![Guglielma E Maifreda Storia Di Un’Eresia Femminista](https://data.docslib.org/img/3a60ab92a6e30910dab9bd827208bcff-1.webp)
Luisa Muraro Guglielma e Maifreda Storia di un’eresia femminista Libreria delle donne Luisa Muraro, Gugliema e Maifreda. Storia di un’eresia femminista, 3a edizione, edizione e-book © 2015 Libreria delle donne Milano, via Pietro Calvi 29 www.libreriadelledonne.it Nota. La presente edizione è esclusivamente elettronica e riproduce la seconda edizione La Tartaruga (2003), con la sola modifica della traduzione italiana dal latino dei nomi propri di persone e luoghi, ove necessario per uniformarla a quella pubblicata nell’edizione critica degli atti inquisitoriali a cura di Marina Benedetti: Milano 1300. I processi inquisitoriali contro le devote e i devoti di santa Guglielma, Libri Scheiwiller, Milano 1999. La trascrizione del testo di Gugliema e Maifreda. Storia di un’eresia femminista è di Manuela De Falco, la revisione di Clara Jourdan. Le foto sono di Fabiola Somaschini, ove non indicato diversamente. La cura elettronica è di Valeria Spirolazzi. Questa edizione è stata voluta dalla Scuola di scrittura pensante©, Libreria delle donne. Indice 6 Ringraziamenti 7 Prefazione 9 Prefazione all’edizione del 2003 11 La faccia rossa 23 La congregazione (1281-1300) 36 Il processo 58 Le due leggende 64 La dottrina 85 Il pranzo dell’incidente 92 La conversione 95 Tavola sincronica 100 Cronologia del processo del 1300 110 Bibliografia e note 127 La terza scelta a Maria Muraro Brunello Ringraziamenti Questo lavoro non è finanziato da istituzioni e deve la sua pubblicazione unicamente alla fiducia dell’editore. Le istituzioni che devo ringraziare sono le biblioteche nelle quali ho studiato i documenti su cui si basa questa storia, e principalmente la Biblioteca Ambrosiana di Milano. Tra le persone che mi hanno aiutata mi pare giusto ricordare in primo luogo lo studioso e giornalista Glauco Licata: da un suo articolo apparso nel 1975 ho scoperto l’eresia guglielmita e da lui personalmente ho avuto le prime indicazioni per avviare la mia ricerca. In seguito il mio lavoro si è avvantaggiato dall’incontro con Patrizia Costa, che è autrice di una tesi di laurea, meritatamente destinata alla pubblicazione, su Guglielma, e con la quale ho avuto stimolanti discussioni sull’oggetto dei nostri interessi comuni. Sono vivamente riconoscente al professore Bohumir Klipa di Praga per le preziose notizie che mi ha fornito circa le origini familiari di Guglielma. Nel mio ricordo riconoscente c’è, inoltre, il superiore dell’Abbazia di Chiaravalle che mi ha dato il permesso di visitare e fotografare il luogo in cui fu sepolta Guglielma. E ancor più vorrei ringraziarlo per la cura con cui il monastero lo custodisce. Laura Lepetit ha letto la prima molto imperfetta versione di questo lavoro facendogli una serie di critiche che mi hanno guidata nella sua rielaborazione. Ringrazio infine Maria Gregorio per aver accettato di curarne l’edizione assicurandogli quella finitezza che i lettori domandano. L. M. Luisa Muraro Guglielma e Maifreda Prefazione Conosciamo la storia di Guglielma e dei suoi seguaci, i Guglielmiti, dagli atti di un processo cui essi furono sottoposti nel 1300 dall’Inquisizione a Milano. Gli atti in nostro possesso non sono completi. Gli interrogatori e gli altri atti del tribunale furono messi a verbale da due notai, Beltramo Salvagno e Maifredo da Cera. Sono arrivati fino a noi i verbali di Beltramo, i quali si trovano custoditi nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. La leggenda vuole che il merito primo della loro conservazione sia della fortuna e di un monaco del Cinquecento, il certosino Matteo Valerio. Si narra che costui, entrato nella bottega di un droghiere, scorgesse dei fogli di pergamena ricoperti da una scrittura antica e destinati, presumibilmente, a servire da cartocci per la merce in vendita. Il certosino comprò i fogli. L’Inquisizione milanese non aveva l’abitudine di dare via i suoi incartamenti ai droghieri. Al contrario, li conservava gelosamente in archivio. Archivio che poi è andato distrutto in un falò illuministico acceso nel 1788 dal governo milanese con lo scopo di distruggere così una vergogna del passato. Strano ragionamento e disgraziata decisione. I nostri verbali, dunque, si sono salvati anche perché erano fuoriusciti dall’archivio dell’Inquisizione. Forse erano stati trafugati. Forse erano andati perduti in un trasloco dell’Archivio. Fra i personaggi maggiormente coinvolti nel processo del 1300 c’è una parente dei Visconti, suor Maifreda. Il trafugamento, se trafugamento ci fu, poté essere opera loro. La conservazione, opera di una persona affezionata al ricordo di quei fatti. Tra i molti gruppi e movimenti ereticali che animarono la società cristiana sul finire del Medioevo, i Guglielmiti si distinguono perché nel loro progetto di riforma della Chiesa essi non si richiamano agli ideali evangelici delle origini e in generale a niente del passato. La loro idea vuole essere nuova e operare una rottura nei confronti del passato. La loro idea è che il rinnovamento della società cristiana verrà dal sesso femminile ed è iniziato con Guglielma. Si tratta dunque di un’eresia femminista. Altri prima di me hanno sottolineato la rispondenza tra le idee guglielmite e il femminismo moderno. Se si dovesse badare soltanto ai termini, non sarebbe corretto dare a un’eresia medioevale un nome coniato appena un secolo fa. Ma la ragione storica del femminismo è più antica della parola e oltrepassa la cultura in cui la parola fu coniata. La ragione del femminismo sono quelle donne che vedono e non accettano la subordinazione del loro sesso a quello maschile, il fatto cioè che gli esseri umani femminili siano tenuti socialmente ad accordare i propri interessi a quelli dell’altro sesso. Nella modernità il rifiuto della subordinazione si è espresso con l’ideale dell’uguaglianza, ideale che, come si sa, era estraneo alla società medioevale. In questa il rifiuto della subordinazione si è espresso come esigenza femminile di un rapporto diretto con Dio, o meglio: di un rapporto che non fosse mediato dal rapporto con l’altro sesso. Intorno al 1255 il filosofo e teologo Tommaso d’Aquino, ragionando sul perché le donne fossero escluse dal sacerdozio, portava come argomento che il sesso femminile, essendo costituzionalmente in uno «stato di sudditanza» rispetto a quello maschile, non ha in sé la capacita di significare l’essenza invisibile del sacro, che è quanto un prete deve appunto fare. Si è detto poi, anche da parte della Chiesa, che argomenti simili non hanno valore. A me pare un argomento molto solido. È vero, secondo me, che la sudditanza della donna dall’uomo la rende insignificante, perché la capacità di 7 Luisa Muraro Guglielma e Maifreda significare altro da sé nell’essere umano dipende dal suo essere un fine e una ragione per sé. A parte ciò, l’argomento di Tommaso basta a farci vedere che una mente medioevale poteva formulare la questione della differenza sessuale nei suoi termini più radicali. Lo scopo del mio lavoro ne dice i limiti. Ho voluto conoscere e far conoscere i fatti e le idee che ebbero al loro centro Guglielma. Tra i diversi modi di considerare l’eresia guglielmita, ho scelto di concentrare la mia attenzione sulla donna che le diede il nome. La figura di Guglielma sfugge ad una compiuta rappresentazione storica, in parte per la scarsità delle notizie e in parte per quel di più inafferrabile che forma il segreto delle grandi personalità umane. Non avendo io alcuna disposizione artistica per supplire con l’immaginazione a ciò che sfugge, per conoscere Guglielma mi sono rivolta ai suoi effetti. Attraverso gli effetti di un processo penale, non abbiamo altro punto di partenza, ho cercato di ricostruire quello che Guglielma era e voleva dire. In coloro che l’avvicinarono, come nei fatti e idee associati al suo nome, è possibile scorgere il segno lasciato dalla sua potenza umana femminile. Tentare di leggere quei segni era la cosa più accessibile a me ed è insieme la cosa che considero più importante per il mio sesso: significarsi. Il mio lavoro, naturalmente, ha parecchi altri limiti, quelli dovuti alla mia personale limitatezza e dei quali non è dato a me di giudicare. Ne giudicherà chi legge, come di tutto il resto. 8 Luisa Muraro Guglielma e Maifreda Prefazione all’edizione del 2003 Questa nuova edizione esce perché proposta alla casa editrice dai rappresentanti che visitano i librai, segno che il libro non è stato dimenticato e viene richiesto. Ne sono contenta. Da quando scrissi questo libro, sull’argomento sono apparsi nuovi studi e contributi, con i quali mi confronto in un capitolo finale, «La terza scelta». Per il resto, mi sono limitata a correggere errori e inesattezze della prima edizione. Nell’edizione del 1985 le fotografie erano di Bruna Caldi e di Marina Ribaudo; per motivi tecnici sono state sostituite con foto di Vanda Vergna e di Fabiola Somaschini, che ringrazio per l’amore che hanno messo in questo lavoro. L. M. 30 dicembre 2002 9 Luisa Muraro Guglielma e Maifreda L’affresco della «Faccia rossa» nel disegno di Michele Caffi. Nella riproduzione manca l’aureola della Vergine che tuttavia si può osservare ancora oggi, insieme a quella di san Bernardo e del bambino Gesù, sulla parete di fondo della cappella di Guglielma 10 Luisa Muraro Guglielma e Maifreda La faccia rossa Nel 1210 Costanza d’Ungheria, seconda moglie del re di Boemia Premislao I, dopo aver già messo al mondo tre figli maschi, Venceslao, Vladislao e Premislao, diede alla luce una figlia che ricevette i nomi di Blažena Vilemína. A questa seguì, l’anno seguente, una seconda figlia, Agnese. Costanza morì nel 1240. Regnava allora Venceslao I, suo figlio, succeduto a Premislao I nel 1230. A lui succederà, nel 1253, suo figlio Premislao II Ottocaro. Questi tre sovrani portarono la Boemia ad una grandezza che mai più conoscerà nella sua storia. Il paese si arricchì grazie alla pacifica colonizzazione tedesca che Venceslao e Ottocaro favorirono con ogni mezzo.
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