ALPINISMO MONTE BIANCO, IL CASTELLO DI GHIACCIO E GRANITO Una tormentata storia d’amore tra montagna e alpinisti Testo e foto di Andrea Greci Il Monte Bianco è in assoluto il gruppo alpino dove la varietà e la complessità delle salite è più alta. In questo straordinario “terreno di gioco”, si possono compiere salite di tutti i tipi e le tipologie: lunge salite su roccia, impegnative pareti di ghiaccio, creste di misto e vie nevose. Gli ambienti sono grandiosi, maestosi, severi, gli avvicinamenti spesso lunghi e laboriosi, le quote elevate da non sottovalutare anche sulle vie meno impegnative, come le stesse vie normali di salita alla cima più elevata del gruppo. Poche sono le vette raggiungibili con un percorso alpinistico dalle difficoltà contenute, soprattutto sul versante italiano, sul quale concentriamo in questa sede gran parte delle attenzioni. Non a caso qui si sono scritte pagine fondamentali della storia dell’alpinismo europeo. 22 Alba sulla cresta delle Bosses 23 Horace Bénédict de Saussure e la conquista La fondazione della Società delle Guide di del Monte Bianco Courmayeur e la prima salita dal versante italiano Sancito scientificamente il primato del Monte Bianco e Un evento importante, che testimonia la frequentazione del sostanzialmente terminata l’esplorazione “orizzontale” del Monte Bianco anche sul versante valdostano, ma soprattutto pianeta, alla metà del XVIII secolo, la conquista della più elevata il passaggio da un alpinismo improvvisato e sperimentale alla vetta alpina e della altre più importanti montagne delle catena, formazione di specifiche professionalità e codificazioni sociali divengono una priorità a livello continentale per una minoranza, e culturali legate all’attività sportiva in montagna, è la creazione comunque importante, di intellettuali, scienziati, avventurieri, della Società delle Guide di Courmayeur, costituita nel 1850, che diverranno la prima grande vere generazione di alpinisti. La prima in Italia e seconda nel mondo dopo quella di Chamonix figura trainante e fondamentale di questo movimento verticale, (1821). La prima salita dal versante italiano avviene però solo il è senza dubbio il ginevrino Horace Bénédict de Saussure (1740- 13 agosto del 1863, a opera di R.W. Head, Julien Grange, Adolphe 1799) che giunge nel 1760 a Chamonix e che, da quel momento, Orset, Jean-Marie Perrod, che seguirono quella attualmente avrà nel Monte Bianco la sua magnifica ossessione. Saussure, denominata “via dei Tre Monti”, che passando dal Col de Midi, sinceramente conquistato ed entusiasmato dal Bianco, riversa transita sotto alle le vette del Mont Blanc de Tacul, del Mont tutte le sue energie, il suo cospicuo patrimonio e le sue Maudit fino a raggiungere il Monte Bianco. Ancora più tarda conoscenze enciclopediche sulla montagna, esplora i ghiacciai, è l’apertura della attuale via normale italiana, attraverso il compie studi e misurazioni e soprattutto offre una ricompensa Ghiacciaio della Brenva e le Aiguilles Grises, seguita in discesa a chi raggiungerà per primo al vetta del Bianco. Egli però è un dalla cordata formata da Giovanni Boni, Luigi Grasselli e Achille esploratore, uno scienziato, non è attirato soltanto dal primato Ratti (futuro Papa) l’1 agosto 1890. del Monte Bianco ed è tra i primi a compiere sopraluoghi e rilevamenti scientifici su cime della Valle d’Aosta fino ad allora ignorate anche dai cartografi e dai genieri militari. Se la salita al Mont Crammont del 1778 è funzionale a studiare il Monte Bianco, ugualmente significative sono le ascensioni compiute con Laurent-Joseph Murith, canonico dell’ospizio del Gran San Bernardo, al Mont Chenalette, al Mont Mort e soprattutto al più impegnativo Mont Velan (nel 1779 con i cacciatori Genoud e Moret). Dopo una prima fase di stasi, partono i primi tentativi di “attacco” al Bianco. La prima spedizione che raggiunge una quota significativa è quella del 14 luglio 1775, quando Jean Nicolas Couteran, Francois Paccard, Michel Paccard, Victor Tissai giungono al Petit Plateau per la Montagne de la Cote. Da questo momento si succedono numerosi tentativi mentre irrompono sulla scena i due protagonisti della prima salita: Michel Gabriel Paccard (1757-1827), figlio del notaio di Chamonix, laureato in medicina a Torino nel 1779 e Jacques Balmat (1762- 1834), cercatore di cristalli. L’approccio all’alpinismo sono per Edward Whymper e le Grandes Jorasses i due molto diversi: per Paccard l’alpinismo è motivazione Whymper (1840–1911) raggiunge le Alpi nel 1860, incaricato interiore, dove l’anelito della conquista si unisce a un interesse dall’editore inglese Longman di compiere un tour della catena appassionato per le montagne e a uno studio sistematico della alpina per realizzare incisioni destinate alle illustrazioni dei volumi loro morfologia per coglierne i punti deboli; Balmat è invece da lui editi. Come è noto sarà lui la figura decisiva per la conquista principalmente attirato dal premio offerto da De Saussure e dai del Cervino. Ma non solo. Whymper negli anni immediatamente benefici economici che la conquista della vetta può comportare. precedenti alla prima salita della Grande Becca, raggiunge Senza volere entrare nei dettagli della salita, Paccard e Balmat per primo, con un’eccezionale combinazione di ambizione, riescono a raggiungere la vetta del Monte Bianco il 7 agosto del coraggio, tecnica, tenacia e determinazione, alcune delle più 1786, salendo per la Montagne de la Côte, il Petit Plateau, il Grand prestigiose cime del Bianco: Mont Dolent, Aiguilles de Trélatête, Plateau e i Rochers Rouges. Enorme è il clamore dell’impresa in Aiguille d’Argentiere e soprattutto compie la salita a due vette tutta Europa. Poco dopo si scatenerà la prima grande diatriba grandiose, Grandes Jorasses (24 giugno 1865) e Aiguille Verte della storia dell’alpinismo: Balmat infatti, in gran parte sostenuto (28 giugno 1865), salite quindi pochi giorni prima del Cervino, in e fomentato dall’opportunista e megalomane incisore, scrittore una “infilata” di prime ascensioni che contribuiscono a rendere e giornalista Marc Theodore Burrit, si arroga il merito della lo scalatore inglese una vera e propria figura spartiacque della salita e grazie alle falsità sostenute dallo stesso Burrit, riuscirà storia dell’alpinismo. in verità Whymper mancò di una manciata a prendersi l’intero merito della salita, screditando Paccard, che di metri il punto più elevato delle Jorasses. Pochi giorni prima verrà riabilitato solo dopo la morte. Non a caso nel monumento della conquista del Cervino, con Michel Croz e Christian Almer, eretto a Chamonix, il medico non è rappresentato ed è il solo salì verso la vetta lungo il versante sud-ovest (ancora oggi la Balmat a indicare a De Saussure la via del Monte Bianco. via normale) ma, tradito dalla nebbia, pensò di aver raggiunto 24 A fianco: Il Dente del Gigante emerge dalla nuvole la massima elevazione, mentre invece i tre alpinisti toccarono o senza guide” animerà il mondo dell’alpinismo e anche la quota 4184 m (denominata infatti Punta Whymper) e non il quello dei club alpini di tutta Europa. punto più alto (4203 m) raggiunto poi tre anni dopo, seguendo A sancire in qualche modo il valore dell’alpinismo senza il medesimo itinerario, dalla cordata formata da Henry Walker, guide è la creazione a Torino del Club Alpino Accademico Melchior Anderegg, Johann Jaun e Julien Grange e denominata Italiano (5 aprile 1904) che riunisce alcuni dei fondatori da quel momento Punta Walker. di un nuovo alpinismo, che fa del rigore intellettuale un elemento portante. Ettore Canzio (1846-1946) ne è un L’apertura delle grandi classiche perfetto esempio, coniugando prime di grande valore storico a un attività culturale e di co Ravelli (1885-1985) Raggiunte le cime simbolo della Valle, gli scalatori attivi che contribuisce ad alzare il livello tecnico delle salite in nella seconda metà del XIX secolo raggiungono cime solitaria (Dente del Gigante, Aiguille Noire, parete sud- simbolicamente e visivamente fondamentali e aprono alcune est della Grande Arolla) oltre a condividere con Gustavo di quelle che poi sono divenute vie classiche, obbiettivi Gaia, Sergio Matteoda, Guido Alberto Rivetti e le guide sognati per decenni da generazione di alpinisti di tutto il Adolphe Rey e Alphonse Chenoz, la prima traversata della mondo e ancora oggi simboli di un alpinismo “eroico”. É il cresta Des Hirondelles alle Jorasses (1927). Alla grande caso dello Sperone della Brenva, salito per la prima volta il famiglia dell’Accademico appartiene anche Adolfo Hess 16 luglio 1865 dalle guide Melchior e Jacob Anderegg con (1878-1951), non solo acuto scrittore di montagna, ma tra Georges Spencer Mathews, Adolphus Warburton Moore, i primi a progettare (con Lorenzo Borelli) i primi bivacchi Francis e Horace Walzer. Successivamente irrompono sulla fissi e a sostenere le scuole di arrampicata scena alpinisti come la guida Emile Rey che compie la prima salita all’Aiguille Noire nel 1877 e all’Aiguille Blanche nel 1885) e che, con Christian Klucker, Paul Gussfeldt e il portatore Le direttrici di uno sviluppo César Ollier, compie di una delle più grandi imprese del XIX Le guide di Courmayeur attive a cavallo del secolo, secolo, l’integrale della Cresta di Peuterey tra il 14 e il 16 testimoniano come la ricerca di nuove vie, il loro agosto del 1893, che guidano l’alpinismo vero l’inizio del XX concatenamento, la loro salita in invernale, sia ormai secolo e verso un nuovo livello tecnico. la prassi e non un’eccezione per chi vuole raggiungere i livelli alpinistico più alti, come dimostrano la prima Alpinismo senza guide invernale delle Grandes Jorasses (14 gennaio 1891 con Paul Gussfeldt, Laurent e Fabien Croux e David Proment) Anche se, senza dubbio, l’alpinismo senza guide o del già citato Emile Rey, o di suo figlio Adolphe (1878- addirittura in solitaria, ha origini ben più antiche (basti 1969) autore, tra le altre, della prima alla ovest del Grand pensare ai soli tentativi in solitaria di Whymper) la Capucin (con il fratello Henry, Louis Lanier e Enrico figura di Albert Frederick Mummery (1855–1895) segna Augusto) o della integrale della cresta des Hirondelles ideologicamente il passaggio a un nuovo alpinismo.
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