San Marco in Syivis

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1 INDICE ANNO XXXIII (n. s.), n. 140-141 GENNAIO-APRILE 2007 [In copertina: Castelmorrone, Panorama] (Fra parentesi il numero di pagina nell’edizione originale a stampa) Editoriale (M. Corcione), p. 3 (5) Abbascio, 'ncoppa e sotto, dinto e fora, arèto e 'mmieze (Aversa: i luoghi e la storia) (L. Moscia), p. 5 (7) Castel Morrone nella lepidina dell'umanista Giovanni Pontano (G. Iulianiello), p. 32 (42) Gli antichi registri matrimoniali della Basilica di San Tammaro di Grumo Nevano (I) (G. Reccia), p. 36 (47) La famiglia D'Azzia di Capua e note biografiche di Alessandro D'Azzia (1774-1834) (L. Russo), p. 40 (51) La Principessa di Sant'Antimo: un ritratto per l'immortalità (A. Iommelli), p. 48 (60) Capodichino e l'entroterra napoletano (S. Giusto), p. 51 (64) Giorgio Arcoleo. Un costituzionalista lungimirante (P. Nocerino), p. 59 (74) L'Arcos di Benevento museo d'arte contemporanea del Sannio (G. A. Lizza), p. 69 (87) Recensioni: A) Sant'Antimo nel Settecento, un contributo di storia economica (di M. Puca), p. 72 (91) B) San Pietro Infine. Ricerche storiche e artistiche (a cura di F. Avagliano), p. 74 (94) C) Le edicole votive di Aversa (C. Muccio), p. 75 (95) D) Ricerche storiche su Villa di Briano (L. Santagata), p. 77 (96) E) Alfonso Maria de Liguori (R. Giglio, G. Lissa, G. Salzano), p. 78 (97) F) Il centro storico di Aversa: Piano di recupero 1996-2003 (L. Colombo, G. Fiengo), p. 79 (99) G) Un cardinale di nome Giulio: il Mazzarino (F. Papa), p. 81 (100) H) L'altra metà della storia, spunti e riflessioni su Napoli da Lauro a Bassolino (M. De Marco), p. 82 (102) Avvenimenti, p. 84 (104) Vita dell'Istituto, p. 85 (105) Elenco dei Soci, p. 88 (111) 2 EDITORIALE La Rassegna Storica dei Comuni, con questo numero, cambia veste tipografica, per essere più aderente alle rinnovate esigenze editoriali e per venire incontro alla richiesta dei soci e di tutta l’utenza. E’ la quarta volta che la rivista indossa un nuovo vestito e, come usa dirsi oggi, si rifà il look. I primi numeri (ma siamo già alla storia della pubblicazione!) uscirono con una sovraccoperta quasi anonima, a voler sottolineare l’iniziativa coraggiosa e ricca di speranza di un gruppo di intellettuali, guidati dal mitico Sosio Capasso, che si inoltravano sui sentieri, non proprio del tutto agevoli, della ricerca storica, e di quella storico-locale in particolare, in un periodo in cui non le era stata riconosciuta in maniera adeguata una dignità scientifica, meno che mai quella accademica. Successivamente la Rassegna arricchì la sua copertina con il famoso dipinto di Ambrogio Lorenzetti Il mito del buon governo, che si può ammirare nell’androne del Palazzo di Città di Siena. Ma quello fu anche il tempo di una, importante e fondamentale, svolta editoriale. La Rassegna diventò, per atto munifico del suo proprietario Sosio Capasso, organo ufficiale dell’Istituto di Studi Atellani, acquistando nuovo respiro ed aprendosi alla partecipazione a convegni e giornate di studio con contributi di alto tono dei suoi ricercatori. Valga, per tutti, il Convegno di Barletta, che può considerarsi una pietra miliare nella evoluzione della nostra pubblicazione. L’ultima copertina, prima dell’attuale, segnò anche l’avvio della nuova stagione, in cui i redattori raccolsero i frutti delle passate esperienze condotte sul campo, attestandosi sulla frontiera di una forte valenza della storia locale. Bisogna, in verità, ricordare che nel frattempo il grande convegno sulla “fortuna” della storia locale, organizzato da Cinzio Violante (ricordato recentemente da Cosimo Damiano Fonseca nell’intervista a Cinzio Violante: Cinzio Violante. Le contraddizioni della storia. Dialogo con Cosimo Damiano Fonseca, Sellerio editore. Palermo, 2002) per conto della Società Storica Pisana e quello della Società Abruzzese di Storia Patria, volti a ridiscutere in una diversa “prospettiva” il rapporto tra Storia Generale e Storia Locale, hanno fatto il punto sulla nuova realtà della ricerca storica locale, evidenziando l’importanza di questi studi, prima a torto considerati di dimensione assai circoscritta. Archiviato – si fa per dire – questo nuovo segmento di vita dell’Istituto, la Rassegna cambia ancora veste tipografica, facendo tesoro delle esperienze – ci auguriamo - pregresse e mettendo in cantiere iniziative, che dovranno raccogliere di sicuro i consensi degli studiosi e dei lettori. Innanzitutto, si accentuerà il rapporto con i lettori e con il territorio attraverso l’organizzazione di giornate di studio, tavole rotonde, colloqui, convegni, ecc,. che spazieranno dal campo storico a quello sociale, da quello letterario a quello filosofico, da quello artistico a quello culturale e via dicendo. Naturalmente i risultati troveranno ospitalità e spazio nelle pagine del periodico. Già sono in preparazione due convegni: il primo su Padre Sosio Del Prete e Suor Antonietta Giugliano per la circostanza della loro beatificazione, e l’altro su momenti della vita e delle opere degli uomini illustri di Frattamaggiore. Vi è poi il progetto d preparare giornate di studio su Sosio Capasso e la sua opera di storico locale. Il volano di questo nuovo fervore di attività è il nuovo presidente dell’Istituto, il dott. Francesco Montanaro che, egregiamente coadiuvato dai suoi ottimi collaboratori, ha raccolto la grande eredità del maestro, dimostrando una notevole esperienza di organizzatore culturale ed una sensibilità di storico non comune. Infine mi sia consentito di suggerire un progetto di lavoro che cataloghi per confronto i risultati della ricerca storica generale e di quella locale, affidandone la realizzazione ad un personaggio di grande spessore scientifico, di profonda competenza, di notevole 3 posizione accademica, che mi permetterei di individuare nel notissimo medievista, prof. Gerardo Sangermano, ordinario di Storia Medievale nell’Ateneo salernitano, che già ha onorato le pagine della nostra rivista con la sua prestigiosa firma, seguendo con particolare attenzione e curiosità la nostra attività. Infine, at last but not the least, quasi a tener fede alle proposte ed alle speranze dell’editoriale, invito a leggere in questo nuovo “primo numero” per il loro interesse i saggi e gli articoli della “nostra” Silvana Giusto, di Pasquale Nocerino, Lello Moscia, Luigi Russo, Gianfranco Iulianiello, Giovanni Reccia, Giuseppe Alessandro Lizza, Antonio Iommelli. MARCO CORCIONE 4 ABBASCIO, ‘NCOPPA E SOTTO, DINTO E FORA FOROFORA, A RÈTO E ‘MMIEZE. (Aversa: i luoghi e la storia) LELLO MOSCIA Il panorama urbanistico di Aversa, pur rifacendosi ad uno dei canoni propri della nascita di città medievali e cioè a quello detto a formazione spontanea1, presentava elementi di distinzione, che esprimevano e soddisfacevano localmente, per stile, le esigenze del vivere quotidiano dell’epoca medievale cui qui ci si vuol riferire. Tutto, infatti, era architettato e realizzato, coordinando luoghi e spazi con la coscienza della realtà ambientale socio-politica. L’azione normanna fece emergere le potenzialità che il locus aveva per posizione e configurazione topografiche, esaltate, possiamo dire, dalle garanzie di protezione offerte dalla spada dei nuovi signori. Infatti, per effetto di essa, un flusso di uomini, di mezzi, strumenti e competenze progressivamente si spostò verso il locus, organizzandosi, secondo arti, mestieri ed etnia, cercando quindi di realizzare una certa omogeneità, al fine di trarre maggior vantaggio dalla realtà ambientale in cui s’insediavano e per sfruttare al meglio gli stimoli mercantili e commerciali che il contesto di uomini e luogo offrivano. Ora, se sotto i Longobardi il locus aveva avuto un rilievo, (diciamo), mediocre, esito conseguito in funzione del fatto che il suo impiego era limitato unicamente all’interesse per lo sfruttamento agricolo e per l’uso come residenza personale; con l’avvento dei Normanni esso riceve un impulso a qualificarsi come centro vivo e vivificante sia sotto l’aspetto culturale che politico-economico. La sequenza dei fenomeni prima indicati è documentata, in un certo qual modo, in parte dall’odonomastica rilevabile in alcuni (ma pochi) casi, ancora in sito; rintracciabile nella documentazione archivistica (atti, contratti, ecc.); tramandata eccezionalmente come un’eco del passato nel koinè dialektos popolare. Vogliamo analizzarla per le verifiche del caso? Iniziamo, allora, registrando l’odonomastica che gli atti d’archivio e la memoria (inconscia) del popolo ancora ci offrono, e poi cercheremo di individuare come l’iniziale e semplice locus si sia trasformato nella contea di vaglio che conosciamo. Solo una piccola premessa. Il disegno politico-militare, esaltato da slanci espansivi per conseguire e consolidare potenza e prestigio, è noto che, impostato da Rainulfo, sarà perseguito dai suoi più immediati successori. È altrettanto noto che esso troverà il suo limite nella poderosa affermazione degli Altavilla, la quale avrà, infine, il suo culmine espressivo nella monarchia. Questo ed altri aspetti storici parimenti documentati, pertanto, li presupponiamo in filigrana al tema in questione, consentendoci però solo qualche esplicito accenno, soprattutto laddove fosse necessario per giustificare oggettivamente il dato odonomastico. 1 Il termine, stando al risultato, non implica criteri edilizi anarchici e conseguentemente risultati irregolari e quindi per niente funzionali. L’abile regia politica di Rainulfo Drengot e dei suoi immediati successori, sollecita l’afflusso e il coagulo di affinità elettive. Le componenti umane e culturali determinano apporti strutturali, tecnico-economici ampiamente

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