A mia madre A mio marito Coordinamento di Enzo Lanzi © 1987 Norma Mascellani e Grafis Edizioni Via 2 Giugno, 4 Casalecchio di Reno - Bologna Tutti i diritti riservati Franco Solmi I Grafis Edizioni Foto di Marco Faggioli Autoritratto, 1928 olio su lavolelfa, cm. 18,5 X 12,5 6 Credo mi sarà consentita una autocitazione ad aper­ dell'artista bolognese potrebbero davvero risolversi tura di queste note sul lavoro di Norma Mascellani, in candide riprese dell'ovattato postimpressionismo intese a dar ragione critica dell'affermazione che mi di Giovanni Romagnoli o in una posizione di chiari­ parve giusto fare scrivendo il testo di apertura per la smo laterale rispetto a quello d'area lombarda dei grande mostra antologica che il Comune di Bologna Del Bon, De' Rocchi, Lilloni e Spilimbergo. Così in­ dedicò alla pittrice nel novembre del 1985. Scrivevo vece non è in quanto, da un lato, Bologna non si rite­ in quella occasione di una finesse dell'opera che ha neva davvero rappresentata da un Romagnoli decisa­ «radici profonde nell'animo dell'artista, nella tene­ mente troppo "francese" per il gusto locale, né ave­ rezza quasi disperata che accompagna l'irruenza di va un Edoardo Persico capace di riproporre l'istanza una personalità in cui fragilità e forza, rigore e perfin venturiana del postimpressionismo contro il dilagare stremata sensibilità all'emozione si uniscono in del Novecento. Poteva tutt'al più, come accadde, straordinario equilibrio. Tutto ciò si riflette nelle dar vita a un movimento di fronda come quello che opere, che non cadono però mai al di là di una ferma si espresse attraverso il gruppo di artisti raccolti at­ misura formale anche quando le vibrazioni d'atmo­ torno alla rivista "L'Orto" che aveva in Poggeschi il sfera, l'impalpabile velo dei riflessi di terre e d'acque più avventurato esponente di quella cultura filofran­ o l'improvviso accendersi di un colore sembrano cese che s'esprimeva a livello letterario nella rivista sfaldare l'immagine o minacciarne la sottile armo­ fiorentina "Il Frontespizio" e in Corrado Corazza nia. Personalmente credo vada sfatato il luogo co­ l'irriverente e caustico pittore -scrittore capace di im­ mune che vorrebbe Norma Mascellani pittrice di fra­ prontitudini che avrebbero dovuto piacere, e invece gile sensibilità ... ». Non intendo con ciò affermare non piacquero, agli strapaesani d'osservanza. Di tut­ che l'accento posto da altri sullirismo affascinato di ta la congerie di manovre politiche che tentavano ·di immagini riconducibili alle alte linee dell'antinove­ costituire anche a Bologna un gruppo di artisti obbe­ centismo e del chiarismo italiano fosse cosa ingiusti­ dienti alle direttive del regime fascista probabilmente ficata o improponibile. lo stesso ho sostenuto, sulla Norma Mascellani neppure si avvide, fissa com'era scorta di una indicazione di Francesco Arcangeli, ai suoi studi accademici e alle esperienze che poteva l'esistenza di una situazione chiarista nella Bologna fare misurandosi con le tecniche del ritratto, del pae­ degli anni Trenta, di cui Norma Mascellani fu parte saggio e della natura morta in termini che troppo assolutamente rilevante. Situazione che, non bisogna sbrigativamente sono stati definiti eclettici e che inve­ dimenticare, si è costruita su una solida e perfin ter­ ce corrispondevano a un'ansia di ricerca aperta che ragna tradizione di realismo e di verismo - si pensi a un critico attento come Carlo Savoia seppe apprezza­ Pizzirani e a Garzia Fioresi - tradotta in termini di re nei suoi giusti valori, vedendovi il convergere di naturalismo vagamente inquieto da Nino Bertocchi e una forza istintiva e di studi coltivati su Giotto, Piero secondo impeti quasi espressionistici da Lea Colli va. della Francesca, i Trecentisti senesi e le decorazioni, Cosa è rimasto di tutto questo nell'opera di Norma da poco scoperte, della Villa dei Misteri. Sono, que­ Mascellani? Una ferma, pervicace, ineludibile misu­ ste, notazioni che cercherò di riprendere e convenien­ ra strutturale senza la quale i più significativi dipinti temente approfondire nel corso del mio lavoro d'in­ 7 Tetti, 1928 olio su cartone, cm. 32 x 25 8 San Luca, 1928 olio su tela, cm. 30 X 40 dagine. Non sono ovviamente le sole a cui ci si può distacco dal "reale" che l'artista avverte anche nei riferire, in quanto sull'opera di Norma Mascellani, momenti di più vorace apprensione, di più ferma sulle sue pitture non meno che sulle incisioni all'ac­ presa dell'immagine. quaforte, esiste una vasta letteratura ,critica a cui non Il periodo di storia bolognese che coincide con l'esor­ credo di poter aggiungere molto, se non forse qual­ dio di Norma Mascellani è stato assai poco studiato e che precisazione di carattere filologico volta a verifi­ si tende sbrigativamente a definirlo usando in senso care i dati di una storia già scritta, e in modo che io peggiorativo il termine "provincialismo", dimenti­ ritengo fra i più esaurienti, in studi monografici im­ cando che di quella cultura provinciale Morandi era portanti come quelli dovuti a Marcello Azzolini. Può un esponente ineludibile, venerato od avversato che invece essere utile verificare il discorso sulla interna fosse. La sua lezione di misura, anche morale, forza strutturale di cui ho accennato all'inizio a pro­ contribuÌ moltissimo a dar fierezza e coscienza mo­ posito delle composizioni anche più apparentemente derna a coloro che non s'appagavano del verismo, svaporanti di Norma Mascellani che, non va dimen­ del naturalismo e del secentismo di ritorno in cui si ticato, è stata allieva di Giorgio Morandi. Dal mae­ volevano ritrovare tratti specifici e gloriosi della tra­ stro essa ha tratto il senso di una metafisicità imma­ dizione bolognese: quasi a riportare l'esigenza di se­ nente nelle cose più quotidiane e la coscienza di un verità dei Valori Plastici e il rivoluzionario tradizio­ 9 nalismo di Margherita Sarfatti e del suo Novecento a fuori dalla scuola, soggetta a nostre imposizioni, for­ più piana e municipale misura. Si dimentica anche, o se eccessivamente severe ma necessarie. Educata ma­ non si conosce, l'influenza che ebbe nella Bologna le, è stata costretta a riprendere dalle origini il con­ degli anni Trenta la cultura cattolica filtrata attraver­ cetto della pittura». Qu~lla «cattiva educazione» a so le pagine de "L'Orto" e riecheggiante nell'opera cui Savoia si riferiva era quella ricevuta da Norma dipinta dei già ricordati Giovanni Poggeschi e Corra­ Mascellani nell'ambiente per molti versi affascinante do Corazza, non meno che negli scritti di quest'ulti­ della Accademia Regazzi frequentata anche dagli mo sul quotidiano "L'Avvenire d'Italia". Papini. scultori Luciano Minguzzi e Giorgio Giordani e dai Lisi, Bargellini, Betocchi erano nomi ricorrenti e pittori Mandelli e Gagliardi. Alcuni di loro saranno Norma Mascellani deve essersi sentita in qualche mo­ suoi compagni all'Accademia di Belle Arti e nelle nu­ do partecipe di una cultura in cui l'afflato spirituali­ merose mostre alle quali l'artista partecipò ottenendo stico coincideva con l'apertura alle voci d'Europa, successi sempre rilevanti e riconoscimenti pressoché ben oltre i limiti del gretto nazionalismo predicato senza riserve da parte della critica più attenta. Che dagli strapaesani ortodossi e ripreso, sia pure con ele­ era poi la critica, appunto, di Carlo Savoia e l'altra, ganza, anche dalle pagine de "L'Italiano" che Lon­ di tono assai più provinciale, dei Giacomelli e dei Bu­ ganesi aveva fondato a Bologna nel 1926. La rivista scaroli ai quali i giovani non perdonavano sempre costituì un punto assai labile di riferimento, pur d'essere loro stessi pittori un po' attardati. Non biso­ avendo fra i suoi collaboratori Cardarelli, Barilli, gna però credere che a Bologna negli anni Trenta spi­ Cecchi e fra gli assidui di redazione Giorgio Morandi rasse uno spirito di rivolta o di contestazione simile a e Giuseppe Raimondi. quello che poteva riscontrarsi a Roma o a Milano. Più impegnata e battagliera la critica che il giovane La vita culturale scorreva su quieti binari e il perbeni­ Carlo Savoia rivolgeva dalle pagine de "L'Assalto" smo di fondo, l'amore per la professione, il rispetto ad un ambiente accademico che non sapeva stare al per i valori del mestiere e anche per il sapere accade­ passo con le novità nazionali. La sola cosa che egli ri­ mico permanevano e non erano neppure scalfiti teneva positiva era la libertà che Augusto Majani, il dall'anticonformismo goliardico. Questo si manife­ suo assistente Ferruccio Giacomelli e Alfredo Protti stava in forme tutto sommato innocenti una volta lasciavano agli allievi del corso di pittura a cui si all'anno durante la festa delle matricole ma s'arresta­ iscrisse all'aprirsi degli anni Trenta Norma Mascella­ va, per esempio, di fronte alla vera o finta solennità ni. Fu appunto in occasione di una mostra dei saggi dei Littoriali della cultura, strumenti attivi di una degli allievi' delle scuole di pittura, d'incisione, di presa di coscienza dei problemi nazionali che sarebbe scultura, d'architettura e di scenografia che apparve stata altrimenti impossibile. Oggi si può pensare che la prima consistente nota critica sulla giovane pittrice sotto il dominio del regime fascista i giovani della ge­ bolognese. Carlo Savoia evidentemente l'aveva se­ nerazione di Norma Mascellani avvertissero segni pe­ guita da tempo, se egli stesso ci dice che l'artista, po­ santi di costrizione, patissero la mancanza di infor­ co più che ventenne «ha trascorso l'inverno e la pri­ mazione sull'arte internazionale, anelassero a molta mavera in ricerche tormentose, eseguite in gran parte più libertà di quanto non fosse loro concessa. Gianni lO La modella, 1931 olio su te/a, CIn . 40 x 60 circa 11 Granzotto, che fu con alcuni dei più scatenati scavez­ zacolli del tempo - Minguzzi, Carlo Doglio, Guido Fassò - fra i più irrispettosi verso la retorica di regi­ me, ha scritto una memoria significativa sulla condi­ zione dei giovani intellettuali di allora: « ..
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