CALVELLO, S.PIETRO DI CELLARIA Un Progetto Di Ricerca Tra Archeologia E Geofisica

CALVELLO, S.PIETRO DI CELLARIA Un Progetto Di Ricerca Tra Archeologia E Geofisica

CALVELLO, S.PIETRO DI CELLARIA UN PROGETTO DI RICERCA TRA ARCHEOLOGIA E GEOFISICA. a cura di Nicola Masini, Dimitris Roubis, Francesca Sogliani Isbn 00000000000000000 Finito di stampare nel mese di gennaio 2016 presso gli stabilimenti di CALVELLO, S.PIETRO DI CELLARIA UN PROGETTO DI RICERCA TRA ARCHEOLOGIA E GEOFISICA. a cura di Nicola Masini, Dimitris Roubis, Francesca Sogliani Soggetti partecipanti Infopoint 2 Comune di Calvello Comune di Calvello Via Roma 38 SSBa - uniBaS www.comune.calvello.pz.it Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera - Università degli Studi della Basilicata. SSBa - uniBaS Via San Rocco 1, Matera iBam - CnR www.ssba.unibas.it Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche IBAM - CNR Sede di Potenza C.da S. Loja - 85050 Tito Scalo (PZ) www.ibam.cnr.it Indice Premessa Antonio Mario Gallicchio - Sindaco di Calvello Introduzione Nicola Masini, Dimitris Roubis, Francesca Sogliani 3 I monaci pulsanesi e Calvello Francesco Panarelli I campi raccontano: archeologia del paesaggio a S. Pietro di Calvello Dimitris Roubis L’insediamento nel medioevo: il monastero di S. Pietro di Cellaria a Calvello Francesca Sogliani Leggere il sottosuolo: le indagini archeogeofisiche a S. Pietro di Cellaria Nicola Masini con la collaborazione di Giovanni Leucci e Enzo Rizzo Bibliografia Credits 5 Presentazione di Mario Domenico Antonio Gallicchio Sindaco di Calvello Lo sviluppo sociale ed economico di una comunità zione di territorio, in località S. Pietro, in cui, già nel non può prescindere dalla difesa della propria identi- 2010 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della tà e dalla conoscenza e culto della memoria del pas- Basilicata aveva segnalato alcune evidenze di inte- sato antico e recente. resse archeologico. L’area include i ruderi del Ceno- L’amministrazione comunale di Calvello è impegna- bio benedettino di S. Pietro di Cellaria la cui storia è ta da anni nell’arduo compito di contribuire alla pro- strettamente collegata a quella del paese, in partico- tezione del proprio patrimonio culturale con azioni lare tra il XII ed il XIV secolo. mirate alla promozione e fruizione del patrimonio Il mio plauso va ai ricercatori dell’Università e del architettonico. CNR, diretti da Francesca Sogliani, Dimitris Roubis Il convento e il castello, da sempre poli istituzionali e Nicola Masini, che con avanzati metodi di studio e e centri di sviluppo urbano, dal XII secolo al Risorgi- tecnologie sono riusciti a colmare una lacuna nella mento, grazie ad interventi di conservazione e riuso, storia antica di Calvello. alcuni terminati altri in imminente fase di chiusura, I risultati delle ricognizioni, dei rilievi e delle indagini torneranno a rivestire un ruolo di aggregazione so- geofisiche, inclusi in questo opuscolo, aprono nuo- ciale e di sviluppo culturale della comunità calvellese. ve prospettive alla ricerca archeologica e stimolano Il patrimonio culturale di Calvello non è solo costituito nuove idee ed iniziative per la tutela e valorizzazione da chiese, palazzi ed opere d’arte, ovvero da ciò che del patrimonio culturale del nostro paese. la comunità è riuscito a custodire, ma anche da ciò che il sottosuolo conserva come memoria di un pas- sato tutto da esplorare con gli strumenti conoscitivi dell’archeologia e della scienza. A tal fine, nel 2013 l’amministrazione comunale di Calvello ha promosso e finanziato un progetto di ri- cerca affidato alla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università degli Studi della Basilica- ta e all’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del CNR volto ad approfondire la storia antica del ter- ritorio di Calvello. L’attenzione è stata rivolta innanzitutto ad una por- Introduzione di Nicola Masini, Dimitris Roubis, Francesca Sogliani Il territorio comunale di Calvello è ubicato nel cuo- l’avvio del procedimento per la sottoposizione a tute- re dell’Appennino Lucano, nella porzione nord-oc- la diretta dei beni. La stessa area include un Cenobio cidentale della Basilicata. Il centro demico, distante benedettino intitolato a S. Pietro risalente al XII-XIV circa 40 Km a S da Potenza, sorge in buona parte su secolo, ormai in stato di rudere. Le attività di ricerca, di un colle ad un’altitudine massima di m 795 s.l.m., sviluppatesi nel corso del 2013-2014, hanno riguar- di fronte al versante settentrionale del monte Voltu- dato in primo luogo la realizzazione di campagne di rino. Alle pendici del colle scorre la fiumara ‘La Ter- ricognizione archeologica negli areali circostanti il ra’, affluente del Camastra, che divide l’abitato da un cenobio, seguite dalla catalogazione e studio dei ma- borgo, Sant’Antuono, sorto fuori delle mura in età nufatti identificati nel corso del survey; contempora- tardo medioevale. L’intero territorio è caratterizzato neamente si è proceduto allo studio delle fonti edite da un ricco patrimonio culturale, archeologico, pae- sul manufatto architettonico di S. Pietro e allo spo- saggistico e monumentale, in gran parte ancora poco glio della bibliografia ed in seguito alla realizzazione noto e che necessita degli indispensabili interventi di di campagne fotografiche e di rilievo delle strutture e studio, conservazione e valorizzazione. In quest’ot- delle tecniche edilizie relative al complesso edilizio. tica ha preso avvio nel 2013 un progetto di ricerca Al fine di comprendere l’eventuale presenza di strut- promosso dall’Amministrazione comunale e affidato ture sepolte pertinenti il cenobio, di cui è rimasto in alla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici alzato solamente l’edifico di culto con annessi di età dell’Università degli Studi della Basilicata e all’Isti- moderna, le indagini preliminari sono state integrate tuto per i Beni Archeologici e Monumentali del CNR, da una campagna intensiva di indagini archeogeofisi- sezione di Potenza, volto ad approfondire le cono- che (indagini georadar e geomagnetiche) e da rilievi scenze su tale patrimonio e ad attuare interventi di aerei e topografici per la redazione della cartografia fruibilità e divulgazione. digitale della zona. L’attenzione è stata rivolta innanzitutto ad una por- zione di territorio a sud-ovest dell’abitato, in località S. Pietro (F. 42 P. 52) in cui, già nel 2010 la Soprinten- denza per i Beni Archeologici della Basilicata aveva segnalato alcune evidenze relative ad insediamenti rurali di fine IV – inizi III secolo per le quali, in data 5/07/2010 aveva comunicato al Comune di Calvello I monaci pulsanesi e Calvello di Francesco Panarelli Tra i pochi santi medievali di origine lucana il più due aree ben precise: gli Abruzzi e la Basilicata. importante fu probabilmente Giovanni da Matera (m. Quasi contemporaneamente, negli anni ’40 del XII 8 1139), eremita e predicatore che nei primi decenni secolo, compaiono tra le dipendenze del monastero del XII secolo attraversò – spesso in compagnia di pulsanese due importanti priorati, entrambi intitolati Guglielmo da Vercelli, fondatore dei monasteri di S. a S. Pietro e destinati a trasformarsi in abbazie. Il Maria di Montevergine e di S. Salvatore del Goleto primo monastero è in località Vallebona, nell’area - ampia parte del Mezzogiorno italiano e della della Maiella, e fu contraddistinto da connotati Basilicata; tra gli altri luoghi si fermò nei pressi di ascetici che ne fecero alla fine del XIII secolo una Tricarico, di Monteserico e Ginosa e forse ancora comunità esemplare per la nascente congregazione nella natia Matera. La sua impresa più importante degli eremiti legati a Pietro da Morrone, cioè al futuro fu la creazione della rete monastica che fece capo papa Celestino V. Il secondo è invece collocato presso a S. Maria di Pulsano sul Gargano a partire dal Calvello, nel cuore della odierna Basilicata. Anche 1129. Rigore di vita, aspirazione ascetica, apertura il priorato di Calvello, come tutte le altre fondazioni verso le aspettative di vita religosa delle donne, ma pulsanesi nel Regno di Sicilia, ebbe un carattere anche rigorosa organizzazione della vita cenobitca extraurbano, segno non solo del distacco rispetto caratterizzarono quella fondazione, dove abbastanza ai centri urbani, ma anche della volontà di meglio rapidamente, dopo la morte di Giovanni si assunse la raccordarsi all’ambito rurale e alla società agraria; regola di san Benedetto. A parte alcune dipendenze altre furono le scelte di quegli stessi monaci al di più lontane in Toscana, Emilia e Dalmazia, la rete fuori del Regno di Sicilia. pulsanese contava una dozzina di cospicui priorati Difficile comprendere i percorsi che indussero sul Gargano e nella piana del Tavoliere, ma presto i monaci di Pulsano ad ottenere una cospicua si segnalò una estensione della sua presenza verso dipendenza proprio in questa area della Basilicata e non invece nel più vicino contesto materano. un’area rurale in cui tornava ad essere più intensa È possibile che l’artefice del passaggio della chiesa la frequentazione umana, ed ancora con aspetti di Calvello ai monaci di Pulsano sia stato Matteo, che economici legati alla gestione di movimenti e aveva il controllo di Calvello alla metà del XII secolo. spostamenti tra aree di montagna (il Volturino, A lui si deve nel 1147 la donazione di una chiesa la Maiella, il Gargano) con la grande pianura del intitolata alla SS. Trinità nel territorio di Calvello al Tavoliere. Il disegno della transumanza delle priore di S. Pietro in Cellaria; che qui vi fosse una greggi va quindi adeguatamente considerato per vera comunità monastica e che i monaci fossero di comprendere le ragioni dell’insediamento pulsanese obbedienza pulsanese risulta però solo dal più tardo a Calvello. Non fu certo casuale una espansione privilegio pontificio concesso nel 1177 da Alessandro contemporanea sulle montagne abruzzesi e su quelle III a S. Maria di Pulsano, dove, tra le altre dipendenze, lucane, connessa al millenario ritmico alternarsi si elencava anche “monasterium Sancti Petri de delle greggi tra la pianura pugliese e la montagna Cellaria, quod situm est in territorio castri Calvelli appenninica. Le ripercussioni di queste scelte si cum pertinentiis suis”.

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