2008 Parte 1 Pp. 1-379

2008 Parte 1 Pp. 1-379

~ CJ) o ~ N ~ ~ o ~ o >< trl rn o > ..... 00 >< z z - CJ) z -~ - > REGIONE LAZIO PAll:SIOIE:NZA DELLA GIUNTA STRENNA DEI ROMANISTI NATALE DI ROMA 2008 ab U. c. MMDCCLXI ALPI - APOLLONI - BARBERINI/DIKMANN DE PETRA - 8ARBERITO - BARI - BARTOLONI - BATTAFARANO - BENOCCI - BIANCINI - BONADONNA Russo - BORGHETTI - CECCARELLI - CERESA - ClAMPAGLIA - COCCIA - COLESANTI - CORRADI - D' AMBROSIO - DAINOTTO - DE ROSA - DELLA SETA - DEVOTI - DI CASTRO - FRAPISELLI - GIGLI - GUERRIERI BORSOI - IMPIGLIA - JATTA - LAVAGNINO - LOTTI - MALIZIA - MARIOTTI BIANCHI - MASETTI ZANNINI - MAZIO - MORELLI - F. ONORATI - U. ONORATI - PAGLIALUNGA - PANELLA - POCINO - PROIETTI - QUINTAVALLE - RANDOLFI - RoccIOLO - ROTELLA - Russo DE CARO - SANTINI - SCARFONE - SERLUPI CRESCENZI - STACCIOLI - TALALAY - TAMBLÉ - TOURNON - F. TRASTULLI - P.E. TRASTULLI - VERDONE - VIAN - VIGHY - WIEDMANN In copertina: '"""" Veduta della Basilica di San Pietro e di Piazza San Pietro in Vaticano ......... (1754), Giovanni Paolo Panini, Piacenza 1691-Roma 1765. ~o' Olio su tela cm 74,5 x 99 """"'"""'""""',... (Collezione Fondazione Roma) ROMA AMOR LA STRENNA DEI ROMANISTI DAL 1940 SU WWW. UNISU .IT Comitato dei curatori: MANLIO BARBERITO LAURA BIANCINI MARIA TERESA BONADONNA Russo FILIPPO DELPINO LAURA GIGLI ELIA MARCACCI UMBERTO MARIOTTI BIANCHI ANTONIO MARTIN! FRANCO ONORATI FRANCESCO PICCOLO Coordinamento e impaginazione: GEMMA HARTMANN AMEDEO INNOCENTI BRUNO MARIO NOBILE GIUSEPPE SCIROCCO Consulenza editoriale: ANDREA MARINI GRUPPO DEI ROMANISTI www.gruppodeiromanisti.it [email protected] © ROMAAMOR TEL. 06 32 34 375 MMDCCLXI [email protected] AB VRBE CONDITA Quel giorno benedetto MARIO ALPI Quel giorno benedetto era quello della partenza, per le va­ canze, verso la nostra meta emiliana; l'aspettavamo, mio fratel­ lo Gigi ed io, con tanta ansia. Ma nessuno deve pensare che noi due avessimo qualcosa contro Roma: vi eravamo nati, vi abita­ vamo, vi frequentavamo volentieri le nostre scuolette; insomma, era la nostra città, la bellissima, quella dove saremmo vissuti da grandi. Certo ci rendeva felici andare a trovare la cara nonna e vive­ re per oltre due mesi nell'antica casa di Montecchio che si ap­ poggiava a quella dei nostri mezzadri, ciascuna con un grande portico da ombra e coi suoi misteriosi solai. Ma ci piaceva so­ prattutto la libertà di fare, nel prato, quello che ci veniva in men­ te, raccogliendo molti ragazzi del vicinato: dalle gare di salto o di corsa, all'arrampicata sugli alberi o, nell'aia, delle intermina­ bili partite di calcio. Ma il nostro entusiasmo giunse al colmo anni dopo, quando papà, certamente nel desiderio di rinnovare in noi le sue emo­ zioni giovanili, ci regalò una bicicletta per uno, col patto di non portarle a Roma. Era stato uno sportivo ed ora era un uomo col­ to, così potemmo visitare le nobili città vicine, come Reggio e Parma e i numerosi castelli della zona. La mamma si fidava di noi e, quando lui ripartiva, ci lascia­ va molta libertà; questo ci ripagava dell'anno trascorso a Roma un po' stipati nel piccolo appartamento di Via degli Scipioni, e giustificava la nostra smania di andare in campagna appena pos­ sibile, cioè appena usciti i famosi "quadri" scolastici. 7 Papà prendeva le vacanze in agosto e quindi non viaggiava da scegliere. La stazione Termini era piuttosto lontana e situata con noi, ma non accadde mai che non ci accompagnasse alla sta­ nella parte alta della città. Vi erano dunque delle salite da af­ zione. Naturalmente sceglieva lui il treno che, per via del caldo, frontare e bisognava tenere conto che, a fine giornata, il cavallo era sempre quello della notte: il "Direttissimo" delle ventuno, poteva essere un po' stanco. Ma infine ci si metteva sempre d' ac­ che ci lasciava a Reggio la mattina dopo. A quei tempi non si po­ cordo perché papà non faceva mai serie obiezioni sulla cifra pre­ tevano prenotare i posti: era quindi necessario muoversi da casa vista; però pretendeva di scegliere lui il percorso ritenendo "di molto tempo prima e noi due eravamo in allarme fin dal matti­ conoscere Roma proprio come le sue tasche". Caricate le valigie no, felici ma timorosi della possibilità di qualche imprevisto che, si salutavano gli amici e si partiva. Arrivati all'incrocio con via per fortuna, non si è mai verificato. Ezio la carrozza doveva voltare e noi pregavamo il vetturino di Ma le ore di quel giorno non passavano mai. Per fortuna ci fa­ fermarsi un attimo. Ci alzavamo in piedi facendo segnali e ve­ cevano compagnia i nostri coetanei Peppino ed Elsa Mantica. devamo ancora Peppino col braccio levato ed Elsa col fazzolet­ Superstiti, coi genitori e la nonna, del terribile terremoto che la to sul viso ad asciugarsi qualche lagrimuccia. Di lì cominciava il notte del 28 dicembre 1908 aveva infierito sulle città dello Stret­ nostro viaggio. to di Messina, erano finiti a Roma dove il padre, colto musicista, Superata la piazza Cola di Rienzo, dove tutti i sabati la nostra era stato fortunatamente assunto dall'Accademia di Santa Ceci­ famiglia si recava al cinema, eravamo in breve a piazza del Po­ lia. Abitavamo porta a porta e fra noi quattro era nata una gran­ polo; il vetturino si dirigeva verso il Corso quando papà, toc­ dissima amicizia, cosicché ogni anno passavano con noi queste candogli la spalla: ultime ore romane ma sempre senza farci pesare la certezza che - "Guardi che dobbiamo prendere via del Babuino" - gli disse. loro, poverini, non avrebbero potuto andare in villeggiatura an­ Qui avemmo la prima discussione, piuttosto breve perché no­ cora per molti anni. stro padre si dimostrò irremovibile. Ma torniamo al nostro giorno. Tutto si metteva in moto alle - "Beh, andremo a vedere la fontana - concluse lo scalcinato diciotto, ora in cui mio padre tornava dall'ufficio e dopo un'ul­ auriga - vale la pena, è sempre bella. timo e rapido controllo, ci dava l'incarico di andare a Piazza Co­ Raggiungemmo piazza di Spagna, che al tramonto era piena la di Rienzo a prendere una "carrozzella". L'incaricato era Gigi di turisti, e ci fermammo di fronte alla Barcaccia. Il vetturino ma vi correvamo tutti e quattro trovando sempre una vettura li­ scese, prese un secchio appeso dietro alla carrozzella, andò ari­ bera, e qui avveniva un breve e bonario colloquio fra lui e il con­ empirlo e fece bere il cavallo. ducente. Poi tornavamo a casa in carrozza e in pochi minuti era­ Quando tornò, mia madre, che era sempre sorridente, gli vamo davanti al civico 237 di Via degli Scipioni, dov'erano già chiese con garbo se la bestia non fosse un po' stanca. sul portone i nostri genitori, la camerierina montecchiese e le va­ - "No signora, aveva soltanto sete. Sta bene". ligie. - "Ma la vedo un po' preoccupato". A questo punto il vetturino scendeva dal suo posto e, dopo - "Sissignora, sono preoccupato, suo marito ha voluto veni- aver valutata la situazione, iniziava con papà un colloquio piut­ re per di qua ... ora immagini che dovremo andare a piazza Bar­ tosto intenso che riguardava il peso da trasportare e il percorso berini e poi su per via delle Quattro Fontane, una salita tremen- 8 9 da, non so se cela faremo. Forse sì, però dovremo scendere tut­ Poco dopo eravamo arrivati al largo Tritone, lo traversammo, ti ... ". ma il cavallo dopo pochi passi si fermò: eravamo esattamente al­ Allora mio padre, che pareva sonnecchiare ma sentiva tutto, l'imbocco del Traforo. intervenne: Anche frustato il cavallo non rinunciava alla sua impuntatura - "Ma chi ha detto di andare a piazza Barberini? Ora faccia­ e il conducente si voltò verso di noi come per ripetere "Avete vi­ mo via Due Macelli, largo Tritone, il Traforo ... e arriviamo a via sto? Lui è fatto così. Adesso bisogna andare a piazza Venezia e Nazionale. Ma aspetti un momento, i ragazzi devono vedere la risalire per via Nazionale: lui la salita di Magnanapoli se la fa fontana e vogliono bere". cantando!" Noi due eravamo già discesi e avevamo davanti parecchi stra­ - "Ma siamo matti? - scattò nuovamente mio padre - lo con­ nieri, però io mi infilai fra loro e potei guardare bene la celebre vinca e, se occorre, scendiamo tutti e due e lo tiriamo per il mor­ fontana che mi apparve come una grande barca di pietra che get­ so ... è soltanto un capriccio e non gliela dò vinta!" tava acqua da tutte le parti e forse stava per affondare. Ma poi - "Caro Signore, non serve a niente arrabbiarsi. Ora provo a pensai che per affondare non ci vogliono i secoli, e forse l'ope­ scendere e a tirarlo. Speriamo bene. ra non era stata finita e doveva ancora essere sistemato lo zam­ Lo fece, ma senza alcun risultato. pillo principale e quindi presto o tardi dovevano tornare gli ope­ Scendeva la sera e lungo le strade i lampionai accendevano le rai a finirla. Per me non era pensabile una fontana senza zampil­ lampade. All'interno del Tunnel era ancora tutto spento; però lo e quando tornai alla carrozza la mamma capì che ero turbato non era proprio buio, si vedeva benissimo l'uscita dall'altra par­ e volle sapere se per caso mi fossi arrabbiato con Gigi, ma io le te. risposi un po' seccamente che Gigi non c'entrava, che la fonta­ Noi capivamo che la situazione era diventata difficile e già na era brutta, che la carrozza andava troppo piano, e che insom­ mio padre si disponeva ad andare a cercare un'altra carrozza, ma, avremmo perso il treno. quando improvvisamente si accesero tutte le luci della nuova il­ Scattò allora mio padre che mi disse di non dire sciocchezze luminazione elettrica e il Traforo divenne cosi lucido e invitante e che in ogni caso la Barcaccia di zampilli non può averne per­ che il cavallo ebbe un sussulto e subito dopo si mise allegra­ ché è sempre mancata, nei condotti dell'acqua Vergine, la pres­ mente a tirare.

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