! ! Lo schema Ponzi ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! TOMMASO FRANCI – 2017 ! ! ! ! ! "1 ! ! PRIMA PARTE. LA DONNA ! ! ! ! ! ! It’s not a matter of you versus of me. (The Cardigans, My Favourite Game, 1998)! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! "2 Eravamo in camera. La nostra. Anche se io forse sono troppo stupida ed ignorante per dirlo… Per dire sia pure soltanto questo. Che eravamo in una camera e che la camera era la nostra. In compenso, sono bellissima, io… [Ride.] Sarà stato pomeriggio, o mattina tardi; di domenica; stanchi… Oppure no, dopopranzo, fra settimana, durante la pausa di mezzogiorno; prima del rientro, fatale fatale, e senza un milligrammo di voglia addosso, a lavoro. Ripensandoci, però, mica lavoravo ancora, io… Perdevo tempo all’università; o l’università lo perdeva con me… Di grammi e milligrammi conoscevo soltanto quelli di marijuana e coca… O del film di Iñarritu, 21 grammi. Ma rimediai, non ti credere, piuttosto presto. Vivido; charmoso; stressante… con-ce-pi-sci-me-lo – sentiamo se riesco a dirlo – concepiscimelo così, quel momento. Provaci! Quel momento, quando lui prese a raccontarmi… Prima d’oggi, d’oggi pomeriggio, non me n’ero fatta patemi, sai? Né ebbe qualche valore effettivo nell’economia – si dice così? – della nostra relazione, il suo racconto; o meglio, quel suo raccontare, che infestò tutto un periodo, l’ultimo nostro. Ma adesso mi si ripresenta, d’improvviso mi s’è ripresentato, da questo pomeriggio, quasi imprescindibile. Non saprei spiegartelo il motivo… Forse proprio perché non saprei spiegartelo. Perché talmente tanto, non saprei spiegartelo… Ho l’immagine di me allo specchio lungo. Mi rivesto; infilo gli stivali; avrò pensato alle sigarette. Lui disteso, bello, fra le lenzuola; completamente nudo; braccia incrociate dietro la nuca; schiena poggiata alla spalliera del letto. Ti sarebbe piaciuto. Labbra, capelli, zigomi. [Gesticola: si tocca le parti corrispondenti.] In quel grigiastro brumoso e freddo; il riscaldamento rotto; d’inverno o d’autunno. Ma dev’essere stato inverno. Appena trasferiti. Finalmente ce l’avevamo fatta – a vivere insieme. Convincerci, superando l’una le resistenze dell’altro, che sarebbe stato possibile; od almeno non assillarcene troppo, per la fattibilità della cosa. Sciocchi infelici! Sbagliammo tutto. Fu l’inizio d’una caccia spietata alla fine la più precoce. La più precoce e cocente. Fummo l’una la strega e il rogo dell’altro. Fu una grazia che ci valse – senza valzer… – da colpo di grazia. [Stringe gli occhi. Per attirare maggiormente l’attenzione su di sé. La ragazza che l’ascolta ne segue le smorfie.] Alla camera del monolocale, quella poca di luce trapassava – in uno sgravio, ma quieto, d’aborto – dalle due uniche finestre; lato soggiorno. Bisognava accendere ogni volta lampade o abat-jour, per alleggerire da se stessa la penombra; comunque non costipante mai, rammento. Avrò avuto la tua età. Un anno o due in più. Lui, della generazione prima. Grossomodo la differenza fra te e me ora. Mi rimordeva, questa differenza, con un friccico… [arriccia il naso, schifata di sbalordimento, nello scimmiottare il romanesco] mix d’eccitazione e disagio. Giorni, la consideravo deferenza; giorni, deficienza… Sempre, in ogni caso, sia di lui verso me, sia di me verso lui. [Orecchio e sguardo obliqui, la ragazza, standole di fianco alla donna.] Entrambi in ritardo peso, eppure s’ostinò lo stesso – calmo: la cosa mi colpì, in un fanatico della puntualità – ad illustrarmi il suo nuovo progetto. L’avrà fatto apposta, quel misero cercatore d’eccentricità – come mi pare si vezzeggiasse lui; oppure l’Insopportabile, come lo ribattezzerei io… L’avrà fatto apposta per non lasciarla smorire un giorno di più, la quotidianità: «che è dopopranzo», «che è vita in cerca di riempimento» – sentenziava, supplicando di nascosto il genere umano, da cui dannatamente si sentiva messo in disparte, d’esaudirlo. "3 [Alle prime battute della donna, la ragazza mostra un contegno che diresti più serio ed impegnato, rispetto allo standard. Si aumenta la risoluzione spaziale e temporale; tende la postura – per allargare il cuore? – pur rimanendo salda in sé; non facendosi davvero trasportare.] «Per non lasciarla smorire ogni giorno di più, la quotidianità o vita, la prima mossa è non leggere i giornali» mi raccontava pontificasse – e me l’immagino a pon-ti-fi-ca-re – quand’ancora esistevano “la Repubblica” o il “Corriere della Sera”. Roba di carta, sai? Tutt’i giorni tonnellate e tonnellate d’usa-e-getta a giro per il mondo. Pensa te! [La ragazza non riesce a figurarsi nulla di simile.] L’avrà fatto, d’intervenire quel dopopranzo come intervenne, per andarci di contro alla morte. O nei suoi termini: alla mancanza di vitalità in quanto mancanza di «energia fantasiosa», la chiamava. [Altra difficoltà di decodifica, per la ragazza.] Sulla fantasia basandoci la valutazione della vitalità di un popolo [«Risiamo alla “fantasia al potere” sessantottesca!», potrebbe concludere la ragazza, sapesse qualcosa – e non la sa – del Sessantotto.] Il suo lavoro d’impiegato, la mia università; il mio, con qualche bizza – ma da ventenne, cacchio! – non far quasi nulla; ed il suo mega fallimento, chiamiamolo artistico: lo disprezzava categorico, à gogo, tutto questo. Non soltanto con parole – parole tipo: «l’ammazza-quotidianità» – ma proprio di petto [se lo sfiora il petto, la donna], col sentimento più viscerale. Materialmente, fisicamente proprio; con la carne e la muscolatura; con sangue a guazzo, ecco. O con gl’intestini. T’arriverei a dire con gl’intestini – disprezzasse. Disprezzamondo che poteva offrirmi a stento l’aperitivo al bar una volta la settimana. [Si scambiano, con imbarazzo, sguardi innocui. Ad intervalli irregolari se li scambieranno per tutta la notte. La donna – occhiali digitali trasparenti, e compulsiva nell’aggiornamento di status dello smartwatch.] Gli risultava zombie cancro noia, didentro al corpo e fin sopra alla punta dei capelli, la situazione presente. Ma trovava difficoltà oggettive – picchiava di contro a pareti; la vista gli ci picchiava: in una «atrofia di prospettive ulteriori» (ancora sue impossibili parole che ho salvato in memoria) – a scorgere dell’altro. Dell’altro… E gli risultavano zombie cancro noia, in corpo e fin sopra alla punta dei capelli, lo zombie il cancro e la noia medesimi! [La ragazza, che intanto predispone una sorta d’assonometria della donna, prova ad accondiscenderci a quest’arzigogolato. Se glielo forniscono, se esiste, avrà un valore. Che sia qualcosa più grande di lei? Di lei incapace d’investigare strutture profonde? In ogni caso, non lo giudica automaticamente importante.] Parlò, quel pomeriggio – dopo anni mi fa l’effetto d’un piccolo Zarathustra di provincia, senz’aquile né serpenti… mai, del resto, stata né aquila né serpente di nessuno, io… [la ragazza, sempre più perplessa dell’ignoranza cui viene costretta] – parlò alternando concitazione a silenzi e flemma. Ostentando dominio di sé – disperazione galattica malcelata, invero… Togliendosi, di tanto in tanto, la mano dalla testa per afferrare sul comodino un bicchiere di cristallo o di vetro fine, in stile anticato, dal servizio di mia nonna; quasi del tipo che lo soddisfaceva… Ci sgocciolava, cinematografico, immàginati un Marlon Brando molto jr. e molto fuori tempo massimo [al sistema operativo della ragazza, non pervenuti né Marlon né Brando – e solo con segnale disturbato, il cinema], residui di rosso. Il migliore che avrà potuto permettersi, poveretto. Scelto con «ira e cura», altro suo motto, per quel poco che sapeva e per quell’ancora meno che il minimarket sotto casa – stramaledettissimo da lui, che sovraccarico pure di questo si reputava stramaledetto – gli consentiva. "4 Ne traeva piccoli sorsi; ci s’umettava le labbra; dopo essersela scolata quasi tutta per pranzo, la bordolese, con la voracità… d’un’allegria… sarcastica… e sfasciata. Senti te come parlo, stanotte! Colpa d’aver lanciato il programma – Quel-tale-mio-ex. Eccotene i risultati… [La ragazza gira la testa per coglierlo appieno, lo sguardo della donna. Si sorridono a vicenda. Da decidere se siano loro o le loro timidezze, a sorridersi.] Nonostante avesse dovuto riprenderlo di lì a pochissimo il lavoro, e meschino, che l’accigliava… proprio nel senso dei falchi, eh [niente “accigliare”, nel vocabolario in dotazione alla ragazza, che lo scorre tutto] …e l’incattiviva, fin addentro le midolla. Nonostante la serie sterminata e sterminante – almeno, lui ne risultava piuttosto sterminato – di progetti falliti. Pareva, nonostante tutti questi “nonostante”, entusiasta; addirittura un mondo. Pronto, ancora, a lanciarsi in pista – scusami l’espressione mummia. Senza però venir mai abbandonato, in quei suoi occhiacci – dolci… d’una tristezza stupefatta – da riverberi perturbanti e perturbati. Tra il beffardo ed il cinico depresso. Somigliavano a cipressi, i suoi occhi; ed un cipresso il suo viso… [Volta ora la testa dalla parte opposta, rispetto alla donna. Si libera dalla morsa delle parole, la ragazza. Sospiri garbàti; qualcheduno. Non sa – se considerarsi alle prese con una macchina fuori servizio. Si resetta – un accenno; passa in rassegna antivirus e spam. La donna, fa le finte di nulla.] M’annunciava il suo nuovo progetto – ed al contempo s’e-sa-cer-ba-va, s’esacerbava di rammarico. Costantemente e comunque esacerbato, lui; spessissimo di rammarico. Rammarico. Hai presente la malattia dei cipressi? [La ragazza non l’ha presente. Nemmeno la donna. Non ha per davvero presente neppure i cipressi. Nemmeno la donna.] Rogna, la chiamo io; tipo in quel modo, lui. Rammaricato per dover interrompere quel che riteneva, dopo serie d’accantonamenti, ciascuno dei quali lo sprofondava d’una misura, ognuna incolmabile, nello sconforto o «fuori dal mondo», com’anche diceva, il suo progetto principe, la sua missione nella vita: uno sproposito di romanzo… 15 volumi almeno… capirai… Orbitanti, a partire da vari gradi di separazione: e stava qui la scommessa – sul prosciugamento d’un lago… Gli fosse dispiaciuto, si fosse sentito in colpa, d’imbrogliarsi e differirlo l’ennesima ed ennesima volta il suo capo d’opera – sarebbe dirti niente.
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