BOLLETTINO PARROCCHIALEBOLLETTINO PARROCCHIALE Melano

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BOLLETTINO PARROCCHIALE Melano - Maroggia - Bissone Anno pastorale2020-2021 Autunno-inverno La parola del nostro Papa continuazione Sintesi dell’Esortazione aposto- lica “Gaudete et exultate”: chiamata alla san- tità nel mondo contemporaneo – di Papa Francesco Preghiera e adorazione: «Infine, mal- trasformarci grado sembri ovvio – precisa France- facilmente in sco – ricordiamo che la santità è fatta di burattini alla apertura abituale alla trascendenza, che mercé delle si esprime nella preghiera e nell’ado- tendenze del razione» (147). Il Papa chiede: «Ci sono momento» momenti in cui ti poni alla sua presenza (167). Questo in silenzio, rimani con Lui senza fretta, e discernimento ti lasci guardare da Lui?» (151). Ma que- «è necessario non solo in momenti stra- sto silenzio orante non è «un’evasione ordinari», di fronte a decisioni cruciali. che nega il mondo intorno a noi» (152). «È uno strumento di lotta per seguire In lotta contro il diavolo: Il quinto capi- meglio il Signore… Molte volte questo si tolo avverte che il cammino per la santi- gioca nelle piccole cose, in ciò che sem- tà è anche «una lotta costante contro il bra irrilevante». Pertanto il Papa chiede diavolo, che è il principe del male» (159). «a tutti i cristiani di non tralasciare di Il «male» citato nel Padre Nostro è «il fare ogni giorno… un sincero esame di Maligno» e «indica un essere personale coscienza» (169). che ci tormenta» (160). «Non pensiamo Ascoltare e rinunciare ai propri sche- dunque che sia un mito, una rappresen- mi: Solo «chi è disposto ad ascoltare tazione, un simbolo, una figura o un’i- – conclude Francesco – ha la libertà di dea. Tale inganno ci porta ad abbassare rinunciare al proprio punto di vista par- la guardia, a trascurarci e a rimanere più ziale e insufficiente, alle proprie abitu- esposti. Lui non ha bisogno di posseder- dini, ai propri schemi. Così è realmente ci. Ci avvelena con l’odio, con la tristez- disponibile ad accogliere una chiamata za, con l’invidia, con i vizi» (161). E può che rompe le sue sicurezze ma che lo portare alla «corruzione spirituale», che porta a una vita migliore» (172). Questo «è peggiore della caduta di un peccato- atteggiamento «implica, naturalmen- re, perché si tratta di una cecità como- te, obbedienza al Vangelo come ultimo da e autosufficiente dove alla fine tutto criterio, ma anche al Magistero che lo sembra lecito» (165). custodisce, cercando di trovare nel teso- La via del discernimento: «Come sape- ro della Chiesa ciò che può essere più re se una cosa viene dallo Spirito Santo o fecondo per l’oggi della salvezza. Non si se deriva dallo spirito del mondo o dallo tratta di applicare ricette o di ripetere il spirito del diavolo? L’unico modo – ricor- passato», perché «quello che era utile in da Francesco – è il discernimento», che un contesto può non esserlo in un altro. «è anche un dono che bisogna chiede- Il discernimento degli spiriti ci libera re» (166). «Al giorno d’oggi – continua dalla rigidità, che non ha spazio davanti il Papa – l’attitudine al discernimento è al perenne oggi del Risorto» (173). diventata particolarmente necessaria… Il Papa: “Ecco la via per una santità alla Tutti, ma specialmente i giovani, sono portata di tutti”, di Andrea Tornielli, in esposti a uno zappino costante… Senza “La Stampa Vatican Insider” del 9 aprile la sapienza del discernimento possiamo 2018. 2 TM La parola del nostro Vescovo Omelia di Mons. Vescovo Valerio Lazzeri per la Solennità di Pentecoste. Lugano, Cattedrale di San Lorenzo, 31 maggio 2020 Carissimi, tere internazionale e multiculturale, a la discesa dello Spirito Santo sugli una ONG particolarmente entusiasta apostoli, riuniti a Gerusalemme con che ha trovato il segreto di una comu- Maria, le donne e i familiari di Gesù, è nicazione sociale irresistibile. Ciò che all’origine della prima manifestazione emerge è una Parola che ha l’energia pubblica della Chiesa. Ciò che accade di farsi udire alla radice della coscienza dentro comincia a vedersi anche fuori. di chi la ascolta, nell’intimità del pro- Il racconto degli Atti, però, non si limi- prio essere chiamati all’esistenza. ta a descriverci gli effetti esteriori della Pentecoste. Il resoconto comprende È questo il nucleo essenziale che ci anche la prima impressione che gli viene oggi ripresentato: dallo Spi- stessi discepoli di Gesù, “colmati di rito che la costituisce e la anima, la Spirito Santo” (At 2,4), esercitano sulle Chiesa è chiamata continuamente ad persone da loro incontrate. attingere l’energia per risvegliare in Non mi riferisco al fraintendimento di ogni essere umano ciò che in lui è più chi li prende per ubriachi. Parlo piut- autentico e originario. Sotto l’azione tosto dell’impatto interiore della pre- dello Spirito, infatti, si estingue ogni dicazione ecclesiale su chi si trova ad sensazione d’isolamento, di esclusione ascoltarla per la prima volta. “Tutti e di insignificanza. Come cristiani, non costoro che parlano non sono forse abbiamo, in primo luogo, una dottri- Galilei? E come mai ciascuno di noi na o una morale da trasmettere. Ciò sente parlare nella propria lingua che prevale è l’agire di Dio nella sto- nativa?” (letteralmente: “nel proprio ria e nel mondo, la possibilità che in dialetto nostro in cui nascemmo”) (At ogni circostanza si accenda nei cuori 2,7-8). “Siamo Parti, Medi, Elamiti… e il fuoco della carità divina, che toglie li udiamo parlare nelle nostre lingue dal grigiore e dall’anonimato ogni esi- delle grandi opere di Dio” (At 2,9-11). stenza, inaugurando così, attraverso la Qui sta la novità decisiva: lo Spirito di rivelazione dei figli di Dio, la trasfigura- Cristo dà alle nostre parole umane una zione dell’intera creazione, finalmente potenza che sorprende. Ciò che appa- restituita alla sua vocazione originaria re nella Chiesa è una maniera nuova di di liturgia, di celebrazione cosmica di comunicare tra esseri umani. Vengono Colui che l’ha pensata e la sostiene superate le barriere, senza distrugge- nell’essere. “Tutti siamo dissetati dal re le differenze. Sono tolti di mezzo medesimo Spirito” (1cor 12,13). L’ac- gli ostacoli e si accendono le partico- qua è una sola, ma i suoi effetti sono larità. Si è uniti come non è mai capi- molteplici. Ogni creatura ne esprime in tato prima. Eppure, nessuno si sente una maniera unica l’inesauribile fecon- privato di ciò che gli è maggiormente dità. Perciò, l’unità non è il risultato proprio. Con ogni evidenza, non siamo dello sfrondamento delle diversità. Al semplicemente di fronte a un’organiz- contrario! È la festosa armonia, l’or- zazione religiosa o filantropica di carat- dine misterioso che si forma a partire 3 TM dalla composizione per grazia delle la perseveranza, la fiducia incrollabile fruttificazioni più varie e imprevedibili. nella bontà di ciò che siamo a parti- Solo una cosa ci è richiesta: non mette- re dall’alto, di ciò che siamo chiamati re più condizioni al compimento in noi a essere con il nostro volto e il nostro dell’opera di Dio; diventare ogni gior- nome, la nostra lingua, la nostra cul- no di più poveri, spogli e interiormente tura e la storia di cui siamo portatori liberi per lasciarci inondare dalla linfa nella nostra concretezza umana. divina, che Gesù chiede ai Suoi di rice- vere fin dalla sera di Pasqua: “Riceve- La Pentecoste ci assicura che c’è un te lo Spirito Santo. A coloro a cui per- contagio che può vincere su ogni altro donerete i peccati saranno perdonati; contagio che affligge questo mondo a coloro a cui non perdonerete, non malato: il contagio dell’Amore eterno saranno perdonati” (Gv 20,22-23). Non che, come dice Sant’Ireneo, si è abi- si tratta di una limitazione. Il Signore tuato con Gesù a circolare nelle arterie indica qui in maniera precisa il dono e nelle vene di un corpo umano come più grande che ciascuno di noi può il nostro, fino a irrigare con la sua linfa fare a Dio: quello dei nostri peccati da vivificante anche l’ultima fibra di ogni perdonare, delle ferite da guarire, di realtà corporea e materiale. tutte le nostre inconsistenze da risana- re. Carissimi, questa mattina possiamo Sì, il primo miracolo dello Spirito è accedere di nuovo tutti alla mensa questo: togliere i nostri linguaggi eucaristica, dopo il forzato digiuno umani dal generico e dal superficia- delle ultime settimane. Non rallegria- le, dall’interessato e dall’utilitaristico, moci soltanto perché possiamo ripren- dalla letteralità che uccide o dall’eva- dere finalmente le nostre vecchie abi- nescenza che illude. tudini religiose. Fare la comunione non Effuso nei cuori, il Dono dall’alto è la garanzia di poter disporre mag- comincia ogni volta a far sperare che giormente di Gesù per i nostri bisogni. si possa davvero parlare alla persona È accogliere il Signore, che supera le che incontriamo, farle sentire la sua porte chiuse dalle nostre paure e dalle preziosità agli occhi di Dio e accendere nostre diffidenze e accettare che, con in lei la convinzione profonda di essere il Suo Soffio, le spazzi via, che Egli fac- amata e di poter amare. cia della nostra vita una missione nella Sua: “Pace a voi! Come il Padre ha Il frutto della Pasqua di Gesù, la fecon- mandato me, anch’io mando voi” (Gv dità divina della Sua risurrezione dai 20,21). morti, non elimina, certo, le fatiche che Non limitiamoci a consumare indistur- dobbiamo continuare a fare, le difficol- bati e privatamente questa sovrabbon- tà specifiche che dobbiamo affrontare danza incontenibile! La Sua pace non anche in questo momento di ripresa, viene semplicemente a riempire un progressiva e prudente, delle attività vuoto. Ci è data per lasciarla traboc- che abbiamo dovuto interrompere a care in ogni momento, verso gli altri e causa della pandemia.

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