Fessor Mantegazza!

Fessor Mantegazza!

>* ^ — * 5 - -jr--^'i' J - •_ -s^-~ -r .^ - • :>_>- ,. r V -'-<:-—, • ^ - - - k ^ t^ "- - PAOLO MANTEGAZZA SENATORE DEL KEGNO EICOEM POLITICI DI UN FANTACCINO DEL PARLAMENTO ITALIANO PRIMA EDIZIONE ^ss ^^eiioì^ ^ FIRENZE R. BEMPOEAD & FIGLIO CESSIONARI DELLA LIBRERIA EDITRICE FELICE PAGGI Via del Proconsolo^ 7. J KOMA, ARISTIDE STADEEINT. NAPOLI, G. B. Paravia e C. - A. Vallardi — GENOVA, Tip. Sordo-Muti. PALERMO, R. Sandron - C. Clausen — MESSINA, G. Principato - A. Trimarchi. MILANO, G. B. Paravia e C. - Albrighi, Segati e C. — BOLOGNA. Ditta Nicola Zanichelli TORINO, G. B. Paravia e C. - Grato Scioldo - G. B. Petrini. 1896 _ ^ ^t: .- ^ ' -T .- >% _ '. , ^-^f * A - - ^_ 1. - ^ r- f •,i' -i L-n ^l ^ •* PROPRIETÀ LETTERARIA DEGLI EDITORI R. BEMPORAD & FIGLIO f- ^^ h ^ •- j /^ -r r • Tip. dì V. Sieni, succ. di G. Moder, CJorso dei Tintori, 18. ^ .X • v J - b •',-.-. \ ' -^ ca piii"^•:;,„,i^'''"ii"v •"•li"';"••:,;.;.•"'''iiv,;;/-i'"'"i!^,.^'::iii'5w,;„:i''f •.:.;:,:.• -- •.., •_^ h CAPITOLO L Com' io divenni deputato. — La mia candidatura e il mio programma. — La mia elezione. — Il pranzo d' onore. — I brìndisi e una poe­ sia maccheronica. — Entro nella sala dei cinquecento, modesto si ma superbo. — Una doccia fredda datami dal deputato Brofterio. — Le prime armi. — Relatore di molte* elezioni. — Un mio duello parlamentare con Francesco Cr^.-oi. Io sono diventato deputato senz'averlo voluto per X. mia iniziativa, e soprattutto senza meritarmi que- st' onore. X^ Non avevo ancora trentanni, quando, ritornando "-' •-» 't^ c^ in Europa dopo un lungo soggiorno nella Repubblica Argentina seppi al Rosario di Santa Fé che a Monza si era pensato a me per mandarmi in Parlamento. '^. K Me lo disse un italiano molto cortese, che mi aveva offerto con squisita gentilezza l'ospitalità della sua casa. Io, che non avevo neppur sognato mai di diven­ tare un legislatore, mi feci rosso rosso, e con voce tremante d'emozione esclamai; Ma, caro signore, ciò non può essere! Io non sono un uomo politico e poi non ho ancora tren­ tanni.... Ma dove mai ha letto questa notizia? In un giornale d'Italia, e glielo faccio subito vedere.... Ricordi politici. 2 CAPITOLO PRIMO- Non ricordo il nome del giornale, ma dovetti leggervi il mio nome come un candidato possibile del CoUes'io di Monza. E ridiventai rosso più di prima, mormorando: E uno scherzo di qualche amico.... o di qualche nemico. E per un gran pezzo non si parlò più della mia candidatura. Nel mio cervello pero era rimasto il seme d'una ambizione nuova; un seme tanto piccino, da far sem­ brar gigante quello famoso di sesamo della Bibbia: ma che nella sua picciolezza si ostinava a non morire, conservando sotto la sua microscopica buccia una vitalità nascosta : latente ma tenace. _ j Quel seme piccioletto doveva germogliare, nascere e dar vita a una pianticella, che a me ha dato pochis­ sima ombra e nessun fratto: ma sotto cui ho meditato tante e tante ore, studiando l'uomo sotto aspetti nuovi e molteplici. Intanto io raggiungevo l'età, che dichiara un cit­ tadino italiano capace di dettar leggi e di ammazzar ministri e la legislatura ottava era moribonda. Qua e là per le vie, nei teatri, nei caffè trovavo gente, che ironicamente o teneramente mi prendeva per un bottone dell'abito e mi diceva: Non lo sai? A Monza ti voglion far deputato. Essendosi recato a Monza mio cognato, il caris­ simo amico mio Gibelli, lo pregai di odorare il vento infido; cercando di sapere se le A^OCÌ che correvano avessero qualche serio fondamento. Ed ecco la relazione del mio ambasciatore se­ greto : « Il deputato attuale di Monza, Terrario, ottimo ga­ lantuomo di destra e provato amministratore, si sen­ tiva scosso e lavorava per essere rieletto, facendo opere di carità e raccomandandosi agli amici. La mag- -. -«f—T" '^ -Hv""' J - r-' - - * - .J " CAPITOLO PHIMO. gioranza degli elettori pero desiderava un deputato più avanzato di lui, un deputato liberale e di tinta rosea, se non rossa; e se fosse stato raccomandato dal Cairoli, avrebbe avuta molta probabilità di riu­ scita. Il candidato avrebbe dovuto votare per l'abo­ lizione delle corporazioni religiose e per il resto se­ guire il programma cavouriano. Si pensava a me, ma anche all' ingegnere Villa.... Io ero creduto alquanto codino e del gruppo della Perseveranza, in quell'epo­ ca organo magno della destra...,» Queste notizie mi scoraggiarono assai. Il vedere messa la mia candidatura accanto a quella del Villa mi addolorava, e per quel giorno mi parve ottima l'idea di rinunziare per sempre a qualunque velleità di ambizione politica, lo volevo esser portato al Parla­ mento dalle simpatie di tutta la città o non andarvi mai. E dicevo a me stesso negli intimi dialoghi colla mia coscienza: Io non son nato che per la vita tranquilla del­ l'uomo di scienza, e tutt'al più amerei fare qualche scorreria nel campo delle lettere. La continua tensione della lotta e le aspre battaglie della vita politica e le polemiche e le ingiustizie e le calunnie mi fanno pau­ ra.... Basta, ci faremo sopra qualche profonda medita­ zione frankliniana...^ Il grano di sesamo non germogliava, ma non mo­ riva. Mi si fece sapere indirettamente, che si desiderava un mio scritto per presentarmi candidato agli elettori di Monza ed io, passato il Rubicone, scrivevo questa lettera ad uno dei più influenti personaggi della mia patria, il signor Usuelli, vicepresidente del Tribunale di Monza. Era naturale, che il grano di sesamo, bagnandosi neir acqua del Rubicone, gonfiasse, puntando verso il germoglio. ^- . — . • '-• ' '^7^'-^ - - •:.•-: ."--"."''•;.--'" .•'••' .--.'• 4 CAPITOLO PRIMO. Ed ecco la mia lettera ; « Pregiatissimo Signore, » Sabbioncella, 14 agosto 65. » So che alcuni miei concittadini hanno pensato alla mia povera personcina, e che figuro tra i can­ didati per le prossime elezioni politiche. » Quest'onore mi commuove profondamente, ed io accetto r onorevolissima candidatura che mi è pro­ posta. » L'accetto, non già perchè io mi creda degno del­ l'incarico, ma perché sento nel profondo del cuore una convinzione sicurissima di poter lavorare con tutte le mie forze per rispondere il meno indegna­ mente possibile alla chiamata degli onorevoli elettori di Monza. » Sento in me la sicurezza di non piegarmi né alle seduzioni del potere, né alle esigenze d'un partito, né al fàscino più lusinghiero della popolarità. Ho al­ cune convinzioni cosi radicate nell'animo mio, da sen­ tirmi coraggio e lena per farle trionfare colle armi della parola parlata e scritta. » Credo fermamente che, combattendo sempre sotto Tunica bandiera di Vittorio Emanuele e della costi­ tuzione, si possa fare qualche passo avanti; e toglien­ doci fuori dalle lunghe incertezze d'una posizione falsa, che stancheggiano tutti i partiti e tolgon nerbo alle leggi, credo che si possa progredire con una po­ litica ferma e coraggiosa. Se non si può combattere, bisogna avere il coraggio di dirlo a se stessi; cosi, come dopo aver pesato tutti gli elementi favorevoli e contrari, se ci sentiamo maturi alla pugna, con­ viene raccogliere in un fascio tutte le forze compatte e passare il Rubicone. Questa pace guerreggiata in J - X - V CAPITOLO PRIMO. 5 cui viviamo, che ha tutte le vergogne della pace, ma costa tutti i sagriflzi della guerra, può essere uno stato opportuno e inevitabile per qualche tempo; ma non può durare a lungo senza rompere il nerbo di quella molla, che ci ha sostenuto nel movimento nazionale e che ha cambiato tante genti disperse e divise in una nazione, che è grande e potrà farsi potente. » Credo pure, che tenendo sempre fìsso lo sguardo a Roma e a Venezia, i deputati debbano occuparsi assai più di quanto hanno fatto fin qui, degl'interessi locali, dei bisogni d'ogni città e d'ogni paese. Per molti il rappresentare Monza, Napoli o Bologna era la stessa cosa, ma non si deve dimenticare che la vita d'una nazione ricca e robusta consta della ricchezza e del potere d'ogni villa e d'ogni città. Io do la mia parola, che gli interessi locali saranno.da me valida­ mente propugnati. » Credo inutile formulare un programma politico generale, che ho già avuto occasione di svolgere a lungo in un mio libro popolare. Ordine e libertà. E troppo facile lo stendere un programma, entro cui possano adagiarsi con elastica comodità gli uomini di molti partiti; ed è però facilissimo il balzare da un programma all'altro, secondo le convenienze del luogo e del tempo. Più che tutto, la missione del deputato è una missione di fiducia; e quando gli elettori non possono aver piena fede nel carattere del loro rap­ presentante, meglio è negare un voto, che potrebbe sorreggersi assai male sopra un programma più o meno abilmente architettato. » Se pero gli elettori, che non avessero letto il mio libro, mi domandassero ancora una volta di svolger loro le mie idee politiche, lo farei con tutta la fran­ chezza di chi ha fermato le sue convinzioni, non sulle fugaci dispute dei giornali, ma sopra lunghe e serie meditazioni. Fin d'ora però nessuno mi faccia il torto ".'--'. .'-- — '." '"^ • ^d -*- -^ •.'•"-'-"•••_•'/. ^' ' '• 6 CAPITOLO PRIMO. di credermi cieco adoratore della bandiera di un solo giornale, » La mia più nobile ambizione sarebbe quella di essere all'avanguardia del partito liberale, di trasci­ nare i troppo prudenti e i troppo timidi; cosi come francamente rifiuto di pormi fra quelli, che per voler essere democratici offendono la libertà, che dovrebbe essere l'unica bandiera della democrazia. Vorrei aver ingegno e cuore per riunire le mie povere forze a quelle di cento altri, onde dare a questa nostra Italia il massimo di libertà nel massimo d'ordine. ri » Faccia di questa lettera Tuso che crede, e mi ab­ bia sempre, ec. ec. » ^ A A Questo il primo atto politico della mia vita.

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