Il Varesotto, in Modo Particolare L'area Dei Laghi, Ha Una Antichissima

Il Varesotto, in Modo Particolare L'area Dei Laghi, Ha Una Antichissima

Il Varesotto, in modo particolare l’area dei laghi, ha una antichissima tradizione di pesca. Lo stesso emblema di Ranco, rappresentato sul Gonfalone Comunale, è costituito da un tralcio di vite (simbolo dell’antica attività agricola ranchese) e da un pesce (simbolo della tradizionale attività di pesca). Non deve stupire, quindi, che, ab immemorabile, gli antichi abitanti abbiano cercato di “allevare” i pesci, almeno quelli più spartani e meno esigenti in fatto di habitat (tinche, carpe, anguille). Di queste itticolture, chiamate “peschiere” o “bernali”, dislocate in aree palustri facilmente circoscrivibili e altrimenti improduttive, si hanno molteplici prove. Una antichissima peschiera era situata alla foce della Vepra meridionale, in Bruschera, presso Angera. Si sa per certo che nel 1444 venne venduta dalla comunità angerese a un tale Ondolo o Avondolo (probabilmente avo degli attuali Ondoli, cognome assai diffuso oggi ad Angera) e ciò costituisce prova sicura della sua esistenza e del suo valore. Venivano persino censite, oltre alle peschiere “regolari”, anche le peschiere “abusive” e pure di ciò abbiamo prove: una carta del 1653 di tale Bartolomeo Tiberino, agente Borromeo, con le indicazioni delle peschiere (legali e.. illegali) delle cosiddette “acque ferme dell’Angerese”. Oggi al termine e al concetto di piscicolture si è sostituito quello di incubatoi ittici. Trattasi, nella pratica, di vasche artificiali o semi-naturali ove si producono, partendo ove possibile da riproduttori selvatici selezionati, uova e, quindi, dopo la schiusa, avannotti delle specie più significative. I vantaggi sono quelli di avere un controllo sanitario, genetico (si privilegiano infatti le specie autoctone) nonché di potere generare con sforzi contenuti grandi quantità di pesce a fini di ripopolamento. Non ultima è la finalità educativo-ambientale: sempre più spesso essi sono infatti meta di scolaresche alla ricerca di nozioni di ecologia acquatica. Ad oggi in provincia di Varese sono stati realizzati progetti di conservazione e reintroduzione del Coregone (a Ranco e Brusimpiano), della Trota Fario (nel Torrente Tinella-presso Gavirate- e a Maccagno e Brusimpiano), della Trota Marmorata (a Maccagno, Brusimpiano e Porto della Torre), del Luccio (nell’incubatoio sul Tinella), dell’Alborella (presso il Tinella e a Brusimpiano), del Pigo (all’incubatoio di Porto della Torre). La stazione di piscicoltura di Ranco, costruita dall’Unione Pescatori del Verbano, fu inaugurata nel 1931 alla presenza del Podestà Andrea Della Chiesa. Essa è vocata soprattutto al Coregone Lavarello. L’evento di rilascio degli avannotti assunse per lungo tempo il carattere di una autentica cerimonia alla presenza dei Borromeo e del Parroco che benediceva i piccoli pesci. L’incaricato “storico” dell’incubatoio di Ranco è il mitico “Brunin”, il pescatore Bruno Brovelli. .

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