Litotipografia cVERBANOBGERMIGNAGA (VA) SOMMARIO PIER GIUSEPPE SIRONI: Guido da Castiglione e gli ultimi giorni di Caste1 Seprio (1287) ..........Pag. 7 LEONIDABESOZZI: I Varesini nella contesa tra Giovanni XXIIO e i Visconti ............. » 25 GIUGI ARMOCIDA:Un Regesto dell'Archivio del Monastero di Sasso- ballaro dal 1301 al 1770 ......... MARCOTAMBORINI: San Sepolcro presso Ternate: formazione ed evo- luzione di un monastero del Sec. XI ....... SANDROMAZZA: Il Battistero di Arcisate ....... ADELIOBIANCHI (collaboratori Carlo Bertoni e Giovanni Grignaschi): Il Castello di Cuasso .......... ANACLETOMOSCONI: Memorie francescane in terra varesina: il Con- vento di Sant'Antonio di Azzio ........ LEOPOLDOGIAMPAOLO: Note su un'inchiesta economica del 1790 sulla prima provincia di Varese ........ LEOPOLWGIAMPAOLO: Santa Maria del Monte (Abitanti, proprietà, mestieri, dal 500 a11'800) ......... ELSOVARALLI: Garibaldi e Sesto Calende. Precisazioni ... ROBERTOGHIRINGHELLI: Origini della Camera di Commercio ed Arti di Varese ............ SEGNALAZIONI PIERA MIRAVALLEASTINI: Presenze cristiane nelZ'Air (Niger) . LEOPOLDOGIAMPAOLO: Due lettere inedite di Alessandro Manzoni ed una di Giuseppe Verdi .......... GIUSEPPE SCARAZZINI:La prima guida e carta del Lago Maggiore . LEONIDABESOZZI: Note aggiuntive sul Vasso Eremberto ... LA RIVISTA RISPONDE LEOPOLDOGIAMPAOLO: Le ceramiche di Castel Cabiaglio . NOTIZIARIO NOTIZIARIOARCHEOLOGICO: Attività dell'Associazione Storica ed Ar- cheologica « M. Bertolone » di Angera p. 251; Angera, Necropoli romana (Luigi Innocenti) p. 252; Ispra (Friedhelm Groeteke, Giugi Armocida) p. 254; Travedona (Marco Tamborini, Maryse Riboizi Tamborini) p. 255; Lago di Monate (Maryse Riboizi Tam- borini) p. 256; Sesto Calende (Alessandro Guerroni) p, 257; Castelletto Ticino (Alessandro Guerroni) p. 258; Rinvenimenti all'Isolino di Varese (Daria Banchieri) p. 258; PIER GIUSEPPE SIRONI GUIDO DA CASTIGLIONE E GLI ULTIMI GIORNI D1 CASTEL SEPRIO (1287) Come finisse la campagna militare intrapresa dai milanesi nell'au- tunno del 1285 contro Caste1 Seprio - tenuta dai seguaci dei Della Torre e dai comaschi, chiamativi da Guido da Castiglione che ne era in pos- sesso - è vicenda ben nota. Fallito ogni assalto alla rocca, per le milizie ambrosiane tutto si risolse nel mettere a spietato sacco-il borgo relativo e nel ripiegare quindi, fra interni contrasti, sino a Busto Arsizio, ove il grosso, sul finir di ottobre, fece sosta al comando del Podestà Benzo da Lavello Lungo (l) ('). A Milano, i fautori dell'Arcivescovo Ottone Visconti, che in pra- tica deteneva il dominio della Città, non vollero però rassegnarsi allo scacco sublto. Rinunciando a porvi rimedio immediato, l'intero Seprio occidentale sarebbe rimasto esposto ad ogni iniziativa awersaria. Raccolte forze fresche, vennero riorganizzate quelle che già erano in campo (3). E nei primi giorni di novembre, fu deciso che il Carroccio - già ultimamente abbandonato come simbolo della Città e cuore della forza combattente, ma ora riesumato - si portasse a Rho, ove si sarebbe operato un nuovo concentramento offensivo. (l) Per i dettagli cfr. SIRONIP. G. - Castelseprio 1285 - Fazioni militari e risvolti politici - in RGSA, 1972, n. 3, pag. 51 e seg. Quanto alle vicende cui di seguito trattate si abbiano come fonti CORIOB. Historia Mediolani, VinePis MDLXV, 138v (la numerazione di questa pagina, che dovrebbe essere 145v, è un errore di stampa neli'edizione in parola), nonche CALCOT. Hirtorae Patriae, Mediolani MDQMVII, pag. 384 e seg. (2) Ciò si deduce dal CORIO,13th. Cipoi I'identifiazione del Podestà con &nzo da Laveiio Lungo cfr. SIRONICastelseprio 1285 ecc., pag. 66, n. 90. (3) Com, 138v (4) C~RIO,138v In effetti i milanesi si avviarono per quella strada (7, ma per abban- donare poche ore più tardi ogni momentanea volontà di combattere (6). Lo stesso Benzo da Lavello Lungo, che ancor si trovava a Busto, dopo avervi lasciato un nucleo di fanti e balestrieri, faceva lui pure rientro in Milano ('). Evidentemente, sottili non disinteressati contrasti dovevano aver giocato ad insabbiare le cose. Nel mese successivo, sempre al comando del Podestà, la milizia milanese discendeva di nuovo decisamente in campo, puntando verso il cuore del Seprio attraverso un largo giro che passava da Gallarate, essendone la strada più diretta, per Saronno e Tradate, probabilmen- te bloccata dai comaschi e dai torriani. Così il 16 dicembre essa raggiungeva Varese, dove alla truppa fu dato il soldo per sei giorni ('). Mancano ulteriori notizie sul seguito degli avvenimenti. Tuttavia, per allora, Castelseprio dovette rimanere ugualmente in saldo possesso di Guido da Castiglione. Ed il soprawenire dell'inverno cristallizzò poi la situazione (9). A Milano, nel frattempo, quello stesso gruppo di nobili che sin dal maggio precedente si era dato da fare per metter pace fra i conten- denti, ed a cui probabilmente risaliva per vie traverse l'awenuto rinvio della spedizione di novembre contro Caste1 Seprio, aveva proseguito con cautela nei propri tentativi. Ottone Visconti, tutto sommato, desiderava ardentemente di giun- gere ad un compromesso; ma non coi Della Torre, un cui ritorno in Citth avrebbe rovinato ogni suo piano per divenirne Signore. D'altra parte, anche se gli si fosse potuta garantire una simile pre- giudiziale, 1'Arcivescovo doveva trovarsi bloccato, per quel che concer- neva i comaschi, da una grossa remora di carattere psicologico. (5) C~RIO,138v (6) C~RIO,138v (7) CORIO,138v. Questa descritta è la più probabile ricostruzione deli'awenimento, che, per parte propria, il cronista non delinea affatto chiaramente. (8) CORIO, 138v (9) CALCO,384 B Podestà di Como per il 1286 (l0) risultava essere quel Guido da Castiglione, che Ottone, nonostante forse fosse suo figlio adottivo, l'anno avanti, per via del rifiuto di consegnar& Caste1 Seprio e del concomi- tante passaggio al nemico, aveva bollato di spergiuro e traditore (l1). Sicchè la prospettiva di trovarselo di fronte nel corso delle trattative, come spalla di Loterio Rusca, da cui dipendeva tutta la politica di Como, doveva risultare per lui assolutamente intollerabile. Quanto al Marchese del Monferrato, terzo formidabile elemento della coalizione awersaria, il Visconti, benché avesse di recente astu- tamente graziato in Milano alcuni favoreggiatori (l2), non riusciva a cogliere il minimo cenno per un qualche dialogo. Per i mediatori, insomma, le cose non eran facili. Alla fine pare comunque che Loterio Rusca si lasciasse indurre a trattare da una cospicua somma di denaro (l3),mentre ad Ottone era fatta superare la remora psicologica. Cosl, per il 27 febbraio, a Biassono, En- rico Crivello con Giovanni Caimo ed Oliverio Marcellino - il qual'ulti- mo era zio di Guido da Castiglione (l4) - riuscivano a combinare un primo abboccamento (l5). Tra il 7 mano, a Barlassina, ed il 30 successivo, a Lomazzo, altri incontri seguirono poi con pieno successo (l6). Finchè, il 2 aprile, ancora una volta a Lomazzo, i preliminari per una pace fra milanesi e comaschi poterono dirsi esser stati portati a conclusione (l7). Con l'acconsentire del Rusca al dialogo offertogli da Ottone Vi- sconti, Guido da Castiglione è pensabile si fosse trovato sugli inizi in un grosso imbarazzo. Quale Podestà di Como, egli non poteva assolutamente permettersi ('0) SIRONI- Castelseprio 1285 ecc. pag. 71, n. 123. (11) SIRONI- Castelseprio 1285 ecc., pag. 67, n. 97. (12) CORIO,138~; CALCO, 383 D e 384 A. (13) FIAMMAG. - Chronica Mediolani seu Manipolus Florum - in RIS, XI, col. 710 B; ramo, 146r. (14) GIULINIG. - Memorie spettanti alla Cittd di Milano, VII, Milano 1760, pag. 369. (15) CORIO,146r (16) CORIO,146r (17) CORIO,146r. IL CALCO,348 B e C & invece piuttosto confuso su tutti questi abboc- camenti. di ostacolare le trattative. Ciò sarebbe costato oltre una rottura con Loterio anche una possibile cacciata dalla città lariana, ove ultimamente Guido doveva aver appoggiato gran parte dei suoi interessi economici e politici. Di contro, come detentore di Castel Seprio - di cui si era fatto Signore (l8) e che ora continuava a possedere, sfidando la volontà di Ottone, in grazia della semplice alleanza coi comaschi e i Della Torre -, il Castiglione comprendeva benissimo che una pace generale lo avrebbe portato a trovarsi solo davanti alle tenaci rivendicazioni milanesi. Abile, spregiudicato, politicamente amorale, Guido è pero pro- babile concludesse alla fine che in fondo gli sarebbe stato utile ap- poggiare i negoziati. E questo per influenzarne il corso, secondo un piano quale solo, secondo lui. gli avrebbe risparmiato di trovarsi nel peggio. Le fonti tacciono in proposito, limitandosi puramente a segnalare dei fatti. Ma ii proprio in base a questi che noi possiamo intuire il suo giuoco. Altrimenti l'agire del Castiglioni risulterebbe incomprensibile. Ecco il piano. Da un lato assecondare il Rusca nei suoi propositi di pace, fingen- dosi magnanimamente disposto, in un più complesso quadro di accordi, pure ad una generica intesa circa la questione di Castel Seprio; dall'altro lavorare, senza alcuna apparenza, a che gli inviti a trattare rivolti da Ottone Visconti ai Della Torre e al Monferrato si appoggiassero a pro- poste del tutto inaccettabili. In questo modo, senza inimicarsi Loterio Rusca, egli, Guido da Castiglione, si sarebbe presa la responsabilità di regolare poi personal- mente la propria posizione in Castel Seprio rispetto a Milano; tenendosi di riserva, nel caso che il Visconti si fosse mostrato poco arrendevole, una nuova alleanza coi Della Torre e il Monferrato. I1 quale
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