
Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo Dottorato in Musica e Spettacolo Curriculum Storia e Analisi delle Culture Musicali (L-ART/07) L’estetica del brutto e il melodramma della Scapigliatura Dottorando: Tutor: Alessandro Avallone Prof. Emanuele Senici Prof. Antonio Rostagno XXXII ciclo Anno Accademico 2018 – 2019 L’estetica del brutto e il melodramma della Scapigliatura Tesi dottorale di Alessandro Avallone Dottorato in «Storia e analisi delle culture musicali» Sapienza Università di Roma – XXXII ciclo Indice Introduzione……………………………………………………………….1 Capitolo 1 - L’estetica del brutto e la cultura europea………………. 14 1.1 Verso la crisi del razionalismo metafisico………………………………..14 1.2 Karl Rosenkranz e Victor Hugo: fenomenologia del brutto……………34 1.3 Gli Scapigliati e l’estetica del brutto……………………………………..49 Capitolo 2 - Il primo melodramma della Scapigliatura: I profughi fiamminghi………………………………………………………………..63 2.1 Tra tradizione e innovazione……………………………………………….63 2.2 «Alla salute dell’arte italiana»: libretto e partitura tra Manzoni e Verdi……………………………………………………………………………….76 2.3 Gli avveniristi scapigliati: equivoci della ricezione…………………….87 Capitolo 3 - Il nuovo melodramma scapigliato: l’Amleto di Arrigo Boito e Franco Faccio………………...………………………………….96 3.1 Genesi e fonti dell’Amleto………………………………………………..…96 3.2 I «loci» del brutto nell’Amleto………………………………………….106 3.3. L’avvenire dell’arte e l’angoscia del fallimento nell’Amleto………..123 Capitolo 4 - Il brutto come negazione del mondo: il Mefistofele di Arrigo Boito…………………………………………………………….133 4.1 Palinsesti boitiani: due libretti per una partitura……………………..133 4.2 Dal primo al secondo Mefistofele: la rimozione del brutto…………..144 4.3 «…soverchia abbondanza di metafisicherie»: la musica del primo Mefistofele……………………………………………………………………….155 4.4 Lutto e melanconia: verso il secondo Mefistofele……………………...169 Finale scapigliato………………………………………………………182 Appendici Appendice I……………………………………………………………………...197 Appendice II……………………………………………………………………..201 Appendice III…………………………………………………………….209 Appendice IV……………………………………………………………239 Bibliografia……………………………………………………………...251 Introduzione L’idea della mia ricerca dottorale affonda le radici in un tema comune, riscontrabile nelle maggiori culture romantiche europee: quello della scissione. Fu infatti la percezione di una caduta, e la consapevolezza di vivere in un mondo squallido, che aveva abbandonato l’incanto della poesia, a produrre una polarizzazione conflittuale tra la profondità d’animo dell’artista romantico e la realtà sociale e culturale circostante. Specialmente nella prima metà del XIX secolo, con l’avvento del capitalismo industriale nelle regioni europee più avanzate, la frattura vide contrapporsi – nell’immaginario letterario, teatrale, e artistico in generale – l’eroe romantico da un lato, con i suoi sogni di gloria e d’infinito, e il mondo borghese dall’altro, intriso di utilitarismo e opportunismo. L’esperienza letteraria del Romanticismo europeo anticipò i focolai divampati in tutto il continente contro il vecchio ordine restaurato, sovrapponendo le figure dell’eroe romantico e del patriota risorgimentale. Ambedue, infatti, erano in lotta perenne contro la grettezza dei tempi correnti, apostoli di cause perse ma redente dal Cielo, degne di essere combattute. Questo tema della scissione, una volta conseguito il traguardo unitario, ebbe però diverse coniugazioni nella cultura italiana, tra cui la più interessante fu l’esperienza della Scapigliatura: un fenomeno certamente minoritario e circoscritto, ma non per questo meno dirompente o innovativo. La Scapigliatura nacque dal tentativo di registrare nell’espressione artistica quelle nuove premesse e condizioni intellettuali poste in essere dalla rapida trasformazione socioculturale che investì la penisola negli anni postunitari. Nel piglio aggressivo ed antiaccademico, nel rifiuto delle convenzioni, nella versatilità stilistico-espressiva, questi giovani artisti – tra i quali la figura più importante è quella del poeta-musicista Arrigo Boito (1842-1918) – ricercavano un nuovo codice linguistico, un’alterità estetica che desse voce al loro disagio e alle grida inascoltate di denuncia. Questo malessere non fu circoscritto ad una cerchia di poeti ribelli e decadenti, ma divenne presto un presupposto psicologico più generale. Lo scontro tra il mondo ideale del Risorgimento e quello reale dell’Italia postunitaria, infatti – come evidenziato 1 già diversi anni fa da Alberto Asor Rosa – fu estremamente brutale.1 Per prendere pienamente coscienza della propria individualità, gli Scapigliati si rivolsero alla cultura d’oltralpe, opponendo i modelli europei a quei numi tutelari della cultura italiana coeva, verso i quali mantennero un atteggiamento di feroce critica. Come ho cercato di dimostrare nel corso della mia tesi, quest’irrisione e questa volontà di distacco nei confronti della tradizione furono in realtà impulsi ambivalenti, che dietro ad un netto contrasto celavano una realtà ben più complessa di dipendenza e attrazione. Quest’ambiguità è spiegabile con la situazione storico-culturale di transito nella quale vissero immersi i poeti e i narratori scapigliati: una realtà complessa e contradditoria, e priva di uno sbocco unico e lineare. In questo movimento d’avanguardia, che non riuscì a raggiungere un’emancipazione totale nella propria poetica e nel linguaggio artistico, vi era la consapevolezza del tramonto di un mondo, con l’‘Ideale’ e la sua ‘bellezza’ – suggestioni presenti in molte liriche di Arrigo Boito ed Emilio Praga, ad esempio – in rapido declino, mentre il poeta, l’artista, poteva soltanto prenderne atto. La perversione dei valori morali operata dallo sviluppo economico e sociale incontrollato e distruttivo, portò, nella visione degli Scapigliati, ad una condizione sociale ripugnante e degradata, verso la quale assunsero un atteggiamento di rifiuto ma allo stesso tempo di fascinazione e richiamo. Interpretando la realtà coeva come l’emblema del tradimento e della sovversione dei valori risorgimentali, essi denunciarono nelle varie forme della loro arte l’impossibilità di esprimere una visione serena ed unitaria del mondo: essendo quest’ultimo un falso mito, un’illusione, gli Scapigliati operarono una sostituzione dei valori sino a quel momento dominanti. La spregiudicatezza, il libero pensiero, l’originalità, l’anticonformismo, la rottura dei tabù, divennero nuovi codici espressivi con cui ribaltare gli stilemi convenzionali, ritenuti superati e antiquati. In questo impeto anticlassicistico e antinormativo, la ricerca dell’orrido, dell’ostentato, del pruriginoso ‘interessante’ e del grottesco macabro, sedusse e affascinò il movimento della Scapigliatura, poiché liberava l’artista dalle odiate lenti ortodosse e bigotte con cui, nella loro idea, sino a quel momento l’arte italiana ‘ufficiale’ aveva letto il mondo. Nella ricerca dell’infrazione, dell’evasione dagli schemi ideologici – e stilistici – che avevano tenuto imprigionata l’espressione artistica, questi autori imboccarono la strada del mortifero, 1 Cfr. ALBERTO ASOR ROSA, Creazione e assestamento dello stato unitario (1860-1887), in «Storia d’Italia. Annali» n.4, vol. II, Dall’Unità a oggi. La cultura, Torino, Einaudi, 1975, pp. 821-999. 2 del blasfemo, del demonismo, emancipando gradualmente la dimensione estetica del brutto dalla sua aurea di negatività. Esaltando la passione per il disarmonico, l’oscuro, il mondo infernale e i fenomeni soprannaturali, essi provarono ad eliminare le mistificazioni ideologiche e sentimentali che avvertivano come vincoli e ostacoli al dispiegarsi di questa nuova estetica: la poetica scapigliata corteggiava e idoleggiava il brutto e il male, poiché in questi ambiti espressivi riconosceva il viatico indispensabile per l’emersione di potenzialità artistiche ancora da esplorare. In alcune forme di espressione artistica il movimento scapigliato fu addirittura un unicum della cultura europea: è questo il caso del teatro musicale, oggetto ambiguo e affascinante della mia ricerca. Sebbene fossero forti le influenze dell’opera francese e del dramma wagneriano, il melodramma scapigliato provò ad introdurre sulle scene italiane dei nuovi codici drammaturgici, che capovolgessero i canovacci di buona parte dell’opera italiana medio-ottocentesca (specialmente verdiana): la lotta per la libertà, l’affermazione di un legame amoroso, il perire ingiusto di eroi positivi e coraggiosi, dovevano dunque lasciare spazio alla follia, alla sofferenza, all’alienazione e alla solitudine. La mia ricerca si è dunque posta l’obiettivo di indagare le possibili – o le potenzialmente possibili – declinazioni dell’estetica del brutto nel melodramma scapigliato. Queste possono assumere diverse forme, che ho sempre cercato di tenere presente nel corso delle mie analisi su alcuni importanti ‘documenti’ del teatro musicale scapigliato: dalla lingua poetica del libretto agli esiti drammaturgici, dall’uso personale di temi, suggestioni e intrecci desunti dal repertorio filosofico-letterario europeo, sino alle effettive realizzazioni musicali. Prima di illustrare la strategia metodologica da me utilizzata, vorrei però proporre un rapido sguardo allo stato degli studi relativo a questo argomento, inglobando anche i contributi più recenti. Gli studi critici relativi alla scapigliatura musicale sono sempre stati scarni ed isolati, ma fortunatamente una sinergia interdisciplinare ha favorito dei fruttuosi scambi con le aree parallele degli studi poetico-linguistici, librettistici, teatrali, che – seppur
Details
-
File Typepdf
-
Upload Time-
-
Content LanguagesEnglish
-
Upload UserAnonymous/Not logged-in
-
File Pages277 Page
-
File Size-