III Prova Di Storia Delle Relazioni Internazionali Premessa

III Prova Di Storia Delle Relazioni Internazionali Premessa

III Prova di Storia delle relazioni internazionali LA POLITICA ESTERA DELL’ITALIA NEL MEDITERRANEO NEGLI ANNI ’50 E ’60 DEL XX SECOLO Premessa generale: il Mediterraneo e i Balcani per ovvie ragioni geopolitiche sono le tradizionali aree di interesse della politica estera italiana. Background dopo la Seconda Guerra Mondiale: la “dimensione atlantica” diventa preminente per l’Italia, che riesce a fatica ad essere ammessa nell’Alleanza Atlantica e a far includere il suo territorio nei piani difensivi dell’Alleanza. I Balcani, sotto dominio comunista, offrono nessuna possibilità di intervento, la “questione di Trieste” ci contrappone alla Jugoslavia, Grecia e Turchia non sono certo disposte a riconoscere una leadership italiana nel fronte sud, che comunque resterà sempre secondario nella strategia della NATO. Ambizioni italiane: la perdita delle colonie si rivela, direbbe un inglese, “a blessing in disguise”, evitando all’Italia conflitti e permettendole di sviluppare una politica di amicizia con i Paesi del “Mediterraneo allargato” di vecchia (Iran) o nuova indipendenza. Tali ambizioni però sono bloccate e risultano velleitarie finché l’Italia non avrà liquidato le eredità negative della sconfitta. Lo spartiacque del 1955: il 1955 fu un anno significativo per la politica estera italiana. A parte l’ingresso nella UEO, con la conclusione dell’iter di revisione delle clausole militari e con l’ammissione all’ONU, erano risolte le due questioni che ancora richiamavano la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale e la non piena parità in campo internazionale. Trieste era stata bene o male risolta l’8 ottobre 1954 (memorandum d’Intesa, non trattato, che trasferisce amministrazione, non sovranità). Inizio della crisi del centrismo (DC, PLI, PRI, PSDI), elezione di Giovanni Gronchi, DC di sinistra, con velleitarie ambizioni “presidenziali” critico dell’adesione all’Alleanza Atlantica da un punto di vista “nazionalista”. Un dato accomunava, con diverse sensibilità, tutti i maggiori protagonisti politici della politica estera italiana di quegli anni, da Scelba a Martino, da Gronchi ad Antonio Segni, da Pella ad Amintore Fanfani, da Enrico Mattei a Giorgio La Pira, pur divisi su altre questioni: il desiderio, chiusi i conti con il passato e ottenuto il pieno reinserimento nella comunità internazionale, di affermare un ruolo più attivo, di “Grande” per l’Italia, o addirittura un suo “primato”. La prima distensione sembra offrire spazi di manovra, nella “zona grigia” del Mediterraneo, dove le logiche della Guerra Fredda appaiono meno ferree. Il neoatlantismo: termine coniato da Pella nel 1957, democristiano di destra e atlantista ortodosso. Esprime la volontà, grazie anche alla crisi delle posizioni di Francia e Gran Bretagna a causa della crisi di Suez, di offrirsi agli Stati Uniti come loro alleato privilegiato nel Mediterraneo. Secondo Fanfani si tratta di allargare il consenso all’Occidente dialogando con i Paesi della sponda sud. Risponde a interessi nazionali dell’Italia, prestigio, forniture energetiche, velleità di un ruolo primario di dialogo e mediazione. Gli atlantisti ortodossi (destra DC, laici minori, PLI, PRI e PSDI) sono spesso critici della deriva filo-araba. Il neoatlantismo è anche funzionale all’apertura a sinistra (fuori dal governo il PLI, dentro il PSI). Fanfani, Mattei e La Pira esponenti delle sue tre anime. Il governo Fanfani del 1958 espressione del neoatlantismo (ascesa dei Mau Mau), i governi Segni dell’atlantismo ortodosso. Fatti concreti: La posizioni su Suez e Libano. Accettazione pronta dei primi euromissili, prezzo da pagare per avere una certa libertà di manovra. “Piano Pella” per il Mediterraneo (mai decollato). L’episodio della lettera di Gronchi ad Eisenhower. Le proteste a Washington contro i “direttori” nella NATO. Le iniziative dell’ENI e di La Pira. Il viaggio a Mosca nel 1960 che finisce in rissa. L’opposizione al gollismo. Gli Stati Uniti furono disposti a largheggiare in riconoscimenti verbali ed in qualche concessione formale che soddisfacesse le ambizioni dell’Italia, ma ritenevano che essa, pur godendo nell’area del Vicino e Medio Oriente di un’eccellente reputazione e pur intrattenendo buoni rapporti con tutti quei Paesi, sopravvalutasse la sua influenza e non avesse i mezzi economici per sostenerla. Probabilmente le attenzioni di Washington per l’amor proprio italiano erano più un riconoscimento ed un incentivo per la libera disponibilità del proprio territorio garantita alla NATO dall’Italia che un segno di apprezzamento per la politica mediterranea di Roma. Il centro-sinistra: Per Sergio Romano «il centro-sinistra [...] divenne gradito a Washington nel momento in cui fu chiaro che la nuova costellazione, per il suo anti-gollismo, sarebbe stata ancora più infeudata all’America, per certi aspetti, del vecchio centrismo degasperiano». L’avvio della “grande distensione” avrebbe potuto stabilire una particolare consonanza tra Roma e Washington, che fu però ostacolata da vari fattori, come il relativo disinteresse del presidente Lyndon Johnson, impegnato in Vietnam, per l’Europa, a differenza di Kennedy e di Eisenhower, e l’enfasi di Moro sulla politica interna. Dissensi con Washington riguardo alla guerra arabo-israeliana dei “sei giorni” nel 1967. Tra le ultime iniziative di Fanfani e Moro relative alla NATO ed al Mediterraneo vanno ricordati i colloqui del 20 e 21 dicembre 1967 con una delegazione del governo di Malta, da tre anni indipendente, guidata dal Primo ministro Giorgio Borg Olivier. Con il 1968 inizia una fase di instabilità politica e crisi economica che limita le possibilità della politica estera italiana. Errori più frequenti: Non è vero che vi furono soprattutto governi monocolore DC. Mattei morì del 1962. I Mau Mau o “uomini panga” erano diplomatici di carriera fedeli a Fanfani. Gaetano Martino era un esponente del Partito Liberale. Il centro-sinistra organico (DC, PSI, PSDI, PRI) inizia nel 1963. .

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