martedì 15 maggio 2001 in scena 25 FABIO FAZIO E TMC/LA 7 Conclusa felicemente la trattativa ALLORA CI VEDIAMO DA ANGELICA fra il conduttore Fabio Fazio e la Franco Fabbri rete televisiva Tmc/La 7: Fazio, «Pantalonacci». È scritto sulla prima pagina di un ra: su quella pagina ho aggiunto la didascalia: «Que- sul fatto che Zorn abbia smesso di suonare il sassofo- quella scena del «Dittatore dello stato libero di Bana- infatti, ha firmato un contratto in mio quaderno, in uno stampatello che da noi non si sto l’ha scritto quello stronzo di John Zorn». no. Traduco, contando sulla storica immunità degli nas» di Woody Allen, quando un traduttore dall’in- esclusiva per tre anni e ha insegna. Non l’ho scritto io: è stato John Zorn, all’ini- Non perché sia particolarmente antipatico che uno ambasciatori. Zorn invece se la prende subito con glese all’inglese finisce per essere rincorso con una commentato: «Ringrazio la Rai che zio di un dibattito svoltosi un anno fa a Bologna, mostri la propria snobistica superiorità nei confronti me. Non importa che io mostri di comprendere il suo rete per farfalle. continuo naturalmente a sentire durante il festival Angelica. Riassumo la scena. Co- del presentatore, che forse si è lasciato sfuggire una risentimento verso le categorie che spesso si usano per Non garantisco che chi verrà questa settimana agli come la mia azienda ma confermo me al solito dico due parole sull’ospite del colloquio, nota di colore eccessiva. Il fatto è che Zorn non ha ingabbiare le musiche: cerca di sobillare il pubblico incontri con i musicisti del festival Angelica, a Bolo- l’accordo con la Tmc/La 7 dove una delle tradizioni di questo festival antitradiziona- portato niente da ascoltare, come invece, negli anni, contro di me, come rappresentante di quella critica gna (tutti i giorni alle 17:30), potrà godersi altre sento di poter realizzare il mio le che si ripete da dieci anni (quello del 2001 è hanno fatto musicisti come Terry Riley, La Monte che a tali orribili schematismi fa ricorso (disciplinata- scene da teatro dell’assurdo. Anzi, spero che non progetto di programma in seconda l’undicesimo). Non so perché mi esce di bocca quella Young, Cecil Taylor, Louis Andriessen, Fred Frith, mente, traduco). La situazione è buffa, perché molti avvenga (per l’incolumità dei miei quaderni, e dei serata con la libertà e la tranquillità parola, forse riferendomi all’abbigliamento del musi- Heiner Goebbels, John Tilbury e tanti altri esponenti del pubblico mi conoscono come musicista, di quelli nervi). Ci saranno, come sempre, i rappresentanti di necessaria per l’inizio di una nuova cista che, la sera prima, sul palco del Teatro Comuna- di rilievo delle musiche contemporanee, tutti invitati che hanno avuto non pochi problemi di definizione un’oscura, laboriosa opposizione musicale, disponibi- ed esaltante avventura». Grande le, ha diretto il suo ensemble senza mai toccare il da Angelica, tutti lì, disciplinati e generosi, coi loro di ciò che facevano (magari con Fred Frith o altri li a presentare e commentare il loro lavoro. Dati i soddisfazione, naturalmente, anche proprio strumento. A Zorn «pantalonacci» piace mol- nastri e cd di inediti e curiosità. Così l’unico modo di compagni di avventure di Zorn), e altri sono studenti tempi che si annunciano, questi termini (”laborio- per i vertici dell’emittente come ha tissimo: afferra il quaderno e la penna che ho davan- avviare il colloquio è di sollecitare delle domande, e del Dams che hanno seguito i miei seminari sui sa”, “opposizione”) mi sembrano abbastanza sugge- dichiarato il direttore, Roberto help! ti e scrive, con gesto ampio. Il quaderno lo uso anco- un gentile ascoltatore esprime il suo civile dissenso generi musicali. Siamo nei paraggi di Ionesco, o di stivi per accompagnare un invito. ingaggi Giovalli. Bolognini, il narrator borghese Malato da tempo, il grande regista si è spento a 78 anni Tra i suoi film più famosi «Metello» e «Il bell’Antonio» Michele Anselmi Mauro Bolognini è seguito le mode e che ha insegnato a intere Mauro Bolognini in sintesi morto ieri a 78 anni generazioni il piacere di fare cinema» ha in una nella sua casa romana aggiunto Luciana Castellina, presidente di delle sue ultime Che cosa è stato Mauro Bolognini? «L’uni- a Piazza di Spagna. Italiacinema, mentre anche Walter immagini co narratore borghese del cinema italiano Era malato da tempo e la notizia ha Veltroni - in queste ore di tensione politica prima della malattia degli anni Sessanta e Settanta», come teo- suscitato grande emozione ma non - ha voluto ricordare «l’artista e A destra rizzò Ruggero Guarini? Oppure un inguari- sorpresa nel mondo del cinema radunato a l’intellettuale che ha saputo creare un il regista dietro bile «formalista» non indenne da peccati Cannes per il Festival. «La morte di un connubio perfetto e non sempre facile tra la cinepresa di decorativismo e calligrafismo, come più uomo è l’immagine di ciò che lui è stato. - letteratura e cinema». E anche la ministro in una foto di un critico gli rinfacciò negli anni del ha commentato Olmi da Cannes - per la Cultura, Giovanna Melandri, ha giovanile successo? Di sicuro con lui se ne va un Conoscendo Bolognini ci si può rendere commentato la perdita di «un autore dallo certo modo di intendere il rapporto tra conto di cosa significhi la sua morte» «Era stile elegante e misurato che ci ha regalato cinema e letteratura, e sarebbe stato inte- un uomo appassionato, un grande Maestro emozioni forti e intense». I funerali del ressante ascoltarlo, se la malattia non della forma, una persona generosa» ha regista si svolgeranno domani mattina a l’avesse consumato così lentamente, sull’ar- aggiunto Felice Laudadio, il presidente di Roma alla chiesa degli Artisti gomento: oggi che di nuovo, da James Cinecittà. «Un talento che non ha mai di Piazza del Popolo. Ivory a Jane Cam- pion, da Roberto Faenza a Cristina Una scena Comencini, risulta da uno quasi impossibile dei film pensare a un film più famosi di che non sia tratto Bolognini: da un romanzo di «Il bell’Antonio» successo, preferibil- con Claudia mente in costume e Cardinale e di ambientazione Marcello borghese. Mastroianni Pistoiese, laure- ato in architettura e presto attratto dal cinema (fu aiuto re- gista prima di Zam- pa in Italia e poi di Allégret in Fran- cia), Bolognini por- tava nei suoi film un’eleganza, formal- mente accurata, in- da Le streghe, per fare tre esempi). Ma è sul trisa di un amore ve- finire degli anni Sessanta, dopo altri due ro per la grande let- film di derivazione letteraria - Un bellissi- teratura fra Otto e mo novembre da Ercole Patti e L’assoluto Novecento. Qualcu- naturale da Goffredo Parise - che Bologni- no, tra i suoi estima- ni azzecca il successo grosso: Metello, fedel- tori d’Oltralpe, lo mente ispirato al romanzo di Vasco Prato- elesse «cineasta lini, lancia la coppia Massimo Ranieri-Ot- macchiaiolo», per tavia Piccolo, in una cornice di verismo non dire dell’esi- sociale controbilanciato da una certa stuc- mio critico Pietrino chevolezza sentimentale. Bianchi che ebbe a Squadra che vince non si cambia: e definirlo - magari così pochi mesi dopo tocca a Bubù dal esagerando un po’ - «il più proustiano dei Bolognini lavorava spedito e sicuro, accu- romanzo di Charles Louis Philippe, men- nostri cineasti. mulando successi di botteghino e conside- tre la concitazione politica dei prima anni Chissà se un tale scomodamento di ri- razione critica. Salvo errori di calcolo, so- Settanta (c’è sempre Ranieri in cartellone) ferimenti illustri finì con il mettere in im- no 28 i lungometraggi per il cinema realiz- si colora di accenti «alla Petri» nel successi- barazzo l’interessato: certo uomo colto ed zati tra il 1953 e il 1991, più una decina di vo Imputazione di omicidio per uno studen- eclettico, attraversato da un’inquietudine episodi, per lo più realizzati tra il 1964 e il te. Ma la contemporaneità mal si attaglia al borghese, anche di natura sessuale (non è ‘65, quando il genere rilanciato da I mostri cinema di Bolognini, il quale, smaltita la un segreto per nessuno che fosse gay), che furoreggiava nelle sale. delusione commerciale, si rigetta nei predi- sembrava sgorgare direttamente da quelle Naturalmente non è facile rintracciare letti film in costume, pur attraversati da un passioni letterarie. Magari, per dirla con lo nel film d’esordio, la commedia Ci trovia- fremito «politico» in bilico tra malessere storico del cinema Gian Piero Brunetta, mo in galleria con Carlo Dapporto, Nilla esistenziale e ricostruzione d’ambiente: da «nel tentativo di creare, per le masse popo- Pizzi e Sophia Loren, o nell’avventuroso I Fatti di gente per bene a Per le antiche scale, lari, il corrispettivo di una «biblioteca idea- cavalieri della Regina, con Jeff Stone e Do- tratto dal romanzo «sulla pazzia» (del fasci- le dell’italiano», non una «biblioteca di Ba- menico Modugno, l’autore sobrio e accatti- smo?) di Mario Tobino. bele», bensì uno scaffale dove, seguendo vante di titoli come Metello o L’eredità Fer- Cineletterato con stimmate d’autore o una certa logica e un certo ordine, accanto ramonti. Una gavetta nel solco di Zampa e abile decoratore attento alle sirene del mer- ai classici di tutte le letterature si pongano del primo Risi che avrebbe comunque da- cato? Il dibattito si riaccende con L’eredità in bella evidenza il to i suoi frutti in ter- Ferramonti, del 1976, che prende spunto feuilleton, il melo- mini di affidabilità dal romanzo di Gaetano Carlo Chelli per dramma e la trascri- Una gavetta nel solco di commerciale. E raccontare, con inediti toni turpiloquiali, zione immediata quando nel 1959, la sconfitta di un’avida donna nella Roma del best-seller d’an- Zampa e del primo Risi, dopo l’innocente post-unitaria, già corrotta dall’ascesa al po- nata.
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