LE REGIONI DEL RITORNO Il Ghana E Gli Afroamericani Tra Progetti, Immaginario E Realtà

LE REGIONI DEL RITORNO Il Ghana E Gli Afroamericani Tra Progetti, Immaginario E Realtà

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO -BICOCCA DIPARTIMENTO DI SCIENZE UMANE PER LA FORMAZIONE “RICCARDO MASSA” ANNO ACCADEMICO 2010/2011 LE REGIONI DEL RITORNO Il Ghana e gli afroamericani tra progetti, immaginario e realtà Candidata Supervisore Gaia Delpino Prof.ssa Alice Bellagamba Coordinatore del dottorato Prof.re Ugo Fabietti DOTTORATO DI RICERCA IN ANTROPOLOGIA DELLA CONTEMPORANEITÀ: ETNOGRAFIA DELLE DIVERSITÀ E DELLE CONVERGENZE CULTURALI XXII CICLO Indice INTRODUZIONE pag.7 NOTA GRAFICA pag.21 RINGRAZIAMENTI pag.22 CAPITOLO I Tratte, diaspore e ritorni I.1 Premessa pag.25 I.2 La tratta atlantica pag.28 I.3 Il commercio di schiavi all’interno dell’Africa pag.33 I.4 Conseguenze della tratta atlantica nel Golfo di Guinea: l’esempio akan pag.40 I.5 Diaspore pag.44 I.5.a Il dibattito sulle diaspore: il contributo di E.W. Blyden, W.E.B. Du Bois e M.A. Garvey pag.44 I.5.b Il concetto di diaspora negli anni Novanta pag.48 I.5.c Il recente dibattito sulle diaspore africane pag.52 I.6 Ritorni pag.55 I.6.a Movimenti di ritorno pag.56 I.6.b Primi ritorni in Africa occidentale: Sierra Leone e Liberia pag.61 I.6.c Primi ritorni in Ghana pag.64 I.6.d Politiche pro-ritorno nel Ghana contemporaneo pag.70 CAPITOLO II Luoghi del ritorno, luoghi di ricerca II.1 Premessa pag.75 II.2 Accra pag.79 II.3 Central Region pag.90 II.3.a I castelli di Cape Coast e di Elmina pag.91 II.3.b Assin Manso e gli afroamericani di Iture pag.94 II.4 L’ Ahanta pag.98 II.4.a L’Ahanta West District e il turismo delle origini pag.111 II.5 Dixcove pag.112 II.6 Prince’s Town pag.120 CAPITOLO III Il ritorno programmato: Accra III.1 Nuova attenzione e nuove politiche per la diaspora pag.129 III.2 Il Joseph Project - Akwaaba Anyemi pag.132 III.3 Retroscena di un progetto: studi di mercato, capi e ritornati pag.139 III.4 Iniziative per “Giuseppe” pag.145 III.5 Difficoltà dei ritorni/difficoltà di un progetto pag.151 III.5.a The “true Joseph” : inviti, ritorni e desiderio di cittadinanza pag.154 III.5.b Questioni di dignità pag.160 CAPITOLO IV Il ritorno immaginato: Dixcove IV.1 Premessa pag.165 IV.2 “Ritorni vicini ”, visite, “ritorni lontani ” pag.167 IV.3 Daniel Brem Wilson: paradigma di un ritorno lontano pag.169 IV.4 Immaginari sui ritorni afroamericani pag.179 IV.5 Adozioni o ritorni? Possibili status dei “ritornati” pag.187 IV.6 Sank fa : il differente rapporto con la storia pag.194 CAPITOLO V Il ritorno avvenuto: Prince’s Town V.1 Gross Friedrichsburg: suggestioni di un nome pag.201 V.2 Cronaca di un ritorno pag.204 V.3 Protagonisti, attori e dispute intorno ad un ritorno pag.213 V.4 I tre vertici di un ritorno pag.222 V.5 Parenti ritrovati: percezioni e aspettative di un ritorno pag.225 V.6 Parentela e DNA pag.229 CAPITOLO VI I ritorni: proposte di lettura spaziale VI.1 Premessa pag.241 VI.2 La categoria spazio e il dibattito antropologico contemporaneo pag.243 VI.3 L’analisi spaziale e la storiografia africanistica: regioni, nodi e reti dei ritorni pag.250 VI.4 Per un’analisi spaziale tra Accra, Dixcove e Prince’s Town pag.257 VI.4.a. I nodi dei ritorni pag.258 VI.4.b Tre reti dei ritorni pag.260 VI.5 Politicità e storicità dei ritorni contemporanei pag.268 CONCLUSIONI pag.275 APPENDICE pag.279 CARTE GEOGRAFICHE pag.297 BIBLIOGRAFIA pag.299 INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI pag.343 6 Introduzione In epoca contemporanea è stato George Shepperson (1968) ad accostare per primo a una dimensione diasporica l’esperienza degli africani che furono trasportati come schiavi nel Nuovo Mondo e dei loro discendenti. La definizione dello storico africanista si rifaceva a quella tradizione di pensiero propria dei movimenti del Panafricansimo e del Sionismo nero, elaborata tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento da intellettuali e attivisti di origine africana e anglofoni (studiosi come Edward Wilmot Blyden, William Edward Burghardt Du Bois e Marcus Aurelius Garvey). Il parallelismo tra la storia afroamericana e quella veterotestamentaria del popolo d’Israele, che ha connotato così fortemente il concetto di diaspora (Safran 1991), è tornato a suscitare accesi dibattiti tra gli studiosi delle discipline. Le discussioni hanno riguardato il significato del termine diaspora ( inter alia Clifford 1994 e 1997; Tölölyan 1996; Cohen 1997; Basu 2005) ma anche la sua politicità (Hall 1993; Patterson e Kelley 2000) e la necessità di declinarlo al plurale quando applicato al continente africano, che ha conosciuto tanti tipi di diaspore non sempre dirette verso le Americhe (basti pensare alle tratte schiavistiche verso il Mediterraneo e il Medio Oriente o a quelle interne) e che tuttora è teatro di migrazioni forzose (inter alia Akyeampong 2000; Larson 2008; Zeleza 2010). In questo lavoro si parlerà di questi argomenti ed anche del commercio atlantico di schiavi. Oggetto della ricerca sono, in senso stretto, le dinamiche suscitate in Ghana dai ritorni dei discendenti di coloro che la tratta negriera dislocò sull’altra sponda dell’Atlantico. Questo paese dell’Africa occidentale infatti è oggi al centro di movimenti di ritorno che possono assumere la forma di viaggi temporanei o di trasferimenti permanenti. Nella letteratura di lingua inglese queste due tipologie di ritorni sono definite con i termini di Roots Tourism o di Homecoming (inter alia Ebron 1999; Markowitz e Stefansson 2004; Coles e Timothy 2004; Basu 2007; Bellagamba 2009a; Benton e Shabazz 2009), traducibili con le espressioni turismo o viaggi delle origini o, più 7 semplicemente, ritorni . Quest’ultima parola non deve essere tuttavia considerata in senso letterale, ma in modo metaforico perché caratteristica delle retoriche ampiamente diffuse sia tra i ghanesi che tra gli afrodiasporici coinvolti in questo fenomeno, i quali parlano spesso di radici, di parentela, di comuni eredità e di una rinascita culturale e psicologica legata ai ritorni. I protagonisti di questi movimenti sono neri, provenienti soprattutto dal Nord America e dai Caraibi anglofoni, che rivendicano le proprie origini africane e la necessità di conoscerle nella convinzione che, come scriveva lo stesso Shepperson (1968: 163), « coloro che sono male informati sul proprio passato o lo rifiutano o si vergognano di esso, non possono marciare con alcuna confidenza al di fuori del presente, nel futuro (…)». Questi individui rappresentano una delle molteplici correnti di pensiero nell’estrema eterogeneità che caratterizza la popolazione nera dell’America centro -settentrionale circa la memoria della tratta schiavistica e l’idea di un ritorno in Africa. Si tratta tuttavia di una visione o di un progetto che fin dall’Ottocent o ha dato vita con modalità ed esiti differenti a forme di ritorno nel continente africano ( inter alia Ginzburg Migliorino 1994; Calchi Novati e Valsecchi 2005). L’Africa ha un ruolo centrale nelle dottrine panafricaniste e per quanti aderiscono ad esse. Sempre Shepperson sottolineava al riguardo che lo studio della diaspora africana deve essere posto in stretta relazione con il continente nero, non solo quello del passato ma anche quello contemporaneo. La presente ricerca ha fatto proprio questo suggerime nto: riguarda un paese dell’Africa contemporanea, il Ghana, e il suo rapporto con i discendenti dell’antica diaspora generata dalla tratta negriera. Il fenomeno dei ritorni o dei viaggi delle origini è stato analizzato essenzialmente da un punto di vista africano, considerando le politiche che il Ghana a partire dagli anni Novanta del XX secolo ha sviluppato per incrementare questi movimenti e dalle dinamiche che l’ Homecoming ha suscitato e suscita nel paese sia a livello delle aspettative e dell’immaginari o, sia a quello dei fenomeni innescati nei luoghi dove i ritorni sono realmente avvenuti. 8 L’interesse per il turismo delle origini è nato in seguito alla ricerca che ho svolto nel 2005 per la tesi di laurea magistrale riguardante la percezione che tre com unità costiere dell’Ahanta West District del Ghana – Butre, Dixcove e Prince’s Town – avevano dei forti costruiti sul loro territorio dagli europei nel XVII secolo. In queste località gli edifici erano solo marginalmente accostati alla memoria della tratta negriera atlantica e i miei interlocutori non sembravano manifestare particolari emozioni al riguardo. Questi atteggiamenti erano fortemente differenti rispetto a quanto riferito nelle analisi di studiosi che avevano considerato le percezioni e le sensazioni provate da turisti afroamericani in visita in altri luoghi del paese coinvolti nei traffici schiavistici, in particolare nei castelli di Elmina e di Cape Coast nella Central Region. Sul tema della memoria, del patrimonio monumentale e del turismo delle origini in Ghana negli ultimi decenni sono state condotte infatti ricerche stimolanti che si sono dedicate soprattutto ai turisti e ai ritornati afroamericani riflettendo principalmente sulle retoriche e sulle esigenze identitarie dei visitatori delle origini ( inter alia Bruner 1996 e 2005; Singleton 1999; Finley 2001 e 2004; Osei Tutu 2002, 2004 e 2007; Reed 2004; MacGonagle 2006), con un approccio a volte anche autobiografico ( inter alia Hartman 2002; Richards 2005). Un minor numero di studi si è interessato poi alle prospettive ghanesi sui ritorni rivolgendo la propria attenzione soprattutto ai contrasti, alle contraddizioni e alle diversità di vedute tra progetti governativi o le comunità toccate dal fenomeno e i desideri e le intenzioni degli afroamericani in visita o trasferitisi in Ghana. Jennifer Hasty (2003a), Susan Benson (2004) e Katharina Schramm (2008) si sono occupate ad esempio dei differenti significati attribuiti da ghanesi e da turisti delle origini ad eventi pubblici connessi con la memori a della schiavitù come l’ Emancipation Day , lo Slave Route Project e il Pan-African Historical Theatre Festival .

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