19.09.2020 – 13.12.2020 Parte del circuito what’s new? what’s 2020 what’s new? what’s francesco arena 2020 Torre Santa Susanna, Brindisi, 1978 Le opere di Francesco Arena prendono le mosse dalle forme geometriche tipiche della Minimal art e da quelle più archetipiche dell’Arte povera. La sua ricerca si muove spesso lungo due binari – quello della storia collettiva, in particolare nazionale, e quello della storia personale – che formano due linee che si toccano, si sovrappongono, si incrociano. Arena s’impone sempre all’inizio una regola da seguire, un dato che rimane un punto fermo nel processo di produzione dell’opera, come nel caso di “Passo doppio” (2016), qui esposta, costituita da due barre di bronzo lucidato a specchio ognuna di cm 68 × 10 × 10, unite tra di loro a formare un angolo retto. La distanza tra la città di Bodrum in Turchia e il confine austriaco è di 1449 km, quella tra Bodrum e il confine siriano è di 826 km. Sommando queste due distanze si ottiene quella che i profughi siriani percorrono per arrivare in Europa. Bodrum è una sorta di curva sul loro cammino. In prossimità dell’unione delle due barre è inciso: × 2.130.691 e × 1.215.720. Moltiplicando le cifre incise sulla barra per la lunghezza della barra, corrispondente a un passo dell’artista, si ottiene la distanza che separa Bodrum dal confine austriaco e un’altra volta la distanza che separa Bodrum dal confine siriano. Artista di fama internazionale, Arena ha preso parte a mostre collettive presso diverse istituzioni pubbliche e private come il Magasin a Grenoble (2010), la Triennale di Milano (2015), il Museo MADRE di Napoli (2017) e il Kunstmuseum di San Gallo (2018). Francesco Arena’s works are inspired by the typical geometric forms of Minimal Art and the more archetypal ones of Arte Povera. His experimentation often follows dual paths – that of collective, and francesco arena particularly national, history and that of personal history – which form passo doppio, 2016 two lines that touch, overlap and intersect. Arena always starts by setting bronzo himself a rule to follow, which remains a cornerstone in the process of the bronze 10 × 68 × 68 cm work’s production. This can be seen in the work on display here, “Passo doppio” (2016), constituted by two mirror-polished bronze bars, each measuring 68 × 10 × 10 cm, joined to form a right angle. The distance between the city of Bodrum in Turkey and the Austrian border is 1,449 km, while the distance between Bodrum and the Syrian border is 826 km. Adding these two figures together gives the distance that Syrian refugees must cover to reach Europe. Bodrum is a sort of curve on their path. Near the point where the two bars meet, the artist has engraved the figures x 2,130,691 and × 1,215,720. Multiplying them by the length of the bar itself, which corresponds to the length of the artist’s step, gives the distance from Bodrum to the Austrian border and the distance from Bodrum to the Syrian border respectively. Arena is an internationally renowned artist, who has participated in collective exhibitions at various public and private institutions, such as Le Magasin in Grenoble (2010), the Milan Triennale (2015), the Museo MADRE in Naples (2017) and the Kunstmuseum in St Gallen (2018). 10 11 what’s new? what’s stefano arienti 2020 Asola, Mantova, 1961 Stefano Arienti vive e lavora a Milano, dove si è laureato in Scienze Agrarie. Intraprende la sua formazione artistica al Politecnico sotto la guida di Corrado Levi, per poi proseguire il proprio percorso in modo autonomo. L’inizio della sua carriera artistica si colloca intorno alla metà degli anni Ottanta. I suoi lavori hanno spesso come punto di partenza oggetti provenienti dalla cultura di massa, che l’artista modifica attraverso semplici gesti; trasforma una pagina di una rivista in un’onda del mare, un elenco del telefono in un vaso, una diapositiva in un dipinto. Così come per gli oggetti di uso comune, allo stesso modo Arienti attinge ad immagini tratte dalla storia dell’arte, sulle quali interviene con svariate tecniche stefano arienti macchia verde, 2019 quali la punzonatura, l’incisione, il cucito o la pirografia. Nell’opera qui stampa digitale su microciniglia esposta, “Macchia verde” (2019), l’immagine scattata da Arienti stesso digital print on microchinilla riproduce il particolare di un tronco stampato su micro ciniglia; l’artista 210 × 154cm rielabora con intima eleganza il soggetto naturalistico rappresentato, dotandolo di una nuova aura. Stefano Arienti ha esposto in importanti istituzioni nazionali e internazionali, tra cui il Museo MAXXI di Roma (2004, 2011), il Museum of Contemporary Art di Chicago (2009), il Musée d’Art Moderne di Parigi (2013), il MOCA di Cleveland (2016), la Collezione Gori di Pistoia (2016), il Museo Nazionale del Bargello a Firenze (2017) e i Chiostri di Sant’Eustorgio a Milano (2019). Ha partecipato alla sezione “Aperto” della Biennale di Venezia (1990 e 1993) e alla Biennale di Istanbul (1992), mentre nel 1996 è stato vincitore del primo premio alla Quadriennale di Roma. Stefano Arienti lives and works in Milan, where he obtained a degree in Agricultural Science. He started his training as an artist at the Polytechnic University of Milan, studying under Corrado Levi and subsequently continuing alone, before embarking his artistic career in the mid-1980s. His works are often inspired by everyday objects, which he modifies with simple actions, transforming a page of a magazine into an ocean wave, a telephone directory into a vase, or a photographic slide into a painting. Arienti also draws on images from the history of art and elaborates them using various techniques, such as punching, engraving, sewing and poker- work. In the work on display here, “Macchia verde” (2019), a photograph depicting the detail of a tree trunk taken by the artist is printed on micro- chenille. He has elegantly re-elaborated the naturalistic subject, giving it a completely new air. Arienti has exhibited his work at important national and international venues, including the Museo MAXXI in Roma (2004, 2011), the Museum of Contemporary Art in Chicago (2009), the Musée d’Art Moderne in Paris (2013), the MOCA in Cleveland (2016), the Gori Collection in Pistoia (2016), the Museo Nazionale del Bargello in Florence (2017) and the Chiostri di Sant’Eustorgio in Milan (2019).. He has participated in the “Open” section at the Venice Biennale (1990 and 1993) and the 1992 Istanbul Biennial, and won first prize at the 1996 Rome Quadriennale. 12 13 what’s new? what’s gabriele basilico 2020 Milano, 1944 – 2013 È stato uno dei maggiori fotografi italiani, divenuto celebre a livello internazionale per le sue ricerche sul paesaggio urbano. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1973, Basilico si dedica alla fotografia con continuità. Temi fondanti della sua pratica sono le trasformazioni del paesaggio contemporaneo, la conformazione e l’identità delle città, indagati attraverso una rigorosa ricerca documentaristica. Basilico ha fotografato numerose città europee e nel mondo, raccontando la complessità degli scenari urbani nei quali vive l’uomo contemporaneo unitamente al fenomeno delle continue mutazioni in atto nelle metropoli del pianeta. Il primo incarico internazionale risale al 1984, quando viene invitato a partecipare, come unico italiano, alla Mission Photographique de la DATAR, la più rilevante campagna fotografica realizzata in Europa nel XX secolo, organizzata dal governo francese. Nel 1991 intraprende un importante progetto sulla città di Beirut, devastata da una guerra civile iniziata quindici anni prima (13 aprile 1975); con il ciclo di fotografie scattate a Beirut, di cui un significativo esempio in mostra, si impone definitivamente sulla scena internazionale. Espone alla Biennale di Architettura di Venezia nel 1996, dove riceve il premio “Osella d’oro per la fotografia di architettura contemporanea”, e nel 2012. Le sue fotografie fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private internazionali e il suo lavoro è stato esposto presso i principali musei italiani ed europei. gabriele basilico beirut, 1991 stampa ai sali d’argento Gabriele Basilico was one of the greatest Italian photographers, who gelatin silver print became internationally famous for his urban landscapes. After graduating 90 × 120 cm from the Polytechnic University of Milan with a degree in Architecture in 1973, Basilico dedicated himself to photography. The underlying themes of his work are the transformation of the contemporary landscape and the structure and identity of cities, which he explored with rigorous documentary research. Basilico photographed many cities in Europe and throughout the world, recounting the complexity of the urban scenarios inhabited by contemporary humans, along with the phenomenon of the constant changes underway in the planet’s metropolises. His first international commission dates from 1984, when he was the only Italian to be invited to participate in the DATAR Photographic Mission, organized by the French government, the most important photographic campaign conducted in Europe in the 20th century. In 1991, he took part in an important project on the city of Beirut, devastated by a civil war that had commenced 15 years earlier (13 April 1975). His cycle of photographs taken in Beirut, one of which is on display here, made him a household name on the international stage. He exhibited his work at the Venice Architecture Biennale in 1996, when he won the “Special Osella for Best Architecture Photographer” award, and 2012. His photographs are featured in numerous public and private collections all over the world and his work has been displayed at the leading Italian and European museums. 14 15 what’s new? what’s huma bhabha 2020 Karachi, Pakistan, 1962 Nota per le sue statue ieratiche realizzate con materiali di scarto uniti a elementi naturali come il legno o l’argilla, Huma Bhabha assume come universo di riferimento civiltà antiche, unitamente a personaggi fantastici provenienti da un ombroso futuro, dando vita a esseri antropomorfi.
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