Toscana bianconera Tutti i toscani che hanno indossato la maglia della Juve Francesco Magnini Copyright Francesco Magnini Agosto 2014 Per alcuni dei toscani che hanno indossato la maglia della Juventus ogni presentazione è superflua, ne hanno fatto la storia e sia la loro vita personale che la loro carriera calcistica hanno riempito e continuano a riempire le pagine di libri e giornali. Per altri, meno conosciuti, rimasti all’ombra della grande popolarità, qualche riga di presentazione. Stefano Agresti Nato a Barberino del Mugello (Fi) il 12 marzo 1956 Calciatore delle giovanili poi vice allenatore di Alberto Zaccheroni nella stagione 2009/10 Jonathan Bachini Nato a Livorno il 5 giugno 1975 Centrocampista, proveniente dall’Udinese e ceduto al Brescia 13 presenze fra il 1999 e il 2001 Enzo Badiani Nato a Piombino (Li) nel 1942 Attaccante proveniente dal Piombino, alla Juventus nel 1961/62 poi ceduto al Catania “Sono stato il primo acquisto di Moggi. Correva l'anno 1961, Luciano era un giovane ferroviere di 24 anni: aveva la voglia di emergere e il senso per gli affari che lo avrebbe portato ai vertici della vecchia Signora. Io di anni ne avevo 18 e giocavo nelle giovanili del Piombino. Un giorno in cui non c’erano allenamenti eravamo io ed altri a chiacchierare al campo della Magona davanti alla sede della società. Spuntò un giovanotto con una borsetta sottobraccio, tipo maestro, nessuno sapeva chi fosse. Disse: “Cerco i dirigenti del Piombino per parlare del calciatore Badiani”. Fui acquistato dalla Juve per 9 milioni lire e lì cominciò la mia avventura nel mondo del calcio. Il debutto in serie A arrivò tra le file del Catania, ma in Sicilia oltre alla gioia di giocare nel campionato maggiore arrivò anche l’infortunio che mi rovinò la carriera, la rottura dei legamenti del ginocchio sinistro. Il recupero fu duro e iniziò un pellegrinaggio in altre squadre: Pisa, Sambenedettese, Chieti. Fino agli ultimi campionati in serie D, a casa, a Piombino. Nel frattempo, compromessa la prima, cominciò la mia seconda carriera, quella di imprenditore: comprai un ristorante in via Pisacane e poi un altro in piazza Gramsci che tenni fino al 1979 quando acquistai questo hotel di Marina di Bibbona che ormai è diventato casa mia”. Da un’ intervista al giornale Il Tirreno Enzo Badiani Francesco Baldini Nato a Massa il 14 marzo 1974 Difensore proveniente dalla Lucchese e ceduto alla Lucchese Un campionato (1993/94), 3 presenze Bruno Barberi Nato a Forte dei Marmi (Lu) il 22 settembre 1933 Difensore, 1 presenza in Coppa Italia 1957/58 “Virgilio Rosetta mi vide giocare sulla spiaggia nell’estate del 1949, la sera stessa venne a casa mia per mettersi d’accordo con mio padre e il 4 settembre ero a Torino. Fino ad allora non avevo mai mai preso un treno. Disputai il torneo giovanile di Viareggio ed ebbi la soddisfazione di giocare con dei campioni dei quali sognavo di prendere il posto ma nel 1952 scelsi di andare a Monza dove mi offrirono un ingaggio che non si poteva rifiutare. Purtroppo a causa di uno strappo muscolare nella partita contro il Padova mi giocai la stagione e altre convocazioni nella Nazionale B, ma strinsi i denti e con il tempo mi rimisi nella condizione di giocare. Prima a Carrara, poi Olbia e Cagliari che ai tempi giocava al vecchio Amsicora, un campo di terra battuta duro come il cemento. Il destino volle che nel 1957 la Juventus mi riprese e finalmente in un’amichevole in Svizzera mi potei levare la soddisfazione di giocare all’ala e poter liberare la mia corsa che il ruolo di terzino comprimeva. Alla fine del primo tempo avevo già segnato due gol e lo dissi all’allenatore Brocic: “Mister ha visto che avevo ragione a voler giocare all’attacco?” “Barberi lascia perdere, con Sivori accanto chiunque avrebbe segnato due gol”, fu la risposta. Quell’anno la Juve vinse il suo decimo scudetto, la prima delle tre stelle. Giocai contro la Biellese in Coppa Italia, 4-2 per noi in trasferta, la formazione di quel giorno era: Vavassori, Boldi, Barberi, Montico, Ferrario, Turchi, Voltolina, Boniperti, Sivori, Palmer, Stivanello. Poi la Sanremese, il Viareggio di cui sono stato capitano e oggi, a distanza di cinquant’anni, i bimbi della scuola calcio dello Sporting Forte dei Marmi- Pietrasanta”. Marco Baroni Nato a Firenze l’11 settembre 1963 Allenatore della Primavera nei campionati 2011/12 e 2012/13 Giovanni Bartolucci Nato a Bibbiena (Arezzo) il 27 febbraio 1984 Difensore proveniente dalla Fiorentina e ceduto al Crotone 1 presenza in Coppa Italia 2003/04 Andrea Barzagli Nato a Fiesole (Fi) l’8 maggio 1981 Difensore proveniente dal Wolfsburg 54 presenze in campionato e 1 gol Cristiano Bellucci Nato a Pontedera (Pi) il 24 luglio 1971 Difensore della Primavera nel campionato 1989/90 La Juventus 1982/83 con Rossi e Tardelli Alberto Bertuccelli Nato a Viareggio (Lu) il 14 gennaio 1924 Difensore proveniente dalla Lucchese e ceduto alla Roma 144 presenze in campionato dal 1949/50 al 1953/54 Alessandro Birindelli Nato a Pisa il 12 novembre 1974 Terzino proveniente dall’Empoli e ceduto al Pisa 305 presenze complessive e 7 gol dal 1997/98 al 2007/08 Antonio Bonacchi Nato a Prato il 15 giugno 1932 Centrocampista proveniente dal Prato Gabriele Boncompagni Nato a Arezzo nel 1946 Attaccante della squadra giovanile nel 1962/63 cresciuto nella Gabos Arezzo e proveniente dall’Arezzo. Insieme a Fanti, Nardin, Pancini, Pucci, Santini rientra in uno scambio che porta alla squadra amaranto l’attaccante Gabetto Antonio Bruni Nato a San Gimignano (Si) nel 1950 Attaccante proveniente dal Poggibonsi e ceduto al Varese Marco Bruzzano Nato a Portoferraio (Livorno) il 24 aprile 1968 Centrocampista cresciuto nella Juventus e ceduto al Novara 1 presenza nel campionato 1986/87 Bruzzano in allenamento con la prima squadra fra Serena e Scirea Gianluigi Buffon Nato a Carrara (Ms) il 28 gennaio 1978 Portiere proveniente dal Parma 376 presenze in campionato Attilio Bulgheri Nato a Piombino (Li) il 9 marzo 1913. Portiere proveniente dal Grosseto e ceduto al Livorno 1 presenza nel campionato 1941/42. “Mi chiamavano lo Zamora di Piombino, andai alla Juve quando Combi smise di giocare e feci la riserva a Valinasso nel 1934/35, vincendo lo scudetto. Sono del 1913 e vengo da famiglia benestante, mio padre era panettiere e aveva il negozio in quella che un tempo si chiamava via Livorno a Piombino, aveva imparato a fare il pane quando era imbarcato sulle navi. Da bambino giocavo in strada, spesso da solo, con la palla da pallone elastico e chiunque passasse mi calciava il pallone sul quale io senza paura mi tuffavo. Da una finestra mi vedeva Baldassarri, che era geometra e calciatore della Massetana che a quei tempi per l’esattezza si chiamava Domenico Malfatti. Un giorno del 1926 la Massetana era senza portiere ed era impegnata in una partita del torneo Malfatti. Baldassarri fece il mio nome al direttore della Montecatini, la società dalla quale dipendeva la squadra di calcio, e mi mandarono a prendere con una macchina. Quando entrai in campo la gente sorrideva della mia statura, infatti non arrivavo alla traversa, ma quelle prese in giro mi caricarono più di quanto non lo fossi già. Parai il primo tiro, presi coraggio e ne parai altri, alla fine vincemmo la partita. Il presidente e i giocatori mi vollero a pranzo con loro, brindammo e mi dettero un premio di 100 lire e nello stesso momento mi fecero firmare un contratto di 150 lire per giocare nella Massetana e venni assunto come disegnatore (frequentavo le scuole tecniche) prima alla miniera di Niccioleta, poi a quella di Ribolla. Qualche tempo dopo passai al Grosseto in I Divisione e cambiai anche posto di lavoro: fra rimborso spese e paga da impiegato erano suppergiù 600 lire ma non avevo bisogno di soldi, avevo mio padre che pensava a tutto. Mi accostarono al leggendario Zamora perchè anch’io ero un gatto, uno di quei portieri agili, scattanti, senza paura di uscire in qualsiasi punto dell’area di rigore. Con Bulgheri in porta si può giocare anche senza terzini, dicevano di me a Grosseto, e questa voce arrivò a Torino e venni convocato dalla Juventus. Ero militare e venni trasferito di reggimento, ma non dormivo con i bersaglieri in caserma, bensì in una pensione insieme a Baldo De Petrini. Con gli argentini ebbi subito un ottimo rapporto, così come con Cesarini, allegria fatta persona, e li consigliavo di fare più esercizi di ginnastica. Lo stipendio rimase di 600 lire ma giocavo con lo scudetto sulla maglia. Un solo anno però perchè l’anno dopo mi mandarono al Livorno che nel frattempo era finito in B. Stipendio doppio anche se ero riserva di Lami, una bandiera, però purtroppo fallimmo la promozione. L’anno dopo, 1936/37 con una squadra rinforzata in modo particolare da Arcari ma anche da Pitto, vincemmo il campionato e io feci 30 partite su 30. Altri due campionati di serie A e poi l’Alessandria e nel 1941 ancora la Juve dove mi ritrovai in concorrenza con ben altri quattro nel mio ruolo: Ceresoli, Goffi, Micheloni e Perucchetti. Non fu un buon campionato, vinse la Roma e arrivammo solo sesti, e nemmeno per me, giocai solo contro la Triestina e perdemmo 0-1 Con il Livorno in una partita con la Fiorentina in trasferta ci rimisi otto denti per colpa di un calcio durante una delle mie uscite spericolate. Mi rimisero in piedi e l’allenatore Magnozzi mi mandò a fare l’ala destra mentre in porta il mio posto lo prendeva il più giovane degli Arcari. Poi persi i sensi e mi ripresi solo a sera, ormai a Livorno.
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