1 MIX-NEWS a cura di Massimo Vecchi VELENI - 1 Frecciate e randellate fanno di Baricco un caso La stroncatura è un metodo che ogni tanto rispunta nella repubblica delle lettere. Capita quando il responsabile culturale di un giornale, una rivista, una trasmissione radiofonica o un contenitore televisivo (questo è il massimo) tira fuori dal taschino l’idea, a suo dire, vincente, quella che può dare una scossa e catturare il pubblico. Perché la gente gode nel vedere messi alla berlina quei personaggi che normalmente vengono imposti alla sua ammirazione. In genere non è così e dopo un po’ la trovata viene rimessa in archivio. Ma se il metodo risulta spuntato, il tema però può rimanere sul tappeto. È quanto è accaduto in questi mesi forse con qualche eccesso di partecipazione. Ma in fondo discutere è bello. A dare il via al rodeo è stato Alessandro Baricco (nato a Torino nel 1958), nome di spicco delle nostre lettere, romanziere con un pacco di best seller all’attivo in Italia e fuori, autore teatrale, conduttore televisivo di successo (da ricordare la trasmissione musicale L’amore è un dardo, corruzione popolare de L’amor ond’ardo del Trovatore, e del programma sui libri Pickwick, del leggere e dello scrivere,), fondatore e direttore della Holden, scuola di scrittura creativa, e forse altro ancora. Ebbene Baricco, tre mesi dopo l’uscita del suo ultimo romanzo Questa storia, un altro best seller, si ribella a due tra i più autorevoli critici militanti, Pietro Citati e Giulio Ferroni, due “mandarini” li definisce, che hanno stroncato i suoi ultimi due libri, il romanzo sopra citato e la riscrittura dell’Iliade, con giudizi espressi, anzi con frecciate tirate, non in vere recensioni, ma di traverso, tra parentesi, scrivendo d’altro. Lo fa in lungo articolo, intitolato Autodifesa di uno scrittore – Cari critici leggetemi e dopo stroncate, che comincia in prima pagina nella Repubblica del 1° marzo scorso e prosegue nelle pagine culturali. Durissima la replica di Ferroni, che sull’Unità del giorno dopo ripubblica la sua recensione a Questa storia, scritta per il numero di dicembre della nuova rivista Il Giudizio universale, e pone questo titolo: Caro Alessandro, io ti ho recensito. Sei tu che non mi hai letto. La polemica si amplia e si infuoca anche. Intervengono, tra gli altri, Ranieri Polese sul Corsera con Dieci modi di stroncare (en passant), Maria Serena Palieri sull’Unità con Baricco vende troppo per piacere alla critica?, Asor Rosa, Berardinelli, Lavagetto, Orengo, Sanguineti, Sinibaldi e Trevi dicono la loro in un’inchiesta di Simonetta Fiori sulla Repubblica, corredata da una nota di Ferroni che ribadisce il proprio punto di vista, e dagli articoli di Nello Ajello Da Omero a Joyce tanti grandi liquidati come spazzatura, di Carla Benedetti Ma c’è chi lancia libri di plastica e di Loredana Lipperini Gli internauti: “ha ragione Alessandro“. La diatriba prosegue con altre firme: Antonio Moresco ancora sulla Repubblica con Quel lato bambino di Baricco, Paolo Di Stefano sul Corriere con Una stroncatura? Baricco, eccola qui, in cui cita i giudizi negativi su Questa storia scritti da Renato Barilli in una recensione pubblicata con qualche giorno di ritardo sulla rivista l’immaginazione; Aldo Grasso, anche lui sul Corsera, ne parla però di traverso nella sua rubrica di critica televisiva A fil di rete, questa volta intitolata Il Paese di Tricche Balacche, infine, ma solo per questo lotto, Giuseppe Scaraffia sulla Domenica del Sole 24 Ore con una pungente satira fantascientifica dal titolo La disfida di messer Barocco, tratta, dice, da un avveniristico manoscritto ritrovato per caso che rievoca “una singolare tenzone sul mercato letterario del 2006”. Prendendo spunto dalla polemica, Edmondo Berselli amplia il discorso pubblicando sulla Repubblica del 3 marzo La mappa del potere letterario, un’inchiesta a largo raggio, attorno alla quale si collocano altri interventi sul caso Baricco: una intervista di Antonio Monda da New York a Robert Silvers, direttore della New York Review of Books, intitolata Le tre regole d’oro del 2 recensore: qualità, competenza e distacco; una lettera di Carlo Lucarelli (compagno di scuderia di Baricco nella Fandango) indirizzata appunto a Caro Baricco, anch’io sono stufo dei mandarini; un’altra lettera, al direttore stavolta, intitolata Quei maliziosi libri di plastica, in cui Pietrangelo Buttafuoco, allo stesso modo di Baricco, si lamenta di una doppia stroncatura trasversale infertagli il giorno prima da Carla Benedetti e dall’impaginatore dell’articolo; quindi una nota di Antonio Scurati Nell’epoca del pop. La Mappa di Berselli nella sua esposizione grafica pone a fianco del grande albero Gli intellettuali editori, di ieri e di oggi, da Giorgio Bassani della Feltrinelli a Italo Calvino della Einaudi, dallo stesso Giulio Einaudi a Vittorio Sereni della Mondadori, da Ernesto Franco della Einaudi a Roberto Calasso della Adelphi, da Gian Arturo Ferrari della Mondadori a Luigi Brioschi della Longanesi. Invece fra i rami trova posto un gran numero di Critici, suddivisi in I mostri sacri, come Benedetto Croce, Emilio Cecchi e Giacomo Debenedetti; La neoavanguardia con Umberto Eco, Alfredo Giuliani, Edoardo Sanguineti e Angelo Guglielmi; I militanti e scrittori, tra cui Pietro Citati, Cesare Garboli, Franco Fortini, Alberto Asor Rosa, Geno Pampaloni, Pier Paolo Pasolini. Segue la categoria Post Sessantotto con nomi come Alfonso Berardinelli, Franco Cordelli, Giulio Ferroni, infine I giovani Massimo Onofri, Andrea Cortellessa, Emanuele Trevi e Marco Belpoliti. Nel testo, lungo e articolato, Berselli smonta «l’idea che nell’editoria italiana esistano sacerdoti, santuari e centri di potere», sicché la sua Mappa del potere letterario viene vanificata. È una cosa che risale al passato, ormai «l’editoria si è trasformata in un fenomeno di massa modellato dal marketing», sostiene. Basta dare uno sguardo alle classifiche dei best seller per accorgersi che «il mercato è permeabile a qualsiasi influsso, sia da parte dei trendsetter più snob, sia da parte della televisione più trash». Oggi anche la galassia Mondadori sacrifica «profili di identità alla regola economica». In questo contesto Berselli ritorna al caso Baricco dicendo che la manovra spettacolare tentava di «trasformare in cult non tanto un autore o un libro, bensì, per via mediata, un editore, Fandango. Il romanzo Questa storia doveva fare da apripista, con il suo marketing di tipo cinematografico, con le quattro diverse copertine divenute subito manifesti stradali, icone letterarie da piazza, all’affermazione sul mercato di un editore “all star”, governato da una sacerdotessa dell’editoria commerciale, l’ex Rizzoli Rosaria Carpinelli, e promosso da testimonial come Sandro Veronesi e Carlo Lucarelli». Ma allora, vien da chiedere, sacerdoti e scrittori di peso ci sono ancora? Berselli tira dritto e conclude: «L’industria è l’industria, e in questa tautologia il potere dei critici, quando ancora resiste e si manifesta, è una funzione parareligiosa, ma probabilmente, alla fine, residuale». Be’, forse in questo caso l’industria editoriale gongola. Lo scontro furioso innescato da Baricco, tutto sommato ha catturato l’attenzione della gente. Forse non è la stroncatura che fa vendere, ma lo scambio di randellate. Letterarie, s’intende. VELENI – 2 Quattro severi docenti sbattono in castigo Baricco, Scarpa, Lucarelli e la Santacroce Non si erano ancora affievoliti i sibili delle frecce scagliate, come s’è visto, per ogni dove, quando ai primi di settembre il frastuono di un’altra offensiva è salito dalle librerie dove era approdato un volume dal titolo dichiaratamente polemico: Sul banco dei cattivi. A proposito di Baricco e di altri scrittori alla moda, editore Donzelli (pp. 94, € 10,90). Quattro le firme dei “maestri” e quattro gli “alunni” castigati: Giulio Ferroni punisce Alessandro Baricco, Massimo Onofri sanziona Isabella Santacroce, Alfonso Berardinelli ammonisce Tiziano Scarpa, Filippo La Porta boccia Carlo Lucarelli. I quattro scrittori sono accreditati, chi più chi meno, di un grosso successo commerciale, i quattro fustigatori sono universalmente riconosciuti come tra i più autorevoli critici su piazza. Ferroni, saggista, collaboratore di vari giornali, è docente di Letteratura italiana 3 all’università La Sapienza di Roma; Berardinelli, vincitore di un Premio Viareggio con La forma del saggio (edito da Marsilio), ha insegnato per molti anni Letteratura contemporanea all’Università di Venezia; La Porta è uno stimato critico letterario che collabora con importanti giornali e riviste; Onofri è docente di Letteratura italiana all’Università di Sassari. A proposito del successo di pubblico che arride ai quattro relegati al banco dei cattivi, che in realtà era chiamato il banco degli asini, Berardinelli lo definisce riduttivamente “audience” e quanto a Scarpa l’accusa bruciante che gli rivolge è d’essersi lasciato piacevolmente affondare «nell’estetismo operaio». Lui lo conosce bene e lo segue perché lo scrittore è stato suo allievo, ma ne è deluso e non può che demolire tutta la sua recente produzione, in cui non trova più i segni del suo talento bensì soltanto la ricerca a tutti i costi del numero ad effetto. E quanto alle poesie pubblicate in Batticuore fuorilegge sono soltanto «pseudopoesie informi e bruttissime». In definitiva Berardinelli sentenzia: «Sei l’opposto, forse l’antidoto di Baricco, ma nel tuo odio per lui lo imiti a rovescio. Come l’altro è pastorizzato, setoso e mellifluo, così tu vuoi essere indigesto, sgradevole, osceno». La Porta si impegna in una requisitoria contro il giallo all’italiana, genere di gran moda e perciò frequentatissimo dagli scrittori, Lucarelli in testa, senza che però riescano a rappresentare la realtà sociale italiana né a dar vita a personaggi interiormente complessi. Insomma sono gialli all’insegna della «inautenticità». Onofri non si limita a sparare a zero contro Isabella Santacroce ma fa fuoco anche su Salvatore Niffoi ed Erri De Luca, tutti e tre colpevoli di praticare una «retorica del sublime basso». L’autrice di Fluo, Destroy e Luminal ne è la «variante rosa e teleromanzesca» ed è insopportabile che sotto la maschera dark si lanci in «tramonti caduti, insolenze di luci lunari, follia disperazione e disgusto».
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