Ricerca Storico-Genealogica Sulle Antiche Famiglie Dell'alta Valle Imagna

Ricerca Storico-Genealogica Sulle Antiche Famiglie Dell'alta Valle Imagna

Radici valligiane Ricerca storico-genealogica sulle antiche famiglie dell'alta Valle Imagna Le diverse Società riposanno sull’elemento fondamentale: la Famiglia, ma con diversi modo di vità, credenze particolare, pratiche pagane o religiose variabile secondo l’epoca o il luogo. Quella che interessa la nostra ricerca, la civiltà neolatina, a creato un statuto familiare basato sul patriarcato, cementato nel corso dei secoli da precetti religiosi. La Storia lascia intravedere l’antichità degli eventi umani che hanno apperto questa strada: il patriarca dell’Antico Testamento come il pater familias in epoca Romana aveva un potere assoluto su tutti componenti della famiglia, ma questo cammino va sviare con l’avvento del cristianesimo che porterà profondi cambiamenti. Il culto dei antenati fu anche lui, in tutte le Comunità, un modo di rafforzare e perpetuare i vincoli familiari, credenze che sembrano antiche per noi, ma comune ancora in Asia o in Africa, dove si crede che i parenti defunti dispongano di potere o sono potenti spiriti. Antenati-parenti-morti-discendenza, sono gli anelli d’una catena, la base sulla quale si fondano i gruppi sociali primari: gente ( = gruppo di famiglie appartenenti allo stesso ceppo). Non solo i legami sanguigni, ma anche gli stessi costumi, la stessa lingua, lo stesso territorio modella e plasma l’unità del’insieme. L’organizzazione patrilineare in vigore non solo nelle terre bergamasche, ma anche in tante società, gruppi umani, su tutti continenti, prende come l’abbiamo detto, le sue radice nel’Antichità, quest’ordine sociale, che definisce diverse norme e prerogative innanzitutto nel interesse della stirpe maschile, avrà subito diversi mutamenti attraverso i secoli ma regge ancora la vità della nostra gente. La prima regola è la trasmissione del cognome del capostipide ai figli, principio che fino ad oggi perdura, in più la tradizione per secoli imponeva di battezzare il primogenito dal nome del nonno. Il diritto di primogenitura per garantire la conservazione del patrimonio familiare fu molto diffuso nel medioevo, un puo meno ingiusto negli ultimi secoli, succede, la divizione dei beni tra i diversi maschi della famiglia purtroppo dimenticava ancora le figlie, come descritto negli statuti della valle del 1444: <<Le successioni – Nelle future successioni, a parita di grado, i maschi escludono le femmine dalla successione senza testamento, tuttavia, essi sono tenuti fornirle di dote [...] >> Gli Statuti del Vicariato di Almenno, Valle Imagna e Palazzago del 1444. – Antonio Previtali – Comunità Montagna Valle Imagna, 2000. Un altro aspetto di questo modello organizzativo, nei tempi antichi, fu l’appartenenza della parentela a lo stesso clan (si potrebbe anche dire la stessa tribù) che con la sua coesione, la sua unità, garantivà la soppravivenza del gruppo. Di quello, almenno dal medioevo rimane un lato ancora visibile: le contrade, agglomerato di case costruito nel corso dei secoli da fratelli, cugini, dove le generazioni si succederano. Un puo meno percettibile nella nostra epoca ma sempre d’attualità, basta guardare l’elenco telefonico per constatare i stessi cognomi nelle stesse vie. Questo fenomeno sociale, solitamente accompagnato da tradizioni secolari, religiose e culturale si legge chiaramente negli diversi archivi, sopratutto quelli parrocchiali. Prima del 1200 il cognome risulta essere di uso esclusivo delle famiglie ricche, i personaggi importanti derivano il loro cognome dal luogo di nascita. Lo sviluppo demografico al pari della crescita economica dell’epoca non permetteva più l’identificazione degli individui con lo stesso nome. Dunque il patronimico comincia ad estendersi a tutti strati della popolazione, il nome o soprannome dei capostipiti diventa cognome, prendendo spunto dal luogo, dal mestiere, da una caratteristica fisica… Negli archivi parrocchiali, dalla fine del Cinquecento all’inizio del Seicento, sfogliando i registri dei battesimi si trovano spesso bambini registrati con un soprannome o soltanto con il nome del padre e la contrada, ad esempio: nasce Gio. Antonio figlio del Pietro della Torre... Ognuno po’ immaginare la difficoltà, per il ricercatore, di capire e ricostituire le famiglie, ma in realtà il piacere sta tutto là... Lo studio genealogico permette una precisa collocazione, nel tempo e nello spazio dei diversi personaggi e delle loro famiglie, indispensabile per accertare i rapporti di parentela e per potere seguire le diverse stirpi. I primi strumenti per queste ricerche sono gli archivi parrocchiali: registri di battesimi, matrimoni, decessi, una fonte essenziale ed indispensabile per la ricostruzione della storia delle famiglie. Questa documentazione risulta essere spesso molto ricca ma allo stesso tempo diversa e variabile da parrocchia a parrocchia; Rota inizia nel 1563 con i battesimi, Bedulita nel 1615, Valsecca nel 1626, Strozza nel 1632, Corna nel 1638, Berbenno e Locatello nel 1641 e sfortunatamente per l’importante parrocchia di S.Omobono abbiamo le prime registrazioni soltanto dal 1721. Scomparse o bruciate tale fu, disgraziatamente, la sorte di altri paesini. Abbreviazioni utilizzate: °1750 = nato nel 1750 °ca. 1750 = nato circa nel 1750 X : tra due nomi = matrimonio dei due citati Due numeri tra ( ) : (1752-1798) = anno di nascità e anno di decesso T.V.I. = libro: "Toponomastica della Valle Imagna" di Mario da Sovere B.C.M. = Biblioteca Civica Angelo Mai, Bergamo B.A.M. = Biblioteca Ambrosiana, Milano A.S.B. = Archivio di Stato, Bergamo -----oooOooo----- ADAMIO Scarse notizie: Giovanni Battista de Adami fu padrino a Strozza nel 1646. Un certo Bartolomeo, figlio di Giovanni Adamio, vive a Rota nel 1691. AGOSTI (Augusti) Rota Dentro (origine possibile di Fuipiano) Si tratta probabilmente d’un soprannome.Un Bartolomeo risulta capo famiglia nel 1670. Qualche battesimo tra il 1638 e il 1680. ALBORGHETTI (Borghetti) Troviamo un notaio nel 1452: Giacomo Alborgetis. Rota Fuori contrade Torre e Prapelitone E’ citato Joanetus de Prato pelitone, capo famiglia nel 1560 per l’elezione di parroco di Rota. Diverse nascite tra il 1589 e il 1620, alla Torre. Giovanni Pietro figlio di Giovanni Borghetto, capo famiglia, diverse volte citato nel 1612, proprietario contrada Torre, luogo detto la Piana. Nota: In: “Antichità bergamasche” di G.E.Mozzi (B.C.M), questo cognome appare dal ‘400 unicamente nei comuni d’Ambivere e Palazzago. Giacomo del fu Lorenzo fu cittadino di Bergamo l’anno 1311, la famiglia fu ascritto al Maggior Consiglio nel 1744. AMEDANI (Almedani) Strozza nel 1701 è citato D. no Domenico Amedani. ANGELINI - Begasus q.Pietri Angeloni de Valdimania hab.Borgo S.Andrea (1301) - I Angelini di Lemine (Almenno) datati nel 1436. Strozza, contrada: Amagno Nel periodo 1600-1605 non si rilevano gli Angelini come capi famiglia a Strozza, la prima nascita è registrata nel 1633, una certa Caterina figlia di Giovanni Battista Borioli de Angelini e Laura, (si tratta, probabilmente, dei nonni del famoso religioso). Chi non ha sentito parlare dell’Abate Giovanni Battista Angelini? Letterato, poeta, storico, genealogista. Più che un Quarenghi, rimanendo nella sua terra natale, la sua fama è derivata proprio dall’amore per questa terra bergamasca. Nato nel 1679, figlio di Pietro e Caterina Rota, nel 1720 scrive (tra molte opere…): Per darti le notizie del paese, descrizione di Bergamo in terza rima. (a) Attraverso questo manoscritto possiamo arrivare allo scopo della nostra ricerca: le radici del suo patronimico. <<La mia famiglia ancor la più meschina, si chiama de Borioli…>> scrive nella sua opera sopraccitata. Borioli (1) abbiamo lo stesso soprannome d’un ramo degli Angiolini di Bedulita, che conferma la radice comune tra i due cognomi. L’Abate Angelini, nel suo manoscritto racconta la tradizione sull’origine del Santuario della Cornabusa: << Per vecchia tradizion fama camina, Che di Maria l’imagine apparisse A donna della mia stirpe Angelina. (...) Per tradizion degl’antenati intendo Che qui da sé l’imago ritornasse Portate di Cepino in chiesa essendo; Che dopo in San Michel si trasportasse, Com’ora v’è nel nicchio d’un altare, E per voler di Lei ch’ivi restasse;……>> c. 168 r (a) - Manoscritto originale della B.C.M. Pubblicazione: Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo / Ricerca a cura di Vincenzo Marchetti, 2002 Don Luigi Locatelli porta la sua testimonianza nel libretto da lui scritto: <<Memorie del Santuario della B.V. Maria della Cornabusa…>> (1867). Nel quale riporta le ricerche del padre Claro Personeni (Cepino: 1764-1843), spiegando, anche lui, una tradizione raccolta presso gli anziani, versione molto simile alla precedente dell’Abate Angelini. << …una giovanetta sordo-muta di S.Michel, che nei dintorni di quei greppi guardava le sue pecore, entrò essa pure per curiosità ad osservare quell’antro si oscuro e profondo, e incontratasi a vedere là sotto l’Effigie di Maria, ne rimase si fattamente commossa, che volò incontanente a darne notizia a’ suoi di casa, parlando speditamente e raccontando il fatto, avendo quindi riacquistato miracolosamente l’udito e la favella…… ……nelle notti seguenti la trasportarono (l’Effigie) prima nella Chiesa di Bedulita, indi in quella di Cepino……>> Da questi due racconti, immaginiamo nel ‘300, una certa Angelina, sordo-muta, pastorella di Bedulita, scopre un’immagine della Vergine Maria, provocando la gara tra le due parrocchie, Bedulita e Cepino, per conservare la pia Effigie… La pastorella Angelina, avrà lasciato il suo nome alla famiglia di Bedulita? Poi a quelli di Strozza… Nell’ anno 1700 l’illustre Abate, ancora

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