My Back Pages #1 L’iMMaginario coLLettivo deL rock neLLe fotografie di Ed CaraEff, HEnry diltz, HErb GrEEnE, Guido Harari, art KanE, astrid KirCHHErr, Jim marsHall, norman sEEff e bob sEidEmann 04.02 | 11.03.2012 Wall of sound gallery La capsula del tempo decolla… La musica non è solo suono, ma anche immagine. Senza le visioni di questi fotografi, non avremmo occhi per guardare la musica. Si può ascoltare e “ca- pire” Jimi Hendrix senza vedere la sua Stratocaster in fiamme sul palco di Monterey, fissata per sempre da Ed Caraeff? O intuire fino in fondo la deriva amara di Janis Joplin senza il crudo bianco e nero di Jim Marshall che ce la mostra affranta con l’inseparabile bottiglia di Southern Comfort in mano? Nasce così l’immaginario collettivo del rock, legato anche a centinaia di co- pertine di dischi. In questa mostra sfilano almeno una dozzina di classici: dagli album d’esordio di Crosby Stills & Nash e di Stephen Stills in solitario a Morrison Hotel dei Doors, The Kids Are Alright degli Who, al primo disco americano dei Beatles per l’etichetta VeeJay, Hejira di Joni Mitchell, Surre- alistic Pillow dei Jefferson Airplane, Grateful Dead di Jerry Garcia e compa- gni, Genius Loves Company di Ray Charles, Stage Fright della Band di Robbie Robertson, Desperado degli Eagles e Hotter Than Hell dei Kiss. Il tempismo è tutto. Soprattutto trovarsi come per miracolo all’inizio di qualcosa, ad una magica intersezione col destino che può cambiare la vita di entrambi, fotografo e fotografato. Questo è successo ad astrid Kirchherr con i Beatles ancora giovanissimi ad Amburgo, o a Herb Greene immerso nella ribollente “scena” musicale di San Francisco. Altri, come Jim marshall o art Kane, hanno consegnato al mito autentiche icone, come i Beatles che salgono in scena nel 1966 a Candlestick Park per il loro ultimo concerto, o gli Who iconicamente avvolti in una bandiera britannica, o ancora Bob Dylan spogliato delle sue mille maschere. Tutti hanno vissuto dall’interno quella grande epopea musicale. Henry diltz ha documentato come nessun altro la “scena” losangelina di Mama’s & Papa’s, Doors, Buffalo Springfield, Crosby Stills & Nash, Neil Young, Joni Mitchell, Eagles, Jackson Browne. Di norman seeff, le cui immagini Wall Of Sound Gallery è orgogliosa di presentare per la prima volta in Italia, restano indi- menticabili i ritratti di Ray Charles, Joni Mitchell, Patti Smith, Frank Zappa e Tina Turner. La prima mostra di Wall of sound Gallery Per tutti questi autori vale la regola aurea del coinvolgimento totale, della vita afferrata con passione è una collettiva assolutamente unica per l’Italia e non poteva che e voracità, della fotografia come chiave per decifrare la vita. Non c’è costruzione, neppure nelle im- chiamare a raccolta alcuni tra i maggiori fotografi musicali, pro- magini più sofisticate. Le idee si sviluppano con semplicità ed immediatezza. Non c’è committenza che tenga, neppure per Kane che realizza i suoi ritratti musicali per la rivista “Life”. Seeff dal canto suo ponendo, come in un magico caleidoscopio, icone che hanno reso filma da sempre tutte le sue sessions, facendole precedere da lunghe conversazioni, spesso molto intime, grande la musica tra due decenni cruciali come gli anni Sessanta che influiscono inevitabilmente sullo slancio vitale dei suoi soggetti durante gli scatti. Diltz è anche e Settanta. “MY BaCK PAGES #1” è il racconto dell’imprinting di musicista e dunque, meglio di chiunque altro, parla la stessa lingua dei suoi amici-soggetti, come pure un’intera generazione attraverso lo sguardo di ED CARAEFF, HENRY Greene, il mitico occhio dei Grateful Dead. Marshall è una schiacciasassi, umorale, incline alla violenza DILtZ, HERB GREENE, ART KANE, ASTRID KIRCHHERR, JIM MAR- e all’abuso di certi “additivi”, forse più rockstar dei suoi stessi soggetti. La Kirchherr sperimenta un sHaLL, NORMAN SEEFF e BoB SEIDEMANN. approccio più artistico, ma sempre istintivo, inventandosi uno stile “naturale” fatto di luci e ombre nette e di abili “fuori fuoco” di cui molti fotografi ancor oggi fanno tesoro. Il segreto di ognuno di Riprendendo il titolo di una celebre ballata di Bob Dylan (“I was so questi autori, come dice Bob Seidemann, è però “avere una vita da vivere” di cui la fotografia diventa much older then / I’m younger than that now”, “ero tanto più vecchio un viatico inalienabile. allora / sono molto più giovane ora”), “MY BaCK PAGES #1” si pro- pone come un primo viaggio sentimentale attraverso le immagini Senza dover attendere una “MY BaCK PAGES #2”, ci auguriamo che, cogliendo anche l’occasione di una che mi hanno segnato e ispirato non solo come fotografo, ma anche piacevole visita in Langa, vogliate offrirvi la possibilità di ammirare dal vivo questa collezione di sto- come appassionato di musica. La scelta di accostare alle visioni di riche fotografie. In copertina: alcuni di questi “maestri” anche le mie, con le immagini a cui tengo ART KANE, Jim Morrison, Los Angeles 1968. di più, è il mio modo di rendere loro omaggio. Guido Harari, Wall Of Sound Gallery ASTRID KIRCHHERR dopo aver studiato fotoGrafia e lavorato come assistente di Reinhard Wolf, la tedesca Astrid Kirchherr ha avuto la fortuna di incrociare nel 1960 cinque ragazzotti di Liverpool, ancora sconosciuti, in occasione di una loro scorribanda musi- cale al Kaiserkeller di Amburgo. Colpita dalla musica e dal look dei futuri Beatles, cominciò a fotografarli, giorno dopo gior- no, sera dopo sera. Le prime immagini fu- rono scattate in un lunapark, altre a casa di sua madre. Alla batteria c’era ancora Pete Best. Al bas- so si prodigava Stuart Sutcliffe che, inna- moratosi di Astrid, decise presto di molla- re il gruppo per seguire la sua vena di ar- tista. Il loro legame sentimentale è stato oggetto di libri e film, ma la profonda ami- cizia tra la fotografa e i futuri “Fab Four” non è mai venuta meno. Nell’agosto 2011 la Kirchherr ha venduto l’intero suo archivio. Wall Of Sound Gallery presenta una serie di cinque immagini, an- cora stampate e firmate da lei. I Beatles erano solo dei ragazzini di enorme talento, dotati di straordinario umorismo e grande intelligenza. Mi stupiva che, dietro al loro look e agli atteggiamenti da rockers, fossero degli adolescenti molto sensibili e ragionevoli alla ricerca, come me, I Beatles ad Amburgo nel 1960 e, nella pagina a fronte, nel 1962. di qualcosa di nuovo nella vita. Eravamo così confusi dopo la guerra e cercavamo nuove vie per “esistere”. — astrid Kirchherr ART KAnE art Kane è iL LeGGendario fotoGrafo che, nel 1958, per la rivista “Esquire”, immortalò sui gradini della 126ma, ad Harlem, ben 57 storici jazzisti, creando quella che forse è l’im- magine più significativa in assoluto del jazz. Da allora il suo occhio si è posato sui grandi del rock, del pop e del soul, dai Rolling Stones a Bob Dylan, Doors, Janis Joplin, Jefferson Ai- rplane, Frank Zappa, Cream, Sonny & Cher e Aretha Franklin, creando nuovi classici. Allievo del grande art director Alexey Brodovitch, Kane ha at- traversato gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta come una furia, rivoluzionando l’immagine di moda, il ritratto di celebrità e il nudo, grazie ad un utilizzo spericolato del grandangolo e di pellicole dai colori ipersaturati. La sua filosofia non ammetteva concessioni: “Le foto in concerto sono una perdita di tempo”, diceva, “Se vuoi fotografare l’essenza di un performer, devi afferrarlo, possederlo. Devi possedere le persone, e poi tra- sformarle in quello che tu vuoi raccontare di esse”. Art Kane è mancato nel 1995. Da allora il figlio Jonathan e sua moglie Holly ne curano l’archivio. Wall Of Sound Gallery è par- ticolarmente felice di riportare le immagini di Kane in Italia, un paese a cui era molto legato. Penso ad Art Kane come ad un colore acceso, diciamo, come un sole color pompelmo in mezzo ad un cielo blu. Come il sole, Art fissa il raggio del suo sguardo sul suo soggetto, e quel che vede, lui fotografa – e di solito si tratta di un’interpretazione drammatica della sua personalità. — andy Warhol In senso orario: Jim Morrison, Los Angeles 1968, Frank Zappa & Mothers Of Invention 1968, Bob Dylan 1966, Cream 1968. Pagina a fronte, dall’alto: The Rolling Stones 1966, The Who 1968. JIM MARSHALL Scomparso neL marZo 2010, Jim Marshall rimane uno dei più grandi fotografi musicali di tutti i tempi, con oltre 500 copertine di dischi al suo attivo. Molte sue foto- grafie sono entrate ormai nell’im- maginario collettivo: i Beatles che salgono in scena a San Francisco per il loro ultimo concerto, Johnny Cash nelle carceri di Folsom e San Quen- tin, Miles Davis in tenuta da pugile in una palestra di San Francisco, Hendrix al Monterey Pop Festival, i Rolling Stones durante il primo fa- raonico tour americano del ’72. Me- morabili i due scatti, realizzati a pochi minuti l’uno dall’altro in un camerino del Winterland, in cui Ja- nis Joplin sprofonda in una malinco- nica deriva etilica. Ogni volta che mi si chiede come ho ottenuto certe fotografie, o perché così spesso io sia stato l’unico fotografo presente o con accesso totale, rispondo semplicemente: “fiducia”. Senza la fiducia dei miei soggetti non avrei potuto lavorare come ho fatto. Io devo avere accesso totale, dove voglio, quando voglio, e fotografare come so di poter fotografare. Perché non sei lì solo per scattare delle foto, sei lì perché vuoi essere lì, perché queste sono le persone che ami, i tuoi amici. —Jim marshall Dall’alto: Janis Joplin, Winterland, San Francisco 1968, The Beatles, Candlestick Park, San Francisco 29 agosto 1966. Pagina a fronte, in senso orario: Janis Joplin, Winterland, San Francisco 1968, Jim Morrison, Northern California Folk Rock Festival, San Jose 1968, John Coltrane, Berkeley 1959, Miles Davis, Newman’s Gym, San Francisco 1971, Johnny Cash & June Carter, Hendersonville, Tennessee, 1969.
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