
Solo Freud sa perché nel primo volume e nell’Introduzione ho scritto ovunque 1509-1555 anziché 1506-1555. 02Tomasino001-400.indd 2 21/05/16 20:29 Tommasino de’ Bianchi detto de’ Lancellotti Cronaca di Modena 1506-1555 Vol. II 1522-1526 a cura di Rolando Bussi e Carlo Giovannini 02Tomasino001-400.indd 3 21/05/16 20:29 per la Deputazione di Storia patria per le antiche Provincie modenesi Le cronache non sono la storia, ma fanno la storia GIROLAMO TIRABOSCHI 02Tomasino001-400.indd 4 21/05/16 20:29 Dopo la pubblicazione del volume contenente la Cronaca di San Cesario e la traduzione della Cronaca di Modena di Alessandro Tassoni seniore, la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ha promosso la pubblicazione di questa Cronaca di Modena di Tommasino de’ Bianchi detto de’ Lancellotti. Nello scorso autunno è uscito il primo volume, corredato da un fascicolo introduttivo, relativo al periodo che va dal 1506 al 1526. I tre volumi che oggi vedono la luce coprono il periodo compreso tra il 1522 e il 1531, fatta eccezione per la cronaca di un anno – dal febbra- io 1529 al febbraio 1530 – andata purtroppo perduta. Un altro tassello si aggiunge così al ricco mosaico di cronache modenesi ripor- tate alla luce negli ultimi 150 anni. Un’impresa avviata subito dopo l’Unità d’Italia dalla Deputazione di Storia Patria e proseguita fino al 1936 quando si interruppe per mancanza di fondi. Nel 1978 le pubblicazioni ripresero per merito di Franco Co- simo Panini e dello storico Rolando Bussi, lo stesso che ha curato i quattro volumi della Cronaca di Tommasino de’ Bianchi. Un sincero ringraziamento va dunque a lui e a Carlo Giovannini, entrambi uniti dalla passione antiquaria e dediti al lavoro di “scavo” in quella straordinaria miniera di informazioni sul nostro passato che è la Biblioteca Estense. Grazie al loro impe- gno tornano alla luce fatti piccoli e grandi di quel periodo, non solo nascite, morti e matrimoni, ma anche storie con la esse maiuscola, tra scontri di truppe, di famiglie e di poteri. Il tutto in un flusso ininterrotto di racconti, osservazioni e commenti che restituiscono con vivacità lo spirito del tempo. “Le cronache – scriveva giustamente Girolamo Tiraboschi – non sono la storia, ma fanno la storia”. Una definizione che si attaglia alla perfezione a queste Crona- che di Tommasino de’ Bianchi come a quelle di Giovan Battista Spaccini, di Bonifa- cio Morano, di Giovanni da Bazzano o di Lionello mercante, tanto per fare qualche nome. Tra loro e la Grande Storia c’è lo stesso rapporto che lega oggi i quotidiani, testimoni del presente, ai libri di storia che quel presente raccontano quando è già passato. Il recupero e la conservazione di questo preziosissimo materiale documentario non è dunque solo esercizio di erudizione, ma rafforzamento del legame con un passato che è parte integrante dell’identità comune. Compito tutt’altro che trascu- rabile in un tempo di cambiamenti rapidissimi che rischiano di alimentare perdita di memoria e spaesamento. Per questo la Fondazione ha sostenuto e continua a soste- nere la pubblicazione di opere – come queste Cronache – che appartengono a pieno titolo al patrimonio della comunità. Paolo Cavicchioli Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena 5 02Tomasino001-400.indd 5 21/05/16 20:29 I tre volumi (II-III-IV) della Cronaca di Modena di Tommasino de’ Bianchi detto de’ Lancellotti che oggi vedono la luce coprono rispettivamente gli anni 1522-1526, 1527-1529, 1530-1531. Il primo volume, pubblicato nel 2015 con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, raccontava gli anni 1506-1526: una apparente contraddizione. In realtà è lo stesso Tommasino a spiegarcene il motivo, iniziando il 10 gennaio 1522 a riscrivere da capo ciò che accade giorno per giorno nella sua città: “questo presente libro de carta mezana del segno di tre colone de carte numero 400, chiama- to: Cronicha de diverse cose degne de memoria, si è de mi Thomasino de ser Jacopi- no de Thomasino del quondam Lanciloto de Bianchi conto palatino appostolico e imperiale et nobile citadino modenexo, in suxo el quale ge scriverò de mia propria mane, on serà scripto de mane de altro mio sucessore, quelle cose che seràno de memoria degno fatte in la cità de Modena on altri lochi de giorno in giorno sì como acaderà, sforzandome perhò sempre de scrivere la verità quanto io poterò, benché dal anno 1503 sino a questo dì 10 zenare 1522 ne habia scripto una altra Cronicha in più quinterni, li quali laso cussì per non transcriverli altramente”. Una fatica lunghissima, continuata fino al 5 novembre 1554, un mese prima di morire. Da qui, dal 10 gennaio 1522, comincia quindi per Tommasino la “vera” Cronicha. I conti però non tornano. Infatti il codice pubblicato nel primo nostro volume (Biblioteca Estense, It. 532 = .T.1.2, di cc. 232) inizia da giovedì 12 novembre 1506 (anche se, per un madorna- le e inspiegabile errore, ho scritto ovunque 1509), e mancano quindi purtroppo gli anni 1503-1504-1505 e gran parte del 1506, ma termina il 14 agosto 1526. È certamente di mano di Tommasino. In un foglietto staccato si legge: “Cronicha de 12 dixembre 1514 sino al marzo 1516 scritta de man de mi Thomasino Lanzaloto modenexo”; e in uno successivo il Cronista annota: “Cronicha dal 15 marzo 1516 fino adì 2 zenare 1524 scrita de man de mi Thomasino Lanziloto modenexe”. Esisteva forse un’altra copia, perduta, di cui non si ha traccia, con notizie alme- no fino al dicembre 1521? Il dubbio si rafforza perché nel 1531 Tommasino dichiara incidentalmente di essere andato a Roma nel 1518, e di avere veduto la nuova Basilica di San Pietro in fase di costruzione in condizioni pietose: “E fatta la trofina granda e alcune capele in quella, et principiato molti pilastri de colone, è rovinato una grande parte dela 7 02Tomasino001-400.indd 7 21/05/16 20:29 vechia, como ho veduto con li ochi de mi Thomasino Lanciloto scritore presente del 1518”. Era andato a Roma in quell’anno, quando “me feceno mì notare apostolico e imperial, e questa concession fu fata a mì adì 12 mazo 1518 extra muros alme urbis Romae”. Le notizie risalenti al 1518 nel primo volume da noi pubblicato si riducono a poche righe. È mai possibile, ma conoscendo la precisione e la cura dei particolari e il suo scrivere giorno per giorno mi pare francamente improbabile, che non abbia scritto alcuna notizia su un suo viaggio a Roma? Un viaggio importante, nella sede della Cristianità e dell’Impero romano, un viaggio e un soggiorno durati certamente a lungo, con una nomina di grande rilevanza? Che alcuni degli scritti di Tommasino siano andati perduti emerge chiaramente del resto dal nostro quarto tomo qui pubblicato. In più di un’occasione infatti, sia nel 1530 che nel 1531, cita un Suplimento de la Cronicha. Che cosa contenesse questo Suplimento possiamo soltanto arguirlo. Probabil- mente era una raccolta di notizie storiche (“Li infrascripti sono li nomi deli re che già sono stati de Lombardia, videlicet … de li quali li nomi brevemente sono scriti di sopra et cavati del Suplimento de la Cronicha a c. 193 de mane de mi Thomasi- no Lanciloto scritore presente”; “Li infrascritti sono li nomi de li imperatori de la Germania extratti del ... Suplemento dela Cronicha a c. 234”), di aforismi (“In el Suplimento dela Cronicha de mi Thomasino Lanciloto a c. 247 g’è como [a] papa Joane 22° et papa 204 ge fu domandato una volta qual cossa fusse discosta dal vero. Rispoxe: ‘La sententia dela plebe et del vulgo, perché ciò che lauda è vituperoxo, ciò che pensa è vano, ciò che parla è falso, quello che riprova è buono, ciò che approva è cattivo, perché non sa che si parli’) o di “erudizione”. “In lo Suplimento dele Croni- che a c. 72” si citano infatti episodi della vita di “Democrito philosopho”, “Heracli- to philosopho”, “Eschilo poeta di Tracia molto docto”, “Hipocrate principe de tuti li medici”, “Socrate philosopho”, “Isocrate”, “Platone philosopho”. Mi piace ricordare come “in el Suplimente dele Croniche a c. 72 de l’anno 499 g’è notato … Veturia madre de Coriolano”. Dopo aver raccontato l’episodio di Ve- turia, conclude con questa frase: “Io Thomasino Lanciloto scritore presente ho vo- luto scrivere questa in questa Cronicha a laude de le done” (chi legge la Cronaca noterà che purtroppo il nome delle donne, anche se mogli o figlie di personaggi importanti, compare pochissime volte: ignote ai più). Altre cose aveva certamente scritto: “Nota che a questo dì 15 marzo 1536 io Thomasino ho compito anni 62 a Santo Andrea del 1535, e quando io scrivo li pre- amboli de li mei libri del bancho scrive ‘Thomasino de ser Jachopino de Thomasino del quondam Lanciloto di Bianchi nobile conto e cavalere modenese’”, per non parlare dei Calmeri del pan de frumento bianco afiorato ben cotto: e custodito e del pan de remezolo ditto pan secondo ... che hanno ad osservar li fornari della magnifica citta de Modena, stampati a sue spese “per donno Antonio & fratello de Bergolli” il 25 settembre 1525, a cui fece seguito il 13 gennaio del 1529 la Gionta de calmeri, sempre presso “Donno Antonio Bergollo”; nel novembre 1544 farà stampare da Antonio Gadaldino, sempre a sue spese, la Stadera del formento. Nel 1531 scrive ad esempio al duca Alfonso I un lungo tracciato di storia della 8 02Tomasino001-400.indd 8 21/05/16 20:29 città di Modena (comincia a c. 415 recto e termina a c. 426 verso), che il Curatore ottocentesco Carlo Borghi decide di non pubblicare: “Qui Tommasino Lancilotto ci offre copia di un compendio di questa medesima Cronaca spedito al duca Alfonso I di Ferrara, che comincia col giorno 18 agosto 1510, continuando fino al 28 ottobre 1531, quale compendio crediamo superfluo di riprodurre, trovandosi le medesime notizie più estesamente descritte nella presente”.
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