La Tragedia Gesuitica Tra Retorica E Pedagogia. L'esempio Di Leonardo Cinnamo Al Collegio Dei Nobili Di Napoli

La Tragedia Gesuitica Tra Retorica E Pedagogia. L'esempio Di Leonardo Cinnamo Al Collegio Dei Nobili Di Napoli

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO DIPARTIMENTO DI LETTERATURA ARTE E SPETTACOLO DOTTORATO DI RICERCA IN ITALIANISTICA LA LETTERATURA TRA AMBITI STORICO-GEOGRAFICI ED INTERFERENZE DISCIPLINARI IX CICLO LA TRAGEDIA GESUITICA TRA RETORICA E PEDAGOGIA. L'ESEMPIO DI LEONARDO CINNAMO AL COLLEGIO DEI NOBILI DI NAPOLI. COORDINATORE Ch.mo Prof. SEBASTIANO MARTELLI Candidato DOMENICO CAPPELLUTI TUTOR Ch.ma Prof.ssa ANNAMARIA SAPIENZA ANNO ACCADEMICO 2010/2011 Friget enim poesis sine theatro. (Ratio atque institutio studiorum, Roma, 1591)) A. m. D. g. INDICE Capitolo I SPETTACOLO E TEATRO NELL'EPOCA TRIDENTINA Introduzione....................................................................................................pag.1 Abbreviazioni e sigle......................................................................................pag.6 I.1 Apparati festivi e spettacolari nell'Italia della Controriforma..................pag.7 I.2 La scena italiana nel XVII sec. tra commedia erudita, melodramma e comici dell'Arte.................................................................pag.15 I.3 Chiesa tridentina e teatro barocco: conflitti e punti d'incontro................pag.25 Capitolo II LA COMPAGNIA DI GESÙ E IL TEATRO II.1 Il ruolo della scena nella pedagogia gesuitica........................................pag.36 II.2 Caratteristiche e consuetudini del teatro gesuitico.................................pag.43 II.3 La riflessione teorica dei Gesuiti sulla tragedia nel XVII sec.: la cristianizzazione del classicismo........................................................pag.50 Capitolo III RETORICA E PEDAGOGIA NELLA SCENA GESUITICA III.1 Eloquentia corporis nei drammi e psicologia della retorica scenica......................................................................................................pag.58 III.2 Il visibile narrare scenico: la normativa teatrale del Collegio Romano......................................................................................pag.74 Capitolo IV TEATRO SACRO E SCENA GESUITICA NELLA NAPOLI SEICENTESCA IV.1 Il panorama teatrale della Napoli barocca e l'impatto della..................pag.84 scena sacra sul contesto sociale cittadino. IV.2 Il Collegio dei Nobili di Napoli e la figura di Leonardo Cinnamo.........pag.98 Capitolo V LE TRAGEDIE DI LEONARDO CINNAMO V.1 «Vivete, patite, morite»: gli imperativi del Santo Eudossio.....................pag.110 V.2. «Lo farò madre, sì lo farò»: la pietà nel Melitone...................................pag.129 V.3 L'incidenza di Leonardo Cinnamo sulla scena gesuitica napoletana del XVII secolo........................................................................pag.143 Capitolo VI I TESTI VI.1 Nota ai testi.............................................................................................pag.154 VI.2 Santo Eudossio........................................................................................pag.159 Intermezzo I …........................................................................................pag,286 Intermezzo II............................................................................................pag.293 Intermezzo III...........................................................................................pag.299 Intermezzo IV............................................................................................pag.305 VI.3 Melitone...................................................................................................pag.312 Bibliografia......................................................................................................pag.371 Ringraziamenti Desidero ringraziare la Prof.ssa Annamaria Sapienza, tutor della mia ricerca di dottorato, per il prezioso aiuto senza il quale qualsiasi risultato sarebbe stato, quando non irraggiungibile, privo di valore. Esprimo particolare riconoscenza a Mons. Mario Vassalluzzo, Padre Filippo Iappelli S.I. e Stefano Pepe per avermi consentito l'accesso agli inestimabili documenti presenti nella Biblioteca della Chiesa del Gesù Nuovo in Napoli. Sono grato, inoltre, ai Proff. Angelo Cardillo, Rosa Giulio, Claudio Azzara e Giuseppe M. Viscardi per avermi consentito di superare alcune difficoltà in ambito linguistico e storiografico. Un ulteriore ringraziamento è riservato alla mia famiglia e a Cristina, sostegni incrollabili in ogni momento. Introduzione La forma drammatica sviluppatasi nei Collegi gesuiti si colloca all'interno della ricca e complessa situazione teatrale italiana del XVII secolo, momento di grande fermento culturale e fonte di profonde innovazioni sceniche e drammaturgiche. Ciò comporta la necessità di delineare le coordinate storico-artistiche delle forme teatrali e spettacolari dell'Italia tridentina vincolate alle norme imposte dalla Chiesa in materia di rappresentazione. L'esigenza di tracciare un percorso interno alla fitta rete di espressioni letterarie e drammatiche obbliga a focalizzare le caratteristiche essenziali dei generi accreditati, quali la commedia erudita e il melodramma, nonché delle manifestazioni meno ufficiali come il complesso degli apparati festivi e la commedia dell'Arte. Tale sguardo risulta necessario per delineare, almeno nelle linee fondamentali, la situazione teatrale italiana in epoca barocca, intensa e significativa sotto l'aspetto spettacolare, ma anche condizionata dalla Chiesa post-conciliare. Se da un lato l'ostilità e l'atteggiamento repressivo delle istituzioni ecclesiastiche incide, almeno in parte, sullo sviluppo del teatro, dall'altro l’arte rappresentativa viene inglobata dai dettami tridentini per la sua potenza comunicativa e resa funzionale attraverso la forma della recita di collegio. Nato come verifica della preparazione retorica degli studenti, questo genere teatrale intende riprodurre in scena l'ideale dell'oratore antico, il vir bonus dicendi peritus, sostituendo la qualifica classica con quella confessionale di vir catholicus dicendi peritus. L’esercizio letterario viene, così, caricato di finalità oratorie, mentre l’arte rappresentativa assume la funzione strumento moralmente persuasivo. La scena formativa costituisce un momento fondamentale della pedagogia della Compagnia di Gesù fin dal 1564, quando il padre Diego de Ledesma nel suo scritto, De Ratione et Ordine Collegii Romani,1 detta le prime norme per la rappresentazione scenica nel Collegio Romano. Sottolineare il rapporto tra teatro e pedagogia dell'Ordine 1 Diego de Ledesma, De Ratione et Ordine Studiorum Collegii Romani in M.P.S.I., a cura di Ladislao Lukacs, II, Roma, Institutum Historicum Societatis Iesu, 1974. 1 implica una presa di coscienza sul ruolo centrale che l’arte drammatica assume nel percorso educativo condotto dai Padri attraverso la peculiarità della tragedia, genere eletto, elaborato e fruito all'interno delle scuole gesuitiche. L’orizzonte creativo degli autori di collegio mira a costruire un codice retorico su una scena che diventa emblematicamente il simulacro della fede, monito visivo della morale cattolica. Risalta, così, l'intuizione dei Gesuiti sulle potenzialità del teatro e la loro capacità di sfruttare a pieno la forza empirica della scena, ovvero, concentrare la riflessione teorica sull'energia esemplare dell'actio rispetto alla parola, enfatizzare la consapevolezza dell'eloquentia corporis all'interno dei drammi. Il rapporto tra scena e pedagogia impone un'analisi strutturale del genere tragico agito nei collegi, sulle cui scene si proietta l'immagine della Christiana republica entro la quale si muovono i martiri della fede. Sono essi i protagonisti di una poetica del sacrificio estremo, materializzato con cruda verosimiglianza nel «visibile narrare» scenico. I documenti diretti (costituiti da manoscritti, cronache, note, registri, inventari e altro) sul teatro gesuitico dell’Italia del XVII secolo risultano numerosi ed eterogenei, dislocati in biblioteche ed archivi ecclesiastici in seguito alle diaspore avvenute dopo la chiusura dei vari collegi. Per la complessità dell’argomento è apparso opportuno ridurre l'ampiezza del raggio di analisi focalizzando l'attenzione su alcune caratteristiche e specificità storiche e spaziali, al fine di fornire un dato aggiuntivo nella ricostruzione dell'incidenza che la teatralità gesuitica ha avuto all’interno della cultura italiana del Seicento. Nello specifico, la tematica scelta ha riguardato l'impatto che la scena pedagogica ha avuto sulla ricca e mutevole realtà sociale della città di Napoli. Una panoramica generale sui precetti e i nuclei teorici di tale genere di teatro precede ad una considerazione più analitica della situazione nella capitale partenopea, affinché la teatrica missionaria meridionale del XVII secolo possa fungere da corollario ad una più attenta ricerca storica sui collegi napoletani. La Compagnia di Gesù fu presente nella capitale del Regno fin dagli albori della sua costituzione. Proprio in virtù della particolare struttura socio-culturale della città, Ignazio di Loyola ebbe particolarmente a cuore il radicarsi dei suoi confratelli nello 2 stratificato tessuto sociale napoletano. I Gesuiti furono a Napoli fin dal 1548, così come testimoniano i Monumenta Historica Societatis Iesu2 e, tra alterne vicende, vi restarono fino a quando vennero banditi dal Regno nel 1767. Qui fondarono diverse scuole, tra le quali il Collegio dei Nobili (1623), al cui interno il teatro pedagogico diventò vera e propria fucina di maestri di eloquenza. Per oltre un secolo i rampolli delle principali famiglie napoletane testarono la loro erudizione sulle scene di questo collegio

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