur der modernen Lyrik. In traduz. italiana: «La li moderna». Editore Garzanti. Milano. 1958. •)0 esempio di questa esigenza generale, ma e certo che anche nei frammenti e nei singoli contributi che isoleremo, vive qualche parte di quel mistero di cui e sempre annuncio la poesia. E noi aggiungeremo, anno per anno, documento a documento, nome a nome, perche risulti segnato un percorso; ed anche per far risplendere ogni nostra frazione di tempo del suo fiore poetico, dell'accento che gli e proprio e che servirä a definirne l'aspetto piü duraturo. * * * * E doveroso incominciare questa rassegna col ricordo di Clemente Rebora spen- tosi a Stresa proprio nel 1957 dopo aver dato, in un meraviglioso ritorno delle sue facoltä poetiche, gli ultimi e piü alti accenti della sua voce. L'aggiornamento della poesia italiana con quella europea, si e iniziato al principio del secolo con pochi nomi tra i quali spicca quello di Clemente Rebora, (1885-1957). L'opera di Rebora e l'incomposto ma chiaro annuncio del tempo nuovo che si apriva in Italia alla poesia e che doveva attuarsi con lo sviluppo delle personalitä dominanti di Ungaretti e di Montale. II suo primo libro e del 1913, ma il suo lavoro continuö negli anni successivi. fin verso il 1920. Dopo di allora una grave crisi si svolse nell'animo del poeta che nel 1936, dopo un lungo novi- ziato, diventö sacerdote. La vita religiosa lo allontanö dalla poesia in modo che sembrö definitivo. Ma dopo piü di vent'anni Rebora tornö alla poesia, scrisse anzi che far poesia era diventato in lui. piü che mai, un «modo concreto di amar Dio e i fratelli». E infatti, per devota e gentile cura di Vanni Scheuwiller, apparvero nel 1957 i suoi « Canti dell'infermitä» in un volume che raccoglie tutte le poesie scritte dopo il 1947. E un caso unico quello di questo poeta, che innalza il suo canto all'inizio del secolo insieme alle voci nuove di un'epoca di riscossa per poi scomparire al mondo e alla poesia, e dopo vent'anni di ascolto di un'altra voce, segreta e inarti- colata, riprende il suo canto e lo conclude sulle medesime posizioni formali, ma facendovi entrare, come semplice effetto di una pausa. il dramma intero di una vita e tutto il cammino della sua salvezza. Poeta religioso pienamente adempiuto nella forma e nella sostanza, egli e anche da considerarsi un innovatore che altera le forme preesistenti non solo con la violenza del suo dettato spirituale, ma anche con parole nuove, con inconsuete rotture del ritmo e del verso. Uomo «torchiato da Dio», egli ritrova l'ispirazione biblica e la semplicitä dei laudesi per liberare il suo grido di uomo e di poeta; e sa esprimere i suoi sentimenti col duro linguaggio di cui si scopre in possesso, e che e quello rozzo e potente di un momento iniziale. Rebora ha cercato ed ha trovato la voce per parlare a Dio: come i Salmisti e come Jacopone e riuscito a staccare la parola dall'affanno di un discorso umano per farne strumento di do- mande supreme. Dai «Canti dell'infermitä» riportiamo alcuni saggi del suo ultimo e piü in- tenso poetare: che nella vide S CCiMllNinNF allor fossa cena. Quasi a risveglio qualcosa in me vuole: Inerte e informe giaccio con me stesso. Mamma di Paradiso mi raccoglie, Mentre Gesü all'universo intende. mi eleva al Cuor del Figlio che m'incendia pensier ha pur di me confitto in letto; e al Trinitario Focolar rapisce e muove e tempo e gente, onde fedele in seno all'infinito amor del Padre. con l'Ostia amante giunge nel mio petto: Poi. rirnango io, con la salma in terra: — Ricordi me! — esclamo con Daniele afferrato da Lui, non l'afferro. 100 Solo calcai il torchio: con me non era nessuno: calcarono su me tutti: Batte nel campo la falce picchiando inebriato quasi spreco di sangue. in sul fil di rasoio, e l'estate dilata il suo giorno: una rossa follia: distese di solo il torchio calcai: lunghe spazi e di cieli d'ogni intorno; amore profuso liquido susurro di uccelli in profondo. in estremo fürore, calcai il torchio, solo: solo a torchiare, II solo a spremere il Sangue mio: tutto il mio Sangue sparso, La miu lunga giornata tutto in me giä arso da un meno e da un piü e segnata: dall'immacolato Cuore di Maria. un giorno di meno invisibile ardore, quaggiü: che da Gesü mi divide: l'incomprensibile amore del Padre. un giorno di piü che mi avvicina, Gesü Gesü Gesü! crescendomi anziano, lo spero, per il Cielo. Sergio Solmi, critico e saggista la cui opera e strettamente legata agli ultimi vent'anni di vita letteraria italiana, ha iniziato una nuova collana di testi poetici editi da Mantovani a Milano con una breve raccolta di liriche: LEVANIA E ALTRE POESIE. Accompagnate da una nota di Vittorio Sereni, le poesie di Solmi entrano con discrezione in un immaginabile museo della Urica moderna e chiedono un posto di riguardo — al quäle hanno diritto — ma che non e facile trovare libero del tutto e dove non batte sempre quella luce piena ed inequivoca nella quäle la poesia puö vivere e durare. Infatti, mentre gli scritti di Solmi sulla letteratura italiana e su quella francese contemporanea debbono essere considerati come un apporto originale e decisivo. la sua poesia non giunge, nonostante il suo alto tono, a svincolarsi da un magma culturale nel quäle lustreggiano scorie intellettualistiche ed appaiono — per quanto riassorbiti — i modi e le risonanze di tutta una civiltä poetica alla quäle il Solmi ha vivamente collaborato con la sua acutezza di critico e con la sua capacitä d'intuire le direzioni del gusto e della sensibilitä poetica.
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