Facolta' Di Giurisprudenza Dottorato Di Ricerca Xxvi Ciclo Filosofia

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI ‘FEDERICO II’ FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DOTTORATO DI RICERCA XXVI CICLO FILOSOFIA DEL DIRITTO ARTE E TECNICA DELLA GIURISPRUDENZA- ERMENEUTICA DEI DIRITTI DELL’UOMO ETSI DEUS DARETUR Dio, l’uomo, il diritto Il dia-logo di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI con la società civile Tutor: Ch.mo Prof. Giovanni Marino Autore: Lucrezia Scotellaro Anno Accademico 2014/2015 a Giuliano 1 INDICE Prologo L’etsi Deus non daretur e la modernità giuridica pag.3 Introduzione Veluti si Deus daretur, l’invito di Ratzinger pag.12 1. ‹‹Fede e ragione››. La nuova attualità di un tema mai finito • Fede e ragione in Joseph Ratzinger pag.20 • Ratzinger e Habermas: il dialogo possibile pag.40 • La questione, oggi, in Italia pag.51 2. Fondamento ontologico e declinazione antropologica del diritto • L’eterno ritorno del diritto naturale.Voci e momenti del giusnaturalismo nella contemporanea filosofia del diritto italiana pag.64 • L’Essere e l’umano del diritto. La verità del diritto. Diritto naturale, individuo, diritti umani. Un percorso a partire da Vico, con Capograssi e Cotta, su storicità e fondamento ontologico pag.77 • Il diritto naturale di Joseph Ratzinger: veritas non auctoritas fecit jus. Dialogo, ricerca della verità, diritti dell’uomo pag. 104 3. L’esperienza etico-giuridica dell’individuo e i diritti umani • La dignità dell’uomo. Un concetto semplice e difficile ma non per tutti gli usi pag.119 • Esperienza etica e diritti umani pag.148 • Ascoltando Benedetto XVI. L’ etsi Deus daretur e i diritti umani pag.175 Finalino L’eschaton di Benedetto XVI pag.193 Conclusioni pag.200 Bibliografia pag.211 2 Prologo L’etsi Deus non daretur e la modernita’ giuridica Si realizza nel XVI e nel XVII secolo un processo critico e di rinnovamento che si presenta caratterizzato da una profonda revisione delle autorità tradizionali e che trova il suo fondamento nell’idea di autonomia dello spirito umano. L’uomo riconosce come fonti di verità soltanto quelle nelle quali e per le quali è egli stesso centro, ragione ed esperienza. Concezioni ed idee, prima indissolubilmente legate a una visione di fede, vengono ora considerate a partire da una conoscenza che l’intelletto attinge in maniera esclusivamente ed assolutamente autonoma. Questo slancio di autonomia caratterizza la ragione dell’uomo del sei-settecento. L’elaborazione delle concezioni sulle quali viene edificata la società moderna nel campo delle dottrine etiche, giuridiche e politiche viene realizzata dalla cosiddetta Scuola del diritto naturale1 che ricerca nella ragione, intesa come ciò che all’uomo è essenziale, cioè naturale, il nuovo fondamento della societas generis umani. E alle norme di tale ragione ‹‹nessuno può sottrarsi appunto perché uomo, il quale, da questo momento in poi, ha la possibilità di sostituire al fondamento teologico, crollato con il medioevo, una base nuova e più salda, perché costituita dall’intrinseca natura umana, per la convivenza degli uomini››2. La Scuola del diritto naturale laico, come la definisce Todescan, è segnata da tre grandi caratteristiche: 1 Cfr. Il diritto della guerra e della pace, a cura di F.Arici e F.Todescan, Padova, 2010, p. XIV 2 Ibidem, p. XV 3 individualismo, razionalismo, secolarizzazione3. Individualismo perché l’individuo rappresenta il punto di partenza dell’interpretazione della storia.4 Razionalismo perché esalta a ragione umana al punto da considerarla la misura della Verità, perché separando nettamente sacro e profano, porta progressivamente ad una totale autonomia del profano. Secolarismo in due accezioni: ‹‹nel senso di una secolarizzazione per separazione e nel senso di una secolarizzazione per trasformazione, perché ripropone in chiave essenzialmente laica concetti, termini, modi di pensare originariamente tipici dell’universo teologico››5. Il mondo e la storia si staccano dalla dimensione provvidenziale, ‹‹cessano di essere operato di Dio per divenire prodotto dell’uomo››6, l’uomo, quindi, è l’unico artefice. Il mondo e la storia perdono la dimensione provvidenziale. La ragione dell’uomo finisce per soppiantare il ruolo riservato alla fede ed alla Rivelazione e tale processo, prima circoscritto all’ambito conoscitivo, finisce poi per investire il campo etico, politico e giuridico. Il giusnaturalismo moderno mette tra parentesi la teologia, la mette tra le parentesi del privato, e pone l’individuo, che opera nella società innanzitutto secondo la propria ragione, al centro della storia, pur 3 Cfr.F.TODESCAN, Etiamsi daremus. Studi sinfonici sul diritto naturale, Padova, 2007, p. 70. Todescan si era soffermato a lungo sul concetto di secolarizzazione anche in Le origine teologiche del giusnaturalismo laico, Milano, 2001. 4 Ma identificare la ragione con la natura assumendola come fondamento primo delle norme di condotta non significherà affatto, come sottolinea Fassò nell’introduzione al testo sull’opera di Grozio, Il diritto della guerra e della pace, a cura di F.Arici e F.Todescan, op.cit., uscire dall’ambito dell’oggettivismo,ma cadere nell’astrattismo, “perché la ragione così è concepita, come qualcosa che l’uomo trova sì dentro di sé, ma come dato già compiuto e perfetto, che in fondo gli è anteriore e perciò estraneo”. Per quanto riguarda la Sulla Scuola del diritto naturale vedi anche P.PIOVANI, Giusnaturalismo ed etica moderna, Bari, 1961; H.ROMMEN, L’eterno ritorno del diritto naturale, trad. it., Roma, 1964; N.BOBBIO; Il Giusnaturalismo moderno, in Il pensiero politico dell’età moderna, a cura di A.Andreatta e A.E.Baldini, Torino, 1999 5 F.TODESCAN, Etiamsi daremus. Studi sinfonici sul diritto naturale, op.cit., p. 70 6 F.TODESCAN, Le radici teologiche del giusnaturalismo laico, op.cit.p.2 4 non rinnegando le Verità di fede. Anzi proprio nelle premesse teologiche del pensiero dei giusnaturalisti moderni va rintracciata l’origine ‘laica’ del loro giusnaturalismo7. Una tappa fondamentale di questo passaggio viene compiuta da Ugo Grozio del ‘6008. Nell’Opera di Grozio è possibile individuare e ripercorrere quel processo di secolarizzazione già in parte anticipato dalla Seconda Scolastica come passaggio dall’universo teocentrico (medievale) all’universo antropocentrico (moderno)9. Il pensiero di Grozio va analizzato e considerato in relazione alla temperie culturale e storica nella quale è inserito10, e quindi non solo in funzione dell’Umanesimo, ma anche con riferimento alla Riforma11e sicuramente considerato in proiezione rispetto alle epoche successive nelle quali risuona l’eco delle sue proposizioni. La cultura umanistica12, gli interessi filologico-storici che Grozio acquisisce in primo luogo a Leida e continua a coltivare durante tutto il corso della sua vita, caratterizzano l’opera dell’Autore nel suo complesso13. ‹‹Grozio era un umanista…egli era però anche un 7 Cfr F.TODESCAN, Le radici teologiche del giusnaturalismo laico, op.cit., p. 11 8 “La fama di Ugo Grozio (1583-1645) di essere il padre del diritto naturale si è assai sbiadita”, così H. WELZEL, Diritto naturale e giustizia materiale, trad it. A cura di G. DeStefano, Milano, 1965, p.187 , così come quella che lo voleva capostipite del giusnaturalismo laico moderno. Questo, però, non significa che il giurista di Delf sia ‘soltanto’ un mero esponente della tarda scolastica. 9 Ibidem, p.18 10 Cfr. sul punto F.DE MICHELIS, Le origini storiche e culturali del pensiero di Ugo Grozio,Firenze, 1967 11 Cfr. F.TODESCAN, Le radici teologiche del giusnaturalismo laico, op..cit., pp. 27-28 e H .WELZEL, Diritto naturale e giustizia materiale, op..cit.. p. 186 12 Si veda in modo particolare lo studio: A. CORSANO, Ugo Grozio. L'umanista. Il teologo. Il giurista, Bari 1948 13 “Il contatto con un certo tipo di cultura umanistica, bensì costituiscono uno dei primi momenti del suo completo e complesso inserimento nella società del suo Paese e del suo tempo. E d'altra parte anche la cultura filologico-storica (umanistica, in una parola) acquisitavi, pare fornire a Grozio le basi e gli strumenti necessari a svolgere la propria opera, evitando in tal modo che essa entri in reale contrasto con gli altri suoi interessi e attività.[…] Lo si può verificare ancora in diverse maniere: attraverso l'esame di singoli scritti, in primo luogo, e attraverso testimonianze d'altro genere, come una lettera che nel 1615, quando ormai si può considerare un fatto compiuto l'affermazione di Grozio sul piano della cultura europea, egli scrive all'ambasciatore francese Benjamin Aubéry du 5 giurista che voleva esercitare immediatamente influsso determinante sulla vita giuridica reale››14. E realizza tale proposito assumendo come presupposti la ragione e il diritto considerati unici ‘ponti’ possibili per oltrepassare gli ‹‹abissi apparentemente invalicabili delle guerre di religione e concludere finalmente la pace. Questi ponti dovevano essere al di qua delle differenze di fede››15. La ragione viene considerata al di sopra delle differenze di fede. Il diritto, a sua volta, si ricava dalla ragione che ‹‹non è più organo della conoscenza naturale di Dio, nel quadro di un sistema di fede, ma il patrimonio di conoscenza delle verità fondamentali16 della vita sociale, che sono equiparabili alle verità matematiche››17. ‹‹Il diritto naturale è immutabile, al punto che non può essere modificato neppure da Dio. Per quanto infatti immensa sia la potenza di Dio, si possono tuttavia enunciare proposizioni alle quali essa non si estende: perché tali proposizioni hanno una realtà puramente verbale, e non possiedono alcun significato che esprima realtà effettiva […]come dunque neppure Dio

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