suosa, con la quale condivideva gli organi meccanici. Dato che oggi, in poco più di tre metri, i progettisti sono in grado di FIAT 500 Giardiniera: sfornare solo abitacoli claustrofo- bici con bagagliai minuscoli, c’è da chiedersi come fecero, alla ne de- gli anni ’50, a realizzare una mac- china con una volumetria simile, l’utilitaria diventa grande! oltretutto a motore posteriore. A risolvere questo problema e a rea- lizzare un vano bagagli, degno del- E’ stata la vera erede dell’indimenticabile “Topolino Belvedere”: la rimpianta Topolino Belvedere, ci pensò uno degli assi che la Fiat costi ridotti all’osso e una buona volumetria le consentirono un aveva nella manica, ovvero l’ing. Dante Giacosa. Questi, partendo ragguardevole successo; l’assenza di vere concorrenti le permise dal propulsore della 500 berlina, di restare in produzione per 17 anni, prima come Fiat, ruotò orizzontalmente i due cilin- dri ottenendo un motore dall’in- poi sotto il marchio Autobianchi. gombro verticale irrisorio che fu soprannominato “a sogliola”. di Marco Chiari i chiamava Giardiniera: face- creta che, nonostante i limiti posti va pensare a qualche pae- dalle dimensioni contenute e dalla S saggio agreste, magari vicino cilindrata ridotta, possedeva una alla Campagnola lanciata qualche capacità di trasporto notevole in anno prima. Battute a parte, la pic- rapporto agli ingombri esterni e ai cola familiare di casa Fiat era lonta- costi di acquisto e di gestione. A na anni luce dalle station wagon suo modo, in un’epoca in cui le “chic” a cui siamo abituati ai giorni giardinette spesso avevano una li- Il vano di carico nostri e alle quali potrebbe presto nea sgraziata, riuscì anche ad esse- incredibilmente aggiungersi la sua erede, derivata re carina e simpatica, pur non ampio in dall’attuale 500, best seller simbo- eguagliando in eleganza la cugina rapporto alle lo del grande rilancio Fiat. Era inve- Autobianchi Bianchina Panorami- dimensioni del ca, volutamente più frivola e lus- corpo vettura. ce una vettura estremamente con- Il frontale dell'esemplare del servizio (1965) è identico alla 500 F mentre la coda è del tutto inedita. 10 - N. 1 - 2011 La meccanica e l’evoluzione estetica Fu presentata al pubblico nel 1960 e per gli organi meccanici la Giar- diniera prese spunto dalla 500 Sport. Nello stesso anno uscì però an- che la 500 D, quindi la piccola familiare bene ciò subito di tutte le mo- di che adottate su quest’ultima, sia a livello meccanico, sia estetico; fu pertanto dotata di una decorazione longitudinale in alluminio luci- do sul cofano anteriore e di un fregio che correva lungo la linea di cin- tura, all’altezza della maniglia della porta. La ancata era identica alla berlina no al montante centrale, da qui partiva un vetro piatto in due pezzi apribile a scorrimento. In coda vi era un piccolo portellone in- cernierato sul lato sinistro e gruppi ottici speci ci. Anche gli interni ri- prendevano i particolari già montati sulle 500 D, mentre il tettuccio apribile si estendeva per buona parte del padiglione, dando quasi l’impressione di viaggiare su una piccola cabriolet. Qualche ulteriore modi ca fu adottata sotto pelle per adeguare la vettura all’uso più gravoso cui era destinata; a tal proposito ricordia- mo che era disponibile anche la versione furgoncino, con due soli po- sti e pannello in lamiera al posto dei vetri posteriori. Il propulsore posteriore “a Nei primi anni ’60 la orente attività dei carrozzieri si cimentò anche sogliola” ed il sulla piccola familiare. La Ghia, in particolare, elaborò alcuni esempla- tipico serbatoio ri trasformandoli in una versione “spiaggina”, denominata “Jolly”, che a botticella oggi ha quotazioni stratosferiche. Si eliminavano le porte anteriori e i alloggiato vetri laterali, mentre il tetto era sostituito da un tendalino; caratteristi- anteriormente. ci i sedili in vimini o in una colorata plastica intrecciata che richiamava le contemporanee sedie da bar. Nel 1965 la Giardiniera adotta gli ag- giornamenti della 500 F e perde i pro li cromati tipici della 500 D; mantiene però le porte a vento che la caratterizzeranno durante tutta la sua vita, rendendola unica nel panorama delle auto costruite negli anni ’70. Nel 1967 la produzione viene a data agli stabilimenti Autobianchi di Desio: la vettura prende quindi il nome di Autobianchi Giardiniera ed il tipico fregio della mascherina derivato dalla 500 F lascia il posto a quello proveniente dalla Bianchina. All’interno, il cruscotto e il volante abbandonano il colore bianco a vantaggio di un più moderno nero, mentre la selleria perde la caratteristica livrea bicolore a favore della tinta unita. Ulteriori modi che vengono apportate nel 1972, quando i vetri scor- revoli sono sostituiti da un cristallo in un unico pezzo, apribile a com- passo, mentre in coda le griglie abbandonano l’alluminio in favore della plastica. Dal 1974 viene installato sul frontale un nuovo fregio Autobianchi sempli cato, che accompagnerà la minuscola vettura no al termine della produzione avvenuta nel 1977, dopo la costruzione di circa 327.000 esemplari. Ovviamente furono necessari ulte- riori adattamenti, soprattutto in termini di ra reddamento: le alet- tature furono maggiorate per dis- sipare più e cacemente il calore e nei montanti posteriori vennero annegate nuove prese d’aria ma- scherate da griglie in alluminio. Così, in soli 3,185 metri (21,5 centi- metri in più rispetto alla normale 500) venne realizzato un vano di carico di tutto rispetto, con una so- glia bassa e accessibile; inoltre, il sedile posteriore ribaltabile con- La semplice strumentazione di bordo ed il piccolo retrovisore esterno, obbligatorio sulle familiari N. 1 - 2011 - 11 E il restauro? Ora poniamoci la fatidica domanda: conviene restaurare una 500 Giardiniera? Verrebbe da di- re di sì, vedendo le cifre da capogiro che molti appassionati, specialmente stranieri, sono di- sposti a sborsare per accaparrarsi un esemplare del Cinquino. Non sappiamo, però, quanto questo trend pos- sa durare, per cui non è detto che l’investimen- to si riveli remunerativo: i restauri, si sa, costano e il costo della verniciatura di una vettura di maggior valore è più facile da “spalmare” sul prezzo di vendita rispetto a quello di un’utilita- ria. Di sicuro, la Giardiniera è una macchina in- teressante, abbastanza rara e particolarmente indicata per chi vuole restare in ambito 500, per la facilità di reperimento dei pezzi e la semplici- tà di manutenzione, ma che sia alla ricerca di qualcosa di meno banale della versione norma- le. Attenzione però ad alcuni particolari speci - ci di questa versione, non sempre facili da sco- vare. I ricambisti specializzati nella 500 sono tanti, ben forniti e spesso dispongono di mate- riale riprodotto oggi di buona qualità, ma alle volte è ai mercatini che, con un colpo di fortu- na, può capitare di trovare il particolare man- cante, anche se i prezzi non sempre sono ab- bordabili. Le versioni marchiate Fiat sono di so- lito preferite alle Autobianchi, sia per la loro La Giardiniera del servizio maggiore anzianità, sia perché i cultori del mar- La vettura oggetto del servizio è stata immatrico- chio di Desio prediligono la Bianchina, vera ico- lata nel 1965 e bene cia quindi delle migliorie ap- na della casa. portate alla 500 F introdotte proprio in quell’an- no. Abbiamo rilevato un paio di imperfezioni: il La linea è quadro strumenti nero ed i sedili anteriori non improntata originali. Come si nota dal foglio complementare alla massima fu pagata 575 mila lire. Il primo proprietario, dopo funzionalità anni di uso quotidiano, si limitò ad utilizzarla per per privilegiare lo andare a caccia, caricandovi cani, prede e quant’al- sfruttamento tro. Nel 1989 era ormai ridotta in pessime condi- del vano di zioni e si decise quindi di demolirla. carico. A questo punto entra in gioco Franco Rabaglia, attuale possessore, il quale riesce appena in tempo a salvar- Il fregio la acquistandola per 100 mila lire, con l’intento di restaurar- traforato la. La Giardiniera riposa per qualche tempo nel garage del nasconde la suo nuovo padrone, prima di a rontare un restauro radicale presenza del di meccanica e di carrozzeria, che la riporta agli antichi clacson splendori. Da allora la piccola station wagon viene custodita con ogni cura ed è utilizzata solo per qualche breve giretto Il gruppo domenicale, tant’è che dopo il restauro ha percorso soltanto ottico 500 km! posteriore. Le porte a vento con angolo di apertura pari a 180°; la rudimentale levetta per l’apertura della portiera e la griglia di ra reddamento. o re i vantaggi di un grande tetto apribile e di un bagagliaio che può agevolmente contenere l’occor- sentiva in caso di necessità di di- rente per un week end senza ec- sporre di un piano uniforme con cessive rinunce; e in ne, visti i con- una capienza di un metro cubo. sumi, potete dimenticarvi le soste E’ super uo ricordare che, come dal benzinaio. E, come se ciò non tutte le 500, la Giardiniera non è bastasse, è semplice, talmente l’auto più indicata per i lunghi semplice che tutti sono in grado di viaggi a causa delle prestazioni li- metterci le mani; ricordate sempre mitate e di un comfort modesto, quello che diceva Henry Ford, uno ma un uso su brevi tragitti conce- che di vetture se ne intendeva de qualche soddisfazione. Ai radu- “Quello che non c’è non si rompe ni è sempre ammirata, per strada mai”: un motto così sembra davve- la gente la guarda con simpatia, ro coniato su misura per la 500! 12 - N. 1 - 2011.
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