VISION DISTRIBUTION E CATTLEYA Uscita

VISION DISTRIBUTION E CATTLEYA Uscita

VISION DISTRIBUTION e CATTLEYA presentano Un film di Marco D’Amore con Marco D’Amore prodotto da CATTLEYA CON VISION DISTRIBUTION in collaborazione con SKY TIMVISION e BETA FILM distribuzione Uscita: 5 dicembre 2019 Durata: 116’ Ufficio stampa film Marinella Di Rosa | Cell. +39 335 7612295 | E-mail [email protected] Rosa Esposito | Cell. +39 347 1254861 | E-mail [email protected] Ufficio stampa Vision Distribution Emanuela Semeraro | Tel. +39 06 99585111 | E-mail [email protected] CAST ARTISTICO Ciro di Marzio MARCO D’AMORE Ciro da bambino GIUSEPPE AIELLO Bruno SALVATORE D’ONOFRIO Bruno da giovane GIOVANNI VASTARELLA Vera MARIANNA ROBUSTELLI Stella MARTINA ATTANASIO Virgilio GENNARO DI COLANDREA Don Aniello NELLO MASCIA Yuri Dobeshenko ALEKSEI GUSKOV Nunzio NUNZIO COPPOLA O’Mierlo SALVIO SIMEOLI CAST TECNICO Regia MARCO D’AMORE Soggetto LEONARDO FASOLI MADDALENA RAVAGLI MARCO D’AMORE FRANCESCO GHIACCIO Sceneggiatura LEONARDO FASOLI MADDALENA RAVAGLI MARCO D’AMORE FRANCESCO GHIACCIO GIULIA FORGIONE Casting Director DAVIDE ZUROLO Suono GIANLUCA COSTAMAGNA Costumi VERONICA FRAGOLA Scenografia CARMINE GUARINO Musiche MOKADELIC Montaggio PATRIZIO MARONE Fotografia GUIDO MICHELOTTI Produttore esecutivo MATTEO DE LAURENTIIS Produttore Delegato GIULIA FORGIONE Prodotto da RICCARDO TOZZI GIOVANNI STABILINI MARCO CHIMENZ GINA GARDINI Una produzione CATTLEYA con VISION DISTRIBUTION In collaborazione con SKY TIMVISION E BETA FILM In associazione con GROUPAMA ASSICURAZIONI S.p.A. IMPREBANCA S.p.A. CAMELOT S.r.l. Ai sensi delle norme del Tax Credit SINOSSI Il corpo di Ciro sta affondando nelle acque scure del Golfo di Napoli, colpito al petto da Genny Savastano, il suo unico, vero amico. E mentre sprofonda sempre più, affiorano i ricordi. I suoni attutiti dall’acqua si confondono con le urla di persone in fuga... È il 1980, la terra trema, i palazzi crollano, ma sotto le macerie si sente il pianto di un neonato ancora vivo: è Ciro di Marzio, da quel giorno in poi tutti lo chiameranno l'Immortale. Anni dopo, quello stesso bambino ormai adulto, sopravvive anche a quel fatidico sparo: allora è vero quello che si dice, l'Immortale non lo uccide nessuno. Ambientato tra la Napoli degli anni ’80 post-terremoto e la Riga odierna, la storia è un continuo dialogo tra il presente di Ciro, esiliato sul Baltico a migliaia di chilometri da casa e dagli ultimi affetti rimasti, e il suo passato da orfano. Dall’infanzia per strada alle fredde estati del nord Europa, dai primi furti all’ultima guerra tra fazioni in lotta: tutto per sopravvivere a un mondo dove l’immortalità in fondo è solo una condanna. L’Immortale non è solo un’opera cinematografica ma un nuovo capitolo che si integra completamente in Gomorra – La serie e fa da ponte tra la quarta e la quinta stagione. Un progetto crossmediale e innovativo attraverso il quale, per la prima volta in assoluto nella storia della serialità, un film a se stante diventa anche un segmento del racconto a cavallo tra le due stagioni di una serie televisiva. NOTE DI REGIA Ciro di Marzio, L’Immortale, è il male assoluto. Il gesto efferato, la violenza ingiustificabile. Ma è anche la tenerezza improvvisa di una carezza, la compassione per il dolore, il gesto eroico del sacrificio. Ciro è una vetta insormontabile o un abisso senza fondo, a seconda da quale punto di vista lo si osservi. È un essere umano totale, conflittuale, tridimensionale. Ha, a mio avviso, la potenza dei grandi protagonisti della letteratura teatrale come l'Amleto o lo Jago di Shakespeare, il Caligola di Camus. Negli anni di percorso fatti spalla a spalla con questo personaggio, non ho mai smesso di pensare a lui, di interrogarlo come un oracolo nero, di sognarlo e averne l'incubo. Questa ossessione mi ha fatto immaginare infinite storie possibili che ne ampliassero il racconto, ne indagassero le origini. Una di queste ha preso il sopravvento, disegnando uno scenario unico e innovativo sia dal punto di vista drammaturgico che produttivo: mi ha fatto pensare a un viaggio di andata e ritorno che a partire dalla narrazione seriale conducesse gli spettori dalla televisione al cinema e dal cinema alla televisione. Un capitolo a sé stante di Gomorra, trasposto al cinema, attraverso il punto di vista di uno dei suoi protagonisti più controversi e amati: un film, capace di fare da ponte tra la quarta stagione già trasmessa in TV e la quinta serie. L’Immortale, dunque, è un vero e proprio esperimento cross-mediale come forse non se ne sono mai realizzati, un precedente che ci auguriamo possa sviluppare una nuova via di interazione tra la sala e il salotto di casa. Ma oltre a questo, L’immortale non ha solo l’ambizione di condurre in sala chi di Gomorra - La serie è già accanito sostenitore, ma si propone come un film assolutamente autonomo e indipendente rivolto anche a quelli che non si sono mai imbattuti nel progetto televisivo ai quali racconteremo la storia di un uomo che ha fatto una scelta precisa nella vita e dalla quale non potrà mai più tornare indietro, sospeso tra il ricordo del tempo in cui tutto è cominciato, la Napoli degli anni ’80 e un presente in un luogo lontano che è asilo ed esilio al tempo stesso. Porremo lo spettatore di fronte a un racconto archetipo che stimoli domande che hanno a che fare con la vita, le passioni, i desideri e il male attraverso cui si è disposti a passare per realizzarli. Manca poco ormai all’appuntamento più importante per il nostro film, l’uscita in sala e l’incontro col pubblico, a distanza di anni ormai da quel primo giorno che raccontai l’idea… Non avrei potuto essere qui senza l’aiuto e il talento di tante persone prime fra tutte Riccardo Tozzi e Nicola Maccanico che, come me, hanno sentito la vertigine del grande racconto e hanno profuso sforzi importanti per realizzare il film. Così come ha fatto la grande famiglia di Sky Italia sempre vicina al progetto. Allo stesso modo Lenardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Francesco Ghiaccio e Giulia Forgione, insieme a me sceneggiatori del film, sono stati fondamentali per rendere questo racconto avvincente ed emozionante. Aggiungo ai ringraziamenti le donne e gli uomini che hanno lavorato al film, nessuno escluso, e un cast di attori eccezionali che hanno dato cuore e corpo a personaggi indimenticabili. Sento l'emozione delle grandi imprese, la paura dell'esordio ma anche la consapevolezza di avere tra le mani una storia che può far battere il cuore, turbare gli animi e stimolare le intelligenze. La storia di un uomo che per cui essere Immortale non è un dono, bensì una condanna. Ci vediamo al Cinema! Marco D’Amore NOTE DEGLI SCENEGGIATORI Per l’Immortale la morte sarebbe una liberazione, ma invece è condannato a vivere, a espiare per sempre colpe che non può espiare, a vivere circondato dai fantasmi del male che ha fatto e del male che ha subìto. Perché la sua è una condanna antica, emessa nel lontano passato, per la colpa primigenia di crescere orfano tra le macerie di una Napoli devastata dal terremoto, trovandosi prima per nascita, ma poi per scelta, a incarnare l’anima lacerata e contraddittoria della sua terra. Scrivere un film su uno dei personaggi più amati e complessi di una serie come Gomorra è stato un privilegio, ma anche una sfida. Un privilegio perché un film concede uno spazio narrativo che la serie per sua natura non può avere, ma una sfida perché sentivano di dover fare qualcosa di diverso dalla serie, senza però tradirla. Ne L’Immortale passato e presente si intrecciano e si amplificano a vicenda in una sorta di continuum emotivo che apre a uno scavo nelle viscere del personaggio. Con l’intento di raccontare come la storia di Ciro ha avuto inizio, ma anche dove sta andando, traghettandoci verso un’attesissima quinta stagione di Gomorra. Decidere di unire il racconto del presente di Ciro con quello della Napoli della fine degli anni Ottanta è stata una scelta senza dubbio rischiosa, ma al contempo estremamente stimolante. Abbiamo passato giorni a guardare documenti d’archivio, immagini di repertorio, a farci raccontare com’era quella Napoli da chi l’ha vissuta in prima persona. Per regalare a chiunque veda il film un’esperienza immersiva di quel periodo: storie di Secondigliano quando era la collina che stava sopra Napoli dove la gente andava a cena la sera e a sentire la musica. Storie di contrabbandieri di sigarette, di magliari, di narcotrafficanti, di bambini scugnizzi che crescevano troppo in fretta in mezzo alla strada e che o diventavano Ciro Di Marzio o non diventavano nessuno perché spenti troppo in fretta da una realtà dove i sentimenti erano un privilegio che non ti potevi permettere. Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Marco D’Amore, Francesco Ghiaccio, Giulia Forgione NOTE DEL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA Abbiamo girato in large format, un formato intermedio tra il normale 35 mm, con cui si girano quasi tutti i film, ed il 65 mm con cui si girano due o tre kolossal all'anno, per esempio Roma di Alfonso Cuaron. Il large format nasce per rendere più ampia e spettacolare l'immagine del film senza avere i costi del 65mm o dell'IMAX. Fino a qualche anno fa le fiction televisive si giravano in 16 mm e il cinema in 35mm, questo rendeva l'immagine dei film più spettacolare. Oggigiorno le serie televisive si girano con le stesse camere che si usano per i film, per questo motivo il cinema si sta muovendo verso formati sempre più ampi, per differenziare l'immagine da quella che lo spettatore è abituato a vedere in TV. Partendo da una serie televisiva, abbiamo scelto questo formato proprio per rendere ancora più spettacolare e cinematograficamente più appetibile l'immagine del film.

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